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PROGRAMMA

La POLISEMIA CULTURALE
La COMUNICAZIONE
CONOSCENZE SPECIFICHE
METODOLOGIA D’INDAGINE
I critici d’arte per scrivere un manuale (da conoscenza comune a specifica) usano:

• STORIA: ATTI NOTARILI, TECNICA(Nella tecnica ci stanno anche le DIMENSIONI), ’ICONOGRAFIA,


ATTEGGIAMENTO RELIGIOSO / RELIGIONE, BIOGRAFIA, SOCIOLOGIA, FILOSOFIA (La filosofia
dominante era il NEOPLATONISMO, Leonardo non viene influenzato da questa filosofia, infatti
inaugura la FENOMENOLOGIA (primi del 1900), NOTORIZZAZIONE, COSMOCENTRISMO),
LETTERATURA (l’ILLUSTRAZIONE), SCIENTIFICA
 ,PSICOLOGIA
 ,ECONOMIA
 , SENIOLOGIA

(SIGNIFICANTE, SIGNIFICATO, SEGNO.), DIACRONICO, DIACRONICO.

Compianto sul Cristo morto - Giotto (1303-1305)

IL FRUITORE COMUNE (SPETTATORE COMUNE)


PRINCIPIO DI INDIVIDUAZIONE ISOLATA.
STRUTTURE COSTITUTIVE
ECONOMIA PERCETTIVA
STEREOTIPI
YARBUS
PRINCIPIO DI INDIVIDUAZIONE ISOLATA
DESCRIZIONE DI UN’OPERA
DESEMANTIZZAZIONE:
’INQUADRAMENTO

La modalità percettiva che utilizza il fruitore comune in atteggiamento denotativo/descrittivo è:


U.R.U.R.U.R.U.R…
U= unità R= rapporto
es. individuo (U), riconosco/nomino (R)

La visitazione

FRUITORE IN ATTEGGIAMENTO ESTETICO


ANALISI IN ATTEGGIAMENTO ESTETICO
I PIGMENTI
La LUCE
L’OMBRA

Analisi in atteggiamento estetico tra due artista


Il MANIERISMO

Pontormo - Deposizione del Cristo dalla croce - 1526/27


Rosso Fiorentino - Deposizione del Cristo dalla croce – 1521

La TRANSUSTANZAZIONE

Madonna con bambino e santi - Rosso Fiorentino – 1518

Rosso Fiorentino - Mosè e le figlie di jetro – 1523


Rosso Fiorentino - Cristo morto - 1527
Pontormo - Le storia di San Giuseppe - 1518

Lo SPAZIO
Pontormo - Ventumno e Pomona - 1520/1521
Pontormo - Cristo davanti a Pilato - 1523/1525
Pontormo - La signora in rosso - 1530 circa

APPROCCIO ALLA LINEA (TRACCIATO LINEARE, il MARGINE, RAPPRESENTAZIONE MENTALE)


MODALITà COSTRUZIONE DELLA LINEA (1° MODALITà: effetti di DISSOLVENZA, 2° MODALITà: c’è
un elevata UNIFORMITà CROMATICA, 3° MODALITà: RAPPRESENTAZIONE MENTALE)
DISSOLVENZA, UNIFORMITà CROMATICA.
l’ombra portata

Botticelli - Nascita di Venere - 1485/1486


Giorgione - Madonna di Castelfranco Veneto - 1504/1508
Leonardo - La vergine delle rocce - 1483/85
Caravaggio - Martirio di San Matteo - 1599/1600

TRACCIATO LINEARE
SCUOLA FIORENTINA

Filippo Lippi - Madonna con bambino e angeli – 1465

Il RITMO
LUCE ESOGENA
LUCE ENDOGENA

Botticelli - La fortezza -1470


Botticelli - Adorazione dei magi – 1475
Botticelli - La primavera - 1478-1485

Il Neoplatonismo

Botticelli - La nascita di Venere - 1484/1486


Botticelli - La calumnia - 1490
Botticelli - Natività mistica - 1501

Scuola ferrarese ( TRACCIATO LINEARE, ELEMENTI SPEZZATI, LUCE ENDOGENA)

Cosme Tura - San Giorgio e il drago


Cosme Tura - Erato – 1460
Cosme Tura - Ante dell’organo del Duomo di Ferrara – 1469
Cosme Tura - La Madonna annunciata
Cosme Tura - La madonna con bambino e gli angeli musicanti – 1464
Vittore Carpaccio - San Girolamo e il leone nel convento
Vittore Carpaccio - Il sogno di Sant’Orsola

1504-1508 - Giorgione - La pala di Castelfranco Veneto


1506-1508 - Giorgione - La tempesta
Giorgione - I tre filosofi - 1506/1508

Tiziano - Madonna con bambino e donatore -1514


Tiziano - La Venere di Urbino – 1538
Tiziano - La punizione di marsia – 1570

Leonardo Da Vinci

Leonardo - L’annunciazione – 1470


Leonardo - De battesimo di Cristo – 1475
Leonardo - La Vergine delle rocce - 1483/1486
Leonardo - Ritratto della donna con ermellino - intorno al 1490
Leonardo - Sant’Anna trinitaria
Leonardo - La Monnalisa
Leonardo - San Giovanni Battista
Leonardo - Diluvio – 1519

Caravaggio

La fruttivendola
La “Canestra di frutta” di Caravaggio a confronto con “Il vaso di fiori” di Ian
Brueghel Il Vecchio oppure Brueghel dei Velluti oppure anche Brueghel dei fiori
Ragazzo con canestro di frutta - Caravaggio - 1593/94
La vocazione di San Matteo - Caravaggio – 1599
Il martirio di San Matteo - Caravaggio - 1599
Caravaggio - La resurrezione di Lazzaro – 1608

APPUNTI GENERALI
Quando guardiamo un opera d’arte ognuno di noi ha una diversa INTERPRETAZIONE: ci sono
diverse letture ed ogni interpretazione è valida perché rappresenta un modo diverso di pensare,
di vedere la cosa proiettando ciò che noi siamo, i nostri sentimenti. 
 Essa non comunica
perché ha un messaggio univoco, per poter comunicare bisogna condividere uno stesso codice.
La POLISEMIA CULTURALE (molti-segni) è la cultura che è composta da tante conoscenze,
da tanti saperi.

La COMUNICAZIONE è uno scambio di informazioni. 
 es. nella Monnalisa c’è un solo


messaggio quindi essa non comunica in modo convenzionale, infatti non è l’opera che
comunica ma siamo noi che la facciamo comunicare con i nostri diversi saperi e le nostre
opinioni diverse. 
 L’arte non ha mai un unico messaggio che sia valido in assoluto, le
interpretazioni variano nel tempo e nello spazio e questo rende l’arte teoricamente eterna. 
 Se
un’opera d’arte suscita qualche emozione non è una forma di comunicazione perché è una
cosa soggettiva, dipende da persona a persona.

Ci sono conoscenze che attraverso i secoli si sono occupate solo di indagare l’opera, le
conoscenze che si traducono in uno strumento (gli strumenti sono specifici): questa è la
POLISEMIA CULTURALE. 
 I nostri manuali sono state realizzati con delle CONOSCENZE
SPECIFICHE con cui le opere d’arte sono state indagate.

Si parla invece di METODOLOGIA D’INDAGINE quando le conoscenze diventano strumenti.

I critici d’arte per scrivere un manuale (da conoscenza comune a specifica) usano:

• STORIA:

1. ATTI NOTARILI dove si registrano le commissioni. Dall’atto notarile si ricava la data,


l’autore, il titolo e la committenza.
 es. nella Monnalisa non si sa esattamente chi
rappresenta o la data perché non si è mai ritrovato un atto notarile, l’unica certezza che
abbiamo è che Leonardo l’ha portata con se in Francia. 
 Egli è un artista ma anche un
artefice ovvero si serve di qualcosa per poi costruire altro, era uno scienziato.

2. TECNICA sono gli strumenti utilizzati per realizzare un’opera (es. pennelli, a volte con
Leonardo anche le dita, il supporto…). Molti artisti erano passati dalla tavola di pioppo alla
tela perché pesa meno mentre Leonardo continuava a lavorare su tavola e i suoi materiali
erano estremamente complessi quindi sulle tele non avrebbero avuto la giusta resa; egli
usava collanti sperimentali e tecnica mista. 
 Nella tecnica ci stanno anche le
DIMENSIONI: nella Monnalisa le commissioni dicono che era un opera privata e non
pubblica (per palazzi, castelli…), era pensata per una dimora privata, per un piccolo
ambiente infatti è un dipinto estremamente piccolo.
 Con le opere d’arte si va a dimensioni,
come con la stoffa, e il prezzo varia in base a questo. 
 Leonardo però non ha riconsegnato
la Monnalisa e ci ha ragionato su per anni, egli scrisse nel Codice Atlantico che l’arte è una
cosa mentale.

3. L’ICONOGRAFIA (dal greco margine, scritta - icona, discorso) dà la possibilità di


riconoscere il soggetto dell’’opera, riconosco le immagini dai loro attributi. Essa è il discorso
sulle immagini perché va a studiare come si modifica nel tempo e nello spazio la
rappresentazione dell’immagine (ad esempio le modifiche sulla rappresentazione di Cristo).
Qui ci si può spostare indietro ma anche in avanti.
4. ATTEGGIAMENTO RELIGIOSO / RELIGIONE Molte opere d’arte sono dentro a chiese e
sono inerenti alla religione. Per potere leggere un’opera in ambito religioso bisogna avere
le conoscenze sulla religione (uomo in croce=Cristo, madre con figlio=Madonna con
bambino…)

5. BIOGRAFIA degli artisti: la storia della vita degli artisti (anno di nascita e morte). Il biografo
si occupa di tutto ciò che accade dalla vita alla morte di un’artista facendo uso degli atti
notarili. E’ diversa dall’AUTOBIOGRAFIA perché quest’ultime sono state scritte dagli artisti
stessi, mentre la biografia viene scritta dagli storici. 
 es. Leonardo ha scritto una sorta di
autobiografia, non come la intendiamo noi oggi, tutti i grandi artisti scrivono su se stessi.
Raffaello infatti scrive il primo TRATTATO DI CONSERVAZIONE DEI BENI CULTURALI.

6. SOCIOLOGIA è una disciplina che studia i meccanismi e le regole della società, la qualità
della vita, come vivevano e le regole sociali su cui si basava l’epoca in cui sono stati
realizzati i dipinti, com veniva percepita la vita dell’epoca…
 L’approccio a tematiche
universali cui la vita, l’amore, la morte (nascita, battesimo, matrimonio, morte). 
 es. se la
vita media è breve è perché non c’era una gran qualità della vita (nel Medioevo era circa d
30 anni). Se la vita non è amata la morte non è temuta.
 Con la peste nera la popolazione
cala, quando passa c’è meno gente quindi aumenta la qualità della vita, per questo in quel
periodo nelle chiese non si rappresentano più i giudizi universali, la morte è temuta ora
perché la qualità della vita è più alta. 
 Col Rinascimento la qualità della vita aumenta e
cambiano le regole sociali: i poveri diminuiscono e la povertà diventa un peccato. 
 Il
concetto di matrimonio era diverso dal nostro attuale, erano contratti economici e di potere
(sociale, politico ed economico), non erano basati sull’amore. 
 L’amore esisteva ma non
all’interno del matrimonio, l’amore inizia nell’800 con Dante e Beatrice, è una cosa per lo
più attuale. 
 All’epoca non c’era bisogno del prete per sposarsi, bastavano solamente due
testimoni (es. dipinto Coniugi Arnolfini di Jan Van Eyak: era sia un dipinto che un atto
notarile per lo specchio con il riflesso dei testimoni durante il matrimonio).
 Gli strumenti di
misurazione del tempo vengono usati dalla sociologia. Nel Medioevo il tempo non era
misurato come ora, era suddiviso in giorno e notte (la notte non era considerata perché
faceva parte delle tenebre), attraverso le meridiane si intuiva l’orario grazie alla posizione
del sole. 
 Un altro strumento usato sono le campane che notificavano le funzioni religiose
e le preghiere perché il tempo apparteneva a Dio.
 Il tempo poi da sonoro diventa visivo
perché c’era la necessità di avere una visione più precisa del tempo per via del
cambiamento delle regole sociali; appaiono così i quadranti di un orologio sul campanile
delle chiese, ci sono stati cambiamenti socio-economici.

7. FILOSOFIA: è lo studio della conoscenza, tutto ciò che è il pensiero dell’uomo in quanto
essere pensante, essa indaga il pensiero filosofico nel tempo in cui vive l’artista. 
 La
filosofia dominante era il NEOPLATONISMO: la filosofia neoplatonica è un’analisi di antichi
scritti di Platone per attribuirne nuove interpretazioni in chiave cristiana. 
 es. la Venere di
Botticelli: lui rappresentava esattamente la filosofia neoplatonica, le venere neoplatonica.

 La bellezza fisica era sinonimo di virtù morali (bello e buono), era la bellezza
rappresentata dalle statue greche, un modello irraggiungibile, virtù inarrivabili se non dalle
divinità dell’Olimpo. 
 Botticelli la rappresenta con le proporzioni matematiche greche,
l’ideale della perfezione in assoluto; questa bellezza è un tramite tra l’uomo e il divino (in
alto ci sta Dio, in mezzo la venere e in basso l’uomo).
 Leonardo non viene influenzato da
questa filosofia, infatti inaugura la FENOMENOLOGIA (primi del 1900). Essa si occupa di
tutto ciò che ci circonda e appare ai sensi. Leonardo indaga per mezzo di sezioni facendo
uso di strumenti medici andando sotto lo strato superficiale della pelle e delle cose ->
NOTORIZZAZIONE. 
 L’arte non ha quasi mai a che fare con la realtà; l’artista rappresenta
il proprio ideale mentale di un soggetto quindi l’arte non è mai verosimigliante.
 Nel
“Leicaster Code”, il trattato di Leonardo, egli scrive “le montagne sono le ossa, il tufo (molto
friabile) è la cartilagine, i fiumi sono le vene e il flusso e reflusso del mare e il respiro”. A
seguito degli studi attraverso sezione egli coglie delle analogie formali tra il corpo umano e
l’intero cosmo (lo scheletro della mano dell’uomo è simile ad un pipistrello).
 Si parla quindi
di COSMOCENTRISMO a livello filosofico.

• LETTERATURA 
 è un espressione artistica con strumento e linguaggio, con un’espressione


artistica io ne interpreto un’altra. 
 Non si rivelano verità storiche: nella letteratura c’è
l’elemento romanzesco, ha caratteristiche romanzesche. 
 es. il “Codice Da Vinci” non
contiene verità storiche su Leonardo o sulla Gioconda, serve solo ad intrattenere lo spettatore
con una narrazione. 
 La differenza tra LETTERATURA e ILLUSTRAZIONE:
l’ILLUSTRAZIONE è la traduzione da un linguaggio scritto a quello visivo, viene realizzata in
serie (inizio, svolgimento, fine), è collegato da un filo conduttore che procede in modo lineare
e c’è infine un costante riferimento al testo d’origine.

• SCIENTIFICA
 E’ quando si prendono gli strumenti scientifici della tecnologia e si indagano


le opere d’arte; sono gli stessi strumenti che usiamo sul nostro corpo (radiografia, tac,
tomografia…). E’ una tecnologia non invasiva sul nostro corpo, per questo motivo non rovina
nemmeno le opere d’arte. Attraverso queste immagini è possibile individuare le evoluzioni
della rappresentazione e le bozze antecedenti all’opera definitiva. 
 L’aspetto informativo fa
parte del gruppo delle conoscenze scientifiche.

• PSICOLOGIA
 Viene introdotta nei primi anni del 1900 da Freud con “L’interpretazione dei
sogni”. Egli scrisse un libro dedicato a Leonardo (ha scritto anche di un suo sogno, un incubo,
che parlava di un uccello rapace). Lui scriveva al contrario, da destra a sinistra, e quindi si
leggeva solamente allo specchio per far si che si crei una sorta di gioco con un ipotetico
lettore che deve scoprire il codice, la chiave. 
 Nel sogno di Leonardo c’era un rapace che
aveva un riferimento sessuale, secondo Freud, che lo interpretò come un riferimento
sessuale imo-erotico, una manifestazione inconscia. 
 Freud in tedesco, il nibbio, l’aveva
tradotto con “avvoltoio” che è un altro animale e questo errore è stato rinfacciato a Freud
perché aveva un significato molto diverso. 
 es. i girasoli di Van Gogh sono gialli e dalla
definizione cromatica c’è un significato positivo ma negli scritti egli scrive che ha scelto il
giallo come colore della solitudine e della disperazione.
 La psicologia rappresenta la psiche
di chi osserva l’opera.

• ECONOMIA
 Si occupa del sistema economico, del valore dell’opera sul mercato.
 Il valore
dell’opera lo stabiliva il committente e il criterio di valore muta nella storia. 
 Il mistero della
contemporaneità è fatto di galleristi, critici, curatori, giornalisti, l’artista, collezionisti.
 I criteri di
valore sono condivisi dalla società e sono: il tempo impiegato, la dimensione, i materiali, la
fama dell’artista, il soggetto rappresentato (i più importanti sono i soggetti della chiesa).

• SENIOLOGIA
 E’ un settore della linguistica e si occupa dell’attività sennica dell’uomo, la


capacità di creare segni (la parola, l’abito, la fotografia, ciò che è creato dall’uomo).
 es. la
parola “casa” la semiotica la divide in SIGNIFICANTE (elemento fisico) e SIGNIFICATO
(parte mentale). Il significato è il suono che fa vibrare il timpano, il significato è quando a quel
suono si attribuisce il significato di “casa”. 
 Il significante + il significato compongono un
SEGNO.
 Bisogna condividere un CODICE sennò il significante non corrisponde al
significante e al significato. 
 es. se si parla una lingua diversa non si condivide lo stesso
codice.
 Per essere sicuri di aver comunicato ci vuole un feedback, una risposta. 
 Un
significante può essere la fonte d’origine di una serie infinita di significati. 
 Condividere il
codice con l’artista è il modo per far comunicare un’opera, questo è possibile tramite
interviste con l’artista e attraverso i suoi scritti. 
 Ci sono delle regole in base a cui l’opera
viene costruita (sono gli strumenti più recenti):
8. DIACRONICO: Attraverso il tempo e le epoche storiche

SINCRONICO:contemporaneo, sincronici a noi
 es. la psicologia è sincronico perché nasce con


Froid all’inizio del 1900.
 es. l’iconologia e l’iconografia è diacronico sono strumenti molto
antichi.
 es. la religione è diacronico perché nasce moltissimo tempo fa.
 es. la letteratura è
diacronico. 
 es. l’economico nasce nell’800 quindi è recente per cui viene collocato nel
sincronico però può essere anche considerato diacronico perché c’è sempre stato un sistema
economico di qualche tipo. 
 es. la senologia è sincronico perché nasce nei primi del
1900/1950-60.

Compianto sul Cristo morto - Giotto (1303-1305)



 Questa opera si trova a Padova nella Cappella degli Scrovegni ed è un affresco. 
 Per dare
tutte queste informazioni ho fatto riferimento alla religione, all’iconografia, alla storia e alle
competenze tecniche. 
 Secondo un autore, la linea verticale dei due uomini in piedi significa la
vita, l’orizzontale del Cristo rappresenta la morte e ci sono varie interpretazioni dell’opera.

 Tutte le interpretazioni sono plausibili perché sono stati usati metodi di conoscenza diversi:
• D.G.Argan si serve di strumenti filosofici e del pathos
• Matteo Marangoni si serve degli strumenti della percezione
• R. Arnheim si occupa della percezione visiva con il testo “Arte e percezione visiva”.
Abbiamo lo stesso significante (Cristo morto) ma tre significati differenti.

IL FRUITORE COMUNE (SPETTATORE COMUNE)


Noi siamo i fruitori comuni, colui che non ha la conoscenza specifica, nel nostro caso è colui
che non ha mai studiato storia dell’arte.
Di fronte al Cristo morto il fruitore comune vuole sapere il titolo e chi sono i soggetti
rappresentati.
Nell’arte contemporanea i soggetti spariscono perché viene a perdersi il soggetto
rappresentato.
Le persone per descrivere il quadro elencano le cose che si riconoscono (la base) e questa
cosa si chiama PRINCIPIO DI INDIVIDUAZIONE ISOLATA.
Questa cosa ce la portiamo dietro alla nascita perché ci dà la capacità di sopravvivere, la
capacità di individuare, riconoscere, nominare… prima di nominarla bisogna riconoscerla
attraverso conoscenze e bisogna avere un immagine dentro la testa: le STRUTTURE
COSTITUTIVE sono schemi essenziali che abbiamo da sempre con la memoria per cui appena
uno vede un soggetto lo riconosce e lo nomina.
Sono schemi estremamente essenziali e tradotti nella vita attraverso le scuole che abbiamo
frequentato.

ECONOMIA PERCETTIVA: Il cervello per memorizzare le informazioni devono essere basiche,


è una sorta di economia per eliminare il superfluo.
Gli STEREOTIPI sono informazioni, le forme stampo, immagini semplici e sintetiche condivise
in ambito percettivo… ce li insegnano perché sono condivise da tutti.
Questa cosa però non capita con l’arte, infatti i cieli non sono sempre azzurri e i tronchi non
sono sempre marroni; l’arte è il superamento dello stereotipo.

YARBUS è uno studioso russo che ha fatto degli esperimenti dei recettori ai bulbi oculari di una
donna e gli ha poi mostrato un’opera d’arte e collegato ad un macchinario indicava cosa la
donna guardava per prima. Esso ha notato che questo dipendeva dal fruitore comune e che la
donna si concentrava sulle figure e sui volti senza dare importanza al resto perché non era
importante secondo l’economia percettiva.
La necessità era di individuare i soggetti, questo dipende dalla nostra formazione come
individuo; anche chi è cieco affina altri sensi e strumenti per riconoscere.
Lo spettatore comune/fruitore comune dopo aver riconosciuto i soggetti, li isola e li cataloga in
un esempio.
es. nell’opera “La deposizione di Cristo” di Pontormo le cromie del cielo riassumevano tutte le
cromie della rappresentazione. In ambito compositivo/cromatico/spaziale, l’elemento della
nuvola serviva ad equilibrare l’intera opera.
Con Pontormo c’è sempre equilibrio tra spazi pieni e vuoti, non c’è la paura del vuoto, doveva
trovare una presenza/assenza che c’è ma non riempie troppo.

Quando una persona riconosce gli elementi avviene il PRINCIPIO DI INDIVIDUAZIONE


ISOLATA che sta nell’individuare, nel riconoscere e nell’isolare.
Uno stereotipo è che più un’artista è bravo e più deve essere verosimigliante, la bellezza ora è
associata alla verosimiglianza.
es. Caravaggio è il più concettuale e meno verosimigliante ma allo spettatore comune sembra
così quindi è considerato bello.
Leonardo diceva che non è difficile fare della verosimiglianza ma piuttosto rappresentare ciò
che il soggetto rappresentato sta pensando.
Raffaello invece diceva che l’arte non deve rappresentare la natura per come è ma per come
dovrebbe essere, ogni artista ha una propria idea.

L’operazione mentale che il fruitore comune compie dopo aver individuato i soggetti, è
l’isolamento rispetto al contesto (principio di individuazione isolata).

Ci sono due stereotipi principali nell’arte:


• che l’arte comunica
• il criterio artistico di bellezza dell’opera è legato al concetto di verosimiglianza
In realtà l’arte non ha nulla a che fare con la verosimiglianza, essa non deve rappresentare la
natura per com’è ma per come dovrebbe essere (cit. Raffaello), ognuno rappresenta
semplicemente la propria idea.

DESCRIZIONE DI UN’OPERA
Il fruitore comune ha la necessità di descrivere l’opera e di elencare gli elementi rappresentati
con il PRINCIPIO DI INDIVIDUAZIONE ISOLATA.
Il colore fenomenico o naturale viene percepito come attributo del soggetto o oggetto
rappresentato.
Il fruitore comune non vede delle crome ma delle tinte, percepisce il colore come tinta perché
non lo mette in rapporto con le altre cromie e inoltre non percepisce l’ombra.
L’obiettivo è il superamento dell’individuazione isolata.

DESEMANTIZZAZIONE: (de=alfa privativa greca), ha a che fare con la semantica (attribuzione


di un significato a delle cose) e si usa per superare l’individuazione isolata (SFUOCARE).
Il fruitore comune percepisce prima un oggetto o un soggetto e solo dopo gli attribuisce un
colore, il lavoro di un’artista sta nel superare questo stereotipo. Il fruitore consapevole supera
l’individuazione isolata con la desemantizzazione e mette in rapporto, ad esempio, tutte le varie
cromie del dipinto.
fruitore comune -> colore come tinta
fruitore consapevole -> colore come cromia, fattore estetico, oltrepassa il principio di
individuazione isolata.

Il primo passaggio è l’INQUADRAMENTO che è il rapporto tra la parte e il tutto.


L’artista seleziona una parte del tutto che ripropone nell’opera
es. per la fotografia il tutto rappresenta la realtà che inquadro nella foto, la fotografia diventa a
sua volta il tutto dello spettatore (collezione autunno-inverno di Ruth Oben).

La modalità percettiva che utilizza il fruitore comune in atteggiamento denotativo/descrittivo è:


U.R.U.R.U.R.U.R…
U= unità R= rapporto
es. individuo (U), riconosco/nomino (R)

La visitazione
(descriverla immaginando che sia sfuocata può aiutare con la desemantizzazione)

le cromie del verde sono nella zona centrale, di destra e sullo sfondo sulla parte superiore.
Nel centro ci sono cromie verdi con passaggi graduali tra una cromia scura e una chiara. Nella
parte centrale ci sono cromie verdi che più si va giù e più si scuriscono. Mano a mano che si
addensa l’oscurità aumenta anche la cromia del blu. Accosta una cromia del (rosa/bianco) /
rosso con pigmento giallo, sotto invece parte dal giallo e nelle parti dove si addensa l’ombra
mette il verde.
C’è quindi una parte scura centrale, due chiare laterali che servono per “staccare” la figura dallo
sfondo; lo scuro torna nella parte solidale per creare un contrasto (ritmo cromatico fondato
sull’equilibrio). La luce è fredda.

es. Il “Tondo doni” di Michelangelo a Firenze posto agli Uffizi, il fruitore in atteggiamento
estetico desemantizza l’opera.
Non si possono usare le figure!!!!!

FRUITORE IN ATTEGGIAMENTO ESTETICO


R= inquadramento -> di un tutto seleziono una parte realizzata con regole proprie
U= replicabili all’infinito
es. UUUUUUUUU…U (ad esempio le cromie)
R (per concludere) -> rapporto di tipo somatico, accostamento.. tutto ugualmente importante.

R UUUUUUUUUUUUUU… U R C1 C2
Compresenza= tenere (ultima R)
Sono contemporaneamente presenti tutte le parti
C1= polisemia culturale che sono le diverse discipline usate per indagare l’opera
C2= pensiero dell’artista (scritti, interviste…) e le tecniche (strumenti con i quali l’artista traduce
il suo pensiero, ad esempio pennelli…) -> se non c’è quello strumento lo invento
C.A.D. = campo attenzione delimitato.

ANALISI IN ATTEGGIAMENTO ESTETICO


Non bisogna elencare i colori, non bisogna usare termini; lo sfondo si può nominare.
Bisogna mettere a rapporto le diverse cromie, dire come si influenzano tra di loro.
Si può usare fascia centrale, andamenti curvilinei ed ellittici, macchia…

I PIGMENTI sono polveri che gli artisti ottenevano frantumando materiali di origine geologica,
ad esempio pietre, terre, animali, piante… che poi venivano diluiti con dei leganti per creare le
differenti cromie.

La LUCE riscalda o raffredda le cromie e può essere bianca o tendente alla tonalità dei gialli.
L’OMBRA invece serve ad indagare le caratteristiche cromatiche, le cromie con cui viene
realizzata e come essa modifica le cromie dei colori adiacenti.

*non si devono mai elencare i colori che sono rappresentati in un dipinto! interessa il rapporto
tra le cromie e come si influenzano tra di loro e non zona per zona sennò è isolata. Non bisogna
nemmeno riportare i propri stati d’animo, bisogna parlare del dipinto come se si parlasse con
qualcuno che non lo può vedere!

Analisi in atteggiamento estetico tra due artisti


Analisi tra Pontormo e Rosso Fiorentino -> corrente manierista

Il MANIERISMO è una corrente che nasce nel 1508 e termina alla fine del 1500 (dura quasi un
secolo).
Fino al 1550 c’è il primo manierismo, fino al termine del 1500 c’è il secondo manierismo.
Questa corrente è caratterizzata da un’idea di eleganza, artificiosità, preziosità, elementi
allungati, da un’idea di estrema raffinatezza.
Viene teorizzata dal Vasari, uno storico, critico, architetto, pittore del 1500, che pubblica il
movimento manierista.
L’obiettivo non era quello di rappresentare il soggetto ma di dare prova delle capacità stilistiche
(erano più importante le forme, le composizioni…).

Nascono entrambi gli artisti nel 1494/1495, quasi coetanei, a Firenze. Hanno la stessa
formazione e frequentano entrambi le bottega di Andrea del Sarto, il maestro.
Sono due opere che hanno lo stesso soggetto: la deposizione del Cristo dalla croce; Rosso
Fiorentino crea il suo dipinto nel 1521, mentre Pontormo nel 1526/1527 per cui anche le date di
realizzazione sono molto vicine.
Dal punto di vista cromatico però sono due opere opposte: Pontormo usa cromie sui toni del
pastello, delicate e ha come obiettivo il creare un’armonia tra le cromie; egli accosta toni come il
rosa, verde, azzurro per creare una fusione tra le cromie, gradualità cromatica e nessun
contrasto. Le ombre sono colorate (arancione e fucsia) e c’è una fusione totale, mentre
nell’opera di Rosso Fiorentino è l’opposto: viene realizzata su contrasti cromatici, passaggi
improvvisi tra le cromie chiare e le scure, non c’è gradualità cromatica e nel passaggio tra la
zona chiara e la zona scura, la parte chiara sembra ancora più chiara e quella scura sembra
ancora più scura per via anche della rigidità incredibile.

Pontormo - Deposizione del Cristo dalla croce - 1526/27


C’è una grande gradualità cromatica, si crea come una sinfonia tra più cromie armonizzate tra
di loro.
L’opera è illuminata da una luce bianca che raffredda le crome, anche quelle calde vengono
così raffreddate.
La struttura spazio/temporale: essendo una deposizione in ambito denotativo/iconografico
la deposizione viene raffigurata con Cristo che viene tirato giù dalla croce. Pontormo però
elimina gli elementi che rimandano alla vicenda e allo spazio (monte), elimina i riferimenti
spazio-temporali perché per lui era più importante far vedere la sua bravura.
Sono corpi molto muscolosi e lui aveva preso spunto in questo da Michelangelo per
rappresentare l’opera. I corpi però nonostante siano così muscolosi danno la sensazione di
essere molto leggeri per via delle cromie pastellate e delicate e per i contrasti chiaro/scuro
(usato per dare l’idea del volume e dell’ombra portata). In questo caso il chiaro/scuro è assente
quindi i corpi di conseguenza sembrano molto leggeri.
E’ un dipinto inverosimile nella realtà perché la massa dei corpi è sorretta da un solo uomo,
mentre nel quadro è possibile. C’è quindi la trasgressione della rappresentazione
verosimigliante: il confine è il verosimile.
• l’arte è verosimile?
La struttura compositiva: Pontormo modifica gli elementi per creare un suo ideale estetico.
L’elemento lineare a livello competitivo (rapporto tra corpi e spazio, come si organizzano i corpi
rispetto allo spazio).
Molti artisti usano la spirale (ascendente o discendente) con forma aperta o dinamica,
articolata, si costruisce l’opera con una composizione a spirale.
Gli elementi sono di tipo curvilineo, non rigidi, sono morbidi.
Pontormo ha eliminato la croce perché su base estetica sono elementi rigidi, di rottura.
C’è inoltre molta armonia e omogeneità.
Su base storica: il committente era Ludovico Capponi, il banchiere dei Medici, che commissiona
l’opera come dono alla famiglia dei Medici/Medicea.
E’ esposta nella chiesa di Santa Felicita ed è stata progettata proprio per quella cappella.
Sorge inoltre sul percorso del Corridoio Vasariano, progettato dal Vasari nel 1500 per Cosimo
De Medici (signore di Firenze). Era un corridoio segreto e univa Palazzo Vecchio (sede del
potere civile) agli Uffizi (dove c’erano delle raccolte di dipinti, non era una pinacoteca ma
all’epoca erano uffici amministrativi) e superando Ponte Vecchio si arrivava al Palazzo dei
Medici. Lui in questo modo poteva muoversi da casa al lavoro senza uscire da questa zona
controllata, quindi senza spostarsi e quindi essere visto.
Lungo il corridoio sorge la Chiesa di Santa Felicita (chiesa dei Medici) che era sia pubblica che
privata.

Rosso Fiorentino - Deposizione del Cristo dalla croce - 1521


Il soggetto denotativo è lo stesso di Pontormo ma l’aspetto estetico è diverso.
Viene svolto per il Duomo di Volterra (1521) e ora viene conservata nella pinacoteca Volterra
(viene trasferita nel museo).
Le cromie: mentre l’altra opera armonizza tra di loro le varie cromie, questa ha grandi contrasti
cromatici: si accosta ad una cromia chiara una scura, non c’è gradualità cromatica perché in
questo modo quella scura appare ancora più scura e quella chiara ancora più chiara (contrasto
simultaneo), i colori sono più brillanti e squillanti, accesi ed aggressivi.
Lo sfondo viene trattato come se fosse una lastra, il colore è molto compatto e non ci sono
sfumature di colore nel cielo.
Le ombre e le luci: mentre le luci prima erano fredde, ora la luce ha in alcuni punti pigmenti
bianchi e altri gialli; in base alle parti del dipinto può essere quindi sia calda che fredda.
Le luci e le ombre lavorano sui contrasti, ci sono passaggi repentini tra chiaro e scuro che sono
molto accentuati.
Rosso Fiorentino non lavora sulla struttura spazio-temporale perché mantiene la croce dal
momento in cui usa figure rigide, gli servivano su base estetica per dare rigidità; anche se ci
sono delle curve, sono curve rigide.
I volti sono accentuati ed esasperati fino a diventare spettrali.
Esso lavora inoltre sui colori complementari: la cromia del Cristo è verde perché è circondata
dai toni del rosso.
La composizione: tra la struttura orizzontale e quella verticale c’è una diagonale e una
controdiagonale che costruisce una sorta di cuneo.
Viene realizzata sugli andamenti spezzati (cosa opposta a Pontormo); la dominante è quella
degli andamenti lineari spezzati, scheggiati.
I corpi sono molto magri e allungati, ci sono manichini macabri e consunti, consumati.
Ci sono elementi trasgrediti per avere un ideale estetico.

La TRANSUSTANZAZIONE della materia cromatica: è quando un’artista traduce in materia


cromatica qualche cosa. Si può nominare con i simboli, ad esempio “quella cromia
ricorda la pietra…”
E’ un termine che appartiene alla religione: durante la comunione si mangia il corpo di Cristo
con l’ostia (simbolo), una materia a livello simbolico simboleggia qualcos’altro.
Accade la stessa cosa con l’arte: un dipinto per come lo tratta l’artista sembra altro.
In Rosso Fiorentino sembra pietra perché i colori sono squillanti, lo sfondo sembra ardesia
(pietra ligure).

Madonna con bambino e santi - Rosso Fiorentino - 1518

Rosso Fiorentino realizza questa opera appena uscito dalla bottega di Andrea del Sarto, il
maestro, e viene realizzata per la chiesa di Santa Maria Nuova a Firenze. Quest’opera viene
però rifiutata dai committenti perché non è gradevole all’occhio, dove ci sono le orbite oculari si
addensa lo scuro quindi le persone hanno volti inquietanti. Da questi contrasti viene fuori la sua
capacità stilistica e il suo stile. I visi sembrano teschi con grandi contrasti negli zigomi, sono
pieni di angoli e spigoli.
Le braccia e le mani della madonna sono filamenti luminosi, sono manichini macabri e consunti.
Un altro motivo per cui non è gradevole all’occhio è perché c’è troppa gente raffigurata e viene
così a mancare l’ordine gerarchico: tradizionalmente si deve individuare per prima cosa la
Madonna (posta sopra a qualcosa per sembrare più alta degli altri), invece in questa opera
sono tutti allo stesso livello.

Rosso Fiorentino - Mosè e le figlie di jetro - 1523


Questo dipinto è ispirato a Michelangelo e viene realizzato prima che Rosso Fiorentino vada a
Roma.
A Roma frequenta uno stile di vita allo “stile clementino” (nome di Papa Clemente XII) della
famiglia dei Medici.
Lo stile clementino è la costola del manierismo, è ancora più elegante e raffinato.

Rosso Fiorentino - Cristo morto - 1527

Questa opera è nello stile clementino; viene realizzata nel 1527, l’anno del sacco di Roma
(veniva assediata e il Papa fugge. Esso si ripara a Castel Gandolfo e Roma era invasa da Carlo
V, re germanico.
Ora è esposta nella pinacoteca del Vaticano.

Pontormo - Le storia di San Giuseppe – 1518

E’ uno dei pannelli delle Storie di San Giuseppe e si trova a Londra alla National Gallery.
Non si capisce cosa accade prima e dopo, sono la descrizione di più episodi della vita di San
Giuseppe non rispettando il criterio della successione temporale.

Lo SPAZIO è prospetticamente incombente, si alza verso di noi, ed è di tipo parallattico.


Lo spazio ha prospettiva ma non dà l’idea di lontananza, alcuni piani è come se si ribaltassero
verso di noi perché i diversi piani sono sovrapposti l’uno all’altro (primo piano, secondo piano…)
e non hanno gradualità prospettica (uno sopra l’altro). Quando invece c’è gradualità prospettica
sono uno davanti all’altro (primo piano - secondo piano - sfondo).

Questo quadro non ha gradualità prospettica (è di tipo parallattico), quando invece c’è
gradualità prospettica è di tipo ipotattico. Lo spazio è incombente su di noi.
E’ un universo brulicante di comparse in luoghi che non narrano nulla perché è colore e
profondità.

Le figure sembrano muoversi con ritmi spiraliformi , gli elementi sono curvilinei (strutture a
spirale e curvilinee).
La struttura dello sfondo serve per barrare le profondità ed eliminarla e spezza gli elementi.

Il Vasari dice che lui ha perso la retta via con quest’opera perché non si rifà all’arte italiana ma a
quella del Nord Europa. Soprattutto a quella tedesca, ad Albrech Dürer che parte dalla
Germania per studiare l’arte italiana e scrive un manuale. Lui si rifà alle stampe del fürer.

Pontormo - Ventumno e Pomona - 1520/1521


In questa opera gli elementi di destra si equilibrano con gli elementi di sinistra; la composizione
è quasi speculare.
Lo spazio è paratattico, la luce è fredda e le cromie sono fredde, la tecnica è ad affresco.
Al centro dell’opera c’è una finestra attorno alla quale organizza elementi cromatici verdi.
Questo dipinto si trova nella villa medicea di Poggio e Caiano, un borgo vicino a Firenze, che è
una villa suburbana dove i medici si ritrovano per dedicarsi all’Otium (ozio, dedicarsi a tutto ciò
che dona piacere, che arricchisce l’animo come feste, musica, poesia, lettura…)
Il soggetto dell’affresco è quello di ricalcare l’unione tra la natura e l’uomo, tratto dalle
metamorfosi di Ovidio, parlano di amore e trasformazioni. Qui vengono rappresentati Ventumno
(autunno) e Pomona (primavera) nel cambio delle stagioni.
Pontormo - Cristo davanti a Pilato - 1523/1525

Lo spazio è paratattico, c’è un equilibrio pastellato delle crome. La luce è fredda, l’asse di
simmetria è segnalato dalle due figure centrali. La composizione è equilibrata, la tecnica è
l’affresco.
E’ stata realizzata nella Certosa del Galluzzo.
A Firenze in questi anni scoppia la peste così Pontormo accetta questa commissione così
rimane due anni nel monastero.
Il soggetto del ciclo degli affreschi è la passione di Cristo, in particolare Cristo davanti a Pilato
(quello meno deteriorato).
Il Vasari attacca duramente anche questa riproduzione; egli scrive che in questa opera
Pontormo avrebbe abbandonato lo stile italiano per quello tedesco. In questi anni è presente in
Italia anche Albrecht Durer, originario di Norimberga, venuto per studiare l’arte italiana e perché
qui gli artisti erano considerati intellettuali (abbiamo molti scritti a riguardo, la paga era molto
alta); nel Nord Europa invece l’artista era considerato un artigiano e il lavoro artistico era
considerato una prassi, erano pagati meno e avevano meno consapevolezza del loro lavoro.
Durer fu il primo tedesco a scrivere un trattato influenzato dagli italiani.
Questa opera infatti è simile al “Cavaliere, la morte e il diavolo” di Durer perché lo spazio è
paratattico. Durer però è analitico mentre Pontormo è sintetico.
Nel 1525 però Pontormo rientra a Firenze e riceve la commissione della “Deposizione di Santa
Felicita”, commissionata da Cannoni.

Pontormo - La signora in rosso - 1530 circa

La luce è bianca, il corpo è allungato ed è un grande elemento di eleganza.

APPROCCIO ALLA LINEA


La linea è un insieme di punti (accezione convenzionale) mentre in ambito percettivo-cognitivo
è una costruzione mnemotico-attenzionale (costruzione mentale) cieè lo creo mentalmente.
Individuare differenti modalità (esecuzione di una linea) consente l’individuazione del periodo
storico di un’opera e a volte dell’autore.
Nel 1300/1400 la linea (costruzione mentale) viene eseguita tramite la realizzazione fisica:
• TRACCIATO LINEARE (1°modalità) -> disegno, corpi inglobati, incapsulati
• il MARGINE (1500/1600) gli artisti danno l’idea della linea accostando diversi colori dando un
effetto più morbido. (2° modalità)
Secondo il Vasari, il primo a dipingere così fu Giorgione (1500), ad andare direttamente col
colore sulla tela.
9. RAPPRESENTAZIONE MENTALE (3°modalità) (fine 1400/ tutto il 1500/ inizio 1600) quando
lo spettatore costruisce la linea con la mente senza accorgersene.

MODALITà COSTRUZIONE DELLA LINEA


1° MODALITà: effetti di DISSOLVENZA -> l’artista facendo uso delle ombre sfumate e di
velature fa si che i corpi si diffondano nello spazio dando vita ad un opera più compatta e
definita. 
 es. Leonardo con la sfumatura e la velatura crea un effetto che sembra che i corpi
si dissolvano (fine 1400/primi 1500).
2° MODALITà: c’è un elevata UNIFORMITà CROMATICA tra la figura e lo sfondo
 es.
Caravaggio (fine 1500/ inizio 1600).
3° MODALITà: RAPPRESENTAZIONE MENTALE (1500) che a sua volta si suddivide in:
- DISSOLVENZA: come se si fondesse (Leonardo)
- UNIFORMITà CROMATICA: (Caravaggio)

* l’ombra portata mette in relazione il corpo con lo spazio.

Botticelli - Nascita di Venere - 1485/1486

Si trova a Firenze agli Uffizi.


C’è il tracciato lineare e i corpi sono infatti incapsulati.

Giorgione - Madonna di Castelfranco Veneto - 1504/1508

Prende il suo nome dal posto in cui si trova.


La tecnica usata è il margine infatti è tutto più vaporizzato.

Leonardo - La vergine delle rocce - 1483/85


Ha molte velature fatte con vernici trasparenti, non vediamo i margini e i limiti, sono quindi colori
molto diffusi.
Le ombre sono dolci e non aggressive.
E’ stata fatta nel periodo della venere di Botticelli ma sono comunque veramente differenti tra di
loro.

Caravaggio - Martirio di San Matteo - 1599/1600


E’ stata fatta per la Cappella di Contarelli per Luigi (dei francesi?) a Roma.
Parte dall’oscurità quindi l’ombra è dura e aggressiva.

TRACCIATO LINEARE
Nel 1400 a Firenze c’è la SCUOLA FIORENTINA che è considerata insuperabile nello stile
lineare ovvero gli artisti sono specializzati nel disegno.

Filippo Lippi - Madonna con bambino e angeli - 1465


*Stacco mentalmente il tracciato dal corpo e prendo l’andamento.
Gli elementi curvilinei in rapporto con gli elementi spezzati: ritmo dell’opera

Il RITMO può essere accelerato, più pausato, più equilibrato


Il ritmo è diverso dal dinamismo dell’opera.

In questo dipinto è statico perché sta a sedere, quando si muovono invece è dinamico.
*Per capire il dinamismo devo desemantizzare l’opera (non vedere le cose come corpi).
L’andamento dominante è curvilineo che ci dà la scuola e il luogo: in questo caso la scuola
fiorentina del 1400. Inoltre ha cromie fredde dominanti, c’è molta luce bianca.
La luce diffusa nello spazio è LUCE ESOGENA (esos-ghenos -> fuori-nascita)
La LUCE ENDOGENA viene invece da dentro e caratterizza la scuola ferrarese del 1400. Il
tracciato diventa luminoso e fluorescente.
Lo spazio è paratattico: i corpi in primo piano e dietro accostato c’è lo sfondo.

Lui era monaco e aveva molte botteghe.


Una sua modella è una monaca con cui poi ebbe una relazione e un figlio Filippino Lippi. Ebbe
una bottega di grandissimo successo e un suo allievo fu SANDRO BOTTICELLI.

Botticelli - La fortezza -1470


Questa fu la sua prima opera appena uscito dalla Bottega di Lippi.
E’ un opera molto giovanile e fa uso del tracciato lineare.
L’andamento lineare dominante è curvilinea, usa cromie calde.
Lo spazio è paratattico: c’è un primo piano e poi lo sfondo.
La luce è esogena ovvero è diffusa nello spazio, non proviene dal corpo.
Gli elementi non sono equilibrati, le braccia e le gambe non sono proporzionate rispetto alla
testa; probabilmente doveva essere collocato in alto quindi guardandolo dal basso risultava
proporzionato.

Botticelli - Adorazione dei magi - 1475


Questa opera è a Firenze agli Uffizi.
Viene commissionata da Gaspare del Lama per la famiglia dei Medici come dono e infatti
diversi personaggi della famiglia interpretano le parti.
Analisi su base iconologica: contiene un’innovazione.
Esso colloca la Madonna col bambino al centro, in alto; c’è una composizione di tipo piramidale.
Lo spazio è paratattico, l’immagine è compatta e unitaria. La luce è esogena, la cromia
dominante è fredda e la dominante degli andamenti è curvilinea con qualche elemento
spezzato.
Masaccio mantiene la struttura lineare: lo spazio diventa ipotattico (ombre portate, corpi solidi,
volumetrici) e la luce è esogena.

Botticelli - La primavera - 1478-1485

Con questa opera esso raggiunge l’apice del suo stile.


Come con la Monnalisa non ci sono atti notarili quindi non abbiamo prove certe.
Attraverso i secoli ci sono state parecchie interpretazioni; sicuramente è stata una commissione
privata della cerchia medicea perché il soggetto era trattato solo in quella cerchia (Lorenzo il
magnifico, il fratello, i filosofi, gli artisti…).

Il Neoplatonismo
E’ una corrente filosofica alla cui creazione aveva contribuito Lorenzo il Magnifico. Era
composta da una cerchia di filosofi, poeti, artisti, ecc… che avevano il compito di creare una
nuova filosofia che avrebbe dovuto unire gli scritti, i miti, la filosofia, la religione pagana con
quella cristiana.
La figura di Venere era centrale nella filosofia neoplatonica perché, rifacendosi all’antico culto
pagano, era la divinità più bella dell’Olimpo, che rappresentava l’amore, una bellezza
idealizzata costruita in base a regole matematiche, si fondava sul concetto di equilibrio e
armonia fra le parti.
Le sculture che la rappresentavano erano costruite secondo calcoli numerici.
Nel Neoplatonismo Venere fa da tramite tra l’uomo e Dio attraverso la sua bellezza ideale.
Botticelli, come artista della ristretta cerchia, aveva il compito di realizzare la bellezza ideale.

Botticelli - La nascita di Venere - 1484/1486


Di questo dipinto non sono presenti gli atti notarili.
Si pensa che sia stato realizzato dopo il viaggio a Roma dell’artista e che sia una commissione
privata.
E’ un dipinto molto importante perché rappresenta la nascita di Venere, colei che mette in
relazione l’uomo e Dio.
La caratteristica è il chiasmo, l’incrocio avviene al centro dell’addome (incrocio delle forze).
Ha una struttura piramidale; c’è anche una contro-piramide con vertice nella conchiglia.
Lo spazio è paratattico.
Botticelli probabilmente si è ispirato, a livello compositivo, al battesimo di Leonardo.
L’andamento dominante è curvilineo, la cromia dominante è fredda realizzata sui toni pastello e
la luce è esogena.

Botticelli - La calumnia - 1490


E’ una Ekphrasis (ricostruzione di un dipinto antico, noto attraverso descrizioni letterarie).
Per poter realizzare questo dipinto Botticelli si è rifatto agli scritti di Luciano (scrittore latino del I
secolo A.C), dove si parla dell’opera di Apelle, pittore molto noto nell’antichità. Di lui rimangono
solo opere letterarie che parlano dei suoi dipinti.
Di quest’opera noi non abbiamo nessun atto notarile quindi non sappiamo chi sia il committente
anche se probabilmente era qualcuno della cerchia medicea.
In questi anni a Firenze, Lorenzo il Magnifico era già morto ed era arrivato un monaco
domenicano da Ferrara: Savonarola.
Esso inizia a predicare contro il Neoplatonismo, le ricchezze, gli stili di vita dei fiorentini, poiché
essi si erano lasciati corrompere.
Prese così piede e ci furono roghi di testi, opere, ecc… la sua predica si estese fino ad arrivare
al papato (Papa Alessandro Borgia).
Savonarola viene messo al rogo in piazza della Signoria a Firenze.
Botticelli viene coinvolto dalla predica del monaco ed entra in crisi e in questi anni realizza
questo dipinto.
Le cromie dominanti sono fredde, lo spazio è paratattico, l’andamento dominante è curvilineo, il
ritmo è convulso, la luce è esogena e la struttura compositiva è a fasce.

Botticelli - Natività mistica – 1501


E’ un anomalia stilistica nel suo percorso, è c’è il passaggio da andamento dominante curvilinea
(caratteristica stilistica) a spezzata.
La cromia dominante è sempre fredda anche se ci sono dei rossi con la luce con pigmenti
bianchi.
La differenza è la variante legata alla rappresentazione che non risente più dei tracciati lineari,
non sono rispettati i rapporti prospettici.
Nel Medioevo la dimensione dei personaggi nelle opere dipendeva dall’importanza, lui è come
se tornasse indietro nel tempo.
Non abbiamo certezze sul motivo per cui non ha lasciato scritti (C2) quindi si ricorre al C1
(conoscenze storico/religioso).
Lo spazio è paratattico (piani non coordinati tra loro, sono accostati uno sopra l’altro), la luce è
esogena e la composizione è a fasce.
Scuola ferrarese
Seconda metà del 1400
L’elemento in comune:
 TRACCIATO LINEARE: disegno, sbalzo chiaro/scuro, tempera (dentro al corpo lascio
parte chiare e altre scure per creare volume).
L’elemento di differenza:
 ELEMENTI SPEZZATI (non più curvilinei, ora sono rigidi)
 LUCE ENDOGENA (non più esogena)

Alcuni esponenti della scuola ferrarese sono:


• Cosme Tura
• Ercole de Roberti
• Francesco del Cassa

Cosme Tura - San Giorgio e il drago


La dominante è ad andamento spezzato che dà l’idea di rigidità, la luce è endogena (si può
avere anche se si ha il cielo azzurro con filamenti luminosi).
Si ha l’uso del tracciato lineare, l’andamento dominante spezzato, il ritmo convulso, la luce
endogena, le cromie fredde, lo spazio è paratattico, la composizione ellittica.

Cosme Tura inizia la scuola, egli si ferma a Padova, non a Ferrara, nella bottega dello
Squarcione (C1) (egli era un antiquario, un artista, un commerciante…).
La cosa per cui guardagnava di più era l’antiquario e quando lo Squarcione non aveva quella
originale lui faceva copie identiche e le spacciava per originali.
Per realizzare questi falsi allenava i ragazzi di bottega per realizzare le copie, avevano una
grande conoscenza della cultura antica romana ed egiziana.
Viene quindi influenzato da Donatello col monumento equestre e inizia a lavorare per gli Este a
Ferrara.
Diventa poi pittore di corte della famiglia degli Estensi e si caratterizza per la cultura esoterica
che è molto liberale, ricca di influenze e contaminazioni (interessi archeologici, culture antiche…
mette insieme interessi molteplici).

Cosme Tura - Erato - 1460


Esso crea questa opera prima di San Giorgio e il drago quando arriva a Ferrara, è la prima.
Questa rappresenta la primavera.
L’andamento dominante è spezzato con variante curvilinea, il ritmo non è bilanciato (non c’è
equilibrio tra l’andamento spezzato e quello curvilineo), è più frenetico nella parte inferiore e
superiore. La luce è endogena (negli elementi spezzati sono evidenziati da luce luminosa) e
con pigmenti bianchi, lo spazio è paratattico, la cromia dominante è fredda.
In ambito denotativo, il giardino zoologico degli orrori (es. delfini mostruosi), viene così
accentuata l’idea della rigidità della composizione.
La conchiglia è un riferimento greco-classica.
Tura a Ferrara aveva sicuramente visto gli affreschi perduti di Piero della Francesca
(rappresentava tutto come dei volumi geometrici).
Questa opera doveva essere posta nello studiolo nel Castello di Belfiore.
In base prospettica e spaziale, posso capire che la tavola doveva essere collocata in alto (il
busto è sovradimensionato rispetto alle gambe), la composizione è piramidale ed ellittica.

Cosme Tura - Ante dell’organo del Duomo di Ferrara - 1469


Sono 4 tavole:
• San Giorgio e il Drago
• La principessa
• La Madonna annunciata
• L’angelo annunciante
Ora queste tavole sono conservate al museo dell’opera a Ferrara

Cosme Tura - La Madonna annunciata


Questa madonna poteva essere accettata solo dalla corte estense, in quanto rispettava i loro
interessi. La madonna viene rappresentata sotto un arco trionfale classico (cultura pagana).
L’arco è cassettonato e i fregi rimandano sempre alla cultura greco-classica.
La zona di cromia rossa va ad esaltare i fregi, lo scoiattolo e la tortora invece non hanno
riferimenti.
Vicino al colonnato del Duomo c’erano delle botteghe gestite da ebrei.
E’ usato il tracciato lineare, gli andamenti dominanti spezzati, il ritmo al centro è leggermente
pausato, nella parte superiore e inferiore è frenetico. La luce è endogena, lo spazio è
paratattico e la composizione è piramidale.

Cosme Tura - La madonna con bambino e gli angeli musicanti - 1464


Ai lati del trono si trovano lapidi ebraiche.
La conchiglia è della tradizione greco-romana, in alto ci sono delle camonie e delle sfingi, c’è un
innesto tra culture diverse e religioni diverse.
Gli angeli non hanno le ali.
C’è un allungamento dei corpi, il tracciato lineare, gli andamenti dominanti sono spezzati, il
ritmo rispetto alle opere precedenti è più pausato, la luce è endogena, lo spazio è paratattico, le
crome sono molto brillanti e astratte e infine la composizione è piramidale.

Vittore Carpaccio - San Girolamo e il leone nel convento


(opera della seconda esercitazione).

Siamo nella scuola veneta, è un autore del 400 perché utilizza ancora il tracciato lineare.
E’ un’opera ambigua; lo spazio è paratattico però ci sono elementi che possono trarre in
inganno e presagisce qualcosa che sta cambiando.
Il vertice spaziale di questo dipinto è dove c’è il bastone, convoglia tutto verso il punto in cui
San Gerolamo appoggia il bastone a terra.
Il personaggio più importante a livello iconologico (C1 ambito iconografico) è San Girolamo;
esso arriva in convento col suo leoncino, i frati lo vedono, si spaventano e scappano. La
costruzione della narrazione parte da quel bastone, abbiamo il vertice della piramide
prospettica, l’elemento che dà unitarietà alla costruzione dello spazio.
In questo caso il vertice della piramide prospettica coincide con l’apice narrativo.
Ciò che dà unitarietà alla composizione è quest’unione tra l’ambito narrativo e l’ambito spaziale.
La luce è esogena, le ombre sono portate (un ombra è portata quando si proietta nello spazio,
quando è dentro al corpo è chiaro/scuro).
Le cromie sono fredde.
La composizione è il rapporto tra i diversi elementi e lo spazio: in questa situazione specifica la
composizione è a fasce o a piramide.

Vittore Carpaccio -

La dominante è tracciato lineare anche se può trarre in inganno perché l’autore è sempre quello
precedente, è un opera di transizione (lui vive tra 400 e 500 a Venezia ma ancora ha un piede
nel passato e uno nel futuro ma non è in grado di fare il salto quindi le sue opere risultano
ambigue). 
 Il vertice della piramide prospettica è dove convergono tutte le diagonali del soffitto
e del pavimento: nella mano. Succede che il vertice della piramide prospettica coincide con
l’apice narrativo (momento culminante della narrazione). 
 Questo accade solo con Carpaccio e
Masaccio nel 400. 
 La luce è esogena quindi è diffusa nello spazio, la prospettiva è lineare
(avendo il tracciato lineare), lo spazio è paratattico anche se ci sono elementi ambigui perché ci
sono ombre portate che si proiettano sul pavimento e danno l’idea di una gradualità prospettica;
ha tutti gli elementi per fare quel “salto” ma non riesce ancora a farlo. 
 Il santo è San Girolamo
o Sant’Agostino (forse più il secondo perché non è presente il leone e sono i due santi che
vengono sempre rappresentati nello studio). 
 Lui anticipa Giorgione. 
 Con Giorgione la pittura
tonale è una modalità, mentre prima avevo il vertice della piramide prospettica che organizzava
tutto, ora non c’è più quindi quello che dà una tonalità alla scena rappresentata è un tono di
colore dominante, è un tono che domina per tutta l’opera. Appartiene questa alla scuola veneta.

 La prospettiva lineare è un insieme di procedimenti geometrici-matematici che consentono di
riprodurre lo spazio (la profondità) su un piano.

Vittore Carpaccio - Il sogno di Sant’Orsola


E’ posto nella galleria di Firenze, è un opera di transizione.
Viene usato il tracciato lineare, prospettiva lineare.
Il vertice di questa piramide prospettica è l’elemento denotato bastone del letto a baldacchino.
Tutte le diagonali del dipinto coinvolgono al bastone del letto a baldacchino.
C’è di nuovo unitarietà tra il vertice della piramide prospettica e il vertice narrativo.
La luce è esogena e lo spazio è paratattico.

1504-1508 - Giorgione - La pala di Castelfranco Veneto

GIORGINE
 Non abbiamo documenti certi su di lui, morì giovanissimo e abbiamo pochissime
opere che gli si possono attribuire perché per realizzare le sue opere ci voleva molto tempo.

 Questa opera siamo sicuri perché è una commissione pubblica quindi ci sono gli atti notarili.

 Vasari ci dice che il primo a dipingere senza disegno fu proprio Giorgione quindi questo
passaggio dal tracciato lineare ad una prospettiva cromo-luminosa viene percepita come una
rivoluzione importantissima. 
 Lo spazio non viene più costruito in base ad una costruzione
architettonica ma i valori dei vicini e dei lontani viene costruita col colore, l’ombra e la luce.

 Questa è una caratteristica della scuola veneta e con questo si inaugura il 500. 
 Il tono di
colore dominante che va a sostituire il vertice della piramide prospettica. 
 Lui usava una sorta
di vaporizzazione cromatica (uno spolverio di pigmenti di colore su tutta l’opera, è una sorta di
pulviscolo atmosferico con pigmenti di colore), per questo lui ci metteva molto tempo a
realizzare un’opera, erano vernici trasparenti a cui venivano aggiunti dei pigmenti per dare
uniformità cromatica al dipinto. E’ una tecnica opposta a quella di Tiziano. 
 Le cromie
dominanti sono il rosso e il verde, tra di loro complementari, e dell’ocra ma tutto il dipinto è
unificato nei toni del rosso. 
 La dominante è margine, la prospettica è cromo luminosa, lo
spazio è ipotattico (gli elementi sono coordinati tra di loro) e la luce è esogena, la struttura
compositiva è di tipo piramidale. 
 La dominante degli andamenti è curvilinea e il rapporto è
equilibrato.

1506-1508 - Giorgione - La tempesta

Non abbiamo una datazione certa perché manca la documentazione, quest’opera rappresenta
una rivoluzione. 
 Dal punto di vista estetico è una rivoluzione perché quando esso
rappresenta il paesaggio per la prima volta non rappresenta un paesaggio indifferente, fino ad
allora si erano avuti paesaggi dove costante, dove c’era il sole, ecc…, a livello di condizione
meteorologia, qui rappresenta un paesaggio in una precisa condizione atmosferica. 
 C’è un
bagliore di un lampo nella parte superiore, quindi è un paesaggio che anticipa la tempesta
quindi dà l’idea della rivoluzione ed è la prima volta nell’arte. 
 Entrando nell’estetico, c’era una
astrazione spazio-temporale intesa in campo metereologico, ovvero prima non si modificava,
era sempre quello mentre ora per la prima volta accade qualcosa, un lampo quindi non siamo
più nel campo dell’astrazione spazio-temporale ma il tempo diventa legato ad una precisa
condizione atmosferica. 
 Prima il tempo (asse spazio-temporale) era sempre indifferente, non
accadeva mai nulla, era sempre quello mentre lui rappresenta quando succede qualcosa, un
lampo, questo lampo fa si che si inizia a rappresentare una precisa condizione meteorologica: il
momento prima che sta per scoppiare una tempesta.

Fa parte della scuola veneta, 1500, la dominante è il margine (direttamente col colore sulla
tela), prospettiva cromo-luminosa e l’elemento dell’unitarietà dell’immagine non viene dato dal
vertice ma dall’unitarietà tonale. Usa una sorta di vaporizzazione cromatica quindi è come se il
dipinto fosse diffuso di questa croma diffusa.
Dal punto di vista iconografico e iconologico, Il soggetto del dipinto è svolto nel mistero, nel
senso che non sono stati rinvenuti i documenti degli atti notarili. Nel corso dei secoli si sono
succedute diverse interpretazioni: il dipinto è datato 1506/1508 e si trova a Venezia alle Galleria
dell’Accademia.
In questo dipinto viene rappresentato il tempo metereologico in preda ad una precisa
condizione, cioè prima avevamo un’astrazione spazio-temporale e il tempo metereologico dei
dipinti era sempre rappresentato come se fosse mezzogiorno circa con qualche nuvoletta.
Ora c’è una sorta di spaccatura, dal punto di vista denotativo viene rappresentato il bagliore di
un lampo, il momento prima che scoppi una tempesta -> novità iconografica-iconologica che
porta con se una novità a livello estetico, nel senso che le cromie di questo dipinto risentono di
questa rivoluzione, ma anche a livello metaforico (metafora col volto, è come se prima era
inespressivo e sempre rappresentato nello stesso modo, poi da questo momento il dipinto
assume espressività e fosse, ad esempio, arrabbiato).
Apre una strada, da ora in poi, chi disegna un paesaggio, esso cambiava in base a ciò che essi
volevano rappresentare.
Abbiamo quindi una sorta di elemento che viene tradotto a livello estetico come una frattura
luminosa che diventa una eco-cromatica cioè da li parte questa cromia che si diffonde per tutto
il dipinto che è quella che dà il tono cromatico dominante al dipinto, che si impasta con le altre,
che è una cromia “emulsione cristallina”.
L’emulsione è una miscela composta in questo caso da diverse cromie, cristallina perché le
cromie sono quelle del cristallo; esso ha realizzato una emulsione con tutti i colori contenuti
nell’iridescenza del cristallo (azzurri, verdi, argento…) e di questa cromia è diffuso tutto il
dipinto.
C’è questa vaporizzazione con il pigmento che aderisce a tutte le superfici, a livello compositivo
parte dal centro e può essere realizzata a cerchi concentrici oppure come una composizione a
spirale.
Lo spazio è ipotattico, la dominante degli andamenti è curvilinea anche se c’è un rapporto
comunque piuttosto equilibrato, il ritmo è equilibrato.
La committenza è privata infatti il dipinto è di piccole dimensione però realizzare con un’estrema
minuzia.
La luce dominante è esogena, diffusa nello spazio, anche se nella parte alta c’è il fulmine che è
un elemento endogeno, però l’insieme è esogeno.

Giorgione - I tre filosofi - 1506/1508


Non abbiamo gli atti notarili quindi non sappiamo la committenza quindi anche il soggetto è
differentemente interpretato.
Questo dipinto può avere il titolo di “I tre filosofi”, “I tre continenti”, “Le tre età”; sono alcuni dei
titoli sotto cui si può trovare. Il primo fa capo alle tre discipline a cui collegano gli strumenti che
tengono in mano (matematica…), ma se si guarda (ambito denotativo) le età si vede che uno è
anziano, uno maturo e uno giovane quindi possono essere raffigurazioni allegoriche delle tre
età oppure, potrebbero essere le tre raffigurazioni dei continenti conosciuti all’epoca (primi
‘500).
Di sicuro è una committenza privata, anche se si va a Vienna dove è conservata questa opera
le dimensioni non sono piccole. Si dice che è privata per il soggetto, che probabilmente era
misterico e faceva capo al patriziato veneto e quindi a cerchie ristrette di euditi (studiosi) che
commissionavano questo tipo di dipinti.
La ricchezza di Venezia era legata ai traffici, a contatto con l’Oriente e con il Mediterraneo
quindi era molto ricca, sennò anche “La tempesta” non sarebbe stata possibile. C’era una
contaminazione costante di riferimenti nei dipinti che era la ricchezza di Venezia.
Dal punto di vista estetico, la dominante è ambigua perché se si guarda l’estrema destra c’è
molta interpretazione mentale in alcuni punti, ma fa si che in alcuni punti si pensi alla
rappresentazione mentale. La dominante in ogni caso è margine, si ha la condizione prospettiva
cromo-luminosa, ciò significa che le distanze vengono date dall’utilizzo di colore ombra/luce.
Abbiamo due triangoli, uno luminoso (in basso a destra) e l’altro in ombra.
A livello compositivo la struttura si costruisce sulle diagonali.
Lo sfondo potrebbe sembrare Leonardo per lo sfumato, in realtà è la vaporizzazione cromatica
di Giorgione.
La prospettiva è cromo-luminosa, lo spazio è ipotattico perché abbiamo il coordinamento dei
diversi piani. La dominante è curvilinea, tutte le parti sono coordinate tra di loro con equilibrio
cromatico assoluto e totale, la luce è esogena, il tono dominante è l’ocra.
Tiziano - Madonna con bambino e donatore -1514
La dominante dello sfondo è margine.
E’ Tiziano perché la tecnica non è la stessa di Giorgione, sono entrambi margine però cambia
in modo abissale la tecnica, il come. E’ un dipinto del primo periodo di Tiziano, del 1514.
Tiziano è allievo di Giorgione, ovvero Tiziano apprende da Giorgione a dipingere andando
direttamente col colore sulla tela. In Giorgione noi abbiamo queste pennellatine con la
vaporizzazione e richiede tantissimo tempo, Tiziano invece è velocissimo perché parte a ampie
distese di campiture cromatiche e va sulla tela con la pennellessa stendendo ampie zone di
colore con colori primari (blu elettrici, giallo, rosso tiziano…), poi sopra rifinisce. Nello sfondo lui
ha messo una fascia azzurra, una fascia gialla, una fascia blu elettrico, e una verde poi è
tornato sopra con elementi più chiari (campiture cromatiche).
Differenza tra questa opera e quella di Giorgione precedente: una è vaporizzata e l’altra è una
grande distesa di colore e poi rifinita, la stessa cosa per tutti gli altri elementi. E’ sempre pittura
tonale, il tono dominante è il rosso e l’azzurro (è la caratteristica del primo periodo è colori molto
forti, vivaci, squillanti, accesi).
La prospettiva è cromo-luminosa, la luce è esogena.
La luce è esogena; la luce della mano si riflette in modo diverso sull’incarnato e in modo ancora
diverso sulla stoffa per via della sericità di essa (riflesso della materia, quella stoffa è seta).
L’albero è un elemento di raccordo tra un piano e l’altro, ciò significa che la prospettica è
cromo-luminosa e lo spazio è ipotattico.
Il soggetto è, denotativamente, scuro perché abbiamo l’elemento della testa che è scuro che si
raccorda dietro con parte del fogliame, non c’è confine, sono cromie che si fondono l’una con
l’altra e su questo elemento scuro stacca prepotentemente l’elemento chiaro, denotativamente
volto, quindi dovevano emergere le cromi e degli abiti sui toni del rosso e del viola.
La composizione è piramidale e la struttura a fasce.
La dominante degli andamenti è curvilinea con variante spezzata, il ritmo è più convulso al
centro e più pausato nel resto del dipinto quindi le due parti si equiparano ed è equilibrato.

Tiziano - La Venere di Urbino - 1538


E’ a Firenze nelle Galleria dell’Accademia, viene detta così perché la committenza era urbinate.
Il committente era Guido Baldo, duca di Camerino e apparteneva alla famiglia dei Della Rovere
che era la famiglia che dominava Urbino.
Cambia qualcosa perché non siamo più nel primo periodo dello stile ma nel secondo e si vede
soprattutto a livello cromatico.
La dominante è margine però non abbiamo più le cromie accese e squillanti del primo periodo,
ora sono sui toni del marroni, del verde, dei grigi… si ha una variazione a livello cromatico. La
tecnica non cambia, lui dipinge sempre per vaste masse di colore.
Dal basso abbiamo una fascia sul tono del rosso, una bianca, una ocra che contrasta una zona
scura, poi i toni del verde… e sono in rapporto e creano diversi piani. In un secondo momento
andava poi a rifinire i dettagli, come prima, con i colori ad olio su tela quindi i lavori erano
facilmente trasportabili perché si arrotola quindi lui li realizzava a Venezia e poi tramite i corrieri
si trasportavano.
Lui si adegua alla corrente manierista (Pontormo, Rosso Fiorentino…).
La composizione è a fasce, dietro abbiamo sempre l’elemento che raccorda il primo piano con
lo sfondo (elemento verde scuro, il cane, la bambina…), lo spazio è ipotattico, la luce è
esogena (diffusa nello spazio) che dà l’idea dei diversi piani e delle diverse materie (stoffa,
carne… in base al riflesso).
La dominate è curvilinea, la variante spezzata e il ritmo è equilibrato.

Tiziano - La punizione di marsia - 1570


La cromia è per scaglie, con pennellate aggressive sulla tela.
Tiziano è nell’ultimo periodo, il terzo.
Le cromie sono poche, diminuisce la quantità, con tre colori realizza tutto quindi variando la
densità destruttucra il corpo come se fossero scaglie (colore-luce-forma) in modo da aumentare
la drammaticità del lavoro, l’elemento espressivo del lavoro, aumenta l’elemento espressivo.
La dominante è rappresentazione mentale, le cromie sono barluginanti di colore (è un colore
che è come se avesse in sé il barlume della luce, il “bagliore” della luce).
Abbiamo la prospettica cromo-luminosa, lo spazio è paratattico come se tutto fosse su di un
livello, la luce è endogena.

Leonardo Da Vinci
Leonardo nasce a Vina nel 1452 e viene iscritto dal padre nella bottega di Verrocchio a Firenze.
Esso si distingue immediatamente rispetto agli altri allievi.
Lui faceva l’indagine dei fenomeni ovvero ciò che appare ai sensi, l’indagine su tutto ciò che lo
circondava.
Esso indaga andando in profondità, seleziona i cadaveri per capire i fenomeni della loro origine.
Esso scoprì inoltre che c’erano strutture simili tra i vari organismi viventi.
C’è un’analogia tra il movimento dei capelli e il movimento delle onde. Tutte le sue ricerche
sono riportate nei suoi trattati, nei codici.
La produzione artistica è una piccolissima parte del suo lavoro, solo 14 dipinti ci sono pervenuti
e non tutti sono i suoi.
Leonardo è stato un artefice, un creatore e ci ha lasciato i progetti di ciò che non è riuscito a
fare.
I suoi diversi codici sono sparsi per il mondo.

Leonardo - L’annunciazione - 1470


Si trova a Firenze agli Uffizi.
E’ un’opera giovanile perché ci sono molti errori:
• La rappresentazione del corpo della vergine non è proporzionata
• L’angelo è rappresentato come se scivolasse in avanti
• L’edificio dietro pare mozzato
Il dipinto doveva essere collocato in un corridoio stretto di un convento, quindi la fruizione
doveva doveva essere laterale, quindi Leonardo aveva calcolato queste modifiche in base al
punto di vista dello spettatore.
Dominante è la rappresentazione mentale, i corpi si dissolvono nello spazio, attraverso l’ombra,
le velature e lo sfumato.
Le velature (vernici trasparenti che venivano applicate sui corpi per dissolvere).
Lui aveva trovato analogie tra i corpi e il cosmo: “un corpo non lo vedrai mai per intero del suo
vero colore” e si influenzano tra di loro anche a livello di cromie.
La struttura compositiva è a fasce, la prospettiva cromo-luminosa e aerea, lo spazio è ipotattico
e la luce è esogena.
Leonardo - De battesimo di Cristo - 1475
Botticelli, per la realizzazione della Nascita di Venere, ricalca l’elemento compositivo.
L’opera viene realizzata in collaborazione con Leonardo e Verrocchio.
Verrocchio è del ‘400 quindi si servirà del tracciato lineare.
Verrocchio nello sfondo aveva disegnato delle case con dei giardini poi Leonardo ha rifatto lo
sfondo con colori ad olio dissolvendo tutto.
La prima figura a sinistra si diffonde nello spazio, anche i piedi si dissolvono.
Le mani di Dio sono rappresentate con una tecnica errata, perciò si ipotizza che non le abbia
disegnate ne Leonardo ne Verrocchio.
La luce è esogena, lo spazio è ipotattico, la prospettiva è cromo-luminosa e aerea, la struttura è
piramidale. La dominante è la rappresentazione mentale e il tracciato lineare.

Leonardo - La Vergine delle rocce - 1483/1486


Leonardo inizia a lavorare per la corte degli Sforza a Milano, progetta i Navigli.
Nel 1483 riceve una commissione per la chiesa di San Francesco Grande; questa gli arriva
dalla confraternita dell’Immacolata Concezione.
Ci sono due versioni di questo quadro: una a Londra e una a Parigi.
Il problema era rappresentare i corpi in uno spazio, uniti tra di loro da un legame (religioso).
C’è una fusione cromatica e luministica dei corpi, c’è il massimo della rappresentazione
mentale, non si vede il confine dei corpi.
“Le ossa sono le montagne, il tufo è la cartilagine, le vene sono i fiumi e il flusso e il reflusso del
mare è il respiro”.
C’è cosmocentrismo.
La cromia della pelle delle figure è la stessa cromia delle foglie, si fonde tutto.
C’è struttura piramidale, la luce è esogena, lo spazio è ipotattico.

Leonardo - Ritratto della donna con ermellino - intorno al 1490


“Non è un problema rappresentare la verosimiglianza, quanto piuttosto il concetto della mente
sua”.
Probabilmente è il ritratto della Cecilia Gallerani, poiché l’ermellino era simbolo di Ludovico il
Moro e lei era una sua amante.
Lo sfondo è scuro, la mano è sovradimensionata rispetto al corpo.

Leonardo - Sant’Anna trinitaria


I corpi nello spazio sono uniti da un legame.
Nel 1500/1501 viene esposto il progetto a Firenze e la fila per andarlo a vedere durò due giorni.
La composizione è tutt’una, come se fosse un unico corpo.
La composizione è sferica (idea presa dalla sezione dei feti).
Nel 1516 si trasferisce in Francia e porta con sé 3 dipinti: la Sant’Anna, la Monnalisa e il San
Giovanni Battista.
Leonardo - La Monnalisa
E’ la soluzione al problema del ritratto.
La Monnalisa è un organismo in costante mutazione, racchiude il concetto della metamorfosi.
Se divido il dipinto in due parti, la parte sinistra non coincide con quella destra, in modo da dare
l’idea di mutamento.
Sfondo velato.
Il fiume è in continua trasformazione, poiché c’è l’acqua e può diventare ghiaccio come vapore
acqueo.
Ci sono velature sugli occhi e la bocca.
“L’arte è una cosa mentale”
Leonardo - San Giovanni Battista
Il corpo emerge dall’oscurità, il passaggio tra la luce e l’ombra è graduale e le forme sono simili.
La luce non è in contrasto con l’ombra ma è una componente dell’ombra.

Leonardo - Diluvio - 1519

Caravaggio
Si pensa possa essere nato a Milano attorno al 1571 (siamo nell’ambito delle probabilità perché non
abbiamo documenti).
Quando è a Milano va a bottega da un pittore Tardo Manierista (corrente della Maniera) che si chiamava
Simone Peterzano.
Sicuramente la frequenza di questa bottega non incide sulla sua produzione artistica, nel suo approccio
stilistico, è una formazione di base.
Lo ha influenzato probabilmente quello che ha visto quando era a Milano, gli artisti che erano là mentre lui
si formava. Uno di questi era Vincenzo Campi

La fruttivendola
della famiglia Campi e rappresenta una scena di genere ovvero non era un soggetto
importante, era un soggetto minori, rappresentavano scenette quotidiane ad esempio in questi
caso una fruttivendola che vende i propri prodotti.
Questo tipo di produzione artistica l’ha influenzato anche se la sua produzione è rivoluzionaria.
Questa composizione è analitica (se si guarda il dettaglio) o sintetica (se si guarda tutto): in questo caso è
analitica.

Di certo si sa che nel 1589/1590 arriva a Roma, e lo sappiamo perché abbiamo dei documenti, perché lì
c’era lavoro e c’erano le commissioni. A Roma era sede del papato, vescovi, cardinali, c’era tutta una
parte del clero romano e non solo (nobili) che commissionavano opere.
Nei primi del 1600 molti artisti arrivano a Roma perché c’erano molte commissioni, perché il papato aveva
necessità di reagire alla riforma luterana, protestante. Esso reagisce producendo una parte della reazione
nella controriforma ovvero c’è la riforma luterana e c’è la controriforma della chiesa cattolica, del papato
contro la riforma luterana.
Nel 1600 abbiamo un impennata di quella che era la commissione di dipinti, le chiese si riempiono di
dipinti infatti anche le nostre chiese hanno dipinti che risalgono a quel periodo.
Gli artisti quando dipingevano avevano affianco un consulente della chiesa che gli diceva cosa si poteva
dipingere e cosa no.
Nel 1592/93 riesce ad entrare nella bottega di un pittore famoso era il cavaliere Cesare D’Arpino ed era
importante entrare in quella bottega perché era frequentata da personaggi importanti, era un modo per
costruire delle relazioni.
Il Cardinale del Monte era importante per la produzione di Caravaggio, esso aveva una cultura vastissima.
Si può dire che si forma quando lo incontra, prima aveva attività artigianale mentre ora lui gli dà la
consapevolezza.
Quasi subito inizia quella che era la rivoluzione di Caravaggio: dal 1594 al 1597/8 circa noi abbiamo la
prima produzione (primo periodo) che viene anche definito “Luminoso” perché è la luce che domina
all’interno della produzione artistica di Caravaggio.

La “Canestra di frutta” di Caravaggio a confronto con “Il vaso di fiori”

di Ian Brueghel Il Vecchio oppure Brueghel dei Velluti oppure anche


Brueghel dei fiori
1593/94 hanno entrambi la stessa datazione, cambia la commissione: il primo è commissionato dal
cardinale Del Monte e Caravaggio l’ha realizzato quando era a Roma e quello di Brueghel l’ha realizzato a
Milano e il committente era Federico Borromeo, entrambe clericali.
Sono entrambe nature morte: aveva all’epoca un valore metaforico cioè erano dei memento mori
(ricordati che devi morire), la caducità dell’esistenza ovvero tutto ciò che oggi è fiorente è destinato a
morire.
Le differenze sono in ambito estetico.

In Caravaggio lo sfondo è luminoso, è luce quindi si costruisce tutto in controluce mentre l’altro dà l’idea
della volumetria. In entrambi abbiamo prospettiva cromo luminosa, in entrambi abbiamo la dominante
margine ma quello di Brueghel è ipotattico mentre l’altro è paratattico.
In quello di Brueghel è tutto pieno, c’è paura del vuoto mentre Caravaggio capisce l’importanza della
sintesi: ha a che fare con la composizione (rapporto figure/sfondo), quella di Brueghel si posiziona
sull’asse di simmetria mentre quella di Caravaggio è piramidale con il vertice in basso perché è una
struttura sintetica che dà unitarietà, sintesi, è compatto. Quella di Caravaggio è munementale e plastico,
creando i diversi piani fa diventare quella composizione ipotattica e non paratattica.
Le caratteristiche di Caravaggio sono quindi: sintesi, essenziale, unitario mentre quella di Brueghel è
analitica, decorativa.

Ragazzo con canestro di frutta - Caravaggio - 1593/94


Si trova a Roma alla Galleria Borghese
Si costruisce sempre nel rapporto tra luce e ombra, colpisce il braccio denotativamente, i capelli, pelli,
stoffa, la buccia della frutta; la luce gli serve per far risaltare le ombre e in questo caso indaga la materia
ovvero attraverso il riflesso deve dare l’idea delle differenti materie (pelle, stoffa, frutta…) indaga quindi
sinteticamente le differenti materie. il muro gli dà la possibilità di lavorare sulle ombre e sulle luci.

Fino allora le commissioni erano di genere minore (private) poi grazie al cardinale Del Monte riceverà la
commissione che gli cambierà la vita (di tipo religioso, pubblica).
Nel 1599 riceve questa commissione per la Cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi.
Se si va a Roma in Piazza Navona c’è questa chiesa con i suoi dipinti ancora li, nel luogo per cui sono
stati concepiti.
Qui abbiamo l’inizio del secondo periodo, il periodo che va dal 1599 al 1607 circa e le ombre invadono lo
spazio, è il periodo “Tenebroso”, l’oscurità è dominante nell’opera, parte tutto dall’oscurità, dalle tenebre,
ciò significa che l’oscurità diventa l’elemento che costruisce l’opera. E’ una rivoluzione, esso tira fuori le
parti più importanti con dei tagli di luce.

La vocazione di San Matteo - Caravaggio - 1599


La dominante è la rappresentazione mentale, riduce il superfluo per rappresentare solo l’essenziale. Lui i
3/4 dell’opera non la dipinge, lascia parti luminose e noi integriamo mentalmente la parte che manca.
Caravaggio elimina tutto, lascia solo l’essenziale. Nella rappresentazione ci sono dei corpi, una finestra, il
resto lo costruiamo noi (tavolo con le gambe ecc…), cristo non esiste praticamente c’è solamente il volto
creato con luci e ombre. Lo spettatore integra mentalmente quindi lui elimina il superfluo, la parte
superiore dei corpi non corrisponde alla parte inferiore, quella finestra e i vetri hanno la stessa cromia del
muro ma a lui serviva per creare un taglio di luce, la luce e l’ombra sono tutte mentali e costruite.
Spazio ipotattico, prospettica cromo-luminosa, la composizione è diagonale, in Caravaggio l’apice
narrativo ovvero la parte più importante a livello di narrazione corrisponde con l’apice della luce dove
colpisce la luce.

Il martirio di San Matteo - Caravaggio - 1599


Sono state effettuate radiografie per vedere quello che c’è sotto: la sua prima versione nello sfondo
abbiamo una costruzione classicheggiante, pilastri, siamo all’interno di una chiesa. Sull’asse di simmetria
c’è il corpo, attorno ci sono gli altri corpi equilibrati e si collocano nello spazio diagonale, struttura circolare,
in modo equilibrato, aderiva allo stile di moda dominante che era il tardo manierista, uno stile di tipologia
tardo manierista che recuperava equilibrio, armonia, gli elementi classici insomma. Ma questo non l’ha
soddisfatto quindi lui ha cancellato tutto (con la pittura ad olio si può passare sopra) e con l’oscurità ha
azzerato l’architettura classicheggiante che era di moda ma non lo rappresentava e mette l’oscurità che
elimina il superfluo, ciò che non era improntate, fa della sintesi ed elimina appunto tutto ciò che non è
essenziale.
L’apice narrativo drammatico in ambito estetico è la luce, l’apice narrativo corrisponde con l’apice della
luce, a livello compositivo è come se fosse un esplosione, dal centro è come se ci fosse una fuga degli
elementi, la luce è radiale.
Lo spazio prospettiva cromo-luminosa, spazio ipotattico.

Viene accusato di omicidio durante una rissa nel 1606 per questo scappa via da Roma, prima va a Napoli
e prima di scappare da Roma realizza la “Morte della Madonna” che viene rifiutato dai committenti, i
Carmelitani .., perché giudicato irriverente perché madonna era morta con le gambe scoperte e gonfie.
Questo fu però immediatamente acquistato dalla corte dei Gonzaga, a Mantova, da Rubens, giudicandolo
uno dei suoi migliori.
A Napoli realizza le 7 opere della Misericordia che si trovano ancora là al Pio Monte della Misericordia ed
ebbero un successo incredibile al punto tale che a Napoli nasce la prima scuola caravaggesca ma si
sposta anche da lì e arriva a Malta perché gli avevano promesso la Croce del cavalierato di Malta e lì
realizza un’opera “La decolazione del Battista. Scappa anche da qui e arriva a Messina in Sicilia e inizia il
suo terzo periodo, e sono le opere del periodo siciliano 1607/08

Caravaggio - La resurrezione di Lazzaro - 1608


La tenebra inizia a corrodere i corpi, le tenebre sono infatti quasi i 3/4 dell’opera, la composizione è a
fascia.
Il corpo è piatto, il rapporto luce/ombra non dà più volume, lo mangia e lo corrode, i corpi sono filamenti
luminosi, c’è ombra con filamenti di luce.
I colori utilizzati da Caravaggio sono il rosso, il marrone, il bianco, varie tonalità dei neri (sono 63),
riducendo in sintesi riduce anche le cromie.

Muore nel 1608 senza aver saputo di essere stato graziato dal Papa.

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