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Luigi Prestinenza Puglisi

La Storia
dell’architettura
1905-2008
prima versione
Sommario
Prima parte
L’architettura moderna 11
Precursori 12
1.1 Il movimento Arts and Crafts 12
1.2 Sullivan e Wright 14
1.3 Wagner, Olbrich, Hoffmann 19
1.4 Mackintosh 23
1.5 Berlage 26
1.6 Gaudí 27
1.7 Perret 29
1.8 Garnier 32
Avanguardie: 1905-1914 35
2.1 L’accelerazione tecnica e scientifica 35
2.2 Una nuova visione del tempo 38
2.3 La rivoluzione artistica: l’espressionismo 42
2.4 La rivoluzione artistica: il cubismo 45
2.5 Architettura e cubismo 47
Copyright di Luigi Prestinenza Puglisi 2.6 Arte e vita, forma e astrazione 51
Licenza creative commons: si può copiare tutto o 2.7 Sottosopra 55
in parte a condizione che si citi la fonte, non si alteri 2.8 L’avanguardia 58
il contenuto e non si tratti di opere a pagamento. 2.9 Il Futurismo 60
La versione ufficiale, che fa testo come modello ed Industria e ornamento: 1905-1914 66
è l’unica controllata e riconosciuta come originale 3.1 Ornamento è delitto 66
dall’autore, si trova qui al link: 3.2 Werkbund 68
h t t p : / / p r e s s t l e t t e r. c o m / 2 0 1 3 / 0 7 / s t o r i a - 3.3 Loos a Vienna 69
dellarchitettura- 1905-2008-testo-completo-di-lpp/ 3.4 Behrens e la AEG, Gropius e le officine Fagus 73
3.5 Wright in Europa 76
13 luglio 2013 (Prima versione ter) 3.6 L’esposizione del Werkbund del 1914 79
3
Idee in guerra 1914-1918 84 6.7 Gli italiani al Weissenhof 188
4.1 La guerra meccanica 84 6.8 Wittgenstein house 190
4.2 Purovisibilità e formalismi 88 6.9 Bauhaus: atto terzo 193
4.3 Una filosofia a forma di architettura: il tractatus 90 6.10 Le Corbusier, Mies e lo spirito dell’epoca 195
4.4 Il linguaggio e la forma 92 6.11 Sintesi sovietica 200
4.5 Malevič, Tatlin e il grado zero della forma 94 6.12 CIAM 203
4.6 Dada e l’impossibilità di definire l’arte 98 6.13 Architettura della luce 211
4.7 Theo van Doesburg e De Stijl 104 6.14 Grattacieli 213
4.8 Il purismo e il ritorno all’ordine 110 6.15 Chareau e la Maison de verre 215
Commistione dei linguaggi: 1918-1925 115 6.16 Fuller e la Dymaxion 220
5.1 Commistioni 115 6.17 Dieci anni di rivoluzione fascista 224
5.2 Tra formalismo e costruttivismo 118 6.18 Bauhaus: ultimo atto 228
5.3 Linguaggi austroamericani, orientali e mesoamericani 121 6.19 International Style 230
5.4 Architettura ed espressionismo 126 6.20 Epilogo 233
5.5 Ordine e disordine 129
5.6 Bauhaus: atto primo 133 Seconda parte
5.7 La torre di Babele: due concorsi per i grattacieli 137 Declino e rinascita dell’architettura moderna 237
5.8 ABC e il costruttivismo 141 Tra natura e tecnologia: 1933-1944 238
5.9 Poetismo e costruttivismo: Teige 144 1.1 Dopo il classicismo 238
5.10 Lezione De Stijl 147 1.2 Le Corbusier al bivio 241
5.11 Verso un’architettura 150 1.3 Wright e la stagione dei capolavori 245
5.12 Expo di Parigi 153 1.4 Asplund, Aalto e l’architettura organica in Europa 251
5.13 Behne e la sintesi tra espressionismo e razionalismo 158 1.5 Prouvé: esercizi di High Tech 254
Maturazione e crisi dei linguaggi: 1925-1933 164 1.6 Contraddizioni dell’architettura italiana 257
6.1 Loos-dada 164 1.7 The World of Tomorrow 264
6.2 Nascita e morte del Ring 166 1.8 Kiesler e il Correalism 267
6.3 Razionalismo olandese 171 Risvegli: 1945-1955 270
6.4 Bauhaus: atto secondo 175 2.1 Una nuova monumentalità 270
6.5 Neutra, Schindler, Wright, Mendelsohn 179 2.2 Le Corbusier e il brutalismo 272
6.6 Lo zoo dell’architettura: il Weissenhofsiedlung 182 2.3 Eames’ house 277
4 5
2.4 Wright: opere della tarda maturità 279 1.17 Archigram: gli inizi (1961-1964) 352
2.5 Mies americano 282 1.18 La linea arcaico-ecologica 355
2.6 Endless House 286 1.19 Tange tra oriente e occidente 357
2.7 Niemeyer 287 1.20 Gli ultimi lavori di Kahn 359
2.8 L’architettura organica di Scharoun 289 1.21 Inquietudini inglesi: Stirling, Lasdun 361
2.9 La nuova vita di Kahn 292 Poetiche della contestazione 1966-1970 365
2.10 Aalto. Due capolavori 295 2.1 Contro l’interpretazione 365
2.11 L’Italia tra organicismo, neorealismo 2.2 Contraddizioni e complessità 367
e nostalgia della storia 297 2.3 Archigram 1966: il nuovo corso 369
2.12 Urban Design, Team 10, New Brutalism 305 2.4 Avanguardie e contestazione 371
2.5 Megastrutture: tra Habitat 67 e Osaka 378
Terza parte 2.6 Ecologia e rifiuto dei valori urbani 387
Dal moderno al contemporaneo 311 2.7 Tra Land e Concettuale: l’architettura
Una nuova era: 1956-65 312 come cosa mentale 390
1.1 Una nuova era 312 L’ossessione del linguaggio: 1970-1975 397
1.2 This is Tomorrow 314 3.1 Five Architects, NY 397
1.3 Situazioni 317 3.2 Learning from Las Vegas 403
1.4 Gutai e Metabolismo 319 3.3 Site 406
1.5 Saarineen: tra storia e tecnologia 324 3.4 The New Domestic Landscape:1972 408
1.6 Utzon e la Sidney Opera House 328 3.5 Anarchitettura 414
1.7 Scharoun: due capolavori 330 3.6 Aldo Rossi e la Tendenza 418
1.8 Aalto e i lavori della maturità 332 3.7 Post Modern 421
1.9 Kahn e la linea della nostalgia 334 Rizomi: 1975-1980 424
1.10 Inquietudini italiane 337 4.1 Rizomi 424
1.11 Altre tendenze in Italia 341 4.2. Dagli Archigram all’High Tech 431
1.12 Due poeti: Scarpa e Michelucci 342 4.3. Neofunzionalismo o Postfunzionalismo? 434
1.13 Brasilia 345 4.4. Tschumi tra erotismo e poetica del corpo 437
1.14 Le Corbusier: verso una nuova architettura 347 4.5. Koolhaas e la cultura della congestione 439
1.15 Fun Palace 348 4.6 Ito e l’architettura come virtualità interiore 442
1.16 Johansen e l’informale 350 4.7 Gehry: streaptease californiano 445
6 7
4.8 Morte a Venezia: 1980 449 2.2 Edifici esplosivi 537
Architecture is now: 1980-1989 453 2.3 Tra Los Angeles, Graz e Barcellona 541
5.1 Uscire dal lutto 453 2.4 Radicals and Coop Himmelb(l)au 545
5.2. Jameson e la logica del tardo capitalismo 456 2.5 Nouvel : trasparenza e oltre 547
5.3 Estetica del sublime 459 2.6 Herzog & de Meuron e la pelle degli edifici 549
5.4 I layer dell’Architectural Association 464 2.7 Minimalismi 552
5.5. Architettura e natura 470 2.8 Questions of perception 553
5.6. Architecture is now 474 2.9 Koolhaas: Euralille 555
5.7. Choral Works 476 2.10 The Poetics of Electronic: tra blob e metafore 558
5.8. Electronic ecology 480 2.11 Eco Tech 562
2.12 Renzo Piano’s Soft-Tech 564
Quarta parte 2.13 PAYS-BAS_prospectives 566
Verso i nostri giorni 485 2.14 Pro and Versus a New Architecture 568
Dopo il decostruttivismo: 1988-1992 486 2.15 The MoMA’s New Wing. 572
1.1 Antecedenti 486 2.16 Verso una nuova stagione 574
1.2 Deconstructivist Architecture 489 A season for masterpieces: 1998-2001 576
1.3 Un nuovo paradigma 495 3.1 Il Guggenheim di Gehry a Bilbao 576
1.4 Zaha e il gioco degli opposti 501 3.2 La casa di Koolhaas a Floriac 582
1.5 Rem Koolhaas: il metodo e i suoi paradossi 504 3.3 Il museo ebraico di Libeskind a Berlino 586
1.6 Frank O. Gehry: nuovi metodi per comporre 510 3.4 Il KKL di Nouvel a Lucerna 589
1.7 Disgiunzione e dislocazione 513 3.5 The Unprivate house 591
1.8 Tra gesto e percezione: Fuksas e Holl 517 3.6 Möbius House 594
1.9 La linea minimalista: Herzog & de Meuron 519 3.7 A Dutchness in the State of Architecture 597
1.10 La line minimalista in Inghilterra, 3.8 Paesaggio e nuovi linguaggi 601
Francia e in Giappone 522 3.9 Nuovi paesaggi: West and East Coast 613
1.11 Sviluppi dell’high tech 525 3.10 Una nuova avanguardia 617
1.12 Post Modernism e linee moderniste tradizionaliste 529 3.11 Paesaggio o oggetti estetici? 620
1.13 L’eredità del decostruttivismo 532 3.12 Aesthetics, Ethics, Mutations 624
Nuove direzioni: 1993-1997 534 3.13 Undici Settembre Duemilauno 627
2.1 La svolta del 1993 534 3.14 Da dove ripartire? 629
8 9
Trends: 2002-2007 631
4.1 World Trade Center 631
4.2 Tra nuvole e monoliti 636
4.3 Lo Star System 638
4.4 La crisi dello Star System 642
4.5 La crisi della critica 646
4.6 Fine dello Star System? 648
4.7 Dieci Opere 650
4.8 Supercreatività e ultraminimalismo 660
4.9 Back to basics 664 Prima parte
4.10 Dove andare 667
L’architettura moderna

10
Parte 1 capitolo 1 il richiamo, influenzati dall’estetica neomedievale. Il belga Van de

Precursori
Velde, il tedesco Peter Behrens e il suo giovane assistente Walter
Gropius, che ne saranno tanto presi da aderire al Werkbund che
nascerà a Monaco nell’ottobre del 1907. Gli architetti britannici:
Francis Annesley Voysey, William Richard Lethaby, Charles Robert
Ashbee, C. Harrison Townsend, Charles Rennie Mackintosh. E
infine Frank LL.Wright, che cercherà di introdurne i principi in
America, con un manifesto letto nel 1901 a Chicago dal titolo The
1.1 Il movimento Arts and Crafts Art and Craft of the Machine. Wright parla della tecnologia come
Il problema che più di ogni altro assilla il nuovo secolo è la di un partner indispensabile, sottolinea l’importanza dell’uso di
produzione industriale, resa possibile dalle macchine. Che ruolo nuovi materiali, critica le architetture commerciali e l’ossessione,
può avere l’artigianato, in un’epoca in cui tutto può e deve essere crescente in America a partire dall’esposizione di Chicago del
prodotto in serie? Che funzione ha la fantasia, la manualità, il 1893, di usare “reperti archeologici di ossa che rinsecchiscono e
pezzo unico, in un mondo che si muove inarrestabile con i tempi imbiancano al sole”.
dell’orologio e dove il tempo, che scandisce i ritmi della produzione, È soprattutto nel campo della progettazione residenziale che
è denaro? In questa prospettiva, come devono essere ridefiniti il si delinea un modo di vedere comune. Le abitazioni realizzate in
bello, il vero? La domanda ha un risvolto estetico e pratico, ma questi anni da Voysey, Olbrich, Mackintosh, Wright, infatti, al di
soprattutto morale. Investe il progetto di società che si vuole là di specifici aspetti stilistici, condividono le stesse preoccupazioni
realizzare, un equilibrio di valori senza i quali perde senso ogni di onestà strutturale, di uso di materiali naturali, di integrazione
ragionamento di edilizia o di urbanistica. Se la macchina capovolge nell’ambiente naturale, di articolazione volumetrica, di prevalenza
equilibri, usi, tempi e spazi, il mondo è da ridisegnare. Giocoforza, per la dimensione orizzontale, di assenza di accentuazioni retoriche
l’architetto diventa un profeta, un utopista, un demiurgo. o di utilizzo di ornamentazioni classiche. Gli interni sono
Ancorata l’architettura alla moralità, i protagonisti di questi anni liberamente disposti, agerarchici, con spazi concatenati, proiettati
si rivolgono alla tradizione delle Arts and Crafts. Al movimento, all’esterno tramite bovindi o centrati all’interno sull’elemento
cresciuto in Inghilterra a partire dalla metà dell’ottocento sulle simbolico del camino.
iniziative di William Morris, si ispirano il viennese Wagner e i Wright più di tutti è ossessionato dal tema residenziale. Intuisce
suoi discepoli: Josef Hoffmann e Koloman Moser, che nel 1903 che i suoi clienti sono i nuovi borghesi, non più legati alle flaccide
daranno vita alla Wiener Werkstätten, e Joseph Maria Olbrich, abitudini dell’aristocrazia, ma dediti al lavoro imprenditoriale e
che ne riverserà lo spirito nella costruzione della colonia di amanti dello sport e della natura. Per questa nuova classe sociale, che
Darmstadt. Berlage e la scuola di Amsterdam, che ne sentiranno si muove in automobile e, nel tempo libero, in bicicletta, inventa
12 13
senza sosta modelli abitativi che pubblicizza attraverso riviste di de Velde (1863). Nel 1887, dopo aver lasciato a metà l’università,
settore e giornali femminili. Sono le case Prairie, o “case della si trasferisce a Chicago, una città in piena espansione economica e
prateria”. Nel 1900, per esempio, lancia una campagna attraverso il in cui una nuova generazione di architetti sta producendo i primi
“Ladies’ Home Journal”. Propone due case che si possono realizzare grattacieli, grazie all’introduzione del sistema a ossatura metallica e
la prima con 7000 dollari, la seconda con 5800. La pianta della dell’ascensore.
più grande è fatta di spazi fluidi con tramezzi ridotti al minimo. Al È un momento esaltante, segnato da continui avanzamenti
piano terra una cucina che serve un singolo ambiente con salotto, tecnologici e da una nuova estetica fondata sulla sincerità
zona pranzo e studio. Al piano superiore due stanze da letto che si strutturale, sul perseguimento dell’economia nella realizzazione, sul
affacciano sullo spazio comune. ripensamento dell’ornamento ridotto all’essenziale e, in ogni caso,
Capolavoro dello stile Prairie è la Robie House, del 1908. Qui razionalizzato in forme standardizzate e ripetibili. Nel 1879 e nel
il tema dell’orizzontalità raggiunge la massima intensità. I piani 1889 William Le Baron Jenney con i due Leiter Building realizza
a sbalzo, aprendola, proiettano la casa verso lo spazio circostante. edifici commerciali con struttura in ferro. John Wellborn Root
Il primo piano lungo la direzione longitudinale, il secondo in con il Monadnock Building del 1891, caratterizzato dall’ondulata
senso perpendicolare. “Terrazze, muretti, davanzali”, nota Bruno sequenza di bow window e nelle magistrali rastremature degli
Zevi, “specie nelle estremità accentuano la vocazione dei due livelli angoli, si avvicina ai venti piani. Daniel Burnham con il Reliance
a svincolarsi dalla prigione scatolare”. Ricuce la composizione il Building realizza un prototipo di grattacielo con perfetti gradienti
camino che all’esterno funge da perno e all’interno da fulcro del chiaroscurali.
salone, uno spazio fluido che si allunga attraverso due bovindi Wright entra, dapprima, nello studio di Joseph Lyman Silsbee,
da cui è possibile osservare il panorama circostante. Nonostante assertore dello Shingle Style, un pasticcio eclettico ma immune da
le decorazioni di gusto liberty, anche se reinventate nel personale tendenze classiciste; poi lavora nell’ufficio di Beers, Clay & Dutton
stile dell’architetto americano, la casa è di un’asciutta modernità. per trasferirsi definitivamente da Adler & Sullivan. È uno dei più
Culmine di un processo segnato da tappe ravvicinate: la Willits importanti studi della città, gestito da due figure complementari:
del 1901-1902, la Dana del 1902-1904, la Martin del 1904, la Dankmar Adler, solido sotto l’aspetto professionale e tecnicamente
Coonley del 1907-1908. preparato, esperto come pochi di acustica, e Louis Sullivan,
artisticamente geniale, esuberante, generoso, ma umanamente
1.2 Sullivan e Wright sprovveduto. Wright legherà subito con il secondo, di pochi anni
Wright è un personaggio multiforme e solo con difficoltà può più vecchio di lui (Louis è del 1956, mentre Adler è del 1944),
essere classificato all’interno di un solo stile o tendenza. definendolo “lieber Meister”, l’amato maestro. Insieme discutono
Nato nel 1867, è di un anno più anziano di Mackintosh e di a lungo, lavorando a numerosi progetti, tra cui l’auditorium di
Behrens (1868), di tre di Loos (1870), di quattro più giovane di van Chicago, un complesso polifunzionale nell’attico della cui struttura
14 15
trasferiscono lo studio. Nel frattempo, sposa Catherine Tobin e, senza riserve. Il giovane Adolf Loos certo assiste all’esposizione:
grazie a un prestito concessogli dal principale, acquista un terreno conserverà di Sullivan un buon ricordo.
a Oak Park dove costruisce la propria casa e inizia, di nascosto, Il destino di Sullivan, che dal 1895 si separa da Adler, è segnato
a svolgere un’attività privata collaterale, anche per mantenere una da un lento e inesorabile declino, accelerato dall’alcolismo. Wright,
famiglia sempre più numerosa. Disegna una decina di abitazioni, nel pieno delle sue energie, aggiunge alla casa di Oak Park il corpo
corrette ma nessuna di particolare interesse. Servono a sondare le dello studio e inizia una brillante carriera di architetto. Delle sue
possibilità espressive di tutti gli stili: dal romanico al rinascimentale. opere residenziali abbiamo brevemente accennato. Vi sono poi gli
Il lavoro viene scoperto da Sullivan, che lo licenzia per aver rotto i edifici a carattere pubblico. Due spiccano: il Larkin Building di
termini contrattuali di esclusività che lo legavano allo studio. Buffalo e il Tempio unitario di Oak Park.
I tempi, dopo la prima fase pionieristica, stanno però per L’edificio per l’amministrazione della Larkin Co. di Buffalo,
cambiare, diventando sempre più difficili per l’innovazione realizzato tra il 1904 e il 1905, è uno spazio unitario a tutt’altezza,
architettonica. Poco prima di essere licenziato, Wright partecipa segnato da un gigantesco ordine gigante su cui sono appesi i ballatoi
con Sullivan all’esposizione colombiana di Chicago del 1893. Può destinati agli uffici. Sembra l’esatta antitesi delle case che si aprono
così vedere l’inizio di una progressiva emarginazione del maestro, lungo lo spazio della prateria. Sul fronte esterno appare come un
l’affermarsi dello stile Beaux-Arts, il trionfo di un retorico e bianco forte assiro-babilonese in mattoni, ritmato da masse plastiche
classicismo, la fine del periodo eroico della scuola di Chicago, ad andamento verticale. Sul prospetto laterale, concepito come
l’esaurirsi della ricerca libera dai condizionamenti stilistici, un portale, sono incastrati otto pilastri giganti che scandiscono
l’abbandono di una creatività esuberante che, pur confrontandosi le finestre e una loggia che buca il volume mettendo in risalto
con la felicità formativa del liberty, non ne accetta le frivolezze ed è giganteschi quanto astratti capitelli, trattati come inserti scultorei.
in continuo dialogo con le forme della natura. L’edificio è fortemente introverso, calamitato verso lo spazio
Sullivan, in occasione dell’esposizione, realizza una stupefacente interno, quasi a vietare ogni contatto con l’esterno per stimolare
Golden Doorway per il Transportation Building che gli è affidato. la completa concentrazione sul lavoro. All’interno è permeabile
È una serie concentrica di archi rientranti inscritta in un portale in ogni sua parte, per favorire la comunicazione ma soprattutto il
a riquadri prefabbricati caratterizzati da bassorilievi floreali. Ha condizionamento dell’aria. È considerato uno dei primi edifici ad
insieme forza plastica e lirismo decorativo. Non mancano due aver adottato questa tecnologia innovativa.
piccole pagode laterali tanto belle da infischiarsene di ogni effetto Il Tempio unitario di Oak Park, a cui Wright lavora dal 1904,
kitsch. I commenti dei visitatori sono scioccati. Il corrispondente è fatto con pochi soldi, in calcestruzzo lasciato a vista. Lo spazio
dell’australiano “Melbourne Argus” giudica l’opera come la cubico dell’aula assembleare dialoga con il più basso volume del
peggiore dell’intera esposizione. Vi sono anche voci di aperto corpo di servizio, composto anch’esso sulla matrice di tre quadrati
plauso. Il critico della “Revue des Arts Décoratifs” elogia l’edificio perfetti leggibili in pianta. Anch’esso chiuso in se stesso, è uno spazio
16 17
fortemente centrale. Per esaltarne la funzione è illuminato dall’alto l’arte attraverso la semplicità e il riposo; consentire tanti stili quante
da un cassettonato chiuso a vetri. Ricorda gli edifici rinascimentali sono le persone; lasciare che un edificio fiorisca dal contesto e si
per l’assoluto controllo dello spazio ottenuto tramite l’articolazione armonizzi con l’ambiente; armonizzare o “convenzionalizzare”
plastica, marcata ed evidenziata, alla maniera brunelleschiana, da i colori con l’ambiente circostante così come avviene in natura;
fasce e inserti (in Wright, però, sono in legno) e per l’intensa, quasi rivelare e non nascondere la natura dei materiali; costruire
scenografica luminosità. con carattere ed energia piuttosto che in accordo con gli stili
Nel 1905 Wright si reca in Giappone, alla scoperta di una predominanti. L’obiettivo è ambizioso: riconciliare architettura e
cultura che conosce e che ha già apprezzato durante l’esposizione natura per rimettere l’uomo al centro del cosmo vivente. Il grande
colombiana, dov’era stato ricostruito un tempio. Il viaggio avrà focolare posto al centro di ogni Prairie House sarà l’esplicitazione
su di lui una notevole influenza. La casa giapponese gli appare simbolica di questa religione individualista e dai forti accenti
come “un tempio di suprema pulizia ed essenzialità”. È colpito panteisti.
dalla fluida spazialità di ambienti concatenati fra loro, separati Attraverso l’insegnamento e l’influenza di Wright, lo stile Prairie
da leggeri e scorrevoli diaframmi, dalla stretta integrazione tra si diffonde a Chicago e nel Midwest. Conterà protagonisti di un
edificio e natura. Impara dai giardini giapponesi l’arte di un ordine certo talento. Tra questi: Walter Burley Griffin, George Grant
disordinato e l’artificio di miniaturizzare gli oggetti, per dare Elsmie e William Gray Purcell. Saranno accomunati dall’amore
all’uomo la sensazione di una maggiore padronanza del proprio per la dimensione orizzontale, per tetti lunghi e sporgenti, per la
spazio esistenziale. Si lascia affascinare dalle stampe orientali, delle scelta di materiali naturali e anche per un modo inconfondibile nel
quali diventa un collezionista e la cui vendita gli permetterà, in presentare i loro progetti, immersi in un delizioso fluire di alberi e
seguito, di affrontare momenti economicamente difficili. La cultura di fiori.
giapponese, insieme a quella mesoamericana, che studia negli stessi
anni ma approfondirà dopo la guerra, saranno le strade obbligate 1.3 Wagner, Olbrich, Hoffmann
per sfuggire al classicismo e al formalismo Beaux-Arts. In questo, il Se in America Sullivan e Wright assimilano la rivoluzione dell’Art
suo profilo non è dissimile da quello degli artisti parigini e tedeschi Nouveau senza lasciarsene imprigionare, caricando la ricerca di
che negli stessi anni scoprono le maschere africane e le culture tensione ideale e preparando le basi per l’architettura contemporanea,
primitive, sorretti dall’ipotesi che tali arti fossero più vicine al vero in Europa, tra il 1905 e il 1914 registriamo la presenza di alcuni
di quelle passate attraverso i filtri del formalismo e dell’accademia. personaggi di eccezionale levatura. Intuiscono che sta mutando il
A partire dal 1905, Wright condensa il proprio credo in una serie quadro di riferimento e non esitano a mettere in crisi ideologie e
di articoli dal titolo In the cause of architecture, che appaiono sulla poetiche. In Austria sono Wagner, Olbrich, Hoffmann, in Scozia
rivista “The Architectural Record”. Sei i principi messi a fuoco. Mackintosh, in Olanda Berlage, in Belgio Horta e van de Velde. In
Costituiscono il nucleo dell’architettura organica. Sono: misurare Spagna, negli stessi anni, un genio solitario, Gaudí, sperimenta una
18 19
architettura insieme arcaica e moderna, dalle ancor’oggi insondate subito dopo aggiunge: “L’architetto può certo attingere al ricco
potenzialità. Vi sono, infine, i francesi Perret e Garnier. Il primo forziere della tradizione: non copiare i modelli prescelti, ma
pone in termini estetici innovativi il problema dell’uso del cemento adattarli ai propri fini rinnovandoli radicalmente”.
armato, il nuovo materiale da costruzione con il quale sarà realizzata Lontano da ogni nostalgia medievaleggiante, Wagner realizza
buona parte della produzione edilizia a venire. Il secondo mette a opere di misurata compostezza e di raffinata fattura. Tra questi il
punto uno schema innovativo di città industriale intuendo che il suo capolavoro è la Cassa di Risparmio Postale a Vienna, realizzato
problema della nuova architettura è, in primo luogo, quello della tra il 1903 e il 1912. Si caratterizza per il rivestimento denunciato
sua contestualizzzazione urbanistica. come tale mediante bulloni a vista che fissano le lastre in pietra, per
Otto Wagner si forma nel clima classicista. Studia i testi e i progetti raffinati dettagli costruttivi di vago sapore macchinista e per una
di Karl Friedrich Schinkel, Gottfried Semper e Theophil Hansen. poetica degli spazi sobri, misurati, luminosi.
S’ispira alla grande maniera viennese, non estranea a sollecitazioni Josef Hoffmann prosegue la strada del maestro verso la
baroccheggianti. Dal 1894, con un rapido mutamento di fronte, si conciliazione tra forme nuove e motivi della tradizione classica.
fa affascinare dall’Art Nouveau anche se ne rifiuterà gli eccessi. Tra La sua opera più riuscita è il Palazzo Stoclet (1905-11), dove però
il 1894 e il 1901 ne sonda, anche grazie alla mediazione di Olbrich, si distacca da tale assunto per abbracciare una sperimentazione
i principi negli edifici della metropolitana di Vienna. Nel 1895 autenticamente moderna. L’edificio è sorprendentemente dinamico
pubblica le lezioni del primo anno di insegnamento all’Accademia sia lungo l’orizzontale, grazie alla libera conformazione della pianta,
di belle Arti. Titolo: Moderne Architektur. Le tesi sono innovative, sia lungo le verticali, grazie a una vibrante articolazione volumetrica
anche se non dissimili da quelle sostenute in altri paesi da altri che culmina con la caratteristica torre. “Personificazione”, secondo
innovatori, per esempio van de Velde, che conoscerà nel 1897: Edoardo Persico, “degli ideali più virili della borghesia europea”,
occorre orientarsi verso la vita moderna, perseguire la semplicità, Palazzo Stoclet è anche un’officina in cui lavorano i più importanti
capire le nuove condizioni metropolitane, essere realisti nella scelta artisti della secessione: Klimt, Moser, Czeschka, Metzner, Minne,
delle tecniche e dei materiali da costruzione. Entusiasma i discepoli Knhopff. L’obiettivo è l’opera d’arte totale. Lo stesso che spingerà
che gravitano nel suo studio. Sono: Schöntal, Fabiani, Kammerer, van de Velde a tagliare gli abiti per la moglie e, in America, Wright
Bauer, Ehn, i fratelli Gessner, Kotera, Plecˇnick, Perco, Schindler, a disegnare vetrate e vasellami, facendosi aiutare da scultori e
Hoppe, Pirchau, Lichtbau, Olbrich, Hoffmann. artigiani specialisti.
Afferma: “In questa nuova società non si può parlare più della È Joseph Maria Olbrich, l’altro grande discepolo di Wagner, che
scelta di uno stile come supporto alla creazione architettonica. con passione e felicità figurativa si muove con maggiore coerenza
L’architetto dovrà creare forme nuove o adattare quelle che in direzione del rinnovamento delle arti e di una nuova stagione
corrispondono meglio alle attuali tecniche di costruzione e alle espressiva. Responsabile, per conto di Wagner, dei lavori della
necessità del nostro tempo; solo così risponderanno a verità”. E metropolitana viennese, fonda nel 1897 con Hoffmann, Koloman
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Moser e Gustav Klimt l’associazione d’artisti della Secessione finanziario seguono le prime defezioni. Nel 1902 una parte di artisti
viennese. Tra il 1897 e il 1898 ne realizza la sede. È un volume lascia la colonia. Behrens si allontana l’anno successivo. Soltanto
cubiforme alla cui pesantezza si contrappone una leggerissima Olbrich, imperterrito, rimane a completare le opere iniziate e
cupola in lamine dorate. Wright studierà ammirato questo edificio, realizza nel 1908, anno della sua prematura morte, la stupefacente
abilmente giocato sulla logica dei contrasti. Torre degli sponsali, un’architettura a carattere espressionista come
Autore di magnifici interni che ricordano, per fluidità spaziale sospesa in un’atmosfera popolare fiabesca.
e sapienza decorativa, quelli di Mackintosh e di Wright, Olbrich
impegna tutto se stesso per la realizzazione di un centro da 1.4 Mackintosh
destinare alla ricerca e alla produzione artistica. L’occasione gli è Altro genio sfortunato è lo scozzese Charles Rennie Mackintosh.
fornita dal granduca Ernst Ludwig von Hessen, che vuole rilanciare Vive una vita intensa e drammatica, in completo isolamento
l’artigianato e la produzione artistica del Granducato dell’Assia, professionale in una Glasgow sostanzialmente estranea al dibattito
ispirato da Baillie Scott e Charles Robert Ashbee, fondatore nel culturale che si svolge in altre capitali europee. Eppure nel 1896,
1888 in Inghilterra della Guild and School of Handicraft. Mackintosh è stato inaspettatamente il vincitore, per conto dello
Il primo progetto della colonia risale al 1898, quando il granduca studio Honeyman e Keppie, del concorso per la costruzione della
chiama a Darmstadt il trentunenne architetto e altri sei artisti tra Glasgow School of Art. Non ha ancora ventotto anni ed è avviato
i quali il pittore e artista artigiano Peter Behrens. Nel 1899 si a una carriera promettente. In pochi anni sopraggiungono, infatti,
pensa di realizzare un edificio atelier circondato da cinque ville, gli incarichi per la Queen’s Cross Church (1897-99), per il Daily
una cisterna e un teatro all’aperto. Faranno parte di un’esposizione Record Building (1890-1904), per Windyhill (1900-1901). Nel
dal titolo emblematico: Un documento per l’arte tedesca. Olbrich 1901 diventa partner dello studio Honeyman e Keppie. Seguono
prepara il progetto e le sue varianti. L’inaugurazione della Ernst le realizzazioni della Willow Tea Rooms (1903), della Hill House
Ludwig Haus e delle prime costruzioni, insieme ai padiglioni (1902-1904), della Scotland Street School (1903-1906). E inoltre
espositivi, avviene il 15 maggio 1901. È centrata su uno spettacolo gli inviti alle esposizioni internazionali di Vienna (1900), Torino
teatrale a forte effetto scenografico e con connotazioni romantico- (1902) e Berlino (1905); articoli sulle pubblicazioni specialistiche
simboliche, curato dall’abile regia del trentatreenne Behrens che (“The Studio”, “Dekorative Kunst”, “Deutsche Kunst und
afferma: “la bellezza torna a essere per noi quintessenza della Dekoration”, “Ver Sacrum”) e una certa notorietà internazionale,
massima forza e al suo servizio nasce un nuovo culto. Ad esso noi anche grazie all’appoggio di Muthesius.
vogliamo erigere una casa, una dimora in cui tutta l’arte si dispieghi Il coinvolgimento di Mackintosh nella Glasgow School of Art
solennemente a consacrazione della nostra vita”. L’esposizione attrae avviene soprattutto in due periodi: dal 1896 al 1899, quando
un vasto pubblico. Tuttavia fallisce l’obiettivo principale di rendere disegna un edificio di due piani più interrato, ma per motivi
economicamente accessibili i prodotti artigianali. All’insuccesso finanziari ne realizza soltanto metà; e dal 1907 al 1909, quando lo
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completa, costruendo la parte rimanente aggiungendovi un piano unitario e, nello stesso tempo, lo articolano in una sommatoria
e il corpo della biblioteca. di contrafforti prismatici che lo slanciano verso l’alto. Su un lato
La realizzazione del primo stralcio è un’opera piena di aperture – a ovest – predominano gli aggetti : sono tre finestre in altezza
figurative costruita da un architetto giovanissimo che deve, per gli che convergono idealmente verso il timpano del tetto, che però
aspetti esecutivi, essere affiancato da Keppie. Il progetto colpisce per la è arretrato sul filo della facciata. Sull’altro – a sud – la massa
semplicità e la funzionalità degli spazi interni, la cura del dettaglio, gestito muraria è scavata al centro e la finestra in altezza è ricavata come
con abilità ma senza affettazione, e per l’introduzione di accorgimenti per negativo. Rafforzano la funzione di segnale della torre le nicchie
tecnici moderni quali il riscaldamento e la ventilazione forzata. semicircolari, formando un insieme caratterizzato da forte energia
È caratterizzato da un elegante prospetto in cui pietra e vetro plastica. Il richiamo è a Michelangelo, dalla cui opera Mackintosh
si alternano in un raffinato gioco tra simmetria e asimmetria, tra è rimasto folgorato durante il viaggio in Italia del 1891, così come
matericità e trasparenza. I valori plastici sono rafforzati da alcuni risulta dai suoi taccuini di viaggio.
calibrati aggetti: il bow window della guardiola e del bagno del La biblioteca al suo interno ricorda invece la fluida spazialità
secondo piano e, infine, la torretta. Il balcone, che lega questi giapponese. Per la sua semplicità e calibrata luminosità è uno dei
partiti, sottolinea l’ingresso all’edificio e determina una cesura più efficaci documenti dell’architettura contemporanea. Un testo
visiva rispetto alla verticalità delle sequenze chiaroscurali per denso di promesse, ma purtroppo senza seguito.
controbilanciarle lungo l’orizzontale. All’esterno, al sistema primario dei grandi segni si affianca un
Per il completamento del 1907-1909, Mackintosh arretra la sistema secondario di elementi di dettaglio anch’esso di ascendenza
sopraelevazione, che così non partecipa al gioco delle proporzioni michelangiolesca. L’effetto è di dirompente potenza.
della precedente facciata. Lascia inalterato il fronte est, già Nessun eclettismo, però. Abbandonata la grammatica degli stili,
interamente costruito nella prima fase e caratterizzato da una l’architettura deve rivolgersi ai suoi elementi costitutivi che sono
sincopata alternanza di aperture di sapore romanico. Si concentra, il piano, il volume, la linea e il gioco delle funzioni in una sorta
invece, sul nodo sudovest, dove è previsto uno spazio destinato a di azzeramento linguistico. È la riscoperta del valore delle forme,
biblioteca. Inserisce uno snodo plastico a forma di torre, un richiamo di una storia non da copiare, ma da assimilare nei suoi principi
architettonico di grande valore urbano facilmente visibile anche costitutivi. La consapevolezza di un ordine dinamico della natura
dalle strade sottostanti, e realizza nell’attico un percorso vetrato che che l’architettura può scoprire e indagare.
guarda ai tetti dell’intera città. Risultato: da Glasgow si percepisce Nel 1909, quando la Glasgow School of Art è terminata, comincia
la Glasgow School e dalla Glasgow School si percepisce Glasgow. per Mackintosh la crisi professionale. E quando l’architetto, nel
Per individuare l’ideale prisma della torre e snellirlo attraverso 1913, alla vigilia del primo conflitto mondiale, lascia i partner
ascendenti nervature, Mackintosh inventa un sistema di finestre Honeyman e Keppie e si mette in proprio, le prospettive professionali
in altezza che ne percorrono il corpo individuandolo come volume diventano per lui ancora più grame per la negativa concomitanza di
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fattori oggettivi, quali la difficile congiuntura economica e i ridotti Edifici successivi, quali il Palazzo della pace all’Aja del 1907 e
spazi di lavoro in una città tutto sommato di provincia, e soggettivi, il progetto per la Beethovenhuis del 1908, mostrano una ricerca
come il carattere ombroso e l’alcol. che gira intorno a temi richardsoniani. Le opere più tarde, sino
alla morte avvenuta nel 1934, non emergeranno. Il buon senso
1.5 Berlage e la ragionevolezza faranno assopire la poesia. Nel 1921, dopo
L’olandese Berlage non è un eccezionale creatore di forme, l’entusiasmo, Berlage in occasione della pubblicazione di un
nel senso che non è all’altezza di Olbrich, Mackintosh, Wright, fascicolo di Wendingen rivede il giudizio su Wright, accusandolo
assai più dotati. È però il personaggio che avvia il rinnovamento di individualismo e di romanticismo. Due caratteristiche che mal si
dell’architettura nei Paesi Bassi. I suoi progetti urbanistici, tra cui addicono alla ricerca pacata dell’olandese, per il quale stile e quiete
il piano per Amsterdam Sud, per rigore metodologico e aperture coincidono: “L’architettura antica”, afferma già nel 1905, “proprio
architettoniche, fanno scuola. Tra i suoi meriti la diffusione del perché ha stile, esprime una quiete consolante. Lo stile è la ragione
linguaggio wrightiano in Europa e, insieme, una sorta di calvinismo della quiete”.
formale, fondato sulla sincerità strutturale, il primato del muro
spoglio, il culto dell’armonia e della proporzione, l’assenza di 1.6 Gaudí
dogmi. Dirà nel 1908: “In architettura, decorazioni e ornamenti Chi della quiete non sembra sapere che farsene è Gaudí,
sono del tutto secondari; mentre i veri elementi essenziali sono la personaggio del tutto atipico, fuori dal gioco delle grandi correnti
creazione dello spazio e i rapporti tra volumi”. architettoniche. Dalla Catalogna immagina un mondo dove arte,
Il suo lavoro sarà apprezzato da tutti gli innovatori che troveranno poesia, industria e artigianato convivono in sintesi sublimi.
nel suo pathos neomedioevale motivo di ispirazione, affascinati Alieno da ogni fascinazione per l’ideologia del progresso, ammira
dalla capacità di articolare lo spazio, di dar vita ai mattoni. Tra le costruzioni in fango del Nordafrica. Ne apprezza la semplicità
questi anche Mies van der Rohe che, si racconta, nel secondo dei mezzi, l’intelligenza della struttura, la profonda religiosità
dopoguerra arrivò a litigare con Philip Johnson per un giudizio della forma. Divora i libri di Ruskin, affascinato dal vigore e dalla
avventato sull’olandese. tensione morale dell’uomo dai grandi ideali. Ultracredente – ne è
Tra i lavori di Berlage spicca la Borsa di Amsterdam, realizzata stata di recente proposta la beatificazione – crede all’eticità di un
tra il 1896 e il 1903. È un’opera neoromanica, chiusa all’esterno e mestiere in cui arte e moralità sono tutt’uno. Rifugge l’arbitrarietà,
caratterizzata da una torre che funge da snodo plastico. All’interno ma intuisce che le forme meccaniche sono il frutto di una
grandi sale, voltate da sottili capriate e illuminate dall’alto. Le semplificazione insopportabile.
decorazioni sono ridotte al minimo e sostituite dai mattoni colorati Da qui una ricerca orientata verso tre poli: della verità strutturale,
che si alternano a comuni mattoni lasciati a vista e dai giochi della perizia artigianale, dell’apertura simbolica.
chiaroscurali dei vuoti delle logge e dei parapetti. Della verità strutturale perché è il solo modo intelligente per
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mettere insieme i materiali, per farli lavorare secondo le loro reali possibile città alternativa, vitale, energica, parsimoniosa, colorata.
caratteristiche e, poiché la natura è data da Dio, per realizzare il Arcaici sino al paradosso, i giardini del parco Güell (1900-
disegno celeste. 1914) e la chiesa della Sagrada Famiglia (iniziata nel 1883, ma la
Della perizia artigianale perché è il lavoro dell’uomo che rende cui costruzione è ancora in corso, come in un immenso cantiere
gli oggetti degni di attenzione e, umanizzandoli, li trasforma in medioevale) oscillano tra la dimensione ctonia e quella celeste.
beni. Ecco il motivo per cui adopererà materiali poverissimi, Esasperanti, eccessivi, certo fuori misura, i due complessi hanno
quali pezzi di mattonelle, mattoni mal cotti, pietre spezzate: più la robustezza del dorico e la leggerezza del gotico. Sondano valenze
la valorizzazione è difficile, più il lavoro è meritorio e alla fine inesplorate, aggrediscono il nostro sistema di valori con un potere
premiante; più minuti i frammenti, più l’opera rassomiglia a un comunicativo che di rado le opere di architettura riescono a
meraviglioso mosaico. raggiungere.
Dell’apertura simbolica, perché nulla ha senso se esprime solo se Troppo antico e troppo moderno per essere capito dai profeti
stesso, se non si collega ad altro e, in particolare, al trascendente. È di una visione riduttiva e internazionalista dell’architettura
nella sovrabbondanza dei significati, nella polisemicità dell’opera, contemporanea, Gaudí viene da questi dimenticato oppure giudicato
nel caleidoscopico scambiarsi e sovrapporsi delle immagini che in maniera riduttiva. Non figura, per esempio, nella prima versione
trionfa la ricchezza del creato. Motivo per il quale un baldacchino di I pionieri dell’architettura moderna di Pevsner e in Spazio, tempo
può somigliare insieme a una tenda, a un veliero, a una corona di e architettura di Giedion. È difeso invece dai critici e dagli storici
spine; una chiesa a un termitaio e a una cattedrale gotica. che rifiutano di considerare l’architettura contemporanea solo in
Vi è poi una scatenata fantasia spaziale che si manifesta già dalle chiave di astrazione postcubista, macchinista e funzionalista. Per
prime opere. Il Palazzo Güell a Barcellona (1888), per esempio, si questo motivo rappresenta una sorta di problema aperto, con cui la
svolge intorno a un prodigioso vuoto centrale. Tra il 1904 e il 1907 storiografia del moderno deve ancora confrontarsi.
Gaudí è impegnato con casa Battló e tra il 1905 e il 1910 con casa
Milá. La prima è caratterizzata da scaglie che la fanno assomigliare 1.7 Perret
a un’increspatura marina, la seconda da concavità e convessità che Insieme a una linea di ricerca neomedioevale e romantica, che
producono un movimento sinuoso e plastico. Potrebbe essere una culminerà nell’espressionismo e nell’organicismo, è compresente
scogliera, una pietraia, un masso oggetto a processo di erosione. in questi anni una linea rigorista e classicista che, attraverso il
Certo è che, con la sua forma, il blocco di casa Milá dà energia cubismo e poi il purismo, sfocerà in quello che sarà conosciuto
vitale all’altrimenti squadrata piazza su cui prospetta, negando come l’International Style. Così, se da un lato vi sono le ricerche
così la rigida scacchiera della città di Barcellona. Dalla terrazza, di Horta, van de Velde, Berlage, Mackintosh, Olbrich, Sullivan,
punteggiata da splendidi camini, che vagamente ricordano i giochi Wright, Saarineen, dall’altra vi saranno quelle di Behrens,
elicoidali della cupola di Sant’Ivo di Borromini, s’intravede una Perret, Wagner.
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Se volessimo però ridurre questa contrapposizione in una rigida uno scalpellino che nel 1882 fonda un’impresa di costruzioni,
formula rimarremmo delusi. Ci accorgeremmo che i confini Auguste studia a Parigi alla École des Beaux-Arts. Suo professore
sono poco chiari e che non è facile evidenziare una precisa linea è Julien Gaudet, autore nel 1902 del trattato Eléments et théories
di demarcazione tra i due schieramenti. Inoltre, vedremmo che de l’architecture, un manuale basato sul metodo ottocentesco di
i passaggi dall’uno all’altro fronte sono continui e frequenti. Durand, cioè su una teoria rigorosamente classicistica, costruita a
Così Berlage, pur producendo opere con forte connotazione partire dalla meccanica e razionale combinazione di tipi.
neoromanica, intenderà la sua opera in senso classico e vedrà di Nel 1897, dopo tre anni di corso, lascia la scuola per lavorare
cattivo occhio le intemperanze espressioniste di Michel de Klerk insieme ai fratelli nell’impresa paterna, una delle prime a
e della scuola di Amsterdam. Wagner, pur essendo un architetto impiegare sistematicamente il cemento armato. Auguste lo studia
fortemente classicista assume nel suo studio Olbrich dando ampio a fondo: si dice che due dei suoi libri favoriti fossero il testo sul
spazio alle sue ricerche e facendosi da lui influenzare. Behrens, sistema Hennebique, Le béton armé et ses application, del 1902,
dopo una prima fase romantica che corrisponde all’esperienza di e l’Historie de l’architecture di Auguste Choisy, edito nel 1899.
Darmstadt, perseguirà un rigorismo che condurrà a progetti di Quest’ultimo centrato sul ruolo delle invenzioni nell’evoluzione
insulso monumentalismo, quali l’ambasciata tedesca di Pietroburgo del sistema delle forme.
del 1912, ma non senza tardivi ripensamenti e magistrali interventi, Il capolavoro di Perret è la casa in rue Franklin a Parigi, realizzata
come nel caso dell’espressionista edificio amministrativo della tra il 1903 e il 1904. La cui forza, nota William J.R. Curtis, risiede
Höchster Farbwerke del 1920-24. Hoffmann indulgerà tra le nel modo autorevole in cui annuncia la potenzialità di un nuovo
raffinatezze del liberty e uno spoglio ma severo rigorismo. Per materiale in una fraseologia radicata nella tradizione.
non parlare di personaggi quali Mies, Gropius, Le Corbusier, che È la dimostrazione delle immense possibilità offerte da una
oscilleranno tra le due proposte. Mies e Gropius frequentando, tecnica che quasi azzera i vincoli della muratura portante con esili
tra gli altri, Taut e Häring. Le Corbusier abbandonando, a pilastri, ampie aperture, snellezza costruttiva, flessibilità di pianta.
seguito delle esperienze di lavoro con Perret (1908-9) e Behrens Tutto l’edificio è proiettato verso la luce. Eppure, di fronte a questa
(1910), l’insegnamento neomedioevale e anticlassico di Charles possibilità che potrebbe essere latrice di incalcolabili aperture,
L’Éplattenier. Perret, quasi per paura di andare troppo in là, cerca di mostrare
Tre, dicevamo, sono i principali interpreti della linea rigorista. che per questa nuova via è possibile recuperare valenze tettoniche e
Wagner in Austria, Perret in Francia, Behrens in Germania. A quindi la tradizione classica.
Wagner abbiamo già accennato, di Behrens parleremo in seguito, In rue Franklin la dimostrazione avviene denunciando con
accostandolo all’esperienza del Werkbund. Resta Auguste Perret. chiarezza il funzionamento della struttura. Quest’ultima portata
Nasce a Bruxelles nel 1874. È quindi più giovane di Wright in facciata e rivestita in listelli lisci di ceramica, diversamente dai
di sette anni e più vecchio di Le Corbusier di tredici. Figlio di pannelli di tamponamento caratterizzati da motivi delicatamente
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floreali. Come in un tempio greco, ogni componente esplicita urbana di Lione, dalla quale proviene. E a tal fine l’insegnamento
ruolo e funzione: nulla è lasciato all’arbitrio, tutto trova una proveniente dall’urbanistica dell’antica Roma può essere prezioso,
giustificazione razionale. se assunto dal punto di vista del metodo, tanto che nel 1904, a
Nel 1906 Perret abbandona il rivestimento e sperimenta nel completamento dei suoi studi, non esita a presentare a Parigi
garage al 51 di rue de Ponthieu a Parigi la struttura in cemento insieme alle tavole della nuova città anche la ricostruzione dell’area
armato lasciata a faccia vista. È al ritmo delle travi e dei pilastri che archeologica di Tuscolo.
è lasciato ogni intento formale. Da qui un alternarsi nei prospetti Pubblicato solo nel 1917, il progetto per una Cité industrielle
di campiture piccole e grandi, in una composizione che vagamente stupisce per la semplicità d’impianto e per la chiarezza
assomiglia a un quadro astratto. dell’impostazione concettuale: è un insediamento di 35.000
Tra il 1908 e il 1909 il ventunenne Le Corbusier lavora come abitanti diviso per zone: da un lato il centro antico, dall’altro
disegnatore presso il suo studio che, nel frattempo, è diventato l’industria e, infine, la residenza. Quest’ultima ha al centro un’area
uno dei principali punti di diffusione della costruzione in cemento destinata ad ospitare gli spazi pubblici ed è strutturata per nuclei
armato in Francia. L’esperienza lo segnerà profondamente, funzionali in ciascuno dei quali sono presenti le attrezzature
imponendogli una radicale riflessione che lo condurrà, negli anni alla scala di quartiere, quali le scuole. In una zona collinare più
venti, a tradurre in precetti estetici le possibilità offerte dalla nuova salubre, separati dal resto della città, si trovano l’ospedale e i servizi
tecnica: nasceranno i cinque punti dell’architettura moderna. medico-sanitari.
Dopo l’exploit di rue Franklin e del garage al 51 di rue La suddivisione dello spazio urbano in zone specializzate – scelta
de Ponthieu, la ricerca di Perret sembra perdere mordente, che verrà ripresa dal Movimento Moderno e sancita nella Carta
orientandosi verso un sempre più asfittico e retorico tecnicismo d’Atene preparata nel 1933 – ha una duplice ragione: consente
con derive monumentaliste. Deludente è il teatro agli Champs di realizzare la città per inserti tipologici, quasi tasselli modulari,
Elysées (1911-13), e di maniera la sia pur affascinante Notre- studiati a tavolino e quindi già risolti dal punto di vista del loro
Dame du Raincy del 1922-24 che in ogni caso, tra le successive, funzionamento; inoltre, all’occorrenza, permette di ampliare lo
sarà la sua opera migliore. spazio urbano con la semplice aggiunta di nuovi moduli. Il metodo è
ripreso da una consolidata tradizione accademica di studi tipologici
1.8 Garnier che va da Durand sino a Gaudet, del quale ultimo Garnier è stato
Tony Garnier (1869-1948) lavora, non senza contrasti, al discepolo. Ma il modo di appplicarlo, per la sua intenzionalità
progetto per una città industriale dal 1901, quando è pensionante a schiettamente funzionale, presenta un’aria di fresca novità tanto da
Villa Medici a Roma. Suo obiettivo è realizzare un modello ideale al affascinare le Corbusier che nel 1908 vuole conoscere Garnier e nel
quale si possano concretamente ispirare i piani per gli agglomerati 1920 pubblicherà alcune illustrazioni della Cité industrielle sulle
che stanno sorgendo dappertutto in Europa e in particolare nell’area pagine dell’Esprit Noveau.
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Socialista per tradizione familiare, per formazione e per scelta Parte 1 capitolo 2

Avanguardie: 1905-1914
di vita, Garnier pensa alla città industriale come ad una comunità
dove ogni abitante abbia diritto a una casa indipendente dalle
altre anche se modesta. Da qui la predilezione per uno sviluppo
edilizio sostanzialmente compatto e, di regola, limitato ai due piani
d’altezza. Non mancano però condomini abitativi e, nella seconda
edizione della pubblicazione della Cité industrielle pubblicata nel
1932 saranno previsti quartieri con densità più elevate. Siamo
lontani in ogni caso sia dalle densità delle città speculative che si 2.1 L’accelerazione tecnica e scientifica
vanno realizzando in questi anni sia dai modelli estensivi delle città Gli anni che vanno dal 1905 al 1914 sono di rapida accelerazione
giardino ipotizzate da Ebenezer Horward nel 1898, messi in atto in tutti i campi. Nel 1905 il ventiseienne Albert Einstein propone
nella città di Letchworth del 1903. la prima formulazione della relatività ristretta, la più importante
Materiale utilizzato per la Cité industrielle è il cemento armato rivoluzione della scienza moderna. Sempre nel 1905 espongono a
( è interessante notare che l’altro grande discepolo di Gaudet alla Parigi le “belve”, da cui appunto il nome Fauves, pittori che utilizzano
scuola di Beaux-Arts di parigi è Perret). Serve a configurare forme colori puri, al di fuori di ogni canone accademico. Nello stesso
semplici ed essenziali, prive di inutili decorazioni, caratterizzate anno è fondato a Dresda il Die Brücke (Il ponte), un movimento
da volumi stereometrici e tetti piani. Ogni costruzione, per che, sulla scia dell’insegnamento di Van Gogh e Munch, introduce
Garnier, deve invece avere una corretta esposizione, una adeguata tensioni espressionistiche. Nel 1909 Filippo Tommaso Marinetti
illuminazione, essere vicina a uno spazio verde ed accessibile anche pubblica su “Le Figaro” il Primo Manifesto del Futurismo. Esalta il
da un percorso esclusivamente riservato ai pedoni. Il risultato, come vitalismo, la modernità tecnologica contro il passatismo borghese.
mostrano le numerose prospettive a corredo del progetto, è un Celebra le nuove invenzioni, prima tra tutte l’automobile, più bella
ambiente estremamente piacevole anche se non di eccelse qualità della Nike di Samotracia e ormai disponibile sul mercato di massa
architettoniche. Garnier, come mostrano anche i progetti eseguiti a prezzi contenuti, se pensiamo che nel 1908 Henry Ford lancia
per l’ammministrazione comunale lionese con la quale collaborerà sul mercato il Modello T. I futuristi presto celebreranno un nuovo
lungo il corso della sua operosa carriera ( il Macello del 1906-32, veicolo, l’aeroplano, il cui primo volo, pilotato dai fratelli Wilbur
l’Ospedale Grande Blanche del 1903-1930, il quartiere Etats-Units e Orville Wright, è del 1903 e la cui capacità bellica si intuisce nel
del 1924-35), è un bravo urbanista, un impeccabile tecnico ma 1909, anno del primo bombardamento aereo.
non un architetto di straordinario talento. L’architettura è in subbuglio. Metabolizza invenzioni tecnologiche
capaci di metterne in crisi i principî: le strutture leggere in ferro e
in cemento armato, l’ascensore, l’elettricità, il condizionamento,
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il telefono. Nel 1879 compare la prima lampadina elettrica, nel Einstein si mostrò più volte sorpreso, se non contrariato, da così
1910 la lampada al neon, nel 1900 l’ascensore Otis a marciapiede azzardati accostamenti.Vi è, tuttavia, nella teoria della relatività
mobile, nel 1902 una macchina per il condizionamento artificiale un’istanza spaziale nuova che José Ortega y Gasset, all’inizio
degli edifici, poi brevettata nel 1906. del secolo, coglie perfettamente sviluppando la sua filosofia
In questi anni tutto sembra entrare in crisi. Prime tra tutte prospettivista. E che Stephen Kern, in un saggio del 1983 dal
le teorie scientifiche. È però la teoria della relatività che diventa titolo Spazio e tempo, riassume così: “La dilatazione del tempo
quasi un’ossessione per artisti poeti, scrittori e architetti. Della era soltanto un effetto prospettico, creato dal moto relativo tra
relatività colpiscono soprattutto i paradossi. Tra questi: il tempo un osservatore e la cosa osservata. Non c’era alcun cambiamento
che trascorre diversamente se visto da due sistemi di riferimento, inerente alla realtà di un oggetto, ma soltanto una conseguenza
le misure che si accorciano, la materia che si trasforma in energia. dell’atto di misurazione”.
Colpiscono perché contestano tradizionali punti di vista, fondati Osservata da questo punto di vista, la rivoluzione einsteiniana è
su una concezione di spazio e di tempo assoluti, introducendo una teoria dello sguardo: moltiplica i punti di vista, fondando sulla
anche una dimensione spiritualista, irrazionale e mistica, estranea sincronicità del vedere il suo progetto. Produce una prospettiva
al pensiero dello scienziato. quadridimensionale, un’anamorfosi, per così dire, spaziotemporale.
Prova ne sia che, in questi anni, ritornando alla ribalta, godono E, in quanto teoria dello sguardo e della deformazione, non poteva
di grande fortuna le disquisizioni sulla quarta dimensione. Tra fine non appassionare gli artisti di un’epoca portata quasi naturalmente
ottocento e i primi del novecento, Marcel Proust, Fëdor Michajlovicˇ all’invenzione e alla ribellione. Pare dimostrare che finalmente due
Dostoevskij, Oscar Wilde, Gertrude Stein la citano. Jouffret scrive più due non fa quattro, che una misura non è mai assoluta e che
nel 1903 un trattato elementare di geometria a quattro dimensioni. l’innovazione si può ottenere solo a condizione di inventare nuove
Vladimir Lenin in Materialismo e empiriocriticismo (1908) la forme di organizzazione del reale, fidandosi del proprio sistema di
definisce un’ipotesi, cervellotica, ma scientificamente credibile. convinzioni piuttosto che del credo dominante. Einstein si tramuta
Sarà con il fisico tedesco Hermann Minkowski nel 1908 e poi in James Joyce o in William Faulkner e anche in Pablo Picasso, Le
nel 1909 con P.D. Ouspenskij, che teoria della relatività e quarta Corbusier e Theo Van Doesburg: ci torneremo.
dimensione s’incontrano ufficialmente. Minkowski proclama la Inutile dire che un approccio simile corre il rischio di stravolgere
compenetrazione di spazio e tempo. senso e significato della sintesi einsteiniana, orientando a volte
I pittori cubisti vedono la nuova sintesi come un mezzo per la ricerca artistica e architettonica verso un soggettivismo, un
affrancarsi dalla banalità dello spazio empirico e senza la quarta agnosticismo e un misticismo che, come abbiamo visto, non
dimensione e la relatività è impossibile comprendere numerosi potevano non imbarazzare lo scienziato. Il quale, invece, era
architetti del Movimento Moderno quali Theo Van Doesburg o fortemente monista: un Parmenide a quattro dimensioni, secondo
lavori critici quali Spazio, tempo e architettura di Sigfried Giedion. l’acuta definizione di Paul Feyerabend. Tuttavia, è certo che poche
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teorie come la relatività o, meglio, la sua vulgata, hanno formato delle sue ricerche nel libro The Human Figure in Motion, apparso
lo spirito di un’epoca, fornendo innumerevoli, a volte geniali, a nel 1885. Nasce la cronofotografia. Sarà fonte di ispirazione per gli
volte avventate, ipotesi operative. Trasformando la pluralità dello artisti d’avanguardia e porterà all’invenzione del cinema, avvenuta
sguardo in un’ipotesi di ricerca d’avanguardia che ha guidato tutto tra il 1893 e il 1896. Un film, infatti, non è che una cronofotografia
il novecento. organizzata lungo un nastro che si svolge nel tempo con moto
uniforme.
2.2 Una nuova visione del tempo Il successo della nuova tecnica è assicurato. Sia in termini di
Alle ore 10 del 1° luglio 1913, la torre Eiffel inviò il primo visitatori: nel 1910 sono oltre diecimila le sale di proiezione nei
segnale orario trasmesso al mondo, a seguito di una Conferenza soli Stati Uniti. Sia in termini tecnici: è l’unica arte che restituisce
internazionale sul tempo del 1912, che elaborò un metodo immediatamente una pluralità di immagini percepite da un punto
uniforme per determinare e conservare segnali orari. Era la fine di di vista mobile. E, così facendo, relativizza spazi e tempi con rapidi
un universo temporale disomogeneo e frammentato: nel 1870 in avvicinamenti o allontanamenti, con sovrapposizioni di scene
America c’erano ottanta differenti ore ferroviarie e non meno ve ne svoltesi in epoche diverse, con la contemporanea presentazione di
erano negli altri Paesi. ciò che avviene in luoghi distanti. Arte per eccellenza del secolo,
Sincronizzazione dei tempi e controllo dello spazio sono il influenzerà pittura, scultura e l’architettura.Senza l’invenzione
leitmotiv di una ricerca che accompagna la fine ottocento e gli dei film, senza le loro sequenze, è infatti difficile capire gran parte
inizi del novecento. Comporta unificazione e standardizzazione dell’arte contemporanea. Nel 1910 Umberto Boccioni realizza La
dei sistemi di rilevamento e di misura. Quale la divisione, sancita città che sale. Nel 1912 Marcel Duchamp termina Il nudo che scende
nel 1884, della terra in 24 fusi, l’ideazione del Meridiano Zero, le scale (che oltretutto ricorda una sequenza di 24 fotogrammi di
la fissazione della lunghezza esatta del giorno, la determinazione Muybridge che ha proprio per tema la discesa di gradini da parte
dell’inizio del giorno universale. di un nudo di donna). Negli stessi anni Giacomo Balla licenzia il
Spazio e tempo, con buona pace di ogni relativismo, sono Dinamismo di un cane al guinzaglio. E gli architetti montano gli
all’inizio del novecento considerati a fini pratici omogenei, spazi come se si trattasse di sequenze cinematografiche: lo si vede
infinitamente divisibili, misurabili. Così come lo è il movimento, chiaramente nel Raumplan di Loos, nella promenade architecturale
definito come una meccanica concatenazione di spazi e tempi. di Le Corbusier, nello spazio fluido di Mies.
In tal modo lo immaginano i fotografi dell’epoca. Etienne-Jules Insieme al boom del cinema, vi è una portentosa accelerazione
Marey inventa nel 1882 un apparecchio fotografico che permette delle comunicazioni: via radiotelegrafo e telefono. Contribuiscono
di fissare su un’unica lastra numerose esposizioni. Eadweard a creare una comunità estesa, spazialmente omogenea, in cui le
Muybridge, attraverso una batteria di macchine fotografiche, riesce notizie circolano velocemente e dove anche un dramma come
ad analizzare il movimento di uomini e animali, e pubblica parte l’affondamento del Titanic, avvenuto il 14 aprile del 1912 tra i
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banchi di ghiaccio del Nord Atlantico, può essere vissuto in diretta, cui si può esaminare il movimento fotogramma per fotogramma
come nota, nell’editoriale del 16 aprile, il cronista del “London per controllare se gli sforzi sono quelli essenziali, se vi è spreco di
Times”: “Il segnale di pericolo del mostro ferito risuonò per le energia, se vi è assenza di produttività. Fra il 1912 e il 1914 il
latitudini e longitudini dell’Atlantico, e da ogni parte le sue sorelle, tempo di produzione di un’automobile scende da quattordici ore a
grandi e piccole, si affrettarono in suo soccorso. […] Con un senso novantatré minuti. Nel 1925 se ne licenzia una ogni dieci secondi.
vicino allo sgomento ci rendiamo conto che siamo stati testimoni Sulle stesse basi concettuali, alla fine degli anni venti, saranno
di una grande nave nella sua agonia di morte”. progettate le case dell’Existenz minimum e la cucina di Francoforte.
Le veloci comunicazioni accelerano l’informazione. La stampa, A segnare l’inizio del secolo è l’orologio: il suo scandire il tempo
i giornali, con notizie che giungono ormai in tempo reale, fatto di secondi tutti uguali. Simile all’ingranaggio di un orologio
contribuiscono alla diffusione delle idee. Le persone si muovono. è la fabbrica di Tempi moderni. L’orologio scandisce con i suoi
Adolf Loos si reca in America, dove probabilmente conosce Louis cicli di dieci ore il film Metropolis. E all’orologio, all’ossessione per
Sullivan e Frank Ll. Wright all’esposizione del 1893 di Chicago. la puntualità e per il tempo fanno riferimento John Girdner con
Wright nel 1909 si reca in Europa. Nel 1911 Hendrik Petrus Berlage il saggio Newyorkite del 1901, Willy Hellpach con Nervosismo
è in America. Walter Gropius, Le Corbusier e Mies van der Rohe e cultura del 1902, George Simmel quando nel 1900 pubblica La
passano per lo stesso studio di Peter Behrens, intorno al 1910. Il metropoli e la vita mentale e Louis-Ferdinand Céline quando, in
Bauhaus, subito dopo la guerra, ospiterà professori austriaci (Herbet Viaggio al termine della notte, edito nel 1932 ma ambientato nel
Bayer), ungheresi (Marcel Breuer e Lázló Moholy-Nagy), svizzeri primo dopoguerra, scrive a proposito della sua esperienza in una
(Johannes Itten, Hannes Meyer), russi (Vasilij Kandinskij). E il catena di montaggio americana.
Movimento Moderno sarà il primo ad avere aderenti e diffusione Nasce, come antitesi, il bisogno di una temporalità diversa. Non
internazionali. Anche se Parigi, Vienna, Berlino, Mosca, Zurigo si legata a una misurazione meccanica, ma agli istanti irripetibili
caratterizzano ciascuna per ruolo e funzione, mai le frontiere sono della nostra esistenza, ai tempi lunghi o brevi della vita, all’unicità
state tanto permeabili. dell’esistere, alla lunga durata della memoria. Marcel Proust, James
Controllo del tempo, controllo dello spazio. È su queste note Joyce, William Faulkner… E poi la riscoperta delle culture arcaiche,
che si sviluppano catena di montaggio e gli studi di ergonomia. primitive estranee allo spazio-tempo omogeneo e misurabile. In
Già nel 1883 Frederick W. Taylor comincia a dividere i movimenti architettura basti per tutti ricordare l’attenzione per il Giappone e
produttivi in operazioni elementari, assegnando a ciascuna un tempo le architetture mesoamericane di Wright, o il viaggio in Oriente del
necessario. Nel 1909 un suo allievo, Frank B. Gilbert, applicando il giovane Le Corbusier.
metodo, inventa un’impalcatura regolabile per ammassare mattoni Sono anni di repentino avanzamento degli studi antropologici:
che triplica la produttività. Ford organizza la produzione pensando Henri Hubert, Marcel Mauss. Anche sociologi e filosofi si pongono
alla catena di montaggio come a un film, a una cronofotografia in il problema: Émile Durkheim, Ernst Cassirer. Linguaggio e mito
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si confrontano. Da un lato, una sempre maggiore razionalità del espressiva introduce temi quale l’irrazionale, l’informe, il
logos, del linguaggio, sino ad arrivare alle tavole di verità della logica sentimento, la temporalità, l’individualità, l’organico. Tramuta il
simbolica che costruiranno il presupposto per la progettazione dei quadro in una proiezione dell’io in colori e in pure forme spigolose
computer che oggi usiamo; dall’altro, la vitale irrazionalità del mito e disturbanti.
e dell’inconscio, del primordiale, dell’onirico: Freud e Jung. L’espressionismo esercita un notevole influsso sulla ricerca
architettonica. Trova un terreno fertile nelle architetture
2.3 La rivoluzione artistica: l’espressionismo romantiche di Berlage, Gaudí, Mackintosh e, se vogliamo, di
Nel 1905 al Salon d’Automne di Parigi espone un gruppo di Sullivan e Wright. A poetiche espressioniste si rifanno senza
giovani che si caratterizzano per un uso particolarmente cruento dubbio maestri particolarmente attivi nei primi anni del secolo:
del colore. Sono capitanati dal trentaseienne Henri Matisse. Li Hans Poelzig, Max Berg, l’ultimo Olbrich e in parte Peter Behrens.
accomuna l’abbandono delle convenzioni rappresentative: la Sono espressioniste figure quali i fratelli Bruno e Max Taut, Hugo
prospettiva, il chiaroscuro, il modellato. Si rifanno a una celebre Häring, Erich Mendelsohn, Otto Bartning, che cominciano a
affermazione di Derain: un quadro non è che “una superficie operare nell’anteguerra, ma sviluppano le loro poetiche a partire dal
coperta da colori disposti in un certo ordine”. L’idea non è nuova: dopoguerra. Nel clima espressionista si formano Walter Gropius,
era stata intuita e sviluppata da Van Gogh,da Cézanne, da Moreau. Mies van der Rohe e altri maestri: alcuni dei quali andranno nel
la novità nella proposta dei Fauves ( le belve) è però il limite sino dopoguerra a confluire nella Bauhaus che, almeno per un certo
al quale è spinta l’operazione: un orizzonte nel quale l’immagine periodo di tempo, anche grazie all’insegnamento di Johannes Itten,
quasi scompare per trasformarsi in segno. Cioè, come sintetizzerà ne risentirà fortemente lo spirito.
il critico Giulio Carlo Argan, in puro significante. Ancora non Kirchner e compagni sono imbevuti di architettura. Intuiscono
siamo arrivati all’astrazione assoluta, ma, trascorsi gli anni Dieci, che l’espressionismo è l’arte per eccellenza di una condizione
il passo definitivo sarà compiuto da Vasilij Kandinskij, da Casimir metropolitana che investe la civiltà occidentale e ha il suo epicentro
Malevicˇ, da Piet Mondrian, rispettivamente con l’astrattismo, il a Berlino. Afferma Max Weber, uno dei più acuti teorici della
suprematismo e il neoplasticismo. condizione metropolitana: “Io credo che sia impossibile pensare che
Sempre nel 1905 si costituisce a Dresda il gruppo Die Brücke alcuni valori formali della pittura moderna si siano potuti produrre
(Il ponte). È formato da Ernst Ludwig Kirchner, Fritz Bleyl, Erich senza l’assoluta e distinta impressione causata dalla moderna
Heckel e Karl Schmidt-Rottluff. Il più vecchio ha venticinque anni, metropoli, un fenomeno sinora mai manifestatosi nell’intero corso
il più giovane deve compierne ventidue. La maggior parte vengono della storia […] e caratterizzato soprattutto da uno stadio in cui
da studi di architettura alla Technische Hochshule di Dresda, che […] la pura tecnologia ha un enorme significato per la cultura
abbandonano per dedicarsi alla ricerca artistica. artistica”.
L’arte di Kirchner e compagni, gravata da un’intensa carica Panorami metropolitani o, per opposizione, sofferti paesaggi
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naturali sono lo sfondo della gran parte dei capolavori degli artisti la maggior parte del nostro tempo rinchiusi in spazi chiusi. Questi
di Die Brücke. Kirchner subordina le architetture agli abitanti, formano la massima parte del milieu nel quale la nostra cultura si
pietrifica le figure rendendole quasi inanimate e dà vita agli sfondi. sviluppa. Se noi vogliamo che quest’ultima si innalzi a un livello
Altri artisti espressionisti, quali il viennese Egon Schiele, dipingono superiore, allora noi siamo obbligati, bene o male, a trasformare la
scenari di città dense e al contempo morte. George Grosz mette nostra architettura”.
in scena una guerra dichiarata tra corpo e spazio. Se il futurismo
sarà la rappresentazione della città nel movimento esteriore, 2.4 La rivoluzione artistica: il cubismo
l’espressionismo lo è del movimento interiore. Non mancheranno A caratterizzarte questi anni è il cosmopolitismo. Vienna,
punti di contatto: scenari espressionistico-futuristi sono delineati Monaco e Berlino, a seguito degli esiti delle secessioni, sono
nel lavoro di Sant’Elia e a scenari altrettanto violenti e imponenti luoghi di dibattito, creazione, polemiche appassionate. A Mosca
ricorrono i film che vogliono rendere o denunciare la condizione Michel Larionov e Natalja Goncˇarova preparano i rivolgimenti
urbana, sino al celeberrimo Metropolis di Fritz Lang del 1926. che sarebbero maturati a partire dal 1909. Ma là dove il Ventesimo
In questo senso la ricerca dei pittori, degli artisti e dei visionari, secolo accade – per usare un’espressione dell’americana Gertrude
forse ancora più che l’acerbo espressionismo dei primi architetti Stein – è a Parigi.
professionisti, costituisce un’inesauribile fonte di idee e riflessioni Uno dei luoghi d’incontro è proprio il salotto di Gertrude Stein
architettoniche, perché imposta in termini radicalmente nuovi il al 27 di rue de Fleurus, frequentato da Matisse e Picasso e altri
confronto tra uomo e spazio. Liquida la bella edilizia, la ricerca di protagonisti dell’avanguardia.
estenuati effetti ornamentali, di colte citazioni stilistiche e centra, Tra il 1905 e il 1906 Matisse realizza il suo capolavoro: La joie
sviluppandolo nei suoi aspetti esemplari, un tema architettonico de vivre, un’opera su cui tornerà con variazioni, una delle quali è
particolarmente attuale: il rapporto tra il soggetto umano, con le il celeberrimo La danse del 1910. È un quadro leggero, costruito
sue aspirazioni, nevrosi, istanze liberatorie, e l’oggetto urbano che, sulla fluidità delle linee e con ampie campiture di colore. Pura
con la sua violenza e differente energia, ne rappresenta il limite, la musicalità. Nel 1906 Picasso gli risponde realizzando il famoso
camicia di forza. ritratto di Gertrude, un quadro pesante, plasticamente forte,
Ecco allora che l’architettura si flette, tenta di seguire con le sue giocato su pochi toni. Nel 1907 licenzia Les demoiselles d’Avignon.
forme il movimento degli uomini. Oppure apre un rinnovato dialogo Le maschere delle sculture africane si ritrovano nei volti di tre delle
con la natura, mettendo in gioco dimensioni organiche represse dalla cinque figure. Il quadro è d’inaudita violenza. Ciò che conta non
condizione urbana. O, ancora, cerca di smaterializzarsi, diventando è il soggetto, ma l’operazione di destrutturazione dello spazio,
vetro trasparente, cristallo puro. Affermerà Paul Scheerbart, nel suo concepito per piani antagonisti e concomitanti. Un esorcismo
libro Glasarchitektur, pubblicato nel 1914, un testo che molto contro le figure invisibili che si agitano dentro di noi. Un tentativo
influenzerà il pensiero e la produzione di Bruno Taut: “Viviamo di fissare con una forma l’informe, esattamente come facevano i
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primitivi. Uno spazio nuovo, in cui l’osservatore non è localizzato temporalmente. Senza la lente cubista non si può comprendere
in un punto preciso, come nella prospettiva rinascimentale, ma l’arte e l’architettura del nuovo secolo.
in cui numerosi punti di vista s’incontrano e si scontrano, quasi
come un’immagine lavorata all’interno dei nostri pensieri. Nasce 2.5 Architettura e cubismo
il cubismo. Insieme al futurismo, sarà il primo movimento Il cubismo, a differenza dell’espressionismo, non ha un
d’avanguardia su scala internazionale. Ne sono influenzati russi, immediato riscontro in architettura. Anche la Maison cubiste, il
americani, inglesi, tedeschi, italiani. Passano per un apprendistato primo esempio di architettura dichiaratamente cubista, disegnata
cubista Casimir Malevicˇ, Marcel Duchamp, Robert Delaunay, Piet da Raymond Duchamp-Villon per la mostra del Salon D’Automne
Mondrian, Theo van Doesburg. Alle tecniche di scomposizione del 1912, è deludente. Più che gli splendidi quadri di quel periodo,
spaziale cubista si rifaranno non pochi architetti, olandesi in testa. ricorda semmai alcune opere eseguite alcuni anni prima da Peter
Vi sono poi gli scritti cubisti. Li sperimenta, con esiti controversi, Behrens. In particolare la Hamburger Halle di Torino del 1902, un
Gertrude Stein, anche sotto forma di ritratti: di suoni e di parole. allestimento goticheggiante, non senza ipoteche espressioniste, con
Annunciano i capolavori di James Joyce, estraneo a ogni tendenza, forme, modanature e statue semplificate e rese attraverso squadrati
ma la cui opera difficilmente sarebbe potuta nascere al di fuori di piani sfaccettati; secondo una formula di riduzione dei volumi
questo fervido clima sperimentale. complessi e della figura umana a matrici geometriche semplici
La fortuna del cubismo, come accade molto spesso ai e frastagliate che sarà adottata con successo nei primi anni del
movimenti artistici, non è però dovuta a un programma novecento da numerosi architetti, Wright compreso, ma che appare
preciso, quanto a un orizzonte che dischiude. Picasso e Braque, troppo riduttiva per parlare di scomposizione cubista dello spazio.
l’altro importante esponente del movimento, rifiuteranno di Un capovolgimento di prospettive avviene subito dopo la
dare qualsiasi spiegazione scientificamente esauriente del loro Grande Guerra. Lo attuano i movimenti di avanguardia, quali il
operato. E poco convincenti saranno le spiegazioni date da suprematismo, il neoplasticismo e il costruttivismo, ispirati dal
altri, fondate sulla quarta dimensione o su principi esatti di cubismo, ma più coinvolti nella ricerca architettonica. Lo attua
scomposizione formale. Insomma: visto in luce strettamente soprattutto il purismo, un movimento che, di fatto, coincide
teorica, il movimento non può che lasciare perplessi. Diverso con un personaggio, Le Corbusier, dotato di enorme carisma
è il giudizio se invece si guarda al movimento da un punto di comunicativo e molto abile a diffondere la propria interpretazione
vista meno categorizzante; si sottolineano i continui scambi del moderno. Insieme con il pittore e socio Ozenfant scriverà
con l’espressionismo, con il rivale movimento del futurismo, nel 1918 il libro Après le cubisme e l’anno dopo fonderà la
l’astrattismo e poi con dada; si evidenzia il valore liberatorio di rivista “L’Esprit Nouveau”, preparando le basi per una riflessione
un approccio che scompone la forma per ricomporla sia pure sistematica sull’eredità del fenomeno cubista in architettura.
arbitrariamente in funzione di punti di vista dislocati, anche Un’eredità che oppone alla tensione espressionista un’arte capace di
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parlare alla mente, di risvegliare la certezza illuministica che nella speciale stile pittorico o scultorio che si chiama cubismo”, un’altra
natura, dietro il caos, vige un’armonia fondamentale. genealogia,: “L’architettura nuova – secondo il critico napoletano
Da questo momento in poi, alla teoria di una genealogia cubista – è nata […] nel solco dell’impressionismo: alludo a Frank Lloyd
si rifarà la gran parte delle interpretazioni critiche che vogliono Wright. […] Le fabbriche di Wright, la casa Willits del 1901,
spiegare l’avvento del Movimento Moderno. La più nota è stata la casa Barton del 1904, o la casa Coonley del 1908 […] sono
avanzata da Sigfried Giedion nel libro Spazio, tempo e architettura semplici volumi non divisi da muri interni: tutto l’appartamento è
apparso nel 1941. Giedon compara l’Arlésienne di Picasso, dipinto di un solo ambiente, quasi senza divisioni. L’esterno si sviluppa in
nel 1911-12, con l’edificio del Bauhaus di Dessau finito nel 1926. linee orizzontali, con terrazze avanzate, tetti appena inclinati, quasi
Fa notare come in entrambe le opere sia abolita la percezione piani. Le finestre ricorrono ai piani superiori in fasce continue
prospettica di tipo tradizionale e introdotta una dimensione nella parte alta dei muri. Il giuoco delle masse – è un particolare
spaziotemporale esaltata dalla planarità, dalla trasparenza e dai importante – accusa l’influenza dell’architettura dell’Estremo
punti di vista multipli richiesti per apprezzare le opere. Vi è poi la Oriente, della Cina, del Giappone. La strada è sempre parallela
tesi di Colin Rowe avanzata con un altro celebre saggio, Trasparenza: alle linee frontali dell’edificio. Il giardino è impensabile senza la
letterale e fenomenica, scritto nel 1956 e pubblicato nel 1963. Per villa. […] Il cubismo è lontano, non solo perché siamo nel 1901 o
Rowe la trasparenza non può essere concepita in senso letterale, nel 1904; ma perché, per definire gli elementi figurativi di questa
come in Giedion. Il problema non è ottico, ma compositivo o, costruzione, dobbiamo rifarci alla visione impressionistica: se
per usare la sua terminologia, fenomenologico. In altre parole, volete, alla visione di Cézanne. Wright, per l’intimo senso della sua
il Movimento Moderno, nelle sue opere più alte, importa dal opera e per la risonanza dello stile che ha influenzato non tanto gli
cubismo un nuovo ordine spaziale, con corrispondenze tra piani e architetti americani, quanto gli europei da Berlage a Dudok, da
volumi degli edifici che si possono osservare solo da punti di vista Loos a Hoffmann, e attraverso Tony Garnier perfino Le Corbusier,
ideali posti all’infinito. Da qui l’ampio ricorso, sin dalla fase di Wright può essere considerato il Cézanne dell’architettura nuova.
progettazione, di strumenti di rappresentazione più astratti della […] Nell’ipocrisia del puritanesimo nord-americano, nell’astinenza
prospettiva, quali proiezioni ortogonali e assonometrie, o ibridi tra di un’epoca di pionieri […] l’opera di questo architetto è una
i due, quali le assonometrie con due assi coincidenti. testimonianza di vita piena e feconda, in uno stile infinitamente
Le due tesi hanno il merito di sintetizzare un gran numero poetico”.
di argomenti enunciati sin dagli anni venti e trenta, quando il Persico, inoltre, sottolinea gli aspetti vitali, antintellettualistici
dogma della genealogia cubista si consolida. Tanto che Edoardo della ricerca wrightiana e degli stessi razionalisti: l’architettura
Persico, per confutarle, aveva già nel 1935 proposto, anche contro contemporanea non può essere ridotta soltanto a cubi, a
l’affermazione del suo ideale maestro Lionello Venturi, per il quale scomposizioni cerebrali.
era indubitabile che l’architettura nuova nascesse “insieme a uno Vi è infine la tesi di Nikolaus Pevsner, il quale nel suo
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fondamentale saggio I pionieri dell’architettura moderna, del 1936, 2.6 Arte e vita, forma e astrazione
non abbraccia né l’ipotesi dell’ascendenza cubista né del primato Mai come in questo decennio è ricorrente la parola “forma”.
impressionista. Per lo storico sarà l’incontro tra la produzione Nell’arte, nella scienza, nella filosofia. Forma come scorciatoia per
industriale e l’astrattismo che genererà la nuova architettura. arrivare all’essenza delle cose. Forma come risultato di un’operazione
Quindi il cubismo, ma anche tutte le altre ricerche artistiche che umana che conferisce senso alla realtà. Forma come destino
abbandonano il naturalismo ottocentesco. La tesi evidenzia, al di dell’arte, ma anche come maledizione, nel momento in cui riduce
là delle stesse intenzioni del suo autore, la scoperta, da parte della la rappresentazione a una formula o a un universale geometrico,
generalità delle discipline scientifiche e artistiche, del potere della meccanico, atemporale. Forma come nuovo linguaggio, cioè come
forma astratta. Di una forma, cioè, tale da rendere conto della insieme strutturato di segni attraverso cui chiarire il mondo.
struttura della realtà pur senza rappresentarla mimeticamente. In Germania, sin dalla fine dell’ottocento storici dell’arte, artisti
Dirà il futurista Boccioni nell’estate del 1910: “Se potrò (e spero) e filosofi lavorano sul tema. Tra questi Konrad Fiedler (1841-
l’emozione sarà data ricorrendo il meno possibile agli oggetti 1895) il quale sostiene che l’arte elabora concetti secondo leggi
che l’hanno suscitata. L’ideale per me sarebbe un pittore che proprie, in virtù del suo potere conformativo. Dirà: “Ogni forma
volendo dare il sonno non corresse con la mente all’essere (uomo, d’arte si giustifica soltanto in quanto è necessaria per rappresentare
animale, ecc). che dorme, ma potesse per mezzo di linee e colori qualche cosa che altrimenti non sarebbe rappresentabile”. Nasce la
suscitare l’idea del sonno, cioè il sonno universale al di fuori delle pura visibilità: il vero significato di un’opera d’arte non si trova in
accidentalità di tempo e di luogo”. contenuti estrinseci, cioè nel tema rappresentato, ma nel modo in
Analizzate sotto questo punto di vista, sono egualmente astratte le cui questo è reso visibile, fissato nella struttura di una forma, che dà
forme cubiste, futuriste, espressioniste, e poi raggiste, suprematiste, che caratterizza la specificità di ogni realizzazione artistica.
neoplastiche e, se vogliamo, dada. Sono infatti tentativi di Il tema è sviluppato anche dall’italiano Benedetto Croce, nella
giungere a idee universali riducendo, frammentando, proiettando, sua Estetica del 1902: l’arte è linguaggio puro proprio perché
semplificando. E, infatti, personaggi così diversi come Kirchner forma concretamente datasi. E vi è in nuce nel suo pensiero, che
e Kandinskij, Schönberg e Boccioni, Klee e Picasso, hanno non ebbe notevole diffusione con decine di traduzioni in Europa,
pochi punti di contatto e d’incontro. Da qui la disinvoltura con un’equazione forse non nuova, ma espressa ora con straordinaria
la quale questi artisti passano da un esperimento all’altro, a volte chiarezza: arte = forma = linguaggio.
da una corrente all’altra, secondo una dinamica magmatica e in Ma se sia la scienza sia l’arte fissano la realtà attraverso forme,
continua definizione, sino al caso estremo di Van Doesburg, che qual è la differenza tra i due approcci? Croce risponde che l’arte fa
sarà insieme neoplastico, dada e costruttivista. intuire l’individuale, la scienza il generale. Su questa linea si muove
anche il filosofo francese Henri Bergson con il libro L’évolution
créatrice pubblicato nel 1907. Bergson concorda che senza
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cristallizzare la realtà in forme astratte non potremmo controllarla con le cose, ci porta al realismo, a una condizione di dominio del
in alcun modo. Non ci sarebbe scienza, non ci sarebbe industria, mondo esterno; l’Abstraktion, invece, è sublimazione della paura,
non ci sarebbe standardizzazione. Tuttavia la vita è atto concreto, dell’angoscia di fronte alla realtà del mondo. Corrisponde a un
non riconducibile a schemi matematici. È flusso e divenire, unicità nostro bisogno superiore di comprenderla. Worringer non ama
e non ripetizione. Durata e non catena di montaggio. Deprivando particolarmente l’arte astratta. La definirà rigida, cristallizzata,
la scienza della possibilità di conoscere l’intima essenza temporale morta. Tuttavia, insieme a Bergson, Worringer indicherà agli
della realtà, Bergson attribuisce all’arte un potere inusitato, ma di artisti una direzione: verso la produzione di un’arte non realista,
fatto indefinibile, proprio perché di per sé inintellettualizzabile. in grado di superare le limitazioni del pensiero tecnico, scientifico,
È una conclusione condivisa, con argomentazioni più o meno oggettivante, tale da rendere il senso di una ricerca infinita,
diverse, da quasi tutti i pensatori di rilievo del primo novecento focalizzata verso l’obiettivo di trascendere il reale.
quali Georg Simmel, José Ortega y Gasset, Martin Heidegger. Nulla ci dice che Kandinskij abbia conosciuto Wilhelm
In questa chiave di scontro tra arte e vita è interessante leggere lo Worringer. Eppure operano in pressoché perfetta concordanza
struggimento degli architetti del primo novecento, sempre in bilico temporale. Mentre nel 1908 esce il libro del primo, Kandinskij sta
tra la ricerca di idee pure e l’insoddisfazione verso un’eccessiva a grandi passi giungendo alla pura astrazione. Nel 1909, il pittore
astrazione che cristallizza la vita in strutture, alla fine, vuote: tra russo dà vita alla Neue Künstlervereinigung (Nuova unione degli
forme e ombre. Si tratta di una problematica che emergerà in artisti) e nel 1910 realizza la prima opera astratta. Nello stesso anno
tutta la sua virulenza a partire dal dopoguerra, quando le tendenze scrive Lo spirituale nell’arte, che sarà pubblicato con successo, tanto
espressioniste, che mettono in evidenza l’aspetto magmatico da esaurire due edizioni in un anno, nel 1912. Nel 1911 pubblica
della realtà, caricando la forma di energia soggettiva, e quelle più con Marc l’almanacco del Cavaliere Azzurro, una raccolta di testi
freddamente formaliste, che dissezionano l’immagine sul tavolo scritti da autori diversi, che cerca di fare il punto sullo stato della
operatorio della ragione rifacendosi ad astratti schemi geometrici, ricerca artistica contemporanea con aperture verso l’arte dei Fauves,
tenderanno a divergere e a combattersi. Sino al predominio di il cubismo e il futurismo.
queste ultime, che però pagheranno la vittoria a prezzo di una Kandinskij cerca di penetrare al di là delle apparenze per giungere
sostanziale banalizzazione delle proposte in termini stilistici. all’origine. Abbandonata la materialità dell’oggetto concreto, l’arte
Nel 1908 esce in Germania un altro testo destinato ad avere diventa ricerca di armonie, emozioni. Nel libro autobiografico
notevole influsso. È scritto da un ventiseienne, Wilhelm Worringer. Sguardi sul passato, pubblicato nel 1913, il qurantaseienne pittore
S’intitola Abstraktion und Einfühlung (Astrazione ed empatia). accenna a cinque aspetti dell’arte astratta. Sono la dissoluzione
L’arte non è più tradizione artigiana, mestiere basato sul saper dell’immagine realistica sino a ridursi a puro colore; la traducibilità
fare, ma attività proiettata al voler fare, cioè ricreare il mondo. tra colori e suoni; l’istanza di frammentare per poi riarticolare la
L’Einfühlung, cioè la capacità di entrare in empatia, relazione natura secondo alcuni principi guida; la consapevolezza che i colori
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acquistano valore e significato solo all’interno di un contesto di tridimensionale, un’architettura diventerà un oggetto spaziale. Ma
cui scandiscono la durata; l’istanza di un rapporto con la natura lo spazio si scandisce solo attraverso il tempo. Come avverrà nel
rinnovato e non compromesso da preconcetti e filtri culturali. Raumplan di Loos, nella promenade architecturale di Le Corbusier
Sarebbe erroneo, perciò, scambiare l’astrazione poetica di Kandinskij e nella fluidità di Mies. Sono tre varianti, studiate nel dopoguerra,
per una sorta di soggettivismo estetico, dove ogni forma, per il solo di uno stesso tema, l’indagine dello spazio inteso come forma.
fatto di essere espressione di un individuo, ne vale un’altra. Questa Un ideale quindi perfettamente congruente con quello armonico
non proviene dal soggetto, ma è scoperta nell’oggetto, è nel mondo. di Kandinskij, di Malevicˇ, di Mondrian. Malevicˇ lo intuirà
È quindi oggettiva, assolutamente non arbitraria: pura musicalità e producendo composizioni architettoniche di grande raffinatezza.
come tale sorretta da leggi ideali. Mondrian sviluppando un vocabolario di cui l’amico e rivale Theo
Da qui forse lo sforzo continuo del pittore per tentare di van Doesburg si approprierà, interpretandolo a suo modo.
fissarne in leggi universali genesi e ragioni. Anche a costo di
perdere in freschezza e in energia e d’inaridire la ricerca in una 2.7 Sottosopra
metodica che nel 1926 porterà alla pubblicazione di Punto, Per quanto si cerchi di dare forma all’informe, nel momento in
linea e superficie, quando l’artista, impegnato come professore cui si scontrano le ragioni dell’arte e della ricerca scientifica, esplode
al Bauhaus, cercherà di elaborare un metodo per l’astrazione incomprimibile l’irrazionale. I lati oscuri dell’io, le assurdità e le
trasmissibile ai propri alunni. contraddizioni, non sono più visti come incidenti della ragione da
Accanto a Kandinskij altri due giganti: Malevicˇ e Mondrian. eliminare a ogni costo, ma come fattori costitutivi della conoscenza,
Li incontreremo nel prossimo capitolo, quando tratteremo le attraverso i quali meglio comprendere la realtà umana.
evoluzioni della ricerca artistica maturate durante il periodo bellico. Da qui l’interesse, da un lato, per l’umorismo e, dall’altro,
In questi anni che precedono il conflitto, il russo e l’olandese, per l’indicibile. L’umorismo, in quanto gioco di contraddizioni,
diversi per carattere e temperamento – esuberante sino agli eccessi evidenzia l’inadeguatezza di una concezione meccanica della vita,
il primo, calvinista e ossessionato dal disordine sino alla paranoia le antinomie della ragione, la presenza dell’assurdo. Sull’umorismo
il secondo – maturano la loro ricerca. Entrambi si recano nel 1912 scriveranno, in questi anni,tra gli altri, Henri Bergson (1900),
a Parigi. Entrambi riflettono sul cubismo. Sembra che Malevicˇ Sigmund Freud (1905) e Luigi Pirandello (1908).
nel 1913 segni un passo decisivo con il Quadrato nero su fondo Umorismo, provocazioni ed eccentricità saranno anche chiavi
bianco, dando vita al suprematismo. Ma può anche darsi che il per scardinare l’insopportabile serietà ottocentesca, per scavalcare
quadro sia stato predatato. il mondo vittoriano, per farsi beffe del perbenismo, anche quello
L’astrazione dai quadri presto si riverserà in architettura. Il degli stessi artisti d’avanguardia. Nel 1896 viene pubblicata una
passaggio è concettualmente conseguente: esattamente come un commedia di Alfred Jarry, Ubu Roi, un’opera in quattro atti
quadro è una superficie bidimensionale e una scultura a un volume di violento e paradossale umorismo. La sera della prima, l’11
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dicembre 1906, si scatena il finimondo. Della rappresentazione, in questi anni che si costruiscono i presupposti per un nuovo modo
che sarà riesumata solo alla sua morte nel 1907, si riesce a fare una di vivere e di abitare. Comportano l’abbandono della seriosità, la
sola replica. Lo scandalo, però, è sufficiente a rendere famoso Jarry, critica al perbenismo, il rifiuto della retorica ottocentesca, la ricerca
allora ventitreenne. di una vita semplice e senza troppe sovrastrutture, la denuncia
Il quale, da quel momento, decide di vivere come se lui stesso della polverosa abitazione mausoleo, l’apparire – per dirla con le
fosse il protagonista delle sue opere inventando la “patafisica”, parole di una recente mostra al MoMA – della unprivate house,
cioè di una sedicente scienza che governa le eccezioni piuttosto il perseguimento di una nuova e più autentica dimensione sociale
che le regolarità. Se Jarry, nella dialettica tra genio e sregolatezza, dello spazio pubblico.
oltrepassa certo il confine del buon senso, non è tuttavia figura Non è un caso che in questi anni si rimettano in discussione
isolata. Le comunità di artisti che abitano a Montmartre a Parigi e geografie degli spazi dell’abitare e del comunicare e i ruoli delle
a Bloomsbury a Londra vivono nella trasgressione. Personaggi quali persone, e che la gran parte degli artisti si senta impegnata
Gertrude Stein, che professa apertamente la sua omosessualità politicamente. Donne comprese: la Woolf, per esempio, è legata al
mentre colleziona opere d’avanguardia e produce scritti cubisti; movimento delle suffraggette, che porterà al diritto di voto. L’amante
Leo Stein, che consiglia all’amatissima Nina come comportarsi con di Wright, Mamah Cheney, è in contatto con la femminista svedese
l’amante; Walter Gropius, che sopporta stoicamente l’esuberanza Ellen Key, di cui tradurrà gli scritti.
di Alma Schindler Mahler; o Virginia Woolf, che pensa di sposare Il mondo è sottosopra. Così come aveva previsto Nietzsche,
Lytton Strachey, dichiaratamente omosessuale, il quale poi però morto proprio allo scoccare del nuovo secolo e diventato, ancora
decide di triangolare la propria esistenza con la pittrice Dora prima che il nazismo lo eleggesse a suo vate attraverso un’ingenerosa
Carrington e Ralph Partridge, sono difficilmente comprensibili lettura fomentata dall’abile ma ideologicamente ottusa sorella del
all’infuori della tensione distruttiva e rigeneratrice di quegli anni. filosofo, oggetto di culto della personalità.
Del resto, viennesi e tedeschi non sono da meno: basti pensare Sulle pagine di Così parlò Zarathustra si forma la gioventù del
alle perverse immagini di fanciulle rappresentate da Egon Schiele, secolo: architetti compresi. Mies van der Rohe, Le Corbusier,
all’atelier di Ernst Ludwig Kirchner, concepito come spazio di Walter Gropius rimangono fortemente influenzati dalla
libero esercizio della sessualità, a L’immoralista di André Gide del prosa retorica e sincopata dello scrittore. Henri van de Velde,
1902, agli ambigui protagonisti di I turbamenti del giovane Törless nell’autobiografia, parla del pellegrinaggio a Weimar che lo
del 1906, a L’uomo senza qualità di Robert Musil, alla amorale porterà a ristrutturare parte della casa-tempio dell’intellettuale
Berlino di pietra raccontata da Stefan Zweig oppure alla Vienna che faceva filosofia con il martello.
amata e derisa da Karl Kraus e analizzata da Sigmund Freud. Dalla filosofia Nietzsche deriva la visione tragica di un mondo
È presto per vedere questa dimensione controcorrente, beffarda e privato di Dio, ma anche un bisogno liberatorio di gioco, d’ironia
insieme disperata e paradossale in architettura. Tuttavia, è proprio e un invito ad accettare, formandolo e non subendolo, il proprio
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destino. A un secolo che, grazie alla serietà della scienza e della ciò che già sappiamo senza riuscire ad andare oltre. D’ora in
tecnica, celebra i suoi trionfi, gli artisti rispondono con il piacere poi, se arte contemporanea ci potrà essere, sarà solo a partire da
del tempo perso, delle interminabili riunioni nei caffè, dell’elogio questo incessante moto disgregativo, di continuo superamento
dell’improduttività e del divertimento, ovvero con l’esaltazione delle frontiere, di una condizione di perenne ricerca che, con furor
dell’azione, riversando sul piano della prassi una morale trovata ed religioso, arriverà a intaccare i fondamenti stessi del linguaggio: là
esercitata sul versante delle arti. È un’attitudine estetizzante che dove avviene il processo stesso di significazione.
indurrà troppi giovani a cercare la bella morte nelle orribili mattanze È impossibile capire l’arte della prima parte del novecento al di
della prima guerra meccanica, ma anche a un approccio disincantato fuori di una così forte tensione mistica, di una così profonda fede laica.
e antiborghese della vita, Scandalizzare, essere eccentrici. Su questo Kandinskij parla di spiritualità. Malevicˇ idealmente sostituisce un
tema, artisti anche diversi per cultura e temperamento si trovano quadrato nero su fondo nero a un’icona religiosa e arriva a organizzare
d’accordo. Dal ricco Picabia, che gira su lussuose automobili e nel 1935, in pieno regime staliniano, il proprio funerale suprematista.
proclama un nichilismo assoluto; alle scorribande di Wright, che Mondrian e Theo van Doesburg fanno coincidere forme astratte e
guida tra le strade di Oak Park a velocità forsennata terrorizzando i teosofia. Klee sonda un mondo sospeso tra i valori dello spirito e
pedoni; a Picasso, che organizza nel 1908 per le strade di Montmartre quelli della fantasia. Architetti come Loos, Le Corbusier, Mies sono
una festa con sbronza colossale dedicata al pittore Henry Rousseau, pure imbevuti di valori mistici e all’architettura, nel dopoguerra,
detto il Doganiere; a Duchamp, che invierà un urinale per l’Armory si rivolgeranno il filosofo Wittgenstein e l’iconologo Warburg per
Show del 1917; sino alla pittrice Vanessa Woolf, sorella della più spazializzare le loro innovative concezioni del mondo; il primo nella
nota Virginia, che arreda la sua casa con spazio, luce, pulizia e casa della sorella, il secondo nell’impianto di una libreria che ha il
pochi mobili e sulla quale girano voci che, durante gli incontri del compito di custodire la memoria e il sapere universali.
giovedì, si accoppi davanti agli sguardi annoiati degli amici letterati Ovviamente nonostante la comunanza di intenti, i numerosi
e omosessuali. Per non parlare dei numerosi incontri futuristi e poi personaggi differiscono notevolmente per percorsi scelti e risultati
dadaisti finiti tra insulti, pernacchie, gestacci e furiose scazzottate al ottenuti. Ma tra i tanti, uno produce speciali risultati perché
suono di macchine produci-rumori. affronta di petto, in una sorta di corpo a corpo, i temi dell’assurdo,
dell’analogia, della proiezione di forme e concetti e del ribaltamento
2.8 L’avanguardia dei significati: è Marcel Duchamp.
Nasce l’avanguardia, intesa come una continua ricerca che mette Duchamp si è già fatto conoscere in America alla mostra dell’Armory
costantemente in discussione ciò che è acquisito. Dalla distruzione Show del 1913 con un’opera cubo futurista dal titolo Nudo che
degli stili e dell’arte ottocentesca sino alla completa distruzione della scende le scale e per veder la quale il pubblico americano, incredulo
forma, anche oltre l’astrazione, nel momento in cui si accorgerà che e stupito, è disposto anche a lunghe attese. Ritornato nel Vecchio
anche un quadro astratto può limitarsi a rappresentare banalmente Continente lavora ai ready-made, opere ancora più problematiche
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dove l’opera non viene neanche più prodotta dall’artista ma presa D’altronde a Roma nello stesso anno sono ancora in corso i lavori
dalla realtà di tutti i giorni ( uno scolabottiglie, una pala …) e del monumento nazionale a Vittorio Emanuele II, una torta nuziale
dichiarata oggetto artistico. pseudostoricista progettata dall’accademico Giuseppe Sacconi e
I critici tradizionalisti hanno voluto vedere i ready-made come inaugurata solo nel 1911 dopo ventisei anni di gestazione.
sintomi di una sconfitta, di una crisi definitiva. Di quella morte In questo contesto, il futurismo, pur con tutta la sua rumorosa
dell’arte preconizzata da Hegel e da allora sempre annunciata come spavalderia, rappresenta una possibilità di cambiamento e di
prossima ventura. In realtà è tutt’altro. È prova di una ricchezza reimmissione dell’arte italiana, altrimenti irrimediabilmente
e di una vitalità sorprendente, oltre la rivoluzione della pura carducciana e pascoliana, nell’alveo della cultura europea.
forma preconizzata da Kandinskij. Senza Duchamp l’arte sarebbe Il programma enunciato nel manifesto concerne la letteratura.
morta con l’astrattismo e il suprematismo. Dove andare oltre le Ne seguiranno numerosi altri. Sono redatti dallo stesso Marinetti,
pure essenze? Con i ready-made Duchamp scopre invece territori da Boccioni, Carrà, Russolo, Balla, Severini, Depero e da altri
sconosciuti: le opere si aprono al contesto e diventano meno intellettuali che confluiscono nel movimento. Nell’agosto del
oggettuali e più mentali, meno concrete e più relazionali. 1909, per esempio, esce Uccidiamo il chiaro di luna!, nel febbraio
L’architettura tarderà ad accorgersi di una così dirompente del 1910 il Manifesto dei pittori futuristi, nell’aprile del 1910
rivoluzione (forse capita appieno dagli stessi artisti solo dopo gli anni La pittura futurista. Manifesto tecnico, nel gennaio del 1911 il
Cinquanta), anche se non sarà insensibile alle tecniche analogiche Manifesto dei Drammaturghi futuristi, nell’aprile del 1912 il
messe a punto dall’artista e da alcuni altri esponenti dalla cultura Manifesto tecnico della scultura futurista, nel maggio del 1912
del periodo. Negli stessi anni, il pittore italiano De Chirico inventa il Manifesto tecnico della letteratura futurista,nel maggio 1915
una tecnica di accostamento di oggetti presi dalla realtà di tutti i Scenografia e coreografia futurista, nello stesso anno Ricostruzione
giorni, e accostati su basi anch’esse puramente analogiche, per dare futurista dell’universo, nel novembre del 1916 La cinematografia
vita alla Metafisica, che teorizzerà a partire dal 1916, ma praticherà futurista. Accanto a questi, numerosi altri: coprono quasi ogni
da prima. Forse a partire dal 1910, quando da Monaco si trasferisce aspetto dell’attività umana, cucina compresa. Arte e vita sembrano
a Parigi, frequentando Valéry e Apollinaire. Dalla Metafisica e dai coincidere in tutti i loro aspetti.
ready-made nascerà Dada e poi il surrealismo. Per Marinetti, come si vede già nel Manifesto del 1909, il
contesto in cui si colloca il discorso futurista è metropolitano.
2.9 Il Futurismo Noi, sostiene, canteremo il fervore notturno degli arsenali e dei
Marinetti propone il futurismo all’attenzione mondiale con un cantieri incendiati da violente lune elettriche, le officine appese
manifesto apparso su “Le Figaro”, del 20 febbraio 1909. La scelta è una alle nuvole, i ponti simili a ginnasti giganti. E negli anni dal 1910
chiara presa di distanza da Roma e un riconoscimento di Parigi come al 1912, mentre Kandinskij inventa a Monaco l’astrattismo e i
capitale dell’arte internazionale. cubisti sono al lavoro a Parigi, gli artisti futuristi, e in particolare
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i due più dotati – Boccioni e Balla – , descrivono la nuova città, movimento delle nuvole, dei fumi nel vento, e delle costruzioni
fatta di luci, movimento, tensioni dinamiche. Prefigurando una metalliche quando sono sentite in uno stato d’animo violento e
grammatica formale che avrà non poche conseguenze sul nuovo caotico”. Prampolini nel 1914 sostiene: “L’architettura futurista
spazio architettonico. Dinamismo, mutazione, leggerezza, interesse deve avere una genesi atmosferica, perché rispecchia la vita intensa di
per le reti di comunicazione, spinta verticale, nuovi materiali, linee- moto, luce, aria di cui l’uomo futurista è nutrito”. Boccioni, sempre
forza, cromatismo sono temi che si trasferiranno dai quadri e dai nel 1914, in un manifesto architettonico futurista rimasto all’epoca
progetti futuristi ai carnet dei giovani architetti europei, attraverso inedito: “Noi viviamo in una spirale di forze architettoniche. Fino
strade non sempre dirette, ma che la critica contemporanea sta a ieri la costruzione volgeva in senso panoramico successivo. A una
cercando di ricostruire. casa succedeva una casa, a una via un’altra via. Oggi cominciamo
Gli artisti futuristi intessono con i cubisti rapporti d’amore-odio. a avere intorno a noi un ambiente architettonico che si sviluppa in
Lo sbarco ufficiale in Francia è del 1912 per la mostra parigina alla tutti i sensi: dai luminosi sotterranei dei grandi magazzini ai diversi
Galerie Bernheim Jeune. Inoltre, contatti si registrano sia prima piani di tunnel delle ferrovie metropolitane alla salita gigantesca dei
sia dopo l’evento. I futuristi rimproverano ai cubisti la tendenza grattanuvole americani”.
alla staticità e un eccessivo formalismo, la mancanza di emotività, Il manifesto L’architettura futurista, stilato da Antonio Sant’Elia,
l’incapacità di intrattenere un rapporto pulsante con l’ambiente. E è pubblicato il 1° agosto del 1914 su “Lacerba”, la rivista che affianca
li accusano di plagio con un articolo dal titolo ingiurioso, I Futuristi il movimento. Sono parole anticipatrici, se consideriamo che
plagiati in Francia, perché i “francesi” introducono elementi ancora nel 1914 l’Europa è incapace – come mostra l’esposizione
dinamici e linee forza nelle composizioni. Viceversa, gli italiani del Werkbund di Colonia – di declinare con sicurezza un nuovo
sono tacciati di provincialismo e di giacere succubi della retorica lessico architettonico: “Gli ascensori non debbono rincanttucciarsi
vitalista. Eppure, i futuristi eserciteranno un notevole influsso su come vermi solitari nei vani delle scale; ma le scale, divenute inutili,
Apollinaire, su Delaunay, Léger, gli orfisti, le avanguardie russe. devono essere abolite e gli ascensori devono inerpicarsi, come
Il reciproco gioco delle influenze è palese. Tanto che già nel serpenti di ferro e di vetro, lungo le facciate. La casa di cemento,
1913 Boccioni a Parigi, insieme a Guillaume Apollinaire, lancia di vetro, di ferro senza pittura e senza scultura, ricca soltanto della
la proposta di un fronte delle avanguardie in cui avrebbero dovuto bellezza congenita alle sue linee e ai suoi rilievi, straordinariamente
convergere futuristi, cubisti ed espressionisti. Vincono però, come brutta nella sua meccanica semplicità, alta e larga quanto più è
sempre, le gelosie. necessario, e non quanto è prescritto dalla legge municipale, deve
Dai pittori futuristi arriveranno idee e proposte alcune delle sorgere sull’orlo di un abisso tumultuante: la strada la quale non
quali a tutt’oggi appaiono anticipatrici. Afferma Carlo Carrà: “Noi si stenderà più come un soppedaneo al livello delle portinerie, ma
pensiamo […] a una architettura simile all’architettura dinamica si sprofonderà nella terra per parecchi piani, che accoglieranno il
musicale resa dal musicista futurista Pratella. Architettura in traffico metropolitano e saranno congiunte, per i transiti necessari,
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da passerelle metalliche e da velocissimi tapis roulants”. devastante, riuscirà a livellarla. Anzi, come vedremo, sarà proprio
Nel 1916 l’architetto comasco troverà la morte nella Grande durante gli eventi bellici che alcune delle ipotesi artistiche più
Guerra, cui aveva aderito entusiasticamente. Morirà anche Boccioni, interessanti e trasversali troveranno una loro maturazione.
l’altro genio del movimento. Dell’opera di Sant’Elia, così fugace,
rimangono solo disegni e progetti per “inventare e rifabbricare la
città futurista simile a un immenso cantiere tumultuante e la casa
futurista simile a una macchina gigantesca”. Si tratta di prodotti
stupefacenti, se consideriamo la giovane età dell’architetto, che
nel 1914 ha appena ventisei anni e quando muore ventotto, ma
non pochi temi e spunti sono ancora acerbi; così, nei disegni
compaiono, insieme a notevoli anticipazioni, anche residui della
cultura simbolista e decadente del periodo. Troppo poco per dare
vita a un’architettura futurista, anche in considerazione della non
gigantesca statura degli altri progettisti che si riconoscono nel
programma: Mario Chiattone, Virgilio Marchi, Fortunato Depero
ed Enrico Prampolini.
Sant’Elia e Chiattone saranno però studiati e analizzati dai
protagonisti del Movimento Moderno, per esempio sulle colonne
della rivista “De Stijl” da Robert van’t Hoff e da Jacobus Johannes
Pieter Oud nel 1919; da Ludwig Hilberseimer e da Adolf Behne.
Ritorniamo all’idea di Boccioni e di Apollinaire del 1913 di
un fronte comune delle avanguardie. Sarebbe stata una mossa
risolutiva. Con il passare degli anni, nonostante il reiterarsi di
incontri organizzati in vari paesi d’Europa, si finirà, invece, con
l’alzare steccati tra i vari movimenti. A farlo saranno gli stessi
protagonisti per rivendicare primati storici e originalità creativa.
E a tal fine non esitano a fornire racconti inventati o imprecisi e a
retrodatare opere ed eventi. Eppure, a guardarla senza preconcetti,
la situazione artistica di questi anni appare magmatica, felicemente
confusa, aperta alle mutazioni. Neanche la guerra, con il suo potere
64 torna al sommario 65
Parte 1 capitolo 3 Se in questo periodo si scopre il potere della comunicazione e

Industria e ornamento:
il fascino di un certo divismo, siamo però lontani dall’amoralità
mediatica dello star system contemporaneo. Nonostante architetti

1905-1914 e artisti cerchino l’attenzione del pubblico con un diluvio di


scritti, manifesti e trovate spettacolari, alla fine si tratta sempre di
tecniche strumentali a veicolare l’attenzione su programmi titanici,
su coinvolgenti utopie, su concezioni demiurgiche tese a riscattare
il mondo, dando finalmente senso alla produzione industriale.
Quando, più tardi, Le Corbusier sintetizzerà il programma nello
slogan “Architettura o rivoluzione”, metterà in evidenza questo
3.1 Ornamento è delitto esaltante guazzabuglio di concetti e aspirazioni in perenne tensione,
Non tutti gli artisti che incontreremo vivono esistenze dissolute in cui forma e ragione, architettura e morale sono intercambiabili.
e sembrano essere assillati dall’imperativo di épater le bourgeois, È dal tentativo di risolvere queste contraddizioni tra concetti
scandalizzare a qualunque costo la ricca e incolta borghesia. afferenti ai mondi diversi delle forme, dell’economia, dell’etica
Certo è che anche nei più morigerati esplode il desiderio di vivere che nasce l’architettura moderna. Il cui dibattito è senza dubbio
un’esistenza autentica, non ipotecata da usi e convenzioni accettate introdotto dalla querelle sulla funzione e sull’ornamento, che vedrà
acriticamente: consapevoli che la società si aspetta dall’artista un impegnati europei e americani a cavallo del nuovo secolo. Da
atteggiamento controcorrente, delegandogli il ruolo di coscienza un lato, vi saranno coloro che, sulla scia dello slogan coniato da
critica, di grillo parlante. Alcuni, quali Frank Ll. Wright, lo gestiranno Adolf Loos, “ornamento è delitto”, tenteranno di ridimensionare
con straordinaria consapevolezza mediatica e trasformeranno eventi, l’esuberanza immotivatamente creativa; dall’altro chi, facendosi
anche scabrosi, quali la fuga dalla famiglia, l’omicidio da parte di forte dell’imperativo, molto meno funzionalista di quel che appare,
uno squilibrato dell’amante e dei figli di questa, la bancarotta o la form follows function, proposto da Louis Sullivan e fatto proprio
prigione in motivi d’interesse e pubblicità. Louis Sullivan, Charles da Frank Lloyd Wright, cercheranno di introdurre fantasia e
Rennie Mackintosh, Adolf Loos, per citarne altri tre, vivranno complessità all’interno del processo, togliendo però alla decorazione
drammaticamente l’indifferenza di una società sempre in ritardo nel ogni carattere posticcio, estrinseco alla forma dell’oggetto.
valutare le ragioni dell’architettura, consumandosi chi nell’alcol, chi In realtà, al di là degli slogan, le concrete risposte date dagli
nello sconforto. Da qui il tono spesso amareggiato, a volte acido, architetti non sono univoche e definitive. Adolf Loos, considerato
a tratti ironico dei testi scritti da Loos, soprattutto nel periodo tra il caposcuola del partito rigorista, userà ampiamente partiti
il 1908 e il 1910, o riscontrabile in The Autobiography of an Idea, decorativi, ammettendoli se confortati dall’uso, dalla razionalità
scritta da Sullivan negli ultimi anni della sua vita, conclusa nel 1924. costruttiva, dal materiale o semplicemente dal suo gusto classicista.
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Dal canto loro, Louis Sullivan e Frank Lloyd Wright, considerati modello delle Arts and Crafts.
eccentrici e liberi creatori, inventeranno sistemi di prefabbricazione Tre i personaggi simbolo dell’associazione. Hanno caratteri,
fondati sulla ripetizione di moduli base di mattonelle decorative formazione e provenienze diverse. Sono Hermann Muthesius,
o blocchetti di cemento che precorrono moderni processi di Friedrich Nauman, Henry van de Velde.
industrializzazione della produzione, ottenendo già negli anni dieci Grazie al ruolo carismatico di questi tre personaggi e di altri di
e venti risultati certo più interessanti di quelli ottenuti dai rigoristi, non minore levatura che si aggiungono negli anni (Gropius, per
i quali spesso si limitano a eliminare decorazioni e semplificare le esempio, entra nel 1910), il Werkbund si accresce rapidamente,
geometrie, ma senza intaccare i processi costruttivi. E d’altronde, arrivando a 3000 soci nel 1929.
che le cose siano più complesse di quel che sembra, è dimostrato Le posizioni, sin dalla fondazione dell’associazione, sono
dal fatto che Loos, a un certo punto della sua vita, penserà di variegate e vanno dagli ultrareazionari che propugnano lo
invitare a Parigi Sullivan, ormai giunto a un passo dalla tragica Heimatstil, agli artisti che vedono la macchina con sospetto ma
fine, per farlo insegnare con lui in una scuola di architettura che credono a una certa modernizzazione, ai classicisti che sostengono
sta tentando di mettere in piedi, anche per risolvere i non pochi un ritorno all’ordine e all’armonia, ai funzionalisti che credono
problemi economici che perseguitano entrambi. alla standardizzazione e alla tipizzazione. Le diverse concezioni
garantiscono apertura e pluralismo, ma producono momenti di
3.2 Werkbund polemica anche di sorprendente intensità. Esploderanno nel 1914
Meno attenti alla tradizione artigianale Arts and Crafts, ma al congresso di Colonia, quando Muthesius si scontrerà con van
non meno decisi a integrare ricerca artistica e sperimentazione de Velde. Nonostante rischi la spaccatura, l’associazione prepara, a
sono i tedeschi. Nel 1907 la AEG nomina Behrens suo consigliere fianco del congresso, un’importante mostra con opere di Gropius,
artistico. Il 5 e 6 ottobre dello stesso anno nasce a Monaco il Taut, van de Velde. Ne parleremo nel paragrafo conclusivo di
Werkbund. Aderiscono un centinaio di artisti, industriali e questo capitolo. Nel 1927 sarà il turno di una delle più notevoli
appassionati d’arte. L’obiettivo è migliorare il design e la qualità del e controverse esposizioni di architettura contemporanea, il
prodotto industriale, far lavorare artisti e imprenditori in armonia, Weissenhofsiedlung di Stoccarda, affidata a Mies van der Rohe. Ci
ricreare un’unità estetica e morale alla luce dei portati dell’industria, torneremo nel quarto capitolo.
migliorare la competitività tedesca, soprattutto nei confronti del
concorrente francese. 3.3 Loos a Vienna
Nel 1913 nasce il Werkbund svizzero, nel 1910 quello austriaco. Adolf Loos, il maggiore architetto viennese degli inizi del secolo,
Nel 1903, ricordiamo, Josef Maria Hoffmann e Koloman Moser ha verso il Werkbund una posizione ostile. Sostiene che l’artista
avevano fondato le Wiener Werkstätten e già nel 1893 Frank applicato è una mostruosità, che nessuna istituzione o organismo
Ll.Wright aveva tentato di fondare a Chicago un’associazione sul può insegnare la semplicità, che la ricerca della modernità produce
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soltanto brutture. Vede pertanto in van de Velde un corruttore dei compositore Schönberg, tutti affezionati lettori della rivista –
costumi e anche a lui allude, in un testo pungente e a tratti velenoso mischia fatti e valori. In architettura ciò avviene quando si vuole a
del 1900 dal titolo A proposito di un povero ricco, quando prende tutti i costi rendere artistico il quotidiano, dando all’oggetto d’uso
in giro l’architetto che ha ridicolizzato la vita di un cliente perché un’inusitata importanza. Quando si confonde l’urna con il pitale.
gli ha voluto disegnare l’ambiente domestico, pantofole comprese. È l’evoluzione culturale che porta a eliminare dal quotidiano la
Altrettanto mostruosi Loos considera i tentativi di riformare l’arte decorazione, togliendole la sua commistione con l’artistico. Se
proposti dalla Secessione viennese fondata nel 1897 da Gustav invece si vuole saltare il problema della civiltà, proponendo la
Klimt, Joseph Maria Olbrich, Josef Hoffmann e Koloman Moser. scorciatoia dell’invenzione formale, non si possono che produrre
Li attacca nei testi Ornamento e delitto e Degenerazione culturale, disastri, rendendo retorico, cioè inautentico – e quindi brutto e
entrambi del 1908. farsesco – il mondo:
Per il suo atteggiamento aperto alle innovazioni ma nello stesso “E io mi chiedo nuovamente: perché un architetto buono o un
tempo ostile ai formalismi gratuiti, Loos è egualmente lontano architetto cattivo deturpa il lago (accanto al quale vuole costruirvi
dalla tradizione aristocratica austriaca – Francesco Giuseppe evitò una casa, a differenza del contadino che non si pone alcun problema
come la peste le invenzioni moderne, facendo per quanto possibile estetico)? L’architetto, come qualsiasi abitante della città, non ha
a meno del telefono, dell’automobile, della macchina da scrivere civiltà. Gli manca la sicurezza della sua civiltà. L’abitante della città
e della luce elettrica – e dagli entusiasmi dei parvenu per le nuove è uno sradicato. Intendo per civiltà quell’equilibrio interiore ed
forme stravaganti. Abitare per Loos è un po’ come vestire. In esteriore dell’uomo garantito soltanto dal pensiero e dall’azione
entrambi i casi si deve comunicare senso della misura e, nello stesso razionali”.
tempo, un modo autentico, libero e igienicamente efficace di porsi Loos non ce l’ha con tutta la decorazione. E sarebbe fargli
rispetto alle cose. torto associarlo alle poetiche postcubiste e al purismo, nonostante
La chiave per meglio leggere la poetica di Loos è linguistica. spetti a le Corbusier il merito di aver proposto il pensiero di
Filtrata attraverso la riflessione di Karl Kraus, geniale indagatore Loos in Francia pubblicandolo Ornamento e delitto su “L’Esprit
dell’espressione verbale, direttore e, di fatto, unico redattore dei Nouveau”. “Io”, dirà, “non ho mai sostenuto, come ad absurdum
922 numeri della rivista “Die Fakel”, apparsi tra il 1889 e il 1936. hanno fatto i puristi, che l’ornamento debba venire eliminato in
Kraus, con la stessa intensità con cui Loos è contrario allo spirito modo sistematico e radicale. Però, dove le esigenze stesse del tempo
della secessione, è avverso alla tecnica del feuilleton, cioè a quei lo hanno escluso, là non è più possibile reintrodurlo. Così come
brani, altamente retorici, dove trionfa l’aggettivazione di ogni l’uomo non ricomincerà mai più a tatuarsi il volto”.
sorta. Dove l’ipocrisia, invece che essere messa a nudo, è sublimata. L’ornamento, per Loos, è lecito sino a che è organicamente
Un linguaggio scorretto – ecco la tesi di Kraus che sarà fatta legato alla vita culturale, in cui fa parte di una tradizione. L’uso è la
propria da Loos, ma anche dal filosofo Wittgenstein e dal forma della cultura, la forza che forma gli oggetti. “Noi”, afferma,
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“non ci sediamo in un dato modo perché il costruttore ha costruito È accusato di essere ultramodernista, un volto senza ciglia, una
in quel dato modo la sedia, ma viceversa è il costruttore che fa facciata ripresa di sana pianta dalla banale trama di un tombino.
la sedia in un dato modo perché qualcuno proprio in quel modo In realtà è un edificio classico, di buon senso moderno e di austera
vuole sedersi”. Nessuna rivoluzione è possibile al design, questa monumentalità. Ha basamento, parte mediana e coronamento, un
semmai può essere tentata esclusivamente dall’arte. “La forma e ingresso identificato da colonne, una notevole compostezza plastica
l’ornamento”, afferma nel 1924, “sono il risultato dell’inconscia resa dai bovindi incassati. Ma in una città in fondo reazionaria
opera comune degli uomini che appartengono a un certo cerchio come Vienna, più incline a perdonare le intemperanze formali dei
di civiltà. Tutto il resto è arte. L’arte è la volontà ostinata del genio. secessionisti che l’asciutto e laconico riserbo di uno snob, non può
Dio gli ha affidato questo compito. Sprecare l’arte nell’oggetto essere capito.
d’uso è incivile”. Interessante per il suo assoluto rigorismo è casa Steiner, realizzata
A questo punto il parallelismo tra linguaggio architettonico e a Vienna nel 1910. Sembra preludere alle costruzioni astratte che
linguaggio verbale è quasi perfetto. Vediamolo: le parole sono le gli esponenti di punta del Movimento Moderno realizzeranno a
forme. Poiché già esistono, non possono essere inventate. Il loro partire dagli anni venti. Ma in realtà è tutt’altro. È, nelle intenzioni
cambiamento è frutto di una complessa e lenta dinamica sociale, dell’autore, opera di corretta edilizia, scritta in latino da un
mai di una velleità individuale. La grammatica è data dalla buona architetto-costruttore che non vuole confondere l’urna con il
tradizione, fatta coincidere con la tradizione classica e soprattutto pitale. Quindi simmetrica, solida, chiaramente composta, talmente
con quella costruttiva romana (l’architetto, dice, è un muratore che banale da rasentare una sublime raffinatezza. Nulla a che vedere,
parla latino). Il senso del testo deriva dall’uso, dall’appropriatezza anche in questo caso, con le sperimentazioni dell’avanguardia e le
della costruzione al bisogno che deve soddisfare. Da qui tre successive prove puriste, costruttiviste o de Stijl.
imperativi: procedere dall’interno verso l’esterno, conoscere i
materiali, controllare spazialmente il progetto, con verifiche 3.4 Behrens e la AEG, Gropius e le officine
tridimensionali piuttosto che di facciata. Seguendo questi precetti, Fagus
che rappresentano una declinazione in chiave calvinista del metodo Come abbiamo visto, gli inizi dell’attività progettuale di Behrens
sullivaniano e wrightiano, si dovrebbe riuscire a esorcizzare ogni sono segnati dalle Arts and Crafts, rivisitate attraverso la sensibilità
fatuità e frivolezza, evitando di essere scavalcati dalla moda. tedesca. Behrens partecipa attivamente all’esperienza di Darmstadt,
Emblematico di questo atteggiamento, evoluzionario piuttosto ma se ne stacca nel 1903 quando, grazie anche all’appoggio di
che rivoluzionario, è l’edificio della casa Goldman & Salatsch che Muthesius, assume la direzione della Kunstgewerbeschule di
Loos realizza in pieno centro di Vienna di fronte alla Michaelerkirche Düsseldorf, in cui introduce una didattica orientata verso la
e al Palazzo imperiale, tra il 1910 e il 1911. L’edificio, privo delle funzionalità. Tra il 1905 e il 1908 realizza a Hagen-Delstern
tradizionali decorazioni architettoniche, solleva però un putiferio. un crematorio che riprende motivi dell’architettura chiesastica
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fiorentina, ma con una severità classica che, d’ora in poi, diventerà, incernierati al basamento, le ampie vetrate laterali. Il timpano
con rare ma significative eccezioni quali l’edificio della Hoechst aggetta leggermente e così la vetrata frontale: creano un gioco di
AG (1920-24), la propria cifra stilistica: volumi semplici, forme chiaroscuri che articola quanto basta la massa. Altrettanto articolato
squadrate, scarse concessioni al virtuosismo decorativo, ammesso è il gioco laterale tra pilastri in ferro, vetrate e muratura. Così
ma solo a condizione di essere funzionale a una migliore all’esterno l’edificio appare composto, semplice e severo, ma non
esplicitazione visiva della logica complessiva dell’edificio. Nel 1907 banale. Ricorda la tradizione classica, il tempio greco. In particolare
si trasferisce a Berlino, dove sarà tra i fondatori del Werkbund e il dorico: il più solido ed essenziale. All’interno lo spazio è pulito,
diventerà l’architetto responsabile dell’immagine complessiva della luminoso, funzionale. Ciò che serve per la produzione industriale.
AEG, la compagnia elettrica generale con sede nella capitale. L’operazione non è priva di una sua retorica: la storia viene presa
È in questi anni che Behrens ingrandisce lo studio e si circonda in prestito per avallare l’immagine dell’azienda, che così appare
di tre assistenti che segneranno l’architettura del Movimento antichissima e modernissima.
Moderno. Sono Walter Gropius, Mies van der Rohe, Le Corbusier. A tentare di risolvere questa ambiguità, efficace sul piano
Gropius entra nello studio di Behrens dopo aver lasciato l’università retorico ma artisticamente e tecnicamente inconcepibile, sono
nel 1907, di ritorno da un lungo viaggio in Spagna, e vi rimarrà Walter Gropius e Adolf Meyer con la loro prima importante opera
sino al 1910, quando deciderà di mettersi in proprio, portandosi realizzata tra il 1911 e il 1912: le Officine Fagus ad Alfeld an
dietro anche Adolf Meyer. Mies entra nel 1908 e lascia nel 1913, der Leine. L’edificio sembra partire proprio dal punto in cui si è
forse perché folgorato dall’architettura di Berlage, poco amato da fermato Behrens. Vetrate e piedritti, come nella fabbrica di turbine,
Behrens, più probabilmente per dissapori professionali a seguito si alternano a intervalli regolari con un semplice ma efficace gioco
del progetto per la casa Kröller all’Aia, il cui incarico professionale di sporgenze e rientranze. Questa volta a sporgere sono le vetrate e
l’assistente cerca di carpire al principale. Le Corbusier frequenta a indietreggiare i piedritti. Manca il timpano, un eccesso retorico
per cinque mesi nel 1910, ma sarà un’esperienza tale da orientarlo di cui la nuova architettura deve fare a meno. Inoltre gli angoli,
definitivamente verso il classicismo che si respira nello studio, non più sottolineati e rafforzati da pilastri in muratura, sono
facendogli abbandonare la passione per l’architettura medioevale smaterializzati da una vetrata che vi gira intorno. Rimane il gioco
che, in precedenza, gli ha ispirato il suo professore e mentore classico delle strutture, ma l’apparenza è più moderna, con effetti
Charles L’Eplattenier. di trasparenza e leggerezza impensabili in Behrens.
Nel 1909 Behrens realizza il suo capolavoro, la fabbrica di L’edificio di Gropius e Meyer non manca di asprezze e
turbine della AEG. È un capannone coronato da un timpano ingenuità quali l’ingresso a ricorsi di mattoni aggiunto al volume
esagonale, in ferro e muratura intonacata. Sono in muratura, oltre principale anche al fine di movimentarlo. La porta d’accesso è
al timpano, i solidi pilastri d’angolo, scanditi in fasce che ricordano banalmente ritagliata nel muro,statica, posta al centro al culmine
i ricorsi in pietra. Ritmate da esili pilastri in ferro, elegantemente di una scalinata, anch’essa fuori posto; troppo piccola per essere
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monumentale, troppo grande per non essere retorica. Wright aveva aveva studiato Richardson, ideale maestro di entrambi. I soggiorni
già insegnato che nella nuova architettura è preferibile entrare dopo in Europa erano da tempo un imperativo per gli apprendisti
un percorso che costeggia il muro su cui è posta l’apertura, di lato, architetti americani desiderosi di affermarsi nel mondo della
non frontalmente. Nelle Officine Fagus, invece, in asse con la scala professione. Sembra che un viaggio di studio fosse stato offerto al
e la porta è anche l’orologio in alto. Troppo pesanti appaiono le giovane Wright da Daniel Hudson Burnham, autore con Root di
fasce del basamento e di coronamento. La logica è ancora quella alcuni dei più importanti grattacieli di Chicago quali il Reliance
della scatola. e il Monadnock Building. Ma Wright – a giudicare dal suo stesso
Un risolutivo salto logico ed estetico verso una maggiore racconto, il quale però, al pari di tutti i suoi altri, è da prendere con
astrazione formale è stato però innegabilmente compiuto. Il critico beneficio d’inventario – avrebbe rifiutato per non farsi corrompere
inglese Pevsner, nel suo Pioneers of Modern Design. From William dal classicismo ivi imperante. Adler e Burnham, entrambi nati in
Morris to Walter Gropius, già nel 1936 non esiterà a riconoscere Germania, facevano inoltre parte della numerosa comunità tedesca
nell’edificio una delle tappe principali dell’architettura moderna. di Chicago e quindi erano in contatto con quanto là avveniva.
Wright, da parte sua, era andato all’esposizione internazionale di St.
3.5 Wright in Europa Louis del 1904, dove aveva potuto ammirare i lavori di Olbrich e di
Quando Wright nel 1909, a quantadue anni, decide di Behrens, rimanendo in particolare colpito dal primo. Sui rapporti
abbandonare la moglie e i sei figli e di fuggire in Europa con con il movimento Arts and Crafts abbiamo detto; in particolare,
la moglie di un cliente, Mamah Borthwick Cheney, è già un ricordiamo che Ashbee si era recato nel 1900 a Chicago, dove aveva
caposcuola: ha lavorato per il più importante studio di Chicago, fraternizzato con Wright ricambiandogli, prima di partire, l’invito.
è stato un promotore del movimento Arts and Crafts negli USA, Wright lascia Chicago a settembre. Prima tappa: Berlino.
ha realizzato oltre cento abitazioni, edifici commerciali e una Il 24 novembre firma il contratto con l’editore Wasmuth per la
chiesa, scrive per le riviste e ha una propria e originale filosofia pubblicazione della sua opera in due volumi: la Sonderheft più
architettonica. È naturale, quindi, che voglia diffondere nel Vecchio economica e un Portfolio per gli intenditori. L’operazione è in gran
Continente il proprio credo,organizzando una mostra e stampando parte autofinanziata dall’architetto americano stesso. Negli stessi
alcune pubblicazioni sul proprio lavoro. giorni, probabilmente, Wright prepara una mostra di opere ma,
Prima del 1909, Wright non era mai stato in Europa, anche se come è stato notato, non rimanendone tracce, l’evento non è si è
ne conosceva stili e tendenze attraverso le riviste che arrivavano mai concretizzato o, in ogni caso, è stato meno importante di ciò
da Adler e Sullivan, quali la diffusissima “The Studio”, che già nel che la tradizione storiografica architettonica ha voluto credere.
1906 aveva dedicato un numero alla Secessione. Il suo principale Berlino è in quegli anni uno dei principali centri della
e amico Sullivan, per quanto cercasse di rinnegarla, era imbevuto nuova architettura, Behrens l’architetto più coinvolto nella
di cultura europea, avendo studiato in Francia. Sempre in Francia sperimentazione. Wright sembra non accorgersene. È affascinato
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invece dal genio di Olbrich, a lui certo più vicino per affinità apprezza il lavoro di Klimt, con la cui esuberanza decorativa si
stilistica. Lo è per più ragioni: è un suo coetaneo morto tragicamente trova in sintonia, e ha contatti con Hoffmann, il fondatore delle
in giovane età e quindi non più in grado di fargli ombra; è alieno Wiener Werkstätten, di cui ammira l’edificio della Kunstschau
da ogni rigorismo storicista; ha una visone sacrale dell’architettura (1896-1908), e con Wagner, il cui libro sull’architettura moderna,
e una concezione romantica dell’architetto, visto come artigiano e, lo ricordiamo, era stato tradotto negli Stati Uniti già nel 1901.
insieme, razionalizzatore di forme. Non può quindi che interessarlo Wright, tre anni dopo, consiglia al figlio John, che vuole studiare
infinitamente di più di Behrens, il quale avrà invece una fortissima a Vienna, di mettersi in contatto con lui. Da parte sua, il viennese
influenza su quei progettisti che, come Mies o le Corbusier, saranno presenta già dal 1911 ai suoi alunni il lavoro dell’americano in
da lui indirizzati in direzione classicista e orientati verso forme più termini entusiasti.
austere e algide. Nel settembre del 1910 nuova tappa a Berlino e, poi, viaggio
Dopo Berlino Wright si reca a Parigi, poi a Firenze, di nuovo a in Inghilterra, dove incontra Ashbee, cui affida l’introduzione alla
Parigi e infine a Fiesole, dove affitta un villino con l’obiettivo di Sonderheft. Ashbee evidenzia i debiti verso la cultura giapponese.
preparare, aiutato dal figlio che lo raggiunge da Chicago, i disegni Wright s’indispettisce non poco, tanto che, se lascerà inalterata la
per la pubblicazione Wasmuth. versione tedesca, ritoccherà quella inglese, togliendo le frasi da lui
Seguono altre tappe: a Berlino e a Vienna. Vienna vive in quegli giudicate poco veritiere.
anni, come abbiamo visto, un momento febbrile. Il Ring, su cui La pubblicazione dei due volumi va per le lunghe. Alla fine, della
ormai sfrecciano le automobili, è completato. Loos ha realizzato il Sonderheft quattromila copie circa sono distribuite in Europa, circa
Café Nihilismus (1898-99), l’American Bar (1907) e sta lavorando cinquemila arriveranno a Chicago alla fine del 1912. Del Portfolio
all’edificio sulla Michaelerplatz (1909-1911). Le opere di Wagner sono stampate un migliaio di copie, di cui un centinaio distribuite
ornano la città in punti strategici: dalle famose stazioni per la in Europa. Il successo sarà molto minore di quello attribuito dalla
metropolitana alla celeberrima sede della banca postale, completata mitologia wrightiana, fomentata dallo stesso architetto, ma basterà
nel 1906, anche se ripresa tra il 1910 e il 1912, sino alla chiesa a sollevare, soprattutto da parte degli osservatori più attenti, e tra
di St. Leopold am Steinhof (1902-1907). E poi l’edificio della questi vi è Berlage in Olanda, il caso Wright in Europa.
Secessione di Olbrich del 1898. A Vienna, durante il soggiorno di
Wright, si apre una mostra di quadri di Schönberg, straordinario 3.6 L’esposizione del Werkbund del 1914
musicista inventore della musica dodecafonica, ma anche pittore La prima importante uscita internazionale del Werkbund è fissata
espressionista di talento. Negli stessi giorni, sempre a Vienna, che per il luglio 1914 a Colonia e programmata sin dal 1911, subito
grazie a Freud ne è la capitale, è fondata l’unione internazionale di dopo il successo della mostra del 1910 sul cemento, cui si era recato
Psicoanalisi. anche il giovane Le Corbusier di passaggio per la Germania.
Probabilmente Wright vive di sfuggita tali eventi. Sicuramente Tra i numerosi architetti invitati a realizzare opere dimostrative
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per gli oltre 100 padiglioni, vi sono Peter Behrens, Alfred Fisker, entrambi di scegliere tra arte e industria, tra creatività e produzione
Henry van de Velde, Bruno Taut e Walter Gropius. Emergono di serie. Entrambi le fazioni speravano invece che il Werkbund
non poche divergenze, di temperamento e cultura. Soprattutto tra potesse conciliare gli opposti e fonderli in una sintesi superiore”.
conservatori e innovatori. Lo capiamo dalla chiusura dell’esposizione Come abbiamo accennato, i tre esponenti di spicco dell’ala
alle avanguardie cubiste e futuriste la cui presenza viene giudicata creativa, van de Velde, Gropius e Taut, partecipano all’esposizione
dannosa e dalla caotica diversità degli stili dei padiglioni: moderni, rispettivamente con un teatro, una fabbrica e un padiglione. Le tre
romantici, neobarocchi, classicisti, biedermeier... opere, nonostante nessuna sia un capolavoro, mettono sul tappeto
Lo scontro, ormai non più differibile, avviene in occasione del numerosi temi di riflessione per la successiva ricerca figurativa.
congresso annuale che si svolge in contemporanea nella stessa città. Tra questi: la dinamica del volume, la scomposizione per piani, la
L’occasione è fornita da dieci tesi, distribuite da Muthesius una trasparenza.
settimana prima dell’apertura. Vi sono riassunte le linee direttrici Il teatro, rispetto alle precedenti opere di van de Velde, è
per il futuro del Werkbund: priorità per forme standardizzate una struttura semplificata non priva di valenze espressioniste.
e tipizzate, lavoro di gruppo, produzione di massa, sospetto per Rappresenta il tentativo di passare dal capriccio della linea
la ricerca artistica e per il suo desiderio d’inventare forme nuove, alla razionalità del volume senza perdere tensione ed energia e
invito a perfezionare quelle esistenti, rifiuto dell’imitazione degli acquistando in monumentalità e storicità. L’edificio non ha però la
stili del passato. Scatenano l’opposizione del gruppo degli artisti, forza che, per esempio, caratterizzerà l’intensa dinamica espressiva
capeggiati da van de Velde, i quali vedono il pericolo che, attraverso delle più tarde opere di Mendelsohn. Ma è una struttura importante,
un richiamo all’ordine e alla produttività, si celi il desiderio della di cui van de Velde, non senza una punta autocelebrativa, ricorderà
vecchia guardia di sbarazzarsi degli elementi creativamente più l’influenza “nello sviluppo della nuova architettura promosso dalle
innovativi. avanguardie belga, olandese, francese e tedesca”.
Con van de Velde si schierano Poelzig, direttore dell’Accademia La fabbrica con uffici di Gropius e Meyer combina suggestioni di
di Belle Arti di Breslau, che minaccia di dimettersi dall’associazione varia natura. Piani a sbalzo ripresi dal lessico wrightiano, elementi
e i più giovani, che vedono in questo scontro tra cinquantenni stereometrici behrensiani e un’originale ricerca in direzione della
(Muthesius ha 53 anni e van de Velde 51), un’occasione per leggerezza e della capacità di smaterializzazione del vetro. È un
liberare l’associazione dal dominio della vecchia guardia. Bruno pasticcio stilistico, di temi ancora giustapposti, la cui fertilità si
Taut propone di nominare van de Velde e Poelzig dittatori artistici. rivelerà solo nei lavori successivi e in particolare nell’edificio del
Gropius si schiera apertamente con van de Velde. Bauhaus del 1923-26.
Con discreta abilità, Muthesius riesce a raggiungere una posizione Del tutto inconsueto, per voglia assoluta di trasparenza, è il
di compromesso e a non spaccare l’associazione. “La direzione del padiglione del vetro di Bruno Taut. Abbiamo già notato come
Werkbund e l’opposizione”, afferma Joan Campbell, “rifiutarono vi siano strette attinenze tra la poetica dell’architetto tedesco e la
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Glasarchitektur di Paul Scheerbart. Nel padiglione il richiamo è L’esposizione di Colonia, apertasi in luglio, è bruscamente
esplicito e frasi del poeta si intervallano ai partiti architettonici: interrotta dallo scoppio della guerra nell’agosto del 1914. La
“La luce vuole il cristallo”, “Il vetro porta con sé una nuova epoca”, Francia, l’Italia, la Russia, gli Usa da un lato, e l’Austria e la Germania
“Siamo rattristati dalla cultura del mattone”, “Il vetro colorato dall’altro, che avevano lottato sino ad allora per il predominio
elimina l’odio”, “L’edificio di mattoni ci danneggia”. Il padiglione, artistico, intrecciando fruttuosamente rivalità, collaborazione e
però, non è privo di retorica monumentale ed è di scarso interesse competizione intellettuale, si trovano a fronteggiarsi nella prima
volumetrico: una cupola a forma di semilimone, vagamente guerra meccanica della storia dell’umanità, nella più penosa
goticizzante, con all’interno i gradoni delle scale rigorosamente carneficina mai vista. Sarà però proprio durante il corso della
assiali e simmetrici. guerra, quando molti artisti e filosofi vivono disperati in preda ai
Il tema della luce sarà ripreso con maggiore forza in due loro esaurimenti nervosi (Ernst Ludwig Kirchner, Aby Warburg,
pubblicazioni del dopoguerra – Die Stadtkrone (La corona della Ludwig Wittgenstein, Louis-Ferdinand Céline, per ricordarne
città) e Alpine Architektur (Architettura alpina), entrambi del 1919 quattro famosissimi) che cominceranno a intravedersi nuove
– e in numerosi disegni fortemente evocativi. Bruno Taut non è direzioni per il pensiero e per la ricerca artistica. Le esamineremo
un architetto particolarmente dotato, in grado di realizzare edifici brevemente nel prossimo capitolo.
memorabili, piuttosto un infaticabile animatore di proposte e
attività culturali. Intuisce che la città contemporanea deve avere un
rapporto diverso con la natura e il paesaggio, tanto da diventare, sin
dai primi anni dieci, uno dei più accaniti animatori del programma
delle città giardino. Rivendica il ruolo dei nuovi materiali per
liberare i cittadini dalle città di pietra. Riprende la tradizione gotica
ed espressiva tedesca, ma senza cadere nel linguaggio stereotipato
delle forme tradizionali. Nel dopoguerra, insieme con Gropius, sarà
organizzatore di una mostra per lanciare i giovani talenti, inventerà
una catena di lettere (la catena di vetro) su temi di architettura che
passerà tra le mani dei più rilevanti architetti – espressionisti e non
– del momento e costituisce uno dei documenti più interessanti del
dibattito dell’epoca e, infine, sarà impegnato nei grandi interventi di
edilizia abitativa, cercando di applicare standardizzazione e catena
di montaggio, ma senza dimenticare le relazioni tra l’architettura,
il paesaggio e il corpo.
82 torna al sommario 83
Parte 1 capitolo 4 scure. Mendelsohn esegue in trincea schizzi sublimi di architetture

Idee in guerra 1914-1918


espressioniste. Non tutti gli artisti vanno in guerra. Alcuni riescono
a sfuggirvi imboscandosi o scappando in paesi lontani o neutrali.
Gleizes, Picabia e Duchamp emigrano negli Stati Uniti, i primi
due dopo un soggiorno a Barcellona, Mondrian rientra in Olanda,
Delaunay in Spagna. Numerosi intellettuali si recano in Svizzera,
che diventa uno dei centri della cultura europea. A Zurigo, tra gli
altri, troviamo Lenin, che abita a pochi passi dal cabaret Voltaire
4.1 La guerra meccanica dove nasce tra il 1916 e il 1917 Dada: scrive i Quaderni filosofici
I volontari che vanno al fronte scandendo slogan patriottici e prepara la rivoluzione bolscevica ma, esasperato dai rumori degli
hanno tutto il tempo per restarne delusi: il conflitto durerà quattro spettacoli di quegli scapestrati giovanotti di mentalità borghese,
interminabili anni. Provocherà oltre dieci milioni di morti. Troppi non esita a chiamare la polizia e denunciare gli schiamazzi notturni.
anche per i futuristi, che hanno proclamato la guerra come la sola Sempre a Zurigo, Joyce lavora all’Ulisse.
igiene del mondo. La Grande Guerra è la prima guerra meccanica e coinvolge
Mai guerra è stata più inumana, più violenta di questa, e tragico indistintamente tutta la popolazione. Condotta con armamenti
l’errore dei futuristi, che hanno scambiato il ritmo sincopato delle moderni e tecnologie innovative, ne richiede quantità crescenti,
parole in libertà con le raffiche delle mitragliatrici, il rombo dei con uno sforzo che mette a dura prova gli apparati produttivi
cannoni e il rumore assordante delle macchine da guerra. delle nazioni coinvolte. Si persegue il controllo dei cieli grazie alle
Grosz, cresciuto in ambienti militari e arruolatosi come potenzialità dell’aviazione. Anche se i morti per bombardamenti
volontario, ne è stravolto.Il 4 gennaio del 1917 è ricoverato in un aerei saranno qualche migliaio, il nuovo mezzo avrà un effetto
orribile ospedale, poi in una casa di cura. Heartfield si ammala psicologico devastante, coinvolgendo civili e retrovie di solito
e viene congedato per inabilità dal servizio. Max Beckmann è risparmiati dalle ostilità. Dannosissimi anche i sottomarini,
congedato con i nervi a pezzi. Kirchner si trasferisce in Svizzera utilizzati per bloccare i porti e i movimenti delle navi, con gravi
in preda a un gravissimo esaurimento nervoso. Sarà curato dallo conseguenze per i rifornimenti alimentari della popolazione civile.
stesso psichiatra che ha in osservazione van de Velde, in crisi di Vi sono poi i cannoni a lunga gittata, le mitragliatrici, i gas e le
identità per essere belga di nascita e tedesco di adozione. Piscator armi chimiche e un’incredibile profusione di mezzi di trasporto
matura un’avversione per il militarismo tale da caratterizzare tutta terrestre: biciclette, macchine, camion, blindati, treni. Si calcola
la sua successiva produzione teatrale. Otto Dix, mitragliere sul che in pochi giorni, a partire dal 6 agosto 1914, 11.000 treni
fronte, per non uscire pazzo deforma la realtà ritraendola come un trasportano 3.120.000 soldati tedeschi. Sull’altro lato del fronte,
grumo di energia. Moholy-Nagy, schizza ritmiche e vorticose linee 2.000.000 di soldati francesi impiegano 4278 treni.
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Se la guerra si muove con gli ingranaggi delle macchine, la si precedenti. Questa composizione non è una composizione in cui
gestisce sui fili elettrici. Sviluppatasi su uno scacchiere geografico c’è un uomo nel centro, circondato da una massa di altri uomini,
gigantesco, produce un flusso informativo che richiede una capillare è una composizione senza né capo né coda, una composizione in
rete di osservatori comunicanti via telefono e via telegrafo. Mente e cui un angolo conta quanto un altro angolo: la composizione del
occhio divergono e lo spazio empirico si dissocia da quello teorico. cubismo, insomma”.
I comandi militari abbandonano il fronte, cioè il punto di vista di I militari più avveduti capiscono che devono cambiare strategia,
chi è al centro dell’azione, per seguire i movimenti dell’esercito da sfruttando le potenzialità di una guerra decostruita, non più segnata
luoghi sicuri, tecnologicamente attrezzati, dove da punti di vista da una geometria elementare, ma disarticolata in un disegno più
dislocati convergono dati e informazioni. complesso, con singole e indipendenti squadre di azione.Nascono
Trionfo della comunicazione in tempo reale. Ma anche i primi autocarri mimetizzati: per confondersi con l’ambiente
sbandamento e disorientamento. Sul campo di battaglia, i generali circostante ricorrono ai principi sperimentati dalle avanguardie.
non ancora abituati alle nuove tecnologie compiono errori disastrosi, Nella sezione camoufleur, la cui insegna è un camaleonte, lavorano
con perdite umane decuplicate rispetto alle guerre tradizionali. E le oltre tremila artisti. L’Inghilterra collabora con i francesi e dal 1917
relazioni tra stati sono compromesse dagli errori di una diplomazia attua una tecnica di mimetizzazione consistente nel dipingere le
costretta a ritmi che poco aiutano la riflessione, la ponderazione e la fiancate delle navi con figure geometriche e colori tali da confondere
mediazione, perché utilizza strumenti ultraveloci, quali il telegrafo, i riferimenti spaziali all’avversario. Tecniche simili usano gli
ai quali non è abituata. americani e i tedeschi, i quali ultimi coinvolgono anche l’artista
La guerra richiede un pressoché perfetto coordinamento dei espressionista Franz Marc per dipingere reti e tele che servono per
tempi e dei mezzi. Esattamente come in una catena di montaggio o mimetizzare i cannoni tedeschi usati nella battaglia di Verdun.
in una pellicola cinematografica di cui devono essere programmati Ben presto, artisti e architetti acquistano la consapevolezza che
i singoli fotogrammi e gli orologi, per la prima volta, diventano l’arte e l’architettura possono aiutare a uscire dal tunnel, a creare un
parte dell’equipaggiamento militare, sincronizzati sull’ora del uomo nuovo. Lo faranno abbracciando ideali palingenetici, quali
quartier generale. la rivoluzione russa o, più tardi, sul versante opposto, la fascista; lo
Nonostante o, sarebbe meglio dire, a causa di tutti gli immensi vedremo tra poco. Ma se l’arte si confronterà con la rivoluzione sarà
sforzi di coordinamento delle truppe, degli approvvigionamenti, attraverso una mediazione culturale, che riconoscerà alla ricerca
dell’informazione, dello spionaggio, del sistema produttivo, che specificità e autonomia. Se questo è il momento delle rivoluzioni,
richiedono un’organizzazione perfetta, quasi di tipo tayloristico, alla realizzate o desiderate, è anche quello dei più rigorosi formalismi.
fine il risultato sembra assomigliare a una gigantesca composizione Ricorda Arp: “In rivolta dalla carneficina del conflitto mondiale
cubista. Se ne accorge Gertrude Stein quando afferma: “La del 1914, […] ci dedicammo alle arti. Mentre le pistole sparavano
composizione della guerra non è la composizione delle guerre a distanza, noi cantavamo, dipingevamo, componevamo collage
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e scrivevamo poemi con tutte le nostre forze. Cercavamo un’arte interpretazioni che privilegiano i semplici contenuti, simbolici o
basata su fatti fondamentali, per curare la follia del nostro tempo, e allegorici o gli aspetti costruttivi e funzionali. Wölfflin con il suo
trovare un nuovo ordine di cose che avrebbe restaurato l’ordine tra Kunstgeschichtliche Grundbegriffe lo fa mettendo a punto una
il cielo e l’inferno”. fenomenologia dei modi di percezione. Corrispondono a cinque
In che misura mediare la realtà effettuale della vita con la virtualità punti di vista diversi che possono essere resi da altrettante coppie
reale dell’arte: sarà questo il problema dei successivi quindici anni. di termini. Sono: lineare/pittorico, superficie/profondità, forma
Non ci sarà praticamente polemica senza che un artista accusi l’altro chiusa / forma aperta, molteplicità/unità, chiarezza assoluta /
di essere uno sciocco funzionalista o un sognante formalista. Tutti, chiarezza relativa.
proponendo la propria ricetta, sosterranno di aver perfettamente Certo, nessuna opera sarà perfettamente lineare, di superficie
risolto l’equazione: architettura è rivoluzione, architettura o o aperta. Né, per fare un altro esempio, pittorica, unitaria e di
rivoluzione, architettura e rivoluzione, architettura e basta, chiarezza relativa. I termini sono infatti da intendersi come tipi
rivoluzione e basta. Tutti saranno frustrati nel vedersela rifiutare. ideali cui ci si avvicina senza per questo mai raggiungerli, un po’
Sino a quando, a partire dal 1930, i regimi totalitari prenderanno come ciascuno di noi propende verso stati limite quali buono/
il potere e semplificheranno la questione, asservendo la forma a cattivo senza però essere mai assolutamente né l’uno né l’altro.
strumento propagandistico della loro – questa sì effettiva, anche se La scelta di Wölfflin di ricorrere a una classificazione per tipi
tradita – rivoluzione. ideali è stata certo favorita dalla contingenza storica. Ai tipi
ideali ricorre, infatti, gran parte della sociologia del periodo e in
4.2 Purovisibilità e formalismi particolare Georg Simmel. Max Weber ne dà anche una brillante
Nel 1915 esce a Basilea il libro Kunstgeschichtliche Grundbegriffe spiegazione teorica nel suo saggio del 1904 dal titolo L’oggettività
(Concetti fondamentali della storia dell’arte), scritto da Heinrich conoscitiva della scienza sociale e della politica sociale: “Il tipo
Wölfflin. Lo studioso, allievo di Jakob Burckhardt, è il più eminente ideale è ottenuto mediante l’accentuazione unilaterale di uno o
teorico del purovisibilismo. Secondo il cui punto di vista, la forma è più punti di vista e mediante la connessione di una quantità di
il medium che racchiude l’universo dell’artista e agisce provocando fenomeni particolari diffusi e discreti, esistenti qui in maggiore
i nostri sensi, misurandosi con il nostro corpo, favorendo o meno e là in minore misura, e talvolta anche assenti, corrispondenti a
un certo tipo di tattilità, anche visiva, abbagliandoci o incupendoci. quei punti di vista unilateralmente posti in luce, in un quadro
Insomma: emozionandoci o, se vogliamo usare un termine proprio concettuale in sé unitario “.
di quel periodo, attivando reazioni empatiche. Due dati d’ora in poi saranno acquisiti: il primo è che l’arte si
In tutta l’arte, e soprattutto in architettura il luogo dove si può apprezzare solo analizzandola nello specifico, cioè in quanto
danno queste interrelazioni è lo spazio. Per comprendere il quale attività produttrice di qualcosa che le è proprio – lo spazio – e
si può trascurare tutto ciò che ne è estraneo, a cominciare dalle non di generici contenuti extradisciplinari; il secondo è che
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un’opera si può classificare solo relativamente alle altre. Infatti il In Norvegia, nello Hochreith, una località lontana dalla civiltà
giudizio di vicinanza a un tipo ideale avviene per comparazione, e difficilmente accessibile dal villaggio vicino, progetta per il suo
relativizzando il giudizio rispetto a un’altra opera che funge da ritiro una baita in legno. Sembra la risposta all’apologo della casa
metro di misura. Inoltre – e ciò è particolarmente importante – sul lago di Loos, il quale dubitava che mai architetto ne avrebbe
centrato l’interesse sulla forma, si fanno giocoforza strada le ragioni potuta più costruire una che non fosse in drammatico contrasto
dell’astrattismo e delle avanguardie. Anche se Heinrich Wölfflin in con l’ambiente. Ludwig la disegna in assoluta semplicità e nella
Svizzera, Bernard Berenson in America e in Italia, Lionello Venturi tradizione del luogo, evitando insieme concessioni al folklore
in Italia apprezzeranno poco Picasso, Mondrian, Le Corbusier e ammiccamenti allo stile contemporaneo. Il risultato, austero
e compagni, ormai il tempo, anche dal punto di vista teorico, è ma volutamente banale, s’inserisce senza problemi nel contesto
maturo per un nuovo sentire. Si delineano all’orizzonte le nuove paesistico.
scuole formaliste del circolo di Mosca, dell’Opojaz di Pietroburgo Poco prima dello scoppio della guerra si trova a Vienna. Decide
e del Warburg Institute di Amburgo. Soprattutto le prime avranno di distribuire 100.000 corone dell’eredità paterna ad artisti che si
con l’avanguardia rapporti d’intensa e mutua collaborazione. trovano in cattive condizioni economiche. Tra questi ci sono Rilke,
Kokoschka e Loos. Nell’occasione conosce quest’ultimo, con cui
4.3 Una filosofia a forma di architettura: il si avventura in lunghe discussioni sull’architettura. Si incontrano
tractatus al Café Museum, disegnato dallo stesso Loos e soprannominato
Ludwig Wittgenstein già a poco più di vent’anni è un enfant Café Nihilismus, per la laconicità dello spazio e la povertà dei
prodige, un logico in grado di mettere in crisi personaggi di levatura mezzi decorativi. I due familiarizzano: tra l’opera architettonica del
internazionale. Si trasferisce, tra il 1911 e il 1913, a Cambridge, primo e quella logica del secondo vi sono analogie. Il 7 agosto parte
il centro principale della filosofia analitica in Europa. Vi trova volontario.Durante la guerra, tra estreme difficoltà, Ludwig termina
personaggi del calibro di Russell, Moore e Whitehead. Con il il suo libro. Il Tractatus logico-philosophicus, questo il titolo che
primo lega subito, stabilendo un rapporto tra il filiale e il fraterno. Moore gli darà, si fonda su un presupposto: che il linguaggio non
Nel 1913 e 1914, poco prima dello scoppio della guerra, Ludwig può accrescere il contenuto della realtà, perché non è altro che uno
si trasferisce in Norvegia per amore di solitudine e per mettere a strumento. Ne consegue che la logica, che è la modalità attraverso
punto il proprio sistema logico, risolvendo i problemi a cui non cui il linguaggio e quindi il pensiero si articolano, dev’essere
riescono a dare soluzione i suoi maestri. L’idea è realizzare un sistema trasparente, cioè tautologica. Un linguaggio metafisico fa travalicare
limpido, chiaro, efficace e, spera non senza ingenuità giovanile, l’intelletto dai propri confini, confondendo ragionamento
definitivo, inattaccabile e lontano da ogni retorica o luogo comune. scientifico e mistica, logica e metafisica; un linguaggio trasparente
Quasi una trasposizione in filosofia del programma krausiano, ma e corretto, invece, rinuncia alle connotazioni, alla retorica, e cerca
rivisto alla luce di una perfetta organizzazione logica anglosassone. di essere il più possibile asciutto e stringato, imponendosi di non
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debordare dai confini assegnati. e critici indagano il senso dell’equazione forma = linguaggio. Sono
È interessante notare che il Tractatus di Wittgenstein ha forma di influenzati sia dalle ricerche simboliste, centrate sulla parola, la
architettura virtuale. Tra il 1926 e il 1928 il filosofo, abbandonato metafora, i ritmi e le immagini, sia dalle innovazioni futuriste. Già
l’insegnamento e anche per sfuggire a un’ennesima crisi di nervi, nel 1912 Majakovskij, Burljuk, Chlebnikov, Krucˇenych scrivono
si cimenta con la costruzione della casa per la sorella, dove tenta un manifesto dal titolo Schiaffo al gusto del pubblico. Proclamano
di tradurre i principi della sua logica in un’architettura concreta, di voler buttare Pusˇkin, Dostoevskij e Tolstoj “dalla nave del
visualizzandoli e spazializzandoli. La costruisce insieme a Paul nostro tempo” e dichiarano un assoluto disprezzo per il linguaggio
Engelmann, un giovane architetto seguace di Loos. La casa è, insieme che li ha preceduti. L’attenzione è focalizzata sul significante.
alla Maison de verre di Chareau e Bijvoet, alla Dymaxion House Supremazia, quindi, della forma sul contenuto, attenzione al
di Buckminster Fuller, ai progetti espressionisti di Mendelsohn, linguaggio in quanto “entità autonoma che organizza il materiale
Häring e Scharoun, alle composizioni di Malevicˇ e van Doesburg, dei sentimenti e dei pensieri”, emancipazione della parola, rivolta
alle sintesi austro-californiane di Schindler, uno dei principali contro il significato, sino alla pura eufonia in cui, come afferma
testi del dopoguerra. Ci torneremo nel prossimo capitolo. Per ora Krucˇenych, è la forma che determina il contenuto e non viceversa.
notiamo in Wittgenstein corrispondenze tra architettura, arte e Le ricerche dei giovani letterati russi hanno non pochi punti di
logica attraverso il tema del linguaggio. Vi è comune un ideale di contatto con le tesi purovisibiliste di Hildebrand, di Worringer e, in
rigorosa articolazione sintattica, la ricerca di una forma pura che considerazione della sua particolare attenzione per la classificazione
rifugge dalla retorica, dal sensazionalismo e dal lirismo. Grado zero, stilistica, di Wölfflin. Registriamo poi, sul piano squisitamente
quindi, in cui un quadro è un quadro, un edificio è un edificio, e linguistico e filosofico, l’influsso delle Ricerche logiche (1913-
una rosa – per usare una famosa espressione della Stein – è una rosa. 1921) di Edmund Husserl e di De Saussure, due studiosi di
Siamo oltre Loos, per il quale la riduzione stilistica è un problema eccezionale levatura che in Germania e in Francia introducono,
di laconica eleganza, di raffinato buon senso, non un imperativo per contro un approccio genericamente psicologista e genetico, una
la costruzione di un mondo logicamente ineccepibile. Nonostante consapevolezza strutturale del lavoro sulla parola.
i non trascurabili punti di contatto, infatti, più i due si conoscono Nel 1915 un gruppo di giovani studiosi universitari, la cui
più emergono le differenze. Se Loos fatica a capire il giovane figura dominante è Roman Jakobson, fonda ufficialmente il
Ludwig ironizzando sui suoi comportamenti monacali e maniacali, Circolo linguistico di Mosca. L’anno successivo a Pietroburgo
quest’ultimo non perdona gli atteggiamenti estetizzanti. Ludwig nasce la Società per lo studio del linguaggio poetico, Opojaz. Il
pone un problema di linguaggio, Loos di stile. personaggio di maggior rilievo è Viktor Sˇklovskij. Gli sforzi del
circolo di Mosca si dirigono sul versante del metodo e contro il
4.4 Il linguaggio e la forma decadentismo simbolista. Più orientato sullo studio della funzione
Mentre Wittgenstein mette a punto il Tractatus, in Russia artisti poetica è l’Opojaz e, in particolare, Sˇklovskij, per il quale l’arte è
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anzitutto capacità di trascendere il senso delle cose, puro artificio a cambiare, registrando la sempre più affollata compresenza
che deve necessariamente porsi su un piano altro da quello della di generi diversi, tra cui una non facilmente definibile pittura
comune esistenza. Luogo dove l’abituale è reso inconsueto, dove il transmentale. Nel quadro Mucca e violino del 1914 vi è in nuce
discorso appare rallentato e obliquo per restituirci una visione fresca un’ideologia pre-dada, oltre ad allusioni alla pittura metafisica per
e infantile delle cose. Se così non fosse, infatti, non riusciremmo a lo strano inserimento, in un’opera in apparenza cubista, di icone
staccarci dal mondo in cui viviamo, non riusciremmo a guardarlo figurativamente ben delineate ma fuori scala e non legate da alcuna
dal punto di vista contemplativo che è proprio dell’artista. logica apparente.
Ma se l’arte, come vuole Sˇklovskij, è “sempre indipendente dalla Nel dicembre del 1915 Ivan Puni, Malevicˇ presenta trentasei
vita”, e se, come suggerisce Majakovskij, “la poesia è un tipo di composizioni astratte e suprematiste in occasione della mostra
produzione […] assai laboriosa e complessa, è vero, ma pur sempre 0.10, l’ultima mostra futurista, sollevando l’ira dei suoi rivali e,
produzione”, non ha senso perseguirla attraverso l’ispirazione. soprattutto, di Vladimir Tatlin, che sta mettendo a punto una
Sganciata dal linguaggio referenziale, è artificialità, invenzione propria ricerca fatta di oggetti poveri montati a formare uno spazio
creativa di regole, costruzione. fortemente plastico che preannuncia il costruttivismo.
Sentendosi produttori di un bene così indispensabile all’uomo, Di Malevicˇ, Tatlin non riesce a sopportare le incoerenze formali,
e non altrimenti fungibile, formalisti, futuristi, costruttivisti, la confusione stilistica, la semplificazione geometrica, ma in realtà
suprematisti si buttano a capofitto nella rivoluzione bolscevica del i rapporti tra i due sono segnati da un’acerrima rivalità caratteriale.
1917, che promette un nuovo mondo in cui c’è spazio per la libertà Tatlin arriva a mettere in crisi lo svolgimento della mostra stessa,
e l’arte. Contro il realismo socialista propugnato da Marx e Engels motivando l’opposizione con l’accusa, infame e pretestuosa, del
sostengono le leggi della forma, l’autonomia del mestiere. All’inizio dilettantismo dell’avversario.
lo scontro con i burocrati, che li accuseranno di degenerazione Fra le trentasei opere di Malevicˇ spicca il Quadrato nero, messo
artistica, appare vincente. Saranno momenti indimenticabili, in angolo come le icone nelle case contadine. Significa che la
presto seguiti dalla disillusione di una realtà molto più prosaica e dimensione dell’uomo, rappresentata dal quadrato, è subentrata a
molto meno creativa. quella divina, resa dal triangolo. Accanto al quadrato, altre opere
di rigorosa semplificazione geometrica, quali la croce nera o il
4.5 Malevič, Tatlin e il grado zero della cerchio nero. Propongono l’annullamento, la riduzione estrema:
forma “Mi sono”, afferma Malevicˇ, “trasfigurato nello zero delle forme”.
Secondo Casimir Malevicˇ, il suprematismo nasce nel 1913. Ma Nella poetica di Malevicˇ gli atteggiamenti nichilistici assumono
è possibile che il celeberrimo Quadrato nero sia stato eseguito più un valore paradossalmente costruttivo. È attraverso il nulla che si
tardi, forse a guerra iniziata e predatato. Comunque siano andate intuisce l’essenza del cosmo, che si attua l’ascesa verso l’indicibile,
le cose, certo è che in questi anni la pittura di Malevicˇ comincia l’inesprimibile, il punto zero da cui si origina tutto e dove “alto,
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basso, qui, là, non esistono più”. Seguono gli Architectonica. Sono assemblaggi di cubi e di prismi.
È un mondo senza oggetti, come bene esprimerà il titolo del Forse alludono all’iperspazio: se infatti il quadro riesce a rendere la
testo che negli anni venti viene pubblicato nelle edizioni del realtà delle tre dimensioni attraverso figure semplici piane, non si
Bauhaus (Die gegenstandlose Welt): “Nel vasto spazio del riposo vede perché l’architettura non possa rendere le quattro attraverso
cosmico, ho raggiunto il mondo bianco dell’assenza di oggetti, volumi primari. Nel 1924 il suprematismo si orienta ufficialmente
manifestazione del nulla svelato”. sul fronte dell’architettura, con progetti che rassomigliano sempre
Il grado zero è il passaggio obbligato per la successiva ricostruzione. di più a quelli De Stijl.
Se ne accorge El Lissitskij quando, nel 1922, tenta di sintetizzare A fronte di ragionamenti così astratti, quasi platonici e
la svolta: “Sì, il percorso della cultura pittorica, retrocedendo, è sicuramente segnati da un sottofondo mistico, Tatlin non può che
arrivato al quadrato, ma dall’altro una nuova cultura inizia a dare protestare. La strada da percorrere, a suo giudizio, è altra. È fatta di
i suoi frutti, sotto una nuova forma. Sì, la linea pittorica è scesa materia e non di colore, di costruzione e non di composizione, di
regolarmente… 6, 5, 4, 3, 2, 1 fino allo 0, all’altra estremità inizia energia e non di spiritualità. A provarlo sono le sculture astratte che
una nuova linea 0, 1, 2, 3, 4, 5…”. realizza in questi anni accostando materiali inconsueti: cemento,
Nel 1918 Malevicˇ realizza un Quadrato bianco su fondo bianco rame, ferro, vetro, lamiera forata. E, a testimoniare che l’arte non è
per la Decima mostra di Stato. Soltanto un cambiamento di tono pura contemplazione, i vestiti funzionali da lavoro e la stufa a basso
distingue figura e sfondo. Il quadrato compare e scompare alla consumo che realizza nel 1918-19.
nostra vista, quasi come fosse una finestra aperta sull’infinito. Altro che mistico spazio suprematista, l’arte per Tatlin si ottiene
Abbandonata la prospettiva, e cioè il punto di vista finito, montando oggetti reali nello spazio reale. La rivoluzione ha senso
le immagini sembrano fluttuare. La pittura, rigorosamente solo se legata a una nuova etica ed estetica produttiva. Quindi sì a
bidimensionale, ha raggiunto una tridimensionalità virtuale. lavori scultorei, no a quelli pittorici di Malevicˇ.
Alcuni studiosi hanno voluto riconoscervi il mondo così come Certo anche per Tatlin il sogno è annullare la forza di gravità,
percepito da un aeroplano, da un satellite, da un oggetto che si vincere il peso, conquistare lo spazio. Ma attraverso lo studio
muove nell’infinito. Un punto di vista orbitale che permette di scientifico, come prova a fare con il suo Letatlin, una leonardesca
appropriarsi del cosmo. macchina con le ali per permettere all’uomo di spiccare il volo.
Attraverso risultati sempre più sorprendenti, la pittura si Oppure con il monumento semovente alla Terza Internazionale,
avvicina all’architettura. È questa la meta ultima, la sintesi di tutte progettato nel 1919-20. È un’immensa torre, alta quattrocento
le arti. Già tra il 1914 e il 1915 Malevicˇ ha realizzato un quadro metri. Ricorda le grandi opere d’ingegneria dell’ottocento, in
dal titolo Casa in costruzione, che allude al sovrapporsi delle particolare la Torre Eiffel. Con il movimento differenziato dei suoi
forme attraverso piani. Sempre nel 1915 sperimenta spazi in tre componenti interni – ognuna delle tre sale si muove con maggiore
dimensioni; le intitolerà Planits o dell’ambiente contemporaneo. o minore velocità di rotazione all’interno dell’ossatura metallica –
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segna il tempo simbolico della rivoluzione. quadri, rigorosamente bidimensionali come fossero architetture,
Tatlin e Malevicˇ non potrebbero essere più diversi. Vivono sostenendo, in linea con quanto si va sperimentando in Russia
però entrambi una medesima contraddizione, uno stesso spirito di negli stessi anni, che l’arte è costruzione. Tzara è un letterato
conquista di uno spazio liberato. Il dilemma è se la ricerca debba affascinato dagli aspetti inconsci e contraddittori del reale, ha una
investire la sfera concettuale o esistenziale. Malevicˇ opterà per fortissima personalità e una sfrenata ambizione. Huelsenbeck, di
l’idea, cioè per la prima ipotesi, Tatlin per la materia, cioè per la non minore ambizione, tanto che per anni contenderà a Tzara il
seconda. Una visione di allucinata progettualità, antitetica ma primato dell’invenzione del termine Dada, è più interessato agli
appassionata, li unisce. Alla morte di Malevicˇ, nel 1935, in pieno aspetti politici e polemici della nuova arte.
buio staliniano, Tatlin, sempre più deluso e affaticato, si sentirà in Nell’aprile del 1916 è inventato il nome Dada. Una parola che
dovere di partecipare ai funerali dell’antagonista. non significa nulla; un semplice suono. Sarà il nuovo titolo del
periodico “Cabaret Voltaire”, di cui è già uscito un numero. Il 14
4.6 Dada e l’impossibilità di definire l’arte luglio del 1916 il dadaismo è ufficialmente proclamato. Lungi
Hugo Ball e Richard Huelsenbeck sono affascinati da Marinetti: dall’essere un movimento strutturato e organizzato, è un insieme
dallo stile telegrafico, dall’uso delle parole come suoni puri, dalla di persone diverse con ascendenze marinettiane, espressioniste,
scomposizione della frase, dalle parole in libertà. Organizzano simboliste, astratte.
per lui una conferenza a Berlino nel 1914, qualche mese prima Al cabaret sono organizzate una serata russa e una francese,
dell’entrata in guerra dell’Italia. c’è una conferenza di Kandinskij e sono mostrati i quadri di
Ball sfugge al conflitto, emigrando clandestinamente in Svizzera. Delaunay. L’incontro di culture e personalità diverse crea situazioni
Nel febbraio del 1916, convince il proprietario di un caffè sulla nuove, soprattutto quando Tzara e Huelsenbeck, seguiti da Janco,
Spiegelgasse, una strada del quartiere abbastanza malfamato inventano spericolate poesie a più voci, in più lingue, vere e fittizie,
Niederdorf di Zurigo, a darglielo in uso in cambio di un incremento ritmate da un’inventata musica negra di travolgente ritmicità.
delle consumazioni. Sarà un punto di ritrovo per gli artisti, dal Le attività continuano anche dopo la chiusura del cabaret,
nome promettente di Cabaret Voltaire. spostandosi, a partire dal 1917, nei locali della Galerie Corray nella
Sei giorni dopo l’apertura del cabaret, Huelsenbeck si trasferisce a Bahnofstrasse, subito ribattezzati Galerie Dada. Vi s’inaugurerà
Zurigo. Si aggiungono l’artista Hans Arp e i romeni Marcel Janco e una mostra su Der Sturm, saranno presentati anche il Manifesto
Sami Rosenstok, quest’ultimo autore di poesie con lo pseudonimo della letteratura futurista di Marinetti e le composizioni poetiche
di Tristan Tzara. I cinque sono molto diversi tra loro. Ball è un di Cendras e Apollinaire. Nel marzo del 1917 una mostra dedicata
letterato interessato più alla metafisica che alla concreta realtà delle ai precursori: Kandinskij e Klee. Organizzate anche un’esposizione
cose. Arp è attratto dall’arte astratta, dalle forme sinuose e dai colori dei quadri metafisici dell’italiano Giorgio de Chirico e una di
puri, che utilizza con maestria e leggerezza. Janco compone i suoi Max Ernst. Gravita sulla galleria il pittore Hans Richter, giunto
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in Svizzera per farsi curare una ferita ricevuta al fronte. Diventerà quanto operazione estetica. Ciò avviene nel preciso momento in
uno dei punti di riferimento del movimento e, in seguito, l’autore cui battezza con un titolo in apparenza senza senso, In advance of
di un’accurata, documentata e affettuosa ricostruzione dal titolo the broken arm (In anticipo per il braccio rotto) un badile da neve
Dada. Art and anti-art. di produzione industriale che appende al soffitto. Ripensando allo
L’esperienza della galleria dura poco. Presto avviene la diaspora. scolabottiglie del 1913, Duchamp manda una lettera alla sorella a
Ball si ritira nel suo esilio ticinese. Huelsenbeck già agli inizi del Parigi pregandola di scriverci su qualcosa: “Dunque, quando sei
1917 ritorna in Germania, dove con Jung, Grosz, Heartfield e salita nello studio hai visto la ruota di bicicletta e lo scolabottiglie.
Raoul Hausmann fonda un club dadaista, impegnato sul versante Io ho acquistato quest’ultimo come una scultura già compiuta. Ho
politico. Tzara attiva contatti con i francesi, attratti dal lato surreale un’idea in proposito: stai a sentire. Qui a New York ho comprato
della poetica dada. È l’inizio della diffusione del movimento in alcuni oggetti dello stesso stile e li ho chiamati “ready-made”, tu
Europa. sai abbastanza di inglese per comprenderne il significato di “già
Nel 1918 arriva in Svizzera dagli Stati Uniti Picabia. Rianima compiuto” che ho assegnato a questi oggetti – io li firmo e vi
il clima zurighese e riporta in Europa le esperienze analogiche, scrivo qualcosa in inglese. Ti darò qualche esempio: ho comprato
antilogiche, illogiche che lui stesso e Duchamp hanno introdotto una grande pala da neve sulla quale ho scritto In advance of the
negli Stati Uniti. L’attività del gruppo zurighese sarà d’ora in poi broken arm… non cercare troppo di interpretare questo in senso
orientata verso il non senso, l’antiarte, la messa in discussione di romantico o impressionistico o cubistico – non ha niente a che fare
ogni valore. Fonda e finanzia anche una rivista, dal titolo “391”, con tutto ciò… Tutto questo preambolo per uno scopo: prendi
che allude esplicitamente al numero civico (291) della galleria lo scolabottiglie, ne farò un ready-made da lontano. All’interno
newyorkese di Alfred Stieglitz e al titolo “291” della rivista edita dell’anello inferiore, scrivi la frase che ti indico a parte in piccole
sempre da Stieglitz, nata dopo la chiusura della gloriosa “Camera lettere di color bianco argenteo dipinte con un pennello e firma
Works” e in cui si riconosce gran parte dell’avanguardia americana: nelle stesse lettere: Marcel Duchamp”.
da Joseph Stella a Georgia O’Keeffe a Man Ray. A rendere tale l’opera d’arte non è quindi la forma, ma può essere
Alcuni studiosi hanno voluto vedere nelle opere che Picabia, qualunque cosa, anche il titolo, purché tradisca l’intenzionalità
Duchamp e Man Ray producono in America a partire dal 1915 dell’artista. Più tardi Duchamp riassumerà il senso della scoperta:
una sorta di dadaismo che si svolge, anche senza averne ancora il “A ready-made is a form of denying the possibility of defining art”.
nome, parallelamente a quello zurighese. Ciò è soprattutto vero per Per l’arte questa affermazione avrà lo stesso potere disgregante che
le opere realizzate da Duchamp. ha avuto la scoperta della relatività per la fisica.
Abbiamo detto in precedenza che i ready-made risalgono al Duchamp sperimenta con numerose variazioni l’idea, sino a
1913 e sono realizzati in Europa. In realtà è solo a partire dal pensare di eleggere a ready-made il Woolworth Building, allora, con
trasferimento a New York del 1915 che Duchamp li teorizza in i suoi 241 metri d’altezza, il più alto grattacielo del mondo. Tutto,
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sembra dire, può trasformarsi in arte e, in effetti, mai arte e vita dirompente e innovativo, rimettendolo in gioco. Lo restituirà in
sono apparse tanto prossime. In realtà è l’opposto: se qualunque forma aperta e problematica anche agli altri movimenti coevi,
oggetto può diventare opera d’arte, l’artisticità diventa impalpabile, quali De Stijl e purismo, che quando vogliono ritrovare elasticità
impercettibile dai più. Generando paradossi e controsensi su cui e svecchiarsi dovranno attingere proprio allo spirito dada. Da
giocare. quest’opera di scoperta di nuovi territori e di sistematica rottura
Non sono pochi i parallelismi tra il metodo di Duchamp e le teorie dei vecchi confini nasce la cultura artistica contemporanea.
di Sˇklovskij, soprattutto per quanto riguarda l’approccio obliquo Dada non produce una propria architettura. Secondo alcuni
che contraddistingue l’attività artistica, quella “mossa del cavallo” critici non potrebbe essere altrimenti: perché è più un atteggiamento
che gli permette sempre di spiazzare il pubblico, imponendo nuovi che uno stile e perché è molto difficile produrre contraddizione,
punti di vista alla realtà. analogia e non senso in edilizia. Infatti – se si escludono alcuni
A metà tra un ready-made e uno scherzo è un orinatoio, intitolato allestimenti di mostre o eventi effimeri in cui artisti-architetti come
Fontana, che l’artista produce nel 1917 in occasione della mostra Kiesler, con grande abilità, giocano sui temi del disincanto, della
della Society of Indipendent Artist, firmandolo R. Mutt. L’arte, contraddizione, dello stupore – saranno costruite solo due piccole,
sostiene Duchamp, è sfuggente, una funzione piuttosto che una anzi piccolissime, opere dadaiste. Più sculture che architetture. Una
forma nel senso tradizionale. E poi ogni opera ha una componente è la porta dello studio di Duchamp che è, sempre e nello stesso
giocosa, paradossale, umoristica. Ma l’umorismo, come hanno tempo, aperta e chiusa, essendo l’anta incernierata a metà di due
dimostrato Bergson, Pirandello, Freud, è contraddizione. Vista bucature poste tra loro a 90 gradi e quindi destinata a chiudere
in questa luce, l’opera di Duchamp – che, detto per inciso, è un solo l’una o l’altra. L’altra è il Merzbau, un ambiente costruito da
attento lettore di cose matematiche e in particolare delle opere di Kurt Schwitters con oggetti di ogni tipo: a metà tra un oggetto
Poincaré – è un’esplicita rivendicazione della fertilità del paradosso, esistenziale tridimensionale e un’opera di interni.
dell’impossibilità di trasporre nei termini del linguaggio e del Escludendo queste due opere – che, per quanto minute, saranno
ragionamento scientifico l’esistenza. È in questo orizzonte, in cui in ogni caso un punto di riferimento per le sperimentazioni degli
la vita è molto più di un insieme logico e ordinato di fatti, che i anni sessanta e settanta – Dada agirà per vie traverse: evidenziando
dadaisti scoprono le coincidenze del caso, distruggono le certezze il carattere relativo di ogni formalismo, introduce il valore del
dell’occhio, trovano nuove definizioni dell’arte, smantellano i caso, dell’associazione libera, del non programmato, liberando il
confini delle discipline, riscoprono il potere dell’analogia, dei valore del significante dal peso del significato, mostrando l’aspetto
suoni senza senso, delle immagini senza referente, dei discorsi tragico e giocoso del meccanico. E così facendo influenzerà in un
inintellegibili e senza costrutto. modo o nell’altro i principali architetti operanti negli anni venti e
Dada, quindi, assorbe dalle avanguardie dell’anteguerra – trenta. Adolf Loos, per esempio, costruisce la casa di Tzara; Kiesler
espressionismo, cubismo, futurismo – ciò che vi è di più energico, frequenta Duchamp e realizza un’opera tratta da un suo disegno;
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van Doesburg affianca la sua attività neoplastica con una parallela denunciarne le derive espressioniste.
dadaista gestita con il nome di I.K.Bonset, Le Corbusier attraverso Il carattere proteifome, unito a una forte personalità, indurrà
i surrealisti sperimenta gli oggetti a reazione poetica. van Doesburg ad attivare ogni forma di sperimentazione. Anche
a costo di cambiare nome, per sfuggire al giudizio dei detrattori o
4.7 Theo van Doesburg e De Stijl degli amici che, come Mondrian, perseguono strade più rigorose. A
“De Stijl”, come Dada, non è un movimento. È il titolo di una partire dal maggio del 1920, firma scritti e poesie futuriste e dadaiste
rivista pubblicata nel 1917, grazie al lavoro di un personaggio con lo pseudonimo di I.K. Bonset e, dal 1921, usa il nome italiano
multiforme: Theo van Doesburg, pittore, scultore, fotografo, di Aldo Camini per alcuni scritti. Il neoplasticismo è per lui una
critico d’arte, poeta e, all’occorrenza, architetto. strada, non la formula decisiva. Nel 1922 lancia la rivista dadaista
Van Doesburg ha indubbie capacità di aggregare persone intorno “Mécano”, nel 1926 pubblica il nuovo manifesto elementarista,
a un progetto. Riesce a coinvolgere nella rivista gli architetti Jacobus dove rompe con la staticità delle linee perpendicolari.
Johannes Oud, Jan Wils, Robert Van’t Hoff e Gerrit Rietveld, i Van Doesburg incontra Mondrian qualche mese prima di Oud,
pittori Piet Mondrian, Bart van der Leck, Vilmos Huszár, lo nel febbraio del 1916. Sono gli anni in cui il pittore si intrattiene
scultore Georges Vantongerloo. Spera anche di attirare artisti quali lungamente con il filosofo Schönmaekers, sacerdote cattolico
Picasso e Alexandr Archipenko. E, attraverso Oud, che gli è vicino, conquistato dalla teosofia. “La sua base”, scriverà van Doesburg,
contatta Berlage, padre spirituale dell’architettura olandese, il quale “è esclusivamente matematica, l’unica e sola scienza pura e punto
però lascia cadere l’offerta. La rivista, con tiratura di circa mille di riferimento unico per i sentimenti…Mondrian applica questi
copie, sarà pubblicata dal 1917 al 1928, anche se già a partire principi servendosi, per raffigurare i suoi turbamenti emotivi, delle
dai primi anni si accumulano malumori dovuti alla differenza due forme più pure e cioè le linee orizzontali e verticali”.
dei caratteri. Oud è un pragmatico, Mondrian un ascetico, Van’t Mondrian crede nel valore atemporale delle idee,detesta il
Hoff un sognatore che nel 1918 non esiterà ad abbandonare la mutamento e la natura, e ha paura della precaria esuberanza della
professione di architetto. vita. Per lui la pittura è infinito gioco di equilibrio tra i principi
Nel 1918 van Doesburg litiga con Huszár, nel 1919 con Wils e della simmetria e dell’asimmetria, di ponderazione fra diversi pesi
Van’t Hoff, nel 1921 con Oud, nel 1922 è il turno di Mondrian. dei colori e delle linee. Per van Doesburg l’astrazione è invece
Energico, proteiforme e imprevedibile, ha un carattere che alla un detonatore di energia plastica. Per Mondrian l’astrazione è
lunga lo rende insopportabile. I suoi amici sanno che è capace di il modo per esorcizzare l’energia del cosmo, per l’altro il mezzo
accanirsi per un’intera serata contro una teoria, che il giorno dopo per giungervi. Non a caso van Doesburg si interesserà al tema
sostiene attribuendosene la paternità. Coltiva intense passioni della quarta dimensione, che invece lascerà del tutto insensibile
e forti rancori. Non esita nel 1921 a trasferirsi a Weimar, dove Mondrian. E sembra pensato apposta per lui e per i suoi amici dada
l’anno dopo allestisce due controcorsi, antagonisti al Bauhaus, per l’esempio einsteiniano per spiegare la relatività generale, pubblicata
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nel 1916: un ascensore che precipita nel vuoto, mentre dentro si lavoro di un altro, bensì progettare un’architettura in cui valori
svolgono semplici esperimenti. pittorici e spaziali trovino unità sin dal momento della loro
Van Doesburg conosce Oud nel 1916. È Oud a prendere concezione. Non avendone gli strumenti tecnici, lo farà attivando
l’iniziativa, scrivendogli di aver appreso da un comune conoscente una fruttuosa collaborazione con il giovane architetto Cornelis van
dell’idea di fondare a Leida un’associazione di pittori. Propone di Eesteren; lo vedremo nel prossimo capitolo.
ammettervi anche gli architetti: il 31 maggio nasce l’associazione Oud, anche dopo il distacco dal movimento, realizza alcune
De Sphinks, di cui Oud è presidente e van Doesburg secondo costruzioni che ricordano gli stilemi De Stijl. Tra questi il caffè
segretario. Oud propone a Theo di aiutarlo, come esperto del De Unie del 1924. Si tratta però di assonanze stilistiche. Le tappe
colore, in alcuni incarichi di architettura. Al di là della reale successive del suo percorso saranno un raffinato funzionalismo e
importanza sia degli edifici sia degli interventi cromatici – in realtà poi un sempre più asfittico classicismo.
modesti – la collaborazione serve a chiarire a entrambi le idee sul Nella ricerca di una nuova spazialità saranno paradossalmente più
rapporto tra le arti figurative e l’architettura. Per Oud l’intervento coerenti Wils e Van’t Hoff, i quali intenderanno il neoplasticismo
dell’artista è del tutto decorativo, serve a far risaltare alcune parti come il pretesto per smantellare la scatola e articolare in piani le
della costruzione all’interno di una concezione spaziale complessiva loro costruzioni. Sono influenzati da Berlage e, attraverso di lui,
decisa dall’architetto. Per van Doesburg è il gioco dei piani colorati da Wright. Entrambi producono tra il 1914 e il 1918 alcuni
che ristruttura lo spazio, trasformando l’architettura in un evento edifici che ricordano le Prairie House di Chicago. Van’t Hoff si
plastico, cioè deoggettualizzandola. reca addirittura in pellegrinaggio in America nel 1914. Del primo
Le differenze, dopo alcune collaborazioni, emergono e, nel segnaliamo il delizioso padiglione nel parco pubblico di Groningen
1921, i due si separano, a causa del progetto per gli alloggi dei (1917); del secondo la residenza estiva di J.N. Verloop (1914-15)
blocchi VIII e IX di Spangen, a Rotterdam. Oud obietta che il e la villa Henny, detta Betonvilla perché è realizzata in cemento
colore proposto da van Doesburg potrebbe avere controindicazioni armato prefabbricato. Sono edifici di qualità, ma sostanzialmente
pratiche – il giallo per i portoni, per esempio, è soggetto a sporcarsi di scuola. Van’t Hoff, forse, avrebbe avuto le carte per diventare
con facilità – e, in alcuni casi, i toni sono troppo accessi. Theo gli uno dei più sensibili architetti olandesi, se, sconvolto dalla guerra
risponde: “O così o niente”. e dagli eventi politici, non avesse appeso la squadra al chiodo,
L’architetto – lo aveva già compreso l’artista Bart van der Leck firmandosi da allora in poi “ex architetto”.
a seguito dei difficili rapporti di collaborazione con Berlage – non Vi è, infine, Gerrit Rietveld: nel 1924 sarà autore di una
può accettare di realizzare un contenitore che viene annullato dal costruzione a Utrecht di particolare interesse, la casa Schröder, su
pittore. Dal 1922 Oud non si considera più parte di De Stijl. cui torneremo nel prossimo capitolo. Nel 1917, o forse nel 1918,
Van Doesburg impara la lezione: per ottenere un edificio la anticipa realizzando la celeberrima Sedia rosso-blu (la versione
neoplastico non dovrà sovrapporre il suo intervento pittorico al finale, così come noi la conosciamo, è però del 1923). L’oggetto
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chiarifica il problema del rapporto tra pittura e costruzione che problemi verso cui gli architetti neoplastici mostrano un certo
sta assillando van Doesburg e avvelenando i suoi rapporti con affanno. Sono:
Oud. Colore e forma, se vogliono interagire con efficacia, non – primo: la gestione di un complesso edilizio in cui siano
devono essere pensati separatamente, ma nell’unità della superficie. compresenti i caratteri della diversità e dell’unità, anche a costo
Sarà il piano – sfuggente, colorato, dinamico – e non il volume di cadere nel pittoresco, ma senza precipitare nel vernacolare. De
– rigido, stereometrico, centralizzante – lo strumento della nuova Klerk la ottiene attraverso tracciati regolatori, appresi da Berlage (e
architettura. utilizzati, per la verità, con molta più maestria e creatività, anche
Negli anni in cui si diffonde De Stijl, si sviluppa in Olanda la da Wright). Questi ordinano senza costringere, ammettendo quella
cosiddetta scuola di Amsterdam, i cui principali esponenti sono diversità che per altra via sarebbe ingestibile;
Johann Melchior van der Mey, Michel de Klerk, Piet Kramer, – secondo: la precisione del dettaglio, la ragionevolezza della
Hendricus Theodorus Wijdeveld. Fautori di un’architettura costruzione senza forzare l’edificio in astratti schemi geometrici,
esuberante, curata nei dettagli, quasi espressionista nell’esasperazione che ne comprometterebbero la gestione in termini di manutenzione
di forme e motivi provenienti dalla tradizione, ottengono incarichi e durata nel tempo;
di rilievo dall’amministrazione cittadina, soprattutto di edilizia – terzo: il soddisfacimento dell’utenza affascinata dalle trovate
residenziale pubblica, nelle nuove zone a sud, ovest ed est della plastiche, quasi fiabesche, e attratta dalla scala umana dell’edificio,
città. anche grazie alla capacità di de Klerk di articolare lo spazio
Van Doesburg considera le architetture di questi progettisti complessivo in unità minori;
come un retaggio del passato, accomunandole nel suo odio alle – quarto: l’integrazione con il contesto urbano e il controllo
opere degli espressionisti tedeschi. In effetti molti lavori si limitano architettonico ineccepibile degli spazi semipubblici. De Klerk sa
al disegno di facciate su impianti tradizionali dettati dalle imprese progettare il vuoto: inventa una piazzetta sul retro, caratterizzata,
edilizie e a volte sono stucchevoli nel loro eccesso decorativo. da una torre di gusto popolaresco, e articola l’interno con spazi di
Tuttavia alcune fanno decisamente eccezione. Tra queste la eccezionale fascino, che tollerano anche l’inserimento, ai limite del
produzione di de Klerk e in particolare un’opera progettata nel kitsch, di una sala per riunioni che ricorda l’edilizia rurale olandese.
1917, ma completata nel 1921. È l’ultimo di tre blocchi abitativi Sono numerosi gli architetti contemporanei di de Klerk che ne
che gli vengono commissionati prima da Klaas Hille e poi dalla riconoscono l’eccezionale bravura. Tra questi Bruno Taut, che nel
Eigen Haard. libro del 1929, Das neue Baukunst in Europa und Amerika, lo
L’edificio, che insiste su un blocco triangolare, ingloba abilmente ricorderà come “un maestro dotato di grande talento”. Nel 1918
una scuola preesistente e raggiunge un grado di elaborazione spaziale uscirà la raffinata rivista “Wendingen”. Sino al 1931 pubblicizzerà
che rimarrà ineguagliato nell’architettura olandese di quegli anni. le opere di de Klerk e della scuola di Amsterdam e farà sentire la sua
Infatti, con questo edificio de Klerk risolve almeno quattro voce diffondendo i principi dell’organicismo e dell’espressionismo
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in Olanda e in Europa. mentre questi puntano sul dinamismo, per il giovane Jeanneret la
corrispondenza investe un principio ideale. Macchina e opera d’arte
4.8 Il purismo e il ritorno all’ordine condividono la stessa ansia di chiarezza, di precisione, di onestà
Dopo due anni di lavoro nello studio di Perret, tra il 1908 e il strutturale, di economia. Qualcuno, scherzosamente, ha notato
1909, e cinque mesi nello studio di Behrens, nel 1910, Charles- che il giovane Le Corbusier osserva il più importante tempio greco
Édouard Jeanneret, più tardi noto come Le Corbusier, non con gli occhi di uno svizzero che guarda gli ingranaggi di un buon
poteva non rimanere influenzato dalla forte personalità dei due orologio. E, in effetti, vi è in nell’equazione una sopravalutazione
architetti. Anche a costo di tradire gli insegnamenti del maestro delle valenze estetiche della matematica, una preoccupante
Charles L’Eplattenier, con il quale ha studiato nella città natale di idealizzazione della tecnica e un disprezzo per i manufatti in cui
La Chaux-de-Fonds. L’anno dopo, nel viaggio in Oriente – dove l’utile non si manifesti con le forme pure della geometria euclidea.
in sei mesi tocca Praga, Vienna, Budapest, la Serbia, la Romania, Quindi nessun equivoco funzionalista. Se più tardi Le Corbusier
la Bulgaria, la Turchia, la Grecia e l’Italia – rimane affascinato parlerà dell’alloggio come di una macchina per abitare, lo farà
dal mondo mediterraneo, letto in chiave classica. Charles Jencks, solo perché penserà alla perfezione dell’oggetto meccanico, perché
nella monografia dal titolo Le Corbusier and the Tragic View of cercherà di ricreare l’assolutezza plastica di un oggetto classico.
Architecture, riassume in cinque gli insegnamenti che Jeanneret trae Tanto è vero che stigmatizzerà le correnti funzionaliste più radicali
dal viaggio. Sono: i volumi elementari, quali sfere, cubi, piramidi, e gli sfuggiranno le ricerche sul grado zero della forma che, a partire
delle moschee di Costantinopoli; la semplice bellezza e l’austera da quegli anni – si pensi a dada e Duchamp – stanno producendo
moralità di interi villaggi con edifici dipinti di bianco; l’orrore inaspettati risultati.
per l’eclettismo stilistico e l’eccesso di decorazioni patito nei bazar Infine, lo preoccuperanno le istanze individualiste o spiritualiste
turchi; il piacere di vivere con oggetti essenziali così come fanno i che muovono larga parte della produzione espressionista e organica
monaci nel convento del monte Athos; la precisione del dettaglio, a lui contemporanea. Da qui le fondate accuse d’insensibilità
la chiarezza e l’onestà strutturale del tempio greco. Il Partenone, in provenienti dal sanguigno Häring – con cui avrà una polemica
particolare, gli appare come una macchina perfetta. Dirà: “Siamo feroce – e gli attacchi di neoaccademismo che gli muoveranno
nell’inesorabile dominio del meccanico […] le modanature sono critici più avveduti quali Karel Teige.
perfette e ben saldate […] tutto questo meccanismo plastico è L’ossessione matematica non abbandonerà Le Corbusier anche
realizzato in marmo con il rigore che noi abbiamo imparato ad quando, avanti negli anni, orienterà la sua ricerca su forme più
applicare alla macchina. L’impressione è di un acciaio a vista espressive. Basti pensare al Modulor, un’unità di misura delle
perfettamente trattato”. Opera d’arte come macchina e macchina proporzioni umane basata sulla sezione aurea, sviluppata tra il
come opera d’arte. L’equazione non è nuova. L’hanno già tentata i 1942 e il 1948.
futuristi paragonando un’automobile alla Nike di Samotracia. Ma, Nel 1912 il venticinquenne Jeanneret, pur sentendosi soprattutto
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un pittore, apre a La Chaux-de-Fonds uno studio di architettura. direttore tra il 1915 e il 1916 della rivista “L’Elan”, una pubblicazione
Nel dicembre 1914 lavora a un progetto di case a basso costo, in vista vicina al cubismo. I due diventano amici, condividendo una
della ricostruzione postbellica. Applica il principio dell’ossatura in medesima insoddisfazione verso gli atteggiamenti distruttivi delle
cemento armato. Le forme sono particolarmente semplici, le case avanguardie e un bisogno comune per nuove leggi su cui fondare la
disposte secondo razionali principi di organizzazione urbanistica, pittura e le altre arti.
forse secondo quanto appreso da Tony Garnier, incontrato nel 1907 Nel 1918 nasce il purismo. È una rilettura del cubismo alla luce
a Lione, il quale sta ragionando da tempo sui progetti di un’ideale del classicismo e dell’estetica industriale i cui principi si trovano nel
città industriale per 35.000 abitanti, alloggiati in isole residenziali libro Après le cubisme. È un testo scritto a quattro mani, in cui si
di 30 x 150 metri (i disegni di Garnier saranno pubblicati in volume denuncia la morte di un certo tipo di avanguardia: in primis, dada
solo nel 1917 e ripubblicati in parte da Le Corbusier su “L’Esprit e cubismo. “La decadenza”, si dice, “è prodotta dalla disinvoltura
Nouveau” nel 1920). nel fare e dalla pigrizia nel fare bene, dalla sazietà per la bellezza e
È la città, più che l’architettura, che affascina il giovane progettista. dal gusto per il bizzarro”. E poi: “Noi abbiamo oggi anche i nostri
Ha in programma di scrivere un libro dal titolo La construction Partenoni, la nostra epoca è meglio equipaggiata di quella di Pericle
des villes. A tal fine si reca a Parigi, dove va a consultare materiale per realizzare l’ideale della perfezione”.
documentario presso la Biblioteca nazionale. Nel 1922 disegnerà Il primo capitolo è un attacco al cubismo, il secondo un’esaltazione
un progetto per una città contemporanea per tre milioni di abitanti. dello spirito moderno, il terzo è dedicato alle leggi e in particolare
Tra il 1916 e il 1917 realizza villa Schwob, una costruzione alla selezione naturale che porta alla produzione di forme pure e
fortemente stereometrica, le cui masse imponenti e classicamente standardizzate.
articolate sono accentuate da un monumentale cornicione che le Jeanneret e Ozenfant formano coppia fissa. Così li descriverà
circonda. È la definitiva presa di distanza da ogni estetica romantica nei primi anni venti Jean Epstein, cineasta d’avanguardia: “I
a favore dei metodi di composizione Beaux-Arts. due reverenziali fratelli puristi, così erano spesso chiamati, erano
Nel 1917 si trasferisce a Parigi. La Francia è segnata dalla guerra entrambi seri e vestiti completamente di nero, in uno studio dove
in corso. Jeanneret s’impegna come uomo d’affari e imprenditore ogni sedia, ogni tavola e ogni pezzo di carta aveva un suo uso
con la Societé d’entrerprises industrielles et d’études e la Briqueterie strettamente determinato. Mi intimidivano terribilmente”.
d’Alfortville, una fabbrica di mattoni. L’esperienza lo impegna sino Dipingono nature morte che ricordano vagamente i quadri
al 1921, quando la fabbrica chiuderà in grave perdita. Per quanto metafisici. Vi è però minore straniamento e maggiore esattezza.
si abbeveri di Nietzsche, autoconvincendosi di essere un duro Anche grazie all’uso dell’assonometria, spesso con i due assi
che opera con freddezza nella spietata metropoli contemporanea, coincidenti, per non discostarsi troppo dalle proiezioni ortogonali,
l’artista non riesce a trasformarsi in imprenditore. e cioè dalla precisione del disegno tecnico.
Nel maggio del 1917 incontra il pittore Amédée Ozenfant, già Nell’ottobre del 1920 esce il primo numero di “L’Esprit
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Nouveau”. La rivista dispone di scarsi mezzi, anche se, grazie Parte 1 capitolo 5

Commistione dei
all’uso di pseudonimi con i quali i due si firmano, sembra vantare
numerosi collaboratori. Uscirà per pochi anni, ma avrà un
importante influsso sull’architettura contemporanea. Ne parleremo
nel prossimo capitolo. linguaggi: 1918-1925

5.1 Commistioni
Il bilancio della guerra di dieci milioni di morti è aggravato da
epidemie, quali la spagnola, che mietono altre vittime. Germania
e Austria sono smembrate nei loro territori e oberate dal peso di
insostenibili riparazioni di guerra, causa di una crisi economica
che porta all’inflazione del 1923, quando per cambiare un dollaro
servono 3.760.000.000 marchi.
Alla speranze suscitate dalla rivoluzione Russia segue la guerra
civile, un periodo di privazioni, che la Nuova Politica Economica
del 1921 solo temporaneamente allevierà, e una dittatura
sanguinaria, burocratica e sempre più intollerante. Altre speranze
rivoluzionarie, soprattutto in Germania dove, secondo le previsioni
di Marx e poi di Lenin, la rivoluzione mondiale avrebbe dovuto
avere inizio, saranno represse nel sangue. Comincia l’epoca del
sospetto, della caccia alle streghe, del proibizionismo. Il processo
a Sacco e Vanzetti si svolge nella pur democratica America proprio
nel 1920, l’anno in cui è esteso alle donne il suffragio universale,
per culminare con l’ingiusta condanna a morte dei due anarchici
eseguita nel 1927.
Impazzano i nazionalismi, esasperati dalle ripartizioni territoriali
114 torna al sommario 115
che seguono la guerra. Si profilano uomini forti e regimi totalitari: poco o nulla. E ciò che si realizzerà sarà affidato a professionisti maturi
nel 1922 Mussolini marcia su Roma e il 3 gennaio del 1925 e politicamente introdotti, e non a idealisti inesperti che proclamano
annuncia la definitiva soppressione dello stato liberale. Regimi di voler rivoluzionare il mondo. Si sviluppa l’architettura disegnata,
autoritari seguono in Spagna, in Portogallo, in Iugoslavia, in fatta di sogni destinati a restare sulla carta. Ai giovani architetti non
Polonia. Nel 1921 Adolf Hitler, un architetto mancato che pratica resta che incontrarsi in numerosi convegni in giro per l’Europa,
la pittura, fonda il partito nazionalsocialista. Nel 1922 Josif stampare pubblicazioni, promulgare manifesti, preparare il terreno
Visarionovicˇ Dzˇugasˇvili, detto Stalin, è segretario generale del per il sorgere di un movimento internazionale che si afferma in
partito comunista sovietico. questi anni, ma si consoliderà nel 1928 con l’esperienza dei CIAM,
Artisti e architetti si sentono confusi. Oscillano tra il bisogno i congressi internazionali di architettura moderna.
di proiettare sull’opera le proprie ansie e il desiderio di realizzare, La crisi spinge a guardare agli Stati Uniti, l’unico paese che è
finalmente, un mondo razionale, che funzioni con la precisone uscito indenne, se non rafforzato, da un conflitto in cui è entrato
di un congegno meccanico. In forma di dilemma tra razionalità all’ultimo minuto (aprile 1917). Vi si trasferiscono per sfuggire alla
e irrazionalità, autorità e libertà, regola e arbitrio, oggettività e guerra o alle sue conseguenze Schindler (1914), Neutra (1923),
individualismo, autonomia ed eteronomia, il problema assillerà, Kiesler (1926) e la vasta comunità di artisti d’avanguardia di cui
almeno sino alla prima metà degli anni venti, i protagonisti Duchamp è il principale esponente. Nel 1923 la biografia di Henry
dell’avanguardia. Personaggi carisimatici quali Taut e van Doesburg Ford, l’imprenditore americano che ha rivoluzionato i metodi di
oscillano tra la costruttività dell’ingegnere e la formatività produzione industriali, è tradotta in tedesco: è subito tra i libri più
dell’artista. Il primo persegue un’estetica espressionista, sogna venduti in Germania. Al Bauhaus il sogno americano si affianca
cattedrali di cristallo, ma poi s’impegna in prima persona nei al mito orientale predicato da Itten, contando un numero non
programmi di edilizia sociale delle municipalità di Magdeburgo e inferiore di seguaci. A Mendelsohn nel 1924 è commissionato un
Berlino; il secondo predica il razionale neoplasticismo di Mondrian, libro sugli Stati Uniti dal proprietario del quotidiano “Berliner
ma si apre all’esperienza Dada. Dilemmi simili vivono Gropius Tageblatt”. L’anno precedente sulla rivista “Sturm” era apparsa una
e Mies van der Rohe, le cui opere sono in bilico tra la tensione poesia scritta da Herwarth Walden: “Berlino è la capitale degli Stati
espressionista e il bisogno di una nuova oggettività. Confusione Uniti d’Europa. […]Forse gli Stati Uniti d’America hanno una loro
regna al Bauhaus, dove è in atto uno scontro tra l’ala espressionista Berlino. Ma a Berlino mancano gli Stati Uniti d’Europa”.
e il nascente movimento costruttivista. Stesse incertezze tra i pittori L’incontro ravvicinato di culture lontane e diverse che prima
della Neue Sachlichkeit, che proclamano un asciutto realismo, ma si erano confrontate solo in maniera episodica, produce un clima
si lasciano tentare dalla deformazione espressionista. eccezionalmente vitale, caratterizzato dalla commistione e dalla
Agli architetti mancano le occasioni professionali. In gran parte varietà dei linguaggi. L’architettura se ne gioverà, producendo
dell’Europa e in Unione Sovietica, almeno sino al 1924, si costruisce opere fra loro profondamente diverse, quali la casa in Kings
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Road di Schindler, il cappellificio Steinberg di Mendelsohn, la un formalista, afferma sprezzantemente: “non è un’arte puramente
casa Schröder di Rietveld, il padiglione di Mel’nikov all’Expo di costruttivista, ma soltanto un’imitazione della macchina”.
Parigi, la casa La Roche di Le Corbusier: preparano il terreno per Delle due fazioni, la costruttivista sembra avere il sopravvento.
la stagione dei capolavori che saranno realizzati nella seconda metà Il programma del formalista Kandinskij all’Inkhuk è bocciato e,
degli anni venti. nel 1922, l’artista decide di trasferirsi a Weimar per insegnare al
Bauhaus. Gabo fugge in Europa. Malevicˇ si rifugia a Vitebsk, dove
5.2 Tra formalismo e costruttivismo ha fondato una scuola suprematista, la Scuola della Nuova Arte.
Poeti, artisti, architetti si uniscono alla rivoluzione russa. “Nelle Nel 1922 Alexei Gan scrive il manifesto del costruttivismo,
strade, futuristi, tamburini e poeti!” declama Majakovskij. Pittori Konstruktivizm. E Il’ja Golosov, un funzionalista che tra il
quali Chagall, Kandinskij, Malevicˇ partecipano al movimento. 1924 e il 1925 si unirà ai costruttivisti, in una conferenza del
Nel 1918 sono fondati i Liberi Laboratori. Diventeranno nel 1920 dicembre del 1922 afferma: “[Nei primi anni] si era al tempo
il Vkhutemas, l’Istituto Tecnico Artistico superiore di Mosca. Vi dell’architettura disegnata, si realizzava poco e niente, così i
saranno facoltà di architettura, di pittura, scultura, lavorazione giovani studenti del Vkhutemas, gli architetti esordienti, i pittori
del legno e del metallo. Tutti i dipartimenti afferiscono a un unico passati all’architettura potevano sbizzarrirsi, a dispetto degli aspetti
corso preparatorio in cui sono insegnati i principi base della forma, funzionali dell’architettura e dei suoi problemi costruttivi. […] La
come al Vorkurs del Bauhaus di Weimar, l’altra importante scuola giustificazione razionale delle forme era l’ultimo dei problemi. […]
che nasce in questo periodo.Nel 1920 è fondato l’Inkhuk, Istituto Furono i gruppi di sinistra del Vkhutemas che in questo campo nel
per la cultura artistica. 1920-1922 svolsero il ruolo principale. Là si elaborarono le teorie
All’Inkhuk e al Vkhutemas divampano le polemiche tra i allora largamente diffuse dei giochi di volumi, dell’architettura
sostenitori del valore autonomo dell’arte, i formalisti, e coloro che come organismo, del movimento, del ritmo”.
vogliono legarla a fattori più oggettivi. Nell’arte, come abbiamo visto I formalisti, per quanto in minoranza, non si danno per vinti.
nel precedente capitolo, lo scontro investe i capiscuola Malevicˇ Nikolai Ladovskij, nel 1923, fonda la Asnova, o Associazione
e Tatlin. In architettura l’atelier di Nikolai Ladovskij, formalista dei nuovi architetti. Il gruppo sarà attivo sino al 1932, ma con
e razionalista, e l’atelier di Aleksandr Vesnin, costruttivista, scarsi mezzi a disposizione. La sua presenza si sente soprattutto
entrambi professori al Vkhutemas. Le polemiche sono feroci. nel campo dell’insegnamento, grazie all’impegno profuso da
Nel 1921 Tatlin presenta il modello del Monumento alla III Ladovskij e Dokucaev al Vkhutemas. Sono i promotori di un
Internazionale, una spirale in ferro al cui interno sono sospesi i metodo psicotecnico orientato allo studio della forma e delle sue
tre volumi che contengono i locali per le riunioni dei vari organi interrelazioni con l’esperienza umana. Quindi ruolo del colore,
dell’Internazionale. Ruotano seguendo ritmi diversi, regolati sulla dei volumi, delle trame, dell’emozione plastica. I risultati prodotti
frequenza delle riunioni: annuali, mensili, giornaliere. Gabo, che è dalla scuola saranno di qualità altissima e non è azzardato dire
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che il Vkhutemas è stata l’unica vera scuola dell’avanguardia 5.3 Linguaggi austroamericani, orientali e
architettonica nei primi anni venti. Il Bauhaus in Germania, che mesoamericani
si muove su un terreno simile, sino al 1927 sarà solo una scuola di Rudolph Schindler, dopo essersi laureato all’Imperial Università
arti e mestieri e non di architettura, e quindi in questo campo la sua Tecnica di Vienna e aver studiato con Wagner all’Accademia di
influenza sarà, almeno sino a quella data, indiretta. Belle Arti, frequenta la Bauschule, un’università privata che Loos
Vi è poi Konstantin Mel’nikov, uno dei più dotati architetti della ha fondato per diffondere i propri principi. Schindler, affascinato
propria generazione. Sarà l’autore di un sorprendente padiglione dall’approccio spaziale del maestro e colpito dai suoi frequenti
sovietico all’Expo di Parigi del 1925, del club operaio Rusakov a accenni alla civiltà americana, decide di trasferirvisi, con la speranza
Mosca (1927) e di una casa-studio generata dall’intersezione di di andare a lavorare nello studio di Wright. L’8 marzo del 1914,
due cilindri (1929). Mel’nikov rifiuta di ridurre la progettazione alcuni mesi prima dello scoppio del conflitto mondiale, arriva a
a un semplice espediente tecnico: è affascinato dal simbolismo e New York, per poi recarsi a Chicago, dove comincia a lavorare per
dalla capacità delle forme di evocare significati che trascendono la lo studio di Ottenheimer, Stern e Reichert.
pura materialità. La sua è una poetica orientata verso l’espressione, Wright dal 1911 è negli Stati Uniti, di ritorno dall’anno trascorso
la continuazione logica del romanticismo architettonico, che, in Europa. È senza lavoro. Lo scandalo seguito alla fuga con
attraverso forme industriali, tenta di esprimere la dinamica della l’amemante, infatti, lo ha minato professionalmente. Rifugiatosi
rivoluzione. a Taliesin, costruisce una casa-studio, caratterizzata da muri di
Appartenente all’Asnova, ma aperto alle teorie costruttiviste, pietra e bassi tetti a padiglione. Si adagia dolcemente sulla collina
è El Lissitskij. Nei suoi Proun, sigla che sta per “Progetti per integrandosi al paesaggio naturale, con la grazia di una costruzione
l’affermazione del nuovo”, elabora i non pochi temi comuni giapponese. Tra le poche commesse arriva, verso la fine del 1913,
alle ricerche in atto al Vkhutemas, perseguendo una sintesi tra l’incarico per i Midway Gardens, un locale all’aperto alla periferia di
architettura, scultura e pittura, quest’ultima appresa attraverso Chicago, che Wright pensa come un insieme di terrazze e balconi che
l’insegnamento di Malevicˇ, nella cui scuola di Vitebsk lavora per un si affacciano su uno spazio più grande disposto di fronte al chiosco
certo periodo. Come vedremo, viaggerà per l’Europa, promuoverà dell’orchestra. Il 14 agosto del 1914, uno squilibrato, mentre lui è
riviste e avrà un ruolo di primo piano nella costituzione di un nell’ufficio di Chicago a lavorare sul progetto dei Midway, assassina
network internazionale di architetti e artisti d’avanguardia. Mamah Cheney, i due figli dell’amante, tre collaboratori e manda a
Nel 1925, si costituisce l’OSA, l’Associazione degli architetti fuoco l’edificio: “Nel giro di mezz’ora”, ricorderà più tardi, “la parte
contemporanei. Il gruppo, attraverso la leadership culturale di in legno risultava completamente distrutta nell’incendio provocato
Moisei Ginzburg, si raccorderà con le altre formazioni d’avanguardia da un pazzo sanguinario”.
europee, confluendo dentro il nascente movimento internazionale. Nel novembre del 1914, Schindler scrive una lettera a Wright: “Le
chiedo se può ammettermi nel vostro ufficio, o darmi l’opportunità
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di studiare da vicino i suoi edifici o di suggerirmi altri modi per riprende la tecnica del montaggio ritmico di un numero limitato
respirare una migliore atmosfera architettonica”. Wright, ancora di elementi standard ricorrenti, accostati in modo da produrre
scosso dagli eventi, risponde evasivamente limitandosi a fornire al composizioni di forte impatto decorativo, in cui l’ornamento è
giovane una lettera d’introduzione per uno dei suoi ex clienti. parte integrante della logica costruttiva.
Con il tempo le prospettive professionali migliorano. Wright Gli spazi interni dell’hotel, con composizioni di mattoni e
riceve nuove commesse, tra cui quella dell’Imperial Hotel di Tokyo, pietre lasciati in vista, spazi e livelli sovrapposti, eleganti velari
che gli viene ufficialmente affidata alla fine del 1915; compie alcuni e sorprendenti giochi di luci, rimarranno insuperati. Ma, per
viaggi in Giappone con la nuova amante Miriam Noel; disegna il realizzare l’opera così come concepita dalla sua inesauribile
progetto di massima della grande opera che lo vedrà impegnato inventiva, si moltiplicano tempi e spesa e i committenti più volte
sino al 1922. Per preparare gli esecutivi, si ricorda dell’austriaco. minacciano di licenziarlo.
Schindler è particolarmente idoneo, per avere compiuto studi sia Schindler, che lavora soprattutto presso lo studio di Chicago,
da architetto sia da ingegnere. È il 1917. Lavorerà con Wright segue intanto i lavori americani del maestro. Tra questi un sistema
sino al 1923: l’unico progettista dotato di spirito indipendente per realizzare 18 piccole abitazioni in cemento: The Monolith
che riuscirà a resistergli così a lungo. Ma forse, come si vedrà in House. Nel 1919 incontra e sposa Sophie Pauline Gibling, una
seguito, ciò avviene perché i due passano molto tempo lontani uno insegnante di musica che guarda con attenzione ai movimenti
dall’altro. Nel 1918 hanno inizio i lavori per l’Imperial e dall’ottobre progressisti politici, sociali, artistici. Quando, in luglio, Wright
Wright è richiesto a Tokyo. Da quel momento passerà più tempo in torna dal Giappone e invita la coppia a Taliesin, Pauline scrive
Giappone che a Chicago. Su Schindler cade la responsabilità dello estasiata ai genitori: “Vi sono forti contrasti – una arcaica semplicità
studio. di vita accanto a cose di perfetta fattura. Dopo che ho mangiato del
L’Imperial Hotel è una delle opere migliori di Wright. burro, forse, o parlato per un po’ con un cavallo che sta solo al
Inclassificabile da un punto di vista stilistico, ha numerosi pascolo, torno nello studio e guardo per un po’ modelli per edifici
riferimenti: alla tradizione giapponese e al suo delicato senso che si costruiscono a Los Angeles. Come passare dalla musica folk
dell’equilibrio; all’architettura mesoamericana, soprattutto per a Schönberg o Debussy”.
l’utilizzo di moduli scultoreamente lavorati. Qua e là vi sono I disegni a cui Pauline allude sono i progetti per la Hollyhock
suggestioni occidentali, captate nel viaggio in Europa: Olbrich House commissionata da Aline Barnsdall, un’opera – dirà Wright,
soprattutto. Non è difficile cogliere qualche stilema del liberty per rivendicarne la totale paternità – costruita per telegrafo dal
maturo. Vi è poi l’influsso di Sullivan, il maestro che ha lasciato Giappone. È una commissione importante, alla quale lavora dal
bruscamente nel 1893, ma con cui sa di dover fare i conti, e di cui 1914, per una cliente danarosa che vuole costruire a Los Angeles la
ora segue, da lontano e con preoccupazione, il tragico destino (sarà propria residenza insieme a strutture da dedicare alle arti teatrali.
Schindler a tenerlo informato). Da Sullivan, il “Lieber Meister”, Dovendosi iniziare i lavori per la Barnsdall House, ma sul punto
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di tornare in Giappone, Wright chiede a Schindler di recarsi in comune, per evitare di dare troppa importanza a un’attività
momentaneamente nella città californiana per seguirli. L’austriaco che ruba tempo alla donna. All’interno del singolo alloggio,
accetta e, innamoratosi del clima, decide di rimanervi. La città, marito e moglie hanno ciascuno una propria camera-studio con
in quegli anni, grazie alla fiorente industria cinematografica, è camino. Entrambe le abitazioni sono aperte verso il giardino,
in tumultuosa espansione, un luogo ideale per un architetto che che ne costituisce il prolungamento e, a tal fine, esili e luminosi
vuole avviare un’attività professionale in forma indipendente. pannelli scorrevoli dividono l’interno dall’esterno. Vi è un piccolo
Il desiderio di mettersi in proprio nasce per Schindler, oltre che appartamento – uno studio con bagno – da destinare agli ospiti.
dalla responsabilità verso la nuova famiglia, che conta di ampliare, Si dorme all’aperto in cuccette poste sul tetto, a contatto con la
anche da qualche perplessità verso un certo monumentalismo e natura. Le forme, riprese dall’architettura giapponese, richiamano
decorativismo nell’ultima produzione del maestro. Tuttavia, il suo quelle di Wright: per l’andamento orizzontale, per un certo modo
amore per Wright è fuori discussione. Lo testimonia una lettera di accoppiare i materiali. Ma, rispetto alle Prairie e anche alla
del dicembre del 1920 scritta all’amico Neutra, con il quale ha residenza di Taliesin, Schindler è in questo momento più progredito
condiviso gli studi all’Imperial Università di Vienna e la passione sotto l’aspetto stilistico: più asciutto, più essenziale, più moderno.
per Loos: “La sua [di Wright, N.d.A.] arte è arte spaziale nel vero Quando Wright nel 1936 inventerà le case Usonian, penserà
senso della parola e ha completamente messo da parte l’aspetto senza dubbio a questa abitazione, così essenziale, così evoluta, così
scultoreo che tutta l’architettura del passato ha posseduto. La stanza funzionale, realizzata dal suo assistente a soli trentaquattro anni, e
non è una scatola – le mura sono scomparse e la natura liberamente ne riprenderà, senza farne parola, alcuni caratteri.
si diffonde nella casa come in una foresta. Ha completa e perfetta Nel 1922 Wright è di ritorno dal Giappone, dove ha completato
padronanza di ogni materiale e le nuove tecniche meccaniche sono i lavori dell’hotel. Non essendoci prospettive di lavoro a Chicago,
a fondamento del suo modo di elaborare la forma”. decide di trasferirsi a Los Angeles, dove si trova il figlio Lloyd,
La scelta di mettersi in proprio è definitiva nell’ottobre del anch’egli architetto. Scrive a Sullivan: “Mi trovo in una situazione
1921. Schindler, in ogni caso, decide che continuerà a lavorare a difficile, e non c’è un lavoro in vista”. Spera nei contatti che ha
tempo parziale per Wright. Con Pauline pensano di costruire una acquisito lavorando con la Barnsdall e nel boom economico che
casa per mettere radici: sarà una bifamiliare e la divideranno con i attraversa la città.
Chace. Pauline è amica di Marian Chace, e Clyde, il marito, è un Del periodo angeleno segnaliamo quattro architetture: casa
impreditore che potrà organizzare la costruzione. Millard, detta La Miniatura, casa Storer, casa Freeman, casa Ennis.
La casa, realizzata tra il 1921 e il 1922 in Kings Road, è stata Wright trova ispirazione nella tradizione costruttiva mesoamericana,
definita da Kathryn Smith, con ottime ragioni, la prima casa solidamente ancorata al terreno e scandita da moduli plastici dal
moderna. È, infatti, pensata per consentire un modo di vita forte effetto chiaroscurale. È un ennesimo sondaggio dei linguaggi
alternativo. Le due coppie sono indipendenti, ma hanno la cucina spontanei, estranei alla tradizione classica, necessari per trovare una
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propria strada diversa da quella razionalista che conduce alle scatole attiva sino al 1933, quando sarà sciolta dal nazismo, conterà tra
moderniste e che, in un articolo del 1931 (Carboard houses), accusa i suoi aderenti Georg Tappert, Conrad Felixmüller, Otto Dix,
di essere semplici scatole di cartone, vuote astrazioni. George Grosz, Ludwig Meidner, Heinrich Richter-Berlin, Lyonel
Le quattro case sono tutte costruite con un sistema cui Wright Feininger, Vassilij Kandinskij, Paul Klee e gli architetti Otto
sta pensando da tempo: pannelli di calcestruzzo prefabbricati, Bartning, Walter Gropius, Hugo Häring, Ludwig Hilberseimer,
quadrati, con lato di circa 60 cm e abbastanza leggeri da poter Hans e Wassili Luckhardt, Erich Mendelsohn, Ludwig Mies van
essere sollevati da un operaio. Possono essere gettati in opera con der Rohe, Bruno e Max Taut.
poche cassaforme standard. Infinite le configurazioni ottenibili con L’Arbeitsrat für Kunst, o Consiglio dei lavoratori per l’arte, nasce
interni illuminati anche dai fori nei pannelli che lasciano filtrare sempre nel dopoguerra, su iniziativa di Bruno Taut, personaggio
la luce. Costruire nella natura dei materiali, per Wright, non vuol infaticabile che abbiamo già incontrato a proposito del padiglione
dire soltanto adoperare quelli naturali, ma saperli utilizzare tutti, di vetro all’esposizione del Werkbund di Colonia del 1914.Taut
anche il più artificiale quale il cemento, sfruttandone al massimo le raccoglie intorno a sé molti tra i più dotati architetti tedeschi:
caratteristiche tecniche e le potenzialità formali. Gropius, Mies, Bartning, Mendelsohn, il critico Behne e numerosi
Nell’ottobre del 1923, insofferente di Los Angeles o forse pittori e scultori. Attraverso l’associazione promuove le ragioni
desideroso di tornare a Taliesin, Wright lascia la California per il di un’architettura espressiva, trasparente, utopica, che ha sognato
Wisconsin. Nonostante la sua situazione finanziaria sia precaria, durante i lunghi anni di guerra, descrivendola in due libri pubblicati
rilascia un’intervista in cui afferma di voler rafforzare gli uffici di nel 1919: Die Stadkrone e Alpine Architektur.
Chicago, Hollywood, Tokyo. Accenna che sta lavorando a due Nel febbraio 1919 Gropius, che subentra a Taut assumendo la
grandi progetti a scala territoriale; to cost millions, aggiunge. direzione dell’associazione, ne smussa l’impegno ideologico con un
programma politicamente più moderato. Nell’aprile del 1919, il
5.4 Architettura ed espressionismo mese in cui Gropius è nominato direttore del Bauhaus e la guida
Il Novembergruppe nasce nel 1918 per iniziativa di Max passa a Behne, l’Arbeitsrat für Kunst organizza la mostra degli
Pechstein e César Klein. L’associazione si schiera politicamente a architetti sconosciuti, Austellung für unbekannte Architekten. “Da
sinistra partecipando ai moti che seguono l’esperienza della guerra costruire”, scrive Taut, “oggi non c’è quasi nulla […] Dobbiamo
e la proclamazione della repubblica. Il manifesto dei novembristi, essere con consapevolezza architetti immaginari”. Sono esposti
nella primavera del 1919, proclama la volontà di costruire una magnifici schizzi. Altri ne vengono realizzati negli anni a seguire
Germania giovane e libera fondata sui principi di libertà, uguaglianza da un gruppo sempre più numeroso di architetti. Sono opera dello
e fraternità. Promuove la costruzione di edifici d’interesse pubblico, stesso Bruno Taut, di Wassili Luckhardt, di Wenzel Hablik, di
la tutela dei monumenti e la demolizione degli edifici sfarzosi ma Jefim Golyscheff, di Paul Gosch, e di due giovani, Hans Scharoun
insignificanti dal punto di vista artistico. L’associazione, che sarà e Erich Mendelsohn, che emergeranno nel panorama berlinese
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con opere di notevole importanza. Vi è poi Hermann Finsterlin, evocativi (Metropolis di Friz Lang è del 1926, mentre nel 1919,
che si caratterizza per l’uso di forme amorfe, organiche, vegetali, per esempio, Robert Herlt, Walter Röhrig e Herman Warm sono
a differenza degli altri che prediligono forme cristalline o, in ogni impegnati in Das Cabinet des Dr. Caligari e nel 1920 Poelzig crea
caso, geometricamente più controllabili. il ghetto roccioso per il film Der Golem).
Nel 1919 Bruno Taut inizia con un gruppo di dodici amici L’architettura espressionista entra in crisi tra il 1922 e il 1923
una catena, la Gläserne Kette. È una corrispondenza sui problemi con la chiusura di “Frühlicht”, i nuovi impegni di Taut nel
dell’arte e dell’architettura in cui ognuno dei dodici partecipanti campo dell’edilizia popolare e il cambiamento di linea culturale
è individuato da un soprannome. Naturalmente quello di Taut è al Bauhaus, che vedrà la scuola, diretta da Gropius, abbandonare
Glas, vetro, e quello dell’equilibrato Gropius Mass, misura. l’espressionismo di Itten per il costruttivismo di Lázló Moholy-
Nel 1920 si apre, organizzata sotto gli auspici dell’Arbeitsrat Nagy. È il cosiddetto “ritorno all’ordine” che si registra in Francia e
für Kunst, la mostra Neues Bauen, segno che qualcosa comincia in Italia, e che vede il trionfo della nuova oggettività in Germania,
a muoversi anche nel campo dell’edilizia reale. Nonostante il Olanda, Unione Sovietica e il progressivo allontanarsi di numerosi
successo delle iniziative, la situazione economica dell’associazione architetti, tra cui Mies, da poetiche giudicate romantiche e poco
diventa sempre più precaria, sino allo scioglimento avvenuto nel rigorose (di questi episodi parleremo nei prossimi paragrafi).
maggio del 1921. Rimarranno però numerosi architetti, giovani e meno – alcuni
Dal 1920 al 1922 Bruno Taut pubblica la rivista“Frühlicht”, molto dotati, quali Häring, Scharoun, Mendelsohn – che saranno
l’alba, per diffondere i principi dell’architettura espressionista. ben presenti nel dibattito architettonico e realizzeranno capolavori
Sono poche però le opere costruite nel periodo che possiamo non assimilabili ai canoni puristi, oggettivisti, costruttivisti. Per
classificare come tali. Tra queste vi è senz’altro il Grosses citarne solo tre particolarmente rilevanti: il complesso di Gut
Schauspielhaus di Poelzig, un teatro per cinquemila posti realizzato Garkau (Häring, 1922-26), la casa Schminke di Löbau (Scharoun,
a Berlino nel 1919 e caratterizzato da un interno a forma di grotta 1933) o i magazzini Schocken di Stoccarda (Mendelsohn, 1926-
invasa da stalattiti; due lavori di Mendelsohn del 1923, su cui 28).
avremo occasione di ritornare: la Torre Einstein, realizzata tra il
1919 e il 1921 a Potsdam, e il cappellificio Steinberg, Herrmann 5.5 Ordine e disordine
& C., realizzato tra il 1921 e il 1923; il locale da ballo e la vineria Il movimento dada in Germania comincia nel 1917, quando
Skala, eseguiti nel 1921 a Berlino, frutto della collaborazione tra Huelsenbeck arriva a Berlino da Zurigo. Qui trova Franz Jung e
l’architetto Walter Würzbach e lo scultore Rudolf Belling. Lavoro Raoul Hausmann che dirigono “Die Freie Strasse”, un periodico
per alcuni architetti verrà dall’industria nascente del cinema, che affronta temi artistici e sociali. Al gruppo si aggrega Johannes
particolarmente attiva a Berlino e che, sino agli anni trenta, Baader, collaboratore della rivista e architetto dai comportamenti
prediligerà ambientare le proprie storie in scenari urbani fortemente assai strani, che si farà chiamare Oberdada. Vi è infine George
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Grosz. Nel 1919 si trasferisce a Berlino Hans Richter, un artista e Arp, per Gabo, per van Doesburg, per Lissitskij, per Malevicˇ, per
cineasta raffinato, con un passato espressionista, che sarà più tardi Mies e per lo stesso Richter. Ognuno contiene dettagli personali
direttore della rivista “G”. quali disegni oppure oggetti appartenuti alla persona; alcuni
Strumenti dell’arte dada sono il collage e il fotomontaggio raccapriccianti, quali ciocche di capelli, un ponte per i denti o
(quest’ultimo inventato – pare – da George Grosz e John una bottiglia di urina. Nel 1928, in una seconda visita, Richter
Heartfield nel 1916). Il fotomontaggio fa precipitare all’interno nota che il Merzbau ha cambiato aspetto. I buchi sono stati murati
del quadro frammenti della quotidianità. Privilegia, attraverso la e la forma più curvilinea e meno spigolosa. Le memorie adesso
foto, la narrazione realista, il puro fatto di cronaca. Assembla punti “stanno rinchiuse in profondità”, come in una zona inaccessibile
di vista diversi, realizzando la visione multipla cercata da cubisti dell’inconscio.
e futuristi. Riproduce all’interno dell’opera d’arte, attraverso il Schwitters pratica tutte le forme d’arte, dal collage alla poesia,
veloce darsi delle immagini prese dalla realtà di tutti i giorni, una dalle Ursonate alla performance. Dirige anche una rivista dal
rappresentazione convincente della vita metropolitana. Implica una nome “Merz”, termine senza significato, tratto dalla parola
forma di comunicazione immediata, coinvolgente, che sarà ripresa “commerzbank”. Nonostante le apparenze e le abitudini eccentriche,
dalle pubblicità che, a partire dagli anni venti, anche con l’uso di è una mente fortemente disciplinata, affascinata dal quotidiano,
cartelloni luminosi grandi quanto tutta la facciata dell’edificio, che intuisce con decenni di anticipo il tema del riuso a fini estetici
diventa una delle componenti dominanti l’arredo urbano cittadino. dei materiali poveri e residuali. È anche un infaticabile divulgatore.
Se i dadaisti che gravitano intorno a Berlino accarezzano, Nel 1922 con Theo e Nelly van Doesburg, Hausmann, Arp e Tzara,
attraverso la cronaca e il fotomontaggio, il tema dell’antiarte, gira la Germania per promuovere l’arte dada per proseguire per
Kurt Schwitters, personaggio girovago ma con base ad Hannover, l’Olanda in compagnia dei soli van Doesburg.
è ancora un artista nel senso pieno del termine. Raccoglie per Più cervellotico che poetico, nella sua allucinata lucidità, è Max
strada reperti di tutti i tipi – pezzi di spago, di cartone, dépliant, Ernst. Dipinge ciò che gli suggerisce l’inconscio realizzando collage
fili, soprammobili – e li compone nelle proprie opere. La più onirici influenzati dalla metafisica di De Chirico.
importante è Merzbau, una scultura-architettura collocata nel Trasferitosi a Parigi nel 1921, si affianca agli artisti dada che nella
proprio studio. È un’opera in progress, un totem avvolgente capitale francese, da sempre ricettiva alle sperimentazioni, hanno
che forma lo spazio, caricandolo di valori ancestrali. “Ho visto”, organizzato un gruppo agguerrito che spalleggia Tzara (il quale nel
dirà Richter a proposito di una visita a Schwitters avvenuta nel 1919 da Zurigo si è trasferito a Parigi). Sono: André Breton, Paul
1925, “un aggregato di spazi cavi, una struttura di forme concave Eluard, Louis Aragon, Philippe Soupault, Jean Crotti, Picabia,
e convesse che comprimevano ed espandevano l’intera scultura”. Benjamin Péret. Il gruppo ha organizzato numerose iniziative,
Richter è colpito dai numerosi buchi, ciascuno dei quali ha il nome alcune finite in rissa. Presto nel gruppo emergono rivalità tra Tzara
di una persona cara: vi sono buchi per la moglie e per il figlio, per e Breton, esacerbate dal carattere ombroso e geloso di quest’ultimo.
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Breton anela alla leadership, non crede che il nichilismo dada carattere descrittivo, analitico della pittura; la predilezione per la
possa avere vita lunga e sostiene che il movimento debba orientarsi fissità del modello; la dimensione enigmatica; la fredda e metallica
verso ricerche artistiche più costruttive “sistematizzando”, come trattazione delle immagini.
dirà più tardi, “la confusione”, utilizzando a questo scopo anche L’espressione Neue Sachlichkeit avrà immensa fortuna. Verrà
le strumentazioni offerte dalla psicoanalisi che razionalizza le usata non solo dai pittori, ma anche da architetti, critici, uomini di
altrimenti confuse pulsioni dell’inconscio. cultura. Negli architetti per indicare l’abbandono del formalismo
Lo scontro scoppia nel 1922 in occasione del Congrès e l’aderenza quasi maniacale al principio della precisione e della
international pour la détermination des directives et la défense de funzionalità.
l’esprit moderne, al quale partecipano, tra gli altri, Léger, che sta
lavorando per mettere a punto un’arte influenzata dalle leggi della 5.6 Bauhaus: atto primo
meccanica – del 1923 è il saggio L’estetica della macchina – e il Nell’aprile del 1919 Gropius è nominato direttore della
purista Ozenfant. Breton afferma sulla stampa che Tzara è soltanto Staatliches Bauhaus, una scuola che assorbe la Kunstgewerberschule
un impostore alla ricerca di pubblicità. Ne nasce una polemica che precedentemente diretta van de Velde, facendola confluire, insieme
spezza il movimento.Si organizzano serate per sostenere le rispettive all’Accademia di Belle Arti, in un unico istituto.
posizioni. Volano pugni, schiaffi e parole. Il programma del Bauhaus è in linea con la cultura del Werkbund
Al di là del duro colpo inferto dalla nascita del surrealismo di cui Gropius è uno degli esponenti di spicco: formare artisti e
per mano di Breton, la fine di dada è il destino ineluttabile di artigiani per costruire la casa del futuro. E in linea con i programmi
un movimento che predica la contraddizione e la dissoluzione dell’Arbeitsrat für Kunst cui abbiamo accennato. Apertura, quindi,
dell’arte nella vita in un momento in cui emergono volontà di alle nuove tecnologie, ma senza dimenticare il fine di una società in
razionalizzazione e di nuove regole. È l’istanza che, come abbiamo cui l’uomo trova realizzazione prima nel fare e poi nel fruire dei propri
visto, mette in crisi anche l’espressionismo e segna un punto di prodotti. Vi è nella nuova scuola una certa tensione espressionista,
svolta e di ripensamento per le avanguardie. Adesso è il momento ben rappresentata dall’aguzzo e solare disegno di Lyonel Feininger
delle composizioni classicheggianti di Picasso, delle opere che Gropius sceglie come copertina del programma e dalla scelta
neoaccademiche di Valori Plastici e di Novecento e, infine, della dei primi tre professori chiamati: sono, oltre a Feininger, il pittore
nuova oggettività tedesca. Johannes Itten e lo scultore Gerhard Marcks. Nel 1920 saranno
L’espressione “Neue Sachlichkeit”, nuova oggettività, in realtà coinvolti Georg Muche, Paul Klee e Oskar Schlemmer. Poi Lothar
ha la sua consacrazione ufficiale nella mostra berlinese curata da Schreyer e nel 1922 Vasilij Kandinskij.
Gustav Hartlaub nel giugno del 1925. Il movimento è composto La figura più rappresentativa è Johannes Itten, un personaggio
da due tronconi, uno verista, gravitante tra Berlino e Dresda, l’altro carismatico che pratica il mazdaznaniesimo, una disciplina
classicista, con sede a Monaco. Quattro aspetti li accomunano: il mistico-filosofica a carattere teosofico che in quegli anni ha una
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certa diffusione in Germania. Itten veste all’orientale, mangia cibi guidata dal socio di Gropius, Adolf Meyer. Ma avranno vita breve.
particolari e prima delle lezioni fa fare esercizi di concentrazione e Nel 1920 l’industriale Sommerfeld dà a Gropius l’incarico
di respirazione. Il metodo consiste in un alternarsi di fasi intuitive privato di costruire una casa unifamiliare in legno. Alla realizzazione
e riflessive. Nelle prime stimola gli alunni a trovare un senso e una collaborano studenti della scuola. Joost Schmidt realizza la balaustra
logica artistica alle cose: per esempio componendo scarti, frammenti della scala, Marcel Breuer alcuni mobili, Josef Albers le vetrate. Il
e oggetti presi dalla realtà di tutti i giorni. Nella seconda insiste sullo risultato è a malapena soddisfacente. La Sommerfeld ricorda le case
studio dei contrasti (ruvido-liscio, chiaro-scuro, appuntito-ottuso, Prairie, ma è caricata di tensione espressionista e, insieme, inibita
alto-basso…), sulla teoria della forma a partire dalle geometrie da una volontà d’ordine classicista di ascendenza behrensiana.
primarie del cerchio, del quadrato e del triangolo e sullo studio D’altronde, due anime convivono nella scuola e con sempre più
dei colori. È sua l’invenzione del corso propedeutico, o Vorkurs, difficoltà riescono a trovare una mediazione: “Prevale”, come nota
di sei mesi, in cui tutti gli alunni, a prescindere dalla successiva Schlemmer nel 1921, “o il mito dell’India o l’americanismo”.
specializzazione in uno dei laboratori artigianali, acquisiscono un È proprio nel 1921 che si levano i primi venti di fronda.
metodo comune consistente in una introduzione alla scienza della Obiettivo: ridimensionare l’appiattimento sulla dimensione
forma e del colore. artigianale, far nascere una moderna consapevolezza industriale,
L’insegnamento è rafforzato da lezioni di teoria dell’armonizzazione criticare gli aspetti mistici della didattica di Itten, evitare le derive
musicale di Getrud Grunow. Racconta un testimone: “Si chiudono romantiche. Il momento storico – come abbiamo visto parlando
gli occhi, poi è la volta di una breve pausa di concentrazione della nuova oggettività e dei movimenti che, a partire dalla fine
seguita dall’invito a immaginarsi una precisa sfera colorata dentro della guerra, perseguono un maggiore rigore figurativo – è maturo.
cui introdurre le mani per poter così tastare e frugare. Poi viene A far esplodere il conflitto è van Doesburg, il quale, dopo una
richiesto di concentrarsi su un suono particolare intonato dal visita nel dicembre del 1920, decide di trasferirsi a Weimar a
pianoforte. In breve quasi tutti i presenti sono in movimento anche partire dall’anno successivo, forse con la speranza di avere un posto
se i modi variano a seconda della persona. […]Se noi andiamo alla di professore nella scuola. Lo scontro, prima con Itten e poi con
ricerca di nuove forme, queste devono rinascere in noi provenendo Gropius, che cerca di difendere l’istituto dalla prepotente anche
dalla totalità delle nostre esperienze, dal solo senso di natura e se generosa ingerenza dell’olandese, sarà inevitabile. Condurrà alla
spirito. Dunque la strada è questa: dall’irrazionalità alla crescente creazione di un controcorso, che si svolge nel suo studio, lo Stijl-
razionalità”. Kursus, diviso in due parti, una teorica e una pratica. Vi partecipano
Sebbene tutti i laboratori artigianali attivati concorrano a una quindicina di allievi. Basterà per dividere il Bauhaus in due
un’ideale costruzione, il Bauhaus tarderà sino al 1927 ad avere un schieramenti che arrivano anche allo scontro fisico.
corso istituzionale di architettura. Prima saranno attivate alcune Gropius accusa van Doesburg di attentare all’integrità della
iniziative tra cui, nel maggio del 1920, una sezione di architettura scuola. I risultati della contestazione saranno però benefici. Un
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approccio più oggettivo, meno mistico e in linea con i tempi si Con le celebrazioni si mette in scena anche il Balletto triadico
farà strada a Weimar, provocando anche radicali cambiamenti nelle di Schlemmer, con costumi che fanno pensare a marionette
ricerche dei singoli docenti. Breuer, per esempio, rivoluzionerà il meccaniche, una sorta di costruttivismo applicato alla danza. Infine,
suo stile, sino all’invenzione delle sue magnifiche poltrone, quali la una mostra di opere di architettura contemporanea, con lavori di
Vassilij, inconcepibili senza l’influsso neoplastico. Walter Gropius, le Corbusier, Robert Mallet-Stevens, Frank Lloyd
Il 1922 è un anno di svolta. Gropius capisce che occorre muoversi Wright, Jacobus Johannes Oud, Willem Dudok, Jans Wils, Bruno
più decisamente verso l’industria abbandonando l’ideologia del Taut, Hans Scharoun, Adolf Rading, Erich Mendelsohn, Erwin
pezzo unico, fondare una società per sfruttare i brevetti e i prodotti Gutkind e Hugo Häring, curata da Gropius, alla quale due anni
del Bauhaus, coinvolgere la scuola con commesse che possono dopo seguirà un libro dal titolo Internationale Architektur. Sarà
derivare anche dalla propria attività professionale. Quando incarica pubblicato dalla Bauhaus-Verlag München-Berlin, la casa editrice
la scuola della fornitura delle sedie del teatro comunale di Jena, che Gropius fonda nel 1923 (e il cui logo viene disegnato da Lázló
che lui e Adolf Meyer hanno ampliato e rinnovato, Itten protesta Moholy-Nagy) con l’obiettivo di diffondere le nuove idee artistiche.
e nell’aprile del 1923 rassegna le dimissioni. Gropius chiama a Da ottobre Lázló Moholy-Nagy assume la responsabilità del
sostituirlo il ventottenne costruttivista Lázló Moholy-Nagy. corso preliminare che si allunga a un anno, coinvolgendo più
Tra agosto e settembre si svolge la prima grande mostra del direttamente Klee e Kandinskij nell’insegnamento della teoria della
Bauhaus, voluta anche dalla municipalità per verificare il lavoro forma. Gli studenti sono invitati a realizzare sculture costruttiviste
sinora svolto. Sono anni di gravissima crisi economica, con con materiali diversi. Lázló svolge le sue lezioni in tuta da lavoro
l’inflazione alle stelle. Gropius riesce ad approntare in pochi mesi rossa, non con il camice orientaleggiante disegnato da Itten. Per gli
un prototipo abitativo, Am Horn, progettato su un’idea di Georg studenti è un messaggio eloquente: il Bauhaus ha cambiato rotta.
Muche, a seguito di un concorso interno. È una casa semplice ma
goffa nella distribuzione, che si sviluppa forzatamente a partire 5.7 La torre di Babele: due concorsi per i
da un vano centrale. Le linee denunciano una ricerca orientata grattacieli
non più verso l’espressionismo, come la Sommerfeld, ma verso il Alla fine del 1921 si svolge a Berlino un concorso per un
razionalismo. grattacielo di venti piani, tra il fiume Sprea e la stazione centrale
Osserva acutamente il critico Adolf Behne: “La mostra soffre, sulla Friedrichstrasse. Partecipano 144 concorrenti. Tra questi
io credo, perché ha luogo in un momento nel quale il Bauhaus Hans Poelzig, Hugo Häring, Mies e Scharoun.L’edificio di Poelzig,
sta cambiando. La nuova attitudine verso un rapporto con la di raffinata semplicità, si basa su uno schema triangolare con il
tecnologia, e cioè la standardizzazione, comincia a vedersi ma corpo degli ascensori posto al centro. Häring, dopo aver studiato
ancora non ha assunto consistenza. […] La casa Am Horn si muove una proposta planimetricamente simile, decide di realizzare una
tra tutte queste difficoltà”. configurazione a “V” che, da un lato, rende l’edificio convesso e
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penetrante, dall’altro concavo e avvolgente. Tuttavia, entrambi Sviluppo verticale, poetica della luce. Sono i due temi, che al
i lavori faticano a fare i conti con la dimensione verticale del di là delle differenze, caratterizzano i progetti di Mies e Scharoun
grattacielo. e su cui si dovranno cimentare gli architetti tedeschi lungo gli
Mies, invece, senza rinunciare al corpo dei servizi posti al anni venti. Sarà Mendelsohn che, forse più di altri, apprenderà
centro e a una configurazione in pianta rigorosamente simmetrica, la lezione, utilizzando l’illuminazione artificiale – emessa dalle
sfaccetta le superfici del triangolo riuscendo così a suddividerlo vetrate che erodono gli angoli delle costruzioni, dalle insegne e dai
in fasce che lo slanciano in altezza. La scelta del rivestimento in grandi segnali pubblicitari – come materiale di progettazione (ne
cristallo, forse un omaggio a Scheerbart o agli amici della Gläserne parleremo in maniera più estesa nel paragrafo “Architettura della
Kette, lo rende evanescente, leggero. In uno sviluppo successivo, luce”).
Mies sonda una pianta più libera e l’utilizzo della linea curva. Un secondo concorso di progettazione, che riscuote un
Entrambi i progetti saranno pubblicati sulla rivista “Frühlicht”. impressionante successo, è quello per la sede del “Chicago
“A un osservatore superficiale”, scrive Mies, “il contorno della Tribune”, in un lotto strategico della North Michigan Avenue,
pianta può sembrare arbitrario, eppure è il risultato di molte la zona di espansione verso nord del centro di Chicago, la patria
ricerche effettuate sul plastico di vetro. Per la linea curva sono stati dei grattacieli. Il concorso, bandito nel 1922 e ampiamente
determinanti l’illuminazione dell’interno dell’edificio, l’effetto pubblicizzato, richiama 263 gruppi.L’obiettivo è realizzare “il
della massa costruttiva nell’ambito della strada e, infine, il gioco più bello e importante edificio del mondo”. Un’opera che può
dei riflessi di luce”. raggiungere centoventi metri d’altezza, ben oltre i venti piani del
Al progetto per il grattacielo di cristallo ne seguono uno per un concorso di Berlino. I tedeschi, avvertiti dalla rivista “Bauwelt”
edificio in uffici in cemento (1922-23) e un altro per una villa in e praticamente disoccupati a causa dei postumi del conflitto
mattoni (1923), con chiare influenze De Stijl. I tre lavori possono mondiale, partecipano in massa. S’iscrivono anche alcuni italiani,
essere visti come il tentativo di sondare le caratteristiche espressive tra cui Marcello Piacentini, che all’epoca ha quarantuno anni e
di diversi materiali con altrettanti schemi funzionali e, insieme, comincia a farsi largo nel panorama architettonico italiano.
come la messa a punto di una strategia logico-formale unitaria da Vincono gli americani Raymond Hood e John Mead Howells
attuare nelle opere successive. con un corretto edificio neogotico caratterizzato da un brillante
Il secondo progetto degno d’interesse presentato nel concorso del coronamento, forse per aver interpretato la preferenza stilistica
1921 è di Scharoun, il quale realizza un massiccio basamento con dei proprietari del “Chicago Tribune”, forse perché predestinati al
un avvolgente ingresso concavo spaccato da un ingresso triangolare successo per via di conoscenze e parentele.
abilmente sovradimensionato. Vi poggia due corpi di fabbrica, uno Secondo è il finlandese Eliel Saarineen, autore tra il 1910 e il
dei quali è una snella e svettante torre. Un nucleo di vetro proietta 1919 della stazione di Helsinki, un’opera neoromanica di notevole
la propria luce sulla città. qualità formale che ricorda il miglior Berlage. Rispetto al progetto
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vincitore, la torre di Saarineen,più unitaria, ha maggior slancio ed essenziale. Karl Lömberg-Holm disegna un edificio colorato e
verticale. Incontra il favore di Louis Sullivan che pubblicamente giocoso che colpisce il critico Behne, il quale lo pubblicherà nel libro
la difende. Der moderne Zweckbau del 1926 come esempio di architettura
Non è difficile vedere nei lavori presentati al concorso per il moderna elaborata da un architetto danese. Il prisma di Arturo
“Chicago Tribune” uno spaccato della ricerca in atto in Europa e Tricomi di Napoli è, nella sua radicale semplicità, più interessante
negli Stati Uniti su un tema così attuale e inconsueto. Se volessimo delle opere dei suoi più accreditati e conosciuti connazionali.
provare a dividerli in categorie, potremmo contare tre gruppi.
Il primo è dei neogotici. Sono la maggioranza. Fanno coincidere 5.8 ABC e il costruttivismo
lo sviluppo in altezza con le lo stile che più di tutti ha fatto i conti Nell’autunno del 1921 El Lissitskij parte alla volta di Berlino con
con lo slancio verticale. Per le loro vale il giudizio espresso da un incarico affidatogli da Anatolij Lunacharskij, commissario del
Sullivan a proposito del progetto vincitore: lavorano su un’idea Ministero dell’educazione e delle arti: diffondere l’arte e l’architettura
datata e moribonda. russa all’estero per propagandare gli ideali rivoluzionari in Europa.
La seconda categoria è quella degli accademici. Vi figura il palazzo Il trentunenne El Lissitskij ha studiato architettura al Politecnico
eclettico progettato da Piacentini e lo pseudoarco di trionfo di di Darmstadt e conosce l’arte europea, essendo stato nel 1911 a
Saverio Dioguardi. Non mancano lavori che riprendono il campanile Parigi e in Italia. È discepolo di Malevicˇ e autore di opere d’arte, i
di Giotto o prototipi rinascimentali allungati e deformati. Vi sono Proun, che cercano di conciliare quarta dimensione, costruttivismo
poi almeno tre progettisti che propongono il tema della colonna- e suprematismo. Si occupa di editoria ed è in contatto con gli
obelisco. Uno è Adolf Loos, che sta evidentemente passando un architetti della Asnova, legati al Vkhutemas, la scuola di architettura
periodo di crisi figurativa. moscovita di cui abbiamo parlato in precedenza.
La terza categoria è rappresentata da progetti moderni. Spicca A Berlino incontra numerosi artisti, tra questi il dadaista Hans
la torre di Duiker e Bijvoet che, per slanciarsi in altezza, non esita Richter, con cui fonderà nel 1923 la rivista “G”, e il funzionalista
a frammentare il basamento su cui dovrebbe poggiarsi. Felice olandese Mart Stam, il quale sarà il tramite per avviare i contatti
promessa di due architetti che, lavorando in coppia o separati, con un gruppo di giovani svizzeri che nel 1924 daranno vita alla
produrranno alcune tra le più riuscite opere degli anni venti e trenta. rivista “ABC”, fortemente influenzata dalle posizioni costruttiviste
Appartengono sempre allo stile moderno il sobrio grattacielo di Max russe.
Taut e la guglia espressionista di Bruno Taut. Il progetto di Gropius Nel maggio del 1922 si svolge a Düsseldorf il Primo congresso
e Meyer, come testimoniano le lastre in aggetto che timidamente internazionale di artisti progressisti. Serve a rilanciare le ragioni
erodono gli angoli, è in bilico tra composizione per piani e per dell’arte d’avanguardia in Europa. Vi partecipano esponenti del
volumi, tra sollecitazioni espressioniste, allusioni al vocabolario Novembergruppe, della Darmstadt Secession, dello Young Rhinean
wrightiano e il desiderio di pervenire a un razionalismo più asciutto Group, di De Stijl. El Lissitskij raccoglie unanimi apprezzamenti.
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Molti artisti d’avanguardia europei vedono con simpatia la Su suggerimento di El Lissitskij, il gruppo deciderà di dar vita a
rivoluzione bolscevica. Inoltre il costruttivismo, praticato in quel una rivista d’impronta costruttivista dal titolo “ABC Beiträge zum
momento in Russia, appare come una tendenza che fa propri i Bauen”. Uscirà a partire dalla primavera del 1924.
principi di rinnovamento e sincerità strutturale che si prefiggono i Farà confluire in una due culture diverse: la russa, energica e
diversi movimenti d’avanguardia europei. straripante, e l’olandese, calvinista e rigorosa. La prima, influenzata
Nasce così la Fazione Internazionale dei Costruttivisti. È dal formalismo della Asnova di cui El Lissitskij è un esponente, è
appoggiata da Theo van Doesburg, Hans Richter, Viking Eggeling, orientata verso l’esaltazione della leggerezza, della trasparenza, del
Fritz Baumann. Si lancia con l’occasione un network di riviste precario equilibrio di pesi, masse, volumi, dei flussi comunicativi e
sperimentali. Vi partecipano “Veshch, Gegenstand, Object”, del progresso tecnico. La seconda è la ultrafunzionalista di Stam, un
la pubblicazione trilingue – russo, tedesco, francese – edita a fervente ammiratore delle opere di Oud, Duiker, Bijvoet. Lavora
Berlino dallo stesso El Lissitskij, l’olandese “De Stijl”, diretta da sulla pianta, sull’eliminazione di ogni orpello, sul perseguimento
van Doesburg, le praghesi “Stavba”, diretta da Karol Teige – del del massimo risultato al minimo costo.
quale parleremo nel prossimo paragrafo – e “Disk”, le polacche I due approcci potrebbero essere antagonisti. In realtà si
“Block” e “Praesens”. Il network si allargherà negli anni successivi: completano a vicenda. La retorica costruttivista renderà vitali le
nel 1923 El Lissitskij prenderà contatti con l’americana “Broom” e ineccepibili organizzazioni del funzionalismo olandese e, viceversa,
la tedesca “Merz”, diretta da Schwitters, e nel 1924 la rivista “ABC” i ferrei e razionali schemi di quest’ultimo garantiranno concretezza
pubblicherà un lungo elenco di testate amiche. e credibilità a impianti formalmente esuberanti, ma difficilmente
Nell’ottobre del 1922, El Lissitskij organizza a Berlino la Prima realizzabili. Stam, Schmidt, Artaria, Wittwer e Meyer – che sarà
mostra di arte russa. Nel 1923 deve però interrompere le attività direttore del Bauhaus dal 1928 al 1930 sostituendo Gropius –
e trasferirsi a Locarno per curare la tubercolosi. Ne approfitta per produrranno alcuni degli edifici più interessanti degli anni venti.
incontrare Mart Stam, che in quel momento lavora a Zurigo. Sono le case di Stam al Weissenhofsiedlung (1927); la Van Nelle
Stam è amico di Werner Moser e di Hans Schmidt. Li ha Factory a Rotterdam, disegnata almeno in parte da Stam all’interno
conosciuti a Rotterdam, perché i due, su suggerimento del padre dello studio Brinkman e van der Vlugt nel 1926-1930; i progetti
del primo, Karl Moser, professore all’ETH di Zurigo e personaggio di Hannes Meyer e Hans Wittwer per la Petersschule a Basilea
importante nel rinnovamento architettonico elvetico (nel 1928 (1926); la Società delle Nazioni a Ginevra (1927) e la scuola della
sarà eletto presidente del CIAM), vi si sono trasferiti per allargare i confederazione sindacale tedesca a Bernau, realizzata tra il 1928 e
propri orizzonti culturali. Recatosi a lavorare dai Moser, Stam entra il 1930.
in contatto, tramite Hans Schmidt, con altri giovani architetti di Si delinea un funzionalismo sognante, non appiattito su standard
Basilea insoddisfatti del clima accademico che si registra nel paese. e aspetti costruttivi, bensì aperto a un futuro in cui lo spirito è visto
Sono: Paul Artaria, Hannes Meyer, Hans Wittwer, Emil Roth. trionfare sulla materia. A teorizzarlo sarà il praghese Karol Teige,
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costruttivista, direttore della rivista “Stavba” e amico di Stam, di rivestimento e, in generale, dalla produzione industrializzata del
Meyer e El Lissitskij. processo edilizio, cioè dalla macchina, la forza che per Teige guida
la civiltà contemporanea, la nostra civilizzazione.
5.9 Poetismo e costruttivismo: Teige Così, quando nel 1923 gli offrono la direzione della rivista
Karol Teige è critico d’arte, giornalista, artista, esperto in di architettura “Stavba”, la orienta verso le posizioni puriste e
tipografia, militante politico. Da Praga, dove è uno dei leader del costruttiviste. Nell’agosto dello stesso anno entra in contatto
gruppo Devetsil, si muove verso Parigi, Vienna, Weimar, Milano, con Gropius. Sono i mesi in cui il Bauhaus sta abbandonando
Mosca, dove incontra gli esponenti del cubismo, del futurismo, la direzione espressionista imposta da Itten, il quale ha dato le
del neoplasticismo e del costruttivismo. Grazie a un instancabile sue dimissioni nel mese di aprile, per muoversi verso direzioni
attivismo, organizza mostre, conferenze, eventi. Per lui, come per apertamente costruttiviste, con il contributo di Lázló Moholy-
Flaubert, che cita spesso, l’arte del futuro non può che essere sempre Nagy che, come abbiamo visto, dall’ottobre diventerà responsabile
più impersonale e scientifica. Sulle riviste “Stavba” e “ReD”, di cui del corso propedeutico. I rapporti fra Gropius e Teige non saranno
è direttore, pubblica i lavori delle avanguardie. Scrive moltissimo: però facili: prudente e mediatore il primo, appassionato e imbevuto
pezzi di cronaca, interventi di taglio storico e teorico, manifesti di ideologia sino al settarismo l’altro.
polemici. Seguono un rigoroso filo logico che si dipana su due Come conciliare ricerca estetica e oggettività scientifica? Come
versanti: di polemica contro le interpretazioni passatiste e di attacco non ridurre la costruzione a semplice perseguimento di standard
alle derive espressioniste e classiciste dell’avanguardia. funzionali? Come mediare l’autonomia dell’arte con l’eteronomia
Nel 1922 Teige è a Parigi, dove soggiorna per un mese. degli eventi extrartistici, in particolare della politica? Sono queste
Conoscitore di pittura e poesia, scopre un particolare interesse per le domande alle quali Teige cerca di rispondere quando, nel 1923,
l’architettura, la fotografia e i film. La passione per la prima gli è inventa il termine “poetismo”. Vi dedicherà numerose riflessioni e
trasmessa probabilmente da Le Corbusier, per la seconda da Man uno scritto-manifesto dal titolo Poetismo, apparso nel luglio del
Ray. È colpito dall’atteggiamento rigoroso del primo, aperto alla 1924 su “Host3”.
forma ma alla luce della logica meccanica introdotta dalla civiltà Il poetismo è, per usare un termine caro ai formalisti della scuola
industriale, ed è affascinato dalla capacità del secondo di attivare, di Praga, una funzione, un modo di vedere le cose. L’arte di vivere e di
attraverso un mezzo in apparenza così oggettivo come la macchina godere del mondo. In quanto atteggiamento, non si sostituisce allo
fotografica, un modo originale di guardare alla realtà. strumento, ma ne finalizza l’uso. Lo strumento è il costruttivismo
Negli stessi anni scopre il costruttivismo. Del movimento che, radicato nella scienza e nella tecnica contemporanea, permette
apprezza la volontà di fare tabula rasa della tradizione per un di vivere la realtà per quello che è, di scoprire le infinite possibilità
processo razionale di costruzione dell’oggetto fondato sulle esigenze dei nostri sensi, la razionalità soggiacente alla natura.
dell’uomo e sulle leggi imposte dalla struttura portante, dai materiali Il poetismo – afferma Teige – non è quindi l’opposto, ma il
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necessario completamento del costruttivismo. Non è difficile attaccarlo a proposito del concorso del Mundaneum.
trovare nell’estetica di Teige motivi ricorrenti del formalismo russo Il purismo, afferma, dietro il rigorismo macchinista nasconde
e della scuola di Praga, in particolare di Sˇklovskij e Mukařovsky´. nostalgie classiciste e forse accademiche. Voglia di colloquio con il
Di Sˇklovskij è il senso del nuovo, la capacità che ha l’arte di passato, piuttosto che apertura al futuro. Bisogno di trovare il noto,
rimettere in gioco le categorie spaziotemporali mostrando l’oggetto piuttosto che apertura per l’inaspettato.
sotto una luce diversa. Di Mukařovsky´ l’insistenza sul concetto È il lavoro di Mart Stam, di Hans Wittwer, di El Lissitskij,
di funzione estetica: l’arte non ricorre a strumenti extrascientifici, di Hannes Meyer che invece guarda con crescente attenzione.
come vorrebbe una certa tradizione mistica o romantica, ma guarda Teige attiverà con quest’ultimo un fitto scambio di idee. Meyer,
la realtà del mondo, che è unica, da un punto di vista originale, cioè subentrato a Gropius, cercherà di coinvolgere l’amico praghese
quello della contemplazione disinteressata. In entrambi i pensatori nell’esperienza del Bauhaus, ma, licenziato nel 1930, non farà a
vi è l’insistere sull’inaspettato, sull’irrompere del nuovo che genera tempo ad assumerlo in pianta stabile.
il processo artistico. A differenza dell’arte accademica, che rafforza
i nostri preconcetti, perché accetta un sistema di norme apprese 5.10 Lezione De Stijl
e tramandate, l’opera contemporanea produce relazioni prima Dotato di energia e curiosità instancabili, Theo van Doesburg
ignorate, materializza mondi da scoprire. Racconta un desiderio è presente nel maggio del 1922 al Congresso internazionale degli
orientato verso un universo possibile, che si dischiude con l’apparire artisti che si svolge a Düsseldorf, organizzato da El Lissitskij, nel
di un segno attraverso cui l’oggetto si presenta come epifania del quale viene lanciata la Fazione Internazionale dei Costruttivisti. È
reale, profezia di liberazione. tra i promotori del successivo convegno, che si svolge a Weimar
Troppo raffinato nel suo formalismo immanentistico e anticlassico nell’autunno, in cui scoppia uno scontro tra costruttivisti e dadaisti
nell’ansia di disvelamento, attraverso l’arte di mondi nuovi, Teige e dove, invece di parteggiare per i primi, come ci si sarebbe aspettato
non può che vedere con crescente sospetto il purismo di Le Corbusier. da un esponente De Stijl, perora la causa Dada.
Segnali di distacco s’intravedono a partire dall’inverno del 1923- Sempre nel 1922 fonda la rivista “Mécano”. Direttore I.K.
24, quando appaiono su “Stavba” commenti critici sul libro Vers Bonset, grafica di Theo van Doesburg. Escono quattro numeri. Poi,
une architecture. Nel 1925 Teige insiste sul costruttivismo nei testi con Schwitters, Hausmann, Harp e Tzara organizza una campagna
Il costruttivismo e la liquidazione dell’arte e Il costruttivismo e la dada in Germania che tocca le città di Weimar, Jena, Dresda e
nuova architettura in URSS. Nel 1927, insieme al progetto di Le Hannover. Van Doesburg, la moglie e Schwitters proseguono il giro
Corbusier per l’edificio della Società delle Nazioni, appoggia quello in Olanda (vi abbiamo già accennato in un paragrafo precedente).
di Hannes Meyer, che preferisce. La rottura matura probabilmente Nel 1923 escono cinque numeri della rivista “De Stijl”: i testi
nel 1928, quando Le Corbusier si reca a Praga e impartisce lezioni sono in prevalenza a firma van Doesburg, Bonset e Aldo Camini
su ciò che l’architettura debba essere. Nel 1929 Teige non esita ad (quest’ultimo, lo ricordiamo, è il suo pseudonimo futurista).
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Scrive nel 1923 un opuscolo dal titolo Wat is Dada???, “Cosa è Giovanni Fanelli, in una monografia su De Stijl, rintraccia le
dada???”, in cui afferma che il dadaismo è un modo di vedere la vita, fonti alle quali probabilmente van Doesburg e van Esteren hanno
di mettersi sempre in discussione, non è uno stile. Collabora con la attinto. Sono: i progetti di Rietveld, in particolare la gioielleria
rivista “G – Material zur elementaren Gestaltung”, “G – Materiali GZC; i lavori di van Doesburg a Weimar; i Proun di Malevicˇ e
per una formazione elementare”, curata dagli amici Werner Gräff, El Lissitskij; i progetti di van Leusden e le case in laterizio e in
Hans Richter ed El Lissitskij e finanziata da Mies van der Rohe. cemento armato di Mies van der Rohe. Il risultato è però originale.
Nel 1922 conosce Cornelis van Eesteren che, su consiglio di Van Doesburg scrive nel 1927 sul numero di “De Stijl” per il
Behne, si è recato a fargli visita a Weimar. I due si rivedono nel decennale: “per quel che concerne l’architettura si può parlare di
marzo del 1923. Van Doesburg, cui è offerta da Léonce Rosemberg un’architettura fino al e dopo il 1923”. Visitano la mostra di Parigi,
l’occasione di organizzare una mostra a Parigi, decide di presentarvi restandone impressionati, Le Corbusier, Léger, Mallet-Stevens e
opere di architetti vicini alla poetica De Stijl, quali Oud, Mies, numerosi giovani architetti. La mostra deve avere fornito non poche
Kiesler, Rietveld, Huszár, Zwart. Vuole esporre anche i propri indicazioni anche a Rietveld, che nel 1924 realizza a Utrecht una
progetti e intuisce che può metterli a punto con van Eesteren, il costruzione sulla Prins-Hendriklaan: è Casa Schröder, il capolavoro
quale è in grado di garantirgli professionalità e conoscenze tecniche dell’architettura neoplastica.
che a lui, critico e pittore, mancano. All’esterno la Casa Schröder appare come una costruzione
La mostra si svolge alla galleria L’Effort Moderne dal 15 ottobre scomposta in piani che, a differenza delle precedenti opere di van
al 15 novembre. I tre lavori presentati dal duo sono il progetto Doesburg, sono superfici effettive, lastre bidimensionali e non
per la residenza di Léonce Rosemberg, per una maison particulière semplici campiture di colore sovrapposte all’involucro murario
e per una casa d’artista. Nonostante una superficiale somiglianza (vi sono eccezioni, come lo spigolo sulla sinistra di chi guarda il
stilistica, sono tre costruzioni concettualmente diverse tra loro, prospetto principale, che è risolto con un artificio cromatico). Si
a significare che il credo De Stijl non può essere ridotto a una noti in proposito la finestra d’angolo che smaterializza il volume
formula. La prima è una sequenza dinamica di volumi nello e il fatto che la composizione sia retta dall’equilibrio asimmetrico
spazio, una struttura giocata sulle concatenazioni, ritmata delle tra le pensiline, proiettate sull’orizzontale, e tra i piani verticali
ampie bucature che ne esaltano i valori chiaroscurali. La maison quali il parapetto chiuso del balcone. All’interno, pannelli mobili e
particulière è una costruzione spaziale risultante dall’assemblaggio colorati articolano lo spazio. Al piano superiore garantiscono una
libero di piani colorati. La casa d’artista è generata dal montaggio fruizione differenziata di giorno, quando l’ambiente diventa unico,
di volumi suddivisi in piani colorati, ma tenuti ancora insieme da e di notte, quando lo spazio è suddiviso in stanze da letto per i
cornici che li delimitano. Riassumendo: la casa Rosemberg affronta componenti del nucleo familiare.
il tema del volume, la maison la trasformazione dal piano al volume, Nel 1924 nasce il periodico “Het Bouwbedrift”. Tra i redattori
la casa d’artista la trasformazione inversa dal volume al piano. è Wils. Van Doesburg vi collabora scrivendo, tra il 1924 e il 1931,
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cinquantuno articoli. Costituiscono – è stato notato – un abbozzo per qualche mese e un’interruzione dopo il numero 17 del giugno
di storia dell’architettura contemporanea in Europa. 1922. Nel novembre del 1923 esce il numero 18.
A partire dal 1924, fissa in 16 punti, poi ampliati a 17, i principi La rivista non va bene, moltissimi i resi, scarsa la pubblicità.
della nuova architettura. Sono: la forma concepita a posteriori Iniziano anche i contrasti tra Ozenfant e Le Corbusier. Eppure Le
e non data a priori; l’amore per i principi elementari quali luce, Corbusier nel 1922 ha realizzato, alla periferia di Parigi, lo studio
funzione, volume, tempo, spazio e colore; l’economia dei mezzi, il dell’amico. È una piccola costruzione con copertura a shed, la cui
disprezzo per lo spreco; la funzionalità; l’accettazione dell’informe austerità all’esterno è riscattata dalla spirale della scala a chiocciola
in cui riversare gli spazi funzionali; il rifiuto del monumentale a e da una grande vetrata d’angolo che, continuando all’interno nel
favore della leggerezza e trasparenza; il superamento della finestra lucernario a soffitto, individua tre lati di un ideale cubo trasparente.
intesa come buco nel muro; la pianta aperta e la fine del dualismo Sempre nel 1922 Le Corbusier progetta la Maison Citrohan,
tra interno ed esterno; l’apertura, invece che la chiusura, con un prototipo abitativo unifamiliare su più piani. William J.R.
suddivisioni fatte grazie all’aiuto di matematiche non euclidee e del Curtis nota acutamente che la Citrohan è un compendio dei
calcolo quadridimensionale; l’integrazione di spazio e tempo, cioè precedenti interessi dell’autore: vi sono le case in serie Domino;
lo spazio animato; la plasticità della dimensione spaziotemporale; le cellule cubiche mediterranee imbiancate a calce e viste nei suoi
la componente antigravitazionale, la propensione per ciò che è viaggi; i transatlantici tanto ammirati; debiti di lunga durata nei
aereo e si libra nell’aria; la soppressione della monotonia iterativa confronti delle forme disadorne di Loos; le case illustrate nella Cité
della simmetria e il rapporto equilibrato di parti diverse dove non industrielle di Garnier; gli atelier e i caffè parigini di periferia di
si distingue l’alto dal basso, la destra dalla sinistra; la plasticità inizio secolo.
poliedrica spaziotemporale; l’assunzione organica del colore È concepita come un modulo che, rivisto e sistemato con
all’interno della costruzione; l’antidecorativismo; la convergenza di opportuni accorgimenti, può diventare la cellula tipo di una
tutte le arti plastiche. nuova urbanizzazione. Le Corbusier ne propone una – la Città
per tre milioni di abitanti – in occasione del Salon d’Automne.
5.11 Verso un’architettura Il piano si basa su quattro concetti: il decongestionamento del
È dal 1919 che Le Corbusier, Ozenfant e il poeta dada e gionalista centro, l’innalzamento della densità urbana, il miglioramento della
Paul Dermée lavorano all’uscita della rivista “L’Esprit Nouveau”. Il circolazione veicolare, l’aumento delle superfici a verde. Prevede un
primo numero esce il 15 ottobre 1920. Altri seguono con scadenza centro urbano con ventiquattro grattacieli, seicentomila abitanti in
mensile sino al luglio 1921 (il soprannome Le Corbusier, come abitazioni a blocchi a redents aperti o chiusi e due milioni alloggiati
altri quali Paul Boulard, Saugnier, De Fayet, è uno pseudonimo in città-giardino.
per dare l’impressione che la rivista abbia un discreto numero di Nel 1923 ripubblica alcuni articoli apparsi sulla rivista con il
collaboratori). Nel novembre un numero doppio, poi una ripresa titolo Vers une architecture. Avrà notevole successo, tanto da essere
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presto tradotto in varie lingue (del 1927 è l’edizione inglese). Rameau. Terminato nel 1925, il complesso bifamiliare è opera di
Temi affrontati: l’estetica dell’ingegnere e delle macchine; il gioco un progettista ormai maturo. Si caratterizza per le lunghe vetrate a
dei volumi nella luce; la progettazione in pianta; l’eredità classica nastro e per un padiglione con parete circolare servito da un atrio
e l’importanza della geometria e delle proporzioni; la moralità in a tripla altezza.
architettura; la macchina per abitare; sino all’ultimo capitolo dal Dello stesso anno è l’esperienza del quartiere di Pessac, un
titolo emblematico: “Architecture ou Révolution”. esempio meno felice in cui Le Corbusier cerca di applicare i metodi
Vi si afferma: “Regna un grande disaccordo fra lo stato d’animo dell’edilizia standardizzata, ma che dimostra come i principi della
moderno, che è di ammonimento rivolto a noi, e l’accumularsi nuova architettura purista siano facilmente applicabili nelle case
soffocante di residui d’altri tempi. Il problema è di adattamento, e della moderna e ricca borghesia, meno in quelle economiche dei
sono in discussione le realtà della nostra vita. La società è animata lavoratori.
da un violento desiderio di quanto non è sicuro che essa potrà
ottenere. Tutto sta in questo: tutto dipende dallo sforzo fatto e 5.12 Expo di Parigi
dall’attenzione concessa a queste situazioni allarmanti. Architettura Il 1925 è per Le Corbusier anche l’anno dell’Esposizione
o rivoluzione. La Rivoluzione può essere evitata” universale di Parigi. Realizza un ambiente espositivo, il padiglione
Nel 1924 riprendono le pubblicazioni della rivista con otto dell’“Esprit Nouveau”, con annesso un diorama che visualizza le
numeri e l’anno successivo esce il numero 28, l’ultimo. È pronta proposte urbanistiche per una nuova città messe a punto a partire
un’altra uscita, ma lo scontro con Ozenfant è ormai irricucibile dal 1922 e un piano per il centro storico di Parigi, in cui propone di
e Le Corbusier dovrà pubblicarlo, in altra forma, con il titolo di abbattere la città vecchia per fare posto a spazi verdi su cui insistono
Almanach d’architecture moderne. Per il lavoro speso nella rivista, snelli grattacieli cartesiani.
sarà liquidato da Ozenfant con un assegno per una cifra irrisoria. Le Il padiglione, escluso all’inizio con il pretesto della mancanza
Corbusier lo conserverà per tutta la vita nel portafogli per ricordare di posto disponibile, è costruito all’ultimo momento in una zona
l’affronto subito. periferica dell’Expo. Disegnato, in stile purista, è giudicato dagli
Nel frattempo Le Corbusier acquista per conto di Raoul La organizzatori una mostruosità e circondato da una palizzata alta
Roche, banchiere di Ginevra, tele cubiste di Braque, Picasso sei metri per nasconderlo al pubblico. Sarà necessario sollecitare
e Léger dal mercante Kahnweiler. La Roche, che ha spirito da l’intervento del ministro per l’Educazione nazionale, conosciuto
mecenate ed è stato tra i sovvenzionatori dell’impresa dell’“Esprit attraverso Gertrude Stein, perché il padiglione possa essere
Nouveau”, gli commissiona nel 1923 una casa a Parigi con uno finalmente restituito alla vista.
spazio destinato a galleria dove poter esporre i quadri. Nello stesso Eppure, come vedremo, non mancano all’Expo altre opere di
lotto decide di costruire anche il fratello di le Corbusier, Albert architettura contemporanea offensive del senso comune, quale il
Jeanneret, musicista e direttore dei corsi di ritmica al conservatorio padiglione russo disegnato da Konstantin Mel’nikov, l’allestimento
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City in Space di Frederick Kiesler o il padiglione danese progettato Prefigurano il culto della donna anoressica: quando crollerà la
da Kay Fisker. Ma mentre i primi due possono essere visti come borsa, saranno chiamate le “donne-crisi”. Gabrielle Chanel, detta
scelte bizzarre di artisti stranieri e il terzo come una variante del Coco, le veste con tailleur con gonna decisamente sopra la caviglia.
classicismo modernista, la costruzione di Le Corbusier è un affronto I capelli sono à la garçonne, le calze di seta rossa. I manichini in
diretto alla nazione ospitante, un esplicito disconoscimento dell’art vetrina stilizzati. Il modello maschile è l’attore hollywoodiano
déco, di cui l’Expo celebra il trionfo. Rodolfo Valentino la cui morte nel 1926 fa precipitare migliaia di
Il Déco è un gusto piuttosto che uno stile che spesso si fan in una crisi d’isteria collettiva, che porterà a numerosi suicidi.
esaurisce nell’accettazione superficiale di alcuni valori moderni L’Expo di Parigi, programmato sin dal 1912 per il 1915, spostato
– il geometrismo cubista, il dinamismo futurista, il simbolismo al 1925 a causa dello scoppio della prima guerra mondiale, è la
espressionista – stemperati da un eclettismo vorace, che non vetrina di questo gusto, esasperato ed estremizzato. Ventuno gli
esita a contaminare motivi egizi, africani o babilonesi in prodotti stati presenti. Il padiglione italiano, disegnato da Armando Brasini,
lussuosi e di perfetta fattura artigianale. Il Déco è l’arte che negli spicca per bruttezza. Deludenti anche i padiglioni disegnati da
anni ruggenti fa accettare a una borghesia in ascesa le nuove linee Horta, la cui produzione sta regredendo verso un vuoto e pomposo
dell’età della macchina e, insieme, il momento di reazione che gli accademismo, e da Josef Hoffmann, elegante come sempre, ma
contrappone la citazione classica, e il reperto archeologico. snervato in un estetismo di modanature ingigantite alla scala
Dal clima Déco si fanno influenzare architetti di eccezionale dell’edificio, che i critici dell’epoca definiscono una conversione al
talento quali Frank Lloyd Wright – anche in questa luce sono da barocco italiano.
leggere le sue case californiane – , superficiali ma abili modernisti Si salvano il padiglione danese progettato da Kay Fisker,
quali Robert Mallet-Stevens, autore di raffinate costruzioni parigine, ritmato da corsi di mattoni rossi intervallati da fasce di cemento, il
o innovatori nel campo dell’arredamento quali Francis Jordain, padiglione polacco, che colpisce più per la sua sognante bizzarria che
René Herbst e Pierre Chareau, quest’ultimo, come vedremo a per il valore architettonico, e il sobrio padiglione neoclassico della
proposito della Maison de verre, sicuramente il più dotato dei tre. Richard-Ginori, disegnato da un trentaquattrenne promettente:
Il clima che produce il nuovo gusto è determinato da una società Gio Ponti.
cosmopolita, che legge Francis Scott Fitzgerald e si muove al ritmo Abbondano tempietti e mausolei. Il padiglione olandese disegnato
del charleston e del jazz importato dall’America verso la fine del da Jan Frederik Staal fa pensare agli edifici di culto orientali: è uno
conflitto mondiale. Che scopre la musica e la danza negra dell’allegra degli esempi meno convincenti della produzione della Scuola di
e scatenata Joséphine Baker che balla quasi nuda e affascina Loos e Amsterdam; solleva l’ira e le critiche di van Doesburg, giustamente
Le Corbusier mentre Man Ray accorre per fotografarla. risentito per l’esclusione di de Stijl.
Il sarto Paul Poiret già dall’anteguerra propone sfarzosi modelli Sono i sovietici, con il padiglione di Konstantin Mel’nikov, gli
di bellezza e uno stile di vita dissoluto con figure esili e slanciate. unici a puntare su un’architettura decisamente contemporanea.
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Mel’nikov è scelto a seguito di un concorso in cui sono invitati Gräff (la stessa sera, racconta, incontreranno Mies e parleranno di
undici architetti, quasi tutti appartenenti all’ala artisticamente architettura sino a notte fonda).
progressista, quali i fratelli Vesnin, Ladovskij, Ginsburg, Golosov. City in Space è un progetto utopico di una città che fluttua
Il suo progetto, schiettamente moderno eppure appariscente e non nello spazio. Una città aerea e senza peso dove vige il principio
privo di una certa retorica, lo fa scegliere, nonostante la giovane età statico del tensionismo contro quello dei momenti flettenti e
e l’inesperienza dell’autore, la cui unica opera di prestigio eseguita dove sono abolite le pareti perché l’uomo soffoca. Però che cosa
alla data del concorso è la bara in cristallo sagomato per il feretro sia il tensionismo nessuno lo sa. Infatti, quando Le Corbusier, che
di Lenin. conosce Kiesler attraverso Léger, gli chiede come si possa reggere la
Il padiglione realizzato è il risultato di una snervante opera di città e aggiunge: “Pensi di sospendere queste case agli Zeppelin?”,
revisione, per stare nei tempi e nei costi, che porterà una notevole questi gli risponde, evitando di approfondire il discorso: “No,
semplificazione del progetto iniziale, impostato su generatrici penso di sospenderle attraverso la tensione”. (Per natura utopista,
curve. Le revisioni, tuttavia, non nuocciono all’architettura. Kiesler perseguirà per tutta la vita temi ai limiti dell’impossibile.
Nella versione definitiva il padiglione è un corpo di fabbrica A cominciare dal Teatro senza fine, che prefigura già dal 1923 e
prismatico tagliato in diagonale da una scala. I due triangoli sviluppa in America, dove si trasferisce nel gennaio del 1926. Lo
hanno coperture con inclinazioni opposte raccordate da pannelli espone all’International Theatre Exhibition del 1926. Il modello è
inclinati e incrociati che fungono da copertura alla scala stessa. così innovativo da far apparire convenzionale il Teatro totale a scene
Una torre, realizzata con un traliccio reticolare, posta su un lato mobili disegnato nel 1927 da Gropius per Erwin Piscator. Seguono
della scala, funge da richiamo visivo. La costruzione, per motivi di la Space House, la Endless House e altri progetti che prefigurano
economia, è interamente in legno. Il colore rosso fiammante. Lo un modo di vita più creativo, radicalmente alternativo. Amico di
stile costruttivista. Josef Hoffmann lo definisce il migliore edificio Duchamp e di tutta l’avanguardia americana – ne parleremo in
dell’esposizione. Mostrano interesse Perret e Mallet-Stevens. seguito – realizzerà la galleria di Peggy Guggenheim).
Le Corbusier lo apprezza tanto da familiarizzare con Mel’nikov, Qualche parola ancora sul padiglione disegnato da Le Corbusier.
scarrozzandolo per Parigi. Non mancano ovviamente i giudizi È riduttivo vederlo come un’opera d’architettura in sé conclusa,
negativi dei tradizionalisti. estraniandolo dalla proposta urbanistica illustrata nel vicino
Al Grand Palais viene presentato l’allestimento City in Space del diorama. Il padiglione, infatti, è un modulo abitativo che trova
trentacinquenne Frederick Kiesler, un artista che vive a Vienna, ha la sua ragione solo in una prospettiva urbanistica. Non una casa
lavorato nel 1920 con Adolf Loos ed è entrato in contatto con il unifamiliare isolata, ma un blocchetto che si inserisce – ne prevede
gruppo De Stijl nel 1923, quando van Doesburg, favorevolmente 64 per piano, 340 per isolato – negli Immeubles villas che circondano
impressionato da una scena teatrale in movimento da lui allestita a il centro cittadino lasciato ai grattacieli cartesiani. È l’espediente
Berlino, lo cerca e gli presenta Richter, Moholy-Nagy, El Lissitskij, per contemperare alte densità abitative e insieme – si osservi in
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pianta la forma a “L” che racchiude un generoso terrazzo – per dare Taut apparirà nel 1929).
a ciascun abitante una casa con un grande spazio all’aperto, a sua Il libro è strutturato per opposizioni, alla maniera dei testi di
volta affacciato sul verde della corte: cioè, una condizione abitativa Wölfflin e Simmel che sono stati i maestri di Behne. È nello scontro
da villa anche a un banale appartamento situato al piano alto di un di due tipi ideali, di due aspetti contrapposti della realtà che nasce
blocco intensivo. una terza soluzione latrice di risultati inaspettati.
La prima opposizione è il contrasto tra l’aspetto funzionale e
5.13 Behne e la sintesi tra espressionismo e l’estetico. L’architettura dell’ottocento, secondo Behne, ha esagerato
razionalismo proprio in questo secondo aspetto, costruendo manufatti sempre
Adolf Behne è un critico di architettura.Il suo saggio più più estranei al loro scopo, alla semplice funzionalità, limitandosi
interessante, Der moderne Zweckbau, è del 1923, l’anno in cui a realizzare facciate, maschere alle quali non corrisponde un
è in contatto con Gropius per la mostra del Bauhaus dedicata organismo.
all’architettura internazionale (detto per inciso: è Behne che Sono stati Berlage, Wagner e Messel che hanno svolto un’azione
ha presentato a Gropius Moholy-Nagy). Behne spera nella liberatoria contro l’eccessivo estetismo, puntando sulla sincerità
pubblicazione da parte della casa editrice del Bauhaus, che, come si strutturale e il corretto uso dei materiali.
ricorderà, nasce nello stesso anno. Ma Gropius nicchia per evitare Il loro contributo è però rilevante più per ciò che insegnano a
di bruciare il suo Internationale Arciktektur. Il libro di Gropius non fare che per aver davvero dato vita a un’architettura originale.
esce nel 1925, quello di Behne l’anno successivo. Behne, con una Il primo a parlare un nuovo linguaggio è Wright, un americano
certa ostinazione, aggiunge sotto la dedica alla moglie: “Scritto nel che, a differenza dei tre precedenti, mostra come riorganizzare la
novembre 1923”. E, per lasciarne prova, pubblica tra il 1924 e il pianta, come far vivere lo spazio, come riconquistare l’orizzontale e
1925 alcuni articoli che anticipano le tesi del libro. un’asimmetria fondata sul movimento degli utenti.
Perché tanta caparbietà? Probabilmente per due motivi. Il primo Siamo arrivati al secondo capitolo: dello spazio disegnato. A
è che il 1923 è un anno di svolta per l’architettura contemporanea. iniziarlo non è un architetto, ma Henry Ford, il celeberrimo
Oltre alla mostra del Bauhaus, è l’anno in cui viene pubblicato Vers capitano d’industria americano. È lui che nelle proprie fabbriche
une architecture di Le Corbusier ed è il momento in cui maturano ripensa lo spazio sulla base delle esatte misure dell’uomo,
nuovi linguaggi: basti pensare al costruttivismo e a De Stijl. Il dell’igiene, della rispondenza pratica al bisogno produttivo. Behne
secondo motivo è che sinora non sono apparsi testi di un certo ne riporta il pensiero con ampi stralci tratti dall’autobiografia, che,
respiro dedicati alla nuova architettura e Behne ci tiene ad arrivare come abbiamo avuto già modo di notare, proprio nel 1923 esce in
per primo e con un certo anticipo (Internationale neue Baukunst di Germania con gran successo di pubblico.
Hilberseimer e Der Sieg des neuen Baustils di Behrendt usciranno Il corrispettivo europeo di Ford è il tedesco Peter Behrens, il
nel 1927 e Die neue Baukunst in Europa und Amerika di Bruno quale però, per il fatto di essere un architetto e per di più di animo
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classicista, tende alla stilizzazione, a differenza degli americani che distruggere ogni residuo di forma. Se infatti Häring pensa a una
ricercano il puro oggetto funzionale. Inoltre Berhens, con gli anni, casa per ciascun uomo e modella ogni stanza in modo diverso dalle
perde in freschezza e originalità tendendo a un’estetica sorpassata altre per accogliere una specifica attività, lo fa proprio perché il suo
di sfere, coni, cilindri. Il suo successore è Gropius con le officine ideale è antiformalista e consiste nella riduzione dell’architettura a
Fagus e lo stabilimento della mostra di Colonia del Werkbund. puro e assoluto strumento. Lo stesso può dirsi di Scharoun e dei
Si delinea una triade di innovatori dell’edilizia, attraverso suoi complicati organismi. Il loro ideale è il corpo, la natura, ciò
l’industria – Ford, Behrens, Gropius – , ma con tendenze a che sfugge a ogni standard.
produrre forme rigide, geometriche. A questi Behne contrappone Agli uomini dell’Est si contrappongono gli uomini dell’Ovest.
van de Velde, il quale riesce a superare l’astratto standard attraverso personaggi come Le Corbusier, che si prefiggono l’ottenimento
linee morbide, movimento e vitalità. Behne ricorda la polemica di standard, la classificazione in tipi, l’osservanza di norme, il
che oppone van de Velde a Muthesius al congresso del Werkbund raggiungimento di universali. La loro tecnica è basata sull’astrazione,
svoltosi a Colonia nel 1914 e sottolinea che, contro la tipizzazione sulla matematica, sulla ferrea disciplina. Sono loro i veri formalisti.
richiesta dal tedesco, il belga rivendica l’individualità e l’originalità Il funzionalismo degli espressionisti corre il rischio di diventare
dell’artista. grottesco, di perdersi nel romanticismo iperindividualista,
Sono due architetti tedeschi, Finsterlin e Mendelsohn, che mentre il formalismo razionalista precipita nello schematismo e
si fanno promotori di una conformazione spaziale ancora più nell’immobilismo del concetto. È solo la sintesi tra lo spirito dell’est,
aderente ai bisogni dell’utente. Sono loro i veri funzionalisti. al cui interno Behne mette oltre ai tedeschi anche i movimenti
Coloro che, contro la linea monumentale astratta, inventano la radicali russi e il futurismo italiano, e quello dell’ovest, in cui si
dinamica del movimento, che segna il passaggio all’umanizzazione trovano i classicisti di scuola francese, che può produrre una forma
della macchina. Finsterlin dimostra che, per essere a misura vivente. Behne sembra intravederla in alcune sperimentazioni
d’uomo, l’architettura deve diventare organica e quindi rinunciare dell’architettura olandese. Accenna sia alle forme aperte di De Stijl
alla forma, preferendo al cristallino l’amorfo. Mendelsohn inietta sia a quelle chiuse di Oud. Forse, continua, bisogna muoversi nel
l’energia. Anche se Behne critica l’eccessivo antropomorfismo senso indicato da Mondrian, forse nel senso – e qui introduce un
della Torre Einstein, nota che nella fabbrica della Herrmann & Ca tedesco – di Mies van der Rohe.
Luckenwalde di Mendelsohn vi è perfetta efficienza e un magnifico L’ultima parte del saggio è la meno chiara. Ricorrono però
fluire di vita. due parole illuminanti e – viste con la consapevolezza di oggi –
Il terzo capitolo supera il problema dello spazio per arrivare precorritrici: sono “relazioni” e “paesaggio”. Le relazioni appaiono
alla realtà progettata. Sono proprio gli espressionisti – o, come li a Behne come ciò che ci permetterà di superare la dittatura della
chiama Behne, gli uomini dell’Est – che perseguono a ogni costo forma geometricamente intesa, per proiettarci verso un universo
la funzione e non esitano, per raggiungere questo obiettivo, a sempre più qualificato da qualità immateriali, non definibili nei
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termini tradizionali del disegno. Il paesaggio come contesto nel Infine, vi sono in Behne aperture inaspettate per una nuova
quale esercitare i nuovi rapporti tra l’oggettività del sociale e cultura figurativa che cerca di uscire dalle secche della geometria,
l’individuale della natura, dove mediare tra forma e informe. della composizione, della sezione aurea, verso gli olandesi, verso i
Behne da un punto di vista culturale è meno raffinato di Teige, costruttivisti, verso la scuola del Vkhutemas. Mostrerà in questo
formatosi nel clima formalista praghese. Il libro Der moderne modo che il Movimento Moderno è più che una semplice etichetta
Zweckbau è però un testo fondamentale, per almeno quattro stilistica, è un fenomeno storico complesso, caratterizzato una
ragioni. pluralità di modi di sentire e da molteplici curiosità.
Intanto perché è la prima seria e organizzata genealogia del
Movimento Moderno. Da Berlage a Perret (citato a proposito delle
origini del pensiero di Le Corbusier, e scientemente non inserito
nel primo capitolo dedicato ai grandi precursori), da Gropius sino
a Oud e De Stijl. Se si escludono alcune omissioni, dovute anche
a una certa rigidezza dimostrativa teutonica, l’impianto appare
convincente ed è una base, assai matura e informata, per essere stata
scritta nel 1923, su cui costruire le successive storie dell’architettura
contemporanea.
In secondo luogo, Behne evita l’errore di sbarazzarsi
dell’espressionismo, riducendolo a un semplice accidente storico,
come farà molta storiografia seguente. Individua in questa corrente
la radice di un funzionalismo coerente, teso all’individualizzazione
del prodotto architettonico e sospettoso verso la standardizzazione
e la tipizzazione. Apprezza, e giustamente, l’importante eredità
di van de Velde. Sottolinea il valore di Mendelsohn, Finsterlin,
Häring, Scharoun.
Behne evita, inoltre, di sopravvalutare Behrens e Perret, e si
rifiuta di esaltare, pur senza trascurarne i molti meriti, figure della
nuova generazione quali Gropius che – nota giustamente – cambia
in cinque progetti cinque stili di rappresentazione, e Le Corbusier,
che cerca di spacciare per scientifico anche il proprio integralismo
ideologico.
162 torna al sommario 163
Parte 1 capitolo 6 programma di edilizia economica e popolare in grossi caseggiati

Maturazione e crisi dei


da Loos osteggiati (tra questi il più famoso sarà nel 1927 il Karl
Marx Hofe, progettato da Karl Ehn). A Parigi Loos è accolto con

linguaggi: 1925-1933 molto riguardo dagli esponenti delle avanguardie. Le Corbusier lo


considera un precursore del funzionalismo, tanto da aver pubblicato
nel novembre del 1920, sull’“Esprit Nouveau”, la traduzione
francese di Ornamento e delitto. Dalla frequentazione con Tristan
Tzara viene l’incarico per la realizzazione di una casa sulla collina di
Montmartre. L’edificio, realizzato nel 1925, è Loos al suo meglio.
Lungo la strada è un blocco chiuso appoggiato su un basamento in
6.1 Loos-dada pietra. Due scavi centrali – uno nel basamento, l’altro nel blocco
È nel 1923 che Loos si risveglia da un periodo di crisi creativa superiore – articolano il volume e offrono una localizzazione alle
e personale, scandita da composizioni architettoniche bloccate, bucature.
simmetriche, monumentali, quali il progetto alla gloria di Francesco Se il prospetto all’esterno è austero e chiuso allo sguardo dei
Giuseppe (1917), palazzo Bronner a Vienna (1921), il monumento passanti, sul cortile è articolato in un gioco di volumi le cui regole
funerario di Dvorˇák (1921), villa Stross (1922), la colonna per il sono dettate da esigenze funzionali. La casa, al suo interno, si snoda
“Chicago Tribune” (1922). su numerosi livelli per tenere conto dell’orografia del terreno,
Il capovolgimento creativo, prefigurato dall’ambigua villa caratterizzata da un forte dislivello, e anche di esigenze specifiche
Rufer, segnata da un inattuale cornicione, ma le cui bucature sono quali, per esempio, la possibilità che la zona pranzo, sopraelevata
liberamente disposte lungo i prospetti, avviene nel 1923 con il rispetto al soggiorno, serva come palco per piccole rappresentazioni
progetto al Lido di Venezia per l’attore Moissi. Un blocco edilizio teatrali.
su più livelli, misuratamente mediterraneo, articolato e vagamente . L’edificio per la Baker, progettato nel 1927 ma non realizzato,
pittoresco, che contrasta con l’algido neoclassicismo dei disegni è caratterizzato all’esterno da un basamento punteggiato da piccole
precedenti. bucature e da un volume sovrastante di gusto Déco a strisce bianche
Il capovolgimento personale avviene lo stesso anno con la e nere. È un’abitazione con annessa una piscina coperta che deve
decisione di trasferirsi a Parigi. Può così chiudersi un periodo servire alla diva per spettacoli acquatici. Il volume è semplice, ma le
negativo, culminato con il deludente rapporto con il comune di bucature lo rendono dissimmetrico. Un corpo cilindrico aggettante
Vienna di cui per un anno è stato architetto capo. Il comune, funge da elemento di richiamo e da pensilina d’ingresso; ai piani
incurante delle sue proposte di siedlung e di una casa autocostruibile superiori ospita un caffè e una sala da pranzo.
con un sistema all’americana, ha deciso di realizzare il suo vasto Da più parti è stata notata l’accurata progettazione delle visuali
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interne, il piacere da voyeur garantito dalle lastre di vetro poste Tuttavia, entrambi accomunati da un unico obiettivo: strappare
lungo i muri che contengono l’acqua della piscina, lo sfarzoso l’architettura al dominio dell’arte e dell’arbitrio, per fondare in
salone d’ingresso culminante con la prospettiva di una scala termini rigorosamente spaziali una scienza del costruire aderente
semicircolare e il gioco delle doppie altezze. La Baker, come non a principi certi. Mies, grazie alla collaborazione con la rivista “G”,
tarderà ad accorgersi anche Le Corbusier, che le è compagno di edita dal 1923 al 1926, abbandona definitivamente ogni tendenza
viaggio nel 1929 sulla nave Julius Cesar di ritorno dal viaggio in espressionista, risalente al periodo di adesione al Novembergruppe,
Sud America, è una donna da far perdere la testa anche al più e mette a punto una concezione sostanzialmente costruttivista,
rigoroso dei classicisti. tesa, attraverso un rigoroso utilizzo delle tecniche e dei materiali
Nel 1927 Loos lavora a villa Moller a Vienna e nel 1928 a villa moderni, a esprimere in termini spaziali lo spirito dell’epoca.
Müller a Praga. Le due case possono leggersi anche come una risposta Häring, attraverso un certo numero di articoli apparsi su riviste
all’architettura di Le Corbusier, verso il quale nutre sentimenti diverse, prende le distanze dal meccanicismo e dall’ossessione per lo
di rivalità. Le due ville, di forma austera ma non più classiciste, standard e la geometria, per la ricerca organica, fondata sul rispetto
mostrano come sia possibile articolare il tema dei percorsi nello delle leggi e dei principi universali della natura.
spazio senza seguire le strategie della promenade architecturale. Entrambi, a partire dal 1923, sono i promotori nel loro studio
Affrontano anche il tema del rapporto tra interno e esterno. Ma di incontri periodici tra architetti, preoccupati tutti dal momento
se Le Corbusier pensa all’abitazione come a un dispositivo per economico e dall’affermarsi nel campo culturale dell’ala più
inquadrare, attraverso aperture pensate ad hoc, lo spazio esterno, retriva e tradizionalista, capitanata dai vari Paul Bonatz, Paul
le residenze di Loos si chiudono in se stesse nel rispetto di una Schmitthenner, Paul Schultze-Naumburg.
filosofia dell’introspezione, del riserbo e della privacy tipicamente Nasce così lo Zehnerring, o Anello dei dieci, che vede, oltre a
viennese. Häring e Mies, la presenza di Otto Bartning, Peter Behrens, Erich
Nel 1928 Loos si ritira in Cecoslovacchia, dove nel 1930 gli Mendelsohn, Hans Poelzig, Walter Schilbach, Bruno Taut, Max
viene conferita una pensione a vita che gli allevia le preoccupazioni Taut, Ludwig Hilberseimer. Il gruppo, formato – come indica il
economiche che l’hanno perseguitato per tutta la vita. Muore nel nome – su basi paritetiche, ha il compito di promuovere le nuove
1933. idee, di abbattere le resistenze burocratiche e di favorire la mutua
collaborazione.
6.2 Nascita e morte del Ring Nel 1925 Mies, che è membro del direttivo del Wekbund, è
Häring e Mies van der Rohe dividono a Berlino lo stesso nominato responsabile della mostra del Weissenhofsiedlung a
studio. È difficile pensare a due personaggi così diversi: Mies Stoccarda. Previsti una ventina di edifici da assegnare a progettisti
rigido, rigoroso, lento, taciturno e sostanzialmente classicista; di fama internazionale. Alla fine del settembre 1925, il direttore
Häring esuberante, sanguigno e fondamentalmente romantico. della sezione del Werkbund di Stoccarda propone a Mies una lista
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di nomi. Tra questi: Peter Behrens, Paul Bonatz, Adolf Loos, Theo l’associazione degli architetti tedeschi. Curt Behrendt, direttore
van Doesburg, Le Corbusier, Walter Gropius, Hugo Häring. Mies dall’ottobre del 1925 al dicembre del 1926 di “Die Form”, la rivista
ne stralcia alcuni, quali Loos, Frank e Bonatz, e ne aggiunge altri, del Werkbund, pubblica articoli di Häring e di Rading. Nel 1927
tra cui van de Velde, Berlage, Bartning e Scharoun. Häring e Hilberseimer dedicano uno speciale fascicolo di “Bauwelt”
Per preparare il piano d’insieme Mies coinvolge il collega Häring, ai lavori dei membri del Ring. Dal 1927 l’architetto capo della città
con il quale disegna un planivolumetrico di notevole interesse, che di Berlino è Martin Wagner, che coinvolgerà gli appartenenti al
sfrutta l’orografia del terreno assegnato. gruppo nei lavori promossi dalla municipalità. Ernest May, dal
Il 5 maggio del 1926 Paul Bonatz, esponente di spicco dell’ala canto suo, già dal 1925 è assessore all’edilizia di Francoforte sul
conservatrice e accademico dell’università di Stoccarda, certo Meno.
risentito per essere stato escluso dal gruppo dei partecipanti, lancia La collaborazione tra Häring e Mies si rivela però difficile.
sul “Schwäbischer Merkur” un attacco di rara violenza, con turpi Troppo distanti sono le rispettive concezioni estetiche.
allusioni antisemite, contro il progetto della siedlung: “Un ammasso Häring, diffida delle astrazioni della geometria. Questa nasce,
di cubi… presenta più analogie con un sobborgo di Gerusalemme, infatti, da uno spirito soggettivo che vuole imporre alla natura
che con un raggruppamento di case di Stoccarda”. le sue forme, le sue regole. Mentre la vera architettura ha origini
Su una lunghezza d’onda simile, anche se meno volgare, universali e atemporali. Non procede dall’esterno verso l’interno,
Schmitthenner, che definisce il piano formalista e romantico.È per imposizione di schemi astratti, ma dall’interno verso l’esterno,
probabilmente a seguito di questi attacchi che Mies e Häring attraverso un processo di liberazione e di progressivo disvelamento.
capiscono che devono rafforzare il lavoro di lobbying. nel giugno “Noi”, sostiene Häring, “non vogliamo meccanizzare gli oggetti
del 1926 il gruppo dei dieci si allarga a membri di tutta la Germania: ma solo la loro produzione […] al fine di guadagnare la vita”.
nasce il Ring. Entrano personaggi di spicco tra cui Walter Gropius, L’avversario principale di Häring è Le Corbusier, la sua ideologia
direttore del Bauhaus di Dessau, Adolf Meyer, Otto Haesler, Adolf della macchina per abitare. È lui il più acceso sostenitore di
Rading, Curt Behrendt, Ernest May, Erich Mendelsohn, Martin quella concezione mediterranea della forma che riduce l’oggetto a
Wagner, Hans Scharoun. Ventisette in totale i membri. Segretario dimostrazione matematica, togliendogli movimento ed energia. A
generale è Hugo Häring. questa Häring contrappone la visione gotica che plasma lo spazio
La mossa è vincente. Aumenta l’influenza dei membri del Ring a partire dalle proprie intrinseche e di rado matematizzabili leggi.
sul Werkbund, del quale nel 1926 Mies è eletto vicepresidente: Non poco lontane dalla sua visione del mondo sono anche le
nello stesso anno entrano Häring e Rading nel comitato direttivo e posizioni funzionaliste dei costruttivisti. Funzione per Häring
nel 1927 Hilberseimer. Sempre nel 1927 i membri del Ring votano non è infatti aderenza a standard o a regole prefissate e valide una
compatti per fare in modo che Gropius e Poelzig siano membri volta per tutte. È ricerca del vivente, adesione della forma alle più
del comitato direttivo del BDA (Bund Deutscher Architekten), profonde esigenze della materia, tensione a produrre organismi
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piuttosto che meccanismi. differenze, anche caratteriali, a giudizio di Mies, non sono più
Da qui la differenza con Mies, per il quale la forma si riduce componibili. È la prima mossa della liquidazione dell’avanguardia
a un’istanza geometrica, sia pure fluida (in proposito è molto tedesca. La scissione definitiva si consumerà, più tardi, in occasione
interessante confrontare due immagini apparse nel libro di Walter del CIAM, quando dal Ring si distaccherà anche Gropius in
Curt Behrendt del 1927, Der Sieg des neuen Baustils, La vittoria polemica con Häring.
del nuovo stile di costruire. Compaiono affiancati due progetti di
abitazioni per Berlino, una di Häring e l’altra di Mies. Entrambi 6.3 Razionalismo olandese
realizzano spazi dinamici, ma mentre il primo non ricorre a un Nel 1925 Theo van Doesburg protesta con durezza contro la
preciso schema geometrico e utilizza ampiamente la linea curva, scelta di Staal, un esponente della Scuola di Amsterdam, come
il secondo denuncia un chiaro influsso De Stijl, organizzando la progettista del padiglione olandese all’Expo di Parigi. Rivendica il
propria composizione sui principi dell’angolo retto). ruolo di De Stijl, ma in realtà, abbandonato da Oud, Mondrian e
Alla lunga risulta impossibile, quindi, la collaborazione per numerosi altri protagonisti del movimento, è ormai un cane sciolto.
Stoccarda, e inevitabile lo scontro. Mies decide di abbandonare Traboccante di risentimenti, scrive: “Già da anni la cricca artistica
il piano organico pensato insieme a Häring. Realizza un olandese […] ha riservato tutti i posti per il gruppo Wendingen”.
planivolumetrico più semplice, strutturato sulle ortogonali, in E, di Oud: “Questi già da tempo si è convertito nei fatti allo
cui gli edifici si caratterizzano più come presenze individuali. stile Liberty-Wendingen (si veda l’edificazione a cottages Oud-
Altro motivo di rottura va ricercato nella questione delle parcelle. Mathenesse a Rotterdam e la decorativa architettura di facciata del
Häring, in qualità di segretario del Ring, richiede per i progettisti caffè De Unie). La sua confessione […] ‘Io sono per la retta, ma
l’applicazione della tariffa professionale, mentre Mies sostiene che non vedo perché non andrebbe bene anche la curva’ […] contiene
è meglio accettare quelle ridotte proposte dai committenti per non 30% di paura, 33% di maniere borghesi, 2% di intelligenza, 5% di
compromettere la realizzazione dell’intero progetto. Häring ha la modernità. […] Gli artisti De Stijl stessi già da anni non contano
peggio. più Oud fra i loro colleghi”.
Ciononostante, la lista dei sedici progettisti del Weissenhof In realtà Oud, se si esclude la caduta stilistica delle casette a tetto
è ancora fortemente influenzata dal Ring. Dieci degli undici inclinato del quartiere Oud-Mathenesse (1922-23), è impegnato
tedeschi scelti nella fase finale appartengono all’associazione. lungo una linea di realismo che porterà alle abitazioni operaie a
L’unico estraneo è Adolf Schneck, un personaggio influente e ben Hoek van Holland, caratterizzate da forme severe, incernierate al
appoggiato a Stoccarda. centro da due terminali semicilindrici di notevole eleganza, che
La rottura tra Mies e il Ring segue presto. Nell’agosto del 1927, delimitano una corte semiesterna, attrezzata con negozi, che ne
nel pieno svolgimento della mostra, Mies rassegna le dimissioni interrompe la monotonia tipologica; al nitido quartiere Kiefhoek
dall’associazione. Il Ring ha ormai svolto il suo compito e le a Rotterdam per file concentriche e parallele, un riuscito esempio
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di quartiere razionalista che riesce a inserirsi all’interno della città Muore improvvisamente per arresto cardiaco a Davos nel 1931.
(1925-29); alle case minime sperimentali al Weissenhof (1927), di Il gruppo, che si chiamerà Abstraction-Création, realizzerà la sua
cui parleremo in un seguente paragrafo. prima pubblicazione l’anno successivo. Nel gennaio del 1932, la
Nel settembre del 1926 van Doesburg, tramite Arp, è coinvolto moglie Nelly dà alle stampe l’ultimo numero di “De Stijl” dedicato
nel progetto di rinnovamento del cabaret, cinema e caffè Aubette a alla memoria di instancabile animatore.
Strasburgo. I due vi lavorano insieme coinvolgendo anche la moglie Nel 1927 si costituisce ad Amsterdam il gruppo De8, formato
di Arp, Sofie Täuber. Il risultato è convincente ma, completato da Benjamin Merkelbach, Johan hendrik Groenewegen, Charles
nel 1928, è datato: ci si sta muovendo, come dimostra anche la Karsten, H.E. Pauwert e P.J. Vershunyl. Pauwert e Vershunyl
contemporanea ricerca dei maggiori protagonisti del Movimento si ritireranno e saranno sostituiti da Albert Boeken, Jan Gerk
Moderno, in altre direzioni, in cui il colore soggiace alla logica Wiebenga e da Duiker, quest’ultimo senz’altro il più dotato del
dell’architettura e non viceversa. gruppo. De8, che è altrettanto distante da De Stijl e dalla scuola
Il 1927 per van Doesburg è un anno di bilanci: li tenta con il di Amsterdam, si affianca al gruppo funzionalista Opbouw di
numero dedicato al decennale del movimento. Oud, che interviene Rotterdam. Nel 1928, in occasione del primo CIAM, i due gruppi
con una breve nota, sottolinea la distanza che ormai li separa: le prime confluiscono in un unico movimento che nel 1932 pubblicherà
case erano una tappa di sviluppo verso un’estetica chiara, semplice, la rivista “De8 en Opbouw” di cui Duiker sarà il direttore sino al
severa e pura, ma ora sono diventate l’inizio di “una architettura 1935.
cubista che ha poco a che fare col cubismo dell’architettura”. Sempre nel 1927 un nutrito gruppo di artisti, tra cui numerosi
Intervengono anche Kiesler, Rietveld, van Eesteren e numerosi appartenuti a De Stijl, si raccolgono intorno alla neonata rivista
altri, ma come capita con le celebrazioni, i ricordi appaiono tanto di arti figurative, letteratura e politica “10”. Tra i promotori
più piacevoli quanto più segnano la fine del periodo esaminato. Mondrian e Oud, che diventa il redattore per il settore architettura.
Prova ne sia che dopo il numero del decennale saranno pubblicati Collaborano anche Cornelis van Eesteren, Rietveld, Bart van der
da van Doesburg solo altri due fascicoli della rivista, nel 1928. Leck, Vilmos Huszár, Georges Vantongerloo, Sybold Rayversten
Deciso a trasferirsi definitivamente a Parigi, van Doesburg e Mart Stam. Il primo numero della rivista, che esce a gennaio,
costruisce una casa a Meudon-val-Fleury (1927-1931). È di contiene un saggio di Mondrian dal titolo Neoplasticisme. Die
disarmante semplicità e anche deludente. Con van Eesteren – che Woning-De Straat-De Stad (Neoplasticismo. Casa-strada-città): è
ha intrapreso altre strade: è a capo dell’urbanistica di Amsterdam un ritorno all’ordine, un richiamo alla plastica pura. Nel quarto
ed è uno dei leader dei CIAM – prova a mettere a punto i principi numero viene pubblicato il manifesto del gruppo De8, che ne
De Stijl per l’urbanistica. Nel 1930 lancia un ennesimo manifesto: sottolinea l’equidistanza dall’espressionismo e dalla mistica De Stijl.
è per l’Arte Concreta. Vuole trasformare la casa di Meudon in un Nel giugno 1928 Duiker inaugura la costruzione del sanatorio di
centro artistico. Fa un giro di conferenze in Spagna. Soffre di asma. Hilversum, al quale lavora dal 1925, all’inizio con il socio Bernard
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Bijvoet e, in seguito alla separazione tra i due, con l’ingegner Jan lo spazio circostante e con l’edilizia storica, che si caratterizzi per
Gerk Wiebenga. Rispetto alla ricerca di Oud, volto a un sempre spazi ampi e fluidi interconnessi, che giochi sul dettaglio senza
più rigido classicismo che presto lo porterà all’inaridimento della cadere nel decorativismo. Ma proprio per essere così razionale
propria vena poetica, Duiker trova la strada per un razionalismo e, insieme, dentro e fuori dal proprio tempo, pur ricevendo
non insensibile alla lezione wrightiana che filtra, adattandola alla unanimi apprezzamenti da tutti – Piacentini, per esempio, lo cita
propria sensibilità costruttivista, senza inibizioni. positivamente in Architettura oggi del 1930 – alla fine Dudok
Aereo e leggero, per l’estensivo uso del vetro e l’esile struttura in non appassiona. Non coinvolge i tradizionalisti, che lo vedono
cemento armato denunciata a vista, l’impianto ha un’organizzazione moderno. Non infiamma gli sperimentatori, che lo vedono legato
simmetrica, con due braccia, rappresentate dai padiglioni, che a un linguaggio dei primi del novecento. La strada che prenderà
si aprono verso la natura circostante. A questa rigida geometria l’architettura contemporanea sarà altra.
corrisponde la trovata di un accesso dissimmetrico, che impedisce
la lettura immediata di uno schema così rigoroso. Ponti, sbalzi, 6.4 Bauhaus: atto secondo
volumi circolari conferiscono all’edificio un alone metafisico che Le elezioni del 10 febbraio 1924 portano al potere in Turingia
spicca rispetto alla rigogliosa natura circostante. Senza dubbio la la destra tradizionalista e conservatrice.Nel marzo del 1924 viene
migliore opera prodotta in Olanda nel periodo. comunicato a Gropius un suo possibile licenziamento dal Bauhaus.
Nel 1930 Duiker si ripeterà con la scuola all’aria aperta in Poco tempo dopo, i finanziamenti alla scuola vengono dimezzati.
Cliostraat ad Amsterdam. L’oggetto, di una disarmante eleganza, è Il 18 maggio del 1924, in occasione del quarantunesimo
simmetrico lungo la diagonale per esaltarne il valore d’angolo. Lo compleanno del direttore e del quinto anniversario della scuola,
spigolo, che si percepisce sin dall’ingresso del complesso, per evitare i professori del Bauhaus fanno dono a Gropius di una cartella i
ogni monumentalismo è svuotato dalle terrazze e si percepisce cui disegni interpretano il tema di un grammofono che dall’alto
come una sovrapposizione di piani aggettanti. suona alle masse. È un’allusione scherzosa al ruolo del direttore
Tra i protagonisti dell’architettura olandese vi è infine Willem della scuola come promotore di un nuovo credo artistico e anche
Marinus Dudok. Folgorato da Wright, influenzato da Berlage e, in ai nuovi apparati meccanici che stanno invadendo il mondo. Ma
certa misura, dalla scomposizione De Stijl, realizza numerosi edifici anche il documento di quali e quante fossero le posizioni artistiche a
a Hilversum, la città di cui diventa l’architetto comunale dal 1927. Weimar a un anno dalle dimissioni di Itten. Se Lázló Moholy-Nagy
Tra le sue opere: le scuole Nassau (1927-29) e Vondel (1927-29). interpreta il tema applicando una fredda astrazione costruttivista,
La realizzazione migliore è il municipio di Hilversum (1923-1931). Vasilij Kandinskij lo affronta musicalmente traducendo il suono
Dimostra che è possibile progettare un’architettura autenticamente del grammofono in una sinfonia di linee e superfici; George Muche
moderna che duri, che abbia carattere monumentale e allo stesso trasformando le persone in una gioiosa composizione di cerchi
tempo sia apprezzata da una società democratica, che dialoghi con colorati; Paul Klee con un geroglifico costruito su una moderna
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simbologia dell’anima; Oscar Schlemmer allestendo un balletto di contemporaneo prende le distanze dalla forma rappresentativa
segni; Lyonel Feininger ricorrendo a un’espressività allusiva. della facciata simmetrica. Bisogna camminare intorno a questo
È difficile pensare a un corpo insegnante più qualificato. Non è edificio per cogliere il suo carattere tridimensionale e per ben capire
azzardato dire che il Bauhaus, insieme al Vkhutemas di Mosca, è in la funzione degli elementi di cui è composto”. Sigfried Giedion,
questo momento la più avanzata scuola europea di arti applicate. nel libro Spazio, tempo e architettura del 1941, ne evidenzierà la
Per salvarla Gropius propone al governo di realizzare una società novità, non esitando ad accostarlo alla sensibilità spaziale cubista
a responsabilità limitata, rendendola autosufficiente dal punto di e al tema della quarta dimensione: “La cortina di vetro si svolge
vista economico. Per mostrare il prestigio raggiunto, fonda un semplicemente attorno agli angoli dell’edificio: in altre parole,
comitato di sostenitori, al quale aderisce anche Albert Einstein. i muri di vetro si incontrano proprio dove l’occhio umano si
Raccoglie citazioni e commenti positivi apparsi sulla stampa. Lo aspetterebbe di incontrare un sostegno che garantisca per il carico
sforzo è però inutile. Il trasferimento ineluttabile. dell’intero edificio. Due delle più urgenti istanze dell’architettura
Gropius e il consiglio dei maestri scelgono Dessau, anche a seguito moderna trovano qui adempimento: non in quanto risultato
del fattivo interessamento del suo borgomastro socialdemocratico, inconsapevole dei progressi tecnici ma in quanto consapevole
Fritz Hesse, il quale si attiva per far costruire una sede e, nello realizzazione dei propositi dell’artista: il raggruppamento sospeso e
stesso tempo, pensa di incaricare Gropius della progettazione di un verticale dei piani che soddisfa il nostro senso dei rapporti spaziali;
quartiere di edifici residenziali a basso costo per i lavoratori delle e la trasparenza, realizzata in pieno tanto che siamo in grado di
industrie locali. vedere simultaneamente interno ed esterno, en face e en profile,
Gropius e il socio Adolf Meyer s’impegnano subito nella come l’Arlésienne di Picasso del 1911-12: molteplicità di livelli di
progettazione del nuovo edificio che ospiterà la scuola. Sarà riferimento o di punti di riferimento, e simultaneità – per dirla in
inaugurato il 5 e 6 dicembre 1926 con grandi festeggiamenti. breve, la concezione dello spazio-tempo”.
L’opera, senza i tentennamenti stilistici che abbiamo notato nelle Senza dubbio vi è più di un’esagerazione nella tesi di Giedion,
opere precedenti, si caratterizza per l’intelligente articolazione delle appare più convincente l’apprezzamento di Rudolf Arnheim, il
masse, per l’asciutta razionalità, per l’uso di grandi vetrate permesse grande studioso della psicologia della forma, che nel 1927 nota
dall’esile ossatura in cemento armato, per un linguaggio astratto la chiarezza e la generosità di un’architettura in cui, sottolinea, è
e, nello stesso tempo, rigorosamente legato alle funzioni che vi si possibile osservare dall’esterno l’uomo al lavoro o mentre gode del
svolgono (ogni corpo è scandito da bucature diverse, appropriate meritato riposo. Dove ogni cosa mostra la sua struttura interna,
alle attività ospitate). Segna, come ha notato Gropius, la fine della nessuna vite è sottratta alla vista, nessun cesello, per quanto prezioso,
tradizionale tipologia del palazzo: “Il tipico edificio rinascimentale e nasconde il materiale da cui è stato ricavato. “Si è tentati di dare”,
barocco presenta la facciata simmetrica ed è verso il suo asse centrale conclude, “di questa trasparenza un giudizio anche moralmente
che conduce la strada di accesso. Un edificio che riflette lo spirito positivo”.
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Accanto alla scuola, cinque case per gli insegnanti. Rappresentano il Bauhaus come strumento per ottenere benefici personali: “Da
la messa a punto di nuovi prototipi di edilizia residenziale. Per circa un anno”, scrive a Behne nel dicembre del 1927, “nella nostra
alcuni sono il risultato di un’oggettività da macchina abitativa, sezione di architettura ci limitiamo a fare solo teoria e soprattutto
fredda e monocorde, caratterizzata da un piacevole alternarsi di dobbiamo stare a guardare mentre a Gropius e al suo studio non
luce e ombra. Per altri il segno di una positiva evoluzione rispetto al mancano certo incarichi professionali”. La scuola versa in un
tentennante modello abitativo della Am Horn esposta nella mostra penoso stato economico ed è sempre più malvista dalle autorità.
del Bauhaus del 1923. Gropius, con il solito tempismo, avverte che il Bauhaus è segnato.
Nel 1927 Gropius istituisce una sezione di architettura. Vorrebbe Oberato dall’attività professionale, tra il gennaio e il febbraio del
affidarla a Stam, che però rifiuta. Questi, all’inaugurazione 1928 si dimette lasciando il testimone ad Hannes Meyer.
dell’edificio del Bauhaus, gli presenta l’amico Hannes Meyer con
cui ha condiviso l’esperienza di “ABC”. Hannes Meyer sarà così 6.5 Neutra, Schindler, Wright, Mendelsohn
nominato responsabile della nuova sezione con il compito di farla Tra il 1921 e il 1922 Richard Neutra lavora presso lo studio
diventare il motore trainante della scuola. L’insegnamento viene di Mendelsohn. I due progettano la sopraelevazione della sede del
strutturato con standard universitari, tanto che è previsto al fine del “Berliner Tageblatt” a Berlino. Il nuovo corpo di fabbrica, seguendo
corso di studi un diploma di laurea. I restanti insegnamenti vengono leggi e ritmi propri, si sovrappone con violenza al vecchio. Nel 1923,
rivisti. Si attribuisce un ruolo maggiore alle tecniche pubblicitarie Neutra decide di tentare la fortuna in America, dove da tempo
e si potenzia il settore teatrale, gestito da Oscar Schlemmer, risiede l’amico Schindler, con cui è in contatto epistolare. Nel
organizzatore e inventore di incantevoli balletti meccanici. Sono luglio 1924, con la moglie Dione, si reca a Taliesin, per incontrare
attivati i corsi liberi di pittura, reclamati da tempo da Kandinskij Wright. Favorevolmente colpito dall’austriaco, Wright lo invita a
e Klee. Ottimi prodotti, infine, vengono realizzati, dai laboratori, lavorare nel suo studio. Neutra torna in ottobre per starci sino a
per esempio le sedie tubolari di Breuer e gli oggetti di Marianne febbraio.
Brandt, e dalla tipografia che edita anche una rivista quadrimestrale A novembre Mendelsohn è anch’egli a Taliesin, in viaggio per
dal titolo “Bauhaus”. scrivere un libro sull’America, commissionatogli dal proprietario
Hannes Meyer, sin dall’inizio, nutre dubbi nei confronti del “Berliner Tageblatt” (uscirà nel 1926 con il titolo Amerika,
dell’impostazione del Bauhaus. Nonostante sia stata purgata Bilderbuch eines Architekten, per le edizioni Mosse). L’incontro
da molti atteggiamenti misticheggianti, trova lontana la scuola con il maestro cinquantasettenne lo segna profondamente. Scriverà:
dal proprio ideale costruttivista e funzionalista. I rapporti con “Nessuno sfiora il suo genio”.
Gropius diventano difficili. Gropius non vuole rinnegare quanto Tornato in Europa, Mendelsohn inizia una nuova stagione
sinora fatto e comincia a vedere lo svizzero come un avversario. creativa. Spiccano i magazzini Schocken a Stoccarda (1926-
Meyer vede Gropius come un formalista che, oltretutto, utilizza 28), caratterizzati dal cilindro svetrato che trasforma l’angolo
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tra due strade in un segnale urbano, e il complesso Woga sul d’acciaio, rivestita da un involucro sintetico. Sintetizza i temi della
Kufürstendamm a Berlino (1926-28), un quartiere residenziale libertà spaziale wrightiana e del rigore formale di Mies van der
con integrate attività ricreative e commerciali che ospita il cinema Rohe. È la prima di numerose altre, tutte di fattura perfetta, alcune
Universum la cui entrata è segnalata dall’incastro tra una curva, un incantevoli – per esempio la Kauffmann Desert House del 1947 – ,
alto prisma e l’insegna pubblicitaria. ma tutte di maniera.
Neutra, nel marzo del 1925, lascia Wright e raggiunge Schindler Il periodo che va dal 1924 al 1927 non è per Wright dei migliori.
a Los Angeles. Con la moglie e il figlio alloggiano in Kings Road. Nel marzo del 1924 è morto Sullivan. È il secondo grande dolore
Schindler, in quegli anni, è riuscito a costruirsi una buona dopo la morte della madre, avvenuta l’anno prima. Nello stesso
notorietà come progettista di case unifamiliari, quali la villa anno entra in crisi il matrimonio con Miriam Noel celebrato appena
Packard a Pasadena del 1924 e la casa di vacanza a La Jolla del dodici mesi prima. Incontra la iugoslava Olgivanna Lazovich, di
1923-25. Nel 1925 sta lavorando alla casa del dottor Philip M. oltre trent’anni più giovane, con cui intesse un’appassionata storia.
Lovell, un medico famoso con il quale condivide l’amore per la Sempre nel 1924, il fuoco distrugge per la seconda volta Taliesin.
vita all’aria aperta, il sole, la luce, l’aria e l’igiene. L’opera segna Indomito, Wright si mette all’opera per ricostruirla, anche se le sue
l’allontanamento definitivo dall’esuberanza formativa wrightiana, entrate sono drasticamente ridotte per l’assenza di lavoro. “Salvai”,
in questo momento orientata verso effetti scultorei e una forte racconta, “molte pietre non troppo danneggiate e con i frammenti
matericità. Ma anche la rinuncia alla semplificazione volumetrica tinti dal fuoco ricostruii le nuove pareti”. Nel 1925 chiede il divorzio
perseguita dall’ala rigorista del movimento moderno. Schindler da Miriam Noell. Nel dicembre a Wright e Olgivanna nasce una
opta invece per una composizione volumetricamente complessa di figlia. Ad agosto Wright è costretto a nascondersi con amante e
vassoi, intervallati, lungo l’orizzontale, da fasce vetrate e, lungo la figlia ed è arrestato, sia pure per un giorno. Per sopravvivere mette
verticale, da pilastri sagomati. all’asta la collezione di stampe giapponesi. Ad agosto divorzia dalla
Nel 1926 Neutra e Schindler decidono di aprire insieme uno Noel. Nel gennaio dell’anno successivo la proprietà di Taliesin è
studio. Insieme partecipano al concorso per la sede della Lega delle sequestrata e a luglio venduta alla Bank of Wisconsin.
Nazioni (1926). La partnership, però, non dura a lungo anche Nel 1928 Wright, praticamente disoccupato, scrive per “The
perché Neutra, approfittando di qualche malinteso tra Schindler e Architectural Record” una serie di nove saggi, con cui mette a
i committenti, nel 1927 soffia al partner l’incarico per il progetto punto la propria filosofia operativa: si riferiscono alla progettazione
per la casa di città dei Lovell (tra le altre scorrettezze: Neutra farà della pianta, alla questione dello stile, al significato dei materiali.
circolare in Europa il progetto della Lega delle Nazioni solo a La salvezza viene da San Marcos in the Desert, in Arizona, dove
proprio nome). lo chiamano a disegnare un albergo. Il rapporto con il deserto lo
La Lovell Health House, completata nel 1929, lancerà Neutra ricarica, permettendogli di affrontare le avversità. Dirà: “Ritengo
nel mondo professionale americano. È costruita su un’intelaiatura che non potesse esistere nulla di più suggestivo su questa terra. […]
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nell’albergo del deserto, commissionato da Alexander Chandler, Victor Bourgeois (Belgio).
intendevo incorporare tutto ciò che di degno avevo appreso Mancano quattro personaggi, alla cui assenza accenna in maniera
sull’architettura naturale”. Per disegnare il progetto allestisce nel imbarazzata Werner Gräff nell’introduzione di Bau und Wohnung,
1929 un accampamento di baracche, ricreando in Arizona una uno dei libri stampati dal Werkbund per celebrare l’esposizione.
Taliesin in legno e tela. “Qui in questi spazi immensi, la simmetria Sono: Adolf Loos, Hugo Häring, Heinrich Tessenow, Erich
stanca rapidamente e mortifica la fantasia. Sentii che non doveva Mendelsohn.
esservi simmetria nei vari edifici costruiti in questo deserto, e in Abbiamo già accennato alla controversia tra Mies e Häring che
particolare nel campo che in seguito chiamammo Ocatillo”. porta all’allontanamento di questi dall’esperienza del Weissenhof e,
Con Olgivanna, che si dimostra una donna energica e risoluta, quasi di seguito, alle dimissioni di Mies dal Ring. Di Loos abbiamo
mettono a punto una strategia per ripartire. Consiste nel trasformare visto che fu escluso sin dagli inizi. Di Mendelsohn sappiamo che
lo studio in una società per azioni e nell’aprire una scuola con i suoi rapporti con Mies non sono mai stati buoni: Mies vede in
apprendisti residenti. Servirà a creare un nucleo per la diffusione lui un insopportabile spirito romantico, mentre questi disprezza di
del pensiero e dell’opera di Wright; ad acquisire, tramite le rette, cuore l’arida freddezza delle composizioni del secondo.
risorse economiche; ad avere mano d’opera per produrre progetti Tra i grandi assenti vi è infine Theo van Doesburg, forse visto con
complessi e altrimenti costosi, quali il piano per la città ideale di sospetto per il carattere difficile e accentratore, o forse per i rapporti
Broadacre (1932), e anche per ricostruire, con il lavoro fisico degli tesi con Gropius, a seguito del controcorso da lui organizzato
apprendisti stessi, Taliesin, nel frattempo riscattata. qualche anno prima al Bauhaus. Van Doesburg, sebbene escluso,
guarderà tuttavia con favore all’esposizione, parlandone in
6.6 Lo zoo dell’architettura: il termini elogiativi e difendendola dai numerosi detrattori. I quali
Weissenhofsiedlung ben capiscono che il Weissenhof è più di un intervento edilizio
Già dai primi giorni di apertura del Weissenhofsiedlung il tra i tanti. È un’opera emblematica, attraverso cui un intero
successo di pubblico è impressionante. Si conta che l’esposizione, movimento, che ormai ha assunto dimensioni internazionali,
dal luglio all’ottobre del 1927, venga visitata da oltre mezzo milione chiede di essere legittimato. Critiche sono rivolte all’aspetto da
di visitatori. villaggio mediterraneo, alla freddezza di una composizione risolta
In mostra 63 alloggi in 21 edifici. Gli architetti coinvolti sono in semplici forme geometriche, alla mancanza di praticità dei tetti
16. Undici i tedeschi: Mies van der Rohe, Peter Berhens, Richard piatti, alla povertà della decorazione e del dettaglio architettonico.
Döcker, Walter Gropius, Ludwig Hilberseimer, Hans Poelzig, Adolf Di contro, gli estimatori non esitano a parlare dell’esperienza del
Rading, Hans Scharoun, Adolf G. Schneck, Bruno Taut, Max Weissenhof in termini entusiastici. Walter Behrendt dichiara, per
Taut. Cinque stranieri: Le Corbusier (Francia-Svizzera), Mart Stam esempio, la vittoria del nuovo stile (Der Sieg des neuen Baustils)
(Olanda), Josef Frank (Austria), Jacobus Johannes Oud (Olanda), con un libro sull’architettura contemporanea pubblicato nel 1927,
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la cui foto di copertina è dedicata al complesso di Stoccarda. Vi La seconda linea di ricerca è quella di Le Corbusier. L’architetto
sono infine giudizi più articolati: Muthesius, per esempio, valuta franco-svizzero propone nei suoi due edifici i cinque punti della
positivamente l’esposizione in quanto esperimento, ma nota che nuova architettura che ha già in parte sperimentato a partire dalle
le soluzioni proposte denunciano un nuovo formalismo al quale è case Domino del 1914, sino al padiglione dell’“Esprit Nouveau”
subordinata ogni considerazione razionale. all’Expo di Parigi del 1925 e che adesso sono esplicitamente applicati
In realtà, non sono poche le carenze in fase di realizzazione e, se ed enunciati per la prima volta. Sono i pilotis, il tetto-giardino,
si eccettua l’intervento in verità assai deludente di Gropius, non la pianta libera, la finestra a nastro, la facciata libera. Nascono
vengono adottate nuove tecniche costruttive né di prefabbricazione. da una riflessione sulle possibilità costruttive offerte dal cemento
Vi è spreco di spazio e le abitazioni a consuntivo vengono a costare armato, ma le traducono in termini poetici. L’atteggiamento di Le
quasi il trenta per cento in più di quelle della normale produzione Corbusier, per quanto filtrato dalla mano felice di un genio, ha
residenziale. Gli affitti costano troppo e non possono essere sostenuti sempre carattere normativo.
dalla classe lavoratrice, alla quale l’intervento, almeno in teoria, è Il terzo approccio è quello pragmatista di Oud. Le sue case a
rivolto. Servono infatti almeno 900 marchi all’anno per affittare schiera sono un capolavoro di intelligente gestione dello spazio,
due camere nell’edificio di Mies, 5000 per la casa unifamiliare di di eliminazione di ogni spreco, di corretta organizzazione della
Le Corbusier, 1800 per l’edificio a schiera di Oud e una media di pluralità delle funzioni che si svolgono all’interno dell’abitazione.
3000 per le restanti case unifamiliari. La relazione illustrativa che Oud presenta è accurata sino alla
Nonostante gli aspetti problematici, il Weissenhof mostra come pignoleria: forme, funzioni, attività, materiali sono discussi in
all’interno del Movimento Moderno esista una pluralità di linee di maniera approfondita.
ricerca. Tra queste cinque spiccano. Oud è troppo attento alla concretezza del costruire per potersi
La prima è quella di Mies. Il suo edificio in linea, all’esterno avventurare nella scomposizione quadridimensionale. Tuttavia,
essenziale sino quasi a rasentare la banalità, all’interno è assai l’influenza della frequentazione De Stijl è rintracciabile nell’ansia di
flessibile, quasi uno spazio neutro che può variare in relazione ai articolazione spaziale che si concretizza nel leggero sfalsamento delle
gusti degli abitanti e all’alternarsi delle funzioni lungo la giornata. singole abitazioni tra loro e nella differenziazione dei volumi annessi
Non è difficile intravedervi una ricerca sullo spazio già percorsa con che si trovano sul retro, più bassi rispetto alla restante costruzione
i progetti per il grattacielo in vetro del 1921 e l’edificio per uffici in grazie alla minore altezza dei loro ambienti. L’impeccabile disegno
cemento armato del 1923, che porterà Mies in modo progressivo e della scala che serve i vari livelli determina, a sua volta, e senza
inevitabile alla filosofia del quasi nulla, alla smaterializzazione dello extracosti, una piacevole quanto ingegnosa sequenza spaziale.
spazio e alla fluidità, prima di casa Tugendhat (1928-1930) e del Il quarto approccio è quello politico-sociale di Stam. Per il
padiglione di Barcellona (1929), e poi di casa Farnsworth (1945- giovanissimo architetto olandese (ha ventotto anni nel 1927) è
1950). inutile che l’architettura insegua la forma. La casa, invece, è un
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oggetto d’uso che deve cambiare in relazione alle nuove abitudini dagli anni trenta, dopo la mostra International Style. Eppure, la
e alle nuove possibilità economiche. Via quindi i lavatoi, che sua casa al Weissenhof è senz’altro una delle opere più riuscite
saranno sostituiti dalle meno ingombranti macchine, via le cantine della siedlung e la casa Schminke che realizzerà a Löbau nel 1933
perché le cianfrusaglie vanno buttate, fine dei lavori domestici è un’incomparabile sintesi tra la leggerezza del razionalismo e la
e dei relativi spazi perché questi saranno o meccanizzati o svolti sinuosità dell’architettura organica. Entrambe prefigurano una linea
all’esterno in spazi comuni. Non è difficile intravedere, dietro la di ricerca originale e assai feconda che porterà alla realizzazione della
linea di ricerca prospettata da Stam, gli studi sulla casa comune Filarmonica di Berlino, uno dei più importanti edifici realizzati a
e l’abitare collettivo che proprio in quegli anni si approntano in Berlino a cavallo tra gli anni cinquanta e sessanta.
Unione Sovietica. Stam, in piena coerenza con i propri assunti, vi si Oltre alle cinque linee di ricerca appena delineate, una pluralità di
recherà nel 1930 a seguito della Brigata Ernest May, ma, dopo aver altre, tutte interessanti. Compresa quella di Behrens, stilisticamente
elaborato il piano per Magnitogorsk, non tarderà a restarne deluso fuori dal tempo, che però presenta un progetto di casa con terrazze
quando scoprirà che i modelli tradizionali di vita e le forme a essi rispondente ai nuovi requisiti di salubrità e igiene, e di Bruno Taut,
connesse sono molto più duri a morire di quanto avrebbe voluto come sempre problematico, concreto, intelligente ma poco dotato
l’ideologia costruttivista. dal punto di vista figurativo.
Il quinto approccio è espressivo. Lo realizza Scharoun con L’affettuosa e insieme beffarda definizione del Weissenhof come
un’abitazione colorata, articolata nella conformazione interna e “zoo dell’architettura contemporanea” appare quindi non priva di
nei volumi esterni. La casa, dichiara, è nata dal piacere di giocare fondamento. Ma trascura un’altra e opposta verità: a Stoccarda un
con materiali nuovi e nuove esigenze di spazio. Siamo lontani dalla nutrito gruppo di architetti di varie nazionalità produce soluzioni
laconicità di Mies, dal formalismo prescrittivo di Le Corbusier, diverse all’interno di un medesimo programma di ricerca.
dal raffinato buon senso di Oud, dall’impegno politico di Stam. Quando, nel 1927, Walter Curt Behrendt, anche sulla scorta
L’obiettivo non è la standardizzazione ripetitiva né la creazione di del successo del Weissenhof, nel libro Der Sieg des neuen Baustils
un paesaggio artificiale e macchinista, ma la volontà di favorire si chiede se lo spirito del tempo stia generando un nuovo stile e
un’evoluzione in sintonia con la vita. L’osservatore, aggiunge risponde in maniera affermativa, pur ammettendo che ancora vi
Scharoun, non vi troverà nulla di troppo tipizzato. Ricerca quindi è una notevole pluralità di punti di vista diversi, coglie il nodo
dell’individuale, dell’unione tra spazio interno ed esterno, della della questione, travisandolo. La ricchezza del moderno è infatti
possibilità di stare con gli altri o di isolarsi nel soggiorno. Scharoun in questa pluralità, e tentare – come Behrendt stesso, in una certa
è vicino alla filosofia di Häring ed è, insieme a Mendelsohn, uno misura auspica, e come avverrà in seguito sotto le pressioni di
dei progettisti più dotati e proprio per questo colpevolmente personaggi quali Sigfried Giedion e Philip Johnson – di ridurla a
dimenticati, non rientrando la sua vena espressionistica all’interno un unico comun denominatore stilistico è oltremodo pericoloso,
del racconto dell’architettura contemporanea sviluppatosi a partire per la vitalità del movimento stesso.
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6.7 Gli italiani al Weissenhof che allora erano potentissimi. Se non fosse stato per quei sette
Nel 1926 si costituisce il Gruppo 7. È formato da: Ubaldo ragazzi milanesi, contornati e sorretti da pochissimi amici pittori,
Castagnoli (cui subentra nel 1927 Adalberto Libera), Luigi Figini, scrittori e scultori […] l’architettura italiana si sarebbe inserita nel
Guido Frette, Sebastiano Larco, Gino Pollini, Carlo Enrico movimento rinnovatore europeo con un ritardo anche maggiore di
Rava e Giuseppe Terragni. Scrivono una serie di articoli su “La quello che già pativa”.
Rassegna Italiana” che escono tra il dicembre e il maggio del Nonostante la debolezza degli assunti teorici – stigmatizzata
1927. Rivendicano uno spirito nuovo, il rinnovamento artistico, più tardi anche da Persico che, non senza ragioni, parlerà di
un’architettura aderente alla logica, attenta alle funzioni, in sintonia avanguardia da salotto – i sette partecipano alla terza biennale di
con il mondo dell’industria. Le dichiarazioni programmatiche del Monza facendosi notare e, su interessamento di Roberto Papini,
Gruppo 7, sono tutt’altro che radicali. Più volte è rivendicato all’esposizione in occasione del Weissenhofsiedlung.
il ruolo della tradizione, sottolineato che ci si vuole muovere in Nel 1927 Adalberto Libera, di ritorno dalla mostra Die
continuità piuttosto che in contrapposizione con il passato, che i Wohnung che si svolge in Germania, entra a far parte del Gruppo
valori di fondo della composizione non sono messi in discussione. 7, subentrando a Castagnoli. Nello stesso anno organizza al Palazzo
Da qui la critica allo slancio artificioso, alla furia distruggitrice del delle Esposizioni di Roma la I Mostra italiana di architettura
futurismo, il riconoscimento di una tradizione del nuovo che va da razionale. Si svolge dal 15 marzo al 30 aprile 1928. In mostra un
Gropius a le Corbusier, l’accostamento della nuova architettura alla centinaio di progetti. Quarantatré gli espositori. Tra questi, oltre
tradizione classica greca e romana, il proposito di non disperdere i al Gruppo 7: Mario Ridolfi, Gino Capponi, Alberto Sartoris,
caratteri nazionali. Giuseppe Bottoni, Luciano Baldessarri. Partecipano anche alcuni
Un pasticcio teorico che è da attribuire anche alla giovanissima architetti che oggi difficilmente definiremmo moderni, quali
età degli estensori, tutti ventenni (Terragni ha ventidue anni ed è Alberto Calza Bini, capo del Sindacato Architetti.
appena laureato). D’altronde, come è stato – giustamente ma con Con la mostra del 1928 a Roma inizia l’epoca eroica
un accenno senza dubbio ingeneroso per Ponti – notato da Carlo dell’architettura moderna in Italia. Sartoris, vicino al Gruppo 7,
Belli: “Era il momento in cui Piacentini progettava il tempio Votivo partecipa al primo CIAM. Nascono le riviste “La Casa Bella”,
Internazionale per la Pace in stile bramantesco; Muzio trionfava diretta da Guido Marangoni (più tardi subentreranno Giuseppe
con il suo algido e tutto esteriore neo-classicismo; Gio Ponti Pagano – dal 1931 – ed Edoardo Persico – condirettore dal
cominciava a inventare il suo celebre cattivo gusto nell’arredamento; 1933 – trasformandola nella più importante rivista d’architettura
e il Portaluppi elevava centrali elettriche in Val d’Ossola nello europea) e “Domus”, diretta da Gio Ponti. Nel 1928 è ultimato
stile dei templi birmani. Non vorrei nemmeno accennare qui ad il Novocomum, opera del più dotato degli architetti razionalisti:
architetti che, a rigore, non entrano nella storia dell’architettura Giuseppe Terragni.
come un Bazzani, un Brasini, un Calza Bini, se non per ricordare
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6.8 Wittgenstein house della bellezza, in cui è di fondamentale importanza il sistema
Margaret Stonborough Wittgenstein, che aveva dato incarico al delle proporzioni”. La tesi appare poco convincente. Nell’opera
discepolo di Loos, Paul Engelmann,, di costruirle una casa, decide di Wittgenstein non si riscontra, come onestamente riconosce lo
nel 1926 di coinvolgere il fratello Ludwig nell’impresa edilizia, stesso Wijdeveld, l’applicazione di alcun sistema proporzionale
sfruttandone l’inclinazione per l’architettura. preciso. Le proporzioni che hanno voluto trovare gli esegeti hanno
Wittgenstein in breve tempo emargina Engelmann, diventando approssimazioni del cinque e più per cento; sono quindi troppo
di fatto l’unico responsabile della costruzione. Modifica pochissimo imprecise per essere state fatte proprie da un eterno insoddisfatto
il primitivo progetto dell’amico: l’impianto volumetrico rimane che non esita, a costruzione quasi ultimata, a demolire il solaio
pressappoco inalterato, se escludiamo il piccolo corpo aggiunto del soggiorno per alzarlo di tre centimetri e che il giorno in cui gli
dell’ingresso; i prospetti sono modificati per lievi ritocchi alle infissi furono montati costringe la povera Marguerite Respinger,
dimensioni delle finestre e alle loro posizioni reciproche; la divisione interessata più all’architetto che all’architettura, a passare ore ad
degli ambienti interni non viene alterata, a meno di impercettibili aprire e chiuderli per verificare che fossero perfettamente a piombo.
spostamenti dei tramezzi. La tesi non convince, inoltre, perché Wittgenstein impiega non
Eppure il giovane filosofo dedica alla casa energie immense ed poche delle sue energie per spezzare simmetrie (per esempio
enorme attenzione, tanto da confessare che, dopo una giornata eliminando una delle due nicchie nella stanza della libreria), per
di cantiere, si sente sfinito. Ogni questione, anche la più banale, infrangere allineamenti (per esempio ponendo fuori asse la bucatura
richiede infatti un’attenzione estenuante. A un fabbro che gli chiede della porta d’ingresso rispetto alle finestre sovrastanti), differenziare
se anche un millimetro sia importante, lui con il suo impaurente e disarticolare le parti (per esempio ideando finestre diverse per
vocione risponde che è fondamentale anche il mezzo millimetro. ogni facciata).
Per decidere l’altezza delle ringhiere obbligava l’operaio a tenerle Per Wittgenstein, come abbiamo visto, ogni concezione classica
per ore nella posizione prevista per verificare che fosse davvero è troppo intrisa di valori connotativi, di riferimenti metafisici. Ed
quella giusta. Gli infissi sono di una sezione talmente sottile che egli, pur apprezzandolo per l’opera di riduzione compiuta, critica
solo una ditta tra le tante consultate fu in grado di realizzarli. Loos che di valori eterni riempie la propria architettura, intuendo
L’attenzione esasperata di Wittgenstein per le più minute che dietro la semplicità e le nude proporzioni del moderno può
questioni di dettaglio è una chiave di lettura importante. Paul nascondersi un delitto ancora più grave di quello individuato da
Wijdeveld, in un libro dal titolo Ludwig Wittgenstein, Architect, Loos nell’ornamento. Queste case, dirà contrariato a proposito
l’attribuisce al gusto classico del filosofo: “La casa”, sostiene, dell’esposizione del Wiener Werkbund del 1932, ti guardano e
“dev’essere associata con le tendenze classiciste che ricorrono ti dicono “guarda come sono graziosa”. Da qui l’avversione del
nella storia dell’architettura. Comune a queste è la morigeratezza filosofo verso lo spazio tradizionale, carico di valori tattili, espressivi,
nell’articolazione e nell’ornamento, guidata da una regola assoluta simbolici, e la predilezione per uno neutro, trasparente, cioè tale
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da non interferire con i singoli oggetti che lo strutturano e con le di quanta metafisica si celi anche dietro questa anoressica estetica
persone che lo abitano: “Il mio ideale è una certa freddezza. Un del silenzio, dell’assenza, della trasparenza. Glielo farà capire
tempio che ospiti le passioni, senza che interferisca con queste”. l’economista Sraffa, mostrandogli invece la ricchezza linguistica di
Se sostituiamo al termine “oggetto architettonico” la parola un tipico gesto napoletano. Wittgenstein elaborerà allora la teoria
“fatto” e al termine “spazio” la parola “logica”, abbiamo la filosofia dei giochi linguistici e nei suoi appunti, pubblicati postumi, non
del Tractatus: i fatti, come gli oggetti architettonici, devono infatti dimenticherà l’architettura, paragonando la riscoperta complessità
essere depurati da ogni connotazione soggettiva e ridotti al loro del linguaggio al lento stratificarsi di una città.
semplice valore denotativo; mentre la logica, così come lo spazio
architettonico, deve diventare trasparente edificio che ospita i fatti 6.9 Bauhaus: atto terzo
componendoli, ma senza alterarli o modificarli. Meyer, il nuovo direttore del Bauhaus, è uomo energico,
Questa costruzione rigorosamente scientifica può essere vista generoso, ma settario sino all’inverosimile, così come lo si può
come la spazializzazione della mistica del Tractatus, il punto di arrivo essere in un’epoca di ferro segnata da idealità, guerre, rivoluzioni
di una visione ascetica: la trasparenza non è solo lo sforzo massimo e dittature. Suo obiettivo è cambiare l’intero impianto pedagogico
di concettualizzazione del dicibile, ma anche l’unica finestra da cui dell’istituto, aprire la scuola anche ai meno abbienti, renderla
ci è permesso scorgere l’indicibile: “non mi interessa”, affermerà produttiva, dando priorità assoluta a un insegnamento basato sulla
Wittgenstein, “innalzare un edificio, quanto piuttosto vedere in sociologia, l’economia, la psicologia.
trasparenza dinanzi a me le fondamenta degli edifici possibili”, Amante dello sport per il suo valore sociale, abolisce le lezioni
cioè, in sostanza, la struttura del mondo (del mio mondo). La casa, del sabato per lasciare la giornata alle attività fisiche. “Lo sport”,
quindi, come una sorta di modellizzazione del mondo interiore. aveva scritto su “ABC” in un articolo del 1926, “sta per diventare
Bernhard Leitner, in uno studio del 1973, ha brillantemente l’università del sentimento collettivo”.
colto il carattere insieme mistico e anticlassico di un’architettura Combatte ogni forma di idealismo per indirizzare gli studenti
così concepita: “Alla fine l’edificio diventa spersonalizzato e verso ciò che si può misurare, vedere, pesare. Per lui l’architettura è
anonimo, grande architettura. La chiarezza non è oscurata dalla l’attenta organizzazione dei modi di abitare, e costruire è un lavoro
funzione. L’austerità non si basa su unità modulari. La semplicità sociale. Tenta anche di cambiare il corpo docente. Nel novembre
non risulta dalla mera rinuncia all’ornamento. Impossibile reperire del 1929 scrive a J.J. Oud, Willi Baumeister, Karel Teige, Piet
dogmi o assunti formali o particolari da imitare. Vi si riscontra Zwaart per proporre loro di venire a insegnare a Dessau.
invece una filosofia”. Questa “si limita a metterci tutto davanti, Coinvolge la scuola in alcuni incarichi professionali. Il più
non spiega e non conclude nulla. Dal momento che tutto è posto importante è la scuola della confederazione sindacale tedesca a
in luce, non resta nulla da spiegare”. Bernau, un capolavoro di semplicità e funzionalità progettato
Più tardi, con le ricerche filosofiche, Wittgenstein si accorge e realizzato con Wittwer tra il 1928 e il 1930, dove gli studenti
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devono occuparsi di tutto l’arredo. Nel 1928 la scuola si occupa soffiare sul fuoco sono anche alcuni professori, quali Kandinskij e
dell’ampliamento di Törten. Vi sono poi, le cucine modello Albers, che vedono con sospetto e preoccupazione il nuovo corso.
realizzate per la Reichsforschungsgesellschaft, la Società tedesca per Gropius, che sta seguendo da lontano gli sviluppi della vicenda,
la ricerca scientifica, e la Volkswohnung, la casa popolare in cui interviene contro Meyer anche perché si sente offeso dai giudizi
viene sperimentata una poltrona, opera di Albers, componibile e poco lusinghieri dati alla sua gestione, accusata di essere stata in
realizzata in compensato sagomato. una prima fase inconcludentemente espressionista e in una seconda
Introduce una sezione di fotografia, aggiunta all’inizio del 1929, inconcludentemente formalista. Il 1° agosto del 1930 il sindaco
sotto la guida di Walter Peterhans. Potenzia i laboratori, la cui Hesse licenzia in tronco Meyer, che a questo punto, per orgoglio,
attività d’ora in poi è fondata sui criteri della massima redditività, rassegna le proprie dimissioni. Gropius, come osserva Magdalena
dell’autonomia amministrativa, della pedagogia produttiva. Droste, “ancora verso la fine della sua vita, si preoccupò in tutti i
Istituisce rapporti con l’industria: dal 1928 alcune delle più modi di rimensionare e mistificare il contributo dato da Meyer alla
note lampade del Bauhaus sono fabbricate dalla ditta Körting e storia del Bauhaus”.
Matthiesen e sono presi accordi con la ditta Rasch per il disegno di
carte da parati. 6.10 Le Corbusier, Mies e lo spirito
Numerosi prodotti, con caratteristiche di economicità, semplicità dell’epoca
e pulizia formale, sono esposti nella mostra Dieci anni di Bauhaus, Nel 1927, Le Corbusier sta lavorando a una villa a Garches.
che nel 1929 gira, con successo di pubblico, a Basilea, Zurigo, L’edificio, pur non applicando ancora in maniera integrale i cinque
Dessau, Essen, Breslavia e Mannheim. punti teorizzati per l’esposizione del Weissenhof, è basato, come
Gli studenti di architettura, per la progettazione e l’esecuzione dei hanno mostrato gli studi di Colin Rowe, su una griglia di passi
lavori, sono raggruppati in cellule di cooperazione che includono strutturali e su un sistema di proporzioni che ricorda le ville di
brigate verticali, composte da alunni dei primi e degli ultimi anni. Palladio. L’obiettivo, come afferma le Corbusier, è realizzare “una
“I miei studenti di architettura”, afferma polemicamente Meyer, scala costante, un ritmo, una cadenza di quiete”. All’esterno si
“non diventeranno mai architetti. […] L’architetto è morto”. presenta come un prisma compatto, disegnato con eleganza dalle
Il Bauhaus si politicizza. Nel 1927 si forma la prima cellula finestre in lunghezza. Gli scavi e i volumi in lieve aggetto intaccano
comunista; nel 1930 raggiunge trentasei aderenti. Le autorità la compattezza dei piani di facciata. Alludono a un susseguirsi e
vedono con sempre maggiore sospetto la scuola, etichettata ormai concatenarsi in profondità di spazi e funzioni che, sempre secondo
come un covo di sovversivi. Meyer è convocato d’autorità dal Rowe, si leggono come in trasparenza, sempre che questa si intenda
sindaco per fornire spiegazioni e chiarimenti, nonostante abbia questa in senso concettuale più che fisico. All’interno opere
sciolto d’autorità il nucleo comunista per tener fede agli impegni scultoree, tra cui un nudo di Matisse, sono collocate dagli Stein in
presi. Inutilmente. Meyer ribadisce il proprio credo marxista. A punti strategici, a sottolineare la continuità dei percorsi.
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Vi è poi Ville Savoye, iniziata a partire dal 1929 e conclusa oltre il puro funzionalismo, che rappresenti le condizioni di spirito
nel 1931. In uno schizzo schematico tracciato da Le Corbusier è dell’epoca. Ma mentre lo svizzero-francese si focalizza sul gioco
sintetizzato il metodo compositivo: un volume puro scavato sino sapiente dei volumi, sugli scavi che esaltano gli effetti chiaroscurali e
al punto in cui l’articolazione delle parti non compromette l’unità arriva al risultato finale con un processo sostanzialmente additivo, il
dell’insieme. È la quarta fase di un processo evolutivo che parte dalla tedesco cerca la forma per eliminazione, con un metodo sottrattivo,
Maison La Roche, in cui i volumi sono semplicemente accostati; proprio come uno scienziato, che è tanto più convinto di aver
si chiarifica nella villa a Garches, dove predomina la semplicità del raggiunto lo scopo quanto più riesce a inventare formule sempre più
prisma; trova una sintesi nelle case al Weissenhof, in cui unitarietà brevi e più generali. In architettura la brevità corrisponde al minor
di forma e frammentazione delle parti coesistono senza che il primo dispendio di materia, alla leggerezza; la generalità alla capacità
principio prevalga sul secondo; e, infine, si realizza come appunto dell’edificio di adempiere al maggior numero possibile di funzioni.
in Ville Savoye, con la subordinazione della varietà all’unità. L’ideale di Mies è dunque l’illimitato spazio flessibile. Se la formula
Della costruzione, che da un punto di vista tipologico è una ideale di uno scienziato tende alla brevità zero, cioè al silenzio che
casa a patio su pilotis e formalmente è la concreta dimostrazione tutto dice, la formula ideale di Mies aspira alla leggerezza zero, cioè
dell’applicazione integrale dei cinque punti, colpisce il rapporto al nulla che tutto abbraccia.
con la natura. Avviene attraverso le bucature delle murature della Da qui la proverbiale lentezza, le giornate su giornate impiegate
terrazza-patio che incorniciano il verde trasformandolo in semplice a studiare dettagli minimi, il fastidio per coloro che ogni giorno
panorama. Anche le forme geometriche della villa dialogano poco, vogliono trovare una formula nuova, l’incapacità, da insegnante, di
se non in maniera metaforica, con il contesto. L’ideale cui si riferisce valorizzare la creatività degli studenti, il carattere insieme ritroso e
Le Corbusier è il tempio greco – l’astronave che scende dal cielo – arrogante.
non la casa di Wright, che si distende lungo lo spazio naturale, Conclusa nel 1927 l’esperienza del Weissenhof, dove ha sondato
afferrandolo. il tema della flessibilità abitativa tanto da assegnare ad altri
Se le relazioni con il terreno sono concettualmente escluse, l’arredamento degli alloggi, Mies lascia Stoccarda per tornare a
massima è l’apertura al cielo e al sole. Il solarium – culmine della lavorare a tempo pieno a Berlino. Del luglio 1928 è l’incarico per
promenade architecturale che si dipana lungo un sistema continuo il padiglione tedesco dell’Expo di Barcellona. Sarà inaugurato dai
di rampe e percorsi che porta dall’ingresso al tetto – è il coronamento reali di Spagna il 26 maggio 1929.
plastico che si differenzia dal prisma pieno del piano intermedio e Il padiglione è, però, un oggetto tutt’altro che semplice. È
dagli snelli pilotis del piano terreno. Con una progressione dall’alto l’incontro di almeno tre diversi modi d’intendere l’architettura: il
verso il basso così sintetizzabile: spazio vuoto, volume pieno, forma neoplasticismo De Stijl, la nuova oggettività vista in chiave berlinese,
libera. un neoclassicismo schinkeliano orientato verso la monumentalità e
Mies condivide con le Corbusier l’idea che l’architettura vada la misura greca. Come spesso succede quando gli uomini di genio
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producono ibridi – e non succede quasi mai per opere più pure sul poi aggiungiamo il senso di eternità e di perennità della pietra, gli
piano linguistico e compositivo – il risultato è un capolavoro. effetti di luce, come nella spettacolare trovata della statua di Georg
Il neoplasticismo De Stijl è riscontrabile nella scomposizione Kolbe illuminata dall’alto, ecco che questo oggetto effimero – che
per piani. Vi è però una maggiore fluidità spaziale, il senso quasi vivrà pochi mesi e i cui materiali saranno presto riveduti anche a
teatrale della percorrenza che ricorda le opere di Wright. Nel causa della crisi economica – appare un monumento senza tempo
padiglione, infatti, come nelle case Prairie, non si entra di fronte e (da qui una delle motivazioni per ricostruirlo nel 1986).
si è costretti a un percorso fatto di svolte improvvise e di repentini L’incarico della casa Tugendhat arriva a Mies negli ultimi mesi
cambiamenti di visuale: verso l’acqua, verso la statua, verso il corpo del 1928, mentre sta lavorando al padiglione di Barcellona. Sarà
secondario. I piani, poi, sono collegati tra loro secondo una logica terminata verso la fine del 1930. La strategia è diversa. Il gioco
di ammorsature senza dubbio riferibile all’influsso di Wright. Il dei piani è fortemente ridimensionato. Saranno limitati a due: uno
quale ammirava molto il padiglione, anche se, poco sopportava i curvo per delimitare la zona pranzo e uno rettilineo per dividere
pilastrini cruciformi che si alternavano alle lastre. “Un giorno o lo studio dalla zona conversazione. All’esterno la casa ha due volti:
l’altro”, diceva, “dovremo convincere Mies a sbarazzarsi di quei chiusa verso la strada, si apre idealmente verso il giardino grazie
dannati pilastri in acciaio che appaiono così pericolosi e invadenti a una parete vetrata di ventiquattro metri suddivisa in pannelli
nei suoi bei progetti”. scorrevoli di circa quattro metri e mezzo che si alternano ad altri fissi.
I pilastrini, insieme ai vetri, usati con diverse trasparenze, Arredata con la collaborazione di Lilly Reich – che dal Weissenhof
fanno parte del secondo aspetto stilistico, cioè di un’estetica lo coadiuva nella progettazione degli interni – casa Tugendhat
costruttivista, sia pure sviluppata in chiave personale, tendente è curata sin nei minimi particolari: sedie in tubolari d’acciaio
verso la smaterializzazione dell’oggetto edilizio. Un gioco che viene disegnate da Mies, pavimento in linoleum bianco per rispecchiare
esaltato dall’inserimento delle vasche d’acqua, dalla levità dei piani il soffitto, tappeti in lana naturale, tende in seta cruda, legno d’
e dall’uso di materiali freddi e levigati. Vi è infine la componente ebano per la parete curva, onice per il divisorio del salotto, acciaio
classica, quasi di influsso loosiano. L’edificio, per quanto dinamico dei pilastrini. Non vi si può appendere un quadro, appoggiare un
al suo interno, all’esterno si presenta come un oggetto i cui pesi sono soprammobile o alterare la disposizione degli arredi, la cui posizione
calibrati con estrema cura, quasi monumentale nella tripartizione di è millimetricamente calibrata. La casa, insomma, è gelida, priva
basamento, corpo, copertura. Robin Evans, in Mies van der Rohe’s di qualsiasi valore domestico. “Die Form” le dedica un servizio e
Paradoxical Symmetries, forse l’articolo più acuto e intelligente che un articolo dal titolo È possibile vivere in casa Tugendhat? La tesi
sia stato scritto su quest’opera, ha notato che vi è un effetto di dell’articolista Justus Bier è che la costruzione è senz’altro un’opera
simmetria, non in pianta, ma rispetto al piano dell’orizzonte, che d’arte, ma non un posto in cui si possa mangiare, dormire, vivere in
rende la percezione inquietante, come all’interno di una spazialità libertà. Interviene la Tugendaht per difendere Mies e per dire che a
omogenea e assoluta, priva di punti concreti di riferimento. Se lei e al marito la casa va bene così. L’interrogativo, però, com’è facile
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intuire, ha carattere più generale: investe la propensione crescente la sfera formale quali, per esempio, un’inchiesta sui vantaggi dei
delle avanguardie di concepire in termini esclusivamente figurativi tetti piani, con opinioni di Taut, Behrens, Oud e Le Corbusier,
– e quindi fotografici, cinematografici, ma non esistenziali – le e una sulla forma appropriata per le nuove residenze collettive, o
architetture. domkommuna, che serve a lanciare anche un concorso di idee su
questo argomento particolarmente sentito, a causa della scarsità di
6.11 Sintesi sovietica alloggi che si registra nel paese.
Nel 1925 si forma l’OSA, Associazione degli Architetti Nell’aprile del 1928 si svolge a Mosca la prima conferenza dell’Osa.
Contemporanei. Vi partecipano Moisei Ginzburg, i fratelli Nel documento finale si stigmatizzano cinque mali: l’ignoranza
Aleksandr, Viktor e Leonid Vesnin, Nikolaj Kolly, Il’ja Golosov e dell’architettura, l’eclettismo senza principi, le ricerche astratte di
Ivan Leonidov, senza dubbio il più dotato. Aderenti a Leningrado: forme nuove, il dilettantismo ingenuo, le opere che presentano
Beldovskij, Galperin, Oll; a Har’kov: Malosëmov, Steijnberg; a Kiev: un finto carattere moderno e lasciano inalterate le vecchie logiche
Cholostenco. Tra le prime iniziative è la fondazione della rivista costruttive. Proposto il perseguimento di tre obiettivi materialisti
“Sovremennaya Arkhitektura”, “Architettura contemporanea”. e costruttivisti: la creazione di nuove tipologie che soddisfino la
Caporedattori: Aleksandr Vesnin e Moisei Ginzburg. La rivista, vita sociale, la qualità dell’edificio, l’interrelazione delle parti.
che uscirà sino al 1931, pubblicherà testi e progetti di Victor Ginzburg, in coerenza con tali assunti tra il 1928 e il 1929 realizza
Bourgeois, Walter Gropius, Hannes Meyer, Mies van der Rohe, il Narkomfin, un edificio in linea il cui programma funzionale
André Lurçat, Robert Mallet-Stevens, Hans Wittwer. Ampio spazio esprime un modo nuovo di concepire la residenza: cellule di pochi
è lasciato inoltre a Le Corbusier, con cui Ginzburg, che lo ammira metri quadrati disegnate sulla logica dell’Existenz minimum e
particolarmente, è in contatto. abbondanza di spazi sociali quali mensa, lavanderie centralizzate
L’OSA, a differenza di altri gruppi d’avanguardia che l’hanno e sale di lettura. Macchina per abitare in senso lecorbusieriano,
preceduta, è un’associazione culturale radicata nella professione. riprende dal maestro franco-svizzero la composizione per volumi
Unisce, quindi, architetti, tecnici, intellettuali e critici non orientati puri, le finestre a nastro, il tetto giardino, il piano pilotis.
verso la discussione astratta, ma che si propongono il compito di Ginzburg – che non può partecipare al primo congresso CIAM
definire e sviluppare i principi generali dell’architettura all’interno a La Sarraz, perché le autorità svizzere negano a lui e a El Lissitskij
della società socialista, di spiegarla ai pubblici poteri e di svolgere il visto – è nominato insieme a Nikolaj Kolly delegato CIAM
un’azione polemica nei confronti di coloro che rimpiangono la in rappresentanza dell’Unione Sovietica nel secondo congresso
tradizione. La rivista “Architettura contemporanea” non esita a di Francoforte, che, come vedremo, tratterà proprio il tema
impegnarsi in battaglie di principio, attaccando gli sprechi di dell’existenz minimum. Kolly è coinvolto da Le Corbusier nella
denaro pubblico in edifici inconcludentemente celebrativi. Nella realizzazione del Centro Soyuz di Mosca, un incarico ottenuto
rivista sono affrontate anche questioni tecniche che investono grazie anche all’appoggio dell’OSA, che però, per via di ostacoli
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burocratici e difficoltà realizzative, viene malamente eseguito. (I più affidabile Ernest May, trasferitosi in Russia con la sua brigata di
rapporti di Le Corbusier con la Russia, dopo un inizio idilliaco, non architetti tedeschi.
saranno facili. Entra in polemica con Ginzburg, nel 1930, quando Perso in un universo di puri valori spaziali, Leonidov per tutta
scrive Commenti sulla urbanizzazione di Mosca e sulla Città Verde, la vita non costruirà praticamente nulla. Si limiterà a lasciare
un testo in cui attacca le tesi dei disurbanisti sovietici in nome di incantevoli progetti in cui il confine tra arte e architettura è sempre
una maggiore concentrazione urbana e propone, in alternativa, il più tenue e un’eredità di forme e invenzioni spaziali che, ancora
progetto della Ville Radieuse. L’anno successivo perde il concorso oggi, aspetta di essere esaminata.
per il Palazzo dei Soviet, con una monumentale composizone non
priva di reminiscenze costruttiviste). 6.12 CIAM
L’architetto di maggior talento che opera in Russia in questi anni I CIAM, i congressi internazionali di architettura moderna,
è Ivan Leonidov. Studia al Vkhutemas nell’atelier di Aleksandr nascono per propagandare le nuove idee, per fissare una linea
Vesnin. Persegue una poetica originale che non si lascia incantare culturale ed estetica unitaria all’interno dell’avanguardia, per
dal classicismo purista o dal gelido rigore razionalista. incidere sul contesto sociale e politico.
Il progetto di tesi di laurea per la Libreria Lenin del 1927 è una Esigenza di propaganda: i protagonisti del Movimento Moderno,
composizione suprematista di volumi elementari: un miracolo di dopo l’esperienza del Weissenhof, sentono che esiste interesse da
equilibrio tra masse, rese trasparenti e leggere grazie all’uso dei parte del pubblico, ma che la curiosità, in assenza di strumenti
nuovi materiali, agganciate al suolo o sospese in aria per mezzo di di comprensione, si può tramutare in ostilità. A fomentarla sono
esili tiranti. Nel 1930 propone, per un complesso sportivo a Mosca, soprattutto le accademie: lo dimostra il concorso per il palazzo della
una cupola realizzata in tralicci in ferro triangolari e vetro e, per il Società delle Nazioni in cui il progetto di Le Corbusier, a un passo
campo sportivo, una piramide con gli stessi materiali. Il progetto dalla vittoria, viene squalificato, con il pretesto di una formalità
prefigura le cupole geodetiche di Buckminster Fuller, ma trasposte tecnica relativa alla presentazione degli elaborati. L’architetto
all’interno di un quadro di Malevicˇ. Prefigura anche un nuovo svizzero francese, spalleggiato dal giovane storico e critico Sigfried
modo di vita in cui istruzione e ricreazione fanno parte di un processo Giedion, attiva una campagna internazionale di protesta. I due
unitario. Subirà le violente critiche del gruppo filostalinista Vopra, presto capiscono che ciò non basta: occorre che il Movimento
l’Associazione panrussa degli architetti proletari, che lo accusa di Moderno si coaguli in un’organizzazione di peso internazionale in
inconcludente idealismo. Sempre del 1930 è il progetto presentato grado di fungere da strumento di diffusione di idee e iniziative.
al concorso per la nuova città lineare di Magnitogorsk negli Urali Linea culturale: Mies, Giedion, Le Corbusier, Oud sentono che
orientali. La pianta ricorda i coevi quadri di Kandinskij e Klee. Il l’avanguardia presenta troppe facce diverse, che corrono il rischio
lavoro, insieme a quello di Ginzburg e di altri architetti dell’OSA, di caratterizzare l’intero movimento come un confuso aggregato.
è giudicato poco concreto e respinto. L’incarico sarà assegnato al Mies non esita a proporre di escludere le tendenze espressioniste per
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attuare ciò che chiama una “purificazione”, attraverso cui giungere 26 al 28 giugno 1928.Ventiquattro gli architetti partecipanti, di
a uno stile comune, a un linguaggio formale più omogeneo. In tale otto diverse nazionalità. Rappresentati gli svizzeri (Stam, Schmidt,
prospettiva sono da leggere le sue dimissioni dal Ring. Giedion Haefeli, Artaria, Steiger, Giedion e Meyer, che dopo qualche mese
auspica, da parte sua, un’ideale architettura purista-costruttivista, sarà il nuovo direttore del Bauhaus in sostituzione di Gropius),
incarnata da Gropius, Mies, Le Corbusier, Oud, van Eesteren, i francesi (Chareau, Lurçat e, d’adozione, Le Corbusier), i belgi
Stam, Schmidt. (Bourgeois), gli olandesi (Stam, Rietveld e Berlage), i tedeschi
Linea politica: convinzione comune degli architetti del (Häring e May), gli austriaci (Frank), gli italiani (lo svizzero Sartoris
Movimento Moderno è che la nuova architettura presuppone che rappresenta Rava del Gruppo 7), gli spagnoli (Mercadal e de
una città del tutto diversa, fondata su basi razionali, che solo un Zavala). Tra i grandi assenti Oud, Gropius e Mies, impegnati
movimento strutturato a livello internazionale può proporre altrove, e Garnier, Perret, Loos e van de Velde della vecchia guardia.
autorevolmente ai politici che governano i diversi paesi del globo. El Lissitskij e Ginzburg in rappresentanza dell’Unione Sovietica
In proposito, però, si scontrano due linee culturali diverse. I non possono partecipare per il rifiuto del visto da parte dell’autorità
riformisti, quali Le Corbusier, Gropius, Mies, credono che tali svizzera.
mutamenti prescindano, in una certa misura, dalle ideologie Sin dai lavori di preparazione del congresso, Häring entra in
partitiche. Le Corbusier, che in quegli anni collabora con il regime polemica con Giedion, che gestisce l’organizzazione. Il motivo
comunista in Unione Sovietica, per esempio, negli stessi anni attiva è che sono invitati solo cinque membri del Ring e Häring, da
numerose collaborazioni con la destra reazionaria e tecnocratica, segretario dell’organizzazione, non può accettare in linea di
per la quale manifesta le sue simpatie. Mies cerca di collaborare principio questa preclusione (alla fine Häring sarà l’unico esponente
con i nazisti aderendo nel 1933 al Reichskulturkammer di Joseph dell’organizzazione a partecipare). Inoltre, a infastidirlo non poco
Goebbels. Dall’altro i comunisti – sono gli svizzeri del gruppo ABC è il fatto che, nonostante egli sia il segretario della più importante
e anche numerosi tedeschi – credono fermamente che il lavoro associazione d’architetti d’avanguardia tedeschi, non è invitato a
dell’architetto non possa prescindere dalla struttura economica, tenere alcun discorso. Il programma, infatti, è stato preparato con
capitalista o socialista, in cui opera. E sostengono che una nuova cura da Le Corbusier e da Giedion per evitare di dare troppo spazio
città non possa neanche pensarsi senza la fine dei rapporti di a personaggi in grado di fare loro ombra, per di più se gravitanti su
produzione capitalistici e l’avvento della società comunista. Le due un’altra lunghezza d’onda.
linee, sino al CIAM del 1930 – quando il gruppo dei più accaniti Il 26 giugno Bourgeois e le Corbusier parlano dei
fautori della linea marxista si trasferisce in Unione Sovietica, al risultati architettonici delle tecnologie moderne e May della
seguito della Brigata May – si confronteranno non senza asprezze e standardizzazione. Nelle discussioni che seguono Häring è l’autore
reciproche incomprensioni. degli interventi più polemici, soprattutto contro ogni affermazione
La prima riunione del CIAM si svolge in Svizzera a La Sarraz dal di Le Corbusier. Nel campo della prefabbricazione emergono
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divergenze tra coloro che credono nell’industrializzazione totale di estetismo. Cioè, in sostanza, di voler raggiungere le vette sublimi
dell’involucro edilizio e coloro che, come Lurçat e Le Corbusier, dell’arte ricorrendo agli strumenti obsoleti delle proporzioni, della
sostengono che debba limitarsi a singole componenti. Inoltre, quasi composizione e a tutto l’armamentario Beaux-Arts pur riveduto
a continuare la polemica del Werkbund del 1914, c’è chi sostiene, e corretto alla luce della nuova sensibilità moderna. Le Corbusier
come i francesi, che bisogna puntare sulla qualità artistica e sulle risponde con prontezza all’attacco dell’amico con una lunga lettera,
ragioni dell’architettura e chi, come i tedeschi e gli svizzeri, sul redatta in viaggio per l’America del sud, dove si reca per tenere alcune
semplice costruire, sulla razionalità industriale. Il giorno successivo conferenze: segno che reputa la questione di rilevanza strategica
si parla di economia generale e di urbanesimo. Il 28 giugno Berlage per la leadership culturale del movimento. Pubblicato anch’esso su
conclude i lavori con una conferenza sul tema dei rapporti tra lo “Stavba”, lo scritto è un lungo trattato dal titolo emblematico In
Stato e l’architettura moderna, in cui analizza la felice atipicità del difesa dell’architettura. Le Corbusier vi attacca il rigido utilitarismo.
caso olandese, chiedendosi in che modo se ne possa esportare il Afferma che la funzione da sola non basta a far poesia. Fa l’esempio
modello. di un cestino: se deformato potrebbe contenere più carta straccia,
Viene costituito il CIRPAC, una sorta di comitato centrale, che quindi in teoria sarebbe più utile e quindi dovrebbe essere più
dovrà preparare i successivi incontri. Vi partecipano due delegati bello, in realtà è goffo e brutto. La bellezza è qualcosa in più della
per ciascun paese. Nella lista, letta da Giedion l’ultimo giorno funzione. Un extra al quale l’architetto deve anelare.
del congresso, non figura il nome di Häring. Questi chiede se Teorizzando una sorta di scissione tra forma e funzione, Le
l’omissione è causata da un errore. S’infuria quando l’altro risponde Corbusier mostra di non comprendere le raffinate ragioni del
che non c’è alcun errore, che la sua presenza non è gradita. Ne formalismo praghese. Per Teige la riduzione dell’oggetto alla
nasce una vertenza diplomatica che verrà sanata, dopo il congresso, pura funzione può avvenire proprio perché è stato individuato il
dall’abile Gropius. corretto luogo della dimensione estetica che non si trova all’interno
È preparata una dichiarazione finale che cerca di comporre dell’oggetto, come vorrebbe il francese, ma nel giudizio del soggetto.
le due anime diverse del congresso, ricorrendo all’espediente Il valore di un’opera, in sostanza, non nasce dal perseguimento
di due traduzioni ad hoc, una in francese e una in tedesco, che di una verità intrinseca ed eterna – ciò non avrebbe senso in una
contemperano i punti di vista delle due diverse fazioni a proposito prospettiva materialista e antimetafisica – ma dal riconoscimento di
della querelle tra architettura o costruzione. essere il prodotto di una formatività storicamente adeguata. Afferma
Il problema, però, non può essere risolto con un semplice Teige: “Il Mundaneum illustra il fiasco delle teorie estetiche e dei
espediente linguistico. Scoppierà presto ed esattamente l’anno pregiudizi tradizionali, di tutti i danni dello slogan “casa come un
successivo, a proposito del progetto di Le Corbusier per il palazzo” e dell’architettura utilitaristica con aggiunti un’addizione
Mundaneum. Vi abbiamo già accennato in precedenza: Teige, in un o una dominante artistica. Da qui è possibile andare direttamente
lungo e ragionato articolo apparso su “Stavba”, accusa Le Corbusier verso un pieno accademismo e classicismo…”
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Nel 1929 si svolge il secondo congresso del CIAM: affronta il tema che vede il crollo della borsa di Wall Street. Partecipano 130
dell’alloggio e dell’Existenz minimum. Sede ospitante è Francoforte, architetti di 28 nazioni. Previsti quattro interventi: di Gropius,
la città tedesca che grazie all’energico impulso di Ernest May, sta Bourgeois, Le Corbusier, Schmidt. Gropius e Le Corbusier sono
realizzando un imponente programma di costruzione di abitazioni assenti. Le Corbusier perché sta effettuando il viaggio in America
popolari – oltre quindicimila dal 1926 al 1930, pari al fabbisogno latina al quale abbiamo in precedenza accennato. L’intervento del
abitativo di circa il dieci per cento della popolazione – raggruppate primo è letto da Giedion, quello di Le Corbusier dal cugino e socio
in quartieri residenziali, siedlung, ubicati nella periferia della città. Pierre Jeanneret.
È in questi quartieri che con particolare impegno e passione si Tra gli assenti al congresso El Lissitskij e Oud. Tra i presenti
pratica il risparmio dei costi di costruzione; l’eliminazione degli lo spagnolo Louis Sert e il finlandese Alvar Aalto. Il 26 ottobre
spazi superflui; la standardizzazione; la zonizzazione del territorio Karl Moser conclude il congresso e apre ufficialmente la mostra
con aree caratterizzate dall’unica destinazione residenziale; la sull’alloggio minimo che ha organizzato May con materiale
costruzione di blocchi edilizi per file parallele; la prefabbricazione proveniente da tutta Europa. Si tratta di 207 piante di alloggi
dei componenti; la taylorizzazione degli spazi e dei movimenti nella minimi ridisegnate tutte nella stessa scala al fine di facilitarne
cosiddetta “cucina di Francoforte” progettata da Grete Schütte- il confronto. La superficie varia dai 29 metri quadrati delle
Lihotzky; la razionalizzazione della distribuzione interna; la vendita monocamere ai 91 metri quadrati delle case per famiglie numerose.
al costo di mobili disegnati in funzione degli spazi abitativi da Terminato il congresso, la mostra gira per l’Europa accompagnata
Frank Schuster e da Ferdinand Kramer. da un libro, edito dal CIAM, che la illustra: Die Wohnung für das
A precedere il congresso è l’incontro del 2 febbraio 1929 del Existenzminimum.
CIRPAC a Basilea, nel quale Le Corbusier e Häring si confrontano Il terzo congresso del CIAM si svolge a Bruxelles dal 27 al 29
di nuovo. Häring viene messo da parte. Questa volta Gropius non novembre 1930. Il tema principale di riflessione, introdotto da una
interviene a placare gli animi. Anzi, affermando che “il Ring ormai conferenza di Gropius, è: case basse, medie o alte. Sebbene Häring
non esiste più in quanto tale e che il congresso dovrà ospitare partecipi al congresso e alle discussioni, ormai non ha più ruolo.
personalità individuali”, scarica il Ring, seguendo Mies (che, come Protesterà contro la preferenza per l’edilizia alta, ma ormai è un
abbiamo visto, lo aveva già fatto nel 1927) e toglie ogni appoggio a isolato. Tra gli interventi di spicco quello dell’austriaco Richard
Häring, lasciandolo di fatto isolato. Inoltre, avvicinandosi sempre Neutra, delegato americano con Karl Lömberg-Holm. Illustra
più alle posizioni di Giedion e Le Corbusier, contribuisce a costruire esempi realizzati negli Stati Uniti. Per gli italiani partecipano
una nuova alleanza a quattro: Gropius, Le Corbusier, Mies, Pollini e Bottoni.
Giedion. I tre architetti diventeranno le icone del modernismo. Il Le Corbusier assume una posizione critica verso l’atteggiamento
critico il loro cantore. Il CIAM il loro strumento. troppo tecnicista assunto dal gruppo più intransigente dei
Il congresso di Francoforte si apre il 24 ottobre, il giovedì nero costruttivisti. Ha appena preparato il progetto della Ville Radieuse,
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una città di forma vagamente antropomorfa (con il quartiere degli 6.13 Architettura della luce
affari al posto della testa, le residenze al posto del busto e le attività Reklame, pubblicità, è uno dei termini ricorrenti nella Germania
produttive al posto dei piedi) che permette il raggiungimento di degli anni venti. Si fonda sul concetto che l’uomo è un animale
notevoli densità abitative. È la risposta, anche formale, alle città manipolabile, nello stesso modo in cui, come mostrano gli studi
lineari e agli schemi a più debole densità previsti, in quel momento, ergonomici, sono organizzabili su principi scientifici, tayloristici, il
dagli architetti sovietici dell’avanguardia, quali Ginzburg. suo spazio vitale e la sua vita sociale.
A ottobre è partita per l’Unione Sovietica la Brigata May, che Cambiando il modo di vendere, cambia il volto della città. Lo
annovera Schmidt e Stam; li segue Meyer, che ad agosto è stato richiedono i molteplici studi sull’argomento, le tecniche messe
estromesso dalla direzione del Bauhaus. Scappano dalla crisi a punto dalle sempre più numerose agenzie specialistiche e gli
economica che sta strozzando l’America e l’Europa per recarsi nella accorgimenti suggeriti dalle pubblicazioni di settore, quali “Die
patria del socialismo e della nuova architettura. Li aspetterà un Auslage”, “Seidels Reklame”, “Die Reklame”. Contribuiscono
paese dove la politica culturale staliniana ha preso il sopravvento. anche i progressi tecnici: la produzione di più grandi lastre di
Nel 1931 il concorso per il palazzo dei Soviet, vinto dalla grottesca vetro, che svuotano i primi piani degli edifici trasformandoli in
torta nuziale allestita da Boris Iofan, sancirà la definitiva sconfitta spazi espositivi, e l’uso sempre più diffuso dell’elettricità per
del costruttivismo russo in nome del realismo socialista. l’illuminazione delle vetrine e per i cartelloni pubblicitari. Dal
È questo definitivo e prevedibile cambiamento di rotta della 1924 al 1928 la Germania raddoppia i consumi di energia. Berlino
politica culturale russa il motivo per cui il CIAM successivo, che è definita “paradiso elettrico”, con oltre tremila insegne luminose.
si sarebbe dovuto svolgere in Unione Sovietica, a Mosca, viene Nel 1925 Osram scopre una tecnica per realizzare scritte colorate
rimandato dalle autorità competenti con mille scuse (Giedion e con i tubi al neon. Nell’ottobre del 1928 per la settimana intitolata
van Eesteren arriveranno a inviare a Stalin una nota di protesta, ma Berlin im Licht, la Osram realizza una torre di pura luce, gli alberi
invano). Si perdono così tre anni sino a quando, considerati anche della Unter der Linden vengono decorati con migliaia di lampadine
altri rifiuti, si decide, nel 1933, di tenerlo sulla nave Patris in rotta elettriche, la Lufthansa organizza voli sulla Berlino notturna e i
da Marsiglia al Pireo, il porto di Atene (gli italiani che partecipano palazzi illuminati a giorno. Un’esperienza anticipata dalla città
sono Pietro Maria Bardi, Gino Pollini con moglie, Piero Bottoni, di Francoforte (1927) e che condivideranno Amburgo (1931) e
Giuseppe Terragni). Non poteva essere più paradossale che a Amsterdam (1929).
dibattere del tema della città funzionale e del futuro dell’urbanistica Non tutti vedono la luce e l’elettrificazione come un fatto
(la Carta di Atene nascerà in queste circostanze) fosse un pugno di positivo. Ernst Bloch nota che questa magnifica distrazione,
architetti rinchiusi in un battello, lontani da quei centri urbani e paradossalmente, rende le cose sempre più oscure. Filosofi quali
dalle sedi degli organismi decisionali che in quel momento avevano Heidegger (Essere e tempo è del 1927) vi vedono un’ulteriore
poca o nessuna voglia di attuarne le proposte. manifestazione di quella tecnica che sta invadendo il mondo, dando
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corso a un destino ineluttabile, ma drammatico. Ernst Jünger, con generazione. L’immobile dei grandi magazzini Petersdorff a Breslau
il suo stile colorito, nota che non esiste una città frenetica quanto (1928) e i grandi magazzini Schocken a Stoccarda (1928) sono due
Berlino. Tutto si muove: i semafori, i cartelloni luminosi, i tram e tra le opere più interessanti al riguardo.
anche gli inquieti giaguari dello zoo. Per quanto avversi alle ricerche delle avanguardie, anche i nazisti
Gli architetti, soprattutto gli espressionisti, sono entusiasti. non disdegnano il fascino delle nuove tecniche. Speer adopera
Sembrano concretizzarsi i sogni di Taut e di Scheerbart che hanno riflettori giganteschi per costruire cattedrali di luce, Lichtdom,
portato nel 1914 alla Glass Architektur, e che nel 1917 hanno durante i raduni di massa nazionalsocialisti. Per celebrare il trionfo
ispirato a Moholy-Nagy il poema Visione di luce. Mendelsohn, di Hitler allestisce uno spettacolo fortemente suggestivo il 1°
nel libro del 1926 America, scritto a seguito di un soggiorno negli maggio 1933 a Tempelhof. Proiettata sul versante del sublime, la
Stati Uniti, commenta in termini estatici il circo luminoso di New nuova tecnica si mostra così utile per la propaganda politica.
York, caratterizzato da testi fiammanti e da missili di fuoco. Sono i
cartelloni pubblicitari con immagini in movimento che si tuffano 6.14 Grattacieli
ed emergono, scomparendo ed esplodendo sopra migliaia di A Manhattan nel 1916 è promulgata la zoning law. Permette di
automobili e sopra la folla che si accalca caoticamente per le strade. arrivare a ragguardevoli altezze sul filo strada, poi di continuare a
Scharoun, nel concorso per la Friedrichstrasse del 1921, prefigura costruire arretrando i prospetti e, infine, di realizzare un numero
un edificio che in facciata ha posto per i cartelloni pubblicitari; illimitato di piani in un quarto dell’area.
nel 1928, i fratelli Luckhardt prevedono per Potsdammer Platz un Alcuni architetti si specializzano nella tipologia verticale.
edificio con un’enorme inserzione della Chlorodont; Mendelsohn, Tra questi spiccano Raymond Hood e Harvey Willey Corbett.
per la stessa piazza, pensa l’edificio con spazi che possono essere Capiscono che a poco serve, in edifici di notevole altezza, applicare
occupati da scritte luminose gigantesche. Nasce l’architettura le regole tradizionali.
della luce o Lichtarchitektur. La luce diventa così uno strumento Strutturato su una logica additiva, il grattacielo è una
dell’architettura che dev’essere tenuto in considerazione sin dalle sovrapposizione di piani internamente flessibili, vincolati solo
fasi preliminari della progettazione: Ernst May a Francoforte, dalla presenza di un nucleo di ascensori. Un contenitore – e non
per esempio, ne impone lo studio per certi ambienti urbani. È un organismo – da cui ci si aspetta soltanto il raggiungimento di
Mendelsohn l’architetto che più di tutti interpreta la poetica altezze sempre più elevate e un efficace effetto scenico.
della luce, cercando di modellarla con ampie vetrate, curve che Segnale urbano gigantesco, il grattacielo è un efficace veicolo
suggeriscono il passaggio dell’energia, innesti e sovrapposizioni che pubblicitario. Woolsworth, il re dei supermercati, realizza nel 1913
fluidificano la massa muraria. Progettati per essere guardati anche a New York un palazzo goticheggiante il cui fascino principale
di notte, con la luce artificiale, i suoi edifici rendono perfettamente consiste nell’altezza, per allora insuperata, della torre. L’edificio
il senso di questa ricerca comune a molti architetti della sua incontra subito un immenso successo e viene definito “cattedrale del
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commercio”. È inaugurato dal presidente americano Wilson che, Rockefeller Center, oltre a essere uno dei più riusciti spazi urbani
anziché tagliare un nastro, preme un tasto, attivando l’illuminazione newyorkesi, si contraddistingue per la sobrietà delle forme e dei
di ottantamila lampadine elettriche. Il giornale “Chicago Tribune” rivestimenti. Ma come testimonia la storia di questi edifici – vestiti
– lo abbiamo già visto – valuta così efficace dal punto di vista della e rivestiti con mille pelli diverse prima di trovare la soluzione
pubblicità la realizzazione della propria sede da investire centomila ottimale per il developer – il loro fascino è nella tensione ascendente
dollari nel concorso internazionale del 1922. Tra il 1928 e il 1930 verso l’alto, nel nuovo sistema di relazioni che queste grandi masse
l’architetto William van Alen realizza il Chrysler Building e subito impongono, creando densità urbana su più livelli. Se i boulevard
passa nel guinness dei primati per l’altezza della costruzione e per di Parigi sono la spazializzazione dei grandi miti dell’ottocento, il
l’insolita forma. Il coronamento è a forma di raggiera, in acciaio townscape di New York è l’immagine del nostro Novecento.
inossidabile per le caratteristiche di lucentezza del materiale. Negli È Hugh Ferris l’architetto disegnatore che meglio ha saputo
spigoli del quarantesimo piano sono collocati giganteschi tappi di rendere il mito del grattacielo, evidenziandone anche l’aspetto
radiatore. E sotto il coronamento le aquile americane sembrano inquietante e rappresentandolo come una cattedrale ombrosa che
spiccare il volo verso le quattro direzioni del mondo. L’allusione si staglia orgogliosamente nello spazio infinito. Autore, nel 1929,
alle automobili Chrysler è sin troppo evidente e, di fronte a un così del libro The Metropolis of Tomorrow, illustra le città d’oggi, le
forte effetto iconico, anche la raffinatezza di certi accorgimenti, tendenze progettuali, la città immaginaria di cui si augura l’avvento.
quali l’erosione visiva degli angoli per favorire lo slancio verticale Non è il solo. Corbet, già nel 1923, ha progettato una New York
del fusto, passa in secondo piano. fatta di grattacieli con strade su più livelli che permettono di
Né maggiore attenzione alle preziosità dell’architettura si riscontra separare nettamente il traffico pedonale dal veicolare. Immaginando
in altri due edifici coevi, l’Empire State Building, completato nel le macchine come la corrente di un fiume in piena, suggerisce un
1931 e detentore da allora e per molti anni del primato d’altezza, parallelo ideale con Venezia. Nel 1927 Raymond Hood scrive A
né nel complesso del Rockefeller Center, realizzato tra il 1931 e City of Towers, nel 1931 progetta una metropoli ideale dal titolo
il 1940, ma la cui progettazione comincia molti anni prima, nel A City under a Single Roof. L’imperativo per Hood – che pensa a
1928, se vogliamo risalire al piano di Benjamin Wistar Morris. edifici ancora più grandi di quelli permessi dal singolo isolato di
Non che le soluzioni adottate siano scadenti. Tutt’altro. Il New York – è la congestione.
Rockefeller Center, per esempio, è il risultato finale di un lungo
processo evolutivo che porta Raymond Hood dalla torre del 6.15 Chareau e la Maison de verre
“Tribune” a Chicago (1922-25) e dal Radiator Building (1924), Pierre Chareau nasce nel 1883. È quindi poco più anziano di
entrambi goticheggianti, allo spettacolare verticalismo del Daily Le Corbusier e Mies e coetaneo di Gropius. Impara il mestiere sul
News Building (1930) e del McGraw-Hill Building (1928-1931), campo presso lo studio di Warning & Gillow, una ditta specializzata
considerati da Alfred Barr antesignani dell’International Style. Il in interior decoration e realizzazioni di mobili, dove lavora tra il
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1889 e il 1914. Nel 1918 si mette in proprio: ha tentacinque anni, una casa con annesso studio medico all’interno di un cortile della
un notevole talento e un profondo amore per la danza e la musica, centrale via St.-Guillaume a Parigi. I primi disegni che produce
che pratica anche come compositore. con Bijvoet mettono a punto una residenza-studio moderna,
Nella sua attività professionale non lo aiuta il carattere: tende caratterizzata da grandi vetrate sul cortile e il giardino retrostante,
alla depressione, è chiuso, ipersensibile, perfezionista. La clientela ma in sostanza convenzionale nella sua articolazione interna. A
è formata da un gruppo di amici selezionati, che fanno capo ai partire dal 1928, forse anche a seguito dell’esperienza del CIAM,
Dalsace, che gli affidano i primi lavori e saranno i committenti del al quale partecipa attivamente e nel quale incontra numerosi
suo capolavoro: la Maison de verre. architetti costruttivisti, la casa comincia ad assumere una propria
I mobili che disegna nei primi anni venti testimoniano di un e originale fisionomia. Gli spazi diventano ancora più fluidi, gli
gusto orientato verso le raffinatezze, a volte estenuate, dell’Art arredi dinamici e a volte trasparenti, i materiali più moderni. Sino
Déco. Con il tempo, mobili e spazi si alleggeriscono. Tendono a trasformarsi, grazie anche a infinite migliorie suggerite da un
a scorrere, ruotare, muoversi. Così consolle con piani ribaltabili ossessivo controllo della realizzazione in fase di cantiere, nel più
si trasformano in tavoli da gioco, scrivanie con piani scorrevoli importante testo di architettura degli anni trenta. Un’opera unica e
offrono contenitori inaspettati, mobili per il trucco si articolano irripetibile, per numerosi motivi.
per seguire i movimenti del corpo e dello sguardo, tavoli bassi Anzitutto, colpisce l’uso che Chareau fa del vetrocemento.
di varie altezze ruotano intorno a un perno centrale, fornendo Questo materiale, oltre a dare alla casa un’immagine fortemente
all’evenienza numerosi piani di appoggio. Anche gli spazi subiscono contemporanea, quasi industriale, permette all’interno
metamorfosi. Non è infrequente che grandi pannelli curvi un’illuminazione naturale a luce diffusa, garantendo allo stesso
delimitino ambienti che possono aprirsi o chiudersi a piacimento tempo privacy alla famiglia di Dalsace e ai suoi pazienti. Gli
sulle altre stanze. Pannelli che, in posizione di riposo, si chiudono infissi metallici con vetro tradizionale, posti in punti opportuni,
a pacchetto, ma che aperti suggeriscono i ritmi della danza e oltre a disegnare i prospetti, garantiscono la ventilazione e la vista
conferiscono alla casa una trasognata vitalità. Nel 1924 apre un dall’interno verso l’esterno. La sera i proiettori posti all’esterno
piccolo negozio a Montparnasse, in rue du Cherce-Midi, accanto illuminano le pareti di vetrocemento verso le quali sono puntati,
alla galleria d’arte dell’amico Bucher, mercante e sostenitore degli permettendo alla luce artificiale di sostituirsi a quella solare.
artisti d’avanguardia. Nel 1925 partecipa alla mostra Déco di La Maison de verre dà così la sensazione di essere una sorta di
Parigi. V’incontra Bernard Bijvoet, che ha deciso di porre fine alla gigantesca lampada che capta la luce, dentro la quale vivere.
collaborazione con Duiker a causa della moglie del collega, che Lo spazio interno, articolato in ambienti caratterizzati da doppi
sposerà in seconde nozze. Insieme lavorano nel 1926 alla clubhouse e tripli livelli, è scandito da diaframmi. Si osservino per esempio le
di Beauvallon. L’influsso costruttivista di Bijvoet è evidente. librerie che fungono da parapetto del ballatoio che si affaccia sul
Nel 1927 Chareau è incaricato dal dottor Dalsace di realizzare salone: i pannelli di legno, alternati a strutture in ferro, delimitano
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una parete ritmata da riquadri ma, allo stesso tempo, lasciano lo pavimenti in gomma, travi in ferro lasciate a vista, sistemi di
sguardo libero di intravedere ciò che vi è dietro. A volte questo apertura e di chiusura usati nelle fabbriche, lamiere forate, semplici
gioco di moltiplicazione dell’effetto di profondità è ottenuto con pannelli in legno. Così la casa, pur essendo complessa nei suoi effetti
armadi mobili, scorrevoli, girevoli, ruotanti, che impongono spaziali e nei suoi accorgimenti tecnici, è nondimeno essenziale e
aperture e visuali inaspettate. A volte pareti leggere, come nel comunica quell’ideale di pulizia, igiene e vita attiva e sportiva che
caso dei bagni delle camere dei ragazzi, possono essere facilmente caratterizza il periodo.
spostate, allargando o rimpicciolendo all’occorrenza gli spazi da Poco propenso all’autopromozione, Chareau scrive pochissimo,
queste delimitati. Nella camera della ragazza una libreria nasconde la anche se ne avrebbe l’occasione, essendo chiamato nel 1930
vasca da bagno, mentre una scala retrattile mette in comunicazione da André Bloc – che ne è fondatore e direttore – a far parte del
la camera da letto padronale con lo studio. Tutto segue la logica comitato di redazione di “L’Architecture d’aujourd’hui”.
del movimento, e lo spazio, di regola, è un alternarsi di ambienti Nel 1933 compare sul numero 9 della rivista un servizio sulla
racchiusi o raccordati da linee curve. Tuttavia, queste ultime non Maison de verre a firma di Paul Nelson, un brillante architetto
prendono il sopravvento sulle ortogonali e la casa, piuttosto che americano che s’interessa d’innovazione e fa la spola tra l’America e
tensioni espressioniste, comunica un rigoroso senso di razionalità. la Francia. Ne parla con entusiasmo. È – dichiara – una costruzione
Vi sono accorgimenti tecnici sofisticati: un sistema di ventilazione pensata nelle quattro dimensioni. Non è immobile né fotografica,
che raffredda e riscalda, un binario meccanizzato che trasporta i ma cinematografica.
cibi dalla cucina alla sala da pranzo, mobili in metallo che ruotano Paul Nelson, ispirato dalla Maison de verre, realizzerà tra il 1935
e possono essere aperti da due ambienti diversi, porte imbottite e il 1937 il suo capolavoro: un’abitazione sospesa che sarà esposta
al cui interno è celata una scarpiera. Chareau è uno dei primi con clamore di pubblico a Parigi e a new York. Consiste in una
architetti contemporanei che davvero realizza – e non si limita solo struttura a gabbia al cui interno, raccordati da un percorso sinuoso,
a rappresentare attraverso il linguaggio astratto delle forme – la si articolano liberamente i volumi dei singoli ambienti. Un’opera
macchina per abitare, senza perdere, allo stesso tempo, nulla della di una modernità sconcertante, che ancora oggi lascia stupiti per
propria dimensione poetica. Si narra che Le Corbusier andasse ardimento e intelligenza progettuale.
spesso a vedere i lavori di questa casa, e non è un caso che la stessa, Paul Nelson, ancor più di Chareau, è un personaggio sottovalutato
dopo un periodo di relativo oblio, sia stata riscoperta nella seconda dalla storiografia del moderno. Eppure, oltre a essere un architetto
metà degli anni sessanta, precisamente nel 1966 da Rogers e da di notevole talento, grazie alla sua insaziabile curiosità frequenta
Frampton, in un periodo di neoavanguardie e di rinnovato fervore ambienti chiave della cultura architettonica del novecento. Studia
ideologico, segnato dalla riflessione degli Archigram e poi dalla all’Ecole des Beaux-Arts, si appassiona al lavoro di Le Corbusier
realizzazione del Centro Pompidou di Parigi (1971-77). al quale chiede consiglio. Questi lo manda a fare pratica presso lo
Per la Maison de verre, Chareau adopera materiali industriali, studio di Perret, dove incontra Berthold Lubektin, che diventerà
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uno dei maestri del Movimento Moderno in Inghilterra. Nel 1929, salto del cavallo suggerito da Sˇklovskij, che ci presenta i problemi
tornato in America, Nelson frequenta gli ambienti cinematografici e le soluzioni in una luce inaspettata, che rifiuta i linguaggi
dove diventa l’art director del film What a widow!, interpretato specialistici e le chiusure disciplinari, che pratica un approccio
da Gloria Swanson. Sempre in America, dopo aver pubblicato nel relazionale, che suggerisce soluzioni difficilmente schematizzabili
maggio del 1928 un articolo per il “Chicago Evening Post”, riceve in forme elementari, per illustrare le quali non esita a ricorrere a
una lettera da Buckminster Fuller, accompagnata da un saggio su grafici e schemi.
una casa a quattro dimensioni. I due s’incontrano. Buckminster gli Vi è poi un secondo errore di prospettiva abbastanza diffuso che
illustra i principi del Multiple Deck 4D e della Dymaxion House consiste nel legare la sua persona soltanto ai movimenti degli anni
4D da lui progettati nel 1927. Nelson decide di promuoverli in sessanta e settanta, cioè alla neoavanguardia, che lo ha venerato
Francia. Vi sono poi i progetti per una struttura ospedaliera, che come un guru, trascurando di sottolineare che alcune delle sue
sono apprezzati da Le Corbusier per la loro intelligente ricerca opere più importanti e nodali nello svolgimento del suo percorso
tipologica e per la razionalità costruttiva. intellettuale sono state progettate tra il 1927 e il 1937, cioè nel
Torniamo brevemente a Chareau. Dopo l’exploit formidabile momento di massimo sviluppo del Movimento Moderno e della
della Maison de verre, vedrà inaridire la propria vena poetica. Ebreo, prima avanguardia. Il Multiple Deck 4D e la Dymaxion House
nel 1940, quando i nazisti invadono la Francia, emigra negli USA sono infatti del 1927, l’Omni-directional Transport dello stesso
dove trascorre il resto della propria vita. Segnato drammaticamente anno, il Dymaxion Mobile Dormitory del 1931, la Dymaxion Car
dagli eventi, abbandona la professione di architetto. Realizza del 1933-1944, il bagno Dymaxion del 1937.
un’unica abitazione di campagna – impeccabile ma senza colpi Buckminster, anche se non in modo pervasivo, è presente nel
d’ala – per l’amico e pittore Robert Motherwell. Muore nel 1950. dibattito degli anni trenta, pubblicizza in numerose occasioni le
sue invenzioni e, come abbiamo visto, entra in contatto con Paul
6.16 Fuller e la Dymaxion Nelson per farle diffondere in Europa. Inoltre, come inventore,
Anche Buckminster Fuller è stato, almeno in Italia e sino a gode di numerosi estimatori nel mondo dell’architettura. Il più
qualche anno fa, un personaggio quasi del tutto trascurato. Non famoso è Frank Lloyd Wright.
è difficile trovare i motivi. Buckminster Fuller è infatti autore di Buckminster Fuller propone una concezione sinergica ed
una riflessione non ortodossa che privilegia l’analisi del processo ecologica del mondo, nel quale l’individuo è parte di un contesto
rispetto allo studio della forma, non disdegnando di ricorrere alla generale con cui entra in relazione. Progettare vuol dire utilizzare
dimensione utopica, per poi costringerla subito a calarsi nella realtà l’energia, svilupparne concretamente i principi. È senza senso
attraverso il confronto con la conoscenza tecnologica. Il fascino di limitarsi a imitare in modo superficiale, come nel purismo di Le
Fuller come architetto è, paradossalmente, nel suo non esserlo per Corbusier, le leggi fisiche riducendole a vuoti principi proporzionali
nulla. Nel ricorrere al pensiero laterale, e cioè a quello spiazzante e armonici. Una macchina per abitare è possibile solo se opera in
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accordo, in consonanza con la prima macchina, cioè con la natura. insieme si recano a Yale, Chicago, Harvard per pubblicizzare le
Se una costruzione è tanto più intelligente quanto più è leggera, lo è proprie opere.
perché leggera dev’essere davvero e non attraverso artifici figurativi. Il Multiple Deck 4 D è una torre con un pilastro centrale su
occorre inoltre che i materiali siano innovativi, non spennellati di cui si dispongono dieci piattaforme sovrapposte, realizzate con
moderno. Afferma Buckminster Fuller: “Il Bauhaus internazionale solai reticolari. È prevista anche una variante a dodici piani
non andò mai dietro alla superficie del muro a guardare i tubi. […] munita di piscina, palestra e biblioteca. Dotato di un sistema di
In breve, considerarono soltanto i problemi che richiedevano la climatizzazione e di un circuito per aspirare la polvere contenuto
modificazione della superficie dei prodotti ultimi, che a loro volta nei solai, l’intero Multiple Deck 4 D pesa circa quarantacinque
erano funzioni secondarie di un mondo tecnicamente antiquato”. tonnellate. Può essere trasportato da un dirigibile e piantato,
Buckminster Fuller nasce nel 1895, è d’una decina d’anni come un albero, direttamente dall’alto. Basta scavare una fossa
più giovane di Mies e Le Corbusier. Durante la prima guerra sganciando sul luogo prescelto, sempre dal dirigibile, alcune bombe.
mondiale presta servizio in marina. Nel 1917 inventa un’antenna Buckminster paragona le caratteristiche della nuova costruzione a
con cavo per il recupero degli idrovolanti e, a seguito di un corso quelle dell’edilizia tradizionale: tempi di costruzione di un giorno
di specializzazione presso l’accademia navale, un aereo a decollo contro sei mesi, sicurezza dagli incendi presente mentre nell’altra
verticale, alcuni principi del quale saranno utilizzati per la assente; costi di messa in opera pari a un decimo rispetto alle altre
progettazione della Dymaxion Car. Si sposa con Anna Hewlett, ipotesi.
il cui padre è un noto architetto. Nel 1919 lavora nell’industria e La Dimaxyon House nasce anch’essa nel 1927 e nel nome
nel 1922 fonda con il suocero la Stockade Building System, una sintetizza i termini dynamism, maximum e ions. Dopo una prima
fabbrica per produrre un nuovo mattone in fibre artificiali, per la versione duplex, in realtà molto poco interessante dal punto di
quale inventa una macchina per la rapida produzione del prodotto. vista architettonico, è rivista e migliorata. Il nuovo spazio abitativo
Nel 1927 la fabbrica gli viene sottratta, forse per una speculazione viene sospeso, per mezzo di tiranti, su un pilastro cavo centrale. Ha
finanziaria sbagliata. Un evento che, insieme al dolore non ancora forma ottagonale con i servizi posti al centro. Al piano superiore
sopito per la morte della figlia, avvenuta qualche anno prima, lo fa una terrazza che garantisce la vista sul paesaggio circostante,
precipitare nella disperazione, nell’abulia e nell’alcol. Si trasferisce coronata da un cappello con funzione di protezione climatica. Tutti
a Chicago. La nascita di una nuova figlia gli permette di ritrovare gli impianti tecnologici sono prefabbricati, la gran parte dei mobili
l’equilibrio per iniziare nuove ricerche. Torna a New York, dove incorporati nelle pareti. Completamente flessibile, suggerisce una
conosce lo scultore Isamu Noguchi, un artista di origini giapponesi nuova libertà abitativa. È certo più avanzata delle sperimentazioni
autore di opere astratte in cui confluiscono la tradizione orientale che, negli stessi anni, si tentano in Europa.
e le sperimentazioni occidentali e, più tardi, di opere di design Nel 1931 Buckminster progetta un modulo abitativo
e progetti di spazi all’aperto. I due stringono fraterna amicizia e prefabbricato, facilmente montabile e smontabile, che può fungere
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da ricovero mobile per gli agricoltori delle cooperative russe, che oscilla tra la pesantezza di una scultura metafisica e la leggerezza
tiene conto del carattere migratorio e stagionale delle loro attività. di un edificio razionalista, e l’allestimento della sala O alla Mostra
Nel 1933 nasce la Dymaxion Car, un’automobile su tre ruote, della Rivoluzione Fascista, sempre del 1932, che richiama alla
dalla forma futuribile. Realizzata in tre versioni, raggiunge i 150 mente immagini costruttiviste e futuriste.
km/h e, come mostra Leopold Stokowski, che ne acquista un Nel 1930 l’architettura contemporanea è un fenomeno che
esemplare, può percorrere nel corso della sua esistenza trecentomila non più essere ignorato neanche dagli accademici. Se ne occupa
chilometri. sulla rivista “Dedalo”, diretta dall’ultrareazionario Ugo Ojetti,
Nel 1937 è il turno di un bagno tridimensionale interamente Marcello Piacentini con un articolo dal titolo Dov’è irragionevole
prefabbricato, un monoblocco di un metro e mezzo per lato. Ha l’architettura razionale, cui replicano due interventi, nell’aprile e
un sistema di autopulizia a vapore. Viene esposto lo stesso anno al giugno del 1941, di Pagano sulle pagine di “La Casa Bella”. Sempre
MoMA di New York. nel 1930, Piacentini pubblica un libro dal titolo Architettura
d’oggi, che mostra quanto poco e di seconda mano un personaggio
6.17 Dieci anni di rivoluzione fascista così influente sappia dei complessi e importanti eventi che stanno
Con il Novocomum, un edificio per abitazioni che ottiene scuotendo l’architettura in Europa.
il placet della commissione d’ornato solo perché ingannata Nel 1930 Figini e Pollini propongono all’Esposizione di Monza
da disegni di progetto con prospetti in stile che non vengono un prototipo di casa elettrica. È caratterizzata al piano terra da una
realizzati, Terragni si pone spiritualmente alla guida del movimento grande vetrata e, al piano superiore, da una lunga e leggera pensilina
rinnovatore in Italia. È lui l’architetto più dotato. Attratto dalla che, chiusa su un lato e aperta sull’altro, va in controtendenza
semplificazione volumetrica di Novecento – il movimento artistico rispetto ai pesi visivi del piano inferiore, forse con una vaga allusione
sponsorizzato da Margherita Sarfatti, che gli commissionerà un allo zig zag di una scarica elettrica. All’interno un nuovo sistema di
monumento alla memoria del figlio Roberto – Terragni sonderà arredi, progettato con Libera e Frette, tiene conto delle innovazioni
ogni linguaggio disponibile. Nel Novocomum è il gioco delle masse tecnologiche e del nuovo modo di vita, soprattutto in termini di
plastiche, sottolineato dall’erosione dell’angolo in cui è innestato il utensili elettrici, imposto dalla società contemporanea.
cilindro vetrato della scala. Ricorda – ma non vi sono, a quanto Sempre nel 1930 è fondato il Miar, Movimento italiano per
risulta, contatti tra i due architetti – un contemporaneo edificio del l’architettura razionale. Segretario nazionale: Adalberto Libera.
russo Il’ja Golosov, il club Zuev a Mosca. In altre opere Terragni Ottiene subito l’appoggio di Pietro Maria Bardi e di Giuseppe
denuncia influenze metafisiche, costruttiviste e anche futuriste, Pagano, due personaggi abbastanza influenti nel regime. Il primo
senza mai dimenticare la lezione lecorbusieriana. Produce lavori perché amico di Mussolini, il secondo perché di provata fede e
anche molto diversi tra loro, quali la Casa del Fascio di Como decorato di guerra.
(1932-36), un prisma unitario con quattro prospetti differenti che Nel 1931, nella galleria romana di Pietro Maria Bardi, s’inaugura
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la seconda Esposizione di architettura razionale italiana. È un importante riconoscimento per i giovani. La mostra, tuttavia,
l’occasione per far conoscere il Miar. In concomitanza con la mostra frammentata in tanti piccoli ambienti ognuno diverso dall’altro, è
esce il libro di Bardi Rapporto sull’architettura (per Mussolini). la testimonianza della non volontà del regime di prendere posizione
Alla mostra viene esposto il Tavolo degli orrori. È un’idea di Bardi, e del momentaneo equilibrio tra le opposte fazioni.
che la impone a Libera e ad altri architetti recalcitranti: un pannello Nello stesso periodo, a Roma sono progettati tre edifici postali
che sbeffeggia le realizzazioni degli accademici ritraendole insieme schiettamente moderni: uno di Mario Ridolfi in piazza Bologna
ad altre cianfrusaglie e a immagini di cattivo gusto ritagliate dai (1932-35), un altro di Giuseppe Samonà in via Taranto (1933-
giornali. 35) e infine quello di Libera e De Renzi in viale Aventino (1933-
Bardi prepara anche uno scritto, Petizione a Mussolini per 34). Esprimono tre diversi modi, tutti credibili, di mediare tra
l’Architettura, che consegna al Duce, il quale viene a visitare la le esigenze monumentali del regime e l’immagine di una società
mostra. La reazione a tante provocazioni è positiva. Mussolini moderna. Più sensuale l’edificio di Ridolfi, più austero quello di
osserva attentamente e poi, con sollievo dei presenti, approva e Samonà, più metafisico quello di Libera. Quest’ultimo – forse il
autorizza. capolavoro dell’architetto trentino – è composto da un prisma in
La reazione del Sindacato Architetti, di cui è segretario generale marmo che racchiude un atrio su cui svetta elegante e leggero un
Calza Bini, si fa attendere qualche settimana, ma è durissima. Libera, lucernario in vetrocemento, preceduto da un solido porticato in
di fatto, sarà costretto a sciogliere il Miar. Mussolini, da parte sua, marmo scuro che ricorda i volumi dei quadri di Carrà e De Chirico.
non vuole interferire più di tanto nelle vicende artistiche e, quando Nel 1933, il gruppo di Michelucci, con grande scandalo degli
interviene, lo fa con scelte contraddittorie che ora favoriscono ultratradizionalisti, ma con l’appoggio di Piacentini, vince il
uno schieramento ora l’altro. Piacentini intuisce che da questa concorso per la nuova stazione di Firenze, di fronte all’abside di
ambiguità deve trarre la propria forza, proponendosi come arbitro Santa Maria Novella, con un progetto che si caratterizza per una
della situazione: si alleerà con i giovani contro i tradizionalisti e con lunga massa muraria interrotta da una cascata di vetri. Vi è poi
i tradizionalisti contro i giovani. Fedele a questa politica ondivaga, il progetto della città di Sabaudia, eseguito a partire dal 1934 dal
non esita a coinvolgere nella Città Universitaria di Roma (1932- Gruppo Urbanisti Romani, dove vengono messi in atto principi
1935) personaggi quali Giuseppe Pagano con l’Istituto di Fisica, e regole dell’urbanistica moderna. I due progetti suscitano
Gio Ponti con la Scuola di Matematica, Giovanni Michelucci tanto scalpore da provocare discussioni e proteste, anche in sede
con l’Istituto di Mineralogia, Giovanni Capponi con l’Istituto di parlamentare.
Botanica e Chimica. Mussolini interviene convocando a Palazzo Venezia, il 10 giugno
Nel 1932 si inaugura la Mostra della Rivoluzione Fascista con 1934, i due gruppi di progettazione, rappresentati rispettivamente
una coraggiosa facciata di Adalberto Libera e Mario De Renzi e dagli architetti Michelucci, Gamberini, Baroni, Lusanna e
con il radicale allestimento della sala O di Giuseppe Terragni. È Cancellotti, Montuori, Piccinato. Difende le scelte dei progettisti:
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“Ho chiamato proprio voi che siete gli architetti di Sabaudia e tenendo in scarso conto l’interdisciplinarità che prima era stata il
quelli della Stazione di Firenze per dirvi che non abbiate timore di punto di forza della scuola. Abolisce anche le produzioni artigianali
essere lapidati o di vedervi la stazione demolita a furor di popolo, per andare incontro alle richieste degli artigiani locali che vedono
niente affatto. La stazione di Firenze è bellissima e al popolo italiano il loro lavoro minacciato dalla produzione dei laboratori della
piacerà... In quanto a Sabaudia se alcuni ci hanno detto di averne scuola, rilanciati da Meyer. Fa fronte al diminuire delle sovvenzioni
abbastanza, vi dico che io non ne ho abbastanza. Sabaudia mi va aumentando le rette, ponendo fine al programma di apertura sociale
benissimo ed è bella”. voluto dal predecessore. Organizza, infine, la scuola di architettura
Continua sostenendo il moderno: “Non si può rifar l’antico centrandola sulla propria persona.
né lo si può copiare”. Ma, contraddicendosi, cita come un buon Dopo un primo semestre dedicato a nozioni tecniche elementari,
esempio di tale linguaggio anche la pessima chiesa di Cristo Re il i ragazzi passano nelle mani di Hilberseimer, amico ed estimatore
cui progettista è l’onnipresente Piacentini, che – come testimoniano di Mies, che li catechizza con un breviario di regole teorico-
il monumentale rettorato della stessa Città Universitaria di Roma, sistematiche concernenti l’esposizione, la scelta tipologica (case alte
la Torre della Rivoluzione a Brescia, entrambi terminati nel 1932, o basse), le regole di aggregazione. Nel quarto semestre lezioni di
e il Palazzo di Giustizia di Milano che Piacentini inizia in quello Mies. Nel quinto e sesto si lavora al suo fianco al Bauseminar.
stesso anno – sta conducendo l’architettura italiana verso tutt’altre Nasce una scuola di cloni, affascinati dal genio architettonico di
direzioni rispetto a quelle auspicate dai razionalisti. Lo stesso un maestro certamente bravo e innovatore, ma per nulla propenso
Mussolini, più tardi, rinnegherà di fatto, con scelte a dir poco a valorizzare i talenti individuali e le personali attitudini dei giovani
discutibili, il discorso di Palazzo venezia. allievi. Herbert Hirche, Wils Ebert, Eduart Ludwig, Gerhard
Weber, Georg Neidenberger, Bertrand Goldberg, John Rodger,
6.18 Bauhaus: ultimo atto Munye Weinraub, per quanto bravi, saranno alcuni di questi.
Gropius propone al sindaco di Dessau il nome di Otto Haesler Nonostante gli sforzi di Mies per tenere la scuola lontana da
come possibile successore di Meyer alla direzione del Bauhaus. Il ogni impegno politico, gli eventi precipitano. La Germania vive
sindaco sceglie, invece, Mies van der Rohe. Gli studenti, appresa la tempi di sbandamento politico accentuati dalla gravissima crisi
destituzione di Hannes Meyer, protestano con energia e minacciano economica del 1929. La destra ultranazionalista si rafforza. Già nel
di entrare in sciopero. Mies reagisce con mano durissima. Ne fa 1930, a Weimar, Otto Bartning è licenziato e il filonazista Paul
espellere cinque. Dispone l’immediata chiusura della scuola. Schultze-Naumburg, che gli subentra, fa cancellare dal vecchio
Abolito anche il vecchio statuto e imposta, per la riapertura, una istituto del Bauhaus i dipinti parietali di Oscar Schlemmer. I
nuova iscrizione. Nel nuovo bauhaus è proibita ogni attività politica nazisti, che ottengono nelle elezioni dell’ottobre 1931 a Dessau
e la durata del corso di studio è ridotta a sei semestri. un ottimo risultato, acquistano maggior potere. Uno dei punti
Mies punta sull’architettura. Abolisce il corso propedeutico, fermi del loro programma è la soppressione della scuola. Schultze-
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Naumburg visita il Bauhaus nel 1932. A seguito della sua relazione, America, sullo sviluppo della ricerca architettonica successiva – è
il sindaco Hesse deve mettere all’ordine del giorno la proposta di organizzata da un’istituzione privata, il MoMA, fondato nel 1929
chiusura della scuola, che passa con i voti dei nazisti e l’astensione e i cui interessi finora sono stati in prevalenza orientati verso le arti
dei socialdemocratici, preoccupati di perdere ulteriore consenso visive. Curatori Philip Johnson e Henry-Russell Hitchcock, autore
nella popolazione. Votano contro solo Hesse e i quattro consiglieri nel 1929 di un volume dal titolo Modern Architecture. La mostra
comunisti. Il 1° ottobre 1932 il Bauhaus chiude. Magdeburgo e è programmata sin dal 1931 e viene anticipata da contatti che i due
Lipsia, ancora a guida socialdemocratica, si offrono come sedi. Mies intessono con l’avanguardia europea, in particolare con Mies van
decide di continuare a Berlino in forma privata. Nel 1933 Hitler der Rohe, di cui Johnson è un ammiratore.
è al potere. L’11 aprile 1933 la Gestapo fa irruzione all’interno Obiettivo dell’evento è far conoscere la nuova architettura
dell’istituto, decretandone la chiusura. A nulla varranno gli sforzi europea, un fenomeno che sfugge ancora alla gran parte del
di Mies e degli studenti per tentare di riaprirla. L’equazione, che pubblico statunitense e che a giudizio dei curatori, ha dato vita a un
sfugge agli uomini di buon senso, ma risulta chiarissima ai nazisti, nuovo stile – l’International Style, appunto – finalmente adeguato
è: architettura contemporanea = bolscevismo. a rappresentare il mondo contemporaneo.
I quattro artisti leader in questa rivoluzione linguistica sono Le
6.19 International Style Corbusier, Mies van der Rohe, Oud, Gropius, visti rispettivamente
Il 1932 è anno di bilanci con tre mostre che si aprono negli come l’innovatore, il poeta, il razionalizzatore e il divulgatore.
Stati Uniti, in Italia, in Austria. Sono la mostra International Accanto a loro numerosi altri che in quindici paesi, con opere
Style al Museum of Modern Art di New York, la Mostra della anche notevoli, diffondono il linguaggio.
Rivoluzione Fascista al Palazzo delle Esposizioni di Roma, la Tre, secondo i curatori, sono i principi dell’International Style:
Siedlung dimostrativa a Vienna organizzata dal Werkbund, sulla la predilezione per il volume a scapito della massa, la regolarità
scia della famosa esposizione di Stoccarda del 1927. All’esposizione piuttosto che la simmetria, l’eliminazione della decorazione
romana abbiamo accennato, notando come registri un parziale applicata. Il primo principio deriva dall’osservazione che gli edifici
successo dei giovani, che vengono ufficialmente e definitivamente hanno perso la pesantezza e tendono a forme astratte, leggere, senza
riconosciuti, ma anche una sostanziale indecisione del regime. A peso, che fanno venire alla mente i solidi platonici. Il secondo
Vienna i risultati sono tanto deludenti che quasi non varrebbe la principio implica la perdita dell’assialità, della monumentalità per
pena neppure accennarvi, se non fosse che nella siedlung, il cui configurazioni in cui l’equilibrio della composizione è il risultato
piano generale è di Josef Frank, lavorano, ma con risultati molto di un processo, non un presupposto a priori. Il terzo esprime
modesti, anche Loos, Häring e Rietveld, gli esclusi di Stoccarda. l’esigenza di economicità, di semplicità, di abolizione di ogni
La mostra di New York – che delle tre iniziative è senza dubbio spreco. I tre principi, insieme, esprimono il bisogno di rivolta
la più nota e che eserciterà una notevole influenza, soprattutto in contro l’individualismo, per uno stile unitario che travalica le
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singole condizioni geografiche. abbagliante di una semplice formula.
Due sono i riferimenti polemici della mostra. Da un lato, Alla disinformazione contribuiranno anche scritti di critica e di
l’architettura espressionista, individualista e materica. Dall’altro i storia dell’architettura – tra questi i pur intelligenti e acuti testi di
funzionalisti che aboliscono programmaticamente la parola “stile” Giedion.
dal loro vocabolario. Ma, annullando in un’inesistente unità la Questi gli aspetti negativi. Come sempre accade nel momento in
pluralità delle tendenze in atto, Hitchcock e Johnson con la mostra cui si celebra l’apoteosi di un fenomeno artistico, però, allo stesso
International Style arrecano un grave disservizio all’architettura tempo se ne favorisce la crisi. Gli architetti davvero interessati alla
moderna. ricerca si muoveranno – per una sorta di legge non scritta della
Dove Hitchcock e Johnson si trovano a disagio è con Wright, creatività – verso altre direzioni, sviluppando ipotesi antagoniste
un personaggio che non possono escludere dalla mostra perché è a quella dominante. Così, già negli anni trenta, mentre alcuni
l’unico architetto americano che negli anni trenta sia universalmente progettisti proclamano il nuovo linguaggio internazionale fatto di
conosciuto. L’opera di Wright, però, contraddice almeno due tetti piani e di finestre a nastro, altri – e tra questi gli stessi Wright
principi su tre dello stile internazionale: predilige la massa al volume e Le Corbusier – sono all’opera per scardinarlo, per sondare nuove
astrattamente geometrico ed è intimamente, strutturalmente configurazioni spaziali e trovare, tra ripensamenti e nuove cadute,
decorativa. Wright, inoltre, non disdegna la simmetria: si pensi, più autentiche forme di espressione.
per tutti, all’Imperial Hotel.
Nonostante le incongruenze, la mostra raggiunge i suoi 6.20 Epilogo
obiettivi: per affluenza di pubblico, per aver favorito la creazione Nel 1932 Stalin decreta la fine di ogni ricerca architettonica in
del dipartimento di architettura del MoMA che sarà affidato a Unione Sovietica. Il Palazzo dei Soviet di Iofan del 1931, la cui
Johnson, ma soprattutto perché darà una lettura chiara, semplice e versione finale è approvata nel 1934, segna in modo incontrovertibile
banale delle ricerche in atto e creerà un nuovo stile – l’International l’inizio di un cinquantennio di oscurità. In Italia, come abbiamo
Style, appunto – che si diffonderà prima in America e poi, quando visto, le assicurazioni di Mussolini ai giovani architetti portano a
cadranno i regimi totalitari, in Europa e nel resto del mondo. segnali distensivi e alla realizzazione di alcune opere di eccellente
Si liquida così con una fortunata ricetta stilistica un rilevante qualità, ma non prive di una sostanziale e a volte drammatica
patrimonio culturale fatto di quasi trent’anni di ricerche, di ambiguità. A prendere sempre più saldamente in mano il potere
scontri, di tensioni, escludendo le ricerche di Mendelsohn, sarà la cricca piacentiniana, tollerante del linguaggio moderno solo
Rietveld, Schindler, van Doesburg, Häring, Scharoun, Fuller, a condizione di una sua banalizzata monumentalizzazione.
Chareau, solo per citarne alcuni. Riducendo le forme a immagini Dal 1933, con l’avvento di Hitler al potere, in Germania la ricerca
superficiali e schiarendo le ombre – del dubbio, della tensione si arresta e il clima culturale regredisce a causa dell’insofferenza del
creativa, dell’incertezza – ogni differenza scomparirà sotto la luce regime verso le avanguardie. Un’insofferenza che diventa disprezzo
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persecutorio quando, come nella maggior parte dei casi, artisti, mille artisti. Sono bollate come arte degenerata, Entartete Kunst.
letterati e uomini di cultura sono ebrei. Il 7 aprile 1933 è promulgata Si tratta in realtà dei massimi capolavori prodotti nel novecento,
la prima legge sulla razza ariana. Esclude gli ebrei da ogni funzione soprattutto da artisti tedeschi. I romanzi di Hermann Hesse, uno
pubblica. I professori delle università o delle accademie perdono le dei più importanti scrittori in lingua tedesca, sono vietati e gli è
loro cattedre. Il 15 settembre 1935 sono pubblicate le leggi razziali impedito di tornare dalla Svizzera, dove risiede. Thomas Mann,
di Norimberga, che privano gli ebrei della cittadinanza tedesca e premio Nobel per la letteratura nel 1929, è visto come un pericoloso
proibiscono matrimoni misti. L’8 e 9 novembre 1938, Goebbels sovversivo. In Italia, dal canto suo, Ugo Ojetti scrive Hitler e l’arte
scatena la Kristallnacht: negozi saccheggiati, vetrine infrante, (poi inserito in U. Ojetti, In Italia, l’arte ha da essere italiana?,
sinagoghe devastate. Nello stesso anno il Jüdische Museum è chiuso Mondadori, Milano 1942), in cui, dopo aver criticato l’arte demo-
e le collezioni confiscate. pluto-giudaica, afferma: “Il colpo di barra dato da Hitler è stato
Personaggi di altissima levatura sono costretti all’esilio. Il dunque opportuno per la Germania e per la svagata e sconnessa
filosofo Ernest Cassirer, l’unico rettore ebreo che la Germania Europa è giunto in tempo (dovunque?) come un avvertimento
abbia conosciuto, parte nel 1933, dopo essere stato costretto a prima igienico che artistico”.
dare le dimissioni dall’università di Amburgo, alla volta di Oxford, Tra il 1933 e il 1938, si stima che 150.000 ebrei e 60.000 tra
di Göteborg e, infine, degli Stati Uniti. Albert Einstein, il più artisti ebrei e non ebrei siano costretti a lasciare la Germania. La
importante fisico del novecento, si rifugia a Princeton e prende situazione non è migliore in altri paesi: in Italia le leggi razziali sono
nel 1940 la cittadinanza americana. Sigmund Freud, lo scopritore promulgate nel 1938; l’unione Sovietica è sotto la non meno feroce
della psicoanalisi, lascia Vienna, annessa alla Germania, nel 1938. e ottusa dittatura staliniana; allo scoppio della guerra, la Germania
Edmund Husserl, l’inventore della fenomenologia, radiato dal invaderà numerosi paesi europei, tra cui la Francia, minacciando
corpo accademico dell’università di Friburgo, rifiuta di fuggire e di la vita degli intellettuali locali e di quanti in quei paesi si sono
seguire il figlio nell’esilio. La morte, avvenuta nel 1938, lo salva da rifugiati. 6.000.000 saranno gli ebrei uccisi. L’unica salvezza è
un destino peggiore. nell’emigrazione, in particolare negli Stati Uniti. La Germania, da
Come abbiamo già visto, nel 1933 è chiuso il Bauhaus, nonostante paese guida della cultura europea, diventa una nazione reazionaria e
gli sforzi di Mies per mostrarne l’apoliticità. Sempre nel 1933 Fritz ignorante, i cui intellettuali di maggior spicco sono i misticheggianti
Saxl, per salvarla, decide di trasferire da Amburgo a Londra la Martin Heidegger e Carl Gustav Jung, i quali, peraltro, si fanno
preziosa biblioteca appartenuta ad Aby Warburg, una collezione progressivamente da parte, dissociandosi di fatto dagli orrori
di libri e manoscritti su cui si formeranno diverse generazioni del regime e, in ogni caso, rappresentano vette inarrivabili per
di storici dell’arte (tra questi Erwin Panofsky, Ernst Gombrich, personaggi megalomani come Adolf Hitler, Paul Joseph Goebbels
Rudolf Wittkover, Kurt Forster). Nel 1937 sono confiscate da tutti e, in architettura, Albert Speer, Paul Ludwig Troots, Paul Bonatz,
i musei tedeschi diciassettemila opere di pittura e scultura di circa Paul Schultze-Naumburg.
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Afferma lo scrittore austriaco Stefan Zweig nel libro Il mondo
di ieri, pubblicato postumo dopo il suicidio avvenuto in Brasile
nel 1942, alla fine di un pellegrinaggio che dal 1938 lo vede esule
in Inghilterra, Francia, Svizzera, America: “A noi fu riservato
di vedere, dopo secoli e secoli, guerre senza dichiarazioni di
guerra, ma con campi di concentramento, torture, saccheggi
e bombardamenti sulle città inermi, di vedere cioè orrori che le
ultime cinquanta generazioni non avevano più conosciuto e che
quelle future è sperabile non più tollereranno. D’altra parte, quasi
per un paradosso, nello stesso periodo in cui il nostro mondo Seconda parte
regrediva moralmente di un millennio ho veduto la stessa umanità
raggiungere mete inconcepibili nel campo tecnico ed intellettuale,
superando in un attimo quanto era stato fatto in milioni di anni:
Declino e rinascita
la conquista dell’aria con l’aeroplano, la trasmissione della parola
umana nello stesso secondo per tutto l’universo, cioè il superamento
dell’architettura
dello spazio, la disgregazione dell’atomo, la guarigione delle più
subdole infermità, la quasi quotidiana attuazione di quanto era ieri
moderna
ancora inattuabile”.
Gli Stati Uniti, a seguito dell’immigrazione dei maggiori
rappresentanti della cultura europea, acquistano progressivamente
la leadership in ogni campo del sapere. Se le capitali della cultura,
negli anni d’oro dell’Europa, erano Parigi, Monaco, Vienna,
Berlino, a partire dal dopoguerra si ridurranno a una: New York.

236 torna al sommario


Seconda parte, Capitolo 1 compreso.

Tra natura e tecnologia:


A rendere la situazione ancora più preoccupante, contribuisce
l’esaurirsi di una stagione del Movimento Moderno che, dopo aver

1933-1944 prodotto, sul finire degli anni venti e nei primi anni Trenta, una
fioritura di capolavori sembra approdare verso un atteggiamento
sempre più formalista riassumibile nelle banali formule dello stile
internazionale propugnato dalla mostra del MoMa del 1932.
Ma se l’architettura contemporanea, come vorrebbero Johnson
e Hitchcock, si risolve in uno stile, in base a quale presupposto
etico può pensare di migliorare il mondo? Cosa cambia allora – si
1.1 Dopo il classicismo chiedono e non senza ragione sostenitori e nemici del Movimento
Se c’è uno stile che a partire dal 1933 unifica vecchio e nuovo Moderno – se un edificio, invece che avere fattezze postcubiste ha
continente è quello classicista. Si esaurirà nel 1944, quando i quelle greche o romane?
disastri provocati dalla seconda guerra mondiale spazzeranno ogni Come accade in tutti i tempi in cui molte domande stentano a
velleità di camuffamento retorico. Hitler e Stalin pretendono per trovare risposta o ne trovano di sbagliate, in cui la tensione collettiva
i loro edifici celebrativi, e senza possibilità di alternativa, fattezze sembra esaurirsi e il gusto dell’opinione pubblica regredire, nascono
classiche. Mussolini, più tollerante e non privo di aperture e di proprio allora ipotesi operative alternative e originali linee di ricerca,
curiosità, è solleticato dall’idea della romanità che lo porterà a a volte minoritarie, ma non per questo meno coinvolgenti e tali da
preferire Piacentini e i tromboni di ogni tipo ai razionalisti. rimettere in discussione punti di vista acquisiti e consolidati.
La passione per timpani, colonne, cornicioni, composizioni Tra queste, due emergono: l’organica e la tecnologica.
simmetriche e assiali investe anche la Francia, l’Inghilterra, gli La prima, di maggiore successo, trova in Wright e Aalto i suoi
Stati Uniti, ridando fiato a un atteggiamento conservatore che, per due principali esponenti. Wright, nella seconda metà degli anni
la verità, anche in epoche precedenti non era mai venuto meno. Trenta, ha quasi settanta anni. Per lui il rapporto con la natura è una
E intacca il credo di alcuni architetti che in precedenza si erano dimensione acquisita già dal tempo delle Prarie e segue un ventennio
schierati per l’innovazione e l’avanguardia: tra questi Lurçat che, di sperimentazioni tese al recupero delle culture anticlassiche
nonostante avesse realizzato tra il 1930 e il 1930, il capolavoro giapponese e mesoamericana. Aalto di anni ne ha quasi la metà.
funzionalista della scuola di Villejuif, nel 1934 disegna un retorico Per lui, giovane esponente del CIAM, la tensione organica nasce da
progetto per l’Accademia delle scienze di Mosca e Oud che nel 1938 un approfondimento in senso naturalistico e psicologico del credo
realizza per la Shell un edificio tanto simmetrico e monumentale da funzionalista ed è condivisa con molti i suoi coetanei che parimenti
suscitare l’indignata reazione di numerosi colleghi, Philip Johnson sentono sempre più stretto il vestito postcubista. Del resto anche
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lo stesso Le Corbusier, che generazionalmente sta tra Wright e Maison Suspendue, un capolavoro – di cui abbiamo accennato nel
Aalto, a partire dagli anni Trenta, seguendo un originale percorso precedente capitolo – che mette in discussione le forme tradizionali
di ricerca, mette in discussione l’ideologia purista e i piani-parete dell’abitazione per un approccio dinamico e spazialmente
intonacati per orientarsi verso materiali naturali e forme plastiche coinvolgente pensato per moduli funzionali, e i progettisti Eugené
riprese dall’architettura spontanea. Beaudoin e Marcel Lods che realizzeranno nel 1935 una scuola
La seconda linea di ricerca è tecnologica. Ha anch’essa all’aria aperta, caratterizzata da una notevole flessibilità funzionale,
due sponde:negli Stati Uniti e in Francia. In America i punti e che collaboreranno, come vedremo in un successivo paragrafo,
di riferimento sono la rivista Shelter – nella quale scrivono con l’altro personaggio emergente dell’architettura francese, Jean
Buckminster Fuller, Knud Lonberg-Holm, Theodore Larson – e il Prouvé, alla progettazione della Maison du Peuple a Clichy, il
gruppo Structural Study Associates a cui partecipa anche Frederick primo edificio multifunzionale della storia dell’architettura del
Kiesler. La rivista prende posizione contro lo stile internazionale Novecento.
ospitando un infuocato intervento di Wright sulla mostra del
MoMA. Opere come la Casa Smontabile del 1932 di Alfred 1.2 Le Corbusier al bivio
Clauss, la Crystal House realizzata nel 1933 da George Fred Keck e Già da qualche anno prima della mostra dell’International Style,
Leland Atwood, la American Motor Home del 1934-35 disegnata le Corbusier mostra di abbandonare le forme puriste che avevano
da Robert McLauighin, il chiosco Polo Nord del 1938 di Betrand caratterizzato la produzione precedente e portato alla realizzazioni
Goldberg continuano la ricerca cominciata con la Dymaxion di di capolavori quali Villa Savoye.
Buckminster Fuller e ancora oggi ci colpiscono per l’innovativo Nel 1930 dopo aver sperimentato con i propri occhi la
carattere sperimentale. Nel 1935, esce il Time-Saver Standards, un dimensione dei paesaggi infiniti del Sud America, portato in volo
manuale di orientamento progettuale, teso alla razionalizzazione da Mermoz e Saint-Exupéry, dopo essere stato affascinato dal calore
del processo edilizio. Consolida i risultati di una cultura pragmatica e dalla bellezza sensuale della casbah dei paesi del mediterraneo
e professionale che, a partire dal secondo dopoguerra, produrrà una nonché folgorato da un incontro con la bellissima e conturbante
nuova stagione di capolavori. Josephine Baker nel viaggio di ritorno dal Brasile, propone i piani
Precedenti della linea tecnologica che si sviluppa in Francia sono per Rio de Janeiro e per Algeri: due grandi segni che poco hanno
la Maison de Verre di Chareau e le ricerche sul cemento armato a che vedere con la zonizzazione dello spazio delle sue precedenti
condotte da Perret, il quale, nonostante il suo approccio classicista, città ideali. Il piano Obus per Algeri, in particolare, è un nastro
è visto dagli architetti più giovani ( tra questi anche l’oramai autostradale che scorre lungo la costa al quale si agganciano sei
cinquantenne Le Corbusier) come un compagno di strada. A piani sottostanti e dodici soprastanti distanziati tra loro da circa
subire l’influenza delle nuove tecnologie saranno l’architetto 5 metri per dare modo di costruirvi all’interno, a chi volesse, la
franco americano Paul Nelson che tra il 1935 e il 1937 realizzerà la propria abitazione. In questo modo l’architetto ottiene tre obiettivi:
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realizzare una città lineare che guarda il paesaggio circostante, e delle zona giorno, alloggi piacevoli anche con costi contenuti. E,
trovare una formula, quella della macrostruttura, che permette agli insieme, cerca di sfatare l’accusa di realizzare alloggi solo per gente
utenti di gestire da soli alcune scelte (all’interno del nastro ognuno ricca avanzatagli dopo la realizzazione delle case al Weissenhof che,
può infatti realizzare la propria dimora nello stile che più gli piace) lo ricordiamo, furono tra le più costose dell’intero intervento.
e consentire al progettista un controllo della forma finale dell’intero Se nuove direzioni di ricerca si riscontrano nei progetti a scala
manufatto. Al di là degli allettanti disegni con i quali le Corbusier urbanistica, forti inquietudini teoriche emergono dai progetti edilizi
illustra il piano, non ci vuole molto a capire che dietro l’apparente con incursioni nel monumentalismo Beaux Arts, nel vernacolare e
disponibilità verso l’autocostruzione si cela il secco autoritarismo nel mondo dei linguaggi spontanei, nel surreale e nella metafisica
di chi vuole imporre a tutti i costi il proprio segno al territorio, e, anche, nel sondare le nuove tecnologie.
unito a una notevole ingenuità tecnica: il nastro di diciotto piani L’approccio Beaux Arts appare nel progetto per il Palazzo dei
avrebbe deturpato in modo irrimediabile la costa e dubitiamo che Soviet (1931), un edificio di dimensioni gigantesche con un
a collegare un così denso insediamento sarebbe potuta bastare una auditorium per 15.000 posti, uno per 6.000 e un parcheggio
semplice autostrada. Il progetto, rimasto sulla carta, avrà però un per 500 automobili. “Il Bolscevismo – affermerà Le Corbusier –
immenso successo soprattutto negli anni Sessanta quando, come implica qualsiasi cosa portata a un grado massimo”. E in termini
vedremo, l’approccio per macrostrutture sembrerà la soluzione conseguenti sarà la risposta: un impianto simmetrico, bloccato,
magica per contemperare l’esigenza di ordine dell’amministrazione distante dai più raffinati progetti per il Palazzi della Società delle
centrale con quella di libertà dei singoli utenti. Nazioni (1927) e per il Centrosoyuz (1928-35). Nonostante la
Accanto ai piani per Algeri e Rio, vi è la Ville Radieuse, un presenza di alcuni stilemi costruttivisti, quale il grande arco che
ennesimo disegno di città ideale proposto nel 1931 al posto della mediante esili tiranti regge la copertura della sala più grande,
Ville Contemporaine del 1922. È suddivisa in quattro fasce – attività emerge l’atteggiamento classicista ripreso dai maestri Perret
terziarie, residenze, servizi sociali e industrie – secondo la rigida e Behrens. E così l’architettura si tramuta in una macchina che
separazione delle funzioni teorizzata dal CIAM del 1933. Previsti, garantisce ordine, equilibri, proporzioni ma perde la scala umana;
per le abitazioni, i blocchi a redent. Sono nastri che si discostano fatta insomma più per stupire e meravigliare che per coinvolgere,
dagli immeubles villas del 1922 per una maggiore articolazione in come negli stessi anni stanno sperimentando gli architetti organici.
pianta e che, al loro interno, contengono appartamenti studiati per Le Corbusier, infatti, per quanto stia scoprendo proprio in questi
garantire a ciascun abitante uno standard di 14 mq.. Il progetto, anni, l’architettura vernacolare e spontanea, cercherà – almeno in
ispirato ai risicati standard dei vagoni letto e dedicato agli amici del una prima fase – di razionalizzarla, recuperandone le forme ad un
CIAM – del 1929, lo ricordiamo, è quello di Francoforte dedicato immaginario moderno, cartesiano. Così avviene per esempio per
all’alloggio minimo – vuole dimostrare la possibilità di ottenere, la Casa Errazuriz in Cile (1930), per la villa costruita per Madame
seguendo i principi della convertibilità degli spazi della zona notte Mandrot (1931) e nella casa per il week end nei sobborghi di Parigi
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(1935) dove usa tetti inclinati o a volta, le travi in legno e i muri per la Maison Clarté a Ginevra, per la Citè du Refuge, per il
in pietra. Nello stesso tempo, però, è progressivamente tentato a condominio di Porte Molitor e il Padiglione Svizzero nella città
sperimentare forme fortemente evocative che definirà con il nome universitaria di Parigi, tutti eseguiti tra il 1930 e il 1933.
di “oggetti a reazione poetica”, ispirandosi al surrealismo, una La Maison Clartè a Ginevra, anche per la precisione dei dettagli
corrente artistica particolarmente presente nella Francia di quegli e l’accuratezza esecutiva permessi dalle maestranze svizzere, è
anni per opera di Breton e dei suoi numerosi seguaci. Saranno l’opera più riuscita: per alcuni prefigura le ricerche High Tech che
costoro che gli suggeriranno di scoprire oltre la realtà visibile, il si svolgeranno in epoche successive. Non meno interessante è il
mondo dell’invisibile, delle pulsioni, dei sogni. E Le Corbusier, Padiglione svizzero perché articolato in tre volumi – ospitanti le
che dietro la sua maschera razionalista da orologiaio svizzero ha camere, il corpo scale e gli spazi collettivi – separati ma tra loro
sempre celato una cultura romantica e nietzschiana, ne subirà il dialoganti, perché insieme alla grande facciata in ferro e vetro,
fascino individuando la formatività proveniente dall’inconscio compare la pietra anche rustica e perché i pilotis cominciano
come l’aspetto complementare a una ragione cartesiana che avrebbe a perdere purezza geometrica (non sono più gli esili cilindri di
altrimenti rischiato di soffocarlo: il dionisiaco contrappposto e Villa Savoye) per acquistare in energia plastica; il tutto all’interno
insieme complementare all’apollineo. In questa luce, credo, occorra di un programma funzionale che sembra contemperare in un
guardare all’attico realizzato per Charles de Beistegui nel 1930- precario equilibrio astrazione e materia. Nulla potrebbe rendere
31, presso gli Champs-Elysées a Parigi caratterizzato da tre grandi con una immagine più chiara l’ambivalenza – tra entusiasmo
terrazze giardino e poco citato dalla letteratura critica perché non e disillusione—di Le Corbusier per il mito della macchina e, in
ritenuto in linea con l’immagine rigorosamente intellettualistica particolare, della macchina per abitare. E gà da questi primi anni
dell’architetto. Un’opera a cui, invece, lo stesso Le Corbusier dedica trenta sembra annunciarsi la nuova stagione del brutalismo, che a
ampio spazio nella sua Opera completa con fotografie ad hoc che partire dalla fine del secondo conflitto mondiale, lo vedrà produrre
ben esplicitano il gioco degli accostamenti surreali quali quello nuovi capolavori.
tra il camino esterno e l’Arco di trionfo, il valore quasi magico
della sezione aurea usata per disegnare la biblioteca e l’analogia di 1.3 Wright e la stagione dei capolavori
ascendenza manierista tra le arbitrarie forme geometriche degli Il periodo che va dalla fine degli anni Venti all’inizio degli
alberi, delle siepi e dei volumi architettonici. anni Trenta è per Wright uno dei peggiori. Alle scarse prospettive
A bilanciare queste incursioni nell’irrazionale vi sono, infine, professionali, determinate da una vita disordinata ma anche dalla
alcune opere che mostrano un sempre maggiore approfondimento crisi economica del 1929, si assomma la consapevolezza di essere
delle più recenti tecniche costruttive, a cominciare dalla doppia stato tagliato fuori dal dibattito, il sospetto di essere superato
parete in vetro e acciaio a cui corrisponde all’interno la creazione dalle nuove correnti architettoniche europee: da qui il progressivo
di un clima artificiale mediante condizionamento. Sono i progetti abbandono dello stile oramai antiquato e dalle vaghe ascendenze
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Déco che aveva caratterizzato la produzione angelene di case in A porre fine alle difficoltà finanziarie incontrate da Wright in
blocchetti di cemento armato, per un cauto avvicinamento al più questi anni – come abbiamo visto in un paragrafo precedente
attuale funzionalismo. Lo si vede, per esempio, nel progetto per – contribuisce l’idea di rilanciare Taliesin come un centro di
le case ad appartamenti E.Noble a Los Angeles (1929) dove non formazione aperto a giovani apprendisti, ampliandola per ospitare
pochi sono i riferimenti al linguaggio più evoluto degli ex discepoli nuovi residenti (1932). Tra questi, uno in particolare, si rivelerà
Neutra e Schindler, messo a punto nei progetti per Mr. Lovell. O estremamente utile: il giovane Edgar Kauffmann. Figlio di un
anche nel progetto per la casa sul fiume Mesa, a Denver (1931) ricco commerciante di Pittsburgh, Kauffmann si darà da fare per
con il quale parteciperà alla mostra del 1932 sull’International far sponsorizzare al padre Brodoacre City e per fargli costruire su
Style organizzata al MoMA da Henry-Russel Hitchcock e Philip progetto del Maestro una dimora di vacanza in località Bear Run,
Johnson. creando così le condizioni per la realizzazione di uno dei massimi
Sempre negli stessi anni Wright prefigura la propria città ideale: capolavori wrigthtiani: la Casa sulla cascata.
Brodoacre City (1931-35). La pensa come una città – territorio, Edificata – e non senza difficoltà – negli anni tra il 1936 e il
sul modello angeleno, dove ogni abitante ha diritto ad una casa 1937 la Casa sulla cascata è, insieme, una risposta al funzionalismo
individuale e ad un pezzo di terra, un proprio spazio, evitando dell’International Style e il suo superamento. Che sia una risposta
di addensare milioni di persone nelle metropoli-megalopoli, al funzionalismo, forse allo schiaffo inferto a Wright dai curatori
viste come origine di gran parte dei mali che affliggono la società della mostra del MoMA del 1932 ( si ricordi in proposito la
contemporanea; e a questo fine cerca di sfruttare le potenzialità dei beffarda affermazione di Johnson che, volendolo mettere fuori
nuovi mezzi di comunicazioni quali battelli, automobili ma anche gioco, relegandolo al ruolo di semplice precursore, lo bolla come
futuristici elicotteri pensati per un uso individuale, per realizzare il più grande architetto dell’ottocento), lo si vede da una radicale
piccole comunità di circa 1400 famiglie disperse nel territorio, semplificazione delle forme architettoniche. Tutto è chiaro,
fondate sull’autogoverno, e, quindi, estranee alla burocrazia che semplice, pulito, risolto geometricamente in un gioco dei piani,
contamina le moderne città industriali. La proposta è antitetica diversamente da opere precedenti dove invece predominavano
a quelle elaborate in Europa negli stessi anni basate, invece, i chiaroscuri ornamentali, i repentini passaggi dalle ombre alle
sulla concentrazione e sull’uso intensivo del suolo. E nonostante luci, i giochi decorativi di ascendenza orientale o mesoamericana.
Brodoacre condivida con la coeva Ville Radieuse di Le Corbusier Siamo però oltre il funzionalismo. Con la Casa sulla cascata, come
l’idea che la città debba scomparire per fare più posto al verde e alla è stato da più parti notato, si celebra, infatti, l’unione tra la natura
natura, se ne differenzia per il suo carattere più radicale. Brodoacre, e formatività umana, dove è la prima che fornisce all’architetto
afferma Wright “sarà una città talmente diversa dalla città del il pretesto con il quale operare, ma dove è solo la seconda che,
passato e da qualsiasi città odierna che probabilmente non saremo valorizzando e drammatizzando il dato empirico – nel caso:una
in grado di riconoscerla in quanto città”. piccola cascata, come tante-, lo trasforma nella dimostrazione di
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una possibile relazione, di un nuovo modo di intendere il rapporto dinamica e continuum spazio-temporale ma anche contiguità tra
tra l’uomo e il suo ambiente cioè in architettura organica. edificio e natura in un processo in cui si artificializza la natura e si
Schizzata in poche ore dopo una lunga elaborazione durata diversi naturalizza l’artificiale, con la conseguente fine dell’International
mesi – Wright disegnava benissimo ma difficilmente lo faceva prima Style, che contrappone i due termini, separando la costruzione,
di avere in testa tutto il progetto – l’intera composizione è giocata vista in termini idealizzati, dal contesto.
sul contrasto tra i leggeri piani aggettanti degli sbalzi intonacati e Sempre nel 1936 si offre a Wright la possibilità di realizzare un altro
la struttura verticale in pietra. Il proposito è di occupare lo spazio capolavoro: il complesso di uffici dell’Amministrazione Johnson
nelle sue direzioni e, a questo scopo provvedono sia le disposizioni Wax a Racine (1936-39). L’edificio, all’esterno, è caratterizzato da
dei piani, alcuni orientati in lunghezza e altri in profondità, sia i masse plastiche rese dinamiche dallo smussamento degli angoli e dai
percorsi. Si osservino, per esempio, i cambiamenti dei punti di vista raccordi curvi; all’interno da pilastri dendriformi che sostengono
che Wright impone a chi entra dentro la Casa: il visitatore dapprima un soffitto trasparente ottenuto dall’accostamento di tubi di
gode di una panoramica sul prospetto che ingloba la cascata, poi vetro pirex. Vetro pirex che è anche adoperato per le “finestre in
attraversa un ponticello dal quale vede la costruzione di scorcio e lunghezza” poste in alto, la zona di congiunzione tra il muro e i
il torrente dall’alto, infine è condotto dal percorso sul retro dove solai “proprio – nota Zevi – nel punto in cui tradizionalmente si
è disposto l’ingresso. Entrato, sperimenta uno spazio compresso appesantisce mediante il cornicione”.
che termina con un muro cieco in mattoni, e appena giratosi sul Così come la Casa sulla cascata mostra allo stupefatto pubblico
lato sinistro – e cioè cambiando di nuovo direzione – intravede il americano che è possibile vivere in modo diverso da quello a cui la
salone con le sue vetrate che si aprono sul paesaggio e dal quale, metropoli ci ha abituati, gli uffici della Johnson Wax dimostrano, a
finalmente, può osservare la natura che circonda l’abitazione. Si trent’anni di distanza dalla realizzazione del Larkin Building, che è
osservino, infine, le bucature, concepite come diaframmi attraverso anche possibile lavorare in modo diverso: in spazi che sono separati
i quali interno ed esterno entrano in relazione senza soluzioni di dal mondo circostante, introversi per ragioni funzionali ma, allo
continuità: lo si vede dal modo in cui il vetro, quando si incontra stesso tempo, tanto affascinanti da produrre un paesaggio artificiale
con il muro, si inserisce semplicemente nella pietra senza essere non privo di suggestioni naturalistiche, suggerito dalle colonne che
riquadrato dall’infisso o dal modo in cui sono smaterializzati gli ricordano gli alberi di una foresta e dalla luce proveniente dall’alto.
angoli, risolti con il semplice accostamento di due vetri al fine di La Casa sulla cascata e il Johnson Wax building, come ha notato
impedire l’interruzione dello sguardo provocato da un montante. il critico Frampton, “avrebbero senza dubbio trovato il loro luogo
Sguardo che, tuttavia è sempre filtrato da un elemento artificiale che designato in Brodoacre City”. Wright tuttavia in questi anni è
si trova oltre la finestra, per esempio il parapetto della terrazza, con occupato anche a pensare a come realizzare costruzioni a costi
il fine di mettere in relazione architettura e paesaggio circostante, più contenuti in grado di diventare modelli abitativi per la sua
impedendo una visione solo dell’una o dell’altra. Visione quindi città ideale. Il pretesto per affrontare l’argomento glielo fornisce
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la commissione della casa Jacobs presso Madison (1936-37). futuristiche – si osservi il modo in cui sono trattate le coperture – e
Nascono le Usonian, una variante delle Prarie, cioè abitazioni arcaiche perché legate alla pietra e ai colori locali.
che, come si ricorderà, avevano caratterizzato la produzione
dell’architetto tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento. 1.4 Asplund, Aalto e l’architettura organica
Le Usonian si differenziano dalle Prarie per una loro maggiore in Europa
modernità. Hanno, di regola, spazi più piccoli, un più integrato Erik Gunnar Asplund fa parte con altri studenti, tra i
rapporto tra la cucina e il soggiorno per tener conto della minore quali Lewerentz, di un gruppo che nel 1910 protesta contro
disponibilità di aiuto domestico, sono ancora più strettamente l’insegnamento impartito alla regia accademia di belle arti di
legate al terreno dal quale sono separate solo da un gradino, non Stoccolma per fondare una propria scuola di architettura. Sebbene
hanno tetti a padiglione ma piani. Wright, durante il corso degli brevissima – durò solo un anno – l’esperienza è fondamentale nella
anni, ne progetterà numerose. Alcune saranno pensate per essere maturazione di un personaggio, sostanzialmente estraneo a ogni
autocostruite con il minimo delle risorse finanziarie. Altre saranno linea, tendenza o stile che però ebbe un influsso notevolissimo nella
più costose, altre, infine, come per esempio la casa per Mr H.F. creazione di una scuola nordica.
Johnson (1937) lussuose. Nelle Usonian Wright sperimenterà i più Tra il 1920 e il 1928 Asplund realizza la sua opera più nota,
diversi materiali da costruzione: naturali e artificiali, Costruire nella la biblioteca pubblica di Stoccolma, un edificio di impianto
natura dei materiali non vuole, infatti, dire utilizzare solo materiali classicheggiante che riscatta una certa rigidezza di forme con una
naturali quali li legno, il mattone o la pietra, ma usarli tutti e solida quanto coinvolgente spazialità interna. Tra il 1928 e il 1933,
ciascuno in modo appropriato. Da qui l’impiego in alcune Usonian si avvicina alla poetica funzionalista e nel 1930 realizza il suo
del cemento – riprendendo le sperimentazioni dei blocchetti usati capolavoro, l’esposizione di Stoccolma, un complesso dalle linee
nelle case del periodo angeleno – e,più tardi, delle materie plastiche. moderne caratterizzato da una atmosfera creativa e giocosa. Denota
Diverse e numerose anche le matrici formali. Fondate su moduli un atteggiamento opposto a quello retorico e magniloquente delle
quadrati, rettangolari, romboidali, esagonali, circolari, mostrano tante esposizioni internazionali allestite nelle diverse città europee
una creatività senza uguali. tra le due guerre. Ma, anche, lontano dal contemporaneo approccio
Nel 1937, rinato a nuova vita e uscito definitivamente dal razionalista e cubista caratterizzato da volumi bloccati, elementari
tunnel della crisi, grazie all’enorme notorietà che gli procura la che richiamano l’ideologia macchinista. Con l’ampliamento del
pubblicazione della Casa sulla cascata, il settantunenne Wright municipio di Gotemborg (1934-1937), Asplund dimostra che
deciderà di costruire una Taliesin a Scottsdale (1937-38). Servirà è possibile intervenire in contesto storicamente molto delicato
a istituzionalizzare gli spostamenti dal Wisconsin per svernare in parlando un linguaggio schiettamente moderno. Con il crematorio
Arizona durante i periodi più freddi. Sarà un pretesto per realizzare del Cimitero Sud a Stoccolma (1935-40) ritorna al classico, ma
un ennesimo capolavoro: un complesso dalle forme insieme senza cadere nella trappola classicista.
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Sulla stessa linea, pragmatista e empirista, si muove tra il 1933 agli altri mobili in legno curvato che produrrà successivamente,
e il 1935 uno dei membri del CIAM, il finlandese Alvar Aalto, rappresenterà una sorta di manifesto della linea organica dove al
completando due opere di cui ha vinto i rispettivi concorsi nel posto di esili tubi in ferro cromato e rigide forme geometriche
1928 e nel 1927: sono il Sanitario antitubercolare a Paimio e la – si pensi ai mobili coevi disegnati da Le Corbusier o da Mies –
biblioteca di Viipuri. Entrambe possono essere ascritte allo stile prevarranno i materiali naturali e le curve riprese dal paesaggio
internazionalista del Movimento Moderno declinato secondo gli nordico.
indirizzi poetici della così detta Nuova oggettività: in particolare, Nel 1937, in occasione dell’Esposizione mondiale di Parigi,
vi sono notevoli riferimenti allo stile asciutto ed elegante di Duiker Aalto stupisce i colleghi del CIAM con un padiglione in struttura
che, con il Sanatorio di Zonnestral, eserciterà sul giovane Aalto ( nel d’acciaio rivestito da pareti in legno e con strutture accessorie in
1928 ha 30 anni) una notevole influenza. Vi è tuttavia in entrambe legno sorrette da tronchi sbozzati e annodati mediante corde in fibra
le realizzazioni, esattamente come nelle opere di Asplund, una naturale. Concretizzano il tema dell’esposizione – l’utilizzazione del
specifica attenzione agli aspetti percettivi unita alla sensibilità per legno finlandese come elemento strutturale e come rivestimento
la natura e per i materiali. Il sanatorio, per esempio, si apre nei due nella costruzione moderna – con un’opera, che, nella sua elegante
fronti principali al paesaggio circostante, si caratterizza per interni semplicità, ridicolizza i retorici, monumentali e classicisti padiglioni
colorati e utilizza nelle camere numerosi accorgimenti per rendere allestiti dalla Germania nazista su progetto di Albert Speer e dalla
meno oppressiva la degenza: soffitto colorato, riscaldamento ai URSS stalinista su progetto di Boris Iofan
piedi del letto, un sistema di ricambio d’aria che evita le correnti, Nel 1939, incaricato del padiglione finlandese per l’esposizione
lavabi disegnati in modo da ridurre il rumore dello scorrere di New York, ne taglia diagonalmente lo spazio interno, alto 16
dell’acqua, mobili in compensato ricurvo. Nella biblioteca Aalto metri, con una magistrale parete ondulata suddivisa in quattro
sperimenta uno spazio dove i libri – disposti lungo il perimetro fasce orizzontali sovrapposte che, inclinate, si proiettano sullo
di una sala a doppia altezza illuminata da generosi lucernari – spettatore. La più alta è in parte rivestita con illustrazioni dedicate
sono immediatamente disponibili agli utenti e, inventa, per la sala alla Finlandia, la terza al lavoro, la prima e la seconda ai prodotti.
per le conferenze e i dibattiti, un soffitto ondulato in legno le cui È l’opera matura di nuova architettura organica europea di cui
curve sono studiate per migliorare la resa acustica e, insieme, per Aalto si candida come guida ( negli USA a guidare il movimento è
suggerire le forme di una natura che non accetta di farsi imbrigliare ovviamente Frank Ll. Wright).
in composizioni lineari e ortogonali. Sempre nel 1939 è completata villa Mairea a Noormarkku. Ha
Personaggio versatile, nonché abilissimo professionista, nel una pianta ad L che, con l’aggiunta di una pensilina e della sauna
1932 Aalto produce per Artek, una fabbrica di mobili nella quale è tende a formare una U per delimitare su tre lati uno spazio interno
coinvolto in prima persona, la poltrona in legno laminato messa a nel quale è ubicata una piscina curviforme. All’esterno la villa è
punto per il sanatorio. Entrerà in produzione nel 1933 e, insieme rivestita con diversi materiali – mattoni, intonaco, pietra, legno,
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ardesia – ciascuno dei quali evidenzia i singoli aspetti volumetrici Perriand. E a realizzare prodotti di successo, su proprio disegno,
di una costruzione che si presenta in forma articolata per meglio quali poltroncine con sedili e schienali orientabili. Nel 1930, per
inserirsi all’interno del contesto ambientale, con un approccio che esempio, realizza con Beaudouin, Lods e André alcuni banchi
rammenta la poetica del pittoresco. Poetica sottolineata dall’inserto scolastici in lamiera pressopiegata e legno compensato progettati
di frammenti naturali, come per esempio gli esili tronchi di betulla in funzione ergonomica, regolabili in altezza e, all’occorrenza,
a sostegno della tettoia che segna l’ingresso principale. All’interno facilmente smontabili.
predominano i materiali caldi naturali gestiti in modo tale da Nel 1931 fonda la società anonima Les Ateliers Jean Prouvè con
valorizzare le loro differenti colorazioni. Gli immancabili tronchi la quale provvede alla fornitura di mobili in ferro e attrezzature
di betulla sorreggono la scala in legno chiaro che collega il piano per il completamento dell’ospedale Grange-Blanche progettato
terreno con il piano superiore e, per evitare la fredda esposizione da Garnier a Lione. Il lavoro lo impegna a lungo, soprattutto
delle strutture, i pilastri, in ebano nero, sono parzialmente rivestiti per quanto riguarda l’impeccabile progettazione ed esecuzione
di vimini. dei dettagli che richiedono diverse centinaia di disegni. Ma, alla
È un modo di procedere diverso da quello adottato da Wright fine, sarà in perdita. Agli anni Trenta risale la progettazione di un
che, invece, si confronta più decisamente con la natura circostante, sistema di pareti mobili e alcuni esperimenti di case o strutture
affrontandola con decisione, senza concessioni mimetiche e che, prefabbricate, leggere e facilmente trasportabili quali la maison
all’interno dell’abitazione persegue una logica spazialmente più BLPS del 1935, una abitazione di circa 3x3 metri pensata come
stringente e unitaria a cui sono subordinate le singole componenti, unità minima per le vacanze. Sempre al 1935 risale la realizzazione
arredi fissi compresi, al fine di farli diventare parte integrante della dell’Aeroclub Roland-Garros a Buc ( Parigi), una struttura in ferro
struttura. Ma forse, proprio perché la strategia di Aalto è più soft, con rivestimenti in vetro o in pannelli prefabbricati double face,
ha un enorme successo. Giedion aggiornerà il suo Spazio, tempo, con interposto strato isolante. Prefabbricati anche i blocchi sanitari
architettura per far posto al nuovo maestro e presto Aalto verrà con un procedimento che ricorda quello usato negli ambienti di
invitato in America per insegnare al MIT e lavorare al progetto dei servizio delle navi e degli aerei e che prefigura la cellula bagno
nuovi dormitori. Ne parleremo in un prossimo paragrafo. tridimensionale progettata tra il 1938 e il 1940 da Buckminster
Fuller per la sua Dymaxion. Le similitudini tra i due inventori
1.5 Prouvé: esercizi di High Tech sono numerose: entrambi lavorano principalmente con il ferro
Gli Atelier Jean Prouvè risalgono al 1923. È una officina e credono alla prefabbricazione e alla produzione in officina,
specializzata in opere in ferro che produce cancelli, gabbie entrambi sono affascinati dall’immaginario tecnologico, entrambi
d’ascensore, balaustre ma anche progetti di case e di mobili. L’attività puntano all’ottimizzazione dei materiali, al risparmio di materia,
lo porta a collaborare con i più importanti architetti e designer alla leggerezza, alla funzionalità e alla flessibilità senza cadere nel
della propria generazione: tra questi Le Corbusier e Charlotte tranello formalista, dove il rappresentare la modernità appare più
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importante che conseguirla. “Io non ho uno stile – afferma Prouvé come scriverà Le Corbusier con una immagine tanto cruda quanto
– non ho mai disegnato delle forme. Ho fatto delle costruzioni che efficace, le mani.
avevano una forma”.
Tra il 1936 e il 1938 Prouvé è impegnato con la realizzazione 1.6 Contraddizioni dell’architettura italiana
della Maison du Peuple a Clichy (Parigi). È un edificio di circa 40 Gli anni che vanno dal 1932 al 1935 in Italia sono segnati dalla
metri per 38 completamente flessibile al fine di ospitare funzioni costruzione della città universitaria di Roma e dai grandi concorsi
diverse che si alternano nell’arco della giornata e della settimana: che il regime promuove per realizzare alcune tra le sue opere
dal mercato alla sala per le conferenze. Ne viene fuori una più rappresentative: la stazione di Firenze, gli uffici postali della
macchina architettonica dove tetto, pareti e solai sono pensati come Capitale, la città di Sabaudia e – ma non verrà eseguito – il Palazzo
componenti mobili. Prefigura la ricerca della completa flessibilità del Littorio. Grazie all’onnipresente Piacentini che di queste
tentata trentacinque anni dopo dal movimento High Tech e – operazioni è, in un modo o nell’altro, il deus ex machina, sembra
almeno nelle intenzioni progettuali – da Piano, Rogers e Franchini raggiungersi un equilibrio tra le varie fazioni precedentemente in
con il centro Pompidou a Parigi del 1971-77 ( detto per inciso al lotta. Il “principe degli architetti”, infatti, con abilità di politico
concorso per il Pompidou uno dei giurati è proprio Prouvé). e di mediatore da tutti riconosciutagli, riesce a coinvolgere
Impegnato nella realizzazione, per conto di altri architetti, di nelle sue operazioni ( lo studio Piacentini realizza una quantità
facciate e sofisticati sistemi di tamponamento ( Frank Ll. Wright impressionante di progetti e di opere pubbliche nelle principali
che visita nel 1938 la Maison du Peuple, lo considera l’inventore città italiane: da Napoli a Ferrara, da Brescia a Torino e, soprattutto,
del curtain wall), Prouvè si occuperà per tutta la propria esistenza a Roma) anche i potenziali antagonisti, soprattutto se in grado di
di industrializzazione e prefabbricazione, nonché della produzione orientare l’opinione degli architetti attraverso la carta stampata o
di oggetti di raffinato design, alcuni dei quali godono di una iniziative sindacali. Nella città universitaria di Roma, per esempio,
certa diffusione. Tuttavia, come accadrà per Buckminster Fuller, coopta insieme Pagano e Ponti – cioè i direttori di Casabella e di
il suo sarà sempre un successo dimezzato: i suoi interlocutori gli Domus – Foschini al quale lui stesso è subentrato come direttore
riconosceranno abilità e genialità ma pochi avranno il coraggio di della testata Architettura ( compito che svolgerà dal 1932 sino al
seguirlo muovendosi in territori poco conosciuti. Da qui il fallimento 1943) nonché diversi esponenti del disciolto Miar.
della grande officina di Maxeville nella quale Prouvé, a partire dal Suo obiettivo è realizzare, con il massimo consenso possibile,
1947, in pieno clima postbellico, aveva riposto molte delle proprie uno stile fascista, di cui lui stesso è il custode e il garante, moderno
aspettative: sull’orlo del dissesto economico sarà assorbita nel 1954 ma estraneo ai canoni del Movimento Internazionale, dotato di
dalla Societé de l’Alluminium Francoise mentre lui sarà confinato “fisionomia unitaria, organicamente coerente e stilisticamente
all’ufficio studi, con una operazione che se gli permetterà ancora definito…in diretto rapporto con le influenze nazionali”. Uno
di operare, dall’altro lo debiliterà profondamente, tagliandogli, stile che nel 1934 sembra diventare quello ufficiale di Stato nel
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momento in cui Mussolini– ne abbiamo parlato nel capitolo I risultati sono deludenti: retorica e monumentalismo sembrano
precedente – loda pubblicamente la stazione di Firenze, il progetto trionfare. Solo alcuni progetti, e tra questi i due ( indicati come A
per Sabaudia e la Chiesa del Cristo Re, quest’ultima opera dello e B) del gruppo Terragni hanno il coraggio di attingere pienamente
stesso Piacentini. a un linguaggio contemporaneo. In particolare il progetto A, con
Consegnati nel luglio del 1934, gli elaborati per il concorso del una intuizione sorprendente, forse dovuta a Vietti, realizza una
Palazzo del Littorio offrono una esauriente panoramica dello stato grande quinta scenografica leggermente arcuata, contraddetta da
dell’architettura italiana degli anni Trenta. Oggetto del concorso: un taglio che la spezza in due e dal disegno delle linee isostatiche che
il palazzo simbolo del Regime, ubicato strategicamente nell’area emergono in superficie: un segno inquietante che, più che celebrare
dei Fori romani lungo la via dell’Impero, già inaugurata nel 1932 la perennità del potere, allude alla drammaticità del divenire
in occasione del decennale della rivoluzione fascista. Tra i giurati: della storia dove la precaria stabilità delle forme è resa possibile
Piacentini, Bazzani e Brasini. Tra i concorrenti i “milanesi” di ma, allo stesso tempo, è minata dalle forze in gioco. A rendere
Quadrante, la rivista nata nel maggio del 1933 e diretta da Bardi e da più convincente la tesi giocano le rovine dei Fori che circondano
Bontempelli. La testata, che si oppone all’asse Piacentini – Pagano l’edificio: fanno intravedere cosa succede alle forme quando le forze
delineatosi a partire dalla realizzazione della città universitaria, si che le hanno rese possibili mutano direzione e ne causano il declino.
caratterizza per la decisa attenzione alle poetiche d’oltralpe e in È appena il caso di osservare che, attraverso questo progetto,
particolare verso la lezione di Le Corbusier, incontrato nei CIAM ( Terragni e compagni mostrano che l’architettura moderna può
al IV Ciam del 1933 sulla nave Patris che si reca ad Atene vi sono avere un altissimo valore contestuale: tanto più efficace quanto più
Bardi, Bottoni, Pollini, Terragni ) e da questi invitato nel 1934 in evita di riprendere stilemi del passato per attivare, invece, rimandi
Italia per presentarlo a Mussolini con la speranza di fargli affidare e relazioni concettuali, di ordine più elevato.
un incarico per una delle città di nuova fondazione ( Figini e Pollini, Poeta del razionalismo e personaggio eternamente insoddisfatto,
da parte loro, nello stesso anno, realizzano a Milano, una raffinata Terragni sperimenta in questi anni più direzioni di ricerca. Nel
casa al villaggio dei Giornalisti che ricorda, forse sin troppo, villa 1936 è completata la Casa del Fascio a Como, forse il suo progetto
Savoie e le due abitazioni del Weissenhof ). più impegnativo e più sofferto in cui tenta di fare convivere lo
Per il concorso del Littorio i “milanesi” di Quadrante sono spirito innovativo del Movimento Moderno con un ideale di
suddivisi in due gruppi, uno formato da Banfi, Belgiojoso, perfezione di matrice greca. Ne viene fuori un prisma perfettamente
Peressutti, Rogers, Figini, Pollini e Danuso, l’altro da Carminati, proporzionato sui canoni della sezione aurea che si ispira alla lezione
Lingeri, Saliva, Terragni, Vietti e la collaborazione di Nizzoli e di Le Corbusier ma che, rispetto agli edifici puristi del maestro
Sironi. Presenti al concorso anche numerosi “romani” tra i quali svizzero-francese, è febbrilmente lavorato nelle sue articolazioni
Ridolfi, Libera, Piccinato, Muratori, Moretti, De Renzi, Foschini, per esaltare la dialettica tra il pieno del volume e il vuoto degli
Morpurgo, Del Debbio. Tra gli altri personaggi:Ponti e Samonà. spazi esistenziali. Gli scavi, gli scostamenti, il gioco delle proiezioni
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degli elementi strutturali fanno così pensare a un atteggiamento chiarezza, dalla gelosa amministrazione del denaro, soprattutto se
manierista in cui il distacco dalle fonti non avviene per rottura pubblico, dalla esemplare semplicità. Appassionato dall’edilizia
ma, come è successo per Michelangelo rispetto a Brunelleschi, per spontanea e rurale, nella quale ritrova queste qualità, la mette in
sviluppo plastico, cioè per portare alle estreme conseguenze spaziali mostra attraverso la propria collezione di fotografie, scattate in
il metodo estratto dal modello ( non è casuale che, in tempi più giro per le campagne italiane, con un intento polemico sin troppo
recenti, l’ultra manierista Peter Eisenman sia rimasto, a sua volta, chiaro nei confronti sia del tronfio monumentalismo di regime
folgorato dalle articolazioni sintattiche di questa opera e ne abbia che dell’estetismo dei giovani razionalisti, Terragni compreso.
fatto oggetto di continue riflessioni e di studi con un atteggiamento, Per Persico il problema della nuova architettura è, invece, di stile.
per così dire, manierista al quadrato). Non nel senso di formule superficiali, un po’ come per Johnson,
Rispetto alla Casa del Fascio, l’asilo Sant’Elia (1935-19837) ma di una idealità realmente assimilata che si traduce in energia
rappresenta un salutare ripensamento. Abbandonato un formativa, nella capacità da parte dell’architettura di dare sostanza,
atteggiamento che, alla lunga, avrebbe prodotto opere sempre più cioè forma, all’utopia. Questo stile non può essere né popolare,
estenuate, Terragni realizza il suo capolavoro: una scuola all’aria come vorrebbe Pagano, né nazionalista, come vorrebbe Piacentini,
aperta la cui architettura è fatta di spazio e di luce piuttosto che di ma europeo. E in questa luce è probabilmente da leggersi la sala
volumi chiusi e di pareti piene. Senza ossessioni classicheggianti, che organizza insieme a Nizzoli e Palanti dove, con la scultura
finalmente sembra respirarsi in Italia un’aria europea. di Fontana raffigurante Nike, celebra la dea come simbolo di
Un’aria sin troppo italiana, invece, si respira a Roma con La Casa un’Europa pacificata.
delle Armi, inaugurata nel 1936. L’autore, Luigi Moretti è di tutti Pezzo forte della triennale è la Mostra di architettura
gli architetti che lavorano nella Capitale il più dotato: colui che sa internazionale e una Galleria dell’architettura italiana tra gli anni
trasformare in una astratta e coinvolgente spazialità la lucentezza 1933 e 1936, entrambe curate da Agnoldomenico Pica. L’intento
dei marmi, i giochi della luce e le goffe ed elementari geometrie è mostrare che le nuove architetture, dalla Città universitaria alla
dello stile littorio. Stazione di Firenze, dalle case del fascio alle colonie estive hanno
Nel maggio del 1936 si apre a Milano la VI Triennale da molti contribuito alla creazione di un linguaggio originale che non teme
considerata il canto del cigno di Pagano e di Persico, il quale confronti con la realtà esterna.
ultimo però non riesce a vederla, essendo morto, in condizioni di Nello stesso maggio del 1936 Mussolini, dopo la conquista di
estrema indigenza e in circostanze misteriose cinque mesi prima. I Addis Abeba, annuncia la fondazione dell’Impero. Nel giugno, il
due, che hanno lavorato gomito a gomito alle pagine di Casabella, Bureau International des Expositions accetta la domanda dell’Italia
condividendo numerose battaglie e trasformandola in una rivista di ospitare una Esposizione Internazionale che dovrà tenersi nel
di statura europea, hanno approcci diversi. Per Pagano la nuova 1941. Mussolini fa di tutto per spostarla all’anno successivo e così
architettura può nascere solo da una rinnovata moralità, dalla rude celebrare degnamente con questa iniziativa, che avrebbe attratto
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l’attenzione di tutto il mondo, il ventennale del regime. Per ospitare ellittica del salone, il portico di accesso sono caratterizzati da colori
l’esposizione si pensa alla creazione di un nuovo quartiere, l’E42, che, e materiali diversi, nel Palazzo dei Congressi la piastra e il volume
collegato direttamente con via dell’Impero, contribuirà a proiettare della sala principale sono entrambi rivestiti in marmo con perdita di
Roma verso il mare: “tenderà a creare – si legge in un documento un certa spigliatezza di impronta metafisica ma con l’acquisizione
ufficiale – lo stile definitivo della nostra epoca…Ubbidirà a criteri di di un’aria più austera, in linea con le velleità imperiali del regime.
grandiosità e monumentalità”. Il compito di disegnare il quartiere Di Libera, ma sicuramente con l’apporto determinante del
è dato a Piacentini che coinvolge Pagano, Piccinato, Vietti, Rossi. committente e del capo mastro ( tanto che l’architetto eviterà di
Pagano è raggiante:”fusione perfetta di intenti e di entusiasmi”, citarla come sua), è una delle opere più riuscite del ventennio, la
dirà. Ben presto, però, i nodi vengono al pettine. Le ambizioni Villa di Curzio Malaparte a Capri (1938) dove le forme razionaliste
imperiali di Mussolini richiedono un’architettura magniloquente si piegano ad etimi locali e dialogano con l’aspro scenario naturale
e retorica fatta di archi e di colonne. Piacentini non esita a circostante.
fornirgliela con forti pressioni sui progettisti incaricati dei singoli Un altro capolavoro realizzato nello stesso anno, è il dispensario
edifici e scelti sia per chiamata diretta che per concorso. Inoltre non antitubercolare di Alessandria(1936-38) di Ignazio Gardella,
esita a trasformare l’asse centrale di distribuzione, originariamente un’opera razionalista in cui la severità dell’impianto si confronta
sopraelevato, in un vialone rappresentativo che però taglia con il delicato gioco chiaroscurale della parete di facciata. Nel
ignobilmente il quartiere in due. Pagano decide di porre fine alla campo dell’edilizia residenziale emergono, insieme ai complessi
collaborazione. Non così i numerosi architetti interessati ai lavori, residenziali firmati da Terragni (Casa Rustici a Milano del 1933-36,
molti dei quali accetteranno il compromesso. Dirà Libera “all’Eur Casa Giuliani-Frigerio 1939-40) le due palazzine di via Nicotera a
dove ancora si vede il cimitero delle nostre sconfitte, ognuno ha Roma (1937-38), disegnate da Luigi Piccinato: si caratterizzano
perso come poteva”. E, in effetti, lo stesso Libera, per poter realizzare per la schietta eleganza che contrasta non poco con l’anacronistico
il Palazzo dei Ricevimenti e delle Feste (poi Palazzo dei Congressi) eclettismo del quartiere circostante realizzzato negli stessi anni
deve ricorrere ad un progetto di concorso penosamente accademico trenta.
per, una volta aggiudicatosi l’incarico, approdare– sollevando Del 1939 è la sede della Società ippica di Torino di Carlo Mollino.
l’ira di Terragni che lo accusa di truccare le carte in tavola – a un Già in questa opera, caratterizzata spazi e da dettagli ricercati e
progetto decisamente migliore ma ipotecato dalle pesanti colonne inusuali, si delinea il tratto inconfondibile di quella che sarà una
poste sul fronte d’ingresso. Compromesso forse inevitabile per dare delle personalità più eccentriche del clima culturale italiano del
modo, ad uno degli architetti più dotati del regime, di realizzare dopoguerra, autore di raffinati patchwork stilistici che sonderanno
un’opera di valore che, riprendendo la felice intuizione dell’edificio i temi più diversi: dall’organico al surreale. È l’ennesima prova che
delle Poste all’Aventino, è una composizione per volumi puri. Ma oltre alla retorica tradizionalista della cultura ufficiale agiscono
se nelle Poste il corpo a C dell’edificio principale, il prisma a base in Italia, anche in quegli anni bui, spinte e tensioni divergenti e
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creative ma che, sporadiche e disperse, non raggiunsero – e non all’esposizione partecipano le più importanti industrie nazionali –
solo per colpa dell’ottusità del regime – una massa critica tale da il programma finale diventa una sommatoria di numerosi temi che
consentire un percorso diverso, più brillante e creativo. incoerentemente, in un modo o nell’altro affrontano il tema del
futuro.
1.7 The World of Tomorrow Fulcro dell’esposizione sono due strutture il Trylon e il Perisphere,
Il 30 aprile del 1939 inaugura a New York l’esposizione disegnate dall’architetto Wallace Kirkman Harrison, uno degli
universale, un evento preparato a partire dal 1935 quando è creato autori del Rockfeller Center che più tardi sarà in partnership –
il comitato per proporre la candidatura della città americana. Il ma sarebbe meglio dire: in opposizione – con Le Corbusier tra gli
titolo scelto è: Building the World of Tomorrow. Sintetizza una autori del Palazzo delle Nazioni Unite. Il Trylon è un obelisco che si
serie di riflessioni che coinvolgono esponenti di primo piano staglia verso il cielo, simbolo della città verticale, dei grattacieli che
del mondo della cultura, tra i quali Lewis Munford, il celebre punteggiano il profilo della metropoli americana. Il Perisphere è
sociologo americano. Questi vede l’esposizione come l’occasione una sfera il cui diametro è pari a 200 piedi, esattamente la larghezza
per mostrare al pubblico americano le possibilità offerte da un dell’isolato tipo della città di Manhattan. Il pubblico passando
approccio organico, mirato all’uomo nella sua totalità e svincolato all’interno del Trylon è condotto attraverso due scale mobili ( una
dalle schiavitù imposte dalla società delle macchine. A tal fine di 120 piedi: la più lunga sinora costruita) all’interno della sfera in
Munford suggerisce di ordinare le esposizioni in nove padiglioni due balconi circolari rotanti ognuno in una direzione diversa, senza
tematici dedicati al tema dell’housing, del cibo, della sanità, essere apparentemente retti da alcun supporto. Si ha modo così di
dell’educazione, del lavoro, dello svago, dell’arte, della vita politica osservare dall’alto il modello di Democracity, città ideale del futuro.
e della religione. E, attraverso l’illustrazione delle novità previste Consiste in un cuore verde dominato da un grattacielo di 100 piani
o prevedibili in ciascuno di questi nove comparti, prospettare dove sono ubicati i principali servizi della città. Vicino giardini,
al grande pubblico, con immagini chiare e convincenti, una parchi e attività sportive nonché altri edifici direzionali. Più in
panoramica delle opportunità offerte dal progresso tecnologico per là i quartieri suburbani. La vista di Democracity fa parte di uno
il miglioramento della qualità della vita della popolazione. Propone spettacolo multimediale non privo di effetti scenici all’avanguardia:
di affidare l’incarico dell’allestimento a Frank Lloyd Wright, uno tra questi, multiple proiezioni sulla calotta con immagini di uomini
dei pochi che può prefigurare concretamente un modello di habitat che ben presto avrebbero popolato la città ideale.
per il futuro in grado di dialogare con la natura e, al contempo, di È però Futurama, lo spettacolo messo in piedi dalla General
rispondere alle sfide poste dall’industria più avanzata. Di entrambe Motors nel proprio padiglione a captare l’interesse del pubblico.
le proposte non se ne farà nulla. Consiste in una successione di paesaggi automobilistici del futuro:
Come accade, anzi, in eventi dove numerosi sono i soggetti strade senza intersezioni, autostrade a quattro corsie, sistemi di
coinvolti e cospicuo è l’impiego di risorse economiche private – guida automatizzati. Lo show termina con l’atterraggio in una città,
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prima vista in immagine e poi vissuta all’interno di un modello in l’allestimento dell’E42 – che se non fosse stato per la guerra avrebbe
scala reale. Qui, da un percorso pedonale sopraelevato, lo spettatore dovuto ospitare la successiva esposizione internazionale – gli italiani
ha modo di osservare il traffico sottostante, naturalmente popolato mostrano di intendere la modernità, in termini di nostalgia del
dai nuovi modelli della general Motors. passato e di retorica imperiale piuttosto che di sviluppo tecnologico.
Vi è, infine, City of Light, lo spettacolo progettato da Harrison Nonostante le previsioni di oltre 60 milioni di spettatori, ne
ed allestito dalla Edison, dove gli spettatori sono posti di fronte a arrivano al 31 ottobre, data di chiusura, poco più di 26 milioni.
un grande modello di Manhattan dominato dai grattacieli e reso Per evitare la bancarotta la mostra deve continuare, dopo un
vibrante dal gioco delle luci. processo di restyling che ne cambia i contenuti, rendendola ancora
Pur nella loro diversità questi tre allestimenti, insieme con gli più popolare. Titolo della nuova esposizione è “Peace and Fredom”
innumerevoli altri, comunicano un messaggio di rassicurante anche in relazione al fatto che è appena scoppiata la guerra. Davanti
ottimismo: la città contemporanea non è il disastro che molti ai padiglioni nazionali si registra qualche tafferuglio ma ciò che
urbanisti e architetti vorrebbero credere e la tecnologia possiede è più inquietante è che continuano a essere presenti con propri
risorse per emendare i propri errori e per rendere vitale e piacevole padiglioni, e come stati sovrani, la Polonia, la Cecoslovacchia, la
la città del domani. Danimarca, l’Olanda, il Belgio e la Francia invasi dalle truppe
A rendere immediatamente percettibile questo entusiasmo per tedesche.
il futuro è lo stile streamlining, da alcuni anni in voga negli Stati
Uniti. Consiste nel disegnare oggetti con forme aerodinamiche, 1.8 Kiesler e il Correalism
vagamente futuriste. Vi si rifanno i mezzi di trasporto veloci che Nel 1939 Frederick Kiesler scrive un articolo sull’Architectural
servono a muovere i passeggeri da una parte all’altra dell’esposizione Record in cui lancia il Correalismo. Si tratta di una teoria da lui
e i treni di nuova generazione, nel padiglione dedicato ai trasporti messa a punto che si distacca dal funzionalismo e dalle fredde
ferroviari, disegnati da Loewy, che di tutti i progettisti che praticano visoni dell’International Style per propone un approccio che oggi
questo stile è sicuramente il più dotato ( detto per inciso: anche definiremmo olistico, in cui si mira più alla realizzazione di un
Wright nel disegno degli esterni degli uffici della Johnson Wax organismo complesso e alla effettiva interrelazione tra le sue parti
ne risente un po’ l’influsso, così come forse anche nel successivo che al disegno di una astratta composizione geometrica e dove, in
progetto per il Guggenheim). base alla lezione del surrealismo, il visibile manifesta quell’invisibile
Meno interessanti sono i padiglioni nazionali, se si fa eccezione che spesso sfugge ad una razionalità riduttivamente intesa. La
– ne abbiamo parlato – per il finlandese disegnato da Aalto, lo formazione di Kiesler è quella di un artista d’avanguardia. Cresciuto
svedese disegnato da Sven Markelius e quello della Pennsylvania a Vienna, dove sostiene essere stato discepolo di Loos, è influenzato
allestito da Gropius e Breuer. Tra i peggiori padiglioni spicca, con dal neoplasticismo – ne abbiamo parlato in un precedente capitolo
il sovietico, quello italiano: del resto, come mostrano le vicende per – e poi da Marcel Duchamp, da Breton e dagli artisti del suo
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circolo, personaggi che frequenta sia in Europa sia in America dove alla fine, non potendo più resistere a tanta sollecitazione percettiva,
si trasferisce nella seconda metà degli anni Venti. Lui stesso, più deciderà di farne a meno.
che praticare in modo sistematico l’architettura, è scultore e non
disdegna il design che però concepisce in senso plastico (una delle
sue opere più celebri, un tavolino in due parti, del 1935-38, ricorda
molto le forme di Arp). Nel 1942 allestisce a New York la galleria
Art of This Century dove sono esposti i quadri della collezione
di Peggy Guggenheim. Fedele ai principi del correalismo, secondo
il quale contesto e opera devono relazionarsi, Kiesler disegna
due diverse sale espositive: una per le opere astratte e una per le
opere dei surrealisti. Nella prima i quadri, concepiti come oggetti
free-standing sono disposti liberamente, fissati a terra e a soffitto
mediante esili fili. Nella seconda sala i quadri sono, invece,
disposti lungo le due pareti ricurve in compensato e distanziati
opportunamente da queste mediante bracci orientabili che evitano
l’altrimenti inevitabile interferenza tra curve e piani. Per quanto
ciascuna in tema con il tipo di opere esposte ( un allestimento
geometricamente più essenziale per l’arte astratta e uno più sensuale
per l’arte surrealista), entrambi le sale liberano le tele dalle pareti e
dalle cornici, facendole fluttuare per offrirle libere alla percezione.
Le sedute, appositamente disegnate, evitano allo spettatore di stare
scomodamente in piedi come nelle altre gallerie, possono essere
orientate in diverse posizioni per permettergli diversi punti di vista
e possono, all’occorrenza, fungere da supporti per altre opere. È
previsto, infine, un ambiente cinetico dove la visione degli oggetti
è mediata da meccanismi attraverso i quali si possono osservare
le opere come se fossero in uno spazio aereo, estraneo al contesto
della galleria. Anche le luci e i suoni, in base al principio del
coinvolgimento di tutti i sensi, contribuiscono all’effetto di insieme
per la gioia dei visitatori e la disperazione della Guggenheim che
268 torna al sommario 269
Seconda parte, Capitolo 2 Nell’anno successivo le osservazioni di Giedion sono da lui stesso

Risvegli: 1945-1955
riprese all’interno del volume New Architecture and City Planning
e suscitano numerose reazioni, tra cui la stroncatura di Lewis
Munford sul New Yorker. L’idea di una nuova monumentalità a
cui tornare, soprattutto dopo la tragica esperienza degli anni Trenta
funestata dalla magniloquente retorica dei regimi fascisti e con
ancora all’opera quella non meno disastrosa del regime staliniano,
appare, infatti, come un passo se non fuor di luogo, perlomeno
2.1 Una nuova monumentalità azzardato. E a poco serve l’assicurazione di Giedion che una nuova
Nel 1943, ancora in pieno conflitto mondiale, il pittore monumentalità, correttamente intesa, non può essere celebrativa
Fernand Léger, l’architetto José Luis Sert e il critico Siegfried nè ricorrere a clichés consumati ma deve incarnare, con forme
Giedion sono invitati dall’associazione American Abstract Artists a originali, i simboli di una comunità democratica, completando
collaborare a una delle sue pubblicazioni. L’argomento – una nuova a livello urbano una rivoluzione di contenuti e significati che il
monumentalità – che i tre decidono di trattare, congiuntamente Movimento Moderno già negli anni Venti aveva cominciato con la
e ciascuno dal proprio punto di vista, è per molti aspetti tabù, progettazione di nuovi edifici e, poi, proseguito negli anni Trenta
almeno tra i sostenitori del Movimento Moderno. Il fatto, poi, che con la formazione di nuovi quartieri.
ad affrontarlo siano tre personaggi impegnati in prima linea nelle Il tema, terminata la guerra, è ripreso nel 1946 da una conferenza
ricerche d’avanguardia, rende l’operazione ancora più problematica del Royal Institute of British Architects e nel settembre del 1948
e, allo stesso tempo, efficace. Léger, un pittore molto apprezzato dalla rivista Architectural Review con numerosi contribuiti, tra i
da Le Corbusier, è uno degli artisti postcubisti più noti a livello quali spiccano quelli di Walter Gropius e del brasiliano Lucio Costa.
internazionale; Sert è il promotore del GATEPAC ( Grup d’Aritistes Nell’Aprile del 1949, sempre sull’Architectural Review, interviene
i Tècnics Catalano al Progrés de l’Arquitectura Contemporánea), Lewis Munford con un articolo dal titolo Monumentalism,
autore del padiglione spagnolo repubblicano per l’Esposizione Symbolism and Style. Sostiene che l’epoca contemporanea non
Universale del 1937 dove venne esposto il Guernica di Picasso può produrre monumenti perché sono i simboli che sono venuti
e, dopo la fuga negli Stati Uniti avvenuta nel 1939, uno degli meno: “un’epoca che deprezza i simboli e ne ha smarrito il
esponenti di punta dell’università di Harvard; Giedion, infine, è il significato – aggiunge – non riuscirà ad innalzare alcun monumento
principale teorico del Movimento Moderno oltre che segretario dei convincente”.
CIAM, i Congressi Internazionali di Architettura Moderna. Il tema della nuova monumentalità ne presuppone un altro non
La progettata pubblicazione, forse per motivi contingenti dovuti meno impegnativo: la realizzazione di una città che vada oltre la
al periodo di guerra, non vide mai la luce. semplice sommatoria di funzioni elementari quali la residenza, i
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luoghi dello sport e del divertimento, le attività lavorative; cioè di a seguito dei bombardamenti. Coerentemente con gli assunti della
un organismo che, al pari dei migliori esempi del passato, abbia un carta di Atene, le Corbusier ipotizza una rigida separazione delle
centro nel quale gli abitanti si possano riconoscere e dove si possano funzioni: una città agricola, una città industriale ad andamento
incontrare. Su questo tema insiste Sert che nel 1944 pubblica un lineare, e una città degli scambi con forma radiocentrica.
saggio dal titolo “The Human Scale in City Planning” nel quale Pensata come una tessera della città ideale è l’Unità di abitazione,
sostiene il principio che le città contemporanee dovranno fondarsi che negli stessi anni (1945-1950) ha modo di realizzare a Marsiglia.
su unità di vicinato dove gli abitanti abbiano facile accesso, anche Si tratta di un gigantesco edificio di diciotto piani di altezza che
senza prendere l’automobile, ai servizi principali mentre, allo stesso ospita 337 appartamenti di 23 tipi, destinati ai diversi tipi di
tempo, si dovranno contrastare i sempre le sempre più diffuse realtà famiglia: dallo scapolo alla coppia senza figli sino a nuclei che hanno
suburbane che non usano la scala umana come “unità di misura”. da 3 a 8 bambini. All’interno dell’edificio – che è pensato come una
Eletto nel 1947 presidente del CIAM, Sert aprirà il settimo unità parzialmente autosufficiente: un villaggio o, se vogliamo, un
congresso, che si svolge a Bergamo, facendo un paragone tra la scala moderno Falansterio – sono previsti alcuni servizi residenziali: sono
umana della città lombarda e quella delle città moderne “vittime i piccoli negozi di generi alimentari e di prima necessità e l’albergo
del caos che risulta dal loro sviluppo disordinato e dalla mancanza che si trovano ai livelli 7 e 8 e le attrezzature sportive, tra le quali
di pianificazione”. Nel 1950 convince Le Corbusier a dedicare una piccola piscina e una pista di trecento metri, ubicate nel tetto-
l’ottavo congresso CIAM che si svolgerà l’anno successivo al tema giardino. L’idea è di ottenere una città compatta ma, allo stesso
“Heart of the City”, il cuore delle città. Comincia a prendere forma tempo, circondata dal verde, attraverso l’accostamento di numerosi
ciò che, più tardi, verrà chiamato l’Urban Design, un approccio di questi moduli. Il nemico dichiarato è lo sprawl urbano delle
ai problemi della città che non si limiterà alla rivendicazione di ville e villette che distruggono il territorio parcellizzandolo in una
astratti standard ma avrà a cuore il suo concreto disegno e il suo miriade di piccoli lotti.
effettivo funzionamento. A mettere a fuoco i termini del dibattito Realizzata in beton brut, cioè in cemento armato a faccia vista,
provvederà anche Giedion che proporrà, per esempio nel suo l’unità di Marsiglia è anche un manifesto teorico della nuova
libro del 1951, A Decade of New Architecture, un approccio architettura, un aggiornamento dei 5 punti che Le Corbusier aveva
maggiormente basato sulla “immaginazione spaziale”. messo a punto nella metà degli anni venti. L’edificio è infatti su
pilastri, ha una facciata libera, è completamente traforato e quindi
2.2 Le Corbusier e il brutalismo riprende aggiornandolo il tema delle finestre a nastro, ha una pianta
È tra il 1944 e il 1945 che Le Corbusier elabora la teoria dei tre libera e, infine, ricorre al tetto-giardino. Vi è però, rispetto ai tempi
insediamenti umani. Consiste in un ennesimo tentativo di stabilire i del purismo, la novità della scelta di un materiale dal forte impatto
canoni di una città ideale, resa ancora più necessaria dallo stato della materico, trattato per di più in maniera decisamente plastica, come
gran parte delle città europee, distrutte parzialmente o totalmente testimoniano i robusti pilastri al piano terreno e la modanatura
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che raccorda il soffitto al corpo superiore, gli scultorei camini del architettoniche, la chiesa di Ronchamp è in realtà un organismo
tetto e il trattamento fortemente chiaroscurale del volume della abbastanza semplice, scolpito attraverso tre gesti, come si può
facciata ottenuto attraverso la sequenza dei vuoti delle logge degli vedere osservando attentamente la pianta. Il primo è il segno
appartamenti. secco e deciso, quasi una sciabolata,del muro che ospita i canons à
Per attenuare l’impatto che un così forte gioco della materia lumière. Il secondo è la spezzata che lega il muro dell’altare con il
avrebbe potuto provocare, Le Corbusier ricorre a due espedienti: laterale, quest’ultimo chiuso da una curva che definisce all’interno
un rigido sistema di proporzioni fondato sulla sezione aurea e sulle l’area riservata al confessionale. Con la sua forma angolare delimita
misure di un uomo ideale – è il così detto modulor – e l’uso di colori uno spazio statico che si contrappone a quello più dinamico al
primari all’interno delle logge. Infine non disdegna – lo si vede fine di raccogliere al suo interno l’altare. Il terzo è la curva che
particolarmente nel tetto – di ricorrere a forme intriganti, quasi termina ad una estremità racchiudendo la fonte battesimale e,
oggetti a reazione poetica, contemperando in questo modo i due lati all’altra estremità, un altro confessionale: completa la chiesa, con
della propria natura: quello razionale teso alla standardizzazione, al la precarietà dinamica di un elastico teso. È attraverso l’energia di
metodo, alla dimostrazione cartesiana e quello irrazionale, aperto ai questi tre gesti che l’interno trapela all’esterno e viceversa mentre,
valori dell’arte e dell’ineffabile. grazie alle curvature imposte ai muri, le pareti assumono consistenza
È nella chiesa a Notre Dame-du-Haut, a Ronchamp, realizzata tra geometrica, diventando superfici plastiche. Ma affidarsi alla poetica
il 1950 e il 1955 che Le Corbusier sembra abbandonare le esigenze del gesto, come interpretano molti commentatori, è assumere
di una rigida razionalità per proiettarsi tutto verso la dimensione un atteggiamento arbitrario dove l’energia vitale predomina sul
poetica. Abbandonati i cinque punti, realizza una costruzione in metodo; da qui le numerose critiche e l’accusa di molti compagni
cui sembrano predominare la bianca muratura delle pareti e una di viaggio, di tradimento dei valori del Movimento Moderno. E,
copertura in cemento dal forte effetto plastico. All’interno l’edificio in effetti, con Rochamp una nuova pagina si apre: lo capiranno
è giocato sul contrasto tra la penombra e la luce colorata sparata da i protagonisti del Team 10, che, come vedremo, orienteranno la
finestrelle strombate – i canons à lumière – collocate in maniera ricerca architettonica verso nuove prospettive.
strategica lungo una parete insolitamente spessa. Ottiene così un Sempre nel 1950 Le Corbusier riceve l’incarico per progettare la
effetto fortemente scenografico rafforzato da un raffinato gioco città di Chandigarh, la nuova capitale del Punjab resasi necessaria
strutturale: l’edificio, infatti, pur sembrando realizzato in muratura a seguito dell’ottenimento dell’indipendenza della nazione
portante è in realtà vertebrato da pilastri nascosti nelle murature. indiana e della conseguente divisione tra l’India e il Pakistan con
Sono questi a sostenere la copertura, come Le Corbusier mostra l’assegnazione della vecchia capitale, Lahore, a quest’ultimo stato.
staccandola leggermente dalla sottostante muratura e determinando Le Corbusier si trova subito in sintonia con Nehru, il primo
un’ennesima fessura attraverso la quale filtra la luce. ministro indiano, nel pensare a una città degna della nuova nazione
Oggetto difficilmente catalogabile in base alle consuete categorie in grado di unire sia gli aspetti positivi delle città occidentali sia lo
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spirito di quelle orientali; una città quindi diversa da quella che definita come un gioco sapiente di volumi sotto la luce, mentre
avrebbe voluto Gandhi, meno monumentale e più aderente allo meno rilevanti sono i benefici funzionali, come testimonia la stessa
spirito agricolo e agli aspetti tradizionali della società contadina scelta del cemento armato, un materiale poco idoneo a confrontarsi
indiana. E, in effetti, il progetto per la nuova città, che prevede una con il clima locale. Così come del resto poco oggi resta della
popolazione di 500.000 abitanti, sembra, per molti versi, ripreso complessa simbologia – in parte ripresa dalla tradizione indiana,
dallo schema elaborato per la Ville radieuse. È caratterizzato dalla in parte dall’immaginario panteista dell’architetto – sulla quale Le
zona del Campidoglio, posta al vertice dell’insediamento e da una Corbusier ha impostato il programma urbanistico ed edilizio. Resta
maglia ortogonale di blocchi di 1200x800 metri vertebrati da un il fatto, però, che Chandigarh, nonostante le sue pecche evidenti,
sistema stradale minuziosamente organizzato in sette tipologie proprie del resto di ogni città di nuova fondazione, ha assorbito in
viarie che vanno dall’autostrada ai percorsi pedonali che arrivano maniera soddisfacente un aumento di abitanti non previsto e tra le
in prossimità delle abitazioni. A separare i blocchi provvedono varie città indiane, spesso ridotte ad essere un ammasso di tuguri,
quinte di alberi che danno al visitatore la sensazione di trovarsi in rappresenta un possibile modello insediativo.
un grande spazio verde piuttosto che all’interno di una moderna
realtà urbana. 2.3 Eames’ house
Attento alla dimensione monumentale e celebrativa, Le Nel 1945 John Entenza, direttore della rivista Arts & Architetture
Corbusier dedica massima attenzione agli edifici del Campidoglio: decide di lanciare il programma Case Study Houses. Consiste
la Corte di giustizia (1951-1955), il Palazzo dell’assemblea (1953- nella costruzione di case progettate nel territorio angeleno da
1961) e il Segretariato (1951-58). Realizzati in cemento armato a architetti sperimentali, quali Rudolph Schindler, Richard Neutra,
faccia vista continuano la ricerca brutalista iniziata con l’Unità di William Wilson Wurstel, Raphael Soriano, Craig Ellwood, Pierre
abitazione: quindi ricerca di effetti plastici, poetica del chiaroscuro, Koenig, Quincy Jones, allo scopo di dimostrare concretamente i
volumi geometrici elementari e oggetti a reazione poetica. Vi è vantaggi di un modo più contemporaneo di intendere l’abitare. Il
però in più una ricerca di forme adeguate al torrido clima locale. programma durerà sino agli anni sessanta e vedrà la realizzazione
Così la Corte di giustizia è composta da due corpi edilizi: quello di 27 abitazioni unifamiliari e di due edifici ad appartamenti. A
delle aule e un portale gigantesco che lo involucra proteggendolo progettare la casa numero 8 sono Charles e Ray Eames mentre
dai raggi diretti del sole; il Palazzo dell’assemblea è segnato da un la numero 9 sono Charles Eames e Eero Saarinen. Entrambe le
volume cilindrico che sormonta l’aula dell’assemblea fungendo abitazioni, una destinata a ospitare la stessa coppia di progettisti
da torre di refrigerazione; tutti i palazzi sono dotati di generosi e l’altra Entenza, saranno completate nel 1949 anche se la
brise-soleil che impediscono l’insolazione diretta. È appena il caso progettazione inizia già nel 1945, subito dopo la guerra: la prima
di notare che questi accorgimenti si risolvono in pretesti formali, è sicuramente la più interessante, mentre l’altra è testimonianza
in occasioni per mettere a punto una concezione dell’architettura di un rapporto di amicizia che lega Charles ed Eero. I due si sono
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conosciuti, infatti, nel 1938 a Crambrook, l’università progettata rappresenta l’antitesi al sin troppo raffinato metodo costruttivo
dal padre di Eero, Eliel, l’architetto che si era classificato secondo miesiano, che presto conquisterà molti architetti americani.
al concorso per il Chicago Tribune, suscitando l’ammirazione di Realizzata quasi in contemporanea con la celeberrima casa
Luis Sullivan, e l’autore della brillante stazione centrale di Helsinki, Farnsworth ( 1945-50), la residenza degli Eames, infatti, se ne
eseguita in uno stile neoromanico che ricorda insieme Richardson distacca per la sua concretezza, per il suo lessico più popolare:
e Berlage. Charles dal 1939 al 1940 collabora sia con Eero che è, come è stato notato, la manifestazione, sia pure in forma
con Eliel i quali dal 1937 lavorano in forma associata. Nel 1940, spettacolare, della vita di tutti i giorni e non l’ipostatizzazione di
sempre a Crambrook, Charles incontra Ray Kaiser, un’artista un concetto di bellezza operata, in nome di principi assoluti, per
che ha partecipato alla fondazione dell’American Abstract Aritist mezzo della riduzione a pure essenze degli elementi in gioco.
Group: il suo aiuto e il suo talento artistico saranno preziosi nella Racchiusa all’interno di una pianta quadrata di 42x42 piedi (
preparazione del concorso, bandito dal MoMA “Organic design circa 13 metri per 13) la Case Study #9, evita, a differenza della #8,
in Home Furnishing” che vede la partecipazione di Charles e Eero di mostrare la struttura, che viene nascosta dal tamponamento in
con poltroncine e sedie in legno curvato e un piacevole sistema legno, per focalizzarsi sullo spazio interno suddiviso in tre zone – del
di tavoli e cassettiere: serve infatti a svecchiare Charles dalla sua soggiorno, della notte, degli spazi di servizio ( garage e ripostiglio)
impostazione accademica e a introdurre, nel lessico ancora bloccato – ruotanti intorno ad uno studio, posto in posizione baricentrica,
di Saarinen, il quale si era formato con Gropius e Bel Geddes, il e senza finestre per realizzare un ambiente totalmente introverso e
gusto della gestualità propria dell’espressionismo astratto. Nel così evitare distrazioni visive.
1941 Charles e Ray si sposano e si trasferiscono a Los Angeles
dove incontrano Entenza che li invita a partecipare al Case Study 2.4 Wright: opere della tarda maturità
Houses. La prima delle due case, la n.8 – come dicevamo – è Dopo gli exploit della Casa sulla Cascata e degli altri capolavori
destinata a ospitare la coppia. Questa, per realizzarla al minimo degli anni Trenta, Wright, precedentemente in ombra nel suo esilio
costo, pensa a una struttura con componenti in ferro scelti da di Taliesin, viene riscoperto e rivalutato. Nel 1939 il Royal Institite
catalogo e alla tamponatura con pannelli in legno colorati e finestre of British Architects gli conferisce la medaglia d’oro. Nel 1940 il
anch’esse di produzione industriale. Componenti che tra l’altro, MoMA organizza una retrospettiva sulla sua opera. Tra il 1941 e
per un cambiamento di programma deciso all’ultimo momento, il 1943 compaiono una riedizione aggiornata dell’autobiografia,
quando già il materiale era arrivato in cantiere, vengono assemblati una raccolta di scritti e una monografia redatta da Henry-
in modo diverso da quello previsto nel progetto originario, quasi a Russel Hitchcock. Nel 1949 la Golden Medal gli è conferita
dimostrare che anche con prodotti prefabbricati è possibile pensare dall’American Institute of Architects, l’associazione professionale
a realizzazioni tra loro diverse. che in precedenza lo aveva snobbato. Nel 1951 una importante
Concreta nel suo pragmatismo costruttivo, la Case Study #8 retrospettiva è organizzata a Firenze dove riceve un’ennesima
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medaglia d’oro, mentre subito dopo a Venezia gli è consegnata una museo da ogni sua parte, presenta tuttavia alcuni inconvenienti che
laurea honoris causa. causano una ininterrotta conflittualità tra l’architetto e il direttore
Ferve anche l’attività professionale e Wright, a partire dagli anni del museo, James Johnson Sweeney. Il più rilevante è che gli
quaranta e sino alla morte avvenuta nel 1959 all’età di novantadue interpiani nelle zone in cui sono esposte le opere d’arte sono troppo
anni, fa fatica a stare dietro alle numerose commissioni di progetti, bassi per le dimensioni crescenti delle opere d’arte contemporanee
soprattutto case unifamiliari che gli vengono continuamente ( Wright risponde a questa critica dicendo che se fosse stato per lui
richiesti da un pubblico sempre più appassionato alla sua opera. gli artisti avrebbero potuto anche tagliare le tele troppo grandi). La
Tra i suoi clienti, facoltosi uomini di affari e personaggi del mondo luce proviene, poi, dai tagli orizzontali che all’esterno segnano la
dello spettacolo – nel 1957 la celebberrima coppia Marylin Monroe spirale e cioè proprio dalla parete dove si trovano i quadri – e non
e Henry Miller-, ma anche famiglie con possibilità economiche solo dall’alto come sarebbe auspicabile – con un possibile effetto
più limitate che ricorrono all’autocostruzione o alla realizzazione di abbagliamento. Le pareti inclinate, inoltre, poco si prestano ad
per fasi successive. A diffondere il mito di Wright, visto come un appendervi i quadri a meno che, per avere questi ultimi a piombo,
genio creativo disposto a combattere contro il mondo intero pur non si utilizzino dei distanziatori metallici che Wright aveva
di conservare l’integrità della propria arte, è la scrittrice Ayn Rand previsto. Infine Sweeney avrebbe preferito un colore bianco per le
che nel 1943 pubblica il libro The Fountainhead che nel 1949 pareti, mentre per Wright il bianco è un non colore, il risultato
verrà trasposto in un film di successo interpretato da Gary Cooper di una incapacità di scelta cromatica. Modificato gravemente ma
e Patricia Neal. non sostanzialmente dopo la morte dell’architetto, quando viene
Tra le opere eseguite nel dopoguerra il Museo Guggenheim ( inaugurato, il Guggenheim è comunque un oggetto talmente
1943-1959) è la più nota. Con le due spirali ( una più grande e una affascinante che ben presto diventa un landmark della città di New
più piccola legate tra loro da una fascia che, secondo una idea ripresa York. Prefigura una sempre più marcata linea di tendenza, verso
dagli edifici della Johnson Wax, funziona come una ideale cintura oggetti a forte carattere iconico, che d’ora in poi si affermerà nelle
di trasmissione) che si aprono verso l’alto è insieme un organismo città americane e europee: dalla Sidney Opera House di Utzon sino
che propone un modo nuovo di vedere l’arte, una sfida alla staticità al Geggemheim Museum di Bilbao di Gehry.
della legge di gravità e una critica alla griglia ortogonale della città Del 1949 è la realizzazione della chiesa unitaria di Madison,
di Manhattan. I visitatori, diversamente dai musei tradizionali dove un’opera dove Wright sembra rifare i conti con la stagione delle
sono posti di fronte a sequenze più o meno articolate di stanze, Prarie House. L’edificio si distende lungo la linea del tetto, la
arrivano, condotti da ascensori, sulla sommità dell’edificio e da qui cui gronda corre poco sopra la linea del terreno, relazionandosai
discendono lungo una rampa con una passeggiata durante la quale con il morbido andammento del paesaggio circostante, per poi
incontrano le opere d’arte. L’idea, affascinante per il suo carattere impennarsi in corrispondenza della grande vetrata che illumina la
dinamico e per la possibilità che dà di poter godere dell’intero sala destinata al culto.
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Nel 1950 e 1951 con le case per David Wright e per la famiglia non solo tra gli architetti newyorkesi. Tra i tanti che si recano alla
Friedman, l’architetto sonda le geometrie curve, dimostrando che mostra vi sono, per esempio, Charles Eames il quale scriverà un
anche con forme così difficilmente organizzabili si possono produrre articolo per Arts and Architecture e Frank Lloyd Wright, che così
organismi unitari caratterizzati da una coinvolgente dinamica gli rende pubblico riconoscimento anche se poi, esibizionista come
spaziale. Dimostrazione questa che gestirà impeccabilmente nel sempre, durante la vernice, fa alcuni commenti a sproposito sul
complesso di Marin County (1957-62), un intervento pensato alla “quasi nulla” miesiano, storpiato in un “tanto rumore per nulla”,
scala territoriale, ritmato da tutte le variazioni dello schema ad arco. che contribuiscono a freddare i rapporti tra i due (ricordiamo che
Tra il 1952 e il 1956 con la Price Tower a Bartlesville in Oklahoma Mies era rimasto affascinato dalla figura di Wright,tanto da andarlo
sperimenta una strategia per realizzare un edificio a torre di venti a trovare a Taliesin non appena giunto negli Stati Uniti e che Mies
piani senza le semplificazioni che caratterizzano gli edifici alti del è l’unico degli architetti contemporanei europei che il maestro
periodo: banali prismi con anonime sequenze di bucature o pareti americano mostra di apprezzare).
a specchio. A colpire l’immaginazione del pubblico americano è l’uso
Nel 1956 con il progetto per un grattacielo alto un miglio, poetico dell’acciaio e del vetro, due materiali che, nell’impiego che
Wright mostra che nella città territorio l’unica dimensione da ne fa Mies riescono a conferire alle costruzioni una monumentalità
evitare è quella intermedia perché non ha né la capacità di legare lontana dalla retorica degli edifici pubblici realizzati nei terribili
l’abitare al suolo – così come avveniva con la città orizzontale di anni Trenta dai regimi totalitari e, allo stesso tempo, una leggerezza
Brodoacre – né quella di proiettarlo verso il cielo così come accade e trasparenza che esaltano la tecnologia di una nazione uscita
con questo edificio di oltre un chilometro e mezzo d’altezza nel vincitrice dal conflitto mondiale e dotata di un apparato industriale
quale possono operare 120.000 abitanti. moderno ed efficiente.
Infine, con la sinagoga Beth Sholom di Elkins Park (1959) Tra i progetti più recenti presentati alla mostra vi sono casa
riprende il tema dell’edificio a pianta centrale, illuminandolo con Farnsworth (1945-1951) e gli edifici per l’Illinois Institute of
la luce filtrata attraverso il rivestimento trasparente. Technology di cui Mies è direttore già dal 1937, anno del suo
trasferimento negli States.
2.5 Mies americano La prima è una glass house, un edificio caratterizzato da pareti
Nel 1947, il Museum of Modern Art, su interessamento di Philip vetrate che sarà completato nel 1951: ne saranno influenzati, tra gli
Johnson, decide di tributare un omaggio Mies, organizzandogli una altri, gli Eames, Raphael Soriano, Craig Ellwood e gli altri architetti
personale e pubblicandogli una monografia. La mostra presenta della West Coast – che però, come abbiamo visto, declineranno il
una ampia panoramica dei lavori dell’architetto: da casa Kröller tema della costruzione in acciaio e vetro in termini più prammatici
del 1912 al padiglione di Barcellona del 1929 sino ai più recenti e meno lirici – e Philip Johnson che ne riprenderà il disegno per la
progetti in corso di realizzazione. L’evento ha una grande eco e propria abitazione a New Canaan, completata nel 1949.
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Appesa su due file di quattro pilastri in ferro ad ali larghe, Apartaments (1946-49), un edificio di 22 piani con struttura
Casa Farnsworth flotta ad un metro e mezzo di altezza sopra il in cemento con tamponamenti in mattoni fino all’altezza del
terreno. Vi si accede mediante due rampe di gradini intervallati parapetto, poi le torri al Lake Shore Drive, 860-880, di 26 piani,
da una piattaforma sfalsata rispetto alla casa e posta ad una interamente realizzate in ferro e vetro (1948-1951). Con la loro
altezza intermedia. Nonostante l’uso di materiali industriali che immagine trasparente costituiscono una novità per Chicago e, alla
ne rendono l’immagine decisamente contemporanea, vengono fine, si rivelano anche una operazione economica conveniente,
alla mente le abitazioni tradizionali giapponesi e il dialogo che costata 112 dollari al metro quadrato, una cifra minore di quella
queste intessono con la natura circostante. E, in effetti, vi è in Casa richiesta da altri sistemi costruttivi, e formalmente così convincente
Farnsworth una spazialità fluida e una ricerca ossessiva del dettaglio da rappresentare un motivo di ispirazione per numerosi edifici
e della perfezione formale che ricordano la cultura orientale: a degli anni 50, tra i quali Lever House a New York, realizzata nel
partire dalla volontà di eliminare ogni imperfezione delle opere 1952 da Gordon Bunshaft, della SOM. Tra il 1953 e il 1956,
in ferro mediante una preliminare sabbiatura e successiva pittura Mies continua la sua sperimentazione realizzando, sempre a
con vernice bianca sino alla cura con la quale è realizzato il corpo Chicago, i Commowealth Preomenade Apartaments (1953-56)
centrale di servizio rivestito in legno ed eseguito da un artigiano dove nasconde la struttura dietro a un curtain wall intervallato
tedesco di fiducia dell’architetto. dai consueti travetti a T. Ma l’occasione più importante gli viene
Su un registro simile, anche se pensati per un contesto più urbano, dall’incarico – procuratogli da Philip Johnson – di realizzare un
sono gli edifici per il campus dell’ITT. I primi ad essere realizzati grattacielo, il Seagram Building a Park Avenue, nel pieno centro
sono il Laboratorio di Ingegneria chimica e Metallurgia, l’Istituto di di Manhattan (1954-58). Nonostante un regolamento edilizio
Chimica e l’Alumni Memorial Hall (1945). Esibiscono la struttura impossibile che, per massimizzare le superfici costruibili, impone
metallica dipinta in nero e sono tamponati con parapetti in mattoni edifici a gradoni, Mies disegna un prisma perfetto arretrato rispetto
color sabbia sopra i quali sono montate le vetrate delle finestre. all’allineamento stradale. La minore volumetria è compensata dalla
L’impressione è della massima leggerezza e trasparenza nonché di maggiore essenzialità della costruzione e dalla realizzazione di una
un rigoroso formalismo minimalista che evita effetti decorativi, per piazza antistante l’ingresso dalla quale si può meglio apprezzare
prediligere soluzioni di dettaglio tanto semplici quanto raffinate. l’austero curtain wall in bronzo e in vetro scuro dell’edificio. Non
Più appariscente, grazie all’uso di travi estradossate che coronano si potrebbe pensare a una soluzione più essenziale ed elegante.
l’edificio e all’espediente della piattaforma di accesso già messa a Con il Seagram “il meno” è effettivamente “il più” e Mies realizza
punto con casa Farnsworth, è l’edificio per la Crown Hall e Scuola concretamente quell’ideale di classica perfezione che persegue da
di Architettura e Design (1950-56). quasi trent’anni di attività e che trova le sue radici nei progetti
Nel 1946 Mies incontra Herbert Greenwald un imprenditore europei degli anni Venti e Trenta. Il prezzo da pagare, tuttavia, è
di origini ebraiche il quale gli commissiona prima i Promontory quello di una rigidezza eccessiva, di un’algida monumentalità che
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non esita a sacrificare la fluida e avvincente spazialità che aveva casa a New Canaan.
caratterizzato le opere precedenti: dai grattacieli di cristallo, alla Dell’importanza dell’opera di Kiesler si accorgono invece artisti
casa Tugendhat, al padiglione di Barcellona. Dopo il Seagram non ed eretici. Il compositore John Cage afferra immediatamente
resta che il silenzio. la rilevanza di opere architettoniche e scultoree che esaltano il
vuoto, il nulla-fra-le-parti (nothing-in-between). La coreografa
2.6 Endless House Marta Graham gli commissiona scenografie per i propri balletti
Mentre Mies propone architetture sempre più astratte e sperimentali. E simpatia per la sua opera avranno Louis Kahn, che
minimali, lo scultore-architetto Frederick Kiesler, fedele ai principi ne apprezzerà l’ansia simbolica antifunzionalista, e Buckminster
del correalismo – li abbiamo brevemente illustrati nel capitolo Fuller con il quale nel 1952 esporrà al MoMA nella mostra, Two
precedente, parlando del progetto per la galleria Art of This Century Houses. New Ways to Build, nella quale sarà esposto il modello in
per la Peggy Guggenheim – lavora alla Endless House, una casa creta della Endless, accanto a una cupola geodetica.
senza fine, pensata come un guscio all’interno del quale gli ambienti Tra il 1959 e il 1960, Kiesler propone un’altra versione, più
si susseguono in un continuum spaziale. Ad essere banditi sono articolata, della Endless esponendola nella mostra Architettura
l’angolo retto e la griglia funzionalista, due principi contro i quali visionara, svoltasi al MoMa nel 1960. Nel 1961 i principi della
nel 1949 Kiesler scrive il saggio dal titolo Pseudofunzionalismo Endless confluiscono nel progetto per l’Universal Theatre, una
dell’architettura moderna. Infatti, come testimonia la scelta di imponete struttura con due sale di 1600 e 600 posti, all’occorrenza
adoperare per la Endless forme che ricordano le caverne e i rifugi trasformabili. Dal 1957 (sarà completato nel 1964) lavora al
ancestrali, al di là dell’orizzonte seducente ma arido dell’intelletto, tempio del libro a Gerusalemme, l’unica opera di grande respiro
sono le ragioni del cuore che impongono uno spazio infinito, denso che riesce a concretizzare. Il risultato, per quanto affascinante,
di riferimenti simbolici e archetipici. nella successione degli spazi aperti e chiusi e nell’uso di forme
Personaggio atipico, Kiesler è sostanzialmente isolato dalla inconsuete per la tradizione architettonica occidentale, testimonia
cultura ufficiale. Philiph Johnson, curatore del Moma e in quegli però la distanza tra gli aspetti lirici dei suoi ben più affascinanti
anni totalmente preso dalla poetica miesiana del quasi nulla, ne progetti teorici e la più prosaica realtà di un processo costruttivo
sottovaluterà, per esempio, l’opera come onestamente riconoscerà che, forse per mancanza di esperienza, non riesce a padroneggiare
più tardi: “noi lo sentimmo un nemico (anche perché) la galleria completamente.
Art of this Century per Peggy Guggenheim (1942)… fu un attacco
a quella che noi credevamo allora dovesse essere l’architettura 2.7 Niemeyer
moderna”. Anche se, con la consueta intelligenza e preveggenza, già È Oscar Niemeyer che introduce in Brasile il linguaggio
dal 1951 acquisterà per il museo il modello in creta della Endless razionalista di Le Corbusier. Già nel 1936 con Lúcio Costa, Jorge
e nel 1953 gli commissionerà una scultura in legno per la propria Machado Moreira e Alfonso Edoardo Reyde invitano il maestro
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svizzero-francese ad assumere il ruolo di consulente per il Ministero è la casa Farnsworth realizzata da Mies tre anni prima: una glass
dell’Educazione a Rio de Janeiro (completato nel 1945), un edificio house inserita nel paesaggio circostante. Ma mentre la casa di
caratterizzato da una piastra e da una torre di quattordici piani Plano è, per quanto ineccepibile in ogni suo più minuto dettaglio,
poggiante su pilastri e orientata lungo la direzione nord-sud, con il una scatola, quasi un’ascetica idea platonica, la casa di Niemeyer
lato nord schermato da brise soleil in cemento e pannelli mobili in non ha un solo angolo retto ed è pensata come un susseguirsi di
absesto. Sulla terrazza, trattata secondo i principi del tetto giardino, sensuali curve che ricordano le opere biomorfe di Hans Arp e di
è ubicato un ristorante affiancato dai torrini degli ascensori e dai Alexander Calder o, se vogliamo restare a Mies, il suo progetto ben
serbatoi d’acqua, realizzati come se fossero oggetti scultorei e più espressionista per un grattacielo di cristallo del 1922 (mentre le
rivestiti con brillanti mattonelle color blu. estremità che avvolgono il soggiorno e la sala da pranzo, risolte con
Nel 1940, con la chiesa di San Francesco ad Assisi a Pampulha, tramezzi curvi in legno ricordano la celeberrima parete in ebano di
Niemeyer mette a punto il proprio personale linguaggio, casa Tugendhat). Vi sono alcuni riferimenti a Wright, per esempio
caratterizzato dall’uso del cemento armato a faccia vista umanizzato nella roccia che entra dentro la casa e che, così, la lascia sospesa in
attraverso il ricorso a forme curve e l’inserimento di macchie di una dimensione a metà tra l’artificiale e il naturale.
colore, anche in questo caso ottenute con il rivestimento a maioliche. Si racconta che Mies rimase non poco scioccato dalla vista
“Gli angoli retti creati dall’uomo, duri e inflessibili “, afferma, “non di un’opera così fortemente edonista, così barocca: “questa è
mi attirano”. E difatti nel Casinò di Pampulha (1940-42) i volumi una piccola costruzione, molto bella ma irripetibile” disse, non
curvi della sala da ballo si integrano con quelli più squadrati delle senza una punta di sgomento. E in effetti, le forme dinamiche e
sale da gioco, a loro volta supportati da pilastri di diverse altezze per fluttuanti di Niemeyer mostrano che il linguaggio moderno può
integrarsi con la complessa orografia del posto e collegati tra loro vivere benissimo senza il moralismo etico tipico delle realizzazioni
mediante rampe. dei Maestri, trasformandosi in un linguaggio piacevole, sensuale e
Progettista di successo, nel dopoguerra, Niemeyer è autore di fortemente comunicativo: insomma popolare.
numerosi progetti, alcuni decisamente speculativi, tra questi alcuni Un aspetto che non sfugge a Juscelino Kubitschek, il neo
giganteschi hotel, ma comunque umanizzati da linee sinuose e presidente della repubblica, il quale, passeggiando nel giardino
da un magistrale controllo del disegno d’insieme, ridotto a pochi della casa, propone a Niemeyer di realizzare, insieme con Lúcio
ma plasticamente significativi elementi. Tra il 1947 e il 1952, Costa, Brasilia, la nuova capitale.
a testimonianza di un riconosciuto successo internazionale, è
coinvolto con Le Corbusier e altri nella complessa vicenda della 2.8 L’architettura organica di Scharoun
progettazione del Palazzo delle Nazioni Unite a New York. Costretto durante il nazionalsocialismo ad abbandonare
Ma il suo capolavoro è una semplice abitazione, realizzata per se l’attività professionale e a limitarsi alla progettazione di qualche
stesso, nel 1953 presso Rio de Janeiro. Il modello preso a riferimento casa unifamiliare, Hans Scharoun, dopo la fine della guerra,
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trova impiego come direttore della sezione edilizia e abitazioni medioevale, o, meglio, un organismo organico che nasce dalla
della Grande Berlino. Nel 1946 organizza una mostra con il natura, secondo i suggerimenti dell’amico e maestro Hugo Häring
gruppo Planungskollektiv che illustra una ipotesi innovativa per con il quale Scharoun è in contatto.
la ricostruzione di Berlino. Licenziato dal Comune a causa di un Impegnato nella ricostruzione, Scharoun realizza numerosi
cambiamento di orientamento politico della giunta, nel 1947 è complessi abitativi. Si caratterizzano per l’attenzione, quasi
chiamato alla Technische Universität di Berlino dove insegnerà ossessiva, alla pianta e per la ricerca delle migliori soluzioni dal
sino al 1958. Ciò gli permetterà di dedicarsi, con la necessaria punto di vista tecnologico e distributivo. Nel complesso Romeo
tranquillità economica, ai concorsi, una attività in cui riceverà e Giulietta a Stoccarda (1954-1959), sonda due diversi schemi
numerosi riconoscimenti ma pochi incarichi. distributivi: con abitazioni accorpate intorno a un corridoio
Nel 1951 nella città di Darmstadt si svolge una conferenza dal centrale e con un ballatoio semicircolare. In entrambi i casi
titolo “Mensch und Raum”, l’uomo e lo spazio. Scharoun è invitato l’obiettivo è realizzare appartamenti possibilmente ciascuno diverso
insieme ad altri architetti tedeschi quali Otto Bartning, Rudolph dall’altro, ben illuminati e con vista. Non riusciamo a pensare a
Schwarz, Egon Eiermann, sociologi di fama internazionale quale una ricerca che differisca in maniera così radicale sia da quella di
Max Weber e filosofi del calibro di José Ortega y Gasset e Martin Le Corbusier che di Mies. A Stoccarda manca, infatti, la fissazione
Heidegger. Quest’ultimo presenta per l’occasione una lezione dal per la standardizzazione e l’unificazione dell’Unità di abitazione di
titolo Bauen, wohnen, denken, che, nonostante i trascorsi nazisti Marsiglia e l’ossessione di rigore e di semplificazione formale delle
del filosofo, sarà interpretata come una critica tra le più profonde al torri in cristallo per Chicago ( qualcuno ha fatto notare anche che
funzionalismo a favore di una concezione dell’abitare che riscopre mentre gli edifici di Mies al Lakeshore Drive sono contrassegnati da
il senso più autentico dei valori della tradizione e dell’attaccamento semplici numeri, le due torri di Scharoun sono battezzate con un
alla terra. Scharoun ritrova nelle parole di Heidegger temi che nome poetico che allude alla loro forma, semicircolare e accogliente
da sempre sono stati cari alla ricerca espressionista ed organica e per Giulietta, prismatica per Romeo). Inoltre Scharoun mostra che
annota con cura il testo del filosofo. In occasione della conferenza, si può realizzare ottima architettura senza troppe fisime formaliste:
così come gli altri architetti invitati, Scharoun espone un progetto. la complessità, infatti, non nasce dalla riduzione dei problemi a una
Il suo è per una scuola e suscita uno straordinario interesse per i rigida concezione estetica ma dalla ricerca, senza preconcetti, della
criteri innovativi che la informano. Nuova è la concezione delle migliore soluzione all’interno di un organismo in cui le singole
aule concepite come cluster di ambienti che si relazionano agli parti sono tra loro interrelate.
spazi comuni e alla natura circostante. Nuova è la composizione Tra i numerosi concorsi ai quali Scharoun partecipa nel periodo,
d’insieme che abbandona i modelli gerarchici ottocenteschi per ve ne sono diversi per strutture teatrali e musicali. È interessante
proporre spazi informali e dinamici. Nuovo è, infine, l’aspetto di quello per il teatro di Mannheim anche perché allo stesso vi
insieme che ricorda un’immagine comunitaria, quasi da villaggio partecipa Mies. Questi propone un elegantissimo prisma ritmato
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da travi reticolari estradossate, tanto perfetto che nelle immagini di chiarendole, le proprie idee e di incontrare, all’interno del campus,
presentazione del progetto l’architetto fa di tutto per non mostrare molti protagonisti del dibattito architettonico. A Yale, nel corso
l’ingombrante torre scenica. Il progetto di Scharoun invece si degli anni, infatti ha modo di frequentare Pietro Belluschi, Eero
confronta con il contesto urbano e con i problemi tecnici di un Saarinen, Philip Johnson, lo storico Vincent Scully,che avrà un ruolo
teatro: da qui la proposta di una forma articolata ed innovativa non secondario nel promuoverlo come architetto, il pittore Josef
per il foyer e per la scena. Un ulteriore tassello nella ricerca di una Alberts, reduce dal Bauhaus e con il quale avrà un proficuo scambio
forma organica per questo tipo di struttura che prelude all’edificio di opinioni a proposito della costruzione della forma. Costretto,
della Filamonica di Berlino, realizzato tra il 1956 e il 1963. Ne per recarsi a Yale, a fare il pendolare con Filadelfia, la città in cui
parleremo nel prossimo capitolo. vive, Kahn incontra nei suoi viaggi in treno Buckminster Fuller, un
protagonista dell’architettura contemporanea, per molti versi a lui
2.9 La nuova vita di Kahn antitetico – per la sua ricerca di un’architettura tecnologicamente
Louis Kahn matura una notevole esperienza professionale con all’avanguardia, caratterizzata dalla leggerezza – ma con il quale
due personaggi di prima grandezza: con George Howe e, dal 1941, condivide la passione per l’aspetto strutturale della costruzione. E
con Oscar Storonov. Il primo è l’autore di uno dei primi edifici a Yale insegna anche l’amico ed ex socio Howe che sarà, insieme
moderni americani, il Philadelphia Saving Fund Building (1929- a Johnson, determinante nell’assegnazione dell’incarico della
32); il secondo è un seguace del Movimento Moderno, dotato realizzazione della Art Gallery della Yale University. È il 1950, un
di notevoli doti organizzative, che aveva curato il primo volume anno per Kahn di grandi svolte in cui diventa professore di ruolo e
dell’opera completa di Le Corbusier. in cui, ospite della American Academy, effettua un viaggio a Roma
Con Howe, Kahn realizza numerosi edifici, tra i quali 500 unità particolarmente importante per la sua formazione. Affascinato dai
abitative a Pine Ford Acres a Middletown e 1000 altre a Pennipark Fori, da Villa Adriana e dalle rovine imperiali, Kahn ha modo di
Woods a Filadelfia. Con Storonov partecipa ai programmi per mettere in crisi le concezioni funzionaliste del Movimento Moderno
la costruzione di abitazioni standardizzate realizzate dal governo per un approccio più attento alla storia e alla monumentalità. Il
americano durante gli anni della guerra. Progetti questi apprezzati cambiamento, a dire il vero, non è repentino. Già nel 1944 forse
dalla critica a lui contemporanea e per i quali è invitato nel 1942, sotto l’influenza di Siegfried Giedion – il quale nel 1943 aveva scritto
dalla rivista Architectural Forum per l’iniziativa New Buildings il saggio Una nuova monumentalità – Kahn aveva pubblicato un o
for 194X (che potremmo tradurre come:nuovi edifici per gli anni scritto dal titolo Monumentality, definendola come quella qualità
Quaranta) e alla mostra del MoMA, Built in USA 1932-1944. degli edifici che, inseguendo un ideale di perfezione, si pongono al
Nel 1947 Kahn decide di mettere studio da solo e di cominciare di fuori del tempo e sono caratterizzati dalla perfezione strutturale e
la sua carriera accademica presso la Yale University come visiting da una insita grandezza, che ricorda quella dell’architettura romana.
critic. L’esperienza didattica gli darà modo di mettere a punto, Tuttavia, a differenza, delle elaborazioni successive, nel 1944 vede
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ancora la monumentalità con gli occhi di un architetto formatosi chiaramente l’influsso di Buckminster Fuller e degli architetti del
nel panorama a lui contemporaneo. Da qui il suggerimento di Team 10 con i quali Kahn è, oltretutto, in contatto. Non poca
esili strutture in ferro che verranno più tardi abbandonate a favore influenza in questa svolta storicista, che sarà definitiva, ha il saggio,
di un’architettura dal più forte effetto materico che impiegherà scritto nel 1952 da Kaufmann dal titolo Three Revolutionary
prevalentemente il calcestruzzo armato e il mattone. Architects, Boullée, Ledoux e Lequeu che darà modo a Louis Kahn
Comunque stiano le cose, nel 1950 Kahn è già a un professionista di ritornare sulla propria formazione Beaux Art ricevuta durante gli
maturo, che ha superato i quarantacinque anni (è nato nel 1901 a studi universitari grazie all’influenza del professore Paul Philippe
Saarema in Estonia) e che ha al suo attivo una lunga esperienza Cret e orientata sia sui giochi combinatori di forme classiciste del
lavorativa. L’Art Gallery della Yale University, completata nel 1953, Durand sia sugli esercizi di logica strutturale derivati da Viollet le
segna uno stacco netto dai canoni dell’International Style. Per Duc.
l’uso, innanzitutto, dei materiali: all’esterno predomina il mattone Lo Jewish Community Centre è caratterizzato da due moduli
e le sia pure ampie pareti vetrate sono trattate più come finestre che quadrati, di metri 3,5x3,05 e di metri 6,10x6,10, e uno rettangolare,
come curtain wall: sono, infatti, separate tra di loro verticalmente di metri 3.05x6,10. Su ciascun modulo, segnato da angoli molto
da lesene murarie e in orizzontale dal segno dei solai. Ma dove marcati, si poggia un tetto a quattro falde la cui ripetizione
lo stacco è più netto è nello spazio interno, scandito dalla rigida conferisce all’edificio un aspetto a metà tra il gioco ( sembra una
geometria della pianta e dal soffitto cassettonato a tetraedri che costruzione con fatta con i mattoncini della Lego) e l’arcaico ( la
ricorda le geometrie spaziali di Buckminster Fuller, ma declinate pianta rassomiglia a quelle di Boulleè o di Durand).
con un senso di gravitas romana tipicamente kahaniano. Gravitas
sottolineata dalla rigida separazione tra spazi serviti e spazi serventi 2.10 Aalto. Due capolavori
( sarà questa una delle caratteristiche delle opere successive) e da Dopo la guerra, Alvar Aalto è invitato come visiting professor
inserti scultorei dal potente effetto plastico. Spicca il corpo scale al Massachusetts Institute of Technology (MIT). Affascinato
dove un sistema di rampe triangolari è contenuto all’interno di un dalla cultura tecnologica americana, ne avverte, allo stesso tempo
cilindro in calcestruzzo illuminato dall’alto: un esercizio di stile i limiti: l’industrializzazione eccessiva, la standardizzazione, la
che prefigura la produzione successiva fatta dall’accostamento di disumanizzazione della produzione. Vede, invece, nella figura di
geometrie elementari e dall’uso scenografico della luce naturale. Frank Ll. Wright una chiara sintesi, l’indicazione di una direzione
Nel 1954 Kahn lavora al Jewish Community Center a Trenton. verso la quale muoversi. E forse a Wright si ispira quando realizza la
Oramai la sua produzione è fortemente segnata in chiave tettonica, Baker House (1946-1949), un edificio destinato a dormitorio per
anche se per il piano del centro di Filadelfia (1956) continua a gli studenti del MIT. La costruzione, realizzata prevalentemente in
disegnare, accanto a robusti volumi puri in mattoni, eleganti mattoni a faccia vista, si presenta con un doppio fronte: ondulato
edifici zigzaganti con strutture triangolari in ferro, in cui si legge con una soluzione a doppia curva sul lato prospiciente il fiume, al
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fine di garantirne a quasi tutte camere il panorama; segmentato all’intera composizione, anche grazie all’accorgimento di far
in una spezzata lungo il lato che affaccia sul campus dove si trova confluire dissimetricamente le due falde del tetto verso l’interno,
l’ingresso e dove, in alto, aggettano i corpi scala, disposti in sequenza un aspetto decisamente pittoresco, quasi neo-medioevale; mentre
e che spezzano in due, lungo la diagonale, il prospetto dell’edificio dal punto di vista della percorrenza costituisce l’ultima stazione
con una soluzione che sarebbe stata ancora più brillante se la parte di una promenade architecturale che si snoda allo spazio esterno,
superiore, invece che intonacata per ragioni di budget, fosse stata alla corte e, poi, mediante una scala interna, alla sala consiliare.
rivestita con piastrelle, come era previsto in fase di progetto. È Disegnato con mano felice e leggera, il centro civico di Säynätsalo si
interessante notare che sempre per gli studenti del MIT, Gropius, fa notare per l’uso di tre materiali – i mattoni, il legno e il vetro – e
con il suo studio the Collaborative Architects, realizzano negli per una serie di incantevoli dettagli, quali per esempio le capriate a
stessi anni (1948-1950) gli Harkness Commons, anch’essi destinati ventaglio del soffitto dell’aula consiliare. Comunicano l’idea di una
a dormitorio. La differenza tra i due approcci non potrebbe essere amministrazione pubblica poco istituzionale, per nulla burocratica,
maggiore. Gli edifici di Gropius denunciano un approccio ancora vicina al cittadino. Esattamente il contrario di quanto avviene
legato allo stile Bauhaus, mentre la Baker House già prefigura in altri Paesi Europei e, soprattutto in Italia, dove l’immagine
nuove direzioni di ricerca, e non solo in senso organico: vi si può dell’istituzione pubblica è ancora affidata a forme monumentali e a
intravedere un cero gusto brutalista che sarà caratteristico di molte materiali, quali il marmo, usati retoricamente.
architetture degli anni Cinquanta in Europa e negli Stati Uniti.
Tornato in Finlandia, Aalto si trova alle prese con numerosi 2.11 L’Italia tra organicismo, neorealismo e
incarichi, numerosi dei quali ottenuti a seguito di concorsi di nostalgia della storia
progettazione. L’opera più significativa di questi anni è il centro Uscita a pezzi dall’esperienza della guerra, l’Italia si trova a dover
civico di Säynätsalo (1948-1952). Si caratterizza per la semplicità fronteggiare la ricostruzione con una industria edilizia arretrata e
dell’impianto a C che viene racchiuso da un corpo di fabbrica un sistema politico-economico inidoneo a fare prevalere le ragioni
lineare antistante che così delimita una sorta di corte aperta tale della programmazione e dell’industrializzazione rispetto alle
da comunicare sia la sensazione di intimità propria di un edificio speculazioni della rendita fondiaria e dello sfruttamento di una
claustrale sia il senso di apertura desiderabile in una struttura forza lavoro abbondante e a basso costo. Gli stessi architetti, molti
pubblica. Sensazione, quest’ultima, sottolineata da una scala dei quali sono stati compromessi a livello ideologico con il passato
rivestita in granito e una d’erba, che si interpongono tra i due regime fascista, sono refrattari alla tecnologia e alla razionalizazione
edifici – quello a C e quello lineare – e colmano il dislivello tra il e propendono per un’architettura celebrativa e monumentale
terreno circostante, posto più in basso, e la corte, posta più in alto. oppure intimista e vernacolare: da qui un’edilizia anacronistica
A contrastare l’orizzontalità del progetto provvede la sala consiliare, che non esita a usare tecniche desuete, con conseguente spreco di
posta sul terzo livello ( secondo rispetto alla corte). Conferisce lavoro e di materie prime, e che, nei casi peggiori, indulge nella
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decorazione ed è allergica a qualunque ipotesi di normalizzazione organica è una attività sociale, tecnica e artistica diretta a creare
e standardizzazione. l’ambiente per una nuova civiltà democratica quindi diretta all’uomo
In questa luce, anche lo sforzo del Centro Nazionale delle Ricerche e modellata secondo la scala umana e in antitesi il monumentalismo
e dell’USIS di pubblicare nel 1946 il Manuale dell’Architetto asservito ai miti statali; la fiducia nella libertà architettonica pur nei
curato da Cino Calcaprina, Aldo Cardelli, Mario Fiorentino, Mario limiti tracciati dalla pianificazione urbanistica.
Ridofi e Bruno Zevi appare quasi titanico: nonostante si tratti di Nata con la funzione di fungere da elemento di aggregazione e di
un volume prammatico, attento alla realtà artigianale del Paese e unificazione di un panorama nazionale diversificato, l’APAO poco
certamente non rivoluzionario, appare, infatti, come un coraggioso riesce a mediare tra le differenti tradizioni e caratteristiche locali
tentativo di avvicinamento a un approccio sistematico “redatto da e soprattutto tra le due principali scuole: la milanese, più vicina
italiani su modelli americani”. al razionalismo, e la romana, più attenta alla materia e agli effetti
A premere per una sprovincializzazione del clima culturale è plastici. Una differenza che emerge anche nelle opere più importanti
Bruno Zevi, tornato, con gli alleati, dagli Stati Uniti, dove si era del primo dopoguerra: il Monumento alle Fosse Ardeatine,
rifugiato per sfuggire alle persecuzioni razziali e si era laureato realizzato a Roma da Nello Aprile, Cino Calcaprina, Aldo Cardelli,
ad Harvard con Gropius. Nel 1945 pubblica il saggio Verso Mario Fiorentino e Giuseppe Perugini (1944-47) e il Monumento
un’architettura organica, che rilancia in Italia le figure di Frank Lloyd ai caduti nel campi di concentramento in Germania realizzato nel
Wright e di Alvar Aalto e, nello stesso anno, partecipa, con Eugenio 1946 a Milano dal gruppo BBPR ( Ludovico Belgiojoso, Enrico
Gentili, Luigi Piccinato, Enrico Tedeschi, Cino Calcaprina, Silvio Peressutti e Ernesto Nathan Rogers). Il primo è caratterizzato da
Radiconcini alla redazione di Metron, una rivista che ha il merito un pesante monolite che, quasi abolendo la legge di gravità, si libra,
di rilanciare l’architettura contemporanea con servizi su quanto coprendolo, sullo spazio aperto nel quale sono disposte le tombe dei
di meglio si viene realizzando in Europa, negli Stati Uniti ( tra i caduti, il secondo è un aereo volume virtuale idealmente delimitato
collaboratori vi è anche Lewis Mumford) e in Italia, per esempio da leggere aste in ferro e esili pannelli, liberamente ripreso dagli
con il quartiere sperimentale QT8 realizzato a Milano su progetto allestimenti di Persico.
di sistemazione urbanistica di Piero Bottoni. Tra i romani, sono soprattutto Mario Ridolfi e Ludovico
Nel luglio del 1945, su iniziativa di Zevi, è fondata l’APAO, Quaroni, a spingere per un’edilizia radicata nella tradizione storica
l’Associazione per l’Architettura Organica. Riunisce i migliori e artigianale italiana. Entrambi propongono, per il concorso per
architetti del Paese e dura sino al 1950. Tre i principi dell’associazione, il fabbricato viaggiatori della stazione Termini (1947), un atrio
come si evince dal testo della dichiarazione dei principi, apparso nel scandito da pilastri binati che sorreggono delle volte e che ricorda
numero 2 di Metron: il rifiuto dei rigurgiti classicisti e stilistici per le forme dei grandi complessi monumentali dell’antica Roma.
abbracciare l’architettura funzionale nella sua ultima evoluzione, Entrambi collaborano ( insieme a numerosi e promettenti giovani:
cioè l’architettura organica; la consapevolezza che l’architettura Carlo Aymonino, Carlo Chiarini, Mario Fiorentino, Maurizio
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Lanza, Federico Gorio, Sergio Lenci, Piero Maria Lugli, Carlo artigianali quanto fuori dal tempo. Sempre di Ridolfi sono le Torri
Melograni, Giancarlo Menichetti, Giulio Rinaldi e Michele Valori) in viale Etiopia a Roma (1950-54). Si staccano dalla comune
al quartiere INA-Casa sulla via Tiburtina a Roma (1949-1954) nel edilizia abitativa per l’organizzazione degli spazi condominiali,
quale sono riprese le forme dell’edilizia tradizionale, dei borghi, resi piacevoli anche grazie alla rotazione degli edifici rispetto alla
dello strapaese. Il quartiere, che più tardi sarà soprannominato giacitura della strada, e per la diversa colorazione degli intonaci
dallo stesso Quaroni “il paese dei barocchi”, rappresenta una di ciascuna torre rafforzata dall’uso di variopinte maioliche nei
definitiva presa di distanza dal razionalismo e dalla architettura parapetti sottostanti le finestre.
organica e, insieme, l’accettazione del ritardo tecnologico italiano. All’interno dell’estetica neorealista possono essere ricondotti
Lo testimoniano la cura, ossessivamente manierista se non – numerosi altri piani realizzati a seguito del primo settennio INA-
appunto – barocca, dei particolari costruttivi in mattoni o in ferro Casa, il piano Fanfani diventato legge nel 1949 ed affidato ad
battuto eseguiti con perizia artigianale, i tetti in tegole, l’estetica Arnaldo Foschini, un architetto compromessosi con il fascismo,
del frammentario e del pittoresco. Sono la manifestazione dello che però ha l’intelligenza di chiamare Adalberto Libera a dirigere
stesso atteggiamento populista messo in scena dalla contemporanea l’ufficio tecnico, di incaricare Mario De Renzi, Cesare Ligini e
cinematografia neorealista: da qui la definizione di neorealismo Mario Ridolfi di elaborare progetti-tipo e di far affidare gli interventi
architettonico. ai più interessanti architetti della nuova generazione. Tra questi
Tra le opere migliori di questa tendenza, nelle quali la ripresa ricordiamo il quartiere San Basilio di Mario Fiorentino (1951) e il
di etimi popolari rappresenta anche una presa di distanza dai quartiere della Falchera a Torino di Astengo, Molli, Boffa, Renacco,
più sofisticati ma decadenti valori figurativi dell’alta borghesia, Rizzotti (1950-51).
è da annoverare il progetto per La Martella a Matera redatto Se l’asse Quaroni-Ridolfi proietta l’architettura romana del
nel 1951 da Quaroni, Luigi Agati, Federico Gorio, Piero Maria primo dopoguerra lungo il versante neorealista, non mancano
Lugli, Michele Valori: un borgo che ruota intorno ad alcuni personaggi che si orientano verso altre direzioni. Tra questi il più
edifici pubblici aprendosi alla campagna circostante e che cerca, dotato è Luigi Moretti autore di tre case albergo a Milano (1948-
attraverso una strategia rurale e anti-urbana, di compensare, con 1950), della palazzina del Girasole a Roma (1947-1950) e della
l’immagine rassicurante del villaggio, gli abitanti – sfrattati dai Villa saracena a Santa Marinella (1954). Le prime due riprendono
Sassi – per lo sradicamento subito. Vi sono poi il quartiere INA- gli etimi razionalisti ma per metterli in crisi, attraverso un raffinato
Casa a Terni (1949) e il Piano INA-Casa di Cerignola entrambi formalismo che non esita a lavorare sulla contrapposizione
realizzati da Mario Ridolfi, il quale, per meglio comprendere tra piani e volumi, tra superfici piane e tagli profondi, tra linee
le esigenze dei futuri abitanti, non esita a trasferirsi in Puglia ortogonali e inclinate, tra il liscio e il ruvido. La terza è un’opera
attivando una metodologia di lavoro sul campo che produce una giocata su generatrici curve che proietta Moretti nella ricerca
sintassi architettonica tanto squisita nel suo recupero di tecniche sullo spazio un tema, che come testimonia lo stesso nome della
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rivista da lui fondata nel 1950 – Spazio – lo appassionerà sempre per importanti lavori all’estero dove godranno di maggiore fama
di più. Autore fuori dagli schemi e personaggio compromesso che in Italia: Nervi, per esempio, già nel 1953 sarà coinvolto nella
con il passato regime, tanto da essere stato arrestato tra il 1945 progettazione della Sede dell’Unesco a Parigi.
e il 1946 per attività filofascista, non godrà di buona critica. Sarà Se il clima romano, pur con le eccezioni che abbiamo appena
poco apprezzato da Bruno Zevi, che pur riconoscendone il talento, individuate, è scisso tra la tendenza organica e il neorealismo
lo terrà a distanza e dai Milanesi che ruotano intorno a Rogers i populista, l’ambiente milanese si caratterizza per un approccio
quali lo accuseranno di formalismo modernistico. Mentre invece formalmente più severo ma non meno segnato da ansie storicistiche,
è apprezzato dal critico inglese Banham che ne loderà l’approccio cioè, in sostanza, dal problema di come superare l’algida astrazione
decisamente contemporaneo. dell’International Style per produrre edifici in grado di dialogare
Vi sono, poi, le opere dei grandi strutturisti romani: Pier Luigi con la città costruita, con tutte le sue composite stratificazioni
Nervi e Riccardo Morandi. Il primo realizza tra il 1948 e il 1950 stilistiche e temporali. Leader indiscusso di questo filone di pensiero
il Palazzo delle Esposizioni di Torino che si caratterizza per sala è Ernesto Nathan Rogers, membro del CIAM, autore con il gruppo
rettangolare coperta da una volta sottile ondulata ad elementi BBPR di molte tra le più importanti opere realizzate nel periodo,
prefabbricati che si imposta, per mezzo di tre ventagli di raccordo, direttore di Domus dal 1946 al 1947 e dal 1954 direttore della
su setti dalla forma aerodinamica. Dopo le autorimesse di Orbetello rinata Casabella, ribattezzata con il nome Casabella Continuità
del 1935, è la dimostrazione che l’ingegneria, quando si confronta per ricordare il legame tra la nuova pubblicazione e la precedente
con opere di grande scala, può produrre eccellente architettura. Il diretta da Pagano e Persico. Delle sue architetture, tra le quali
secondo, in questi anni, sta brevettando sistemi di precompressione spicca la Torre Velasca (1950-58) a Milano, parleremo nel prossimo
del cemento armato che consentono di ridurre drasticamente le capitolo.
sezioni portanti. Serviranno per realizzare ponti, costruzioni Tra i progettisti di maggior talento dell’area milanese spicca
industriali, centrali idroelettriche di grande arditezza tecnologica Franco Albini, autore nel 1949-51 di un albergo-rifugio a Cervino
ed anche strutture cinematografiche quali il Maestoso a Roma, con dove sono liberamente riprese le forme dell’edilizia alpina per
una sala per 2600 posti, collocata a piano terra di un edificio per realizzare un’opera in grado di ambientarsi perfettamente nel
abitazioni (altre importanti sale cinematografiche, quali l’Augustus paesaggio circostante; di un eccellente intervento di infill urbano
e il Giulio Cesare, erano state realizzate dallo stesso Morandi con il palazzo dell’INA a Parma del 1950, che mostra come
negli anni Trenta). Entrambi portavoce della grande tradizione anche un edificio in cemento armato possa ambientarsi in un
ingegneristica italiana, Nervi e Morandi testimoniano che, anche contesto delicato a condizione di trasformare i passi strutturali
in un paese tecnologicamente arretrato come l’Italia, è possibile in ritmi visivi; di un elegante restauro a palazzo Bianco a Genova
perseguire l’innovazione senza cadere nelle logiche dell’artigianato caratterizzato dalla sensibilità con la quale l’architetto riesce a
e dello strapaese. Prova ne sia che entrambi verranno chiamati valorizzare, attraverso il disegno delle vetrine, gli oggetti esposti; di
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un magnifico intervento nella cattedrale di San Lorenzo a Genova Giovanni Astengo, Franco Albini, Giancarlo De Carlo, Ludovico
(1952 – 1956) dove l’ambiente interrato assume un connotato Barbiano di Belgiojoso, Ignazio Gardellla, Luigi Piccinato, Carlo
magico grazie agli ambienti circolari che evocano gli antichi luoghi Scarpa, Bruno Zevi. Architetto militante, Samonà è anche autore,
di culto. con Egle Renata Tricanato, della sede Inail a San Simeone a Venezia
Dotato di non minor talento, anche se spesso mortificato da (1950-56). Insieme alla Casa alle Zattere di Gardella, alla Torre
un’eccessiva ansia storicista, è Ignazio Gardella. È autore della Velasca di BBPR e alla Bottega di Erasmo di Gabetti e Isola, sarà il
elegante galleria d’Arte moderna di Milano (1954), un padiglione manifesto di un approccio italiano all’architettura contemporanea
espositivo che si caratterizza per la levità della struttura e per il che provocherà non poche polemiche.
continuum spaziale. Celeberrimo è l’edificio per impiegati della
Borsalino (1950-52), una lama in mattoni, caratterizzata da 2.12 Urban Design, Team 10, New Brutalism
uno slanciato corpo segmentato che culmina con un generoso Come abbiamo già avuto modo di osservare, l’Urban Design,
cornicione. Da molti viene, e a ragione, interpretato come un atto il nuovo approccio che pone la forma urbana al centro della
di critica al modernismo a favore del recupero di un linguaggio in ricerca architettonica, nasce negli anni 50 ad Harvard con le teorie
grado di dialogare con la tradizione. Esattamente come la ancora elaborate da Siegfried Giedion e da Luis Sert. È però solo nel 1953
più celebrata Case alle Zattere sul Canal Grande (1954-58), di cui che Sert, divenuto preside della facoltà, adopera esplicitamente in
parleremo più diffusamente nel prossimo capitolo. una serie di seminari, The Architect and Urban Design and Urban
Inclassificabile sia all’interno delle tematiche romane che Redevelopment, il termine, criticando gli urbanisti dell’ultima
milanesi è il fiorentino Giovanni Michelucci, l’autore della Stazione generazione per aver voltato le spalle alla città, con il risultato che la
di Firenze che durante il fascismo aveva sollevato tante polemiche. scala inumana, la congestione del traffico, l’inquinamento dell’aria,
Nel dopoguerra è impegnato con la Borsa Merci di Pistoia del 1950, il sovraffollamento hanno prodotto “much more suburbanism than
l’edificio di via Guicciardini a Firenze (1955-57) e il Palazzo INA a urbanism”.
Firenze (1955-57). Ubicati in contesti storici delicatissimi, riescono Negli stessi anni, alcuni architetti, tra i quali Pietro Belluschi,
ad ambientarsi felicemente grazie all’uso di materiali tradizionali e Morris Ketchum, Victor Gruen e I.M.Pei, producono nuovi schemi
di volumetrie semplici e asciutte che, pur senza copiarle, ricordano per i centri urbani e commerciali che prevedono una più accurata
quelle degli antichi palazzi rinascimentali. progettazione, soprattutto per le ampie zone da destinare ai pedoni.
Un cenno, infine, alla attività veneziana di Giuseppe Samonà. I lavori di Pei, in particolare, provocano l’entusiasmo di Sert che
Eletto nel 1943 direttore dell’Istituto Universitario di Venezia, invita l’architetto cino-americano – ma senza successo perché è già
chiamerà a raccolta i più rappresentativi personaggi della cultura oberato di impegni professionali – a insegnare ad Harvard.
architettonica italiana, trasformando l’Istituto nel centro di Anche nei CIAM l’interesse per i fenomeni urbani veicola le
elaborazione più importante della penisola. A Venezia insegneranno ricerche, soprattutto dei membri più giovani i quali trovano ancora
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insufficienti gli sforzi di rinnovamento in tal senso tentati della Gli Smithson sino al 1950 lavorano al London County Coucil, un
vecchia guardia rappresentata dallo stesso Sert ( che dal 1947 è organismo pubblico impegnato con i problemi della ricostruzione.
anche presidente dei CIAM), da Giedion, da Gropius e da Le Sono soprattutto questi ultimi che, almeno in un primo periodo,
Corbusier. si fanno notare. Dal 1952 al 1955 Alison e Peter Smithson sono,
Già nel 1951 Alison e Peter Smithson al congresso di Hoddesdon infatti, tra gli animatori dell’Institute of Contemporary Art (ICA)
discutono su questi temi con Georges Candilis, Jaap Bakema, Aldo di Londra dove nel 1953 contribuiscono a mettere in piedi la
van Eyck. Al CIAM del 1953, svoltosi ad Aix-en-Provence, formano mostra Parallel of Life and Art. Nel 1952 disegnano un progetto
un collettivo di lavoro al quale si aggiungono Shradach Woods e per la propria casa a Soho che viene apprezzata dal critico Reyner
John Volker, mentre nel 1955 si aggrega l’italiano Giancarlo de Banham per l’utilizzo di materiali comuni, quasi banali secondo i
Carlo. Nel 1956, in occasione del decimo CIAM di Dubriovnik, principi di un’estetica neo-dadaista che tende a trasporre in termini
nasce un gruppo un po’ sui generis, il Team 10, intorno al quale, poetici la realtà di tutti i giorni. Ma è soprattutto la scuola di
oltre ai suddetti protagonisti che ne costituiscono il nocciolo duro, Hunstanton, realizzata tra il 1950 e il 1955, che calamita positivi
ruoteranno in seguito personaggi del calibro di José Coderch, Ralph apprezzamenti e l’appoggio entusiasta di Banham che in un
Erskine, Amancio Guedes, Rolf Gutmann, Geir Grung, Oskar articolo del “The Architectural Review” la indica come l’esempio
Hansen, Charles Polonyi, Brian Richards, Jerzy Soltan, Oswald paradigmatico di una nuova corrente architettonica o, come dirà
Matia Ungers, John Voelcker e Stefan Wawerka. lui stesso, di un nuovo mood: il New Brutalism. Il termine è ripreso
Obiettivo del Team10 è superare l’ingessamento della ricerca dalle parallele esperienze artistiche della art brut di Dubbuffet e
ufficiale compresa quella dei CIAM – di cui propongono lo Pollock e dalla tecnica del beton brut adoperata negli stessi anni da
scioglimento e che avverrà a Otterlo nel 1959 – per assumere nuovi Le Corbusier. Indica un approccio, distante dal sentimentalismo
punti di vista fondati su principi meno universali e più attenti alle del New Empiricism, in questi anni adottato da molta architettura
realtà locali. Da qui la produzione di progetti, molti dei quali britannica, e si basa su quattro principi, puntualmente messi un
rimarranno allo stadio teorico, discussi, analizzati, commentati luce da Banham: la leggibilità della pianta, la chiara esibizione della
durante gli incontri che proseguiranno sino al 1981. struttura, l’uso dei materiali per le loro qualità, il non occultamento
Diversi per carattere e temperamento, i protagonisti del Team degli elementi di servizio.
10, all’inizio degli anni cinquanta, stanno iniziando la loro attività Se per alcuni aspetti la scuola di Hunstanton richiama il
professionale. Bakema, dopo un tirocinio con van Eesteren e minimalismo miesiano e, in particolare, il campus della ITT a
van Tijen, ha aperto nel 1948 un proprio studio in società con Chicago, anche se con una durezza di approccio che poco sarebbe
Johannes Hendrik van den Broek. De Carlo si laurea nel 1949 e piaciuta al Maestro tedesco, altri progetti degli Smithson si
comincia a lavorare da indipendente nel 1950. Van Eyck, dopo un rifanno all’architettura di Le Corbusier. Le abitazioni popolari a
apprendistato con van Eesteren, apre il proprio studio nel 1951. Golden Lane, realizzate tra il 1951 e il 1952, ricordano, infatti,
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l’Unità di abitazione di Marsiglia recentemente completata. Se ne statico. La finalità è la stessa che abbiamo visto all’opera a Golden
differenziano per la più articolata planimetria a forma di U che Lane: favorire attraverso percorsi e spazi collettivi gli incontri e le
così meglio racchiude lo spazio all’aperto e per il sistema di strade relazioni e cioè, in ultima istanza, la vita sociale. Tra il 1955 e il
sopraelevate, concepite come elementi di aggregazione urbana. 1960 van Eyck realizza ad Amsterdam un orfanotrofio comunale
Un edificio, infatti, per gli Smithson funziona solo se diventa un progettando un edificio che è, allo stesso tempo, centralizzato, nel
catalizzatore di energie urbane, se riesce a creare quegli incontri senso che è organizzato attorno a un nucleo di servizi, e decentrato,
e quella vita informale che costituiscono uno dei principali punti nel senso che è composto da un insieme di unità residenziali che
di forza delle città europee e che invece sfuggono alle sin troppo si articolano nello spazio lungo due percorsi diagonali. Ogni unità
astratte costruzioni dell’International Style. Profondamente morale è composta da uno spazio comune e da un dormitorio ovvero da
nei suoi assunti sociali e in linea con le scarse risorse economiche alcune stanze da letto ed ha anche uno spazio all’aperto di propria
di un Paese che usciva stremato dal conflitto mondiale, il New pertinenza, secondo un’organizzazione che è insieme gerarchica e
Brutalism ottiene un immediato successo tra gli architetti democratica perché vi sono ambienti per il singolo, per il nucleo e
britannici. Tra coloro che ne sono influenzati vi sono sicuramente per l’intera comunità organizzati in modo tale che nessuno prevalga
gli Archigram – lo vedremo nel prossimo capitolo – e James sull’altro. Da qui anche il carattere poco istituzionale dell’edificio,
Stirling, astro nascente dell’architettura britannica, che con il socio lo sviluppo in orizzontale, la composita articolazione e, infine, la
James Gowan, nel 1955, realizza con gli Han Commmon Flats un scelta di una maglia modulare composta da padiglioni quadrati
complesso neo-brutalista. Stirling si darà da fare anche all’interno pensati in relazione alla misura umana e, in particolare, a quella
del Team 10. Gli Smithson, però, faranno di tutto per escluderlo e, dei bambino che lo abitano: esattamente come in un villaggio,
nei resoconti sulle attività del gruppo, eviteranno ogni accenno alla dove si riscontrano quei valori universali di socializzzazione che
figura dell’ingombrante collega. la società tecnologica tende a dimenticare. Realizzato in elementi
Un personaggio che, come gli Smithson, ha un carattere prefabbricati in cemento, l’edificio risente del clima neobrutalista,
decisamente difficile ma, allo stesso tempo, uno straordinario ma ha anche una classicità di forme che richiamerà l’attenzione di
talento è Aldo van Eyck. Autore, sin dal 1947, del disegno di Louis Kahn, impegnato con i padiglioni dello Jewish Community
alcuni deliziosi spazi giochi per i bambini, che vengono notati da Centre.
Sigfried Giedion, progetta tra il 1947 e il 1954 alcune scuole per
Nagele. Si caratterizzano per una pianta articolata in cui le singole
aule, concepite come unità modulari, sono disposte secondo
una maglia ortogonale. Lo sfalsamento dei moduli determina,
tuttavia, generosi spazi destinati alle attività collettive, legati tra
loro da percorsi diagonali che vivacizzano un impianto altrimenti
308 torna al sommario 309
Terza parte
Dal moderno al
contemporaneo

310
Parte 3 capitolo 1 La prima era è segnata poeticamente da uno slogan Le Corbusier:

Una nuova era: 1956-65


architettura o rivoluzione. E cioè: senza la razionalizzazione
economica e formale dello spazio della casa, del quartiere e della
città non c’è salvezza per la società di massa del ventesimo secolo.
La seconda ne capovolge il senso trasformando l’opposizione in
affermazione: architettura è rivoluzione. Senza nulla voler togliere
all’azione politica o sociale, é anche destrutturando e ristrutturando
il modo in cui il pensiero concepisce lo spazio e quindi il modo
1.1 Una nuova era in cui vede e organizza il mondo, che c’è qualche sia pur flebile
Proviamo a immaginare questo secolo diviso in due ere. La speranza: quella di spezzare la subdola pigrizia mentale richiesta
prima è segnata dalla modernizzazione e dal meccanicismo. dalle istituzioni e l’appiattente conformismo preteso dal potere,
Comincia ai primi del novecento con l’esplosione della grande generando nuovi valori e tracciando nuovi indirizzi di conoscenza.
industria, l’avvento dall’automobile, la scoperta della relatività, la Orientate l’una verso i cambiamenti dei processi – produttivi
fondazione della psicanalisi, la costruzione del Bauhaus, la nascita di manufatti o generativi di senso – e l’altra verso i cambiamenti
delle avanguardie dal cubismo all’astrattismo, al surrealismo, dei comportamenti o dei linguaggi attraverso cui il soggetto
all’espressionismo, al dada. È un periodo che si apre inneggiando si relaziona con la realtà, le due ere sono distanti tra loro, quasi
alla forza rigeneratrice della tecnica e della ragione, ritenuta in geologicamente diverse. Riconosciamo ancora come attuale
grado di introiettare anche il soggettivo e l’irrazionale, e si conclude una canzone degli anni Sessanta o Settanta, mentre sorridiamo,
con i disastri di due guerre che si susseguono nell’arco breve di come davanti a un reperto storico, ascoltandone una degli anni
un ventennio. La cappella di Ronchamp e le dense pennellate Quaranta o Cinquanta. Consideriamo a noi contemporanei Joseph
dell’informale – che possiamo leggere come le più alte espressioni Kosuth o Robert Smithson, mentre avvertiamo un senso infinito
della disillusione – ne suggellano la fine. di lontananza davanti alle pitture pre e post cubiste. Ci sentiamo
La seconda era è quella dei mass media, del consumismo, del ancora coinvolti davanti alle 16 Jackies di Warhol, non più davanti
boom economico. È segnata dalla televisione, dal satellite, dal alla Geltrude Stein di Picasso.
computer, dalle videoconferenze e dai telefoni cellulari. Non si è Qual è la data che separa le due ere? Sicuramente non il 1945,
ancora conclusa, ma ha avuto un momento di particolare intensità anche se segna la fine della guerra. Il brutalismo, l’informale e
tra gli anni Sessanta e i settanta con la letteratura beat americana, l’action painting di Pollock risentono – sia pur capovolgendo
le teorie di Marshall McLuhan, la decostruzione filosofica, le l’ottimismo meccanicista in un soggettivismo denso e disilluso –
nuove filosofie della scienza, la protesta giovanile, la lotta contro le delle problematiche costruttiviste d’anteguerra.
discriminazioni, la rivoluzione sessuale. Qualcosa di nuovo nasce, invece nel 1956 in concomitanza
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con tre avvenimenti storici, segnati anch’essi dalla ricerca della formata da personaggi che si sono frequentati all’interno del ristretto
ridefinizione del concetto di libertà: la protesta razziale negli Stati circolo dell’Indipendent Group e hanno già organizzato iniziative
Uniti, la denuncia dei crimini di Stalin in Unione Sovietica, la di un certo successo: tra queste la mostra del 1953 Parallel of Life
rivolta antisovietica in Ungheria. Sono: and Art e del 1955 Man, Machine and Motion. Sono, tra gli altri,
In America i contatti tra Jasper Johns e Rauschemberg con il i critici Lawrence Alloway e Reyner Banham, il designer e critico
gallerista Leo Castelli, che permetteranno il lancio commerciale Tony del Renzo, gli artisti Eduardo Paolozzi, William Turnbull,
della prima generazione di artisti Pop. Richard Hamilton, gli architetti Alison e Peter Smithson, James
In Inghilterra le opere esposte nella mostra This is Tomorrow. Stirling, Colin St. John Wilson. E a quest’ ultimo schieramento
E in particolare quelle del padiglione del Gruppo 2, curato appartiene anche il direttore tecnico dell’Architectural Design,
prevalentemente da Richard Hamilton. Theo Crosby che, oltre a esporre, coordina l’intera manifestazione.
A Dubrovnik la definitiva rottura del CIAM, i congressi Per accompagnare l’esposizione del Gruppo 2, Hamilton prepara
internazionali di Architettura Moderna, l’ultima roccaforte del un manifesto dal titolo: Cosa è che rende le case di oggi così
modernismo, per opera del Team 10. attraenti? L’opera, realizzata con la tecnica del collage, rappresenta
A questi tre avvenimenti se ne aggiunge un ultimo dal forte un interno domestico. Accanto al padrone di casa, un culturista
impatto simbolico. Sempre nel 1956 muore in un incidente d’auto, seminudo con in mano un gigantesco lecca-lecca, e di lato alla
provocato da guida in stato di ebbrezza, Jackson Pollock. Con la sua signora, anch’essa seminuda ma con in testa un cappello esotico
morte si chiude, di fatto, la stagione creativa dell’espressionismo a forma di paralume, compaiono elettrodomestici ( televisore,
astratto. registratore, aspirapolvere), una confezione gigante di carne in
scatola, un poster a fumetti, una lampada con sovraimpresso il
1.2 This is Tomorrow marchio delle automobili Ford. Fuori dalla finestra: la città con le
Giorno 8 agosto 1956 si inaugura alla Whitechapel Art Gallery luci scintillanti dei cartelloni del teatro di varietà.
di Londra la mostra This is Tomorrow. L’opera potrebbe apparire una critica scanzonata alla società
La mostra è divisa in dodici sezioni, ognuna delle quali gestita dei consumi le cui ricadute nel campo del gusto la Susan Sontag
autonomamente da un gruppo di artisti. Si delineano due tendenze. analizzerà nei suoi articoli sul camp e il kitsch e i cui comportamenti
La prima è rappresentata dai cosiddetti neo-costruttivisti. Sono di lì a qualche anno saranno il bersaglio prediletto delle contestazioni
collegati a Paule Vézelay, la rappresentante inglese del Group Espace studentesche. In realtà Hamilton con occhio benevolo o indifferente
di André Bloc, e il loro obiettivo principale è il reinserimento dell’arte, si limita a predire il futuro panorama domestico e urbano della
purificata da ogni tensione individualista, all’interno dello spazio società del benessere e, insieme, la nuova arte Pop, i cui caratteri
urbano. La seconda tendenza è più attenta alla cultura popolare, riassumerà, l’anno dopo, in queste undici parole chiave:
agli stretti rapporti che legano vita e arte e alle nuove tecnologie. È Popolare ( disegnata per un pubblico di massa)
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Effimera ( soluzioni di breve periodo) di coloro che – come i seguaci dell’Intenational Style – continuano
Spendibile ( facilmente dimenticabile) a realizzare edifici in base a geometrici principi astratti.
Basso costo Gli Smithson – che appena qualche mese prima avevano
Prodotti di Massa presentando alla Daily Mail Ideal Home Exibition il sin troppo
Giovane ( indirizzata ai giovani) eloquente prototipo di una casa del futuro, composta da
Spiritosa componenti prefabbricati tridimensionali, realizzata con nuovi
Sexy materiali, anche plastici, e che fortemente risentiva dell’influenza
Atletica di Buckmister Fuller – optano insomma per un atteggiamento
Affascinante morigerato ma polemico che li accompagnerà quando, prima di
Orientata verso i grandi affari. terminare il montaggio dell’installazione del padiglione per This
Su un versante opposto si pone il Gruppo 6 (Nigel is Tomorrow, partono per il X congresso CIAM di Dubrovnick.
Henderson, Eduardo Paolozzi, Alison e Peter Smithson). Nella città Iugoslava, assenti Le Corbusier, van Eesteren e Gropius,
Per la mostra gli architetti Alison e Peter Smithson realizzano una si consuma la fine dei CIAM. Al loro posto nasce ufficialmente
installazione, composta da un piccolo padiglione circondato da un il Team 10, un raggruppamento di quarantenni formatosi già
patio. Si caratterizza per i materiali particolarmente poveri: legno durante i lavori di preparazione del congresso, che ricentrerà la
di seconda scelta e una copertura in plastica trasparente corrugata. ricerca architettonica sui temi della partecipazione, dell’attenzione
Il padiglione per la sua recinzione a pannelli riflettenti che all’utente e della forma aperta. Nuove frontiere si aprono; gli
costringono il visitatore a osservare la propria immagine all’interno Smithson di ritorno a Londra scrivono, non senza una punta di
dell’ambiente artificialmente delimitato. All’artista Paolozzi e al soddisfazione: “il più importante risultato del decimo congresso è
fotografo Henderson il compito di collocare all’interno di questo che il CIAM ha cominciato a dubitare delle ragioni per continuare
spazio architettonico virtuale, perché fruito soprattutto attraverso a esistere..”. E, infatti, l’undicesimo CIAM di Otterlo del 1959 sarà
le immagini riflesse dai pannelli, oggetti che alludono all’attività l’ultimo, mentre le riunioni del Team 10, a cadenza periodica, si
umana: una ruota per esprimere il movimento, una scultura per susseguiranno sino al 1981.
stimolare la contemplazione, il foto collage di una testa per indicare
l’uomo, detriti per alludere a una condizione precaria postbellica, 1.3 Situazioni
forse postatomica. Tre i concetti che gli Smithson vogliono 1957. A Cosio D’ Arroscia, nel Nord Italia, è fondata
rappresentare: lo spazio, la protezione e l’intimità ( space, shelter, l’Internazionale Situazionista. Convergono nell’organizzazione
privacy). Una posizione forse laconica ma, in fondo, chiara nei suoi il Movement for an Imaginist Bauhaus (IMIB) fondato da Asger
intenti di recupero di una dimensione esistenziale e di denuncia Jorn nel 1953 e Lettrist International, fondata da Guy Debord,
dell’ottimismo del Movimento Moderno e del vuoto formalismo che raccoglie artisti, poeti e registi cinematografici che dal 1952
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lavorano a Parigi. e arredi: “annienta la fantasia, mortifica il corpo”. Stigmatizza
A riassumere il programma di lavoro dell’Internazionale Debord: “I relativi benefici ottenuti dal Bauhaus o da Le Corbusier
situazionista due parole, dérive e détournement, spesso, in verità, per un certo periodo, sono stati surrettizziamente appesantiti con
usate come sinonimi. un concezione della vita e dell’abitare eccessivamente reazionaria”.
Dérive è il perdersi, il camminare senza meta utilizzato come Ciò che disturba dell’architettura del razionalismo è l’incapacità a
“forma di investigazione spaziale e concettuale”. mutare con il tempo, l’estraneità all’utente, l’estetizzazione. Invece,
Détournement è lo scostarsi dall’obiettivo per lavorare lungo come afferma Debord: “la nostra idea portante è la costruzione di
un labirinto di corrispondenze casuali. È il non voler giungere alla ambienti momentanei pieni di vita e la loro trasformazione nella
meta. È il meccanismo della fantasia e del sogno. direzione di una passionale e superiore qualità”. Quindi, in sintesi,
Applicando le strategie della dérive e del détournement é un’architettura in cui la temporalità prevalga sulla spazialità;
possibile guardare con occhi nuovi città e contesti urbani ( a partire l’azione sulla rappresentazione; l’esistenza sull’arte.
dal 1957 verranno elaborate mappe situazioniste per perdersi nelle A concretizzarne i principi è il pittore e architetto olandese
città). Immaginare un mondo dove ogni evento assume un valore Constant che nel 1958 elabora il progetto per un campo di
unico e originale, diventa una situazione. zingari e nel 1959 New Babylon, un insediamento urbano
Nemici giurati della civiltà dei consumi e dell’omologazione, i polidirezionale, costruito sui capisaldi del gioco, del nomadismo
situazionisti, si contrappongono ai valori mercantili, che ostacolano e del disorientamento dove l’uomo ludens vagherà liberamente,
o sviano la ricerca artistica. creando e cambiando a piacere il proprio habitat.
Pinot Galizio, uno degli aderenti più attivi, per esempio, decide
di ritirarsi all’interno del proprio laboratorio, insieme comune e 1.4 Gutai e Metabolismo
monastero, di Alba per produrre, con Asger Johns, rotoli di tela da Gutai è una associazione di artisti fondata ad Osaka nel 1954
vendere un tanto al metro e così inflazionarne il valore di mercato. da Jiro Yoshihara. A caratterizzarli è l’allestimento teatrale delle
Ma dove la polemica assume toni più aspri è in urbanistica e loro opere, spesso in forma di happening; la scarsa predisposizione
in architettura. L’urbanistica funzionale, fatta di zonizzazioni, per il pennello e le tecniche tradizionali; l’uso di materiali comuni;
standard, principi astratti, viene giudicata una disciplina pericolosa. un’attenzione, a volte ossessiva, per il corpo, inteso come veicolo di
Afferma Vaneigem: “è la concreta realizzazione di un incubo”. E espressione estetica.
poi: “se i nazisti avessero conosciuto gli urbanisti contemporanei, È l’azione, è il movimento, è il contrasto tra i corpi nello spazio,
avrebbero trasformato i campi di concentramento in progetti il pieno, il vuoto, la materia che è valore. È un ritorno alle origini
di edilizia residenziale”. Simile il giudizio per l’architettura del della civiltà,cioé al teatro sacro.
Movimento Moderno, dominata dalle esigenze di comprimere Ai riti Gutai seguono le performance degli artisti occidentali.
spazi e i costi, razionalizzando i movimenti e tipizzando forme Nel 1959 Allan Kaprow esegue i 18 Happenings in 6 Parts. L’anno
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dopo Arman scarica 30 tonnellate di spazzatura all’interno della affermato Kenzo Tange. Altri aderenti e simpatizzanti: Masato
galleria Iris Clert di Parigi. Nel 1961 Yves Klein presenterà la Otaka, Fumihiko Maki, Takashi Asada e Arata Isozaki.
Antropométries de L’Epoque blueu, cioé una tela su cui due modelle, Le idee del gruppo vengono esplicitate nel documento
cosparse di colore, si rotolano, mentre un gruppo da camera suona Metabolism 1960, the proposals for new urbanism : le città mal
musica e il pubblico assiste. Infine si forma il gruppo Fluxus e in si adattano alle condizioni di vita moderne; le strutture fisse e
Germania si comincia a parlare di Beuys, in Italia il terribile Piero immodificabili non riescono a interagire con una realtà fluida,
Manzoni nomina Marcel Broodthaers opera d’arte vivente, negli dinamica e mutevole fatta di situazioni, rapporti funzionali, flussi
USA Halprin, Rainer e Schneemann ruotano intorno ai workshop comunicativi; la ricerca dell’ordine e dell’armonico priva il contesto
dell’Judson Dance Theater. urbano dei suoi valori più autentici. Afferma Kawazoe: “La nostra
Attraverso la commistione con il teatro, le discipline artistiche concezione per la città del futuro deve essere tale da comprendere
escono dal chiuso delle accademie; attraggono i giovani che le in sé il disordine, da ricavare in mezzo a esso un nuovo ordine”
percepiscono come pratiche liberatorie e le assimilano alle recite L’estetica metabolista trova un suo naturale sbocco nelle
pubbliche di poeti underground quali Allen Ginsberg e Gregory megastrutture, grandi composizioni alla scala del quartiere o della
Corso, alle rappresentazioni del Living Theatre, ai concerti del rauco città, che inglobano il sistema infrastrutturale. Le strade, le reti e le
Dylan. Si acquista consapevolezza che ogni inconsueta relazione tra canalizzazioni, strappate dalla competenza degli studi di ingegneria,
l’uomo e l’oggetto stimola un originale atteggiamento esistenziale, si trasformano in oggetto di riflessione architettonica, mentre si
diventa fonte di riflessione e veicola valori estetici. A condizione tenta seppellire l’urbanistica, con le sue uniformi zonizzazioni e i
che interagiscano lo spazio che tali oggetti contiene, la materia che suoi astratti standard quantitativi.
li definisce e il corpo che li percepisce. È, in fondo, l’idea, ripresa e aggiornata, del Piano Obus per
Perde importanza la distinzione tra le arti. L’oggetto artistico Algeri di Le Corbusier (1930) o dell’unità di abitazione di Marsiglia
si periferizza per fare posto allo spazio della vita, che ridiventa (1946): un doppio sistema costruttivo fatto da un sistema primario
centrale. Così anche se le performance degli artisti avvengono in ( il nastro stradale o l’ossatura dell’edificio) e uno secondario ( le
un ambiente teatrale fittizio – ma spesso sono allestite nelle strade cellule abitative che con la massima libertà possono essere inserite
o nelle piazze – l’obiettivo é lo spazio concreto, l’esistere di tutti i all’interno della maglia strutturale prefissata). Ma vi è anche
giorni, la realtà metropolitana. qualcosa di più e che proviene dalla riflessione sul concetto di
Il movimento metabolista, che si forma nel 1960 in occasione struttura in questi anni indagato dalle scienze esatte e dalle scienze
della World Design Conference a Tokyo, trasforma l’eredità Gutai sociali e umane ( il libro Anthropologie Structurale di Lévi-Strauss
in riflessione architettonica. è del 1958).
Promotori del gruppo il critico Noborou Kawazoe, Kisho La struttura è un organizzazione, quasi un organismo, che
Kurokawa e Kiynori Kikutake. Punto di riferimento: il già ammette gradi di libertà e può evolvere nel tempo, senza perdere
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coerenza e riconoscibilità. Da qui una città vivente – appunto bassa del portale, su tre distinti livelli, corrono la metropolitana,
metabolica – che garantisce l’identità e la permanenza e, nello stesso l’autostrada, la monorotaia.
tempo, si adatta facilmente al veloce cambiamento dei costumi e Il lavoro didattico negli Stati Uniti, consente a Tange di mettere
delle abitudini. a punto le idee del piano per la Baia di Tokyo (1960), un lavoro che
A essere metabolizzati, e cioé in ultima analisi consumati, sono i avrà enorme influenza sulle ricerche dei Metabolisti e grande eco
prodotti della società del benessere: e in questo senso il metabolismo sulla stampa internazionale. È una città galleggiante, che lega due
è una variante del Pop. Ma, con l’avvertenza, che al caos della scala estremi della baia fondata sul concetto di rete, cioè di un insieme di
umana delle merci si contrappone l’ordine della scala superumana relazioni dirette (stradali, autostradali, metropolitane..). e indirette
della macrostruttura, esattamente come al disordine dei produttori ( telefoniche, telegrafiche..). che sono in grado di integrare funzioni
si contrappone la logica unitaria del mercato o dello Stato. Un altrimenti atomizzate.
elemento questo di collegamento con l’ideologia socialdemocratica Da qui la scelta di un sistema lineare – al posto dei tradizionali
del Team 10, che i giapponesi a più riprese frequentano: nel 1959 schemi radiali o a scacchiera – che consente di organizzare un asse
Tange rappresenta il Giappone all’ultimo CIAM di Otterlo; Maki lungo il quale aggiungere elementi modulari; la netta divisione
partecipa nel 1960 all’incontro del Team 10 in Europa e Kurokava dell’organismo in elementi strutturanti, a cui è garantita una certa
attende alle riunioni del 1962 e del 1966 rispettivamente a permanenza nel tempo, e di completamento, soggetti invece a una
Royaumont ( Francia) e Urbino. Peter e Alison Smithson, Louis maggiore usura e obsolescenza; la interazione di attività diverse e
Kahn e Jan Prouvé sono invitati alla World Design Conference del complementari, accostate liberamente tra di loro.
1960 a Tokyo. Visti a distanza di tempo, i progetti per Boston e Tokyo
Occorre, inoltre, sottolineare i contatti di Tange con la cultura possono essere letti come arrischiate proiezioni verso un futuro
americana. Tra il settembre del 1959 e il febbraio del 1960 ipertecnologico; come il mostruoso e ricorrente sogno dell’architetto
l’architetto giapponese è invitato da Pietro Belluschi presso la di dominare a tutti i costi una crescita metropolitana che gli sfugge.
cattedra di Urbanistica del Massachusset Institute of Technology. Ma negli anni Sessanta – segnati dell’esplosione della motorizzazione,
Tange propone agli studenti il tema di un nucleo residenziale per del dilagare delle autostrade, dal mito del benessere a tutti i costi
25.000 abitanti presso la baia di Boston. Divisi in sette gruppi – la risposta appare convincente: individua una nuova dimensione
di lavoro, gli studenti rispondono con altrettanti progetti. Il più urbanistica per l’architettura; fornisce soluzioni al problema delle
convincente prevede una struttura primaria composta da portali a comunicazioni e delle reti; garantisce alla prefabbricazione di
sezione triangolare che sostengono numerose piattaforme. Alcune componenti standardizzate un ruolo all’interno di una complessa
di queste, collocate all’interno, ospitano il sistema infrastrutturale strategia urbana; razionalizza il caos e il mutamento pianificandolo
di quartiere. Altre, collocate all’esterno, sorreggono nuclei abitativi all’interno di una griglia di riferimento; ridisegna un nuovo ruolo
realizzati con cellule tridimensionali prefabbricate. Nella parte sociale per il progettista, strappandolo da una condizione di esilio
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e di marginalità in cui l’estetica del gesto e del bel segno tendeva vede, loosianamente, qualsiasi ornamentazione come un delitto.
inevitabilmente a porlo. Sempre per l’IBM, nel Thomas J. Watson Research Center (1956-
È però nell’interpretazione poetica del tema che i metabolisti 1961), introduce una forma curvilinea e alterna i freddi pannelli
producono i loro risultati migliori. del curtain wall con muri in pietra. Infine, nello splendido edificio
Tower City (1959) di Kikutake ha una intensa dimensione della Deere & Company (1956-1964) inventa un brise soleil in
paesistica data dallo skyline delle torri che campeggiano su ferro corten che dà profondità alle facciate dell’edificio e, con un
gigantesche piattaforme circolari, ognuna delle quali ospita 3.000 misurato gioco di chiaroscuri, contribuisce all’inserimento nel
abitanti. Marine City (1959) e Ocean City (1960) sono vibranti paesaggio circostante, a sua volta oggetto di una felice opera di
segni a scala territoriale. Agricolural City (1960) di Kurokava landscaping, opera dello studio Sasaki & Walker. Saranno queste
colpisce per il delicato contrasto tra gli elementi strutturanti, opere che gli faranno vincere numerosi premi e contribuiranno
rigidamente ortogonali, e le leggere coperture a tenda che vi si alla crescente fama dell’architetto: per esempio sulla Deere &
ancorano. Helix Structure (1961), sempre di Kurokawa, affascina Company l’antropologo Edward Hall scriverà un saggio dal titolo
per la struttura a spirale, che allude poeticamente al DNA e The Fourth Dimension in Architecture: The Inpact of Building on
all’organismo in crescita. Space City (1962) di Arata Isozaki Man’s Behavior ( La quarta dimensione in architettura: l’impatto
comunica una inquietante tensione, di sapore piranesiano, anche di un edificio sul comportamento umano), nel quale cercherà di
per la scelta di elementi strutturanti cilindrici il cui fusto allude a dimostrare come in questo edificio si celebri un punto di equilibrio
immensi ruderi di colonne doriche. tra uomo e ambiente, quale non si raggiunge in altri uffici, per
quanto firmati da architetti importanti.
1.5 Saarineen: tra storia e tecnologia Tuttavia saranno quattro opere, che poco hanno a che vedere
Grazie al successo che riscuote il campus della General Motors, con la progettazione industriale, che renderanno Saarinen un
completato nel 1956, Eero Saarinen si trova ad affrontare personaggio controverso, amato dagli innovatori e osteggiato dai
nuove commesse provenienti da giganti quali la IBM, la Bell, puristi dell’International Style che lo accusano di giocare con forme
la Deere & Company. Saranno occasioni per approfondire la appariscenti e poco motivate, insomma arbitrarie.
ricerca sui materiali e sui componenti e per sperimentare nuove La prima è l’auditorium del MIT fiancheggiato da una cappella
forme. Nell’edificio della IBM di Roechester (1956-1958), per destinata a funzioni religiose (1950-1955). Per l’auditorium
esempio, mette a punto un pannello ancora più sottile di quello Saarinen sceglie una vela in cemento armato che occupa mezzo
adoperato per gli edifici della General Motors e sperimenta, con acro di terreno, è lunga oltre 50 metri ed alta più di 15 nel cui
pannelli segnati da strisce azzurre e blu alternate, l’uso del colore, interno trovano posto al piano inferiore un teatro e a quello
intendendolo in funzione puramente decorativa e sollevando così superiore una sala per musica di 1238 posti. La cappella è invece
le obiezioni di alcuni critici ancora fermi al mito funzionalista che un edificio cilindrico in mattoni, leggermente incassato rispetto al
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terreno, caratterizzato all’esterno da un giro di archi e all’interno da testimonia il fatto che da lì a qualche anno Kenzo Tange userà
una vibrante scultura metallica, disegnata da Harry Bertoia. Non forme simili per i palazzetti dello sport destinati alle Olimpiadi
si potrebbe immaginare un contrasto più efficace di forme: da un di Tokyo del 1964. Lo stadio per l’Hockey risente, infatti, di un
lato una avveniristica, quale la vela, aperta alla luce e realizzata in nuovo sentire plastico, distante dagli stereotipi formali che avevano
cemento armato e, dall’altro, una semplice, quasi arcaica realizzata caratterizzato gli anni precedenti: lo stesso che porta Niemeyer a
con un materiale antichissimo quale il mattone. Bruno Zevi, in un realizzare gli edifici di Brasilia (1958-60), Wright a progettare la
articolo pubblicato su l’Architettura, sintetizza lo sgomento degli Sinagoga Beth Solomon ad Elkins Park (1959) e Utzon a disegnare
addetti ai lavori davanti a questi due insoliti edifici con una frase la Sidney Opera House, un progetto, tra l’altro, ben conosciuto da
di Eugenio Montuori “già eravamo confusi tra il funzionalismo Saarinen che, in qualità di giurato del concorso avvenuto nel 1957,
e l’approccio organico, tra Le Corbusier e Wright. Adesso arriva lo sponsorizza, determinandone la vittoria.
Saarinen che predica il più totale irrazionalismo”. E il critico Il terzo progetto controverso disegnato da Saarinen è il Morse
stesso considera l’opera un errore, anche se interessante come lo and Stiles Colleges (1958-62), sempre a Yale. Il complesso si
può essere il progetto,per quanto sbagliato, di uno dei più bravi confronta con il contesto circostante: da qui una esedra che ricorda
architetti della sua generazione. modelli della tradizione classica e due corti che hanno la funzione
In realtà, più che un errore, la vela e il cilindro per il MIT di raccordare la nuova costruzione con gli edifici preesistenti. Anche
esplicitano una nuova condizione. Quella del progettista degli anni la scelta dei materiali è originale: un calcestruzzo con all’interno
Cinquanta in bilico tra due alternative: tra il recuperare il rapporto sassi di varie misure – l’espediente è ripreso da Wright che lo
con il passato, la storia, e il continuare una ricerca che pone in ha utilizzato a Taliesin-che lo fanno apparire come un materiale
primo piano l’innovazione tecnologica. Saarinen diversamente da più naturale che artificiale. Mentre a esaltare l’impatto plastico
Louis Kahn, che come vedremo punterà direttamente sulla storia, dell’organismo provvede il gioco delle possenti masse murarie
rifiuterà di fare una scelta unilaterale e cercherà una strada per avanzanti e rientranti a formare una composizione che da alcuni è
contemperarle entrambe. stata definita neo-gotica. Tuttavia, per quanto saturo di riferimenti
A cominciare dallo stadio per l’Hockey che realizza a Yale tra il storici il complesso ha un’aria decisamente moderna e sicuramente
1956 e il 1959 ( è interessante notare la coincidenza che, oberato erronea, come riconoscerà successivamente, è la critica di Reyner
dal lavoro, Saarinen nello stesso periodo non può accettare di Banham il quale, definendolo disgustoso, aggiunge: “è difficile
realizzare l’ampliamento della Yale Art Gallery per la quale, al suo immaginare un più lampante, a buon mercato e malvagio modo di
posto, propone Louis Kahn: ne parleremo nel prossimo paragrafo). stilizzare il cemento armato per farlo apparire romantico”.
Lo stadio ha una forma inusuale. Sembra quasi una balena; ricorda Non meno polemiche, anche se molti non esiteranno a definirlo
anche una pagoda, soprattutto nella zona in cui il tetto quasi si uno dei più felici capolavori del dopoguerra, susciterà il Trans World
apre per fare spazio all’ingresso. E che vi sia un’aria orientale lo Aerlines Terminal della TWA a New York (1956-62). In questa
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struttura, Saarinen, evita citazioni troppo esplicite all’architettura rivestite in mattoni e abilmente disposte all’interno del contesto
del passato per suggerire l’idea stessa del volo. Ma lo fa realizzando naturale, presso Helsingor. Nulla quindi fa pensare che di lì a poco
una struttura che ricorda vagamente, negli spazi interni, le possenti sarebbe assurto agli onori della cronaca e proclamato vincitore
armature romane: “l’edificio della Twa – dirà nel 1961 prima di di una delle prime importanti consultazioni internazionali del
ammalarsi – sta cominciando ad apparire meraviglioso. Se qualcosa dopoguerra, tanto più che la sua proposta si discosta sensibilmente
succederà e si dovesse decidere di lasciare incompiuti i lavori dalle altre: invece di edificio a sé stante, Utzon propone un segno
lasciandoli allo stato in cui sono adesso, apparirà come una bella alla scala del paesaggio costituito da un grande zoccolo in pietra su
rovina, come le terme di Caracalla”. Un riferimento che non basterà cui sono adagiati dei gusci, per alcuni dei ventagli, per altri delle
a placare le ire di critici quali Vincent Scully o Alan Colquhoun vele. Il vantaggio di questa scelta è duplice: per chi dovrà vedere
che vedono il Terminal come una mera operazione pubblicitaria, l’edificio dal mare, si presenterà come un antichissimo spazio
un biglietto da visita della TWA buono solo a soddisfare un cerimoniale realizzato sul promontorio e, grazie allo zoccolo-
pubblico assetato di novità. Eppure, come sostiene Kauffmann, piattaforma, pensato in stretta osmosi con questo, per chi lo vedrà
è una delle poche realizzazioni che presenta uno spazio interno dalla città come una struttura plastica tridimensionale, che, grazie
straordinariamente affascinante e complesso, una orchestrazione alla curvatura dei gusci, non richiede un punto di vista privilegiato,
di forme curve immediatamente comprensibili all’osservatore per ed è egualmente interessante sia sui lati che dall’alto.
la loro corrispondenza bilaterale attorno a un ambiente centrale Numerose voci circolano, sin dal primo momento, sul perché
dove la luce penetra da ogni direzione. Insomma un capolavoro di una scelta così inconsueta che premia un outsider. Quasi tutte
che mostra come rinnovare la tradizione del Movimento Moderno attribuiscono la vittoria del giovane danese al deciso appoggio di
senza cadere nella nostalgia della storia e del monumentalismo, due Eero Saarinen, uno tra i più autorevoli giurati, che fa di tutto – si
temi che a partire dagli anni Sessanta, domineranno buona parte dice: addirittura tirando fuori i disegni dal pacco degli esclusi –
del dibattito architettonico al quale purtroppo lui, Eero Saarinen, il per far premiare il progetto di un edificio coraggioso le cui forme
progettista più dotato della sua generazione, non potrà partecipare ricordano il suo progetto per il Terminal della Twa a New York,
perché si spegnerà nel 1961, ad appena 51 anni. anche queste vigorosamnente sensuali e non prive di riferimenti
alla poetica organica. Ma una poetica organica che evita un
1.6 Utzon e la Sidney Opera House coinvolgimento troppo stretto con la natura – e non è un caso che
Quando nel novembre del 1956 il danese Jorn Utzon consegna Wright interrogato a proposito dai giornali, stronca il progetto di
il progetto per la Sydney Opera House ha 38 anni ed al suo Utzon parlando di tendone da circo – e si orienta invece su immagini
attivo poche, anche se interessanti realizzazioni. Tra queste la sua cariche di energia, fortemente gestuali. Forme che verranno, invece,
abitazione in stile usoniano ( Utzon apprezza Wright ed è stato per apprezzate dagli artisti situazionisti e in particolare dal pittore
un breve tempo ospite a Taliesin) e un complesso di case a patio danese Asger Jorn, uno dei fondatori del gruppo COBRA, che
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le vedranno quale valido antidoto sia al taylorismo funzionalista le aule, concepite come microcosmi familiari, e gli spazi comuni
sia agli eccessi naturalistici dei seguaci dell’architettura organica intesi come luogo dell’incontro e dello scambio. Le prime sono
propriamente detta. caratterizzate da una pianta esagonale, hanno uno stretto rapporto
Ad affiancare Utzon in un incarico così complesso è la società con lo spazio circostante – un cortile o una terrazza dove fare lezione
di ingegneria Arup. Insieme rivedono il progetto infinite volte al all’aperto-, emergono come volumi e sono illuminate dall’alto
fine di trovare un modello matematico e concettuale in grado di su tutti i lati. Gli spazi comuni gravitano su un atrio lungo un
rendere realizzabile il disegno di forme così inusuali. Su intuizione centinaio di metri che lega i nuclei delle classi e affaccia su un cortile
di Utzon, si opta, infine, per volte pensate come ricavate dal taglio di forma approssimativamente semicircolare alle cui estremità sono
di una sfera: ciò permette a una maggiore semplicità dei calcoli e localizzati l’aula magna esagonale e la sala per la musica circolare
la prefabbricazione dei componenti dei gusci. Nonostante il duro (quest’ultima non è stata realizzata). L’edificio, nonostante la sua
lavoro di Utzon e del suo team, i lavori procedono a rilento e le apparente complessità, rivela padronanza di forme e chiarezza di
spese si moltiplicano. Nel 1966, a dieci anni dal concorso, Utzon relazioni e funziona come un organismo. L’unità minima, cioè la
viene bruscamente licenziato e il lavoro fatto completare ad altri. Per classe, come una cellula, ha un suo nucleo intorno a cui gravitano
quanto manomesso e rimaneggiato, una volta completato l’edificio elementi funzionali minimi. Questa, a sua volta, è l’elemento
diventa il simbolo di Sidney. Testimonia che è possibile, anche in costitutivo di un tessuto che gravita su servizi di rango più elevato.
tempi contemporanei, realizzare opere che hanno una forte capacità I tessuti, infine, compongono un sistema organico vivificato dalle
di presa sui cittadini, ma soprattutto che l’International Style è più importanti attrezzature collettive.
oramai morto e sepolto. Al suo posto si delinea un’architettura che La logica compositiva messa a punto da Scharoun ricorda quella
dialoga con la dimensione territoriale, le cui valenze – esattamente relazionale che in questi stessi anni stanno sperimentando gli
come succederà con le opere del suo mentore Saarinen – verranno architetti del Team 10: in fondo, tra questa scuola e l’orfanotrofio
interamente sondate solo dopo diversi decenni. di van Eyck vi sono più analogie che differenze. E analogie si
possono riscontrare anche con il lavoro di Louis Kahn, anch’esso
1.7 Scharoun: due capolavori teso all’approntamento di organismi.
Nonostante il successo dell’innovativo progetto di scuola Nel 1956 Scharoun lavora al progetto per la Filarmonica di
presentato nel 1951 a Darmstadt – ne abbiamo parlato nel capitolo Berlino. Può così finalmente, dopo le cocenti delusioni a seguito
precedente – la prima occasione concreta per realizzare un edificio dei concorsi vinti e non realizzati, costruire un edificio di notevole
scolastico si presente a Scharoun solo nel 1955, con l’incarico per il importanza. La sala, completata nel 1963, si basa su un principio
Liceo Geschwister-Scholl a Lünen in Westfalia. L’edificio, destinato estremamente semplice: disporre gli spettatori in circolo attorno
a un liceo linguistico femminile e completato nel 1962, riprende ai musicisti, evitando la disposizione frontale. Scharoun lo attua
l’idea di un modello scolastico alternativo fondato sul rapporto tra organizzando i posti in un piacevole sistema di terrazze e giocando
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su una geometria che, oltre a soddisfare le esigenze funzionali ( si corridoio tipico delle città ottocentesche, consentire piacevoli
pensi agli eleganti elementi curvi che disegnano il soffitto e insieme effetti prospettici e trasformare quello che, altrimenti sarebbe lo
ottimizzano l’acustica) contribuisce a creare una forte sensazione spazio interno di una corte, in un parco-giardino che si affaccia
di centralità. A controbilanciare la quale, così come negli altri su una delle vie cittadine. All’interno la sala principale su quattro
progetti elaborati sullo stesso tema, corrisponde lo spazio fluido livelli, illuminata dalla luce diffusa che proviene dai lucernari, è
del foyer, articolato su diversi livelli, legati tra loro attraverso una progettata come uno spazio urbano al coperto che si affianca –
coinvolgente dialettica spaziale. Dicevamo prima di aspetti che considerato anche il clima particolarmente rigido della città – a
legano la ricerca organica di Scharoun con quelle del Team 10. quello della strada.
Uno dei suoi esponenti di punta, Jaap Bakema, così commenta, Ad un concorso del 1949 risale il Politecnico di Helsinki, ad
in termini entusiastici, il foyer: “le vie di accesso e di fuga, le scale, Otaniemi, realizzato tra il 1953 e il 1966. Qui Aalto segue una
le gallerie e gli ascensori…sembrano impartire una lezione di strategia solo apparentemente opposta rispetto a quella messa in
urbanistica, i cui principi progettuali mi auguro verranno estesi alla atto all’Istituto Nazionale per la Previdenza perché parte da edifici
città”. E che di un edificio alla scala urbana si tratta, lo testimonia tra loro separati e non da un unico blocco. Ma per raggiungere il
l’aspetto esterno risolto con una immagine folgorante che ricorda medesimo risultato di un impianto che è caratterizzato allo stesso
insieme una fortezza e un’arca e che, grazie al rivestimento dorato, tempo da un disegno unitario e dalla articolazione delle sue parti.
trasforma la Filamornica in un landmark urbano che anticipa di A caratterizzare Otaniemi è il grande spazio verde coronato
quaranta anni il Guggenheim di Bilbao con le sue luccicanti scaglie dall’edificio principale a forma semicircolare, che come una grande
di titanio. abside è il punto focale dell’intera composizione.
Tra i numerosi edifici progettati da Aalto vi è la Chiesa delle Tre
1.8 Aalto e i lavori della maturità Croci a Imatra (1955-58) caratterizzato dalle tre curve dell’Aula
Nel 1957 Aalto completa l’edificio dell’Istituto Nazionale per principale: ospitano un ingegnoso sistema di pareti a scorrere che
la Previdenza ad Helsinki, un lavoro iniziato nel 1952 a seguito servono a suddividere, quando se ne presenti la necessità, lo spazio
di un concorso svoltosi nel 1948. L’edificio riflette abbastanza interno.
bene la strategia urbana dell’architetto: è un organismo unitario Le tre curve della chiesa preannunciano un modo di comporre le
caratterizzato dall’uso un medesimo materiale, il mattone, e di forme “a ventaglio” che diventerà uno dei trade mark dell’architettura
un medesimo tipo di finestre a nastro ma, allo stesso tempo, si aaltiana. La sperimenterà nel Centro culturale a Wolfsburg (1958-
articola per volumi in modo tale da apparire come un insieme di 62), nella Casa torre Neue Vahr a Brema (1959-62), nella Casa
corpi di fabbrica differenti. Questi, pur seguendo ordinatamente dello studente a Otaniemi (1964-66), nella biblioteca a Seinäjoki
gli allineamenti stradali, si dispongono con una sufficiente libertà (1963-65), nella Biblioteca a Rovaniemi (1965/68). L’idea è ripresa
spaziale lungo il perimetro del lotto per evitare l’effetto strada- dalla natura: dai gusci delle conchiglie, dalle linee frammentate dei
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fiordi. Ma la ripetizione quasi ossessiva di questi motivi geometrici, il Medical Research Building per l’Università di Pennsilvania.
insieme a una ricerca di effetti retorici e monumentali che con il Iniziato nel 1957 il Medical Research Building, riflette l’estetica
passare del tempo prendono il sopravvento ( lo si vede anche nella brutalista e l’approccio geometrico di Kahn che non esita a
scelta del materiale per i rivestimenti che diventa, di preferenza, il mostrare a vista la struttura dei solai appoggiati su travi vierendeel
marmo) portano ad una inaridirsi della vena poetica del maestro e, delimitandoli in volumi in cemento rivestiti in mattoni, i
finlandese che tende a ripetere se stesso con opere tutte di altissima condotti attraverso i quali passano i tubi degli impianti e quelli
qualità ma nessuna più all’altezza dei capolavori dei periodi in cui sono ubicate le scale. In pianta il complesso è composto
precedenti. dall’accostamento di torri a pianta quadrata secondo il principio
dell’insieme inteso come una “società” di spazi uguali o modulari.
1.9 Kahn e la linea della nostalgia Gli edifici, frammentati in blocchi longilinei e slanciati verso
Nel 1959 Louis Kahn è invitato in Europa al CIAM di Otterlo l’alto anche grazie ai condotti posti all’esterno, ricordano le torri
dagli amici del Team 10. Durante il viaggio, visita la chiesa di medioevali ed il Larkin Building di Wright ma per certi dettagli
Ronchamp e la cittadina di Carcassonne, rimanendo impressionato strutturali, si osservi per esempio la soluzione d’angolo della
da quest’ultima: come testimoniano i numerosi disegni del suo struttura del solaio e l’entrata posta sulla diagonale, la Scuola
taccuino (33 contro i due di Ronchamp), Kahn è, infatti, attratto più all’aria aperta di Duiker. Giudicato un capolavoro dell’architettura
dalla forza e dalla gravitas dei muri in pietra del borgo medioevale contemporanea, l’edificio ancor prima di essere completato
che dal linguaggio fortemente gestuale, ma strutturalmente poco viene, nel 1961, per interessamento di Philip Johnson, esposto al
chiaro, del capolavoro lecorbusieriano. Visita anche l’orfanotrofio di Museum of Modern Art di New York. Per Kahn tuttavia si tratta
Aldo van Eyck (1955-1960), un edificio che ha più di qualche punto di un’opera di transizione non all’altezza dello Yewish Community
di contatto con il suo progetto per lo Jewish Community Center. Center, per quanto quest’ultima sia stata un’opera completata solo
Li accomuna l’articolazione dello spazio in piccoli padiglioni che si in minima parte”.Se il mondo – affermerà – mi scoprì dopo che
aggregano formando spazi più grandi, l’abbandono dell’ortodossia io ho disegnato il Richards Towers Building, io scoprii me stesso
dell’International Style, la ricerca di forti effetti di luci e ombre dopo aver progettato quel piccolo edificio in blocchetti di cemento
e la volontà di recuperare all’architettura una dimensione al di a Trenton”.
fuori del tempo, non priva di accenni arcaici. Ad Otterlo Kahn è Realizzata tra il 1959 e il 1969 è la First Unitarian Church and
invitato a tenere una conferenza nella quale dichiara che lo spazio School a Roechester. Qui l’influsso del primo Wright è ancora
contemporaneo non è molto diverso da quello rinascimentale e più evidente. Dall’Unity Temple Kahn riprende l’impianto
in cui presenta lo Jewish Community Center a Trenton, gli studi distributivo composto da due corpi di fabbrica, uno più grande
per la città di Filadelfia che verranno particolarmente apprezzati e e uno più piccolo, collegati tra loro tramite una corta manica
saranno pubblicati nel manifesto del gruppo, il Team 10 Primer, e nella quale è posto l’ingresso. Le masse dell’edificio più grande
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ricordano gli organismi rinascimentali e prerinascimentali a pianta in modo tale da guardare tutte verso il mare e, dietro, i laboratori
centrale: un coronamento di spazi ad altezza ridotta circonda in forma di open space affiancati, in base al principio della
l’aula a base quadrata che, grazie a quattro alti lucernari, posti separazione tra spazi serventi e serviti, da sottostanti piani tecnici
alle quattro estremità, spicca verso l’alto. Abolite le finestre, che per il passaggio degli impianti. Materiali usati per la costruzione:
avrebbero frammentato i prospetti, l’edificio è scandito da recessi il cemento a faccia vista trattato con cura maniacale ( Kahn arriva
murari che ritmano, con un gioco dai forti effetti chiaroscurali, il a fornire i disegni dei diversi getti in modo da progettare anche le
volume chiuso ed introverso: esattamente il contrario dell’effetto linee che li separano) e i tamponamenti in legno degli studi. Ne
di leggerezza e trasparenza perseguito dai geometricamente astratti viene fuori uno studiato contrasto tra naturale e artificiale in linea
edifici dell’International Style. Anche in quest’opera è notevole il con la contrapposizione tra l’impianto rigidamente geometrico
trattamento delle coperture. Quella della grande aula, in cemento della costruzione e l’informalità del luogo. A contribuire al
a faccia vista, si caratterizza come un potente organismo plastico carattere scenografico della piazza, concepita come un vuoto, un
dal quale, attraverso i tagli dei quattro lucernari, proviene una luce luogo silenzioso, quasi claustrale, gioca una sottile linea d’acqua
radente che dona una particolare aurea sacrale allo spazio. Vi sono, che la taglia in due e che, all’estremità, si trasforma in una fontana
infine, i singoli ambienti, disegnati come se fossero organismi tra che idealmente confluisce verso l’oceano. Considerato da molti
loro staccati secondo il principio che abbiamo visto in precedenza critici come il capolavoro dell’architetto, il Salk Insitute si offre
della “società” di spazi. Nel loro ineccepibile proporzionamento, come un edificio anti-moderno in antitesi con lo sperimentalismo
Kahn deve aver usato come fonte di ispirazione la lettura del libro aperto del Team 10, con il quale, alla fine, Kahn mostra di aver
di Wittkower, Architectural Principles in the Age of Umanism, un sempre meno in comune ed è in un ancora più aperto contrasto
testo fondamentale nello svelare i complessi principi geometrici con gli edifici, che tendono ad assimilare il caos creativo della
degli edifici del 1400, uscito nel 1956 e donatogli dallo stesso metropoli, progettati negli stessi anni dai gruppi di avanguardia
autore. quali i metabolisti, gli Archigram, i radical. A rifarsi alla sua lezione,
Sempre a partire dal 1959 (l’opera sarà completata nel 1965), ma non senza sviamenti, travisamenti e semplificazioni, saranno le
Kahn è impegnato alla realizzazione del Salk Institute, a La Jolla, correnti storiciste e nostalgiche che nel dopoguerra ripopoleranno
California, commissionatogli da Jonas Salk, lo scopritore del la scena architettonica.
vaccino contro la polio, con il proposito di realizzare un complesso
interdisciplinare dove “Picasso avrebbe potuto incontrarsi con gli 1.10 Inquietudini italiane
scienziati”. Dopo numerose ipotesi, lo schema prescelto consiste È durante la seconda metà degli anni Cinquanta che si completano
in due edifici tra loro paralleli che delimitano una piazza all’aperto la Bottega di Erasmo di Gabetti e Isola a Torino, la Palazzina INAIL
che si apre, su un lato, verso l’oceano. I due corpi di fabbrica di Samonà a Venezia, la Casa alle Zattere di Gardella a Venezia, la
contengono gli studi degli scienziati le cui facciate sono inclinate Torre Velasca di BBPR a Milano. Sono opere orientate in senso
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storicista, se non nostalgico, che segnano il definitivo distacco da una duplice fila di finestrelle romboidali), da un corpo centrale
dell’architettura italiana dalle ben più interessanti ricerche, sia in e da un coronamento con tetto inclinato, la Casa alle Zattere “vibra
senso espressionista che neobrutalista, che si sviluppano negli stessi all’unisono con le cortine dell’edilizia veneziana che si affaccia sul
anni negli Stati Uniti e in Europa. canale”, tuttavia testimonia della incapacità creativa dettata da un
La Bottega di Erasmo (1953-1956), realizzata a Torino da atteggiamento alla fine suicida che, piuttosto che reinterpretare la
Gabetti e Isola, si inserisce nel contesto urbano, segnato dalla storia e la tradizione, come per esempio aveva fatto Wright con il
presenza della Mole dell’Antonelli, ostentando una vocazione Masieri Memorial progettato nel 1953 sul Canal Grande ma mai
decorativa ai limiti del kitsch per il compiaciuto gioco dei dettagli, realizzato per ottusità burocratiche, si limita a fargli il verso.
per la pluralità dei materiali, per la presenza di elementi costruttivi La Torre Velasca (1950-1958) di BBPR rappresenta per molti
desueti quali i bovindo. Non mancano allusioni all’ordine gigante commentatori, una delle massime opere italiane del periodo. Con
con fasce di mattoni a cui sono intervallati spigolosi balconi decorati il suo aspetto vagamente neomedioevale, quasi da antica torre
con parapetti in ferro battuto o con coppie di lastre di cemento comunale, sottolineato dalla struttura portante a vista che ricorda
simmetricamente disposte ma tra loro leggermente scostate, al quella degli edifici gotici, rappresenta uno dei principali landmark
fine di realizzare un’ulteriore vibrazione chiaroscurale con un del panorama urbano milanese. Paragonata con il coevo Seagram
linguaggio ammiccante e compiacente, non privo di riferimenti building di Mies van der Rohe (1954-1958) testimonia della
neomedioevali. oramai abissale distanza che separa le ricerche italiane da quelle
La Palazzina dell’INAIL di Samonà a Venezia (1950-1956), pur americane o europee.
senza cadere negli eccessi decorativi di Gabetti e Isola, punta sulle Con il numero di aprile-maggio del 1957, la rivista Casabella
variazioni cromatiche e sugli effetti chiaroscurali per inserirsi nel Continuità si fa promotrice delle nuove istanze pubblicando, oltre
difficile contesto lagunare. Da qui l’alternarsi del cemento e della a un bilancio dell’esperienza del quartiere Tiburtino di Quaroni e
pietra, l’uso di colori quali il rosso, il blu,il bianco e il grigio e il Ridolfi, i lavori di Ridolfi tra cui le Torri di viale Etiopia, la Bottega
delicato susseguirsi di rientranze e di sporgenze con ritmi anche di Erasmo e la Borsa Valori di Gabetti e Isola, una recensione di un
minuti ma, comunque, gestiti all’interno di un disegno unitario. volume di Tuschuoli Madsen, Sources of Art Noveau, sul Liberty
Nella Casa alle Zattere a Venezia (1954-1958) Gardella mette e un saggio sulla Scuola di Amsterdam. Il numero sancisce, di
in scena uno studiato andamento pittorico caratterizzato dalle fatto, la nascita di un movimento che investirà numerosi architetti,
elegantemente disposte, ma apparentemente casuali, bucature dei soprattutto dell’area piemontese e lombarda e verrà chiamato
prospetti. A rendere contestuale l’opera, provvedono i balconi i cui Neoliberty, con un nome che Paolo Portoghesi conierà l’anno
parapetti hanno un disegno – a dire il vero, non poco stucchevole successivo.
– che ricorda i merletti veneziani. Composta, come molte altre Contro il Neoliberty, con un articolo apparso nell’aprile del
opere del periodo, da un basamento ( in questo caso punteggiato 1959 sul The Architectural Review, si scaglia Reyner Banham,
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che accusa l’Italia di ritirata dal Movimento Moderno. Secondo il 1.11 Altre tendenze in Italia
critico, i lavori di Gabetti e Isola nonché di altri giovani architetti Non tutta l’architettura italiana della seconda metà degli anni
che gravitano intorno a Casabella Continuità, quali Gae Aulenti, Cinquanta è percorsa da ansie storiciste. A Milano, Vittoriano
Gregotti, Meneghetti, Stoppino, e gli articoli a loro difesa scritti Vigano realizza l’Istituto Marchiondi Spagliardi (1953-1957):
da Aldo Rossi rappresentano un fatale passo indietro. L’accusa di vigorosamente scandito da setti in cemento armato a faccia vista,
Banham è, per quanto severa, circostanziata. Evita di fare di tutta risente della poetica brutalista di le Corbusier e degli esponenti del
un’erba un fascio: dalla critica sono esclusi Quaroni con il villaggio Team 10.
la Martella, il Moretti della Casa del Girasole e non è toccato, se non Al Le Corbusier del piano Obus di Algeri si ispira Carlo Daneri
come direttore della rivista, Rogers. Lo scritto, non accenna, infatti, nel quartiere di Forte Quezzi (1956-1958), un segno alla scala
alla Torre Velasca ( che sarà, invece, oggetto di fortissime critiche, ai territoriale che si adagia sulle curve di livello del movimentato
successivi incontri del CIAM). Ciò non evita la pronta e risentita paesaggio genovese.
la reazione di Rogers che si sente attaccato in prima persona in Nel 1959, Quaroni licenzia il progetto per il quartiere CEP
quanto punto di riferimento dei nuovi fermenti storicisti: risponde alle Barene di San Giuliano a Venezia-Mestre proponendo alcuni
con un articolo apparso su Casabellla Continuità nel giugno grandi edifici a corte, a forma circolare, aperti verso il paesaggio
del 1959. Accusa Banham di essere un custode dei frigidaries. lagunare: una decisa autocritica rispetto alle precedenti posizioni
Rivendica l’importanza della ricerca italiana e di “tutti coloro che neorealiste, alla poetica intimista del borgo e dell’unità di vicinato
tentano di evadere…il conformismo e il formalismo”: Gardellla, attraverso il recupero del disegno alla grande scala, e una decisa
Ridolfi, Micheluccci, Albini, Samonà. Sostiene che se il termine scelta di campo per un approccio orientato in senso paesistico,
di Neoliberty si può applicare alla Bottega di Erasmo di Gabetti e secondo una strategia sperimentata da Kenzo Tange nei progetti
Isola, per gli altri giovani si dovrebbero utilizzare altri riferimenti: per la baia di Tokyo e dagli americani sensibili alle teorie dell’Urban
per esempio, il neoespressionismo olandese per l’Aulenti e Design.
l’eclettismo boitiano e berlaghiano per Gregotti. Ammette, infine, Vi sono poi le grandi opere di ingegneria: gli eleganti viadotti
qualche eccesso. Ma sostiene che cambiamenti, non meno rilevanti, realizzati da Morandi e le esili strutture in cemento armato progettate
si registrano anche nelle architetture dei Maestri: “Le Corbusier ha da Pier Luigi Nervi: tra queste lo stadio Flaminio(1958-59) a
creato Chandigarh con l’eco di tutta l’India, Gropius l’Ambasciata Roma costruito in occasione delle Olimpiadi del 1960. Tra il
di Atene, immersa nella storia greca, Mies un monumento con il 1955 e il 1958 lo stesso Nervi, in collaborazione con Arturo
grattacielo di Park Avenue a New York e Wright, prima di morire, Danusso, progetta le strutture di un’opera di Gio Ponti che, per
aveva disegnato opere che pur conseguentissime nello spirito, non molti aspetti, rappresenta l’antitesi alla Torre Velasca: il Grattacielo
potrebbero essere confinate nella lettera di tante sue dichiarazioni Pirelli. Moderno e tecnologicamente ineccepibile, grazie ad un
precedenti”. curtain wall in alluminio color argento, il grattacielo di Ponti
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non cade in alcuna trappola sentimental-storicista. Nello stesso un edificio di Matteo Carnalivari, e, insieme, con le opere d’arte.
tempo, si distacca dalle secche dello stile internazionale, evitando Li affronta concependo il proprio intervento come medium che
la banalità del prisma scatolare vetrato. Il collocamento di due scale lega entrambi in una sintesi, a permettere la quale è la sensibilità
di sicurezza a pianta triangolare nelle testate, oltre ad un efficiente artistica del progettista il quale solo può organizzare un percorso a
sistema di deflusso in caso di evento calamitoso, determina, infatti, reazione poetica, valorizzando ogni punto di vista e il segreto gioco
in alzato, la realizzazione di due fasce di muratura, sfuggenti perché di corrispondenze degli oggetti tra loro e di questi con la luce. A
inclinate. Hanno il delicato compito di inquadrare il curtain wall, tal fine mette all’opera uno straordinario talento artigianale che gli
eliminando l’effetto glass-box nonché di dissolvere i prospetti consente di evitare soluzioni stereotipate, realizzando caso per caso
laterali riducendoli a un semplice e sottile taglio, un vuoto che si gli apparati scenografici – dal fondo al supporto – che soli possono
manifesta in forma di ombra rendendo l’edificio esile e svettante. rendere la fruizione delle opere d’arte un’esperienza irripetibile. Il
risultato è un unicum, immodificabile in cui architettura e opere
1.12 Due poeti: Scarpa e Michelucci d’arte si fondono. Da qui l’immenso fascino ma anche la scarsa
Figura a sé stante è il veneziano Carlo Scarpa. Accomunato a funzionalità degli allestimenti scarpiani che non tollerano il più
Ridolfi dalla passione per la tradizione artigianale e a Rogers per piccolo aggiustamento, la minima sostituzione nel tempo, pena
l’attenzione al passato, Scarpa li supera entrambi per potenza la perdita di quell’aura che l’architetto artista è stato capace di
poetica ed espressiva e per una intensità di dialogo con la realizzare con un così complesso gioco di corrispondenze e relazioni.
contemporaneità che riesce a metabolizzare la lezione dei grandi Nella casa Veritti a Udine (1955-61), Scarpa riprende il lessico
Maestri. Con la casa Romanelli di Udine (1950-55) Scarpa sembra wrightiano, soprattutto nei partiti decorativi, ma per separarsene
orientarsi decisamente per l’architettura organica, riprendendo sin definitivamente. L’insieme, infatti, piuttosto che ricordare il
troppo scopertamente il lessico di Wright, tanto da sfiorare, come disegno disteso delle Prarie o delle Usonian, appare come un
ammetterà più tardi, “il limite dell’adulazione”. Esercizi in stile collage di frammenti, un insieme elegante ma estenuato di forme.
wrightiano sono gli interventi ai giardini della Biennale di Venezia: Un esercizio di scrittura, di sapore manierista, dove le diverse
il Padiglione provvisorio del libro (1950), la Biglietteria e il Nuovo geometrie e i materiali sono fatti interagire, a volte scontrare tra
ingresso (1952), la Corte giardino del Padiglione Italia (1952) e loro, al fine di sondarne la compatibilità.
il più maturo Padiglione del Venezuela (1954-56), ottenuto dallo Nel negozio Olivetti di Venezia (1957-58) Scarpa interviene
slittamento di due prismi, che si smaterializzano entrambi nella in un ambiente stretto e lungo articolandolo magistralmente con
zona superiore con una finestra-lucernario in cui il vetro è alternato un secondo piano a cui si accede tramite una scala i cui gradini,
a fasce piene. realizzati con spessi masselli in pietra, quasi librano nell’aria,
Nella Galleria nazionale di Palazzo Abatellis a Palermo (1953- ricordando la scomposizione per piani di De Stijl. Scandisce le
54) Scarpa si trova a dover dialogare insieme con la preesistenza, pareti con pannelli chiari ritmati da fasce in legno o dai vuoti delle
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finestre, allineati tutti a una stessa quota grazie ad un sottostante un edificio che ruota intorno a un salone principale, progettato
basamento in pietra grigia che ha il compito di proteggere i muri come fosse una piazza su cui si affacciano gli altri ambienti interni.
dall’acqua alta. Inventa un nuovo tipo di pavimento alla veneziana Progettato in sezione, lo spazio è scandito, così come avviene nei
realizzandolo con inserti rettangolari in marmo colorato. Disegna le migliori edifici toscani, dall’ordinata sequenza dei pilastri. A fargli
vetrine come se fossero dei vassoi sui quali esporre i preziosi prodotti assumere una valenza espressiva provvede la copertura inclinata,
della Olivetti. Gioca con i chiaroscuri grazie alle trame dei grigliati ritmata da travi triangolari intervallate da voltine per creare decisi
in ferro e in legno. Rendendo incantato, quasi magico, il clima effetti chiaroscurali e il gioco della luce diretta che arriva dai lati,
che si respira nel negozio, Scarpa riesce così, nello stesso tempo, come all’interno della navata di una chiesa.
a celebrare l’unicità del luogo – piazza San Marco – e del design Interessato alla dialettica degli spazi, alla dinamica dei percorsi,
di uno delle più importanti imprese che nell’Italia del dopoguerra all’informalità del gesto creativo che permette all’architettura
hanno il coraggio – grazie ad un imprenditore illuminato: Adriano un dialogo originario con la natura, Michelucci realizza diverse
Olivetti – di puntare sull’innovazione. chiese: a Collina di Pontelungo (1952-54), al villaggio operaio di
Nel museo di Castelvecchio a Verona (1958-64) Scarpa ripete Larderello (1954-57), al villaggio Belvedere a Pistoia (1960-63),
il miracolo di Palazzo Abatellis. Di un virtuosismo senza pari è sull’Autostrada del Sole a Campi Bisenzio (1961-64).
il disegno degli interni. Ma l’invenzione è nella scelta di lasciare Quest’ultima è sicuramente il suo capolavoro. Concepita come
all’esterno l’edificio incompleto, collocando in una posizione una tenda, un momento di sosta transitorio lungo la strada, la
strategica la scala equestre di Cangrande della Scala. La statua chiesa si impone per la sua coinvolgente espressività, sottolineata
riacquista il fascino della propria passata grandezza mentre il all’esterno dal contorcersi delle curve e dalla forte matericità
rapporto con il non finito dell’edificio suggerisce, romanticamente, delle pietre, del rame, del cemento armato. Mentre all’interno si
la dirompente tragicità della storia. è conquistati dallo spazio avvolgente che si snoda – punteggiato
Estenuata in un gioco di preziosi dettagli è la Fondazione Querini- dalle forme organiche delle strutture, scolpite come se fossero le
Stampalia (1961-63) di Venezia dove Scarpa riesce a trasformare ossa di un gigantesco animale – lungo un percorso che conduce
in un indimenticabile spettacolo anche l’inconveniente dell’acqua sino all’altare in una sorta di pellegrinaggio architettonico, che ha
alta, canalizzandola in percorsi che corrono dentro l’edificio. Gli fa un suo antecedente nella promenade lecorbusieriana ma è filtrato
da contrappunto la non meno spettacolare vasca del cortile interno, attraverso l’ottica espressionista di uno Scharoun, di un Kiesler o,
non priva di richiami alla cultura giapponese. se vogliamo, di un artista informale.
Dotato di un inesauribile temperamento creativo è Giovanni
Michelucci. Nel capitolo precedente lo abbiamo visto impegnato 1.13 Brasilia
con le opere della ricostruzione nel centro storico di Firenze. Negli È Lucio Costa che progetta il piano per Brasilia con un disegno
stessi anni disegna la Cassa di Risparmio di Firenze (1952-57). È in pianta che ricorda un uccello con le ali aperte, un segno carico
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di valori cosmici che serve a delimitare un luogo simbolico. Sulla fresco e riuscito, probabilmente anche per il senso di apertura verso
stessa lunghezza d’onda i principali edifici della nuova capitale, lo spazio circostante così inusuale per una struttura che, per ragioni
progettati sotto la supervisione di Oscar Niemeyer. di sicurezza, è usualmente risolta con forme più chiuse e introverse.
Nella piazza dei Tre Poteri, che è il luogo centrale della città, Brillante, anche se alla fine risolta con un’invenzione strutturale
spicca il Palazzo delle Assemblee Nazionali (1958) ancorato al suolo che la fa apparire più come un brillante oggetto di design, è la
mediante una piastra dalla quale emergono le coperture a cupola cattedrale di Nostra Signora di Fatima (1959-70). È l’ennesima
delle due camere: quella dei senatori che si chiude verso l’alto e dimostrazione che le originarie forme calviniste del Movimento
quella dei deputati, rovesciata, che si apre verso il cielo. Tra le due Moderno possono essere declinate anche con apparati scenografici
aule, vi sono due torri gemelle, destinate agli uffici, staccate tra loro più sensuali e barocchi.
quel che basta per farle apparire l’una come l’immagine dell’altra.
Impossibile non vedere in questo gioco di volumi puri, che si 1.14 Le Corbusier: verso una nuova
riflettono e si contrappongono, il desiderio di afferrare idealmente architettura
lo spazio nelle sue molteplici direzioni – l’alto, il basso, il chiuso, Sorprendendo tutti, Le Corbusier con due architetture realizzate
l’aperto, la linea, la curva-, e non percepire un’intenzionalità tra il 1958 e il 1962 – quando è oramai ultrasettantenne –
metaforica che diventa tanto più evocativa quanto più il complesso abbandona il brutalismo da lui stesso inventato e da prova di una
si apre su un paesaggio dagli orizzonti infiniti. Recuperando in straordinaria vitalità e di una inattesa capacità di prefigurazione del
chiave contemporanea una così spiccata dimensione simbolica, il nuovo. Sono il padiglione Philips e il progetto del padiglione per
Palazzo delle Assemblee Nazionali, insieme con il parlamento di esposizioni a Stoccolma. Per il padiglione Philips, che doveva essere
Chandigarh (1953-63) di Le Corbusier e di Dacca (1962-73) di montato alla esposizione mondiale di Bruxelles del 1958, cede il
Kahn, sembra dimostrare l’attualità delle teorie di Giedion sulla compito della progettazione a Xenakis che pensa a un coraggioso
nuova monumentalità, almeno per ciò che riguarda le città di nuova paraboloide iperbolico, per dedicarsi a un filmato-messaggio
fondazione. Ma raggiungere una tale intensità non si rivela sempre multisensoriale dagli alti contenuti esistenziali, che accoglie i
un’impresa facile. Gli altri edifici pubblici, progettati sempre da visitatori del padiglione.
Niemeyer per Brasilia, accusano un calo di tensione, dovuto anche Passa così molto tempo tra musei e collezioni per selezionare e
alla stanchezza derivante dalla ripetizione di alcuni clichè formali, mettere insieme le immagini del filmato. Le sceglie personalmente:
quali quello “dell’edificio nell’edificio” ottenuto mediante una dalle più armoniose alle più terrificanti, comprese quelle dei mostri
scatola in cemento armato schermata da pilastri dal forte effetto e dei campi di concentramento.
plastico che contiene al suo interno l’edificio vero e proprio a forma La musica, diffusa con effetti speciali, è arrangiata da Edgar Varése,
di un volume squadrato rivestito con il curtain wall. Tra questi la musicista di avanguardia, che Le Corbusier chiama direttamente a
Residenza del Presidente della Repubblica (1957) è forse il più collaborare.
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Le Corbusier mostra di comprendere perfettamente le di interfacciarsi attivamente con la struttura, contribuendo essi
potenzialità dei mezzi elettronici di comunicazione: la forza stessi alla realizzazione degli spazi. Afferma Price: “le attività
dell’immagine si sostituisce alla chiarezza della forma; discipline devono essere sperimentali e il luogo stesso effimero e mutevole.
diverse si integrano in un unico medium; il vero prevale sul bello; L’organizzazione dello spazio e degli oggetti che lo occupano
si attua il coinvolgimento multisensoriale. Ma non dà seguito deve, da una parte, stimolare la mente e il fisico dei partecipanti, e
all’esperimento, che nella sua produzione rimane un episodio d’altra parte, permettere il flusso del tempo e dello spazio, al fine di
isolato, a se stante. suscitare piaceri sia attivi che passivi”.
La seconda opera è del1962 : un ambiente per esposizioni Lo schema della costruzione è molto semplice: si tratta di un
permanentementi di opere di Matisse, Picasso e Le Corbusier edificio di forma rettangolare ( 260x11O metri circa) punteggiato
previsto per Stoccolma e realizzato, successivamente, con varianti, a da cinque file di quindici torri metalliche che supportano le
Zurigo come “Maison de l’Homme” (1963). Rispetto al padiglione strutture secondarie e, insieme, contengono gli elementi di servizio
Philips, la Maison de l’Homme segna un passo indietro perché ( dalle toilette ai cavi degli impianti). Sopra le torri svettano le gru
l’architetto ritorna a una dimensione esclusivamente architettonica. che servono a spostare da una parte all’altra i materiali con i quali si
Ma vi è di nuovo il modo in cui destruttura la forma. Per esempio possono configurare gli spazi interni. Nota Banham: “il gioco delle
dividendo l’edificio in due parti – una tettoia dal forte impatto variazioni proposto dal gruppo di progettazione di Fun Palace,
plastico e una sottostante costruzione modulare – contrapposte tra supera in modo spettacolare quello che Constant ha previsto per
di loro. Oppure per il contrasto tra il monocromo della tettoia e gli la sua New Babylon, dove i pavimenti, per lo meno, sono fissi,
sgargianti colori dei pannelli del padiglione. O per il brutalismo di anche se tutto il resto è amovibile. Fun Palace è concepito come un
alcune figure contrapposte al purismo di altre. E infine per lo spazio volume flessibile in cui i tetti, i muri, i pavimenti e i servizi possono
in-between della terrazza che sebbene riprenda il tema dal Palazzo essere riorganizzati a volontà, con pochissimi vincoli in ciascuna
di Giustizia di Chandigarh, sembra altresì una prefigurazione di delle tre dimensioni”.
temi che verranno affrontati negli anni Novanta. Nonostante gli intensi sforzi di promozione, il progetto non
trova finanziatori e non viene realizzato. Ma diventa un riferimento
1.15 Fun Palace obbligato per i lavori dei gruppi di avanguardia e, in particolare,
Nel 1961 la regista di teatro Joan Littewood commissiona a degli Archigram. Sarà preso a modello più tardi, nel 1971, dal
Cedric Price il progetto di un teatro altamente flessibile destinato gruppo dei giovanissimi Renzo Piano, Richard Rogers e Gianfranco
a ospitare spettacoli di ogni genere. Cedric Price si fa affiancare Franchini per il concorso del Plateau Beaubourg Centre Paris, poi
da Frank Newby, che calcola le strutture, e da Gordon Pask realizzato col nome di Centro Pompidou.
che si occupa di tutti gli altri aspetti ingegneristici. Nasce Fun
Palace, un edificio polivalente che offre agli utenti la possibilità
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1.16 Johansen e l’informale Pavimenti e pareti e soffitti si susseguono in forme voluttuose senza
John Johansen studia alla facoltà di Harvard sotto la direzione soluzione di continuità, diventando all’occorrenza anche i supporti
di Walter Gropius, dove si laurea nel 1939. Suoi compagni di in muratura per i letti, i divani e gli altri mobili della casa.
corso sono Ieoh Ming Pei, Paul Rudolph, Bruno Zevi. Segue un Nel 1956 Johansen ne realizza, per la fiera mondiale di Zagabria,
apprendistato negli studi di Skidmore, Owings & Merrill e di una versione semplificata, ma, in assenza di un idoneo cemento, è
Wallace Harrison, in quel periodo impegnato, insieme – ma sarebbe costretto a utilizzare una armatura di supporto compromettendo il
meglio dire: contro – Le Corbusier, alla realizzazione del progetto presupposto strutturale del guscio autoportante, studiato insieme
del palazzo delle Nazioni Unite. Tra il 1955 e il 1960 insegna a Yale, con l’ingegnere Mario Salvatori. Sempre nel 1956, progetta la
in un momento magico in cui vi confluiscono personalità diverse, Spayform Weekend House, un guscio dalla forma semplificata
tutte orientate a mettere in discussione i dogmi dell’International che, nella distribuzione in pianta, ricorda la Dymaxion House di
Style: Louis Kahn, Philip Johnson, Eero Saarinen, Paul Rudolph, Buckminster Fuller, il geniale inventore anch’egli gravitante intorno
il critico Vincent Scully ( frequenta Yale anche il giovane inglese all’Università di Yale.
James Stirling: dei suoi progetti ne parleremo tra poco). Nel 1955 Le abitazione biomorfe di Johansen influenzano i giovani
Johansen scrive sulla rivista “Architectural Record” un saggio dal architetti più sperimentali. Tra questi gli inglesi Archigram della
titolo, Space-Time-Palladian, che denuncia una inclinazione in cui produzione parleremo in un prossimo paragrafo. Uno di loro,
senso neoclassico. Inclinazione che si concreta nella realizzazione di Michael Webb, scrive nel 1957: “Johansen era il nostro eroe: ogni
alcune abitazioni realizzate sui presupposti dei principi di ordine, suo progetto era una innovazione non solo rispetto alla normale
ritmo, simmetria, come per esempio la Villa Ponte (1957), sospesa passi, ma anche rispetto alle sue opere precedenti. Che straordinario
– appunto come un ponte – sopra un corso d’acqua. Colpito dalla amante del rischio! Che magnifico giocatore!”.
Chiesa di Ronchamp realizzata da Le Corbusier, dal palazzo del Progettista versatile, Johansen realizza anche opere meno
ghiaccio di Yale di Saarinen, dagli esperimenti di Kiesler sulla futuribili, ma sempre di altissima qualità, tra queste l’Ambasciata
Endless House, dagli echi della scissione del Team 10 e dalla nuova americana a Dublino (1964), il Clowes Memorial Hall and Opera
sensibilità artistica che porta alla pittura informale, Johansen House (1964-66) e il Florence Virtuue Housing (1965). Altre ne
affianca alle ricerche neo-palladiane anche una intensa produzione seguiranno: per esempio la Goddard Library del 1968, articolata
di abitazioni biomorfiche, insieme organiche e informali, realizzate in un magistrale gioco dei volumi neoespressionisti che ricorda le
con gusci ottenuti attraverso la tecnica del cemento armato parallele e non meno brillanti realizzazioni di Rudolph quali l’Art
spruzzato da lui sperimentata per la American Concrete Association and Architecture Building a Yale (1958-64).
e descritta nel manuale Sprayed Concrete Construction (1955). Ad affascinare Johansen è soprattutto la sperimentazione di forme
Lo Spray House Project #2 del 1955 rassomiglia a un fiore avvolto innovative. Nel 1960 progetta una casa cinetica, composta da un
da petali che lo proteggono, attraverso i quali filtra la luce del sole. nucleo centrale fisso sul quale si innestano corpi che si muovono
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lungo binari. A partire dal 1965 ( sarà completato nel 1970) lavora organiche di un apparato digerente; un complesso residenziale a
al suo capolavoro: Il Mummers Theater ad Oklahoma. L’idea è Lillington Street a Londra (autori:Chalk, Crompton, Herron) dove
ripresa dai congegni elettronici dove i componenti sono inseriti un insieme di capsule abitative formano un cluster che circonda
in uno chassis e collegati tra loro attraverso fili. Nel Mummers i un grande spazio a verde puntualizzato da servizi residenziali; uno
componenti sono le sale teatrali e i fili i percorsi. Da qui un insieme Shopping Viaduct a Nottingham (autori: Cook, Greene) dove
frammentato ma estremamente vitale, un piacevole caos di volumi unità abitative sono assemblate all’interno di una macrostruttura.
serventi e serviti sottolineato anche dai materiali – il cemento e le Un estimatore di Archigram è Theo Crosby – l’organizzatore di
lamiere colorate – usati secondo una logica neobrutalista fatta di This is Tomorrow – che si da da fare per farli esporre nel 1963
accostamenti azzardati, spesso stridenti. L’immagine è inconsueta: all’Institute of Conteporary Arts. La mostra, dal titolo Living City,
prefigura l’High Tech e, insieme, il decostruttivismo. Del resto, per è divisa in sette sezioni: uomo, sopravvivenza, folla, movimento,
tutta la vita, Johansen sarà un precursore e un innovatore con una comunicazione, posto, situazione. Chiaro, data la scelta degli
continua attività di ricerca che lo porterà, ai giorni nostri, a pensare argomenti, l’omaggio all’estetica neobrutalista, agli Smithson,
a case realmente organiche che, come organismi biologici, sono alla Pop Art e forse anche ai nuovi fenomeni di massa di cui la
in grado di apprendere dai comportamenti umani e di modificarsi ribellione giovanile e la musica dei Beatles sono i più appariscenti.
conseguentemente. Ma vi è di più: l’inizio di una ricerca che azzera le vecchie categorie
architettoniche quali il brutalismo lecorbusieriano e il purismo
1.17 Archigram: gli inizi (1961-1964) miesiano al quale, in qualche modo, gli Smithson sono ancora
Maggio del 1961. A cinque anni dalla mostra This is Tomorrow legati, per cercare di prefigurare un nuovo genere di futuro.
e nello stesso anno in cui l’inesauribile Buckminster Fuller propone Archigram, sin dall’inizio, è un gruppo sui generis. I sei architetti
di coprire il centro di New York con una immensa cupola geodetica provengono da esperienze formative diverse, hanno età diverse e,
che ne gestisca il microclima, sei giovani architetti – Warren Chalk, di regola, non lavorano insieme. Spirito teorico e propagandista
Peter Cook, Dennis Crompon, David Greene, Ron Herron, Mike del gruppo è Peter Cook. Poeta del gruppo è Ron Herron, che
Webb – pubblicano un foglio dal titolo Archigram. Il termine indaga con ossessione maniacale le nuove tecniche, per svilupparle
Archigram, spiegherà a distanza di tempo Peter Cook, connota un formalmente e scoprire inaspettate interazioni tra queste, l’uomo e
atteggiamento intransigente, laconico e dinamico. Quasi come un l’ambiente costruito.
telegramma ( in inglese telegram) o un aerogramma (aerogram), Di Peter Cook è il progetto Plug-in City (1964). Plug-in è un
che annuncia la nascita di un nuovo evento. termine inglese che significa “inserire la spina”, “mettere corrente”.
Il secondo numero di Archigram esce l’anno dopo. Ha una Nel nostro caso significa una macrostruttura composta da una
maggiore consistenza grafica e mostra tre progetti emblematici: una ossatura primaria lungo la quale scorrono i sistemi infrastrutturali e
costruzione in Fiberglass (autore: Greene) che riprende le forme le opere di urbanizzazione, e sulla quale si possono attaccare e staccare
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a piacimento cellule tridimensionali fabbricate industrialmente, propria dagli studenti del sessantotto, che la professione possa
siano queste abitazioni, spazi commerciali, attrezzature per il tempo finalmente proiettarsi verso l’utopia.
libero. Le cellule edilizie previste sono, al pari delle automobili e Nel 1964 il gruppo Archigram si disperde. Greene e Webb
di altri componenti meccanici, realizzate con materiali plastici e partono per andare a insegnare negli Stati Uniti, Chalk e Herron
ferrosi e assemblate altrove secondo l’insegnamento di Buckminster tentano l’attività privata, Crompton si impegna in un progetto
Fuller (il suo bagno completamente industrializzato progettato per governativo. Continueranno, però a lavorare insieme a numerosi
la Dimaxion House e’del 1937). La casa, come una lampadina, progetti, amministrando e sviluppando un patrimonio di idee che
un televisore o un tostapane, potrà essere sostituita a scadenze hanno messo sul tappeto.
periodiche, con una diversa e tecnologicamente più avanzata.
Evidenziando e approfondendo l’analogia formale tra un sistema 1.18 La linea arcaico-ecologica
elettrico e la città, Plug-in City focalizza, infine, l’attenzione del Nel 1963, due giovani architetti austriaci Hans Hollein e Walter
progettista sui flussi di informazioni, di immagini, di prodotti che Pichler scrivono un manifesto. Titolo: Architettura assoluta. Tesi:
la metropoli, deve continuamente gestire e processare ( su questo l’architettura vera non ha nulla di funzionale.
tema insisterà, con un altro progetto – Computor City – Dennis Tra il 1962 e il 1964, Hollein propone alcuni progetti dal
Crompton). forte impatto espressivo. Segni brutali, sensuali, terribili in cui
Il progetto Capsule di Warren Chalk (1964), una struttura l’architettura domina lo spazio, guizzando verso l’alto, scavando
centrale di servizio sulla quale si agganciano a secco diversi modelli la terra, estendendosi in tutte le direzioni. City Communication
di capsule abitative, dimostra che è possibile – e, effettivamente, Interchange (1962), è un monumento in cemento che celebra la
alcuni prototipi, come vedremo in seguito, saranno realizzati sul comunicazione, Stadt (1962) una città di pietra. Aircraft Carrier
finire degli anni Sessanta – pensare a un nuovo modo di costruire in the Landscape (1964) l’immagine di una portaerei ubicata
gli edifici e, in particolare, i grattacieli. all’interno di un paesaggio agricolo.
Walking City (1964) di Ron Herron sono strutture abitative Segni, più evanescenti, ma non meno forti sono proposti da
lunghe 400 metri e alte 220 e poggiate su otto gambe, che ne Pichler, per esempio con il progetto Unterirdische Stadt (1963),
permettono gli spostamenti. Le immagini proposte da Herron che delinea un ambiente urbano, quasi piranesiano, fatto di percorsi
fanno scalpore. Le enormi macchine mobili di Walking City e elementi di interconnessione. E anche da un terzo austriaco,
che sbarcano davanti a Manhattan, che campeggiano nel deserto Raimund Abraham che tra il 1962 e il 1967 produce disegni di
o che sbucano dal mare di fronte ad una Algeri in cui è stato città immaginarie che recuperano aspetti naturali e qualità arcaiche,
realizzato il piano Obus di Le Corbusier indicano però che la teorizzati nel 1963 in un testo – Elementare Architektur – che avrà
ricerca architettonica non può fermarsi, limitandosi alla gestione una certa influenza negli anni a venire.
dell’ordinario e del fattibile; e anticipano la speranza, che sarà fatto In opposizione alla linea tecnologico-metabolista si delinea così
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una linea arcaico-metafisica che ne critica l’eccessivo ottimismo utilizzate nelle tesi di laurea degli studenti più politicizzati.
e l’ingenua fiducia nelle capacità autorigenerative del sistema. La Nonostante le diversità, infatti, entrambi le linee, tecnologico-
salvezza, se ve ne é una, risiede in altri valori: nella metafisica, metabolista e arcaico-ecologica, condividono numerosi presupposti,
nella ricerca di se stessi, nel ritorno alla natura, nella libertà e nella sulla base dei quali è possibile operare commistioni e integrazioni.
fratellanza. Del resto a partire dal 1963 una nuova coscienza si sta Vi è la medesima coscienza della fine di ogni formalismo stilistico;
formando: attraverso la protesta degli studenti (la rivolta di Berkley la comune fascinazione per il futuro e un medesimo sentire la
è del 1964); la ricerca di nuove forme espressive ( i Beatles nel 1963 centralità della persona anche nella sua fisicità. Da qui la fine di
spopolano al Palladium, nel 1964 viene lanciata la minigonna, nello una estetica fondata sulla massa muraria. Sarà il soggetto umano e
stesso anno i Rolling Stones lanciano Satisfaction ); l’antimilitarismo non l’oggetto architettonico che, con il suo muoversi nello spazio,
( nel 1964 si intensifica la presenza americana nel Vietnam e, nello farà architettura.
stesso tempo, monta il movimento di opinione contro la guerra) la
lotta contro i razzismo ( la grande marcia di M.L. King è del 1963 1.19 Tange tra oriente e occidente
e in quegli anni, una dopo l’altra, le colonie africane ottengono Consolidato il suo successo professionale con l’avveniristico
l’indipendenza); il misticismo ricercato nelle filosofie orientali e Piano per la baia di Tokyo, il giapponese Kenzo Tange realizza
l’uso di sostanze allucinanti ( il fenomeno degli hippy comincia a partire dagli anni sessanta una quantità impressionante di
nel 1965, ma nasce sul terreno della ribellione beatnik degli anni lavori caratterizzati da una maniera brutalista di ascendenza
cinquanta). lecorbusieriana ( nel 1951 in occasione dl viaggio per andare al
Delle due linee, la arcaico-ecologica, sarà sicuramente quella che congresso del CIAM Tange si era recato quasi in pellegrinaggio a
avrà più successo negli anni successivi. Ma sarebbe un errore vedere Marsiglia a vedere l’unità di abitazione in corso di costruzione) non
l’altra come soccombente in quanto contrapposta e alternativa. Ai aliena da ibridazioni metaboliste ma, comunque, ingentilita dall’uso
lavori e alle problematiche dei progettisti della linea tecnologico- di geometrie curvilinee che fanno riferimento all’immaginario
metabolista, almeno nella sua accezione giocosa e anti-sistema ( orientale. Sperimenta inoltre l’uso di geometrie complesse e di
pop, archigram, situazionista), attingeranno numerosi gruppi di coperture a forma di paraboloide iperbolico, riprendendole dal
avanguardia, anche quelli più radicalmente alternativi al sistema. maestro Le Corbusier che le aveva usate nel padiglione Philips (
Così accadrà che Soleri realizzertà la sua comunità costruendo realizzato in verità da Xenakis) ma anche dagli esperimenti che
una megastruttura; che le comuni hippy utilizzeranno le cupole stanno compiendo personaggi che, negli stessi anni, operano
geodesiche di Buckminster Fuller; che le città-luna park degli lungo la linea di demarcazione tra l’architettura e l’ingegneria quali
Archigram e dei situazionisti saranno riprese dagli Archizoom, l’americano Eero Saarinen con lo stadio per l’hockey della Yale
da Superstudio e dalle decine di gruppi di avanguardia che si University(1956-58) e il Terminal della TWA a New York (1956-
costituiranno tra il 1966 e il 1970; che le strutture reticolari saranno 62), l’italiano Pierluigi Nervi con il Palazzo dello sport a Torino
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(1960-61), il francese Bernard Zehfuss con il Centro Nazionale agli studenti caduti nella seconda guerra mondiale (1962-64)
delle Industrie delle Tecniche (CNIT) a Parigi (1952-58), lo culminante in un percorso alla cui fine è collocato una struttura
spagnolo Felix Candela con la cappella “aperta” a Palmira (1958). semiconica dal forte effetto scultoreo. Vi sono poi progetti per edifici
Tra il 1961 e il 1964, Tange realizza la Cattedrale di Santa Maria pubblici, università, piani di ricostruzione urbana, ambasciate.
a Tokyo, impostata su una copertura con un disegno a croce che Testimoniano una attività intensa e frenetica che sa accoppiare una
sembra nascere da pareti paraboloidi che si sviluppano in altezza accorta politica professionale con istanze di ricerca e d’avanguardia.
a partire da una pianta romboidale. È un edifico che all’esterno Del resto – come si vedrà anche per i più dotati discepoli di
ha una forma piacevolmente complessa ma iconograficamente non Tange: Kurokava, Maki, Isozaki – gli architetti giapponesi sono
inconsueta ( per il disegno a croce) e, all’interno, si propone con culturalmente refrattari al mito dell’artista incompreso che si rifugia
uno spazio avvolgente, proiettato verso l’alto e reso vibrante dai nei sogni di carta. Per loro essenziale è costruire anche se questo
tagli di luce che provengono sia dal tetto che dai lati. atteggiamento – accade per Tange a partire dagli anni Settanta –
Sempre tra il 1961 e il 1964 Tange disegna a Tokyo due stadi che alla fine li conduce ad annacquare e non di poco nel commerciale
verranno inaugurati in occasione dell’Olimpiade. Entrambi hanno il senso della loro ricerca.
coperture avveniristiche sorrette da tensostrutture. Il più grande –
che ha una capacità di 17.000 posti a sedere quando è adoperato per 1.20 Gli ultimi lavori di Kahn
le gare di judo e di 13.000, quando è utilizzato come piscina – ha Nel 1962 Louis Kahn riceve due commesse particolarmente
un disegno di pianta che nasce dallo sfalsamento di due identiche importanti: la realizzazione dell’Indian Insitute of Management ad
mezze figure curviformi ribaltate l’una rispetto all’altro. Questa Ahmedabad in India e la nuova Sede del Governo a Dacca.
inconsueta morfologia consente all’interno una forma di pianta L’incarico della prima arriva dalla famiglia Sarabhai, la stessa
pressoché circolare, ideale per il posizionamento delle gradinate che aveva in precedenza affidato a Le Corbusier della realizzazione
per il pubblico, e all’esterno una figura dinamica le cui estremità della propria abitazione, grazie alla segnalazione dell’architetto
terminano ad angolo acuto. Aspetto questo rafforzato in alzato dal Balkrishna Doshi.
profilo aerodinamicho della copertura e dal quasi mendelsohniano Il progetto, che lo impegnerà sino alla data della morte avvenuta
disegno delle opere in cemento armato. Lo stadio più piccolo, la nel 1974 (Doshi, in qualità di associato, provvederà a completarlo),
cui struttura grava intorno ad un unico pilone centrale, comunica è diviso in tre parti: la scuola, i dormitori e le residenze dei docenti.
una non minore tensione grazie alla copertura che si annoda su La scuola è una struttura unitaria, organizzata intorno ad un
ques’ultimo con un andamento spiraliforme. Sempre destinato anfiteatro all’aperto. Dormitori e residenze sono pensati come
alle olimpiadi è il più modesto Palazzotto dello sport a Takamasu edifici modulari disposti lungo due lati della scuola, secondo un
(1962-64) la cui forma ad arca sembra nascondere intenzionalità rigoroso pattern geometrico. Tutti gli edifici sono delimitati da
simboliche. Intenzionalità sicuramente presenti nel monumento massicce murature in mattoni bucate da lunghe aperture voltate
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ad arco ( a tutto sesto o ribassati), da ampie bucature circolari o da coraggiosi tagli – a forma di cerchio, di triangolo e di quadrato
teorie di finestre. In questo modo – senza ricorrere ai brise soleil – nelle murature. Sulla poesia dei materiali ottenuta con un uso
che, invece, aveva adoperato Le Corbusier a Chandigarh – Kahn neobrutalista del cemento armato a cui si contrappone il raffinato
riesce a garantire il passaggio della luce e, contemporaneamente, inserto di sottili fasce in marmo.
a produrre zone d’ ombra. Poste in punti strategici, le bucature Saranno numerosi i progettisti che rimarranno affascinati da
hanno anche la funzione di generare correnti d’aria per ottenere un questa opera e, più in generale, dalla potenza del verbo kahniano,
raffreddamento naturale. e non pochi i tentativi di riprenderne la lezione. Ma l’operazione si
Ottenuta dalla ossessiva iterazione di elementi geometrici – rivelerà impossibile perché se è pensabile di recuperare le forme che
quadrati. triangoli, semicerchi, cerchi – la composizione dell’intero provengono da una certa tradizione classica alla quale l’architetto
intervento ricorda, almeno in pianta, le fantastiche ricostruzioni del americano si ispira, non è certamente possibile riprodurre l’intenso
Campo Marzio ad opera del Piranesi. Mentre, in alzato, i volumi spirito romantico e la drammatica tensione con la Storia che
dalle forme decise, sottolineate dai contrafforti, dagli incastri o dalle rappresentano l’aspetto maggiormente caratterizzante la sua ricerca.
ombre, ricordano le architetture a carattere simbolico-religioso del
continente indiano: da qui una voluta ambiguità di riferimenti tra 1.21 Inquietudini inglesi: Stirling, Lasdun
la storia e il mito, tra occidente e oriente, tra la classicità romana e Durante gli anni Cinquanta Stirling disegna con chiaro intento
l’anticlassicità delle culture locali. neo-brutalista l’ampliamento dell’Università di Sheffield del 1953
Su una linea di ricerca simile si pone la nuova sede del Governo richiamando l’impianto dell’Unità di abitazione di Marsiglia,
di Dacca, una cittadella composta dal Palazzo del Parlamento, dal recentemente completata, e mettendo in atto una logica, applicata
Segretariato e da un centro ospedaliero. L’incarico viene dal governo con programmatica rigidezza, di corrispondenza tra la forma esterna
pakistano ( la città diventerà parte del Bangladesh solo negli anni dell’edificio e le funzioni svolte al suo interno. Gli appartamenti ad
Settanta) che lo aveva in precedenza offerto – ottenendone il rifiuto Ham Common a Richmond (1955-1958) e, soprattutto, le case
– sia a Le Corbusier che ad Alvar Aalto. Il Palazzo del Parlamento, popolari a Preston (1957-1959), si caratterizzano per un linguaggio
eseguito nell’arco di quattordici anni (1962-76), è sicuramente essenziale in mattoni e cemento armato, che ricorda le maison Jaoul
il capolavoro dell’architetto americano. Vi confluiscono, di Le Corbusier (1952) ma anche presuppongono un’attenzione alla
integrandosi, tutte le precedenti ricerche. Sulla monumentalità vita di quartiere o di vicinato ( per esempio con la strada ballatoio
fortemente sottolineata dall’impianto simmetrico che ricorda i a Preston) a cui in quegli stessi anni sono particolarmente sensibili
complessi romani imperiali e le chiese cristiane a pianta centrale. gli architetti britannici.
Sulla articolazione degli spazi determinata dall’accostamento Non distante da Kahn e dagli storicisti italiani nell’ansia di
di volumi caratterizzati da geometrie elementari. Sulla luce che riprendere un colloquio con la tradizione, Stirling è anche vicino alla
modella interni ed esterni grazie al plastico gioco dei volumi e ai cultura pop, affascinato dalla tecnica della citazione di frammenti
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ready made: una cultura che respira nell’aria londinese ma che è come per i Laboratori di Ingegneria di Leicester, rassomiglia a
anche assimilata durante la breve frequentazione con il Team 10, un giocattolo ottenuto dal montaggio di un kit di forme se non
prima dello scontro con gli Smithson, avvenuto probabilmente più accattivanti almeno tranquillizzanti perché facenti parti del nostro
per ragioni caratteriali che ideologiche ( Alison sarà tanto perentoria immaginario. Nasce il Post Modern, almeno nella sua versione
quanto poco credibile, in sede storiografica, nel negare qualsiasi giocosa. A fornirne una versione più seria e più triste penseranno
contributo di Stirling al Team10). gli Italiani, quando con Aldo Rossi e la Tendenza, il neoliberty si
È però nel 1963 che James Stirling stupisce il mondo degli incupirà assimilando gli aspetti più deleteri della lezione kahniana (
architetti con i Laboratori di ingegneria dell’Università di per amore di verità, occorre però ricordare che, oltre a Kahn, anche
Leicester. L’edificio è infatti il prodotto del montaggio di forme Stirling avrà in Italia un notevole successo).
tratte dalla tradizione del Movimento Moderno, a volte citate quasi Alla Biblioteca di Cambridge e ai Laboratori di Leicester
letteralmente. Vi sono pezzi ripresi dal costruttivismo russo, dagli seguiranno alcuni notevoli edifici quali la Melville Hall
edifici della nuova oggettività, dai capannoni industriali in ferro di dell’Università di St. Andrews (1964-68), che riprende il tema
fine Ottocento e dei primi del Novecento e anche ammiccamenti dell’edificio-transatlantico, il Queen’s College di Oxford (1966-71)
all’immaginario dei Maestri: per esempio l’allusione al tema del che si apre in pianta e in sezione al paesaggio circostante, il Centro
transatlantico caro a Le Corbusier. Ma, esattamente come avveniva addestramento Olivetti a Haslemere (1969-72) una riflessione sulla
negli edifici manieristi del tardo Cinquecento, i pezzi, combinati prefabbricazione con nuovi materiali e un ennesimo e brillante
insieme, non fanno sintesi. Restano una sommatoria di spericolate esercizio sul tema della promenade architecturale lecorbusieriana.
quanto affabulanti contaminazioni sul piano del linguaggio che Con il passare del tempo – forse a causa dell’influsso di Leon
denunciano una crisi profonda dei contenuti. Krier, che è anche l’autore di alcune deliziose prospettive che
Nel 1964 Stirling comincia a lavorare alla facoltà di Storia diventeranno il trade mark dello studio – i progetti diventano
dell’Università di Cambridge (completata nel 1967), un altro sempre più stucchevoli e involuti, con l’eccezione della galleria di
capolavoro ottenuto dal montaggio di lacerti architettonici diversi: Stoccarda (1977-1983) che riscatta le non poche leziosità storiciste,
un edificio a L dalla sezione variabile, le torri degli ascensori, una tra le quali figurano le finte rovine, con un brillante ed efficace
specie di piastra e la copertura a pagoda. Anche in questo caso, percorso-passeggiata che, attraversando il museo con una sequenza
ognuno dei pezzi ha una sua sin troppo evidente giustificazione di spazi avvolgenti, colma il dislivello esistente tra la zona a valle e
in termini funzionali, ma ciascuno allude contemporaneamente ad quella a monte dell’edificio.
uno specifico universo formale, anche esotico come la copertura a Estraneo alla logica del montaggio manierista è Denys Lasdun.
pagoda che però potrebbe ricordare quella del soggiorno della casa Con il Royal College of Physicians (1959-61) dialoga con i vicini
Johnson, realizzata da Wright nella seconda metà degli anni Trenta. edifici di Nash, senza per questo concedere nulla alle pulsioni
Dal punto di vista dell’immagine, il risultato finale, così storiciste. Con l’University of East Anglia (1962-68) sperimenta
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un’architettura aperta al paesaggio circostante, aggregando lungo Parte 3 capitolo 2

Poetiche della
un percorso che le riconnette, le terrazze gradinate dei dormitori
studenteschi. Stessa strategia ambientale è usata, nel contesto più
urbano londinese, con la costruzione del National Theatre (1967-
68) caratterizzato da vassoi aggettanti che proiettano l’edificio contestazione 1966-1970
verso il Tamigi. Testimonia che il linguaggio internazionale può
essere riformato, sperimentando un nuovo rapporto con contesto
naturale e metropolitano, senza farlo venir meno ai suoi ideali di
contemporaneità. La ricetta, però, si rivelerà poco appetibile e la
linea percorsa da Lasdun perdente: gli anni Settanta, fortemente
ideologizzati, saranno percorsi da altre tensioni rispetto a quelle, in 2.1 Contro l’interpretazione
fondo prammatiche e illuministe delle sue architetture. 1966. Susan Sontag, scrittrice, femminista e critico d’ arte,
pubblica una raccolta di saggi, il più importante dei quali, Against
Interpretation (Contro l’interpretazione), dà il titolo al libro.
Against Interpretation è un attacco alle scuole di pensiero
strutturaliste che dalla fine degli anni Cinquanta, si sono poste
ossessivamente il problema della interpretazione. E per fare
ciò non hanno esitato a interrogare la linguistica, la semiologia,
l’antropologia con studi non privi di fascino e di interesse. Ma
il problema,afferma la Sontag, non è mettere a punto nuovi
strumenti ermeneutici che permettano una più corretta esegesi
dei testi poetici o una più approfondita conoscenza – in chiave
psicanalitica o sociologica o marxista – delle motivazioni che
fondano l’opera d’arte. Il valore dell’opera risiede, infatti, in ciò
che è ininterpretabile, intraducibile. E continua: in un quadro
astratto non vi è alcun contenuto o è così flebile che non vale la
pena correrci dietro. In un’opera Pop il contenuto è così esplicito
che alla fine scompare per eccesso di visualizzazione. Inutile quindi
accanirsi su un testo quasi fosse un enigma, né cercare in un’opera la
massima quantità possibile di informazione, spremendone quanti
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più dati possibili. È nella trasparenza che “è oggi il più alto, il più il valore concreto dell’arte che sola, con il suo potere dialettico
liberatorio valore nell’arte e nella critica”. E conclude: “al posto di spiazzante e dirompente, è in grado di negare ciò che minaccia
una ermeneutica, noi abbiamo bisogno di un’erotica dell’arte”. di negare la libertà. A questo gruppo appartengono gli studiosi
Con la conseguenza che non solo riacquistano dignità generi della scuola di Francoforte e, in particolare, Herbert Marcuse il
ancora considerati come minori quali il cinema d’evasione e la cui celebberrimo libro L’uomo a una dimensione (1964) ebbe un
fantascienza, ma soprattutto diventano preminenti tutte quelle notevolissimo successo tra gli studenti americani, durante gli anni
forme d’arte dove centrale é il problema del rapporto tra gli oggetti, il della contestazione.
corpo, lo spazio. Per esempio gli happenings eccessivi, dissacratanti,
di Kaprow, Red Grooms, Jim Dine, Claes Oldemburg. 2.2 Contraddizioni e complessità
Le tesi della Sontag riassumono brillantemente tre filoni di Il libro della Sontag ha un notevole impatto anche perché, con
pensiero. i suoi frequenti contatti con Parigi, la Sontag è un importante
Il primo è rappresentato da una schiera nutrita di critici che, riferimento sia per la cultura americana che per quella europea.
insoddisfatti dalle letture contenutistiche delle opere d’arte, si sono Un ruolo di “ponte” simile lo assume nel campo della ricerca
focalizzati sulla forma dell’opera indipendentemente da qualsiasi architettonica un’altra donna, Denise Scott Brown. Questa nel
contenuto da essa veicolato. Dai formalisti russi agli italiani Cesare 1952 si iscrive alla Architectural Association (AA) di Londra. Nel
Brandi e Sergio Bettini. Sino al semiologo Roland Barthes che 1953 incontra Peter Smithson e ne viene fortemente influenzata.
finalizza le sue ricerche, per quanto sofisticate, al puro piacere del Dirà: “il New Brutalism mi fece capire che gli obiettivi sociali
testo. possono andare di pari passo con la bellezza, a condizione che noi
Il secondo filone è rappresentato da studiosi che hanno orientato impariamo a ampliarne la definizione – e così facendo impariamo
la propria ricerca sugli stretti legami che esistono tra arte e erotismo, anche ad essere artisti migliori”. Discussa la tesi nel 1954, la Scott
intese entrambi come facoltà intercomunicanti attraverso le quali, Brown, su consiglio di Peter Smithson, si reca a Filadelfia per
per mezzo del valore liberatorio del piacere, si manifesta il rimosso, prendere contatti con Luis Kahn. Giunta negli Stati Uniti, conosce
che è il nostro sentire più autentico. Da Georges Bataille a Jacques Bob Venturi con il quale inizia un lungo sodalizio sentimentale e
Lacan, da Wilhelm Reich a Erich Fromm. professionale.
Il terzo filone di ricerca è impegnato nella critica della società dei Venturi tra il 1959 e il 1964 è impegnato alla realizzazione della
consumi, intendendo questa non come una degenerazione di una Casa per la madre, la Vanna Venturi House nella quale sta mettendo
società fondata sulla razionalità e la scientificità, ma, proprio, come a punto un nuovo tipo di approccio, fortemente inclusivista dove
la sua più perfetta realizzazione. Da qui una sfiducia assoluta per i citazioni ed elementi, anche decorativi, tratti dal passato coesistono
miti della efficienza e del tecnicismo e il bisogno di controbilanciare in un sofisticato patchwork che non teme di arrivare ai limiti del
alla sorda e avalutativa positività del ragionamento scientifico kitsch. Nella facciata della Vanna Venturi House, per esempio, ci
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sono tre tipi diversi di finestra ( una porta finestra tradizionale, una la sua essenza richiede (“what a thing want to be”), si può affiancare
finestra quadrata e una a nastro), l’ingresso è evidenziato da una l’affermazione opposta e cioé che è opportuno trasformare un
modanatura semicircolare e dal taglio della parete sovrastante, ed è oggetto in ciò che vuole l’architetto (“what the architect wants
infine dichiarata, evidenziandola, la copertura a falde del tetto, salvo the things to be”). E conclude: “invece che la disgiunzione dello
poi essere contraddetta dal taglio che sembra dividerla in due. Nello o/o preferisco l’inclusione dello e/e, il bianco e il nero, e a volte il
stesso periodo Venturi è impegna a teorizzare il suo approccio con grigio, al bianco oppure nero”.
un saggio ( lo comincia nel 1962) che sarà pubblicato nel 1966 con La frase diventerà famosa; a Venturi e ai suoi non pochi seguaci
il titolo Complexity and Contradiction in Architecture, suscitando verrà affibbiata l’etichetta di Grays ( Grigi).
enorme eco, tanto che il critico Vincent Scully lo definirà il più Il possibilismo venturiano – fatto proprio anche dalla Scott
importante libro di architettura scritto dopo il 1923, quando fu Brown – entra ben presto in collisione con l’integralismo etico
pubblicato Verso un’ Architettura di Le Corbusier. degli Smithson.
Complexity and Contradiction prende di mira i due protagonisti La polemica tra Venturi e gli Smithson segna un momento di
del dibattito architettonico americano, Mies van der Rohe e Philip rottura ma anche di consapevolezza, facendo emergere una diversità
Johnson, in quegli anni impegnati insieme nella costruzione del di posizioni tra Pop e Brutalisti che, in realtà era latente sin dalla
Seagram Building (1954-58). mostra This is Tomorrow.
Al primo, che sostiene che less is more ( il meno é il più) Venturi Per i Brutalisti la realtà è un dato su cui lavorare. Per gli artisti
risponde che more is more e, poche pagine avanti, che less is a bore ( Pop la realtà è un dato da recepire, come fonte di fascinazione,
il meno è una noia). Del secondo critica la celeberrima Glass house ma soprattutto come sorgente di codici di comunicazione, che
e la Willey House, una residenza costruita per clienti facoltosi in permettono all’artista di esprimersi in una lingua moderna. Se il
puro stile miesiano. problema degli Smithson è quindi etico – e da questo punto di
Venturi cita Kahn, di cui è allievo, e i protagonisti del Team vista risente ancora della cultura del Movimento Moderno – quello
X, con i quali condivide il gusto per la banalità degli eventi e il dei Pop è principalmente linguistico.
rifiuto della novità a tutti i costi: “io respingo l’ossessione degli
architetti moderni che, come afferma van Eyck, hanno cercato di 2.3 Archigram 1966: il nuovo corso
perseguire tutto ciò che nel nostro tempo è differente sino al punto Più vicini agli Smithson – con i quali condividono la passione per
che hanno perso contatto con ciò che non è differente, con ciò che le tesi neotecnologiche di Banham – che a Venturi, gli Archigram
è sostanzialmente lo stesso”. continuano la loro comune ricerca tra Inghilterra e Stati Uniti,
Ma rispetto a Kahn, che persegue una architettura integra nei dove alcuni degli appartenenti al gruppo si sono trasferiti.
suoi valori formali, Venturi ha un atteggiamento più possibilista. Nel dicembre del 1966, in occasione dell’uscita del n.7 della
Dice: all’affermazione di Kahn di trasformare un oggetto in ciò che rivista, si profila un cambiamento di rotta con l’abbandono del tema
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delle macrostrutture. Al loro posto proposte di unità di abitazioni Cuschicle è una invenzione di Michael Webb. È una unità
“autarchiche, altamente flessibili, mobili e non monumentali” che completa divisa in due parti, che può essere trasportata sulle spalle
possono funzionare indipendentemente da qualunque supporto o e montata e smontata con facilità. Una dotazione di cibo e di acqua,
struttura. “Prevediamo – afferma Peter Cook – che nel prossimo completano l’unità rendendola autosufficiente.
numero della rivista, Archigram 8, non compariranno più edifici”. Blow up village è una unità abitativa mobile, progettata da
Quattro progetti, licenziati nel 1966, rappresentano la nuova Peter Cook che può essere utilizzata nei luogi di villeggiatura,
linea di ricerca. Sono: Free Time Node di Ron Herron, Living- nei raduni musicali, ma anche come unità di soccorso nel caso
Pod di David Greene, Cushicle di Mike Webb, Blow-out Village di eventi sismici. È costituita da una struttura che, per mezzo
di Peter Cook. di martinetti idraulici, si può espandere costituendo un’ossatura
Free Time Node è un campo sosta per camper, caravan, roulotte, sulla quale si possono appendere cabine destinate agli ospiti. Dal
tende. È, come suggerisce il titolo, una struttura destinata al supporto principale, infine, scendono alcune aste che sostengono
tempo libero, in un campeggio che prefigura una possibile città del una copertura impermeabile in plastica trasparente. Quando è
futuro, nella quale il nomadismo diventerà una necessità, insieme, inutilizzato, l’intero apparato può essere smontato e ripiegato con
produttiva e ricreativa. un risparmio di superficie e di volume del settantacinque per cento
Living-Pod è una capsula composta da due parti: la scocca e le e spostato con facilità in altro luogo.
attrezzature. La scocca, in vetroresina, ha un doppio livello ed è
bucata da una porta di accesso e da quattro aperture per un totale del 2.4 Avanguardie e contestazione
25% della superficie complessiva, tutte chiudibili ermeticamente. Mentre i Metabolisti in Giappone, Archigram in Inghilterra,
Il benessere climatico è garantito da pannelli sandwich isolanti. Le Hollein e Pichler in Austria, gli artisti Pop in America pongono
attrezzature previste sono: due bagni dotati di un sistema completo le basi per una nuova estetica, Andrea Branzi studia a Firenze in
di pulizia automatica del corpo; alcuni distributori per gli oggetti un ambiente influenzato dal magnetico neoespressionismo di
da toilette e per i vestiti usa e getta; due armadi-silos ruotanti per Giovanni Michelucci, dalle ricerche brutaliste di Leonardo Ricci e
custodire i vestiti che si possono riusare; un distributore mobile Leonardo Savioli e dalla dissacrante attività di polemista del critico
di cibo preconfezionato che eventualmente permette la possibilità Giovanni K. Koening.
di preparare qualcosa espresso; alcuni supporti audiovisivi mobili; In un clima, quale quello italiano degli anni Sessanta, ancora
una macchina per l’apprendimento e il lavoro; un sistema di pesantemente segnato dall’eredità neo-liberty e neo-storicista,
climatizzazione. la tensione verso il nuovo di questi protagonisti rappresenta una
Le capsule Living-Pod, date le dimensioni e il peso contenuti linea di fresca novità. Ma, soprattutto, uno stimolo a andare avanti
(circa 8x5x4 metri per qualche centinaio di chili), sono facilmente verso un terreno preparato da almeno tre eventi: le riflessioni
spostabili. sull’avanguardia e sulla teoria dell’informazione di Umberto Eco,
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che nel 1962 pubblica Opera Aperta e dal 1966 insegnerà proprio progetti pubblicati, troppe le discussioni astratte, spesso affrontate
all’università di Architettura di Firenze; la Biennale di Venezia del con un linguaggio pieno di cliché, di luoghi comuni barricadieri.
1964 nella quale, sotto l’abile regia di Leo Castelli, espongono gli Progetto e Utopia di Manfredo Tafuri(Laterza 1973), che esce
artisti Pop americani; la fascinazione per la cultura beat inglese, per nel 1969 come saggio dal titolo “Per una critica dell’ideologia
la musica dei Beatles e, infine, per il lavoro degli Archigram architettonica” per il primo numero della rivista Contropiano
Laureatosi nel 1966 con un progetto per un parco di attrazioni (1/1969) riassume con efferata lucidità questo impasse.
permanenti, composto da un supermercato situato all’interno di una Quasi a bilanciare, la perdita di energie creative, si assiste
immensa discoteca, Branzi fonda il gruppo Archizoom e organizza, al dilagare dei collettivi di progettazione. Dopo Archizoom e
insieme a Superstudio – nato nello stesso anno per iniziativa di Superstudio è il turno di UFO (1967), di Ziggurat (1969) di Strum
Adolfo Natalini – una mostra dal titolo Superarchitettura. Che, come (1971) e di Anonima Design. Gruppi si formano dovunque. Negli
spiegherà la locandina, è “l’architettura della superproduzione, del Stati Uniti spicca Ant Farm (1968), seguita da ONIX e Site (1970).
superconsumo, della superinduzione al consumo, del supermarket, In Austria Haus-Rucker-Co (1967), Coop Himmelb(l)au (1968)
del superman, della benzina super. La superarchitettura accetta e, poi, Missing Link. In Inghilterra Street Farmer.
la logica della produzione e del consumo e vi esercita una azione Un episodio emblematico si registra il 30 Maggio 1968. Durante
demistificante”. la conferenza stampa di presentazione della XIV Triennale di
Nal 1967 Archizoom disegna Superonda, un divano composto Milano, il Palazzo dell’Arte dove ha sede la mostra dal titolo “il
da quattro pezzi componibili ricavati dall’abile taglio di un unico grande numero” è occupato da studenti e professori della facoltà
blocco di materiale plastico. Le diverse combinazioni possibili dei di architettura e da artisti e intellettuali milanesi. La mostra è
quattro sottosistemi stimolano nuovi modi d’uso dello spazio. impraticabile: spazzatura, scritte, manifesti si sovrappongono
Economico, almeno nelle intenzioni e nei materiali, Superonda, confusamente agli spazi allestiti dagli Archigram, Aldo van Eyck,
suggerisce una alternativa concreta per sbarazzarsi dalla tirannia, Arata Isozaki, Saul Bass, Georgy Kepes, Georges Candilis, Shad
funzionale e rappresentativa, dei mobili tradizionali. Woods, George Nelson e cioè dalle punte più avanzate della ricerca
Ma alla brillante idea di Superonda segue una fase di stanchezza architettonica del momento. Mostra più virtuale che reale, la XIV
creativa, quasi un rifiuto a voler affrontare seriamente la Triennale testimonia una oramai insanabile lacerazione tra coloro
progettazione. Tra il 1967 e il 1968 il gruppo Archizoom progetta che propongono la contestazione globale della società capitalista
una interminabile sequela di mobili afro-tirolesi disegnati per e i riformisti, che credono ad una possibilità autorigenerativa del
beffeggiare la logica funzionalista, produttivista e esclusivista del sistema. Tra questi ultimi il gruppo che allestisce la sala italiana
razionalismo. La crisi non investe solo Archizoom ma è diffusa (Michele Platania, Antonio Barrese, Sandra Delfino, Alfonso Grasso,
nella cultura d’avanguardia e, anche, in quella accademica. Basta Gianfranco Lanimarca, Alberto Marangoni, Settimo Reconditi) e
sfogliare le riviste dell’epoca per rendersene conto: pochissimi i la gran parte dei partecipanti stranieri scelti tra i protagonisti del
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Team X (Smithson, van Eyck, Candilis..)., i rappresentanti della interesse. Rappresenta un museo immaginario della Terra, così
ricerca radicale inglese e americana ( Archigram, Nelson..)., i come potrebbe essere approssimativamente organizzato, all’interno
metabolisti giapponesi (Isozaki). di una astronave, da osservatori extraterrestri che per la prima volta
Il progetto del gruppo Platania vince il concorso per l’allestimento atterrano sul nostro pianeta e, non avendo ancora precise chiavi di
della sezione italiana dopo un difficile testa a testa con il gruppo di lettura, raccolgono e classificano oggetti eterogenei. Lo spazzolino
Fabio Mauri. Propone un tema insolito-la desalazione dell’acqua da denti è così messo accanto alla bomba atomica, il grattacielo
del mare – che nasce da alcune ricerche finanziate negli stessi anni vicino al carro armato, l’intervista con l’intellettuale insieme a quella
dal Consiglio Nazionale delle Ricerche. Ma lo sviluppa in senso con il cantante o la massaia. Ne vien fuori un quadro inconsueto
poetico. Prevede infatti di allagare la sala delle esposizioni con dieci e affascinante che ci permette di comprendere bene i paradossi e i
centimetri di acqua colorata, di coprire le pareti con un telone pericoli del nostro modello di sviluppo fondato sul grande numero.
continuo, di inserire un sistema di pedane circolari mediante le E anche di sorridere della soluzione disalienante proposta dagli
quali attraversare la sala. Su queste ultime sono collocate poltrone astronauti consistente in capsule – della solitudine, dell’autocritica,
rotanti e basculanti nelle quali il visitatore può sedersi per osservare del silenzio – che servono loro per ricaricarsi psicologicamente.
numerosi prismi trasparenti dai quali sono proiettate le immagini Ironici e critici sono anche i progetti presentati da Archizoom
del nostro futuro. Gli stessi cilindri, inoltre, fungono da teche, e dal gruppo di Marco Dezzi Bardeschi, Gianfranco Censini e
contenendo al loro interno oggetti emblematici. Per esempio una Riccardo Foresi. Il primo è costituito da una serie di totem che
sezione di serra idroponica e un modello di casa-roulotte natante. rappresentano l’immagine dei supermonopoli che controllano la
Nella sala, infine, si alternano due fasi di diversa intensità luminosa: produzione sul pianeta permettendo solo l’alternarsi delle mode
una buia e una di luce velata. “La prima fase illustra il momento ma inibendo ogni cambiamento strutturale; il secondo è un
che corrisponde ad una visione verso il futuro e presenta l’intera sala simulatore dei processi mentali ad accelerazione variabile cioé una
(pareti, soffitto, pavimento allagato, cilindri trasparenti, pedane, complessa macchina in pvc traslucido e opaco composta da due
pubblico) coperta totalmente da proiezioni vivamente colorate contenitori mammellari e da un tubo peristaltico attraversando
in cui si rappresentano le conseguenze della desalazione applicata i quali il visitatore sperimenta un nuovo sistema di percezioni e
ai diversi usi. La seconda fase illustra il momento corrispondente di sensibilizzazione che lo metterebbe in condizione di vivere
alla denuncia dello stato attuale e presenta l’intera sala coperta da una vita non alienata. Rivista a distanza di tempo la scelta della
proiezioni parzialmente sbiadite in cui appaiono le note condizioni giuria del concorso è stata la migliore: propone con forza il tema
di grande povertà delle zone prive d’acqua”. ecologico a cui allude anche attraverso l’allestimento della sala,
Giunto secondo – e quindi escluso dalla partecipazione alla trasformata in una opera di Land Art ( ricordiamo che nel 1968
Triennale – il progetto di Fabio Mauri, Piero Sartogo, Gino Christo impacchetta la Kunsthalle di Berna e nel 1969 Robert
Marotta, Antonio Malvasi, Furio Colombo ha non minor Smithson comincia Spiral Jetty a Great Salt Lake, mentre in Italia
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nel 1967 nasce l’arte povera e Gianni Pettena nel 1968 conduce i sul soffitto, quasi come se avesse preso il volo. Tra il sottostante
suoi esperimenti di performance urbane e paesistiche). Ma anche si prato punteggiato di monumenti e il sovrastante tessuto urbano
impone per l’uso delle immagini volatili dei proiettori che, insieme sono sospese alcune buste della spesa e alcune riproduzioni; sulle
ai riflessi dell’acqua e alle teche trasparenti, rendono la sala leggera pareti immagini di libri, di macchine, di rappresentazioni cittadine.
e evanescente. L’installazione, più che alle antiche feste, probabilmente allude agli
Lavorano su un registro metaforico e allusivo anche le installazioni slogan della protesta giovanile ( ricordate: sotto il marciapiedi c’è
dei gruppi stranieri. Spiccano, tra tutte, le proposte degli Smithson, la spiaggia ?) ma anche al piano di Parigi di Le Corbusier (1930)
di Archigram e di Saul Bass, mentre nelle manifestazioni parallele con il quale il Maestro svizzero proponeva di radere al suolo i
delle sezioni estere – cioè lasciate alla libera trattazione dei singoli vecchi quartieri ad eccezione dei monumenti più significativi,
paesi – si fa notare l’Austria con l’allestimento di Hollein. per lasciare spazio al verde e ai grattacieli cartesiani. Ma adesso,
Gli Smithson, che avrebbero dovuto illustare il tema della a distanza di oltre trenta anni dalla Carta di Atene (1933) e dopo
decorazione della città moderna, propongono dapprima un plastico le denuncie appassionate della Jane Jacobs (The Death and Life
della Firenze storica, le sue feste, i suoi riti nuziali in costume of Great American Cities è del 1961) contro i deludenti risultati
d’epoca. Ma come commenta Zevi sul settimanale l’Espresso: dell’urbanistica pseudorazionalista del Movimento Moderno, non
“arrivati da Londra con tale progetto, alle obiezioni scandalizzate ha più senso proporre alcuna città ideale. Occorre fare i conti con
hanno risposto sorridendo e promettendo di rifletterci sopra. le città reali: dove Il bisogno di verde si scontra con l’esigenza di
Poi, non hanno alterato nemmeno un particolare, tanto che socializzazione, e la motorizzazione e gli scambi commerciali con
gli organizzatori della triennale sono stati costretti a dichiarare l’esigenza di ordine e armonia. L’installazione degli Archigram è
ufficialmente il proprio dissenso”. In realtà l’operazione degli articolata su tre poli: una vending machine, l’esposizione di un
Smithson, almeno a giudicare dalle fotografie dell’installazione, è prototipo di Cuschicle di Michael Webb, e Big Bag. Quest’ultimo
più ambiziosa. Perché lancia, di fatto, un grido di allarme contro gli – notiamo di sfuggita le possibili analogie linguistiche con il Big
effetti provocati dalle città dei grandi numeri nel momento in cui Bang e concettuali con la boite en valise di Duchamp – è un tubo
esamina una città storica e di medie dimensioni come Firenze e evita di plastica trasparente, gonfiabile, spostabile, lungo 18 metri e
di commentare la decorazione di Las Vegas, Chicago, Manhattan, con un diametro di 2,9 metri, sospeso sulla testa dei visitatori.
Tokio o Londra. E poi, perché propone una riflessione insieme All’interno una serie di piani rigidi che fungono da ossatura del
antropologica e ecologica. Nell’installazione compare, infatti, un tubo e, insieme, da piani di appoggio per i plastici dei progetti e
grande plastico di Firenze nel quale l’edificato è eliminato per fare da schermi di proiezione per film e diapositive. La ricetta che gli
posto a un immenso prato. Restano sul posto solo i monumenti più Archigram propongono per il grande numero è in linea con la loro
significativi: il Duomo, Ponte Vecchio, il Battistero, Santa Croce... ricerca: città flessibili, uso delle tecnologie più avanzate, mobilità e
Il tessuto urbano è invece rappresentato su una fotografia posta nomadismo, interazione con gli utenti. Di nuovo vi è un’attenzione
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sempre più pressante per l’effimero delle immagini proiettate sui plasticamente espressive e la sperimentazione di macrostrutture
grandi schermi e delle luci artificiali metropolitane, che sfocierà nei con componenti tridimensionali industrializzati: “la casa mobile-
successivi lavori di Istant city (1968), Soft Scene Monitor (1968) e afferma – è il mattone del XX secolo”. John Johansen, ribelle e
nel progetto per il Casinò di Monte Carlo (1971). sperimentatore, sta orientandosi verso un’architettura polifonica,
L’installazione di Saul Bass è un labirinto di 6.000 cassetti, uno mobile, esplosa spazialmente, battezzata Action Architecture.
sull’altro “con seimila maniglie, seimila numeri, seimila sigle” che Una pagina è dedicata a Maurizio Sacripanti che con il suo
simboleggiano la catalogazione totale “senz’anima né direzione; Teatro Totale, propone una macchina teatrale composta da piccoli
un mondo innumerevole, ottusamente registrato e incasellato in blocchi mobili operando sui quali è possibile produrre un numero
anonimi quanto inutili reparti”. pressoché illimitato di configurazioni spaziali. “Non posso pensare
Per l’esposizione austriaca Hollein realizza un angosciante – afferma l’architetto – che spettacoli così esaltanti quali i balletti di
percorso fatto di corridoi e di porte lungo il quale lo spettatore John Cage, possano essere mortificati dalle squallide scene teatrali
viene investito da stimoli sensori determinati sia da suoni ( per es. il tradizionali”
rumore di una bufera) sia da situazioni spaziali ( superaffollamento o Sono illustrati, poi, i progetti di macrostrutture di Alfred
disorientamento). Dichiara Hollein, “Qui non è rappresentato solo Neumann e di Zvi Hecker per un centro civico e per una sinagoga.
il Grande Numero, ma anche l’individuo singolo. L’esposizione è Segue un resoconto delle esercitazioni degli studenti di Leonardo
per l’individuo ma è offerta al grande pubblico. Da un lato è precisa Ricci della Facoltà di architettura di Firenze, organizzate su principi
nell’uso della tecnica, dall’altro è improvvisata; è chiara e diretta, situazionisti, metabolici, macrostrutturali.
ma vi é anche qualcosa di Kafka e Freud. È ambivalente, piena Verso la fine del numero vi è il piano per una città satellite a
di contraddizione, come la vita, ma essendo così, è totalmente prevalente sviluppo verticale di Arnold Kircher, il progetto di una
Austriaca”. città-megastruttura fondata su enormi coppie di lastre triangolari
di Stanley Tigerman e una proposta del giapponese Kiyoshi
2.5 Megastrutture: tra Habitat 67 e Osaka Kawasaki per l’organizzazione dell’Expò di Osaka del 1970,
Nell’ottobre del 1966 esce un numero monografico de mediante slanciati cavalletti strutturali in acciaio. Conclude un
L’architecture d’aujourd’hui dedicato alla ricerca architettonica. rendiconto sulle tensostrutture e le costruzioni reticolari, dal titolo
Si apre con un ricordo dell’insesauribile creatività sperimentale emblematico: Architectes, ingénieurs. Vi compaiono, tra gli altri,
di André Bloc, appena scomparso. Seguono i progetti di due studi e progetti di Makowski, dell’allora giovanissimo Renzo Piano,
architetti che, sia pur orientati verso una dimensione professionale, di Frei Otto, di Roger Tallibert, di Serge Kétoff.
perseguono una ricerca d’avanguardia; sono Paul Rudolph e John Il fascicolo de L’architecture d’aujourd’hui – una pubblicazione
Johansen. Il primo, nonostante figuri con tre progetti di stampo attenta al nuovo, ma prudente nella difesa dei valori oramai
brutalista, sta indirizzando la ricerca verso forme sempre più consolidati del Movimento Moderno – registra e sancisce uno stato
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di fatto: le ricerche di Buckminster Fuller, dei Metabolisti e degli ha appena 25 anni monta insieme 365 moduli tridimensionali
Archigram sono, sul volgere della metà degli anni Sessanta, entrate prefabbricati. Prevede 15 differenti tipi di abitazioni che vanno
in circolo. Tanto che su questi argomenti la stessa rivista ritornerà dalla suite di 57 mq. alla casa con 4 stanze da letto di 160 mq.
più volte e, in particolare, con il numero dedicato all’Habitat Utilizza serramenti in plastica normalizzati della ditta Geon.
(n.130 del 1967) e alle strutture (n.141 del 1969). E anche le riviste Prevede un bagno tridimensionale in fiberglass lucidato. Contratta
Domus, Forum, Casabella, The Architectural Review con sempre con la Frigidaire un blocco cucina.
maggior frequenza si diffondono sul tema delle macrostrutture, Realizzato per tempo, l’edificio ha un impatto enorme. I critici
dei tralicci reticolari, della prefabbricazione tridimensionale. sparano a zero sulla frastagliata e inconsueta forma del complesso,
Nonostante il crescente interesse della stampa specializzata, però, le gli entusiasti sottolineano che, grazie agli strani incastri previsti
realizzazioni di prototipi sono ancora limitatissime. dall’architetto, ogni appartamento gode di ottima vista e si apre
L’occasione per realizzarne uno è l’Esposizione Mondiale di su un terrazzo o su un giardino. Fatto sta che l’edificio diventa ben
Montreal del 1967, quando viene affidato al giovanissimo Moshe presto un riferimento ideale per i progettisti impegnati nel campo
Saftie l’incarico di progettare una struttura abitativa sperimentale. delle macrostrutture. E insieme alla cupola geodetica del padiglione
Moshe Saftie é uno studente prodigio della McGill University americano progettato da Buckminster Fuller e alla tensostruttura
che ha lavorato per un anno a Montreal con l’olandese di Sandy del padiglione tedesco ideato da Frei Otto sarà l’edificio più
van Ginkels che lo introduce alle problematiche dei CIAM e alle osservato dalle frotte di giapponesi che si recano a Montreal per
teorie del Team X e, poi, a Filadelfia presso lo studio di Louis trarre idee per l’esposizione che si terrà, a distanza di tre anni, ad
Kahn. Di Kahn, ammira i Richards Laboratory e la Office Tower, Osaka, il secondo importante banco di prova per il partito delle
due progetti ancora intessuti dell’estetica brutalista e aperti alla macrostrutture.
riflessione macrostrutturale. Ma lo deludono le opere successive. A progettare il master plan di Osaka è l’abile Kenzo Tange, che
Così, nel 1963 ricevuto da van Ginkels l’invito a tornare a Montreal ideerà per i 33 ettari del parco espositivo un sistema infrastrutturato
per occuparsi dell’Expò, lo lascia. da una avveniristica rete di trasporti (monorotaia, tapis roulant,
Nel 1964 Saftie propone due organismi sperimentali, uno di funicolare, taxi elettrici..). ma sufficientemente elastico per lasciare
12 e l’altro di 22 piani, a forma piramidale, composti da cellule massima libertà spaziale e compositiva ai 53 padiglioni stranieri e
tridimensionali prefabbricate per 1200 unità abitative e un hotel da ai 32 nazionali. Centro focale dell’Expò, il cui tema è “Progresso
350 camere, due scuole e un’area commerciale. Dopo innumerevoli e armonia per l’umanità”, è una grande piazza, progettata dallo
vicissitudini, che paiono vanificare il progetto, gli viene concesso stesso Tange con la consulenza strutturale di Yoshikatsu Tsuboi
di realizzare appena un decimo di quanto proposto-158 unità caratterizzata dalla grande copertura di 108x291 metri supportata
abitative – con un budget assolutamente insufficiente. da sei leggeri piloni e eseguita con un sistema tridimensionale di
Saftie, che nel 1963, quando inizia l’avventura di Habitat 67, travi reticolari, semplice e molto elegante nonostante le dimensioni
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gigantesche. Appesi alla struttura, sistemi edilizi di scala minore traslucente in vinile e fibra di vetro parzialmente supportata dalla
– capsule, passerelle, scale, gradonate – che mediano la scala pressione dell’aria interna.
superumana della costruzione con quella umana degli utenti e Dedicato all’ecologia è il padiglione scandinavo, mentre alle
garantiscono lo svolgimento all’interno della piazza di numerose immagini è quello olandese.
attrazioni. E anche la possibilità di visitare la stessa copertura e Vi sono poi, tra gli espositori privati, numerosi padiglioni
di godere dall’alto della vista del pubblico dell’Expò che così iperfuturisti: ma spesso così superficiali da rasentare il kitsch. Fa
diventa esso stesso oggetto di interesse e curiosità. Leggermente eccezione il padiglione del Fuji Group : una struttura pneumatica
decentrata rispetto al centro della piazza, vi é, inoltre, una colossale composta da lunghi tubi accostati l’uno con l’altro, ognuno dei
statua totem – la Torre del Sole – che, protesa verso l’alto, sfonda quali ha un diametro di circa 4 metri e una lunghezza di 85.
la copertura. Accessibile all’interno, permette allo spettatore di La partecipazione dei metabolisti è nutrita.
percorrere un cammino simbolico che va dal passato, collocato Yoshisazaka Ryusei presenta nel padiglione nazionale giapponese
sotto terra, al presente, lungo il piano della piazza, sino al futuro il progetto per una città del domani composta da torri verticali
ubicato nei piani più alti. di servizio e grandi superfici orizzontali per vivere o abitare ( ma
Giudicata dai critici come il capolavoro dell’Expò di Osaka, il progetto pare che abbia scarso successo tanto che i giapponesi
la piazza di Tange è il punto di confluenza delle ricerche dei lo soprannominano, invece che City of Tomorrow, cioé città del
gruppi d’avaguardia metabolisti e neofuturisti, alcuni dei quali domani, City of Sorrow, cioé città del dolore).
ne partecipano direttamente alla costruzione e all’allestimento. Kurokawa propone tre opere emblematiche: sono le capsule
Il metabolista Kurokawa, per esempio, installerà nel tetto alcune abitative di cui abbiamo già parlato, il Takara Beautillion e il
capsule abitative fatte di elementi tridimensionali componibili Toshiba Ihi Pavillon.
e all’occorrenza sostituibili e integrabili. Gli Archigram vi Il Takara Beautillion è un edificio interamente prefabbricato in
presenteranno la mostra Dissolving city, una indagine sull’habitat struttura d’acciaio e solai in cemento armato. Si monta in pochi
del futuro, caratterizzato da nuovi sistemi di protezione dalle giorni ed ospita capsule prefabbricate in acciaio inossidabile sulle
intemperie, quali le cupole geodetiche di Buckminster Fuller o la cui pareti sono proiettate immagini del repertorio pop e al cui
stessa piazza di Tange, che rendono di fatto superata l’architettura interno sono collocati gli stand espositivi.
tradizionale. Il Toshiba Ihi Pavillon è una struttura composta da 1444
Tra i padiglioni spicca tra tutti quello americano progettato tetraedi che, montati, contengono al loro interno un teatro per
da Davis, Brody, Chermayeff, Geismar e de Harak: una struttura 500 spettatori. Montabile e smontabile anch’esso in pochi giorni,
ovale lunga circa 150 metri, quasi completamente interrata e affascina per la sua forma inconsueta, leggera, vibrante.
caratterizzata, all’interno, dallo scorrere continuo dell’acqua e delle Per il padiglione italiano vi è polemica. Bandito in ritardo un
immagini proiettate lungo le pareti e, all’esterno, da una copertura concorso viene scelto il progetto di Tommaso e Gilberto Valle
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la cui struttura avveniristica è firmata da Brusa Pasquè con la trovare nuovi mercati e affermare la propria immagine internazionale,
consulenza tecnica di Sergio Musmeci. La motivazione è equivoca: è un notevole successo. Per i metabolisti e l’internazionale delle
“la commissione giudicatrice, pur riscontrando nel progetto degli macrostrutture è il pretesto per mostrare i propri prodotti e ottenere
architetti Monaco e Ligini superiori qualità di ordine estetico e un’apertura di credito da parte dell’opinione pubblica, sancita
funzionale, e nel progetto presentato dagli architetti Sacripanti e dalla successiva costruzione di numerosi edifici sperimentali. Per
Nonis spiccati caratteri di originalità inventiva, ha deliberato di ricordare solo alcuni tra i più famosi: nel 1971 lo Sky Building di
assegnare il premio al progetto presentato dall’architetto Tommaso Youji Watanabe, nel 1972 il Nakagin Capsule Tower di Kurokawa,
Valle e dall’ing. Gilberto Valle che, nelle particolari circostanze di nel 1973 il Kibogaoka Youth Caste di Tatsuhiro Nakajima e Gaus.
luogo e di tempo, dà invece nei confronti dei precedenti maggiori Le macrostrutture impazzano. E in Italia trovano tre interpreti
affidamentidi poter essere realizzato in Giappone nei limiti di d’ eccezione: Manfredi Nicoletti, Aldo Loris Rossi, Luigi Pellegrin.
tempo e di spese previsti”. Manfredi Nicoletti già nel 1966 propone eleganti macrostrutture
Tralasciamo il progetto Monaco e Ligini; resta che viene cassato per il Principato di Monaco e nel 1968 un avvincente grattacielo
per l’ennesima volta un progetto di uno dei più geniali protagonisti elicoidale, alto 500 metri, prodigiosamente calcolato da Sergio
dell’avanguardia italiana: Maurizio Sacripanti. Questi, prevedendo Musmeci.
un sistema di cilindri e di dischi rotanti, supera il discorso delle Aldo Loris Rossi nel 1967 progetta un futuristico immobile
macrostrutture e proietta la ricerca architettonica verso riflessioni di abitazioni e uffici a Napoli; poi, nel 1970, a trentasette anni,
spaziali e tecnologiche estremamente raffinate-intersezione di spazi insieme con Donatella Mazzoleni, che ha appena 27 anni, vince il
complessi, movimento dei componenti, fluidità delle immagini – prestigioso concorso internazionale “per una città nuova” bandito
per riprendere le quali occorrerà aspettare gli anni ottanta e novanta. dalla rivista Construction et Humanisme. Propone un edificio
Accanto al progetto realizzato dai Valle, vi è anche uno spazio fortezza di 300 piani alto 800 metri, lungo un chilometro, profondo
espositivo di modeste dimensioni che viene notato dall’attento in media 48 metri. Previsti 2500.000 abitanti che abiteranno negli
critico del The Architectural Review: è una elegante struttura ultimi 207 piani. Gli altri 97 piani sono così suddivisi: primo
prefabbricata in ferro e con pareti e tetto in tessuto di poliestere piano libero e lasciato al circuito territoriale; secondo destinato ai
progettata da Renzo Piano. È la costruzione più rappresentativa mercati generali e al commercio; nel terzo amministrazione civica
sinora realizzata dal giovane progettista italiano, prima del Centro e sedi politiche, nel quarto, attività culturali; dal quinto in poi
Pompidou, il cui concorso vincerà inaspettatamente l’anno dopo attrezzature per il tempo libero, compreso un parco pubblico e un
(1971), insieme a Rogers e Franchini. giardino zoologico. Luigi Pellegrin propone città che si sollevano
L’esposizione di Osaka ha un immenso successo di pubblico: si su piloni esilissimi. Tra queste una città lineare che flotta nell’aria,
stima che sia stata visitata da 60 milioni di spettatori di tutti i paesi. attraversando incontaminate pianure e scavando montagne per
Per il Giappone, che al culmine del suo boom economico cerca di non alterare, se non con la purezza del proprio segno, il territorio
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e offrire, attraverso nuove e vertiginose visuali, un nuovo rapporto criminalità, richiedono, per il loro funzionamento, troppa energia.
tra uomo e paesaggio. Ovviamente, non tutte le accuse sono fondate. Ma così vengono
Il tentativo di Pellegrin di unire ecologia e macrostrutture è però percepite dall’opinione pubblica e dalla ricerca accademica, che,
destinato a fallire. Richiede, infatti, una troppo elevata sensibilità dopo tante aperture “avventuristiche”, sente l’esigenza di tornare
architettonica e paesaggistica che solo pochi progettisti riescono a verso i più tranquillizzanti sentieri dello storicismo e del recupero
padroneggiare e un controllo dei processi economici e fondiari che della tradizione disciplinare.
di fatto è irrealizzabile in società non rigidamente organizzate e
pianificate. 2.6 Ecologia e rifiuto dei valori urbani
Vi è poi la paura, certamente motivata, che, al di là delle Nel 1957 i sovietici lanciano lo Sputnik; nel 1959 l’americano
previsioni dei progettisti, strutture così irregimentanti possano Explorer IV ci fotografa da 27.200 km. di altezza; nel 1961 il
portare alla costruzione di inumane megalopoli, simili a enormi maggiore Gagarin effettua 17 orbite intorno alla Terra; nel 1962
quanto anonimi alveari. Così contro le macrostrutture si coalizzano il colonnello Glenn pilota la Friendship III; nel 1963 è la volta
un insieme di forze che di fatto le emargineranno progressivamente della prima donna, la Tereskova; nel 1965 Leonov galleggia per
dalla ricerca architettonica degli anni a venire. Sono, innanzitutto, 10 minuti nello spazio; nel 1969 Amstrong compie il primo passo
coloro che, contro la dimensione inumana del nuovo, rivendicano sulla luna. La Terra, sinora vista come illimitata fornitrice di spazi
l’equilibrio e la misura umana della città storica: abbiamo già citato e di energia, a seguito del nuovo punto di vista imposto dai viaggi
il libro celebberrimo della Jane Jacobs, The Death and Life of Great spaziali, appare come un sistema dall’equilibrio labile e precario.
American Cities apparso già nel 1961, e ricordiamo che il testo Nasce la coscienza ecologica.
L’architettura della città di Aldo Rossi è del 1966. In architettura i primi segni di questa nuova sensibilità li
Ma a prendere le distanze dalle macrostrutture sono anche abbiamo visti con gli Archigram che nel 1966 abbandonano
gli utenti, che a questi ingombranti edifici in ferro e cemento la ricerca di macrosistemi a scala metropolitana per organismi
preferiscono la villetta a schiera in mattoni, e i giovani hippies il cui leggeri, mobili, strettamente interrelati al contesto naturale. Ma è
ideale è il sacco in spalla e la tenda da piantare in aperta campagna. nell’Expò di Montreal che, con la tenda di Frei Otto e il Padiglione
Se vogliamo, con una data, segnare l’inizio del declino della di Buckminster Fuller, si configurano le due principali direzioni di
ricerca macrostrutturale possiamo fissarla al 1973 quando si ricerca tese al perseguimento di un nuovo rapporto tra architettura
svolge presso l’università di Lehigh in Pennsylvania un convegno e ambiente naturale. La prima, percorsa dal tedesco, si rifà all’ideale
contro gli edifici alti. Ecco alcuni dei capi di accusa: alterano la mimetico della tradizione romantica: le tensostrutture, infatti,
fisionomia dei luoghi, compromettono il paesaggio, accrescono riprendono la forma del paesaggio, restituendo all’habitat umano
l’alienazione, sono trappole in caso d’incendio, pongono problemi quelle linee morbide, fluide e ondulate che l’edilizia tradizionale gli
speciali nelle zone sismiche, creano il caos urbano, incoraggiano la ha negato.
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La seconda, sostenuta dall’americano, propone forme, quali anche sessuali, liberatori. Ma vi è, rispettto a queste ricerche
le cupole geodetiche, perentorie come equazioni matematiche. artistiche, un originale e interessante approccio verso la natura,
“La mia cupola – afferma Buckminster – non è un gioco per il come dimensione con la quale entrare in simbiosi.
tempo libero. È un sistema di controllo ambientale estremamente Nel 1967 Halprin disegna il Sea Ranch: è un complesso
sofisticato, ottenuto con un risparmio di materiale e di fatica molto residenziale di 2.000 ettari in un territorio incontaminato 160 km.
maggiore di quello che può essere ottenuto con altre strategie a nord di San Francisco. Previste 3.000 abitazioni che saranno poi
ingegneristiche alternative”. progettate da Esherick, Moore, Lyndon, Turnbull, Whitaker. Il
Proposte all’industria americana, che di fatto le guarda con programma imposto da Halprin è fondato sui valori ambientali,
scetticismo, le cupole geodetiche fanno fatica a decollare. indagati attraverso una analisi attenta che porta anche alla redazione
Vengono, però, accolte con entusiasmo dai giovani, affascinati dalle di puntuali ecotabelle. Nessuna casa deve impedire la vista del
logorroiche conferenze (anche oltre le dieci ore) che, con energia mare, valorizzazione della vegetazione nativa, divieto assoluto di
inesauribile, Buckminster Fuller tiene in ogni parte del Paese. inserire piante estranee, materiali da costruzione compatibili con
Nel 1966 a Città di Trinidad, nel Colorado, dieci ragazzi e il contesto, perciò, in pratica, legno locale per le pareti, i tetti, le
tre ragazze, le utilizzano per realizzare una comune dal nome terrazze, gli spazi coperti e persino i patii. Insieme ai progetti a scala
emblematico di Drop City. I materiali usati sono semplici e territoriale, Halprin realizza numerose sistemazioni naturalistiche
economici: aste di legno per l’ossatura portante, pezzi di lamiera di di spazi urbani: tra questi il Ghirardelli Square a San Francisco,
vecchie automobili per il rivestimento, pannelli di polistirene per il Freeway Park a Seattle e il sistema di spazi aperti a Portland. È
l’isolamento termico. A ravvivarne l’aspetto, provvedono i colori un nuovo modo di concepire lo spazio urbano: saturo di valenze
vivi e brillanti: verde chiaro, nero e rosso, blu e argento. Drop City paesistiche e, nello stesso tempo, accogliente verso le attività, anche
diventa ben presto un modello per una generazione di ragazzi che le più informali, degli utenti, tanto che non è azzardato parlare di
al Vietnam e al carrierismo mostra di preferire l’amicizia, il libero un ecologismo situazionista di stampo americano.
amore, la musica, la droga. Profeta dei giovani hippy americani è anche Paolo Soleri, un
Un altro architetto che funge da punto di riferimento per i architetto torinese nato nel 1919, che trascorre un breve periodo
giovani hippy americani è il paesaggista Lawrence Halprin. Insieme a Taliesin, conquistato dall’organicismo wrightiano. Ma che
con la moglie Anna organizza tra il 1966 e il 1968 gli Experiments abbandona nel 1947 perché incapace di tollerare l’aggressiva
in Environment, seminari della durata di un mese che esplorano le personalità del Maestro e, anche, perché non concorda sullo
interazioni tra il corpo e la natura. Evidente il riferimento alla body sviluppo estensivo di Brodoacre City.
art e alle performances di Allan Kaprow, Yoko Ono, Yayoi Kusama, Soleri è affascinato dalle comunità autosufficienti, fondate su
Bruce Naumann soprattutto nella esplorazione del corpo, nella principi naturali, spirituali e razionali, e tanto dense da favorire
disinibizione dei comportamenti, nella ricerca di atteggiamenti, una intesa attività di incontro e di scambio. Ne propone numerose
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nei suoi disegni visionari. Le chiama arcologie, per sottolineare lo spostamento di 240.000 tonnellate di terra, oppure – é il caso
l’unitarietà della concezione architettonica e ecologica. Novanoah di Christo – l’impacchettamento di centomila metri quadrati di
B, per esempio, è una città marina che si sviluppa per cerchi costa australiana o la chiusura di tutte le uscite di una autostrada
concentrici a partire da un nucleo iniziale. La struttura è tubolare americana per 5 miglia con pareti di vetro alte tra 11 e 13 metri.
tridimensionale e i depositi e i luoghi di produzione si trovano ai Quale è lo scopo degli artisti Land? Innanzitutto, esprimere una
livelli inferiori per permettere alle abitazioni e ai luoghi di incontro nuova coscienza ecologica. Ma anche scavalcare i luoghi deputati
di fruire dell’acqua dei canali e del verde degli alberi. Asteromo alla produzione di cultura per interagire con i luoghi dell’esistenza.
è un asteroide previsto per 70.000 abitanti. È un cilindro che al E, infine realizzare opere di nessuna apparente utilità pratica
suo interno ne contiene un altro di dimensioni minori. Lo spazio per sottolineare in maniera macroscopica il significato primario
tra i due volumi ospita le attrezzature tecniche. La parete interna dell’attività operativa, in rapporto al significato secondario del
del cilindro inscritto è tappezzata con vegetazione alimentata da prodotto.
un ciclo di anitride carbonica e ossigeno. Gli abitanti, spinti dalla Innumerevoli sono i punti di intersezione tra la ricerca degli
forza centrifuga, vi poggeranno i loro piedi e le loro costruzioni. architetti radicali e degli artisti Land; anche perché i primi
Proposte irrealizzabili? Forse. Fatto sta che Soleri realizza in Arizona tendono, nelle loro ricerche, a allontanarsi sempre di più dalla
nel 1970 il primo nucleo di una comunità. Vi confluiscono hippy, pratica professionale per avventurarsi nei sentieri dell’utopia
intellettuali alternativi, studenti che anno dopo anno, con le loro ambientale e della ricerca artistica fine a se stessa; mentre i secondi,
mani costruiscono una nuova città: Arcosanti. si propongono, di fatto, come ideatori e organizzatori di operazioni
territoriali complesse. Avremo così che numerosi progettisti – per
2.7 Tra Land e Concettuale: l’architettura esempio gli americani Ant Farm e Site, gli italiani Pettena, UFO, gli
come cosa mentale austriaci Hollein e Coop Himmelb(l)au – lavoreranno sul delicato
La consapevolezza del valore estetico dell’ambiente naturale crinale che separa la ricerca architettonica dalla Land. E viceversa
induce gli artisti ad abbandonare il chiuso delle gallerie e a cimentarsi gli artisti – Christo, Heizer, Long, Oppenheim-svolgeranno ruoli e
con la dimensione territoriale. Nasce la Land Art. Emergono sulla funzioni propri degli architetti del paesaggio.
scena internazionale Christo, Michael Heizer, Robert Smithson, Vi è, infine, il caso di Robert Smithson che vorremmo esaminare
Richard Long, Dennis Oppenheim. Eseguono installazioni brevemente. Questi oltre a essere decisamente il più acuto e
complesse, spesso di dimensioni titaniche, la cui esecuzione interessante esponente Land, evidenzia nella sua breve, intensa e
richiede mesi di lavoro, l’impiego di centinaia di persone, studi generosa esistenza (1938/1973) particolare apertura per la ricerca
di fattibilità, permessi burocratici, complessi mezzi di trasporto e architettonica che riesce a cortocircuitare all’interno della propria
di movimentazione del terreno. Propongono, infatti, di realizzare esperienza estetica.
scavi che, come nel caso di “double negative” di Heizer, richiedono Robert Smithson si fa notare nel 1966 per un articolo apparso su
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Artforum, Entropy and the new Monuments. Vi sono presentate attraverso la moltiplicazione dei modelli che la rappresentano. Da
le opere dei minimalisti: Donald Judd, Frank Stella, Ronald qui l’importanza dello
Bladen, Dan Flavin, Robert Grosvenor, John Chamberlain, spazio, che è il campo materiale attraverso il quale si svolge il
Paul Thek, Lymann Lipp, Robert Morris, Peter Hutchinson, Sol ragionamento e dei luoghi dove l’entropia è maggiore, dove l’energia
LeWitt. Questi nuovi oggetti scultorei, ingombranti e laconici si è autodistrutta. È la, infatti, che appaiono con più chiarezza le
evitano, secondo Smithson, di esprimere la irrilevante soggettività relazioni, le cristallizzazioni, le strutture. È là che per un attimo si
di un sentire personale e segnano finalmente l’abbandono della coglie il crinale dove il caos si riunisce con l’ordine assoluto.
tradizione romantica dell’Espressionismo Astratto. Smithson, Il discorso di Smithson ha almeno quattro punti di tangenza con
da sempre appassionato di geologia, misura, infatti, il tempo in l’architettura. Innanzitutto perché il fenomeno dell’entropia, così
millenni e non in anni. E lo sguardo partecipe ma distaccato di come si manifesta nella geologia della natura, si riscontra anche
chi sorvola le ere, gli permette di rappresentare, in accordo con le nelle realtà urbane degradate, nelle periferie, nelle discariche, nel
leggi della termodinamica, l’universo come energia tendente a uno cheapscape. È là che il disordine, cristallizzandosi, acquista valore
stato entropico che annichila la vita che essa stessa produce, sino a di forma e diventa un testo privilegiato che svela la stratificazione
pietrificarla nella sorda presenza della massa. La verità del mondo geologica del mondo. È una visione questa certamente più tragica
non si trova, quindi, nel divenire, ma nella realtà spogliata dei suoi di quella giocosa del pop, che vede la periferia degradata come un
valori, quando il caos della vita diventa ordine rigido e assoluto. inesauribile materiale per la formatività, ma non meno interessante,
La Land art, quindi, per Smithson non può coincidere con il per i suoi risvolti epistemologici.
romantico vitalismo ecologista dei movimenti alternativi, né con i Vi è poi la riscoperta dell’arte come fatto spaziale puro.
sensi di colpa della società contemporanea che, in un certo stadio Per Smithson non ha alcun senso parlare di pittura, scultura,
della propria storia, si accorge dell’improponibilità ambientale del architettura. Ad esistere è solo lo spazio: quello degli oggetti, quello
proprio modello di sviluppo industriale. Deve essere, invece, un della mente.
buco, uno squarcio attraverso cui leggere il mondo come struttura Vi è, inoltre, nella poetica di Smithson un’attenzione esasperata
e come testo. per gli oggetti, il contesto, le relazioni. Per l’architettura è un
Da qui non-site (cioé i non-luoghi). I non-site, che poi altro non insegnamento prezioso: il valore di un’opera non risiederà più nel
sono che modelli tridimensionali realizzati dall’artista, non possono valore iconico dei segni che si sovrappongono nelle facciate o negli
fisicamente coincidere con i site, cioé con la realtà empirica dei spazi interni, ma nel sistema delle relazioni che essa sarà capace
luoghi ma ne restituiscono in forma astratta la logica. E poiché la di intessere. Smithson precorre sia il concettualismo purista di
rappresentano logicamente, sono una metafora efficace di questi; Eisenman che il concettualismo contestuale dei Site (questi ultimi,
ne esprimono, insomma, la struttura. alla sua morte, gli dedicheranno il numero 4 della rivista On Site).
Smithson realizza così un serrato dialogo tra l’artista e la natura Vi è, infine, il rifiuto della tragità espressionista e dell’inclusivismo
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del pop. L’arte viene vista come la tecnica che spoglia la realtà dai che giace su della sterpaglia e tiene con una mano una lampada
suoi aspetti accidentali, svuota il cervello dal troppo pieno del a gas che emette un lieve chiarore. Ermetica perché per quanti
consumismo, dal vitalismo delle immagini a buon mercato, dal significati si siano tentati di attribuire agli oggetti e ai loro nessi,
troppo dire della società dei media. Ciò che Smithson cerca di nessuno appare pienamente convincente. Per alcuni commentatori
realizzare – con conseguenze anche nella ricerca architettonica – è il senso principale dell’installazione consiste nell’aver esplicitato
un grado zero della mente che si sovrappone al grado zero della l’atteggiamento voyeuristico che è proprio dell’arte, che appunto
materia. Minimal, Land Art e arte Concettuale coincidono. scruta la realtà per attribuirle significati. Per altri l’opera non è che
Le ricerche di Smithson non sono isolate. Kosuth e Sol LeWitt, la rappresentazione tridimensionale del Grande Vetro: in questa la
per esempio, si pongono su una simile lunghezza d’onda. Basti figura femminile, resa astratta, è fatta ascendere al cielo, in quella,
per tutte ricordare One e tre Chairs (1965) di Kosuth : una resa concreta, giace pesantemente sulla terra. A rendere calzante
composizione costituita da una sedia reale, una sua immagine il parallelo tra il Grande Vetro e Etant donnés anche la scelta di
fotografica ingrandita al vero e una definizione di sedia tratta dal rappresentare in entrambi i principi vitali del gas e dell’acqua.
dizionario. Scegliendo un oggetto banale e moltiplicandolo per Per altri commentatori, invece, l’opera riprende una pittura di
tre, Kosuth lo scarica di ogni valore iconico, con la conseguenza Courbet, L’origine del Mondo, in cui sono rappresentate, con un
che il suo significato non risiede più nell’oggetto stesso in quanto verismo tanto crudo da rasentare la pornografia, le gambe divaricate
immediatamente percepibile ma nella correlazione dei segni tra di di una giovane donna. Per altri ancora è l’ennesima costruzione
loro; più o meno come avviene nel rapporto tra site e non-site. simbolica di un artista consacrato alla filosofia alchemica. Per altri,
In questo intenso clima di ricerca, nel giugno del 1969, viene infine,Etant donnés, al pari di tutte la produzione di Duchamp,
inaugurata al Museum of Modern Art di Filadelfia l’ultima opera non ha alcun significato predeterminato: è un’opera aperta
di Marcel Duchamp. Titolo: Etant donnés: 1. la chute d’ eau/2. che suggerisce molteplici interpretazioni ma non ne ha alcuna
le gaz d’eclairage. Ad Etant donnés Marcel ha lavorato in segreto privilegiata. In altre parole: i simbolismi, le citazione di elementi
almeno dal 1947 con il desiderio di farla esporre solamente dopo ripresi dalla precedente produzione di Duchamp, i riferimenti
la sua morte, che avverrà nel 1968. L’opera, concepita sin dall’inizo ad opere di altri autori e periodi, l’uso di elementi già codificati
come postuma, completa il ciclo di un’esistenza, rappresentando un servono a stimolare un gioco semantico a cui partecipano in ugual
enigma da interpretare alla luce di tutta la produzione precedente. misura le interpretazioni di tutti i critici e gli utenti. Afferma
Etant donnés è un’opera violenta e insieme ermetica sino Duchamp in uno dei suoi pochi discorsi pubblici (Houston, Aprile
al limite di essere indecifrabile. Violenta perché costringe 1957): “l’atto creativo non è solo dell’artista. Lo spettatore fa in
l’osservatore a guardare, attraverso due buchi eseguiti su una modo che l’opera entri in contatto con il mondo, decifrandola e
vecchia porta, un muro dilaniato da una breccia oltre la quale si interpretandola nei suoi intimi aspetti qualificanti e, così facendo,
intravede una donna nuda, forse morta, con le gambe divaricate dà il proprio contributo all’atto creativo”.
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L’impressione che Etant donnés provoca negli artisti di Parte 3 capitolo 3

L’ossessione del
avanguardia è fortissima. È la controprova che non ha più senso
parlare di pittura, scultura, architettura ma solo di un’arte che si
compenetri con la realtà sino quasi a annullarsi. Mostra che ciò
che è rilevante nel discorso poetico non è tanto la forma di ciò linguaggio: 1970-1975
che si dice ( che può essere tanto indifferente da coincidere con
uno o più oggetti banali) quanto ciò che è detto. È infine la prova
delle potenzialità comunicative di una nuova stagione creativa
che, a dispetto delle tesi della Sontag contro l’interpretazione, ha
superato sia i vincoli dell’astrattismo che del pop, per puntare con
forza sul fascino dell’enigma, dell’intelligenza e del ragionamento 3.1 Five Architects, NY
critico. Insomma di un ricerca formale – che come più tardi 1970. L’Institute for Architecture and Urban Studies (IAUS)
sintetizzerà felicemente Menna nel suo La linea analitica dell’arte pubblica il testo di Peter Eisenman Notes on Conceptual
moderna (1975) – riesce contemporaneamente a essere discorso e Architecture. In quattro fogli bianchi sono disposti quindici
metadiscorso, facendo arte e, contemporaneamente, parlando di se puntini, affiancati da un numero progressivo, ciascuno dei quali
stessa. rimanda a una nota a pié di pagina. Le note rimandano a scritti
sul linguaggio, lo strutturalismo, il concettualismo, il minimalismo
elaborati lungo gli anni sessanta. Il testo di Eisenman, estremamente
sofisticato ma anche provocatorio nel suo laconico snobismo, è
forse l’episodio più significativo di una serie di mosse azzeccate che
il giovane architetto mette in atto tra il 1967, data di fondazione
dello IAUS, e il 1975, data di ultimazione della celeberrima House
VI, per porsi all’attenzione della stampa specializzata internazionale.
Ne ricordiamo alcune. Nel1969 Eisenman partecipa al simposio
Five Architects NY organizzato al MoMA di New York da Kenneth
Frampton. Tra il 1967 e il 1968 realizza la House I. Seguono la
House II (1969-70), la House III (1969-71), la House IV (1971),
la House V e la House VI (1972-75) per i coniugi Frank.
Progetti e realizzazioni sono pubblicati nel 1972 nel volume
miscellaneo Five Architects. Suoi articoli appaiono sulle principali
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riviste e, in Italia, su Casabella (1970: From Object to Relashionship: quindi, per definizione, non utilizzabili se non sul piano estetico,
Giuseppe Terragni; 1971: Notes on Conceptual Architecture; 1971: Eisenman si confronta con una realtà più prosaica, quale quella
Cardboard Architecture). Nel 1973 Eisenman è uno dei fondatori edilizia. Prendiamo per esempio la casa VI, forse la più famosa.
e direttori con Kenneth Frampton, Mario Gandelsonas e Antony L’intera costruzione è inscritta in un cubo ed è articolata secondo
Vidler della rivista Oppositions che sarà, sino al 1984, punto di sottomoduli sempre cubiformi. Il motivo formale dominante è la
riferimento del dibattito internazionale. manipolazione dei quadrati che generano piante e alzati. Vi è poi
Sicuramente abile nel giocare con le debolezze degli estimatori un gioco di slittamenti e di avanzamenti e grandi piani trasversali
– rapiti dalla sua prosa sibillina, affascinati dai sempre aggiornati tagliano in quattro l’abitazione. Vi sono corrispondenze tra pieni e
riferimenti culturali e coinvolti dall’elegante formalismo – vuoti, fra vuoti e vuoti, fra pieni e pieni. La logica è così stringente
Eisenman rappresenta un punto fermo per la cultura architettonica che alla scala di collegamento tra i due piani della costruzione
degli anni settanta. Ossessionato dal linguaggio, cerca di concepire ne corrisponde una simmetrica che giace, capovolta, sul soffitto,
l’architettura come se fosse un testo, cioé un insieme di relazioni ovviamente impossibile da utilizzare e quindi completamente
tra elementi semplici legati tra di loro tramite un sistema, cioé una inutile dal punto di vista funzionale. E, infine, vi sono i colori che
sintassi. E a tal fine isola arbitrariamente gli elementi costitutivi evidenziano i singoli piani. Risultato: la casa affascina per il suo
della costruzione – pareti piene, spazi vuoti, elementi puntiformi gioco astratto di forme ma è a mala pena abitabile e i committenti
– per poi ruotarli, traslarli, duplicarli e ricomporli secondo una devono accettare numerosissimi diktat sul loro modo di vita
logica pervasiva ma assolutamente arbitraria (esattamente come imposti dalla rigidissima sintassi compositiva. Afferma Eisenman
arbitrario è, in fin dei conti, qualunque sistema sintattico o con un ragionamento paradossale: l’abitabilità e il comfort sono per
qualunque costruzione logica una volta scelti un certo numero di lo spazio ciò che la rappresentazione è per un quadro. Distolgono
assiomi di partenza). Afferma, a proposito di uno dei suoi progetti: l’osservatore dalla ricerca dei valori formali fondanti: lo sospingono,
“non è la razionalità che ha dato forma agli spazi; questi sono infatti, ad appropriarsi immediatamente dello spazio, a percepirne
stati determinati da un sistema formale arbitrariamente scelto e i caratteri percettivi e simbolici ma gli impediscono di cogliere, in
arbitrariamente manipolato”. Potrebbe essere una dichiarazione forma mediata e razionale, le relazioni dell’oggetto. Cioé la sintassi
degli artisti concettuali Kosuth o di Sol LeWitt che negli stessi anni e quindi, in ultima istanza, la struttura del linguaggio poetico.
adoperano nei confronti di oggetti banali un simile atteggiamento Tafuri, in un saggio apparso in occasione di una mostra sull’opera
analitico al fine di scaricare l’opera d’arte del suo valore iconico e dei Five a Napoli (1976), osserva che Eisenman dopo Kahn – che
evidenziare, esplicitandole, le sottili interazioni logiche e concettuali ha cercato di dare voce alla storia e alle istituzioni – e dopo Venturi
che ne possono organizzare la forma e strutturare il senso. Ma con – per il quale l’unica istituzione è il reale – é, a cavallo degli anni
la non secondaria differenza che mentre Kosuth o di Sol LeWitt sessanta e settanta, l’architetto che in maniera più teoricamente
applicano le loro permutazioni linguistiche a oggetti scultorei e rigorosa si è posto il problema della comunicazione. Ma lo ha
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fatto svuotandola di ogni contenuto, paralizzandone la dimensione quanto propone Giorgio Grassi con il libro La costruzione
semantica e dando un peso inusitato alla dimensione sintattica. logica dell’architettura (1967), nel quale tenta di sistematizzare
Eisenman, in altre parole, si è rifugiato in un atteggiamento analiticamente il recupero della tradizione disciplinare, o quanto
manieristico. E lo ha assolutizzato evitando scrupolosamente di ipotizza, con più ansia formativa ma con meno rigore logico,
porsi il problema di creare nuove icone o nuove parole. Obiettivo: Portoghesi con il revival della tradizione barocca e liberty.
tentare di rifondare una tradizione disciplinare senza aumentare Il secondo precipizio è la negazione della disciplina: se tutto è stato
la confusione dei linguaggi – brutalismo, neobrutalismo, pop, detto e se le parole sono vuote e hanno, al più, un valore relazionale-
metabolismo... – che proliferano negli anni sessanta. Se l’architettura sintattico tanto vale, allora, dichiarare la morte dell’architettura.
è linguaggio è linguaggio di se stessa. Al suo posto sorgerà l’anarchitettura, la disarchitettura, la
Ma, si obietterà, i linguaggi dell’architettura sono tanti, quale contrarchitettura; insomma, una nuova disciplina da scoprire
scegliere? E, poi, in base a quale principio, se non si vuole essere e da inventare. Ci proveranno Archizoom con No-Stop city,
tacciati di eclettismo? Superstudio con le città immaginarie, i Site con i loro divertenti
La risposta fornita da Eisenman è tanto sofisticata da apparire assemblage neoconcettuali e pop e anche artisti-architetto, come
convincente. La tradizione disciplinare a cui riferirsi è quella del Gordon Matta-Clark e Gianni Pettena che, affascinati dal tema,
purismo di Le Corbusier e dello storicismo di Terragni. Entrambi, proporranno interessanti commistioni tra spazio della vita e spazi
parlano la lingua dei nostri giorni, ma entrambi si confrontano per la riflessione artistica.
incessantemente con la tradizione classica: quella greca nel caso di Insieme con Eisenman gli altri quattro architetti presenti alla
Le Corbusier, quella romana nel caso di Terragni. mostra dei Five Architects NY sono: John Hejduk, Michael Graves,
Recuperare il loro lessico vuol dire quindi riappropriarsi di Charles Gwathemey & Robert Siegel, Richard Meier.
un certo tipo di architettura, quella che ha posto la geometria, Formatosi nello studio di Pei e poi di Kinney, Hejduk se ne
i rapporti formali, la logica dei numeri e delle proporzioni al allontana forse perché poco interessato all’attività professionale
centro dei propri interessi. Essere quindi insieme modernissimi e tanto che, nel corso della sua vita la abbandonerà optando per
antichissimi. Seguaci della tradizione ma teorici dell’avanguardia. l’attività di insegnamento alla Cooper Union di New York di cui
Eisenman sa che la scelta di collocarsi in un eterno presente in diventerà preside dal 1975 al 2000, anno della morte. A differenza
bilico tra storia e futuro lo costringe, in realtà a muoversi, come di Eisenman, il cui lavoro è rivolto all’interno dell’oggetto, alle
sulla corda del funanbolo, tra due precipizi. relazioni tra i suoi elementi costitutivi, il suo si rivolge al montaggio
Il primo consiste nella rivendicazione dell’assoluta autonomia di volumi elementari di derivazione purista. Attivando un
disciplinare. La tenteranno soprattutto gli italiani, con il movimento procedimento che nasce dall’accostamento delle loro diverse matrici
noto come La Tendenza. Se l’architettura è un linguaggio chiuso geometriche, Hejduk sembra riprendere il modo di comporre
in se stesso, la sua misura, il suo riferimento è solo la storia. È kahaniano. Ma mentre quest’ultimo integra le parti in una struttura
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unitaria d’insieme, Hejduk, separando tra loro le unità costitutive Testimoniano che anche un approccio decisamente manierista può
e caratterizzandole con colori diversi, giunge a composizioni le cui contribuire a diffondere tra il vasto pubblico l’apprezzamento per
strutture formali rimangono come sospese rispetto ai componenti quell’architettura moderna che agli inizi del secolo era, invece vista,
che le costituiscono, esattamente come in un gioco di costruzioni come un insopportabile strappo alla tradizione destinato ad essere
per bambini. Da qui l’aspetto giocoso della sua produzione che apprezzato solo da pochi.
sembra interpretare quasi alla lettera l’indicazione lecorbusieriana
dell’architettura intesa come gioco sapiente di volumi sotto la luce. 3.2 Learning from Las Vegas
Ma anche l’interesse concettuale dato dalla chiarezza quasi analitica Spiazzato dal purismo concettuale di Eisenman e dei Five,
con la quale viene presentato un repertorio di diverse situazioni Venturi, nel 1972 rilancia il suo progetto per un’architettura
spaziali ( il percorso, la stanza circolare, triangolare, quadrata…) tra inclusivista e antiaccademica. Esce Learning from Las Vegas, scritto
loro connesse lungo una promenade architecturale. in collaborazione con Denise Scott Brown e Steven Izenour.
In direzione più commerciale si indirizza il lavoro di Michael Titolo e contenuti riecheggiano quelli dell’articolo Learning
Graves, Charles Gwathemey & Robert Siegel, Richard Meier. from Luytens scritto nel 1969 contro il purismo brutalista degli
L’articolazione spaziale delle loro composizioni non risponde, Smithson. Ma vi é molto di più. Per Venturi, oramai, il recupero
infatti, a rigidi criteri intellettualistici quanto a una logica della di un linguaggio per l’architettura moderna non può avvenire
varietas, della piacevolezza e della raffinatezza del repertorio delle solo assorbendo e riciclando la storia in tutta la sua complessità
citazioni. Michael Graves, che già nelle opere presentate alla mostra e contraddittorietà. Occorre, invece, recuperare la lingua efficace,
dei Five fa trapelare un certo gusto eclettico che va ben oltre il sgrammaticata, energica, incontaminata del suo pubblico. Cioé di
purismo, si orienterà ben presto verso un eclettismo commerciale quegli utenti che Eisenman e i Whites – così sono battezzati, in
e disimpegnato diventando uno degli esponenti di punta del post opposizione ai Grays venturiani – vogliono, con le loro astratte case
modern. Charles Gwathemey & Robert Siegel inizieranno una di cartone, escludere dal processo di costruzione della forma.
attività professionale con opere di qualità diversa, molte delle quali Learning from Las Vegas ha un immenso successo e suscita una
rivolte al mercato della ricca borghesia newyorkese. A raggiungere eco gigantesca fatta di commenti entusiasti, dibattiti appassionati,
però il successo internazionale, con una frenetica attività chiose erudite, dure stroncature.
professionale che lo porterà a realizzare opere importanti in tutto Le tesi sono due e molto semplici.
il mondo, sarà Richard Meier. Nonostante una certa ripetitività, Prima. L’architettura di Las Vegas, realizzata da mestieranti
consistente nella esasperata riproposizione del montaggio e dello per andare incontro al gusto della gente comune, è molto più
smontaggio di forme pure, di derivazione lecorbusieriana, colorate interessante di quella di centinaia di insediamenti pianificati,
in un immacolato color bianco e alternate a grandi vetrate, le disegnati e eseguiti dai più rinomati architetti.
opere licenziate dal suo studio sono tutte di altissima qualità. Seconda. L’architettura del Movimento Moderno per perseguire
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un ideale di forma pura, ha trascurato la componente iconica data convergente con quella di Eisenman, il pericolo dello storicismo
dalle decorazioni, dalle facciate, dalle scritte che, invece, con il loro eclettico, questa volta veicolato dal desiderio di utilizzare codici
caotico sovrapporsi rendono attraente Las Vegas. D’ ora in poi, se noti, per esempio attraverso la citazione di elementi tratti dal lessico
un cambiamento deve avvenire, invece di perseguire la duck ( cioè architettonico classico quali timpani, colonne, finte facciate.
l’edificio che, se, per esempio, deve esprimere il concetto di una Né pare che abbiano migliori sbocchi operativi le innumerevoli
papera, per rispondere a un ideale di unitarietà tra forma, funzione ricerche teoriche che tra la fine dei sessanta e l’inizio dei settanta,
e messaggio, deve essere costruito esattamente con la forma di una anche sulla scorta delle teorie di Eisenman e Venturi, si susseguono
papera), occorrerà lavorare sul decorated shed e cioé sul sistema di per indagare il rapporto tra linguaggio e forma architettonica da
segni che rende ciò che sarebbe una semplice costruzione utilitaria, un punto di vista filosofico, semiologico o critico. Si ha, infatti, la
un oggetto affascinante e significante ( per rimanere nell’esempio: sensazione che i testi scritti da Renato De Fusco, Umberto Eco,
per parlare di una papera basta un cartellone o una decorazione che Emilio Garroni, Giovanni K. Koening – solo per citare gli italiani
la rappresenti). – alla fine disorientano nascondendo dietro l’uso di termini tecnici
Il dualismo venturiano – che distingue e separa il sistema degli inconsueti per la disciplina architettonica – monemi, fonemi,
elementi decorativi dalla costruzione intesa come puro oggetto choremi, lessemi... – ben poche reali prospettive interpretative
ingegneristico, privo di particolari valori formali – reintroduce e operative. Se ne accorge Zevi che nel 1973 scrive per la
il buon senso della corretta costruzione messo sicuramente tra Einaudi un libro dal titolo provocatorio: Il linguaggio moderno
parentesi dal concettualismo eisenmaniano e cerca di colmare dell’architettura. “Decine di libri e centinaia di saggi – afferma il
il divario tra aspettative dell’utenza e ricerca architettonica, critico – discutono se l’architettura possa essere assimilata a una
ridicolizzando il linguaggio della nuova accademia neopurista. lingua, se i linguaggi non verbali abbiano o meno una doppia
Ma, a sua volta, il dualismo venturiano non è immune da pericoli. articolazione, se il proposito di codificare l’architettura moderna
Intanto perché, se male interpretato, delega, di fatto, all’ingegnere, non sia destinato a sfociare nell’arresto al suo sviluppo. L’indagine
al costruttore o al developer la cura dell’edificio, lasciando nelle semiologica è fondamentale, ma non possiamo pretendere che
mani del progettista solo le facciate o pochi elementi ritenuti dipani, fuori dall’architettura i problemi architettonici. Bene o
linguisticamente rappresentativi. E poi perché, riducendo il male, gli architetti comunicano; parlano architettura, sia o no una
problema della lingua a quello della comprensione di questa da lingua”. Il problema, continua Zevi, non è formale. È etico. Se si
parte del pubblico, ridimensiona il ruolo dell’architetto come vuole parlare moderno occorre esserlo. Se regole vi devono essere
creatore di linguaggio, trasformandolo in un interprete e, nei casi queste investiranno l’atteggiamento che ha l’architetto verso il
peggiori, in un orecchiante del gusto di massa, delle mode, delle mondo e solo in seconda battuta la tecnica del discorso. Da qui sette
tecniche di intrattenimento pubblicitario. invarianti: elenco, asimmetria, scomposizione quadridimensionale,
Si prospetta così, attraverso una via opposta ma alla fine strutture in aggetto, temporalità dello spazio, reintegrazione
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edificio-città-territorio. L’elenco esprime l’atteggiamento aperto Sicuramente manieristi, i Site risentono dell’influsso di Venturi,
dello sperimentatore che non accetta gli schemi mentali imposti da sul cui versante si schierano. Ne condividono il gusto per la
altri e ogni volta riesamina, enumerandoli, i termini del problema. complessità, i messaggi chiari e di forte contenuto iconico, la
L’asimmetria rende desuete le concezioni semplici e consolatorie bipartizione dell’edificio in struttura e decorazione, l’attenzione
dell’ordine, quali la simmetria bilaterale. La scomposizione per il contesto.
quadridimensionale implica la volontà di rompere la scatola Lo testimoniano i numerosi quaderni, dal titolo On Site, che con
muraria, di acquisire nuove dimensioni spaziali. Le strutture in scadenza annuale il gruppo diffonde. Nel numero quattro (1973),
aggetto esprimono il bisogno di utilizzare le tecniche più sofisticate. per esempio, sono presentati un saggio sull’architettura invisibile
La temporalità dello spazio è l’accettazione della finitezza umana di Juan Downey; l’illustrazione architetture di Giorgini ottenute
e delle sua dimensione storica. La reintegrazione edificio-città- con l’ausilio del computer attraverso la trasposizione in forma delle
territorio esprime il carattere insieme pubblico e ecologico dell’atto vibrazioni terrestri; un articolo sull’entropia resa visibile; l’immagine
progettuale. di una cupola leggera di Buckminster Fuller; i fotogrammi delle
architetture di ghiaccio di Kaprow che si liquefanno sotto la luce;
3.3 Site i diagrammi ecologici del gruppo Ant Farm e di Robert Smithson.
Nonostante il richiamo di Zevi all’etica dei contenuti, gli Vi è poi l’influsso di Duchamp. James Wines, che dei Site è il
architetti sono affascinati dalla fisica e dalla metafisica del teorico, affronta questo tema nell’editoriale il cui titolo – “NOT
linguaggio. E soprattutto dalla indagini concettuali, secondo le SEEN and/or LESS SEEN of... – è ripreso da un opera del maestro
quali vi può essere comunicazione anche oltre la forma, al di là francese. Afferma: Duchamp ha avuto un’influenza enorme non
della stessa fisicità dell’oggetto significante. solo sui pittori e gli scultori ma anche sugli architetti. Ha insegnato
I Site, uno dei gruppi di avanguardia più impegnato su questo loro che ogni oggetto, al di là della sua materialità, può essere un
versante della ricerca, nel 1971 propone, per il restyling di un’ concetto, un semaforo che cambia le abitudini dello spettatore
area residenziale, di fondere le basi in mattoni degli edifici con il rispetto al contesto.
paesaggio circostante, quasi come se le abitazioni fossero sul punto Se si può fare arte attraverso un orinatoio o una pala da neve e se
di liquefarsi (Peeksilk Melt). Nel 1972 realizza per la Best Products un manichino dalle fattezze realistiche può diventare il medium per
un magazzino. L’intervento consiste nella sovrapposizione a una riflessioni artistiche molto sofisticate, non c’é più bisogno che gli
struttura esistente di una facciata in mattoni che sembra che si stia architetti spendano tempo e denaro della collettività per realizzare
staccando ( da qui il nome: Peeling Project). A questo progetto ne forme in cui si persegue a ogni costo l’originalità dell’autoespressione.
seguono altri caratterizzati da muri che si sgretolano (Courtyard Occorre, invece, attribuire senso agli oggetti che produciamo,
Project, 1973), angoli che si staccano (Indeterminate Façade giocando sul contesto storico e geografico nel quale li inseriamo.
Showroom, 1975), piani che si scostano (Tilt Showroom, 1976). Trasformandosi in “cosa mentale”, l’architettura non sarà più gioco
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dei volumi sotto la luce, ma una sinfonia di pensieri nell’ambiente. È la mostra Italy: The New Domestic Landscape. Si inaugura il 26
Fine della materialià dell’oggetto architettonico, inizio della maggio al Museum of Modern Art di New York (MoMA). Curatore
disarchitettura cioè di una architettura leggera, evanescente, di alto Emilio Ambasz, che per poterla organizzare ha provvisoriamente
valore concettuale. abbandonato il suo lavoro all’Institute for Architecture and Urban
Studies (IAUS), con il quale il gruppo di Casabella è in contatto.
3.4 The New Domestic Landscape:1972 Nella introduzione al catalogo, Ambasz esplicita il suo punto di
Anche in Italia si delineano due correnti: una esclusivista e vista. In Italia, dice, ci sono tre tendenze, di cui occorre egualmente
una inclusivista, ma con sfumature diverse da quelle, pur sempre tener conto: una, raffinata e conformista, che si muove all’interno
disincantate e, spesso, ironiche, dei Whites e dei Grays. Sono la di un mercato ben collaudato; una, riformista, che ridisegna gli
Tendenza e i Radical. I primi rivendicano la chiusura del linguaggio oggetti convenzionali con ironia e con nuove intenzioni culturali;
su se stesso attraverso la riscoperta nostalgica della tradizione storica una, contestatrice, che mette in crisi il concetto stesso di design
e, in particolare, di quella classicista, vista in chiave atemporale e per ricercare una libertà assoluta di uso che ha come necessario
metafisica. Loro poeta è Aldo Rossi, che indirizza la propria ricerca correlato la dissoluzione dell’oggetto.
in un affascinante e trasognato recupero della memoria. Interprete La mostra è divisa in due sezioni. La prima è dedicata agli
il critico Manfredo Tafuri, che pur dichiarandosi fuori da ogni oggetti. Spiccano quelli che, seguendo la classificazione di Ambasz,
gioco e tendenza, in realtà si proporrà come il più attento interprete possiamo attribuire alla tendenza conformista: per esempio la sedia
di Rossi e compagni, diventandone di fatto il promoter, mentre Plia di Piretti (1970), la Gaudi armchair di Magistretti (1968),
mostrerà rigida chiusura per le ricerche dell’avanguardia, tacciata la sedia in ABS di Joe Colombo (1968), il tavolo M1 di Angelo
di avventurismo e velleitarismo. Mangiarotti (1969), la libreria in plastica Gifo di Enzo Mari (1969),
I Radical si muovono, invece, sul versante della pluralità e la lampada Splügen di Achille e Pier Giacomo Castiglioni (1961),
sperimentazione dei linguaggi, dell’apertura alle scienze sociali, la radio portatile T502 di Marco Zanuso e Richard Sapper (1965),
all’ecologia, al corpo, alle arti figurative. la macchina da scrivere Valentine di Ettore Sottsass Jr. (1969), il
Punto di riferimento per gli architetti radicali è la rivista tavolo Utopia di Nanda Vigo (1971).
Casabella, diretta dal 1970, da Alessandro Mendini, che cambia Ve ne sono anche altri che appartengono alla tendenza riformista.
grafica, ospita gli interventi degli esponenti più impegnati nel Sono mobili e arredi di gusto pop orientati al recupero dei valori
campo della ricerca, dedica sempre meno spazio alla produzione simbolici, ludici, percettivi, o di inaspettate valenze ecologiche.
professionale, si diffonde con lunghi e spesso poco leggibili saggi Sono esposti nella sottosezione degli “oggetti scelti per le loro
sui destini dell’umanità, dell’avanguardia, dell’arte. implicazioni socioculturali”. Sono, tra gli altri: il Joe sofa (1971),
Nel 1972 la gran parte degli artisti che ruotano intorno alla Casabella una poltrona disegnata da Lomazzi, D’Urbino, De Pas a forma di
di Mendini vengono coinvolti in un evento che lascerà un certo segno. guantone da baseball; la Moloch floor lamp (1972) di Gaetano
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Pesce, una lampada da terra ottenuta ingigantendo le dimensioni che, sia pur con declinazioni diverse – giocoso e ironico il
di una piccola lampada da tavolo; i Sassi (1967) di Pietro Girardi, primo, retorica e pletorica la seconda – affrontano il tema di un
elementi di seduta a forma di pietre; il Cirro (1970) di Giuseppe linguaggio postfunzionalista. I secondi, e sono la maggioranza,
Raimondi, un set di lampade che ricorda le nuvole; Pratone (1971) battono i sentieri della ricerca tecnologica dei metabolisti e degli
del gruppo Strum, una seduta di poliuretano che allude all’erba Archigram: capsule abitative compatte, altamente infrastrutturate,
di un gigantesco prato; Mies armchair (1969) di Archizoom, una espandibili, facilmente trasportabili. Spicca tra questi il progetto
sedia dalle eccessive forme triangolari; gli armadi (1966) di Ettore – accuratamente ricostruito sulla base dei disegni lasciati – del
Sottsass Jr. contenitori scultorei decorati a righe, a strisce, a pallini; bravissimo Joe Colombo, prematuramente scomparso nell’estate
la lampada Passiflora (1968) di Superstudio, a metà tra neo-liberty dell’anno prima: è un insieme di blocchi componibili attrezzati per
e ecologico. realizzare ambienti abitativi flessibili anche in spazi particolarmente
Altri oggetti-sempre ascrivibili alla tendenza riformista – si contenuti. Interessante anche la proposta di Mario Bellini che,
caratterizzano per economicità, flessibilità, ingegnosità. Sono, per invece di un ambiente domestico, espone una vettura per i nuovi
esempio, il Sacco (1969) di Gatti, Paolini, Teodoro che il cinema nomadi: possono utilizzarla per viaggiare, per mangiare, per
renderà famoso come la poltrona di Fantozzi; la Multichair (1970) chiacchierare, per dormire e, all’occorrenza, per trasportarvi un
di Joe Colombo, un ingegnoso artefatto snodabile di elementi pianoforte.
di poliuretano che diventa puff, poltrona, chaise longue, letto; il I contestatori sono, invece, concordi nel fare tabula rasa:
sistema Abitacolo (1971) di Enzo Mari, un meccano fatto di sottili l’architettura scomparirà per lasciare posto al corpo, alla natura, ai
aste in metallo per realizzare ambienti domestici e, soprattutto, bisogni.
fantasiose camere per bambini; Tavoletto (1969) di Salvati e Ugo La Pietra propone, sia pur in maniera ingenua e poco
Tresoldi, un tavolo basso che, all’occorrenza, si trasforma in letto. convincente, una città più leggera che usa creativamente i flussi di
La seconda sezione della mostra è dedicata agli ambienti. Compito informazione per ridefinire i confini tra lo spazio privato e quello
dei progettisti, a ognuno dei quali è affidata una ideale stanza, è pubblico.
di “esplorare il paesaggio domestico con particolare attenzione per Archizoom allestisce una stanza vuota dove è possibile soltanto
i suoi luoghi e proporre spazi e artefatti che gli danno forma, e sentire rumori. È una idea che il gruppo fiorentino persegue da
cerimonie e comportamenti che gli conferiscono significato”. almeno due anni, con la proposta di No-Stop City (1970). Si tratta di
Partecipano a questa sezione – per adoperare la classificazione di un edificio abnormemente ingrandito, tanto da diventare una città,
Ambasz – riformisti e contestatori. di fatto invisibile nei suoi confini. All’interno é uno spazio vuoto
I riformisti, di fatto, si dividono in due filoni di ricerca. I cablato, climatizzato e protetto dagli agenti atmosferici, una distesa
primi propongono riflessioni sui nuovi simboli e riti dell’uomo antropizzata dove tutto si muove, ma dove è possibile ritagliarsi un
contemporaneo: è il caso di Sottsass Jr. e della Gae Aulenti ambito, una sosta al proprio errare nomadico. Precedenti di No-
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Stop city sono il supermercato e l’officina con i loro spazi indistinti Il progetto del gruppo 9999, ottiene, infine, il premio destinato ai
dove gli addetti o le merci circolano liberamente, cambiando nel giovani designer (l’altro premio lo ottiene il progetto funzionalista
tempo le loro reciproche posizioni e configurazioni. Ma sono di Gianantorio Mari, un giovane architetto associato a Joe
proprio le dimensioni dilatate di No-Stop City che annullano la Colombo). È una piccola oasi ecologica, con al centro una pozza
differenza tra architettura e urbanistica mostrando che, in una d’acqua su cui si innesta una fontana ad aria compressa. Serve a far
società fatta di flussi e di relazioni, non vi è che un problema: levitare l’utente che, così sospeso, può isolarsi dal mondo, cullato
la gestione dello spazio unico della comunicazione; oppongono all’interno di un lacerto di natura. Un progetto, insieme, ironico e
alla logica dell’existenz minimum, fatta di muri e di barriere che poetico che denuncia il sorgere di nuovi bisogni non riducibili alla
delimitano ambienti angusti e tayloristicamente organizzati, funzione economica e il desiderio di nuove e radicali risposte.
quella della libertà del corpo e degli oggetti nello spazio illimitato; La mostra Italy: The New Domestic Landscape ha un influsso
denunciano, attraverso l’attenzione per ciò che è immateriale, notevolissimo sui giovani architetti americani Ma è forse il canto
effimero, mutevole, la fine dell’architettura tradizionale intesa del cigno degli architetti radicali italiani. In Italia, infatti, rossiani
come composizione di oggetti, di forme, di stili. e postmoderni prendono il sopravvento, facendosi conquistare
Liquidata con poche e sprezzanti parole da Manfredo Tafuri dalle università dove anche i sia pur limitati caratteri innovativi
(“mostruoso connubio tra anarchismo populista e istanze liberatorie della loro ricerca vengono stemperati e congelati in un mortificante
attinte dal Maggio francese”) No-Stop City ha influenzato la più accademismo. Idem in Europa dove i nuovi protagonisti sono i
avanzata ricerca architettonica contemporanea: dall’infinitamente nostalgici Krier e Ungers mentre gli stessi Stirling e Hollein sembrano
flessibile – almeno, nelle intenzioni – Centro Pompidou di Piano, abbandonare la ricerca figurativa più impegnata, per rifugiarsi nel
Rogers e Franchini, sino alle ricerche di Koolhaas sul Bigness, sulla recupero eclettico delle forme del passato. E defezioni si registrano
Generic City, sulla trasparenza. Superstudio si muove sulla stessa anche negli Stati Uniti. Non solo per il dilagare del Post Modernism,
linea di ricerca. Anche Natalini e compagni propongono un mondo ma anche per l’attenzione che personaggi del calibro di Eisenman
dove ogni punto offre le stesse opportunità di un altro, dove non sembrano dare alle ricerche di Rossi e alle teorizzazioni di Tafuri
c’è più bisogno di abitazioni, dove l’uomo può vagare indisturbato. ( ampiamente ospitati nella rivista Oppositions, che diventa ben
Su una linea diversa si muove il gruppo torinese Strum; rifiuta di presto la più influente sul dibattito architettonico internazionale).
avventurarsi nel territorio della prefigurazione ironica e utopistica Nel 1973 Mendini chiama a raccolta tutta la intellighentia
e dichiara che il problema dell’abitare non è formale, è politico radical, per fondare Global Tools, un megagruppo interdisciplinare
e usa il proprio spazio per diffondere tre pubblicazioni, in forma proteso alla ricerca e sperimentazione. Vi partecipano Archizoom
di fotoromanzo, che denunciano le contraddizioni del sistema e associati, Remo Buti, la redazione di Casabella (Mendini,
che, per sensibilizzare gli addetti ai lavori, appariranno allegati alla Guenzi, Bona, Raggi, Boschini), Riccardo Dalisi, Ugo la Pietra,
rivista Casabella. 9999, Gaetano Pesce, Gianni Pettena, Rassegna, Ettore Sottsass,
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Superstudio, Ziggurat. L’esperienza di Global Tools, però, non – anche deperibili – per formare nuove configurazioni ambientali,
andrà oltre qualche sporadico seminario progettuale. operare tagli e scavi nella materia esistente al fine di operare
Nel 1976 cambia la proprietà di Casabella. Mendini viene letture che siano, insieme, fuori e dentro gli oggetti. Del 1970
estromesso bruscamente per lasciare il posto a Maldonado che è Garbage Wall un muro realizzato con rifiuti urbani ed esposto
opererà un deciso cambiamento di rotta, verso la professione e le per alcuni giorni in prossimità della St. Mark’s Church, prima di
più consuete tematiche sociali. essere distrutto. A partire dal 1972 Matta Clark fotografa le tracce
lasciate dalla carta da parati sui muri di caseggiati parzialmente
3.5 Anarchitettura demoliti. Queste, quasi come frammenti archeologici, permettono
Gordon Matta-Clark, figlio dell’artista surrealista Roberto di ricostruire la logica della vita che vi si è svolta.
Sebastian Matta, studia architettura alla Cornell University, Tra il 1972 e il 1973 Matta-Clark espone i Bronx Floors. Si tratta
dove si laurea nel 1968. Alla Cornell conosce, durante la mostra di frammenti di pavimenti o di pareti prelevati dalle abitazioni di
Earth Art (1969), Robert Smithson con il quale lavorerà per la uno dei più poveri quartieri di New York. Insieme ai brandelli
realizzazione dell’opera Mirror Displacement. Da lui imparerà di muri e di solaio sono esposte le foto delle abitazioni dopo
a rifiutare i supporti artistici tradizionali, a inserire frammenti che è stato effettuato il prelievo. Esprimono lo stato di degrado
di natura all’interno dell’opera d’arte, a recuperare materiali e di un quartiere-ghetto con la freddezza di un reperto anatomico
atmosfere dell’ambiente urbano degradato. Animatore dei circoli e, insieme, comunicano una sensazione di inquietante disagio:
artistici newyorkesi, Gordon, nell’ottobre del 1970 è una presenza quella di veder violata la privacy degli ambienti abitativi attraverso
costante alla galleria 112 Green Street, che usa come un laboratorio buchi che permettono di guardare da una stanza all’altra, da un
per sperimentare spazi liberati da abitudini, vincoli e costrizioni. appartamento all’altro.
“Voglio – afferma – alterarne lo spazio sin dalle radici, il che vuol I frammenti di Matta-Clark impongono alcune domande:
dire una ricognizione dell’intero sistema (semiotico) dell’edificio, Dove abitiamo? Che rapporto c’è tra lo spazio della casa e quello
evitando ogni idealizzazione ma usando i reali fattori costitutivi dell’esistenza? Che rapporto esiste tra edificio e la natura? Cosa è lo
dello spazio. Così da un lato altero i singoli dati percettivi che spazio? Ma non danno risposte. Semmai producono vertigine. La
normalmente vengono utilizzati per riconoscere l’oggetto nel suo visione in contemporanea di tante celle che si susseguono una dopo
complesso. Dall’altro faccio in modo che molte delle mie energie l’altra provoca lo stesso effetto delle prigioni del Piranesi: ci presenta
vitali non siano impedite. Vi sono molte cose nella società che uno spazio destrutturato e frammentato che rassomiglia a quello a
coscientemente si pongono come divieto: impediscono di entrare, cui siamo abituati ma, nello stesso tempo, ne è radicalmente diverso
di passare, di partecipare..”.. Le tecniche che Matta Clark adopera perché ne viola l’ordine. Il caos, la prigione, il labirinto non è quindi
sono essenzialmente tre: cambiare il punto di vista attraverso cui la singola cellula abitativa ma la visone in contemporanea di queste,
l’utente percepisce una realtà spaziale, utilizzare oggetti inconsueti nel momento in cui ne è manifesta la struttura. L’ordine, direbbe
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Borges e sottoscriverebbe Smithson, è solo una delle combinazioni si affaccia alla professione in un momento sbagliato; Mendini
del caso e l’incubo è la visone di questo mondo ordinato e insensato progetta nel 1975 un tavolino bara per rifuggire da qualunque
giunto al suo ultimo stadio, quello della morte. visione ottimistica del design e ricordare il momento in cui anche
Nonostante si dichiari un artista (“Io non lavoro sull’architettura. il corpo umano diventa oggetto.
Lavoro sugli edifici. I miei interessi non sono utilitaristici”) nel 1973 Ma vi à anche un certo parallelismo con la ricerca di Eisenman
Matta Clark è uno dei promotori del gruppo Anarchitettura. Vi e dei Five: li accomuna una formatività dove la dimensione
partecipano Laurie Anderson, Tina Girouard, Suzanne Harris, Jene contestuale è prevalente, mentre le parole hanno valore solo
Highsteun, Bernard Kirschebaum, Richard Landry. Anarchitettura combinatorio e posizionale. Nel 1976 Matta Clark viene invitato
vuol dire negazione dell’architettura, rifiuto di aderire alle sue allo IAUS a esporre con Meier e Graves nella mostra Idea as Model.
convenzioni, ai suoi scopi, alle sue funzioni. Ma anche desiderio Ma ben presto emergono divergenti punti di vista: la scomposizione
di scoprirne, attraverso l’azzeramento degli aspetti epidermici e dell’artista è fisica, quella dell’architetto solo concettuale. Matta
superficiali, l’essenza come puro fatto mentale. Clark propone a MacNair, che dell’esposizione è il curatore, di
La prima mostra del gruppo è del 1974. Ad essere ripresi sono tagliare una stanza adibita ad attività seminariali in pezzi di 2 piedi
paesaggi incontaminati, depositi ferroviari in disfacimento, chiatte per 2 (circa 60x60 cm).. Alla risposta negativa di questi, ripiega per
che trasportano case prefabbricate, pozzi senza apparente fondo, fari un’ istallazione di vetri rotti e fotografie. Così dopo aver preso in
travolti dalle onde, greggi e anche un bicchiere con all’interno una prestito da Dennis Oppenheim una pistola ad aria compressa, in
dentiera. L’anarchitettura è, insomma, molto più dell’architettura. uno stato alterato, si reca alle 3 del mattino nei locali dello IAUS
Ma è anche molto di meno. È il linguaggio vuoto di chi vuole dove distrugge alcune finestre, ne raccoglie i frammenti e li ordina
insieme afferrare tutto lo spazio e parlare di cose indicibili. Un po’ accanto a alcune immagini di case nel sud del Bronx nelle quali le
come nella pittura fa Fontana – amato e citato da Matta Clark – finestre erano state fatte a pezzi dai residenti. L’operazione, al di là
con i suoi colpi di punteruolo sulla tela. Ma per quanto si fotografi, di qualsiasi riflessione intellettualistica, ha un significato politico
cataloghi, perfori e sezioni la materia con cura ossessiva, ciò che e un chiaro intento polemico. È la denuncia di tutte le presunte
resta è ciò che rimane della vita nelle mani dell’anatomopatologo: teorie fondate sulla rivendicazione dell’autonomia disciplinare
solo oggetti inanimati. Da qui un perenne senso di frustrazione e avanzate dagli architetti radical chic newyorkesi, Eisenman in
di vuoto che accomuna Matta Clark agli architetti radicali, sempre testa. Questi, che al momento è direttore dello IAUS, ne capta il
più affascinati dal tema del silenzio e della morte: Hollein nel messaggio e ordina di ripristinare immediatamente le finestre rotte
1970 realizza per la Biennale di Venezia alcune tombe per evocare e di smantellare l’installazione di Matta Clark, con il pretesto che
una possibile archeologia del nostro presente; Gianni Pettena la violenza dell’opera gli ricorda quella della Cristallnacht nazista,
scrive nell’ottobre del 1973 un testo dal titolo L’anarchitetto in la famigerata notte in cui tutte le vetrine dei negozi ebrei vennero
cui denuncia l’angoscia esistenziale del giovane progettista che distrutte.
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Paragonato a Jack lo squartatore, Matta Clark, in realtà, si misura del 1962 per un monumento alla Resistenza a Cuneo realizzato
con l’architettura con l’ardore di un situazionista. E non è un caso con un cubo tagliato dalla sola scalinata che serve per accedere al
che una delle sue opere più riuscite sia stata realizzata in Francia, suo interno e da una stretta e lunga fessura ubicata sul lato opposto
proprio in vicinanza delle Halles, così amate dai seguaci di Debord. oppure dal monumento dei Partigiani a Segrate del 1965, una
È il 1975 e sono in corso i lavori di sventramento che servono a struttura in cemento composta da un prisma rettangolare e da
fare posto al Museo Beauburg e alla modernizzazione del quartiere. un cilindro, tra loro collegati da un prisma triangolare che allude
L’artista interviene su due case costruite nel 1699. Vi opera uno alla figura archetipica del tetto e, insieme, del timpano del tempio
scavo a forma di cono ( da qui il titolo dell’opera: Conical Intersect), greco.
la cui base, di circa 4 metri di diametro, é disposta lungo la parete A stemperare una altrimenti intollerabile monumentalità,
perimetrale e il cui vertice penetra lungo muri e pavimenti sino a generata dalla composizione rigorosamente simmetrica e
raggiungere l’attico e, quindi, il cielo. Per una quindicina di giorni stereometrica di figure astratte e fortemente evocative, provvede
dal buco di Conical Intersect si può guardare Parigi e il cantiere l’elementarità del loro montaggio che ricorda le costruzioni in legno
di uno dei più imponenti edifici che rappresenta un nuovo modo dei giochi dei bambini. Da qui un’aria trasognata con composizioni
di concepire la cultura e, insieme, lo spazio: neutro, illimitato, urbane che sembrano la trasposizione tridimensionale dei quadri
infinito. Anch’esso, se vogliano, anarchitettonico, se anarchitettura di Giorgio de Chirico. Di sapore metafisico sono anche i numerosi
è il rifiuto della composizione, dei valori figurativi convenzionali, disegni. Costituiscono una attività complementare a quella di
della rigidità di una impostazione data una volta per tutti. Bucare le progettista che contribuisce a lanciare il così detto fenomeno
pareti del Beaubourg, a differenza di quelle delle case tradizionali, dell’architettura disegnata che coinvolgerà tutta una generazione
non avrebbe senso: nascono già bucate nella loro infinita, almeno d’architetti, affascinati dalla possibilità di scappare dalle rigide
nelle intenzioni, flessibilità. costrizioni del mercato edilizio, per realizzare un mondo parallelo,
fatto di immagini destinate a rimanere sulla carta.
3.6 Aldo Rossi e la Tendenza Tra il 1969 e il 1973 Rossi realizza il suo capolavoro: il
Aldo Rossi si forma nel clima della Casabella-continuità diretta complesso residenziale di Monte Amiata all’interno del quartiere
da Rogers, facendosi notare per un approccio culturale, in linea Gallaratese 2. L’edificio– diversamente dall’esuberante stecca
con le posizioni neostoriciste degli altri giovani della redazione, abitativa realizzata accanto da Carlo Aymonino – nulla concede
fortemente critico verso lo stile internazionale, l’architettura alle esigenze psicologiche degli abitanti. Riprende, con un evidente
organica o le tensioni neoespressioniste. Le opere di Adolf Loos, compiacimento intellettualistico, gli etimi dell’architettura
Étienne-Louis Boullée e degli architetti del Novecento Italiano funzionalista e le rigide forme del razionalismo italiano del
esercitano su di lui una forte attrazione, predisponendolo verso le Ventennio, ha l’aria delle Cardboard Architecture dei Five (così
forme elementari di forte effetto plastico. Lo si vede nel progetto chiamate perché sembrano plastici in scala al vero realizzati col
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cartoncino), rammenta i fondali dechirichiani delle Piazze d’Italia. serve a evitare l’approccio avanguardista della tabula-rasa con un
Tra il 1972 e il 1976 Rossi realizza la scuola di Fagnano Olona, un processo di ascolto del contesto e di modifica e messa a punto, in
edificio simmetrico a doppio pettine nel cui centro si trova una funzione del loro corretto inserimento, degli stessi tipi edilizi. Il
corte che, a sua volta, contiene l’edificio circolare della biblioteca. disegno, La città analoga del 1976, dove sono montati brani di
Ricorda gli edifici dell’ottocento, rigidi come prigioni ma con un città diverse in un collage piranesiano rivisto con una sensibilità
fascino sia pure severo da libro Cuore. Tra il 1971 e il 1978, con che deve qualcosa alla pop art, fissa con una immagine poetica il
Gianni Braghieri, costruisce il cimitero di Modena concependolo senso di tale approccio.
come una città metafisica pensata per i defunti. Ispirato alla poetica di Aldo Rossi è il percorso di numerosi
Non privi di un loro appeal, forse dovuto al bisogno storicamente architetti più giovani che negli stessi anni lavorano su questi temi.
ricorrente di richiami all’ordine dopo fasi di espansione creativa, i Si riconosceranno sotto la sigla della Tendenza. A Roma, dove la
progetti di Rossi spaccano in due la cultura architettonica. Da un lato Tendenza sarà particolarmente attiva, Renato Nicolini, Franco
li si accusa di trascinare indietro l’architettura italiana, riportandola Accasto, Vanna Fraticelli, Franco Purini, Francesco Cellini, Claudio
al monumentalismo e al classicismo fascista : è la posizione di Bruno D’Amato avranno il loro punto di riferimento nella rivista romana
Zevi. Dall’altro li si vede – grazie anche all’esegesi di Manfredo Controspazio, nata nel 1969 e diretta da Paolo Portoghesi e, più
Tafuri – come opere esemplari per ricentrare la progettazione tardi, nella galleria Architettura Arte Moderna (AAM) di Francesco
sull’autonomia del linguaggio e sulla costruzione logica della città. Moschini.
Autonomia del linguaggio perché l’architettura rossiana appare –
non diversamente da quella di Eisenman – come un testo composto 3.7 Post Modern
da parole che non si costruiscono a partire dall’esterno ma riprese Il fenomeno del Post-Modern è lanciato nel 1975 dal critico
dall’interno della disciplina e cioè dalla tradizione della storia di architettura Charles Jencks mentre, a partire dal 1976, la
dell’architettura. Costruzione logica della città perché – e questo parola è utilizzata con crescente frequenza anche in altri campi
è il senso principale del libro L’architettura della città pubblicato per esprimere un atteggiamento di continuità e, insieme, di
da Rossi nel 1966 – questi edifici piuttosto che porsi come la rottura rispetto alla cultura moderna così come si è sviluppata in
negazione delle configurazioni urbane consegnateci dalla tradizione occidente a partire dai primi anni del novecento. Nel 1977 Jencks
ne vogliono essere la continuazione, il logico sviluppo. Da qui un pubblica The Language of Post-Modern Architecture. Tradotto in
atteggiamento operativo che trova i suoi strumenti nella tipologia numerose lingue e oggetto di continue riedizioni, il libro è insieme
edilizia e nella morfologia urbana. Ragionare per tipi edilizi un brillante pamphlet contro l’architettura internazionalista
consente infatti di operare per modelli, testati dalla tradizione e e un manifesto per un nuovo stile. Jencks ne trova le origini in
dotati di un loro senso e di una loro autonomia. Operare in accordo un episodio emblematico avvenuto il giorno 15 luglio 1972
con la morfologia urbana, e cioè con la concreta forma della città, quando, con una carica di dinamite, le autorità cittadine decidono
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di abbattere gli edifici dell’insediamento di Pruitt-Igoe a Saint comunicare sia a un livello elementare che a uno più profondo.
Louis disegnati dall’architetto Minoru Yamasaki. Sono corpi Affinché ciò avvenga, occorre, continua Jencks, che gli architetti
a ballatoio, alti oltre dieci piani, realizzati tra il 1952 e il 1955 non abbiano paura di riprendere il linguaggio consolidato degli
secondo i principi del Movimento Moderno. Premiati nel 1951 stili storici del passato, fatto di ornamenti ma anche di colonne,
dall’American Institute of Architects, si erano rivelati, alla prova dei timpani, modanature e amato dall’uomo della strada, combinandolo
fatti, un fallimento. Poco amati dalla popolazione di colore che li con stilemi più contemporanei all’interno di un discorso manierista
abitava, erano diventati spazi di nessuno, luoghi pericolosi oggetto per giocare, come ha indicato Venturi nel suo testo del 1966, sulla
di continui atti vandalici, costituendo l’ennesima prova che le teorie complessità e sulle contraddizioni della disciplina. Fine quindi del
sull’habitat, lanciate dai CIAM e fatte proprie da Yamasaki, sono minimalismo e dell’International Style e ripresa di una tradizione che
vittime di un errore di fondo: essere troppo astratte e velleitarie ha il suo antecedente in Gaudì ma riconosce i propri precursori nella
perché viziate dall’imperativo dell’invenzione formale a tutti i costi, tradizione dello storicismo moderno ( dal neo-liberty a Venturi),
indipendentemente dai gusti e dalle preferenze dell’utenza. del revivalismo ( da Diseyland a Lapidus), del neovernacolare (
Di edifici come quelli di Pruitt-Igoe, sostiene Jencks, le periferie da Erskine a van Eyck), degli studiosi della storia della città ( da
delle nostre città sono piene. Testimoniano il fallimento di una Ungers a Stirling a Rossi), dei neo-organici ( da Scharoun a Pietila
ideologia fondata su principi astratti e meccanici, che, anche nelle e Saarinen) e degli architetti dello spazio postmoderno ( da Aalto a
sue manifestazioni più raffinate, produce architetture fredde e senza Scharoun, da Graves a Moore). Il risultato – lo si capisce già in questa
vita. Come mostra per esempio il campus della ITT progettato pittoresca divisione in categorie – è un minestrone dove è ammesso
da Mies van der Rohe dove addirittura la cappella destinata alle il tutto e il suo contrario. Così nelle pagine del libro scorrono le
funzioni religiose rassomiglia al locale della centrale termica e illustrazioni dell’edificio della Rinascente di Albini e Helg accanto a
viceversa. quelle della casa Baldi di Portoghesi e Gigliotti e dell’Highpoint II di
Rispetto a questo tipo di approccio, formalista e elitario, il Post Lubetkin e Tecton. Ci sono le case di Venturi, il cimitero di Modena
Modern, prende le distanze, proponendo di lavorare, più che di Aldo Rossi e lo stand a forma di hot dog. Ci sono i Medical
sulla discontinuità, sulla continuità. Ciò avviene su due livelli. Faculty Buildings di Lucien Kroll, il complesso Byker di Erskine e le
Uno funzionale, che, ispirandosi al passato, punta a privilegiare immagini del letto dell’Agente 007. E poi la Bavinger House di Bruce
l’individuo rispetto allo standard. Uno linguistico che rifugge Goff e la House VI di Eisenman. Insomma, se questa è la libertà
dall’uso esclusivo di codici dell’avanguardia: ermetici, ultraraffinati e dalle costrizioni del Movimento Moderno, il prezzo che sembra
apprezzati solo dalla ristretta cerchia degli addetti ai lavori. Ritorno doversi pagare per acquistarla è la riduzione della sua tradizione, fatta
dunque, all’architettura vernacolare e spontanea? No di certo, anche di momenti antagonisti ma vitali, a un eclettico e snervato
continua Jencks, piuttosto un approccio basato sul double coding, repertorio di immagini, diverse ma sostanzialmente equivalenti, da
cioè su un atteggiamento che punta a produrre opere in grado di poter consumare con facilità e disinvoltura.
422 torna al sommario 423
Parte 3 Capitolo 4 tra individuo e strutture sociali.

Rizomi: 1975-1980
Si delinea il fenomeno dei punk e degli indiani metropolitani.
Vivono in piccoli gruppi, esprimono con acconciature aggressive
e stridenti la loro diversità ma, a differenza degli hippies che li
avevano preceduti, non sognano più spazi di infinita libertà. Sanno
che la loro dimensione è urbana, residuale. E esprimono interesse
per il corpo inscrivendovi la propria rabbia attraverso piercing e
tatuaggi.
4.1 Rizomi C’è bisogno di primitivismo. Quindi di ornamento.
Il 30 aprile 1975 cade Saigon. Il gigante americano è costretto Quel’ornamento che Loos attribuiva al selvaggio il quale non
a dichiarare la propria impotenza e a ritirarsi dal Vietnam. esitava, appunto, ad applicarlo sulla propria pelle. Ma, anche,
Sembra la vittoria della cultura del sessantotto, che ha combattuto di decostruzione dei sistemi consolidati, per eliminare regole,
l’imperialismo, teorizzato la lotta di liberazione, la disobbedienza comportamenti, tabù acquisiti e ritrovare pochi essenziali valori
civile, il disprezzo del consumismo e degli ipocriti valori borghesi. originari. Nei linguaggi e nelle manifestazioni pratiche e teoriche,
Ma ne è invece la sconfitta. Non ci vorrà molto, infatti, a vedere i ragazzi del 77, spesso senza esserne coscienti, praticano la
precipitare le speranze di palingenesi morale e civile nella tragedia scomposizione cubista, i versi futuristi, le performance dadaiste.
di una ennesima dittatura, violenta, arretrata, ideologicamente Arte e vita trovano un punto, sia pur precario, di coincidenza e
abietta. E a cadere nello sconforto e nella sfiducia. In Francia i l’avanguardia diventa il linguaggio privilegiato dell’io diviso. Un
nuovi Filosofi subentrano agli intellettuali alla Sartre impegnati patrimonio di indagini e di idee, prima prerogativa di una sparuta
sulle barricate sia pur comode delle loro cattedre universitarie. minoranza di artisti, si trasforma in abitudine collettiva. In questa
Teorizzano il disimpegno: il potere è connaturato al sociale, tanto chiave si può interpretare uno dei fatti più clamorosi del 1977,
vale venire a patti con i sistemi democratici che lo esercitano in la violenta contestazione da parte del movimento studentesco
forma accettabile oppure ritirarsi nel proprio spazio privato. Una al comizio all’Università di Roma del segretario della CIGL, il
generazione di ex rivoluzionari orienta i propri bisogni mistici verso comunista Luciano Lama. L’incompatibilità va ben oltre la querelle
le religioni orientali o le droghe. Sulle pagine di Lotta Continua, tra una estetica del privato perseguita dagli studenti e una etica
uno dei più oltranzisti organi del movimento studentesco italiano, del lavoro e del sacrificio, proposta dal sindacalista. Si confrontano
ha un inaspettato successo la posta dei lettori, con messaggi due diverse concezioni dello spazio. Lama si presenta sul podio
personali, anche intimi. Il privato diventa politico. E il terrorismo, secondo le regole della comunicazione frontale e gerarchica tipica
che porterà nel 78 all’omicidio di Aldo Moro, non è altro che la della cultura sindacale e operaia, mentre gli studenti propendono
manifestazione più appariscente di una rottura oramai insanabile per altri modi di aggregazione e interazioni, decentrati, mobili,
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apparentemente disorganizzati. Lo scontro diventa inevitabile, rivalutati dagli intellettuali di sinistra per la loro capacità di
quasi come l’urto – suggerisce il semiologo Umberto Eco – tra due riconoscere anzitempo la profonda crisi di valore attraversata dalla
concezioni della prospettiva, la brunelleschiana e la cubista. civiltà occidentale. È il momento dell’Istituto Universitario di
Al ritiro nel privato della contestazione studentesca, Architettura di Venezia e di Cacciari, Rella, Tafuri che da tempo
corrisponde, sul versante della ricerca filosofica, la sfiducia nei hanno introdotto all’interno della cultura della sinistra questi
sistemi onnicomprensivi. L’opera di smantellamento delle “grandi scomodi pensatori. Cacciari nel 1976 scrive, sotto forma di saggio
narrazioni”, per adoperare una espressione di Lyotard, era, per la sul pensiero negativo, Krisis, completato l’anno dopo dal testo
verità, stata già avviata negli anni cinquanta e ampiamente portata Pensiero Negativo e Razionalizzazione.
a compimento alla fine degli anni Sessanta con le opere di Lacan, Nell’ottobre del 1977, Tafuri interviene nella Casabella diretta
Bachelard, Foucault, Derrida, Lyotard, Deleuze e Guattari. Ma da Maldonado in un numero dedicato al tema Architettura e
è nella seconda metà degli anni Settanta che questi temi trovano Linguaggio. Che senso ha, si chiede il critico, parlare di Storia in
massima divulgazione. Del 1976 è per esempio il testo di Deleuze un momento in cui il concetto di realtà ma anche quelli di futuro e
e Guattari “Rhizome” e del 1977 la sua traduzione in italiano, di progresso sono radicalmente posti in crisi? E, similmente, come
mentre ad un anno prima risale la traduzione italiana dell’Anti si può teorizzare la ricerca se, oggi, siamo convinti che di uno stesso
Edipo. Si teorizza il prevalere del desiderio sulla ragione. E si fatto possono essere prodotte più ricostruzioni, anche radicalmente
abbandonano le concezioni del mondo organiche e prospettiche contrastanti, ma tutte ugualmente coerenti e convincenti? Da
per una visione rizomatica della vita, fatta da fasci di conoscenze, qui la teorizzazione della critica come lavoro cosciente dei propri
“smontabile e collegabile ad ingressi e a uscite multiple”. Cioè, limiti. Una ricerca infinita che incide con il bisturi su un corpo le
per continuare nella prosa dei due filosofi francesi: “un sistema cui ferite squarciano la compattezza delle costruzioni storiche “le
acentrico, non gerarchico e non significante, senza Generale, senza problematizzano e impediscono loro di presentarsi come verità”.
memoria organizzatrice o automa centrale, unicamente definito E infine la certezza che ogni certezza è frutto di rimozioni sulle
da una circolazione di stati”. al posto di una visione del mondo, quali bisogna lavorare sapendo che “una storia vera non è quella
tante conoscenze; invece di un’estetica, molteplici prassi artistiche; che si ammanta di indiscutibili prove filologiche, ma quella che
piuttosto che principi, stati d’animo. È la fine della speranza nella riconosce la propria arbitrarietà”. Tafuri cerca di evitare di cadere
trasformazione unidirezionale del mondo, la critica radicale dello nell’anarchismo rizomatico di Deleuze e Guattari. Li cita due volte,
stato etico, la definitiva messa in soffitta del marxismo. ma solo per prenderne le distanze. Tuttavia, come riconosce lui
Carlo Marx diventa una zavorra ingombrante che pezzo dopo stesso, oramai l’edificio è insicuro e il ponte levatoio della fortezza
pezzo viene buttata a mare. Pensatori, ostracizzati per essere stati storicista è aperto.
esaltati dai regimi reazionari e nazisti quali Nietzsche, Heidegger, In realtà non è solo la costruzione marxista a crollare. Ma l’intero
Junger diventano oggetto di sempre più diffuso interesse e sapere, anche quello scientifico, da sempre considerato fonte di
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certezze, sia pur relative. Paul Feyerabend nel 1975 pubblica “Against Neorazionalismo, la Tendenza, lo Storicismo. Hanno in comune
Method. Outline of an Anarchistic Theory of Knowledge”. Forse la l’attenzione per la dimensione urbana della città. Anche se ipotizzata
migliore sintesi contro le pretese di una conoscenza oggettiva sia pur congelata nel suo splendore ottocentesco o in una presunta
celate dietro il comodo relativismo falsificazionista popperiano o armonia preindustriale. È la ricetta di Krier, di Rossi, di Grassi,
l’alternarsi dei paradigmi kuhniani. Sostiene che ogni teoria è di per di Aymonino. Se la nostra è una cultura urbana, affermano, tanto
se arbitraria. Che non esistono criteri o metodi privilegiati. Che la vale tornare alla civiltà delle strade, delle piazze, dei boulevard, dei
scienza ottiene risultati a scapito di un intollerabile impoverimento campielli. Studiano la Parigi di Haussman e Napoleone III e la
della nostra percezione della realtà. E a testimoniare che i tempi Vienna di Francesco Giuseppe. I loro strumenti sono la morfologia
sono oramai maturi per il recepimento di questi temi anche da urbana, cioè lo studio della forma della città, e la tipologia edilizia,
parte di una cerchia di intellettuali non specificatamente addetti ai cioè l’attenzione per i caratteri ricorrenti degli edifici.
lavori, nel 1979 esce in Italia la fortunata raccolta di saggi, curata Cercano, con la progettazione di spazi tradizionali e a regola
da Gargani “Crisi della ragione”, presto recensita su Alfabeta dal d’arte, di opporsi alle laceranti contraddizioni dell’urbano,alla
preoccupato Umberto Eco. frammentazione del sistema sociale in monadi, alla rottura della
Roland Barthes, pronunciando il 17 gennaio 1977 la sua lezione famiglia tradizionale, alla sempre più opprimente angoscia
inaugurale al Collége de France ammonisce: è lo stesso linguaggio metropolitana.
che noi usiamo che ci imbriglia, col suo sistema di regole, nelle È lo stesso tentativo di ricomposizione che, esauritosi il
proprie trame di potere. Noi che crediamo di parlare, in realtà, monopolio radiofonico, tentano in Italia le emittenti private.
siamo parlati dalla lingua che usiamo. Solo la letteratura e l’arte, Tra queste, il collettivo di Radio Alice intuisce che i nuovi spazi
con la loro opera di decostruzione e messa in crisi del linguaggio non sono necessariamente fisici. E sposta il problema della
dall’interno dei suoi paradigmi, ci offrono qualche illusione di ricomposizione del sociale dalla materialità della morfologia urbana
salvezza. e dalla prescrittività della tipologia edilizia alla immaterialità dei
Dicevamo, a proposito del fenomeno dei punk e degli indiani mass media e alla spontaneità della risposta individuale. “Dietro
metropolitani, che la crisi del 1977 investe soprattutto la Radio Alice – nota giustamente Umberto Eco – ci stanno le feste in
dimensione urbana. Tramonta il mito dello spazio incontaminato. piazza, la riscoperta del corpo, del privato, la assunzione orgogliosa
Mentre in Italia, con la morte di Pasolini (nov.1975), cade delle devianze (tutte, anche se incompatibili tra di loro) la tematica
definitivamente il mito della autenticità della dimensione degli del nuovo proletariato giovanile, le istanze degli emarginati”.
emarginati e dei contadini. Lo spazio della metropoli si espande Il soggetto sociale, la Classe intesa come un organismo compatto
sempre più prepotentemente. E ingloba con i suoi valori, prodotti per il quale approntare regole e tipologie, non esiste più. Non ha
e comportamenti ogni possibile sacca di resistenza. È il momento senso adocchiare il passato. E i tentativi che verranno fatti, quali
del successo del Post Modern in tutte le sue declinazioni: il la Biennale del 1980, intitolata appunto La presenza del passato
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non fanno altro che dimostrare l’inutilità, se non la pericolosità Rimane da completare il quadro citando lo IAUS, l’Instutute
dell’operazione. for Architecture and Urban Studies fondato e diretto dal 1967 da
Il problema, come intuiscono sia pur confusamente gli anarchici Peter Eisenman. Luogo di incontro delle più svariate personalità,
individualisti del 77, introiettando per le proprie pratiche il l’Istituto rappresenta un punto di confronto tra le ricerche condotte
linguaggio dell’avanguardia, è sostituire ai concetti di regolarità, nella seconda metà degli anni Settanta. Basta sfogliare la rivista
standardizzazione, unificazione quelli dell’individualismo, del Oppositions, che dello IAUS é di fatto l’organo, per trovarvi articoli
corpo, della deprogrammazione. Cercando così di fare i conti con di personaggi così diversi tra di loro quali Martin Pawley e Rafael
il sistema produttivo che questa strada – dalla serializzazione alla Moneo, Bernard Tschumi e Leon Krier, Rem Koolhaas e Manfredo
personalizzazione, dalla socializzazione alla frammentazione, dal Tafuri, Colin Rowe e Denise Scott Brown, Alan Colquhoun
prodotto di massa alla risposta individualizzata – sta percorrendo. e Giorgio Grassi. Lo IAUS, inoltre, rappresenta un ponte tra le
In questa direzione, antinostalgica, si muovono alcuni giovani ricerche condotte dall’Istituto Universitario di Venezia e il versante
architetti e un insoddisfatto professionista che, proprio in questi più oltranzista del formalismo americano, Peter Eisenman in testa.
anni, decide di cambiare la propria vita. I giovani sono: in Europa In una posizione, contemporaneamente di ricerca ma anche di
Bernard Tschumi, Rem Koolhaas, Elia Zenghelis; in Giappone retroguardia, che è difficile districare.
Toyo Ito. Nel 1977 hanno: Tschumi 33, Koolhaas 33, Zenghelis 39,
Ito 37 anni. Il professionista è l’americano Frank O. Gehry. Ha 48 4.2. Dagli Archigram all’High Tech
anni. I tre europei, gravitano intorno alla Architectural Association 1975. Si inaugura a Ipswich la sede della Willis Faber & Duams.
diretta dall’inesauribile Alvin Boyarsky e frequentata dagli Progettista l’appena quarantenne Norman Foster. L’edificio, un
Archigram. Risentono fortemente dell’influenza dell’architettura complesso di tre piani destinato a uffici, suscita un notevole interesse
radicale degli anni Sessanta e della prima metà degli anni Settanta. per la facciata risolta con un’unica superficie riflettente che ne fascia
Bernard Tschumi sviluppa il tema del corpo nello spazio diffidando il perimetro curvilineo. E ricorda, sia pur mutate le dimensioni,
da una concezione architettonica esclusivamente intellettualistica. il grattacielo di cristallo di Mies per la Friedrichstrasse a Berlino.
Il coetaneo Rem Koolhaas nel 1978 pubblica Delirious New York. Piuttosto che imporsi per una propria forma o per la sfaccettata
Analizza e persegue la poetica della congestione metropolitana. configurazione volumetrica (ricordate la definizione di Le Corbusier
Elia Zenghelis trasforma in immagini poetiche i temi antiurbani dell’architettura come gioco sapiente di volumi sotto la luce?)
del movimento moderno. Il giapponese Toyo Ito è allievo del tende a mimetizzarsi, o, quantomeno a negarsi come geometria,
metabolista Kikutake. Sonda il tema del rapporto tra lo spazio riflettendo, con i suoi pannelli specchiati, l’ambiente urbano nel
urbano e lo spazio esistenziale. Gehry si forma nello sperimentale quale è collocato. All’interno, spazi e volumi cedono il posto a
clima californiano. Lavora sui materiali industriali, il cheapscape un continuum climatico, altamente tecnologizzato, suddivisibile
urbano, l’eredità pop. Torneremo, più dettagliatamente, su di loro. a piacimento perché formato da slot flessibili e modificabili con
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il variare delle esigenze. I concetti guida della Willis Faber sono dello schermo di facciata che ne avrebbero garantito l’illimitata
ripresi da Foster nel Sainsbury Centre for Visual Arts iniziato nel flessibilità e il collegamento mediatico con le altre strutture museali
1976, 1977. Anche qui il progettista rinuncia a una costruzione dal francesi.
forte impatto geometrico a favore di un contenitore di disarmante Il Centro, comunque, ha un impatto enorme. Anche perché, a
semplicità, suddiviso da sottili pannelli mobili. Osservate la pianta: differenza del Sainsbury Centre, sorge nel cuore di Parigi e non a
è la stessa di No-Stop City degli Archizoom, ricorda i paesaggi Norwich nel campus dell’University of East Anglia. Charles Jencks
cablati di Superstudio ma è soprattutto un omaggio alle ricerche lo paragona alla Torre Eiffel. Jean Baudrillard accusa l’edificio di
degli Archigram e di Cedric Price dei quali Foster è un estimatore. essere un supermercato per la cultura di massa. Reyner Banham
Confrontiamo adesso queste prove con le contemporanee ricerche, ne è entusiasta; finalmente – dice – un monumento alla cultura
tutte risolte sul versante formale, dei Five, dei neorazionalisti o contemporanea.
degli stessi postmodern. La forma, sembra indicare Foster, è un In effetti, il Pompidou rappresenta un’aria di fresca novità. E offre
prodotto a posteriori, mai un assunto a priori. È il risultato del un’immagine accattivante dell’istituzione culturale: permeabile,
funzionamento di un edificio non il suo presupposto. E le persone flessibile, accogliente. Ma forse è proprio la forza di questa immagine
che si muovono nello spazio, insieme con gli usi delle strutture, la sua maledizione. Così, per una sorta di feticismo formalistico,
contribuiscono a formare l’architettura di un edificio tanto quanto architetti e pubblico, piuttosto che lavorare sulle potenzialità di
facciate, setti, pilastri e bucature. una macchina tecnologica sviluppata per produrre e gestire nuove
Mentre ancora vertono tra gli addetti ai lavori le discussioni sul iniziative, si limitano spesso a interpretarla come un simbolo
Sainsbury Centre, nel 1977 viene inaugurato il centro Pompidou di modernista, un’icona, da ingessare e da imbrigliare e nel quale gestire
Parigi. Progettisti Renzo Piano, Richard e Sue Rogers e Gianfranco attività tradizionali. Lo stesso accade per la Willis Faber & Dumas
Franchini. e il Sainsbury Centre: è l’immagine che colpisce più che l’apertura
I temi sviluppati dai quattro sono gli stessi già messi a punto tecnologica a nuovi usi. Nasce l’High Tech, un nuovo stile, fatto
da Foster: grandi travi per evitare di avere interruzioni strutturali di tubi in vista, giunti e snodi risolti con dettagli perfetti, ampie
lungo lo spazio espositivo, servizi accorpati collocati lungo il superfici vetrate, grande spreco di risorse energetiche. Il contrario
perimetro, impianti a vista, utilizzo di materiali di produzione di quanto si fossero prefissi Price, gli Archigram e Buckmister Fuller
industriale. Del resto Foster, Piano, Rogers appartengono alla (che, detto per inciso, avrà occasione di collaborare con Foster nel
medesima fascia generazionale, hanno avuto una simile formazione 1982), che, con i loro progetti ne erano i precursori.
culturale e tecnologica e hanno percorso insieme parte del loro iter Foster capisce che sul nuovo stile può fondare la propria fortuna
professionale. professionale. Piano cerca prudentemente di allontanarsene, per
Il Pompidou è per la verità realizzato solo in parte secondo il orientarsi verso un uso soft della tecnologia, ma riservandosi di
progetto del concorso del 1971 perché privato dei piani mobili e raccoglierne i dividendi ogni volta che serve citare i propri trascorsi
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avanguardisti. Resta Rogers a continuare in una incessante opera di sfuggire dal baratro dell’arbitrarietà per sviluppare il processo
di sperimentazione funzionale sempre in bilico tra concessioni progettuale in modo sistematico e cosciente. Occorre dunque
stilistiche High Tech e autentico desiderio di innovazione. superare neorazionalismo e neorealismo, conclude Gandelsonas,
Già nel 1978, l’abilissimo Charles Jencks lancia una nuova per un neofunzionalismo non ingenuo come quello del Movimento
tendenza complementare al Post Modern: è il Late Modern di Moderno ma conscio dei problemi dell’oggi e capace di rielaborarli
cui l’High Tech costituisce uno dei filoni principali. Suoi caratteri dialetticamente.
sarebbero il pragmatismo, l’esageratamente ultramoderno, la Risponde Peter Eisenman nel numero successivo di Oppositions.
discontinuità, l’atteggiamento sperimentale, il gusto del nuovo. Nota che il funzionalismo è una attitudine umanistica fondata sulla
Ridotta a stile, una linea dell’avanguardia moderna, dalle centralità del soggetto cha almeno cinquecento anni di vita e non
potenzialità ancora insondate, batte in ritirata. è solo ascrivibile al Movimento Moderno. Ma, si chiede Eisenman,
ha senso parlare ancora di centralità dell’individuo in un periodo
4.3. Neofunzionalismo o Postfunzionalismo? nel quale la crisi dei valori ne sta mettendo in discussione l’identità
I primi quattro numeri della rivista Oppositions escono tra e pertanto la posizione privilegiata nello spazio? E ha ancora senso
settembre del 1973 e ottobre del 1974. Dopo una pausa di circa perseguire un’attitudine umanistica nel momento in cui da tempo
due anni, nell’autunno del 1976, esce il numero 5. Che si apre con le altri arti ne hanno fatto a meno, privilegiando aspetti astratti,
un editoriale di Mario Gandelsonas dal titolo: Neo-Functionalism. non narrativi, non antropocentrici? Basti pensare alla lezione di
Gandelsonas individua due tendenze in atto: il neorazionalismo Malevich e Mondrian in pittura, Joyce e Apollinaire in letteratura,
e il neorealismo. La prima, le cui origini risalgono agli anni Schoemberg e Webern in musica, Richer e Eggeling nella
Sessanta ed ha avuto il suo massimo sviluppo nella prima metà filmatografia. Conclude Eisenman: proprio perché l’architettura
degli anni Settanta, è rappresentata da Aldo Rossi in Europa, Peter non può più rappresentare nulla, e meno che mai l’uomo che la
Eisenman e John Hejduk negli Stati Uniti. La seconda, che si è abita, dovrà cercare di essere altro. Per esempio gioco di geometrie
diffusa negli anni Sessanta, è rappresentata da Robert Venturi. La e solidi platonici, oppure frammentazione di segni, senza alcun
ricerca della autonomia disciplinare caratterizza il neorazionalismo. referente. Insomma un lavoro fondato sull’assenza del significato
Per i neorealisti, invece, l’architettura è fatto storico per eccellenza. che si contrappone alla pienezza del senso di cui tanta architettura
Comunica utilizzando i mezzi della pop art, della pubblicità, del umanistica vorrebbe essere, invece, portatrice. È facile intravedere,
cinema e del disegno industriale. Ad accomunare neorazionalismo dietro la posizione di Eisenman una difesa d’ufficio delle sue
e neorealismo é, per Gandelsonas, il loro antifunzionalismo. architetture inabitabili organizzate in base a arbitrarie regole
Eppure il funzionalismo, nonostante abbia sulla coscienza molti combinatorie (la House VI è del 1975) e anche dell’architettura
errori e ingenuità, è soprattutto un modo di vedere il problema del dei frammenti e del silenzio di Rossi, della sintassi dei segni vuoti
significato in architettura, la sua dimensione simbolica. Permette rilevata da Manfredo Tafuri e della mistica dell’assenza di Massimo
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Cacciari. Ma vi è nell’articolo di Oppositions qualcosa di più. Vi si 1983 porterà all’auto-annientamento annunciato in Fin d’OU T
può leggere infatti il tentativo di superare la posizione manierista Hous S; ma è anche il presupposto per la messa a punto di nuovi
del periodo dei Five per nuove direzioni di ricerca. Eisenman, strumenti concettuali molti dei quali saranno, dopo essere stati
in questi anni ne appronta due. La prima con la House X sulla emendati e sviluppati, ripresi dall’Eisenman post 1983 e dalla
quale lavora dal 1975 sino al 1978. È un approccio formalista ma ricerca decostruttivista.
non radicalmente intellettualistico: la casa dialoga con il terreno e
con il paesaggio circostante, è frammentata in quattro quadranti 4.4. Tschumi tra erotismo e poetica del corpo
piacevolmente fruibili e caratterizzati da materiali diversi: È Bernard Tschumi a sottolineare l’importanza del corpo e della
intonaco, pannelli in alluminio, griglie metalliche. Materiali che fisicità nello spazio: l’architettura é soprattutto fatto spaziale che
compaiono nei contemporanei progetti di architetti così diversi si vive e si percepisce, indipendentemente da qualsiasi teoria. Ma
quali Richard Meier e Frank O. Gehry e che fanno pensare a un è limitante cercare di deprivare lo spazio della sua dimensione
approccio finalmente non terroristico (per usare una definizione intellettuale : “da un lato, l’architettura è il prodotto della mente,
di Tafuri) della composizione architettonica. È questa una linea di una disciplina dematerializzata e concettuale con le sue varianti
ricerca proficua dal punto di vista professionale. Non dissimile da tipologiche e morfologiche; dall’altro, è un evento empirico che
quelle che porterà avanti Richard Meier: opere di algida bellezza, si concentra sui sensi, sull’esperienza dello spazio”. Non è tuttavia
raffinate come quadri astratti, frutto della calibrata organizzazione possibile sperimentare insieme le due dimensioni – concettuale
nell’ambiente di forme selezionate. Ma è anche – e Eisenman e sensuale – dell’architettura. Lo spazio o lo si vive, o lo si
probabilmente se ne accorge – la condanna, come avverrà per concettualizza.
Meier, a lavorare su un repertorio consolidato, all’eterno ritorno È però il piacere la posta in gioco dell’Architettura la quale,
dell’uguale, al manierismo di se stessi. non perseguendo obiettivi utilitari, mostra l’utilità dell’inutile,
La seconda direzione, messa a punto durante il soggiorno a e stimola le componenti dell’inconscio e del desiderio che la
Venezia e la frequentazione dello IUAV, si muove in direzione società occidentale, utilitaristica e mercificante, di fatto reprime.
opposta. Propone un prodotto dal forte impatto concettuale, L’architettura rassomiglia quindi all’erotismo: sempre in bilico tra
anche a costo di essere inabitabile. Lettura del paesaggio secondo la corporeità del bisogno e il piacere intellettuale dell’eccesso. Le
parametri paralogici, alogici, illogici, ma sempre pretestuosamente regole, che l’architetto si impone, sono come una forma di bondage,
intellettualistici. Dialoghi con preesistenze immaginarie, con cioé autocostrizioni per aumentare il piacere del gioco.
progetti non realizzati, con testi letterari, con ragionamenti Attenzione, però. Erotismo non vuol dire soddisfacimento
filosofici. Incomprensibilità del progetto. Effetto di straniamento. E immediato dei bisogni: “l’architettura non può soddisfare i desideri
quindi, fuoriuscita forzata dal sistema funzionalistico e umanistico più selvaggi, ma solo eccedere i limiti da loro prodotti”. Il suo
dell’architettura. È questo un atteggiamento nichilista che nel compito è quindi di soglia, di frontiera, di avanguardia.
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Numerosi sono i punti di contatto con le riflessioni di Roland 4.5. Koolhaas e la cultura della congestione
Barthes sul potere destrutturante del linguaggio poetico, il cui Coetaneo di Tschumi è l’olandese Rem Koolhaas. Comincia
scopo è, appunto, azzerare i meccanismi coercitivi del linguaggio occupandosi di giornalismo e di sceneggiature cinematografiche.
comune per scoprirne e superarne i limiti, esattamente nello stesso Poi decide di dedicarsi all’architettura che studia alla Architectural
modo in cui il libertino, oltrepassando le regole della religione, Association di Londra. La stessa dove bazzica Tschumi e nella quale
dell’etica e del buon senso, scopre nuove frontiere per la ragione. E incontrerà Elias Zengelis. Nel 1972 Koolhaas si fa notare per un
punti di tangenza si riscontrano con la poetica post-funzionalista lavoro teorico “Prigionieri dell’Esodo” che analizza la relazione
eisenmaniana. Per entrambi, infatti, l’architettura deve prefigurare esistente tra l’architettura e gli usi dello spazio cioè la dialettica tra
una dimensione che va oltre se stessa, un’assenza. libertà e costrizione – dei movimenti, dei punti di vista, dei rapporti
Tuttavia in Tschumi l’aspetto concettuale è sempre filtrato interpersonali – che ogni costruzione di fatto impone a chi la vive.
attraverso un’ipotesi di liberazione, in nome del desiderio, non Affascinato dal mito americano, Koolhaas nel 1972 si reca negli Stati
molto diversa da quelle teorizzate dal collettivo di Radio Alice per i Uniti dove prende contatto con lo IAUS e Eisenman, insegnandovi
ragazzi del “77. Si delinea una strada nuova, cervellotica e estetizzante e pubblicando un paio di articoli sulla rivista Oppositions. Nel
quanto si vuole, ma sicuramente attenta alla dimensione materiale 1978 pubblica Delirious New York. Manhattan, afferma Koolhaas,
e spaziale della disciplina. Tschumi, infatti, critica l’architettura è la Stele di Rosetta per comprendere il rapporto tra modernità e
disegnata, proposta dai neorazionalisti in nome della purezza del architettura. A Manhattan non esiste più, infatti, nè il reale né il
concetto. Stigmatizza le ricerche sulla tipologia e la morfologia naturale. Il primo é stato soppiantato dalla simulazione prodotta
come un aspetto parziale e unilaterale del discorso architettonico. dalla fantasia. E il secondo ha ceduto il posto all’artificiale. Così
Attacca esplicitamente l’atteggiamento di chi usa citazioni storiche è diventata il luogo dove i sogni prendono forma,dove è possibile
e diffida dall’Architettura parlante che mima concetti di interesse vivere all’interno delle proprie fantasie e sperimentare l’estasi
generale. dell’architettura.
Sottolinea, invece, il piacere di distorcere e “dislocare l’universo che Manhattan è, inoltre, il prototipo della cultura della congestione
circonda l’architetto”; il desiderio di eccedere i dogmi funzionalisti, che, lungi dal rappresentare un problema, tramuta astratte
i sistemi semiotici, i precedenti storici e i prodotti formalizzati del potenzialità in effettive occasioni di sviluppo e di interazione.
passato, “conservando la capacità eroica dell’architettura ad alterare Dallo studio di Manhattan, Koolhaas trae cinque insegnamenti
le forme che, invece, i conservatori si aspetterebbero di trovare”. operativi.
E conclude con l’elogio dei fuochi artificiali, intesi come sublime Primo. Occorre invertire rotta rispetto alle ideologie comunitarie,
atto inutile, dove il piacere estetico subentra a ogni aspettativa quelle alla Jane Jacobs per capirci, che circolavano negli anni
funzionale o concettuale. Sessanta. All’idea che la metropoli sia invivibile perché non favorisce
la concreta vita di relazione tra gli abitanti, Koolhaas risponde che ad
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essere in realtà invivibili sono i cluster con la loro idea comunitaria frutto di banali fatti funzionali. È invece la concretizzazione di una
da strapaese. E che solo la condizione metropolitana – lo si voglia o lucida follia, di una funzionalità allucinata, di un sogno sul futuro
no – fonda la modernità e i suoi valori. in cui, come in un’opera surreale, realtà e utopia trovano un punto,
Secondo. È opportuno rivalutare la dimensione artificiale sia pur precario, di equilibrio.
e simulatoria della metropoli in polemica contro le ideologie La rivendicazione del principio della modernità come valore e
dell’autenticità, proposte a più riprese da teorici quali Kenneth la dichiarata disattenzione per i formalismi linguistici spiegano il
Frampton e Christian Norberg-Schulz i quali facendo propria la successo editoriale del libro e anche la crescente attenzione, da parte
riflessione Heideggeriana di Costruire, abitare, pensare rivendicano dei critici, per la produzione del trentaquattrenne architetto. Il quale
una dimensione originaria dell’abitare. Questa dimensione, afferma già dal 1975, con Zoe e Elia Zenghelis e Madelon Vriesendorp
Koolhaas, è definitivamente perduta e non ha più senso percorrerla. ha costituito L’OMA (Office for Metropolitan Architecture).
Terzo. È tempo di approntare una critica verso i sistemi organici E ha dato vita a una serie di progetti fondati sia sulla logica del
e poco flessibili dove tutte le parti sono interrelate tra di loro e Manhattismo sia sulla rivalutazione dei movimenti che hanno
non possono essere rimosse senza detrimento all’intero sistema. interpretato l’essenza poetica del funzionalismo: l’astrattismo,
A questa logica, fatta propria anche dai neorazionalisti Eisenman il suprematismo, il neoplasticismo. L’assunto è chiaro. Contro
e Rossi e, in urbanistica, da Krier e da Gregotti, Koolhaas la logica del Post Modern, che propone il mito del passato, si
contrappone quella dell’elenco e della giustapposizione. La griglia rivendica, in accordo con la posizione teorica di Gandelsonas, la
di Manhattan, afferma, funziona perché attiva forze deboli di positività del Movimento Moderno : il funzionalismo al di là dei
interazione, diversamente dai Boulevard parigini che richiedono un suoi errori, rappresenta il tentativo eroico di fare i conti con il futuro
piano unitario. E il grattacielo svolge il suo ruolo perché permette ed è comunque uno strumento prezioso per ancorare la lingua
di collocare in ciascun piano un’attività diversa senza doverla architettonica a valori concreti ed extradisciplinari, salvandola dal
dichiarare in facciata, cosa invece impossibile da ottenere in un baratro della autoreferenzialità.
edificio dove esiste una rigida corrispondenza tra funzione interna Nel 1977 l’OMA partecipa al concorso per l’ampliamento all’Aja.
e prospetto. Nel gruppo è presente anche la giovane Zaha Hadid. Che lavorerà
Quarto. È inconcepibile trascurare le scoperte tecniche e le loro per un anno come partner all’OMA, dopo essere stata alunna di
ricadute in architettura. Koolhaas cita l’esempio dell’ascensore: Koolhaas all’Architectural Association ed essersi laureata con una
prova di come un prodotto industriale abbia cambiato radicalmente tesi ispirata al suprematismo di Malevich.
il modo di progettare gli edifici, proiettandoli in altezza e rendendo Il progetto per l’Aja è un saggio di densificazione e
obsoleti i precedenti principi formali ( un basamento, una parte complessificazione urbana. Riprende, per capovolgerli, alcuni temi
intermedia, un coronamento) che ne regolavano il disegno. del dibattito contemporaneo. Per esempio i moduli cubiformi in
Quinto. È ingenuo credere che l’architettura funzionalista sia cui sono suddivisi i corpi di fabbrica. Oppure la composizione
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per frammenti disarticolati, ma fortemente caratterizzati secondo fluttuare. Nella composizione sono evidenti gli influssi delle
volumetrie stereometriche, che producono strade, piazze, slarghi. geometrie dei Five Architects, alluse anche dalla assonometria di
Ricordano i progetti di Ungers – che, tra l’altro, è stato maestro presentazione inconfondibilmente alla maniera di Hejduk. Ma
di Koolhaas – e la Collage City di Colin Rowe. Ma li articola rispetto alle permutazioni decontestualizzanti dei Five (in cui, per
in una logica libera da remore stilistiche e classiciste, fatta di capirci, le case non sembrano case ma astratti oggetti spaziali) il
passarelle aeree che attraversano gli edifici, palazzi capovolti con nucleo centrale della casa di Okasazaki costituisce un esplicito
finestre in copertura, spazi nei quali le categorie sopra-sotto, riferimento simbolico ai valori tradizionali dell’abitare. Tuttavia
destra-sinistra, alto-basso sono messe in discussione. Si respira una immediatamente contraddetto dalle forze centrifughe dei muri
nuova libertà. E l’attenzione si sposta dai volumi chiusi, che tanto sfuggenti che lo delimitano.
hanno ossessionato l’imaginario Post Modern, alle qualità fisiche Il progetto per Tokyo ribalta il punto di vista. Non più uno
dello spazio reso fluido dal rapido susseguirsi dei vuoti, articolato spazio centrale ma anulare. Il motivo del capovolgimento é
dagli snodi e dalle intersezioni degli edifici, eroso dalle vetrate e determinato dall’incarico di progettare una casa per la sorella
ulteriormente alleggerito dagli aggetti e dalle strutture in precario che, avendo vissuto il dramma della malattia e della morte del
equilibrio. marito, è abbastanza indifferente agli aspetti pratici e funzionali.
Vuole, invece, un’abitazione isolata dal mondo, raccolta intorno
4.6 Ito e l’architettura come virtualità al giardino e disposta in modo tale che da qualunque punto di
interiore essa fosse possibile avere il controllo della restante parte. La casa,
L’anno 1976, per il giapponese Toyo Ito è segnato dal bisogno completata nel 1976, è un corpo di fabbrica lungo 50 metri che,
di rivalutare l’aspetto simbolico dell’architettura, evitando sia insistendo su un piccolo lotto di circa 300 mq., si piega assumendo
l’equivoco Post Modern di simboli posticci applicati a scatole una forma approssimativamente a G ( da qui il nome, che però
amorfe, sia l’anacronismo di costruzioni di alto valore metafisico, per a volte è anche Casa a U ). Realizzata all’esterno in cemento, è
esempio gli edifici a pianta centrale dell’architettura rinascimentale, caratterizzata dal soggiorno tubiforme delimitato da curve pareti
nei quali l’uomo contemporaneo, spiazzato e dislocato, non riesce intonacate bianche e una moquette a pavimento, anch’essa bianca,
più a riconoscersi. ed é tagliata da fasci di luce che penetrano dalle poche aperture
È con due abitazioni unifamiliari completate nello stesso anno disposte lungo il perimetro interno e sul tetto.
che Ito mette a punto la soluzione: sono la casa a Okasazaki e la Giocata sui contrasti, tra il bianco degli interni e il grigio
casa per la sorella a Tokyo del cemento, tra le penombre e le luci radenti, tra l’artificialità
La casa a Okasazaki è impostata su un quadrato di base con dell’involucro e la naturalità del giardino interno, l’abitazione è a
uno spazio centrale intorno al quale, grazie al particolare disegno mala pena abitabile. Una delle due figlie della proprietaria ricorda
dei tramezzi ( due a zig zag, uno curvato) le stanze sembrano che non ha visto l’ora di trasferirsi e lasciare la casa, mentre l’altra
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rammenta in una intervista che lo spazio vuoto del giardino era con quella di Koolhaas, quando afferma che Manhattan ha dato
talmente inospitale che gli stessi animali domestici evitavano di forma al fantastico della modernità, cioè lo ha virtualizzato. E ha
rimanerci da soli. non pochi punti di contatto con l’estetica dell’erotismo di Tschumi
Telescopio interiore dal quale scrutare la propria interiorità ferita, anch’essa in bilico tra virtualità e concretezza, tra spazio e corpo, tra
la casa ribalta lo schema centrale di tanta architettura tradizionale. geometria e materialità.
Attestandosi lungo il perimetro e negandosi al giardino interno Come è facile vedere, nella seconda metà degli anni Settanta,
che tuttavia delimita, mette in gioco un’assenza: di abitabilità, di in piena apoteosi del Post Modern, si attivano un serie di energie
centralità, di misura. Tanto, che pur non avendone le immediate che spostano il punto di vista dal quale guardare la disciplina,
caratteristiche, per esempio di irregolarità, è paragonata a un rifiutano la nostalgia classicista, ripensano l’architettura a partire
labirinto, uno spazio straniante di cui si perdono le coordinate. proprio dai suoi principi fondanti e, così facendo, preparano i
Ito, intervistato a distanza di oltre venti anni dalla costruzione, temi su cui si misurerà l’architettura dei prossimi anni e la rinascita
parla di virtualità. E afferma: “attraverso questa casa mi sono reso decostruttivista della quale parleremo nel prossimo capitolo.
conto che, non importa in che epoca, ma l’abitante richiede dalla sua Resta ora di analizzare la posizione di Frank O. Gehry che, a
abitazione una certa forza simbolica e che è necessario rispondere differenza degli architetti che abbiamo nominato, lavora appartato
a questa attesa. Una dimensione virtuale è sempre richiesta a una in California, rifuggendo il dibattito teorico.
abitazione: gli abitanti vogliono anche un funzionamento virtuale
e simbolico, mentre gli architetti cercano di eliminarlo. Il problema 4.7 Gehry: streaptease californiano
è che questa domanda ha perduto la sua vitalità dentro la società Nello stesso 1976 in cui Ito realizza le due abitazioni, a
reale. Curiosamente oggi che parlare di realtà virtuale è diventato quarantasette anni, Frank O. Gehry esce da una profonda crisi
una banalità, questa questione è sottovalutata all’interno delle professionale e psicologica. Decide di cambiare vita orientandosi
abitazioni”. verso una ricerca artisticamente più gratificante. E realizza nel
Traduciamo: l’architettura può recuperare la sua dimensione 1978, con l’ampliamento della propria abitazione, un capolavoro
simbolica spazializzando le idee, trasferendole dallo spazio che lo renderà visibile nel panorama internazionale. Preannunciano
adimensionale del pensiero alla spazialità tridimensionale della l’opera almeno quattro progetti prodotti tutti tra il 1976 e il 1978.
forma. Ed è attraverso questo processo che la forma realizza un Sono il Gemini G.E.L. Studio, La Wagner House, la Familian
nesso insieme intellettuale e fisico con chi la abita: intellettuale House, la Gunther House. Segnano un diverso atteggiamento della
perché lo spazio diventa la virtualizzazione dei valori immateriali ricerca progettuale, orientata non più, come era accaduto nella Ron
più profondi, fisico perché costringe il corpo a muoversi Davies House & Studio del 1972, nell’articolare un complesso
all’interno dei confini materiali sviluppati a partire da questa sistema di spazi e percorsi all’interno di un volume-contenitore
realtà intellettuale. La soluzione di Ito coincide paradossalmente compatto e unitario, ma a frammentare lo stesso volume esterno,
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rendendone così manifesta la dialettica spaziale interna. È una un muro in lamiera variamente conformato e acquisire così lungo
scelta opposta a quella di Charles Moore, uno dei campioni del tre lati nuovo spazio abitativo, utile per inserirvi l’ingresso, un
postmodernismo, autore tra il 1975 e il 1978 della Piazza d’ Italia ampliamento del soggiorno, la cucina e nuovi locali di servizio. La
di New Orleans, anch’egli operante a Los Angeles nel dipartimento lamiera, che conferisce alla casa un aspetto stridentemente moderno,
di architettura dell’U.C.L.A. Gehry, irridendo ai caratteri di lascia intravedere l’originario edificio con tetto a falde e in stile
aulicità e classicità, sia pur irriverente, dei postmodernisti, orienta tradizionale. E lo stesso spazio aggiunto, la cui pavimentazione è
la propria ricerca verso i materiali poveri – meglio se di produzione lasciata in asfalto, è denunciato come tale, quasi nella sua precarietà.
industriale-, l’incompletezza strutturale, la frammentazione Ne risulta una sovrapposizione di stili e materiali e un raffinato gioco
compositiva sino alla “scomparsa della forma dell’edificio sotto di contrasti: tra nuovo e vecchio, tra interno e esterno, tra dentro
il cielo e i suoi riflessi sulle lamiere”. Afferma Gehry: “Credo e fuori, tra finito e non finito. Vi è poi il sistema delle bucature: le
di essere interessato nel non finito, la qualità che si trova, per tradizionali finestre, la vetrata d’angolo con sovrapposto lucernario
esempio, nei quadri di Pollock, di De Kooning, di Cezanne, dove in corrispondenza del soggiorno, il cubo-lucernario che illumina
la pittura sembra appena completata. L’architettura troppo rifinita, dall’alto la cucina, la bucatura in corrispondenza della porzione di
perfettamente eseguita, mi sembra che non possegga quelle qualità. lamiera che scherma il giardino. Attraverso le più ampie, emerge in
Ho voluto tentare tutto questo... Le strade per realizzarlo erano i vista la struttura in legno del Balloon frame.
listelli del Balloon frame e i ripiani lasciati con la superficie grezza. In questo modo Gehry sperimenta la possibilità di rinnovare
A tutti piacciono gli edifici in costruzione molto più che gli stessi la ricerca architettonica vivificandola con un linguaggio libero
ultimati”. Gehry, in realtà, aveva sondato questa logica già nel da regole e costrizioni, un grado zero di scrittura, per usare
1968 con la realizzazione di alcune poltrone di cartone, gli Easy un’espressione di Barthes, sicuramente più flessibile e più aderente
Edge Furniture. Mobili atipici, dall’aspetto povero e precario, che, alla realtà dei fatti perché meno compromesso da canoni stilistici e
come mostrava la locandina pubblicitaria, erano talmente resistenti da apparati retorici consolidati.
da poter sostenere anche il peso di una automobile. È, però, con Decontestualizzati, reti, bandoni e materie plastiche acquistano
l’ampliamento della propria abitazione che Gehry mette a punto valori inaspettati: diventano schermi trasparenti, piani ondulati
la sua strategia della frammentazione, riassumibile in tre mosse: su cui scorre la luce, oggetti dalla forte intensità materia; nuovi
Striptease architettonico, irridente alla integrità strutturale con materiali, le cui insondate potenzialità espressive non sono state
conseguente messa a nudo del balloon frame; sensibilità pop per ancora compromesse da valori connotativi cristallizzatisi nel tempo.
l’ordinario e il mass produced; poetica del cheapscape cioé del Si sposta, infine, il criterio del giudizio dall’ordine del bello
paesaggio urbano contemporaneo segnato da frammenti, relitti e all’ordine del vero. Il bello presuppone un’ oggetto che rappresenti
collage di componenti né organizzati, né gerarchizzati. qualcosa che è altro da sé: una perfezione verso la quale si tende,
L’ampliamento consiste nel circondare la villetta preesistente con una verità logica, la prova di un’evidenza. Il vero, invece, è la
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corrispondenza dell’oggetto con il suo rappresentato, il suo essere 4.8 Morte a Venezia: 1980
così e non altrimenti: senza maschere stilistiche, senza camuffamenti Dicevamo che gli anni che vanno dal 1975 al 1980 sono dominati
ideologici. dal Post Modern. Eccone alcune delle tappe più significative. La
Dietro la scelta del cheapscape di Gehry è facile intravedere la mostra The Architecture of the Ecole des beaux-Arts che si svolge
logica transustanziale dei ready made di Duchamp, la sensibilità al MoMA tra ottobre 1975 e Gennaio 1976. Il libro di Charles
decontestualizzante Dada, i materiali di scarto dei Noveaux Jencks, The Language of Post Modern Architecture del 1977.
Réalistes Francesi, e la messa in scena dell’oggetto negli happening Il libro di Colin Rowe Collage City del 1978 La mostra Roma
di Karpow. Interrotta nel 1978.
È un approccio diverso da quello venturiano e postmoderno dove Diverse, anche per qualità, le opere ascrivibili a questa corrente.
alla scatola, sempre rifinita, sono sovrapposti simboli o immagini che Vanno dal kitsch pacchiano della Piazza d’Italia (1976-79) a New
raccontano storie. Qui la scatola è scarnificata, decostruita e quindi Orleans di Charles Moore, agli interni raffinati della gioielleria
messa in condizione di parlare attraverso le proprie stratificazioni. È viennese disegnata da Hans Hollein (1975); dal manierismo
un atteggiamento simile, se vogliamo, a quello del contemporaneo postvernacolare della Tucker House (1975) di Venturi e Rauch,
Gordon Matta Clark che realizza tagli e incisioni nelle abitazioni alla stucchevole Daisy House (1976-78) di Stanley Tigerman; dal
periferiche americane per lasciare intravedere dai buchi ovvero dalle neopompeiano Westchester Residence (1974-76) ad Amonk di
stratificazioni dei materiali la sovrapposizione di spazi e materiali. Robert Stern e John Hagmann, alla neopalladiana Maison Tonini
Ma è anche una sensibilità che precorre il decostruttivismo, di (1972-74) di Reichlin e Reinhardt; dal convincente esperimento
cui questa casa può considerarsi la prima opera. Anche se dietro di composizione urbana di Rue des Hautes-Formes di Beiamo e
questo atteggiamento vi e’una freschezza di approccio e un amore de Portzamparc, alle prime abitazioni neokahniane di Botta; dal
per gli aspetti concreti della professione non riscontrabile in altri gigantesco grattacielo chippendale della ATT (1979) a New York
architetti di avanguardia della seconda metà degli anni Settanta: di Philip Johnson alla coinvolgente Neue Staatgalerie (1977-
Eisenman, Tschumi, Koolhaas, Ito. Lo “sporcarsi le mani”, l’uso di 84) di Stoccarda di Stirling. Vi è infine l’edificio che da Charles
materiali poveri e di forme inusuali non connotate linguisticamente Jencks verrà considerato il simbolo del post modern: lo sgraziato
lo collocano anche in una posizione di dialogo con le ricerche di Portland Public Service Building (1980-82) di Michael Graves:
architetti attenti alla cultura popolare quali Erskine, che nel 1974 “un’architettura evidentemente inclusiva che considera in tutta
consegna Byker, e Lucien Kroll che nel 1978 completa il quartiere serietà molteplici domande concernenti l’ornamento, il colore, una
di Perseigne. Oltre che come caposcuola di quella fertile scuola scultura figurativa e rappresentativa, la morfologia urbana”.
californiana che ha prodotto architetti del calibro di Eric Owen Nel 1980 si inaugura a Venezia la prima mostra internazionale di
Moss, Franklin D.Israel, Tom Mayne, Michael Rotondi, Craig Architettura dal titolo La presenza del passato nelle quali vengono
Hodgetts, Robert Mangurian, Fred Fisher coinvolti, sotto la sigla del postmodernismo, neorazionalisti,
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venturiani, neobarocchi, storicisti, classicisti. Direttore Paolo Non tutti i venti espositori però, si fanno prendere dall’ansia
Portoghesi. Affiancato da una commissione composta da Nino postmoderna. Tre progetti emergono per la loro intelligenza. Il
Dardi, Rosario Giuffré, Giuseppe Mazzariol, Udo Kulterman e primo è del radical Hans Hollein che propone una meditazione
Robert Stern, e da quattro critici di fama internazionale: Vincent ironica sugli ordini architettonici. La facciata è infatti idealmente
Scully, Christian Norberg-Schulz, Charles Jencks, Kenneth sorretta da quattro colonne, ciascuna delle quali però è qualcosa
Frampton il quale ultimo decide di dimettersi, non condividendo d’altro: è il grattacielo per il Chicago Tribune di Loos, è un
le scelte espositive. Chiara la posizione dello studioso inglese: il albero da giardino all’italiana tagliato in forma cilindrica, è un
postmoderno, correttamente inteso come crisi della modernità e supporto spezzato, è una pietra dal quale spuntano i rami. Chiaro
suo superamento, non è un pastiche stilistico. Insomma: non è ciò il senso dell’operazione: la colonna declinata nelle sue concrete
che è presentato alla Biennale. manifestazioni storiche è stato tutto e il contrario di tutto, quindi
Nonostante la polemica di Frampton, la mostra registra un forse non è niente. Vi è poi il progetto di Gehry il quale, però, si
innegabile successo. Anche grazie al poetico Teatro del Mondo, una rifiuta di disegnare una facciata. Propone invece l’ossatura a vista del
costruzione in legno galleggiante, disegnato da Alo Rossi e a La balloon frame secondo la strategia dello stripetease di cui abbiamo
strada novissima, una doppia quinta urbana, realizzata all’interno visto nel paragrafo precedente. E vi é, infine, il progetto di Koolhaas
delle Corderie, sulla quale si dispongono venti finte facciate, risolto con una tenda color cielo traforata da una sottile linea rossa
disegnate ciascuna da un architetto, attraverso le quali si accede e attraversata da una egualmente sottile linea nera. Quasi significare
ad altrettanti spazi espositivi. La scelta dei venti progettisti non è che il valore dell’architettura contemporanea è nella trasparenza e
facile. Frampton, prima di andarsene, riesce a imporre Koolhaas nella leggerezza e non nelle masse murarie dell’edificio.
ed altri due architetti prendono il posto di altrettanti già designati. Delle tre soluzioni, quella di Hollein è forse la più sofisticata.
Risultato: mancano all’appello Roberto Gabetti e Aimaro Isola, Ma è anche la perdente. L’arma dell’ironia, che trapela dal dialogo
Ricardo Porro, Hassan Fathy. tra colonne, non è più un sufficiente strumento polemico. Poteva
Ispirata da una strada fittizia di un luna park tedesco, La strada esserlo negli anni Sessanta ma non più alle soglie degli anni Ottanta
novissima vuole essere innanzitutto un gioco. Ma viene, invece, quando lo stesso Post Modern, attraverso il continuo uso di citazioni
presa sul serio sia dagli espositori, alcuni dei quali propongono paradossali (ironiche, appunto), ne fa ampiamente ricorso e la
facciate esageratamente supponenti, sia da numerosi critici che svuota di ogni effettiva capacità di presa. Apparentemente innocue
sparano a zero sull’operazione. Tra questi Bruno Zevi che ne ma in realtà vincenti, perché prefigurano una nuova architettura,
stigmatizza la pericolosità, facendo notare come dietro a un’aria sono le soluzioni di Koolhaas e di Gehry. Capovolgono i termini del
apparente giocosa e disimpegnata si nasconde un fenomeno di problema. Architettura e urbanistica contemporanea non saranno
retroguardia particolarmente pericoloso per la fragile architettura fatte di pieni ma di vuoti e di trasparenze. È necessario pertanto
italiana. abbandonare le masse murarie, ripartire da zero, scarnificare,
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destrutturare, al limite far scomparire. Su questi temi si misurerà Parte 3 capitolo 5

Architecture is now:
negli anni Ottanta il contributo delle avanguardie.
E la mostra La presenza del passato che doveva sancire la rinascita
della architettura della tradizione, in realtà ne segna l’atto di morte.
1980-1989

5.1 Uscire dal lutto


“Il lavoro del lutto è finito. Non è il caso di ricominciarlo”.
Con queste parole il filosofo francese Jean François Lyotard, nel
1979, con un anno di anticipo, chiude gli anni Settanta e inizia gli
Ottanta. Sappiamo bene, afferma, quali siano i problemi del nostro
tempo: tra questi il fallimento delle grandi utopie; la rinuncia
della filosofia alle sue funzioni di legittimazione e la conseguente
crisi del concetto di verità; i troppi linguaggi specialistici tra loro
intraducibili; l’assenza di un metalinguaggio di valore universale;
la trasformazione dei sapienti in scienziati gestori di mansioni
specializzate. Ma tutto questo, afferma Lyotard, lo sapevamo già da
oltre cinquanta anni. Come dimostrano Robert Musil, Karl Kraus,
Hugo von Hoffmannsthall, Adolf Loos, Arnold Schoenberg,
Hermann Broch, Ernst Mach e Ludwig Wittgenstein. All’uomo
contemporaneo rimane, in ogni caso, la libertà di dissenso. Che, in
quanto nodo locale della rete, può esplicare rielaborando in forma
non prevedibile le informazioni ricevute o alterandone le maglie
con l’introduzione di nuove regole del gioco. È questa la strategia
della “mossa del cavallo”, cioè del comportamento inaspettato che
ci apre nuovi scenari. E che, modificando il tessuto delle relazioni,
452 torna al sommario 453
permette al sistema di riassestarsi su un nuovo e più interessante nell’ambito di un gioco prestabilito, mentre ai secondi si richiedono
livello di equilibrio. nuove regole per fondare nuovi giochi. Ma non è detto. Il geniale
Nessuna illusione rivoluzionaria. Nonostante sia passata una produttore di beni di consumo – pensiamo come negli anni
decina d’anni, siamo lontani dalle filosofie negative di personaggi Ottanta siano radicalmente cambiati i modi di produrre e proporre
alla Herbert Marcuse o alla Wilhelm Reich che nel sessantotto, i prodotti – può anche riscrivere le regole del gioco, mentre un
elaboravano pensieri altri per fondare la società degli uguali. E onesto scienziato o un mediocre artista possono limitarsi a lavorare
anche dal pensiero negativo dei ragazzi del settantasette che vedono con profitto nell’ambito di paradigmi consolidati.
nella crisi metropolitana la giustificazione per un atteggiamento D’ora in poi la condizione moderna (o, per alcuni, tra i
rizomatico, individualista, disincantato e di opposizione. quali Lyotard, la condizione postmoderna) sarà segnata dalla
Comincia, invece, a intravedersi una apertura di credito alla consapevolezza di vivere in un sistema altamente labile caratterizzato
società delle informazioni. Caratterizzata da una strutturale apertura da una semplice quanto ciclica dialettica: equilibrio, crisi, risposta
all’imprevisto e alla novità, propria delle società tecnologicamente creativa, nuovo equilibrio, nuova crisi, nuova risposta.
avanzate, che postula il perenne rimescolamento delle carte. Non In questa cultura della crisi continua, ovviamente, confluiscono –
è possibile dare risposte sempre uguali e prevedibili perché sistema acquistandone nuova luce – le riflessioni sulla discontinuità maturate
si arresterebbe, non essendo più basato, come nella società delle tra la fine degli anni cinquanta e i primi degli anni Settanta: i giochi
macchine, dal tempo di lavoro socialmente utile ma dal surplus linguistici di Ludwig Wittgenstein, il falsificazionismo di Karl R.
informativo prodotto dall’innovazione. È il nuovo movimento Popper, i paradigmi di Thomas S. Kuhn, la episteme di Michel
di capitali che pretende il pensiero laterale, l’improvviso scatto Foucault, le contraddizioni decostruttive di Jacques Derrida. Ma vi
creativo. I nuovi eroi, si chiamino Bill Gates, William Atkinson confluiscono, liberate della loro angosciante tensione originaria. Il
o Steve Jobs, sono coloro che sanno attivare queste capacità. E lavoro di lutto, insomma, è definitivamente concluso.
gli uffici delle grandi Corporation imparano a valorizzare i tempi Il linguaggio, come scopre Wittgenstein, non è più riducibile a
morti, le pause ricreative, le interazioni casuali, perché capiscono una struttura unitaria? Vuol dire che è possibile attivare una pluralità
che il cervello produce al meglio proprio quando si estranea dalla di strategie, sia all’interno di ciascun gioco sia trasversalmente, per
routine produttiva. La discontinuità e il negativo si trasformano tentare nuove traduzioni, innesti, ibridazioni. Le teorie scientifiche,
in valori positivi. E il lavoro di scoperta di nuovi territori proprio secondo Popper, sono destinate ad essere falsificate dalle scoperte
dell’avanguardia, diventa un passo obbligato del nuovo ciclo successive? Subentra una visione più fluida della scienza e un più
economico. aggressivo e produttivo atteggiamento rispetto alle verità che ci sono
Ovviamente esiste creatività e creatività: quella del produttore di tramandate come tali. Viviamo in universi culturali segnati, come
beni di consumo e quella dello scienziato e dell’artista. Ai primi, afferma Kuhn, da concezioni paradigmatiche, ovvero subiamo,
di norma, è richiesto essere inventivi con una mossa imprevista come afferma Foucault, gli a priori concettuali del nostro tempo?
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Lo storico appronterà modelli più sofisticati, per farci meglio cade il muro di Berlino, si dissolve una potenza nucleare, rientrano
comprendere le idiosincrasie delle epoche che ci hanno preceduto in gioco, anche in maniera barbara e sanguinosa, le etnie.
e della nostra da superare. Il pensiero, come afferma Derrida, è La diversità si produce in due modi: creando novità che
segnato da contraddizioni insanabili che oltrepassiamo attraverso affascinano, stupiscono, catturano nel proprio gioco. È questa una
l’approntamento di trucchi linguistici? L’opera di decostruzione sul variante banale, ma non disprezzabile, dell’estetica del sublime che
linguaggio ci porterà a una maggiore comprensione dei limiti del porta al vorticoso succedersi delle mode. È la tecnica sulla quale
cervello. punta la pubblicità, dagli anni Ottanta protagonista indiscussa del
La consapevolezza della insostenibilità delle grandi narrazioni sistema produttivo. Oppure si produce lavorando direttamente
cioè delle visioni tradizionali della storia, marxismo compreso, e, sulle esigenze dell’individuo, muovendosi lungo i suoi universi
insieme, la immissione della cultura della crisi all’interno del sistema problematici, tagliandogli interrogativi e proponendogli parziali
producono, però, anche le proprie parodie. Gli anni Ottanta sono risposte. È quanto fanno gli artisti i quali, in questo modo, attueranno
sicuramente responsabili del mito dell’arricchimento a tutti i costi, il capovolgimento dell’estetica classica orientata, invece, verso
del trasformismo degli intellettuali accondiscendenti di fronte ai valori universali. Obiettivo è ottenere un diverso coinvolgimento
nuovi poteri, dello smantellamento di forti legami sociali. dell’osservatore. Una opera classica esiste indipendentemente dal
Torniamo all’architettura. Se, come afferma la ricerca filosofica, pubblico. È una idea in sé e per sé. L’arte del sublime tralascia
il nostro orizzonte è positivamente delimitato dalla pluralità dei questo aspetto ontologico dell’oggetto, si muove sul versante
linguaggi, da fondamenta precarie, dal perenne superamento dei fenomenologico, tende a provocare una reazione. Che è sempre
sistemi concettuali, allora non ha più senso la nostalgia di forme personale e contestuale. Da qui il predominio dell’immagine sui
pure, collocate in un orizzonte atemporale. L’unica certezza, se ve valori simbolici più profondi. L’immagine è, infatti, ciò che si
ne è una, è il mutamento. Crollano le concezioni estetiche classiche interfaccia con il pubblico e provoca la sua immediata risposta,
fondate sui concetti di ordine, simmetria, continuità. Subentra attivando collegamenti metaforici, inducendo comportamenti,
l’estetica del sublime. Esprime la nostra inadeguatezza a prospettare generando o impedendo flussi di informazioni.
soluzioni definitive e, insieme, un mutato atteggiamento non Per Lyotard, come abbiamo visto, la logica stimolo-risposta
più contemplativo ma operativo che, assumendo punti di vista segna la società postmoderna garantendo agli individui margini
eccentrici, pone nuovi problemi e suscita inaspettate reazioni. inaspettati di libertà.
Per Fredric Jameson – lo sostiene nel libro Postmodernism, or
5.2. Jameson e la logica del tardo capitalismo The Cultural Logic of Late Capitalism – invece il postmodernismo
L’estetica del sublime è segnata dalla consapevolezza che il valore è il risultato negativo della logica tardo capitalista. Segnata dalla
si libera generando diversità: di opinione, di costume sessuale, di frammentazione e dalla perdita della distanza critica, ma anche
credo religioso, di modelli di vita. Un valore per il quale nel 1988 dell’imperialismo americano.
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E sebbene sia infantile credere di potersi sottrarre a questa altri problemi, altre risposte, altri universi, altre comunità. E
logica epocale, tuttavia non è lecito neanche farsi abbagliare dal alleggerisce l’essere perché tende sempre più a dissolvere la forma
sublime tecnologico, perdendosi all’interno della rete informativa, a favore dell’evento, segnando la fine dell’estetica dell’oggetto, ma
cioè di una macchina “che non rappresenta il movimento come anche l’inizio della poetica del coinvolgimento e dell’interrelazione.
le precedenti macchine moderne, la locomotiva e l’aeroplano, ma
che può essere rappresentata solo in movimento”. Per orientarsi 5.3 Estetica del sublime
nell’iperspazio moderno, Jameson suggerisce di approntare mappe Ridefinire il punto di vista. Abbandonare la visione prospettica
cognitive, rifacendosi alla cartografia di Kevin Lynch, un architetto convenzionale. Ecco il primo imperativo operativo della nuova
che si sta ponendo proprio il problema dell’immagine della città estetica del sublime. Serve per osservare ciò che normalmente
contemporanea. La proposta è deludente, tanto che non avrà sfugge, ma anche per proporre letture intellettuali, non empiriche,
seguito. dell’oggetto poetico. La giovanissima Zaha Hadid propone di
Il libro di Jameson ha, però, uno straordinario successo. Si osservare i propri progetti giacendo appiattiti sulla terra, da un
sviluppa un intenso dibattito, che tocca più di un nervo scoperto. razzo che si eleva verso l’alto, oppure componendo, alla maniera
Interviene Bruno Zevi. Secondo il critico, il termine dei cubisti e dei futuristi, diverse viste in un unico quadro astratto.
postmodernismo, anche se usato per esprimere un atteggiamento Peter Eisenman mette in assonometria il plastico di una abitazione,
culturale di sfiducia nei grandi sistemi, è sbagliato. Il continuo applicando ad un mezzo tridimensionale regole della proiezione
superamento dei limiti, il tentativo di trasformare la crisi in bidimensionale e realizzando così un oggetto che, per non
valore sono atteggiamenti moderni. Presenti da sempre nella essere percepito come aberrato, deve essere osservato solo da un
storia dell’evoluzione umana. L’idea che esista una storia classica particolare punto di vista in cui le linee sghembe riappaiono come
mai segnata da rotture e crisi è, come dimostra l’eccellente perpendicolari. Una sorta di anamorfosi che distrae l’osservatore
testo L’antirinascimento scritto da Eugenio Battisti nel 1960 e dalla lettura tradizionale del progetto per indirizzarlo verso l’analisi
ripubblicato nel 1989, solo un mito. Ad arte inventata proprio dei rapporti, grammaticali o sintattici, che legano le singole
dagli accademici e dai classicisti. parti dell’oggetto. Libeskind produce disegni stratificati, quasi
Tra i contributi emerge anche l’intervento di Gianni Vattimo. incomprensibili, dove si sovrappongono uno o più punti di vista
L’estetica del sublime che caratterizza il nostro tempo non ha empirici con notazioni concettuali.
la funzione di realizzare una nuova unità, ma di aprire a questa Lo spazio, prima considerato omogeneo e continuo, per essere
pluralità. Lo stato di spaesamento è da intendersi oramai come meglio letto, viene frammentato. Così anche il tempo: può essere
definitivo e non provvisorio. L’arte però, paradossalmente, oggi dilatato o ristretto all’infinito. La tecnica è ripresa dalla fotografia,
non è individualista. È comunitaria: crea contesti in cui alcuni ma soprattutto dal cinema. Dove, negli anni Ottanta, regna l’effetto
individui possano riconoscersi, con la consapevolezza che esistono moviola (tre film per tutti: Nove settimane e mezzo, Flashdance,
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Quella sporca ultima meta) con riprese accelerate in funzione dimensioni eccessive, segnate da squarci e lacerazioni. Bernard
emotiva o girate al rallentatore per permettere all’osservatore di Tschumi promuove la poetica dell’eccesso ispirandosi direttamente
entrare all’interno dell’attimo di massima intensità. La break alla riflessione sull’erotismo del marchese de Sade. D’altronde, gli
dance spezza i movimenti secondo ritmi sincopati. Georges Perec anni Ottanta introducono nel costume di tutti i giorni l’estetica
frammenta in una sorta di puzzle il caseggiato in cui si svolge dell’infrazione. Nei comportamenti sessuali: si pensi a Ultimo
l’azione di quel capolavoro della letteratura contemporanea che è Tango a Parigi o a Il portiere di notte dove si infrange uno dei più
La vita: istruzioni per l’uso. indicibili tabù, registrando la perversa relazione sadomasochista
Variante del decentramento del punto di vista è il gioco degli tra vittima ebrea e carnefice nazista. Nella identificazione sessuale:
specchi. Rimandano all’infinito le informazioni e le immagini che con personaggi ambigui quale Boy George, Madonna, Prince,
vi vengono proiettate. Sugli specchi è il titolo di una raccolta di Renato Zero. Nell’appartenenza razziale: Michael Jackson. Nel
saggi di Umberto Eco apparso nel 1985 e Arte allo specchio il titolo vestiario: dove si oscilla tra lo stile punk e il casual trasgressivo. Nei
della mostra alla Biennale del 1984 curata da Maurizio Calvesi. comportamenti artistici: con il fenomeno della Transavanguardia
Ricordiamo, poi, sullo stesso tema True Stories di David Byrne e in cui l’antigrazioso è il prezzo da pagare per ri-immettere l’arte
la metafisica triangolazione degli sguardi che segna i tre romanzi nel circuito della figuratività oppure del Graffitismo, in cui
della The New York Trilogy scritti dall’esordiente Paul Auster grandi superfici di caseggiati o di stazioni metropolitane, dipinte
(1985/86). Di riflessione è fatto il gioco delle citazioni e delle illegalmente durante la notte, si impongono, sia pur come
analogie dei postmoderni. Con gli specchi si confronta Tschumi controviolenza urbana, al pubblico dei passanti.
quando fa progettare i propri studenti a partire da testi di James Altra caratteristica dell’estetica del sublime è l’elogio del
Joyce e Italo Calvino. Eisenman, attraverso lo scaling, mette in sentimento, dell’atto autentico anche se incoerente, del gesto.
relazione proiettiva il progetto con se stesso, con i precedenti e con Coop Himmelb(l)au produce i propri progetti fondandoli su una
riferimenti esterni all’ambito disciplinare. discussione cui seguono alcuni scarabocchi eseguiti quasi in stato
Altra caratteristica dell’estetica del sublime che segna gli anni di trance. Fuksas, come abbiamo già visto, realizza i propri lavori
Ottanta è la preferenza per opere che non rispondono ai canoni della a partire da un quadro in cui sinteticamente e intuitivamente
normalità, della bellezza, della misura, della grazia. Si preferiscono fissa i termini del problema. Zaha Hadid schizza le proprie
l’eccentrico, l’eccesso, l’ambiguità, l’antigrazioso, la dismisura. idee in disegni intensi realizzati di getto. Anche un personaggio
Affermano Wolf D. Prix e Helmut Swiczinsky di Coop freddamente intellettuale quale Rem Koolhaas confessa che, dietro
Himmelb(l)au: “Non c’è verità. Non c’è bellezza nell’architettura”. al funzionalismo, si cela un’estetica del fantastico che ha non poche
Affermazione che è fatta propria dalla gran parte degli architetti attinenze con le ricerche dei surrealisti e degli artisti dada. Gehry,
impegnati nella ricerca figurativa del periodo che non esitano infine, non ha esitato nella Biennale di Venezia del 1985 a travestirsi
a proporre architetture appena abitabili, fuori scala, spesso di da Frankie P. Toronto, mimando con goffi vestiti da lui stesso
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disegnati la rigidezza dell’architettura tradizionale per mostrare, in Nel 1979 lo scienziato Ilya Prigogine scrive La nouvelle alliance:
antitesi, la gestualità liberatoria dell’architettura contemporanea. ciò che prima sembrava essere segnato dal caso e dall’imprevedibile
Vi è poi il gusto della contaminazione, al limite del pasticcio capriccio del tempo oggi, con le nuove scienze della complessità,
stilistico. Che può rivelarsi nel gioco, spesso stucchevole, dei è perfettamente spiegabile e modellizzabile. Il tempo, misuratore
frammenti e delle citazioni Post Modern. Due esempi tra i di tutte le cose, rientra ugualmente negli interessi degli scienziati
meglio riusciti: la Staatsgalerie di James Stirling a Stoccarda e e degli artisti. Quindi è bene procedere insieme. È quanto cerca
l’ampliamento della National Gallery di Robert Venturi e Denise di sostenere la mostra L’Arts et le temps: regards sur la quatrieme
Scott Brown a Londra. Ma vi è anche il raffinato succedersi delle dimension svoltasi a Bruxelles nel 1984, nel cui catalogo figura
citazioni moderne messe in atto da Rem Koolhaas in edifici quali appunto un lungo saggio di Prigogine. E la cui copertina riproduce
Villa Dall’Ava o nel progetto per il polo museale a Rotterdam, dove il quadro di Salvator Dalì L’Heure triangulaire del1933, il quale nel
Mies, Le Corbusier, i Suprematisti sono chiamati in causa sino al 1981 aveva eseguito anche un Omaggio a Thom per visualizzare in
limite del plagio. O il pastiche di oggetti disorganici raccolti da termini pittorici la teoria delle catastrofi.
Nigel Coates, allievo di Tschumi alla Architectural Association, Nel 1985 la centralità del tema della complessità è assodata:
oppure proposti da Gehry nella Loyola Law School e negli Uffici diventa una sfida sulla quale si possono imbastire sofisticati
Chiat-Day-Moyo di Los Angeles dove il corpo di ingresso, a forma convegni. Nel 1986 il critico Gillo Dorfles scrive Elogio della
di binocolo è una scultura pop a scala gigante. In un atteggiamento disarmonia, un libro nel quale giustifica, appoggiandosi alle recenti
di sincretismo culturale simile a quello che negli stessi anni si scoperte della scienza, le preferenze degli artisti contemporanei per
riscontra in film quali i Predatori dell’arca perduta, nei quali generi le configurazioni non classiche.
diversi compongono una nuova e piacevole compilation di fanta- L’utopia dell’unità tra scienza e arte si fonda però su un equivoco.
avventura, o nella complessa struttura de Il nome della rosa di Che la specializzazione disciplinare vanifica ben presto. È facile,
Umberto Eco, insieme romanzo, opera storica, trattato erudito e infatti, costatare che gli scienziati hanno una visione superficiale
compendio filosofico. dell’arte e gli artisti una formazione scientifica dilettantesca.
Tiepidi verso le strutture chiuse, gli artisti degli anni Ottanta si Le forme senza stabile configurazione ispirano, in primo luogo,
avventurano verso configurazioni instabili, sondano i processi di i registi con film che vanno dall’intellettualistico Zelig di Woody
metamorfosi, amano gli ibridi che esprimono perfettamente tensioni Allen, un uomo camaleonte che si adatta a tutte le situazioni che
e forze, ma non le ingabbiano in un assetto statico. René Thom e incontra, ai divertenti Gremlins e Un lupo mannaro a New York,
Benoit Mandelbrot, che nei primi anni settanta avevano studiato i che inaugurano un genere di horror comico, sino ai fantascientifici
fenomeni naturali legati alla discontinuità e approntato strumenti E.T. e Star Wars in cui le immagini ibride servono per ricostruire
matematici per lo studio dei frattali, sono scoperti dagli artisti verso mondi e personaggi alieni.
la fine dei Settanta e diventano di moda nei primi anni Ottanta. È la teoria delle catastrofi che maggiormente affascina negli anni
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ottanta gli architetti. Con la morfogenesi faranno i conti soprattutto per il parco della Villette. Koolhaas, già noto per la sua instancabile
nel decennio successivo. I SITE sin dalla prima metà degli anni attività promozionale, realizza per lo stesso concorso un progetto
Settanta erodono, sdentellano, distorcono i loro edifici come se premiato e subito notato dalla stampa internazionale. Zaha Hadid,
avessero subito un terremoto o un cataclisma. Günther Domenig appena trentatreenne, si aggiudica il concorso per un complesso
realizza sul finire degli anni Ottanta una banca che sembra essere il abitativo e ricreativo sovrastante la città di Vittoria a Hong Kong..
risultato di un processo di torsione e metamorfosi. Coop Himmelb(l) Il progetto di Zaha Hadid per Hong Kong è un complesso
au disegna nel 1983 Open House e il complesso di appartamenti formato da longilinei corpi di fabbrica precariamente assemblati
di Vienna 2, con forme traumatizzanti e traumatizzate, fatte da lungo il pendio della collina. Sono 5 strati, o layer, come li
geometrie complesse, spigoli vivi, linee forza polidirezionate lungo definisce la Hadid prendendo in prestito la terminologia dal
lo spazio. linguaggio del computer. Il primo è composto da 15 appartamenti
Sull’estetica del disordine e del caos lavorano Tschumi e Koolhaas duplex; il secondo è formato da due piani in ciascuno dei quali
nei loro progetti per il concorso del parco della Villette e Zaha sono organizzati dieci alloggi simplex; il terzo è un vuoto di 13
Hadid nel concorso per The Peak. metri di altezza nel cui interno, come satelliti, flottano gli spazi
Vi sono poi i temi paralleli del labirinto, dell’entropia, della destinati al club: palestre, spogliatoi, stanze per attività sociali; il
delocalizzazione, dello smarrimento. Sempre più frequentemente quarto layer è occupato da quattro attici con vista sulla baia; il
sono svolti con l’aiuto di tecnologie informatiche, che queste quinto è riservato all’alloggio privato del promoter dell’iniziativa
complessità permettono appunto di controllare. D’altronde, edilizia. Ciascuno strato ha una configurazione lineare. Ma
l’ipertesto, che è uno dei portati della scrittura tramite elaboratore, ognuno, orientato verso una propria direzione, si dispone lungo
non è poi altro che un labirinto, nel quale è possibile smarrirsi se non lo spazio in modo diverso. Da qui una intensa forza dinamica che
supportati dal filo d’Arianna delle nuove culture. E la deformazione sembra fare violenza alla collina. Quasi un movimento sismico: a
e l’anamorfosi, che negli anni precedenti, richiedevano abilità gentle sismic shift on an immovable mass, dirà la Hadid. Tuttavia
manuali e tecniche prodigiose sono enormemente facilitate dai le linee forza, rappresentate dagli snelli corpi di fabbrica, quasi
nuovi media che, fondati su processi di proiezione e traduzione volano in aria e quindi non hanno nulla della terribilità ctnoia
rapidissimi, le rendono facili e immediate. di un terremoto. Il vuoto intermedio del terzo layer fa perdere
consistenza di massa all’edificio, rendendolo vibrante. Così come
5.4 I layer dell’Architectural Association vibranti sono il quarto e il quinto piano che galleggiano, sorretti
1983. I riflettori si accendono sulla Architectural Association da esili pilastri. L’edificio è, insomma, un oggetto che si confronta
per merito di tre architetti che, prima si sono formati e poi con la natura ma non vi si sovrappone distruggendola. Risposta
hanno insegnato nella stimolante scuola londinese. Sono Bernard insieme contestuale e astratta a un problema di inserimento
Tschumi, Rem Koolhaas, Zaha Hadid. Tschumi vince il concorso ambientale. Nel presentare il progetto la Hadid gioca su un doppio
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piano. Da un lato adopera disegni e grafici di intensa bellezza, ma Koolhaas verso Klee.
spesso di difficile decodificazione perché caratterizzati da punti Per quanto riguarda la logica per layer, occorre sottolineare
di vista deformati e aberrati oppure dalla sovrapposizione delle che, mentre la Hadid la adopera per individuare linee forza tra di
piante sino a formare una sorta di sistema astratto. Dall’altro, loro coordinate, Tschumi e Koolhaas ne fanno uso per prefigurare
sul versante costruttivo, la Hadid propone forme di elementare livelli tra loro autonomi che, una volta sovrapposti, determinano
purezza geometrica, segnate da colori primari. La complessità non configurazioni impreviste. Tschumi individua tre layer: il livello dei
è quindi nell’oggetto in sé e per sé, ma nell’esperienza percettiva, punti, delle linee, delle superfici. I punti sono le follies, costruzioni
cioè nel continuo cambiamento di orizzonte richiesto dalla forme che formano una griglia con passo di 120 metri. Sono strutture,
che liberamente si dispongono nello spazio. Il bisogno di percepire indifferenziate, industriali, organizzate su un reticolo cubico di
da infiniti punti di vista gli oggetti flottanti implica un debito 10x10x10 m. In ognuna delle follies sarà ospitata una funzione
storico con la pittura e scultura costruttivista e suprematista. È diversa dalle altre e ciascuna avrà una sua particolare forma,
un approccio formalista. Ma che deriva da un imperativo etico determinata da permutazioni casuali dei suoi elementi di base. Le
funzionalista, fondato sulla considerazione che non sono solo gli linee sono i percorsi – uno composto da due assi tra loro ortogonali
aspetti programmatici a determinare le forme ma che, al contrario, e uno a serpentina – e i muri. Le superfici sono gli spazi dove
sono soprattutto queste ultime che consentono nuovi, inaspettati e si svolgono le attività e hanno varie forme, alcune elementari –
liberatori modi di organizzare le cose. Se il mondo è costruzione di triangolare, circolare, rettangolare – altre più complesse.
figure, è solo selezionandole che possiamo recuperare uno sguardo Koolhaas di livelli ne individua cinque. Sono: le fasce cioè
puro, ripulirci delle sovrastrutture concettuali, pensare a nuove e sottili strisce rettangolari caratterizzate ciascuna da una funzione;
più autentiche relazioni funzionali. Se il progetto della Hadid, che i coriandoli cioè attività puntiformi – quali chioschi, aree per il
dovrebbe essere urbano, si contraddistingue per il notevole valore picnic o per il gioco dei bambini – distribuiti, come suggerisce il
ambientale, i lavori di Tschumi e di Koolhaas, che si occupano della nome, casualmente; gli assi di accesso e di circolazione tra cui il
progettazione di un parco, si muovono invece in una dimensione boulevard principale che corre da nord a sud; le emergenze tra le
antinaturalistica, metropolitana. quali i musei, gli edifici preesistenti e due collinette artificiali; le
Caratteri comuni dei progetti di Tschumi e di Koolhaas e connessioni alle parti di città circostanti.
della Hadid sono la decisa scelta di campo neomodernista e Vale la pena, anche perché la tecnica dei layer sarà ampiamente
l’impostazione del progetto sulla logica dei layer. Se per la Hadid ripresa durante gli anni Ottanta e Novanta, analizzare in dettaglio
occorre recuperare la tradizione modernista in Russia, in particolare i tre passaggi concettuali su cui si fonda.
il suprematismo di Malevich, per Koolhaas e Tschumi i riferimenti Primo: si elencano gli aspetti programmatici richiesti.
sono soprattutto al razionalismo architettonico e alla prima pittura Secondo: si ricompongono gli elementi disaggregati, accostandoli
astratta: é evidente il debito di Tschumi verso Kandinsky e di secondo un principio debole di ordine.
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Terzo: si sovrappongono i layer secondo una logica che può complesse elaborazioni formali. Nutrita la presenza italiana,
essere prevalentemente o esclusivamente casuale. con progetti, anche di notevole interesse tematico, ma interni al
Il motivo per il quale si azzera e, poi, si compila l’elenco degli dibattito teorico – tra tipologia edilizia e morfologia urbana –
aspetti programmatici è chiaro: occorre scrollarsi di dosso le in corso tra le scuole di Venezia, Roma e Milano. Si differenzia
soluzioni preconfezionate, sotto forma di schemi, tipologie o la proposta di Luigi Pellegrin che prevede due macrostrutture, a
morfologie consolidate. L’innovazione, diversamente da quanto forma di ventaglio, che fronteggiano i due principali edifici del
sostengono i postmodernist, nasce solo a seguito della cesura con parco: la Grande Halle e il Museo della Scienza e della Tecnica.
il passato. Ciascun ventaglio è una incantevole sequenza di luoghi di incontro
Il principio debole di ordine deriva dal sospetto verso le strutture e spazi funzionali, coperti da una elegante struttura a sezione
dove tutte le parti sono correlate in modo tale che nulla può essere inclinata sulla cui sommità è piantato un parco artificiale. “Sono
aggiunto o sottratto senza alterare l’equilibrio complessivo perché – afferma la relazione di progetto – due palme ravvicinate che si
determinano configurazioni funzionali bloccate e tali da non offrono come protezione e, allo stesso tempo, come proiezione
presentare alcuna flessibilità. Si preferiscono, invece, organismi del cielo”. Realizzano due mondi: uno sotterraneo fatto di forre,
semplici, legati da forze deboli, al limite dal semplice accostamento. cave e luoghi ammorsati nel terreno e uno solare, aereo, sospeso
Abbiamo già avuto modo di notare che Rem Koolhaas mutua questo su una collina artificiale con inaspettate valenze paesaggistiche. La
atteggiamento dalla lezione dell’urbanistica e dell’architettura macrostruttura inclinata, sorretta da un limitato numero di piloni,
newyorchese: rispettivamente dal piano a scacchiera e dal grattacielo. per non compromettere la fruibilità in orizzontale del parco, funge
È il tentativo di superare la cultura strutturalista accostandosi a anche da supporto alla viabilità pubblica e privata e alle reti che
tecniche di aggregazione basate sulla logica rizomatica di Deleuze servono gli edifici direzionali posti a coronamento dei ventagli. Il
e Guattari. progetto, nell’insistere su un tema – le macrostrutture – oramai
La sovrapposizione dei layer risponde a un duplice imperativo: della trascurato dal dibattito architettonico, è volutamente fuori moda.
complessità e della casualità. Complessità perché sovrapponendo Ma nella sua lucida utopia, ha la chiarezza di una dimostrazione
le funzioni si ottengono ambienti stimolanti e non monotematici. matematica. I problemi della nostra epoca – afferma Pellegrin –
Casualità perché la sovrapposizione dei layer, avvenendo con ampi non si risolvono né con il raffinato formalismo proposto dai giovani
margini di arbitrarietà, introduce l’imprevisto. emergenti, né con le composizioni che rifanno il verso alle città e ai
Mescolando insieme azzeramento tipologico, frammentarietà, giardini storici, né con l’ecologismo che teme di confrontarsi con
aleatorietà, i progetti di Koolhaas e Tschumi indicano una nuova il costruito. È l’atteggiamento positivo di Paolo Soleri, di Frank
direzione di ricerca che sfugge ad altri concorrenti – anche Lloyd Wright ma, soprattutto, di Buckminster Fuller. La città ha
esponenti dell’avanguardia – che, invece, preferiscono ripercorrere bisogno di verde? Allora, tanto vale costruire supporti attraverso i
strade consolidate fatte di messe in scene teatrali, valori simbolici, quali raddoppiarne la presenza. Servono luoghi per gli incontri?
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Realizziamoli, ma collegandoli con il sistema dei trasporti. La concetto di informazione. Se l’entropia, la dissipazione energetica e
viabilità può compromettere il sistema degli spazi destinati ai lo spreco ne determinano la perdita, la negentropia – cioè la somma
pedoni? Sopraeleviamola. Attenzione, però, i problemi non vanno di tutti i processi vitali che catturano e trasformano l’energia in
risolti uno per uno come se fossero indipendenti tra loro. Si forme che possono essere utilizzate – ne permette, all’inverso, la
correrebbe il rischio di ricadere nei famigerati miti tecnicistici degli conservazione. Si ottiene realizzando sistemi dove la memoria è
anni Sessanta. Per evitare i quali Pellegrin riprende da Buckminster custodita; i meccanismi di regolazione sono spontanei e automatici
Fuller il concetto di sinergia. Le singole scelte, in altre parole, (self regulating); i rifiuti sono ridotti al minimo; prevalgono i
interagiscono per ottimizzare il benessere umano che non è solo concetti di diversità, complessità, stabilità; è presente un alto
fondato su standard tecnici (velocità degli spostamenti, costi di numero di specie; i prodotti sono multiuso; l’energia tende ad
costruzione, produttività) ma anche e soprattutto psicologici e essere riutilizzata.
formali. Ma la proposta, così come dimostreranno i concorsi ai quali Da qui l’invito per una biomorphic aesthetic fondata su forme
Pellegrin in questi anni parteciperà con progetti visionari anche se naturali in grado di favorire, e non solo rappresentare, questi
tecnicamente accurati sino al dettaglio della vite, spaventa. Richiede processi.
una concezione dell’investimento a lungo termine in cui i maggiori La proposta di Sym van der Ryn ha un certo successo pratico,
costi iniziali sono compensati non da dividendi immediati ma da soprattutto tra i progettisti, in prevalenza nordeuropei e americani,
benefici futuri e un coordinamento di risorse tecniche e produttive che in questi anni si stanno dedicando allo sviluppo di energie
che travalica la tradizionale parcellizzazione delle competenze alternative da applicare al mondo delle costruzioni. E contribuisce
(chi realizza le abitazioni e gli uffici, chi il parco, chi la viabilità, a impostare la ricerca nei suoi giusti termini: superare la fase del
chi le reti…). Così all’anacronismo di una utopia, realizzabile rifiuto – degli edifici, delle infrastrutture, del cemento – per una
ma totalizzante, si preferirà il realismo di una nuova generazione consapevolezza costruttiva che si ponga l’obiettivo di rivedere e
che tenderà a circoscriversi un campo d’azione più limitato, ottimizzare i flussi di informazioni tra natura e architettura. Come
spesso esclusivamente sovrastrutturale, in cui i problemi saranno però ciò possa avvenire, producendo risultati di interesse estetico,
rappresentati formalmente piuttosto che risolti tecnicamente. rimane un problema aperto che travalica l’impostazione, a volte
ingenuamente naturalistica, del suo autore. Una risposta la fornisce
5.5. Architettura e natura James Wines dei SITE. Se la natura è informazione – e di valore
1979. Sym van der Ryn, un architetto dello stato della California superiore rispetto a quello fornito da facciate, finestre, colonne e
che insegna a Berkeley, scrive, con Sterling Bunnell, The Integral portali – occorre che diventi parte integrante della costruzione,
Urban House: dopo la crisi energetica del 1973, afferma, non è sostituendosi a questi elementi tradizionali oramai consumati
pensabile andare avanti come se nulla fosse successo; occorre dall’uso. Così nell’Hialeah Showroom del 1979, dietro alla
guardare alla natura con un atteggiamento nuovo, fondato sul facciata in curtain wall, Wines colloca una serra con flora locale,
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comprensiva di acqua, sabbia, terra e sassi. La serra ha il compito van Eyck e Giancarlo De Carlo i quali nella prima metà degli anni
di favorire il bilancio termico ma allo stesso tempo, diventa il reale Ottanta mettono in cantiere rispettivamente una casa per bambini
prospetto dell’edificio con un effetto di spaesamento che produce orfani ad Amsterdam e le case popolari a Mazzorbo, due strutture
plusvalore estetico e didattico. coinvolgenti e di grande energia vitale.
Operazione analoga la compie nel Forest Building del 1980, con Nello stesso anno 1981 in cui Wines propone lo High Rise
una facciata in mattoni staccata dal corpo principale dell’edificio of Homes, Maya Lin, una studentessa non ancora ventunenne,
per lasciare tra i due sufficiente spazio per farvi crescere una vince, con un progetto di alto valore paesaggistico, il concorso
abbondante vegetazione. Che mette in discussione l’immagine per la realizzazione del Vietnam Veterans Memorial nel Mall di
unitaria della costruzione, legandola, nel frattempo, al contesto Washington. Il monumento è fatto di pochi segni: una zona del
naturale nel quale si inserisce. terreno, delimitata da due tagli secchi, viene incassata mentre a
Vi è, infine, la proposta per lo High Rise of Homes una struttura raccordare il dislivello creato si provvede con una lastra continua
a gabbia in cemento nel cui interno i singoli utenti potranno di granito nero sulla quale sono incisi i nomi di tutti i soldati
collocare le loro villette unifamiliari. L’idea è ripresa dal piano caduti. Sembra una scultura di Land Art nella tradizione di
Obus di Le Corbusier, con la differenza che mentre per l’architetto Robert Smithson, Richard Long, Michael Heizer, ma rivista con la
svizzero è la macrostruttura che serve a dare unità alle scelte sensibilità e l’ingenuità di una adolescente.
individuali, nel caso di Wines sono le preferenze dei singoli a dare L’estrema semplicità dell’opera scatena numerose proteste:
carattere alla struttura. Inoltre lo High Rise of Homes, moltiplica troppo minimalista, laconica, eccessivamente moderna. Non si
lungo i piani la dotazione di verde e diminuisce, concentrando in perdona all’artista l’assenza di statue commemorative di eroi che
maniera puntiforme la densità, la pressione degli spazi edificati sul cadono brandendo un’arma o una bandiera. Disturba, soprattutto,
territorio. È l’indicazione di un possibile nuovo metodo di lavoro. la scelta del silenzio per ricordare la guerra.
Sarà sviluppato, a distanza di quasi venti anni, all’expo’ di Hannover Il Memorial tra sforzi e interrogativi viene realizzato nel 1982.
del 2000 dove il gruppo olandese MVRDV realizza una struttura Diventa subito un’icona popolare che accoglie 2.500.000 visitatori
in cemento e verde, fondata su concetti simili. l’anno. Alcuni non riescono a trattenere la commozione di fronte
La nuova consapevolezza ecologica, secondo Wines, muove alla vista del gelido ma sin troppo eloquente elenco di morti. Altri
nella direzione dello smantellamento del mito dell’architetto cercano tra i tanti il nome del proprio caro e lo ricalcano, con la
demiurgo. Promuove la partecipazione e l’autocostruzione. Aborre tecnica del frottage, su fogli di carta. Altri ancora, rispecchiandosi
la produzione di oggetti scultorei, in cui l’interrelazione tra uomo e nel granito, intravedono la propria immagine che si sovrappone alla
opera avviene a senso unico. È la stessa direzione verso la quale da lista dei caduti: o, come vuole la fantasia e l’iconografia popolare,
tempo lavorano Lucien Kroll e Ralph Erskine – anche loro attratti l’immagine del soldato che appare attraverso il riflesso della pietra.
da un’idea ecologica, sia pur nel senso di ecologia umana – e Aldo Per il critico americano Vincent Scully il progetto “ha innescato
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il radicale cambiamento di una coscienza collettiva” ed è “l’opera che provengono dall’esterno ed è superato il principio di casualità.
architettonica più significativa mai edificata nella seconda metà di L’architettura è adesso”. Open House è un ambiente senza funzioni
questo secolo”. precostituite, aperto, come suggerisce il nome: “chi lo abita deciderà
Si fa strada l’idea che si possa progettare con il verde, riducendo come viverci”.
l’intervento architettonico a poche e selezionate emergenze. Gunnar I due architetti sono affascinati dai loft, dagli spazi industriali
Birkerts si muove in direzione dell’annullamento dell’architettura, che presentano la massima flessibilità. Aborrono le architetture
nascondendola sotto terra in edifici ipogei di notevole interesse. rigidamente monofunzionali. Sanno che la logica “form follow
Wines, dopo il concorso del 1983 per il museo d’arte moderna di function”, la forma segue la funzione, è la stessa che si applica
Francoforte – in cui circonda l’edificio con un serra a meno di un nella catena di montaggio, che mortifica il corpo costringendolo a
lato decostruito e sull’orlo del crollo – propone nel 1985 un edificio produrre movimenti meccanizzati. La casa, continua Wolf, non è
per l’Ansel Adams Center quasi totalmente interrato e ricoperto dal un edificio ma un sentimento.
prato del giardino. È tuttavia di Emilio Ambasz la proposta più Organizzata su due livelli che affacciano su uno spazio a doppia
convincente con il progetto per il Lucile Halsell Conservatoy a San altezza, Open House è introversa perché delimitata in parte da
Antonio in Texas (1985-1988). Dal prato emergono inquietanti muri ciechi che ne sottolineano la forma a guscio. Ma estroversa
lucernari e si aprono pozzi, suggerendo, con le loro presenze, una per le grandi vetrate curve che, sostituendosi al soffitto, lasciano
vita insieme arcaica e tecnologicamente sviluppata che si svolge nel trasparire il cielo e per un balcone che, lacerando l’involucro
sottosuolo. murario, si proietta a sbalzo sull’ambiente circostante.
È un modo intelligente di sviluppare, il nono comandamento Sempre del 1983 è il Residential complex a Vienna, un
dell’ecologia che Nancy Jack Todd e John Todd hanno messo a condominio in cui gli appartamenti sono collegati da piani inclinati
punto nel 1984 sulla scia dell’insegnamento di Buckminster Fuller e lambiti da una struttura che simbolicamente rappresenta un
e Gregory Bateson: la progettazione ecologica deve valorizzare tetto in fiamme ( un elemento questo che appare già nel progetto
l’aspetto sacrale della natura. Hot Flat del 1978 e più volte ripreso da Coop Himmelb(l)au).
La configurazione dell’edificio è caotica. Della sua logica, poco e
5.6. Architecture is now nulla si capisce dall’esterno: “solo se potessimo osservare gli edifici
Nel 1983 Wolf D. Prix e Helmut Swiczinsky progettano Open ai raggi X capiremmo in che modo le loro contrazioni e espansioni
House. La casa, di circa 100 mq., è una forma nata di getto. È lo sono chiare e taglienti”.
sviluppo di uno schizzo eseguito a occhi chiusi, a seguito di una Dell’anno successivo è la ristrutturazione di un attico in
discussione tra i due soci. Afferma Prix: “l’architettura è vitale Falkestrasse a Vienna, l’opera più conosciuta del duo austriaco:
quando può essere sentita; è l’attimo in cui il progetto viene fuori sarà esposta alla mostra Deconstructivist Architecture. La struttura
senza mediazioni. È questo il momento in cui vacillano le pressioni di ferro e vetro che copre l’appartamento, destinato a studio di
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avvocati, sembra smottare. Nota Noah Chasin: “la copertura non linea dell’avanguardia e quella conservatrice. Eisenman, che l’anno
tenta di armonizzarsi con il palazzo sul quale sta in equilibrio, precedente ha dato le dimissioni dallo IAUS, e sta preparando il suo
l’intera struttura potrebbe essere portata via da un leggero vento rilancio professionale, si schiera con la prima. Kenneth Frampton,
di brezza, minacciando ad ogni istante di precipitare sulla strada il critico che aveva contribuito nel 1969 alla scoperta dei Five e
sottostante”. che abbiamo visto imporre la presenza di Koolhaas alla biennale
Contrappesi, trasparenze, tensioni e torsioni si imprimono come di Portoghesi del 1980, ma che da anni lavora sulla fenomenolgia
segni sul corpo, ricordando, invece, la materialità della Body Art. heideggeriana dello spazio, opta decisamente per la seconda. Esce
Le performance di Marina Abramovic, i tagli di Arnulf Rainer, le il saggio Prospects for a Critical Regionalism. Viviamo, sostiene,
autoflagellazioni di Gina Pane e Vito Acconci. Quella stessa Body in un mondo sempre più globalizzato che sta distruggendo ogni
Art che nella seconda metà degli anni Ottanta avrà un momento di cultura locale. Invadendo il pianeta con la stessa paccottiglia di
rinascita, anche grazie al lavoro di Jana Sterbak, La Fura dels Baus, prodotti tutti uguali. Se non si può fermare il processo moderno di
Andres Serrano, Franko B., Cindy Sherman, Yasumasa Morimura. civilizzazione, occorre cambiargli la direzione. Fare, come auspica
Da qui la liceità per Wolf D. Prix del paragone tra una casa e il filosofo Paul Ricoeur, uno sforzo per comprendere in che modo
un corpo tormentato: “una casa tanto complicata da sembrare si possa essere moderni e, allo stesso tempo, non perdere il contatto
l’immagine di un bambino disabile che noi amiamo”. con le proprie origini. In architettura ciò comporta – sostiene
Nel 1984, Coop Himmelb(l)au organizzerà due affollate Frampton – l’attenzione alle culture regionali, ai riferimenti urbani
conferenze a Francoforte e all’Architectural Association di Londra e geografici e ai valori tradizionali. Senza alcuna concessione al
dal titolo Architecture is now. Ne seguirà un manifesto. Segnato vernacolo, alle imitazioni degli stili locali o alle ricostruzioni alla
da molti no: verso i dogmi architettonici, la ricerca della bellezza, Disneyland. Quindi non l’eclettismo di Ricardo Bofill, ma il sobrio
la delimitazione degli spazi architettonici, la certezza delle idee lavoro sulla tradizione portoghese di Alvaro Siza. La forza creativa
filosofiche, il funzionalismo, la speculazione, i monumenti. E dalla di Raimund Abraham, la sensualità messicana di Luis Barragàn
fiducia per l’architettura aperta, per il progetto come un gettarsi e, tra gli europei, Gino Valle, Jørn Utzon, Vittorio Gregotti,
nella mischia, per l’immediatezza del sentimento. Oswald Mathias Ungers, Sverre Fehn e l’ultimo Carlo Scarpa. Tre
architetti sembrano, però, incarnare al meglio l’atteggiamento del
5.7. Choral Works regionalismo critico: lo svizzero Mario Botta per la sua sensibilità al
Il 1983 è un anno di fermenti per la cultura architettonica contesto geografico, il giapponese Tadao Ando per il radicamento
americana. Lo IAUS è agonizzante: chiuderà l’anno dopo. Chiude nella tradizione costruttiva giapponese e il greco Dimitri Pikionis
anche Oppositions di cui si prepara, dopo un lungo silenzio, per il continuo confronto con l’eredità classica della propria terra.
l’ultimo numero. Entrano in contrasto oramai insanabile le due Allo schieramento chiamato in causa da Frampton non
linee che all’interno della scuola americana avevano convissuto: la appartengono gli architetti radicali. Né le avanguardie: poco
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hanno a vedere con il regionalismo critico le lacerate strutture di che non contiene luoghi, insieme limitato e illimitato, omogeneo
Coop Himmelb(l)au, le composizioni suprematiste della Hadid, il e disomogeneo. L’intento, però, non è di chiarire il tema. Ma di
raffinato neomodernismo di Koolhaas, il sensuale intellettualismo lavorarci sopra, metterne in gioco le contraddizioni e, insieme,
di Tschumi. aprire nuove interpretazioni. Eisenman accetta con entusiasmo
È quest’ultimo che, nel Maggio del 1985, decide di chiamare e, amante dei titoli composti da giochi di parole, battezza l’opera
Eisenman e Derrida per progettare congiuntamente un giardino Choral Works, alludendo al lavoro comune, al termine Chora e
all’interno del parco della Villette. alla musica corale. Il progetto si fonda su una griglia che richiama
Nella prima metà degli anni Ottanta, Jacques Derrida è il quella utilizzata da Tschumi per il parco. Ma soprattutto ricorda la
filosofo più di moda negli Stati Uniti, tanto citato che il pungente griglia prevista dallo stesso Eisenman per il precedente progetto di
David Lodge, dedica a questa mania addirittura un romanzo di Canareggio (1978). Composizione, a sua volta, ideata sulla base di
successo,Il professore va al congresso. Eisenman lo conosciamo già: ipotesi del tutto arbitrarie, tratte da una lettura di segni che si sono,
è stato il fondatore e direttore dello IAUS, l’ex Five, un teorico letterariamente, virtualmente o anche ipoteticamente sovrapposti
raffinato, colui che più di tutti ha lavorato sul versante della ricerca sul territorio, quale, per esempio, la ulteriore griglia prevista da
architettonica con riscontri, oltretutto, positivi sia dal fronte dei Le Corbusier per l’ospedale, progettato ma non realizzato, per
radicali che dei conservatori. Il lavoro comune farà conoscere Venezia (1965). È un gioco complesso e perverso di riferimenti
Derrida al vasto pubblico degli architetti; rilancerà Eisenman a segni di misurazione spaziale e alla loro storia. Il lavoro, dopo
tirandolo fuori dal periodo di crisi produttiva e professionale che alcuni incontri con Derrida, si complica di ulteriori segni. Derrida
sta attraversando; accrediterà Tschumi, che al momento è, insieme scalpita anche perché si accorge che Eisenman gli ha preso la mano.
a Koolhaas, l’architetto emergente della giovane generazione. Sarà Chiude la collaborazione con una lettera che, dietro a un succedersi
poi occasione per sperimentare concretamente sino a che punto di allusioni al rapporto tra Nietzsche e Wagner, accusa Eisenman
la decostruzione filosofica abbia punti di contatto con le ricerche di wagnerismo, cioè esattamente di quella retorica, fondata
correnti in architettura. Renderà, infine, riconoscibile a livello sull’assolutizzazione, dell’io, da cui l’architetto cerca di sfuggire.
internazionale, tramite l’etichetta decostruttivista, un fenomeno Eisenman risponde risentito: “probabilmente, afferma, ciò che io
che, altrimenti, potrebbe passare relativamente inosservato. faccio in architettura non si può chiamare decostruzione… ma la
È Derrida a proporre il tema per il giardino della Villette: un mia architettura cerca di scrivere qualcosa d’altro, qualcosa che non
brano del Timeo di Platone su Chora, lo spazio di cui si serve il è la funzione, la struttura, il significato e l’estetica”.
Demiurgo per trasformare le Idee in oggetti mondani. Il brano In realtà, come è stato sottolineato, Choral Works non è uno
è uno dei più oscuri del filosofo greco. Per quanti sforzi abbiano dei migliori progetti di Eisenman. Rappresenta un delicato
fatto gli interpreti, compreso lo stesso Derrida, non si è mai momento di passaggio. A partire dal 1986, pur senza rinnegare
riuscito a capire esattamente di quali qualità godesse questo luogo la precedente ricerca, l’architetto newyorchese abbandonerà
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l’esasperato intellettualismo che lo ha sinora caratterizzato per intelligenti che ricevono informazioni dall’esterno, le elaborano e,
opere formalmente più attraenti, fondate sull’applicazione alla di conseguenza, attivano strategie diversificate.
composizione architettonica di codici, mutuati da altre discipline. Grazie all’elettronica le strutture artificiali, prima inerti, possono
Il progetto per il Biocentro di Francoforte – che sarà esposto alla oggi reagire come se fossero organiche. Ne deriva che per fare un
mostra Deconstructivist Architecture del 1988 – per esempio, edificio ecologicamente corretto non è necessario trasformarlo –
utilizzerà la sintassi del DNA. Altri impiegheranno la logica dei come hanno fatto i SITE nello Hialeah Showroom o in Forest
frattali o delle algebre booleane. Building – in una serra.
In tutte queste opere, comunque, Eisenman si mostra come un È molto più semplice, come ha dimostrato la facciata dell’Institut
esteta e, per quanto cerchi di non farlo apparire, un romantico du Monde Arabe di Nouvel che cambia al variare della luce,
che gioca perversamente con i frammenti dell’eredità classica, attivare sensori collegati a sistemi computerizzati di controllo.
applicandone le logiche formali. Un classico impenitente che non Saranno soprattutto l’elettronica e l’informatica – anche se non
si rassegna alla morte del classicismo: avanguardia post litteram, un necessariamente da sole, perché l’utilizzo di tecniche tradizionali
creatore di forme volutamente scisse da ogni e qualsiasi riferimento non è escluso, anzi è auspicabile – a farci entrare in relazione, in
alla concretezza della vita. sinergia con lo spazio naturale.
Basandosi su tecniche elettroniche, già l’anno precedente, Toyo
5.8. Electronic ecology Ito aveva realizzato un intervento, di minore complessità tecnica
Nel 1987, il malese Kenneth Yeang, un ex studente della dell’Institut du Monde Arabe, ma non minore valore metodologico.
Architectural Association specializzatosi alla University of A Yokohama-shi aveva ricoperto una struttura cilindrica in cemento
Pennsylvania e alla Cambridge University, scrive il saggio Tropical armato, che serviva come serbatoio idrico e torre di ventilazione
Urban Regionalism. Non è più possibile – sostiene – proseguire dei locali commerciali posti ai piani interrati, con 12 tubi al neon
nella logica International Style che produce edifici insensibili ai e 1280 lampadine collegate a una centralina che ne comandava
contesti locali: oggetti estranei ai luoghi che possono funzionare l’accensione in relazione al variare dei venti e della rumorosità
solo grazie ad un intollerabile spreco di risorse energetiche. Una dell’ambiente circostante. Realizzando così un organismo sensibile
maggiore consapevolezza ecologica impone oggi il rispetto della sia all’ambiente naturale che al contesto artificiale.
diversità ambientale con strutture che sappiano relazionarsi Nel presentare al pubblico italiano l’edificio, Domus nel febbraio
con il clima locale. Perché ciò avvenga, occorre rivoluzionare il del 1988, accompagna il servizio con un testo di Ito dal titolo
modo di concepire gli edifici che non saranno più oggetti isolati Transfinity.
e autoreferenziali ma filtri ambientali in grado di attivare scambi I ragazzi di oggi, afferma l’architetto giapponese, vestono
tra il macroclima esterno e il microclima interno. Ciò può avvolgendosi in tessuti, colorati e scintillanti che galleggiano
venire attraverso l’uso dell’informatica e la realizzazione di edifici nell’aria come privi di peso. Questi soffici e avvolgenti bozzoli
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ricordano il modo di vestire delle donne arabe e indiane, il loro Riken Yamamoto.
incessante nomadismo. Anche città come Tokyo sono rivestite di Per la Hasegawa la moderna tecnologia ci permette di concepire
segnali pubblicitari, di luci, di membrane che le calzano come l’architettura come una seconda natura, ma ciò, come dimostra con
una loro seconda pelle. Noi “ci muoviamo nei reconditi recessi lo Higashi Tamagawa House e il Fujisawa Cultural Center, è possibile
di questo tessuto, totalmente immersi nella coscienza di questo farlo solo attraverso i processi costruttivi leggeri e sofisticati. Gli
spazio-corpo”. Se tale è la realtà dei nostri tempi – continua Ito stessi – una trasparente tenda che copre unità domestiche ancorate
– che senso ha continuare a produrre edifici che ingabbiano i a una struttura in ferro – che adopera Yamamoto per l’Hamlet
loro abitanti senza farli partecipare al flusso della comunicazione Housing del 1988.
con la natura e con l’ambiente metropolitano? È solo attraverso il A considerazioni simili, negli stessi anni, giungono gli architetti
processo di rarefazione e di liberazione dello spazio architettonico Norman Foster, Richard Rogers, Nicholas Grimshaw, William
“che riusciremo a creare un ambiente davvero transfinito”. Alsop, Thomas Herzog i quali, attraverso l’High Tech, sondano le
Sullo spazio transfinito Toyo Ito sta, per la verità, lavorando da possibilità offerte dalla tecnica per realizzare strutture intelligenti,
diversi anni, per alcuni dal 1984, anno in cui realizza la propria ecologicamente corrette. Lo spagnolo Santiago Calatrava pensandole
abitazione Silver Hut, caratterizzata da una insolita apertura al anche in movimento, l’italiano Renzo Piano giocando su tecnologie
cielo, per altri dal 1985 con la mostra PAO I: a Dwelling for Tokio leggere, i materiali naturali e la tradizione costruttiva locale. Nasce
Nomad Women, una abitazione per le donne nomadi di Tokyo, un l’Eco Tech che, se non necessariamente produrrà opere memorabili
progetto consistente in tre involucri trasparenti e essenziali – uno ( ma saranno tutte di alta qualità formale), introdurrà, negli edifici
per truccarsi, uno per le attività intellettuali, uno per mangiare – delle grandi Corporation, i principi della sostenibilità ambientale.
che prenderanno il posto della casa nella metropoli contemporanea
( i tre involucri saranno riproposti all’interno di una tenda nel 1989
per l’esibizione PAO II). Perché, si chiede Ito, realizzare pareti in
uno spazio contrassegnato dallo scambio di flussi? E perché avere
abitazioni costipate di oggetti quando, attraverso il sistema delle
comunicazioni, è possibile accedere ai beni e ai servizi in tempo
reale?
Nel 1986, Ito realizza il Nomad Restaurant caratterizzato da
schermi che smaterializzano l’architettura riflettendo, attraverso
leggeri schermi posti sul soffitto, le luci in tutte le direzioni. Sulla
stessa lunghezza d’onda si muovono Itsuko Hasegawa ( anche lei
discepola, con Toyo Ito, del metabolista Kiyonori Kikutake) e
482 torna al sommario 483
Quarta parte
Verso i nostri giorni

484
Parte 4 capitolo 1 ha assistito con ragazzi attenti e estasiati. Il contrario di quanto

Dopo il decostruttivismo:
è avvenuto con una performance di Michael Graves che ha visto
l’aula svuotarsi dopo appena un’ora. Quale il motivo dell’interesse

1988-1992 dei giovani? Sicuramente la ripresa di una tradizione eroica


dell’architettura. Quella che ha visto Bruno Taut e i costruttivisti
negli anni Venti. I CIAM nei Trenta. Gli Smithson nei Cinquanta.
Gli Archigram nei Sessanta. È la tradizione dell’avanguardia. Che
concepisce l’architettura come un corpo a corpo con le cose e non
con “la semantica, la semiotica, le suppliche o i sillogismi”(detto
per inciso, vi è anche un attacco a Eisenman la cui ricerca,
1.1 Antecedenti formalista e intellettualistica, Peter Cook non ha mai digerito).
Il numero dell’Agosto del 1986 della rivista The Architectural Coop Himmelb(l)au – continua – non è un fenomeno isolato.
Review è dedicato a The New Spirit. Celebra la rinascita della ricerca Nel 1983 Zaha Hadid aveva vinto The Peak e Tschumi il concorso
architettonica, dopo anni dominati da paure e da tentennamenti. de La Villette con progetti molto lontani dal disgustoso yuppie
E.M. Farrelly, il curatore del numero, afferma nell’introduzione: “Il pastelstyle ( stile color pastello degli yuppie) di moda nella prima
Postmoderno è morto…Adesso qualcosa sta accadendo. Qualcosa metà degli anni ottanta. Di estremo interesse sono i progetti
di nuovo... Le cose stanno ricominciando a muoversi. Come la dell’OMA, in particolare quelli prodotti dalla collaborazione tra
prima brezza di primavera dopo un lungo e inutile inverno, questi Rem Koolhaas e Zaha Hadid, quali il concorso per l’estensione del
movimenti sono segni di speranza”. parlamento olandese. Vi sono, poi, le due generazioni della scuola
Per Farrelly la rinascita è legata a un atteggiamento romantico di Graz, la prima con Raimund Abraham, Günter Domenig e
– presente all’interno del Movimento Moderno ma soppresso Eilfried Huth. La seconda con Heidulf Gerngross, Helmut Richter,
dall’International Style – fatto di spirito di ricerca, di vitalità, Michael Szyszkowitz, Karla Kowalski e Volker Giencke. I nuovi
di impulsi sentimentali. In una parola, di consapevolezza della progettisti australiani tra i quali Glenn Murcutt. I newyorchesi
complessità, squallore e contraddittorietà del mondo, piuttosto che della Cooper Union diretta da John Hejduk. E, infine, gli architetti
di fuga in un sistema di ideali ultramondani. di Los Angeles: Frank O. Gehry, Tom Mayne, Eric Moss, Coy
A fare il punto sul fenomeno è Peter Cook con un articolo dal Howard, Craig Hodgetts. Si formano grazie allo sbarco, avvenuto
titolo At last! Architecture is on the wing again che si potrebbe nel 1968, degli Archigram e di alcuni studenti della Architectural
tradurre in: finalmente! L’architettura è tornata a volare. Association e, poi, degli esponenti della scuola di Graz. Un innesto
Cook racconta delle due conferenze di Coop Himmelb(l)au del questo che diventa esplosivo nel fertile clima della West Coast, da
1984, a Francoforte e all’Architectural Association di Londra, cui sempre portata all’innovazione e all’avanguardia grazie all’apporto
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di Frank LL. Wright, Rudolf Schindler, Bruce Goff, Paolo Soleri, Mies. Nel 1987, mentre ha in corso di completamento il quartiere
John Lautner. IJ Plein a Amsterdam realizzato sulla implementazione della logica
Quali sono i riferimenti della nuova avanguardia? Per Cook dei principi del Movimento Moderno, termina il neocostruttivista
almeno tre: teatro di danza all’AIA (iniziato nel 1980) e, l’anno dopo, le due
Primo: il recupero delle valenze antistituzionali del Movimento case a patio di sapore miesiano nella periferia di Rotterdam.
Moderno. Non quelle classiciste di buona parte della Bauhaus ma Frank O Gehry nel 1986 disegna il binocolo d’ingresso per gli
dei fenomeni ad essa laterali. Primo tra tutti il Costruttivismo con uffici Chiat-Day-Moyo. Nello stesso anno inaugura la personale
i suoi “veicoli aerei, agit-treni, set teatrali, torri, grandi e stridenti che gli dedica il Walker Art Center di Minneapolis. Nel 1987 inizia
astrazioni”. a disegnare il museo e fabbrica della Vitra a Weil am Rhein dove
Secondo: la tradizione progressista dell’High Tech inglese. tenta di giustapporre in un unico corpo di fabbrica gli esuberanti
Cioè derivata da Buckminster Fuller e Cedric Price; non quella volumi che prima aveva organizzato come entità a sé stanti.
stilisticamente attraente, orientata a fini conservatori. Esperimento ripreso l’anno dopo con l’American Center di Parigi.
Terzo: il magistero del brasiliano Oscar Niemeyer, autentico Coop Himmelb(l)au nel 1987 progetta il teatro Ronacher a
e spericolato artista modernista, ostracizzato dalla cultura Vienna e vince il concorso internazionale per il piano di Melun-
contemporanea. Sénart, a sud di Parigi.
Conclude Cook: un network di uomini e di idee, che si fondano Bernard Tschumi e Peter Eisenman sono impegnati con Derrida
su una comune tradizione, si è formato. Ciò permette di guardare al parco della Villette. Eisenman, come abbiamo avuto già modo di
con speranza al futuro. accennare, a partire dal 1986 inizierà una serie di lavori professionali
L’osservazione individua con chiarezza una linea di ricerca di grande respiro: tra questi il Wexner Center e il biocentro per
radicale e d’avanguardia, focalizzando l’attenzione di critici e l’università di Francoforte.
architetti su un fenomeno in formazione. Che, sta producendo Libeskind, di due anni più giovane di Koolhaas e Tschumi (è del
eccellenti risultati, come dimostrano anche i lavori che saranno 1946), vince nel 1987 il premio per il margine urbano (City Edge)
messi in cantiere in questi anni. di Berlino.
Zaha Hadid progetta nel 1986 il complesso di abitazioni e
negozi per l’IBA ( completato nel 1993) e un magnifico edificio 1.2 Deconstructivist Architecture
per uffici al Küfursterdamm di Berlino, realizzato a sbalzo, su un Sono proprio questi sette architetti – Frank O. Gehry, Daniel
lotto impossibile di 2,7x1,6 m. Libeskind, Rem Koolhaas, Peter Eisenman, Zaha Hadid, Coop
Rem Koolhaas dal 1984 sta lavorando su Villa Dall’Ava, una Himmelb(l)au, Bernard Tschumi – che saranno invitati ad esporre
casa unifamiliare dove si scontrano la poetica lecorbusieriana del alla mostra Deconstructivist Architecture che si inaugura al MoMA
gioco dei volumi sotto la luce con la poetica del quasi nulla di di New York il 23 giugno del 1988.
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A rendere la mostra Deconstructivist Architecture un evento lamiera.
provvede la scelta del Guest Curator: Philip Johnson. Sebbene ambedue gli oggetti siano stati disegnati da sconosciuti
Philip Johnson, con i suoi ottandue anni è infatti un personaggio per scopi utilitari, oggi – continua Johnson – ci sentiamo più vicini
oramai celebre che ha attraversato da protagonista l’intera storia alla sensibilità del secondo piuttosto che alla astratta razionalità del
dell’architettura contemporanea: è stato, con Henry-Russell primo. E la stessa sensibilità la riscontriamo nella produzione dei
Hitchcock, colui che nel 1932, con la mostra International Style, sette architetti invitati i quali lavorano sul tema della “perfezione
ha importato l’architettura moderna europea negli Stati Uniti, poi violata “. Al quale, sia pure inconsciamente, nel campo delle arti,
il direttore del dipartimento di architettura del MoMA, ha lanciato si ispirano artisti del calibro di Frank Stella, Michael Heizer, Ken
la moda miesiana del quasi nulla con la Glass House costruita per Price.
lui stesso a New Canaan nel Connecticut (1947-1949) e ha lavorato Ad approfondire le tesi di Johnson, provvede nel saggio
con Mies van der Rohe al Seagram Building di New York (1954- successivo l’Associate Curator della mostra, Mark Wigley secondo
1958). Infine, con una repentina virata, è stato il campione del Post il quale negli anni Settanta è nata una cultura della disarmonia,
Modern cioè dello stile antimiesiano per eccellenza realizzando, tra come dimostrano i martoriati supermercati della Best realizzati
l’altro, con il socio John Burgee il grattacielo AT&T a New York dai Site e le lacerazioni programmate eseguite da Gordon Matta-
(1979-1984). Clark. Oggi, tuttavia, la decostruzione non implica più il rifiuto
Johnson, che con questa mostra abbandona il Post Modern per dell’architettura – avvenga questo tramite la disarchitettura (Site)
sposare il decostruttivismo, ritorna a organizzare una esposizione o l’anarchitettura (Matta-Clark) – ma la consapevolezza che le
dopo una assenza di oltre trenta anni e cioè dal 1954, quando aveva imperfezioni (flaws) sono all’interno del fare architettonico, sono
lasciato la direzione del dipartimento di architettura del MoMA. parte della stessa struttura e non possono essere rimosse senza
Nella prefazione al catalogo Johnson mostra due immagini: di distruggerla. È per questo motivo che il lavoro degli architetti
un cuscinetto a sfera, utilizzato per la copertina del catalogo della contemporanei si rifà all’eredità delle avanguardie storiche e, in
mostra svoltasi al MoMA nel 1934 Machine Art e di una abitazione particolare, dei russi. Entrambi usano forme pure per produrre
estiva parzialmente interrata realizzata negli anni sessanta del nel composizioni impure e entrambi si distaccano dall’elegante estetica
deserto del Nevada 1800 (Spring house. Nevada 1860s) ripresa del funzionalismo che si è fermata alla perfezione dell’involucro
dall’obiettivo di Michael Heizer. Niente, afferma, potrebbe rendere senza indagare la contraddittoria dinamica della funzione in sé e
meglio le due epoche della cruda differenza di queste immagini. Da per sé presa. Ovviamente, afferma Wigley, non è importante che
un lato l’ideale platonico del Movimento Moderno, rappresentato tutti gli architetti presentati siano consci di attingere alla tradizione
dalla perfezione di un ingranaggio di acciaio dalle pure forme costruttivista. Ciò che conta è che lavorino su una architettura in
geometriche. Dall’altro una costruzione inquietante, dislocata, tensione, distorcendone la struttura senza per questo volerne la
misteriosa, fatta di assi di legno appena sbozzate e bandoni di distruzione.
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L’architettura decostruttivista ha, al pari di quella russa, un apertura, ha una immediata e inaspettata eco, diffonde la nuova
atteggiamento dialettico con il contesto: non lo imita ma non sensibilità e focalizza l’attenzione internazionale sui sette architetti
lo ignora, anzi lo utilizza per dislocarlo. Così come usa in modo scelti e sugli altri, non chiamati a esporre, che però condividono la
dialettico categorie tradizionali quali dentro/fuori, sopra/sotto, medesima sensibilità –
aperto/chiuso. È forse proprio per questo suo interesse stilistico – Tuttavia, rispetto al coinvolgente articolo di Peter Cook sul
conclude Wigley – che il decostruttivismo non può essere definito The Architectural Review dell’agosto 1986, che rintraccia nel
un’avanguardia. Non è un modo per annunciare il nuovo, a rethoric lavoro delle giovani generazioni un atteggiamento appassionato di
of the new, piuttosto mostra il non familiare nascosto dietro ciò che avanguardia, la mostra fa un passo indietro, riducendo a comune
è conosciuto. È, insomma, la sorpresa del vecchio. fatto stilistico poetiche in realtà molto diverse.
E veniamo ai progetti in mostra. Alcuni di questi non sono nuovi. Lo testimonia l’esagerato richiamo di Johnson e di Wigley alle
Per esempio di Gehry è presentato l’ampliamento della propria analogie formali con il costruttivismo russo. Sopravvalutando le
casa a Santa Monica in California (avvenuto principalmente tra quali, viene a squalificarsi il carattere di novità della ricerca. E, così
il 1978 e il 1979, anche se una terza fase è del 1988) e il progetto facendo, si dimostrerebbe che ogni forma e movimento derivano
della Familian House del 1979. Koolhaas presenta l’Apartament da un altro che li ha preceduto. Quindi che, in questa epoca di
Building and Observation Tower a Rotterdam ( 1982), la Hadid rapido consumo formale, il decostruttivismo non è altri che uno
The Peak e Tschumi (1983) i disegni del parco de la Villette a stile come tanti altri: insieme allo strict-classicism e allo strict-
Parigi, aggiornati al 1985. Tra il 1985 e il 1986 sono i tre progetti modernism.
di Coop Himmelb(l): il Rooftop Remodelling a Vienna (1985), D’altronde anche lo stesso nome decostruttivismo è frutto di un
l’Apartament Building a Vienna (1986) e lo Skyline di Amburgo equivoco in quanto connota sia un atteggiamento di superamento
(1985). Più recenti il Biocentro per l’Università di Francoforte dell’avanguardia russa (de-costruttivismo) sia la parallela moda
(1987) di Eisenman e il City Edge a Berlino (1987) di Libeskind. filosofica fondata sul pensiero di Jacques Derrida ( il decostruttivismo
Si tratta, se si esclude la casa di Santa Monica di Gehry, di opere filosofico) in quegli anni particolarmente in voga.
ancora in corso di costruzione o destinate a rimanere allo stato Tanto più che – come dimostra la fallimentare esperienza del
di progetto. Nella mostra e nel catalogo sono comunque tutte 1985-86, in cui Tschumi chiama Eisenman e Derrida a lavorare
presentate esclusivamente con disegni e plastici per renderle tra loro congiuntamente a un giardino all’interno del parco della Villette –
omogenee e, per quanto possibile, sottolinearne le qualità formali la decostruzione filosofica ha poco e nulla a che vedere con quella
comuni. Sono evitate le fotografie o le immagini di cantiere che architettonica. La prima, infatti, si applica ai concetti e serve ad
avrebbero spostato il discorso da una riflessione formale astratta ad individuare, all’interno di un discorso razionale, quei presupposti,
aspetti realizzativi più concreti. anche terminologici, dati per scontati e che invece, una volta svelati,
La mostra Deconstructivist Architecture, come dicevamo in mettono in crisi l’impianto del ragionamento stesso aprendolo
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a nuove e inaspettate interpretazioni. La seconda, invece, è una impero, l’URSS, di cui nessuno pochi ani prima avrebbe predetto
tecnica per accrescere, attraverso una serie di rimandi concettuali, la fine, si abbattono barriere culturali e ideologiche e si liberano
l’interesse del progetto e, di conseguenza, per organizzarlo secondo energie che negli anni precedenti erano state mortificate e
logiche formali che non sono riferibili a quelle canoniche. L’idea compresse. Si delinea, soprattutto tra i giovani, la consapevolezza
tuttavia di unire ricerca filosofica e architettonica, come succede che si può vivere in un mondo migliore dove la creatività non sia
in tutti questi casi, appassionerà non pochi studiosi e ci sarà un costretta ad essere imbrigliata all’interno del conformismo e del
fiorire di libri e di saggi teorici che tenteranno di coniugare il luogo comune.
decostruttivismo architettonico con quello filosofico, ignorando Nelle università, nelle pagine delle riviste si diffondono, con
o cercando di superare i problemi concettuali sperimentati straordinaria rapidità le idee più coraggiose. E i personaggi che più
concretamente da Derrida e Eisenman. contribuiscono al dibattito, con le loro opere o con le loro posizioni
Altre linee di ricerca, invece, punteranno sulla riscoperta del teoriche, assumono un ruolo carismatico. In architettura ciò
costruttivismo russo, oltretutto citato esplicitamente dalle opere di contribuirà a creare il fenomeno dello Star System. A beneficiarne
Koolhaas e della Hadid. Tuttavia, come è facile vedere, all’interno saranno soprattutto i sette i quali, pur cercando di capitalizzare
di queste categorie, già di per sé ambigue, poco si inquadra il lavoro la notorietà derivante dalla moda decostruttivista, saranno ben
di Libeskind, di Coop Himmelb(l)au e, soprattutto, di Gehry. Ma attenti a non farsi etichettare come gli esponenti di un movimento
ciò, almeno in una prima fase, avrà poca importanza. caratterizzato da obiettivi comuni
Nonostante tutte queste ambiguità,o forse proprio a causa
di queste aperture a interpretazioni diverse e contraddittorie, il 1.3 Un nuovo paradigma
termine decostruttivismo godrà di grande fortuna. Sintetizzerà Al di là del tentativo di esprimere, attraverso un’architettura
l’ottimismo della fine degli anni ottanta e dei primi degli anni dislocata e frammentata, le tensioni e le energie della nuova
novanta. E, proponendo uno sperimentalismo teso a costruire un epoca, il tema sul quale si misurerà il nuovo decennio sarà
nuovo rapporto con il mondo, si contrapporrà al tradizionalismo informatizzazione delle nuove tecnologie. Negli anni ottanta si
conformista degli anni ottanta – quello, per capirci incarnato sono diffuse capillarmente: entrando nel mondo produttivo, negli
dall’architettura post modern – il quale,invece, non riusciva a studi professionali, nella tecnologia di tutti i giorni. A partire dagli
pensare al futuro se non nei termini della riproposizione, più o anni novanta, computer, nuovi media, servizi televisivi in tempo
meno nostalgica, del passato. reale, internet, fax, videogiochi creano un mondo etereo e artificiale
Del resto, ad appena un anno dalla mostra Deconstrutivist parallelo e sovrapposto allo spazio reale. Che può essere scrutato
Architecture, e cioè nel 1989 si consuma, con la caduta del muro e dominato da prodotti che arrivano sino alla tragica raffinatezza
di Berlino, uno dei più profondi processi di destrutturazione delle bombe adoperate con successo dagli americani nella guerra del
dell’ordine mondiale che la storia abbia conosciuto. Crolla un Golfo (1991), guidate dai flussi informativi sfuggiti agli avversari
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e in grado di colpire con precisione chirurgica anche ciò che si fortemente suggestiva, cerca di rappresentare la casa elettronica.
nasconde ad occhio nudo. Realizza una tende a forma ovoidale, delimitata da veli
Immessa nell’universo delle informazioni – l’infospazio – trasparenti. All’interno tre mobili quasi evanescenti: uno per
l’architettura contemporanea deve ridefinirsi. Ecco il problema, il trucco, uno per mangiare, uno per le attività intellettuali.
intuito da Jean-François Lyotard già nel 1985, quando aveva La differenza con la casa tradizionale è evidente: quest’ultima
organizzato al Centro Pompidou la mostra Les Immatériaux: come è radicata nel terreno e, oberata di oggetti di utilità simbolica
fare a rendere visibile il concetto di flusso informativo, che è di per o funzionale, costituisce un mondo a sé, quasi un microcosmo;
sé invisibile? esattamente l’opposto della casa elettronica che per sua natura è
Su questo tema, anticipando i tempi grazie alla sua straordinaria instabile e non autosufficiente.
capacità di captare nuove istanze e novità, lavora il francese Le nuove tecnologie, infatti, stimolano il nomadismo, cioè la
Jean Nouvel. Già nel 1987 ( ma il progetto è del 1981) realizza disponibilità a essere sradicati dai luoghi, a vivere viaggiando, sia
l’Istituto per il Mondo Arabo, una delle grandi opere che, in attraverso spostamenti materiali (auto, treno, aereo) che per mezzo
quegli anni stavano cambiando il volto della città di Parigi, dovute degli strumenti di comunicazione (radio, televisione, internet,
alla presidenza di François Mitterand (1981-1995). L’edificio si telefono, teleconferenza). Inoltre, non implicano spazi chiusi ed
caratterizza per la facciata vetrata continua dietro alla quale sono introverso perché ci lega tutti come se vivessimo all’interno di un
posizionate griglie metalliche mobili che, come l’obiettivo di unico e complesso sistema nervoso. Infine, accelerando lo scambio
una macchina fotografica, si aprono o chiudono in relazione alla delle merci, e rendendole ovunque disponibili, ne rendono inutile
quantità di luce ricevuta. Sono comandate da sensori elettronici la conservazione in ambiente domestico.
programmati per garantire all’interno valori di illuminazione È da Marshall Mc Luhan, geniale studioso canadese dei media,
costanti, indipendentemente dalle variazioni di intensità della che Ito riprende la riflessione sulla centralità, in una società
luce solare proveniente dall’esterno. Il risultato è un edificio la elettronica, del senso del tatto e dell’importanza della pelle: cioè
cui immagine muta continuamente. E che si comporta come un di una epidermide sensibile che riveste gli edifici e permette di far
organismo vivente, perché producendo feed back attiva strategie di interagire l’ambiente domestico con lo spazio urbano assorbendo
mutamento che sono insieme funzionali e formali. all’interno luci, suoni, flussi e restituendo all’esterno immagini e
Sulla stessa linea di ricerca si muove il giapponese Toyo Ito che tensioni vitali.
nel 1986 a Yokohama realizza la Torre dei venti una struttura che, Nel 1991 Ito partecipa alla mostra londinese Visions of Japan
sempre mediante l’ausilio di alcuni sensori elettronici, trasforma allestendo una stanza a cui avrebbe voluto dare il nome di
l’aria, i suoni e i rumori della città in effetti di luce mutevoli. Simulation ma che, alla fine, su consiglio di Arata Isozaki, chiama
Nel 1985 e nel 1986 con la installazione PAO 1 e PAO 2 : con il nome più popolare di Dreams.
Dwelling for Tokyo Nomad Woman Ito, con una immagine È un ambiente di 10x28 metri su cui è installato un pavimento
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galleggiante rivestito di pannelli acrilici opachi sui quali 26 in cui dimorano i corpi solidi ma come il medium attraverso cui si
proiettori, sospesi al soffitto, proiettano immagini di Tokio. diffondono le informazioni. “The object differs in character from
Sulla parete corta è installato uno schermo a cristalli liquidi. TV sets installed on the street posts or a large Jumbo-torn colour
Sulla lunga un muro leggermente ondulato rivestito in pannelli display which decorates the wall of a building in downtown. It is the
di alluminio velati da una tenda su cui 44 proiettori proiettano object of video images which can be seen through the information
altre immagini della vita della capitale giapponese. Una batteria di filled air in the surroundings. It is the object of images which come
amplificatori,infine, diffonde nell’ambiente una musica, processata with the wind and which are gone with the wind”.2
da un sintonizzatore, tratta dai suoni della metropoli. Torniamo alla battuta di Ito che dice al Principe Carlo che dietro
Nota, divertito, Ito che il Principe del Giappone, quando le immagini può non celarsi nulla. Sarebbe potuta benissimo
inaugurò la mostra, ebbe bisogno di bere qualche tazza di Sake essere di Andy Warhol con il quale Ito certamente condivide la
prima di poter entrare in un ambiente insieme tanto caotico fascinazione per la realtà, così come si manifesta nel suo accadere, a
e evanescente e che il Principe Carlo – da sempre nemico della prescindere da ogni contestualizzazione o mediazione concettuale.
metropoli – chiese quali messaggi si celassero dietro le immagini. E, Ma mentre Warhol gela l’immagine in figure dai contorni ben
poi, alla risposta di Ito che forse dietro le immagini non c’era nulla, definiti (siano esse la scatola di Campbell o i ritratti di Marylin,
gli chiese se non fosse un inguaribile ottimista.1 di Jackie o di Mao Tze Tung), Ito la coglie nel momento in cui è
Ito, nelle sue opere, lavora spesso sull’immagine svuotata di ancora un flusso di energia. L’elettronica, lo vedremo più tardi a
ogni significato, quasi lasciata a uno stato impressionistico, uno proposito della biblioteca di Sendai, è come un soffio vitale che
stadio cioè che ha raggiunto i sensi ma ancora non si è formalizzato può essere reso onde dalla metafora delle onde del mare. Ed è
nell’intelletto. proprio per questa immaterialità che ha privilegiato l’intelligenza
Come nell’Uovo dei venti (1988-1991) ad Okawabata River e la flessibilità del software rispetto alla materia dell’hardware, cioè
City,una scultura – caleidoscopio rivestita in pannelli di alluminio della macchina, che è stato possibile superare la società meccanica
traforati che riflette le immagini della città che vi si proiettano e, che ci ha preceduto.
insieme, lascia intravederne altre proiettate da televisori disposti al Ma se questo processo sta avvenendo nelle industrie più avanzate,
suo interno. ancora tarda a manifestarsi nel mondo delle costruzioni dove non
I fotogrammi, esattamente come quelli di un televisore a cui si è ancora cambiato l’organizzazione rigidamente funzionalista – e
toglie l’audio, perdono ogni significato, diventano puri fenomeni quindi, in ultima istanza, meccanicista – delle abitazioni: “we have
sensoriali: colori e forme che vibrano e fluttuano nello spazio. not jet found “afferma Ito” a space suitable for the ideal life in the
E lo spazio, visto sotto questa luce, appare non più come il vuoto computer age”.3
1 La storia è raccontata: in Toyo Ito, “Architecture in a Simulated City” in El 2 Toyo Ito, “Architecture in a Simulated City” pag.9
Croquis no.71 (1995) pagg.6-8 3 Toyo Ito, “Architecture in a Simulated City” pag.11
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Eppure le nuove tecnologie hanno stravolto le coordinate relation to architectural expression”.4
formali dell’ambiente in cui viviamo. Basti pensare, afferma Ito, Ideale dell’architettura è quindi la ricerca di uno spazio neutro,
al disegno delle automobili. La Due Cavalli della Citröen e il omogeneo, aprospettico, trasparente sino a diventare effimero, cioè
Maggiolino della Volkswagen hanno ceduto il passo ai moderni l’antitesi dei principi dell’architettura monumentale della tradizione
modelli giapponesi della Toyota e della Nissan le cui forme non classica, espressi da edifici che vogliono vivere per l’eternità.
riflettono più la meccanica interna ma processi più astratti: la La precarietà e l’inespressività dell’involucro spostano l’attenzione
facilità e il comfort della guida, la riconoscibilità e la gestione dei dell’osservatore dal contenente al contenuto. Con il risultato che la
comandi, il controllo automatico della localizzazione, i contatti Biblioteca rassomiglia al chip di un calcolatore: entrambi sono spazi
radio e telefonici, il benessere climatico, l’ergonomia, la gestione asettici in cui sono privilegiate le interconnessioni che veicolano il
del risparmio energetico, i meccanismi automatici di sicurezza. In passaggio di informazioni e entrambi sono scanditi da una griglia
altri settori i cambiamenti sono ancora più profondi: basti pensare di percorsi preferibilmente ortogonali e, comunque, strutturati
ai campi come la bioingegneria dove biologia e microelettronica sulla logica del tragitto più breve.
cooperano. Inoltre i due corpi ellittici previsti dal progetto, pur non
Nel 1992 per il concorso per la Biblioteca Universitaria di Parigi avendo immediato riscontro nella reale architettura informatica,
Ito prevede una scatola minimalista: una piastra formata cioè quella del microchip, suggeriscono il movimento di flussi di
dall’accostamento di corpi longitudinali su due livelli che affacciano energia : “The oval – nota Ito – contrasts with the classical square
su altri corpi longitudinali a doppia altezza; lo schema è interrotto court configuration formed by inner walls of a group of buildings.
in due punti da altrettanti corpi ellittici con funzioni di punti di I am creating a new kind of square to express the dissemination
incontro; le superfici esterne sono rivestite con materiali trasparenti of information in dense area. It is the oval, rather than the circle,
che lasciano intravedere all’interno gli scaffali e gli elementi di which embodies the sense of flowing”.5
arredo.
Ito rifiuta qualunque concessione espressiva: non vi sono 1.4 Zaha e il gioco degli opposti
riferimenti o ammiccamenti alla storia, allusioni a linguaggi Tra i maggiori beneficiati della mostra Deconstructivist
consolidati, giochi chiaroscurali o cromatici, tracciati o modulazioni Architecture, è Zaha Hadid. La quale, tra le altre, ottiene due
armoniche. commesse che saranno importanti per la sua carriera: il Moonsoon
Persegue, invece, come notano Iñaki Abalos e Juan Herreros, la Restaurant a Sapporo in Giappone e la Vitra Fire Station a Weil am
ricerca di una semplicità quasi assoluta “a sort of new ease, a new
simplicity that believes that complexity is no longer expressible in 4 Iñaki Abalos e Juan Herreros, “Toyo Ito: Light Time” in El Croquis no.71
(1995) pag.39
geometric terms, or to be more exact, that geometric complexity
5 Koji Taki “A Conversation with Toyo Ito” in El Croquis no.71 (1995)
and its deformations have ceased to be pertinent resources in pag.29
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Rhein in Germania. Quest’ultima avrà però una storia travagliata risolta con una filiforme struttura di esili pilastri e travi nel cui
a causa di un budget che “constantly changed” e che si concluderà interno si intravedono plastici volumi.
solo nel 1994. È inutile, suggerisce la Hadid, optare per l’uno o l’altro termine
Il Moonsoon Restaurant (1989-90) a Sapporo può essere delle innumerevoli coppie di opposti insiti nella dinamica delle forme;
interpretato secondo due diverse chiavi di lettura. La prima é occorre, invece, accettarne la compresenza, esaltandone i contrasti.
metaforica. Il ristorante rappresenta il contrasto tra il freddo e il Sino a proiettarne l’irriducibile dualismo alla scala esistenziale più
caldo, tra il ghiaccio e il fuoco. Chiari e taglienti come cristalli privata. Per esempio quella dell’abitazione unifamiliare, un settore
sono gli arredi del primo piano mentre caldi e morbidi sono quelli dove, invece, predominano le idee convenzionali e scarseggiano
del secondo piano. Sapporo, d’ altra parte, è una stazione invernale proposte radicalmente innovative. Avviene con il progetto per The
famosa per le statue di ghiaccio che sono scolpite all’aperto nei mesi Hague Villas (1991), uno studio per la realizzazione di otto unità
invernali, mentre il fuoco è un riferimento ai focolari e agli spazi unifamilari da localizzare vicino alla Capitale olandese.
interni. La Hadid propone due tipi: la cross house, derivata da un
La seconda chiave di lettura è formale. Si fonda su una tecnica principio generatore lineare e la spiral house fondata sull’opposta
che Zaha Hadid ha imparato all’Architectural Association di matrice della curva.
Londra da Rem Koolhaas, che la usa spesso nei suoi progetti e La cross house è caratterizzata dall’intersezione di due prismi
consiste nel giocare sugli opposti (freddo e caldo ma anche pieno- uno negativo, l’altro positivo. Il primo,al piano terreno, è un
vuoto, opaco-trasparente, leggero-pesante, spirale-scatola). Inoltre, parallelepipedo sottratto al volume dell’abitazione circostante: quindi
in questo caso, il recupero del contrasto tra l’acuto del freddo e il un vuoto. Il secondo, al primo piano, è lo stesso parallelepipedo,
morbido del caldo le permette di far confluire in un unico lavoro, questa volta pieno, ma quasi perpendicolare al vuoto sottostante e
le geometrie penetranti sperimentate con The Hong Kong Peak e completamente svetrato per ospitare gli ambienti di soggiorno. Ne
quelle avvolgenti utilizzate in altri lavori, per esempio nel progetto risulta una abitazione che al piano terreno è racchiusa intorno a
di ristrutturazione dell’appartamento al 24 Cathcart Road (1985- una corte interna mentre al piano primo si apre verso il paesaggio:
86). contemporaneamente introversa e estroversa, in un dualismo che
Il Music Video Pavilion di Groningen (1990), come il Moonsoon esprime sinteticamente il dilemma dell’architettura contemporanea
Restaurant e diversamente dalla stazione Vitra, è un oggetto sempre in bilico tra la brick house, cioè la casa caratterizzata dal
multicolorato, frammentato da una pluralità di segni, caotico muro perimetrale a difesa dell’interiorità,e la glass house, in cui
sino alla confusione. Ma é anch’ esso scisso tra due metà: una le superfici vetrate proiettano l’interno verso la natura circostante.
chiusa, rivestita in metallo e dilaniata da una finestra dalla quale La spiral house nasce, invece, dall’opposizione tra il cubo
fuoriescono sghembi nastri con figure triangolari; e una aperta, dell’involucro e la spirale della rampa sulla quale si svolgono
gli ambienti. Dall’incontro delle due geometrie si sviluppano
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sorprendenti viste interne e inaspettati canali di comunicazione e di paradossi
interazione. Ma anche si attiva una progressione che – dal pesante L’architettura può rispondere alle esigenze della società
al leggero, dal chiuso al trasparente – conduce verso l’alto. contemporanea? È possible disegnarla sulla base di principi razionali?
Nel 1992 si inaugura al Guggenheim Museum di New York la E ammesso che sia possibile, quali risultati possiamo sperare di
mostra The Great Utopia, dedicata ai maestri del suprematismo conseguire? Per rispondere a queste domande nel 1989 Koolhaas
e del costruttivismo. È l’occasione – confessa la Hadid – per partecipa a tre importanti concorsi:per la Biblioteca di Francia, per
verificare la forza tridimensionale dell’astrazione di Malevič e il Zentrum für Kunst und Medientechnologie e per il Sea Trade
della sua cerchia. L’allestimento ne viene di conseguenza: con Center a Zebbruge. In ciascuna proposta l’architetto olandese
l’installazione della torre pensata da Tatlin come monumento per mette a punto una strategia. La quale, applicata coerentemente,
la terza internazionale, al centro dell’atrio del museo e una serie alla fine produce risultati paradossali.
di episodi paralleli ciascuno dei quali dedicato a un tema spaziale. La prima strategia, messa a punto con il concorso per la Biblioteca
Che può essere concretizzato dall’opposizione tra le costruzioni di Francia, punta sui vuoti e sulla loro interconnessione. Il progetto,
del quadro Red Square di Malevich e il Corner Relief di Tatlin; infatti, consiste in un prisma compatto – costituito dalla massa
dall’estrusione attraverso pannelli di una composizione di Malevich edilizia riempita dai depositi dei libri – al cui interno è ricavato per
tracciata lungo il pavimento; dalla raffigurazione di una tempesta scavo e sottrazione un sistema di spazi tra loro comunicanti. Sono
geometrica che trascina lungo un angolo i quadri suprematisti; dal le sale di lettura, l’auditorium, le aule per conferenze e i percorsi
flottare in aria dei quadri adagiati lungo trasparenti supporti in orizzontali e verticali concepiti come un continuum di gallerie e di
perspex; dal gravitare delle sculture suprematiste lungo un’orbita sale ipogee. Progettare pensando innanzitutto ai vuoti e non, come
che emerge dal pavimento dirigendosi verso il soffitto. Ciò che è aveva fatto il postmodern, ai pieni vuol dire spostare l’interessa dal
importante in questa mostra, al di là delle singole invenzioni, è però contenitore al contenuto, cioè allo spazio dove si svolgono le attività
una dichiarazione di principio: che l’architettura non è un supporto e quindi, in ultima istanza, agli eventi. Ma se nell’architettura è
neutrale fatto di pareti lungo le quali disporre in bell’ordine una il vuoto che ospita gli eventi, sarà difficile disegnare l’involucro
sequenza di opere. È, all’opposto, una costruzione spaziale che, esterno dell’edificio. A meno che non si opti, come farà Koolhaas,
proprio perché coinvolge, indica interpretazioni, diventa un testo. per un edificio gruviera punteggiato dai buchi nati dall’intersezione
Insomma, è il risultato di una ricerca artistica che, per verificare i tra le facciate e i volumi che ospitano i vuoti.
propri assunti, può, anzi deve, entrare in conflitto con il sistema La seconda strategia nasce per dare risposta a una domanda
delle aspettative correnti. non meno imbarazzante: se il principio generatore della metropoli
contemporanea è il movimento, ciò non porterà alla dissoluzione
1.5 Rem Koolhaas: il metodo e i suoi dell’architettura che invece si fonda sui principi di solidità e
di permanenza? Nel progetto per il Zentrum für Kunst und
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Medientechnologie a Karlsruhe Koolhaas disegna un edificio sviluppando la minima superficie, inoltre ha una notevole capacità
pensato come un’arena darwiniana che avrebbe dovuto coinvolgere di assorbire oggetti, persone, iconografie, simbolismi grazie alla
l’intorno urbano ospitando esposizioni temporanee e permanenti, capacità di farli coesistere al suo interno.La storia della metropoli
incontri e performance di vario genere. Ubicato vicino alla stazione, moderna è per Koolhaas il tentativo di far convivere questi due
il Centro si sarebbe dovuto collegare alla città storica attraverso archetipi “with the needle wanting to become a globe and the
il sottopasso ferroviario, occupandolo in parte. In questo modo globe trying, from time to time, to turn into a needle – a cross-
i passeggeri che giornalmente utilizzano la stazione avrebbero fertilization that results in a series of successful hybrids in which the
intravisto le opere d’arte e gli eventi artistici attraverso una needle’s capacity for attracting attention and its territorial-modesty
parete di cristallo. Funzione simile, di diffusione e di attrazione, are matched with the consummate receptivity of the sphere”.6
avrebbe svolto il grande schermo cinematografico ubicato nella Prototipo dell’obelisco è il grattacielo newyorkese, prototipo
facciata prospettante sulla piazza. Entrato all’interno dell’edificio della sfera è la cupola di Buckminster Fuller. Koolhaas, con una
il visitatore si sarebbe trovato in un espace piranesien con scale mossa spiazzante, cerca di sintetizzarli in un unico oggetto: la
mobili e passerelle inclinate che lo avrebbero portato ad assaporare forma risultante è un volume che si apre a spirale coronato da una
i diversi programmi delle varie sale disposte in successione spaziale, calotta. L’espansione centrifuga è determinata dagli automezzi che
e, infine, al roof garden. Durante tutta la salita avrebbero goduto confluiscono nella parte bassa dell’edificio e trovano parcheggio
la vista dall’alto della stazione, il movimento dei treni e, infine, lungo le rampe elicoidali. In alto da ristoranti, uffici, hotel casinò che
il panorama del centro storico di Karlsruhe. Osservato dal punto si alternano sino alla sommità dove regna una cupola panoramica.
di vista del disegno architettonico il risultato è, però, paradossale: I tre progetti rimarranno irrealizzati. Eserciteranno, tuttavia,
l’edificio tende a smaterializzarsi e a vivere in una situazione di grazie alla paranoica chiarezza delle loro impostazione concettuale,
precario equilibrio tra la forma e la non forma. una notevole influenza. Inoltre, lo aiutano per mettere a punto le
La terza strategia, messa a punto con il Sea Trade Center a idee che teorizzerà nel 1994 con l’articolo Bigness or the Problem
Zeebrugge Olanda, un terminal destinato a supportare il traffico of Large quando proporrà di approfondire una dimensione che non
dei traghetti tra il Continente e la Gran Bretagna, per rilanciarne le è né quella dell’edilizia né quella dell’urbanistica7 e che proprio a
attività in un momento in cui apparivano seriamente compromesse
dalla costruzione dell’Eurotunnel sotto la Manica, investe la 6 Rem Koolhaas, Delirious New York. A Retroactive Manifesto for
Manhattan, new edition (New York: Monacelli Press, 1994. Rotterdam: 010
dimensione simbolica. Editions, 1994), pag. 27.
Già nel libro Delirious New York del 1978, l’architetto olandese 7 Rem Koolhaas “Bigness or the Problem of Large” in Domus, no.764
aveva individuato due archetipi urbani; l’obelisco e la sfera. L’obelisco (October 1994) pagg.87-90. Il saggio appare con lo stesso titolo in OMA,
Rem Koolhass, Bruce Mau, S,M,L,X (New York: The Monacelli Press, 1995.
è un edificio senza interni che occupa il minimo del volume e
Rotterdam: 010 Publishers, 1995) pagg.494-516. Nel saggio, Koolhaas riassume
svetta in altezza. La sfera invece include il massimo volume interno in cinque punti le prerogative della grande dimensione:
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partire da questi anni sarà oggetto di un crescente interesse teorico. innovativa e sperimentale che il postmoderno intendeva abolire.
Lo stesso metodo lucido, ironico e paradossale Koolhaas applica L’obietivo è dar vita a un linguaggio contemporaneo che mette in
anche le opere di scala minore che Koolhaas realizza in questi anni. scena, attraverso la pluralità e frammentarietà dei riferimenti, le
Sono caratterizzate dall’essere costruite accostando in una logica tensioni e i contrasti della nostra contemporaneità.
paratattica frammenti tratti da architetture famose. Il metodo Per esempio in Villa Dall’Ava, un’opera iniziata nel 1985 ma
ricorda il modo di comporre postmoderno. Ma con la differenza terminata solo nel 1991, Koolhaas cerca di coniugare, ispirandosi
che, mentre questi non esitava a realizzare edifici copiando – o, come insieme a Mies van der Rohe e Le Corbusier, le esigenze contrapposte
si diceva allora, citando-le architettute di un passato premoderno, di due committenti che volevano l’uno una casa di vetro e l’altro
spesso di ascendenza classica, le opere di Koolhaas riprendono una casa con una piscina sul tetto. A tal fine realizza un corpo
quelle del Movimento Moderno, e cioè proprio quella tradizione longitudinale delimitato sui fronti da due corpi trasversali. Il corpo
longitudinale è una glass house circondata su quattro latri da vetrate
1. L’essere composta da molteplici componenti con conseguente rottura ripresa dall’architettura di Mies.
dell’idea tradizionale di unità. I due corpi trasversali richiamano, invece, l’architettura di Le
2. La sovrapposizione dei livelli ottenuta per giustapposizioni meccaniche di
strati sovrapposti.
Corbusier: sono organismi spaziali tripartiti come in Villa Savoy –
3. La rottura del rapporto interno-esterno. Mentre l’architettura tradizionale, pilotis, piano abitato e tetto giardino-, hanno una finestra a nastro,
con la sua “trasparenza” di interno e esterno dava certezze, la grande dimensione contengono sul tetto la terrazza-giardino. Grazie ai due riferimenti
instilla dubbi, suscita misteri.
4. Il predominio della dimensione quantitativa: l’impatto di un grande
Koolhaas risolve il suo problema professionale ma nello stesso tempo
edificio è indipendente dalla sua qualità architettonica. fa coesistere, affiancandoli, due linguaggi tra loro diversi. Da qui
5. L’estraneità al tessuto: la grande dimensione non fa più parte della struttura una estetica del frammento di gusto tipicamente decostruttivista
edilizia, é un’isola autosufficiente che non si integra con l’intorno, al massimo
coesiste.
con conseguente sommatoria di pezzi il cui incontro non potrebbe
Koolhaas, inoltre, delinea i vantaggi che una riflessione sul bigness porterebbe essere più duro, meno organico. Non è rispettato un filo; non c’é un
alla riflessione disciplinare: incastro ben risolto; la finestra, incontrando una parete trasversale,
1. Segnerebbe un nuovo inizio perché se é vero che la grande dimensione
distrugge, è anche vero che ricompone ciò che spezza.
si interrompe bruscamente; il passaggio da un materiale all’altro è
2. Favorirebbe il reinserimento dell’architetto in un gioco di squadra al quale brusco e repentino.
contribuiscono le nuove tecnologie, gli ingegneri, gli appaltatori, i realizzatori, i La realizzazione più importante nel quale Koolhaas è impegnato in
politici e molti altri soggetti ancora.
3. Contribuirebbe a realizzare un nuovo tipo di città, superando le attuali
questi anni è la Kunstal di Rotterdam (1987-92). Nasce dalla volontà di
difficoltà dell’urbanistica. I grandi edifici, annullando il desiderio perennemente disegnare un edificio squadrato il cui volume sarebbe stato spezzato da
frustrato di pianificazione, si potrebbero posare come astronavi sull’attuale due strade: una che è la strada esistente che va da est a ovest; l’altra, una
tabula rasa urbana diventando essi stessi città, isole autosufficienti all’interno
rampa pedonale da nord a sud, che avrebbe individuato l’ingresso sia al
di un contesto che, altrimenti, è destinato a offrire sempre minori risposte ai
bisogni di qualità emergenti. parco che alla Kunsthal. A collegare la scatola divisa in quattro parti una
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spirale ottenuta mettendo in successione i piani inclinati delle rampe Frank O. Gehry è in quel momento il più noto. Nel 1988 ha già
e dell’auditorium e i piani orizzontali delle sale espositive, sfalsandoli all’attivo numerosi anni di brillante attività professionale tanto che
in modo tale da realizzare un continuum spaziale che parte dal piano l’anno prima gli è stata dedicata una personale a Minneapolis che,
terreno e, passando per tutti gli ambienti, culmina nello spazio aperto poi, aveva viaggiato a Houston, Toronto, Atlanta, Los Angeles,
del roof garden. Le sale espositive e l’auditorium diventano così essi Boston e New York. Una mostra questa che prelude al Pritzker
stessi parte di un unico percorso, seguendo il quale si può girovagare Architectural Prize, uno dei più ambiti riconoscimenti nel campo
informalmente e liberamente da una mostra all’altra e da questa a una dell’architettura, che gli sarà assegnato nel 1989.
conferenza. Come sottolinea Alejandro Zaera Polo in un articolo apparso
La motivazione di questa strategia è innanzitutto formale: far su un numero di El Croquis a lui dedicato,8 il fascino principale
scontrare principi opposti. Ma non è priva di risvolti funzionali: se gli del personaggio consiste nelle solide radici popolari che lo fanno
spazi articolano una catena di eventi, la libera circolazione tra questi scappare dai noiosi dibattiti tra gli addetti ai lavori. Gehry, infatti,
va sicuramente nella direzione della cultura della moltiplicazione degli diversamente da Eisenman, Koolhaas, Tschumi o Libeskind, evita
stimoli, ovvero di quello che Koolhaas chiama cultura della congestione. di perdersi in annose questioni teoriche per realizzare opere che
Osserviamo adesso il volume esterno della Kunsthal e i suoi quattro mirano direttamente all’immaginazione e che coinvolgono i sensi
prospetti: il primo è un banale prisma, i secondi sono di una linearità più che l’intelletto. Sono caratterizzate da un deciso impatto
disarmante. Se guardiamo però l’edificio di scorcio si vede che, in iconico, dall’aspetto scultoreo e fortemente plastico e dall’uso
tutti e quattro gli angoli, i due fronti che convergono sono diversi per creativo di materiali poveri di produzione industriale.
materiali e non sono collegati visivamente e formalmente tra di loro: È già dagli anni che seguono la realizzazione della sua abitazione
mai un allineamento o una giustapposizione risolta nei termini di una a Santa Monica (1977-79) che Gehry cerca di mettere a punto una
piacevole e armonica composizione architettonica, nonostante il fatto sempre più convincente strategia progettuale. A tal fine non esita
che ogni prospetto dichiari onestamente le funzioni che si svolgono al a sondare numerose direzioni di ricerca, delle quali tre appaiono le
proprio interno. Ecco, quindi uno strano paradosso tipico dell’estetica più convincenti.
decostruttivista: applicando le regole canoniche ( quali quella della La prima punta alla scomposizione dell’edificio in distinti volumi
corrispondenza tra interno ed esterno) ma all’interno di un contesto elementari, ciascuno dei quali è caratterizzato da una forma e da
complesso e paradossale vengono fuori edifici non canonici, dall’aspetto un materiale: intonaco, pietra, rame, zinco. È il caso della Winton
destrutturato. Guest House a Wayzata, Minesota (1983-1987) dove quattro
volumi “are placed together in a tight complex, like a still life, like
1.6 Frank O. Gehry: nuovi metodi per
comporre 8 Alejandro Zaera Polo “Frank O.Gehry, Still Life” in El Croquis no.45
Degli architetti presenti alla mostra Deconstructivist Architecture, (Novembre 1990) pagg.6-21
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a Morandi”,9 della Schnabel Residence, Brentwood, California la direzione che in seguito Gehry percorrerà con maggiore perseveranza
(1986-89), del centro psichiatrico a New Haven, Connecticut e che porterà alla realizzazione dei suoi due capolavori: l’auditorium
(1985-1989) o dell’Edegemar Development, Santa Monica, Walt Disney a Los Angeles (1988-2003) e il museo Guggenheim di
California (1984-1988). Bilbao ( 1991-1997). Di entrambi parleremo in seguito.
La seconda direzione punta a realizzare edifici unitari ottenuti
dall’accostamento di parti tra loro diverse oppure che appaiono 1.7 Disgiunzione e dislocazione
sottoposti a forze di deformazione che ne mettono in crisi l’assetto. Tschumi nel 1992, a dieci anni dal concorso per il parco de la
È la strada intrapresa con l’American Center a Parigi (1988-1993), Villette e a quattro dalla mostra Deconstructivist Architecture,
tutto giocato sulla dialettica tra la monoliticità dell’edificio e centra un importante successo vincendo la competizione
l’aspetto frammentario delle molteplici parti, alcune delle quali, internazionale per la realizzazione della scuola d’ arte di Fresnoy, a
addirittura, appaiono scivolare e fuoriuscire dall’edificio stesso. Tourcoing, appena a nord est di Lille.
E poi – la progettazione risale al 1992 anche se l’edificio sarà Il sito prescelto è un lotto su cui insistono alcuni edifici che
completato nel 1997 – con la sede degli uffici nazionali Olandesi a Tschumi, aderendo all’invito del bando, mantiene, apportandovi
Praga, un edificio meglio noto come Ginger & Fred perché ricorda pochissimi miglioramenti. Costruisce nello spazio libero un
i due famosi ballerini mentre danzano stretti in un abbraccio. Di manufatto destinato a cinema, sale di registrazione e uffici
questo edificio colpisce in particolare la soluzione d’angolo in cui amministrativi e copre l’intero complesso con una copertura
il corpo vetrato si contrae al centro per allargarsi verso la base, metallica di circa 100x80 metri, realizzata con parti opache e
ricordando i fianchi e la gonna della ballerina. In realtà, al di là dei parti traslucide. Conferisce così all’intero complesso coerenza
riferimenti iconici, è un modo brillante per garantire all’edificio d’immagine, e, nello stesso tempo, mette in risalto la differente
inaspettate visuali e per farlo colloquiare con le forme barocche che morfologia degli edifici che ricopre. Determina tra i tetti di questi
caratterizzano la città di Praga. ultimi e l’intradosso della copertura da lui ideata nuovi ambienti
La terza direzione punta ad oggetti dalle forme complesse e dal forte coperti, collegati da un complesso sistema di scale e passerelle, nei
impatto scultoreo quali il museo Vitra a Weil am Rhein, Germania (1987- quali si possono localizzare attività didattiche, svolgere esercitazioni,
1989). In questo opera, che sarà molto ammirata dai giovani architetti allestire mostre, ritagliare momenti di tranquillità per lo studio.
che, a partire dagli anni novanta cercheranno di proporre una nuova Lo spazio risultante non è né unitario né frammentato, né
estetica fondata sulla morfogenesi e il calcolo digitale, Gehry cercherà di interno né esterno. Probabilmente sarebbe piaciuto a Guy Debord
sottrarre l’architettura all’aspetto tradizionale che l’aveva sino ad adesso e ai situazionisti, per la sua caratteristica di non cadere nella
contraddistinta per farla diventare un puro fatto plastico. È quest’ultima banalità e nella meccanicità dello stile modernista ma di emergere,
quasi inaspettato, dalla interazione di strutture appartenenti ad
9 “Winston Guest House” in El Croquis no.45 (Novembre 1990) pag.23 epoche e a stile diversi. E, proprio per questo motivo rappresenta,
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un esempio di disgiunzione, una prassi architettonica che Tschumi A fondamento di questa architettura stabile, funzionale,
ha da tempo teorizzato. concettualmente armonica e gerarchica vi è una concezione
La disgiunzione si fonda su un assunto: che, dopo la crisi del prospettica dello spazio, che, per quanto sia stata messa in crisi
Movimento Moderno e delle sue granitiche certezze, non abbia dalle avanguardie artistiche del primo novecento, per esempio dal
più senso proporre sintesi risolutive; siano queste funzionali, Cubismo e dal Costruttivismo, ancora sopravvive in architettura.
organiche o razionaliste. E che, invece, possa essere più produttivo Ma – continua Eisenman – se la civiltà elettronica sta scardinando
che l’architettura diventi espressione di una mancanza, di una il modo tradizionale di intendere la visione, trasformandola da
tensione. La mancanza si trasforma così in apertura ( ecco il senso attività intellettuale ( prospettica), in fatto emozionale ( cioè di
della parola dis-giunzione), in desiderio, stimolo alla scoperta, in pura immagine), allora in qualche modo l’architettura deve tenerne
invito a varcare i limiti. conto.
Nello stesso anno in cui Tschumi vince il concorso per la scuola Da qui la proposta di introdurre una nuova categoria operativa “la
di Fresnoy, Peter Eisenman scrive per Domus un articolo dal titolo dis-locazione” che, per molti versi, rassomiglia alla “dis-giunzione”
“Visions’ Unfolding: Architecture in the Age of Electronic Media”10 perseguita da Tschumi. La dislocazione è il tentativo di separare
con il quale cerca di porre alcune questioni teoriche che rendono il soggetto dalla opera di razionalizzazione dello spazio che egli
conto della sua recente produzione architettonica, orientata verso instintivamente tenterebbe di fare all’interno di un luogo, quindi
geometrie complesse, spazi vibranti, punti di vista azzardati e in primo luogo di “separare l’occhio dalla mente”. La dis-locazione
precari. fa intravedere che esistono spazi diversi, “altri”, rispetto a quelli
L’architettura quale ci è stata consegnata – afferma a cui siamo abituati e soprattutto – come afferma ermeticamente
Eisenman – sinora ha avuto il compito di superare la gravità, Eisenman – che esiste uno “an affective space, a dimension in the
monumentalizzandone il superamento e traducendolo in termini space that dislocates the discursive function of the human subject
di rapporti visivi. Da qui due conseguenze. Prima: ha stabilito and thus vision, and at the same moment, creates a condition of
tramite le categorie contrapposte del dentro e fuori, sopra e sotto, time, of an event in which there is the possibility on the environment
davanti e di dietro, destra e sinistra una precisa relazione tra se to look back at the subject, the possibility of the gaze”.12
stessa e l’utente. Seconda: si è strutturata in modo tale “any position Se la dis-locazione proposta da Eisenman punta prevalentemente
occupied by a subject provides the means for understanding that a mettere in crisi i riferimenti concettuali attraverso i quali
position in relation to a particular spatial typology, such as a l’intelletto si appropria dello spazio, quella operata da Coop
rotunda, a transept crossing, an axis, an entry”.11 Himmelb(l)au mira a coinvolgere i sensi e il corpo. Da qui la

10 Peter Eisenman, “Visions’ Unfolding:Architecture in the Age of Electronic Media”, pagg.24-25


Media” in Domus 734 ( Jaunuary 1993), pagg.17-25 12 Eisenman, “Visions’ Unfolding:Architecture in the Age of Electronic
11 Eisenman, “Visions’ Unfolding:Architecture in the Age of Electronic Media”, pag.25
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realizzazione di congegni spaziali stridenti e antiergonomici e allo metafisica che maturà nel museo ebraico di Berlino, un’opera a cui
stesso tempo incuriosenti e coinvolgenti. Come nel caso della Libeskind lavora sin dal 1989 ma che verrà inaugurata solo nel
rimodellazione di un attico a Vienna (1983-1989) dove la nuova 1998.
costruzione sembra un mostro meccanico che, come un parassita, si Negli stessi anni in cui si sviluppano queste poetiche legate la
è posato su un palazzo ottocentesco. Un oggetto, però, che passata decostruttivismo, emergono altre linee di ricerca meno disarticolate
la prima reazione di fastidio, attiva inaspettate relazioni con il cielo, e più unitarie. Alcune, che puntano alla riscoperta della concretezza
dislocando quindi l’osservatore verso una dimensione sublime che e della materialità dello spazio, altre – che esamineremo
le architetture scatolari, invece, gli precludono. Oppure, come nel successivamente – di stampo minimalista, altre infine più orientate
caso della fabbrica Funder 3 a St. veit-Glan in Austria (1988-1989) verso la dimensione tecnologica.
la disarticolazione dei volumi edilizi in piani e linee in aparente
stato di precarietà e di disequilibrio mettono in uno stato di disagio 1.8 Tra gesto e percezione: Fuksas e Holl
che si può superare solo nel momento in cui ci si libera dall’idea Nel 1985 Massimiliano Fuksas si trasferisce a Parigi. Il
accademica di ordine per godere di un paesaggio esploso e perciò trasferimento è motivato dalla ricerca di nuove occasioni
ricco di sorprese. professionali generate dal fatto che la Francia verso la fine degli
Sempre sulla linea della dis-locazione si muove Daniel Libeskind, anni ottanta vive una straodinaria stagione. Ad essere poste a
ma intendendola in senso metaforico, analogico e poetico. Per concorso, oltre alle grandi opere volute da Mitterand, sono, infatti,
Libeskind, infatti, i segni architettonici si comprendono solo in anche le numerosissime opere pubbliche realizzate sia nell’area
relazione a una realtà altra: quella della storia, della musica, della parigina che nelle altre realtà urbane. Nello stesso periodo Fuksas
poesia. Viceversa la storia, la musica, la poesia possono essere abbandona lo stile che ha segnato la sua produzione precedente
comprese solo se tradotte nei segni che caratterizzano lo spazio della caratterizzata da figure geometriche elementari organizzate in modo
nostra esistenza, cioè l’architettura. Tutti questi segni, che tra loro si volutamente disequilibrato e frammentario. Lo stacco definitivo
richiamano in un vortice di rimandi, tessono la trama del mondo da queste forme, che preludono al decostruttivismo ma che per il
costituendone il significato ( il significato è infatti la traduzione di loro aspetto iconico sono di derivazione postmoderna, avviene nel
un sistema di segni in un altro sistema di segni). Ma un significato 1986 quando su invito di François Geindre, sindaco di Hérouville-
che nei suoi aspetti ultimi ci sfugge perché, per quanta fatica noi Saint-Clair, Fuksas chiama Otto Steidle, William Alsop e Jean
facciamo ad organizzare una matrice di senso e a trovarne le radici, Nouvel per lavorare insieme alla costruzione della Torre Europea. I
alla fine il quadro che riusciamo a ricavarne è sempre incompiuto, progettisti evitano di produrre un organismo unitario per accostare,
provvisorio, frammentato e disarticolato. impilandoli, i quattro progetti in modo casuale, sviluppando
Ispirata dalla mistica ebraica, vi è nell’opera di Libeskind un quella logica della sovrapposizione che nel 1983 aveva portato
aspetto criptico e esoterico. Ma anche il fascino di una visione Tschumi e Koolhaas a sviluppare le loro proposte per il parco de
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La Villette. Con i progetti successivi tra i quali il centro Culturale effetti si susseguirebbero senza un preciso filo conduttore.
e la mediateca di Réze, Francia (1986-1991), , l’Ilot Candie Saint- Così, per esempio, nella casa Stretto a Dallas, Texas (1990-1992)
Bernard a Parigi (1987-1996), il Collegio Saint-Exupéry a Noisy- il concept è ricavato da una composizione musicale del compositore
le-Grand, Francia (1989-1993), la Facoltà di Diritto e di Scienze Bèla Bartók, i cui quattro tempi a sua volta sono stati ispirati
economiche a Limonges (Francia (1989-1996), Fuksas riconduce dall’osservazione del luogo caratterizzato da four existing dams.
la progettazione all’interno di un’immagine unitaria, di un gesto Le opere più interessanti prodotte in questi anni da Holl, oltre
progettuale unificante. Nello stesso tempo, utilizzando in ciascun alla casa Stretto sono le abitazioni a Fukuoka (1998-1991) e il
progetto materiali diversi – dal vetro alle reti metalliche, all’acciaio D.E. Shaw & Co. Office and trading area a New York (1992). In
corten, al rame, al legno-, sperimenta una architettura sensuale, entrambe Holl gioca sulla dialettica tra la semplicità dell’impianto
carica di valori materici e cromatici. Punto culminante di questo e la varietà delle componenti. A Fukuoka realizzando ogni alloggio
approccio è il Museo dei Graffiti di Niaux, Francia (1989-1993) dove diverso dall’altro e articolando ciascuno attraverso un elegante
realizza, all’ingresso della grotta sede dei celebri dipinti preistorici, sistema di quinte colorate e pivottanti che si ispirano all’ideale
una passerella compressa tra due pareti taglienti di acciaio corten giapponese di uno spazio fluido e flessibile. A New York disegnando
che ricorda la rappresentazione astratta di un animale preistorico o un atrio centrale illuminato da molteplici finestre da ciascuna delle
di una forza ancestrale che emerge dalla caverna. Mentre la ruggine quali traspare una luce di colore diverso.
che riveste l’acciaio, conferire all’oggetto una forte componente
tattile e ne favorisce l’inserimento nel contesto naturale. 1.9 La linea minimalista: Herzog & de
Anche per l’americano Holl il decostruttivismo va superato: Meuron
“Deconstruction – afferma Holl riprendendo le parole di Mark È nella Svizzera di lingua tedesca che, verso la fine degli anni
Taylor – has finally run his course. We have tried to deconstruct, ottanta, emerge quella che sarà la più decisa linea di ricerca antitetica
to fragment everything ad infinitum. What we need now is a alla decostruttivista. Ad accorgersene è il The Architectural Review
philosophy of how to put things together. My insistence is on the che nel 1991 al fenomeno dedica un numero, introdotto da un
value of the whole, especially for architecture”. articolo di Peter Buchanam.
Per raggiungere questo risultato Holl attua una strategia che “There is – sostiene il critico – an up and coming generation
ricorre insieme alla fenomenologia e ad un approccio concettuale. of architects whose work is a welcome relief after the fashionable
L’approccio fenomenologico, che Holl dice di riprendere dalla formal excesses of the ‘80s. Some of them such as Jacques Herzog
filosofia di Maurice Merleau Ponty, lo porta a valorizzare i materiali, & Pierre de Meuron and the very un-Swiss Santiago Calatrava are
i luoghi, i colori e la luce. L’aspetto concettuale deriva dal cercare starting to achieve near cult status internationally; others deserve
un concept guida a ciascun progetto dà unità alla composizione to be better known. Except for Calatrava, most of these architects
evitando così una progetazzione caotica e disordinata dove i vari share a continuing fascination with Modernism, with its early
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architecture and its contemporary art, both of which inspire a furono per noi giovani una rivelazione. Ci mostravano che c’era
common concern to distil and express essentials”.13 un modo di procedere che non era quello oramai asfittico dello
Le previsione si rivela esatta: nel giro di pochi anni il duo Herzog storicismo del post-modern e nello stesso tempo che non si perdeva
& de Meuron acquisterà enorme notorietà e lo stesso accadrà negli eccessi della forma, come avveniva per i decostruttivisti”.14
per almeno un altro degli architetti proposti nel numero: Peter Negli edifici progettati intorno al 1989 la svolta annunciata dai
Zumthor. Non minor fama arriderà allo spagnolo Calatrava, che Magazzini Ricola si concretizza con opere in cui il tema diventa
però proprio perché persegue una ricerca diversa da quella rigorista sempre più chiaramente quello della pelle, dell’epidermide
e minimalista, analizzeremo in un prossimo paragrafo. dell’edificio. Sono la cabina di segnalazione Auf dem Wolf a Basilea
È nella seconda metà degli anni ottanta, con i Magazzini (1989-1994), gli edifici per uffici e Appartamenti Suva a Basilea
Ricola (1986-87), a Laufen, una cittadina vicino Basilea, che (1988-1993), il centro sportivo Plaffenholtz a St. Louis, Francia
Herzog & de Meuron mettono a punto una strategia che (1989-1993), la Galleria Goetz a Monaco (1989-1992), l’edificio
supera l’approccio vernacolare che aveva caratterizzato la loro per appartamenti in Schützenmattstrasse (1991-1993). Sono
produzione precedente per puntare, con immagini più astratte e caratterizzate da involucri pensati come se fossero opere d’arte e
figurativamente più efficaci, all’involucro dell’edificio, a ciò che quindi giocati con le medesime tecniche messe a punto dagli artisti
Robert Venturi avrebbe definito come il tema del “decorated quali la decontestualizzazione, lo spaesamento, l’inganno percettivo,
shed”. A tal fine propongono un parallelepipedo semplicissimo il salto di scala. La cabina di segnalazione Auf dem Wolf, per
le cui facciate sono disegnate dalla sovrapposizione di pannelli in esempio, ricorda una pila elettrica, apparendo così un gigantesco
fibrocemento, disposti in maniera tale da ricordare il modo in cui inserto pop e, grazie ai delicati giochi chiaroscurali provocati
all’interno sono stoccati i prodotti. Lo scostamento tra i singoli dal diverso orientamento delle lamelle di rame che lo rivestono,
pannelli serve a consentire l’aerazione interna ma, interessando, una vibrante scultura minimalista. Le persiane dell’edificio sulla
nel progredire verso l’alto, fasce di altezze crescenti organizzate Schützenmattstrasse, che riprendono il disegno dei tombini di
secondo le misure della sezione aurea, conferisce all’edificio una Basilea, creano una dislocazione percettiva causata dal fatto che ciò
qualità che ricorda le sculture minimaliste. Lasciati in vista, i che ci si aspetta di trovare sul piano orizzontale del pavimento lo
listelli di legno, i pannelli di fibrocemento e l’isolante richiamano si trova su quello verticale della facciata. Le lastre serigrafate del
la poetica dei materiali poveri delle architetture-sculture di Gehry, centro sportivo Plaffenholtz – che riproducono, ingigantendola,
ma ne capovolgono i presupposti, orientando la ricerca non più in la grana del calcestruzzo – giocano sull’equivoco che a decorare
direzione decostruttivista ma in senso decisamente rigorista.
“I magazzini della Ricola – mi confesserà Antonio Citterio – 14 Conversazione con Antonio Citterio, avvenuta in occasione della
redazione della monografia: Luigi Prestinenza Puglisi, Antonio Citterio (Roma:
13 Peter Buchanan “Swiss essentialists” in The Architectural Review no.1127 Edilstampa, 2006. Due edizioni: una in italiano e una in inglese). Citterio in
(January 1991), pag 19. quegli anni era impegnato a Weil am Rhein e quindi si recava spesso a Basilea.
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un materiale visivamente povero è proprio il materiale stesso, ma Mies van der Rohe secondo il quale: “In my opinion only a relation
mostrato ricorrendo ad una virtuale lente d’ingrandimento. that touchs the essence of time can be real”.16
Anche in Francia a partire dalla seconda metà degli anni ottanta
1.10 La line minimalista in Inghilterra, si delinea una linea di ricerca che tende alle forme essenziali. A
Francia e in Giappone precorrerla, con la sua consueta capacità di anticipazione, è Jean
John Pawson già dai primi anni ottanta aveva realizzato opere Nouvel. Le opere da lui eseguite in questi anni manifestano un
schiettamente minimaliste: tra queste nel 1982 la ristrutturazione crescente interesse per il tema della trasparenza che porterà al
dell’appartamento dello scrittore Bruce Chatwin, un alloggio di progetto per la Tour sans Fins per il quartiere La Défence a Parigi
45 metri quadrati asceticamente arredato con pochi e selezionati (1989), una torre la cui sommità quasi si dissolve nell’atmosfera
oggetti.15 Ma è con gli inizi degli anni novanta, che comincia a circostante, all’edificio per Les Thermes Hotel and Spa a Dax,
delinearsi anche in Gran Bretagna una linea alternativa sia a quella Francia (1990-1992), alla fabbrica Cartier a Villeret, Svizzera
decostruttivista che a quella high tech, grazie ai lavori dello stesso (1990-1992) e, più tardi, alla Fondazione Cartier a Parigi (1994),
Pawson, di Tony Fretton e David Chipperfield. Si manifesta un edificio che – come vedremo nel prossimo capitolo – attraverso
soprattutto nella progettazione di spazi interni, case di abitazioni e un sistema di quinte di vetro, insieme trasparenti e riflettenti,
negozi, attraverso una sintassi fatta di forme chiare ed elementari, cercherà di rendere tangibile il tema della scomparsa dell’oggetto
in cui gli effetti decorativi sono limitati ai giochi della luce e del architettonico.
contrasto dei materiali, per esempio tra le superfici ad intonaco Meno carico di valenze atmosferiche è il minimalismo di
( spesso colorate bianche o sui toni del grigio) e altre in marmo, Dominique Perrault. Questi già con l’École Superérieure
legno o cemento a faccia vista. Come per esempio nei negozi d’ingénieurs en Électronique et Électrotechnique (ESIEE) a Noysy
Equipment, disegnati da Chipperfield a Londra e Parigi (1991) le Grand, Francia (1984-1987) aveva proposto in edificio la cui
dove gli unici colori brillanti sono quelli delle camicie, allineate forma si riduceva ad un grande piano inclinato a cui si agganciavano
lungo una diafana mensola, illuminata dal retro. i corpi lineari dei laboratori. È tuttavia nell’Hôtel Industriel Jean
La Lisson Galleries a Londra (1992) di Tony Fretton è forse tra Baptiste Berlier a Parigi (1986-1990) che realizza una scatola
le opere più celebrate e riuscite di questi anni: si caratterizza per vetrata la cui semplicità si pone in netta antitesi con le forme
l’asciutto aspetto dei suoi esterni, disegnati da grandi pareti vetrate che complesse degli architetti decostruttivisti. Il suo obiettivo, come
conferiscono all’edificio un aspetto astratto, quasi fuori dal tempo. nota Fréderéric Migayrou, è giungere ad un grado zero della forma
Yehuda Safran, nel recensirla su Domus, parla di una architettura caratterizzato da un “neutral state that precedes and conditions all
rigorosa, attenta e profonda e non esita a ricordare l’affermazione di
15 La storia di questo progetto si trova in “Thinking up against a wall” in 16 Yehuda Safran “Tony Fretton. Lisson Gallery a Londra” in Domus, no.
Domus no.901 (March 2007), pagg.68-71. 738 (May 1992), pag.44
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expression”.17 In pratica ciò si concretizza in un edificio-vetrina che le sue opere, anche quelle migliori dove però fortunatamente
mostra in trasparenza i suoi spazi interni occupati da una quarantina l’architettura si confronta con la natura circostante, quasi sparendo
di imprese. L’immagine dell’edificio, conseguentemente, pur in essa e assorbendone, grazie a studiati tagli, la luce.
rimanendo sempre la stessa a livello di involucro, è destinata a Sarà un architetto che ha fatto il proprio apprendistato con
cambiare nel tempo in relazione alla storia dei propri abitanti e Toyo Ito, Kazuyo Seijma, a trovare, nei primi anni novanta, una
dei loro aggiustamenti. Nel 1989 Perrault vince il concorso per terza strada al minimalismo giapponese: estranea dalle tentazioni
la realizzazione della Biblioteca nazionale di Francia. Il progetto, tecnologiche e, allo stesso tempo, lontana dal monumentalismo
un grande vuoto centrale delimitato da quattro torri d’angolo con di Ando. La sperimenta con il Saishunkan Seiyaku Women’s
pianta ad L, sarà completato nel 1995. Dormitory a Kumamoto, Giappone (1990-1991), un edificio
La passione per le forme semplici, investe anche Bernard Tschumi caratterizzato da forme elementari accostate tra loro secondo una
che tra il 1990 e il 1991 realizza a Groningen un padiglione in logica additiva, quasi diagrammatica che ricorda quella dello spazio
cui, se si esclude il pavimento inclinato appoggiato su alcuni setti astratto dei fumetti: dove le relazioni tra parti sono essenziali,
di cemento, pareti, coperture e strutture portanti sono in vetro. È dove gli oggetti sono ridotti ad alcune caratteristiche primarie ed
uno dei punti di partenza di una ricerca che tende alla costruzione elementari – quali il colore e la forma geometrica – e dove l’assenza
di contenitori neutri – zero-degree envelopes-, dove l’architettura di punti di riferimento o nodi qualitativamente rilevanti porta
tende quasi a scomparire. alla realizzazione di uno spazio omogeneo e isotropo in cui, come
In Giappone la linea minimalista ha due esponenti che nei videogiochi, è consentita una ampia libertà di movimenti,
perseguono ricerche tra loro antagoniste: Toyo Ito e Tadao Ando. teoricamente in tutte le direzioni. Dove, infine, è azzerata qualsiasi
Per il primo, come abbiamo visto, la trasparenza e la leggerezza volontà espressiva o stilistica. Una ricerca questa che sarà rilanciata
sono il portato della IT revolution e del suo conseguente processo da Koolhaas nel concorso, bandito nel 1992, ed organizzato dalla
di smaterializzazione del reale. Per il secondo, la cui ricerca inizia rivista Japan Architect nel quale propone di realizzare una House
sin dalle prime opere degli anni settanta, la riduzione formale è with no Style, che aspira all’anonimato.
invece un espediente per realizzare spazi ascetici, essenziali e
qualitativamente eccelsi, ispirati all’imperativo del quasi nulla 1.11 Sviluppi dell’high tech
miesiano, che si contrappongono a quelli, sempre più privi di senso, Lanciato negli anni settanta e consolidatosi lungo la prima metà
di un mondo caotico, che proprio perché è dominato dalle nuove degli anni ottanta, l’High Tech, continua in questi anni la propria opera
tecnologie,è caotico, inautentico e consumista. Da qui un certo di diffusione, ma articolandosi secondo declinazioni tra loro molto
carattere retorico, classicista e monumentale che compromette diverse: vanno da quella neo-organica di Santiago Calatrava a quella
17 Frédèric Migayrou “Notes on the Architecture of Dominique Perrault” in
neo-umanista di Renzo Piano a quella più giocosa di William Alsop.
El Croquis no.104 (2001), pag.259 Lo spagnolo Santiago Calatrava si impone all’attenzione
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internazionale con la Hall della Stazione di Lucerna, Svizzera (1983- di realizzare l’Istituto per la ricerca e il coordinamento acustico-
1989) e la Stadelhofen a Zurigo (1983-1990). Richiamano alla musicale (IRCAM). L’edificio, che sorge proprio accanto al centro
mente le avvolgenti forme dell’architettura degli anni cinquanta e Pompidou di Parigi rinnega l’estetica degli impianti in vista e
sessanta sperimentate da Eero Saarinen, Jorn Utzon, Felix Candela delle ampie superfici vetrate: è in gran parte interrato mentre la
e le forme neogotiche e neo-organiche di Antoni Gaudì. parte realizzata fuori terra, che si inserisce con molta discrezione
In particolare, la Stadelhofen a Zurigo è una stazione ferroviaria all’interno dell’isolato storico, è rivestita da elementi in cotto, sia pur
scandita da leggere pensiline in ferro che ricordano le articolazioni modernamente disegnati. Unico ricordo di una certa componente
di un organismo vivente fissate in un momento di equilibrio e, futurista tipica dell’High Tech è l’ascensore la cui cabina vetrata è
nella zona adibita a galleria commerciale, le viscere di un animale lasciata a vista e otto tubi bianchi del condizionamento, allineati e
preistorico ritmate da una possente struttura ad archi ribassati in ben ordinati, che fuoriescono dal piano stradale.
cemento armato. Il distacco diventa ancora più deciso con le opere successive, quali
Affascinato dalla natura, dalle cui strutture trae costantemente il progetto per l’esposizione Internazionale Cristoforo Colombo ’92
ispirazione, Calatrava sperimenta anche arditi dispositivi mobili: a Genova (1988-1992), il Laboratorio di ricerca Unisco Workshop
come per esempio nel padiglione del Kuwait all’Expo 92 di Siviglia a Vesima, Italia (1989-1991) e quelle che realizzerà più tardi: il
la cui copertura, fatta di travi lignee sagomate, può assumere terminal passeggeri dell’aeroporto di Kansai, Osaka, Giappone
infinite posizioni intermedie tra quella chiusa e quella aperta o nel (1988-1994), il museo della scienza e della tecnica di Amsterdam
concorso per l’ampliamento e la ristrutturazione del Reichstag di (1992-97), la chiesa di Padre Pio a San Giovanni Rotondo, Italia
Berlino (1992) dove prevede sopra la sala dell’assemblea plenaria (1991-2004), il complesso di Potzdammer Platz a Berlino (1992-
un soffitto in vetro che si può aprire per consentire al pubblico di 2000), il centro Jean Marie Tjbaou per la cultura Kanak, Noumea,
seguire le sessioni parlamentari. Dove Calatrava raggiunge però la Nuova Caledonia (1992-1998).
massima intensità poetica è nel disegno dei ponti quali l’Alamillo a Nonostante si tratti di opere tra loro molto diverse sono tutte
Siviglia (1987-1992) o il La Devesa a Ripoli, Spagna (1989-1991) accomunate dalla volontà di umanizzare la tecnologia, di recuperare
con strutture eleganti e asimmetriche che danno dell’equilibrio una i materiali ma anche le atmosfere del passato, di mediare tra vecchio
immagine dinamica. e nuovo ma senza mai rinunciare all’innovazione e cadere nella
Ad essere poco rappresentato dall’etichetta High Tech è trappola della nostalgia.
anche Renzo Piano che già nel 1986 ha concluso il Museo de Anche Norman Foster, Richard Rogers, Michael Hopkins e
Menil a Houston con il quale ha voluto mostrare che un’opera Nicholas Grimshaw che possiamo considerare come i rappresentanti
tecnologicamente innovativa può utilizzare materiali tradizionali più canonici dell’High Tech, in questi anni sperimentano un
quali il legno e ricorrere, non meno di quelle antiche, a delicati approccio meno hard e più sofisticato, sia per rapportarsi con il
effetti di luce. Tra il 1987 e il 1990 si presenta a Piano l’occasione contesto sia per orientarsi verso una direzione più ecologicamente
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responsabile: il Soft Tech. e vivificati da negozi, caffè, cinema, ristoranti, spazi espositivi,
Norman Foster, per esempio, tra il 1989 e il 1991 realizza le laboratori musicali e teatrali.
Sackler Galleries alla Royal Academy of Arts a Londra mostrando
come una struttura contemporanea, leggera e trasparente, può 1.12 Post Modernism e linee moderniste
contribuire a rifunzionalizzare e valorizzare una antica. Esperimento tradizionaliste
che ripete con successo con il Carrè d’Art a Nîmes, Francia (1987- Se nei cinque anni che vanno dal 1988 al 1992 emergono alcune
1993) dove inserisce, in pieno centro storico e di fronte a un linee di ricerca, altre si esauriscono e altre ancora si consolidano.
tempio romano, un centro culturale di cinque piani fuori terra ed Ad esaurirsi è il postmodern che però continua a produrre
altrettanti interrati. Grazie al disegno semplicissimo, quasi classico, opere, alcune di un certo interesse. Tra queste, sicuramente la più
delle facciate vetrate e all’inserimento di un alto portico sorretto interessante è la Sainsbury Wing della National Gallery a Londra
da esili colonne, l’edificio dialoga felicemente con quello romano, (1986-1991) di Venturi, Scott Brown & associates. L’incarico
dimostrando così che le accuse dei detrattori dell’high tech, fondate a Robert Venturi e a Denise Scott Brown nasce dopo che il
sull’idea che questo stile sia necessariamente freddo e acontestuale, Principe Carlo bolla un’ipotesi di Ahrends, Burton & Koralek
possono essere infondate. Sempre tra il 1989 e il 1991 realizza a come “a monstruos carbuncle on the face of a much-loved and
Tokyo il Century Tower che segna, rispetto al più macchinoso elegant friend”.18 La scelta dei due architetti americani è ricostruire
Hong Kong and Shangai Banking Corporation Headquarters a una quinta in stile non dissimile da quella dell’adiacente museo
Hong Kong (1981-1986), un momento di semplificazione formale. eliminandone un pezzo con un taglio deciso, in prossimità
Semplificazione che viene ribadita nella elegante struttura del dell’ingresso, per denunciarne il carattere moderno. Una scala
London’s Third Airport a Stansted nell’Essex (1987-89), sostenuta monumentale all’interno, non priva di ironici riferimenti al passato,
da lunghe e slanciate aste che, insieme, compongono una maglia
reticolare basata su moduli quadrati. 18 La frase è pronunciata il 30 maggio 1984 durante la celebrazione per
Più caratterizzati da un punto di vista espressivo sono gli il centocinquantesimo anniversario del Royal Institute of British Architects
(RIBA). Alla presa di posizione ( da quel momento conosciuta come il
edifici che in questi anni realizza Richard Rogers. Tra i progetti Monstrous Carbuncle Speech) seguono altre iniziative quali la pubblicazione
eseguiti spiccano la Kabuki-cho Tower a Tokyo (1987-1993) e i del libro A Vision of Britain. A Personal View on Architecture ( London e
Channel 4 Headquartes a Londra (1990-1994) e il tribunale per New York: Doubleday, 1989) nel quale il Principe enuncia i dieci punti che
caratterizzerebbero la buona architettura. Sono: place, hierarchy, scale, harmony,
i diritti umani a Strasburgo, Francia (1989-1994). Tra quelli non enclosure, materials, decoration, art signs and lights, community. Sempre nel
eseguiti il Tokyo Forum a Tokyo (1990) una complessa macchina 1989 promuove la Summer School in Civic Architecture a Oxford e a Roma,
architettonica che ospita tre grandi sale sospese, raggiungibili che nel 1992 si trasforma nel Prince’s of Wales’s Institute of Architecture. Nel
1994 uscirà la rivista Perspectives on Architecture. Per un approfondimento e
mediante scale mobili e ascensori panoramici, le quali, a loro volta,
una valutazione critica sulle origini di queste vicende: Prince Charles and the
fungono da copertura ad ampi spazi destinati alla vita cittadina Architectural debate in Architectural Design n.5-6 (1989).
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porta alle sale superiori. Vi appartengono lo spagnolo Rafael Moneo, il portoghese Alvaro
Completato nel 1990 ( il progetto è del 1985) è la neus Haas Siza, lo svizzero ticinese Mario Botta e l’italiano Vittorio Gregotti.
Haus a Vienna di Hans Hollein, un edificio esuberantemente Presenti da tempo sulla scena architettonica ( Botta, che è il più
contemporaneo ma non per questo privo di riferimenti giovane, ha vissuto in pieno la stagione postmoderna) si pongono in
all’architettura tradizionale viennese e alla logica dell’eccesso e della opposizione al decostruttivismo e a quelle che reputano le effimere
sovrabbondanza tipica del gusto postmodern. mode del momento. Al di là di quello che può essere l’interesse
Sempre nello stesso anno si inaugura la Cité de la Musique a Parigi specifico delle loro architetture, fungono da elementi di coagulo della
(1984-1990) di Christian de Portzamparc che bene ne rappresenta protesta. Ma mentre Botta e Gregotti lo faranno da posizioni sempre
la volontà di evitare edifici giganteschi per proporre composizioni più conservatrici e, a tratti, reazionarie. Siza e, soprattutto Moneo
urbane equilibrate di edifici più piccoli articolate in maniera tale da – che mostrerà un atteggiamento più aperto, prammatista e a tratti
evitare rigide gerarchie o composizioni monumentali. sperimentale – diventeranno rispettivamente in Portogallo e in Spagna
Di Arata Isozaki è il Disney Building a Orlando, Florida (1987- il punto di riferimento di una generazione più giovane che, sebbene
1991), un macrogiocattolo composto da stereometrici volumi critica rispetto agli eccessi formali delle mode postdecostruttiviste,
vivacemente colorati culminanti con una gigantesca ciminiera che cercherà di aggiornare il proprio linguaggio architettonico.
funge da hall di ingresso. Negli stessi anni registriamo, infine, l’attività di professionisti che
Negli stessi anni Aldo Rossi, oramai divenuto una star realizzano opere di qualità, laterali rispetto alle tendenze del momento
internazionale tanto che nel 1990 gli viene attribuito il premio ma non per questo meno significative. Tra questi emergono Richard
Pritzker, completa l’hotel Il Palazzo a Fukuoka, Giappone (1987- Meier e Ieoh Ming Pei. Il primo con opere quali il The Hague City
1989), ed è al lavoro per il museo Bonnefanten a Mastricht, Olanda Hall and Central Library a The Hague (1986-1995), i Royal Dutch
(1990-1994), l’ampliamento per l’aeroporto di Linate a Milano, Italia Paper Mills Headquarters, Hilversum, Olanda (1987-1992), i
(1991-1993), gli uffici della Walt Disney Corporation a Orlando, Canal+ Headquarters a Parigi (1988-1992) continua a sperimentare
Florida (1991-1996), l’isolato della Schültenstrasse a Berlino (1992- il proprio linguaggio fatto di forme tratte dal vocabolario purista del
1998), edifici tutti composti accostando tra loro frammenti tratti da primo Le Corbusier. Il secondo, dopo aver realizzato l’ampliamento
un immaginario che si ispira alle forme, spesso archetipiche, della della piramide del Louvre (1982-1989) e l’elegante Bank of China a
città del passato. Hong Kong (1982-1989), è attivo con numerosi progetti tra i quali
C’è anche un approccio che pur, riducendo al minimo le il Miho Museum a Kyoto, Giappone (1991-1998) dove il tema
concessioni al post modernism, ha cercato di coniugare ricerche principale è l’inserimento dell’oggetto architettonico nel contesto
risalenti alla tradizione del movimento moderno con linee di ricerca naturale.
più conservatrici, tese a recuperare il rapporto con l’architettura del
passato o con le tradizioni costruttive locali.
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1.13 L’eredità del decostruttivismo della metropoli contemporanea; sulle deformazioni, vibrazioni
Il fenomeno di gran lunga più rilevante e controverso degli anni ed oscillazioni; sulle nuove relazioni intercorrenti tra costruito
che vanno tra il 1988 e il 1992 è stato il decostruttivismo. Non è e natura; sull’esasperazione degli opposti al fine di stimolare la
azzardato affermare che proprio questo fenomeno, paradossalmente percezione dell’osservatore; su un rapporto più coivolgente tra il
non abbracciato da alcun architetto in particolare, abbia dato corpo e l’architettura.
uno straordinario impulso all’architettura contemporanea. Il Merito del decostruttivismo è stato, inoltre, aver mostrato –
decostruttivismo ha, infatti, portato un’intera generazione di giovani dopo il conformismo postmodernista che privilegiava stucchi,
progettisti a reinteressarsi della ricerca spaziale, mettendo da parte pietre e mattoni – che qualsiasi materiale, dal bandone metallico
gli eccessi iconici del post modern e rielaborando una figurazione ai pannelli di truciolato alle reti di plastica per delimitare i cantieri,
in grado di dare forma agli aneliti di libertà e di sperimentalità della può essere adoperato con successo. È difficile pensare alle stesse
società contemporanea. Merito del decostruttivismo è stato anche ricerche minimaliste sulla pelle degli edifici senza questa premessa
aver prodotto una stagione di riflessione teorica senza precedenti e anticlassicista e liberatoria.
stimolato un acceso dibattito che ha portato all’elaborazione di linee A partire dal 1993, come vedremo nel capitolo successivo, il
di ricerca contrastanti e alternative. Motivo per il quale è difficile decostruttivismo sarà dichiarato superato anche da coloro che
condividere il giudizio di coloro per i quali è stato un formalismo ne erano stati più fortemente influenzati. Tuttavia, sia perché le
tra i tanti, la degenerazione del post modern, uno stile eccessivo, se sue tecniche di progettazione continueranno ad essere utilizzate
non la negazione dell’architettura.19 Qualunque giudizio si decida – e molti giovani architetti riconosceranno esplicitamente il loro
di dare del fenomeno è innegabile che uno dei meriti degli architetti debito – sia perché saranno completati edifici la cui ideazione risale
decostruttivisti, sia stato l’aver riscoperto, recuperandole dalla proprio a questi anni, non cesserà di esercitare il suo influsso, se non
tradizione dell’avanguardia, o introdotto, inventandole ex novo, altro sino all’ottobre del 1997 quando con un fragore mediatico
nuove tecniche di progettazione dello spazio facendole diventare senza precedenti sarà inaugurato il museo Guggenheim di Bilbao
un patrimonio comune della ricerca architettonica, anche non di Gehry o il gennaio del 1999 quando sarà il turno del museo
decostruttivista. Tra queste la sperimentazione su l’in between; sulle ebraico di Berlino di Libeskind.
piegature e sul cambiamento del punto di vista; sulle dinamiche

19 Per Vittorio Magnano Lampugnani, per esempio: “Il contributo culturale


centrale del decostruttivismo entra in una insanabile contraddizione con i compiti
fondamentali dell’architettura”. Voce “decostruttivismo” in: Vittorio Magnano
Lampugnani, Lexicon der Architektur des 20. Jahrhunderts ( Ostfildern-Ruit:
Verlag Gerd Hatje, 1998), tradotto per l’edizione italiana ampliata, rivista e
aggiornata: Dizionario Skira dell’architettura del Novecento (Milano:Skira,
2000).
532 torna al sommario 533
Parte 4 capitolo 2 panneggi delle statue e gli avvitamenti spaziali delle architetture del

Nuove direzioni:
seicento. Sono questi, infatti, i riferimenti più appropriati per una
cultura che ama giocare con i temi della complessità, dell’ineffabile,

1993-1997 della dialettica tra caos e ordine. Afferma Greg Lynn:“For the first
time perhaps, complexity might be aligned with neither unity
nor contradiction but with smooth, pliant mixture” e, più oltre:
“Where Deconstructivist Architecture was seen to exploit external
forces in the familiar name of contradiction and conflict, recent
pliant projects by many of those architects exhibit a more fluid
logic of connectivity”.21
2.1 La svolta del 1993 Due sono gli architetti, riconosciuti come precursori della nuova
Nel 1993 il decostruttivismo entra in crisi. A liquidarlo è un tendenza: Frank Gehry e Peter Eisenman.
fascicolo monografico della rivista Architectural Design, Folding Del primo viene apprezzato il museo Vitra a Weil am Rhein,
in Architecture, guest edited da Greg Lynn. “Deconstruction has completato nel 1989. Del secondo il progetto per il Rebstock
done is job” dichiara, nell’introduzione, Kenneth Powell.20 E con Park, del 1990-1991.Entrambi fanno ampio uso delle linee
lui concordano gli altri critici chiamati a partecipare alla redazione curve. Il primo per giungere ad una concezione scultorea, in cui
del numero. l’oggetto, pur richiamandosi alle forme del paesaggio, se ne stacca
A segnare la svolta sono i cambiamenti che si registrano nel decisamente. Il secondo per immergersi nella natura, attivando
campo degli interessi filosofici. Derrida è oramai passato di una relazione più empatica e meno aggressiva. Entrambi le strade
moda. Si scoprono altre teorie filosofiche: le pieghe di Deleuze, la saranno battute dalle sperimentazioni successive: la prima porterà
morfogenesi di René Thom, le scienze della complessità propugnate ad edifici fortemente caratterizzati dal punto di vista plastico, la
dai teorici del the Santa Fe Institute. Inoltre, assistiamo a un seconda alla landscape architecture.
cambiamento del gusto che induce a superare la frammentazione, In ogni caso, per procedere, si abbandonano i vecchi metodi
gli angoli acuti e le linee spezzate per estetiche che puntano al di progettazione basati sul disegno manuale per affidarsi a quello
tema della continuità attraverso il ritorno della linea curva ripresa, informatizzato del calcolatore. A rendere necessarie le nuove tecniche
secondo l’insegnamento di Deleuze, dal barocco. Quindi non la è la complessità delle configurazioni spaziali ottenute ricorrendo
figura ideale del cerchio, amata per la sua perfetta semplicità dai al folding nonché il bisogno di abbandonare l’empirismo che in
trattatisti rinascimentali, ma le morbide e avvolgenti pieghe dei
21 Greg Lynn, “Architectural Curvilinearity, The Folded, the Pliant and the
20 Kenneth Powell, “Unfolding Folding” in Architectural Design, “Folding Supple” in in Architectural Design, “Folding in Architecture” (revised edition,
in Architecture” (revised edition, 2004), pag.23. 2004), pag.24 e pag.26
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altri periodi storici, e in particolare negli anni sessanta, avevano sempre più complessi modelli virtuali gestiti dai computer. Consiste
caratterizzato le ricerche sulle forme morbide e avvolgenti. Ciò è nell’ideare e realizzare simulazioni digitali di spazi particolarmente
reso oltretutto possibile da un mercato che anno dopo anno propone complessi e a più dimensioni. Come nel caso della Transarchitettura
computer più potenti a costi ridotti e alla parallela diffusione di di Marcos Novak, proiettata a scoprire nuovi territori del nostro
software sempre più sofisticati, in grado di gestire la manipolazione cervello. O nei lavori di Diller + Scofidio e degli stessi Asymptote
tridimensionale di superfici e volumi complessi.22 che immettono frammenti di virtualità all’interno della realtà di
A favorire la nascita di una nuova generazione di progettisti nati tutti i giorni: per esempio, inserendo telecamere collegate a monitor
con il computer23 provvederà, infine, un’iniziativa presto emulata da che fanno vedere oltre lo spazio fisico concessoci dall’architettura
altre università: Bernard Tschumi, dal 1988 preside della Columbia o proiettando grafici sul pavimento che rendono immediatamente
University’s Graduate School of Architecture, Planning, and percepibile in forma tridimensionale dati e informazioni relativi al
Preservation di New York, nel 1994 introdurrà i primi “paperless luogo.
design studios” affidandone l’insegnamento a Greg Lynn, Hany
Rashid e Scott Marble. 2.2 Edifici esplosivi
Contribuiranno a diffondere, soprattutto tra i giovani architetti, Completata nel 1994 la Vitra Fire Station a Weil am Rhein in
quella che Jeffrey Kipnis in uno dei saggi apparsi nel numero di Germania di Zaha Hadid riscuote un coro pressoché unanime di
AD del 1993, ha battezzato come architettura della DeFormazione. consensi. Joseph Giovannini su Architetture scrive: “This building
Si affianca ad altre sperimentazioni precedenti anch’esse stimolate tricks the eye and body into feeling sensations of Einsteinian
dalla riflessione sulle nuove tecnologie. Sono quelle che ipotizzano speed”.24 Ziva Freiman su Progressive Architecture: “the ostensibly
un’architettura leggera e trasparente che progetta la propria dynamic building, executed as it is with great precision, inspires
scomparsa. Quelle che puntano a trasformare le facciate degli edifici rather restful contemplation”.25 Michael Mönninger su Domus ne
in schermi su cui si proiettano fatti ed eventi. Quelle che progettano parla come di una delle pietre miliari della storia dell’architettura.26
architetture che mutano con il variare dei flussi comunicativi. L’incarico nasce da una serie di coincidenze. Rolf Fehlbaum, il
A queste direzioni di ricerca, occorre affiancarne una ultima, che direttore della Vitra, a seguito di un servizio apparso su Vogue,
si svilupperà nella seconda metà degli anni novanta, generata dai contatta la Hadid per realizzare dei mobili. Da qui un suo viaggio a

22 Una storia dello sviluppo dei nuovi software si trova nel capitolo “New Tools 24 Joseph Giovannini, “Zaha Hadid” in Architecture ( September 1993),
on the Trade” del libro di John K. Waters: Blobitecture, Waveform Architecture pag.69.
and Digital design ( Gloucester: Rockport Publishers, 2003), pagg.50-63. 25 Ziva Freiman, “The Concrete Evidence” in Progressive Architecture
23 Christian Pongratz, Maria Rita Perbellini, Nati con il computer. Giovani (August 93), pag.54
architetti americani ( Torino: Testo&Immagine, 2000). Pubblicato in inglese 26 “Small-scale buildings often become milestones in the history of
con il titolo: Natural Born Caadesigners, Young American Architects (Basel, architecture” in Michael Mönninger, “Zaha M.Hadid. Fire Station, Weil am
Boston, Berlin: Birkhäuser, 2000) Rhein” in Domus, 752 (September 1993), pag.60.
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Londra a visitare lo studio dell’architetto, ricambiato da una visita dell’incontro-scontro di principi opposti.
di quest’ ultima in Svizzera. Dopo qualche mese arriva la proposta Innanzitutto tra l’unità della composizione e la molteplicità degli
di realizzare un piccolo edificio di 800 mq. su due piani per ospitare elementi costitutivi; ciascuno dei quali è evidenziato e trattato con
cinque automezzi e un massimo di 24 pompieri che devono vigilare cura specifica. Spiccano, in particolare, tre elementi longitudinali
sulle attrezzature produttive e i depositi dei mobili della Vitra, che sembrano essere originati dalla vibrazione – verso destra,
altamente infiammabili. Nato per scopi utilitari, quale appunto la verso sinistra e verso l’alto – di un unica massa lineare e la tettoia
prevenzione antincendio, sarebbe occasionalmente servito anche che riorizzontalizza la composizione, bloccandone il movimento
come locale per attività espositive, di promozione e di incontro. ascendente ma aprendo l’intera costruzione verso ulteriori direzioni.
Obiettivo: realizzare un edificio di notevole valore architettonico La seconda opposizione è tra volume e piano. L’edificio é più che
che avrebbe affiancato la fabbrica progettata da Nicholsas Grimshaw una composizione di linee; è un gioco di volumi che si intersecano
e il museo di Frank O. Gehry, in corso di costruzione ( gli edifici di l’uno con l’altro. Ma i volumi, se si osserva bene, sono ottenuti dalla
Alvaro Siza e Tadao Ando sono successivi). piegatura di piani, che per quanto ammorsati, piegati e tormentati,
Eseguita in cemento armato e costata 2.6 milioni di marchi, la non perdono mai le loro caratteristiche planari, cioè, in ultima
stazione, sebbene non rappresenti nulla di particolare, può essere istanza, il loro dinamismo.
paragonata agli aerei starfighter, ai motoscafi, a un ponte sul punto La terza opposizione è tra pesantezza del cemento armato, grave,
di crollare, a una astronave in procinto di esplodere. Ma l’immagine materico, scultoreo e la leggerezza di un’energia immateriale, resa
più convincente la suggerisce la Hadid: è una struttura che vibra possibile proprio a partire dalla caratteristica fondamentale del
come la campana di allarme dei vigili, nel momento in cui entra calcestruzzo che è quella di eliminare le duplicazioni tra struttura e
in funzione. “The whole building is frozen motion, suspending the rivestimento, e quindi di attivare una poetica della sottrazione, in
tension of alertness, ready to explode at any moment”.27 cui i segni siano ridotti alla loro pura essenzialità con conseguente
Completamente dissimile dal Moonsoon restaurant, tanto da scarnificazione dei volumi trasformati in pure linee forza.
sembrare disegnata da un’altra mano, la stazione Vitra, in realtà Nel 1995 Zaha Hadid, anche grazie al successo della Stazione
presenta una medesima sensibilità scenica, anche se questa volta dei pompieri, è già una star. Tra i progetti di questo periodo è
proiettata verso l’organizzazione degli spazi esterni. L’edificio, particolarmente interessante quello per la riqualificazione di una
infatti, funge insieme da recinto verso l’esterno e da quinta rispetto delle aere più pregiate e frequentate di New York, in prossimità di
alla viabilità interna che riorganizza attraverso disallineamenti e Times Square, tra la 8th Avenue e la 42th Street: previste nei due
cambi di prospettiva. isolati altrettante piastre commerciali sormontate rispettivamente
Vi è, inoltre, una medesima logica fondata sull’evidenziazione da un grattacielo di 22 piani e uno di 45. Il più basso è caratterizzato
da un involucro semplice, quasi elementare, e si inserisce, come
27 In Zaha Hadid, Zaha Hadid. The Complete Buildings and Projects
(London: Thames and Hudson Ltd., 1998), pag.64 elemento di ordine, all’interno del contesto urbano. Il più alto ha,
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invece, una forma frammentata, data dall’alternarsi di pareti vetrate L’Habitable Bridge sul Tamigi a Londra (1996), infine,
e pareti opache su cui possono inserirsi i luminosissimi schermi e trasforma la tipologia del ponte in un doppio sistema di linee
cartelloni pubblicitari che caratterizzano Times Square. Le pareti forza, concretizzate da cluster di elementi longilinei posti sui
vetrate caratterizzano le funzioni residenziali, le opache individuano due versanti del fiume. Questi, ospitando attività commerciali e
gli spazi di servizio gestibili anche con la luce artificiale quali le aule culturali, generano tra di loro una intensa attrazione che mette in
per conferenze, le sale per banchetti, la palestra, la piscina. collegamento fisico e ideale le due parti di città altrimenti separate.
La frammentazione in blocchi dell’edificio, oltre a permettere Nello stesso tempo i percorsi, disposti su varie quote e orientati
l’alternarsi di vetri e insegne pubblicitarie, si riflette nel vertiginoso secondo mutevoli direzioni, offrono nuove aperture allo spazio
atrio interno a tutta altezza. Su questo affacciano, in un disordine naturale e allo skyline artificiale
controllato, spazi privati e pubblici ricreando così all’interno
dell’edificio la vitalità dei flussi di persone e attività che, all’esterno, 2.3 Tra Los Angeles, Graz e Barcellona
caratterizza l’ambiente urbano newyorkese. È almeno dal 1972, quando ad opera di Ray Kappe viene
La medesima strategia adoperata per 42nd Street Hotel, di fondata la scuola di architettura SCI-Arc, che a Los Angeles
scomposizione della forma in unità elementari e, poi, ricomposizione si delinea un comune sentire. A Los Angeles fanno tappa Coop
in un nuovo organismo tipologicamente innovativo, la Hadid la Himmelb(l)au e Archigram. E negli anni novanta, oltre a Frank
applica nel progetto per la Boilerhouse Extension del Victoria and O. Gehry, opera una generazione di giovani sperimentatori: Tom
Albert Museum (1996) e, poi, nel progetto per il Contemporary Mayne, Michael Rotondi, Eric Owen Moss, Frank Israel (1945-
Arts Centre a Cincinnati che sarà realizzato e inaugurato nel 1996) Michele Saee (1956). Morphosis è uno studio angelenoi
2003. Con la differenza che in questi lavori le unità elementari cui partner sono Tom Mayne e Michael Rotondi. Si è fatto notare
vengono assimilate ai pixel, cioè a quei minuti frammenti di luce per alcune piccole realizzazioni, soprattutto interni, completate
che componendosi e ricomponendosi permettono agli schermi durante gli anni ottanta. Sono tutte caratterizzate da forme decise
dei televisori e di produrre un interrotto flusso di immagini che e taglienti, dall’uso di materiali industriali (lastre di ferro corten,
completano uno spazio architettonico, caratterizzato dalla flessibile griglie metalliche, putrelle imbullonate e lasciate a vista), da incastri
e ampia piazza coperta che accoglie i visitatori (urban carpet), dalla tra geometrie diverse che portano alla costituzione di spazi esplosi
varietà degli spazi espositivi sospesi in aria, in modo da offrire, con i oppure sincopati e frammentati. Coerente con una ricerca che
loro strani incastri, inusitate prospettive (jigsaw puzzle) e un doppio in questi anni stanno perseguendo anche altri protagonisti quali
sistema di facciate che realizza uno strato-cuscinetto tra interno e Zaha Hadid e Coop Himmelb(l)au, Morphosis preferisce al bello
esterno che può avere insieme il valore di membrana, di interfaccia, l’intenso, all’armonia l’energia, perseguendo così un’estetica del
ma anche di forma in sé e per sé autonoma (skin/sculpture). sublime che lo porta a mettere in scena forze e tensioni. È quanto

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è stato definito Dead Tech,28 cioè una poetica dell’High Tech dopo di un’architettura fuori dai canoni nell’attrarre imprese e attività
il disastro atonico. Con la precisazione però che mentre il termine innovative, nel generare l’interesse del pubblico, nel determinare un
suggerisce uno stato di devastazione qui l’obiettivo è, all’opposto, modo diverso e più attraente di vivere lo spazio. Tra le realizzazioni
di alludere alla tensione e carica vitale della materia durante la spiccano the Box (1990-1994) un volume metallico sghembo
deflagrazione. caratterizzato da una vetrata che ne erode l’angolo, contenete una
Realizzata tra il 1994 e il 1997 la Sun Tower a Seul, Corea è la sala conferenze, realizzato sulla copertura di un edificio industriale
prima opera importante dello studio. Nasce dalla scontro all’interno recuperato; The Beehive/annex(1996-2001) un centro conferenze
di uno stessa sagoma, di due torri di dieci piani di altezza destinate la cui forma a spirale è interrotta da una scalinata che funge da
a due committenti diversi che condividono una hall comune. tetto; il Samitaur Complex 1 (1989-1996), il Samitaur Complex
La complessa e a tratti caotica volumetria dell’insieme è esaltata 2 (1997 – ), il Pittard Sullivan (1994-1997), il Wedgewood Holly
dall’uso di una lamiera traforata che, come una pelle, riveste Complex (1993-2001) conosciuto anche con il nome Stealth per
l’edificio determinando effetti di trasparenza che la alleggeriscono. la sua somiglianza con gli aerei la cui sagoma è disegnata in modo
Di sera, grazie alla luce artificiale proveniente dall’interno, la torre tale da sfuggire all’intercettazione radar. Sono tutti edifici segnati
diventa un gigantesco billboard, un landmark urbano. da una ricerca spaziale a tratti esasperata che mette in discussione
Tra il 1992 e il 1996 Morphosis è impegnato con la Blades forme, materiali e relazioni tradizionali per giungere a quella
Residence a Santa Barbara, California una residenza unifamiliare che Moss definisce l’architettura gnostica: “Gnostic architecture
abilmente frammentata in nuclei. È un esempio di landform is not about a faith in a movement, a methodology, a process, a
architecture un approccio sul quale Mayne sta riflettendo da tempo. technique, or a technology. It is a strategy for keeping architecture
Consiste in opere che diventano esse stesse landscape e pertanto in a perpetual state of motion”.29 Progettista straordinariamente
aboliscono la contrapposizione tra figura e sfondo, tra edificio e dotato, Moss ricorda per certi aspetti la figura di Antoni Gaudì:
contesto, tra artificio e natura. con lui, anche se con un approccio più laico, condivide una visione
Eric Owen Moss, che con Morphosis è il più importante punto metafisica dell’architettura intesa come una disciplina in grado
di riferimento della nuova architettura angelena, deve molto della di concretizzare spazialmente ciò che andando oltre il banale è
sua fama ai numerosi interventi che esegue a Culver City, una realmente importante.
area industriale abbandonata di Los Angeles. Ad affidarglieli sono Orientati verso una visione espressiva e a tratti mistica
Frederick e Laurie Samitaur Smith, due committenti illuminati, dell’architettura sono gli architetti di Graz in Austria la cui figura
che intuiscono quali possano essere le potenzialità rigenerative dominante è Günter Domenig. A segnalarli nell’ottobre del 1995 è
l’Architectural Review con un numero monografico dal titolo New
28 Il termine lo si trova in Matteo Zambelli, Morphosis, Operazioni sul suolo
( Venezia: Marsilio2005) p. 32, dal contesto si evince che la definizione è del 29 Eric Owen Moss, Gnostic Architecture ( New York: Monacelli, 1999)
narratore di fantascienza William Gibson (1948). pag.18
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Graz Architecture. Sono: Korand Frey, BernHard Hafner, Heidulf anche quelli appartenenti all’immaginario tecnologico. Nel 1997
Gerngross, Helmut Richter, Manfred Kovatnasch, Szyszkowitz- arriva il successo internazionale: la rivista francese l’architecture
Kowalski, Klaus Kada e Volker Giencke. Per il critico e storico d’ajourd’hui gli dedica un numero monografico e nello stesso anno
Peter Blundell Jones, che scrive il testo di introduzione al numero, vince il concorso per il nuovo parlamento scozzese di Edimburgo.
emergono dalle loro opere otto temi di grande rilevanza per la
ricerca contemporanea. Sono la capacità di intessere historical 2.4 Radicals and Coop Himmelb(l)au
relation by contrast; l’attenzione agli aspetti funzionali; l’interesse Riscoperti e apprezzati, dopo un lungo periodo di oblio, gli
per le megastructures; l’uso di curves, skews, asimmetrie and architetti radicali, particolarmente attivi negli anni sessanta e
irregularities; la composizione per bridges and voids; l’interesse settanta, si impongono alla cronaca, e poiché la gran parte di loro
per la new technology, per le exposed structures and details; la sono ancora attivi, maturano nuove opere che mostrano affinità
rediscovery of the roof al posto della semplice copertura piana; con le ricerche più avanzate dei giovani. Nel 1994, per esempio,
l’attenzione per la participation e il coinvolgimento degli utenti. Jay Chiat, titolare dello stessa agenzia pubblicitaria che ha
Altro polo del nuovo espressionismo architettonico è Barcellona, commissionato l’edificio-binocolo di Los Angeles a Gehry, decide
dove opera Eric Miralles prima con Carme Pinós e, a partire dal di ristrutturare la propria sede di New York, affidando l’incarico a
1990, con Benedetta Tagliabue. Nel 1991 la rivista El Croquis Gaetano Pesce.
pubblica un numero monografico sull’opera della coppia Miralles Il progetto di Pesce per Jay Chiat si caratterizza per un pavimento
Pinós che dà ampio risalto a quello che da molti è considerato dal forte impatto iconico: resine rosse, blu e gialle delimitano i
il capolavoro della coppia: il cimitero di Igualada, Spagna, che campi di un disegno a forma di volto visto di fronte e di profilo
sta per essere completato. L’opera ha una formidabile potenza e, anche, una enorme freccia che dà la direzione d’ingresso. Poi
espressiva: inserita all’interno dell’orografia dell’aspro paesaggio per la scelta dei materiali: alcuni di riuso quali le videocassette
spagnolo ne diventa parte e, insieme, emerge come un microcosmo sovrapposte sino a formare la parete della mediateca; altri dal forte
privilegiato, dal forte impatto simbolico. Verde, cemento armato e impatto tattile, quali i feltri che rivestono i frontali dei tavoli porta-
pietre contenute in gabbie metalliche connotano il luogo facendolo computer; altri ancora conformati in modo da suggerire immagini
apparire naturale e artificiale allo stesso tempo, secondo principi antropomorfe, anche inquietanti: tra queste ultime una bucatura,
non dissimili da quelli della landform architecture sperimentata realizzata in materiale plastico, che ricorda le bocche delle bambole
da Morphosis e da Domenig. Tra il 1993 e il 1994 Miralles gonfiabili in vendita nei porno-shop di tutto il mondo.
completa il Centro de Gimnasia Rítmica y Deportiva di Alicante, Siamo sicuramente di fronte a un’opera estranea ai canoni del
Spagna (1990-1993) e il palazzo dello sport di Huesca, Spagna funzionalismo dove si respira l’aria di una recuperata innocenza,
(1988-1994), opere dove può mettere in mostra la sua abilità, che non esita recuperare l’inutile, l’arbitrario, il gratuito anche se
tipicamente catalana, a giocare con gli spazi, la luce e i materiali, sulla base di un ragionamento paradossale e cioè che, in una società
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complessa e avanzata, l’utile è ciò che va oltre la funzione, mentre policromie sgargianti e pallidi monocromi, materiali tradizionali e
non è necessariamente – anzi non è quasi mai – ciò che vi si attiene industriali, spazi caldi e avvolgenti e freddi angoscianti. Il risultato,
strettamente e rigorosamente. Su una posizione sostanzialmente come afferma Mendini, punta a spiazzare l’osservatore : “to render
simile troviamo Alessandro Mendini, promotore del design radicale the variety of architectural types ambiguous. In that museum every
in Italia e da sempre in posizione fortemente critica con i prodotti now and again you feel you are in a house, every now and again in
messi in commercio per rispondere a usi pratici ma carenti dal punto a church, ant then every now and again you seem to be in a theatre
di vista evocativo e emotivo. È nel 1995 che Mendini completa il or in an office. We tried in fact to surprise the visitor by continuing
nuovo museo d’ arte a Gronighen, Olanda. Collaborano con lui, to transform the system of spatial sensations vis-à-vis the works
Philippe Starck, Michele De Lucchi, Coop Himmelb(l)lau, quasi a exhibited”.30
sottolineare che per realizzare un’impresa così complessa quale una
casa per le arti, non sono più sufficienti sintesi individuali. L’intera 2.5 Nouvel : trasparenza e oltre
opera è sorprendentemente varia. All’esterno, la parte progettata da Nel luglio del 1994 Jean Nouvel apre una nuova società,
Mendini richiama, con le sue forme stereometriche, la metafisica Architectures Jean Nouvel, abbandonando la precedente
italiana, però destabilizzata da un eccesso di decorazioni, alcune partnership con Emmanuel Cattani che, se era stata positiva per
delle quali di sapore mediterraneo se non islamico. La struttura quantità e qualità di lavori svolti, si era rivelata finanziariamente
ideata da Coop Himmelb(l)au le si contrappone con le lame delle disastrosa. Ceduta a persone più esperte la gestione economica,
taglienti pareti che sembrano quasi scivolare dall’edificio e con il partecipa alla nuova società esclusivamente in qualità di direttore
forte sapore decorativo di inconsueti pattern cromatici. All’interno, artistico. E può capitalizzare, in immagine, il successo di cinque
Stark adopera, per il padiglione delle arti decorative un linguaggio importanti opere completate nel biennio 1993-1994: il complesso
evanescente, fatto di tende trasparenti; De Lucchi utilizza, per il residenziale a Bezons, Francia (1990-1993), l’edificio dell’Opera di
padiglione di archeologia e storia, segni della tradizione razionalista; Lione, Francia (1986-1993), il centro Congressi a Tours, Francia
Mendini lavora, nella sala per le esposizioni temporanee, con (1989-1993), la Fondazione Cartier a Parigi (1991-1994), il Centro
immagini connotate in senso metaforico; Coop Himmelb(l)au Commerciale a Lille, Francia (1991-1994). A consacrare lo status
realizza, nel padiglione di arte antica, uno spazio meccanico e professionale raggiunto provvedono un fascicolo monografico de
stridente. L’architecture d’aujourd’hui e un numero di El Croquis, usciti
Nel museo di Groningen i contributi dei quattro team di entrambi nel 1994. Evidenziano la capacità creativa di un architetto
progettazione si sovrappongono, senza reali soluzioni di continuità, che è difficilmente catalogabile all’interno di stili e tendenze e che
proponendo un caotico microcosmo dove convivono segni e spazi nel centro congressi di Tour, lavora su forme fluide e precise come
che afferiscono a culture e a tendenze estranee e incomunicabili:
30 “Judi Capella interviews Alessandro Mendini” Domus n.813 (March,1999),
volumi chiusi e pareti frammentate, trasparenze e masse opache, pag.62
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quelle della carrozzeria di una automobile, a Lione impone su un stesso tempo, per esempio con i contenitori girevoli Nouvel guarda
edificio storico in pietra una perentoria volta a botte in metallo, ad altre suggestioni, come i mobili “mobili” di Pierre Chareau. Lo
mentre con la Fondazione Cartier gioca sul tema della trasparenza stesso si può dire per la ricerca architettonica. Nel 1993 mette in
e della leggerezza. L’edificio, di nove piani posto lungo il boulevard cantiere due progetti che sondano nuove poetiche. Sono la Città
Raspail, è, infatti, più che una semplice scatola di vetro di sapore giudiziaria di Nantes, Francia, e il Centro Culturale di Lucerna
miesiano. È una composizione di schermi trasparenti e riflettenti (KKL). Di quest’ultimo, che è il suo capolavoro, ne parleremo nel
che dematerializzano la costruzione. Alcune facciate vetrate capitolo successivo.
sono prolungate di circa dieci metri oltre il volume dell’edificio,
trasformandosi in quinte trasparenti attraverso le quali si intravede 2.6 Herzog & de Meuron e la pelle degli
la natura circostante. A confondere ulteriormente la percezione edifici
del visitatore contribuisce il muro di cinta, una parete, sempre in Nel 1993 Herzog & de Meuron completano quattro edifici il cui
vetro alta 18 metri. Il risultato ricorda le installazioni dell’artista successo contribuirà a orientare una parte sempre più consistente
americano Dan Graham: uno spazio infinito che sembra privo di della ricerca architettonica dal tema dello spazio, caro alle ricerche
solidità e materialità. decostruttiviste, a quello dell’involucro dell’edificio, o come si
Nouvel si allontana così dall’estetica funzionalista – che troverebbe preferirà dire con un termine mutuato dalla biologia, della sua
inconcepibile tanto spreco di materiale – per una poetica della pelle. Sono gli appartamenti in Schützenmattstrasse a Basilea,
apparenza: fatta di pura contestualità dove l’identità dell’edificio Svizzera, gli uffici e appartamenti SUVA a Basilea, il Centro sportivo
è data, più che da stabili relazioni formali, da quelle – sempre Pfaffenholz a St. Louis, Francia e la Fabbrica Ricola-Europe Sa a
variabili – del cielo, degli alberi, delle condizioni metereologiche e Mulhouse, Francia.
anche del traffico cittadino. L’edificio in Schützenmattstrasse (1984-1993) si caratterizza
A sottolineare l’interesse che, in questi anni, Nouvel nutre per per le persiane in ghisa che riprendono, ingrandendolo, il motivo
le tendenze minimaliste è anche la collezione di mobili da lui decorativo dei tombini della città di Basilea. Ad ispirare Herzog &
appositamente disegnata per la Fondazione Cartier, prodotta dalla de Meuron sono probabilmente le opere di Frank Gehry. Ma con la
Unifor ed emblematicamente lanciata con il nome Less. Ma che differenza che mentre queste sono visivamente eclatanti, l’edificio
l’omaggio a Mies van der Rohe e al minimalismo sia più di forma in Schützenmattstrasse si inserisce con discrezione nel contesto
che di sostanza lo si vede dal fatto che la riduzione non porta affatto, circostante. L’inusuale facciata continua a persiane riprende, infatti,
come avviene con il maestro tedesco, a una chiarificazione della un motivo decorativo – quello dei tombini, appunto – al quale gli
struttura dell’oggetto ma piuttosto a una poetica dell’evanescenza. abitanti di Basilea sono abituati. Inoltre, potendo essere ripiegate e
Lo si vede, per esempio, dal fatto che il tavolo – sicuramente il in parte scomparire, caratterizzano l’edificio con un segno leggero
pezzo forte della collezione – è talmente sottile da scomparire. Nello e mutevole.
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Il progetto per gli uffici e appartamenti SUVA (1988-1993) che richiama il tema della natura. Mentre sui lati corti le pareti
consiste nell’ammodernamento di un edificio risalente agli anni in cemento sulle quali, per la voluta assenza di una gronda, scola
sessanta e nell’ampliamento dello stesso con l’aggiunta di un nuovo l’acqua piovana conferiscono alla costruzione un carattere materico
corpo di fabbrica. La coerenza formale dell’insieme è ottenuta con colorazioni ed effetti percettivi che variano nel tempo.
ricorrendo a un curtain wall vetrato continuo che riveste l’immobile Nel 1994, lo stesso anno in cui Nouvel inaugura la fondazione
preesistente e la nuova costruzione. In questo modo l’immobile, Cartier, Herzog & de Meuron hanno appena finito di lavorare
pur caratterizzandosi con un aspetto contemporaneo, mostra, alla cabina di segnalazione Auf dem Wolf a Basilea e ne stanno
attraverso la stratificazione degli interventi successivi, la propria progettando una seconda che verrà completata nel 1997. Si tratta
storia diventando una sorta di palinsesto. A rendere intrigante di due prismi rivestiti da sottili lamelle in rame che si piegano in
questa pelle trasparente che involucro l’edificio provvedono inoltre corrispondenza delle finestre retrostanti, per lasciar passare la luce.
le scritte serigrafate con il logo del cliente e fasce di infissi con La doppia pelle ( la tamponatura tradizionale e, sopra, le lamelle)
funzioni diverse: alcune manovrate individualmente dagli utenti serve a realizzare una gabbia di Faraday per proteggere le delicate
in relazione alle specifiche esigenze e altre, con funzione di brise apparecchiature dell’edificio. Ricorda un gigantesco trasformatore,
soleil, il cui orientamento è centralizzato e gestito elettronicamente avvolto di sottili fili metallici: una scultura a scala urbana che
in rapporto ai raggi di inclinazione del sole. potrebbe essere un’opera d’arte minimal o pop, a seconda che la si
Sull’inganno percettivo gioca il Centro sportivo Pfaffenholz guardi come un volume puro o come un object trouvè.
(1998-1993). L’edificio principale – un volume semplicissimo La conseguenza è che anche nell’Auf dem Wolf la complessità è
– è infatti caratterizzato da vetri color verde scuro, sui quali è evitata: la banalità della composizione, come avviene nel campo
serigrafato il pattern del truciolato del rivestimento retrostante dell’arte concettuale o della scultura minimalista, serve a mettere
che, oltretutto, si intravede in trasparenza creando così un in risalto materiali, grane, consonanze e relazioni che altrimenti
piacevole quanto disorientante effetto di ridondanza ottica. correrebbero il rischio di passare in secondo piano. Sempre tra il 1993
Mentre il corpo più ridotto – un volume altrettanto elementare e il 1994, tuttavia, Herzog & de Merong si muovono in direzione di
– degli spogliatoi è realizzato con un cemento su cui è impressa una più coinvolgente ricerca spaziale. Per esempio con la casa Koechlin
l’immagine di un particolare ingrandito e sgranato del materiale a Riehen, Svizzera (1993-1994) che si rapporta con la movimentata
stesso. Un altro edificio che si caratterizza per l’estremo rigore delle orografia del terreno circostante e, nello stesso tempo, si organizza
linee architettoniche e, insieme, per la ricchezza del rivestimento intorno a un patio centrale, giocando molto abilmente con le doppie
superficiale è la Fabbrica Ricola-Europe Sa (1992-1993). Appare altezze. Oppure con il museo delle caricature e dei fumetti a St Alban
come una scatola di imballaggio in cui i due lati lunghi sono Vorstaadt, Basilea, Svizzera (1994-1996) dove il piccolo spazio a
aperti e sollevati. A renderla accattivante provvedono i pannelli in disposizione è moltiplicato ricorrendo a un percorso vivacizzato e reso
policarbonato serigrafato con il motivo di una palma a 11 foglie interessante dalle trasparenze e dalle riflessioni dei vetri.
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2.7 Minimalismi dell’architettura del novecento quali la casa Steiner a Vienna
Dal 1993 al 1997 e oltre la parola minimalismo ricorre (1910) di Adolf Loos (1870-1930), la piscina a Leça de Palmeira
frequentemente nelle pubblicazioni e nelle mostre di architettura. in Spagna (1955) di Alvaro Siza Vieira (1930), the Monument to
Nel 1993 la rivista El Croquis pubblica un numero monografico dal the Unknown Political Prisoner (1952) di Max Bill (1908-1994),
titolo Minimalismos curato da Josep Maria Montaner. Nel 1994 è il Salk Institute in la Iolla, California (1969-1965) di Louis Kahn
il turno di Lotus International e di Architectural Design. Nel 1995 (1901-1974), lo Student Residence in Chieti, Italia (1976-1979)
esce un libro di saggi di Ignasi de Solà-Morales in cui è ripubblicato di Giorgio Grassi (1935).
un saggio su Mies van der Rohe e il minimalismo. Nel 1995 al Ma se così è, è chiaro che la parola minimalismo corre il rischio di
MoMA di New York si inaugura la mostra Light Construction. Il diventare generica e perdere di efficacia. Per esprimere, nel migliore
26 giugno 1996 a Barcellona la mostra Less is more. Minimalismo dei casi, soltanto l’esigenza, particolarmente sentita in questi anni
en arquitectura i d’altres arts. Il 30 settembre 1996 a Pittsburgh, da un crescente numero di architetti, di purificare il linguaggio
Pennsylvania inaugura la mostra Monolithic Architecture curata architettonico dagli eccessi formali focalizzando l’attenzione più
da Rodolfo Machado e Rodolphe el-Koury. Tuttavia, come spesso sull’involucro dell’edificio che sulla progettazione di complesse
succede, più si indaga sull’argomento più crescono le difficoltà dinamiche formali e spaziali.
nell’individuare con precisione in cosa consista l’oggetto della
ricerca: in questo caso il minimalismo in architettura. Lo si vede, 2.8 Questions of perception
per esempio, nell’introduzione al catalogo della mostra Less is more Nel 1994 esce un numero speciale della rivista giapponese A+U
dove i due curatori, Vittorio E.Savi e Josep M.Montaner, elencano dal titolo Questions of Perception. A curarlo sono Steven Holl,
otto caratteristiche che si possono ritrovare – una sola, alcune o Alberto Pérez Gomez e Juhani Pallasmaa. Pallasmaa, con un saggio
tutte insieme – negli edifici che appartengono a questa tendenza. dall’emblematico titolo An Architecture of the Seven Senses,
Sono: il gusto per le forme tradizionali semplici e asciutte, il rigore denuncia il pericolo di una architettura che privilegi l’aspetto visivo
geometrico, l’etica della ripetizione, la precisione tecnica unita a scapito degli altri sensi. Ciò porta a una perdita di sensualità “to
all’amore della materia, la ricerca dell’unità e della semplicità, il drift towards a distancing, a kind of chilling, de-sensualization and
salto di scala, la predominanza formale della struttura, la pura de-eroticization of the human relation to reality”.31 Come sfuggire
presenza che rinuncia alle allusioni storiche o all’espressività. E così, al pericolo? Recuperando, come sostiene la sezione centrale della
coerentemente con queste premesse, ad illustrare il pezzo compaiono rivista, undici distinte “phenomenal zones”. Dove si dà convivenza
celebri edifici storici, quali per esempio la casa Farnsworth di Mies tra figura e sfondo, dove la percezione prospettica è fonte di
van der Rohe e altri più recenti quali la Fondazione Cartier di
31 Juhani Pallasmaa, “An Architecture of the Seven Senses” in Steven
Nouvel e la centrale ferroviaria a Basilea di Herzog & de Meuron. Holl, Juhani Pallasmaa, Alberto Pérez-Gomez, Question of Perceptions,
Nonché molti altri, appartenenti ai periodi più diversi della storia Phenomenology of Architecture, pag.27
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continue sorprese, dove sia presente il colore, dove ci siano effetti del passato con geometrie contemporanee, l’amore per il dettaglio
di luce e di ombra,dove l’edificio sia pensato anche nel suo apparire con l’essenzialità dell’insieme. Nota Friedrich Achleitner: “Benché
notturno, dove la percezione implichi un concetto di durata, dove sia possibile cogliere i vari passaggi che scandiscono il progetto e lo
l’acqua abbia un ruolo, dove il suono contribuisca a dare qualità sforzo enorme compiuto per definire ogni dettaglio, a prima vista
allo spazio, dove si giochi sulla tattilità delle superfici, dove si faccia resta un mistero come la pesantezza possa tramutarsi in levità e
ricorso ai concetti di scala e di proporzione, dove un’idea colleghi l’involucro spaziale produrre una sensazione di così chiara libertà
l’architettura al contesto. come avviene in quest’opera di Zumthor”.32
Da qui un’architettura accattivante anche se a tratti eccessivamente Una simile linea di ricerca orientata è perseguita negli Stati
carica di effetti impressionisti. Sicuramente diversa da quella del Uniti da Tod Williams e Billie Tsien. Nel 1995 realizzano The
duo Herzog & de Meuron, il cui lavoro sui materiali è più freddo Neurosciences Institute a La Iolla, California dove i tre edifici
anche se intellettualmente più coinvolgente. delimitano una piazza che dà unità all’intero complesso. Luce
Completata nel 1997 la Cappella di Sant’Ignazio a Seattle, e materiali sono al centro dell’attenzione dei progettisti, come
Washinghton (1995-1997) è forse una delle opere più riuscite di testimonia l’auditorium delicatamente disegnato sulle forme di un
Holl per le qualità tattili dei materiali impegnati: cemento, zinco, origami.
intonaci, vetri colorati. Per l’ingegnoso modo di accostare i grandi
pannelli prefabbricati. Per la complessa volumetria pensata in 2.9 Koolhaas: Euralille
funzione dei molteplici effetti luminosi ma che nasce a partire da È difficile pensare a un architetto meno minimalista e più
una pianta molto semplice di forma rettangolare. inclusivista di Rem Koolhaas. “Architecture “afferma “is by
È Peter Zumthor a realizzare però l’opera orientata in direzione definition a chaotic adventure”. E, aggiunge: “Coherence imposed
“fenomenologica” che godrà il maggior successo di critica diventando on an architect’s work is either cosmetic or the result of self-
per antonomasia l’edificio in cui sono esaltati i valori della percezione censorship”.33
e della tattilità: le terme di Vals, Svizzera (1994-1996). Realizzate Koolhaas gode negli anni novanta di una vasta notorietà anche
con pareti in lastre di pietra sovrapposte e in cemento armato con se la definitiva consacrazione internazionale avviene nel 1996 con
una tecnica ispirata agli antichi muri locali, le terme devono il loro le 1345 pagine di S, M, L, XL (che significano small, medium,
fascino alla piscina sobria e rigorosa ma in realtà ossessivamente e large ed extra large), un libro manifesto che avrà uno straordinario
minuziosamente disegnata. È articolata in ampi spazi ai quali si successo grazie alla innovativa grafica di Bruce Mau. In S, M, L,
alternano angusti quanto suggestivi cubicoli ciascuno dei quali ha
una propria luce ed è caratterizzato da un tema cromatico, acustico 32 Friedrich Achleitner, “Elementare profondità” in Casabella n.648
(settembre 1997) pag.59
e olfattivo. Ma ciò che colpisce di più è l’abilità con la quale
33 “Introduction” in Rem Koolhaas and Bruce Mau, S,M,L,XL (New York:
l’architetto è riuscito a coniugare valori appartenenti all’architettura The Monacelli Press, 1995. Rotterdam: 010 Publishers, 1995), pag.XIX.
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XL le distinzioni tipologiche o morfologiche sono abbandonate. costruzione di numerose attività commerciali e direzionali, affidate
Il padiglione espositivo è trattato in small, l’edificio in medium, il a progettisti diversi. Koolhaas si occupa del Congrexpo; la stazione
quartiere in large e il progetto urbano in extra large. Tra i progetti del Tgv è disegnata da Jean-Marie Duthilleul, il centro commerciale
innumerevoli scritti collocati, come dice l’Autore stesso, come da Jean Nouvel, il Crédit Lyonnais da Christian de Portzamparc, il
episodi autonomi e non come elementi di interconnessione. World Trade Center da Claude Vasconi.
Il fine è dar vita a ciò che Koolhaas chiama “un nuovo realismo”. In Euralille ritroviamo le tecniche progettuali che Koolhaas ha
Consiste in una visione disincantata e aderente alle cose così come messo a punto nei lavori precedenti: l’assemblaggio per fasce e livelli,
queste ci vengono prospettate dalla società nella quale viviamo. il disegno per nodi e reti, la drammatizzazione del movimento, la
Cioè da una realtà metropolitana non più fondata sullo dialettica obelisco-sfera.
sviluppo ordinato della città, ma sulla caotica localizzazione degli L’assemblaggio per fasce e livelli nasce dall’incontro di due sistemi
agglomerati urbani e delle reti di interconnessione. Che destino – si diversi, l’infrastrutturale, e l’architettonico. Ciò avviene nella
chiede Koolhaas – può avere in questo contesto l’architettura? Non stazione a cui vengono sovrapposti a posteriori edifici per uffici e
possiamo non vederla che come un ostacolo al mutamento, come la a destinazione commerciale. Domina la poetica dell’elenco, della
palla al piede di un condannato, privato della libertà di muoversi a sovrapposizione, dell’incontro-scontro: come al Congrexpo dove
suo piacimento. Il migliore edificio è quindi quello che non esiste: tre diversi edifici, ciascuno con una propria architettura e logica, si
è lo spazio dove nessun muro ostacola o veicola il corpo. A ispirare sommano per formare un unico corpo di fabbrica a pianta ellittica.
Koolhaas è sicuramente il quasi nulla di Mies, un maestro al quale Concepita come un insieme di nodi a cui afferiscono diversi
l’architetto olandese ha sempre fatto riferimento, ma non è difficile sistemi di reti ( automobilistica, ferroviaria, pedonale), Euralille
intravedere in queste riflessioni una personale rielaborazione delle vive di un susseguirsi di spazi dinamici: l’unica piazza all’aperto è
problematiche minimaliste che in questi anni stanno captando di forma triangolare ed é, comunque, un momento di transizione
l’interesse della ricerca architettonica. tra il centro commerciale e la stazione del tgv. Lo spazio pubblico
È sempre nel 1996 che Euralille, il primo grande masterplan è ubicato all’interno degli edifici, in grandi cavità dalle quali
affidato a Rem Koolhaas, prende forma. L’occasione progettuale si dipartono percorsi di ogni genere. Il movimento diventa un
nasce dalla volontà della municipalità di Lille, trovatasi, grazie alle principio generatore della forma. Il traffico che scorre lungo Rue Le
nuove linee ferroviarie ad alta velocità, al centro dei nuovi grandi assi Corbusier taglia in due l’edificio della stazione del Tgv; il prospetto
di mobilità europei di diventare un polo di attrazione metropolitano. del Congrexpo muta se guardato da distanze e da velocità diverse; le
L’intervento si estende su un’area di circa centoventi ettari. È insegne e i segnali acquistano un ruolo predominante rispetto alle
centrato sulla nuova stazione del Tgv localizzata a circa duecento facciate; le architetture, sono articolate in modo tale da aprirsi verso
metri dalla vecchia stazione e a questa collegata tramite un’arteria i luoghi dove scorrono automobili, treni, mezzi in movimento.
stradale dall’emblematico nome di rue Le Corbusier. È prevista la Infine, Koolhaas inventa un grande spazio cavo posto nel punto
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di raccordo tra il Tgv, il parcheggio e l’autostrada. È un nuovo processo sicuramente positivo. Alla raffinatezza di queste macchine
spazio piranesiano che testimonia che il movimento – cioè la forma corrisponde la grossolanità di una architettura basata su concetti
degli eventi – è il sublime del nostro tempo, ciò che ci incanta e ci formativi di un’epoca pseudorazionalista, che non tiene in alcun
terrorizza: il motore di una nuova estetica. conto che la nuova tecnologia si é potuta sviluppare perché la scienza,
giunta ad uno stadio Post Moderno, ha sconfitto i quattro miti
2.10 The Poetics of Electronic: tra blob e del determinismo, meccanicismo, riduzionismo e materialismo; ha
metafore cioè cominciato a vedere il mondo come un sistema dotato di vita e
È Greg Lynn che nel 1995 lancia l’architettura bloboidale. È di capacità autoregolative, come un organismo che ricerca equilibri
caratterizzata da edifici ameboidali, generati e controllati attraverso sempre migliori attraverso continui salti di stato. Da qui l’immagine
specifici software, che, al pari delle forme naturali complesse, nascono della farfalla, contrapposta a quella della trappola. La trappola,
dalle trasformazioni di oggetti più semplici causate dall’azione che simboleggia la concezione meccanicistica dell’universo,
concomitante di un certo numero di forze interne ed esterne. l’architettura dell’existenz minimum, la macchina per abitare, si
Sebbene con tecnologie estremamente sofisticate Lynn persegue un aziona solo quando provocata da una causa, inghiotte la sua preda
obiettivo ricorrente nella storia dell’architettura: copiare la natura e restituisce meno di quanto esisteva prima del suo azionarsi. La
per togliere alle costruzioni il loro aspetto scatolare e così farle farfalla, che rende l’immagine dell’universo nel suo moto organico,
integrare con l’ambiente che la circonda, condividendone forme, é il prodotto di una serie di scatti creativi : di un organismo che
storie e processi. Da qui i riferimenti all’opera del biologo D’Arcy passa dallo stato di bruco, a quello di crisalide a quello di volatile.
Thompson, al quale si devono studi sull’evoluzione morfologica Come può l’architettura rendere visibile questo processo?
degli organismi. Acquisendo una dimensione spirituale e mutuando dalla natura
Sempre nel 1995 esce il libro di Charles Jencks, The Architecture le forme del suo divenire. Da qui l’interesse di Jencks per le
of the Jumping Universe. Il saggio condivide l’urgenza di rifarsi configurazioni organiche, per i frattali, per le strutture che si
alle forme complesse della natura facendo convivere considerazioni incurvano e che si muovono come le onde di un atomo e per tutto
ecologiche e cibernetiche. Jenks cita Ilya Priogine e, come aveva ciò che rappresenta il moto spirituale dell’uomo, il cui ruolo è
fatto Lynn nel numero di AD dedicato al folding, la scuola di Santa quello di portare l’universo all’autoriconoscimento in una sorta di
Fe e la teoria delle catastrofi di Thom. L’universo, secondo i modelli disvelamento dell’idea che ricorda il processo dialettico hegeliano.
di questi studiosi, è un sistema complesso che si evolve per salti ( da E da qui anche l’interesse per le architetture bloboidali, per Greg
qui il titolo del libro), l’ultimo dei quali ha portato allo stato attuale Lynn ma soprattutto per Eisenman che si sta muovendo in direzione
caratterizzato da enormi problemi ecologici e demografici ma anche neo-organica e neo-barocca.
da grandi opportunità. Gli oggetti della nostra epoca, infatti, si Lanciate da sponsor culturalmente così autorevoli, le ricerche
umanizzano e, insieme, gli uomini si trasformano in oggetti, in un sui blob, soprattutto nelle facoltà di architettura, godono di una
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straordinaria popolarità. Poco numerose sono tuttavia le realizzazioni elettronica. Nel 1997, la rivista di architettura 2G pubblica i suoi
di edifici bloboidali anche perché nonostante gli sforzi di Lynn e di progetti accompagnati da un testo dal titolo Tarzans in the Media
numerosi altri sperimentatori che mirano a digitalizzare il processo Forest.34 Nel saggio Ito riprende la teoria di Marshall McLuhan
sino alla costruzione, è particolarmente difficile ottenere risultati secondo il quale alla società visiva che ci ha preceduti ne è subentrata
convincenti. Realizzare forme complesse con materiali tradizionali una tattile. La prima gestisce quantità, forze, pesi mentre la seconda
richiede uno spreco di manodopera inaccettabile e adoperare lavora con flussi, interrelazioni, valori immateriali.
macchine a controllo numerico per produrre tutti i componenti Prendiamo – dice Ito – un ragazzo d’oggi. Sembra che non
di una costruzione complessa si rivela una strada economicamente possa vivere senza il telefono portatile e altri accorgimenti
poco praticabile per un’industria quale quella edilizia che, rispetto elettronici. Questi strumenti, che lo fasciano come un vestito,
ad altri settori industriali, è tecnologicamente più arretrata. Nel gli sono indispensabili per metterlo in contatto con il mondo
1997 Kolatan/MacDonald progettano con una forma bloboidale circostante, per farlo stare all’interno di un circuito. Ma la stessa
l’ampliamento della Raybound House in Fairfield Corner, esigenza di far parte e di interagire con il contesto si registra anche
Connecticut. Prevedono un’ossatura portante in legno che ricorda per gli edifici e le città. Confrontiamo, per esempio, un edificio
quelle tradizionalmente utilizzate per costruire le barche. Ma con tradizionale e uno contemporaneo. Il primo si definisce per le sue
la differenza che gli assi in legno sono tagliati da una macchina masse, l’organizzazione dei pieni e dei vuoti, i colori, la grana, il
a controllo numerico. Nello stesso anno Jakob + MacFarlane sistema costruttivo, l’organizzazione funzionale. Il secondo ci
vincono un concorso ad inviti per l’allestimento del bar del centro colpisce, invece, per come interagisce con l’ambiente circostante:
Pompidou a Parigi con un progetto che prevede quattro computer- per il modo, cioè, con cui capta la luce, si rapporta alle condizioni
generated-aluminium-clad blobs ognuna delle quali è colorata con climatiche esterne e interne, ci mette in relazione con suoni, odori,
un colore diverso. Il progetto sarà completato nel 2000. Sempre colori e si cura del nostro comfort. Se volessimo paragonarlo a un
nel 1997 il gruppo olandese Nox completa il Water Pavilion for corpo, parleremmo di sistemi percettivi e autoregolativi.
Delta Expo “Waterland” in Zeeland, Olanda. L’interno, ottenuto Ma – afferma Ito – se l’architettura diventa un sensore che ci
dal susseguirsi di 14 ellissi, ricorda il ventre di una balena ed è reso mette in relazione con il mondo esterno “it must function as a
particolarmente accattivante dai giochi interattivi delle luci, dei highly effective sensor to detect the flow of electrons”.35
suoni e delle proiezioni. Il neo-organico si trasforma in neo-barocco. L’uomo, riacquistata questa rinnovata dimensione naturale,
A suggellare la nuova estetica è il progetto per lo Staten Insland Institute come un novello Tarzan può muoversi in un mondo finalmente
of Arts (1997) di Eisenman le cui avvolgenti forme curve nascono dalle riunificato: della comunicazione integrale, della foresta dei media.
manipolazioni digitali dei percorsi pedonali e automobilistici. Metafora della nuova architettura sono i fluidi e, in particolare,
Mentre impazza la passione per le forme complesse, Toyo Ito
34 Toyo Ito “Tarzans in the Media Forest” in 2G n.2 (1997), pagg.122-144.
persegue un’estetica che cerca di coniugare minimalismo ed 35 Toyo Ito “Tarzans in the Media Forest” pag.140.
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l’acqua. L’acqua nella quale sembra fluttuare il padiglione di Nel 1993 il governo di John Major autorizza l’estensione della
Barcellona di Mies Van der Rohe, nella quale gli antichi filosofi Jubilee line, la infrastruttura metropolitana che collega il centro
giapponesi intravedevano il principio della vita e nella quale di Londra con i Docklands. A occuparsi delle stazioni (1990-
appaiono galleggiare le immagini elettroniche che compaiono negli 2000): Michael Hopkins (Westminster), Ian Ritchie Architects
schermi dei computer. E all’acqua l’architetto giapponese si ispirerà (Jamaica Road), Norman Foster (Canary Warf ), Will Alsop (North
per il suo capolavoro: la mediateca di Sendai. Ne parleremo in un Greenwich), Mac Cormac, Jamieson, Prichard37 (Southwark).
prossimo paragrafo. Sempre al 1993 risale un’altra importante infrastruttura: il
Waterloo International Terminal, progettato da Nicholas Grimshaw
2.11 Eco Tech come terminale della linea veloce ferroviaria che a partire dal 1994,
Sei sono, secondo il critico Catherine Slessor, gli aspetti che attraverso l’Eurotunnel, lega Londra a Parigi.
caratterizzano l’Eco Tech.36 Vi è innanzi tutto il disegno di strutture A Bristol Grimshaw nel 1994 inaugura il Regional Control
espressive dovuto all’influsso di consultans di genio come Peter Rice Centre un edificio dalla studiata eleganza.
della Ove Arup o di ingegneri architetti come Santiago Calatrava i Negli stessi anni Foster completa il Carré d’art a Nimes (1984-
quali non esitano ad abbandonare la freddezza dell’High Tech per 93), la facoltà di legge a Cambridge (1990-95), il Microelectronics
rifarsi a principi più complessi, anche organici. Vi è, poi, la volontà Park a Duisburg (1988-96) opere tutte caratterizzate dalla volontà
di modellare lo spazio con la luce e di giocare con la trasparenza di trovare una misura classica, mentre più tardi lo stesso autore –
grazie alle innovazioni consentite dalla tecnologia del vetro ( forse influenzato dall’estetica neobarocca digitale – si farà tentare
grandi lastre, vetro strutturale ecc…). Un terzo aspetto consiste dalle curve.
nella maggiore consapevolezza energetica attraverso l’uso di nuovi Di Rogers sono la sede di Channel Four a Londra (1990-94) e
materiali e prodotti e l’uso di fonti energetiche naturali e rinnovabili. l’European Court of Human Rights (1989-95), segnati da forme
Quarta caratteristica è l’attenzione al contesto, per ottenere che più fedeli all’originario linguaggio dell’hight tech fatto di impianti
gli edifici siano invitanti luoghi di aggregazione urbana ed evitare a vista, ferro e vetro.
di farli apparire come oggetti estranei all’ambiente. Vi è, inoltre, Nel 1993 Will Alsop completa l’Hôtel de Department des
l’attenzione alle interconnessioni, con le reti di traffico e i sistemi Bouches-du-Rhône, noto come la Grand Bleu, un’opera che,
che gestiscono i flussi dedicati allo scambio delle informazioni. memore della lezione di Cedric Pricem, declina la tecnologia in
Infine si tenta di trasformare gli edifici in simboli apprezzati dalla una direzione fantasiosa e a tratti giocosa, non priva di valenze pop.
collettività, monumenti non retorici ma pensati alla scala urbana Un sempre più esibito compiacimento strutturale si riscontra
come pubblici landmark. nelle strutture neo-organiche di Santiago Calatrava. Tra le
36 Caterine Slessor, Eco-tech, Sustainable Architecture and High Technology 37 Mac Cormac, Jamieson, Prichard è stata fondata nel 1972 ed è diretta da
( London: Thames and Hudson, 1997). Sir Richard MacCormac (1947).
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realizzazioni più significative di questi anni, il BCE Place Gallery a e Gianfranco Franchini: la completa permeabilità al pubblico e
Toronto (1987-93), il progetto per la cupola del Reichstag apribile l’illimitata trasformabilità.
in 4 spicchi a Berlino (1995), la stazione TGV di Lione (1989-94) Del resto i messaggi che oramai escono dallo studio dell’architetto
dall’inquietante aspetto organico. Più essenziali ed eleganti i suoi genovese sono sempre più rassicuranti. Con la realizzazione
ponti, quale quello della Trinità a Salford (1993-95) sorretto da un dell’aeroporto di Kansai in Giappone (1988-94), che probabilmente
unico pilone inclinato e da sottili cavi metallici. è il capolavoro dell’architetto, Piano è definitivamente assurto
Tra le importanti opere del decennio, anche se solo in parte nel firmamento dello Star System ed è in procinto di ottenere
ascrivibile all’High Tech, è il Tokyo International forum a Tokyo incarichi da parte di importanti commettenti attratti da una
(1989-1996) di Rafael Vignoly: un centro espositivo e congressuale ricerca innovativa ma non radicale, attenta al confort psicologico
imponente – tanto da essere diventato in breve tempo un landmark degli utenti, alla natura e anche alle tecnologie tradizionali. È
urbano – caratterizzato da una gigantesca e scenografica piazza con caratterizzato all’esterno da una copertura di notevole eleganza,
copertura vetrata sorretta da travi fusiformi. curvata verso entrambi le direzioni nei cui spazi interni vengono
recuperati i colori della tradizione giapponese. Mentre nel
2.12 Renzo Piano’s Soft-Tech museo della fondazione Beyeler a Basilea, Svizzera (1991-1997)
Nel 1997 il centro Pompidou, a venti anni dalla sua inaugurazione, il contrasto tra le due diverse tecnologie, una pesante e materica
è chiuso per lavori a causa di un collasso determinato dal suo stesso dei muri in pietra e l’altra aerea e leggera del lucernario vetrato,
successo: cioè dall’afflusso di oltre 25.000 visitatori al giorno contro viene attenuato dalla brillante idea di inserire uno smaterializzante
i 5.000 previsti. Il progetto prevede una ristrutturazione delle parti specchio d’acqua abitato da ninfee nonché dalla scomposizione del
degradate e un ampliamento dei 70.000 mq. esistenti con altri volume in piani. Inoltre al dinamismo suggerito dalla copertura
8.000 mq. destinati alle attività culturali e di servizio. Piano, che aggettante si contrappongono all’interno stanze squadrate che
oramai considera con distacco l’esperienza High Tech, interviene permettono una ordinata distribuzione delle opere d’arte.
con un disegno che non esita a mettere in discussione alcuni Sulla stessa linea i lavori successivi. Quali, per esempio, il Jean-
presupposti ideologici del vecchio edificio: trasforma la grande hall Marie Tjibaou Cultural Center a Noumea in Nuova Caledonia
posta al piano terreno, originariamente pensata come una grande (1991-98) e l’intervento urbano a Potsdammer Platz a Berino (1992-
piazza al coperto, in un elegante spazio commerciale; esclude le 2000). Il centro, che è dedicato alla cultura Kanak, si caratterizza
scale mobili di facciata dal servire i primi due piani; limita l’accesso per la felice invenzione di absidi in legno che ricordano le antiche
alle terrazze, ora consentito solo al pubblico pagante; compromette capanne locali, vibrano grazie al vento e servono a integrare l’edificio
la flessibilità degli spazi interni con la presenza dei nuovi ascensori. nel contesto naturale circostante. Purtroppo, rispetto al disgeno
Vanifica, insomma, due concetti guida che informarono la filosofia originario che prevedeva uno spazio interno articolato intorno a
dell’edificio, progettato nel 1971 insieme con Richard Rogers cluster di capanne, viene realizzato un progetto a piastra molto più
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banale anche se ineccepibile. Mentre a Potsdammer Platz Piano Wiel Arets si sta facendo notare per con opere molto asciutte
riesce a ricostruire un frammento di città europea con i suoi spazi e schematiche, precise come dimostrazioni matematiche che
urbani caratteristici, evitando sia il rigorismo eccessivo della vicina preludono a una ricerca che si orienterà verso il minimalismo.
lottizzazione progettata dall’italiano Giorgio Grassi sia il caos un Ben van Berkel e Bos hanno appena completato l’Erasmus Bridge
po’ da centro commerciale dell’intervento ideato da Helmut Jahn a Rotterdam, Olanda (1990-1990), un segno urbano che, sebbene
per l’adiacente Sony Center. E ha il merito di riuscire a mantenere ricordi sin troppo quelli dello spagnolo Calatrava, avrà un notevole
unità di insieme a un complesso che, oltre ai blocchi disegnati dallo impatto nello skyline della città di Rotterdam. Sono inoltre autori
stesso Piano, contiene edifici firmati da progettisti così diversi come di Villa Wilbrink ad Amersfoort (1993-1994), una residenza
Richard Rogers, Rafael Moneo, Hans Kollhoff, Arata Isozaki. unifamiliare dove applicano con successo un metodo progettuale
basato sui diagrammi e cioè sulla trasposizione del programma
2.13 PAYS-BAS_prospectives funzionale in uno schema geometrico che poi viene, a sua volta,
Il numero di settembre del 1996 de L’architecture d’aujourd’hui tradotto in forma architettonica. Metodo che applicheranno
ha per titolo PAYS-BAS_perspectives. È dedicato agli architetti nella Möebius House a Het Goi, Olanda (1993 – 1998). È una
olandesi. A presentarli è Bart Loosma: “they take advantage of the casa unifamiliare organizzata in forma di anello di Möebius per
current climate of international exchange generate in the eighties, ottimizzare le relazioni tra gli ambienti destinati al lavoro e quelli
but their ideas, their plans and their buildings can all be described dedicati alla residenza.
without any qualifications as being original. They relate more to the Adrian Geuze con West8 persegue una sperimentazione aperta
theoretical developments that have taken place in the Architectural ai temi del paesaggio naturale e artificiale, intesi non più come
Association in London and American architecture faculties, like alternativi ma come sistemi strettamente interrelati e aperti alle
those of Cooper Union, Columbia, Princeton and Harvard”.38 mutevoli esigenze di chi li vive. Un esempio che va in questa
Chi sono i protagonisti di quello che sarà uno dei fenomeni direzione è la Schouwburgplein a Rotterdam, Olanda (1990-1996),
architettonici più rilevanti della fine degli anni novanta e che una piazza flessibile e in grado di ospitare numerosi eventi anche
durerà sino ai primi anni del 2000? Sono gli architetti della giovane grazie ad un sistema di luci, montate su strutture articolabili in
generazione formatasi sulla scia di Rem Koolhaas che con le sue ferro, che possono essere manovrate a piacimento, in teoria anche
provocazioni intellettuali è il riferimento intellettuale e con il suo dai cittadini stessi.
successo internazionale è il riferimento professionale. Sono Wiel MVRDV si muove nella costante ricerca di una base razionale
Arets, Ben van Berkel & Bos, Adrian Geuze & West8, MVRDV, su cui fondare il progetto. Razionalità che però, in accordo con
Nox, Koen van Velsen,Ton Venhoeven C.S. l’insegnamento di Koolhaas, porta sempre ad edifici complessi,
spazialmente coinvolgenti e sostanzialmente anticlassici. Come
38 Bart Lootsma, “Une tradition de l’innovation” in L’architecture
d’aujourd’hui n. 306 (September 2006), pag.51. nel caso parco De Hoge Veluwe, Olanda (1994-1995) dove gli
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apparentemente tradizionali padiglioni di ingresso sono ottenuti reagisce: a volte scompostamente, accusando il nuovo di non
dalla deformazione e dal riaggiustamento in senso modernista del essere altro che il prodotto di una civiltà che sempre di più
modello archetipico della casa-parallelepipedo con sovrapposti i insegue mode effimere; altre volte con considerazioni più pacate
due tetti a falda. e ragionate. È il caso della rivista Harvard Design Magazine che
Di Nox L’architecture d’ajourd’hui presenta il Water Pavilion for nel 1997 dedica un numero monografico al tema Durability and
Delta Expo “Waterland” in Zeeland, Olanda del quale abbiamo già Ephemerality. Kenneth Frampton, Luis Fernández-Galiano, Henry
avuto occasione di parlare. Di Koen van Velsen è il Megabioscoop Petroski, Gavin Stamp lanciano l’allarme: il pericolo per la nuova
a Rotterdam, Olanda (1992-1996), il cinema realizzato a fianco architettura è la perdita di consistenza, di solidità. Il disinteresse
della Schouwburgplein e progettato sulla base dei principi per i valori tettonici, l’uso di facciate disancorate dalla struttura
dell’architettura diagrammatica. Infine, di Ton Venhoeven sono dell’edificio, la trasformazione dei prospetti in schermi sui quali
due fotomontaggi che mostrano i numerosi temi spaziali che si proiettare immagini, l’applicazione cosciente di materiali deperibili
ritrovano anche negli edifici più banali. nel tempo sembrano dimostrarlo.
Sebbene tra loro molto diversi, gli architetti olandesi condividono Con i materiali tradizionali, quali il mattone, la pietra e il legno
alcune linee di ricerca. Sono: l’interesse per un metodo razionale – afferma Frampton – si sono realizzati, invece, edifici che durano.
che sostanzia la progettazione, l’attenzione ai rapporti che Per esempio la villa Mairea di Aalto che dopo quasi sessanta anni
l’architettura intesse con il contesto circostante e con il paesaggio, si propone come una costruzione esemplare dove natura e cultura,
una spazialità articolata in grado di poter accogliere al suo presente e passato interagiscono sino quasi a sovrapporsi.
interno eventi complessi, l’uso di materiali poveri di produzione Il problema della durata e dei materiali è, conclude Frampton, un
industriale, un voluto calvinismo e brutalismo con conseguente problema di architettura. Ritrovandone le radici negli anni Trenta
scarsa attenzione alla preziosità della rifinitura e del dettaglio. quando Le Corbusier si dedica alle forme vernacolari e ai materiali
Saranno queste preferenze che permetteranno loro di sfuggire da tradizionali. Ma anche nella più tarda ricerca del greco Dimitris
un lato alla eccessiva complessità dell’architettura hyperorganica Pikionis, dei neorazionalisti italiani e, infine, degli spagnoli, Rafael
degli architetti digitali e dall’altro dagli effetti di pura superficie Moneo in testa.
dei postminimalisti. E che porteranno alla così detta landscape Su una posizione egualmente tradizionalista è Luis Fernández-
architetture, della quale ci occuperemo nel capitolo successivo. Galiano che cita Loos, secondo il quale, mentre l’arte é
rivoluzionaria, l’architettura è conservatrice. Troppi progettisti
2.14 Pro and Versus a New Architecture – denuncia Fernández-Galiano – teorizzano l’architettura
Scosso dai nuovi fermenti – forme bloboidali, uso di nuovi effimera e preferiscono al concetto di firmitas, quello di venustas.
materiali, utilizzo in facciata di grandi schermi di proiezione, Trasformando gli edifici in icone, ammirate e riverite, sperano
smaterializzazione, effetti superficiali – il mondo accademico, che la società si prenderà cura della loro durata, a prescindere da
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qualsiasi costo di manutenzione e di gestione e cita come esempio Botond Bognar: “la storia-afferma il direttore della testata, François
l’Aronoff Center di Eisenman. Burkardt39 – è un processo che non si ferma e non si può far
Interviene Gavin Stamp: molti edifici di Stirling, Foster e Rogers tornare indietro”; la durabilità di per sé non è un valore. Interviene
si sono rivelati fallimentari. Ma, grazie allo stato di superstar dei Pierre Restany: era la società fondata sull’eterno che aveva come
progettisti, la stampa ha taciuto dei difetti per prodigarsi, invece, ossessione il valore della permanenza e delle materialità; oggi,
in complimenti esagerati. invece, si condivide la consapevolezza, maturata a partire dagli anni
Di diverso avviso Ellen Dunham-Jones e Botond Bognar. Sessanta, che ciò che é vero non è eterno. Pensiamo per esempio a
Per il primo il problema della durata, al di là di ogni Allan Kaprow che ha ridotto la pratica artistica all’atto spontaneo
considerazione architettonica, è oggi direttamente connesso con e volatile dell’happening e della performance. Oppure a Christo
l’aspetto produttivo e quindi ha poco senso progettare edifici e Janne Claude che hanno realizzato opere destinate a durare per
imperituri. Concorda il secondo che cita la realtà giapponese: il non più di una quindicina di giorni. O agli artisti della Body Art
Nomad Restaurant disegnato da Toyo Ito nel 1986 è stato abbattuto e in particolare da quella straordinaria indagatrice dei rapporti
nel 1989; la Casa a forma di U costruita, sempre da Ito, nel 1976 è tra corpo e spazio che è la Marina Abramovic; a Yves Klein con
stata demolita,la casa in Yokohama disegnata da Kazuo Shinohara i suoi pennelli viventi, la rivoluzione blu e gli immaginari voli
nel 1984 è stata sostituita nel 1994; il municipio di Tokio di Kenzo che intensamente rendevano il bisogno di leggera immaterialità
Tange realizzato nel 1952 è stato abbattuto nel 1992. Per non parlare dell’uomo; all’arte povera con l’uso di materiali semplici, deperibili,
dell’Imperial Hôtel di Wright che nel 1960 dovette far posto a un consumabili. E infine pensiamo ai paesaggi fatti vibrare dal genio
albergo di una catena internazionale. Piuttosto che rimpiangere di Robert Smithson o antropizzati e concettualizzati dalla mano di
monumentalità e durata, è bene assumere nella propria poetica il Richard Long e degli artisti della Land Art. Il pericolo per la cultura
segno della precarietà, soprattutto se questa permette all’edificio contemporanea non è la freschezza dell’immagine, il suo darsi qui
di fluttuare, grazie ai nuovi materiali sensibili e trasparenti, nella e ora ma, semmai, proprio il congelarla, mummificandola in una
sempre più immateriale e dinamica realtà metropolitana. Kazuma forma immutabile nel tempo. E l’ostinarsi a auspicare monumenti
Sejima, Kazuo Shinohara, Itsuko Hasegawa, Hiroshi Hara, Riken perenni in fondo è la testimonianza di una pervicace ottusità, che
Yamamoto e soprattutto Toyo Ito dimostrano, allora, che è possibile ci trasciniamo dai tempi degli egizi, che consiste nel voler a tutti i
realizzare capolavori senza essere reazionari o conservatori, sia pure costi esorcizzare la morte e nel rifiutare il valore più profondo della
nella migliore accezione loosiana del termine. vita che é la sua mutevolezza.
Ad affrontare il problema della durata è anche Domus, con un
fascicolo monografico dal titolo Durability uscito sempre nello
stesso anno. Non mancano interventi a favore, per esempio quello
di Gregotti. Ma le conclusioni, alla fine concordano con le tesi di 39 François Burkardt, “Editoriale” in Domus n.795 (luglio/agosto 1997)
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2.15 The MoMA’s New Wing. museo, totalmente artificiale, farà uso di congegni meccanici, luci
Sempre nel 1997 architetti di tendenze diverse si misurano per e mezzi che garantiscono la veloce mobilità degli utenti e delle
un concorso dalle forti valenze simboliche: l’ampliamento del opere esposte. Da qui i nuovi ascensori della Otis che permettono
Museum of Modern Art, avvenuto a seguito dell’acquisizione di di incanalare flussi di persone non solo in verticale, ma anche in
nuovi spazi resisi necessari per dare fiato a una struttura anch’essa orizzontale e lungo linee inclinate di movimento e il virtuale, in
al limite del collasso per eccesso di successo. Sono invitati 10 tutte le sue possibilità simulatorie, per ampliare l’esperienza del
progettisti tra i quaranta e cinquanta anni d’età, già noti in visitatore e trasformare il museo in un set cinematografico con
campo internazionale:quattro europei: Rem Koolhaas, Wiel Arets, sempre nuove scene per il pubblico pagante.
Dominique Perrault, Herzog & de Meuron; quattro americani: Su una linea simile si muove Bernard Tschumi. Parola chiave
Bernard Tschumi, Steven Holl, Tod Williams e Billie Tsien, Rafael della sua ricerca è il termine “interconnessione”, che – come
Vinoly; due Giapponesi: Yoshio Taniguchi, Toyo Ito. Nel giugno suggerisce nella relazione – deve intendersi sia in senso spaziale sia
dello stesso anno sono scelti i tre finalisti, uno per continente: concettuale. Per esempio con una sequenza degli spazi al chiuso
Tschumi, americano d’adozione; Herzog & de Meuron, di e all’aperto lungo percorsi che alternano ambienti per l’arte e per
nazionalità svizzera; il giapponese Yoshio Taniguchi. l’incontro; uno spettacolare giardino pensile, in alto, visibile dalla
A dicembre è proclamato il vincitore. Inaspettatamente, è strada che costituisce un segnale di richiamo; e infine realizzando
proprio Taniguchi. Autore di un progetto elegantissimo ma interconnessioni tra il permanente e il temporaneo, le collezioni
concettualmente inferiore alle attese, dichiaratamente in bilico tra di pittura e di scultura, tra queste e gli altri dipartimenti, tra l’area
la nostalgia della tradizione moderna e caute aperture al nuovo. pubblica e gli spazi destinati all’educazione, tra le gallerie e il teatro.
Molto più interessanti gli altri lavori presentati. Il progetto di Anche per Toyo Ito il museo è la metafora della città. E, in
Koolhaas si pone, come è costume dell’olandese, sul piano teorico. particolare, di una metropoli quale New York retta da una logica
Come deve essere il museo di una società di massa? In che modo agerarchica: dei grattacieli che si susseguono l’uno dopo l’altro,
muoversi all’interno dei suoi spazi? Che ruolo avranno i magazzini dei piani dei palazzi che si impilano all’infinito, delle stanze che si
e le riserve rispetto agli spazi espositivi? Quale dovrà essere la luce ripetono lungo lo stesso piano. Il nuovo museo potrà essere dunque
per un museo? Le risposte Koolhaas le fornisce attraverso due parole un lying down skyscraper, cioè un grattacielo senza centro che si
chiave: individualità e effetti cinetici. Individualità nel senso che sviluppa in orizzontale, fatto di spazi che si susseguono in modo
un museo, diversamente da altri luoghi intensamente frequentati da lasciare la massima scelta d’uso, esattamente come un codice a
dal pubblico di massa quali centri commerciali o parchi giochi, barre, realizzato da linee di spessori diversi che si affiancano tra loro
è un luogo dove dovrebbe realizzarsi un rapporto privato con le senza seguire alcun predeterminato disegno geometrico.
opere d’arte attraverso spazi individuali, al limite microcellule, una Per Herzog & de Meuron, infine, un museo non è Disneyland,
per ciascun visitatore. Effetti cinetici nel senso che il paesaggio del né uno shopping mall né un media center. È una sequenza di
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spazi aperti e chiusi, caratterizzati da diverse trasparenze. Quindi materiali inconsueti, involucri di ogni tipo, inaspettate relazioni.
pochissimi effetti speciali, nessuno spazio futurista ma un insieme E anche di introdurre all’interno del dibattito architettonico una
di ambienti realizzati pensando agli artisti e alla loro sensibilità che diversa nozione di paesaggio, in cui architettura e natura giocano
non vuole essere mortificata dal preponderante ego dell’architetto. alla pari sino a confondersi.
La posizione dei due progettisti svizzeri è chiara. Prende atto del Inoltre, grazie alle nuove tecnologie, anche le organizzazioni
diffuso malcontento per l’atteggiamento egocentrico degli architetti, spaziali più complesse possono essere costruite.
sempre pronti a sacrificare le esigenze degli utenti per salvaguardare Ciò permette, proprio in questi anni, la realizzazione di opere
valori disciplinari ai più incomprensibili. Ma, paradossalmente, che in precedenza sarebbero state considerate utopie avanguardiste
giustifica la scelta dei curatori del MoMA che, dovendo decidere e sarebbero rimaste solo sulla carta.
tra Tschumi, Koolhaas, Ito e Taniguchi, alla fine optano per Svincolati dalle regole esoteriche ed astratte della composizione
quest’ultimo che garantirà un prodotto professionalmente e più vicini alla sensibilità del vasto pubblico, questi edifici
ineccepibile, inaugurato nei tempi previsti, nel 2004, con una città incontreranno un notevole successo. E grazie ad essi emergerà
tappezzata di manifesti che recitano: New York is Modern Again. professionalmente una nuova generazione di architetti. Si apre,
insomma, una nuova stagione per l’architettura contemporanea.
2.16 Verso una nuova stagione
La querelle tra forme bloboidali e il quasi nulla, tra barocco
e minimalismo, che caratterizza il periodo intercorrente tra il
1993 e il 1997, permette di portare a termine il lavoro iniziato
dal decostruttivismo, consistente nella liquidazione delle tendenze
architettoniche che, come il neostoricismo o il postmodernismo,
puntavano sulla cosiddetta autonomia cioè al disegno di edifici
secondo le buone regole della composizione, così come tramandate,
sviluppate ed evolutesi nel corso della lunga storia della disciplina.
Infatti, nonostante le loro notevoli differenze, sia i blob che il
minimalismo tendono alla negazione dell’oggetto architettonico.
La prima per trasformalo in un frammento di natura, la seconda
per dissolverlo al suo interno.
La liberalizzazione da ogni regola – che porta a forme che vanno
dalle curve neo-barocche alla trasparenza delle scatole di cristallo –
permette di sperimentare con una libertà mai vista in precedenza
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Parte 4 capitolo 3 spettacolarizzazione della disciplina architettonica,40 Rafael Moneo

A season for masterpieces:


che vede nella produzione di Gehry il più alto esempio di una estetica
dell’individualismo e della frammentazione41 e l’antropologo

1998-2001 basco Joseba Zulaika che, in Crónica de una seducciòn,42 parla di


imperialismo culturale, di un segno della società delle immagini e
dello spettacolo, di un’impostura all’ombra del mondo delle merci.
In effetti, l’intera operazione lascia stupefatti. Per la scelta, da
parte del direttore della Fondazione Solomon R. Guggenheim,
Thomas Krenz, di proporre un museo in franchising, cioè con la
stessa tecnica con la quale si concedono le licenze per realizzare nel
3.1 Il Guggenheim di Gehry a Bilbao mondo i fast food della McDonald’s o di Pizza Hut. E per aver la
A preannunciare un periodo che, a partire dal 1998, vedrà Municipalità evitato, in una città come Bilbao in grave decadenza
la realizzazione di numerose opere di straordinario interesse finanziaria e produttiva, le politiche tradizionali consistenti nella
architettonico, è l’inaugurazione del museo Guggenheim di Bilbao creazione di posti di lavoro nell’industria, per realizzare, invece, un
avvenuta il 19 ottobre 1997. Progettato da Frank O. Gehry, museo in grado di catalizzare beni immateriali, cioè pubblicità e
l’edificio costringe a ripensare l’idea stessa di museo; ciò che non era flussi culturali.
avvenuto né con la blanda ipotesi di risistemazione del Pompidou Vi é, poi, il prodigio di aver dato forma a una scultura irripetibile,
né con l’asettico progetto di ampliamento del MoMA. Il successo composta da migliaia di componenti ognuno diverso dall’altro. Che
è al di sopra di ogni previsione. Sia in termini di affluenza di Gehry realizza, almeno in teoria ( in pratica si opterà per tecniche
pubblico, tanto che nel primo anno di attività il museo totalizzerà più tradizionali) attraverso l’uso di strumentazioni elettroniche
il triplo delle 500.000 presenze previste. Sia di eco di stampa: che veicolano il passaggio di informazioni dai plastici di studio ai
Bilbao, concordano i media, è una costruzione che segna il secolo, disegni esecutivi e da questi alle macchine che automaticamente
una cattedrale dell’arte in grado di competere con il Guggenheim realizzano i componenti dell’edificio. “To built the unbuildable”
di New York realizzato da Frank Lloyd Wright.
A decretare il successo del Guggenheim di Bilbao contribuiscono 40 Peter Eisenman in “Lo spettro dello spettacolo”, Casabella n.673/674
(Dec.1999/ Jan.2000) inizia il suo articolo commentando una affermazione
anche le voci di dissenso. Che trasformano l’opera in un edificio- dello scultore Richard Serra secondo la quale “la Bilbao di Frank Gehry è più
simbolo, emblematico dei mutamenti in atto nel modo di spettacolo che struttura”, pag.85.
concepire, finanziare, costruire e pubblicizzare l’architettura. 41 Ciò emerge, per esempio, nella conversazione di Moneo con William
J.R.Curtis apparsa in El Croquis n.98 (2000), in particolare pagg.21-22.
Tra i più autorevoli, Peter Eisenman che, pur non attaccandolo 42 Joseba Zulaika, Crónica de una seducción:Museo Guggenheim Bilbao
direttamente, intende l’edificio come l’esempio di una eccessiva (Madrid: Editorial Nerea,1997)
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afferma Catherine Slessor sul n.1210 del The Architectural Review. nelle discussioni si perdono però, via via le tracce. A favore di
E Joseph Giovannini su Architecture: “The computer that has made luoghi comuni.
clouds, waves, and mountains scientifically intelligible, and chaos Vediamone alcuni:
science possible, is the same instrument that made Gehry’s tumult Primo: il Guggenheim sarebbe un monumento allo spreco. In
practicable. The building exemplifies the shift from mechanics to realtà, il museo, in linea con i preventivi di spesa, è costato 120
the electronics of our postindustrial age”.43 milioni di dollari, licenza di franchising compresa, con un costo
Il Guggenheim ha il fascino ma anche la volatilità di una per metro quadrato inferiore ad altri musei e di due o tre volte
immagine. Quando si deve descriverlo non resta che affidarsi inferiore al contemporaneo Getty Museum realizzato da Richard
a metafore, anche arbitrarie o infelici, ma che comunque Meier a Los Angeles.
trascendono la materialità dell’oggetto architettonico: è un pesce, Secondo: Bilbao sarebbe il primo edificio del ventunesimo
un fiore, una nave fantasma, un cavolfiore, una nuvola, un corpo secolo, un capolavoro dell’età dell’elettronica. Falso: le potenzialità
in movimento. Non potrebbe essere altrimenti in una architettura dell’elettronica sono ben altre, mentre, di edifici che lavorano
in cui le regole della composizione sembrano sospese, l’esterno non su forme complesse ne sono stati costruiti diversi anche prima
riflette l’interno, non si riscontrano immediate corrispondenze dell’avvento della civiltà dei computer. Se di paradigma elettronico
tra funzione e forma, sono evitati i riferimenti alla tettonica, alla vogliamo parlare è solo per indicare un nuovo atteggiamento
coerenza strutturale, alla logica del costruire. antiseriale gestito attraverso il computer.
È però la facilità con la quale l’edificio si lascia rivestire da queste Terzo: in Gehry il segno prevarrebbe sulla ragione, l’arbitrarietà
immagini che ne garantisce il successo, tanto che è il museo più sulla logica. Tesi inconsistente. Bilbao è il frutto di una razionalità
che le opere contenute ad attrarre il pubblico. E la Fondazione puntuale – spesso non riducibile a formule semplificate – in cui
Guggenheim ha potuto rinunciare, senza defezioni di pubblico, ad ogni decisione è stata valutata in relazione al contesto esterno, alla
esporre anche l’originariamente previsto Guernica di Pablo Picasso. struttura formale dell’edificio, alla scelta dei materiali, al controllo
Bilbao diventa così simbolo della rinascita dell’architettura. Il dimensionale.
segno che un linguaggio dal forte impatto sensuale, frammentato, Sono almeno quattro le sollecitazioni che provengono dal luogo.
complesso, non lineare può finalmente segnare un rinnovato Innanzitutto il Puente de la Salve, una infrastruttura autostradale
rapporto tra pubblico e opera. Per altri è, invece, come dicevamo, intrusiva e sgraziata che attraversa il sito. Gehry lo abbraccia,
prova della definitiva sconfitta. Della caduta dei valori formali nel costruendovi intorno e trasformandolo in un asse portante della
tritacarne dello star system. Trasformato in opera emblematica, composizione: il ponte acquista il fascino di un inserto pop
attraverso la quale provare le proprie tesi, del Guggenheim vero, colorato e dinamico e il museo, altrimenti localizzato lungo una
sola riva, sembra conquistarle entrambe acquistando dimensione
43 Joseph Giovannini “Gehry’s Reign in Spain”, Architecture (Dec.1997),
pag.66 territoriale. La seconda sollecitazione proviene dal fiume Nervión.
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Gehry distende l’edificio in modo che appaia sdraiato lungo il soluzioni spaziali e la diversità delle scelte funzionali, quale, per
suo corso e localizza su questo affaccio la gran parte delle forme esempio, le tre diverse tipologie espositive a cui fanno riferimento
libere ricoperte da squame di titanio: per alludere alla metafora le 19 gallerie che si dipartono dall’atrio: sale classiche, di forma
del pesce o della nave, ma soprattutto per sfruttare i riflessi delle tradizionale per la collezione permanente; spazi poco convenzionali
superfici metalliche sull’acqua. L’opera sembra nascere dalla per lavori commissionati ad hoc agli artisti; un gigantesco loft per
geografia del luogo, esaltandone la sostanza luminosa. La terza le esposizioni temporanee.
invenzione paesistica di Gehry è la torre, un oggetto alto 60 metri Terzo aspetto: i materiali. Motivi pratici giustificano la scelta
senza precisa destinazione funzionale che avvinghia il Puente de la delle minute squame di titanio per rivestire le forme complesse.
Salve e costituisce un richiamo visibile sin dalla lontana piazza del La pietra è di regola adoperata per le superfici squadrate, le vetrate
Municipio: insieme polo e segnale urbano. Quarto accorgimento per mediare gli attacchi, altrimenti irrisolvibili, dei volumi, con la
contestuale è l’integrazione alla città consolidata, attraverso due ali conseguenza che ogni particolare costruttivo, pur in un’opera così
dell’edificio che si aprono in abbraccio, delimitando uno spazio complessa, è facilmente eseguibile. Da qui un livello di finitura
urbano. ineccepibile che valorizza le scelte formali. Pensiamo di contro
Veniamo agli spazi interni: lo schema distributivo é dato da 19 alla deludente esecuzione del museo di Groningen nella parte
gallerie che si dipartono da un atrio centrale che con i suoi 50 metri progettata da Coop Himmelb(l)lau che corre il rischio di far
d’altezza (tanto per fare un paragone: l’atrio del Guggenheim di scadere la dialettica degli spazi immaginati dal gruppo austriaco a
New York è alto 35 metri) diventa fulcro della composizione. Per un confusionario cozzare di forme.
esaltare il quale Gehry pone l’ingresso a un livello inferiore con A Bilbao il titanio brilla, soprattutto lungo il fiume, mentre la
l’antiretorico effetto che per accedere al museo si scendono le scale pietra, utilizzata negli spazi che fronteggiano la città, garantisce la
invece che salirle e realizza una spirale nel cui moto ascendente si continuità con l’impianto urbano. Il corpo di fabbrica colorato blu
localizzano intersezioni, tagli e sovrapposizioni di volumi: da qui la differenzia le funzioni amministrative e ha lo scopo di arricchire
metafora ricorrente del fiore per alcuni, del carciofo per altri. Per e vivacizzare lo spazio pubblico antistante il museo. Una nuova
Gehry l’errore da evitare è l’espansione del Louvre di Pei, il cui atrio sintesi si profila nell’opera di Gehry, i cui lavori precedenti avevano
di ingresso appare come la lobby di un albergo di lusso. Riferimenti oscillato tra forme semplici e statiche contraddistinte ciascuna da
più adeguati sono le spazialità del film Metropolis di Fritz Lang, i materiali, colori e grane diverse e forme complesse e dinamiche
Merzbau di Kurt Schwitters e la spirale wrightiana a New York, realizzate con un unico materiale.
figure tutte che alludono alla complessità urbana. La stessa alla Ed infine il quarto punto relativo agli aspetti dimensionali.
quale, sia pur con esiti diversi, abbiamo visto ispirarsi Bernard Gehry, seguendo la lezione di Frank Ll. Wright fa esplodere gli spazi,
Tschumi, Rem Koolhaas, Toyo Ito nel concorso per l’ampliamento dopo averli prima compressi. E per farne percepire la grandezza li
del MoMA e da cui trae giustificazione anche il pluralismo delle scandisce. Ecco perché gran parte degli ambienti che circondano
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l’atrio, compreso l’ambito di ingresso, sono piccoli e una grande soggiorno delimitato sui quattro lati da vetrate aperte al paesaggio, si
scultura di Richard Serra interrompe l’altrimenti eccessivo sviluppo noteranno due espliciti riferimenti. Il primo è al modello della glass
longitudinale dello spazio dedicato alle esposizioni temporanee. house e in particolare alla Farnsworth di Mies. Il secondo ai lavori
degli architetti radicali Superstudio e Archizoom, che, a cavallo tra
3.2 La casa di Koolhaas a Floriac gli anni Sessanta e Settanta, perseguivano la realizzazione di spazi
Una seconda opera di straordinario interesse della seconda isotropi e aperti nei quali il corpo libero da ogni costrizione, e cioè
metà degli anni Novanta è la casa che Koolhaas realizza a Floriac, non ostacolato da muri, tramezzi o impedimenti di sorta, avrebbe
vicino Bordeaux, Francia (1994-1998). L’opera appartiene alle potuto liberamente muoversi.
realizzazioni in cui l’architetto olandese si confronta con Mies van Mies, Archizoom, Superstudio quindi. Ma come estremo di
der Rohe. La casa di Floriac mostra il suo debito nell’immagine una dialettica di opposti, appunto quella dell’aperto e del chiuso,
esterna – composta da un lungo muro di recinzione cui si del compresso e dell’esploso, del trasparente e dell’opaco, di cui
sovrappone l’abitazione con una loggia aperta al paesaggio coronata non é difficile rintracciare gli antecedenti in tutta la produzione
e sovrastata da una incombente massa muraria – che ricorda la casa precedente dell’architetto olandese. A Villa dall’Ava a Parigi
Riehl realizzata nel 1907 dal giovane Mies a Potsdam, Germania. (1984-91), per esempio, alle vetrate sui quattro lati del soggiorno
Ma il debito è insieme più stringente e meno vincolante di quanto si contrappongono, al piano superiore, i compressi volumi delle
voglia fare apparire l’eclettico architetto olandese. camere da letto. Nelle abitazioni a Fukuoka in Giappone (1988-
La casa di Floriac nasce da una coppia di committenti illuminati 1991), uno scuro muro bugnato tutela la privacy di case a patio
che si dedicano a collezionare arte, che richiedono anche spazi che, però, grazie a coperture svettanti e ondulate, se ne divincolano
idonei alla ridotta mobilità di uno di loro, costretto a muoversi su fluttuando trasparenti verso l’alto. Nella case di Rotterdam,
una sedia a ruote. Olanda (1984-88) e nella villa vicino Amsterdam (1992-1993)
Fedele al proprio metodo di lavoro, che prevede un approccio gli spazi privati si raccolgono intorno a introversi patii, uno dei
teorico ad ogni problema progettuale, l’architetto olandese quali è addirittura protetto da una sorta di ponte levatoio, mentre i
organizza un’opera manifesto. Forse la sua migliore sintesi sul tema pubblici si aprono completamente verso l’esterno.
abitativo. A Floriac differenti, quasi inconciliabili, sono i tre livelli della
La casa di Floriac oscilla tra le polarità del private e dell’un-private, casa: il piano inferiore, con i suoi anfratti scavati all’interno della
che rappresentano rispettivamente lo spazio racchiuso e costretto collina, richiama gli spazi delle caverne; il piano mediano metà al
dell’interiorità e quello trasparente e libero dell’esteriorità. Se si coperto e metà allo scoperto afferma, come abbiamo già visto, il
osserva lo spazio del cortile o l’ultimo piano destinato alle camere principio della priorità del vuoto e della trasparenza sul pieno e
da letto, perimetrato dalla massa muraria e forato da piccoli oblò, l’opaco; il piano superiore vede protagonisti gli spazi frammentati,
la casa appare chiusa in se stessa. Se, invece, l’attenzione si sposta al separati tra loro da tramezzature concepite, a loro volta, secondo due
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opposte strategie: implose in un nucleo centrale nell’appartamento spaziale e, insieme, un moltiplicatore percettivo il cui movimento
dei genitori, esplose sino a rincorrersi tra loro nell’appartamento cambia ogni volta l’architettura della casa.
dei figli. La scelta escogitata da Koolhaas di porre al centro di uno spazio,
Giocata sulle opposizioni – in questo caso tra stabilità e precarietà altrimenti statico, un meccanismo in movimento ha numerosi
– è anche la struttura. La casa colpisce per il suo virtuosismo tecnico: antecedenti, tra questi le strutture degli Archigram incontrati
il grande sbalzo ma anche l’imponente terzo piano che suggerisce all’Architectural Association di Londra. E non poco Koolhaas è stato
l’idea di una grande trave in cemento armato. A questi segni forti si influenzato dal primo progetto del centro Pompidou di Gianfranco
contrappongono particolari inquietanti: i piani leggermente sfalsati Franchini, Renzo Piano e Richard Rogers, che prevedeva una
tra loro che comunicano la sensazione di un’insieme disarticolato, struttura completamente flessibile a piani mobili.
quasi slegato; l’uso di pilastri a sezione diversa (a doppia T, circolare, Il debito verso gli Archigram non si esaurisce nell’invenzione
rettangolare) uno dei quali scarica direttamente nel giardino; la della stanza-ascensore. Lo possiamo rintracciare nella realizzazione
presenza di un tirante che lega al terreno un edificio che altrimenti di puntuali apparati tecnici, che arricchiscono la vivibilità
sembrerebbe spiccare il volo. dell’abitazione. Nulla, suggerisce Koolhaas, deve essere dato per
Sempre per differenze e opposizioni è operata la scelta dei soffitti scontato. Ogni desiderio può diventare il pretesto per un’invenzione
e pavimenti grazie all’uso di alluminio, malta di resine, cemento formale. È il caso dei binari elettrificati lungo i quali sono appesi
a faccia vista e dei rivestimenti dove si alternano pareti di diversi i quadri che, così, possono essere trasportati anche sulla terrazza e
colori e grane. apprezzati en plein air, o della porta a vetro motorizzata sul lato
Vi è poi la differenza tra la scala che porta all’appartamento dei nord lunga oltre otto metri che si sposta di oltre undici.
ragazzi e la piattaforma elevatrice che collega i due piani inferiori Vi è, inoltre, nella casa di Floriac, così come in tutte le opere
con l’appartamento dei genitori. La scala è a pianta circolare ed dell’architetto olandese, la consapevolezza che ogni forma, per
è inaccessibile alla sedia a ruote, quasi a sottolineare l’autonomia quanto consolidata, può cedere il posto a un’altra, inusuale, che
dei figli dai genitori. La piattaforma elavatrice é a pianta rappresenta la corretta soluzione al problema. Alle tradizionali
quadrata ed è il mezzo attraverso cui si concreta l’accessibilità finestre sono preferiti gli oblò che non intaccano la compattezza
dell’abitazione:artatamente sovradimensionata, è però più che un del muro ma, nello stesso tempo, collocate nei punti opportuni,
semplice mezzo di collegamento verticale. È una stanza che permette garantiscono sfondamenti prospettici e visuali. E al sistema trilitico
al proprietario di vivere in uno studio mobile e localizzabile, ne é preferito uno più complesso a contrappesi che, scaricando le
secondo le esigenze, accanto alla cucina, al soggiorno o nella zona forze nella parte centrale della struttura e all’esterno del volume
notte. Ma in questo caso l’ascensore è qualcosa in più di un artificio costruito, riduce drasticamente il numero dei pilastri all’interno del
tecnico, è una macchina che garantisce il compenetrarsi di punti di soggiorno.
vista continuamente mutevoli. Insomma uno strumento di libertà Non è difficile, nel gioco delle invenzioni formali, rintracciare
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anche un repertorio di citazioni. Le sezioni circolari, rettangolari Il progetto dello Jewish Museum ha una storia che risale al 1988.
e a doppia T rimandano ai pilastri utilizzati dai protagonisti del Gli oltre dieci anni che trascorrono tra la redazione del progetto
movimento moderno. Il binario elettrificato è un evidente omaggio e l’esecuzione, stemperano solo in piccola parte il carattere di novità
alla Maison de Verre di Pierre Chareau. La vetrata motorizzata della proposta, certamente antagonista rispetto alle contemporanee
richiama la casa Tugendhat di Mies van der Rohe. E il muro a scelte culturali berlinesi. Ricordiamo, infatti, che tra il 1988 e il
groviera scandito da sequenze di oblò, anche strombati, è ripreso 1989 ancora operava l’IBA, la cui filosofia perseguiva la salvaguardia
dalla New Babylon di Constant e allude al mito modernista del del tessuto storico urbano e delle tipologie edilizie tradizionali e i
transatlantico e, insieme, alle bucature postrazionaliste e brutaliste cui incarichi più rappresentativi erano affidati ad Ungers, Rossi,
di Ronchamp, sia pure organizzate secondo la logica della finestra Gregotti, Krier, Grassi e a Stirling. Disegnato nel 1988, nello
in lunghezza. stesso anno in cui Libeskind è invitato a partecipare ala mostra
Intensamente programmatica, la casa di Floriac nulla concede Deconstructivist Architecture, il museo ne risente il clima: geometrie
ai sentimenti e al mito della domesticità. L’estetica, suggerisce disarticolate, spazi frammentati, dettagli stridenti, materiali di
Koolhaas, ha poco a che vedere con la psicologia intesa in senso produzione industriale. E a un approccio decostruttivista allude
intimista. Sono i rapporti tra lo spazio e il corpo e le interrelazioni anche il titolo “Between the Lines” che fa riferimento al motivo
tra l’interno e l’esterno che fanno in modo che l’oggetto funzioni: di una linea a serpentina intersecata da una rettilinea. La prima
“This house” ha affermato il committente “has been my liberation”. corrisponde alla forma a zig zag degli ambienti espositivi, la seconda
è un taglio longitudinale che scava la serpentina, creando alcune
3.3 Il museo ebraico di Libeskind a Berlino corti interne impraticabili che rappresentano simbolicamente
Il 25 gennaio del 1999, a poco più di un anno dall’apertura del lo spazio vuoto lasciato dall’Olocausto. Accanto all’edificio una
Guggenheim, si inaugura a Berlino il museo ebraico di Daniel struttura in cemento, la Torre dell’Olocausto, cava anch’ essa, e un
Libeskind. L’impressione che suscita l’opera non è minore di quella giardino artificiale, l’Hoffmann Garden, composto da 49 prismi
del museo di Gehry. Folle di curiosi visitano l’edificio, ritenuto più inclinati in cemento, al cui interno sono rinchiusi altrettanti alberi.
importante degli oggetti esposti che, oltretutto, non si è fatto in Altamente retorica, l’opera è costruita a partire da direttrici
tempo a allestire per l’inaugurazione. Una crescente euforia circola che traducono in linguaggio spaziale temi, simboli, geografie
nella comunità degli architetti. Dopo i terribili anni settanta e e vicissitudini dell’ebraismo e, in particolare, della storia della
ottanta si ha, finalmente, la consapevolezza che l’architettura stia comunità berlinese, prima dello sterminio nazista.
vivendo un periodo particolarmente felice, segnato dalle opere di Vi è innanzi tutto una corrispondenza tra le forme del progetto
quello che è un nuovo fenomeno culturale e sociologico, lo Star e i luoghi di residenza degli intellettuali ebrei a Berlino. Vi è il
System con personaggi del calibro di Foster, Koolhaas, Hadid, riferimento al Moses und Aron di Arnold Schömberg e al tema
Rogers, Piano, Nouvel, Fuksas, Calatrava, Herzog e de Meuron. dell’impossibilità del dire. Vi sono poi intersezioni tra il progetto e la
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lista dei deportati registrati nei Gedenkbuch, i libri che contengono Ma se il Jewish Museum è un capolavoro, non lo è solo per le
in ordine alfabetico nomi, data di nascita, data di deportazione, esoteriche corrispondenze tra simboli e eventi. Lo è soprattutto per
luogo di sterminio. E, infine, si riscontrano corrispondenze con la aver sintetizzato il tema dell’Olocausto nell’inusitata immagine di
Berlino evocata da Walter Benjamin nel libro Einbahnstrasse (One un edificio fortezza nel cui interno si susseguono percorsi continui,
Way Street). privi di soste che costringono a un incedere senza pausa, senza
Tutti questi nessi, ermeticamente descritti negli scritti e nei meta. Sono i tre cunicoli che al piano seminterrato si intersecano,
disegni di presentazione dell’opera, sono però oscuri. Ma forse formando quasi un labirinto e gli spazi-corridoio dei piani superiori
è proprio questo il fascino e il segreto del gioco. Sappiamo che dedicati alle esposizioni. È un atteggiamento diverso da quello
Libeskind, come uno sciamano, ha svelato – o forse, sarebbe meglio sperimentato da Gehry a Bilbao, imperniato sulla avvolgente
dire, costruito – corrispondenze. Sappiamo che tali corrispondenze ma stridente centralità dell’atrio. Qui lo spazio non è metafora
tra gli indirizzi, Schömberg, Benjamin, la stella, sono arbitrarie per il della città, ma dell’incedere di un popolo. E, per metonimia, del
buon senso ma, nello stesso tempo, necessarie per l’immaginazione pellegrinare dell’uomo. cioè, della sua condizione esistenziale. Del
poetica. E proprio per questo ne restiamo affascinati e accettiamo suo essere nella storia.
di destrutturare le ferree categorie dell’intelletto per prefigurarci un La “raum”, cioè la stanza, il luogo dello stare e dell’esserci direbbe
universo fisico e metafisico più complesso che sentiamo o speriamo Heidegger, non esiste più. Ha ceduto il posto al “mauer”, cioè al
di intuire come nostro. muro che delimita un percorso, predetermina una traiettoria e
Vengono alla mente le riflessioni di Carl Gustav Jung sulla prefigura una condizione di nomadismo.
sincronicità, cioè sulla capacità degli uomini di collegare, in un Nel museo di Libeskind questi concetti non sono accennati o
unico discorso, fenomeni diversi, non legati da nessi di apparente risolti mediante allegorie. Sono tradotti in una esperienza spaziale
casualità, ma in realtà compresenti nella struttura profonda della che investe innanzi tutto il corpo. E tutti gli altri sensi: la vista,
storia e del nostro io. E le lezioni poetiche dei maestri con i quali il tatto, l’udito chiamati a rendere conto, mediante il passaggio
Libeskind ha scelto di confrontarsi: da John Hejduk, suo professore dal buio alla luce, dal caldo al freddo, dal trambusto al sordo
alla Cooper Union, ad Aldo Rossi, che ordina tramite la memoria silenzio, della nostra condizione esistenziale. Così quello che sulla
struggenti e disarticolati frammenti, sino a Peter Eisenman, carta poteva apparirci come una semplice costruzione mentale, la
inguaribile mistico di una Assenza – che è il modo attraverso cui, viviamo come una esperienza del corpo.
secondo una certa tradizione religiosa e filosofica, all’uomo è dato
entrare in contatto con l’Essere – ritrovata svuotando le forme 3.4 Il KKL di Nouvel a Lucerna
dei loro usuali significati. E infine lo scritto di Jeffrey Kipnis sulle È nel 1999 che, con l’apertura dell’ala destinata a esposizioni museali,
“Forms of irrationality” che teorizza la sovrapposizione di universi Nouvel completa il Centro Culturale di Lucerna (KKL), Svizzera, un
di discorso diversi come scappatoia alla banale retorica del costruire. progetto che si era aggiudicato, a seguito di concorso, nel 1989.
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L’edificio si caratterizza per una slanciata copertura di oltre dello spazio urbano di Lucerna – l’edificio, dal suo interno, si apre
12.000 mq., posta a quota 23 m. rispetto al livello del lago sul al lago con una grande terrazza panoramica che si affaccia su tutta
quale l’edificio prospetta. La copertura, che aggetta con uno sbalzo la regione. Segno che, anche in questa epoca caratterizzata dalla
di 45 metri sul lato lago, ha innanzitutto la funzione di sottolineare artificialità è possibile fare i conti in modo creativo con la natura.
le valenze paesistiche dell’edificio collocandolo lungo la linea
d’orizzonte, e, insieme, di conferire unità visiva ai diversi volumi che 3.5 The Unprivate house
ne articolano il programma funzionale: una grande sala da concerti Luglio 1999: al MoMA di New York inaugura la mostra The Un-
per 1840 posti, un auditorium, un museo e numerosi spazi destinati Private House. Esposte ventisei abitazioni realizzate da altrettanti
alla ristorazione. Realizzata in rame, con un intradosso rivestito di architetti. Alcuni già affermati quali Rem Koolhaas, Bernard
pannelli in alluminio, la copertura diventa anche uno schermo Tschumi, van Berkel & Bos, Herzog & de Meuron, Steven Holl;
su cui si riflette il lago, producendo un effetto di smaterializzante altri sulla via di diventarlo quali MVRVD, Guthrie+Buresh, Hariri
che vagamente ricorda quello della Fondazione Cartier di Parigi, & Hariri, Preston Scott Cohen, Shigeru Ban. La scelta è di puntare
mentre, allo stesso tempo, delimita idealmente un grande spazio l’obiettivo sulle abitazioni private. Il perché è spiegato dal curatore
sottostante, l’Europaplatz, popolato di attività all’aperto. L’edificio, Terence Riley nel saggio introduttivo del catalogo: sono spesso
infatti, pur dandosi come un insieme di spazi interni è pensato come i singoli proprietari che, nel costruirsi la loro casa, si affidano a
esterno: un oggetto così fortemente radicato al luogo, che avrebbe progettisti innovativi e per primi anticipano e sperimentano
dovuto essere posto addirittura sopra il lago. Di fronte al diniego i cambiamenti che dovranno avvenire nella società. Quindi è
da parte delle autorità di Lucerna, Nouvel ha optato per far entrare facile prevedere che dall’analisi delle ventisei abitazioni si possano
l’acqua – e quindi i suoi riflessi luminosi – all’interno dell’edificio intravedere tendenze se non altro in via di formazione. Quali?
con dei canali disegnati in modo tale da individuare le diverse zone Innanzi tutto, la messa in discussione della concezione tradizionale
funzionali che, seguendo il disegno più semplice possibile, sono della casa intesa come ambito privato, isola di tranquillità, antitesi
poste in batteria, una in successione all’altra, seguendo quella logica alla caoticità dello spazio urbano. I progetti presentati, invece,
additiva che Koolhaas ha più volte teorizzato. A rendere complesso sembrano puntare alla realizzazione di un organismo permeabile alle
l’edificio non è infatti il programma funzionale quanto la diversa sollecitazioni che provengono dal mondo esterno. La commistione
materialità degli spazi, con grane e colori specifici che variano dalle è anzitutto visiva e avviene attraverso grandi vetrate. Ma sin qui
griglie metalliche grigio argentee delle zone di servizio al blu e non ci sarebbe granché di nuovo: basta pensare alle case di vetro
rosso fiammante dei pannelli di rivestimento delle zona destinata di Pierre Chareau, di Mies Van der Rohe, di Philip Johnson o
alla Concert Hall. Disegnato come un frammento di landscape alle evanescenti palazzine di Connel, Ward e Lucas rifiutate negli
ecologico-metropolitano – la sua forma sembra studiata per essere anni trenta dagli abitanti perché troppo trasparenti. Vi è, poi, un
vista da alcuni punti di osservazione individuati ad hoc all’interno complesso coinvolgimento con i media che proiettano all’interno
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delle mura domestiche lo spazio degli eventi esterni e trasformano cessava di ricordare l’importanza della privacy, George Orwell
l’edificio in una macchina rice-trasmittente in grado essa stessa di ammoniva contro i pericoli del Grande Fratello e Edith Farnsworth
produrli. È il caso del progetto di Hariri & Hariri che introduce subiva la casa di vetro di Mies van der Rohe, oggi viviamo un
presenze virtuali: siano queste i cuochi pescati da internet che mondo dove la messa in scena della propria esistenza è accettata e
aiutano nella preparazione dei cibi o gli ospiti con cui trascorrere le a volte auspicata. Basti pensare alla tranquillità con la quale si parla
serate; mentre all’esterno vi sono pannelli a cristalli liquidi sui quali al telefonino di fatti privati in luoghi pubblici, al successo delle
costruire immagini generate dal computer. trasmissioni che mettono in piazza eventi anche intimi, al guardare
Oppure, come nel progetto di Frank Lupo e Daniel Rowen, gli e all’essere guardati mentre si percorrono strade, piazze o centri
schermi dei televisori sono collocati in modo tale da poter essere commerciali. Voyeurismo e narcisismo sembrano nuove dimensioni
visti da qualsiasi punto della casa per permettere agli abitanti, che dell’uomo metropolitano e sono sicuramente un aspetto, non
lavorano nel mondo finanziario, un rapporto costante con i mercati necessariamente negativo, da considerare nella progettazione degli
borsistici. O, ancora, come nell’inquietante progetto di Diller + spazi, anche residenziali.
Scofidio, una telecamera esterna registra, dopo averne selezionato Secondo: la famiglia tradizionale, quella per capirci composta
le inquadrature, il paesaggio che poi proietta su finestre virtuali. da due genitori e almeno altrettanti figli, è diventata minoritaria.
E, infine, il lavoro di Herzog & de Meuron per la villa museo di Crescono il numero dei single e delle famiglie atipiche: coppie
un collezionista di media dove quasi tutte le pareti perdono la loro senza prole, persone sole con un figlio, amici conviventi, coppie
materialità per diventare schermi di proiezione. omosessuali. Per questi nuovi nuclei sociali, caratterizzati da modi
Insieme all’uso dei creativo dei media, si registra, infine, un di vita più informali, spesso dinamici e in ogni caso maggiormente
accentuato processo di disgregazione tipologica con ambienti proiettati verso il mondo esterno, hanno poco senso suddivisioni
permeabili e non segmentati. Vi è conseguente scarso interesse per gerarchizzate e cubicolari degli spazi.
la suddivisione degli spazi interni in camere destinate a funzioni Afferma uno dei ventisei progettisti, Mack Scogin: “there are
specializzate e per la netta distinzione degli spazi in zone private e no rooms, just situations”. Conseguentemente la tipologia più
pubbliche. E vi è, a livello urbanistico, l’abbandono dell’approccio appropriata sembra diventare quella del loft, l’unico ambiente
monofunzionale tipico dell’ideologia dello zoning con schermato da partizioni mobili. E anche nei casi in cui la
l’introduzione anche all’interno dell’abitazione di zone destinate al distribuzione sia ancora fondata sulla individuazione di specifici
lavoro e alla produzione. ambienti questi si compenetrano tra loro realizzando un continuum:
Quattro fenomeni, di rilevante portata sociale, hanno blurring, come dicevamo prima, e flessibilità sono le parole chiave
determinato il fenomeno della un-private house. della nuova architettura.
Primo: una cultura più disincantata nei confronti della Terzo: l’introduzione su vasta scala, grazie alle nuove tecnologie,
trasparenza. Se Frank Lloyd Wright – rileva Terence Riley – non del lavoro a casa. Se prima erano pochi professionisti che
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affiancavano abitazione e studio, oggi grazie ai personal computer Eisenman, van Berkel & Bos, Greg Lynn, Stephen Perrella, Foreign
e alla telematica, è possibile trasformare qualunque scrivania Office Architects; dall’altro Rem Koolhaas, Toyo Ito, Waro Kishy,
in una succursale dell’ufficio. Da qui l’interesse per il telelavoro Kazuyo Sejima, Bernard Tschumi, Shigeru Ban. I primi lavorano
e le proposte il cui obiettivo, come nel caso di alcuni progetti in su superfici plastiche gestendo forme strutturalmente ambigue
mostra, é il miglioramento della qualità del microambiente di vita e dove è difficile individuare il dentro dal fuori, il sopra dal sotto, il
la gestione all’interno dell’alloggio di attività lavorative complesse. volume dalla superficie e dove sono privilegiate le interconnessioni
Quarto: vi è una minore attenzione al simbolismo della casa, piuttosto che le chiare distinzioni spaziali. L’architettura è per
intesa come rifugio e protezione dal mondo esterno. E una certa loro una pelle continua, avvolgente, sensibile, che eventualmente
insensibilità nei confronti della retorica del focolare che porta i può essere resa intelligente attraverso sensori elettronici. E può –
progettisti ad un programmatico brutalismo che può spingersi sino pensiamo alle case sperimentali di Greg Lynn – essere prodotta
alla dichiarata insensibilità per gli aspetti psicologici e funzionali industrialmente variandone la forma in relazione ai desideri degli
legati al concetto di domesticità. Afferma il critico Herbert acquirenti. Esattamente nel modo in cui oggi un paio di scarpe
Muschamp: forse al giorno d’oggi occorre progettare “a shelter from Nike è realizzato su misura attraverso un processo interattivo di
shelter”, cioè un rifugio che ci protegga dall’idea della casa-rifugio. scelta.
Si rispolvera così una tradizione che ha dei precedenti nell’asettica La seconda tendenza si muove all’interno della scatola e non è
ideologia formale di parte del movimento moderno ma che, nel suo estranea alle tendenze neo-moderniste e minimaliste, magari riviste
snobismo esclusivista, ha un sicuro riferimento nella House n.6 di attraverso la sperimentazione di nuovi materiali da costruzione.
Peter Eisenman, un progetto realizzato nel 1975, dove la sublimità Appartiene alla prima tendenza la Möbius House (1993-1998)
degli spazi è direttamente proporzionale alla loro scarsa fruibilità. realizzata da van Berkel &Bos (UN-Studio). Ne abbiamo già
È questo, per esempio, il caso delle abitazioni di Shigeru Ban, accennato nel capitolo precedente: è una residenza nei dintorni
l’immagine di una delle quali è proposta alla mostra del MoMA, di Amsterdam, disegnata per una coppia di professionisti che la
nelle quali l’arredamento è pressoché bandito, i muri scompaiono e utilizzano anche come sede della loro attività lavorativa.
anche gli igienici sono lasciati in vista in nome della openesess and Puntuali le loro richieste. Innanzitutto di inserimento
freedom della vita contemporanea. nell’ambiente naturale, di eccezionale valore soprattutto in
considerazione della vicinanza di un bosco e di un corso d’acqua.
3.6 Möbius House Realizzare, poi, una costruzione con un nucleo abitativo
Da un punto di vista formale, come afferma Riley nella tradizionale composto da spazi di soggiorno e camere da letto;
introduzione al catalogo, due tendenze si fronteggiano: una punta due uffici separati tra di loro, uno per ciascun componente della
sulle forme bloboidali; l’altra sulle prismatiche. Se volessimo coppia; un appartamento per ospiti autosufficiente e indipendente;
dividere in due gli schieramenti potremmo collocare da un lato Peter un garage per due automobili.
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Prevedere, infine, spazi a sufficienza per ospitare la collezione di Occorre però osservare che nonostante la novità del ricorso a una
opere d’arte, in prevalenza quadri del gruppo CoBrA. geometria complessa quale il nastro di Möbius, in realtà UN-Studio
Il metodo di lavoro che Bern van Berkel e Caroline Bos adottano semplifica il disegno curvo e continuo per un disegno spigoloso
per dare forma alle richieste del committente è stato da loro già che si discosta dalla logica delle hypersuperfici, mentre molto
messo a punto in numerosi progetti precedenti e teorizzato, a ricorda le forme frammentate del decostruttivismo. Connie Van
partire da considerazioni tratte dalle riflessioni di Gilles Deleuze Cleef sull’Architectural Review, cogliendo questa contraddizione,
sulle Abstract Machines. Consiste nel rifiutare a priori modelli o esprime le sue perplessità: “Although the interlocking edges of the
tipologie consolidate dalla tradizione. Viene, invece, organizzato un Möbius strip suggest the formal organization of the building, the
diagramma piuttosto complesso delle funzioni e delle interrelazioni mathematical model is not literally transferred to the architecture.
richieste, e sulle base di questo approntata una forma ad hoc, di The angular, jutting geometries bear little physical resemblance to
alto valore metaforico, tale da rappresentare nello spazio proprio the smooth Möbius curves …. Its complex, fragmented form has
la particolarità del problema analizzato. In questo caso è la Möbius more in common with an inhabitable sculpture or Expressionist
strip – cioè un nastro piegato a forma di 8, che é insieme volume film set and its stark materiality and spatial perversions do not
chiuso e superficie aperta, interno e esterno, oggetto delimitato e conform to conventional notions of gentle, informal domesticity”.45
insieme di luoghi che quasi si inseguono tra loro – che rende con Di parere diverso Joseph Giovannini: la casa è un’architettura di
l’immediatezza della propria immagine la volontà di interrelazione grande intensità poetica: “Van Berkel & Bos simultaneously creates
tra spazio domestico e ambiente naturale, il desiderio di autonomia complexity and difference within a unifying gesture”. Continua il
della coppia e ordina il flusso delle funzioni che si susseguono critico: “The firm is thus taking a philosophical stand at the edge of
all’interno dell’abitazione nel corso delle 24 ore. current theoretical debates: The world is complex, yes, and perhaps
La Möbius house provoca un immediato interesse. Bart Lootsma even beyond comprehension, but there is an underlying order”.46
su Domus44 apprezza il metodo di van Berkel & Bos a tal punto da
contrapporlo a quello di Koolhaas: quello diagrammatico dei primi 3.7 A Dutchness in the State of Architecture
consentirebbe di mettere in luce le peculiarità di ogni singolo caso Nel 1998 si svolge all’Architectural Association un simposio.
mentre l’approccio tipologico del secondo porterebbe inevitabilmente Il titolo “Is there a Dutchness in the State of Architecture?” è
alla costituzione di oggetti seriali. E L’Architecture d ‘Aujourd’hui ne emblematico del crescente interesse per quello che oramai viene
illustra i presupposti concettuali in un lungo articolo di Axel Sowa: segno definito il fenomeno olandese. Un fenomeno stimolato da una
che il metodo diagrammatico viene visto con crescente interesse anche da congiuntura economica particolarmente favorevole e, insieme, dalla
personaggi che si muovono in aree culturali diverse da quella olandese.
45 Conie van Cleef, “Radical Domesticity”, The Architectural Review n.1231
44 Bart Lootsma, “Möbius one-family house, ‘t Gooi, The Netherlands” in ( Sept.1999), pag. 48-50.
Domus n.814 (April 1999), pagg. 40-49.. 46 Joseph Giovannini, “Infinite Space”, Architecture ( March 1999), pag.102
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volontà politica di valorizzare talenti, creatività ed energie giovanili. riferimento alle teorie della complessità e dei sistemi, non sempre si
E che già rispetto al 1996, quando era stato preannunciato dalla ispira all’estetica delle pieghe e dei blob.
rivista l’Architecture d’Aujourd’hui, può vantare un certo numero Anzi, in numerosi casi l’obiettivo è una certa riduzione formale
di realizzazioni di qualità che esercitano un notevole influsso sul che ha non pochi punti di contatto con il nuovo stile internazionale
dibattito architettonico. Tra queste, solo per citarne alcune, la che si sta delineando in molte altre realtà occidentali, a partire dalla
Möbius House disegnata da van Berkel & Bos di cui abbiamo riscoperta e rielaborazione del minimalismo avvenuta nei primi
appena parlato, il Minnaert Building a Utrecht, Olanda (1994- anni novanta. È quanto sostiene, per esempio, Hans Ibelings con
1998) di Niutelings Riedijk Architecten, la Delft Polytecnic Library un libro nel quale descrive il Supermodernism,47 che si caratterizza
a Delft, Olanda (1993-1998) di Mecanoo, la Police Station a Boxtel, per il superamento del romanticismo simbolista post-moderm e
Olanda (1994-1997) di Wiel Arets, i WOZOCO’s apartaments decostruttivista. Gli architetti che si possono ascrivere a questa
for Elderly People ad Amsterdam (1994-1997) e Villa VPRO a tendenza non propongono significati nascosti che stanno dietro le
Hilversum, Olanda (1993-1997) di MVRDV. Per Bart Lootsma, cose, veicolando attraverso immagini forti concetti estranei alla sfera
il successo olandese risiede nella capacità di muoversi in sintonia architettonica. Ma cercano di lavorare sull’esistente “at the service
con quella seconda modernità�, che caratterizza l’organizzazione of modernization which is currently most visible in the process of
del mondo nell’epoca della globalizzazione. Ciò comporta da un globalization” e in questo modo rassomigliano “to the least phase of
lato l’abbandono del mito romantico dell’architetto genio che modernism, during the 1950s and 1960, when there was a strong
vuole controllare il processo dal primo schizzo all’ultimo dettaglio, tendency to accept prevailing conditions as inescapable facts”.48
e dall’altro l’approntamento di strumenti flessibili che consentono Da qui forme logiche ed efficaci e un atteggiamento realistico che
di dare una risposta soddisfacente alle numerose richieste dei porta anche all’accettazione delle complesse realtà metropolitane
soggetti coinvolti in un’opera edilizia: dal politico al costruttore, che caratterizzano la nostra epoca, viste non più come stimoli
dal committente al fruitore. per operare rivoluzioni stilistiche ma come situazioni concrete da
La forma, seguendo il precedente di Koolhaas, non è mai il migliorare attraverso interventi puntuali.
presupposto, ma un prodotto finale che trova giustificazione solo a Se a caratterizzare l’approccio olandese è da un lato quella che,
partire da un ragionamento logico – paradossale quanto si vuole – che più tardi, sarà definita da Hans Ibelings con il termine di extreme
l’ha sostanziato. Così come avviene nell’architettura diagrammatica logic, dall’altro è un modo di progettare che porta alla costituzione
di van Berkel e Bos o di MVRDV i quali organizzano grandi moli di un artificial landscape, in cui si annullano le divisioni tra natura
di dati sotto forma di figure geometriche bi e tridimensionali, detti
datascapes, e a partire da questi organizzano l’iter progettuale. 47 Hans Ibelings, Supermodernism. Architecture in the Age of Globalization
(Rotterdam: NAi Publishers 1998). Enlarged edition (Rotterdam: NAi Publishers
Ciò porta a una architettura che produce immagini innovative
2002).
e a volte geometricamente non banali e che, sebbene faccia diretto 48 Hans Ibelings, Supermodernism, enlarged edition, pg.134.
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e artificio, tra oggetto architettonico e contesto circostante. Alle e parcheggio – che evita di porsi come emergenza ma si connette
radici di questo approccio vi è una cultura che da sempre ha visto quasi senza soluzione di continuità con il tessuto urbano, offrendo
il paesaggio come frutto dell’azione progettuale dell’uomo e che alla città, a livello della copertura, un incantevole suolo artificiale
quindi– diversamente da altre, dove la costruzione è vissuta come attraverso il quale guardare il porto. Mentre all’interno, grazie a
un atto di violenza alla natura – non ha mai pensato ai due termini uno studio maniacale sulle sezioni e sulle strutture ( ne sono state
come antitetici. Ma vi è anche una nuova condizione che porta gli disegnate oltre cento, tra loro diverse) si offre come un accogliente
olandesi a vivere l’intero territorio come se fosse un’unica realtà e articolato spazio non privo di ascendenze catalane.
metropolitana e quindi a percepirlo come uno spazio frammentato
dove si passa repentinamente dalla città alla campagna. Come 3.8 Paesaggio e nuovi linguaggi
afferma Adriaan Geuze: “as an addictive sequence of events”.49 Nel settembre del 1997, Bruno Zevi affronta il tema delle
A generare, infine, l’artificial landscape è il metodo logico di implicazioni formali di un rinnovato rapporto con la natura
progettazione, in cui la forma non ha un valore oggettuale ma organizzando il convegno Paesaggistica e linguaggio grado zero
relazionale. E che quindi evita gli oggetti scultorei in sé e per sé dell’architettura. Un’architettura che diventa paesaggio deve,
conclusi, per collegare in un unico organismo formale tutti i fattori secondo il critico italiano, liberarsi dalla retorica dei linguaggi
in gioco e in primis l’edificio con il proprio contesto. Tra gli esempi artistici già codificati per attingere a ciò che il semilogo Roland
più riusciti di artificial landscape vi è la Delft Polytecnic Library Barthes, sin dagli anni Cinquanta, ha indicato come grado zero, cioè
a Delft, Olanda (1993-1998) dove la copertura dell’edificio è un un parlare non artificioso, essenziale privo di inutili aggettivazioni.
piano inclinato verde in cui gli studenti possono studiare all’aperto, Se ciò effettivamente si realizza negli anni a seguire è però
il Dutch Pavilion per l’Expo di Hannover, Germania, di MVRDV difficile da dire. Certo è che nella seconda metà degli anni novanta
(2000) in cui alberi e cespugli entrano ai vari piani dell’edificio e maturano una notevole pluralità di proposte di costruzione di
i Secret Gardens a Malmö, Svezia (2000-2001) di West 8 dove la un nuovo paesaggio, molte delle quali sviluppano ricerche che
vegetazione è organizzata secondo i principi della costruzione di abbiamo già visto emergere negli anni precedenti. Tra queste sei
edifici multipiano. tendenze sembrano le più interessanti.
Lungo la linea olandese della landscape architecture si muovono
i lavori del gruppo Foreign Office Architects (FOA), i cui partner A - Paesaggio organico
sono Alejandro Zaera Polo e Farshid Moussavi. Il loro capolavoro, il Per James Cutler occorre ritornare a un atteggiamento ecologista
terminal del porto internazionale di Yokohama (1995-2002) è una di tipo tradizionale: “prima la natura e poi l’architettura”. Da qui
struttura lunga oltre cento metri su tre livelli – copertura, terminal edifici che si sviluppano lungo la direzione orizzontale, sono coperti
49 Adiaan Geuze, “Acceleratine Darwin”, in: Hans Ibelings (editor), The
dal verde e usano materiali naturali, soprattutto il legno, seguendo
Artificial Landscape, pag.254. le indicazioni già prefigurate da architetti quali Obie Bowman,
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autore della Brunsell residence, Sea Ranch, California (1987) una 1999) realizza due opere che, pur non rinunciando a denunciare la
affascinante casa che tende a mimetizzarsi con il contesto naturale loro presenza, riescono a inserirsi, anche grazie al loro andamento
nel quale è inserita. orizzontale, nel paesaggio del west americano.
Meno mimetiche, ma non meno organiche, sono le ricerche di
integrazione tra architettura e paesaggio degli australiani Glenn B - Paesaggio post organico
Murcutt e Sean Godsell, e dell’americano William Bruder. Vi è poi un approccio che nasce da matrici organiche o
Autore di raffinate quanto leggere case unifamiliari di sapore espressioniste ma attinge alle moderne tecnologie e al loro
modernista, che nel 2002 gli varranno l’assegnazione del premio immaginario formale. Sviluppato soprattutto in area tedesca, si
Pritker, Murcutt realizza strutture essenziali pensate per entrare caratterizza, come nei progetti di Thomas Herzog, con edifici che
in osmosi con l’esuberante natura australiana e, anche quando non esitano a ricorrere a nuovi materiali da costruzione e/o alla
propone interventi dimensionalmente più consistenti quali re-ingegnerizzazione di sistemi costruttivi di tipo tradizionale. A
l’Education center, West Camberra, New South Wales, Australia caratterizzare la produzione dell’architetto, il cui studio ha sede a
(1999) lo fa esercitando il minimo impatto sull’eco-sistema locale, Monaco, è, come nota Peter Buchanam, la consapevolezza che: “in
seguendo l’andamento delle linee del paesaggio, adoperando sustainable architecture forms owes more to architects who question
materiali naturali, curando i dettagli costruttivi e non smarrendo accepted practices and reorientate their work using scientific
mai il corretto rapporto di scala che lega l’utente, l’edificio e lo knowledge, than to the fireworks of self-appointed avantgardists
spazio circostante. Si muove in direzione simile Sean Godsell il who disguise old technology in spectacular new clothes”. Da qui
quale, per meglio inserire l’architettura nel contesto, elimina le nel 1996 la pubblicazione del libro Solar Energy in Architecture
rigide divisioni tra interno e esterno ricorrendo all’uso di grigliati in and Urban Planning. Tra le realizzazioni più interessanti di Herzog
legno o in ferro arrugginito nella casa a Kew, Melbourne, Australia ricordiamo il padiglione per l’Expo 2000 ad Hannover, Germania
(1996-1997) e nella casa Carter Tucker a Breamlea, Victoria, (1999-2000) una struttura sostenuta da esili pilastri di disegno
Australia (1998-2000). organico che incarna il principio della performance form, cioè di
Anch’egli autore di raffinate case unifamiliari, il californiano una conformazione non predeterminata da idee a-priori ma che
Bruder rinnova, con forme e materiali contemporanei, la tradizione nasce dalla risposta logica ai problemi posti dal progetto e dal
organica. contesto, soprattutto naturale.
La Central Library a Phoenix, Arizona, completata nel 1996, Vi sono poi i progetti di Günter Behnisch & Partner, l’altro
dialoga con le mesas di Monument Walley, grazie alle gigantesche importante studio tedesco impegnato sui temi della sostenibilità.
pareti, curvate in una direzione e ondulate nell’altra, ricoperte in Rappresentano il logico svolgimento di una attività che già dai
rame. Mentre con la Library a Jackson, Wyoming (completata nel primi anni settanta, con il parco sportivo a Monaco di Baviera,
1998) e con l’Art Museum a Scottsdale, Arizona (completato nel Germania (1972), realizzato con Frei Otto in occasione dei giochi
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olimpici, ha portato Behnisch a sperimentare l’uso di strutture Gli edifici del duo francese François Jorda e Gilles Perraudin
leggere e innovative. E che negli anni ottanta ha anticipato, per puntano anch’essi a conciliare le nuove tecnologie con la ricerca di
poter meglio articolare l’edificio all’interno del contesto naturale, un nuovo paesaggio sostenibile.
l’estetica della decostruzione e della landform architecture Nel 1998 il duo completa le Law Courts a Melun, Francia un
californiana con la biblioteca dell’Università cattolica di Eichstätt, edificio caratterizzato all’esterno da una tettoia sorretta da pilastri a
Germania (1985-1987) e l’istituto di ricerca Hysolar dell’università forma di albero e all’interno da un giardino che evita l’aspetto triste
di Stoccarda, Germania (1986-1987). Ricerche approdate a quella e da caserma degli edifici giudiziari. L’Accademia per la formazione
che Behnisch definisce l’architettura situazionale: un metodo di a Herne Sodingen, Germania (1992-1999) è una trasparente serra
costruzione aderente al compito, al tempo, al luogo e che con in legno e del vetro nel cui interno sono contenuti gli edifici e
la performance form di Herzog condivide l’esigenza di sottrarre gli spazi pubblici. Un “campo solare” di 1000 mq. di cellule
l’attività progettuale ai pericoli dell’arbitrarietà e del formalismo. fotovoltaiche, trasforma il complesso in una centrale che produce
Il metodo è stato applicato con successo al Nuovo Parlamento 1 megawatt di energia.
di Bonn (completato nel 1992) e alla Geschwister Scholl a Sciolta la partnership con Jorda, Perraudin prosegue la sua attività
Römerstadt, Germania (1992-1994) nonché alle numerose puntando a recuperare le qualità di un antico materiale quale la
realizzazioni che lo studio mette in cantiere a partire dalla seconda pietra, industrializzandone l’estrazione, il trasporto e la messa
metà degli anni novanta a cominciare dal Centro regionale di in opera e quindi puntando a ridurre i costi di manodopera, in
Assicurazioni dello Schleswig-Holstein a Lubecca, Germania base all’assunzione che i metodi di costruzione tradizionali hanno
(1992-1997): opere caratterizzate tutte da impianti planimetrici potenzialità ecologiche che sarebbe stupido perdere per l’incapacità
aperti che si inseriscono nell’ambiente circostante e da grandi di immetterli nei procedimenti costruttivi contemporanei.
spazi vetrati interni che permettono condizioni microclimatiche e
ambientali ottimali, tali da competere, per qualità di luce e per C - Paesaggio tecnologico
varietà spaziale, con l’ambiente naturale. Vi è poi l’IBN Institute for Anche in Gran Bretagna, gli studi High Tech – o Eco-Tech,
Forestry and Nature Research,Wageningen, Olanda (1992-1998) come li abbiamo definiti nel capitolo precedente – virano in questi
dove il paesaggio esterno all’edificio, reso più rigoglioso attraverso anni, con sempre maggior decisione, le proprie ricerche sui temi
un’accurata opera di piantumazione di nuove essenze arboree, ambientali, cercando di conciliare l’innovazione con il risparmio
entra in contatto attraverso una grande parete vetrata con quello energetico, staccandosi definitivamente di dosso un’etichetta che
interno, anch’esso dominato dal verde. “We imagine – sostiene lo li voleva come produttori di antiecologici scatoloni in ferro e vetro
studio nella presentazione del progetto – that through time the ad alto consumo di risorse naturali. Ciò accade, per esempio, nel
building will help the landscape become more intricate, varied and progetto di ristrutturazione del Reichstag a Berlino dello studio
autonomous than that which presently exists”. Foster (1995-1999) in cui la distrutta cupola del parlamento
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tedesco è ricostruita trasformandola in una panoramica struttura edilizi e ne sta per terminare un quinto a forte impatto paesaggistico.
vetrata nel cui interno c’è un sistema di specchi che illumina la Sono: la ristrutturazione del porto antico di Genova, Italia (1988-
sala sottostante e il cui meccanismo di ombreggiatura ruota a 2001), il centro culturale Jean-Marie Tjibaou in Nouméa, Nuova
360 gradi seguendo il movimento del sole. È la natura con le sue Caledonia (1991-1998), la ricostruzione di Potsdamer Platz
forme organiche che suggerisce la realizzazione di forme curve a Berlino (1992-2000), le Torri per Uffici e residenze a Sydney,
ed avvolgenti. Avviene in due progetti dello studio Foster noti, Australia (1996-2000), l’auditorium a Roma (1994-2002). A
oltretutto, per avere un notevole impatto sul townscape della City testimoniare che per l’architetto italiano non esiste una strategia
di Londra: il grattacielo per la Swiss Reinsurance Company (1997- unica, ma un metodo pragmatico ed empirista che gli permette
2004) che per la sua insolita forma determinata da motivazioni di calibrare le risposte in relazione alle specifiche condizioni
bioclimatiche è stato ribattezzato “Gherkin”, e la nuova City Hall contestuali, le cinque opere sono tra loro diverse. Nel porto di
(1998-2002) sede del sindaco di Londra e della Greater London Genova la scelta è tecnologica e si rifà all’immaginario navale:
Authorithy (GLC). Quest’ultima è caratterizzata all’esterno da una una tensostruttura che ricorda le vele delle barche e un ascensore
complessa forma curvilinea e all’interno da leggere rampe a spirale panoramico sorretto da pennoni in ferro. In Nuova Caledonia,
che salgono verso il cielo senza apparente sostegno. dove la natura è ancora incontaminata e si sentono le tracce delle
Ricordiamo, poi, di Nicholas Grimshaw l’affascinante involucro, culture locali, Piano disegna un edificio con dieci absidi in legno e di
ripreso dalle strutture reticolari di Buckminster Fuller, per il parco differente altezza ispirate alle antiche capanne. Costruite da listelli
naturalistico Eden Project, in Cornwall, Gran Bretagna (1995- distanziati, si inseriscono nel paesaggio collinare e vibrano quando
2001). Testimonia l’ininterrotto filo di continuità che lega le sono attraversate dai venti oceanici producendo un suono simile
ricerche di questi anni, soprattutto in ambito High-Tech con le a quello degli alberi. A Berlino, dove l’obiettivo è l’effetto città,
intuizioni della cultura radicale degli anni sessanta e settanta. Piano propone la costruzione di un quartiere all’italiana, progettato
La casa nel Pembrokeshire, Wales (1994-1997) disegnata da a misura d’uomo grazie ad un articolato tessuto di strade e di piazze
Future System si caratterizza per la sua capacità di rendersi quasi fiancheggiate da edifici rivestiti di cotto. Mentre a Sidney, la cui
invisibile all’interno di uno splendido contesto naturale, senza downtown è sviluppata in altezza, è l’umanizzazione del tema del
per questo rinunciare a una forma moderna. Tanto, che come grattacielo, reso energicamente efficiente attraverso un sistema di
nota Marcus Field, la scocca sarebbe potuta essere stata anche ventilazione naturale, che migliora il paesaggio urbano. Infine,
interamente prefabbricata in officina, realizzando un sogno degli nell’auditorium di Roma i tre gusci delle sale da musica, pensati
Archigram. come casse armoniche di uno strumento musicale, ma rivestite
in piombo per dialogare con i rivestimenti delle cupole romane,
D - Contestualismo soft tech sono organizzati attorno a una cavea centrale in cui si svolgono
Renzo Piano tra il 1997 e il 2001 completa quattro interventi concerti all’aperto. Con le loro forme organiche vagamente
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bloboidali, garantiscono una presenza contemporanea evidente ma in misura crescente, sensibili al tema del paesaggio. E lo fanno
non stridente all’interno del Flaminio, un quartiere romano dove si mettendo in crisi i concetti di naturale e artificiale. Ciò avviene
alternano strutture residenziali e spazi a verde. mostrando da un lato la artificialità di ciò che appare come
naturale: per esempio la pietra o il legno che vengono adoperati
E - Paesaggio metaforico e metafisico in modi inconsueti che ne fanno risaltare gli aspetti geometrici e
Ad un approccio meno pragmatico e più poetico ed astratto astratti. E viceversa la naturalità di ciò che appare come artificiale:
ricorre il giapponese Toyo Ito che nel 2001 completa la mediateca per esempio i pattern della grana dell’isolante termico dell’edificio,
di Sendai. Per Ito il nuovo paesaggio nasce dalla sintesi della natura magari mettendoli bene in evidenza dietro un rivestimento in
e della tecnologia ed ha la forza di un’immagine semplice ed efficace, vetro. Il risultato è un mondo fisico, e allo stesso tempo metafisico,
antica e moderna: quella dell’acqua che scorre. L’acqua, infatti, fatto di continue sorprese che lascia stupefatti per la ricchezza
da sempre è legata all’idea della vita e del movimento tanto da delle infinite e inaspettate relazioni che esistono tra le cose, le
essere stata evocata già dal filosofo greco Eraclito, con l’immagine loro forme, le loro strutture. Come nella Dominus Winery in
della corrente del fiume, sempre diversa e sempre uguale. Inoltre Yountville, California (1995-1998) dove le pareti dell’edificio sono
l’elemento liquido, per la sua capacità ad acquisire qualsiasi forma, realizzate con pietre sovrapposte tenute insieme da sottili gabbie
bene rappresenta i flussi della società dell’elettronica. metalliche. L’edificio appare nello stesso tempo massiccio e fragile,
La mediateca, conseguentemente, è pensata come un acquario i antico e contemporaneo mentre all’interno la luce che filtra tra
cui piani sono posti in comunicazione tra di loro attraverso pozzi le pietre dipinge uno spazio caratterizzato da suggestivi contrasti
circolari: dove filtra la luce naturale dall’alto, dove possono essere chiaroscurali. Nel Pharmaceutical Research Centre for the Basel
localizzati i collegamenti verticali e i cavi a fibra ottica attraverso i Hospital Switzerland (1995-1999) quella che in lontananza appare
quali scorrono i flussi informativi. A trasformare i pozzi in altrettanti come una elegante, ma fredda e anonima, palazzina rivestita da una
punti focali della costruzione provvedono i pilastri in acciaio la cui facciata in vetro, si rivela, ad una vista ravvicinata, grazie al gioco
tessitura ricorda i bambù che si trovano sulle rive degli acquitrini delle trasparenze, un universo composto sulla complessa geometria
e l’uso delle luci artificiali che ricostruisce l’effetto dell’acqua: il dei frattali, la stessa cioè in base alla quale sono organizzati i paesaggi
garage per esempio è illuminato con un azzurro tale da ricordare il naturali più frastagliati.
fondo dell’oceano. Più deludente è, invece, il progetto per la ristrutturazione della
I pattern serigrafati sui vetri dell’edificio modulano, infine, la Tate Gallery of Modern Art a Londra ( 1994-2000). Qui, infatti,
luce solare che proviene dalle facciate mentre la diversa altezza degli il contrasto tra materiali e forme sembra perdersi all’interno della
interpiani ritma, con studiato disequilibrio orientale, quella che gigantesca massa del preesistente gigantesco edificio industriale di
altrimenti sarebbe una semplice glass box. Sir Gilbert Scott. Tuttavia questo progetto, per l’importanza e la
Anche Herzog & de Meuron si mostrano in questi anni, e visibilità dell’incarico, servirà a lanciare il duo a livello mondiale.
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un approccio ecologista sempre più deciso in cui la costruzione
F - Dis-architettura dell’architettura diventa parte integrante della sistemazione del
Se per Ito la natura deve essere sublimata, attraverso la landscape, tanto che alla fine i due elementi appaiono tra loro
rielaborazione metaforica, nelle forme astratte dell’architettura, indistinguibili. Tanto che non è azzardato affermare che il verde è
per Emilio Ambasz e per James Wines il problema inverso: è oramai il nuovo materiale da costruzione anche perché, come nota
l’architettura che deve piegarsi alla natura, ritornare ad essa, anche Wines, “glass curtain walls are hardly avant garde icons any more –
a costo di perdere il proprio aspetto artificiale. in fact they have become the ultimate right wing symbol”.50
È da tempo che entrambi i progettisti, che vantano una militanza
all’interno dei movimenti radicali degli anni sessanta e settanta, G - Aprroccio scultoreo e landform architecture
sviluppano e rielaborano le loro teorie dis-architettoniche. Ma è In direzione opposta rispetto alla de-architetturizzazione
solo in questi anni – anche grazie agli esperimenti di progettisti più proposta da Ambasz e Wines, si muovono quegli architetti che
giovani che lavorano sul tema della dis-architettura, quali Edouard vogliono creare un nuovo paesaggio o a partire dalla costruzione
François e, per certi aspetti, François Roche – che il loro lavoro, di oggetti scultorei o, come nel caso della landform architecture,
precedentemente snobbato o tenuto in scarsa considerazione dalla materializzando in un’opera dalla forte energia plastica linee, flussi
critica, viene rivalutato. e forme del contesto circostante.
L’Acros Building a Fukuoka, Giappone (1990-1995) di Ambasz I progetti dello spagnolo Santiago Calatrava, come abbiamo
è un centro congressi progettato per scomparire, trasformandosi avuto già occasione di notare, nascono dall’osservazione dei
con la crescita della vegetazione in una sequenza di giardini pensili. principi strutturali a cui soggiacciono le forme naturali. In questi
Emerge solo il taglio che delimita l’ingresso, la cui forma allude, anni realizza l’elegante Ponte Bianco,una passerella pedonale sul rio
ai simbolismi delle architetture arcaiche e, insieme alla condizione Nervon in prossimità del museo Guggenheim di Bilbao, Spagna
abitativa della grotta. (1990-97), la città dell’arte e della scienza a Valencia, Spagna
James Wines, dopo la aver realizzato la promenade all’Expo e (completata nel 2006), l’ampliamento del Milwaukee Art Museum,
il padiglione arabo per l’Expo di Siviglia, Spagna(1992) e il parco Wisconsin (1994-2001). Sono edifici e spazi che ricordano foreste
e piazza a Chattannoga, Tennessee (1992), produce numerosi gotiche o ibride strutture viventi sospese tra il passato remoto della
progetti, di notevole interesse ambientale, ma che rimangono sulla paleo-storia e il futuro immaginato dalla fantascienza. Vi è però
carta: quali il museum of Islamic Arts a Doha,Quasar (1997)e il un eccesso di invenzione che non semplifica le forme strutturali –
progetto per l’USA pavilion all’Expo di Hannover (1998). Nel 2000
pubblica il libro Green Architecture ed è impegnato con due progetti 50 Luigi Prestinenza Puglisi, “Entertien avec James Wines, President de Site”
in :James Wines, Site. Architecture dans le contexte. Architecture in Context (
in Italia, uno dei quali – il giardino di sculture a Carate in Brianza Orléans: Éditions HYX, 2002), pag.52. L’intervista era stata già pubblicata sulla
– sarà completato nel 2006. Entrambi i lavori si caratterizzano per rivista Il Progetto, n.4 (Dec. 1998).
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per esempio togliendo materia e peso – ma le rende artatamente quartiere Flaminio, che ospiterà strutture museali e per esposizioni
complesse. Con il risultato che – lo si vede soprattutto a Valencia – temporanee, spazi sperimentali multimediali, un settore educativo
le opere captano l’attenzione e suscitano curiosità ma affaticano la e attività indipendenti e extraistituzionali. La Hadid propone un
vista con un continuo gioco di rimandi, per essere alla fine percepite edificio che nasce dall’incontro di diverse linee generatrici questa
come ridondanti. volta legate alla realtà urbana. L’obiettivo è generare un sistema
Nel 2000 scompare tragicamente Eric Miralles. Sarebbe vitale, concepito come un campo di forze, navigato dai visitatori
diventato – ne abbiamo già visto le premesse nei capitoli precedenti attratti dalle diverse distribuzioni di densità che si registrano
– un protagonista del nuovo millennio. I suoi migliori progetti, all’interno della struttura. Gli elementi di circolazione verticali
in bilico tra espressionismo organico e decostruttivismo, saranno e obliqui sono collocati nei punti di confluenza, interferenza e
realizzati postumi con l’apporto di Benedetta Tagliabue. Sono turbolenza. Insomma: un sistema dotato di molteplici direzioni,
caratterizzati da una formidabile tensione paesistica, dall’uso dove scorre un ininterrotto flusso di energia e dove l’architettura
creativo dei materiali grezzi e da un deciso cromatismo, come perde la sua consistenza oggettuale per diventare paesaggio.
nel nuovo parlamento scozzese ad Edimburgo (1998-2004) o nel
recupero del mercato di santa Caterina a Barcellona (1999-2004). 3.9 Nuovi paesaggi: West and East Coast
Di quest’ultimo progetto colpisce il manto ceramico variamente Dove questo tipo di sensibilità, insieme scultorea e vitale, per le
colorato che trasforma quella che in genere è una parte dimenticata relazioni tra architettura e contesto ambientale è particolarmente
dell’edificio in un affascinante oggetto di artificial landscape. sviluppata è tra gli architetti angeleni.
È con il Landesgartenschau 1999 a Weil am Reihn, un padiglione Frank O. Gehry con l’Experience Museum Project a Seattle,
realizzato per ospitare eventi e mostre legati al gardening show Washington (1995-2000) mostra una nuova e sorprendente
del 1999 che Zaha Hadid orienta decisamente, anche in senso declinazione del tema dell’edificio-paesaggio. Il museo sviluppa
naturalistico e ambientale, la sua ricerca sul temi della costruzione i principi progettuali messi a punto a Bilbao, consistenti nella
di un nuovo paesaggio. realizzazione di masse scultoree rivestite con materiali metallici.
L’edificio sembra appartenere al luogo sia perché le linee curve Ma complica il gioco introducendo la dimensione cromatica ed
riprendono le percorrenze che attraversano il parco sia perché abbandonando il contestualismo di matrice barocca ( le due ali che
ricordano quelle fluide che si incontrano in natura. Nello stesso abbracciano la città, la torre obelisco…) che aveva caratterizzato
tempo, attraverso la dinamica della scomposizione architettonica, il Guggenheim. Il museo, riprendendo l’istanza pop dell’edificio-
la Hadid carica il luogo di una energia plastica che altrimenti icona già sondata con il cannocchiale posto all’ingresso dei Chiat-
non avrebbe. Lo stesso metodo è utilizzato nel concorso del Day-Moyo offices, ricorda la chitarra spezzata di Jmmy Hendrix
1998 per il Centro di Arti Contemporanee a Roma. Tema: una al quale il museo è dedicato. Ed è proprio con la sua dichiarata
macchina culturale localizzata su un’area di 3 ettari all’interno del estraneità al contesto urbano, ma con la coinvolgente energia delle
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sue masse, un po’ stridenti e un po’ bloboidali, che configura un esaltato dallo spazio-percorso all’aperto dove “cantilevered volumes
luogo in cui presto la città si riconosce. Ad attrarre il pubblico project dramatically into space, roofscapes fold and bend like
contribuisce la strumentazione digitale che lo trasforma in un shifting geological plates”.51 Mentre il secondo “gives voice to …
ambiente interattivo caratterizzato dal fluido susseguirsi degli spazi conflicting forces, harnessing the dynamism of global connectivity
interni. and anchoring it to an activated land surface; its charged forms
Pur obbligato dalle rigide regole imposte dall’architetto capo break the earth’s crust, while they also maintain a dialogue with the
della città di Berlino, Hans Stimmann, a rifarsi agli allineamenti rural countryscape”.52
stradali e ai materiali della città, Gehry realizza a Berlino, con la Ancora più intenso è lo sforzo di Eric Owen Moss, il terzo
Dz Bank Building (1995-2001) un’altra opera sorprendente. A protagonista dell’architettura angelena, per portare al limite la
un esterno chiuso e scandito da un’ordinata sequenza di finestre propria ricerca con opere quali il progetto per il parcheggio e uffici
plasticamente scavate nel muro, contrappone un coinvolgente al Wedgewood Holly Complex a Los Angeles, California(1999) o
spazio interno, illuminato da un lucernario vetrato, e fatto vivere il Centro Culturale Mariinsky a San Pietroburgo, Russia (2001). In
dalla presenza di un padiglione-scultura la cui forma ricorda una entrambe l’immagine architettonica sembra sfaldarsi per assumere
testa di cavallo, uno dei motivi, insieme al pesce, che caratterizzano l’aspetto precario che hanno le forme naturali quando sono oggetto
l’immaginario figurativo dell’architetto. di intense tensioni dinamiche, come per esempio durante un
Non meno coinvolgente è l’approccio al paesaggio della landform terremoto.
architecture dello studio Morphosis. Nella Los Angeles dove è A ispirarsi alla ricerca di Mayne e di Moss, è Michele Saee.
appena stato realizzato l’imponente complesso della fondazione Nel suo lavoro la lezione decostruttivista e della landform
Getty, disegnata da Richard Meier, mostra che è possibile operare architecture convivono con l’esuberanza formale e i giochi di luce
con un atteggiamento più deciso ed energico. Come abbiamo già e di materia che derivano dalla sua origine iraniana nonché con la
avuto occasione di notare, nel lavoro di Morphosis sono ricorrenti raffinata spazialità che proviene da un periodo di studio passato in
due aspetti: la gestualità e la relazionalità. La prima produce Italia a contatto con le avanguardie fiorentine.
volumi dinamici, intensi e quasi violenti come se fossero generate Meno scultoreo e più intellettualistico è l’approccio degli
più dall’energia della natura che da una ordinata composizione di architetti della East Coast il cui decano è Philip Johnson. Dopo
masse. La seconda mette in discussione le categorie di interno e aver lavorato con Gehry alla realizzazione della casa Lewis a
esterno e i rapporti tra corpo e architettura. Nel 2000 Tom Mayne Cleveland, Ohio (1989-1995) una villa dove il kitsch convive con
completa due opere che contribuiranno a fargli assegnare nel 2005 il pop, Johnson cerca di sviluppare il decostruttivismo in uno stile
il premio Pritzker: sono la Diamond Ranch High School a Los
51 In Thom Mayne “Not neutral”, Morphosis (London: Phaidon, 2003)
Angeles (1993-2000) e l’Hypo Alpe Adria Centre (1996-2000). Il
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primo si inserisce nel paesaggio grazie al suo andamento orizzontale 52 In Thom Mayne “Not neutral” pag.271
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post-postmodernista, non estraneo alla passione per le forme curve Ne risultano numerosi lavori di un certo interesse. Tra tutti spicca
delle nuove tendenze digitali. I risultati, come mostrano i progetti il centro culturale per Santiago di Compostela, Spagna iniziato nel
realizzati con Alan Ritchie per il Children’s Museum a Guadalajara, 1999, un edificio concepito alla scala territoriale che si confonde
Mexico (1999), producono raffinate sculture ma che poco hanno quasi con le linee del terreno ed è articolato secondo geometrie che
a che vedere con le sperimentazioni degli architetti dell’ultima scaturiscono dalla lettura dei luoghi.
generazione per i quali le forme complesse non sono concepite Accanto a queste linee di ricerca vi è, infine, quella neo-
come a priori – un po’ come se fossero forme platoniche – ma fenomenologica di Steven Holl, che, anch’egli, in questi anni,
nascono e si sviluppano a seguito di interrelazioni che coinvolgono si muove in una direzione più decisamente naturalista. Dopo il
l’utente e il contesto. museo Chiasma a Helsinki (1993-98) la cui forma nasce da una
È Peter Eisenman che in questi anni, sicuramente influenzato metafora suggerita dal corpo umano – l’inversione dei nervi ottici
da Greg Lynn, sta cercando di individuare nuove tecniche di che si accavallano per raggiungere l’emisfero opposto del cervello
progettazione attraverso la riflessione sulle strumentazioni offerte – nei Sarphatistraat Offices ad Amsterdam (1996-2000) copre
dall’informatica. Con i progetti per la Biblioteca per la Piazza delle con una lamiera traforata il cemento dei rivestimenti, a sua volta
Nazioni a Ginevra (1995) e per la Virtual House (1997), Eisenman campito, con macchie di colore di diversa intensità cromatica.
mette a punto un metodo in cui l’architetto non agisce direttamente Il risultato è un edificio che vibra nella luce producendo una
sulla forma ma sui parametri che la determinano. A tale fine attiva, sensazione di instabilità percettiva che ricorda quella generata dai
su una griglia che viene deformata, un certo numero di forze esterne, quadri impressionisti della seconda metà dell’ottocento e dei primi
o attrattori, ciascuno dei quali, a sua volta, può essere legato al anni del novecento, in particolare, dalle Ninfee di Claude Monet.
contesto, per esempio all’intensità del vento, all’importanza di una È soprattutto attraverso per questa via, della luce e del colore,che
certa esposizione o di una via di comunicazione. Facendo variare l’edificio può diventare una parte integrante dell’ambiente che lo
il peso degli attrattori – non importa se in base a ragionamenti circonda.
scientifici, simbolici o del tutto arbitrari – modifica la forma del
manufatto che così sarà completamente determinato da questi 3.10 Una nuova avanguardia
fattori esterni e non più da principi funzionali interni. Grazie alle opere che vengono realizzate sul finire del millennio,
Inoltre, con un atteggiamento che poco distingue paesaggio le ricerche degli architetti più innovativi sembrano travolgere le
naturale e metropolitano, Eisenman continua a sperimentare perplessità dei critici conservatori, e registrare un successo quasi
tecniche compositive mutuate dalla cultura digitale quali il layering illimitato sottolineato dalla crescente attenzione delle riviste.
( lavorare per strati), lo scaling ( giocare sui salti di scala), il folding ( È dall’architettura digitale e bloboidale – o come affermerà
usare le piegature), il warping e il morphing ( deformare le superfici con acuta ironia Kurt Andersen: dalla post-Bilbao blobitecture –
e i volumi). sembrano emergere le novità più significative. In particolare dagli
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esperimenti di Greg Lynn che, a differenza dei tanti architetti che prototipo è ipotizzato per l’anno 2003, non verrà mai messa in
sembrano affascinati dalle nuove forme indipendentemente dalla produzione.
loro coerenza strutturale, punta a ripercorrere con gli strumenti Su una linea cyberplatonica si pongono i progetti del gruppo
informatici le dinamiche degli organismi viventi. Asymptote, tesi al raggiungimento di forme in cui virtualità e realtà
Nonostante il risultato deludente della Presbyterian Church convivono. Come per esempio nel progetto per il Guggenheim
di New York (1995-1999), un edificio che realizza con la virtuale (1999) in cui le informazioni del sito vengono rese
collaborazione a distanza di Michael Mcinturf e Douglas Grarofalo, concrete spazializzandole sotto forma di immagini architettoniche,
la strada intrapresa da Lynn sembra tanto fertile che il settimanale mentre viceversa gli spazi reali dei musei gestiti dalla fondazione
Time nel 2.000 lo cita come uno dei 100 possibili innovatori del sono implementati da modelli virtuali gestiti in rete. Sempre di
secolo a venire. A sostanziare le sue ipotesi progettuali provvedono Asymptote è il progetto per il Museum of Technology Culture
coinvolgenti installazioni e le pubblicazioni da lui illustrate con ubicato all’East River Piers 9 and 11 a Manhattan dalle forme
accattivanti rendering. Nel 2000 Greg Lynn, con Asymptote, è avvolgenti e il cui interno è percorso da leggere rampe che offrono
invitato a rappresentare gli Stati Uniti alla Biennale di Venezia. la visione degli oggetti in mostra da inconsueti punti di vista.
Per l’occasione propone un laboratorio dove, insieme agli studenti Diversamente dalle strutture tradizionali il museo è interattivo e
della Columbia, mette a punto la Embryological House. L’idea è caratterizzato dalla flessibilità degli spazi sia in pianta che in alzato:
realizzare una abitazione con gli stessi criteri con i quali oggi si il pavimento dello spazio destinato alle mostre, per esempio, può
producono le scarpe Nike o le automobili Ford: “The trend in many scomparire per lasciar posto a una vasca d’acqua, mentre la rampa
industries – spiega Greg Lynn – is to use flexible manufacturing in sovrastante può essere riconfigurata.
which computerized machines can make a range of components”.53 Tra i progettisti americani, nativi o di adozione,che si cimentano
La casa è costruita con pannelli di alluminio a doppia curvatura con i blob o, comunque, con le geometrie complesse ricordiamo
che sono sostenuti da una struttura in ferro e alluminio. Grazie alla Kolatan/ Mac Donald Studio, Karl S.Chu, Nonchi Wang,
possibilità che hanno i pannelli di cambiare forma e dimensioni, Reiser+Umemoto, Preston Scott Cohen e Ammar Eloueini.
la casa può assumere forme diverse, come se fosse un organismo Quest’ultimo ha prodotto lavori vivificati da un abile gioco della
in movimento o in crescita. Aggiunge Lynn: “if you design a seed, luce filtrata attraverso sottili schermi. Trattandosi di allestimenti
you can grow endless variations from it. But all of the information localizzati in ambienti protetti quali spazi teatrali, commerciali o
needed for any variation is encoded in the original”.54 L’obiettivo museali, sono realizzati con materiali leggeri ed effimeri che bene
si rivela, però, oltremodo complesso da raggiungere e la casa, il cui rendono, in termini figurativi, la tensione tra la immaterialità –
della luce, del disegno, dei movimenti nello spazio – e la concretezza
53 Tratto da : “Greg Lynn, Manufactured Houses” in: Architectural Record
dei corpi.
n.12 (Dec.1999), pag.105.
54 “Greg Lynn, Manufactured Houses”, pag.108 Per completare il panorama, ricordiamo il lavoro degli studi
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transnazionali Ocean e Ufo. Rappresentano un fenomeno nuovo e objects”.55 E, interrogato sul successo di The Un-private house,
interessante che nasce da aggregazioni di giovani studi professionali contrappone alle problematiche degli architetti invitati alla mostra
i cui partner si sono conosciuti frequentando programmi di del MoMA “the concerns of critical architects such Alvaro Siza or
studio presso centri di eccellenza quali l’Architectural Association Tadao Ando who are by no means deluded about continuing the
a Londra, il Berlage a Rotterdam, la Columbia a New York. In project of the Enlightenment but who at the same time assume a
Ocean spicca la personalità di Kiwi Sotamaa, un finlandese che certain responsibility for the cultivation of the landscape and the
lavora tra la ricerca di nuove geometrie e l’eredità organica di Alvar integration of their works to the ground”.56
Aalto. Ufo, con sedi a Londra, in Corea e in Italia si è fatto notare Il rapporto che Alvaro Siza ha con il paesaggio nasce insieme
per aver vinto il concorso per la Concert Hall per Sarajevo, Bosnia- dalla scomposizione che mutua da una riflessione plastica sul
Erzegovina (1999) con un progetto dalla fluida spazialità interna cubismo – Siza è anche scultore-, dalla riflessione sulla necessità di
ma quasi completamente interrato per rispettare la morfologia dei caratterizzare i luoghi con segni duraturi e non effimeri e, infine,
luoghi. dalla rilettura della tradizione organica e in particolare dell’opera
di Alvar Aalto. Con la differenza che mentre questi si rifà alla
3.11 Paesaggio o oggetti estetici? atmosfera nordica e ai suoi materiali, legno in primis, Siza cerca
Non per tutti gli architetti la riflessione sui temi del paesaggio invece di catturare quella mediterranea. Da qui il prevalente uso
porta necessariamente a una nuova estetica, caratterizzata da forme dell’intonaco colorato bianco e un approccio più difensivo nei
innovative e complesse. Anzi i progettisti, che si sentono ancora confronti della luce, che nei paesi del sud Europa è decisamente più
legati alla tradizione del Movimento Moderno e sono distanti dalle intensa e calda. Dopo la Biblioteca universitaria di Aveiro, Portogallo
sperimentazioni dell’avanguardia, vedono la ricerca sull’integrazione (1988-94) che cita la lezione del maestro finlandese sia nella leggera
dell’architettura nel paesaggio, urbano o naturale, come antidoto curvatura del corpo di fabbrica che nella spazialità della sala di
ad un’eccessiva esteticizzazione della disciplina architettonica e, lettura posta su più livelli e illuminata da lucernari a soffitto, due
soprattutto, come la strada per evitare di realizzare oggetti scultorei altre realizzazioni notevoli sono la Fondazione Serravalle a Oporto,
estranei al contesto. È questo, per esempio, il punto di vista del Portogallo (1991-99) e la Facoltà di scienze dell’informazione
critico Kenneth Frampton che sostiene in una intervista a Günther a Santiago di Compostela, Spagna (1993-99) entrambe giocate
Uhlig: “…I think perhaps that landscape is of greater importance sull’articolazione plastica degli esterni e la dinamica degli interni:
than architecture. I personally think that the landscape should be la prima permessa da uno schema planimetrico compatto che si
given greater emphasis in architecture schools. Architecture as the sfrangia alle estremità e si apre su un complesso patio interno, la
cultivation of the landscape seems to me what ought to be about
55 Kenneth Frampton in conversation with Günther Uhlig “Towards a
at the end of the century and not the creation of endless aesthetics Second Modeernity” in Domus n. 821(Dec.1999), pag.21
56 Kenneth Frampton in Conversation with Günther Uhlig, pag.20.
620 621
seconda da una configurazione a pettine che ha anche il vantaggio Al rigore minimalista si può ascrivere, la nuova sede dello stilista
di aprire l’edificio al paesaggio circostante. Il Padiglione Portoghese Giorgio Armani, il Teatro Armani a Milano, Italia completata nel
all’Expo di Lisbona del 1998, caratterizzato da forme monumentali 2001. Aperture alla dimensione paesistica piranesiana, vi sono
che citano l’architettura fascista, è in parte riscattato dalla leggera nel centro ricerche Benetton a Treviso, Italia (1992-2000), in cui
copertura della piazza al coperto che con i suoi 60x58 metri di Ando si fa prendere da nostalgie classiciste, collocando in sequenza,
luce libera ha rappresentato un complesso problema di ingegneria quasi come fossero reperti archeologici, fusti di colonne in cemento
risolto grazie alla collaborazione con lo studio Arup ( gli interni del armato.
padiglione sono stati affidati a Eduardo Souto de Mura). Aperture Alla ricerca neo-piranesiana di geometrie che si compongono
al paesaggio si riscontano nella chiesa di Marco de Canavezes, in una convulsa dialettica che oscilla tra l’ordine e il disordine, si
Porto, Portogallo (1990-97) attraverso una finestra in lunghezza può ascrivere l’Awaji-Yumebutai a Tsunga-gun, Hyogo, Giappone
che mette in relazione il mondo esterno della natura con quello completato nel 2001. È una moderna villa Adriana in bilico tra
interno dedicato alla preghiera. E nell’anacronistico – per le forme l’astrazione delle forme e la citazione di architetture esotiche,
che ricordano gli schemi dell’architettura coloniale – rettorato caratterizzata dall’affascinante gioco di terrazzamenti colmati da
dell’Università di Alicante, Spagna (1995-98) caratterizzato da un fiori che vagamente ricorda atmosfere indiane.
cortile porticato che ricorda una antica piazza d’armi. Su una linea di ricerca per molti versi in sintonia con quella di
Anche il giapponese Tadao Ando si contrappone al caleidoscopio Alvaro Siza è Rafael Moneo, autore negli anni Ottanta del museo
delle immagini della nuova architettura e al caos metropolitano. Romano di Merida, Spagna (1980-86), un edificio che non esita
Lo fa proponendo un minimalismo freddo ma intenso giocato sul a riprendere temi della spazialità romana avvolgendoli con archi a
contrasto tra natura, materia ( di preferenza il calcestruzzo), luce tutto sesto rivestiti in mattoni. Maestro di molti architetti iberici
che ricorda molto da vicino la poetica del silenzio di Louis Kahn. contemporanei, con i quali ha condiviso la felice stagione della
Da qui architetture poco accoglienti e abitabili in cui al confort Spagna fine anni Ottanta, e professore in importanti Università
subentra la contemplazione e in cui vengono messi in gioco, – da Losanna ad Harvard di cui è stato preside dal 1985 al 1990 –
lasciandoli in un precario equilibrio, coppie di opposti quali il Moneo ha sempre evitato la contrapposizione tra sperimentazione
rapporto tra interno e esterno, tra astrazione e figurazione, tra parte e tradizione. Lo ha fatto in nome di un’estetica legata all’eredità
e tutto, tra semplicità e complessità. Le mie fonti di ispirazione modernista ma disponibile e aperta. Da qui la rinuncia alla cifra
sono principalmente Piranesi e Albers, ha dichiarato Ando citando personale e la ricerca di una qualità progettuale che va oltre
due personaggi tra loro antitetici: il primo attratto dai fasti e dalle l’immagine d’effetto. Ma anche a un certo eclettismo, non privo
rovine del linguaggio classico e ispiratore di una concezione del di nostalgie verso l’architettura del passato, che lo porta a realizzare
paesaggio ossessionata da memorie classiciste, il secondo proteso edifici tra loro formalmente molto diversi. Tra le sue opere più
verso l’astrazione e la semplificazione geometrica. contestuali vi sono l’isolato che ospita la casa di cultura in Don
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Benito, Spagna (1991-97) e La City Hall di Murcia, Spagna (1991- rivolto perennemente indietro nel tempo, non ha più interesse:
98). La prima è caratterizzata da una brillante soluzione d’angolo, viviamo tutti in una border-line con sconfinamenti e incursioni
dal gioco delle bucature e dai cambi di colorazione. La seconda continue”.57 In un mondo talmente difficile e contraddittorio
da facciate, di cui la principale in pietra locale ritmicamente non ha senso pensare di risolverne i problemi ricorrendo al
traforata, che vagamente ricordano le costruzioni italiane realizzate formalismo, al bello stile, a linguaggi architettonici sofisticati.
al tempo del fascismo. Una immagine più contemporanea hanno Occorre, invece, una nuova estetica che, superando nostalgie e
l’Auditorium e Centro congressi a San Sebastian, Spagna (1990- classicismi, sia in grado di guardare ai fenomeni così come sono,
99), due blocchi irregolarmente inclinati e trasparenti, memori forse captandone l’energia e le inespresse potenzialità, accettandone
della lezione di Herzog & de Meuron. I musei di arte moderna e di le contraddizioni. “Il MODELLO MILITARE URBANO, con
architettura a Stoccolma(1990-98), un felice inserimento all’interno il piano e la pianificazione, non resiste all’energia di un magma
di un paesaggio segnato da presenze naturalistiche e preesistenze in continua mutazione. Qualunque struttura rigida salta in mille
storiche, e l’ospedale Maranon a Madrid (1996-2003), un blocco pezzi: sopravvive solo chi ha l’intelligenza di modificarsi insieme.
calato all’interno della realtà metropolitana della capitale spagnola, Prendendo energia ma anche rimandandola”.58 Ciò comporta una
mostrano la capacità di Moneo di saper lavorare su più registri precisa scelta di campo per la sperimentazione e l’innovazione,
contestuali. Mentre il Museo di belle arti di Houston, Texas (1992- contro la tradizione e l’accademia. Attraverso questa chiave di
2000), una scatola vivificata da qualche felice taglio e la Chiesa a lettura possono essere lette le esclusioni di numerosi architetti dalla
Los Angeles, California (1996-2000), una struttura retorica e fuori mostra e l’euforia che serpeggia tra gli invitati, soprattutto i più
scala,mostrano i limiti di un atteggiamento che spesso intende il giovani; euforia che circola anche tra quei padiglioni nazionali
paesaggio urbano in senso monumentale e classicista. che condividono le scelte dell’architetto italiano. Primo tra tutti
l’americano, nel quale, come abbiamo già visto, sono chiamati
3.12 Aesthetics, Ethics, Mutations due giovani professori della Columbia, Hany Rashid e Greg Lynn,
A dirigere la settima edizione della biennale di architettura di con l’incarico di attivare un workshop sperimentale sulle nuove
Venezia è Massimiliano Fuksas che sceglie per la manifestazione il tecnologie.
provocatorio titolo Less Aestethics, More Ethics. E per sottolineare Mettendo in risalto le contraddizioni e, insieme, le opportunità
il ruolo marginale che l’architettura gioca all’interno dei fenomeni offerte dalle realtà metropolitane, Fuksas focalizza l’attenzione su
urbani contemporanei, nonché il pericolo di un suo definitivo un tema sul quale da qualche anno si sta orientando l’interesse di un
accantonamento, allestisce per la mostra un gigantesco megascreen crescente numero di architetti e di critici. E in effetti se è vero che,
in cui sono illustrati con una caotica quanto efficace sequenza di
57 Massimiliano Fuksas “Less Aestethics, More Ethics” in Catalogo della
immagini gli innumerevoli problemi delle metropoli mondiali. mostra Less Aestethics, More Ethics ( Padova: Marsilio, 2000), pag.13
Afferma Fuksas: “L’architettura autoreferenziale, con lo sguardo 58 Massimiliano Fuksas “Less Aestethics, More Ethics” pag.16.
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come aveva notato Kurt Andersen, molti progettisti della nuova le tecniche diagrammatiche e altri strumenti messi a punto dalla
generazione si sono rivelati allergici all’impegno sociale e politico è recente ricerca architettonica.
anche vero che proprio in questi anni, e da più parti, si è acquisita
la consapevolezza che la città si è trasformata e che se si vuole agire 3.13 Undici Settembre Duemilauno
in qualche modo su di essa, deve essere studiata e analizzata sotto Le mostre Less Aestethics, More Ethics e Mutations, anche
nuovi e più efficaci punti di vista. se ancora lontane dall’atteggiamento iper-problematico e a
Il 24 novembre del 2000 a Bordeaux presso il centro di tratti pessimista che caratterizzerà gli anni a venire, segnano una
architettura Arc en rêve apre una mostra, dall’emblematico titolo inversione di tendenza rispetto alla prima e della seconda metà degli
di Mutations. A curarla sono, tra gli altri, Rem Koolhaas, Stefano anni novanta quando alla complessità del mondo si contrapponeva
Boeri e Sanford Kwinter. Il primo propone il lavoro che da alcuni la fiducia, quasi illimitata, nel potere liberatorio dell’arte, della
anni sta conducendo con gli studenti della Harvard Design School scienza e del digitale. E quando l’esperienza di Bilbao – in cui
sulle realtà urbane della Cina e della Nigeria, nonché sull’impatto una città sull’orlo della bancarotta, si era sollevata grazie al potere
dello shopping nella città contemporanea. Stefano Boeri presenta rigenerativo dell’innovazione culturale operata in nome della
il lavoro del gruppo di ricerca Multiplicity in USE (Uncertain globalizzazione – era apparsa l’esemplificazione di un metodo che
States of Europe), che presenta i profondi cambiamenti che la poteva essere facilmente copiato.
globalizzazione sta causando in città così diverse quali Mazzara del A chiudere il ciclo provvede la crisi economica, con lo scoppio
Vallo e Belgrado, Pristina e San Marino. Stanford Kwinter affronta della bolla speculativa in borsa quando i titoli della nuova economia
i cambiamenti nella città americana e in particolare a Huston, una – cioè delle imprese che hanno puntato proprio su internet –
metropoli storicamente allergica alle costrizioni della pianificazione arrivano a perdere anche il 90 per cento del loro valore. Termina
urbanistica. così una felice congiuntura che, sostenuta da mercati finanziari in
Ad illustrare la mostra: statistiche, diagrammi e molte fotografie pieno boom speculativo, aveva trascinato le economie occidentali
d’autore, tra cui quelle dell’italiano Francesco Jodice. L’obiettivo è e, stimolato, con tassi di crescita a due cifre, quelle dei paesi
mostrare che il mondo – come avverte l’ultima pagina del catalogo emergenti, in particolare India e Cina.
della mostra dove compare scritta a grossi caratteri l’equazione Una serie di scandali scuote la fiducia nel sistema, quando si
WORLD=CITY – avrà sempre di più le caratteristiche della scopre che molte compagnie hanno falsificato i propri bilanci,
città. E che numerosi cliché e luoghi comuni ci impediscono piazzando, con la complicità delle banche, titoli spazzatura agli
di guardarla realmente e di comprenderne gli sviluppi. Da qui ignari investitori. Nello stesso tempo inchieste giornalistiche
l’imperativo di organizzare strategie alternative più puntuali, mostrano che dietro la globalizzazione si nascondono forme nuove
anche se programmaticamente parziali, che puntano a sostituire e intollerabili di sfruttamento, attuate attraverso la delocalizzazione
il tradizionale disegno urbano con il bigness, l’urban landscape, della produzione in aree geografiche dove è possibile utilizzare una
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forza lavoro priva di tutele sindacali.
La tecnologia – che attraverso il web, i voli a basso costo e le reazione americana, con la dichiarazione di guerra al terrorismo
comunicazioni in tempo reale, era stata uno dei principali motori in Afghanistan e, poi, in Iraq. Ad una fase espansiva ne subentra
dello sviluppo e del cambiamento – viene vista con paura. A una implosiva, in cui le nuove tecnologie, che avrebbero dovuto
preannunciare un clima di crescente sospetto verso il digitale è il timore liberare l’uomo, vengono adesso sempre più adoperate in funzione
– rivelatosi poi infondato – di un collasso dei sistemi informatici militare e repressiva. Ciò non può non provocare ripensamenti e
a causa del millennium bug cioè del cattivo funzionamento dei nuovi interrogativi anche nella ricerca architettonica. I moniti – sia
contatori automatici del tempo interni ai computer non settati per pur non privi di un certo compiacimento estetico – lanciati nelle
la cifra 2000. Ma anche la rivendicazione dello “slow” richiesto dai mostre Less Aesthetics, More Ethics e Mutations appaiono profetici,
sensi contro il “fast” imposto dall’interazione elettronica. E, infine, se non altro nell’indicare il bisogno di un radicale cambiamento di
il successo degli scritti di pensatori apocalittici, quali l’architetto e rotta.
filosofo Paul Virilio, che vedono il progresso in termini catastrofici.
Il colpo definitivo a un intero sistema di valori sembra giungere 3.14 Da dove ripartire?
l’11 settembre del 2001. Due aerei di linea dirottati e pilotati da Gli anni che vanno dal 1998 al 2001 presentano un impressionante
terroristi islamici si lanciano contro le Twin Towers di New York parallelismo con quelli che vanno dal 1926 al 1932. Si tratta, in
distruggendole. Un terzo aereo si schianta contro un altro edificio entrambi i casi, di due periodi eroici della storia dell’architettura,
simbolo: il Pentagono. segnati dalla produzione di opere di straordinario interesse, se non di
I mercati di tutto il mondo, da mesi in picchiata, hanno una veri e propri capolavori. A realizzarle sono architetti che si muovono
reazione violentissima tanto che il mondo intero, a qualche giorno all’interno di un movimento d’avanguardia e che coronano una
dall’attentato, segue con il fiato sospeso la seduta di riapertura della ricerca di oltre un decennio. A stimolare la loro creatività è un
borsa di New York, quando si teme, insieme al crollo dei titoli, il fervido contesto sociale e culturale in bruciante accelerazione,
collasso dell’economia occidentale. trainato in un caso dalla rivoluzione meccanica e nell’altro dalla
La fiducia nella globalizzazione, nel potere creativo e risolutivo rivoluzione digitale. Cioè rispettivamente dall’imperativo dello
dell’innovazione sembra definitivamente venire meno. Si scopre, standard o da quello dell’individualità.
dopo anni di ottimismo e di speranza, che il mondo non solo è La realizzazione, in entrambi i due periodi, di opere mature dal
complesso ma è anche irriducibile alla ragione, o almeno a quella che punto di vista formale e convincenti dal punto di vista tecnico
appare tale; che la cultura occidentale non è facilmente esportabile; contribuisce al successo non solo degli Autori, che diventano dei
che le strumentazioni digitali non solo riducono i problemi ma, protagonisti riconosciuti della scena internazionale, ma di tutto
velocizzando i processi e generandone di nuovi, li moltiplicano il movimento che questi rappresentano ed ha una immediata
generando, oltretutto, immensi risentimenti da parte di chi ne ripercussione, in termini di emulazione, presso le più giovani
è escluso. A complicare la situazione contribuisce la durissima generazioni. Da qui la diffusione di un nuovo sentire estetico.
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Il successo, però, segna la fine del periodo eroico e l’inizio della Parte 4 capitolo 4

Trends: 2002-2007
routine stilistica che non esita a ricorrere alla ripetizione acritica
di formule preconfezionate. E difatti come nel 1932 nasce
l’International Style, a partire dal 2001 dilaga lo stile dello Star
System. A mettere in crisi le acquisite certezze estetiche, in entrambi
i casi, sono gli avvenimenti storici. L’avvento o il consolidarsi
delle grandi dittature– Hitler, Stalin, Mussolini – o le turbolenze
mondiali – guerra in Afganistan, in Iraq – che fanno seguito all’11
settembre 2001. All’euforia, subentra l’angoscia. Si manifestano 4.1 World Trade Center
le contraddizioni, le ritirate e gli arretramenti. Nello stesso tempo “Let me put my cards on the table. It’s important to me that
cominciano a intravedersi anche originali e insondate direzioni di the spire is shaped in a way that recalls the Statue of Liberty. And
ricerca. Da dove ripartire? Certamente – lo vedremo nel prossimo I want the tower to be 1776 feet high, so the building stands for
capitolo – dalla consapevolezza etica che emerge dalle macerie degli something substantive, the Declaration of Independence. In the
attentati e delle guerre, ma anche da quel nuovo rapporto con la end, this is what matters to me”.59
natura, che proprio nel periodo 1998-2001 si è delineato con forza Con queste parole, come ci racconta nella sua biografia, Daniel
e secondo una notevole pluralità di punti di vista all’interno delle Libeskind, appena nominato vincitore del concorso per il masterplan
ricerche più significative. del Word Trade center, difende il proprio progetto davanti a
David Childs, il direttore dello studio SOM, scelto dal developer
Larry Silverstein e che, poi, di fatto lo esautorerà. È interessante
notare che Libeskind sottolinea gli aspetti simbolici della sua idea
architettonica, evidenziando, invece, nell’atteggiamento di Childs
semplici preoccupazioni di tipo commerciale.
Al gesto di natura simbolica dei terroristi consistenti
nell’abbattimento delle Twin Towers occorre infatti contrapporne
un altro che abbia non minore forza, e ciò può avvenire puntando
solo sui valori più alti della civiltà americana: l’apertura agli stranieri
in cerca di futuro e il culto per la libertà.

59 Daniel Libeskind, Breaking Ground. Adventure in Life and Architecture


( London:John Murray Publishers, 2004; New York: Riverhead Books, 2004),
pag.248.
630 torna al sommario 631
Ed era stato proprio Libeskind, che tra i partecipanti al concorso Visions, un gruppo di 21 tra architetti, ingegneri, urbanisti ed
per la ricostruzione del WTC aveva tradotto questo concetto nella esperti di paesaggio, è molto equilibrata in quanto a tendenze
forma più semplice e chiara attraverso un render in cui la nuova architettoniche: nella rosa compare infatti un esponente di
Liberty Tower trovava il suo doppio nella statua della Libertà, la primo piano del decostruttivismo ( Libeskind), uno dell’High
prima immagine incontrata dagli emigranti che si recavano in Tech (Foster), sono rappresentati i progettisti di punta dell’area
America. newyorkese (Dream Team), le nuove generazioni che si muovono
Il concorso, svoltosi nel settembre del 2002, non era stato facile, in direzione bloboidale (United Architects), due rilevanti gruppi
visto l’intreccio dei fattori in gioco: la componente emozionale professionali ( SOM e THINK), nonché gli architetti sensibili al
e simbolica, gli enormi interessi economici, la complessità di New Urbanism e alle teorie di Leon Krier e del principe Carlo
un nodo urbanistico così delicato della città di Manhattan, le (Peterson/Littenberg).
considerazioni legate al futuro e alla sicurezza. Tra gli oltre 400 I progetti vengono esposti dal dicembre del 2002 al febbraio
aspiranti erano stati selezionati, insieme a Libeskind, Foster & dell’anno successivo al Winter Garden del World Financial Center
Partners, il gruppo THINK guidato da by Rafael Viñoly,60 United richiamando oltre 80.000 visitatori che lasciano circa 10.000
Architects,61 Peterson/Littenberg Architecture, Skidmore, Owings commenti mentre il website approntato dalla Lower Manhattan
and Merril (SOM)62 e, infine, una associazione tra gli architetti Development Corporation (LMDC) conta oltre otto milioni
Richard Meier, Peter Eisenman, Charles Gwathmey e Steven Holl di contatti. L’immaginario popolare si scatena nel caratterizzare
battezzata a volte Dream Team, a volte New York 4. ciascun progetto con un soprannome: The kissing one per Foster,
La scelta dei sette team di progettazione, effettuata da New The tic-tac-toe one per Dream Team, The skeletons per THINK,
The one with the circle per Libeskind.
60 Con: Shigeru Ban (Tokyo, Japan), Frederic Schwartz (New York, NY),
Ken Smith (New York, NY), Rafael Vinoly (New York, NY) with ARUP (New
Mettendo così senza volerlo e impietosamente in luce proprio
York, NY), Buro Happold Engineers (Bath, England), Jorg Schlaich (Stuttgart, quella retorica, unita a un certo autocompiacimento formale,
Germany), William Moorish (Charlottesville, VA), David Rockwell (New York, che i progettisti avrebbero dovuto evitare. A mostrare le maggiori
NY), Janet Marie Smith (Baltimore, MD).
61 Il gruppo United Architects riunisce sei gruppi di progettazione conosciuti
debolezze sono proprio i gruppi più impegnati sul versante della
per il loro lavoro d’avanguardia: Foreign Office Architects, London; Imaginary ricerca linguistica: gli United Architects e il Dream Team.
Forces, New York and Los Angeles; Kevin Kennon Architect, New York; Reiser Il progetto degli United Architects dispone a semicerchio alcune
+ Umemoto, RUR Architecture P.C., New York; UN Studio, Ben van Berkel &
Caroline Bos, Amsterdam; Greg Lynn FORM, Los Angeles.
torri che si incontrano per cinque piani per poi proseguire e, con
62 Con: Field Operations (Philadelphia, PA
and New York, NY), Tom una di esse, raggiungere il record mondiale di altezza. Nel loro
Leader (Berkeley, CA), Michael Maltzan (Los Angeles, CA), Neutelings punto di congiunzione, posto al sessantesimo piano, formano
Riedijk (Rotterdam, Netherlands), and SANAA (Tokyo, Japan) together with
una “City in the Sky” destinata ad ospitare attività commerciali e
artists Inigo Manglano-Ovalle, Rita McBride, Jessica Stockholder and Elyn
Zimmerman. spazi culturali e ricreativi nonché aree verdi. Ma il risultato finale è
632 633
immagine eccessiva, gigantesca e incombente nonché, non essendo alla luce di creare un effetto suggestivo, commemorando così
frazionabile, complicata a realizzare. l’evento.
Il Dream Team propone 5 torri alte ciascuna 1111 piedi, collegate Scartata l’ipotesi di Foster che dal punto di vista urbanistico e
tra loro in orizzontale. È una non meno monumentale griglia che ambientale è la più innovativa ma, non essendo frazionabile in
densa di valori simbolici e di riferimenti – in primis alla scacchiera una pluralità di interventi, è difficile da realizzare, restano in gioco
di Manhattan – viene, con efficace ironia, da molti interpretata THINK e Libeskind. Che difatti il 1 febbraio 2003 passano il
come una rete acchiappa-aerei. turno. Seguono alcune settimane di polemiche roventi, di prese
Più felice il progetto di Foster che riprende il tema delle Twin di posizione, di colpi bassi e di inspiegabili voltafaccia critici. Ma
Towers con due edifici, alti 1764 piedi, che si toccano in tre punti alla fine, aiutato anche da una circostanza che avrebbe dovuto
creando altrettanti spazi pubblici panoramici, destinati a mostre e esulare dallo stretto giudizio architettonico, vince Libeskind che
attività ricreative, piantumate con alberi che, come parchi sospesi, ottiene l’appoggio del governatore George Pataki. Viene così ad
hanno il compito di purificare l’aria naturale e di ventilare l’edificio. essere premiato il progetto più chiaro, sicuramente quello più
A giustificare la coraggiosa scelta di concentrare la cubatura in due efficace dal punto di vista comunicativo. Non senza malumori di
soli edifici, la possibilità di liberare a terra spazi per destinarli ad larga parte della intelligenzia architettonica, oltretutto indispettita
uso pubblico. dalla vittoria di un architetto che per molti versi è considerato
Delle tre proposte presentate da THINK quella che riscuote il un outsider. Ciò, come ha notato Paul Goldberger provoca una
maggior successo prevede due tralicci – le Towers of Culture – che situazione paradossale: “Although Libeskind has spent most of
ricordano i profili delle Twin Towers ma nel cui interno vuoto sono his career as an academic, he was now positioned as a populist
liberamente collocati spazi destinati alla cultura: il memorial, il figure. This may be why, despite his background as an avant-garde
museo, l’anfiteatro all’aperto, il centro conferenze e una piattaforma architect, he didn’t get as much support among the city’s artistic
panoramica. A soddisfare la cubatura provvedono nove edifici più and intellectual community as Viñoly did, even though Viñoly,
bassi. paradoxically, has always been much more a corporate architect”.64
Il progetto di Daniel Libeskind, come abbiamo già detto, punta Non appoggiato dai suoi colleghi più autorevoli e posto di fronte
sui valori metaforici della svettante Freedom Tower. E sull’effetto al diktat del developer Larry Silverstein che preferisce all’intellettuale
di insieme che realizza con l’apporto di quattro torri di minori con scarsa esperienza uno studio, di provata capacità operativa,
dimensioni “this wasn’t a stand-alone tower singing solo – afferma quale SOM, il progetto di Libeskind viene di fatto compromesso.
– but part of a symphony with the four other towers”.63 Anche La nuova Freedom Tower, elaborata congiuntamente e non senza
perché sono disposte in modo tale da permettere ogni 11 settembre conflittualità dai due team, è presentata nel dicembre del 2003.
63 Daniel Libeskind, Breaking Ground. Adventure in Life and Architecture 64 Paul Golderger, “Eyes On The Prize.The amazing design competition for
pag.248 the World Trade Center site”, The New Yorker, (10 March 2003 ).
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Visibilmente appesantita nelle proporzioni, rassomiglia sempre più che non rappresentava niente, ma era un niente spettacolare”.65
ai corporate building che i grossi studi professionali realizzano per Ma non è così per una parte della critica, che interpreta questa
il mondo. A ricordare il mito del sogno americano così felicemente, opera sui generis, come una anticipazione delle potenzialità di una
anche se retoricamente tratteggiato nell’originario disegno, è la data ricerca che combina natura e tecnologia, interattività e dimensione
scelta per la posa della prima pietra: il 4 luglio 2004, il giorno della paesistica all’interno di quella poetica della dematerializzazione –
Festa dell’Indipendenza. del blurring appunto – sulla quale da tempo stanno riflettendo
i giovani architetti digitali nonché altri quali Toyo Ito, Peter
4.2 Tra nuvole e monoliti Eisenman e Coop Himmelb(l)au. E che, allo stesso tempo, sonda
Tra gli allestimenti dello Swiss Expo del 2002 ci sono il Blur nuove dimensioni nel rapporto tra corpo e spazio: “entering Blur
degli americani Diller + Scofidio, il Monolith di Jean Nouvel e le will be like walking into a habitable medium-one that is featureless,
torri di metallo degli austriaci Coop Himmelb(l)au. depthless, scaleless, spaceless, massless, surfaceless and contextless.
Il Blur è sicuramente quello che colpisce di più l’attenzione del Disorientation is structured into the experience”.66
pubblico e della stampa, tanto che diventa il simbolo della stessa Se Diller+Scofidio puntano al disorientamento sensoriale e alla
esposizione. Si tratta di una struttura, posta a quasi 20 metri sul dematerializzazione dello spazio o, come sosterrà non senza ironia
livello del lago e dotata di una piattaforma lunga circa 100 metri Ned Cramer alla gas architecture, Jean Nouvel, all’opposto, realizza
e larga 60, che non ha funzione alcuna se non produrre vapore all’interno del lago il Monolith, un gigantesco cubo rivestito in
attraverso un sistema di 29.000 ugelli dal quale fuoriesce l’acqua acciaio corten.
nebulizzata del lago. Il risultato è una gigantesca nuvola, un puro Non è azzardato vedere, nella mossa dell’architetto francese – al
effetto scenico che si può apprezzare sia dalla riva sia entrandovi di là dell’espediente espositivo di contrapporre un monolite a una
direttamente dentro, dopo ovviamente essersi attrezzati con degli nuvola – anche una scelta di campo: di attenzione per i temi della
impermeabili. fisicità, della concretezza, della tattilità e di allontanamento da quelli
“It’s incredible – ha affermato Ricardo Scofidio – the structure dell’interazione digitale e della trasparenza – temi che, oltretutto,
that’s required to make this nothing”. E in effetti, per realizzare lui stesso aveva affrontato, precorrendo i tempi, rispettivamente
la piastra, che si poggia a sbalzo su quattro esili pilastri occorre con l’Institute du Monde Arabe e la Fondazione Cartier.
una ossatura in metallo fondata sui principi della tensegrity messi Ciò comporta anche un certa presa di distanza dalle ricerche
a punto da Buckminster Fuller, mentre per realizzare la nuvola e dell’avanguardia. E un atteggiamento che piuttosto che scomodare
i giochi di luce si deve approntare una complessa strumentazione
elettronica in grado di calibrare l’emissione del vapor acqueo in 65 Intervista di Antonello Marotta a Diller+Scofidio in Antonello Marotta,
Diller+Scofidio. Il teatro della dissolvenza ( Roma: Edilstampa,2005), pag.79.
relazione alle condizioni climatiche e al tipo d’effetto voluto. 66 Riportato in Ned Cramer, Diller+Scofidio’s Blur Building for the Swiss
Potremmo liquidare il Blur come una piacevole trovata: “un edificio Expo 02 in Yverdon-les-bains, Architecture (July 2002), pag.58.
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le scienze della complessità e le geometrie non euclidee, si pone rimandi filosofici, l’approntamento di brillanti strategie di giovani
all’ascolto dei modi attraverso i quali l’uomo interagisce con il e meno giovani progettisti per accedere all’interno di questa cerchia
mondo delle cose: cioè attraverso i sensi in un rapporto fisico, ristretta di professionisti sui quali sono costantemente puntati i
istintivo con lo spazio naturale. E così facendo contrappone riflettori.
agli eccessi della tecnologizzazione la ricchezza inesauribile della Inoltre la competizione per incarichi sempre più importanti
materia, la sua intraducibilità in codice binario. è responsabile della superproduzione di progetti ad effetto e di
Le torri di Coop Himmelb(l)au all’Arteplage di Biel mostrano architetture-sculture che tendono ad emergere dal contesto in cui
una straordinaria abilità plastica diventata maniera, che ha perso la sono collocate. Nota Peter Davey: “We live in a world permeated
forza – anche urtante e sgradevole – che aveva caratterizzato le opere by the cult of celebrity and dominated by the electronic media,
precedenti del gruppo austriaco, quali l’attico sulla Falkestrasse. Un which demand constant novelty. The more unusual the gesture, the
simile cambiamento di prospettiva porta da un lato alla crescente more enhanced an architect’s brand. The cult of celebrity has been
accettazione da parte dell’opinione pubblica di composizioni so successful that most of the limited international competitions
architettoniche un tempo giudicate inaccettabili ma dall’altro alla are open only to a small group of celebrated architects – perhaps
progressiva riduzione di quella che era una ricerca d’avanguardia a no more than 100 – who are almost forced to become increasingly
un gioco formale. demostrative and outré to ensure that they retain their place in the
hierarchy of the celebrated”.67
4.3 Lo Star System Esattamente come avviene per le automobili o per il vestiario
Se già nel 1993 Kenneth Frampton denunciava gli architetti dove è sempre più difficile distinguere tra una utilitaria della Fiat
mediatici che si spartivano la parte più interessante del mercato, a e una della Renault, tra un paio di jeans di Dolce & Gabbana o
partire dal 1997 molte amministrazioni, sull’onda del successo del di Armani, lo Star System è responsabile anche di una crescente
museo Guggenheim di Bilbao, ricorrono sempre più frequentemente somiglianza tra i prodotti. E così, per esempio, il minimalista
allo Star System perché si rendono conto dei notevoli benefici Perrault, con il progetto per l’ampliamento del teatro Mariinsky
in termini di popolarità che può apportare la costruzione di un a San Pietroburgo, Russia (2003) disegna un edificio che ricorda
edificio disegnato da una grande firma. le sperimentazioni sulle geometrie complesse. Renzo Piano con la
Ciò porta alla creazione di una elite di progettisti che competono KPN Telecom Tower a Rotterdam, Olanda (1997-2000) sperimenta
per incarichi sempre più importanti. E, come sempre succede i pixel dell’elettronica. Herzog & de Meuron con il Laban Center a
quando si creano delle elite e un nuovo mercato, a una lotta senza Depfort, Londra (1997-2003) integra le ricerche sui materiali con
esclusione di colpi per accedervi e, poi, per rimanervi. una riflessione spaziale che ha più di un debito con Rem Koolhaas.
Non è difficile, ad uno occhio disincantato, vedere dietro la 67 Peter Davey, “Bling, Blobs, Burgeoning:Problema of Figure”, The
produzione di molti testi teorici, di dichiarazioni critiche, di Architectural Review n.1297 (March 2005), pag.74
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Il tettonico Rafael Moneo con il Kursaal di San Sebastian, Spagna l’état gazeux, investe anche le altre arti. Tanto che oggi è difficile
(1990-1999) punta sull’architettura trasparente. distinguere tra performance artistiche – si pensi a quelle di Maurizio
La somiglianza tra i prodotti, oltre che a una scelta imposta dal Cattelan, Vanessa Beecroft, Damien Hirst o Pipillotti Rist – e spot
mercato che tende a reiterare un repertorio di immagini giudicate pubblicitari. E fa parte di un processo ancora più generale in cui
vincenti, deriva anche dal crescente ruolo che hanno i backoffice. le discipline abbandonano i loro saperi tradizionali tendenti alla
Le star, pressate dagli impegni di rappresentanza e promozione, costruzione di oggetti ben definibili per accedere a un universo,
dedicano sempre meno tempo ai progetti: a volte limitandosi fatto di reciproche contaminazioni, dove a predominare sono puri
alla stesura del concept, a volte accontentandosi di un generico valori relazionali veicolati dalle tecniche di comunicazione che,
controllo. Con il risultato che a gestire effettivamente il lavoro a loro volta, basano la loro efficacia sugli effetti speciali e sulla
sono i partner o, ancora più spesso, giovani assistenti formatisi in sorpresa. Cioè sulla moda. Ad avvicinare il mondo dell’architettura
facoltà universitarie e postuniversitarie imbevute di spirito eclettico a queste dinamiche, provvede anche il sempre più stretto rapporto
e che sono invitati a progettare “alla maniera di…”. I risultati, tra architetti e stilisti, che porta all’incarico per l’allestimento di
anche quelli di ottima qualità, non possono non risentire di questa negozi o di sedi, all’elaborazione di strategie d’immagine, o come
crescente spersonalizzazione. nel caso di Koolhaas e Prada, di modalità alternative di concepire il
La popolarità delle star porta inoltre, inevitabilmente, ad un rapporto tra lo shopping e lo spazio urbano.
atteggiamento ambiguo e, a tratti, elusivo rispetto all’innovazione. Tanto che Miuccia Prada presenta i nuovi negozi come una
I protagonisti del dibattito architettonico, infatti, sanno che senza opportunità “per ridefinire la cultura contemporanea e interpretare
innovare saranno presto superati dalle nuove mode. Ma nello l’idea di shopping in modo innovativo e sperimentale”. E gli fa eco
stesso tempo, che l’innovazione, per aver successo commerciale, Koolhaas affermando che si tratta luoghi che danno alla gente la
deve essere più di forma che di sostanza, più dichiarata che reale. possibilità di non fare compere, di spazi privati ma pensati come
Insomma deve rientrare all’interno di quella generica retorica del pubblici per bilanciare la sempre più aggressiva appropriazione
nuovo che rende il prodotto vendibile. Il risultato è che il progetto degli spazi collettivi della città da parte dei negozi e dei centri
tende a esprimere, attraverso un concept, una filosofia di vita spesso commerciali.
estetizzata, che più che essere concretamente perseguita si offre Inoltre, al giorno d’oggi, proprio per il fatto che stilisti e architetti
come una proiezione metaforica, un sogno, un wishful thinking. In non puntano le loro strategie di marketing sull’intrinseca della
ogni caso il progetto punta sugli aspetti comunicativi invece che – qualità dei prodotti ma sulla filosofia di vita che questi suggeriscono,
come era avvenuto con il Movimento Moderno – su quelli tecnici, rende le vecchie separazioni merceologiche desuete. Fendi e Armani
funzionali e sociali. firmano cucine e linee di arredamento e approntano negozi dove
Questa dinamica, del resto, non vale solo per l’architettura, ma vendono libri e offrono da mangiare mentre Piano, Meier, Roges,
come ha ben messo in evidenza Yves Michaud nel libro, L’art à Lynn non disdegnano di disegnare maniglie, elettrodomestici,
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orologi, servizi da te, caffettiere o di porsi come testimonial scena mondiale di presentare i progetti in corso. L’ipotesi è che se
pubblicitari, come è avvenuto a Fuksas con la Renault e a Foster tra la fase di ideazione e la realizzazione di una costruzione passano
con la Rolex. numerosi anni, sicuramente tra le opere oggi progettate ci sono quei
Ma se un architetto vende un modello di vita all’interno del due o tre edifici importanti che segneranno il prossimo futuro. “Se
quale il pubblico deve riconoscersi – né più né meno di ciò che entro i prossimi cinque anni ci sarà un nuovo progetto con l’impatto
succede con una marca di blu jeans o di una vettura di lusso – la popolare del Museo Guggenheim di Bilbao, si può essere quasi
stessa organizzazione della produzione dello studio di architettura sicuri che ne esistono già i disegni completi, o una visualizzazione
deve cambiare per essere meno centrata sugli oggetti e più sul virtuale del percorso e uno o due plastici. Ovviamente non è ancora
mercato. Accanto a chi disegna l’edificio compaiono gli specialisti finito. Forse non sono nemmeno iniziati i lavori sul sito. Forse i
di marketing e di immagine. Oppure, come ha intuito Koolhaas suoi architetti stanno ancora valutando la possibilità di costruire
fondando AMO, occorre creare una nuova struttura affiancata in acciaio o in calcestruzzo. In ogni caso il progetto esiste già come
a quella tecnica. E così “while OMA remains dedicated to the idea. E ancora se ci sarà un altro edificio d’esordio con l’impatto
realization of architectural projects, AMO applies architectural del Museo Ebraico di Berlino, il suo architetto avrà sicuramente in
thinking in its pure form to questions of organization, identity, mano l’incarico”.69
culture and program, and define ways – from the conceptual to Conseguentemente, Sudjic decide di organizzare la mostra per
the operative – to address the full potential of the contemporary contenitori tipologici: l’abitazione, il lavoro, i negozi, le opere di
condition”.68 E così l’architetto non è più, come accadeva in culto o di rappresentanza. E lascia al pubblico il compito di trovare
passato, il tecnico che dà forma a un programma dettatogli da al loro interno – se lo vuole e se ci sono – i capolavori. La scelta,
un committente possibilmente pubblico, ma – esattamente come apparentemente neutrale, pone, in realtà, due questioni rilevanti.
avviene per altri produttori di beni voluttuari che operano sul Denuncia innanzitutto la difficoltà dei critici a svolgere il loro lavoro
mercato – è colui che, a partire dagli input che provengono dalle che è di orientare, attraverso scelte teoriche, il futuro. Il destino
proprie analisi, crea, per poi soddisfarli, nuovi bisogni. di un’opera, sembra invece dire Sudjic, è sempre più inafferrabile
ed è orientato da fatti extradisciplinari – quali appunto la moda,
4.4 La crisi dello Star System la comunicazione, l’impatto con il pubblico e le grandi strategie
Per l’ottava mostra internazionale di architettura di Venezia, commerciali – che oramai sfuggono alla riflessione. In secondo luogo
svoltasi nel 2002, il direttore Deyan Sudjic evita scelte di campo. la mostra registra, diventandone quasi l’apoteosi, la produzione
E piuttosto che parteggiare per una corrente architettonica o per cospicua di opere di buono e di alto livello architettonico prodotte
un’altra, chiede ai principali studi di architettura operanti sulla dallo Star System. Una produzione che sicuramente incontra il

68 La frase è tratta dal website di OMA-AMO: www.oma.nl 69 Deyan Sudjic, “Next” in Next ( Venezia: Marsilio, 2002), pag.15
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successo del pubblico – tanto che la biennale di Sudjic supera di contemporanee, Forster abbandona i contenitori tipologici del
gran lunga le edizioni precedenti per numero di visitatori – ma predecessore, e ne organizza altri strutturati su parole chiave:
all’interno della quale è sempre più difficile individuare una reale Transformations, Topography, Nature of Artifice, Surfaces,
capacità di incidenza sui fenomeni sociali. Molti i musei, molte le Atmosphere, Hyper-projects. Ma la mostra risulta confusa se
case unifamiliari di lusso, pochi i programmi in grado di cambiare non altro per il fatto che i progetti che rientrano in una categoria
la città, soprattutto quelle più povere e degradate. Che la biennale potrebbero benissimo far parte di altre: si pensi a quanti sono
di Sudjic bypassandoli ponga problemi rilevanti lo si vede dalle le opere che, come ammette lo stesso Forster, “appear to draw
due successive biennali, quella del 2004 diretta dallo storico Kurt on virtually all our previous categories: they conjoin site and
Forster e quella del 2006 diretta da Richard Burdett. La prima può structural frameworks into new topographies, creating variegated
essere letta come una risposta sul ruolo della critica. La seconda atmospheres by means of spaces and conduits which are fashioned
sull’incidenza dello Star System all’interno dei più complessi from materials that unfold the impression of cyclical time”.71
fenomeni metropolitani che segnano il nostro secolo. Ciò che, comunque, emerge è un interesse crescente per la
Per Forster, che titola la sua biennale Metamorph, è essenziale dimensione territoriale e geografica che già Bruno Zevi aveva
ritrovare all’interno della nuova architettura alcune traiettorie che individuato come nodale nel convegno Landscape and the zero
rendano conto delle trasformazioni in atto. Le rintraccia a partire degree of architectural language del settembre del 1997.
dagli anni ottanta quando si delineano quattro linee: due vincenti È in questa direzione che si potrebbe trovare una nuova chiave
rivolte verso il futuro e due perdenti attratte dal passato. Le vincenti interpretativa, ricostruendo scale di valori in grado di orientare
sono di Frank O. Gehry e di Peter Eisenman, le perdenti di Aldo la ricerca critica. Si sceglierà invece, con la biennale del 2006,
Rossi e di James Stirling: diretta da Richard Burdett, di azzerare le discussioni sulla forma
“Aldo Rossi’s melancholy isolation of buildings beyond per puntare all’analisi dei problemi urbani. La mostra, intitolata
scale and site stands in contrast to James Stirling’s uninhibited Città. Architettura e società, evidenzia le trasformazioni delle realtà
contamination of Modernist and Constructivist ideas. Eisenman metropolitane contemporanee: soprattutto del terzo e del quarto
and Gehry deliberately looked beyond building as we know it, in mondo. Ma così facendo, evidenzia proprio ciò su cui Sudjic aveva
order to develop architecture ex machina by the former, or, with glissato: cioè che di fronte all’impetuoso attuarsi delle dinamiche
the bold introduction of fish ( among other creatures) ex natura sociali ed economiche, l’architettura firmata – proprio quella su
by the latter. At these crossroads of 1980, the trap was set, but it cui si dilungano le pubblicazioni di architettura e su cui scrivono i
snared only the Postmodernists”.70 critici – è un oggetto in fondo trascurabile.
Per orientare il visitatore all’interno delle metamorfosi
70 Kurt W. Forster “Cossroads-Around 1980”, Metamorph. Trajectories (
Venezia: Marsilio 2004), pag. 125 71 Kurt W. Forster “Hyper-Projects”, Metamorph. Trajectories, pag.339
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4.5 La crisi della critica vetrina del nuovo, per poi, con una repentina virata, essere diretta
Insospettita da un lato dall’ottimismo dello Star System che si dal gennaio 2004 da Stefano Boeri che riduce drasticamente i
sottrae ai problemi strutturalmente più rilevanti e scossa dall’altro progetti di architettura presentati in ciascun numero per far posto a
dalle riflessioni sociologiche che mettono in luce i limiti di questo inchieste, scritti filosofici, interventi in chiave geopolitica e indagini
approccio estetizzante, la critica stenta a trovare nuove ipotesi sullo stato delle metropoli contemporanee.
operative. A testimoniarlo è la ridotta produzione di rilevanti All’interno di un radicale ripensamento del ruolo e della funzione
testi teorici scritti a partire dal 2001 e la loro ancora più scarsa delle riviste di architettura può leggersi anche la metamorfosi di
incidenza sul mercato, soprattutto se paragonata con quella dei Archis. Il suo direttore Ole Bouman, nel 2005, cambia il titolo
libri pubblicati nel decennio precedente. A rendere lo scacco più della rivista in Volume, coinvolgendo nel programma editoriale –
bruciante è, infine, la crescita del numero coffee table books, in caratterizzato dallo slogan di “To Beyond or not to Be” – AMO, la
cui le immagini prendono il sopravvento sui testi e l’aspetto struttura di ricerca di OMA e C-LAB, The Columbia Laboratory for
critico è volutamente trascurato a favore di quello apologetico. La Architectural Broadcasting, diretto da Mark Wigley. Archis, ancora
crisi investe anche le riviste di architettura, uno degli strumenti più drasticamente della Domus di Boeri, abolisce la presentazione
privilegiati attraverso il quale, negli anni ottanta e novanta, si era di progetti per affrontare tutti quei temi che determinano la forma
diffuso il pensiero architettonico. fisica del pianeta: guerre e catastrofi comprese. E non esita a
La lenta agonia di The Architecture – una rivista che vantava pubblicare, nel 2007, un numero speciale dedicato a Dubai, la città
un glorioso passato anche per aver inglobato dal 1996 Progressive Disneyland dove stanno avvenendo alcune delle trasformazioni
Architecture – è emblematica di uno stato di disagio più generale. più emblematiche dei nuovi modi di costruzione della città
Per molti la causa è da attribuire a internet che con la diffusione contemporanea e, dove è interessato ad operare Rem Koolhaas, che
tempestiva e gratuita di notizie e immagini sottrae alla carta con Bouman e Wigley è uno dei Project Founders della rivista.
stampata il ruolo di veicolo privilegiato della diffusione del pensiero La sensazione è tuttavia che Volume si rivolga a una ristretta
architettonico e, di conseguenza, lettori e pubblicità. Ma, al di là minoranza di intellettuali e che le vendite, soprattutto tra i
di internet, vi è anche una crescente difficoltà a caratterizzarsi con progettisti interessati alla concreta produzione di manufatti
una propria e autorevole voce. Evitando di cadere negli opposti architettonici, siano in calo. La flessione delle vendite angustia
pericoli di diventare raffinate pubblicazioni utili solo a promuovere anche le riviste che conservano un taglio tradizionale. Tanto che
il già noto, attraverso i magnifici servizi fotografici selezionati e alcune devono chiudere. Tra queste vi è L’Architettura, cronache e
pagati dagli stessi protagonisti della scena architettonica, oppure a storia che cessa le sue pubblicazioni nel 2005, a cinque anni dalla
rifugiarsi in generiche riflessioni sociologiche, culturali o politiche. morte del fondatore Bruno Zevi.
È quanto, per esempio, succede alla rivista Domus che nel settembre Altre – nonostante non vi siano dati ufficiali che lo confermano
del 2000 è diretta da Deyan Sudjic che la trasforma in una brillante – sopravvivono con redazioni ridotte, numero di pagine limitato,
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economie di ogni tipo. Numerose si rinnovano con conseguente nascita di un movimento all’inizio minoritario e visto con sospetto
avvicendamento dei direttori.72 In controtendenza due iniziative. se non osteggiato che, poi, è accettato sino a diventare dominante.
Sono The Architects’ Newspaper e A10.73 Operando con modalità La accettazione comporta, però, anche perdita di originalità e di
comunicative nuove, entrambe le riviste rivendicano l’interesse per carica innovativa.
tutto ciò che si muove al di fuori del mondo dello Star System. L’una Con la conseguenza che si registra una crescente fatica a trovare
approfondendo sia in chiave giornalistica che teorica i problemi nuove ipotesi di lavoro. E non solo perché – come abbiamo già
dell’area metropolitana di New York, l’altra cercando di capire cosa avuto occasione di notare – sono gli architetti stessi a uniformarsi
effettivamente avviene in Europa e, in particolare, in quelle sue aree diventando eclettici. Ma anche perché è il sistema che, assimilandole
periferiche che oggi – grazie alle nuove comunicazioni – vivono in e banalizzandole, stempera le posizioni più innovative, soprattutto
una interessante dimensione in cui si incontrano, generando nuove quelle che con più vigore si erano esplicitamente poste in posizione
sintesi, le problematiche locali e quelle globali. antagonista alla cultura dominante.
In questa luce può, per esempio, leggersi il libro di Rafael
4.6 Fine dello Star System? Moneo, Inquietud teórica y estrategia proyectual, en la obra de
Una generazione di architetti innovativi è emersa dalla crisi ocho arquitectos contemporáneos, forse una delle più importanti
del postmodernism, ha trovato nella mostra Deconstructivist operazioni editoriali degli ultimi anni. Vi sono esaminate le opere
Architecture un momento di coagulo, per poi dare vita negli anni di Venturi & Scott Brown, Stirling, Rossi, Eisenman, Siza, Gehry,
novanta a una stagione creativa. Stagione che, però, a partire dalla Koolhaas, Herzog & de Meuron. L’analisi, però, evita di andare
data simbolica dell’11 settembre 2001, sembra essersi esaurita nel oltre le forme e di risalire alle diversità profonde che ne sono alla
fenomeno dello Star System. base e che investono l’aspetto ideologico.
Si produce così un ciclo, che per quanto segnato da caratteristiche Vedendo queste diversità come semplici strategie alternative
peculiari, è ricorrente nella storia dell’architettura. Consiste nella per affrontare il problema della forma, Moneo, corre il rischio di
avallare l’equivoco che ha portato allo Star System. E cioè l’ipotesi
72 Tra gli avvicendamenti di direttori celebri e di lunga durata, due spiccano.
Sono quello alla direzione di The Architectural Review ( da Peter Davey a Paul
che i progettisti non siano altro che brillanti produttori di immagini
Finch) avvenuto nel 2005 e di Abitare (da Italo Lupi a Stefano Boeri) avvenuto inusuali e raffinate e che, proprio per questo, siano alla fine tra
nel 2007. Un resoconto di quella che è stata la linea culturale della importante loro sostanzialmente intercambiabili esattamente come gli stilisti
rivista britannica si trova in: The Architectural Review n.1297 (March 2005),
numero monografico dal titolo: “Davey Reflects on a Quarter of Century”.
di moda: Armani o Versace, Siza o Gehry.
73 Il primo numero del quindicinale The Architects’ Newspaper, diretto Per fortuna, per quanto lo Star System tenda all’omogeneizzazione,
da William Menking, è uscito nel 2003. Il primo numero del bimestrale A10, custodisce ancora al suo interno notevoli differenziazioni che non
diretto da Hans Ibelings è uscito a cavallo tra il 2004 e il 2005. Le due riviste
sono solo relative agli aspetti stilistici ma investono aspetti culturali
sono accomunate dal prezzo di copertina ridotto – The Architects’ Newspaper è
gratis per gli architetti dell’area di New York-. ed esistenziali più rilevanti. E se non è difficile trovarvi progettisti
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caratterizzati da posizioni formaliste o di retroguardia e altri le policarbonato trattati con sfumature che vanno dal giallo al rosa
cui opere denunciano stanchezza creativa, non è raro incontrarne al verde chiaro, assume riflessi di colore variabili con la luce del
altri ancora che continuano a muoversi con intelligenza teorica, giorno. Da qui l’aspetto evanescente che contrasta con la concreta
ponendosi nuovi interrogativi. Tra le numerose opere di notevole materialità del prato disegnato secondo disegni geometrici.
interesse che sono state realizzate a partire dal 2002, ne elencheremo Il Laban mostra le possibilità di una sperimentazione che coinvolge
dieci per poi affrontare altri due fenomeni, in un certo senso laterali spazio, involucro, colori e materiali. Su questa linea Herzog &
allo Star System: la supercreatività e l’ultraminimalismo. de Meuron continuano con i sempre più numerosi incarichi che
gli vengono affidati. Tra questi ricordiamo, per l’uso creativo
4.7 Dieci Opere della lamiera perforata, che produce una architettura vagamente
Laban Dance Center wrightiana il museo De Young a San Francisco, California (1999-
Dopo le prime prove, orientate in senso rigorista, abbiamo visto 2005) e, per la stretta corrispondenza tra pelle, struttura, uso dei
come i lavori di Herzog & de Meuron puntino a un sempre più materiali e spazialità interna il Prada Aoyama Epicenter, Tokyo
attivo coinvolgimento dello spazio, ma non sempre con risultati (2000-2003). Vi sono infine i progetti per gli stadi quali l’Allianz
convincenti. Il Laban Dance Center a Deptford, London (1997- Arena, Munich, Germany (2000-2005) che si trasforma in un
2003) segna decisamente una svolta già a partire dall’atrio di gigantesco segnale luminoso a colori variabili e il nuovo stadio
ingresso dal quale si dipartono le rampe e una scenografica scala olimpico di Pechino, Cina (2002-2008) pensato come un canestro
a chiocciola. Disposto su due piani, l’edificio è concepito, alla in calcestruzzo, un edificio quest’ultimo non privo di un certo
maniera di Koolhaas, come una promenade architecturale che autocompiacimento formale, ma in cui certamente è abbandonata
si snoda senza soluzioni di continuità lungo corridoi di forma la dicotomia tra pelle e struttura.
leggermente irregolare. Da questi si intravedono gli spazi destinati
alle varie attività, il panorama esterno e squarci di corti interne Tod’s Omotesando Building
che, oltre a garantire l’illuminazione naturale, fanno traguardare Anche Toyo Ito con il Tod’s Omotesando Building, Tokyo
la vista verso il cielo. Accattivante l’uso dei colori e dei materiali. (2002-2004) punta ad un edificio in cui pelle e struttura
Domina il contrasto tra il rosa shocking e il verde pisello, forse un coincidono. Coerentemente con il suo approccio organico,
omaggio all’architettura dell’ultimo James Stirling. Non è assente intreccia travi e pilastri come se fossero rami di un albero. Poi,
il nero dato con effetto catrame usato da Koolhaas a Fukuoka o a per sottrarre al cemento pesantezza ricorre all’artificio di porre i
Eurolille. Molti materiali, come il cemento dei soffitti, sono lasciati vetri a filo di facciata, lasciando in cemento a vista solo la parte in
a vista, così come anche le canaline degli impianti, seguendo esterno e pitturando di bianco tutte le altre facce. In questo modo,
l’approccio un po’ calvinista e un po’ radical chic che è la cifra vista dalla strada, la struttura appare come una foglia sottilissima
del duo. All’esterno l’edificio, grazie al rivestimento in pannelli di grigio argentata che dialoga con le luci della metropoli. Anche il
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cemento – sembra dire Ito – può vibrare, perdendo la pesantezza collegati tra loro senza soluzione di continuità. Propone invece un
monumentale che caratterizza la produzione del suo rivale Tadao approccio intermedio. Da un lato alcune piattaforme specializzate
Ando. Come è stato però notato da Wakato Onishi su Domus per assolvere le funzioni tecniche della libreria: gli uffici, il deposito, le
n.878, manca all’edificio di Omotesando una adeguata spazialità aule, i parcheggi. Dall’altro spazi in between destinati a diventare delle
interna, come invece accade in quello di Prada di Herzog & de piazze pubbliche: al primo piano la living room ( una piazza al coperto
Meuron, che oltretutto si trova a pochi isolati di distanza. Ciò è che ricorda quella celebre del centro Pompidou a Parigi), poi la mixing
dovuto probabilmente a scelte commerciali della Tod’s che hanno chamber dove l’utente è posto a contatto anche con gli altri media e,
imposto la divisione dell’edificio in una parte inferiore destinata infine, ai piani alti la sala di lettura. Ad avvolgere le piattaforme e gli
alla vendita e una superiore agli uffici. Altri progetti realizzati da spazi pubblici provvede un involucro a forma di rete. Ha la funzione
Ito sono giocati su una più convincente dinamica spaziale. Il Green di delimitare un volume che, a differenza della gran parte degli altri
Green, I-Project in Fukuoka, Giappone (2002-2005), per esempio, blocchi edilizi di Seattle, ha forma decisamente non prismatica. Le
è una piacevole promenade attraverso gli spazi interni e, poi, allo piattaforme, infatti, non sono poste esattamente in corrispondenza
scoperto lungo le coperture ondulate trattate a verde. Vi sono, l’una sull’altra ma sono tra loro scostate, per garantire la possibilità di
infine, opere che sperimentano nuove direzioni di ricerca, come è collegamenti interessanti, anche visivi, tra una piattaforma e l’altra,
il caso del Mikimoto, Ginza2, Tokyo (2004-2007), una torre che, tra uno spazio pubblico e l’altro. Una articolazione dinamica che
a causa del suo colore perlaceo ( Mikimoto è una ditta specializzata può essere apprezzata anche dall’esterno grazie al fatto che la rete che
nella vendita di perle) e delle sue bucature a-geometriche, sembra delimita il volume dell’edificio è trasparente – soprattutto la sera.
un giocattolo trovatosi per caso all’interno di una della città più Coerentemente con l’approccio paranoico/funzionalista di Koolhaas
efficienti e competitive del mondo. vi è quindi una perfetta corrispondenza tra forme e funzioni, anche
se poi il risultato è un oggetto inquietante e inconsueto. Similmente
Seattle Central Library inquietanti e inconsuete, ma sempre frutto di strategie progettuali
La Central Library di Seattle, Washinghton (1999-2004) cerca di coerenti, sono la Casa da Musica a Porto, Portugal (1999-2005), e il
dare risposte a due domande. Quale è il ruolo dello spazio pubblico CCT Television Station and Headquarters a Beijng, China ( iniziato
oggi? Come può funzionare una biblioteca in una società che alla nel 2002). Il primo è un edificio monolite nel cui interno è ricavata
carta stampata ha affiancato numerosi altri media? una sequenza di spazi tra loro collegati, il secondo è una coppia di
Per rispondere ad entrambe Koolhaas evita di seguire le strade grattacieli che, unita nel basamento e in sommità, ne determina
già sperimentate con il progetto per la Biblioteca di Francia e per la l’immagine unitaria e la forma ad anello.
Biblioteca di Jusseau, cioè rispettivamente l’edificio gruviera in cui
la massa dei libri è bucata dagli spazi destinati alle attività e quella New Offices For Caltrans
dell’ambiente continuo in cui i piani dell’edificio sono inclinati e Ad indagare il tema dello spazio pubblico – questa volta
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posto all’esterno degli edifici – è Tom Mayne con i nuovi uffici operativa che combina arte, public realm, ecologia e luce. Strategia
per la Caltrans a Los Angeles, USA (2004). L’edificio che sorge che viene perseguita anche nello Science Center School a Los
nella downtown si discosta dagli altri due sorti nella stessa area : Angeles, California (1989-2004) e nel U.S: Federal Building in San
l’auditorium Disneyland di Gehry e la Roman Catholic Cathedral Francisco, California (1999-2006).
di Rafael Moneo. Dal primo per l’uso di forme più squadrate,
dall’altro per ricchezza inventiva. Lo schema che sceglie Mayne è Milan Fair District
in realtà molto semplice: un corpo lineare più alto su cui si innesta Realizzata in tempi brevi – 24 mesi di cantiere – rispetto a quelli
perpendicolarmente uno più basso per formare una L che lascia dilatati delle costruzioni italiane, il Milan Fair District, Milan Italy
un quadrante inedificato destinato ad ospitare una piazza. Afferma (2002-2005) è l’opera più importante di Massimiliano Fuksas.
Mayne: “We are not making an object, but a space”. E a conferma Occupa 210.000 mq. e ospita 20.000 parcheggi. A caratterizzarne
di questo obiettivo può leggersi la scelta di operare per grandi segni. il gigantesco disegno è una passerella sopraelevata lunga oltre
L’edificio principale è rivestito sui lati lunghi da una lamiera, un chilometro e mezzo. L’effetto generale è insieme di grande
simile a quelle utilizzate per la Suntower di Seul e l’Hypo Bank complessità e di semplice e chiara razionalità. A dare la prima
in Austria, che – oltre a garantire l’effetto insieme vibrante e impressione contribuisce il disegno della copertura vetrata della
metallico tipico delle architetture di Morphosis – ha la funzione passerella che si rifà alle geometrie blobloidali. A controbilanciarla è
di diminuire l’assorbimento solare. Inoltre è svetrato sul lato nord, il fatto che l’organizzazione spaziale dell’intero complesso fieristico
mentre la parete sud è trattata con pannelli fotovoltaici. Con il è molto semplice: un asse centrale rettilineo su cui si innestano
risultato di una immagine frammentata per piani. A rendere vitale otto pacchetti funzionali praticamente identici, ciascuno dei quali
la piazza contribuiscono una gradinata per le riunioni all’aperto; gli ospita quattro tipi di edifici: i grandi saloni espositivi, i ristoranti,
spazi per le attività commerciali; interventi di macrografica – per le sale conferenze, gli spazi ad uffici. Vi è poi un nono pacchetto
esempio il numero civico dell’edificio scritto a caratteri cubitali-; e atipico che contiene il Service Center e l’Auditorium.
una installazione di neon dell’artista Keith Sonnier che, oltretutto, Più volte Fuksas ha dichiarato di ispirarsi alle sequenze
ha la funzione a far risaltare l’incastro tra i due corpi di fabbrica cinematografiche. Ciò è particolarmente vero in questo complesso
dell’edificio. All’interno, infine, l’accorgimento di creare ogni 3 dove il visitatore, condotto dai tapis roulant che lo portano da
piani le lobby per gli ascensori, di illuminarle attraverso un pozzo un capo all’altro della passerella, vede le diverse immagini dello
di luce naturale e di fare in modo che da queste sia possibile spazio architettonico svolgersi davanti ai suoi occhi come scene
intravedere i vari dipartimenti al lavoro. di un unico film. A rendere accattivanti le quali contribuisce lo
Morphosis si mostra così sempre meno interessato alla creazione studiato intervallo che separa i punti di maggior interesse formale
di quei preziosi dettagli in stile decostruttivista che avevano della copertura, il ritmico alternarsi dei pacchetti e, al loro interno,
caratterizzato i suoi primi lavori, per attivare una nuova strategia la scelta delle forme degli edifici – scatole opache o trasparenti ma
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anche leggeri dischi volanti – e, infine, dei colori e dei materiali. anglo-iracheno dopo interventi di dimensioni più contenute quali
Contribuiscono all’effetto scenico il landscaping – che, attraverso la stazione dei pompieri al Vitra o il Landesgartenschau. Il progetto
l’acqua e il verde, ingentilisce l’impatto delle architetture – e la è caratterizzato dall’invenzione di strutture approssimativamente
scelta di separare tra loro, attraverso dei vuoti, i volumi edilizi. tronco-coniche rovesce in calcestruzzo all’interno delle quali
sono ospitate specifiche funzioni. Ciò permette di avere un piano
Madrid Airport Terminal terra sostanzialmente libero da ingombri edilizi e piani superiori
Se la Fiera di Milano mostra che anche le strutture bloboidali progressivamente occupati dalle porzioni tronco-coniche che
possono, senza grandi problemi, essere inserite all’interno dei le attraversano e che fungono da enclavi. E così mentre il piano
complessi edilizi di maggiore qualità che oggi si realizzano nelle terreno può diventare uno spazio urbano aperto al pubblico che,
principali metropoli mondiali, l’Airport Terminal di Madrid, Spain grazie al disegno ondulato della superficie, si caratterizza per una
(1997-2006) disegnato da Richard Rogers tenta una sintesi tra artificial topography, i piani superiori sono organizzati secondo
quelle che sinora sono state le tre declinazioni dell’High Tech: la aree specializzate ubicate all’interno di dette enclavi. Il risultato è
tecnologica, la percettiva, la simbolica. L’obiettivo è produrre un un insieme che, per la sua organizzazione a cluster, si pone come
edificio che abbia rigore, umanità, capacità affabulatoria. policentrico e dinamico. E che è vivificato da relazioni che legano
Per puntare a questa sintesi Rogers ricorre ad un modulo tra loro anche livelli posti su piani diversi. A racchiudere l’intero
strutturale di notevole interesse formale che, caratterizzato da una organismo, che al suo interno ricorda la complessa geografia di
copertura coronata da una morbida curvatura, allude alle immagini uno spazio urbano, o anche un sistema multipolare produttore di
tipiche della tradizione locale: dalle colline del paesaggio iberico energia, sono compatte pareti di cemento alleggerite da finestre e
all’immagine della testa del toro sintetizzata dal gesto di Picasso. tagli inclinati. La scelta del cemento a faccia vista, come nel caso
Mentre a bilanciare l’imponente ed efficiente immagine tecnologica della stazione dei pompieri al campus Vitra, è probabilmente
degli esili pilastri in ferro, inclinati e vivacemente colorati, provvede dettata dall’esigenza di non complicare con ulteriori effetti, per
il rivestimento delle volte con esili strisce di bambù. Una scelta esempio cromatici, quella che è una già complessa macchina
questa, che, oltre a migliorare la performance acustica dell’edificio, spaziale. E deriva anche dalla volontà di confrontarsi con la città
rende gli spazi accoglienti e avvolgenti, stemperandone l’aspetto esistente attraverso una massa unitaria. Un segno, scultoreo e per
artificiale con una nota naturale. certi aspetti monumentale, che può essere paragonato al Forum
2004 Building a Barcellona (2000-2004) di Herzog & de Meuron
Phaeno Science Center o anche con i monoliti di Rem Koolhaas.
Il Phaeno Science Center, Wolfsburg, Germany (2000-2006), il
cui incarico Zaha Hadid ottiene a seguito della vittoria in un concorso Boston Institute Of Contemporary Art
internazionale, è la prima grande opera realizzata dall’architetto Lo studio Diller +Scofidio, nonostante sia attivo dal 1978,
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non vanta una produzione edilizia di rilievo. Le uniche due opere nota a livello mondiale. Tanto da essere – caso sinora unico della
realizzate sono infatti la Brasserie Restaurant al Seagram Building storia della cinematografia – il protagonista vivente di un film a
di New York (2000) e la Slither Housing a Gifu, Giappone lui interamente dedicato, destinato al grande circuito commerciale:
(2000). Lo studio tuttavia gode di una notevole notorietà a livello Sketches of Frank Gehry diretto da Sidney Pollack (2005).
internazionale sia per la realizzazione del Blur allo Swiss Expo del Completando nel 2003 l’Auditorium di Walt Disney, Gehry
2002, sia per la produzione di performance che indagano le relazioni dimostra che la sua strategia nel rapportarsi al contesto è più solida
tra spazi fisici e spazi virtuali, tra corpo e mente, tra percezione e di quella tradizionalista, tanto è vero che l’edificio entra subito in
nuove tecnologie. sintonia con lo spirito della downtown angelena, diventandone uno
L’Institute of Contemporary Art, Boston, USA (2000-2006) degli elementi maggiormente rappresentativi. Tuttavia le numerose
progettato con Charles Renfro, è la prima opera non effimera, di opere che negli anni immediatamente successivi realizza in giro
un certo rilievo, progettata dallo studio. Concepita per fronteggiare per il mondo mostrano una certa stanchezza creativa. Il gioco delle
lo specchio d’acqua del porto, vi si affaccia con un coraggioso lamiere sembra diventare fine a se stesso e la Marques de Riscal
sbalzo. Sbalzo che permette di collocare al piano superiore gli spazi Winery Elciego, Spain completata nel 2006 è un’opera sconcertante
espositivi e di lasciare libera al piano terreno una piattaforma, nei suoi eccessi decorativi. Quasi un tributo manierista a se stesso.
aperta al pubblico, che anch’essa affaccia sull’acqua. Così come vi Più convincente appaiono, invece, gli Office Headquarters a New
affacciano anche l’auditorium e la mediateca. Quest’ultima è forse York completati nel 2007, dove Gehry abbandona la linea di ricerca
l’elemento che caratterizza maggiormente l’immagine esterna del tendente alla composizione per volumi variamente articolati – la
museo. Fuoriesce dallo sbalzo come un cannocchiale inclinato. E linea, per capirci, che va dal museo Vitra all’auditorium Disney
difatti all’interno il suo spazio si conclude con una vetrata-schermo al museo Guggenheim – per riprendere, semplificandola dei suoi
che inquadra il mare trasformandolo in una immensa immagine eccessi barocchi, le ricerche sulla torsione messe a punto con Ginger
astratta. La stessa inquadratura è ripetuta dai salvaschermo dei & Fred. Il risultato è un complesso edilizio che bene si confronta
computer posti in successione lungo i tavoli. Il risultato è un luogo, con le tematiche imposte dal blocco newyorkese e che riscopre il
sospeso tra realtà e artificialità, dove le immagini si moltiplicano piacere di un gioco in cui si bilanciano semplicità e complessità.
in un gioco di riflessioni, e dove i confini dello spazio si perdono.
Esattamente come succedeva nel Blur, a dimostrazione che le Musée Du Quai Branly
differenze tra l’architettura effimera e quella non reputata tale sono Chi annulla il rapporto tradizionale che esiste tra edificio
molto più labili di quello che si vorrebbe pensare. e strada è Jean Nuovel con il Musée du Quai Branly a Parigi,
(1999-2007). L’edificio infatti, invece di essere allineato, come ci
Office Headquarters In New York si sarebbe aspettato, lungo i fronti stradali si ritira al centro del
Di tutte le Star dell’architettura contemporanea, Gehry è la più lotto per lasciare il posto a un giardino disegnato dal paesaggista
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Gilles Clément. È la natura – sembra dire Nouvel – che deve dell’edificio è giustificata dalla trasposizione, ottenuta seguendo il
riprendere il sopravvento sull’architettura. E a sottolineare questa metodo diagrammatico, di un programma complesso.
presa di posizione è anche la scelta di trattare a verde alcune pareti Seguendo una strategia più istintuale, l’approccio artistico di
del complesso con un omaggio alla tradizione francese dei muri Vito Acconci, tende a produrre oggetti scultorei fuori scala anche se
verdi ma anche alla dis-architettura di Ambasz. Ma a differenza di non privi di valenze ambientali, come per esempio nel Performing
quest’ultimo, che sommerge nel verde l’intero edificio, Nouvel non Art Center di Seul, Corea ( 2005).
abbandona le masse compatte, i pannelli metallici colorati, nonché Tra le opere più notevoli che possono ascriversi all’approccio
le non meno colorate scatole che fuoriescono dalla facciata ( sono supercreativo vi è la Kunsthaus a Graz, Austria (2000-2003)
le poche sale che, richiedendo un momento di concentrazione e di disegnata da Peter Cook e Colin Fournier. L’oggetto, anch’esso a
sosta, si estraniano anche fisicamente dalla continuità del percorso forma ameboidale, si inserisce però felicemente nel contesto barocco
espositivo). Meno riuscito lo spazio interno dove l’idea di Nouvel è ed è allo stesso tempo un ectoplasma “friendly alien” che ricorda
di voler realizzare una “finctional map” che riproduce la continuità la cultura pop degli anni sessanta – di cui Cook, esponente degli
della superficie della Terra e che è resa attraverso un percorso, a Archigram, è stato uno dei protagonisti – e, insieme, la più recente
tratti inclinato, ininterrotto. Un’idea brillante – e che oltretutto stagione delle architetture bloboidali. Punteggiato all’esterno da tubi
abbiamo già incontrato, per esempio, nelle opere di Koolhaas – fluorescenti circolari, gestiti elettronicamente da una centralina di
ma che trasforma l’esposizione dei 3500 oggetti appartenenti alle controllo, l’amichevole alieno la sera si trasforma in uno schermo a
culture primitive del pianeta in un bazar di reperti caotico e a tratti bassa risoluzione che può trasmettere messaggi. Mentre all’interno,
confuso. i travelator ( tapis roulant) consentono ai visitatori di attraversarne
gli spazi godendoli, un po’ come succede nella fiera di Fuksas, come
4.8 Supercreatività e ultraminimalismo se fossero scene cinematografiche in sequenza.
La Supercreatività è un fenomeno parallelo allo Star System. Altra opera di notevole effetto è l’ampliamento al The Ontario
Consiste nella produzione di oggetti architettonici a forte impatto College of Art & Design, Toronto, Canada completato nel 2004
scenografico. Future System, per esempio, realizza a Birmingham, da Will Alsop. È un edificio, contenente oltre 6.000 mq. di studi
Gran Bretagna, nel 2003 per la catena commerciale Selfridges una e aule, sospeso in aria per non compromettere lo spazio inedificato
grande struttura a forma ad ameba la cui pelle è composta da dischi e gli edifici preesistenti sottostanti. Appoggiato su 12 esili pilastri
circolari. L’edificio non tarda a sollevare numerose perplessità, in ferro alti circa 25 metri, pitturati ognuno con un colore
soprattutto per quanto riguarda l’inserimento nel contesto diverso, l’edificio è una scatola-scultura in alluminio a sfondo
circostante. bianca pixellata da numerosi piccoli quadrati color nero disposti
Un impatto non meno deciso ha il Mediacenter a Hilversum, casualmente nonché dalle finestre che, in tal modo, si trasformano
Olanda (2006) di Neutelings Riedijk. In questo caso la stranezza in un motivo decorativo più pittorico che architettonico.
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Sul versante opposto a quello della Supercreatività si colloca Come nella House in a Plum Grove a Tokyo (2003), progettata
l’Ultraminimalismo. Alla società moderna caratterizzata dalla dalla sola Sejima, dove il ridotto volume edilizio è suddiviso
caoticità, e dall’esuberanza formale oppone una estetica ordinata, nelle funzioni residenziali primarie: mangiare, studiare, dormire,
asettica, astratta, immateriale, agerarchica, monocroma e inflessibile. ricevere, lavarsi. Da qui lo spessore di poco più di un centimetro
Principale esponente di questa tendenza è la giapponese Kazuyo delle pareti divisorie in acciaio, lo spazio estremamente ridotto degli
Sejima che da alcuni anni, insieme al partner Ryue Nishizawa, sta ambienti, alcuni larghi poco più di un metro, e la decisione, per
indirizzando in senso rigorista il minimalismo diagrammatico che non farli diventare eccessivamente angusti e soffocanti, di metterli
aveva caratterizzato i suoi primi lavori e sul quale ci siamo soffermati in comunicazione tra loro utilizzando grandi bucature interne. Il
in un precedente capitolo. risultato è che chi abita la casa ha, in ogni punto vi si trovi, la
La più importante opera che Sejima e Nishizawa realizzano sensazione di vivere all’interno di una griglia frutto di una pura e
nel periodo è il Museo di Arte Contemporanea a Kanazama, insieme sofisticata operazione concettuale.
Giappone (1999-2004). Si tratta di uno spazio circolare delimitato Ovviamente un’architettura del genere, per mantenere il suo
da trasparenti pareti vetrate nel cui interno sono inserite scatole aspetto ideale, poco tollera la concretezza della vita e quindi il
di larghezze, lunghezze e altezze diverse. Raffinatissimo nelle disordine, lo sporco e il tempo. E forse il suo successo è proprio
proporzioni e nella assoluta semplicità dell’impianto – le scatole da ricercarsi in questa astrazione dalla materialità del corpo e in
sono disposte all’interno di una banale griglia ortogonale – il un ascetismo laico che rinnega i valori della società consumista
museo non ammette alcuna flessibilità ed è l’esatta antitesi delle anche se, allo stesso tempo, li persegue attraverso la ricerca di
complesse macchine espositive High Tech. Con i suoi pilastrini una raffinatezza estrema. Un po’ come propone il nuovo design
circolari che a malapena raggiungono un diametro di una decina giapponese, per esempio con i prodotti della catena Muji, che
di centimetri, comunica l’idea di una perfezione smaterializzata: teorizza un ritorno a pochi ed elementari bisogni basici, magari
oltre il platonismo, oltre il minimalismo, oltre il calvinismo, vicino fatti pagare a caro prezzo.
all’anoressia. Infatti, come è facile vedere dal fallimento degli schemi
Interrogata sul metodo progettuale, la Sejima afferma: “We never residenziali a basso costo progettati dalla stessa Sejima, come
start from a simple base, even in the schematic design phase. We per esempio il Gifu Kitagata Apartment Building a Motosu,
seem to start from very complicated things that gradually become Gifu Prefecture,Japan (1994-1998) l’ascetismo ultraminimalista
simple”.74 Dove però la parola “semplice” è da intendersi come funziona egregiamente con le residenze unifamiliari di lusso e con
“elementare” perché alla fine a resistere al processo di riduzione gli spazi destinati alla cultura e agli intellettuali, poco con attività
sono solo unità che non possono essere più suddivise. più semplici e meno ricercate.
74 Cristina Diaz Moreno, Efrén Garcia Grinda, “Fragment from a
conversation”, El Croquis n.121-122 (2004), pag.13
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4.9 Back to basics realizzate con sottili tubi di cartone riciclato e riciclabile. La prima
Pur senza avvicinarsi all’ultraminimalismo del duo Sejima – – calcolata con l’aiuto di Frei Otto e Buro Happold – era composta
Nishizawa sono numerosi gli architetti, soprattutto giapponesi, che da tre cupole legate insieme a formare uno spazio di 72x35 m. con
in questi anni puntano a un ritorno all’essenziale: “back to basics”, altezza di oltre 15 metri.
per riprendere una espressione del The Architectural Review Stimolato dall’obiettivo di ricercare un modo più ingegnoso e
dell’agosto 2007 – Tra questi spiccano Kengo Kuma e Shigeru Ban. più semplice di vita, Ban è anche autore di numerosi esperimenti
Kengo Kuma orienta la sua ricerca sulle relazioni primarie e sulla nel campo della residenza. Tra i quali spicca la House a Kawagoe,
natura: attraverso la tattilità dei materiali, il rapporto con la luce, Giappone (2001 ), conosciuta come Naked House,un grande
l’acqua e il paesaggio. Come, per esempio, negli Headquarters per spazio interno indifferenziato con all’interno alcuni box in legno su
LVHM a Omotesando, Tokyo, Giappone (2005) e negli Uffici e ruote che fungono da camere da letto. Un espediente questo che,
Showroom a Shangai, China (2006) dove disegna, all’interno di con semplicità di mezzi, permette una notevole flessibilità abitativa.
due difficili contesti metropolitani, una sequenza di incantevoli Tra le sue opere più recenti oltre al progetto per il Centro
spazi sospesi tra natura e artificio. E dove ottiene vibranti effetti Pompidou a Metz – un’opera disegnata nel 2003 in collaborazione
chiaroscurali attraverso l’uso di diaframmi verticali e orizzontali con Jean de Gastines che si caratterizza per la scelta di utilizzare la
realizzati con sottili listelli spaziati tra loro o anche, nell’intervento tecnologia tensile dei circhi – vi è il Nomadic Museum, una galleria
a Shangai, con un muro verde fatto da file orizzontali di vasi itinerante prefabbricata realizzata per mostrare i documentari
intervallati da sottili spazi vuoti. naturalistici di Gregory Colbert. È realizzata montando insieme
Temperamento più sperimentale è quello di Shigeru Ban, un 152 container su quattro piani e lungo quattro file. Altri materiali
architetto che si è fatto notare già negli anni novanta per l’invenzione utilizzati sono le colonne di cartone, comuni pannelli a nido d’ape
di strutture in cartone. Le aveva messe alla prova dopo il terremoto e tendoni plastificati per le coperture che, però, si sta pensando di
di Kobe del gennaio del 1995, realizzando una chiesa di circa 170 sostituire con solar cloth per una migliore resa energetica. Montabile
mq. con tubi alti 5 metri e spessi 16 mm. Aveva inoltre realizzato in dieci settimane la galleria ha già fatto tappa in numerose città,
21 baracche sempre in tubi di cartone, montabili in sei ore, coperte tra cui New York e Santa Monica.
con teflon-coated fabric e zavorrate al terreno mediante cassette in Le opere di Shigeru Ban sollevano il problema di un’architettura
plastica riempite di sabbia. Un progetto questo che aveva suscitato che deve puntare sull’invenzione, sulla creatività e sull’economia
l’interesse dell’Union Nation High Commission for Refugees. Ma dei mezzi piuttosto che sulla creazione di icone figurative. Anche
anche del mondo dell’architettura e dei suoi committenti tanto perché, come ha notato Paul Finch: “In a world with the same
da fruttargli l’incarico della realizzazione del Japanese Pavilion distinctive icons everywhere, then none of them will be distinctive
all’Expo di Hannover del 2000 e di un padiglione dimostrativo in any meaningful way, instead becoming icons in the old sense of
nei giardini del MoMA (2000). Entrambe le strutture sono state the word, that is to say similar representations of the same thing,
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the same thing being architecture itself ”.75
Campione dell’arte della frugalità è Rural Studio, un programma lanciato Park a Rheden, in Olanda (1998-2002) combina con grande
da Sam Mockbee con l’Auburn Univerity e, poi, alla morte di questi, avvenuta raffinatezza materiali naturali e artificiali per reiventare una tipo
nel 2001, ripreso da Andrew Freear. Consiste nel far lavorare gli studenti certo non semplice quale il padiglione espositivo.
degli ultimi anni di architettura a programmi pilota in aree particolarmente In Danimarca Plot per il Maritime Youth House, Copenhagen
povere del paese, utilizzando materiali e mezzi riciclati o donati da sponsor. (2004) mostra come si possano creare spazi continui rendendoli
Per gli studenti è una utile palestra di apprendimento perché imparano a attraenti con l’uso del legno.
mettere da parte tutte le fisime stilistiche e formaliste che hanno appreso Vi è, infine, la mensa Octospider a Bangkok, Thailandia (2001-
negli anni precedenti sui banchi di scuola. Per la popolazione locale è un 2004), progettata da Exposure. Pensata per migliorare le condizioni
importante aiuto che dal 1994 ha permesso la realizzazione di una sessantina di lavoro degli operai tessili impegnati nel vicino stabilimento
di interventi. Come per esempio la Lucy’s House a Mason Bend, Alabama industriale, la mensa è sopraelevata per garantirle un piacevole
(2001-2002), dove i muri sono stati ottenuti, invece che con tecniche rapporto con il panorama circostante. Anche la forma, che ricorda
tradizionali, sovrapponendo carpet tiles regalate da un donatore e dove si è le dita aperte di una mano, nasce dal desiderio di consentire a
riuscita a realizzare una torre color rosso neoespressionista. Oppure come la ciascun tavolo una buona visuale. Il bacino, sulla quale la struttura
Fire Station in Newbern, Alabama (2003-2005), interamente realizzata in è costruita è stato ricavato riciclando l’acqua utilizzata nel lavaggio
legno e policarbonato. dei tessuti. La rampa a forma circolare, trasforma, infine, in un
In Inghilterra, tra le recenti opere che mettono insieme creatività e materiali evento la passeggiata che unisce luogo di lavoro e mensa.
poveri e/o riciclati vi è l’House a Islington, Londra (1998-2002) disegnata da
Sarah Wigglesworth. In essa sono utilizzati, con notevole fantasia, numerosi 4.10 Dove andare
materiali: dai sacchi di sabbia alla paglia utilizzata come materiale isolante. Verso quale direzione si muoverà l’architettura nel prossimo
Per Peter Davey è : “the most sexy and witty building I have seen for years: futuro?
fetishist, full of clever inventions, happy with overlapping story telling, Non è azzardato prevedere che a dominare il panorama sarà
wild yet tender, ever open to change….We all live in house like that in our ancora lo Star System, che si rafforzerà con nuovi incarichi,
imagination”.76 provenienti soprattutto dai Paesi emergenti: Cina, India e Golfo
In Olanda, NL Architects con grande semplicità di mezzi realizza a Utrecht Persico dove, a Dubai, stanno muovendosi importanti interessi
nel 2003 un ibrido Basket Bar dove il campo da gioco è intelligentemente economico finanziari. Tra le opere che si produrranno alcune
sollevato per lasciar posto a piano terreno a spazi, quali la caffetteria e uno saranno di notevole intensità poetica e interesse formale. È difficile
spiazzo all’aperto, destinati alla socializzazione. infatti pensare che personaggi creativi come Gehry, Hadid,
SeARCH con l’High Tea, Posbank Pavilion nel Veluwezoom National Koolhaas si ripeteranno stancamente, accettando la banalizzazione
75 Paul Finch, “Spanning Cultural Difference”, The Architectural Review n.1326 e il facile successo che la celebrità può comportare.
(August 2007), pag.19. Da parte dei progettisti emergenti avremo, invece, un
76 Peter Davey, “And the Future?”, The Architectural Review n.1297 (March 2005),
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pag.88.
atteggiamento ambivalente. Da un lato cercheranno di entrare al paesaggio.
nel circuito dello Star System, dall’altro lato assisteremo a prese di La seconda direzione tenderà a rivedere il rapporto tra High Tech
distanza. Ciò porterà, nel primo caso, alla diffusione di quello che e Low Tech, superando l’eccessivo entusiasmo degli anni novanta
prima o poi verrà a configurarsi come uno stile, non diversamente per il digitale ma anche la paura, cresciuta dopo le Twin Towers, per
da quanto è successo con lo Stile Internazionale. Mentre, nel tutto ciò che appare come tecnologico. Ciò, ovviamente, non vuol
secondo, caso porterà all’emergere di nuove tensioni, inquietudini dire un banale equilibrio con scelte mediane. Ma appassionanti
e idee progettuali non meno interessanti di quelle che una ventina incontri e scontri – tra semplice e complesso, tra lento e veloce,
di anni fa provocarono i notevoli cambiamenti architettonici che tra digitale e meccanico, tra automatico e manuale, tra leggero e
abbiamo vissuto e di cui godiamo i frutti. pesante, tra trasparente e opaco, tra astratto e concreto… – alcuni
Sicuramente, alcuni di questi rivolgimenti sono già in atto ed dei quali, come abbiamo già visto, cominciano già a delinearsi nei
è solo colpa della presbiopia di noi critici, che sappiamo leggere progetti degli architetti più giovani.
meglio ciò che è passato rispetto a ciò che abbiamo proprio sotto La terza direzione vede l’architettura entrare nel circuito dei
gli occhi, il non riuscire a vederli e decodificarli. Come non lo desideri. Ciò vuol dire superare la fase dei bisogni elementari
fecero quelli della generazione che ci hanno preceduti quando e dello standard per entrare in quella dei bisogni complessi, dei
per esempio nel 1980 non notarono gli eccentrici contributi di modelli di vita. Gli aspetti comunicativi e retorici diventeranno
Gehry e Koolhaas alla altrimenti postmoderna Strada Nuovissima predominanti. Come avviene nella moda e nell’arte, entrambe
della Biennale di Venezia o quando, ancora prima, nel 1978 non sempre meno coinvolte in ricerche oggettuali e sempre di più
riuscirono a prevedere le ricadute delle novità preannunciate in dinamiche relazionali. A questo punto spetterà agli architetti
dall’ampliamento della casa dello stesso Gehry a Santa Monica. decidere se utilizzare le tecniche mistificanti della prima o quelle
Tre direzioni appaiono comunque oggi delinearsi. ben meno arrendevoli della seconda.
La prima consiste nella crescente importanza del contesto a
scapito dell’oggetto. L’architettura si confronterà sempre di più
con la dimensione territoriale e, non essendoci più nette linee di
demarcazione, la natura entrerà sempre più prepotentemente nel
processo progettuale, anche come materiale da costruzione. Oltre il
risparmio energetico e la sostenibilità, la prossima frontiera sarà il
nuovo rapporto con tutto ciò che ci circonda. Da qui il rifiuto per
le architetture-scultura acontestuali. Ma anche lo scarso interesse
per le composizioni tettonicamente ben proporzionate – anch’esse,
alla fine dei conti, pensate come oggetti scultorei autonomi rispetto
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