Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
La POLISEMIA CULTURALE
La COMUNICAZIONE
CONOSCENZE SPECIFICHE
METODOLOGIA D’INDAGINE
I critici d’arte per scrivere un manuale (da conoscenza comune a specifica) usano:
La visitazione
La TRANSUSTANZAZIONE
Lo SPAZIO
Pontormo - Ventumno e Pomona - 1520/1521
Pontormo - Cristo davanti a Pilato - 1523/1525
Pontormo - La signora in rosso - 1530 circa
TRACCIATO LINEARE
SCUOLA FIORENTINA
Il RITMO
LUCE ESOGENA
LUCE ENDOGENA
Il Neoplatonismo
Leonardo Da Vinci
Caravaggio
La fruttivendola
La “Canestra di frutta” di Caravaggio a confronto con “Il vaso di fiori” di Ian
Brueghel Il Vecchio oppure Brueghel dei Velluti oppure anche Brueghel dei fiori
Ragazzo con canestro di frutta - Caravaggio - 1593/94
La vocazione di San Matteo - Caravaggio – 1599
Il martirio di San Matteo - Caravaggio - 1599
Caravaggio - La resurrezione di Lazzaro – 1608
APPUNTI GENERALI
Quando guardiamo un opera d’arte ognuno di noi ha una diversa INTERPRETAZIONE: ci sono
diverse letture ed ogni interpretazione è valida perché rappresenta un modo diverso di pensare,
di vedere la cosa proiettando ciò che noi siamo, i nostri sentimenti.
Essa non comunica
perché ha un messaggio univoco, per poter comunicare bisogna condividere uno stesso codice.
La POLISEMIA CULTURALE (molti-segni) è la cultura che è composta da tante conoscenze,
da tanti saperi.
Ci sono conoscenze che attraverso i secoli si sono occupate solo di indagare l’opera, le
conoscenze che si traducono in uno strumento (gli strumenti sono specifici): questa è la
POLISEMIA CULTURALE.
I nostri manuali sono state realizzati con delle CONOSCENZE
SPECIFICHE con cui le opere d’arte sono state indagate.
I critici d’arte per scrivere un manuale (da conoscenza comune a specifica) usano:
• STORIA:
2. TECNICA sono gli strumenti utilizzati per realizzare un’opera (es. pennelli, a volte con
Leonardo anche le dita, il supporto…). Molti artisti erano passati dalla tavola di pioppo alla
tela perché pesa meno mentre Leonardo continuava a lavorare su tavola e i suoi materiali
erano estremamente complessi quindi sulle tele non avrebbero avuto la giusta resa; egli
usava collanti sperimentali e tecnica mista.
Nella tecnica ci stanno anche le
DIMENSIONI: nella Monnalisa le commissioni dicono che era un opera privata e non
pubblica (per palazzi, castelli…), era pensata per una dimora privata, per un piccolo
ambiente infatti è un dipinto estremamente piccolo.
Con le opere d’arte si va a dimensioni,
come con la stoffa, e il prezzo varia in base a questo.
Leonardo però non ha riconsegnato
la Monnalisa e ci ha ragionato su per anni, egli scrisse nel Codice Atlantico che l’arte è una
cosa mentale.
5. BIOGRAFIA degli artisti: la storia della vita degli artisti (anno di nascita e morte). Il biografo
si occupa di tutto ciò che accade dalla vita alla morte di un’artista facendo uso degli atti
notarili. E’ diversa dall’AUTOBIOGRAFIA perché quest’ultime sono state scritte dagli artisti
stessi, mentre la biografia viene scritta dagli storici.
es. Leonardo ha scritto una sorta di
autobiografia, non come la intendiamo noi oggi, tutti i grandi artisti scrivono su se stessi.
Raffaello infatti scrive il primo TRATTATO DI CONSERVAZIONE DEI BENI CULTURALI.
6. SOCIOLOGIA è una disciplina che studia i meccanismi e le regole della società, la qualità
della vita, come vivevano e le regole sociali su cui si basava l’epoca in cui sono stati
realizzati i dipinti, com veniva percepita la vita dell’epoca…
L’approccio a tematiche
universali cui la vita, l’amore, la morte (nascita, battesimo, matrimonio, morte).
es. se la
vita media è breve è perché non c’era una gran qualità della vita (nel Medioevo era circa d
30 anni). Se la vita non è amata la morte non è temuta.
Con la peste nera la popolazione
cala, quando passa c’è meno gente quindi aumenta la qualità della vita, per questo in quel
periodo nelle chiese non si rappresentano più i giudizi universali, la morte è temuta ora
perché la qualità della vita è più alta.
Col Rinascimento la qualità della vita aumenta e
cambiano le regole sociali: i poveri diminuiscono e la povertà diventa un peccato.
Il
concetto di matrimonio era diverso dal nostro attuale, erano contratti economici e di potere
(sociale, politico ed economico), non erano basati sull’amore.
L’amore esisteva ma non
all’interno del matrimonio, l’amore inizia nell’800 con Dante e Beatrice, è una cosa per lo
più attuale.
All’epoca non c’era bisogno del prete per sposarsi, bastavano solamente due
testimoni (es. dipinto Coniugi Arnolfini di Jan Van Eyak: era sia un dipinto che un atto
notarile per lo specchio con il riflesso dei testimoni durante il matrimonio).
Gli strumenti di
misurazione del tempo vengono usati dalla sociologia. Nel Medioevo il tempo non era
misurato come ora, era suddiviso in giorno e notte (la notte non era considerata perché
faceva parte delle tenebre), attraverso le meridiane si intuiva l’orario grazie alla posizione
del sole.
Un altro strumento usato sono le campane che notificavano le funzioni religiose
e le preghiere perché il tempo apparteneva a Dio.
Il tempo poi da sonoro diventa visivo
perché c’era la necessità di avere una visione più precisa del tempo per via del
cambiamento delle regole sociali; appaiono così i quadranti di un orologio sul campanile
delle chiese, ci sono stati cambiamenti socio-economici.
7. FILOSOFIA: è lo studio della conoscenza, tutto ciò che è il pensiero dell’uomo in quanto
essere pensante, essa indaga il pensiero filosofico nel tempo in cui vive l’artista.
La
filosofia dominante era il NEOPLATONISMO: la filosofia neoplatonica è un’analisi di antichi
scritti di Platone per attribuirne nuove interpretazioni in chiave cristiana.
es. la Venere di
Botticelli: lui rappresentava esattamente la filosofia neoplatonica, le venere neoplatonica.
La bellezza fisica era sinonimo di virtù morali (bello e buono), era la bellezza
rappresentata dalle statue greche, un modello irraggiungibile, virtù inarrivabili se non dalle
divinità dell’Olimpo.
Botticelli la rappresenta con le proporzioni matematiche greche,
l’ideale della perfezione in assoluto; questa bellezza è un tramite tra l’uomo e il divino (in
alto ci sta Dio, in mezzo la venere e in basso l’uomo).
Leonardo non viene influenzato da
questa filosofia, infatti inaugura la FENOMENOLOGIA (primi del 1900). Essa si occupa di
tutto ciò che ci circonda e appare ai sensi. Leonardo indaga per mezzo di sezioni facendo
uso di strumenti medici andando sotto lo strato superficiale della pelle e delle cose ->
NOTORIZZAZIONE.
L’arte non ha quasi mai a che fare con la realtà; l’artista rappresenta
il proprio ideale mentale di un soggetto quindi l’arte non è mai verosimigliante.
Nel
“Leicaster Code”, il trattato di Leonardo, egli scrive “le montagne sono le ossa, il tufo (molto
friabile) è la cartilagine, i fiumi sono le vene e il flusso e reflusso del mare e il respiro”. A
seguito degli studi attraverso sezione egli coglie delle analogie formali tra il corpo umano e
l’intero cosmo (lo scheletro della mano dell’uomo è simile ad un pipistrello).
Si parla quindi
di COSMOCENTRISMO a livello filosofico.
• PSICOLOGIA
Viene introdotta nei primi anni del 1900 da Freud con “L’interpretazione dei
sogni”. Egli scrisse un libro dedicato a Leonardo (ha scritto anche di un suo sogno, un incubo,
che parlava di un uccello rapace). Lui scriveva al contrario, da destra a sinistra, e quindi si
leggeva solamente allo specchio per far si che si crei una sorta di gioco con un ipotetico
lettore che deve scoprire il codice, la chiave.
Nel sogno di Leonardo c’era un rapace che
aveva un riferimento sessuale, secondo Freud, che lo interpretò come un riferimento
sessuale imo-erotico, una manifestazione inconscia.
Freud in tedesco, il nibbio, l’aveva
tradotto con “avvoltoio” che è un altro animale e questo errore è stato rinfacciato a Freud
perché aveva un significato molto diverso.
es. i girasoli di Van Gogh sono gialli e dalla
definizione cromatica c’è un significato positivo ma negli scritti egli scrive che ha scelto il
giallo come colore della solitudine e della disperazione.
La psicologia rappresenta la psiche
di chi osserva l’opera.
• ECONOMIA
Si occupa del sistema economico, del valore dell’opera sul mercato.
Il valore
dell’opera lo stabiliva il committente e il criterio di valore muta nella storia.
Il mistero della
contemporaneità è fatto di galleristi, critici, curatori, giornalisti, l’artista, collezionisti.
I criteri di
valore sono condivisi dalla società e sono: il tempo impiegato, la dimensione, i materiali, la
fama dell’artista, il soggetto rappresentato (i più importanti sono i soggetti della chiesa).
YARBUS è uno studioso russo che ha fatto degli esperimenti dei recettori ai bulbi oculari di una
donna e gli ha poi mostrato un’opera d’arte e collegato ad un macchinario indicava cosa la
donna guardava per prima. Esso ha notato che questo dipendeva dal fruitore comune e che la
donna si concentrava sulle figure e sui volti senza dare importanza al resto perché non era
importante secondo l’economia percettiva.
La necessità era di individuare i soggetti, questo dipende dalla nostra formazione come
individuo; anche chi è cieco affina altri sensi e strumenti per riconoscere.
Lo spettatore comune/fruitore comune dopo aver riconosciuto i soggetti, li isola e li cataloga in
un esempio.
es. nell’opera “La deposizione di Cristo” di Pontormo le cromie del cielo riassumevano tutte le
cromie della rappresentazione. In ambito compositivo/cromatico/spaziale, l’elemento della
nuvola serviva ad equilibrare l’intera opera.
Con Pontormo c’è sempre equilibrio tra spazi pieni e vuoti, non c’è la paura del vuoto, doveva
trovare una presenza/assenza che c’è ma non riempie troppo.
L’operazione mentale che il fruitore comune compie dopo aver individuato i soggetti, è
l’isolamento rispetto al contesto (principio di individuazione isolata).
DESCRIZIONE DI UN’OPERA
Il fruitore comune ha la necessità di descrivere l’opera e di elencare gli elementi rappresentati
con il PRINCIPIO DI INDIVIDUAZIONE ISOLATA.
Il colore fenomenico o naturale viene percepito come attributo del soggetto o oggetto
rappresentato.
Il fruitore comune non vede delle crome ma delle tinte, percepisce il colore come tinta perché
non lo mette in rapporto con le altre cromie e inoltre non percepisce l’ombra.
L’obiettivo è il superamento dell’individuazione isolata.
La visitazione
(descriverla immaginando che sia sfuocata può aiutare con la desemantizzazione)
le cromie del verde sono nella zona centrale, di destra e sullo sfondo sulla parte superiore.
Nel centro ci sono cromie verdi con passaggi graduali tra una cromia scura e una chiara. Nella
parte centrale ci sono cromie verdi che più si va giù e più si scuriscono. Mano a mano che si
addensa l’oscurità aumenta anche la cromia del blu. Accosta una cromia del (rosa/bianco) /
rosso con pigmento giallo, sotto invece parte dal giallo e nelle parti dove si addensa l’ombra
mette il verde.
C’è quindi una parte scura centrale, due chiare laterali che servono per “staccare” la figura dallo
sfondo; lo scuro torna nella parte solidale per creare un contrasto (ritmo cromatico fondato
sull’equilibrio). La luce è fredda.
es. Il “Tondo doni” di Michelangelo a Firenze posto agli Uffizi, il fruitore in atteggiamento
estetico desemantizza l’opera.
Non si possono usare le figure!!!!!
R UUUUUUUUUUUUUU… U R C1 C2
Compresenza= tenere (ultima R)
Sono contemporaneamente presenti tutte le parti
C1= polisemia culturale che sono le diverse discipline usate per indagare l’opera
C2= pensiero dell’artista (scritti, interviste…) e le tecniche (strumenti con i quali l’artista traduce
il suo pensiero, ad esempio pennelli…) -> se non c’è quello strumento lo invento
C.A.D. = campo attenzione delimitato.
I PIGMENTI sono polveri che gli artisti ottenevano frantumando materiali di origine geologica,
ad esempio pietre, terre, animali, piante… che poi venivano diluiti con dei leganti per creare le
differenti cromie.
La LUCE riscalda o raffredda le cromie e può essere bianca o tendente alla tonalità dei gialli.
L’OMBRA invece serve ad indagare le caratteristiche cromatiche, le cromie con cui viene
realizzata e come essa modifica le cromie dei colori adiacenti.
*non si devono mai elencare i colori che sono rappresentati in un dipinto! interessa il rapporto
tra le cromie e come si influenzano tra di loro e non zona per zona sennò è isolata. Non bisogna
nemmeno riportare i propri stati d’animo, bisogna parlare del dipinto come se si parlasse con
qualcuno che non lo può vedere!
Il MANIERISMO è una corrente che nasce nel 1508 e termina alla fine del 1500 (dura quasi un
secolo).
Fino al 1550 c’è il primo manierismo, fino al termine del 1500 c’è il secondo manierismo.
Questa corrente è caratterizzata da un’idea di eleganza, artificiosità, preziosità, elementi
allungati, da un’idea di estrema raffinatezza.
Viene teorizzata dal Vasari, uno storico, critico, architetto, pittore del 1500, che pubblica il
movimento manierista.
L’obiettivo non era quello di rappresentare il soggetto ma di dare prova delle capacità stilistiche
(erano più importante le forme, le composizioni…).
Nascono entrambi gli artisti nel 1494/1495, quasi coetanei, a Firenze. Hanno la stessa
formazione e frequentano entrambi le bottega di Andrea del Sarto, il maestro.
Sono due opere che hanno lo stesso soggetto: la deposizione del Cristo dalla croce; Rosso
Fiorentino crea il suo dipinto nel 1521, mentre Pontormo nel 1526/1527 per cui anche le date di
realizzazione sono molto vicine.
Dal punto di vista cromatico però sono due opere opposte: Pontormo usa cromie sui toni del
pastello, delicate e ha come obiettivo il creare un’armonia tra le cromie; egli accosta toni come il
rosa, verde, azzurro per creare una fusione tra le cromie, gradualità cromatica e nessun
contrasto. Le ombre sono colorate (arancione e fucsia) e c’è una fusione totale, mentre
nell’opera di Rosso Fiorentino è l’opposto: viene realizzata su contrasti cromatici, passaggi
improvvisi tra le cromie chiare e le scure, non c’è gradualità cromatica e nel passaggio tra la
zona chiara e la zona scura, la parte chiara sembra ancora più chiara e quella scura sembra
ancora più scura per via anche della rigidità incredibile.
Rosso Fiorentino realizza questa opera appena uscito dalla bottega di Andrea del Sarto, il
maestro, e viene realizzata per la chiesa di Santa Maria Nuova a Firenze. Quest’opera viene
però rifiutata dai committenti perché non è gradevole all’occhio, dove ci sono le orbite oculari si
addensa lo scuro quindi le persone hanno volti inquietanti. Da questi contrasti viene fuori la sua
capacità stilistica e il suo stile. I visi sembrano teschi con grandi contrasti negli zigomi, sono
pieni di angoli e spigoli.
Le braccia e le mani della madonna sono filamenti luminosi, sono manichini macabri e consunti.
Un altro motivo per cui non è gradevole all’occhio è perché c’è troppa gente raffigurata e viene
così a mancare l’ordine gerarchico: tradizionalmente si deve individuare per prima cosa la
Madonna (posta sopra a qualcosa per sembrare più alta degli altri), invece in questa opera
sono tutti allo stesso livello.
Questa opera è nello stile clementino; viene realizzata nel 1527, l’anno del sacco di Roma
(veniva assediata e il Papa fugge. Esso si ripara a Castel Gandolfo e Roma era invasa da Carlo
V, re germanico.
Ora è esposta nella pinacoteca del Vaticano.
E’ uno dei pannelli delle Storie di San Giuseppe e si trova a Londra alla National Gallery.
Non si capisce cosa accade prima e dopo, sono la descrizione di più episodi della vita di San
Giuseppe non rispettando il criterio della successione temporale.
Questo quadro non ha gradualità prospettica (è di tipo parallattico), quando invece c’è
gradualità prospettica è di tipo ipotattico. Lo spazio è incombente su di noi.
E’ un universo brulicante di comparse in luoghi che non narrano nulla perché è colore e
profondità.
Le figure sembrano muoversi con ritmi spiraliformi , gli elementi sono curvilinei (strutture a
spirale e curvilinee).
La struttura dello sfondo serve per barrare le profondità ed eliminarla e spezza gli elementi.
Il Vasari dice che lui ha perso la retta via con quest’opera perché non si rifà all’arte italiana ma a
quella del Nord Europa. Soprattutto a quella tedesca, ad Albrech Dürer che parte dalla
Germania per studiare l’arte italiana e scrive un manuale. Lui si rifà alle stampe del fürer.
Lo spazio è paratattico, c’è un equilibrio pastellato delle crome. La luce è fredda, l’asse di
simmetria è segnalato dalle due figure centrali. La composizione è equilibrata, la tecnica è
l’affresco.
E’ stata realizzata nella Certosa del Galluzzo.
A Firenze in questi anni scoppia la peste così Pontormo accetta questa commissione così
rimane due anni nel monastero.
Il soggetto del ciclo degli affreschi è la passione di Cristo, in particolare Cristo davanti a Pilato
(quello meno deteriorato).
Il Vasari attacca duramente anche questa riproduzione; egli scrive che in questa opera
Pontormo avrebbe abbandonato lo stile italiano per quello tedesco. In questi anni è presente in
Italia anche Albrecht Durer, originario di Norimberga, venuto per studiare l’arte italiana e perché
qui gli artisti erano considerati intellettuali (abbiamo molti scritti a riguardo, la paga era molto
alta); nel Nord Europa invece l’artista era considerato un artigiano e il lavoro artistico era
considerato una prassi, erano pagati meno e avevano meno consapevolezza del loro lavoro.
Durer fu il primo tedesco a scrivere un trattato influenzato dagli italiani.
Questa opera infatti è simile al “Cavaliere, la morte e il diavolo” di Durer perché lo spazio è
paratattico. Durer però è analitico mentre Pontormo è sintetico.
Nel 1525 però Pontormo rientra a Firenze e riceve la commissione della “Deposizione di Santa
Felicita”, commissionata da Cannoni.
TRACCIATO LINEARE
Nel 1400 a Firenze c’è la SCUOLA FIORENTINA che è considerata insuperabile nello stile
lineare ovvero gli artisti sono specializzati nel disegno.
In questo dipinto è statico perché sta a sedere, quando si muovono invece è dinamico.
*Per capire il dinamismo devo desemantizzare l’opera (non vedere le cose come corpi).
L’andamento dominante è curvilineo che ci dà la scuola e il luogo: in questo caso la scuola
fiorentina del 1400. Inoltre ha cromie fredde dominanti, c’è molta luce bianca.
La luce diffusa nello spazio è LUCE ESOGENA (esos-ghenos -> fuori-nascita)
La LUCE ENDOGENA viene invece da dentro e caratterizza la scuola ferrarese del 1400. Il
tracciato diventa luminoso e fluorescente.
Lo spazio è paratattico: i corpi in primo piano e dietro accostato c’è lo sfondo.
Il Neoplatonismo
E’ una corrente filosofica alla cui creazione aveva contribuito Lorenzo il Magnifico. Era
composta da una cerchia di filosofi, poeti, artisti, ecc… che avevano il compito di creare una
nuova filosofia che avrebbe dovuto unire gli scritti, i miti, la filosofia, la religione pagana con
quella cristiana.
La figura di Venere era centrale nella filosofia neoplatonica perché, rifacendosi all’antico culto
pagano, era la divinità più bella dell’Olimpo, che rappresentava l’amore, una bellezza
idealizzata costruita in base a regole matematiche, si fondava sul concetto di equilibrio e
armonia fra le parti.
Le sculture che la rappresentavano erano costruite secondo calcoli numerici.
Nel Neoplatonismo Venere fa da tramite tra l’uomo e Dio attraverso la sua bellezza ideale.
Botticelli, come artista della ristretta cerchia, aveva il compito di realizzare la bellezza ideale.
Cosme Tura inizia la scuola, egli si ferma a Padova, non a Ferrara, nella bottega dello
Squarcione (C1) (egli era un antiquario, un artista, un commerciante…).
La cosa per cui guardagnava di più era l’antiquario e quando lo Squarcione non aveva quella
originale lui faceva copie identiche e le spacciava per originali.
Per realizzare questi falsi allenava i ragazzi di bottega per realizzare le copie, avevano una
grande conoscenza della cultura antica romana ed egiziana.
Viene quindi influenzato da Donatello col monumento equestre e inizia a lavorare per gli Este a
Ferrara.
Diventa poi pittore di corte della famiglia degli Estensi e si caratterizza per la cultura esoterica
che è molto liberale, ricca di influenze e contaminazioni (interessi archeologici, culture antiche…
mette insieme interessi molteplici).
Siamo nella scuola veneta, è un autore del 400 perché utilizza ancora il tracciato lineare.
E’ un’opera ambigua; lo spazio è paratattico però ci sono elementi che possono trarre in
inganno e presagisce qualcosa che sta cambiando.
Il vertice spaziale di questo dipinto è dove c’è il bastone, convoglia tutto verso il punto in cui
San Gerolamo appoggia il bastone a terra.
Il personaggio più importante a livello iconologico (C1 ambito iconografico) è San Girolamo;
esso arriva in convento col suo leoncino, i frati lo vedono, si spaventano e scappano. La
costruzione della narrazione parte da quel bastone, abbiamo il vertice della piramide
prospettica, l’elemento che dà unitarietà alla costruzione dello spazio.
In questo caso il vertice della piramide prospettica coincide con l’apice narrativo.
Ciò che dà unitarietà alla composizione è quest’unione tra l’ambito narrativo e l’ambito spaziale.
La luce è esogena, le ombre sono portate (un ombra è portata quando si proietta nello spazio,
quando è dentro al corpo è chiaro/scuro).
Le cromie sono fredde.
La composizione è il rapporto tra i diversi elementi e lo spazio: in questa situazione specifica la
composizione è a fasce o a piramide.
Vittore Carpaccio -
La dominante è tracciato lineare anche se può trarre in inganno perché l’autore è sempre quello
precedente, è un opera di transizione (lui vive tra 400 e 500 a Venezia ma ancora ha un piede
nel passato e uno nel futuro ma non è in grado di fare il salto quindi le sue opere risultano
ambigue).
Il vertice della piramide prospettica è dove convergono tutte le diagonali del soffitto
e del pavimento: nella mano. Succede che il vertice della piramide prospettica coincide con
l’apice narrativo (momento culminante della narrazione).
Questo accade solo con Carpaccio e
Masaccio nel 400.
La luce è esogena quindi è diffusa nello spazio, la prospettiva è lineare
(avendo il tracciato lineare), lo spazio è paratattico anche se ci sono elementi ambigui perché ci
sono ombre portate che si proiettano sul pavimento e danno l’idea di una gradualità prospettica;
ha tutti gli elementi per fare quel “salto” ma non riesce ancora a farlo.
Il santo è San Girolamo
o Sant’Agostino (forse più il secondo perché non è presente il leone e sono i due santi che
vengono sempre rappresentati nello studio).
Lui anticipa Giorgione.
Con Giorgione la pittura
tonale è una modalità, mentre prima avevo il vertice della piramide prospettica che organizzava
tutto, ora non c’è più quindi quello che dà una tonalità alla scena rappresentata è un tono di
colore dominante, è un tono che domina per tutta l’opera. Appartiene questa alla scuola veneta.
La prospettiva lineare è un insieme di procedimenti geometrici-matematici che consentono di
riprodurre lo spazio (la profondità) su un piano.
GIORGINE
Non abbiamo documenti certi su di lui, morì giovanissimo e abbiamo pochissime
opere che gli si possono attribuire perché per realizzare le sue opere ci voleva molto tempo.
Questa opera siamo sicuri perché è una commissione pubblica quindi ci sono gli atti notarili.
Vasari ci dice che il primo a dipingere senza disegno fu proprio Giorgione quindi questo
passaggio dal tracciato lineare ad una prospettiva cromo-luminosa viene percepita come una
rivoluzione importantissima.
Lo spazio non viene più costruito in base ad una costruzione
architettonica ma i valori dei vicini e dei lontani viene costruita col colore, l’ombra e la luce.
Questa è una caratteristica della scuola veneta e con questo si inaugura il 500.
Il tono di
colore dominante che va a sostituire il vertice della piramide prospettica.
Lui usava una sorta
di vaporizzazione cromatica (uno spolverio di pigmenti di colore su tutta l’opera, è una sorta di
pulviscolo atmosferico con pigmenti di colore), per questo lui ci metteva molto tempo a
realizzare un’opera, erano vernici trasparenti a cui venivano aggiunti dei pigmenti per dare
uniformità cromatica al dipinto. E’ una tecnica opposta a quella di Tiziano.
Le cromie
dominanti sono il rosso e il verde, tra di loro complementari, e dell’ocra ma tutto il dipinto è
unificato nei toni del rosso.
La dominante è margine, la prospettica è cromo luminosa, lo
spazio è ipotattico (gli elementi sono coordinati tra di loro) e la luce è esogena, la struttura
compositiva è di tipo piramidale.
La dominante degli andamenti è curvilinea e il rapporto è
equilibrato.
Non abbiamo una datazione certa perché manca la documentazione, quest’opera rappresenta
una rivoluzione.
Dal punto di vista estetico è una rivoluzione perché quando esso
rappresenta il paesaggio per la prima volta non rappresenta un paesaggio indifferente, fino ad
allora si erano avuti paesaggi dove costante, dove c’era il sole, ecc…, a livello di condizione
meteorologia, qui rappresenta un paesaggio in una precisa condizione atmosferica.
C’è un
bagliore di un lampo nella parte superiore, quindi è un paesaggio che anticipa la tempesta
quindi dà l’idea della rivoluzione ed è la prima volta nell’arte.
Entrando nell’estetico, c’era una
astrazione spazio-temporale intesa in campo metereologico, ovvero prima non si modificava,
era sempre quello mentre ora per la prima volta accade qualcosa, un lampo quindi non siamo
più nel campo dell’astrazione spazio-temporale ma il tempo diventa legato ad una precisa
condizione atmosferica.
Prima il tempo (asse spazio-temporale) era sempre indifferente, non
accadeva mai nulla, era sempre quello mentre lui rappresenta quando succede qualcosa, un
lampo, questo lampo fa si che si inizia a rappresentare una precisa condizione meteorologica: il
momento prima che sta per scoppiare una tempesta.
Fa parte della scuola veneta, 1500, la dominante è il margine (direttamente col colore sulla
tela), prospettiva cromo-luminosa e l’elemento dell’unitarietà dell’immagine non viene dato dal
vertice ma dall’unitarietà tonale. Usa una sorta di vaporizzazione cromatica quindi è come se il
dipinto fosse diffuso di questa croma diffusa.
Dal punto di vista iconografico e iconologico, Il soggetto del dipinto è svolto nel mistero, nel
senso che non sono stati rinvenuti i documenti degli atti notarili. Nel corso dei secoli si sono
succedute diverse interpretazioni: il dipinto è datato 1506/1508 e si trova a Venezia alle Galleria
dell’Accademia.
In questo dipinto viene rappresentato il tempo metereologico in preda ad una precisa
condizione, cioè prima avevamo un’astrazione spazio-temporale e il tempo metereologico dei
dipinti era sempre rappresentato come se fosse mezzogiorno circa con qualche nuvoletta.
Ora c’è una sorta di spaccatura, dal punto di vista denotativo viene rappresentato il bagliore di
un lampo, il momento prima che scoppi una tempesta -> novità iconografica-iconologica che
porta con se una novità a livello estetico, nel senso che le cromie di questo dipinto risentono di
questa rivoluzione, ma anche a livello metaforico (metafora col volto, è come se prima era
inespressivo e sempre rappresentato nello stesso modo, poi da questo momento il dipinto
assume espressività e fosse, ad esempio, arrabbiato).
Apre una strada, da ora in poi, chi disegna un paesaggio, esso cambiava in base a ciò che essi
volevano rappresentare.
Abbiamo quindi una sorta di elemento che viene tradotto a livello estetico come una frattura
luminosa che diventa una eco-cromatica cioè da li parte questa cromia che si diffonde per tutto
il dipinto che è quella che dà il tono cromatico dominante al dipinto, che si impasta con le altre,
che è una cromia “emulsione cristallina”.
L’emulsione è una miscela composta in questo caso da diverse cromie, cristallina perché le
cromie sono quelle del cristallo; esso ha realizzato una emulsione con tutti i colori contenuti
nell’iridescenza del cristallo (azzurri, verdi, argento…) e di questa cromia è diffuso tutto il
dipinto.
C’è questa vaporizzazione con il pigmento che aderisce a tutte le superfici, a livello compositivo
parte dal centro e può essere realizzata a cerchi concentrici oppure come una composizione a
spirale.
Lo spazio è ipotattico, la dominante degli andamenti è curvilinea anche se c’è un rapporto
comunque piuttosto equilibrato, il ritmo è equilibrato.
La committenza è privata infatti il dipinto è di piccole dimensione però realizzare con un’estrema
minuzia.
La luce dominante è esogena, diffusa nello spazio, anche se nella parte alta c’è il fulmine che è
un elemento endogeno, però l’insieme è esogeno.
Leonardo Da Vinci
Leonardo nasce a Vina nel 1452 e viene iscritto dal padre nella bottega di Verrocchio a Firenze.
Esso si distingue immediatamente rispetto agli altri allievi.
Lui faceva l’indagine dei fenomeni ovvero ciò che appare ai sensi, l’indagine su tutto ciò che lo
circondava.
Esso indaga andando in profondità, seleziona i cadaveri per capire i fenomeni della loro origine.
Esso scoprì inoltre che c’erano strutture simili tra i vari organismi viventi.
C’è un’analogia tra il movimento dei capelli e il movimento delle onde. Tutte le sue ricerche
sono riportate nei suoi trattati, nei codici.
La produzione artistica è una piccolissima parte del suo lavoro, solo 14 dipinti ci sono pervenuti
e non tutti sono i suoi.
Leonardo è stato un artefice, un creatore e ci ha lasciato i progetti di ciò che non è riuscito a
fare.
I suoi diversi codici sono sparsi per il mondo.
Caravaggio
Si pensa possa essere nato a Milano attorno al 1571 (siamo nell’ambito delle probabilità perché non
abbiamo documenti).
Quando è a Milano va a bottega da un pittore Tardo Manierista (corrente della Maniera) che si chiamava
Simone Peterzano.
Sicuramente la frequenza di questa bottega non incide sulla sua produzione artistica, nel suo approccio
stilistico, è una formazione di base.
Lo ha influenzato probabilmente quello che ha visto quando era a Milano, gli artisti che erano là mentre lui
si formava. Uno di questi era Vincenzo Campi
La fruttivendola
della famiglia Campi e rappresenta una scena di genere ovvero non era un soggetto
importante, era un soggetto minori, rappresentavano scenette quotidiane ad esempio in questi
caso una fruttivendola che vende i propri prodotti.
Questo tipo di produzione artistica l’ha influenzato anche se la sua produzione è rivoluzionaria.
Questa composizione è analitica (se si guarda il dettaglio) o sintetica (se si guarda tutto): in questo caso è
analitica.
Di certo si sa che nel 1589/1590 arriva a Roma, e lo sappiamo perché abbiamo dei documenti, perché lì
c’era lavoro e c’erano le commissioni. A Roma era sede del papato, vescovi, cardinali, c’era tutta una
parte del clero romano e non solo (nobili) che commissionavano opere.
Nei primi del 1600 molti artisti arrivano a Roma perché c’erano molte commissioni, perché il papato aveva
necessità di reagire alla riforma luterana, protestante. Esso reagisce producendo una parte della reazione
nella controriforma ovvero c’è la riforma luterana e c’è la controriforma della chiesa cattolica, del papato
contro la riforma luterana.
Nel 1600 abbiamo un impennata di quella che era la commissione di dipinti, le chiese si riempiono di
dipinti infatti anche le nostre chiese hanno dipinti che risalgono a quel periodo.
Gli artisti quando dipingevano avevano affianco un consulente della chiesa che gli diceva cosa si poteva
dipingere e cosa no.
Nel 1592/93 riesce ad entrare nella bottega di un pittore famoso era il cavaliere Cesare D’Arpino ed era
importante entrare in quella bottega perché era frequentata da personaggi importanti, era un modo per
costruire delle relazioni.
Il Cardinale del Monte era importante per la produzione di Caravaggio, esso aveva una cultura vastissima.
Si può dire che si forma quando lo incontra, prima aveva attività artigianale mentre ora lui gli dà la
consapevolezza.
Quasi subito inizia quella che era la rivoluzione di Caravaggio: dal 1594 al 1597/8 circa noi abbiamo la
prima produzione (primo periodo) che viene anche definito “Luminoso” perché è la luce che domina
all’interno della produzione artistica di Caravaggio.
In Caravaggio lo sfondo è luminoso, è luce quindi si costruisce tutto in controluce mentre l’altro dà l’idea
della volumetria. In entrambi abbiamo prospettiva cromo luminosa, in entrambi abbiamo la dominante
margine ma quello di Brueghel è ipotattico mentre l’altro è paratattico.
In quello di Brueghel è tutto pieno, c’è paura del vuoto mentre Caravaggio capisce l’importanza della
sintesi: ha a che fare con la composizione (rapporto figure/sfondo), quella di Brueghel si posiziona
sull’asse di simmetria mentre quella di Caravaggio è piramidale con il vertice in basso perché è una
struttura sintetica che dà unitarietà, sintesi, è compatto. Quella di Caravaggio è munementale e plastico,
creando i diversi piani fa diventare quella composizione ipotattica e non paratattica.
Le caratteristiche di Caravaggio sono quindi: sintesi, essenziale, unitario mentre quella di Brueghel è
analitica, decorativa.
Fino allora le commissioni erano di genere minore (private) poi grazie al cardinale Del Monte riceverà la
commissione che gli cambierà la vita (di tipo religioso, pubblica).
Nel 1599 riceve questa commissione per la Cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi.
Se si va a Roma in Piazza Navona c’è questa chiesa con i suoi dipinti ancora li, nel luogo per cui sono
stati concepiti.
Qui abbiamo l’inizio del secondo periodo, il periodo che va dal 1599 al 1607 circa e le ombre invadono lo
spazio, è il periodo “Tenebroso”, l’oscurità è dominante nell’opera, parte tutto dall’oscurità, dalle tenebre,
ciò significa che l’oscurità diventa l’elemento che costruisce l’opera. E’ una rivoluzione, esso tira fuori le
parti più importanti con dei tagli di luce.
Viene accusato di omicidio durante una rissa nel 1606 per questo scappa via da Roma, prima va a Napoli
e prima di scappare da Roma realizza la “Morte della Madonna” che viene rifiutato dai committenti, i
Carmelitani .., perché giudicato irriverente perché madonna era morta con le gambe scoperte e gonfie.
Questo fu però immediatamente acquistato dalla corte dei Gonzaga, a Mantova, da Rubens, giudicandolo
uno dei suoi migliori.
A Napoli realizza le 7 opere della Misericordia che si trovano ancora là al Pio Monte della Misericordia ed
ebbero un successo incredibile al punto tale che a Napoli nasce la prima scuola caravaggesca ma si
sposta anche da lì e arriva a Malta perché gli avevano promesso la Croce del cavalierato di Malta e lì
realizza un’opera “La decolazione del Battista. Scappa anche da qui e arriva a Messina in Sicilia e inizia il
suo terzo periodo, e sono le opere del periodo siciliano 1607/08
Muore nel 1608 senza aver saputo di essere stato graziato dal Papa.