Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
DEL S. OFFIZIO
Intorno alla Istituzione del Liceo Mussulmano di Galata-Séraï
In Costantinopoli1
Dell'Illustrissimo e Reverendissimo
ASSESSORE DEL S. O.
FEBRAIO
1869
1
ARCHIVIO DELLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE [ACDF], D.V. 1869 n. 11,
ff. 265rv-319r; stesso testo stampato dalla Suprema Sacra Congregazione del Santo Offizio
“Intorno alla Istituzione del Liceo Mussulmano di Galata-Séraï [Galatasaray] in
Costantinopoli” ff. 249rv-264r [pp. 1-29].
RELAZIONE
Sul Liceo Ottomano di Galata Séraï [Galatasaray]
Instituito in Costantinopoli
4. In pari tempo il Sig. Ab. Testa Vicario Generale del Vicariato Apostolico
di Costantinopoli inviava alla S. C. Di Propaganda il Programma del
Liceo Ottomano di Galata Sèraï, unito ad una lettera del 1 Luglio 1868,
nella quale, dopo aver anch'esso accennato il grave danno che reca alla
cristianità siffatta istituzione, domandava "che dovesse rispondersi ai
parenti che volessero mettervi i loro figli, come alunni interni, o almeno
come discepoli esterni" ed inoltre "qual condotta avrebbero a tenere i
confessori con quei parenti, che v'inviassero i loro figli senza aver preso
consiglio".
[p. 2]
6. Il programma del Liceo ottomano di Galata Séraï (Somm. N. II) rivela per
se stesso i gravissimi pericoli, cui soggiacerebbe la morale e la fede dei
giovinetti cattolici, che incautamente vi fossero dai genitori fatti istruire,
sia come scolari esterni, sia molto più come alunni interni o pensionarj.
7. Da esso infatti emerge che questo Liceo è di sua natura un'istituto non
avente alcun carattere di cattolicismo, ma che è in vece essenzialmente
islamitico; ove non havvi cappella cattolica, ma solamente una moschea
in cui i giovani turchi debbono radunarsi a soddisfare le prattiche della
loro [religione] ( §. V); ed inoltre apparisce assai chiaro che la parte
cattolica è posposta alla turca, e messa quindi a repentaglio la purezza dei
principj religiosi nell'animo dei discepoli. Si legge infatti che i soli turchi
hanno le loro prattiche religiose interne, il loro sacerdote, l'utilità dei posti
gratuiti e quella di appartenervi come allievi interni nella maggioranza,
essendo che di 600 alunni, la metà deve essere addetta al culto
mussulmano (§. VI).
8. I giovani allievi degli altri culti non avendo chiesa interna, si promette
(come suol sempre farsi in siffatte insidiose instituzioni per orpellare
l'inganno) che saranno condotti regolarmente agli uffici dei loro rispettivi
culti, ed avranno una istruzione religiosa secondo i concerti presi coi capi
delle loro chiese, e secondo i desiderj espressi dalle famiglie (§. V). E qui
sia lecito osservare che, ritenuta anche per sincera tale promessa, il non
aversi nello interno del Liceo sacerdoti cattolici, come vi sono i
mussulmani, colloca i cattolici dal lato religioso in una assoluta inferiorità
rispetto ai turchi, e dà alla istituzione, come si disse, un carattere
essenzialmente islamitico.
10.Nel quale spazio di tempo, per verità soverchio a sorbire il veleno della
immoralità e dell'errore, assai grave danno possono patire i giovanetti
cattolici dalla convivenza continua coi turchi, ebrei, protestanti e con ogni
maniera di settari, senza avere alcuno schermo dai cattivi esempi soliti a
darsi dai turchi; dalle seduzioni, che i professori e moderatori stessi
offriranno loro nelle scuole e nel sistema [p. 3] disciplinare; mentre non vi
ha alcuno al loro fianco, che per istituto li guardi nella fede, li difenda
dagli inganni, e curi il loro perfezionamento spirituale.
12.Il S. Padre nella udienza dello stesso giorno e Feria approvò pienamente il
voto del Sacro Consesso, ed ordinò a Monsig. Segretario de' Brevi ad
Principes la redazione del Breve, secondo la mente comunicatagli in
conformità del decreto, come è a vedersi nel Sommario (N. III).
13.In sostanza questo Breve sfolgora i pericoli del predetto Liceo, ed inibisce
severamente ai parenti cattolici d'inviarvi i loro figli, allegando le ragioni
che debbono ritrarre i genitori dall'avventurare la loro prole ad essere
istruita in un luogo di tanto pericolo alle loro anime.
15.Le quali sorgenti di danni gravissimi spirituali diconsi dal Breve non esser di
molto menomate dalla legge dell'istituto, che promette [p. 4] di far condurre
i cattolici alle loro chiese ed ai loro ministri per pratticarvi la loro religione e
per esser instruiti nel catechismo, essendoché una istruzione, che fassi di
tempo in tempo, non può scemare, se non che di pochissimo, i pericoli di
perversione che sono costanti ed inerenti alla natura del Liceo.
18.E da prima il Sig. Abate Testa Vicario Generale del Vicariato Patriarcale di
Costantinopoli scriveva alla Propaganda nel Settembre dello scorso anno,
che innanzi che fosse pubblicata la inibizione Pontificia, già 25 giovani
cattolici erano entrati nel Liceo, sui quali non sperava che fossero ritirati,
almeno immediatamente.
19.Per la qual cosa domandava istruzione sulla condotta da tenersi con questi;
primieramente quanto all'ammetterli ad ascoltare la S. Messa; essendo egli
su tal punto di parere che, non accompagnandosi l'inibizione del Breve da
alcuna censura, non si potesse a questi giovani proibire di entrare in Chiesa
ad ascoltarvi la Messa : secondoriamente quanto al modo da tenersi coi detti
giovani nell'ammetterli in Chiesa; su che è di avviso di non secondare
(finché non abbia una istruzione apposita) i desiderii del direttore del Liceo
espressigli dal medesimo a voce, (Somm. N. IV) che erano, si dasse ai
giovani un posto distinto e si fissasse l'ora per assistere al divin sacrifizio, e
dopo questo si facesse loro dal Parroco una speciale istruzione religiosa, e
perciò fino a novi ordini ha inibito che tali domande avessero effetto.
21.Monsig. Hassun pure con lettera del 26 Agosto e con altra del 2 Settembre
del trascorso anno (Somm. NN. V. VI) dopo aver dato molte notizie sul più
volte menzionato Liceo fa a un di presso la stessa domanda intorno al modo
da tenersi coi genitori i quali avendo collocato i loro figli nel Liceo prima
della inibizione pontificia volessero ritenerveli, o non potessero
immediatamente ritirarneli. E chiede inoltre "come abbia a procedere coi
giovani che essendosi ascritti nell'albo degli scolari prima della conoscenza
del Breve, volessero ad onta di questo rimanervi; quali disposizioni debba
prendere con quegli scolari interni od esterni, che fossero le Domeniche e le
altre Feste condotti alle Chiese Cattoliche per assitere alla Messa, o per la
Confessione, o per essere istruiti nel Catechismo".
23.Per conoscere pienamente lo stato delle cose, tanto per meglio intendere ciò
che si è riferito, quanto per avvisare sul da farsi non sembra inopportuno
brevemente qui riassumere, ponendolo quasi sotto un sol colpo di occhio il
contenuto delle lettere sopracitate, delle due cioè di Monsig. Patriarca di
Cilicia, di quella dell’Eminentissimo Cardinal Prefetto di Propaganda, e
delle due di Monsig. Azarian.
24.Monsig. Hassun dapprima nel suo foglio del 26 Agosto espone come la
istituzione del Liceo Ottomano in Costantinopoli è consiglio e opera del
Governo Francese, avente forse lo scopo d’inoculare più facilmente col
valido mezzo della istruzione lo spirito francese in Costantinopoli; ond’è che
le ambasciate Russa, Inglese, Ellenica hanno osteggiato l’instituto a tutto
potere, insieme al partito turco [p. 6] fanatico, che non cessa di mormorare
esser questa istituzione destinata a cristianizzare i Mussulmani, anche perché
la Sublime Porta ha abbondato nel senso cattolico, confidando la direzione,
l’amministrazione, e la istruzione del detto Liceo ad una potenza cattolica a
preferenza delle altre potenze cristiane.
25.Al che aggiunge quanto alla parte religiosa, che i giovani farebbero nel
Collegio le loro orazioni giornaliere sotto la direzione del più provetto; la
Domenica ed il Venerdi sarebbero condotti ai rispettivi loro Pastori per
soddisfare ai loro bisogni spirituali, e per avere l’istruzione catechistica: per
assicurarsi del profitto in essa il Direttore darebbe in ogni settimana per un
tema scolastico il resoconto di tale istruzione. Tutto ciò si asserisce dietro
promessa fattane dal Direttore istesso.
26.Né è da omettersi, che dal Liceo si dicono esclusi i corsi di religione, nel che
il Liceo ottomano dicesi che avrebbe una preferenza sulle scuole Francesi,
oive si fanno corsi ecclettici e religosi con spirito assai anticattolico.
27.Quanto alla morale si asserisce esistere una esplicita promessa, che ogni
difetto sarà punito colla espulsione del delinquente, fosse anche il figlio del
Gran Vizir; a garanzia della qual promessa si allega il fatto di un Cattolico
Armeno che fu escluso da una cattedra, a cui concorreva, perché denunziato
dal Patriarca qual framassone.
28.Questa tendenza a menomare i danni che si temono nel Liceo per la morale e
religione dei giovani apparisce ancor più aperta nella lettera di Monsig.
Hassun in data del 2 Settembre. Ivi a colori rosei si descrivono le qualità
morali dei Professori, tutti cattolici francesi, del direttore degli studi del
Liceo irlandese cattolico, educato nel Seminario di San Sulpizio, del
direttore generale il quale, dicesi, avere male inteso che il sotto direttore sia
un Ebreo, e volersi adoperare a tutt’uomo per disbrigarsene; la sorveglianza,
che si promette sarà per farsi sulla morale dei giovani; i buoni libri che sono
stati adottati per testo nelle scuole; la sommissione che si dimostra ai
Patriarchi, i quali saranno informati, secondo le promesse, dai sorveglianti
delle camerate della disciplina interna del Liceo, riguardo ai giovinetti
cattolici, per dare con cognizione di causa nuovi suggerimenti prudenziali
pel bene loro spirituale e per rimouver da essi il pericolo di perversione.
29.E fra tutto ciò insinua, come i Russi menano vanto della inibizione
Pontificia, quasi di un trionfo contro la Francia: come i genitori cattolici si
dimostrino poco docili ad ubbidire al comando della Santa Sede, riputando
da una parte sufficienti garanzie date dai moderatori del Liceo alla
conservazione morale e del domma dei loro figli, dall’altra vedendo
impedita la carriera sociale di questi, per la quale è condizione
indispensabile l’essere istruiti nel Liceo [p. 7] di Galata Sèraï, e dubitando
da ultimo che le disposizioni prese da Roma possono provenire da poco
esatte e maligne informazioni.
32.La ragione di tal comando dicesi essere, che le cautele prese per garantire la
moralità e la fede dei giovani cattolici (se pur si ammettano vere, e si creda
che si manteranno) non possono togliere il vizio radicale della istituzione,
che è essenzialmente mussulmana, e diretta a propagare l’indifferentismo
religioso; naturale a seguire dalla convivenza continua e di molti anni di
giovani di ogni setta, che non potranno a meno di non persuadersi, esser
Iddio ugualmente onorato con ogni culto e superstizione.
37.La sorveglianza continua impedisce che gli eterodossi (che pur vi sono
rispetto ai cattolici in menome proporzioni) possano o indurre in errore, o
scandolezzare menomamente i loro condiscepoli cattolici. Laonde per buoni
esempii dei direttori e delle direttrici, per le buone insinuazioni sparse a bella
posta nell’insegnamento, per la pietà e modestia ammirata nei condiscepoli,
soventi volte coll’aiuto della divina grazia accade che gli eterodossi
abbandonato l’errore rendansi figli della vera Chiesa.
38.Il che giova eziandio aver qui esposto per dimostrare dal paragone di tali
convitti e scuole miste cattoliche, col Liceo Mussulmano, quanto bene
L’Eminentissimo Prefetto di Propaganda lo dicesse un istituto radicalmente
ed essenzialmente pericoloso. Perocché nei convitti e scuole miste di
cattolica istituzione la verità soprasta all’errore, e quindi è facile che i
dissidenti trovandosi nella luce di verità si pieghino ad abbracciarla, mentre
per contrario nel Liceo Mussulmano l’errore soprata alla verità, e quindi
assai agevolmente, avuto riguardo alla infermità della corrotta natura, può
intervenire che i figliuoli della luce, i giovinetti cristiani, siano a poco a poco
avvolti nelle tenebre dell’errore e dell’indifferentismo.
40.Quanto alla lettera del 14 Ottobre, ove si accusa ricevuta del Breve, si
espongono in essa diffusamente le ragioni, che fanno differire questo Liceo
dai Collegii misti acattolici, e lo mostrano un’istituto assai favorevole al
cattolicismo, cioè le garanzie che vi si offrono a tutela della fede e della
morale dei giovani, e quindi i molti lamenti dei genitori, i quali si veggono
dal divieto Pontificio costretti a non collocare i figli in questo istituto, che
secondo essi, attesa la condizione speciale della società in Costantinopoli,
non offre alcun periodo d’indifferentismo. Ma meglio e più precisamente ciò
apparisce dall’intiero contesto della lettera (Sommario N. VIII).
41.Esposto così tutto quello che la Sacra Congregazione di Propaganda
trasmetteva a questa Suprema intorno al più volte menzionato Liceo, sarebbe
superfluo intrattenersi ad esaminare teoreticamente la portata della
istituzione in discorso, essendo stata essa abbastanza qualificata dal Breve
del Santo Padre, ed in seguito anche dall’Eminentissimo Prefetto della
Propaganda nella sua lettera a Monsig. Hassun; perché in sostanza la
cattivezza della medesima è patente, presentando essa ai giovani cattolici
grave e prossimo pericolo di defezione dal domma e dalla morale, ed è
ovvio, che l’esporsi a pericolo prossimo è assolutamente illecito (...). [p. 10]
43.Con queste speranze, poste in campo solamente come una ipotesi per
mitigare se sia possibile l’apprensione del male che presenta l’instituto
Costantinopolitano alla cattolica gioventù, si è ben lontani dallo
intendimento di attribuire qualche credito alla mussulmana instituzione; ma
si è inteso far solo qualche considerazione intorno ad un fatto già compiuto,
e che non è in facoltà di distruggere o modificare nella parte sostanziale
secondo le viste cattoliche, e nella supposizione, che quando abbia a tradursi
ad una dolorosa necessità il permettere ai giovani cattolici di frequentar
quelle scuole, non rimanga altro a fare se non che adoperarsi ad avvisare ai
mezzi acconci a scemarne il male.
44.Anche le scuole miste acattoliche sono sempre state avversate dalla Santa
Sede, e si è sempre risposto non esser lecito alla gioventù cattolica il
frequentarle pel pericolo di perversione; di che, per omettere molti altri
esempi, il Santo Padre scrivendo appositamente all’Arcivescovo di Friburgo
in Brisgovia il 14 Luglio 1864 la sua lettera che incomincia “Cum non sine
maxima” rendeva avvertito quel prelato “ut non solum deberet intesissimo
studio omnia conari, nullisque curis unquam parcere, ut eadem iuventus
necessariam christianam [p. 11] institutionem et educationem habeat, verum
etiam omnes fideles monere, eisque declarare huiusmodi scholas Ecclesiæ
catholicæ adversas haud posse in conscientia frequentari”. Ma nondimeno
quando la ineluttabile forza del fatto, e le circostanze de’ luoghi e de’ tempi
hanno persuaso che non poteansi impedire, si è veduta pure la necessità di
adottare il principio della tolleranza, e si sono insinuati i mezzi convenienti,
affinché il pericolo di perversione da prossimo si rendesse remoto, seguendo
gl’insegnamenti di San Basilio (in Constit. Monach. cap. IV) ove dice “qui,
urgente aliqua causa et necessitate, se periculo obiicit vel permittit se esse
in illo, cum tamen alias nollet, non tam dicitur amare periculum, quam
invitus illud subire, et ideo magis providebit Deus, ne in illo pereat”. E sotto
questo rapporto si hanno le provvide istruzioni emanate dalla Sacra
Congregazione di Propaganda, in occasione che si trattò questa materia dal
1839 al 1857 per l’Irlanda, e fra le altre la recentissima del 25 Aprile del
1868 ai Vescovi Orientali, e quelle di questa Suprema in più casi,
segnatamente per la Svizzera nel 1862, di cui non sarà inutile riportare il
decreto di Feria IV del 21 Marzo anzidetto. Con esso rispondendo fra gli
altri al quesito, che promovevano quei Vescovi “An liceat parentibus liberos
suos mixtis scholis instituendos committere” decretò. “Detur ad singulos in
Helvetia Episcopos instructio, qua respondeatur, generatim loquendo, non
licere, sed in casibus particularibus iudicio et conscientiæ Ordinarii id esse
relinquendum, cuius tamen erit officii, diligenter curare, ut non modo a se et
a parrochis, verum etiam a singulis genitoribus opportuna remedia
adhibeantur, quibus periculum perversionis ab alumnis removeatur,
simulque eniti apud magistratus et praesides, ne vis inferatur conscientiæ
catholicorum, adhibendo libros qui religioni catholicæ sint infensi, ac
denique assidue et instanter monere et hortari omnes, atque eos præsertim,
quibus facultas est, ut liberos suos in alias regiones mittant, ubi catholice
educantur”.
45.[48] 2 Dopo ciò veggasi, se possa aver luogo, anche pel caso del Liceo
ottomano, una qualche istruzione, la quale, senza pronunziarsi sul merito
dell’opera, avesse ad aggirarsi nel lasciare per ora alla vigilanza ed alla
prudenza dei Pastori la sorveglianza sull’andamento del Liceo, per vedere, se
possa sperarsi che le promesse di tutela alla fede e alla morale dei giovani
cattolici si adempiano fedelmente, e non sieno pure parole; la cura per
ottenere dai moderatori dell’istituto, e dal Governo nuove garanzie per
allontanare, per quanto si può, dagli alunni interni ed esterni, il pericolo di
1° Come debbano i prelati orientali diportarsi con quei giovani che prima della
inibizione o ignorandola entrarono nel Liceo come alunni interni o scolari
esterni, e non potessero immediatamente ritrarsene o nol volessero; cioè
2° Qual condotta debba tenersi con quei genitori, che avendo collocato nel Liceo
i loro figli senza conoscere la inibizione pontificia, o non potessero
immediatamente ritirarli, o per motivi di umano rispetto nol volessero ad onta
del pontificio divieto; e particolarmente come debbano i confessori regolarsi
colle madri, che gittassero sui loro mariti la responsabilità di ritenere i loro figli
nel Liceo.
3
Errore di numerotazione : è indicato 48 invece di 46.
3° Quali misure abbiansi a prendere coi genitori, che, conoscendo il divieto
pontificio, volessero porre la loro prole nel Liceo; e quali coi giovani che
conoscendo pure il divieto volessero frequentare quelle scuole.
4° Se sia lecito ai genitori mandare come uditori ad alcuni corsi, che fuori del
Liceo non si avrebbero in Costantinopoli, i loro figli di anni 17 o 18, già istruiti
completamente nella religione e nelle altre scienze.
17 Febbraio 1869,
L. NINA Assessore
SOMMARIO
Eminentissimo Principe,
Due pubbliche loggie di questa setta ma di diverso rito, come essi dicono,
esistono da varii anni in Costantinopoli; l’una delle quali è composta quasi
interamente di Armeni; e fra di essi i cattolici formano la grande maggiorità, ed
alcuni innalzati anche a gradi superiori. I giovani alunni che sortono dal
Collegio Murad di Parigi diretto dai Mechitaristi di Venezia, al loro ritorno in
Costantinopoli, forniscono a quanto mi vien detto, un notabile contingente a
questa condannata associazione.
Monsig. Hassun prima e dopo la sua promozione al Patriarcato di Cilicia non ha
lasciato di adoperarsi con lodevole zelo ad allontanare da’ suoi fedeli il pericolo
di sì funesta perversione; al qual’effetto non solamente egli facea pubblicare in
turco ed in armeno gli Atti e Decreti della Santa Sede con cui si condanna questa
setta; ma dava eziandio apposite istruzioni al suo clero, perché i confessori
nell’amministrazione de’ Sagramenti non venissero meno al loro dovere verso
coloro che vi si trovassero impegnati. Ciò nonostante il male sembra lungi dal
cedere ai rimedii, e vengo assicurato che ultimamente veniva dalle Loggie
adottata una risoluzione, per cui i figli dei framassoni dovranno fino dalla loro
giovine età venire ascritti alla setta. Oltre poi al collegio massonico che da varii
anni esiste in Costantinopoli, ed ove pur troppo si trova raccolto anche un
numero di fanciulli cattolici, si sta ora attuando il progetto promosso caldamente
[p. 14]
Per porre un argine a tanto male, qui mi viene fatto osservare, nè io ho pena a
comprenderlo, che non sembrano bastantemente efficaci le misure generali prese
a tale effetto dalla Santa Sede; viste specialmente le disposizioni o la tendenza
degli Orientali a fare minor caso di siffatte misure, appunto pel carattere di
generalità che esse presentano. Un Breve speciale del Santo Padre diretto a Mgr.
Patriarca, ed un’altro identico al Vicario Patriarcale pei latini, in cui venisse
vivamente eccitato il loro zelo su questo particolare, sarebbe forse di maggior
efficacia, sì perché la voce del Santo Padre sembrerebbe più direttamente rivolta
a queste popolazioni, sì perché essa comunicherebbe all’azione dei due Ordinarii
maggior forza e autorità. Tale è l’opinione che intesi qui formulare dalle persone
più religiose e più zelanti particolarmente della Comunità Armeno-Cattolica, e
che io sottopongo volentieri all’alto giudizio dell’E.V. come quella mi sembra
assai meritevole di esser presa in considerazione.
Coi sensi della più profonda venerazione prego V.E. a gradire i miei umili
ossequii, e passo all’onore di rassegnarmi.
MEKTEB-I-SOULTANI
PROGRAMME
NUM. II
II. Les élèves qui, après avoir suivi au Lycée les cours complets des
études, auront subi avec succès les examens de sortie seront
admis, sur leur demande, dans toutes les carrières de l’Etat.
III. La durée des cours d’enseignement secondaire est de cinq ans ;
non compris trois années d’études préparatoires destinées aux
enfants qui, au moment de leur entrée au Lycée, ne posséderaient
pas suffisamment les connaissances qui font l’objet de
l’enseignement primaire.
V. Les élèves seront astreints à suivre les pratiques du culte auquel ils
appartiennent.
Les élèves musulmans continueront à faire leurs prières dans la
Mosquée du Lycée ; un Mollah sera chargé de leur éducation
religieuse.
Les enfants appartenant aux autres cultes seront conduits
régulièrement aux offices de leurs communautés respectives ;
l’instruction religieuse leur sera donnée conformément à une
entente à concerter avec les chefs de leurs églises, et aux désirs
exprimés par leurs familles.
VII. Les enfants seront reçus dans les cours préparatoires de neuf à
treize ans. Ceux qui sont déjà en possession de l’instruction
primaire pourront être admis bien qu’ils soient âgés de plus de
treize ans et seront répartis, après examen et suivant l’étendue de
leurs connaissances, dans les classes du cours secondaire.
VIII. Le Lycée Impérial Ottoman reçoit des élèves internes, des demi-
pensionnaires, et des externes.
Le prix de la pension entière pour les internes est fixé à 45 livres
turques par an. Les familles ont de plus à acquitter, au moment de
l’entrée de leurs enfants au Lycée, le prix du trousseau qui est de
15 livres. Cette somme une fois versée, l’entretien et le
renouvellement du trousseau pendant la totalité de séjour de
l’élève sont à la charge du Lycée.
Les externes suivent les classes, mais ne sont pas admis dans les
études, ils ne prennent aucun repas au Lycée et ne reçoivent
aucune fourniture. Le prix de l’externat est de 6 livres par an.
NUM. III
NUM. IV
Ieri verso sera ebbi la visita del Direttore del Liceo Imperiale Ottomano.
L’oggetto di questa visita era d’intendersi meco sul modo di provvedere
all’istruzione religiosa de’ Latini ammessi nel Liceo come Interni e di facilitare a
questi d’adempimento de’ doveri di religione. Benché non abbia cooperato né
direttamente né inderettamente all’ammissione de’ predetti giovani
all’anzidetto stabilimento, non ho creduto prudente di esternare il mio modo di
pensare, tanto più che V.S. mi raccomandò di andar cauto nel pronunziarmi
fino a tanto che giungano le istruzioni della Sagra Congregazione.
Ho saputo da Mons. Hassun, che ha già concesso per gli Armeni cattolici quanto
viene oggi richiesto da me per i Latini.
Lettera di Mons. HASSUN diretta alla Propaganda
il 26 Agosto del 1868
NUM. V
Or sono tre giorni che mi giunse l’augusta lettera del Santo Padre sotto la data
de’ 5 di Agosto corr. in cui Sua Santità nell’Apostolica sua sollecitudine in bene
dei fedeli facendo rissortire li pericoli spirituali che il nuovo Liceo Imperiale
Ottomano istituito recentemente in questa capitale può presentare ai giovani
cattolici che vi sarebbero ammessi promiscuamente ad altri di qualunque
professione, si degna communicarmi i suoi venerati ordini, onde a Nome Suo
augusto prevenirne i genitori, che non v’abbiano da mandare i loro figli.
Conformemente a questa venerata prescrizione m’adoprai subito a prevenire i
genitori, e amo sperare che seconderanno la pontificia disposizione. Ed è
appunto questo che mi faccio un dovere di comunicare al Santo Padre nella qui
acclusa che umilio a Sua Santità. Avendo poi aggiunto in fine della medesima,
che darei all’E.V.R. una dettagliata relazione dello stato e condizioni di detto
Liceo, mi ci accinco colla più possibile brevità.
[p. 22]
In quanto però ai rapporti religiosi, s’era deciso che dentro lo Stabilimento non
si farebbe nessun corso di studii ecclesiastici o religiosi, lasciando quella parte
alli rispettivi Superiori Religiosi, onde ne due giorni destinati di Venerdì e
Domenica i giovani condotti alle rispettive Chiese sotto sicura vigilanza fossero
messi alla disposizione della propria autorità ecclesiastica per il loro bisogni
spirituali e religiosi. Si credeva poi convenire che i giovani la mattina e la sera
riuniti assieme nelle rispettive divisioni potessero fare sotto la direzione del più
provetto le rispettive loro preghiere. Il Direttore poi, che’è un Professore
Francese di certa avanzata età aveva aggiunto, che per assicurarsi che i giovani
abbiano prestato attenzione alla istruzione religiosa che loro si darebbe nelle
rispettive loro chiese lor farebbe dare ogni settimana per tema il rendiconto
della precedente istruzione religiosa ricevuta.
Tutte queste precauzioni non mancavano d’avere del valore relativo, con tutto
ciò non erano tali da far svanire ogni pericolo che giustamente si temerebbe
dalla promiscuità. D’altronde poi vedendo non pochi che secondo le recenti
riforme dovendo esser ’ammessi indistintamente anche i Cristiani alle
pubbliche funzioni dello Stato e per entrare in questa carriera dovendo i
giovani aver fatto i loro studi in questo Liceo, ne nacque quindi il desiderio nei
parenti di collocare i loro figli in questo Stabilimento per assicurare l’avvenire.
Dovendosi però cedere a tutto in presenza di un sì Supremo ordine del Santo
Padre, ogni altra considerazione non avrebbe luogo, qualunque pur siasi per
essere l’attitudine che avesse quindi a risultare ancora in
[p. 23]
prò dell’opposizione Russo-Inglese, e li gravi dispiaceri, che avesse da risentire
tanto il Governo Francese quanto la Sublime Porta, che crede ainzi d’aver più
che mai abbondato nel senso Cattolico, nel confidare l’amministrazione e la
direzione e l’istruzione del detto Liceo a una Potenza Cattolica a preferenza
delle altre Potenze Cristiane, con che si provocò da una parte la contrarietà di
queste, e dall’altre il mal’umore del partito Turco fanatico, che non cessa di
mormorare, che questa Istituzione è destinata a cristianizzare i Mussulmani.
V’ebbe poi in questa occasione un’incidenza che non sarà inutile di rilevare. Ed
è che l’augusta lettera del Santo Padre datata del 5 corrente m’era giunta nelle
mani coll’ultimo corriere Francese, cioè ai 22 corrente fino dal mezzodì, cioè
pria che mi giungesse la lettera, un giornale Turco di nome Megimuai-Mearif
[Mecmua-i maarif] aveva pubblicato, che il Santo Padre con lettere dirette al
Patriarca Armeno Cattolico e al Vicario Apostolico Latino aveva inibito a tutt’i
Cattolici di seguire gli studii del Liceo Ottomano. Mi ero diretto al Vicariato
Latino per conoscere, se questo avesse ricevuto lettera consimile. Ma il Sig. D.
Carlo Testa, Vicario di Monsig. Vicario Apostolico Latino mi dichiarò, ch’egli non
aveva ricevuto ancora simile comunicazione. Si vide perciò, che quel giornale
Turco ne avea avuta la notizia per un canale che comunicasse con Roma.
Tal’è frattanto lo stato delle cose sul proposito. Pertanto pregherei l’Eminenza
Vostra Reverendissima per qualche schiarimento per mia norma in riguardo a
quelli che malgrado l’inibizione Pontificia volessero frequentare il detto
Stabilimento. E qui mi giova di sottoporre alla savia sua considerazione che sin
dal principio dietro le insinuazioni fatte da me e dai miei ai parenti a non
affrettare, e piuttosto attendere a vedere se la pratica delle cose quali prove e
garanzie avesse da dare specialmente nella parte della moralità in questo Liceo,
non pochi persuasi a cotali consigli si erano astenuti, e quindi il numero dei
giovani della mia Comunità ammessi gratuitamente non era che di sette; poco
più del doppio poi era il numero di quei ammessi con qualche pagamento. Di
questi pure varii già si sono ritirati all’annunzio del nome augusto del Santo
Padre. Ma se come dicevo ad onta di tutto questo alcuni vorranno
frequentarlo, pregherei qualche sua istruzione.
Intanto ...
Lettera de Mons. HASSUN alla Propaganda
Del 2 Settembre 1868
NUM. VI
[p. 24]
In presenza di tante disposizioni che ora mai sono note a tutti, si comincia a
elevare delle lagnanze, come se le informazioni date alla Santa Sede sul conto
del Liceo fossero effetto di gelosia o malevolenza, e tante altre dicerie, che
com’è naturale in simili congiunture non mancano a prodursi pro e contra.
In tale stato di cose preveggo, che coll’andar del tempo non si asterranno tutt’i
Cattolici del detto Liceo, tanto più che per regola fissa, per poter’entrare in
carriera e occupar funzioni pubbliche dovranno passare per questo
Stabilimento.
NUM. VII
Ella mi riferisce le cautele prese per garantire la moralità dei giovani e per
allontanare il pericolo di perversione nella Fede. Le quali cose ancorché si
ammettano, e voglia pur credersi che siano per esser mantenute in avvenire,
non può non rilevarsi il vizio radicale di siffatte istituzioni, ch’è appunto indurre
pratticamente il vero indifferentismo religioso. Difatti non è possibile che
giovani conviventi insieme, i quali dai loro Direttori e Maestri non ascoltano mai
una parola religiosa se non in quell’unica volta che accedono secondo che si
asserisce al rispettivo ministro; e che vedono egualmente riguardato e
rispettato il culto cattolico e lo scismatico, il cristiano, il giudaico e (il
musulmano) non si avvezzino a riguardare con occhio indifferente qualsivoglia
specie di culto; e quindi non concepiscano l’idea perniciosissima, che Iddio
venga egualmente onorato dalla vera religione e dalla superstizione. Ed è
questo il motivo principale pel quale vennero riprovati dalla Santa Sede i collegi
misti cosi detti della Regina in Irlanda, riprovazione che quell’Episcopato
cattolico sostenne con tanto suo onore
[p. 26]
NUM. VIII
[p. 27]
del caso in questione, tanto più che questo Istituto portando il nome di Liceo
era nel medesimo tempo o meglio una scuola primaria, ove si ammetterebbero
ragazzi di tenera età, digiuni d’ogni sufficente cognizione religiosa, senza che vi
fossero le necessarie garanzie del sicuro compimento di questo supremo
obbligo, prescindendo ancora da ogni altra considerazione, che l’interesse
dell’intatta conservazione della morale cristiana potrebbe e dovrebbe suggerire
sul proposito. Il Ministro qual persona che fece corsi completi di studio non
sconobbe la giustezza de’ rilievi, e convenne che realmente quell’Istituto era
piuttosto una scuola primaria che altro; non omise però di soggiungere, che
questo Istituto non era come i Collegii Misti d’Irlanda, di Olanda ecc.
disapprovati dalla Santa Sede, essendo che in quelli la direzione e l’istituzione
professionale era nelle mani dei Protestanti, mentre in questa era l’una e l’altra
affidata ai Cattolici, e per conseguenza diceva, era un Collegio misto nel senso
sfavorevole non già pei Cattolici, ma pei Mussulmani ed altre professioni
acattoliche. Cosi si conchiuse questo discorso, senza che lasciasse nell’animo
del Ministro una sfavorevole impressione, ciò che cercai d’evitare per non
indispettirlo contro gl’interessi del Cattolicismo.
Omissis etc.
Dell’inclusa lettera poi di V.E.R. relativa a questo Liceo Imperiale rimisi a
Monsig. Patriarca copia, e per mia norma ne presi attentamente la nota.
Com’ebbi l’onore di significare a V.E.R. con mia ossequiosissima dei 7 corrente
l’intrattenimento avuto con questo Ministro Interiunario Jafet Pascià sul
proposito di questo Liceo, e della inibizione pontificia è noto a V.E.R. Il numero
poi dei nostri giovani Armeni Cattolici lungi di crescervi se ne diminuì, mentre
quello di altri riti cattolici non credo abbia presa la medesima piega. Il
Direttore del predetto Liceo, come una nuova concessione, accordò che i
giovani ogni Sabbato sera si portassero presso i loro genitori e vi rimanessero
fino a Lunedì mattina, onde poter essi avere maggiore spazio di tempo per
occuparsi dell’esercizio del rispettivo culto. Il medesimo non sarebbe alieno
d’accordare ancora il Venerdì d’ogni settimana per il medesimo servizio
religioso; e in questi giorni prese altri giovani scelti Armeni Cattolici come
sorveglianti delle camerate e dormitorii, e con qualche severa punizione che
inflisse alla occasione di una parte di regola disciplinare al figlio di un’atto
funzionario Turco fece vedere in lui una recisa volontà di sopprimere gli abusi
senz’avere riguardo al rango dei giovani. Quindi in presenza di queste
[p. 28]
[p. 29]
anzi con certa cautela; e aveva preso per punto di partenza il programma del
Liceo, che per non provocare le suscettibilità degli altri culti aveva taciuto il
carattere essenzialmente cattolico dell’Istituto.
Ecco Eminenza Reverendissima presso a poco i ragionamenti che si producono
in favore del Liceo. Da quanto veggo, non è il pericolo dell’indifferentismo che
può render sospetto il Liceo ai parenti cattolici, perché infatti qui in Oriente il
contatto Scismatici e Mussulmani non importa seco quel pericolo che in
Occidente si scorge, ma piuttosto sono le considerazioni della instabilità delle
interiori garanzie del Liceo, l’assenza di preghiera di mattina e sera, cui teneri
fanciulli cattolici sono condannati, e la condizione d’inferiorità cui per un verso
vi va soggetto il Cattolicismo per motivo che mentre per il culto Maomettano vi
si trova una Moschea col suo Imam (ministro religioso), il culto cattolico non vi
possiede neppure una Cappelletta e un Cappellano. Di queste considerazioni
altre toccando la coscienza loro prattica, altre l’amor proprio loro, rendono
alquanto sospetto a loro occhi il detto Istituto. Coloro però che vorrebbero
piazzarvi i figli loro maggiori, quali già conoscono il loro catechismo, trovano di
che replicare ancora a queste osservazioni, sopratutto coloro che non vi
manderebbero i loro figli maggiori che semplicemente in qualità di Esterni.
Tutto questo che corre fra il popolo sottopongo alla savia considerazione di
V.E.R. e non mancherò d’aggiungere ogni altra ulteriore informazione, che
potrebbe meritare l’attenzione di V.E.Reverendissima.
DOCUMENTI COMPLEMENTARI4
[f. 332rv]
4
ARCHIVIO DELLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE [ACDF], D.V. 1869 n. 11,
ff. 332rv-379r.
5 [f. 333r] Brano di lettera diretta alla Sacra Congregazione di Propaganda Fide sotto la data
del 1 Luglio 1868 da Don Carlo Testa, Vicario Generale del Vicariato Apostolico Patriarcale di
Costantinopoli: Trasmetto qui accluso il progetto del Liceo Imperiale Ottomano, supplicando
Costantinopoli, presente in Curia ha sollecitato le risoluzioni implorate dal suo
Vicario, essendo egli sulle mosse per far ritorno alla sua residenza (Lettera B)6;
nella quale occasione ha pur fatto qualche rimarco sui pericoli che presenta il
novello Istituto.
[f. 332v]
Finalmente quantunque non [si ha] ricevute finora tutte le relazioni sulle scuole
e convitti misti, che provocava codesta Suprema col suo biglietto dei 13
Settembre 1866, tuttavia non si è creduto doversi ritardare ulteriormente
l’invio (...) di quelle relazioni unitamente all’analoga lettera del Vicariato
l’Eminenza Vostra di darci le analoghe istruzioni, onde i Confessori tutti siano concordi nel
giudizio che si deve formare di questo Istituto. Cosa dobbiamo rispondere ai parenti, che
domandano se possono inviarvi i loro figli come interni, o almeno come esterni? Come
dobbiamo regolarci nel confessionale con quei parenti che li mandano senz’aver preso
consiglio?
6 [f. 333rv] Lettera di Mons. Brunoni, Vicario Apostolico di Costantinopoli (presente in Curia),
diretta all’Eminentissimo Signor Cardinale Prefetto li 18 Luglio 1868: (...) reputo stretto mio
dovere reclamare dall’Eminenza Vostra le analoghe istruzioni sul comportamento che dovrò
avere coi Cattolici di Rito Latino ch’entrano nel Liceo Imperiale Ottomano. Diverse
circostanze concorrono a rendere questo nuovo istituto assai pericoloso per chi in esso
convivesse, presentando il duplice scandalo che può più far temere rovina. Anzitutto
minaccia grave pericolo alla purezza della fede, essendosi constato che i professori dello
stabilimento sono Europei conosciuti per le loro opinioni anticattoliche (...).
Apostolico di Costantinopoli (Lettera E) dal quale sollecitamente si ebbero,
potendo forse servire di qualche lume nella pendenza attuale.
E pregando V.S. onde si compiaccia convocargli come più presto sarà possibile
le disposizioni, che a codesta Suprema piacerà adottare nel presente caso, il
sottoscritto profitta anche di quella occasione per confermarle i sentimenti
della più distinta stima, con cui si dichiara,
Lettera E
[f. 335rv]
Vicariato Apostolico di
Costantinopoli
17 Aprile 1867
N° 24
All’Eminentissimo Principe
Signor Cardinale Alessandro Barnabò
Prefetto di Propaganda Fide
Eminentissimo,
[f. 335v]
È certo altresì che rare sono le conversioni degli Eterodossi che studiano ne’
nostri convitti; ma non perciò si deve disconoscere, che la moltitudine de’
scismatici educati alle nostre scuole perdono in seguito le sinistre impressioni
ispirate loro da proprii parenti e preti contro la Cattolica religione. Altronde vi
sono molti di essi, che nel tempo della loro dimora in Collegio assettano
ipocritamente la loro tendenza al cattolicismo, ma usciti appena si mostrano
indifferenti e proclamano ovunque che tutte le religioni cristiane sono buone a
salvarsi.
Devotissimo ...
Mons. G. Brunoni, Arcivescovo di Taron
Vicario Apostolico di Costantinopoli
٭
[ff. 356rv-358rv]
Il Sig. Abate Don Carlo Testa, Vicario Generale di Mons. Brunoni, Delegato e
Vicario Apostolico di quella capitale, scriveva nel Settembre p.p. quanto
appresso
[f. 356v]
[f. 357r]
Monsignor Hassun, Patriarca di Cilicia, con lettera dei 26 Agosto p.p. accusando
il ricevimento dell’Atto Pontificio, dava molte notizie sulla istruzione del Liceo
in discorso, e domandava istruzioni sul modo da tenersi con coloro, i quali
avendo già dato il loro nome a quella istituzione prima che si conoscessero le
supreme disposizioni del Santo Padre, volessero frequentarlo ad onta delle
medesime, sul quale argomento tornava in altra successiva lettera dei 2
Settembre p.p. in cui aggiungeva, che in varii de’ parenti Armeni Cattolici non
vedeva quella docilità che si aspettava per le suaccennate disposizioni; e
domandava qui ad agendum con quelli, che malgrado l’inibizione
frequentassero quel Liceo Imperiale, e con quei che le domeniche e feste
fossero condotti alle Chiese cattoliche per assistere alla Messa o per la
confessione o per essere istruiti nel catechismo cattolico. Alle quali due lettere,
di cui si annette copia n° I, II, fu risposto dall’Eminentissimo Signor Cardinale
Prefetto con foglio dei 27 Settembre, del quale ancora si annette copia al n° III;
risposta che riportò l’approvazione di Sua Santità.
[f. 358r]
lo stato delle cose tanto per meglio intendere ciò che si è riferito, quanto per
avvisare al da farsi, si è stimato conveniente accludere al presente copia della
lettera scritta dal sunnominato Abbate Testa (n° IV) li 19 Agosto, in cui si
riferisce il metodo proposto dal Direttore del Liceo, ed inoltre due lettere di
Mons. Azarian dei 7, e 14 Ottobre p.p. nella prima delle quali (n° V) riferisce il
colloquio da lui avuto con Safet Pascià, ministro dell’Istruzione pubblica, e
interinamente anche degli Affari esteri; e nelle seconda (n° VI) dopo aver
accennato alle nuove concessioni fatte dal Direttore del Liceo a favore dei
Cattolici, riferisce quanto adducono in loro giustificazione coloro che hanno
inviati o vogliono inviare i figli allo stesso Liceo. Nè qui dovrà tacersi, che il
Patriarcato Armeno, devoto sempre ed obbediente alla Santa Sede, è in molta
relazione coll’Ambasciata Francese di Costantinopoli; e che, per quanto si è
potuto conoscere, Mons. Hassun (prima di ricevere la Pontificia lettera) non si
era mostrato contrario, se non piuttosto anche favorevole alla istituzione di
quel Liceo, presupposte le necessarie
[f. 358v]
٭
[ff. 360r]
٭
[ff. 371r]
٭
[f. 379r]
Vicariato
Delegazione Apostolica di
Costantinopoli
[Carlo Testa, Vicario Generale]