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Fotografia Professionale PDF
Fotografia Professionale PDF
Questo ebook è stato creato utilizzando gli articoli presenti nel blog di Marco Crupi
www.marcocrupifoto.blogspot.com molti dei quali sono stati scritti da lui, un grosso contributo
lo ha dato il sito www.fotografare.com in particolar modo gli utenti Mambasoft e Attilio grandi
fotografi che hanno contribuito dando il permesso di inserire dei loro articoli riguardanti gli
aspetti più complessi e tecnici della tecnica fotografica.
Le varie sezioni del libro saranno costantemente aggiornate, questo ebook si può considerare
come un progetto “Open Source” chiunque noti degli errori, abbia suggerimenti per migliorare
gli articoli esistenti o voglia contribuire scrivendone dei nuovi può rivolgersi al seguente
indirizzo e-mail: berserk1988@hotmail.it
Indice
Articoli introduttivi:
La pazienza pagina 3
1 foto su 100 pagina 4
Il fotoritocco è lecito? pagina 5
Sviluppare e allenare l'occhio fotografico pagina 6
Fotocamere digitali: guida all'acquisto pagina 7
Creare un set fotografico amatoriale per oggetti pagina 11
Per scattare la foto che vedete in alto sono stato più di 30 minuti con l'occhio sul
mirino della mia digitale per scattare al momento giusto e soprattutto nel modo
giusto.
E' una questione anche di fortuna, per un nonnulla una bella foto potrebbe venire
mossa, senza esagerare durante quella partita di basket realizzai più di 300 scatti di
cui uno solo risultò accettabile.
Un fotografo a mio avviso, deve essere molto pignolo e critico con se stesso nel
selezionare le foto che finiranno nella sua galleria fotografica.
Questo è un argomento ormai vecchio come il mondo, girando per la rete ho trovato
una discussione che reputo degna di nota, da essa ho preso un intervento di un
utente, la discussione è visualizzabile a questo link
Se invece lo scopo è spacciare per vera una foto ritoccata, ad esempio a fini
giornalistici, allora bisogna fare un distinguo: il ritocco altera il messaggio della foto
fuorviandone il significato, o serve onestamente a valorizzarne il contenuto?
Qui la linea diventa sottile, mi viene in mente la foto del soldato americano che punta
l'arma contro il bambino, si trattava di un fotomontaggio, che però ha fatto il giro del
mondo prima di essere svelato! questo è palesemente un caso di cattivo uso!
Se invece per far vedere la povertà di una persona la convinciamo a posare per noi,
invece di rubargli un ritratto, e magari togliamo qualche elemento di disturbo: un
albero che spunta dalla testa, è lecito? Anche con la pellicola avremmo chiesto il
ritratto, ma togliere l'albero non sarebbe stato alla portata di tutti in camera oscura.
Tolto l'albero abbiamo alterato il significato della foto? certamente no, anzi l'abbiamo
resa più chiara, in questo caso secondo me è lecito.
Se al congresso della ditta A, iniziamo a clonare le persone per dimostrare che la
sala era piena, stiamo certamente barando.
Imparare ad osservare, non è una cosa facile, un fotografo di alto livello ha un modo
di guardare diverso rispetto alla media.
Per acquisire un "occhio fotografico" si deve fare molta pratica con la macchina
fotografica, uscire per la città ( o dove vi pare a voi ) fotografando tutto quello che vi
attira, sperimentando inquadrature diverse, "fotografare, fotografare e fotografare il
più possibile per migliorare" come mi disse un fotografo di mia conoscienza.
Guardare le foto dei grandi maestri della fotografia è un notevole aiuto, io ho fatto
grandi passi avanti guardando e riguardando "Le 100 foto più belle della national
geographic", libro regalatomi da una mia cara amica.
Iscrivetevi a siti come Panoramio e Flckr condividendo le vostre foto con altri utenti,
ricevendo consigli e imparando da quelli più esperti ( un metodo ottimo ).
Oltre alle fotografie vi consiglio di guardare con particolare attenzione i quadri dei
grandi artisti!
Io personalmente penso che, anche leggere fumetti sia un modo per allenare
l'occhio, i fumetti di qualità hanno spesso inquadrature geniali e una composizione
dell'immagine perfetta ( una vignetta tratta dal fumetto "Corto Maltese" di Hugo Pratt ).
Anche guardare film d'autore è un ottima cosa, fate particolare attenzione alle
inquadrature, potete imparare molto da esse, per fare un esempio, film come Mary
Poppins o "Gli Intoccabili" presentano delle inquadrature che potrebbero benissimo
essere delle stupende fotografie.
Insomma, fate attenzione a ogni immagine che vi capiti sotto tiro, analizzatela e
imparate da essa.
Sensore
Il CCD è costituito da una griglia di sensori disposti su un'area rettangolare.
La scena fotografata viene scomposta in un insieme di punti rettangolari chiamati
pixel, il cui colore è determinato da ciascuno dei sensori della griglia (se un sensore
è colpito da luce rossa, produrrà un pixel rosso).
Facciamo qualche esempio.
Se possedessimo un CCD costituito da una griglia 20x15, l'immagine prodotta
sarebbe larga 20 pixel e larga 15, quindi avrebbe un totale di 20*15=300 pixel.
La stessa scena, fotografata con un CCD da 200x150 punti, sarebbe costituita da
30.000 pixel.
Quanti Megapixel?
Attualmente è possibile acquistare fotocamere con sensori da 1 a 35MPixel, partendo
da quella grossa come una carta di credito per arrivare alla reflex professionale con
obiettivi intercambiabili.
Per stabilire quanti megapixel dovrà avere la propria macchina fotografica digitale, è
necessario pensare che destinazione avranno le foto scattate.
Se si è convinti di vedere le foto esclusivamente sul monitor del proprio computer,
potrebbe essere sufficiente una macchina da 1 Mpixel.
Se oltre a vedere le foto sul computer si desidera farle stampare in formato 10x15cm,
è d'obbligo acquistare un modello da 2Mpixel.
E se capitasse di voler stampare una foto particolarmente significativa in formato
20x30cm ? Sarà meglio orientarsi su una macchina da 3Mpixel in su (questo è il mio
consiglio).
Obiettivo
E' sbagliato pensare che la bontà dell'obiettivo di una macchina digitale sia un
fattore di secondaria importanza: i raggi luminosi, per arrivare al sensore CCD,
passano per l'obiettivo. Anche il miglior sensore al mondo, posto dietro ad un
obiettivo scadente, produrrà immagini di scadenti.
Una buona garanzia sulla qualità delle ottiche è la marca: aziende con molta
esperienza nel campo della fotografia tradizionale monteranno sulle proprie
fotocamere digitali ottiche di alta qualità.
Possiamo dividere le macchine fotografiche digitali in tre categorie in base alle
ottiche montate.
I modelli più piccoli ed economici montano ottiche fisse, senza alcuno zoom. A meno
che non si abbiano particolari esigenze di miniaturizzazione, sconsiglio di
acquistarle.
Vi sono poi i modelli con obiettivo fisso e zoom ottico. Questi modelli coprono la
maggior parte delle esigenze dell'utilizzatore medio (punterei su queste).
Infine troviamo i modelli con ottiche intercambiabili. Più costosi e ingombranti, sono
destinati ai professionisti o a chi è disposto a spendere anche molto per amore della
fotografia.
La maggior parte delle macchine fotografiche sopra i 2 megapixel hanno obiettivi di
tipo macro, in grado cioè di fotografare oggetti a distanza ravvicinata.
E' impossibile riprendere soggetti di piccole dimensioni (fiori, insetti, etc) senza
funzione macro, pertanto sconsiglio di acquistare fotocamere che ne siano prive.
Dimensioni
Le dimensioni della fotocamera sono un aspetto che viene spesso trascurato a
favore delle caratteristiche più tecniche. Se però è vero che le macchine digitali
professionali sono tecnicamente ineccepibili, sono anche molto più ingombranti di
quelle di fascia media e bassa.
Una macchina fotografica ingombrante finisce per essere lasciata spesso a casa, se
non quando si esce già sapendo che si faranno foto (feste, compleanni, etc).
Una fotocamera di dimensioni ridotte può invece essere portata sempre appresso
senza dare fastidio, ed usata ogniqualvolta lo si voglia: sarà possibile immortalare
una situazione insolita a scuola o sul lavoro, uno scorcio particolare, un'albero le cui
foglie domani potrebbero essere di un'altro colore, etc.
Per la costruzione di un set fotografico "fai da te" per fotografare oggetti di medie
dimensioni abbiamo bisogno dei seguenti materiali:
- Una scatola di cartone con coperchio ( dimensioni a vostro piacere , adatte agli
oggetti da fotografare )
- Carta Alu da cucina
- Fogli bianchi ( senza righe , da stampa o preferibili da fax )
- Nastro adesivo
- Un pennarello
- Forbici
Se abbiamo tutto il materiale possiamo iniziare a lavorare.
1°) Prima di tutto togliamo il coperchio dalla scatola.
2°) Con le forbici tagliamo due lati di una faccia del parallelepipedo in modo di
formare come una specie di ponte levatoio ( è la parte indicata col cerchio rosso
nell’immagine ). Nella parte che abbiamo appena tagliato , disegniamo con il
pennarello la sagoma della macchina fotografica o facciamo una semplice X per
indicare che la macchina deve essere posizionata in quel punto.
3°) Ora prendiamo i fogli bianchi e copriamo tutta la parte interna della scatola
assemblando i fogli con il nastro adesivo come indicato nella fotografia, facendo
attenzione a non formare angoli, i fogli devono essere curvi.
4°) Tagliamo dei piccoli pezzi di carta alu e li incolliamo nei lati a sinistra e a destra in
alto, come nella fotografia. Se abbiamo svolto il nostro lavoro correttamente il
risultato dovrebbe essere simile o uguale alla fotografia. Il coperchio lo mettiamo
come nell’immagine per diminuire la potenza del flash.
Ora siamo pronti per scattare la foto poizionando la macchina sopra la X o la sagoma
che abbiamo disegnato.
Il risultato finale è questo:
Ovviamente evitate di mettere il nastro adesivo nel punto in cui dovete posizionare
gli oggetti, a differenza di come ha fatto il creatore di questo articolo ;D
Siccome i diffusori di luce ( carta alu ) hanno fatto il loro dovere correttamente
abbiamo una luce omogenea su tutto lo spazio e se abbiamo evitato gli angoli
mentre assemblavamo i fogli possiamo notare la discontinuità. Una volta usato il
nostro set, chiudiamo il coperchio ed… è pronto per utilizzarlo di nuovo.
Articoli sulla Tecnica fotografica: La Prospettiva lineare e
aerea
Prospettiva lineare:
Questo è un argomento estremamente interessante e complicato da spiegare (
almeno per me ), spero che la guida sia abbastanza chiara e di facile comprensione.
Quando guardiamo le foto dei grandi maestri o semplicemente di fotografi più avanti
di noi, notiamo subito che la maggior parte dei loro scatti oltre a un'estrema pulizia
dell'immagine ha un senso di profondità che solitamente nelle foto di un principiante
raramente notiamo. Questa apparenza tridimensionale delle immagini dipende dal
modo in cui si fa uso della prospettiva lineare e aerea.
Noterete che le nuvole creano come delle linee immaginarie che convergono in un
punto fuori dalla foto portando lo sguardo dell'osservatore in quella direzione.
Vengono a crearsi due o più punti di fuga quando nell'immagine ci sono linee o
superfici ad angolo retto l'una con l'altra e oblique rispetto al piano dell'immagine.
Questo è un disegno che ho preso come esempio a questo link:
Le linee dei muri dell'edificio sembrano convergere verso due punti di fuga differenti
situati al di fuori dell'immagine.
Prospettiva aerea:
In un paesaggio gli oggetti situati a distanze differenti tendono ad apparire
progressivamente più chiari e meno contrastati man mano che sono più lontani dalla
fotocamera, questi mutamenti tonali creano la prospettiva aerea.
Un esempio di prospettiva aerea la potete trovare nella foto a questo post dove
noterete che il cielo e il mare man mano che si allontanano dalla digitale come detto
sopra divengono più chiari e meno contrastati.
Nelle foto ad interni è utile sfruttare la prospettiva aerea per far sembrare un
ambiente molto più grande di quanto sia in realtà.
La fotocamera a differenza
dell'occhio umano registra tutto,
quindi quello che ai nostri occhi
in un primo momento è sfuggito
risultando invisibile in foto si
vedrà, con conseguente
delusione del fotografo. Quindi prima di scattare una foto si deve esaminare
attentamente sia il soggetto principale che gli elementi secondari, per non avere
brutte sorprese in seguito ( uno dei vantaggi del digitale rispetto alla pellicola è il
poter eliminare più facilmente gli elementi di disturbo dell'immagine ).
Ci tengo a dire che non esistono regole fisse che non possano essere trasgredite.
Alcune fra le migliori fotografie ignorano qualsiasi regola del disegno, ma a meno
che non abbiate un genio istintivo è meglio seguire le regole.
3°) Se si fotografa un panorama state bene attenti che la linea di orizzonte non sia
storta, è orrendo vedere una foto in discesa o in salita, consiglio di fare più scatti
fino a che non si è sicuri di aver realizzato almeno una foto con la linea di orizzonte
perfettamente dritta.
4°) Prima di scattare, cercate il punto di vista migliore, provate ad inquadrare prima
con la macchina in orizzontale e poi, senza spostarvi, guardate la stessa cosa
ruotando la macchina di 90°, spesso basta questo per cambiare volto ad una foto.
Il diaframma è un mezzo con cui possiamo regolare la quantità di luce che arriva al
sensore, esso è composto da una serie di lamelle che scorrono l'una sull'altra
chiudendo o aprendo un foto centrale attraverso cui passa la luce, come fa l'iride con
l'occhio. Per capirci meglio facciamo un esempio idraulico: perché la foto venga
bene il sensore/pellicola deve ricevere la corretta quantità di luce, immaginiamo che
il sensore sia una vasca da bagno, per farsi bagno serve una certa quantità di acqua
(acqua=luce) il rubinetto (=diaframma) dosa il flusso di acqua ed il tempo che
impiega la vasca a riempirsi è il tempo di esposizione.
Osserviamo subito come i numeri più piccoli indicano maggiore luce, mentre i
numeri più grandi indicano meno luce.
A questo punto è necessario un altro sforzo per capire cosa é la profondità di campo
o più brevemente la PDC. Il nostro occhio non ha una risoluzione infinita, ad un certo
punto non riesce più a distinguere quando due punti sono semplicemente molto
vicini o quando effettivamente sono un punto unico, proprio su questo fatto si basa il
concetto di circolo di confusione (vedi Approfondimenti), ovvero noi vediamo come
un punto unico quello che in realtà è composto da due o più punti. Se mettiamo a
fuoco un soggetto posto alla distanza di 4 metri, tutto ciò che è posto a 4 metri sarà
perfettamente a fuoco, mentre ciò che è più lontano (anche a 4,01m) o più vicino sarà
fuori fuoco, in realtà proprio grazie all'incapacità del nostro occhio di distinguere i
punti troppo vicini, la messa a fuoco non è così selettiva, abbiamo così incontrato la
profondità di campo cioè la misura di quanto questa zona di nitidezza sia estesa!
Riassumendo la PDC è lo spazio che ci appare nitido davanti e dietro al nostro
soggetto.
Essa dipende solo dalla focale e dal diaframma (vedi Approfondimenti).
Perché accade tutto ciò?
Più aperto è il diaframma più largo è il fascio di luce che disegna sul sensore la
nostra immagine, e di conseguenza più grandi sono i punti (circoli di confusione,
vedi Approfondimenti) quindi la zona nitida è più ridotta, mentre più fino è il fascio di
luce, più preciso è il pennello che disegna l'immagine e quindi più estesa è la zona di
nitidezza davanti e dietro il soggetto, in verità entrano in gioco altri fattori, ma in
linea di massima potete ritenerlo vero (vedi Approfondimenti).
Osserviamo in queste foto come varia la PDC in funzione del diaframma impostato.
Focale 50mm @ f4
Diaframma f4
Mentre per avere una zona nitida il più ampia possibile e meglio usare un diaframma
chiuso come in quest'altra:
Diaframma f16
Ricordando nuovamente che la zona di nitidezza si estende per 1/3 davanti al
soggetto e per 2/3 dietro di esso. Osserviamo come è possibile sfruttare la PDC per
aumentare la zona nitida, riprendiamo la foto dei barattoli in fila, rispetto alla prima
foto abbiamo lo stesso diaframma ma tenendo conto della PDC abbiamo messo a
fuoco sull'elemento posto a circa 1/3 (quindi il secondo barattolo) e non sul terzo
barattolo che è invece il soggetto della foto, in questo modo abbiamo ampliato
ulteriormente la zona nitida.
Osservate come nell'ultima foto come tutti i barattoli siano più leggibili, anche quello
in primo piano risulta più nitido, e tutto variando il punto di messa a fuoco.
Se ci è indifferente uno sfondo sfocato o perfettamente nitido possiamo impostare
un diaframma intermedio, che ci garantirà una nitidezza più elevata (vedi
Approfondimenti).
Finora abbiamo visto come la PDC sia influenzata dal diaframma, adesso dobbiamo
vedere cosa cambia utilizzando diverse focali! Maggiore è la focale dell'obiettivo (per
ora diciamo i suoi mm) minore è la profondità di campo che avremo, viceversa a
parità di diaframma con focali più corte avremo una maggiore PDC.
Questa parte dovrebbe essere letta solo dopo avere compreso e sperimentato la
prima parte. Se dopo aver letto questa parte sentite un forte mal di testa o venite colti
da un attacco di panico, non è colpa mia, vi avevo avvertiti!
Quando si dice che nel digitale la PDC è maggiore, in realtà si dice una mezza verità
(o una bugia di marketing), nel digitale utilizzando un sensore più piccolo del
formato pieno, si sfrutta solo la parte più centrale dell'immagine fornita dall'ottica,
quindi si ottiene quella che viene chiamata focale equivalente, in realtà si effettua
solo un ritaglio della parte centrale della foto, col risultato che sembra fatta con una
focale più spinta (verso il tele) ma poi in stampa si deve ingrandire maggiormente per
coprire lo stesso foglio di carta. Così un 50mm per il formato pieno, darà un
inquadratura pari ad un 80mm in formato pieno, però la PDC legata solo a focale e
diaframma resta la stessa! Ecco perché si ha la sensazione di una maggiore PDC a
parità di foto!
Posso ottenere la stessa foto a parità d'inquadratura con una PDC maggiore: quella
del 50mm, invece di quella del 80mm!
Una vera pacchia per gli amanti della macro fotografia ed una vera disgrazia per gli
amanti dei ritratti. Per gettare acqua sul fuoco vorrei ricordare che passando ad un
formato superiore ad esempio dal full frame o 35mm o formato Leica che dir si
voglia, avviene il fenomeno opposto, il 50mm che nelle digitali con formato ridotto
era un piccolo teleobiettivo, e nelle fotocamere a formato pieno era un ottica
normale, nel medio formato (formato 120 o 6x6) si comporta come un grandangolo,
quindi il digitale non ha scoperto nuovi fenomeni ottici, ma ha solo fornito spunti agli
addetti di marketing per creare false illusioni per vendere meglio.
vediamo un esempio:
focale = 50mm
diaframma = f/8
c = 0,025mm
I = (F x F) / (f x c) = (50 x 50) / (8 x 0,025) = 12500mm = 12,5metri
quindi col 50mm ad f16 con messa a fuoco alla distanza di 12,5m risulterà tutto a
fuoco da 6,25m in poi, o come si suol dire dal 6,25 metri all'infinito.
Fortunatamente esistono anche programmi freeware per il calcolo della PDC, il sito
della Olympus, ne mette a disposizione uno per tablet/pocket pc:
http://www.olympus.it/consumer/dslr_7246.htm
Oltre a quelli da me indicati ne esistono moltissimi altri, basta una ricerca su internet
per trovarli, molti di questi software sono creati da appassionati, usateli a vostro
rischio e pericolo! sul mio pc uso dof, l'ultimo della lista, scegliete come unità di
misura i metri e come risoluzione 30lines/mm.
Circolo di confusione
Al contrario di quello che pensava un mio amico, non è il club delle suocere, ma il
limite di distinzione di due punti. Come avevo già anticipato, quando due punti sono
posti troppo vicini vengono confusi, e se ne vede uno solo. Questo limite non è fisso
e varia in funzione della focale utilizzata e del diaframma, generalmente lo si assume
pari a 0,025mm, ma si tratta solo di un valore teorico determinato sul massimo
potere risolvente dell'occhio, nelle migliori condizioni: distinguere 5 linee nere su
fondo bianco, a 30cm di distanza. Cambiare il colore dello sfondo o delle linee fa
crollare la capacità dell'occhio di distinguere i particolari, anche aumentare la
distanza di osservazione fa calare vistosamente la capacità di distinguere i
particolari, di conseguenza il circolo di confusione aumenta di dimensione. Adesso
dovrebbe essere più chiaro perché quei 0,025mm sono solo un valore massimo
teorico.
Curiosità:
dato che il diaframma è formato dalla sovrapposizione di una serie di lamelle, il foro
non è circolare ma ha una forma che dipende dal numero di lamelle, ad esempio se
ha sei lamelle sarà esagonale; solo alla massima apertura il foro è circolare!
Buone foto
Articolo di MambASoft
Articoli sulla Tecnica fotografica: La coppia tempo-
diaframma
COMBINAZIONI TEMPO-DIAFRAMMA
Tempi - Diaframmi
1/500 - f2.8
1/250 - f4
1/125 - f5.6
1/60 - f8
1/30 - f11
1/15 - f16
4 - 2 - 1 - 1/2 - 1/4 - 1/8 - 1/15 - 1/30 - 1/60 - 1/125 - 1/250 - 1/500 - 1/1000 - 1/2000 –
1/4000
le fotocamere permettono di usare anche frazioni intermedie per cui possiamo avere
un tempo di 1/100 come anche quello di 1/750.
Spesso i tempi utilizzati sono le frazioni di secondo, quindi frequentemente negli
schermi e nei mirini si omette l' 1/ e si scrive il numero senza indicare la frazione,
una gran brutta abitudine! Raramente gli otturatori riescono a fornire tempi più brevi
di 1/4000 di secondo, mentre tutte le reflex utilizzano la posa B o T che permette
l'uso di tempi nell'ordine di secondi, minuti o anche ore, che tornano utilissime in
alcuni generi fotografici come la fotografia notturna.
Scegliamo il tempo corretto
Vediamo ora come scegliere il tempo d'esposizione che ci serve!
se dobbiamo fotografare un soggetto veloce, ci servirà un tempo rapido, per
fermarlo.
1/500 @ f4
1/15 @ f22
Se ci serve un tempo troppo lento, come evitiamo di fare una foto mossa?
Se non possiamo aprire il diaframma, e non possiamo aumentare gli ISO per far
diminuire il tempo possiamo comunque ricorrere a varie alternative, la classica è
l'utilizzo di un cavalletto o di un monopiede oppure ci si può appoggiare ad un
muretto, ad un albero o qualunque altro sostegno che ci renda più stabili.
ISO
L'ultimo importante parametro su cui possiamo agire è la sensibilità del
sensore/pellicola.
L'International Standard Organization più brevemente ISO, è l'unità di misura della
sensibilità della pellicola, ad ogni raddoppio del valore corrisponde un raddoppio
della sensibilità alla luce e viceversa ad ogni dimezzamento del valore si ha un
dimezzamento di sensibilità.
Partiamo con una considerazione: maggiore è il numero di ISO meno luce serve per
fotografare, ma il rumore ( la grana della foto ) diventa più evidente, viceversa,
minore è la sensibilità ( valori ISO più piccoli ) più luce serve per fare la fotografia,
però la qualità è maggiore! ogni volta dovremo scegliere da che parte tirare la nostra
coperta per trovare un compromesso.
Detto questo una regoletta pratica per i primi tempi potrebbe essere, usa sempre il
valore ISO minimo per quello che vuoi fotografare, così otterrai sempre la massima
qualità della foto.
L'impostazione degli ISO si potrebbe lasciare in automatico, però non è detto che la
fotocamera imposti il valore che serve a noi. Se stiamo fotografando a mano libera
sarà necessario usare un tempo sufficiente per non fare la foto mossa, spesso la
fotocamera ci viene in aiuto aprendo il diaframma, ma potremmo non volere un
diaframma più aperto, perché vogliamo sfruttare la profondità di campo! tra i vari
parametri su cui possiamo agire c'è appunto la sensibilità ISO, ogni raddoppio del
valore corrisponde ad 1 EV in più, viceversa ad ogni dimezzamento del valore
corrisponde 1 EV in meno. Vediamo di capirci con un esempio:
con un 50mm abbiamo un tempo di 1/30 il diaframma è già all'apertura massima di
f2,8 e la sensibilità è impostata su 200ISO, in queste condizioni per la nota regola del
tempo di sicurezza avremmo una foto mossa, accettando una minima perdita di
qualità, passiamo da 200ISO a 400ISO ( che è il valore successivo ) ed il tempo passa
da 1/30 ad 1/60 ( abbiamo aggiunto 1 EV ), se invece abbiamo un cavalletto su cui
montare la fotocamera potremmo voler usare una sensibilità minore per avere una
maggiore qualità, per cui portiamo gli ISO da 200 a 100ISO ( il valore inferiore ) ed il
tempo cala così da 1/30 ad 1/15 ( -1 EV ).
Quanti ISO deve avere la fotocamera? È importante che abbia una sensibilità minima
di almeno 100 o 200 ISO ed una massima il più alta possibile, per poter fotografare
senza flash nelle condizioni di luce più scarse, orientativamente una reflex parte dai
100 ed arriva almeno fino ai 1600ISO, alcuni recenti modelli anche a 26500ISO,
naturalmente ai valori più elevati la qualità cala vistosamente, producendo spesso
foto inutilizzabili!
Cos'è l'esposimetro?
L'esposimetro è il dispositivo che misura la luce della scena e ci dice che coppia
tempo/diaframma usare in base agli ISO impostati, ed è importante avere un idea del
suo funzionamento per capire quando e come usarlo e soprattutto quando non
fidarci di lui!
Vediamo brevemente come funziona, come si può notare ad occhio un foglio bianco
riflette molto la luce mentre un foglio nero ne riflette poca, dato che ogni colore
riflette diversamente la luce si è deciso di usare come riferimento un grigio neutro
con riflettanza del 18%, a cosa ci serve saperlo? Se in una scena sono presenti
troppi elementi chiari l'esposimetro fornirà una coppia tempo/diaframma tale da
scurirli, viceversa se sono presenti troppi elementi scuri, tenderà a schiarirli, e qui
sta il nocciolo della faccenda, se inquadro un abito bianco, l'esposimetro farà il
possibile per farmelo venire fuori grigio, viceversa se inquadro un abito nero,
l'esposimetro mi indicherà come schiarirlo, ignorando che l'abito bianco deve
restare bianco e l'abito nero deve restare nero! In casi estremi come questo conviene
puntare la fotocamera su un soggetto di tinta più neutra posto vicino al soggetto che
vogliamo fotografare, leggere l'esposizione su quello ed usare quei dati per il nostro
soggetto, oppure compensare manualmente l'esposizione, ad esempio diminuendo il
tempo d'esposizione nel caso di un soggetto chiaro o aumentandolo per un soggetto
scuro.
Gli esposimetri incorporati nelle reflex per misurare la luce si servono solitamente di
5 metodi abbastanza standard, ma solo nei modelli più costosi si riescono a trovare
tutti assieme, vediamoli:
1)Media a prevalenza centrale: come dice il nome la luce viene misurata in tutta la
scena inquadrata ma si da più peso alla parte centrale, in cui si presuppone ci sia il
soggetto, per anni è stata la modalità d'esposizione più diffusa, ed ancora oggi è
apprezzata, basta ricordarsi di mettere il soggetto al centro, io la prediligo nei ritratti,
specie nei primi piani.
1)Manuale: siamo noi a scegliere tempo e diaframma, è la modalità che lascia più
controllo al fotografo, la fotocamera ci avverte quando l'esposizione è corretta o di
quanto stiamo sbagliando, solitamente con una barra colorata.
b)Ritratto: imposta sempre il diaframma più aperto, e predilige la messa a fuoco del
soggetto più vicino
c)Sport: imposta sempre il tempo più veloce, spesso si accoppia con la funzione di
inseguimento del sistema autofocus.
d)Profondità di campo: l'autofocus rileva il soggetto più vicino e quello più lontano
impostando il diaframma più chiuso in modo che siano entrambi a fuoco.
e)Paesaggi: imposta diaframmi chiusi e predilige la messa a fuoco del soggetto più
lontano.
g)Ritratto notturno: come il ritratto però la fotocamera imposta un tempo lento per
esporre correttamente lo sfondo ed usa un colpo di flash per esporre il soggetto in
primo piano, questa tecnica è detta slow-sync.
Dato che volete imparare ad usare la reflex, evitateli, c'è sempre tempo per
impigrirsi.
Messa a fuoco manuale ed autofocus
In questa sede non ci interessa sapere come funziona, ma solo come utilizzarlo. Le
moderne reflex hanno solitamente 4 modalità di messa a fuoco, i cui nomi cambiano
da ditta a ditta, ma la cui sostanza rimane uguale, vediamoli:
1)AF one shot: messa a fuoco del soggetto solo premendo il pulsante di scatto,
ideale per soggetti fermi, come persone in posa o cose.
3)AF intelligente: la fotocamera commuta tra i due metodi precedenti a seconda del
soggetto.
La posa B deriva il suo nome dal Bulb, una pompetta che serviva per far scattare
l'otturatore a distanza tramite un cavo pneumatico, e mantenerlo aperto. Impostando
la posa B, l'otturatore viene aperto quando si preme il pulsante di scatto e viene
chiuso quando, il pulsante viene lasciato! Risulta evidente che muovere la
fotocamera tenendo premuto il tasto sarebbe relativamente facile e porterebbe ad
una foto mossa, per questo si è soliti usare un telecomando a filo o infrarossi per far
scattare l'otturatore e tenerlo aperto. La posa T è simile alla B, quando viene premuto
il tasto inizia l'esposizione, che termina quando viene ripremuto! Una cosa
decisamente più comoda rispetto al tenerlo premuto tutto il tempo, come in posa B,
per fortuna che hanno inventato i telecomandi con il blocca tasto!
3m 6m 10m 20m
fino a 5km/h 1/125 1/60 1/30 1/15
fino a 10km/h 1/250 1/125 1/60 1/30
fino a 20km/h 1/500 1/250 1/125 1/60
fino a 80km/h 1/2000 1/1000 1/250 1/125
fino a 200km/h 1/4000 1/2000 1/500 1/250
1) Il soggetto si muove dritto verso di noi, o fugge da noi ( ma sempre diritto a noi )
allora i tempi sono quelli della tabella.
Esempio:
da f8 @ 1/125 +1EV significa passare a f5.6 @ 1/125 oppure a f8 @ 1/60,
stesso discorso per -1EV, f8 @ 1/125 -1EV significa f11 @ 1/125 oppure f8 @ 1/250.
Tipi di esposimetri
Esistono due tipi di esposimetro, anzi due modi diversi per leggere la luce! gli
esposimetri a luce riflessa e quelli a luce incidente.
Gli esposimetri a luce riflessa leggono la luce riflessa dal soggetto, sono quindi
influenzati dai colori del soggetto, in quanto ogni colore riflette una diversa quantità
di luce, per esempio il giallo riflette più luce del blu, come valore medio si usa il
grigio di cui abbiamo già parlato.
Nelle reflex si usano esposimetri a luce riflessa, per questo quando il soggetto non
ha un colore simile al grigio, finiscono ingannati!
Gli esposimetri a luce incidente, non vanno puntati contro il soggetto come la reflex,
ma dando le spalle al soggetto in modo da leggere la luce che colpisce il soggetto,
non facendosi così ingannare dal suo colore, solitamente vengono venduti come
esposimetri separati, richiedono una certa dimestichezza per essere usati.
Tipi di autofocus
Per comodità gli autofocus si dividono in attivi e passivi:
Gli autofocus attivi, mandano un raggio solitamente infrarosso contro il soggetto e
calcolando il tempo di ritorno del raggio riflesso stimano la distanza, questo sistema
presenta due svantaggi il primo è la necessita di un raggio che arrivi a colpire il
soggetto, che quindi deve essere vicino! il secondo è più di natura tecnica,
implementare il sistema per ogni distanza renderebbe il meccanismo costoso, quindi
si divide in zone lo spazio davanti alla fotocamere e si fa una stima approssimata,
giocando sulla PDC. Funzionano benissimo anche con scarsa luce ma possono
essere tratti in inganno dal sole troppo forte, o da fonti di calore. Questo sistema
viene comunemente utilizzato nelle compatte.
Gli autofocus passivi, si dividono in due tipi:
1.Rilevamento di fase: si basa su un idea tanto semplice quanto geniale, se un punto
non è a fuoco questo appare come un disco se invece è a fuoco appare come un
punto! disponendo due sensori sul piano della pellicola/sensore e comparandoli si
può misurare quando effettivamente la messa a fuoco è corretta, il tutto si riduce alla
ricerca della posizione in cui il punto è più piccolo. Attualmente è il sistema migliore.
2.Misurazione del contrasto: quando l'immagine è a fuoco il contrasto è massimo, in
questo caso il sensore si limita a spostare la messa a fuoco fino a trovare il massimo
contrasto.
L'unica pecca dei sistemi passivi è che in presenza di soggetti con scarso contrasto
o con poca luce, non riescono a mettere a fuoco, il vantaggio è che non sono tenuti a
calcolare la distanza del soggetto, anche se poi lo fanno comunque per ottimizzare
altre funzioni.
Nelle moderne reflex oltre ad un sistema passivo, è sempre presente anche un
sistema attivo, accoppiato al flash incorporato ( o più raramente ad un emettitore IR )
o a quelli acquistabili separatamente, il principio è simile, uno o più lampi illuminano
la scena per la frazione di secondo che serve all'autofocus per funzionare, talvolta
viene letta anche la quantità di luce riflessa ed il suo tempo di ritorno, questo dato
viene usato per stimare in modo ancora più preciso la distanza del soggetto, e
l'esposizione che quasi certamente richiederà anche l'uso del flash.
Curiosità
Nelle fotocamere usa e getta e nei fotocellulari spesso si mette un solo diaframma
chiuso per sfruttare l'iperfocale e risparmiare sull'autofocus e si usa un obiettivo con
focale tendente al grandangolo per usare bassi tempi d'esposizione, solitamente
ottenuti spegnendo ed accendendo il sensore senza l'utilizzo di un vero otturatore.
Quante volte abbiamo visto delle splendide immagini di città notturne? con quelle
luci irreali che trasformavano comuni paesaggi urbani in misteriosi luoghi dai colori
fantastici?
Ci troviamo adesso di fronte ad un primo bivio, le foto scattare nell’ora blu o dei
notturni veri e propri. Le foto scattate nell’ora blu (che dura una ventina di minuti…)
sono foto in cui il sole sta tramontando/sorgendo, per cui, con un posa ancora non
troppo lunga possiamo avere una foto con un bel cielo blu e luci accese, mentre in
un notturno, avremo il cielo nero (o al chiaro di luna) e le luci accese.
Per nostra fortuna Aprile e Maggio sono i periodi dell’anno migliori per simili foto
perché i tramonti/albe sono più lunghi ed il clima è mite. Spesso i risultati migliori si
ottengono proprio dopo il tramonto e prima dell'alba.
come se questa complicazione non bastasse, le pellicole con tempi sopra i 10’’
iniziano a produrre colori sfalsati, per cui utilizzate sempre la stessa pellicola, così
potrete prevedere i risultati con più facilità, inoltre qualche scatto a forcella, non vi
farà rimpiangere la pellicola usata. Per le analogiche consiglierei di usare pellicola
negativa, perché sopporta meglio gli errori d'esposizione.
Se è ancora in garanzia fate qualche prova per verificare e poi fatevela riparare,
altrimenti consolatevi col fatto che si notano soprattutto con tempi superiori a 1/15' e
con un tocco di pennello potete correggerli.
Prima di partire è necessario fare una premessa sul colore della luce! Useremo
pellicola per luce diurna o la digitale su luce diurna, con lo scopo di evidenziare i
colori delle varie illuminazioni e con la consapevolezza che sarebbe comunque
impossibile correggere tutte le dominanti (ammesso che si voglia farlo), come
riferimento sui colori prendete questo:
- luci al tungsteno (tipiche lampadine a filamento), fari alogeni e lampioni: luce rossa/
arancio
difficilmente ci accorgeremo ad occhio del colore delle luci, per cui le digitali sono
certamente avvantaggiate, almeno sotto questo punto di vista. Adesso che sappiamo
quali sono i nostri mezzi, possiamo buttarci nella mischia, scegliamo un soggetto, un
palazzo ben illuminato, uno scorcio della nostra città vista dall’alto, una piazza, una
statua, una strada…quello che più attira la nostra fantasia e mettiamo all’opera, al
contrario di quello che si potrebbe pensare i risultati migliori si hanno con una
sensibilità di 100 ISO, ed un diaframma piuttosto chiuso f8 o f11, preferendo f11 per
le focali tele, potrete anche usare diaframmi diversi, per ottenere effetti diversi, però
di solito i notturni devono godere di una buona profondità di campo e nitidezza.
Potrete trovare miriadi di inutili tabelle di riferimento che vi dicono che tempi e
diaframmi adottare in varie situazioni, ma vi faranno solo perdere pellicola e tempo,
perché questo è il banco di prova della vostra duttilità come fotografi!
Tenete solo a mente che la Luna può essere fermata solo con tempi minori di ¼'' con
tempi più lunghi vedrete la sua scia.
Scegliamo la focale adatta al nostro soggetto, e dopo aver trovato il punto di ripresa
a noi più congeniale, misuriamo la luce della scena! Puntiamo la fotocamera in modo
da misurare solo (o quasi) la sorgente più luminosa ed annotiamoci il tempo ad
esempio 1/8’’ @ f8 poi puntiamo la fotocamera su una zona in ombra del soggetto
(che però vogliamo sia visibile), qui possiamo avere ad esempio 8’’ @ f8, quindi
prendiamo come valore di partenza, il punto intermedio (1/8 – ¼ - ½ - 1 – 2 – 4- 8 ),
impostiamo quindi 1’’ @ f8, per sicurezza è sempre meglio effettuare una forcella di
almeno una foto verso i tempi più lunghi.
Come isolare solo il punto di luce o i punti più bui, che però vogliamo mettere in
evidenza? Se state riprendendo con un grandangolo o col normale, può bastare
mettere lo zoom a 200mm e misurare l'esposizione, oppure avvicinatevi e puntate la
fotocamera su quei punti.
Se invece chi mostra la corda è l’esposimetro, ingannatelo, mettendo la sensibilità
della pellicola o del sensore a valori di ISO più elevati, poi ricordate di compensare.
Ad esempio l’esposimetro non fornisce tempi al di sopra dei 30’’ @f8 a 100ISO come
faccio? Puoi aprire il diaframma ad f5,6 o f4 e vedere se l’esposimetro fornisce una
lettura valida, se dice 30’’@ f4 allora sarà (30’’@f4 – 60’’@f5,6 - 120@f8’’) 120’’ @ f8,
se avete una pellicola compensate per la reciprocità e finite a +3 stop quindi a
960’’@f8!!!. Oppure mettete un valore ISO più elevato ad esempio 1600ISO, così
l’esposimetro dovrebbe darvi una lettura attendibile, supponiamo sia 15’’ @ f8 allora
avrete (15'' @ 1600ISO - 30'' @ 800ISO - 60'' @ 400ISO - 120'' @ 200ISO -
240''@100ISO) 240’’ @ f8 (se avete pellicola compensate ad almeno 3 stop).
Come vedete i tempi crescono con una discreta facilità! Ed è piuttosto comune
parlare di secondi e minuti, per cui serve un orologio per cronometrare i tempi della
posa B ed una piccola torcia per leggerli e per cercare le cose nella borsa. Quando i
tempi diventano così lunghi sbagliare di qualche secondo l’esposizione non porta ad
errori visibili, quindi quando fate scatti forcella fateli a -1/+1/+2 stop rispetto alle
indicazioni dell’esposimetro ed avrete ottime probabilità di portarvi a casa dei bei
notturni.
Per le digitali (ma anche per le analogiche), è bene controllare il tempo massimo di
posa B consentito, per evitare guasti da surriscaldamento. Nemmeno a dirlo
consumerete molta carica delle batterie, sia in analogico, ma soprattutto in digitale,
delle batterie di riserva e una pausa di qualche minuto tra una forcella e l’altra sono
d’obbligo.
Con pose lunghe e utilizzando diaframmi più chiusi di f11, i punti luci potrebbero
apparire come stelle a varie punte, il fenomeno è dovuto alla luce radiante che si
riflette sulle lamelle del diaframma, e varia molto da un obiettivo all'altro. Lo stesso
effetto si può presentare anche di giorno se inquadrate una forte fonte di luce come
il sole! Anche con tempi brevissimi e diaframmi aperti! Si può ottenere un effetto
simile con un filtro stars oppure con una rete (tipo zanzariera) davanti l'obiettivo, in
tal caso ogni punto luce darà una stella a 4 punte, però l'immagine sarà soffusa.
Personalmente non è un effetto che apprezzo, perché non ha nessun riscontro con la
realtà, però può piacere
Articoli sulla Tecnica fotografica: Realizzazione di foto con
tempi lunghi
Articolo e foto di Francesco Favalesi.
Innanzitutto bisogna partire con l'idea di quello che si vuole ottenere da una foto
scattata con un tempo lungo, per tempo lungo intendo scatti con tempi a partire da
un secondo, anche se in certi casi si ottengono bellissimi effetti anche con tempi
minori, prendendo, come esempio l’esecuzione di un paesaggio con l’acqua che
scorre.
Foto in cui voglio avere una ripresa di soggetti in movimento in modo da ottenere
una specie di effetto fantasma, ma preservando la forma del soggetto. Esempio se
voglio fotografare una piazza dando l’idea della gente in movimento dovrò utilizzare
tempi non troppo lunghi pena la perdita delle forme.
Foto in cui voglio ottenere una scia luminosa data dai veicoli in movimento. In
questo caso vi è massimo spazio per la creatività, stando sempre attenti a non creare
troppe aree di composizione, sovraesposte o sottoesposte.
Foto in notturna per riprendere il movimento delle stelle. In questo caso la funzione
Bulb è d’obbligo e quindi l’utilizzo del telecomando. Attenzione a non riprendere la
luna per non avere una spiacevole scia sovraesposta. A meno che non sia una scelta
voluta. Di grande impatto sono le foto che riprendono un soggetto statico, con alle
spalle il movimento delle stelle.
Foto in cui voglio ottenere l’effetto movimento dell’acqua. Solitamente questo tipo di
foto, molto scenico e piacevole, è realizzato all’interno di boschi o di aree con poca
luce, che in questo caso sono a nostro favore se possiedo una Bridge, che in
condizione di luce maggiore lavorerebbe con tempi molto brevi, per un ristretto
campo di regolazione dei diaframmi, che invece ha una “forchetta” più ampia se uso
una reflex. In questo caso la regolazione dei tempi varia in base alla luce, alla
velocità dell’acqua e, come sempre dal risultato che voglio ottenere.
Foto paesaggistiche al mare o al lago quando c’è un minimo di reflusso dell’acqua in
modo da avere l’effetto del movimento o un effetto simile allo sfocato, ma sempre
riconducibile all’idea di movimento. Questo tipo di scelta va molto bene anche per i
fiumi in cui c’è uno scorrere lento dell’acqua.
Tempi lunghi con scatti programmati, per la ripresa dei fulmini. In questo caso
programmo i tempi di scatto e la relativa frequenza di scatto. Ad esempio voglio che
il tempo di esposizione sia di 10” che la macchina scatti ogni 20”, in una serata con
un “bel” temporale, le possibilità di riprendere un fulmine aumento
considerevolmente.
Per riprendere in movimento un soggetto statico, anche in questo caso si può fare a
meno del cavalletto.
Foto in cui voglio ottenere un mosso voluto, aggiungendo una particolarità in più al
mio soggetto ed in cui sono io a giocare con la fotocamera e senza cavalletto.
Questi sono i principali utilizzi che ho sperimentato, in molte occasioni, con scarsi
risultati, in altri con risultati abbastanza piacevoli. Ci tengo a precisare a tutti che
sono un fotografo amatoriale e dotato di mezzi veramente poveri ( Bridge Olympus
sp550 e Reflex Canon EOS 450d con obiettivo 18/55, presente nel kit di base ).
Articoli sulla Tecnica fotografica: Come fotografare le gocce
d’acqua e riflettere al loro interno delle faccine
Il genere fotografico più praticato nella storia della fotografia è sicuramente il ritratto,
ma altrettanto sicuramente è un genere niente affatto facile e scontato, le capacità
tecniche, indispensabili, vanno poi coniugate anche con la sensibilità personale del
fotografo per rendere un'immagine di una persona un vero ritratto.
Nel voler ritrarre una persona ci si aprono davanti una serie di possibilità davvero
infinite per rendere al meglio il nostro soggetto, è indispensabile capire cosa
vogliamo mostrare di quella persona, vogliamo mostrarne la bellezza? La
sensualità? Oppure la timidezza, la profondità di pensiero, la nobiltà d'animo,
l'innocenza, la malizia, l'entusiasmo, o ancora altri aspetti del suo essere?
Ho volutamente omesso di fare differenziazioni tra pellicola e digitale, nel caso del
ritratto il problema può essere considerato trascurabile, al variare del formato di
supporto sensibile, infatti, varia l'angolo di campo abbracciato dalle nostre ottiche
ma non il comportamento ottico, quindi i problemi di prospettiva, distorsione e
schiacciamento dei piani focali rimane invariato nell'uso della pellicola o di una
macchina digitale APS-C, si tratterà solo di fare un passo avanti o uno indietro se il
nostro soggetto non entra o si perde nell'inquadratura.
Ulteriore aspetto fondamentale nella scelta dell'ottica per il ritratto è l'apertura
massima di diaframma. In linea del tutto teorica un'ottica con apertura massima f/2,8
è il minimo sindacale per pensare di avere un ottica adatta a fare ritratti, potendo
disporne sarebbe preferibile avere lenti con aperture f/2 o ancora f/1,4. Poter
disporre di un diaframma molto aperto comporta molteplici vantaggi, su tutti la
possibilità di sfocare tutto ciò che non ci interessa o che, peggio, distrae attenzione
dal nostro soggetto, inoltre avremo la possibilità di utilizzare sfondi qualitativamente
pessimi ma che sfocati renderanno invece molto: immaginate di avere un cespuglio
di rose, la probabilità che siano tutte perfettamente fiorite è quasi nulla, comunque
relativa ad un paio di giorni al massimo, potendole sfocare efficacemente avrete uno
sfondo perfetto anche se la maggior parte di queste sono sfiorite ed appassite.
Una brutta tenda, un brutto muro, qualsiasi elemento che abbia la giusta
distribuzione di colore diventerà ottimo come nostro sfondo dove ambientare i
ritratti.
Poter disporre di un diaframma molto aperto consente anche un uso della luce più
agevole, un normale flash a f/1,4 sarà sufficiente ad illuminare tutto il nostro
soggetto anche se lo riflettiamo su un pannello, a f/4 sarà ben 3 stop più chiuso, se
abbiamo potenza nel flash per aumentarne l'illuminazione benone, altrimenti i nostri
scatti saranno sottoesposti senza appello. In esterni il problema si ripete e si
aggrava: le ore migliori per scattare sono l'alba ed il tramonto, quando il sole è basso
e la luce è calda, in queste situazioni scattare ad 1/250 f/1,4 a 100 ISO non è affatto
improbabile, avere un diaframma minimo di f/4 significherebbe scattare ad 1/30 e
quindi mosso del soggetto e micromosso del fotografo probabilmente presenti;
avere già un diaframma f/2,8 consentirebbe di scattare ad 1/60, un tempo che
scongiura in larga parte il mosso del soggetto ed in una certa misura anche il
micromosso amplificato dalla lunghezza dell'ottica.
Obiettivi specialistici: ci sono sul mercato ottiche dedicate al ritratto che consentono
un controllo della sfocatura, tali ottiche pur mantenendo un controllo eccellente del
fuoco in condizioni normali, consentono di ammorbidire, tramite un apposito
comando progressivo, la resa dell'ottica rendendo il risultato più morbido, l'effetto è
apparentemente simile a quello di un filtro flou, sebbene con qualche differenza, in
generale se la fotografia di matrimonio non è il vostro mestiere io tenderei ad evitarli,
il costo è significativo e l'uso davvero specialistico. In contrapposizione ci sono le
ottiche Macro, nate per tutt'altri utilizzi ed usate a volte, più di frequente negli ultimi
anni, per scattare ritratti. L'uso di queste ottiche presenta un unico inconveniente,
l'estrema incisività, per cui qualsiasi difetto della pelle del soggetto viene
inesorabilmente tirato fuori. Se volete una resa netta e contrastata ed il vostro
soggetto ha una pelle perfetta, utilizzatele tranquillamente, viceversa dovrete
passare molte ore davanti al computer a mascherare rughe, pori della pelle e difetti
vari.
Concludo con le mie osservazioni personali: io uso preferibilmente due ottiche per i
ritratti, un 50mm f/1,4 ed uno zoom 70-200 f/2,8 stabilizzato, con una netta preferenza
per quest'ultimo. Il motivo che mi fa scegliere questa lente è che mi permette una
grande libertà di movimento intorno al soggetto, soprattutto in esterni mi consente
di scattare anche da distanze importanti lasciando il soggetto nella posizione scelta,
inoltre scattando a lunghezze focali dai 100mm in su mi consente di non stargli
troppo addosso, in modo da lasciarlo libero di muoversi con naturalezza ed avere
quindi un atteggiamento privo di soggezione nei confronti della macchina
fotografica.
Ciò che dà carattere ad ogni fotografia è sempre la luce. In uno scatto potremo
apprezzare molti elementi come la composizione, la situazione ripresa, l'unicità di un
avvenimento, un'espressione colta al volo, la solennità di un panorama o di un
edificio, il degrado o lo splendore di un luogo, di una condizione umana, la bellezza e
l'azione di un animale o ancora molti altri elementi che non ho citato, ma mai, in
nessun caso, uno qualsiasi di questi elementi sarà efficacemente rappresentato se la
luce che caratterizza il nostro scatto è brutta e di cattiva qualità.
Utilizzare infatti una tenda trasparente di colore arancione permette di dare allo
scatto una tonalità calda senza dover ricorrere alla luce del tramonto o dell'alba, allo
stesso modo saremo in grado di dare colori diversi alla luce in funzione del colore
che diamo alla nostra tenda-diffusore. Infine, ricercando un effetto grafico, potremo
utilizzare tende con motivi geometrici più o meno regolari, che proietteranno sul
nostro soggetto morbide trame grafiche; attenzione però, se usiamo una tenda
colorata per introdurre una tonalità nella luce, accertiamoci che sia proprio la tonalità
che desideriamo, viceversa introdurremmo nel nostro scatto una dominante di
colore difficilmente eliminabile e controllabile, dovremo valutare non solo la resa
cromatica sulla pelle, ma anche sugli abiti, non c'è nulla di peggio di un tono
magenta su una camicia che evidentemente dovrebbe essere bianca...
Personalmente non scatto spesso sfruttando solo la luce naturale, se non in caso di
ritratti di strada o su specifica richiesta, sono un amante dei flash e preferisco
utilizzare questi ultimi, nonostante tutto tra i miei ritratti più apprezzati una larga fetta
è costituita da scatti in luce naturale, non è stato infrequente che professionisti a cui
ho fornito decine di scatti abbiano poi ingrandito ed appeso in casa ritratti in luce
ambiente, probabilmente l'abitudine alla ripresa in luce flash e quindi in situazioni
dalla drammaticità elevata proprio a loro fa apprezzare il ritratto più delicato e che
coglie lati non sempre mostrati del loro carattere.
L'AUSILIO DI UN FLASH
Come abbiamo visto, spesso la luce naturale è ampiamente più che sufficiente per
eseguire una gamma molto ampia di ritratti, con effetti e risultati molto diversi e
validi per tante situazioni; ciò non toglie che la possibilità di controllare meglio la
luce offra possibilità diverse di espressione e, soprattutto, risolve con relativa
semplicità problemi che richiederebbero altrimenti complessi sistemi di pannelli e
bandiere taglia luce.
In questa sede esaminiamo l'uso di un singolo flash, di quelli definiti "a cobra", da
montare nella slitta flash della propria fotocamera oppure di quelli incorporati sopra
il pentaprisma.
Prima di iniziare a descriverne l'uso è bene capire come funzionano i moderni flash
TTL ed invece l'uso in manuale di flash più datati. Il flash altro non fa che
accumulare, in fase di ricarica, una certa quantità di corrente in un condensatore, al
momento dello scatto questa corrente viene rilasciata istantaneamente e viene usata
per far partire il lampo che illuminerà la scena, la chiave nell'uso del flash sta nel
dosaggio di tale luce. Intanto chiariamo un aspetto: il lampo flash è sempre così
rapido che il tempo di esposizione non influenza la quantità di luce flash registrata,
un lampo a piena potenza con un tempo di esposizione di 1/250 a f/8 oppure di 1/60 a
f/8 darà un soggetto illuminato sempre nello stesso modo (a meno che il soggetto
non sia illuminato da altre fonti), viceversa il diaframma è il primo strumento per il
dosaggio della luce flash, scattare ad 1/250 f/8 oppure 1/250 f/2,8 darà risultati
radicalmente diversi. Inoltre, essendo l'apertura di diaframma un valore relativo
all'ottica usata, un esposimetro per luce flash ci indicherà sempre il corretto
diaframma di lavoro a prescindere dall'ottica usata. Infine, utilizzando un flash,
potremo evitare di preoccuparci del rischio mosso nei nostri scatti, il lampo è così
rapido da congelare il movimento del nostro soggetto, quindi a meno di altre fonti di
luce, un tempo di scatto lento nell'ordine di 1/60 o 1/90 ( obbligato in certe
fotocamere ) non sarà un problema neppure con soggetti in rapido movimento.
Nell'uso quotidiano e non specialistico i moderni flash TTL usati in automatismo
risolvono molti problemi, non dobbiamo calcolare nulla e sarà il flash a leggere,
attraverso l'ottica usata, la luce emessa e ad interrompere l'emissione non appena la
giusta illuminazione è stata raggiunta. Con un flash più datato e non TTL invece
questo non accade, il sistema migliore per regolarne la luce sarà l'uso di un
esposimetro esterno per luce flash: si fa partire il lampo e si legge il diaframma di
lavoro sull'esposimetro, si imposta il diaframma sull'ottica e si scatta.
Quanto detto non ha certo la pretesa di esaurire l'argomento tecnico relativo ai flash,
ma semplicisticamente può essere sufficiente a capire come andare ad usare il flash
nei nostri ritratti.
L'uso primario del flash singolo nel ritratto è quello di luce di riempimento: in una
situazione di illuminazione naturale, diretta o indiretta, in esterni o all'interno, il flash
consente di andare a riempire le zone d'ombra, quelle che risulterebbero troppo
scure e poco leggibili, o ancora con contrasti troppo marcati tra luce ed ombra. Ciò a
cui dobbiamo prestare attenzione però sono le ombre che il flash va a generare e
l'appiattimento che potrebbe causare la luce flash diretta.
Una delle caratteristiche che maggiormente apprezzo nell'uso del flash è il punto
luce che viene riflesso negli occhi del soggetto. Un punto luce negli occhi del
soggetto consente di dare a questi una vivacità che diversamente avrebbero con più
difficoltà, ma non sempre è facile ottenerlo, nel caso in cui la parabola fosse diretta
lateralmente o sopra il soggetto, infatti, il punto luce scomparirebbe: in questo caso
è indispensabile l'uso di un cartoncino bianco inserito posteriormente alla parabola
flash. Alcuni flash ne hanno uno di serie estraibile ma in mancanza di questo si
rimedia facilmente con un cartoncino bristol sagomato a misura del flash; non
sottovalutiamo questo elemento, gli occhi sono la chiave di un ritratto riuscito e
saperli valorizzare è indispensabile.
Il singolo flash può essere utilizzato anche per scopi più "creativi". Per iniziare ad
usarlo diversamente è indispensabile poterlo sganciare dalla posizione fissa sopra il
pentaprisma, per fare ciò i sistemi sono molteplici. Se abbiamo una macchina con un
flash incorporato potremo tranquillamente sganciare il flash a cobra a patto di
dotarlo di una semplice servo-cellula, ce ne sono di molto economiche a partire dai
20 euro ed assolvono magnificamente allo scopo, in caso non disponiamo di un
flash incorporato dovremo invece dotarci di un cavetto di prolunga, ogni produttore
di fotocamere ne ha diversi modelli in catalogo con la possibilità di trasmettere più o
meno automatismi; nelle più recenti fotocamere troveremo inoltre la possibilità di
controllare in remoto più flash, purché compatibili, con estrema semplicità e senza
dover acquistare nulla.
Per finire, senza la pretesa di esaurire un argomento così vasto, una semplice nota
sulla temperatura colore: la luce flash ha una temperatura colore pari a quella del
sole nelle ore centrali della giornata e facilmente sfruttabile con le pellicole daylight,
quelle che compriamo abitualmente, tuttavia se scattiamo all'alba o al tramonto ed
usiamo il flash come luce di riempimento dovremo tenere presente che la luce solare
sarà molto più calda e la luce flash risulterà invece molto fredda sul nostro soggetto,
sebbene in qualche caso questo effetto possa essere sfruttato a fini creativi, la
regola vede la luce flash filtrata da apposite gelatine che la riportano alla giusta
temperatura, in linea di massima potremo adottare i filtri per la luce "tungsten", cioè
la luce emessa dalle normali lampadine di casa, ci sono in commercio set di filtri per
il flash con gelatine tarate (per portare la luce a temperature colore ben precise) e
colorate, provateli, non sempre gli effetti saranno gradevoli, anzi, quasi mai, ma in
qualche occasione una nota di colore, magari proiettata sullo sfondo quando
l'illuminazione principale è assolta dal sole, potrebbe dare il tocco in più ad uno
scatto.
Una volta che avremo staccato il flash dalla fotocamera ed avremo iniziato ad
esplorare il mondo dell'illuminazione flash, il limite alle nostre possibilità sarà
determinato solo dalla nostra fantasia, voglia di sperimentare e, non ultimo, dalle
disponibilità economiche che avremo per comprare tutti i flash di cui riterremo di
aver bisogno, ciò che è sicuro è che dovremo iniziare a cambiare atteggiamento
mentale nei confronti della fotografia, non più una visione creativa per estrapolare
dal mondo uno scatto che racconti qualcosa ma una vera e propria creazione
dell'immagine per comunicare ciò che desideriamo, come dico sempre, ma la frase
non è mia, ci sono fotografi che le fotografie le cercano e le trovano, altri che le
creano, entrambi sono stimabili ed apprezzabili, ma fanno due cose diverse.
Per finire due esempi di uso del flash come ausilio all'illuminazione. Nel primo caso
la luce flash fornisce di fatto l'illuminazione del soggetto mentre la luce naturale del
sole si occupa di definirne il contorno, la scelta di scattare al tramonto ha permesso
la tonalità dorata tra i capelli.
PRIMO CASO
SECONDO CASO
LA LUCE MULTI FLASH
Potendo disporre di più di un flash le possibilità che si aprono nella fotografia di
ritratto sono virtualmente infinite, non c'è situazione non riproducibile in studio con
le opportune potenze flash e gli accorgimenti del caso, l'attrezzatura, come al solito
però, dovrà essere solo quella parte di strumentazione, ben conosciuta e compresa
nel suo funzionamento, che permetterà di esprimere al meglio le potenzialità nostre e
del nostro soggetto.
Intanto disporremo i vari flash, pannelli e supporti secondo lo schema che riterremo
opportuno, i flash dovranno avere la possibilità di dialogare tra di loro, che sia via
servo-cellula o via cavo sincro non cambia nulla, i sistemi moderni hanno una serie
di telecomandi e radiocomandi che sincronizzano i flash tramite onde radio in
frequenza o brevissimi lampi impercettibili di comunicazione secondo un loro codice
proprietario, il tutto dipendente dal nostro pulsante di scatto della fotocamera.
Sistemati i flash li imposteremo in base al tipo di illuminazione che vogliamo
ottenere, per semplicità ipotizziamo un flash principale a destra a piena potenza ed
un secondo a sinistra di schiarita ad 1/4 della potenza. A questo punto fa il suo
ingresso in scena l'esposimetro a luce incidente per luce flash; questo tipo di
esposimetro ha la capacità di leggere appunto la luce flash che colpisce il soggetto
nei vari punti (un punto ogni lettura) ed una presa sincro per comandare il primo dei
flash usati, supponendo che gli altri dipendano via servocellule o via cavo dal flash
principale. Impostato il valore ISO sull'esposimetro lo posizioneremo in prossimità
della zona del volto di cui vogliamo leggere l'esposizione, supponiamo la zona
illuminata dal flash di destra, quello principale, e facciamo scattare i flash.
L'esposimetro ci restituirà un valore di diaframma, cioè il valore di diaframma che in
teoria dovremmo impostare in macchina per una corretta esposizione; abbiamo
detto però che il nostro valore di diaframma non è variabile, quindi come fare?
Andremo a variare la potenza del flash in funzione del valore che ci è stato dato.
Tornando al nostro esempio, supponiamo di avere impostato un diaframma f/2,8 per
ottenere una bella sfocatura e che l'esposimetro ci dia una lettura di f/5,6, essendoci
2 stop di differenza tra il diaframma impostato e quello necessario andremo a variare
la potenza del lampo di due stop, cioè porteremo il flash primario da piena potenza
ad 1/4 e quello secondario da 1/4 ad 1/16. Se vogliamo una lettura più certa anche
sulla zona di schiarita potremo ripetere l'operazione posizionando l'esposimetro in
prossimità della seconda zona del volto, quella in ombra, facendo scattare i flash
nuovamente verificheremo che il valore di diaframma indicato sia due stop più
aperto di quello di lavoro (cioè la zona di lettura è due stop più chiusa rispetto
all'esposizione ottimale che ci indica l'esposimetro).
Fatto questo saremo pronti a scattare una bella serie di immagini delle quali saremo
gli artefici in tutto e per tutto.
Lavorare in digitale che vantaggi porta? Intanto che potremo fare a meno
dell'esposimetro esterno, scatteremo una prima immagine e valuteremo a monitor le
luci, come si faceva una volta, e come alcuni fanno ancora, con le polaroid,
regoleremo le potenze delle luci e scatteremo nuovamente, via via che non
raggiungeremo il risultato voluto.
Sul mercato oggi possiamo trovare sistemi di gestione flash davvero complessi e
completi, iniziando dai sistemi Canon e Nikon dove è possibile comandare in remoto
da un flash principale le potenze di tutti gli altri, usarli a gruppi con impostazioni
diverse e potenze regolate in TTL con vari gradi di compensazione, o addirittura
direttamente dal dorso della propria fotocamera, fino a giungere ai sistemi da studio
controllabili tramite software specifico dal proprio computer portatile, tuttavia il
concetto alla base di tutti questi sistemi è sempre la regolazione manuale dei singoli
flash in modo da dosare la luce in modo da ottenere l'illuminazione cercata.
Per quanto riguarda me e le mie fotografie di ritratto, da circa tre anni sono passato
quasi del tutto a scattare in digitale con sistemi Nikon, il che mi ha facilmente portato
ad adottare il loro sistema CLS dove, con un numero tutto sommato piccolo di flash
SB600 ed SB800 si riescono ad ottenere ottimi risultati con il vantaggio di una
gestione praticissima dei singoli flash direttamente dal dorso delle mie macchine o
di un SB800 montato in slitta, il tutto senza cavi e senza i tempi dell'allestimento di
un set completo e con il vantaggio di poter trasportare tutto facilmente ovunque,
anche in un campo arato; viceversa i sistemi di flash da studio con monotorce,
ombrelli e bank li riservo allo still-life dove solitamente servono diaframmi molto
chiusi e potenze maggiori di illuminazione, dove non c'è gente in giro per il set e
dove le modifiche alle luci da fare sono più limitate visto che il soggetto è
assolutamente statico.
Articoli sulla post produzione: Regolazione del contrasto e
della luminosità
Noterete che la differenza qualitativa fra le due foto è evidente ( sempre se avete
regolato bene il contrasto e la luminosità ).
Per fare un esempio concreto inserirò la foto a inizio articolo prima del trattamento in
post produzione, giudicate voi la differenza.
Articoli sulla post produzione: Il ritaglio
- Writer bravo: Crea opere d'arte l'addove impera lo squallore più assoluto,
solitamente opera sui muri grigi di periferia.
- Writer scarso & bastardo: Non sa tenere in mano una bomboletta, al massimo
riesce a fare dei ghirigori sul muro e si atteggia a grande writer deturpando
monumenti e palazzi con le sue porcate.
Tornando alla fotografia ci sono diversi modi di fotografare un Murales, uno è quello
tradizionale, cioè tenendo tutti gli elementi esterni all'immagine che rendono lo
scatto più Underground, ecco un chiaro esempio:
Un altro è un metodo mio personale:
1°) Fotografo il murales cercando di fare entrare tutta l'immagine nella foto senza
includere elementi ad essa estranei.
2°) Usando Corel Paint Shop ( ma va bene anche Photoshop ) in post produzione
taglio via tutte le parti che non riguardano il murales, ovvero il marciapiede ( se non
posso fare a meno di fotografarlo ) e tutti gli altri elementi esterni all'immagine.
3°) Mi rimane l'immagine, che ovviamente a meno che il murales non sia stato
appena fatto è abbastanza sporco e consumato, ora aprire lo strumento di
regolazione del contrasto e della luminosità.
4°) Non esiste un valore univoco di contrasto che posso indicare, vi dovete regolare
a occhio, aumentatelo senza rovinare i colori, giocate con la luminosità, il risultato
sarà un totale restauro del murales e i colori risulteranno vivi come se il writer abbia
appena finito la sua opera.
Articoli sul fotoritocco: Il colore selettivo
Passaggi:
1°) Apriamo col nostro programma di grafica una foto a colori, convertiamola in
bianco e nero e salviamola con un altro nome, chiudiamo la foto senza salvare i
cambiamenti effettuati e riapriamo la foto a colori di prima e il suo equivalente in
bianco e nero.
2°) Andiamo a utilizzare lo strumento di clonazione, col tasto destro del mouse
clicchiamo sul punto della foto a colori che ci interessa, su di esso si posizionerà
una X, adesso andiamo sulla foto in bianco e nero e andanto col cursore sul punto
preciso in cui abbiamo messo la X nella foto a colori, clicchiamo col tasto sinistro,
tenetelo premuto come se stessimo usando il pennello, la parte della foto a colori
selezionata andrà a sostituirsi con quella della foto in bianco e nero.
In Photoshop per usare lo strumento timbro clone ( o clone ) bisogna premere Alt e
cliccare per stabilire il punto di sorgente, diversamente da quanto detto prima per
Paint Shop Pro che richiede l'utilizzo dal tasto destro.
Strumenti
L'effeto dei bordi brillanti lo trovate in Corel paint shop pro photo X2 ( mazza che
nome lungo ) nella sezione effettieffetti artisticibordi brillanti, dovrebbe esserci
anche in Photoshop.
Io uso questo effetto con fotografie che come unico difetto sono riuscite sfocate.
Ovviamente gli scatti dopo un ritocco del genere non si potranno più definire foto,
ma lavori di grafica.
Articoli sul fotoritocco: Disegnare con la fotografia
Quella che vedete in alto è la foto rielaborata del mio cuginetto, lo stesso bimbo che
vedete nell'articolo "Viaggio attraverso la Sicilia", purtroppo era venuta mossa e ho
deciso di provare uno degli effetti ci corel paint shop pro photo X2.
Con il Corel paint per ottenere un bel disegno da una foto c'è anche la tecnica di
fotoritocco dei bordi brillanti.
Un altro modo per ottenere delle belle immagini da una foto è utilizzare Picasa, un
programma di elaborazione immagini non professionale gratuito creato da google.
Aprire il programma, selezionare l'immagine che vi interessa, andare su Effetti,
convertire l'immagine in Bianco e nero ( consigliabile convertirla prima con un
programma più professionale ), dopo la conversione andare su Correzione, regolare
quasi al massimo le Ombre e le Evidenziazioni, regolate i parametri a seconda
dell'imagine, insomma, come si dice qui da noi, cazzuliate un pò il programma.
ATTENZIONE:
No, non ho gli occhi viola, i mie occhi sono castano scuro, questo è semplicemente
un fantastico effetto realizzato con Photoshop CS2 ( purtroppo ancora non posseggo
la versione CS4 ).
Il ritocco degli occhi è molto usato in ambito pubblicitario, questi sono i passaggi
principali che servono a realizzare tale effetto:
6°) Ora utilizziamo lo strumento "Brucia" sulle pupille e sui contorni dell'iride per
scurire queste parti.
7°) Adesso per rendere più realistica l'immagine, sul livello su cui avete lavorato
finora ovvero quello copiato da livello "Sfondo" diminuite l'opacità e settatela su 40%
( come ho fatto io ) oppure su un valore a vostro piacimento finché il colore degli
occhi non risulta più realistico.
Ora salvate il file ed il gioco è fatto.
Articoli sul fotoritocco: Effetto Che Guevara
Da notare:
Sono visibili entrambi gli occhi e le narici, sembra che il fotografo si sia posizionato
di fronte a lui per effettuare lo scatto, ma non è così, il Che guardava alla mia destra
e il fotografo era posizionato leggermete a sinistra rispetto al centro della faccia di
Ernesto Guevara.
E davanti a queste leggendaria immagine del Che non posso non inserire una delle
sue citazioni che mi piacciono di più:
"Vale milioni di volte di più la vita di un solo essere umano che tutte le proprietà
dell'uomo più ricco della terra."
( Ernesto Che Guevara )
2°) Utilizzare il pennello impostato sul colore bianco e fate scomparire con tale
strumento tutto l'ambiente che vi circonda, deve rimanere solo il vostro bel visino.
3°) Aprite Picasa ( anche Corel Paint Shop o Photoshop vanno bene ) e regolate le
Ombre ( al massimo ) e le evidenziazioni in modo che venga un disegno, per
approfondire l'argomento leggete questa guida: "Tecnica di fotoritocco: Disegnare
con la fotografia".
4°) Da qui inizia la parte più seccante, scaricate la famosa immagine del Che a
questo Link.
5°) Aprite l'immagine che avete scaricato con Corel Paint Shop o Photoshop, se la
vostra immagine o viceversa quella che avete scaricato è troppo grande dovrete
lavorare sul ridimensionamento di una delle due immagini, ridimensionando quella
più grande.
Osservate bene la foto, noterete che l'immagine sembra composta dalle parole, per
rendersene conto è meglio vederla a una maggiore risoluzione a questo link, per
ottenere questo effetto è doveroso prima parlare dei livelli, perché è con essi che
dovremo lavorare.
Lavorare coi livelli è come lavorare su una serie di fogli di carta velina sovrapposti
alla tua immagine, su ogni foglio può disegnare, oppure si possono operare delle
regolazioni, ogni foglio interagisce con i precedenti ed i seguenti secondo una serie
di regole ed in percentuali definibili dall'utente, ogni foglio può coprire l'intera
immagine o solo una parte di essa o in percentuali variabili parti diverse
dell'immagine o del foglio sottostante. I fogli potrebbero essere trasparenti alla
luminosità ma non al colore ad esempio, oppure mille variabili diverse, ed anche se
fossero opachi solo al colore puoi stabilire gli intervalli colore di trasparenza oppure
opacità.
Un foglio può contenere anche una selezione, un tracciato, parti di altre immagini da
fondere, oppure contenere colori, sfumature, anche questi da fondere secondo
regole che apportino alla nostra immagine la variazione desiderata. Questi fogli
possono essere raggruppati secondo parametri logici in base all'area di lavoro sulla
quale operano, oppure in base al tipo di variazioni che apportano. Su ogni foglio
possiamo lavorare come sulla nostra immagine di base, quindi applicando
regolazioni e filtri, che naturalmente agiranno in base al contenuto del foglio e non
dell'immagine, e che restituiranno un risultato in base al metodo di fusione adottato.
Con i filtri ed i livelli avanzati oggi è possibile operare anche correzioni distruttive
mantenendo le informazioni originali e potendo tornare su quel parametro di
correzione in qualsiasi momento.
Tutto quanto detto sopra funziona su ogni singolo foglio ma anche in funzione della
maschera di livello che abbiamo adottato, in sostanza tutte le operazioni descritte
sono fattibili su uno o più livelli che invece di coprire l'intera immagine, ne coprono
solo una parte, ottenuta appunto tramite mascheratura.
2°) La foto caricata verrà individuata come sfondo ( background ) e nel pannello dei
livelli apparirà con un lucchetto, cliccateci sopra con il tasto destro del mouse e
duplicate il livello.
3°) Cliccate sul livello col lucchetto e col pennello nero cancellate l'immagine, quindi
otterrete un'immagine completamente nera.
4°) Create un nuovo livello e posizionatelo in cima a tutti inserite un testo che copra
tutto il riquadro, il colore del testo deve essere bianco, tramite il pannello di gestione
dei caratteri ho lasciato il minor spazio possibile tra una riga e l'altra.
5°) Cliccate sulla mano bianca del pannello degli strumenti per poi andare su
selezione-->intervallo colore e premete su ok nella finestra che si aprirà, vedrete il
testo "selezionato".
6°) Ora andate a cliccare col tasto destro del mouse sul livello "testo" e su "Rasterize
Type" per rendere il livello testo un livello immagine.
7°) Riabilitate il livello foto, cliccando sull’occhietto e selezionando quel livello, in
basso pigiate col mouse sull’icona maschera veloce ( il rettangolino con il cerchietto
interno ), creando cosi la maschera che apparirà a lato della foto.
La maschera dovrà avere il testo in bianco e lo sfondo nero, se così non fosse devi
“negativizzare” la maschera, dal menù immagine-->regola-->inverti (mantenendo la
selezione sulla maschera).
8°) Ritornate sul livello "testo" che avete rasterizzato in precedenza, riducete
l’opacità per renderlo semitrasparente.
Se tutto è andato per il verso giusto otterrete un'immagine simile a quella che ho
ottenuto io, dipende da come avete impostato la grandezza dei caratteri e
ovviamente dall'immagine base inserita.
Questa più che una tecnica fotografica la definirei una tecnica di fotoritocco.
E’ senza dubbio uno dei grandi fotografi "moderni", Dave Hill ha stregato il pubblico
con le sue foto "illustrate", a metà tra la fotografia e l’illustrazione. Grandi campiture
omogenee di colore lasciano spazio a luci e gradienti tipici di un disegno fatto a
mano. La sua tecnica non ha un nome, anche se la popolarità che ha raggiunto sta
generando curiosità e tentativi di emulazione.
L'unica guida degna di nota che emuli al meglio tale tecnica è quella di un utente di
Flickr denominato O Casasola, il risultato è decisamente ottimo e produce foto molto
simili a quelle di Dave Hill. La sua idea si basa sull’effetto High Pass di Photoshop.
La guida era in inglese, l'ho tradotta e corretta in modo da farmi capire anche dagli
utenti meno esperti.
1°) Apriamo un'immagine, duplichiamo il livello.
3°) Sul menu "Livelli" scegliamo "Luci Vivide" sulla paletta dei livelli. Uniamo i livelli.
6°) Impostiamo il blending mode del livello su "Colore", impostiamo l'opacità del
livello al 40% e riuniamo i livelli nuovamente.
7°) Duplichiamo di nuovo il livello, Filtro->Sfocatura->Sfocatura Gaussiana 9 pixels.
9°) Dal menu Livelli scegliamo Aggiungi maschera di livello -> Nascondi tutti ( Hide
all )
Filtri->Contrasto->Maschera di contrasto
AMOUNT 100%
RADIUS 30.0 pixels
THRESHOLD 0
L'aspetto mostrato in fotografia sarà dovuto alle luci multiple utilizzate per creare i
chiaroscuri. La lucentezza del viso si ottiene bagnando la pelle del soggetto.
I risultati migliori possono anche essere sbalorditivi:
Articoli sul fotoritocco: Come sostituire il volto di
un’immagine col proprio
Era da parecchio tempo che mi chiedevo come poter sostituire il volto della
gioconda col mio, il problema principale era come rendere la mia pelle identica a
quella della gioconda, finalmente ci sono riuscito grazie all'aiuto di una mia amica di
nome Emanuela, questa è una tecnica di fotomontaggio professionale e la mia
immagine ( la Mona Crupi ) è solo un esempio, il procedimento è applicabile anche
ad altre immagini.
PASSAGGI DA ESEGUIRE:
1°) Aprire la propria fotografia, aprire l'immagine della gioconda e duplicare il livello
dell'immagine della Mona Lisa ( la quale servirà solo alla fine per gli ultimi ritocchi
con il timbro )
3°) Togliete la maschera veloce ( cliccate sul rettangolino accanto a quello della
maschera veloce ), il colore del pennello scomparirà e vedremo una seleziona sul
nostro volto, premere copia e incollare la selezione del nostro volto sul viso della
gioconda.
5°) Ora viene la parte più seccante e più difficile da spiegare, selezionate lo
strumento "timbro clone" e andiamo sul livello duplicato della Gioconda.
Prendete un punto ben preciso sulla copia della gioconda tenendo premuto ALT e
cliccando con il timbro, io ho usato come punto di riferimento la linea che si vede
sulla fronte della mona lisa, poi andate sul livello contente il nostro volto e cliccate
sul punto esatto che avete scelto nel livello duplicato, in parole povere si devono
colorare le parti del proprio viso servendosi del viso della gioconda con il timbro ( o
parti di esso ), in alcuni punti dovrete regolare l'opacita al 40% o 50% per non copiare
parti della gioconda che non ci servono sulla nostra faccia, regolando l'opacità in
questo modo si darà l'impressione che le nostre ciglia, i nostri occhi, il nostro naso e
la nostra bocca facciano parte del tutto.
Articoli sul fotoritocco: Ombre colorate con Photoshop
Questo tutorial e la fotografia che vedete alla vostra sinistra sono stati realizzati da
Mattia Voso.
Come potete osservare in questa foto l'ombra della modella presenta qualcosa di
particolare, è stata colorata in post produzione utilizzando Photoshop.
4°) Adesso con lo strumento pennello di colore bianco andiamo a dipingere le ombre
che desideriamo siano colorate ( il metodo funziona bene se ci sono ombre nette ).
Questa è la fase più delicata in cui dobbiamo far si che l'effetto sia il più naturale
possibile ( si deve lavorare con pennelli di dimensioni diverse, opacità diverse e
durezze diverse ).
5°) A questo punto si può essere già soddisfatti del lavoro, altrimenti si può cambiare
l'effetto andando a modificare il metodo di fusione e/o l'opacità. Inoltre per un
controllo sempre maggiore si può duplicare il livello e modificare la sua fusione ed
impostare la sua opacità al di sotto del 100%. In tal modo emerge il livello sottostante
in cui imposteremo un metodo di fusione diverso. In definitiva si riesce a miscelare
due metodi di fusione con una combinazione di possibilità enorme.
Negli esempi che propongo ho seguito il procedimento fino all’ultimo passo e nel
caso delle ombre rosse i valori erano:
p.s.
Se non avete pratica coi livelli di Photoshop consiglio di leggere questo articolo:
Text Portraits e guida base all'utilizzo dei livelli