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SUPREMA SACRA CONGREGAZIONE

DEL S. OFFIZIO
Intorno alla Istituzione del Liceo Mussulmano di Galata-Séraï
In Costantinopoli1

RELAZIONE CON SOMMARIO

Dell'Illustrissimo e Reverendissimo

MONS. LORENZO NINA

ASSESSORE DEL S. O.

FEBRAIO
1869

1
ARCHIVIO DELLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE [ACDF], D.V. 1869 n. 11,
ff. 265rv-319r; stesso testo stampato dalla Suprema Sacra Congregazione del Santo Offizio
“Intorno alla Istituzione del Liceo Mussulmano di Galata-Séraï [Galatasaray] in
Costantinopoli” ff. 249rv-264r [pp. 1-29].
RELAZIONE
Sul Liceo Ottomano di Galata Séraï [Galatasaray]
Instituito in Costantinopoli

ff. 265rv-287r [pp. 1-12]

Eminentissimi e Reverendissimi Signori

1. Una delle arti della setta massonica a propagare l'indifferentismo e


nullismo religioso è noto esser principalmente quella di spingere i
Governi ad istituzioni, che per loro natura conducano, se non alla
incredulità, almeno a riputare, che Dio si piaccia di qualsivoglia culto, sia
esso il cattolico, sia qualunque altro il più folle e superstizioso.

2. Recente prova di ciò si è avuta testè in Costantinopoli, ove, oltre alla


istituzione di due logge massoniche già da vario tempo ivi stanziate e
tollerate, si è riuscito ad ottenere dal Governo della Sublime Porta la
creazione di un Liceo Ottomano, destinato ad istruirvi promiscuamente i
giovani di qualunque religione essi sieno, affinchè possano essere abilitati
ad ottare ai publici carichi, e fare la loro carriera civile e militare.

3. Monsig. Patriarca di Gerusalemme con lettera del 9 Giugno 1868 (Somm.


N.1) annunziava alla S. C. di Propaganda sì funesto avvenimento,
avvertendo (oltre ai pericoli che presentava tale istituzione considerata in
se) che si faceva presentire un francese di religione ebreo esser già stato
designato all'ufficio di prefetto o sorvegliante per la categoria degli allievi
cristiani. Per la qual cosa conchiudeva quel rispettabile Prelato pregando,
che il S. Padre volesse degnarsi di pubblicare un Breve speciale su questo
particolare, sì perché per tal modo la sua voce sembrerebbe più
direttamente rivolta a quelle popolazioni, sì perché essa comunicherebbe
all'azione dei Prelati maggior forza ed autorità.

4. In pari tempo il Sig. Ab. Testa Vicario Generale del Vicariato Apostolico
di Costantinopoli inviava alla S. C. Di Propaganda il Programma del
Liceo Ottomano di Galata Sèraï, unito ad una lettera del 1 Luglio 1868,
nella quale, dopo aver anch'esso accennato il grave danno che reca alla
cristianità siffatta istituzione, domandava "che dovesse rispondersi ai
parenti che volessero mettervi i loro figli, come alunni interni, o almeno
come discepoli esterni" ed inoltre "qual condotta avrebbero a tenere i
confessori con quei parenti, che v'inviassero i loro figli senza aver preso
consiglio".

[p. 2]

5. E Monsig. Brunoni Vicario Apostolico di Costantinopoli con lettera del


18 Luglio dell'anno suindicato deplorava ugualmente i pericoli della
predetta istituzione per la purezza della fede e dei costumi di quella
cristianità.

6. Il programma del Liceo ottomano di Galata Séraï (Somm. N. II) rivela per
se stesso i gravissimi pericoli, cui soggiacerebbe la morale e la fede dei
giovinetti cattolici, che incautamente vi fossero dai genitori fatti istruire,
sia come scolari esterni, sia molto più come alunni interni o pensionarj.

7. Da esso infatti emerge che questo Liceo è di sua natura un'istituto non
avente alcun carattere di cattolicismo, ma che è in vece essenzialmente
islamitico; ove non havvi cappella cattolica, ma solamente una moschea
in cui i giovani turchi debbono radunarsi a soddisfare le prattiche della
loro [religione] ( §. V); ed inoltre apparisce assai chiaro che la parte
cattolica è posposta alla turca, e messa quindi a repentaglio la purezza dei
principj religiosi nell'animo dei discepoli. Si legge infatti che i soli turchi
hanno le loro prattiche religiose interne, il loro sacerdote, l'utilità dei posti
gratuiti e quella di appartenervi come allievi interni nella maggioranza,
essendo che di 600 alunni, la metà deve essere addetta al culto
mussulmano (§. VI).

8. I giovani allievi degli altri culti non avendo chiesa interna, si promette
(come suol sempre farsi in siffatte insidiose instituzioni per orpellare
l'inganno) che saranno condotti regolarmente agli uffici dei loro rispettivi
culti, ed avranno una istruzione religiosa secondo i concerti presi coi capi
delle loro chiese, e secondo i desiderj espressi dalle famiglie (§. V). E qui
sia lecito osservare che, ritenuta anche per sincera tale promessa, il non
aversi nello interno del Liceo sacerdoti cattolici, come vi sono i
mussulmani, colloca i cattolici dal lato religioso in una assoluta inferiorità
rispetto ai turchi, e dà alla istituzione, come si disse, un carattere
essenzialmente islamitico.

9. Al che si aggiunga che il pericolo di cadere almeno nell'indifferentismo


religioso è accresciuto dalla durata degli studi, (§. III) che è di cinque
anni, non compresi i tre di studi preparatorii destinati ai fanciulli, che al
momento del loro ingresso al Liceo non possedessero sufficientemente le
cognizioni, che sono l'oggetto dell'insegnamento primario.

10.Nel quale spazio di tempo, per verità soverchio a sorbire il veleno della
immoralità e dell'errore, assai grave danno possono patire i giovanetti
cattolici dalla convivenza continua coi turchi, ebrei, protestanti e con ogni
maniera di settari, senza avere alcuno schermo dai cattivi esempi soliti a
darsi dai turchi; dalle seduzioni, che i professori e moderatori stessi
offriranno loro nelle scuole e nel sistema [p. 3] disciplinare; mentre non vi
ha alcuno al loro fianco, che per istituto li guardi nella fede, li difenda
dagli inganni, e curi il loro perfezionamento spirituale.

11.Tutte queste cose, che risultano dalla posizione trasmessa dalla


Propaganda a questa Suprema, furono sommariamente sottoposte al
sapiente giudizio degli Eminentissimi Inquisitori Generali nella Feria IV,
22 Luglio 1868; ed il S. Consesso, associandosi alle viste di Monsig.
Valerga Patriarca di Gerusalemme e Delegato Apostolico della Siria,
(Somm. N. I) emise il seguente decreto. "Emi DD. votum R.P.D. Valerga
Patriarchae Hyerosolimitani adprobarunt, nempe supplicandum SSmo,
ut edere dignetur duo brevia, quorum unum expediendum Patriarchae
catholico Armeno, alterum Vicario Patriarchali Costantinopolitano pro
latinis, in quibus Sanctitas Sua, verbis gravioribus adhibitis expresse
prohibeat catholicis, ne filios memorato Collegio mittant, atque
opportune revocentur ad ea, quae iam sapienter ac salubriter in sua
allocutione contra sectas eadem Sanctitas Sua edixit".

12.Il S. Padre nella udienza dello stesso giorno e Feria approvò pienamente il
voto del Sacro Consesso, ed ordinò a Monsig. Segretario de' Brevi ad
Principes la redazione del Breve, secondo la mente comunicatagli in
conformità del decreto, come è a vedersi nel Sommario (N. III).

13.In sostanza questo Breve sfolgora i pericoli del predetto Liceo, ed inibisce
severamente ai parenti cattolici d'inviarvi i loro figli, allegando le ragioni
che debbono ritrarre i genitori dall'avventurare la loro prole ad essere
istruita in un luogo di tanto pericolo alle loro anime.

14.Riassumendo queste ragioni, sono esse le seguenti: l'essere il Liceo


principalmente consacrato ad instruire la gioventù maomettana; l'avervi una
moschea ottomana e nessuna benché piccolissima cappella pei cattolici;
l'esser la superstizione del Corano diametralmente opposta alla morale ed al
domma cattolico, che nell'animo dei giovani patirebbero grave nocumento,
dal continuo avere dinanzi agli occhi riti, costumi, opere opposti alla santità
ed alla verità di N. S. Religione, su che basa la stessa legislazione del Liceo.
Alle quali ragioni si aggiunge il grave danno, che soffrirebbero senza alcun
dubbio i giovani cattolici dalle dottrine di professori e direttori acattolici,
empie o indifferentiste, e che farebbero assai breccia nei loro animi, attesa la
naturale autorità, che hanno i moderatori e i precettori nell'animo dei
discepoli; la convivenza coi turchi ed eterodossi per gli esempii pravi, che
dovrebbe vedere, pei disprezzi, le ironie e rei discorsi, che avrebbe ad
ascoltare la misera cattolica gioventù.

15.Le quali sorgenti di danni gravissimi spirituali diconsi dal Breve non esser di
molto menomate dalla legge dell'istituto, che promette [p. 4] di far condurre
i cattolici alle loro chiese ed ai loro ministri per pratticarvi la loro religione e
per esser instruiti nel catechismo, essendoché una istruzione, che fassi di
tempo in tempo, non può scemare, se non che di pochissimo, i pericoli di
perversione che sono costanti ed inerenti alla natura del Liceo.

16.Laonde si conchiude, non esservi altra via di scampo per impedire un


gravissimo danno spirituale dei giovani cattolici orientali, che il divietare ad
essi di accorrere al Liceo "Sic enim ratio (dice il Breve) experientia et fides
ipsa docet non alium in hisce malis certae salutis patere portum, quam
contagionem arcere, excindere consuetudinem". E finalmente si decreta
"committimus atque mendamus ut parentibus cuiusque ritus catholicis Tuae
vigilantiae creditis nomine nostro significes, omnino iis non licere ut filios
suos in magni istius otthomanici Lycei institutionem tradant. Nulla tanti res
est humana ut eius caussa quisquam se suosque possit in apertum salutis
aeternae discrimen coniicere...".

17.Fa questo Breve trasmesso a Costantinopoli, come al Vicario Patriarcale,


così a Monsig. Hassun Patriarca Armeno di Cilicia, e si resero subito
pubbliche le disposizioni prese dalla Santità di N. S. Ma non tardarono dei
dubbi ad insorgere circa l'esecuzione delle medesime tanto nel Vicariato e
Delegazione Apostolica di Costantinopoli, quanto nel Patriarcato Armeno.

18.E da prima il Sig. Abate Testa Vicario Generale del Vicariato Patriarcale di
Costantinopoli scriveva alla Propaganda nel Settembre dello scorso anno,
che innanzi che fosse pubblicata la inibizione Pontificia, già 25 giovani
cattolici erano entrati nel Liceo, sui quali non sperava che fossero ritirati,
almeno immediatamente.

19.Per la qual cosa domandava istruzione sulla condotta da tenersi con questi;
primieramente quanto all'ammetterli ad ascoltare la S. Messa; essendo egli
su tal punto di parere che, non accompagnandosi l'inibizione del Breve da
alcuna censura, non si potesse a questi giovani proibire di entrare in Chiesa
ad ascoltarvi la Messa : secondoriamente quanto al modo da tenersi coi detti
giovani nell'ammetterli in Chiesa; su che è di avviso di non secondare
(finché non abbia una istruzione apposita) i desiderii del direttore del Liceo
espressigli dal medesimo a voce, (Somm. N. IV) che erano, si dasse ai
giovani un posto distinto e si fissasse l'ora per assistere al divin sacrifizio, e
dopo questo si facesse loro dal Parroco una speciale istruzione religiosa, e
perciò fino a novi ordini ha inibito che tali domande avessero effetto.

20.Manifestava inoltre più gravi dubbi quanto all'amministrazione del


sacramento della Penitenza; richiedendo se dovesse rifiutarsi di ammettere
alla confessione o di assolvere gli scolari del Liceo interni od esterni,
aliunde ben disposti, per la sola disobbedienza alla inibizione del S. Padre,
quantunque la maggior parte di essi trovisi nel [p. 5] Liceo
indipendentemente dalla propria volontà, ma bensì per sola volontà dei
genitori: e come oltre a ciò = dovessero diportarsi i confessori coi genitori
che hanno posto nel Liceo i loro figli prima della inibizione o ignorandola, e
che non possono immediatamente ritirarli, e così colle madri, che faranno
cadere sopra i mariti la responsabilità della collocazione della loro prole
nel Liceo.

21.Monsig. Hassun pure con lettera del 26 Agosto e con altra del 2 Settembre
del trascorso anno (Somm. NN. V. VI) dopo aver dato molte notizie sul più
volte menzionato Liceo fa a un di presso la stessa domanda intorno al modo
da tenersi coi genitori i quali avendo collocato i loro figli nel Liceo prima
della inibizione pontificia volessero ritenerveli, o non potessero
immediatamente ritirarneli. E chiede inoltre "come abbia a procedere coi
giovani che essendosi ascritti nell'albo degli scolari prima della conoscenza
del Breve, volessero ad onta di questo rimanervi; quali disposizioni debba
prendere con quegli scolari interni od esterni, che fossero le Domeniche e le
altre Feste condotti alle Chiese Cattoliche per assitere alla Messa, o per la
Confessione, o per essere istruiti nel Catechismo".

22.Quantunque l'Eminentissimo Cardinal Prefetto di Propaganda con lettera del


27 Settembre 1868 (Somm. N. VII) approvata dal S. Padre tornasse a
piretere a Monsig. Hassun d'inculcare senz'altro ai fedeli l'obbedienza al
Breve Pontificio, Monsig. Azarian Vicario di Mons. Patriarca di Cilicia in
assenza di questo che era partito pel monte Libano inviava altra lettera in
data del 14 Ottobre 1868 che non è da disgiungersi da un'altra del medesimo
scritta il 7 dello stesso mese, ed in quella espone (Somm. N. VIII) nuovi
dubbi di quei Cattolici, dopo aver già con lettera del 30 Settembre
rappresentato che le difficoltà provenienti dal nouvo Liceo divenivano
sempre più spinose, e domandato "Se i genitori in presenza del divieto
Pontificio potessero, senza alcuno scrupolo, mandare i loro figli di anni 17
o 18 già istruiti nelle scienze e nella religione ed assistere come uditori nel
suddetto Liceo a que corsi scientifici, che altrove non potrebbero aversi, al
che domandavano esplicita autorizzazione della S. Sede".

23.Per conoscere pienamente lo stato delle cose, tanto per meglio intendere ciò
che si è riferito, quanto per avvisare sul da farsi non sembra inopportuno
brevemente qui riassumere, ponendolo quasi sotto un sol colpo di occhio il
contenuto delle lettere sopracitate, delle due cioè di Monsig. Patriarca di
Cilicia, di quella dell’Eminentissimo Cardinal Prefetto di Propaganda, e
delle due di Monsig. Azarian.

24.Monsig. Hassun dapprima nel suo foglio del 26 Agosto espone come la
istituzione del Liceo Ottomano in Costantinopoli è consiglio e opera del
Governo Francese, avente forse lo scopo d’inoculare più facilmente col
valido mezzo della istruzione lo spirito francese in Costantinopoli; ond’è che
le ambasciate Russa, Inglese, Ellenica hanno osteggiato l’instituto a tutto
potere, insieme al partito turco [p. 6] fanatico, che non cessa di mormorare
esser questa istituzione destinata a cristianizzare i Mussulmani, anche perché
la Sublime Porta ha abbondato nel senso cattolico, confidando la direzione,
l’amministrazione, e la istruzione del detto Liceo ad una potenza cattolica a
preferenza delle altre potenze cristiane.

25.Al che aggiunge quanto alla parte religiosa, che i giovani farebbero nel
Collegio le loro orazioni giornaliere sotto la direzione del più provetto; la
Domenica ed il Venerdi sarebbero condotti ai rispettivi loro Pastori per
soddisfare ai loro bisogni spirituali, e per avere l’istruzione catechistica: per
assicurarsi del profitto in essa il Direttore darebbe in ogni settimana per un
tema scolastico il resoconto di tale istruzione. Tutto ciò si asserisce dietro
promessa fattane dal Direttore istesso.

26.Né è da omettersi, che dal Liceo si dicono esclusi i corsi di religione, nel che
il Liceo ottomano dicesi che avrebbe una preferenza sulle scuole Francesi,
oive si fanno corsi ecclettici e religosi con spirito assai anticattolico.

27.Quanto alla morale si asserisce esistere una esplicita promessa, che ogni
difetto sarà punito colla espulsione del delinquente, fosse anche il figlio del
Gran Vizir; a garanzia della qual promessa si allega il fatto di un Cattolico
Armeno che fu escluso da una cattedra, a cui concorreva, perché denunziato
dal Patriarca qual framassone.

28.Questa tendenza a menomare i danni che si temono nel Liceo per la morale e
religione dei giovani apparisce ancor più aperta nella lettera di Monsig.
Hassun in data del 2 Settembre. Ivi a colori rosei si descrivono le qualità
morali dei Professori, tutti cattolici francesi, del direttore degli studi del
Liceo irlandese cattolico, educato nel Seminario di San Sulpizio, del
direttore generale il quale, dicesi, avere male inteso che il sotto direttore sia
un Ebreo, e volersi adoperare a tutt’uomo per disbrigarsene; la sorveglianza,
che si promette sarà per farsi sulla morale dei giovani; i buoni libri che sono
stati adottati per testo nelle scuole; la sommissione che si dimostra ai
Patriarchi, i quali saranno informati, secondo le promesse, dai sorveglianti
delle camerate della disciplina interna del Liceo, riguardo ai giovinetti
cattolici, per dare con cognizione di causa nuovi suggerimenti prudenziali
pel bene loro spirituale e per rimouver da essi il pericolo di perversione.
29.E fra tutto ciò insinua, come i Russi menano vanto della inibizione
Pontificia, quasi di un trionfo contro la Francia: come i genitori cattolici si
dimostrino poco docili ad ubbidire al comando della Santa Sede, riputando
da una parte sufficienti garanzie date dai moderatori del Liceo alla
conservazione morale e del domma dei loro figli, dall’altra vedendo
impedita la carriera sociale di questi, per la quale è condizione
indispensabile l’essere istruiti nel Liceo [p. 7] di Galata Sèraï, e dubitando
da ultimo che le disposizioni prese da Roma possono provenire da poco
esatte e maligne informazioni.

30.Ciò premesso, si fa di nuovo a domandare qual misura abbia a prendere coi


genitori di quegli alunni, che già sono nel Collegio prima della inibizione, i
quali dice essere oltre a 21, sette mantenuti gratuitamente, ed i restanti con
qualche pagamento, e quale coi giovani stessi, che venissero condotti alle
Chiese ad ascoltarvi la messa, o per la confessione ed istruzione catechistica,
ed inoltre il quid agendum coi genitori e coi giovani, che malgrado
l’inibizione, frequentassero il Liceo,

31.Non poteva sfuggire alla Sapienza dell’Eminentissimo Prefetto di


Propaganda, che tutte queste apparenze di bene (che pur col tempo
potrebbero dileguarsi) non menomavano gran fatto il grave pericolo inerente
per essenza alla istituzione del Liceo, per la s alute delle anime dei giovani
cattolici, e con lettera dek 27 Settembre, approvata come si è già accennato
dal Santo Padre, teneva col Patriarca di Cilicia il seguente precettivo
linguaggio: si adoperi efficacemente, affinché i Cattolici tutti obbediscano
senz’altro, alle disposizioni, che il Santo Padre si è creduto in dovere di
adottare, ed alle misure, che come si è detto, crederà prendere contro i
recalcitramenti alle paterne sue cure e previdenze.

32.La ragione di tal comando dicesi essere, che le cautele prese per garantire la
moralità e la fede dei giovani cattolici (se pur si ammettano vere, e si creda
che si manteranno) non possono togliere il vizio radicale della istituzione,
che è essenzialmente mussulmana, e diretta a propagare l’indifferentismo
religioso; naturale a seguire dalla convivenza continua e di molti anni di
giovani di ogni setta, che non potranno a meno di non persuadersi, esser
Iddio ugualmente onorato con ogni culto e superstizione.

33.Inculca dopo ciò al Patriarca di seguire l’esempio dell’Episcopato Irlandese,


che riprovò efficacemente i collegi misti della regina in Irlanda, i quali pure
erano istituti Cristiani e non maomettani, ed a persuadere ai suoi fedeli, che
le disposizioni prese dal Santo Padre non da false dicerie ebbero origine, ma
bensì dalla pericolosa natura dello istituto.

34.A nulla omettere di quanto si riferisce al presente argomento giova qui


notare che la Propaganda per conoscere appieno lo stato delle cose relativo
alla istruzione in Costantinopoli volle, che Mons. Brunoni inviasse un esatto
ragguaglio delle scuole e dei convitti misti cattolici ivi esistenti. Da questo si
rileva che le scuole maschili e femminili ed i convitti misti finora esistiti in
Costantinopoli sono l’inverso del Liceo Mussulmano dal lato religioso, cioè
istituzioni essenzialmente cattoliche ove i direttori e professori sono religiosi
o missionari, e per le donne religiose pur sono le direttrici e le maestre.
[p. 8]

35.Quantunque sotto il rapporto scientifico non oltrepassino l’istruzione


puramente primaria, pure sotto il rapporto religioso non presentano alcun
pericolo ai cattolici; ed offrono agli eterodossi, che vi sono ammessi un
facile mezzo alla conversione.

36.Di fatto si fanno costantemente in questi convitti e scuole istruzioni religiose


ai discepoli, adoperandosi i loro istitutori o le istitutrici per le giovinette,
affinché si esercitino in pratiche di pietà giornaliere mattutine e serali e più
speciali e solenni nelle festività. A queste funzioni prendono parte benché
non obbligatoria soventi volte anche gli eterodossi, informandosi a poco a
poco, se non altro col vederle, allo spirito delle funzioni cattoliche.

37.La sorveglianza continua impedisce che gli eterodossi (che pur vi sono
rispetto ai cattolici in menome proporzioni) possano o indurre in errore, o
scandolezzare menomamente i loro condiscepoli cattolici. Laonde per buoni
esempii dei direttori e delle direttrici, per le buone insinuazioni sparse a bella
posta nell’insegnamento, per la pietà e modestia ammirata nei condiscepoli,
soventi volte coll’aiuto della divina grazia accade che gli eterodossi
abbandonato l’errore rendansi figli della vera Chiesa.

38.Il che giova eziandio aver qui esposto per dimostrare dal paragone di tali
convitti e scuole miste cattoliche, col Liceo Mussulmano, quanto bene
L’Eminentissimo Prefetto di Propaganda lo dicesse un istituto radicalmente
ed essenzialmente pericoloso. Perocché nei convitti e scuole miste di
cattolica istituzione la verità soprasta all’errore, e quindi è facile che i
dissidenti trovandosi nella luce di verità si pieghino ad abbracciarla, mentre
per contrario nel Liceo Mussulmano l’errore soprata alla verità, e quindi
assai agevolmente, avuto riguardo alla infermità della corrotta natura, può
intervenire che i figliuoli della luce, i giovinetti cristiani, siano a poco a poco
avvolti nelle tenebre dell’errore e dell’indifferentismo.

39.Proseguendo il riassunto delle lettere allegate nel Sommario, Mons. Azarian


nella lettera del 7 Ottobre riferisce un colloquio, avuto col Ministro interino
degli Affari esteri Sua Eccellenza Jafet Pascià [Savfet Paşa], sotto la cui alta
ispezione trovasi il Liceo Ottomano, essendo esso anche Ministro della
Pubblica Istruzione. Domandava il Ministro se realmente esistesse la
inibizione del Santo Padre ai cattolici di frequentare il detto Liceo e qual ne
fosse il tenore. E Monsig. Azarian rispondeva, esistere il Breve, ed essersi
dovuto fare dal Santo Padre per salvare la integrità della fede e la purità dei
costumi nei giovani di tenera età, e digiuni però di ogni sufficiente
cognizione religiosa, i quali sarebbero ammessi nel Liceo (che dal suo stesso
nome altro non è che una scuola primaria) e dove non avrebbero bastanti
garanzie a salvare integre la fede e la morale. Il Ministro come uomo di
completa dottrina riconobbe la giustezza delle riflessioni, convenne che
[p. 9] il Liceo era piuttosto una scuola primaria che altro, ma non omise di
soggiungere, che questo istituto non era come i Collegi Misti d’Irlanda, di
Ollanda ecc. disapprovati dalla Santa Sede, essendo che in quelli la
direzione e la istituzione professionale era nelle mani dei Protestanti,
mentre in questo era l’una e l’altra affidata ai Cattolici, e per conseguenza
diceva, essere un Collegio misto nel senso sfavorevole non già pei Cattolici,
ma pei Mussulmani ed altre professioni acattoliche. E termina col dire: Che
si conchiuse così il discorso senza che lasciasse nell’animo del Ministro
alcuna sfavorevole impressione, ciò che cercai di evitare per non
indispettirlo contro gl’interessi del Cattolicismo.

40.Quanto alla lettera del 14 Ottobre, ove si accusa ricevuta del Breve, si
espongono in essa diffusamente le ragioni, che fanno differire questo Liceo
dai Collegii misti acattolici, e lo mostrano un’istituto assai favorevole al
cattolicismo, cioè le garanzie che vi si offrono a tutela della fede e della
morale dei giovani, e quindi i molti lamenti dei genitori, i quali si veggono
dal divieto Pontificio costretti a non collocare i figli in questo istituto, che
secondo essi, attesa la condizione speciale della società in Costantinopoli,
non offre alcun periodo d’indifferentismo. Ma meglio e più precisamente ciò
apparisce dall’intiero contesto della lettera (Sommario N. VIII).
41.Esposto così tutto quello che la Sacra Congregazione di Propaganda
trasmetteva a questa Suprema intorno al più volte menzionato Liceo, sarebbe
superfluo intrattenersi ad esaminare teoreticamente la portata della
istituzione in discorso, essendo stata essa abbastanza qualificata dal Breve
del Santo Padre, ed in seguito anche dall’Eminentissimo Prefetto della
Propaganda nella sua lettera a Monsig. Hassun; perché in sostanza la
cattivezza della medesima è patente, presentando essa ai giovani cattolici
grave e prossimo pericolo di defezione dal domma e dalla morale, ed è
ovvio, che l’esporsi a pericolo prossimo è assolutamente illecito (...). [p. 10]

42.Sia pure (e ciò deve ammettersi, considerando leggermente la storia


contemporanea) che il consiglio e l’opera del Liceo Mussulmano di Galata
abbian per iscopo l’indifferentismo religioso; ma gli scopi, quantunque
pravi, delle opere umane stanno nella mano di Dio, che ha fatto le nazioni
sanabili, che negl’imperscrutabili giudizii di sua Provvidenza dal male sa
trarre, e trae sempre il bene, e per lo più scherzando colla follia delle
creature, dà alla sua Chiesa la salute ed il trionfo per mano dei suoi nemici
(...). Certamente è da temersi con fondamento, che il Liceo Mussulmano farà
momentaneamente sostituire alla fede in Maometto l’indifferenza religiosa;
ma il natural buon senso onde le anime, pel bisogno sentito del Dio vero, si
fanno naturalmente cristiane, come dice Tertulliano, lo zelo dei Pastori, la
cooperazione dei Parrochi e dei Missionari, i buoni esempi e le virtù sociali
dei buoni cattolici potrebbero forse convertire questa indifferenza nella eletta
pianta della fede, trapiantandola nell’Oriente, e facendola ivi universalmente
fiorire e render copiosi frutti fra quei miseri popoli, vissuti pen tanti secoli
nel lezzo e nella più vergognosa cecità.

43.Con queste speranze, poste in campo solamente come una ipotesi per
mitigare se sia possibile l’apprensione del male che presenta l’instituto
Costantinopolitano alla cattolica gioventù, si è ben lontani dallo
intendimento di attribuire qualche credito alla mussulmana instituzione; ma
si è inteso far solo qualche considerazione intorno ad un fatto già compiuto,
e che non è in facoltà di distruggere o modificare nella parte sostanziale
secondo le viste cattoliche, e nella supposizione, che quando abbia a tradursi
ad una dolorosa necessità il permettere ai giovani cattolici di frequentar
quelle scuole, non rimanga altro a fare se non che adoperarsi ad avvisare ai
mezzi acconci a scemarne il male.

44.Anche le scuole miste acattoliche sono sempre state avversate dalla Santa
Sede, e si è sempre risposto non esser lecito alla gioventù cattolica il
frequentarle pel pericolo di perversione; di che, per omettere molti altri
esempi, il Santo Padre scrivendo appositamente all’Arcivescovo di Friburgo
in Brisgovia il 14 Luglio 1864 la sua lettera che incomincia “Cum non sine
maxima” rendeva avvertito quel prelato “ut non solum deberet intesissimo
studio omnia conari, nullisque curis unquam parcere, ut eadem iuventus
necessariam christianam [p. 11] institutionem et educationem habeat, verum
etiam omnes fideles monere, eisque declarare huiusmodi scholas Ecclesiæ
catholicæ adversas haud posse in conscientia frequentari”. Ma nondimeno
quando la ineluttabile forza del fatto, e le circostanze de’ luoghi e de’ tempi
hanno persuaso che non poteansi impedire, si è veduta pure la necessità di
adottare il principio della tolleranza, e si sono insinuati i mezzi convenienti,
affinché il pericolo di perversione da prossimo si rendesse remoto, seguendo
gl’insegnamenti di San Basilio (in Constit. Monach. cap. IV) ove dice “qui,
urgente aliqua causa et necessitate, se periculo obiicit vel permittit se esse
in illo, cum tamen alias nollet, non tam dicitur amare periculum, quam
invitus illud subire, et ideo magis providebit Deus, ne in illo pereat”. E sotto
questo rapporto si hanno le provvide istruzioni emanate dalla Sacra
Congregazione di Propaganda, in occasione che si trattò questa materia dal
1839 al 1857 per l’Irlanda, e fra le altre la recentissima del 25 Aprile del
1868 ai Vescovi Orientali, e quelle di questa Suprema in più casi,
segnatamente per la Svizzera nel 1862, di cui non sarà inutile riportare il
decreto di Feria IV del 21 Marzo anzidetto. Con esso rispondendo fra gli
altri al quesito, che promovevano quei Vescovi “An liceat parentibus liberos
suos mixtis scholis instituendos committere” decretò. “Detur ad singulos in
Helvetia Episcopos instructio, qua respondeatur, generatim loquendo, non
licere, sed in casibus particularibus iudicio et conscientiæ Ordinarii id esse
relinquendum, cuius tamen erit officii, diligenter curare, ut non modo a se et
a parrochis, verum etiam a singulis genitoribus opportuna remedia
adhibeantur, quibus periculum perversionis ab alumnis removeatur,
simulque eniti apud magistratus et praesides, ne vis inferatur conscientiæ
catholicorum, adhibendo libros qui religioni catholicæ sint infensi, ac
denique assidue et instanter monere et hortari omnes, atque eos præsertim,
quibus facultas est, ut liberos suos in alias regiones mittant, ubi catholice
educantur”.

45.[48] 2 Dopo ciò veggasi, se possa aver luogo, anche pel caso del Liceo
ottomano, una qualche istruzione, la quale, senza pronunziarsi sul merito
dell’opera, avesse ad aggirarsi nel lasciare per ora alla vigilanza ed alla
prudenza dei Pastori la sorveglianza sull’andamento del Liceo, per vedere, se
possa sperarsi che le promesse di tutela alla fede e alla morale dei giovani
cattolici si adempiano fedelmente, e non sieno pure parole; la cura per
ottenere dai moderatori dell’istituto, e dal Governo nuove garanzie per
allontanare, per quanto si può, dagli alunni interni ed esterni, il pericolo di

2 Errore di numerotazione : è indicato 48 invece di 45.


perversione, per esempio la separazione degli alunni cattolici dai
mussulmani e dagli eterodossi, una cappella cattolica nel Liceo col rispettivo
ministro o parroco, gli esercizii di pietà mattutini e serali, e tutte le altre
cautele che si usano nelle varie scuole acattoliche, [p. 12] tollerate dalla
Santa Sede. Imperocché, quantunque non debba omettersi di dare ai genitori
il salutare suggerimento di non affidare i loro figli al Liceo, non è però da
farsi molta illusione sulla loro docilità a tale consiglio per non vedere
preclusa ai loro figli ogni sociale carriera, alla quale è condizione
indispensabile l’aver frequentato il Liceo; poiché dee pur confessarsi con
rammarico, che nei nostri miseri tempi, ancor fra i cattolici, si fa troppo
conto dei materiali interessi.

46. [48] 3 Questo è tutto quello che intorno al Liceo Mussulmano di


Costantinopoli si è creduto di sottomettere alla considerazione delle
Eminenze Loro Reverendissime, alle quali spetterà proporre sulle rispettive
domande, che si fanno da quei Prelati Orientali quei provvedimenti che nel
sapiente loro consiglio riputeranno i più analoghi al caso.

Per la qual cosa si riassumono e propongono i seguenti quesiti.

1° Come debbano i prelati orientali diportarsi con quei giovani che prima della
inibizione o ignorandola entrarono nel Liceo come alunni interni o scolari
esterni, e non potessero immediatamente ritrarsene o nol volessero; cioè

a) se debbano riceversi in Chiesa ad ascoltare la messa, dando loro un posto


distinto, e fissandone l’ora;
b) se debbano escludersi dalla confessione, o non assolverli (quantunque
aliunde si conoscano bene disposti) per la sola disobbedienza al divieto
pontificio;
c) anche quando si conoscesse che per volontà dei genitori si trovano, contro
lor voglia, nel Liceo mussulmano;
d) se quei giovani debbano essere ammessi alla istruzione catechistica.

2° Qual condotta debba tenersi con quei genitori, che avendo collocato nel Liceo
i loro figli senza conoscere la inibizione pontificia, o non potessero
immediatamente ritirarli, o per motivi di umano rispetto nol volessero ad onta
del pontificio divieto; e particolarmente come debbano i confessori regolarsi
colle madri, che gittassero sui loro mariti la responsabilità di ritenere i loro figli
nel Liceo.

3
Errore di numerotazione : è indicato 48 invece di 46.
3° Quali misure abbiansi a prendere coi genitori, che, conoscendo il divieto
pontificio, volessero porre la loro prole nel Liceo; e quali coi giovani che
conoscendo pure il divieto volessero frequentare quelle scuole.

4° Se sia lecito ai genitori mandare come uditori ad alcuni corsi, che fuori del
Liceo non si avrebbero in Costantinopoli, i loro figli di anni 17 o 18, già istruiti
completamente nella religione e nelle altre scienze.

17 Febbraio 1869,

L. NINA Assessore
SOMMARIO

Lettera di Monsig. Valerga, Patriarca di Gerusalemme


e Delegato Apostolico della Siria
NUM. I

ff. 289r, 290rv [pp. 13-14]

Eminentissimo Principe,

Nell’atto di partire da Costantinopoloi stimo compiere un ultimo dovere a bene


di questa cattolicità, invocando l’attenzione della Eminenza Vostra e della Sacra
Congregazione sulle lamentevoli rovine spirituali, che và producendo in questa
Capitale il massonismo, non solamente fra gli Europei, ma più anche forse tra
cattolici di rito Armeno.

Due pubbliche loggie di questa setta ma di diverso rito, come essi dicono,
esistono da varii anni in Costantinopoli; l’una delle quali è composta quasi
interamente di Armeni; e fra di essi i cattolici formano la grande maggiorità, ed
alcuni innalzati anche a gradi superiori. I giovani alunni che sortono dal
Collegio Murad di Parigi diretto dai Mechitaristi di Venezia, al loro ritorno in
Costantinopoli, forniscono a quanto mi vien detto, un notabile contingente a
questa condannata associazione.
Monsig. Hassun prima e dopo la sua promozione al Patriarcato di Cilicia non ha
lasciato di adoperarsi con lodevole zelo ad allontanare da’ suoi fedeli il pericolo
di sì funesta perversione; al qual’effetto non solamente egli facea pubblicare in
turco ed in armeno gli Atti e Decreti della Santa Sede con cui si condanna questa
setta; ma dava eziandio apposite istruzioni al suo clero, perché i confessori
nell’amministrazione de’ Sagramenti non venissero meno al loro dovere verso
coloro che vi si trovassero impegnati. Ciò nonostante il male sembra lungi dal
cedere ai rimedii, e vengo assicurato che ultimamente veniva dalle Loggie
adottata una risoluzione, per cui i figli dei framassoni dovranno fino dalla loro
giovine età venire ascritti alla setta. Oltre poi al collegio massonico che da varii
anni esiste in Costantinopoli, ed ove pur troppo si trova raccolto anche un
numero di fanciulli cattolici, si sta ora attuando il progetto promosso caldamente

[p. 14]

dall’Ambasciata, e dal Governo di Francia, di un gran Collegio misto, ed in


parte gratuito, ove devono essere accolti 1.500 fanciulli tra turchi, ebrei e
cristiani di ogni comunione, e da maestri secolari tratti di Francia, istruiti
pienamente nella lingua francese, e poscia nei varii rami della politecnica, e
quindi promossi agli impieghi dello stato. Qual pericolo sovrasti alla religione
ed alla morale da siffatto stabilimento è facile il comprenderlo, se si rifletta
semplicemente che dovrà ivi essere solamente una moschea pei fanciulli
mussulmani, e per gli altri non sarà ammessa entro il Collegio alcuna istruzione
religiosa, eccetto che gli Alunni potranno nelle Domeniche recarsi privatamente
alle rispettive loro chiese. Fu anzi già notato con sorpresa che un francese di
religione ebreo venne già designato all’ufficio di prefetto o sorvegliante per la
categoria degli allievi cristiani! Tale istituto sarà pur troppo ove il Massonismo
raccoglierà ampia messe d’immoralità e d’incredulismo.

Per porre un argine a tanto male, qui mi viene fatto osservare, nè io ho pena a
comprenderlo, che non sembrano bastantemente efficaci le misure generali prese
a tale effetto dalla Santa Sede; viste specialmente le disposizioni o la tendenza
degli Orientali a fare minor caso di siffatte misure, appunto pel carattere di
generalità che esse presentano. Un Breve speciale del Santo Padre diretto a Mgr.
Patriarca, ed un’altro identico al Vicario Patriarcale pei latini, in cui venisse
vivamente eccitato il loro zelo su questo particolare, sarebbe forse di maggior
efficacia, sì perché la voce del Santo Padre sembrerebbe più direttamente rivolta
a queste popolazioni, sì perché essa comunicherebbe all’azione dei due Ordinarii
maggior forza e autorità. Tale è l’opinione che intesi qui formulare dalle persone
più religiose e più zelanti particolarmente della Comunità Armeno-Cattolica, e
che io sottopongo volentieri all’alto giudizio dell’E.V. come quella mi sembra
assai meritevole di esser presa in considerazione.
Coi sensi della più profonda venerazione prego V.E. a gradire i miei umili
ossequii, e passo all’onore di rassegnarmi.

Costantinopoli 9 Giugno 1868

Di Vostra Eminenza Reverendissima


Umilissimo Devotissimo servo
G. Patriarca di Gerusalemme

A Sua Eminenza Reverendissima


Sig. Cardinal Alessandro Barnabò
Prefetto della S.C. di Propaganda
Programma del Liceo Imperiale Ottomano di Galata-Séraï

MEKTEB-I-SOULTANI

Lycée Impérial Ottoman de Galata – Séraï

PROGRAMME

NUM. II

ff. 293r, 294rv-295rv [pp. 15-17]

I. Le Lycée Impérial Ottoman est fondé par le Gouvernement dans le


but de préparer à toutes les fonctions publiques les jeunes gens
appartenant aux différentes religions en leur assurant une
instruction élevée et appropriée aux besoins de l’Empire.

Le Lycée sera organisé sur le modèle des grands établissements


d’instruction secondaire de l’Europe occidentale,

II. Les élèves qui, après avoir suivi au Lycée les cours complets des
études, auront subi avec succès les examens de sortie seront
admis, sur leur demande, dans toutes les carrières de l’Etat.
III. La durée des cours d’enseignement secondaire est de cinq ans ;
non compris trois années d’études préparatoires destinées aux
enfants qui, au moment de leur entrée au Lycée, ne posséderaient
pas suffisamment les connaissances qui font l’objet de
l’enseignement primaire.

A l’expiration du cours régulier de cinq années, une sixième année


pourra être consacrée à donner aux jeunes gens le supplément
d’instruction nécessité par les carrières spéciales qui ils se
proposent d’embrasser.

IV. L’enseignement comprend principalement :


(1) La langue turque qui sera professée pendant toute la durée des
études ;
(2) La langue et la littérature française ;
(3) La morale publique et privée ;
(4) Les éléments de la langue latine nécessaires à l’étude du droit,
de la médecine, et de la pharmacie ;
(5) Les étymologies grecques ;
(6) L’histoire générale et l’histoire ottomane ;
(7) La géographie politique, administrative, commerciale, agricole
et industrielle des principaux Etats et en particulier de l’Empire
ottoman ;
(8) Les mathématiques élémentaires et spéciales ;
(9) La cosmographie ;
(10) La mécanique et ses principales applications à la locomotion
et à l’industrie ;
(11) La physique et la chimie ;
(12) L’histoire naturelle ;
(13) Les éléments du droit ;
(14) Les éléments de l’économie ; [p. 16]
(15) Des notions de rhétorique et d’histoire générale de la
littérature ;
(16) Le dessin géométrique, le lavis et de le dessin d’imitation ;
L’enseignement des langues grecque, arménienne et bulgare
est facultatif et ne sera donné aux enfants que sur la demande
de familles.

Les élèves feront régulièrement pendant toute l’année des


exercices gymnastiques. Le Lycée possède un gymnase couvert
avec une cour et des appareils appropriés aux différents âges.

V. Les élèves seront astreints à suivre les pratiques du culte auquel ils
appartiennent.
Les élèves musulmans continueront à faire leurs prières dans la
Mosquée du Lycée ; un Mollah sera chargé de leur éducation
religieuse.
Les enfants appartenant aux autres cultes seront conduits
régulièrement aux offices de leurs communautés respectives ;
l’instruction religieuse leur sera donnée conformément à une
entente à concerter avec les chefs de leurs églises, et aux désirs
exprimés par leurs familles.

VI. Le Lycée sera disposé pour recevoir ultérieurement 600 élèves


internes. La moitié des élèves devra appartenir au culte
musulman.

VII. Les enfants seront reçus dans les cours préparatoires de neuf à
treize ans. Ceux qui sont déjà en possession de l’instruction
primaire pourront être admis bien qu’ils soient âgés de plus de
treize ans et seront répartis, après examen et suivant l’étendue de
leurs connaissances, dans les classes du cours secondaire.

VIII. Le Lycée Impérial Ottoman reçoit des élèves internes, des demi-
pensionnaires, et des externes.
Le prix de la pension entière pour les internes est fixé à 45 livres
turques par an. Les familles ont de plus à acquitter, au moment de
l’entrée de leurs enfants au Lycée, le prix du trousseau qui est de
15 livres. Cette somme une fois versée, l’entretien et le
renouvellement du trousseau pendant la totalité de séjour de
l’élève sont à la charge du Lycée.

Le prix de la pension comprend toutes les dépenses principales et


accessoires, savoir : la nourriture, l’habillement, le blanchissage, le
raccommodage, la literie, les frais de maladie, les fournitures et les
livres classiques, le papier, les plumes, l’encre etc.

Les demi-pensionnaires restent au Lycée pendant toute la journée


et rentrent le soir dans leurs familles. Le prix de la demi-pension
est de 25 livres par an et comprend le diner à midi et la collation à
quatre heures ainsi que les fournitures scolaires et les livres
classiques auxquels ont droit les élèves internes.

Les externes suivent les classes, mais ne sont pas admis dans les
études, ils ne prennent aucun repas au Lycée et ne reçoivent
aucune fourniture. Le prix de l’externat est de 6 livres par an.

Le montant de la pension, de la demi-pension et de l’externat [p.


17] est payable par semestre, et d’avance sans aucun avis de la
part de l’Administration.

Tout trimestre commencé est dû en entier.

Les élèves qui seraient admis dans le courant de l’année scolaire


doivent la pension à partir du premier jour de la quinzaine pendant
laquelle ils entrent.

IX. Le Gouvernement Ottoman, animé du désir de faire participer aux


bienfaits de l’instruction les enfants appartenant à des familles
peu aisées, se propose d’accorder un grand nombre de bourses.

Les bourses Impériales sont réservées aux seuls sujets Ottomans.


Elles se divisent en bourses entières, trois quarts de bourse, et
demi-bourses ; de plus le Gouvernement pourra s’il le juge
convenable, dispenser les familles des frais de trousseau.

La répartition des bourses et portions de bourse ainsi que le


dégrèvement de frais de trousseau sont de Son Excellence M. le
Ministre de l’Instruction publique.

Les familles qui auront obtenu une demi-bourse pourront, si elles


le désirent, au lieu de faire entrer leurs enfants au Lycée comme
internes en acquittant la moitié du prix de la pension, les faire
admettre en qualité de demi-pensionnaires sans aucune
rétribution.

Les élèves boursiers resteront en possession de leurs bourses


jusqu’à la fin de leurs études a moins d’exclusion prononcée pour
faute grave.

X. Les familles qui désirent faire entrer leurs enfants au Lycée


Impérial Ottoman sont invitées à les présenter dès à présent à la
Commission d’examen qui siégera à Galata-Séraï tous les jours,
excepté les Vendredis et les Dimanches, de 11 heures et demi du
matin à 3 heures de l’après-midi.

Les parents qui sont dans l’intention de solliciter une bourse ou


une portion de bourse devront, en faisant inscrire leurs enfants,
remettre à la direction du Lycée une demande adressée à Son
Excellence M. le Ministre de l’Instruction publique et faisant
connaître les noms et prénoms du candidat, son âge, sa religion, la
profession et le domicile du père ainsi que la portion du prix de la
pension que la famille est en état de payer.
BREVE DEL SANTO PADRE
Venerabilis Frater Salutem et Apostolicam Benedictionem

NUM. III

ff. 297r, 298rv-301rv [pp. 17-19]


Lettera al Sig. Abate D. Carlo Testa del
19 Agosto 1868

NUM. IV

ff. 303r, 304rv [p. 20]

L’Abate D. Carlo Testa Vicario Generale di Monsig. Brunoni Vicario Apostolico


Patriarcale di Costantinopoli scrive a quest’ultimo presente in Curia quanto
segue.

Costantinopoli, li 19 Agosto 1868

Ieri verso sera ebbi la visita del Direttore del Liceo Imperiale Ottomano.
L’oggetto di questa visita era d’intendersi meco sul modo di provvedere
all’istruzione religiosa de’ Latini ammessi nel Liceo come Interni e di facilitare a
questi d’adempimento de’ doveri di religione. Benché non abbia cooperato né
direttamente né inderettamente all’ammissione de’ predetti giovani
all’anzidetto stabilimento, non ho creduto prudente di esternare il mio modo di
pensare, tanto più che V.S. mi raccomandò di andar cauto nel pronunziarmi
fino a tanto che giungano le istruzioni della Sagra Congregazione.

Il Direttore del Liceo espresse il desiderio:


1. Che in tutte le Domeniche a una ora determinata la Chiesa
parrocchiale tenga un luogo riserbato agli scolari, i quali verranno in
corpo a udire la santa Messa sotto la sorveglianza di una persona di
fiducia designata dal Direttore. Il numero di questi ascende a venti
incirca.
2. Che il Parroco stabilisca i giorni, in cui gli scolari dovranno accostarsi
al tribunale della Penitenza; onde in detti giorni questi siano condotti
alla Chiesa mezz’ora o tre quarti prima dell’ora fissata per la Messa
per disporsi alla confessione.
3. Che in tutte le Domeniche dopo la Messa vi sia una istruzione
religiosa. E per obbligare i giovani a prestare tutta l’attenzione a
questa istruzione, il Direttore del Liceo è intenzionato di fare di
questa stessa istruzione il tema di un dovere settimanale per gli
scolari.

Il Liceo trovandosi in Galata-Seraï, cioè entro i limiti della parrocchia di


Sant’Antonio, toccherà ai PP. Conventuali di prestare la loro opera; ma lo
vorranno poi fare? Non ho avuto tempo di farne parola con essi. La prego
Monsignore di darmi delle analoghe istruzioni segnatamente pel caso che
incontri delle difficoltà per parte della parrocchia.

Ho saputo da Mons. Hassun, che ha già concesso per gli Armeni cattolici quanto
viene oggi richiesto da me per i Latini.
Lettera di Mons. HASSUN diretta alla Propaganda
il 26 Agosto del 1868

NUM. V

ff. 306r, 307rv-308rv [pp. 21-23]

Monsig. Antonio Pietro IX Hassun Patriarca Armeno di Cilicia all’Eminentissimo


Signor Cardinale Prefetto della Propaganda

Costantinopoli, 26 Agosto 1868

Or sono tre giorni che mi giunse l’augusta lettera del Santo Padre sotto la data
de’ 5 di Agosto corr. in cui Sua Santità nell’Apostolica sua sollecitudine in bene
dei fedeli facendo rissortire li pericoli spirituali che il nuovo Liceo Imperiale
Ottomano istituito recentemente in questa capitale può presentare ai giovani
cattolici che vi sarebbero ammessi promiscuamente ad altri di qualunque
professione, si degna communicarmi i suoi venerati ordini, onde a Nome Suo
augusto prevenirne i genitori, che non v’abbiano da mandare i loro figli.
Conformemente a questa venerata prescrizione m’adoprai subito a prevenire i
genitori, e amo sperare che seconderanno la pontificia disposizione. Ed è
appunto questo che mi faccio un dovere di comunicare al Santo Padre nella qui
acclusa che umilio a Sua Santità. Avendo poi aggiunto in fine della medesima,
che darei all’E.V.R. una dettagliata relazione dello stato e condizioni di detto
Liceo, mi ci accinco colla più possibile brevità.

Il progetto di questo Liceo misto appartiene al Governo Francese, e lo scopo


principale n’era di preparare sia de’ Musulmani sia de’ Cristiani funzionarii dello
Stato. Benché poi le spese tutte dovessero esser fatte dal Governo Ottomano e
ne dovesse portare apparentemente il nome, una delle condizioni essenziali
n’era che tanto la direzione e l’amministrazione, quanto l’istruzione ne
sarebbero esclusivamente in mano di un corpo di Direttori e Professori
Francesi, senza la minima partecipazione de’ funzionarii Mussulmani, di modo
che sarebbe un Liceo Francese traspiantato in Costantinopoli, e sovvenuto dal
Governo Ottompano con diritto di farvi educare de’ giovani Mussulmani per la
metà del numero che il detto Liceo potrebbe ammettere. Benché poi si fossero
prese delle precauzioni richieste dalla politica tanto nella compilazione del
programma, quanto in altre scritture officiali per non far vedere tutto questo
carattere Francese, che investiva il Liceo, tuttavia l’Ambasciata Russa, assistita
da quella d’Inghilterra non esclusa la Legazione Ellenica dichiararono la più
forte opposizione alla istituzione del detto Liceo; ma il Governo Francese cui va
d’accordo presentemente la Sublime Porta, passò oltre alle difficoltà; i vecchi
però del paese per questo motivo non ne garantiscono la durata in presenza di
si minacciosa opposizione, che potrebbe aggravarsi e divenir decisiva per un
cambiamento di politica si frequente nella Sublime Porta.

[p. 22]

In quanto però ai rapporti religiosi, s’era deciso che dentro lo Stabilimento non
si farebbe nessun corso di studii ecclesiastici o religiosi, lasciando quella parte
alli rispettivi Superiori Religiosi, onde ne due giorni destinati di Venerdì e
Domenica i giovani condotti alle rispettive Chiese sotto sicura vigilanza fossero
messi alla disposizione della propria autorità ecclesiastica per il loro bisogni
spirituali e religiosi. Si credeva poi convenire che i giovani la mattina e la sera
riuniti assieme nelle rispettive divisioni potessero fare sotto la direzione del più
provetto le rispettive loro preghiere. Il Direttore poi, che’è un Professore
Francese di certa avanzata età aveva aggiunto, che per assicurarsi che i giovani
abbiano prestato attenzione alla istruzione religiosa che loro si darebbe nelle
rispettive loro chiese lor farebbe dare ogni settimana per tema il rendiconto
della precedente istruzione religiosa ricevuta.

Con queste condizioni questo Liceo diretto e amministrato esclusivamente da


Direttori e Professori Francesi benché dovesse sembrare non aver differenza
alcuna dai Licei Francesi di Parigi, ove sono ammessi egualmente giovani di
diverse credenze, anzi per un verso presentasse ancora qualche vantaggio per
motivo che nei Licei di Parigi si fanno de’ corsi di studi ecclettici e religiosi con
spirito assai anticattolico, mentre in questo Liceo non sarebbe nessuna
cattedra di questo genere, essendo quel ramo esclusivamente riservato ai
rispettivi Capi Religiosi; con tutto ciò la promiscuità de’ giovani specialmente
Mussulmani fin dal principio mi sembrava la parte più pericolosa, e per questo
motivo mi adopravo, perché almeno i Cattolici di qualunque rito formassero
una sezione a parte colle altre debite e necessarie precauzioni. Mi si faceva pur
‘assicurare che secondo le costituzioni fondamentali del Liceo, alla prima
infrazione delle regole di moralità, il giovane colpevole verrebbe scacciato dallo
Stabilimento, fosse pure il figlio del Gran Visir. Essendosi poi presentato come
Candidato un professore di questa mia comunità Armeno-Cattolica per le
scuole inferiori, alla prima insinuazione che avevo fatto fare alla Direzione, che
quel tal Candidato era un frammassone, fu subito scancellato dalla lista.

Tutte queste precauzioni non mancavano d’avere del valore relativo, con tutto
ciò non erano tali da far svanire ogni pericolo che giustamente si temerebbe
dalla promiscuità. D’altronde poi vedendo non pochi che secondo le recenti
riforme dovendo esser ’ammessi indistintamente anche i Cristiani alle
pubbliche funzioni dello Stato e per entrare in questa carriera dovendo i
giovani aver fatto i loro studi in questo Liceo, ne nacque quindi il desiderio nei
parenti di collocare i loro figli in questo Stabilimento per assicurare l’avvenire.
Dovendosi però cedere a tutto in presenza di un sì Supremo ordine del Santo
Padre, ogni altra considerazione non avrebbe luogo, qualunque pur siasi per
essere l’attitudine che avesse quindi a risultare ancora in

[p. 23]
prò dell’opposizione Russo-Inglese, e li gravi dispiaceri, che avesse da risentire
tanto il Governo Francese quanto la Sublime Porta, che crede ainzi d’aver più
che mai abbondato nel senso Cattolico, nel confidare l’amministrazione e la
direzione e l’istruzione del detto Liceo a una Potenza Cattolica a preferenza
delle altre Potenze Cristiane, con che si provocò da una parte la contrarietà di
queste, e dall’altre il mal’umore del partito Turco fanatico, che non cessa di
mormorare, che questa Istituzione è destinata a cristianizzare i Mussulmani.

V’ebbe poi in questa occasione un’incidenza che non sarà inutile di rilevare. Ed
è che l’augusta lettera del Santo Padre datata del 5 corrente m’era giunta nelle
mani coll’ultimo corriere Francese, cioè ai 22 corrente fino dal mezzodì, cioè
pria che mi giungesse la lettera, un giornale Turco di nome Megimuai-Mearif
[Mecmua-i maarif] aveva pubblicato, che il Santo Padre con lettere dirette al
Patriarca Armeno Cattolico e al Vicario Apostolico Latino aveva inibito a tutt’i
Cattolici di seguire gli studii del Liceo Ottomano. Mi ero diretto al Vicariato
Latino per conoscere, se questo avesse ricevuto lettera consimile. Ma il Sig. D.
Carlo Testa, Vicario di Monsig. Vicario Apostolico Latino mi dichiarò, ch’egli non
aveva ricevuto ancora simile comunicazione. Si vide perciò, che quel giornale
Turco ne avea avuta la notizia per un canale che comunicasse con Roma.

Tal’è frattanto lo stato delle cose sul proposito. Pertanto pregherei l’Eminenza
Vostra Reverendissima per qualche schiarimento per mia norma in riguardo a
quelli che malgrado l’inibizione Pontificia volessero frequentare il detto
Stabilimento. E qui mi giova di sottoporre alla savia sua considerazione che sin
dal principio dietro le insinuazioni fatte da me e dai miei ai parenti a non
affrettare, e piuttosto attendere a vedere se la pratica delle cose quali prove e
garanzie avesse da dare specialmente nella parte della moralità in questo Liceo,
non pochi persuasi a cotali consigli si erano astenuti, e quindi il numero dei
giovani della mia Comunità ammessi gratuitamente non era che di sette; poco
più del doppio poi era il numero di quei ammessi con qualche pagamento. Di
questi pure varii già si sono ritirati all’annunzio del nome augusto del Santo
Padre. Ma se come dicevo ad onta di tutto questo alcuni vorranno
frequentarlo, pregherei qualche sua istruzione.

Intanto ...
Lettera de Mons. HASSUN alla Propaganda
Del 2 Settembre 1868

NUM. VI

ff. 310r, 311rv [pp. 23-25]

Monsing. Antonio Pietro IX Hassun Patriarca Armeno di Cilicia all’Eminentissimo


e Reverendissimo Sig. Cardinale Prefetto della Propaganda.

Costantinopoli, 2 Settembre 1868

Mi credo di dovere di continuare a fornire a Vostra Eminenza Reverendissima


gli ulteriori ragguagli che possono concernere questo Liceo Imperiale

[p. 24]

Ottomano. Come già nell’ossequiosissima mia del precedente corriere ebbi


l’onore di prevenire V.E.R. i parenti de’ giovani Armeni Cattolici sono già
prevenuti della inibizione Pontificia sul proposito. La notizia poi è già di
notorietà pubblica, e, com’è facile il prevederlo, commenti d’ogni genere
corrono per la Capitale. Il partito Russo specialmente si compiace di dar a
questo avvenimento il vanto più affettato per combatter meglio questa
instituzione francese. In tutto questo susurro mi dispiacque che in varii de’
parenti Armeni Cattolici non veggo quella docilità che aspettavo, sebbene siano
stati prevenuti ancora dell’ordine pontificio prima dell’apertura del Liceo
ch’ebbe luogo il 31 Agosto prossimo scaduto. L’argomento il più specioso che
tutt’i professori di questo Liceo, come mi si assicura, sono cattolici. Il prefetto di
studii poi dello stabilimento è un Irlandese cattolico che aveva fatto i suoi studii
nel seminario di San Sulpizio. Anche i cosi detti maestri di scuola, cioè i
sorveglianti delle Camerate sono cattolici. Per il direttore generale poi che ha i
più ampi poteri, a cui è devoluta ogni sorta di amministrazione, direzione e
metodo d’insegnamento si parla con somma lode. D’altronde v’è un’Israelita
sotto-direttore, sebbene questi fin’ora non siasi occupato che dell’azienda
materiale del Liceo, come dell’adobbo, fornitura ecc. Il Direttore medesimo non
ha celata la sua disapprovazione per questa scelta, e intende che sia
rimpiazzato da un Cattolico. Procura poi d’introdurre le Suore di Carità nella
infermeria del Liceo. Il medesimo poi ha assicurato, che oltre i due giorni
regolamentarii del Venerdi, e di Domenica, qualunque altra volta che i
Patriarchi rispettivi richiedessero i loro giovani, lor sarebbero rimessi come per
esempio per una muta di esercizii spirituali ed altro.

In quanto alle regole disciplinari per preservare la moralità da ogni attentato,


quattro volte per notte si farà la pattuglia per le Camerate, l’una sempre dal
Direttore Generale. Varii poi de’ sorveglianti dei dormitorii sono presi fra li
cattolici sudditi Ottomani, sulla fede onestà e morigeratezza de’ quali si ha
tutta la fiducia.

Relativamente poi alla scelta degli Autori da studiarsi nello Stabilimento mi fu


assicurato che sono prese delle misure opportune, ed è escluso qualunque
autore, che anche indirettamente potesse alludere a questioni religiose od
offendere in qualunque modo la moralità. Per la lingua Turca ancora si è preso
per autore d’umanità la traduzione delle avventure di Telemaco di Fenelon. Il
Direttore Generale poi aveva prevenuto i rispettivi Parrochi, che i medesimi
erano autorizzati a segnalargli qualunque disguido il minimo che fosse delle
prefisse misure disciplinari che verrebbe subito represso: il medesimo aveva
ancora autorizzato i sorveglianti delle Camerate a dar conto alli respettivi
Patriarchi delle condizioni disciplinari dello Stabilimento, onde con cognizione
di causa potessero far degli ulteriori suggerimenti se fossero indicati.
[p. 25]

In presenza di tante disposizioni che ora mai sono note a tutti, si comincia a
elevare delle lagnanze, come se le informazioni date alla Santa Sede sul conto
del Liceo fossero effetto di gelosia o malevolenza, e tante altre dicerie, che
com’è naturale in simili congiunture non mancano a prodursi pro e contra.

In tale stato di cose preveggo, che coll’andar del tempo non si asterranno tutt’i
Cattolici del detto Liceo, tanto più che per regola fissa, per poter’entrare in
carriera e occupar funzioni pubbliche dovranno passare per questo
Stabilimento.

Pertanto io pregherei Vostra Eminenza Reverendissima di voler’istruirmi


spacialmente se quid agendum con quelli, che malgrado l’inibizione
frequentassero questo Liceo Imperiale; e con quei, che cosi le Domeniche e
Feste fosser condotti dalle Chiese nostre per assistere alla Messa, o per la
Confessione, o per essere istruiti nel Catechismo cattolico.
Lettera dell’Eminentissimo Prefetto di Propaganda
a Mons. HASSUN del 27 Settembre 1868

NUM. VII

ff. 313r, 314rv [pp. 25-26]

L’Eminentissimo Sig. Cardinale Prefetto a Mons. Hassun Patriarca Armeno di


Cilicia.

Dalla Propaganda, lì 27 Settembre 1868

Ho ricevuto le due sue lettere dei 26 Agosto e 2 corrente relative al Liceo


Ottomano, e non ho mancato di umiliare al Santo Padre il foglio di V.S.
direttogli. Riservandomi di rispondere ai dubbii da Lei proposti sul modo da
tenersi coi Cattolici, i quali ad onta dell’ordine Pontificio volessero collocare o
ritenere in quel Liceo i loro figli, e sull’accesso dei collegiali alle chiese
cattoliche, non posso intanto dispensarmi dal farle qualche rimarco sulle
osservazioni da Lei espresse nei succitati suoi fogli.

Ella mi riferisce le cautele prese per garantire la moralità dei giovani e per
allontanare il pericolo di perversione nella Fede. Le quali cose ancorché si
ammettano, e voglia pur credersi che siano per esser mantenute in avvenire,
non può non rilevarsi il vizio radicale di siffatte istituzioni, ch’è appunto indurre
pratticamente il vero indifferentismo religioso. Difatti non è possibile che
giovani conviventi insieme, i quali dai loro Direttori e Maestri non ascoltano mai
una parola religiosa se non in quell’unica volta che accedono secondo che si
asserisce al rispettivo ministro; e che vedono egualmente riguardato e
rispettato il culto cattolico e lo scismatico, il cristiano, il giudaico e (il
musulmano) non si avvezzino a riguardare con occhio indifferente qualsivoglia
specie di culto; e quindi non concepiscano l’idea perniciosissima, che Iddio
venga egualmente onorato dalla vera religione e dalla superstizione. Ed è
questo il motivo principale pel quale vennero riprovati dalla Santa Sede i collegi
misti cosi detti della Regina in Irlanda, riprovazione che quell’Episcopato
cattolico sostenne con tanto suo onore

[p. 26]

e con tanto vantaggio dei fedeli. Ed è qui da osservarsi la sostanziale differenza


che passa tra i suddetti collegi e il nuovo Liceo; giacché in quelli alla fine non
vanno che battezzati, a differenza di questo, che può giustamente paragonarsi
a una vera arca di Noé. Quindi Ella intenderà, che la disposizione del Santo
Padre relativa a cotesto Liceo Imperiale non venne provocata da dicerie, e da
false informazioni che ne venissero date. Altro non ebbe sott’occhio la Santa
Sede che il programma del Liceo suddetto; e questo era ben sufficiente per
riconoscervi il già annunciato vizio radicale; e quindi applicarvi le disposizioni
adottate in consimili circostanze.

Invero sarebbe stato opportuno, che la dichiarazione pontificia avesse


prevenuto ovvero immediatamente seguita la pubblicazione di quel
programma. Ma nel silenzio mantenuto costì, non poteva la Santa Sede
occuparsene prima che ne avesse piena congnizione. Ella pertanto procuri di
dileguare queste insussistenti idee, che cioè siasi riprovato quel Liceo per false
relazioni; e si adoperi efficacemente, affinché i Cattolici tutti obbediscano
senz’altro alle disposizioni che il Santo Padre si è creduto in dovere di adottare,
e alle misure, che come si è detto di sopra crederà prendere contro i
recalcitranti alle paterne sur cure e previdenze.
[Firmato] Al. Cardinale Barnabò Prefetto
L. Jacobini, Segretario
Due lettere di Mons. AZARIAN alla Propaganda
del 7 e 14 Ottobre 1868

NUM. VIII

ff. 316r, 317rv-319r [pp. 26-29]

Monsignor Azarian Vicario Apostolico di Monsignor Hassun Patriarca Armeno di


Cilicia all’Eminentissimo e Reverendissimo Sig. Cardinale Prefetto della
Propaganda.

Constantinopoli, 7 Ottobre 1868

Li tre di questo mese secondo la solita etichetta mi sono recato al Ministro


interinario degli Affari esteri S.E. Jafet Pascià sotto la giurisdizione del quale
son messe le Comunità Cristiane dell’Impero affine di presentare i miei
complimenti per il nuovo eminente posto, che veniva egli ad occupare per la
provvisoria assenza di S.A. Fuad Pascià. Dopo lo scambio de’ soliti complimenti
Jafet Pascià, che ritiene ancora il portafoglio di Ministro d’Istruzione pubblica, e
per cui il Liceo Imperiale Ottomano si trova sotto l’alta sua ispezione,
m’interpellò, come me l’aspettavo, sulla esistenza e tenore dell’inibizione fatta
dal Santo Padre ai Cattolici di frequentare il detto Liceo. In evasione facendogli
brevemente osservare il supremo dovere, che il Santo Padre qual Gerarca del
Cattolicismo ha di tutelare dapertutto la purità della fede e l’integrità della
morale cristiana non poteva non interessarsi ancora

[p. 27]

del caso in questione, tanto più che questo Istituto portando il nome di Liceo
era nel medesimo tempo o meglio una scuola primaria, ove si ammetterebbero
ragazzi di tenera età, digiuni d’ogni sufficente cognizione religiosa, senza che vi
fossero le necessarie garanzie del sicuro compimento di questo supremo
obbligo, prescindendo ancora da ogni altra considerazione, che l’interesse
dell’intatta conservazione della morale cristiana potrebbe e dovrebbe suggerire
sul proposito. Il Ministro qual persona che fece corsi completi di studio non
sconobbe la giustezza de’ rilievi, e convenne che realmente quell’Istituto era
piuttosto una scuola primaria che altro; non omise però di soggiungere, che
questo Istituto non era come i Collegii Misti d’Irlanda, di Olanda ecc.
disapprovati dalla Santa Sede, essendo che in quelli la direzione e l’istituzione
professionale era nelle mani dei Protestanti, mentre in questa era l’una e l’altra
affidata ai Cattolici, e per conseguenza diceva, era un Collegio misto nel senso
sfavorevole non già pei Cattolici, ma pei Mussulmani ed altre professioni
acattoliche. Cosi si conchiuse questo discorso, senza che lasciasse nell’animo
del Ministro una sfavorevole impressione, ciò che cercai d’evitare per non
indispettirlo contro gl’interessi del Cattolicismo.

Monsignor Azarian Vicario di Monsignor [Hassun] Patriarca Armeno di Cilicia


all’Eminentissimo Sig. Cardinale Prefetto della Propaganda.

Costantinopoli, 14 Ottobre 1868

Omissis etc.
Dell’inclusa lettera poi di V.E.R. relativa a questo Liceo Imperiale rimisi a
Monsig. Patriarca copia, e per mia norma ne presi attentamente la nota.
Com’ebbi l’onore di significare a V.E.R. con mia ossequiosissima dei 7 corrente
l’intrattenimento avuto con questo Ministro Interiunario Jafet Pascià sul
proposito di questo Liceo, e della inibizione pontificia è noto a V.E.R. Il numero
poi dei nostri giovani Armeni Cattolici lungi di crescervi se ne diminuì, mentre
quello di altri riti cattolici non credo abbia presa la medesima piega. Il
Direttore del predetto Liceo, come una nuova concessione, accordò che i
giovani ogni Sabbato sera si portassero presso i loro genitori e vi rimanessero
fino a Lunedì mattina, onde poter essi avere maggiore spazio di tempo per
occuparsi dell’esercizio del rispettivo culto. Il medesimo non sarebbe alieno
d’accordare ancora il Venerdì d’ogni settimana per il medesimo servizio
religioso; e in questi giorni prese altri giovani scelti Armeni Cattolici come
sorveglianti delle camerate e dormitorii, e con qualche severa punizione che
inflisse alla occasione di una parte di regola disciplinare al figlio di un’atto
funzionario Turco fece vedere in lui una recisa volontà di sopprimere gli abusi
senz’avere riguardo al rango dei giovani. Quindi in presenza di queste

[p. 28]

misure, i Genitori irrequieti si veggono assai dispiacenti di non poter collocarvi i


loro figli per l’inibizione pontificia.

Perché V.E.R. li conosca perfettamente, mi credo in dovere di riprodurre gli


argomenti di giustificazione ch’essi adducono a questo proposito. Essi ripetono
che questo Liceo Ottomano è ben differente dai collegii misti della Regina
d’Irlanda, visto che in quelli i Professori e Direttori fino al portinaro, come
infatti riportava un recente numero del Monde sono protestanti, mentre in
questo ad eccezione di uno o due sono cattolici, e sui quali finora non si ha che
da lodarsi, che l’insegnamento così detto misto, ch’è la piaga principale dei
collegii misti di Europa, non esiste in questo; che al contrario la mancanza
d’ogni insegnamento religioso nel Liceo Ottomano lungi d’essere uno
svantaggio, è un pegno di più che i giovani cattolici sarebbero meglio istruiti
nella religione dai loro parrochi in que’ due o tre giorni che loro si permette, di
quello che avessero da ricevere dentro il Liceo un’insegnamento non tanto
sicuro; che tutto al più ciò sarebbe una questione materiale, che cioè il giovane
invece d’essere istruito tre volte alla settimana dal suo parroco nel Liceo, lo
sarebbe nella rispettiva parrocchia: che secondo le più sicure informazioni
avute dai professori e sorveglianti Armeni Cattolici, il punto della moralità è
non meno de’ collegi cattolici diretti dai medesimi Ecclesiastici osservato, e più
si avrebbe forse da premunirsi da qualche Cristiano e Cattolico che dai
Maomettani medesimi, che si rassegnano con una cieca obbedienza alle leggi
dell’Istituto; in quanto al vizio radicale dell’indifferentismo religioso, cui si
riferisce principalmente il precitato veneratissimo foglio di V.E.R. essi replicano
che come l’esperienza di tanti secoli ha dimostrato il mutuo contatto degli
Orientali di differente professione lungi da introdurre l’indifferentismo, rende
più marcato il separatismo, essendo che in Oriente non è la nazionalità che
distingue le differenti comunità, ma bensì la professione dogmatica; e perciò
inveci di fusione religiosa, si temerebbe al contrario che tanto contatto de’
giovani nel Liceo non abbia da produrre una più viva espressione mutua di
sentimenti di fanatismo: che infine il cattolicismo portando il vanto e la
prerogativa, che non ha nessun’altro culto nel Liceo, siccome la direzione e il
Professorato del medesimo è affidato ai Cattolici, vi conserva sempre il suo
prestigio: e perciò se ne scarta maggiormente il pericolo d’assimilazione cogli
altri culti: che infine secondo questi tali il Liceo Ottomano non è se non un
Liceo Cattolico, ove sono ammessi studenti di più professioni, come faceva,
dicono, in piccolo il Sig. Boré nel suo collegio di Bebek, ov’erano ammessi de’
giovani Turchi e Bulgari scismatici, a sola differenza che l’insegnamento
cattolico è affidato in questo Liceo ai rispettivi Parrochi, mentre in quella era
provveduto dai Direttori medesimi. Si ripete poi in generale che il Breve
epistolare pontificio d’inibizione supponeva de’ moderatori acattolici nel Liceo,
mentre questi sono Cattolici, scelti

[p. 29]

anzi con certa cautela; e aveva preso per punto di partenza il programma del
Liceo, che per non provocare le suscettibilità degli altri culti aveva taciuto il
carattere essenzialmente cattolico dell’Istituto.
Ecco Eminenza Reverendissima presso a poco i ragionamenti che si producono
in favore del Liceo. Da quanto veggo, non è il pericolo dell’indifferentismo che
può render sospetto il Liceo ai parenti cattolici, perché infatti qui in Oriente il
contatto Scismatici e Mussulmani non importa seco quel pericolo che in
Occidente si scorge, ma piuttosto sono le considerazioni della instabilità delle
interiori garanzie del Liceo, l’assenza di preghiera di mattina e sera, cui teneri
fanciulli cattolici sono condannati, e la condizione d’inferiorità cui per un verso
vi va soggetto il Cattolicismo per motivo che mentre per il culto Maomettano vi
si trova una Moschea col suo Imam (ministro religioso), il culto cattolico non vi
possiede neppure una Cappelletta e un Cappellano. Di queste considerazioni
altre toccando la coscienza loro prattica, altre l’amor proprio loro, rendono
alquanto sospetto a loro occhi il detto Istituto. Coloro però che vorrebbero
piazzarvi i figli loro maggiori, quali già conoscono il loro catechismo, trovano di
che replicare ancora a queste osservazioni, sopratutto coloro che non vi
manderebbero i loro figli maggiori che semplicemente in qualità di Esterni.

Tutto questo che corre fra il popolo sottopongo alla savia considerazione di
V.E.R. e non mancherò d’aggiungere ogni altra ulteriore informazione, che
potrebbe meritare l’attenzione di V.E.Reverendissima.
DOCUMENTI COMPLEMENTARI4

[f. 332rv]

Dalla Sacra Congregazione di


PROPAGANDA FIDE

[Vaticano] 20 Luglio 1868


N° 9

A Mons. Lorenzo Nina


Assessore della Suprema Sacra Congregazione
del Santo Offizio

Dal Vicariato Apostolico di Costantinopoli veniva recentemente inviato a questa


Sacra Congregazione di Propaganda Fide il programma di un Liceo Imperiale
Ottomano, che si stabilisce in quella capitale per istruzione della gioventù senza
distinzione veruna di religione; ed in pari tempo si domandavano istruzioni
precise per conoscere se e come debba permettersi alle famiglie Cattoliche
d’inviarvi i loro figli (Lettera A) 5 . E Mons. Brunoni, Vicario Apostolico di

4
ARCHIVIO DELLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE [ACDF], D.V. 1869 n. 11,
ff. 332rv-379r.
5 [f. 333r] Brano di lettera diretta alla Sacra Congregazione di Propaganda Fide sotto la data

del 1 Luglio 1868 da Don Carlo Testa, Vicario Generale del Vicariato Apostolico Patriarcale di
Costantinopoli: Trasmetto qui accluso il progetto del Liceo Imperiale Ottomano, supplicando
Costantinopoli, presente in Curia ha sollecitato le risoluzioni implorate dal suo
Vicario, essendo egli sulle mosse per far ritorno alla sua residenza (Lettera B)6;
nella quale occasione ha pur fatto qualche rimarco sui pericoli che presenta il
novello Istituto.

Tali fogli unitamente al suaccennato programma (Lettera C) il sottoscritto


Segretario della Sacra Congregazione di Propaganda Fide per gli Affari di Rito
Orientale si affretta a trasmettere in copia a V.S. Illustrissima e Reverendissima
pregandola ad implorare da codesta Suprema le analoghe istruzioni.

Ho stimato poi conveniente aggiungervi copia di un dispaccio (Lettera D) di


Mons. Valerga, Pro-Delegato della Siria; il quale trovandosi in Costantinopoli
per ispeciale incarico ricevuto da questa Sacra Congregazione

[f. 332v]

ha stimato suo dovere ragguagliarla sui progressi delle sette massoniche in


questa città (pei quali il Santo Padre ha già date le opportune disposizioni)
aggiungendovi pur qualche cenno sul Liceo in discorso.

Finalmente quantunque non [si ha] ricevute finora tutte le relazioni sulle scuole
e convitti misti, che provocava codesta Suprema col suo biglietto dei 13
Settembre 1866, tuttavia non si è creduto doversi ritardare ulteriormente
l’invio (...) di quelle relazioni unitamente all’analoga lettera del Vicariato

l’Eminenza Vostra di darci le analoghe istruzioni, onde i Confessori tutti siano concordi nel
giudizio che si deve formare di questo Istituto. Cosa dobbiamo rispondere ai parenti, che
domandano se possono inviarvi i loro figli come interni, o almeno come esterni? Come
dobbiamo regolarci nel confessionale con quei parenti che li mandano senz’aver preso
consiglio?
6 [f. 333rv] Lettera di Mons. Brunoni, Vicario Apostolico di Costantinopoli (presente in Curia),

diretta all’Eminentissimo Signor Cardinale Prefetto li 18 Luglio 1868: (...) reputo stretto mio
dovere reclamare dall’Eminenza Vostra le analoghe istruzioni sul comportamento che dovrò
avere coi Cattolici di Rito Latino ch’entrano nel Liceo Imperiale Ottomano. Diverse
circostanze concorrono a rendere questo nuovo istituto assai pericoloso per chi in esso
convivesse, presentando il duplice scandalo che può più far temere rovina. Anzitutto
minaccia grave pericolo alla purezza della fede, essendosi constato che i professori dello
stabilimento sono Europei conosciuti per le loro opinioni anticattoliche (...).
Apostolico di Costantinopoli (Lettera E) dal quale sollecitamente si ebbero,
potendo forse servire di qualche lume nella pendenza attuale.

E pregando V.S. onde si compiaccia convocargli come più presto sarà possibile
le disposizioni, che a codesta Suprema piacerà adottare nel presente caso, il
sottoscritto profitta anche di quella occasione per confermarle i sentimenti
della più distinta stima, con cui si dichiara,

Di V.S. Illustrissima e Reverendissima,


Umilissimo, Devotissimo Servo
L. Jacobini, Segretario [S.C. Propaganda Fide]

Lettera E

[f. 335rv]

Vicariato Apostolico di
Costantinopoli

17 Aprile 1867
N° 24

All’Eminentissimo Principe
Signor Cardinale Alessandro Barnabò
Prefetto di Propaganda Fide

Eminentissimo,

In riscontro del venerato foglio di Vostra Eminenza Reverendissima del 1°


Marzo del corrente anno n° 12, insieme all’Istruzione della Suprema
Congregazione del Santo Offizio sulle scuole e convitti di Cattolici e di
eterodossi, ho creduto a maggior dilucidazione della questione mandare le
risposte medesime fattemi dai direttori di dette scuole e collegi.
È ben vero che io non trascuro di sorvcegliare sulla maggiore o minore
attenzione e tolleranza dei vari Collegi, in specie i missionari francesi più
indulgenti e fiduciosi degli italiani circa la conversione degli scismatici acciò non
cadano ne’ lacci insidiosi degli Orientali.

[f. 335v]

È certo altresì che rare sono le conversioni degli Eterodossi che studiano ne’
nostri convitti; ma non perciò si deve disconoscere, che la moltitudine de’
scismatici educati alle nostre scuole perdono in seguito le sinistre impressioni
ispirate loro da proprii parenti e preti contro la Cattolica religione. Altronde vi
sono molti di essi, che nel tempo della loro dimora in Collegio assettano
ipocritamente la loro tendenza al cattolicismo, ma usciti appena si mostrano
indifferenti e proclamano ovunque che tutte le religioni cristiane sono buone a
salvarsi.

Tanto le doveva, e baciandole rispettosamente la sagra Porpora mi confermo


dell’Eminenza Vostra Reverendissima,

Devotissimo ...
Mons. G. Brunoni, Arcivescovo di Taron
Vicario Apostolico di Costantinopoli

‫٭‬

[ff. 356rv-358rv]

Dalla Sacra Congregazione di


PROPAGANDA FIDE

[Vaticano] 5 Dicembre 1868


N° 14

A Mons. Lorenzo Nina


Assessore della Suprema Sacra Congregazione
del Santo Offizio

Rese pubbliche e generali le disposizioni prese dalla Santità di Nostro Signore


sul Liceo Imperiale Ottomano colla nota lettera Apostolica dei 5 Agosto p.p.
sono insorti alcuni dubbi circa l’esecuzione delle medesime, i quali sono stati
proposti a questa Sacra Congregazione di Propaganda Fide per gli Affari di rito
Orientale tanto dal Vicariato e Delegazione Apostolica di Costantinopoli,
quanto dal Patriarcato Armeno.

Il Sig. Abate Don Carlo Testa, Vicario Generale di Mons. Brunoni, Delegato e
Vicario Apostolico di quella capitale, scriveva nel Settembre p.p. quanto
appresso

Venticinque incirca, se sono stato bene informato, sono i Latini


entrati nel Liceo; la maggior parte erano stati inscritti prima che
fosse pervenuta l’inibizione del Sommo Pontefice. Potremo noi
sperare che ne vengano ritirati? Non credo, o almeno non oso
sperare che l’otterremo immediatamente. Fra di tanto quale dovrà
essere la condotta dei Confessori? Non pare che vi debba essere
(sino a nuovi ordini) difficoltà per la Messa. I scolari vanno a
sentirla in uniforme, è vero, e sotto la sorveglianza di un Maestro;
ma riflettendo, che l’inibizione non è accompagnata da censura
alcuna, non penso che si possa pribire a questi l’entarta nella
chiesa; quindi

[f. 356v]

mi sono limitato a raccomandare, che non si dia loro un posto


distinto, che non si fissi per essi un’ora determinata, e che non si
faccia l’istruzione speciale richiesta dal Direttore.
Il punto della confessione esige ulteriori istruzioni. 1° Potremo noi
ammettere alla Confessione questi scolari tanto gl’interni quanto
gli esterni ed assolverli quando li troveremo ... ben disposti; oppure
dovrem noi ricusare di ascoltarli per motivo, che convivono o
frequentano le scuole di detto Liceo non ostante l’inibizione del
Santo Padre? Non deve sfuggire, che tra questi giovani tanto
interni quanto esterni, se non la totalità almeno la maggior parte è
entrata nel Liceo per obbedire ai genitori, e si trova nel pericolo di
perversione indipendemente dalla propria volontà. 2° Come
dovranno regolarsi i Confessori coi genitori, i quali si scusano col
dire che hanno collocati i loro figlioli prima della inibizione, o
almeno quando ancora ne ignoravano l’esistenza, e che oggi non
possono ritirarli almeno immediatamente? Come regolarsi colle
madri, le quali faranno ricadere la cosa sopra i loro mariti, e
diranno, che ogni reclamo loro sarebbe inutile?

[f. 357r]

Monsignor Hassun, Patriarca di Cilicia, con lettera dei 26 Agosto p.p. accusando
il ricevimento dell’Atto Pontificio, dava molte notizie sulla istruzione del Liceo
in discorso, e domandava istruzioni sul modo da tenersi con coloro, i quali
avendo già dato il loro nome a quella istituzione prima che si conoscessero le
supreme disposizioni del Santo Padre, volessero frequentarlo ad onta delle
medesime, sul quale argomento tornava in altra successiva lettera dei 2
Settembre p.p. in cui aggiungeva, che in varii de’ parenti Armeni Cattolici non
vedeva quella docilità che si aspettava per le suaccennate disposizioni; e
domandava qui ad agendum con quelli, che malgrado l’inibizione
frequentassero quel Liceo Imperiale, e con quei che le domeniche e feste
fossero condotti alle Chiese cattoliche per assistere alla Messa o per la
confessione o per essere istruiti nel catechismo cattolico. Alle quali due lettere,
di cui si annette copia n° I, II, fu risposto dall’Eminentissimo Signor Cardinale
Prefetto con foglio dei 27 Settembre, del quale ancora si annette copia al n° III;
risposta che riportò l’approvazione di Sua Santità.

Intanto partito da Costantinopoli per recarsi


[f. 357v]

al Libano il sullodato Patriarca, il suo Vicario Mons. Azarian enunciando con


lettera dei 30 Settembre che le difficoltà provenienti dalla questione del Liceo
divenivano sempre più spinose, domandava istruzioni sul seguente progetto di
alcuni genitori cattoloici, i quali (egli scriveva)

intenderebbero mandare i loro figli già maturi di età, cioè di 17, 18


anni, e che hanno fatto i loro corsi di studio scientifico e religioso in
ceno di questi collegii cattolici, intendono dico inviarli a questo
Liceo Imperiale in qualità di semplici uditori per le altre scienze che
mancano negli altri stabilimenti scientifici di qui. Gli uditori si
presentano al Liceo alle ore fisse delle lezioni, e poi se ne ritirano in
casa loro. È noto già, che i Professori di queste scuole sono cattolici,
e per regola è proibito ogni insegnamento religioso diretto o
indiretto, buono o cattivo che fosse in questo Liceo Imperiale. I
genitori insistono d’avere un’autorizzazione esplicita su di ciò, onde
potervi inviare i loro figli senz’alcuno scrupolo in presenza del
divieto pontificio.

Tali sono i dubbi proposti sull’osservanza delle relative prescrizioni Pontificie.


Affinchè poi la Suprema conosca pienamente

[f. 358r]

lo stato delle cose tanto per meglio intendere ciò che si è riferito, quanto per
avvisare al da farsi, si è stimato conveniente accludere al presente copia della
lettera scritta dal sunnominato Abbate Testa (n° IV) li 19 Agosto, in cui si
riferisce il metodo proposto dal Direttore del Liceo, ed inoltre due lettere di
Mons. Azarian dei 7, e 14 Ottobre p.p. nella prima delle quali (n° V) riferisce il
colloquio da lui avuto con Safet Pascià, ministro dell’Istruzione pubblica, e
interinamente anche degli Affari esteri; e nelle seconda (n° VI) dopo aver
accennato alle nuove concessioni fatte dal Direttore del Liceo a favore dei
Cattolici, riferisce quanto adducono in loro giustificazione coloro che hanno
inviati o vogliono inviare i figli allo stesso Liceo. Nè qui dovrà tacersi, che il
Patriarcato Armeno, devoto sempre ed obbediente alla Santa Sede, è in molta
relazione coll’Ambasciata Francese di Costantinopoli; e che, per quanto si è
potuto conoscere, Mons. Hassun (prima di ricevere la Pontificia lettera) non si
era mostrato contrario, se non piuttosto anche favorevole alla istituzione di
quel Liceo, presupposte le necessarie

[f. 358v]

garanzie per i Cattolici.

Tanto il sottoscritto Segretario della Sacra Congregazione di Propaganda Fide


per gli Affari di Rito Orientale si è creduto in dovere di subordinare a codesta
Sacra Congregazione, ed attendendo a sua tempo da V.S. la partecipazione
delle risoluzioni, che saranno prese, ha il bene di rinnovarle i sentimenti della
più distinta stima con cui si dichiara,

Di V.S. Illustrissima e Reverendissima


Umilissimo Devotissimo Servo

L. Jacobini, Segretario [S.C. Propaganda Fide]

‫٭‬

[ff. 360r]

Dalla Sacra Congregazione di


PROPAGFANDA FIDE

[Vaticano] 30 Gennaio 1869


N° 2
A Mons. Lorenzo Nina
Assessore della Suprema Sacra Congregazione
del Santo Offizio

Facendosi delle premure per parte della Delegazione Apostolica di


Costantinopoli per avere una risposta intorno ai dubbii riguardanti il Liceo
Imperiale Ottomano, il sottoscritto Segretario della Sacra Congregazione di
Propaganda Fide per gli Affari del Rito Orientale si permette di pregare V.S.
Illustrissima e Reverendissima affinché colla possibile sollecitudine si
compiaccia parteciparne le analoghe risoluzioni di cotesta Suprema.

In tal congiuntura pregiasi lo scrivente rinnovarle i sentimenti della più distinta


stima con cui si dichiara,

Di V.S. Illustrissima e Reverendissima


Umilissimo Devotissimo Servo

L. Jacobini, Segretario [S.C. Propaganda Fide]

‫٭‬

[ff. 371r]

Dalla Sacra Congregazione di


PROPAGANDA FIDE

[Vaticano] 22 Novembre 1869


N° 16

A Mons. Lorenzo Nina


Assessore della Suprema Sacra Congregazione
del Santo Offizio

Le provvide disposizioni del Santo Padre intorno al Liceo Ottomano Imperiale di


Costantinopoli hanno dato motivo al sacerdote francese Damourette di
proporre a questa Sacra Congregazione un caso di coscienza, com’ei lo chiama,
intorno ai Licei, e Collegii francesi. Ora essendosi giudicato conveniente
dallEminentissimo Signor Cardinale Prefetto, che tale affare fosse rimesso a
codesta Suprema, il sottoscritto Segretario della Sacra Congregazione di
Propaganda Fide per gli Affari di Rito Orientale si da’ carico di accludere a V.S.
Illustrissima e Reverendissima copia della lettera scritta dal suddetto sacerdote.

Intanto lo scrivente si pregia rinnovarle i sentimenti del più distinto ossequio


con cui si dichiara,

Di V.S. Illustrissima e Reverendissima,


[Per Mons. Segretario)

‫٭‬

[f. 379r]

Vicariato
Delegazione Apostolica di
Costantinopoli
[Carlo Testa, Vicario Generale]

Costantinopoli, li 7 Ottobre 1868

All’Illustrissimo e Reverendissimo Signore


Monsignore Giovanni Simeoni
Segretario della Sacra Congregazione di
Propaganda, Roma

Illustrissimo e Reverendissimo Monsignore,

Monsignore Brunoni, cui aveva fatto conoscere l’intenzione in cui è il direttore


delle Scuole de’ Fratelli delle Scuole Cristiane di umiliare una istanza tendente
ad ottenere l’autorizzazione di ammettere de’ giovani acattolici ne’ loro
Pensionati, mi scrive d’insinuare a questi di far pervenire la detta supplica pel
mezzo di V.S. Illustrissima e Reverendissima, che si degnerebbe umiliarla al
Santo Padre. In consequenza prendo la libertà di trasmetterla qui compiegata.

Dalla concessione o dal rifiuto della grazia umilmente implorata dipendera la


maggiore o minore estensione che daranno al locale che sono per costruire. E
siccome la vendita del locale ove si trova presentemente installato il
pensionato di Calcedonia li obbliga di evacuarlo, si trovano costretti di
sollecitare la costruzione del locale ove dovranno trasferirsi. Quindi supplicano
V.S. Illustrissima e Reverendissima di unire all’insigne favore di appoggiare le
loro umili istanze quello di onorarli d’un sollecito riscontro.

Mi permetta, Monsignore, di prevalermi di questa occasione per offrirle


l’omaggio de’ sensi di profondo rispetto con cui passo all’alto onore di
rassegnarmi,

Di V.S. Illustrissima e Reverendissima,


Umilissimo Ubbidientissimo Servitore
Carlo Testa, Vicario Generale

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