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La Storia
dell’architettura
1905-2008
prima versione
Sommario
Prima parte
L’architettura moderna 11
Precursori 12
1.1 Il movimento Arts and Crafts 12
1.2 Sullivan e Wright 14
1.3 Wagner, Olbrich, Hoffmann 19
1.4 Mackintosh 23
1.5 Berlage 26
1.6 Gaudí 27
1.7 Perret 29
1.8 Garnier 32
Avanguardie: 1905-1914 35
2.1 L’accelerazione tecnica e scientifica 35
2.2 Una nuova visione del tempo 38
2.3 La rivoluzione artistica: l’espressionismo 42
2.4 La rivoluzione artistica: il cubismo 45
2.5 Architettura e cubismo 47
Copyright di Luigi Prestinenza Puglisi 2.6 Arte e vita, forma e astrazione 51
Licenza creative commons: si può copiare tutto o 2.7 Sottosopra 55
in parte a condizione che si citi la fonte, non si alteri 2.8 L’avanguardia 58
il contenuto e non si tratti di opere a pagamento. 2.9 Il Futurismo 60
La versione ufficiale, che fa testo come modello ed Industria e ornamento: 1905-1914 66
è l’unica controllata e riconosciuta come originale 3.1 Ornamento è delitto 66
dall’autore, si trova qui al link: 3.2 Werkbund 68
h t t p : / / p r e s s t l e t t e r. c o m / 2 0 1 3 / 0 7 / s t o r i a - 3.3 Loos a Vienna 69
dellarchitettura- 1905-2008-testo-completo-di-lpp/ 3.4 Behrens e la AEG, Gropius e le officine Fagus 73
3.5 Wright in Europa 76
13 luglio 2013 (Prima versione ter) 3.6 L’esposizione del Werkbund del 1914 79
3
Idee in guerra 1914-1918 84 6.7 Gli italiani al Weissenhof 188
4.1 La guerra meccanica 84 6.8 Wittgenstein house 190
4.2 Purovisibilità e formalismi 88 6.9 Bauhaus: atto terzo 193
4.3 Una filosofia a forma di architettura: il tractatus 90 6.10 Le Corbusier, Mies e lo spirito dell’epoca 195
4.4 Il linguaggio e la forma 92 6.11 Sintesi sovietica 200
4.5 Malevič, Tatlin e il grado zero della forma 94 6.12 CIAM 203
4.6 Dada e l’impossibilità di definire l’arte 98 6.13 Architettura della luce 211
4.7 Theo van Doesburg e De Stijl 104 6.14 Grattacieli 213
4.8 Il purismo e il ritorno all’ordine 110 6.15 Chareau e la Maison de verre 215
Commistione dei linguaggi: 1918-1925 115 6.16 Fuller e la Dymaxion 220
5.1 Commistioni 115 6.17 Dieci anni di rivoluzione fascista 224
5.2 Tra formalismo e costruttivismo 118 6.18 Bauhaus: ultimo atto 228
5.3 Linguaggi austroamericani, orientali e mesoamericani 121 6.19 International Style 230
5.4 Architettura ed espressionismo 126 6.20 Epilogo 233
5.5 Ordine e disordine 129
5.6 Bauhaus: atto primo 133 Seconda parte
5.7 La torre di Babele: due concorsi per i grattacieli 137 Declino e rinascita dell’architettura moderna 237
5.8 ABC e il costruttivismo 141 Tra natura e tecnologia: 1933-1944 238
5.9 Poetismo e costruttivismo: Teige 144 1.1 Dopo il classicismo 238
5.10 Lezione De Stijl 147 1.2 Le Corbusier al bivio 241
5.11 Verso un’architettura 150 1.3 Wright e la stagione dei capolavori 245
5.12 Expo di Parigi 153 1.4 Asplund, Aalto e l’architettura organica in Europa 251
5.13 Behne e la sintesi tra espressionismo e razionalismo 158 1.5 Prouvé: esercizi di High Tech 254
Maturazione e crisi dei linguaggi: 1925-1933 164 1.6 Contraddizioni dell’architettura italiana 257
6.1 Loos-dada 164 1.7 The World of Tomorrow 264
6.2 Nascita e morte del Ring 166 1.8 Kiesler e il Correalism 267
6.3 Razionalismo olandese 171 Risvegli: 1945-1955 270
6.4 Bauhaus: atto secondo 175 2.1 Una nuova monumentalità 270
6.5 Neutra, Schindler, Wright, Mendelsohn 179 2.2 Le Corbusier e il brutalismo 272
6.6 Lo zoo dell’architettura: il Weissenhofsiedlung 182 2.3 Eames’ house 277
4 5
2.4 Wright: opere della tarda maturità 279 1.17 Archigram: gli inizi (1961-1964) 352
2.5 Mies americano 282 1.18 La linea arcaico-ecologica 355
2.6 Endless House 286 1.19 Tange tra oriente e occidente 357
2.7 Niemeyer 287 1.20 Gli ultimi lavori di Kahn 359
2.8 L’architettura organica di Scharoun 289 1.21 Inquietudini inglesi: Stirling, Lasdun 361
2.9 La nuova vita di Kahn 292 Poetiche della contestazione 1966-1970 365
2.10 Aalto. Due capolavori 295 2.1 Contro l’interpretazione 365
2.11 L’Italia tra organicismo, neorealismo 2.2 Contraddizioni e complessità 367
e nostalgia della storia 297 2.3 Archigram 1966: il nuovo corso 369
2.12 Urban Design, Team 10, New Brutalism 305 2.4 Avanguardie e contestazione 371
2.5 Megastrutture: tra Habitat 67 e Osaka 378
Terza parte 2.6 Ecologia e rifiuto dei valori urbani 387
Dal moderno al contemporaneo 311 2.7 Tra Land e Concettuale: l’architettura
Una nuova era: 1956-65 312 come cosa mentale 390
1.1 Una nuova era 312 L’ossessione del linguaggio: 1970-1975 397
1.2 This is Tomorrow 314 3.1 Five Architects, NY 397
1.3 Situazioni 317 3.2 Learning from Las Vegas 403
1.4 Gutai e Metabolismo 319 3.3 Site 406
1.5 Saarineen: tra storia e tecnologia 324 3.4 The New Domestic Landscape:1972 408
1.6 Utzon e la Sidney Opera House 328 3.5 Anarchitettura 414
1.7 Scharoun: due capolavori 330 3.6 Aldo Rossi e la Tendenza 418
1.8 Aalto e i lavori della maturità 332 3.7 Post Modern 421
1.9 Kahn e la linea della nostalgia 334 Rizomi: 1975-1980 424
1.10 Inquietudini italiane 337 4.1 Rizomi 424
1.11 Altre tendenze in Italia 341 4.2. Dagli Archigram all’High Tech 431
1.12 Due poeti: Scarpa e Michelucci 342 4.3. Neofunzionalismo o Postfunzionalismo? 434
1.13 Brasilia 345 4.4. Tschumi tra erotismo e poetica del corpo 437
1.14 Le Corbusier: verso una nuova architettura 347 4.5. Koolhaas e la cultura della congestione 439
1.15 Fun Palace 348 4.6 Ito e l’architettura come virtualità interiore 442
1.16 Johansen e l’informale 350 4.7 Gehry: streaptease californiano 445
6 7
4.8 Morte a Venezia: 1980 449 2.2 Edifici esplosivi 537
Architecture is now: 1980-1989 453 2.3 Tra Los Angeles, Graz e Barcellona 541
5.1 Uscire dal lutto 453 2.4 Radicals and Coop Himmelb(l)au 545
5.2. Jameson e la logica del tardo capitalismo 456 2.5 Nouvel : trasparenza e oltre 547
5.3 Estetica del sublime 459 2.6 Herzog & de Meuron e la pelle degli edifici 549
5.4 I layer dell’Architectural Association 464 2.7 Minimalismi 552
5.5. Architettura e natura 470 2.8 Questions of perception 553
5.6. Architecture is now 474 2.9 Koolhaas: Euralille 555
5.7. Choral Works 476 2.10 The Poetics of Electronic: tra blob e metafore 558
5.8. Electronic ecology 480 2.11 Eco Tech 562
2.12 Renzo Piano’s Soft-Tech 564
Quarta parte 2.13 PAYS-BAS_prospectives 566
Verso i nostri giorni 485 2.14 Pro and Versus a New Architecture 568
Dopo il decostruttivismo: 1988-1992 486 2.15 The MoMA’s New Wing. 572
1.1 Antecedenti 486 2.16 Verso una nuova stagione 574
1.2 Deconstructivist Architecture 489 A season for masterpieces: 1998-2001 576
1.3 Un nuovo paradigma 495 3.1 Il Guggenheim di Gehry a Bilbao 576
1.4 Zaha e il gioco degli opposti 501 3.2 La casa di Koolhaas a Floriac 582
1.5 Rem Koolhaas: il metodo e i suoi paradossi 504 3.3 Il museo ebraico di Libeskind a Berlino 586
1.6 Frank O. Gehry: nuovi metodi per comporre 510 3.4 Il KKL di Nouvel a Lucerna 589
1.7 Disgiunzione e dislocazione 513 3.5 The Unprivate house 591
1.8 Tra gesto e percezione: Fuksas e Holl 517 3.6 Möbius House 594
1.9 La linea minimalista: Herzog & de Meuron 519 3.7 A Dutchness in the State of Architecture 597
1.10 La line minimalista in Inghilterra, 3.8 Paesaggio e nuovi linguaggi 601
Francia e in Giappone 522 3.9 Nuovi paesaggi: West and East Coast 613
1.11 Sviluppi dell’high tech 525 3.10 Una nuova avanguardia 617
1.12 Post Modernism e linee moderniste tradizionaliste 529 3.11 Paesaggio o oggetti estetici? 620
1.13 L’eredità del decostruttivismo 532 3.12 Aesthetics, Ethics, Mutations 624
Nuove direzioni: 1993-1997 534 3.13 Undici Settembre Duemilauno 627
2.1 La svolta del 1993 534 3.14 Da dove ripartire? 629
8 9
Trends: 2002-2007 631
4.1 World Trade Center 631
4.2 Tra nuvole e monoliti 636
4.3 Lo Star System 638
4.4 La crisi dello Star System 642
4.5 La crisi della critica 646
4.6 Fine dello Star System? 648
4.7 Dieci Opere 650
4.8 Supercreatività e ultraminimalismo 660
4.9 Back to basics 664 Prima parte
4.10 Dove andare 667
L’architettura moderna
10
Parte 1 capitolo 1 il richiamo, influenzati dall’estetica neomedievale. Il belga Van de
Precursori
Velde, il tedesco Peter Behrens e il suo giovane assistente Walter
Gropius, che ne saranno tanto presi da aderire al Werkbund che
nascerà a Monaco nell’ottobre del 1907. Gli architetti britannici:
Francis Annesley Voysey, William Richard Lethaby, Charles Robert
Ashbee, C. Harrison Townsend, Charles Rennie Mackintosh. E
infine Frank LL.Wright, che cercherà di introdurne i principi in
America, con un manifesto letto nel 1901 a Chicago dal titolo The
1.1 Il movimento Arts and Crafts Art and Craft of the Machine. Wright parla della tecnologia come
Il problema che più di ogni altro assilla il nuovo secolo è la di un partner indispensabile, sottolinea l’importanza dell’uso di
produzione industriale, resa possibile dalle macchine. Che ruolo nuovi materiali, critica le architetture commerciali e l’ossessione,
può avere l’artigianato, in un’epoca in cui tutto può e deve essere crescente in America a partire dall’esposizione di Chicago del
prodotto in serie? Che funzione ha la fantasia, la manualità, il 1893, di usare “reperti archeologici di ossa che rinsecchiscono e
pezzo unico, in un mondo che si muove inarrestabile con i tempi imbiancano al sole”.
dell’orologio e dove il tempo, che scandisce i ritmi della produzione, È soprattutto nel campo della progettazione residenziale che
è denaro? In questa prospettiva, come devono essere ridefiniti il si delinea un modo di vedere comune. Le abitazioni realizzate in
bello, il vero? La domanda ha un risvolto estetico e pratico, ma questi anni da Voysey, Olbrich, Mackintosh, Wright, infatti, al di
soprattutto morale. Investe il progetto di società che si vuole là di specifici aspetti stilistici, condividono le stesse preoccupazioni
realizzare, un equilibrio di valori senza i quali perde senso ogni di onestà strutturale, di uso di materiali naturali, di integrazione
ragionamento di edilizia o di urbanistica. Se la macchina capovolge nell’ambiente naturale, di articolazione volumetrica, di prevalenza
equilibri, usi, tempi e spazi, il mondo è da ridisegnare. Giocoforza, per la dimensione orizzontale, di assenza di accentuazioni retoriche
l’architetto diventa un profeta, un utopista, un demiurgo. o di utilizzo di ornamentazioni classiche. Gli interni sono
Ancorata l’architettura alla moralità, i protagonisti di questi anni liberamente disposti, agerarchici, con spazi concatenati, proiettati
si rivolgono alla tradizione delle Arts and Crafts. Al movimento, all’esterno tramite bovindi o centrati all’interno sull’elemento
cresciuto in Inghilterra a partire dalla metà dell’ottocento sulle simbolico del camino.
iniziative di William Morris, si ispirano il viennese Wagner e i Wright più di tutti è ossessionato dal tema residenziale. Intuisce
suoi discepoli: Josef Hoffmann e Koloman Moser, che nel 1903 che i suoi clienti sono i nuovi borghesi, non più legati alle flaccide
daranno vita alla Wiener Werkstätten, e Joseph Maria Olbrich, abitudini dell’aristocrazia, ma dediti al lavoro imprenditoriale e
che ne riverserà lo spirito nella costruzione della colonia di amanti dello sport e della natura. Per questa nuova classe sociale, che
Darmstadt. Berlage e la scuola di Amsterdam, che ne sentiranno si muove in automobile e, nel tempo libero, in bicicletta, inventa
12 13
senza sosta modelli abitativi che pubblicizza attraverso riviste di de Velde (1863). Nel 1887, dopo aver lasciato a metà l’università,
settore e giornali femminili. Sono le case Prairie, o “case della si trasferisce a Chicago, una città in piena espansione economica e
prateria”. Nel 1900, per esempio, lancia una campagna attraverso il in cui una nuova generazione di architetti sta producendo i primi
“Ladies’ Home Journal”. Propone due case che si possono realizzare grattacieli, grazie all’introduzione del sistema a ossatura metallica e
la prima con 7000 dollari, la seconda con 5800. La pianta della dell’ascensore.
più grande è fatta di spazi fluidi con tramezzi ridotti al minimo. Al È un momento esaltante, segnato da continui avanzamenti
piano terra una cucina che serve un singolo ambiente con salotto, tecnologici e da una nuova estetica fondata sulla sincerità
zona pranzo e studio. Al piano superiore due stanze da letto che si strutturale, sul perseguimento dell’economia nella realizzazione, sul
affacciano sullo spazio comune. ripensamento dell’ornamento ridotto all’essenziale e, in ogni caso,
Capolavoro dello stile Prairie è la Robie House, del 1908. Qui razionalizzato in forme standardizzate e ripetibili. Nel 1879 e nel
il tema dell’orizzontalità raggiunge la massima intensità. I piani 1889 William Le Baron Jenney con i due Leiter Building realizza
a sbalzo, aprendola, proiettano la casa verso lo spazio circostante. edifici commerciali con struttura in ferro. John Wellborn Root
Il primo piano lungo la direzione longitudinale, il secondo in con il Monadnock Building del 1891, caratterizzato dall’ondulata
senso perpendicolare. “Terrazze, muretti, davanzali”, nota Bruno sequenza di bow window e nelle magistrali rastremature degli
Zevi, “specie nelle estremità accentuano la vocazione dei due livelli angoli, si avvicina ai venti piani. Daniel Burnham con il Reliance
a svincolarsi dalla prigione scatolare”. Ricuce la composizione il Building realizza un prototipo di grattacielo con perfetti gradienti
camino che all’esterno funge da perno e all’interno da fulcro del chiaroscurali.
salone, uno spazio fluido che si allunga attraverso due bovindi Wright entra, dapprima, nello studio di Joseph Lyman Silsbee,
da cui è possibile osservare il panorama circostante. Nonostante assertore dello Shingle Style, un pasticcio eclettico ma immune da
le decorazioni di gusto liberty, anche se reinventate nel personale tendenze classiciste; poi lavora nell’ufficio di Beers, Clay & Dutton
stile dell’architetto americano, la casa è di un’asciutta modernità. per trasferirsi definitivamente da Adler & Sullivan. È uno dei più
Culmine di un processo segnato da tappe ravvicinate: la Willits importanti studi della città, gestito da due figure complementari:
del 1901-1902, la Dana del 1902-1904, la Martin del 1904, la Dankmar Adler, solido sotto l’aspetto professionale e tecnicamente
Coonley del 1907-1908. preparato, esperto come pochi di acustica, e Louis Sullivan,
artisticamente geniale, esuberante, generoso, ma umanamente
1.2 Sullivan e Wright sprovveduto. Wright legherà subito con il secondo, di pochi anni
Wright è un personaggio multiforme e solo con difficoltà può più vecchio di lui (Louis è del 1956, mentre Adler è del 1944),
essere classificato all’interno di un solo stile o tendenza. definendolo “lieber Meister”, l’amato maestro. Insieme discutono
Nato nel 1867, è di un anno più anziano di Mackintosh e di a lungo, lavorando a numerosi progetti, tra cui l’auditorium di
Behrens (1868), di tre di Loos (1870), di quattro più giovane di van Chicago, un complesso polifunzionale nell’attico della cui struttura
14 15
trasferiscono lo studio. Nel frattempo, sposa Catherine Tobin e, senza riserve. Il giovane Adolf Loos certo assiste all’esposizione:
grazie a un prestito concessogli dal principale, acquista un terreno conserverà di Sullivan un buon ricordo.
a Oak Park dove costruisce la propria casa e inizia, di nascosto, Il destino di Sullivan, che dal 1895 si separa da Adler, è segnato
a svolgere un’attività privata collaterale, anche per mantenere una da un lento e inesorabile declino, accelerato dall’alcolismo. Wright,
famiglia sempre più numerosa. Disegna una decina di abitazioni, nel pieno delle sue energie, aggiunge alla casa di Oak Park il corpo
corrette ma nessuna di particolare interesse. Servono a sondare le dello studio e inizia una brillante carriera di architetto. Delle sue
possibilità espressive di tutti gli stili: dal romanico al rinascimentale. opere residenziali abbiamo brevemente accennato. Vi sono poi gli
Il lavoro viene scoperto da Sullivan, che lo licenzia per aver rotto i edifici a carattere pubblico. Due spiccano: il Larkin Building di
termini contrattuali di esclusività che lo legavano allo studio. Buffalo e il Tempio unitario di Oak Park.
I tempi, dopo la prima fase pionieristica, stanno però per L’edificio per l’amministrazione della Larkin Co. di Buffalo,
cambiare, diventando sempre più difficili per l’innovazione realizzato tra il 1904 e il 1905, è uno spazio unitario a tutt’altezza,
architettonica. Poco prima di essere licenziato, Wright partecipa segnato da un gigantesco ordine gigante su cui sono appesi i ballatoi
con Sullivan all’esposizione colombiana di Chicago del 1893. Può destinati agli uffici. Sembra l’esatta antitesi delle case che si aprono
così vedere l’inizio di una progressiva emarginazione del maestro, lungo lo spazio della prateria. Sul fronte esterno appare come un
l’affermarsi dello stile Beaux-Arts, il trionfo di un retorico e bianco forte assiro-babilonese in mattoni, ritmato da masse plastiche
classicismo, la fine del periodo eroico della scuola di Chicago, ad andamento verticale. Sul prospetto laterale, concepito come
l’esaurirsi della ricerca libera dai condizionamenti stilistici, un portale, sono incastrati otto pilastri giganti che scandiscono
l’abbandono di una creatività esuberante che, pur confrontandosi le finestre e una loggia che buca il volume mettendo in risalto
con la felicità formativa del liberty, non ne accetta le frivolezze ed è giganteschi quanto astratti capitelli, trattati come inserti scultorei.
in continuo dialogo con le forme della natura. L’edificio è fortemente introverso, calamitato verso lo spazio
Sullivan, in occasione dell’esposizione, realizza una stupefacente interno, quasi a vietare ogni contatto con l’esterno per stimolare
Golden Doorway per il Transportation Building che gli è affidato. la completa concentrazione sul lavoro. All’interno è permeabile
È una serie concentrica di archi rientranti inscritta in un portale in ogni sua parte, per favorire la comunicazione ma soprattutto il
a riquadri prefabbricati caratterizzati da bassorilievi floreali. Ha condizionamento dell’aria. È considerato uno dei primi edifici ad
insieme forza plastica e lirismo decorativo. Non mancano due aver adottato questa tecnologia innovativa.
piccole pagode laterali tanto belle da infischiarsene di ogni effetto Il Tempio unitario di Oak Park, a cui Wright lavora dal 1904,
kitsch. I commenti dei visitatori sono scioccati. Il corrispondente è fatto con pochi soldi, in calcestruzzo lasciato a vista. Lo spazio
dell’australiano “Melbourne Argus” giudica l’opera come la cubico dell’aula assembleare dialoga con il più basso volume del
peggiore dell’intera esposizione. Vi sono anche voci di aperto corpo di servizio, composto anch’esso sulla matrice di tre quadrati
plauso. Il critico della “Revue des Arts Décoratifs” elogia l’edificio perfetti leggibili in pianta. Anch’esso chiuso in se stesso, è uno spazio
16 17
fortemente centrale. Per esaltarne la funzione è illuminato dall’alto l’arte attraverso la semplicità e il riposo; consentire tanti stili quante
da un cassettonato chiuso a vetri. Ricorda gli edifici rinascimentali sono le persone; lasciare che un edificio fiorisca dal contesto e si
per l’assoluto controllo dello spazio ottenuto tramite l’articolazione armonizzi con l’ambiente; armonizzare o “convenzionalizzare”
plastica, marcata ed evidenziata, alla maniera brunelleschiana, da i colori con l’ambiente circostante così come avviene in natura;
fasce e inserti (in Wright, però, sono in legno) e per l’intensa, quasi rivelare e non nascondere la natura dei materiali; costruire
scenografica luminosità. con carattere ed energia piuttosto che in accordo con gli stili
Nel 1905 Wright si reca in Giappone, alla scoperta di una predominanti. L’obiettivo è ambizioso: riconciliare architettura e
cultura che conosce e che ha già apprezzato durante l’esposizione natura per rimettere l’uomo al centro del cosmo vivente. Il grande
colombiana, dov’era stato ricostruito un tempio. Il viaggio avrà focolare posto al centro di ogni Prairie House sarà l’esplicitazione
su di lui una notevole influenza. La casa giapponese gli appare simbolica di questa religione individualista e dai forti accenti
come “un tempio di suprema pulizia ed essenzialità”. È colpito panteisti.
dalla fluida spazialità di ambienti concatenati fra loro, separati Attraverso l’insegnamento e l’influenza di Wright, lo stile Prairie
da leggeri e scorrevoli diaframmi, dalla stretta integrazione tra si diffonde a Chicago e nel Midwest. Conterà protagonisti di un
edificio e natura. Impara dai giardini giapponesi l’arte di un ordine certo talento. Tra questi: Walter Burley Griffin, George Grant
disordinato e l’artificio di miniaturizzare gli oggetti, per dare Elsmie e William Gray Purcell. Saranno accomunati dall’amore
all’uomo la sensazione di una maggiore padronanza del proprio per la dimensione orizzontale, per tetti lunghi e sporgenti, per la
spazio esistenziale. Si lascia affascinare dalle stampe orientali, delle scelta di materiali naturali e anche per un modo inconfondibile nel
quali diventa un collezionista e la cui vendita gli permetterà, in presentare i loro progetti, immersi in un delizioso fluire di alberi e
seguito, di affrontare momenti economicamente difficili. La cultura di fiori.
giapponese, insieme a quella mesoamericana, che studia negli stessi
anni ma approfondirà dopo la guerra, saranno le strade obbligate 1.3 Wagner, Olbrich, Hoffmann
per sfuggire al classicismo e al formalismo Beaux-Arts. In questo, il Se in America Sullivan e Wright assimilano la rivoluzione dell’Art
suo profilo non è dissimile da quello degli artisti parigini e tedeschi Nouveau senza lasciarsene imprigionare, caricando la ricerca di
che negli stessi anni scoprono le maschere africane e le culture tensione ideale e preparando le basi per l’architettura contemporanea,
primitive, sorretti dall’ipotesi che tali arti fossero più vicine al vero in Europa, tra il 1905 e il 1914 registriamo la presenza di alcuni
di quelle passate attraverso i filtri del formalismo e dell’accademia. personaggi di eccezionale levatura. Intuiscono che sta mutando il
A partire dal 1905, Wright condensa il proprio credo in una serie quadro di riferimento e non esitano a mettere in crisi ideologie e
di articoli dal titolo In the cause of architecture, che appaiono sulla poetiche. In Austria sono Wagner, Olbrich, Hoffmann, in Scozia
rivista “The Architectural Record”. Sei i principi messi a fuoco. Mackintosh, in Olanda Berlage, in Belgio Horta e van de Velde. In
Costituiscono il nucleo dell’architettura organica. Sono: misurare Spagna, negli stessi anni, un genio solitario, Gaudí, sperimenta una
18 19
architettura insieme arcaica e moderna, dalle ancor’oggi insondate subito dopo aggiunge: “L’architetto può certo attingere al ricco
potenzialità. Vi sono, infine, i francesi Perret e Garnier. Il primo forziere della tradizione: non copiare i modelli prescelti, ma
pone in termini estetici innovativi il problema dell’uso del cemento adattarli ai propri fini rinnovandoli radicalmente”.
armato, il nuovo materiale da costruzione con il quale sarà realizzata Lontano da ogni nostalgia medievaleggiante, Wagner realizza
buona parte della produzione edilizia a venire. Il secondo mette a opere di misurata compostezza e di raffinata fattura. Tra questi il
punto uno schema innovativo di città industriale intuendo che il suo capolavoro è la Cassa di Risparmio Postale a Vienna, realizzato
problema della nuova architettura è, in primo luogo, quello della tra il 1903 e il 1912. Si caratterizza per il rivestimento denunciato
sua contestualizzzazione urbanistica. come tale mediante bulloni a vista che fissano le lastre in pietra, per
Otto Wagner si forma nel clima classicista. Studia i testi e i progetti raffinati dettagli costruttivi di vago sapore macchinista e per una
di Karl Friedrich Schinkel, Gottfried Semper e Theophil Hansen. poetica degli spazi sobri, misurati, luminosi.
S’ispira alla grande maniera viennese, non estranea a sollecitazioni Josef Hoffmann prosegue la strada del maestro verso la
baroccheggianti. Dal 1894, con un rapido mutamento di fronte, si conciliazione tra forme nuove e motivi della tradizione classica.
fa affascinare dall’Art Nouveau anche se ne rifiuterà gli eccessi. Tra La sua opera più riuscita è il Palazzo Stoclet (1905-11), dove però
il 1894 e il 1901 ne sonda, anche grazie alla mediazione di Olbrich, si distacca da tale assunto per abbracciare una sperimentazione
i principi negli edifici della metropolitana di Vienna. Nel 1895 autenticamente moderna. L’edificio è sorprendentemente dinamico
pubblica le lezioni del primo anno di insegnamento all’Accademia sia lungo l’orizzontale, grazie alla libera conformazione della pianta,
di belle Arti. Titolo: Moderne Architektur. Le tesi sono innovative, sia lungo le verticali, grazie a una vibrante articolazione volumetrica
anche se non dissimili da quelle sostenute in altri paesi da altri che culmina con la caratteristica torre. “Personificazione”, secondo
innovatori, per esempio van de Velde, che conoscerà nel 1897: Edoardo Persico, “degli ideali più virili della borghesia europea”,
occorre orientarsi verso la vita moderna, perseguire la semplicità, Palazzo Stoclet è anche un’officina in cui lavorano i più importanti
capire le nuove condizioni metropolitane, essere realisti nella scelta artisti della secessione: Klimt, Moser, Czeschka, Metzner, Minne,
delle tecniche e dei materiali da costruzione. Entusiasma i discepoli Knhopff. L’obiettivo è l’opera d’arte totale. Lo stesso che spingerà
che gravitano nel suo studio. Sono: Schöntal, Fabiani, Kammerer, van de Velde a tagliare gli abiti per la moglie e, in America, Wright
Bauer, Ehn, i fratelli Gessner, Kotera, Plecˇnick, Perco, Schindler, a disegnare vetrate e vasellami, facendosi aiutare da scultori e
Hoppe, Pirchau, Lichtbau, Olbrich, Hoffmann. artigiani specialisti.
Afferma: “In questa nuova società non si può parlare più della È Joseph Maria Olbrich, l’altro grande discepolo di Wagner, che
scelta di uno stile come supporto alla creazione architettonica. con passione e felicità figurativa si muove con maggiore coerenza
L’architetto dovrà creare forme nuove o adattare quelle che in direzione del rinnovamento delle arti e di una nuova stagione
corrispondono meglio alle attuali tecniche di costruzione e alle espressiva. Responsabile, per conto di Wagner, dei lavori della
necessità del nostro tempo; solo così risponderanno a verità”. E metropolitana viennese, fonda nel 1897 con Hoffmann, Koloman
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Moser e Gustav Klimt l’associazione d’artisti della Secessione finanziario seguono le prime defezioni. Nel 1902 una parte di artisti
viennese. Tra il 1897 e il 1898 ne realizza la sede. È un volume lascia la colonia. Behrens si allontana l’anno successivo. Soltanto
cubiforme alla cui pesantezza si contrappone una leggerissima Olbrich, imperterrito, rimane a completare le opere iniziate e
cupola in lamine dorate. Wright studierà ammirato questo edificio, realizza nel 1908, anno della sua prematura morte, la stupefacente
abilmente giocato sulla logica dei contrasti. Torre degli sponsali, un’architettura a carattere espressionista come
Autore di magnifici interni che ricordano, per fluidità spaziale sospesa in un’atmosfera popolare fiabesca.
e sapienza decorativa, quelli di Mackintosh e di Wright, Olbrich
impegna tutto se stesso per la realizzazione di un centro da 1.4 Mackintosh
destinare alla ricerca e alla produzione artistica. L’occasione gli è Altro genio sfortunato è lo scozzese Charles Rennie Mackintosh.
fornita dal granduca Ernst Ludwig von Hessen, che vuole rilanciare Vive una vita intensa e drammatica, in completo isolamento
l’artigianato e la produzione artistica del Granducato dell’Assia, professionale in una Glasgow sostanzialmente estranea al dibattito
ispirato da Baillie Scott e Charles Robert Ashbee, fondatore nel culturale che si svolge in altre capitali europee. Eppure nel 1896,
1888 in Inghilterra della Guild and School of Handicraft. Mackintosh è stato inaspettatamente il vincitore, per conto dello
Il primo progetto della colonia risale al 1898, quando il granduca studio Honeyman e Keppie, del concorso per la costruzione della
chiama a Darmstadt il trentunenne architetto e altri sei artisti tra Glasgow School of Art. Non ha ancora ventotto anni ed è avviato
i quali il pittore e artista artigiano Peter Behrens. Nel 1899 si a una carriera promettente. In pochi anni sopraggiungono, infatti,
pensa di realizzare un edificio atelier circondato da cinque ville, gli incarichi per la Queen’s Cross Church (1897-99), per il Daily
una cisterna e un teatro all’aperto. Faranno parte di un’esposizione Record Building (1890-1904), per Windyhill (1900-1901). Nel
dal titolo emblematico: Un documento per l’arte tedesca. Olbrich 1901 diventa partner dello studio Honeyman e Keppie. Seguono
prepara il progetto e le sue varianti. L’inaugurazione della Ernst le realizzazioni della Willow Tea Rooms (1903), della Hill House
Ludwig Haus e delle prime costruzioni, insieme ai padiglioni (1902-1904), della Scotland Street School (1903-1906). E inoltre
espositivi, avviene il 15 maggio 1901. È centrata su uno spettacolo gli inviti alle esposizioni internazionali di Vienna (1900), Torino
teatrale a forte effetto scenografico e con connotazioni romantico- (1902) e Berlino (1905); articoli sulle pubblicazioni specialistiche
simboliche, curato dall’abile regia del trentatreenne Behrens che (“The Studio”, “Dekorative Kunst”, “Deutsche Kunst und
afferma: “la bellezza torna a essere per noi quintessenza della Dekoration”, “Ver Sacrum”) e una certa notorietà internazionale,
massima forza e al suo servizio nasce un nuovo culto. Ad esso noi anche grazie all’appoggio di Muthesius.
vogliamo erigere una casa, una dimora in cui tutta l’arte si dispieghi Il coinvolgimento di Mackintosh nella Glasgow School of Art
solennemente a consacrazione della nostra vita”. L’esposizione attrae avviene soprattutto in due periodi: dal 1896 al 1899, quando
un vasto pubblico. Tuttavia fallisce l’obiettivo principale di rendere disegna un edificio di due piani più interrato, ma per motivi
economicamente accessibili i prodotti artigianali. All’insuccesso finanziari ne realizza soltanto metà; e dal 1907 al 1909, quando lo
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completa, costruendo la parte rimanente aggiungendovi un piano unitario e, nello stesso tempo, lo articolano in una sommatoria
e il corpo della biblioteca. di contrafforti prismatici che lo slanciano verso l’alto. Su un lato
La realizzazione del primo stralcio è un’opera piena di aperture – a ovest – predominano gli aggetti : sono tre finestre in altezza
figurative costruita da un architetto giovanissimo che deve, per gli che convergono idealmente verso il timpano del tetto, che però
aspetti esecutivi, essere affiancato da Keppie. Il progetto colpisce per la è arretrato sul filo della facciata. Sull’altro – a sud – la massa
semplicità e la funzionalità degli spazi interni, la cura del dettaglio, gestito muraria è scavata al centro e la finestra in altezza è ricavata come
con abilità ma senza affettazione, e per l’introduzione di accorgimenti per negativo. Rafforzano la funzione di segnale della torre le nicchie
tecnici moderni quali il riscaldamento e la ventilazione forzata. semicircolari, formando un insieme caratterizzato da forte energia
È caratterizzato da un elegante prospetto in cui pietra e vetro plastica. Il richiamo è a Michelangelo, dalla cui opera Mackintosh
si alternano in un raffinato gioco tra simmetria e asimmetria, tra è rimasto folgorato durante il viaggio in Italia del 1891, così come
matericità e trasparenza. I valori plastici sono rafforzati da alcuni risulta dai suoi taccuini di viaggio.
calibrati aggetti: il bow window della guardiola e del bagno del La biblioteca al suo interno ricorda invece la fluida spazialità
secondo piano e, infine, la torretta. Il balcone, che lega questi giapponese. Per la sua semplicità e calibrata luminosità è uno dei
partiti, sottolinea l’ingresso all’edificio e determina una cesura più efficaci documenti dell’architettura contemporanea. Un testo
visiva rispetto alla verticalità delle sequenze chiaroscurali per denso di promesse, ma purtroppo senza seguito.
controbilanciarle lungo l’orizzontale. All’esterno, al sistema primario dei grandi segni si affianca un
Per il completamento del 1907-1909, Mackintosh arretra la sistema secondario di elementi di dettaglio anch’esso di ascendenza
sopraelevazione, che così non partecipa al gioco delle proporzioni michelangiolesca. L’effetto è di dirompente potenza.
della precedente facciata. Lascia inalterato il fronte est, già Nessun eclettismo, però. Abbandonata la grammatica degli stili,
interamente costruito nella prima fase e caratterizzato da una l’architettura deve rivolgersi ai suoi elementi costitutivi che sono
sincopata alternanza di aperture di sapore romanico. Si concentra, il piano, il volume, la linea e il gioco delle funzioni in una sorta
invece, sul nodo sudovest, dove è previsto uno spazio destinato a di azzeramento linguistico. È la riscoperta del valore delle forme,
biblioteca. Inserisce uno snodo plastico a forma di torre, un richiamo di una storia non da copiare, ma da assimilare nei suoi principi
architettonico di grande valore urbano facilmente visibile anche costitutivi. La consapevolezza di un ordine dinamico della natura
dalle strade sottostanti, e realizza nell’attico un percorso vetrato che che l’architettura può scoprire e indagare.
guarda ai tetti dell’intera città. Risultato: da Glasgow si percepisce Nel 1909, quando la Glasgow School of Art è terminata, comincia
la Glasgow School e dalla Glasgow School si percepisce Glasgow. per Mackintosh la crisi professionale. E quando l’architetto, nel
Per individuare l’ideale prisma della torre e snellirlo attraverso 1913, alla vigilia del primo conflitto mondiale, lascia i partner
ascendenti nervature, Mackintosh inventa un sistema di finestre Honeyman e Keppie e si mette in proprio, le prospettive professionali
in altezza che ne percorrono il corpo individuandolo come volume diventano per lui ancora più grame per la negativa concomitanza di
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fattori oggettivi, quali la difficile congiuntura economica e i ridotti Edifici successivi, quali il Palazzo della pace all’Aja del 1907 e
spazi di lavoro in una città tutto sommato di provincia, e soggettivi, il progetto per la Beethovenhuis del 1908, mostrano una ricerca
come il carattere ombroso e l’alcol. che gira intorno a temi richardsoniani. Le opere più tarde, sino
alla morte avvenuta nel 1934, non emergeranno. Il buon senso
1.5 Berlage e la ragionevolezza faranno assopire la poesia. Nel 1921, dopo
L’olandese Berlage non è un eccezionale creatore di forme, l’entusiasmo, Berlage in occasione della pubblicazione di un
nel senso che non è all’altezza di Olbrich, Mackintosh, Wright, fascicolo di Wendingen rivede il giudizio su Wright, accusandolo
assai più dotati. È però il personaggio che avvia il rinnovamento di individualismo e di romanticismo. Due caratteristiche che mal si
dell’architettura nei Paesi Bassi. I suoi progetti urbanistici, tra cui addicono alla ricerca pacata dell’olandese, per il quale stile e quiete
il piano per Amsterdam Sud, per rigore metodologico e aperture coincidono: “L’architettura antica”, afferma già nel 1905, “proprio
architettoniche, fanno scuola. Tra i suoi meriti la diffusione del perché ha stile, esprime una quiete consolante. Lo stile è la ragione
linguaggio wrightiano in Europa e, insieme, una sorta di calvinismo della quiete”.
formale, fondato sulla sincerità strutturale, il primato del muro
spoglio, il culto dell’armonia e della proporzione, l’assenza di 1.6 Gaudí
dogmi. Dirà nel 1908: “In architettura, decorazioni e ornamenti Chi della quiete non sembra sapere che farsene è Gaudí,
sono del tutto secondari; mentre i veri elementi essenziali sono la personaggio del tutto atipico, fuori dal gioco delle grandi correnti
creazione dello spazio e i rapporti tra volumi”. architettoniche. Dalla Catalogna immagina un mondo dove arte,
Il suo lavoro sarà apprezzato da tutti gli innovatori che troveranno poesia, industria e artigianato convivono in sintesi sublimi.
nel suo pathos neomedioevale motivo di ispirazione, affascinati Alieno da ogni fascinazione per l’ideologia del progresso, ammira
dalla capacità di articolare lo spazio, di dar vita ai mattoni. Tra le costruzioni in fango del Nordafrica. Ne apprezza la semplicità
questi anche Mies van der Rohe che, si racconta, nel secondo dei mezzi, l’intelligenza della struttura, la profonda religiosità
dopoguerra arrivò a litigare con Philip Johnson per un giudizio della forma. Divora i libri di Ruskin, affascinato dal vigore e dalla
avventato sull’olandese. tensione morale dell’uomo dai grandi ideali. Ultracredente – ne è
Tra i lavori di Berlage spicca la Borsa di Amsterdam, realizzata stata di recente proposta la beatificazione – crede all’eticità di un
tra il 1896 e il 1903. È un’opera neoromanica, chiusa all’esterno e mestiere in cui arte e moralità sono tutt’uno. Rifugge l’arbitrarietà,
caratterizzata da una torre che funge da snodo plastico. All’interno ma intuisce che le forme meccaniche sono il frutto di una
grandi sale, voltate da sottili capriate e illuminate dall’alto. Le semplificazione insopportabile.
decorazioni sono ridotte al minimo e sostituite dai mattoni colorati Da qui una ricerca orientata verso tre poli: della verità strutturale,
che si alternano a comuni mattoni lasciati a vista e dai giochi della perizia artigianale, dell’apertura simbolica.
chiaroscurali dei vuoti delle logge e dei parapetti. Della verità strutturale perché è il solo modo intelligente per
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mettere insieme i materiali, per farli lavorare secondo le loro reali possibile città alternativa, vitale, energica, parsimoniosa, colorata.
caratteristiche e, poiché la natura è data da Dio, per realizzare il Arcaici sino al paradosso, i giardini del parco Güell (1900-
disegno celeste. 1914) e la chiesa della Sagrada Famiglia (iniziata nel 1883, ma la
Della perizia artigianale perché è il lavoro dell’uomo che rende cui costruzione è ancora in corso, come in un immenso cantiere
gli oggetti degni di attenzione e, umanizzandoli, li trasforma in medioevale) oscillano tra la dimensione ctonia e quella celeste.
beni. Ecco il motivo per cui adopererà materiali poverissimi, Esasperanti, eccessivi, certo fuori misura, i due complessi hanno
quali pezzi di mattonelle, mattoni mal cotti, pietre spezzate: più la robustezza del dorico e la leggerezza del gotico. Sondano valenze
la valorizzazione è difficile, più il lavoro è meritorio e alla fine inesplorate, aggrediscono il nostro sistema di valori con un potere
premiante; più minuti i frammenti, più l’opera rassomiglia a un comunicativo che di rado le opere di architettura riescono a
meraviglioso mosaico. raggiungere.
Dell’apertura simbolica, perché nulla ha senso se esprime solo se Troppo antico e troppo moderno per essere capito dai profeti
stesso, se non si collega ad altro e, in particolare, al trascendente. È di una visione riduttiva e internazionalista dell’architettura
nella sovrabbondanza dei significati, nella polisemicità dell’opera, contemporanea, Gaudí viene da questi dimenticato oppure giudicato
nel caleidoscopico scambiarsi e sovrapporsi delle immagini che in maniera riduttiva. Non figura, per esempio, nella prima versione
trionfa la ricchezza del creato. Motivo per il quale un baldacchino di I pionieri dell’architettura moderna di Pevsner e in Spazio, tempo
può somigliare insieme a una tenda, a un veliero, a una corona di e architettura di Giedion. È difeso invece dai critici e dagli storici
spine; una chiesa a un termitaio e a una cattedrale gotica. che rifiutano di considerare l’architettura contemporanea solo in
Vi è poi una scatenata fantasia spaziale che si manifesta già dalle chiave di astrazione postcubista, macchinista e funzionalista. Per
prime opere. Il Palazzo Güell a Barcellona (1888), per esempio, si questo motivo rappresenta una sorta di problema aperto, con cui la
svolge intorno a un prodigioso vuoto centrale. Tra il 1904 e il 1907 storiografia del moderno deve ancora confrontarsi.
Gaudí è impegnato con casa Battló e tra il 1905 e il 1910 con casa
Milá. La prima è caratterizzata da scaglie che la fanno assomigliare 1.7 Perret
a un’increspatura marina, la seconda da concavità e convessità che Insieme a una linea di ricerca neomedioevale e romantica, che
producono un movimento sinuoso e plastico. Potrebbe essere una culminerà nell’espressionismo e nell’organicismo, è compresente
scogliera, una pietraia, un masso oggetto a processo di erosione. in questi anni una linea rigorista e classicista che, attraverso il
Certo è che, con la sua forma, il blocco di casa Milá dà energia cubismo e poi il purismo, sfocerà in quello che sarà conosciuto
vitale all’altrimenti squadrata piazza su cui prospetta, negando come l’International Style. Così, se da un lato vi sono le ricerche
così la rigida scacchiera della città di Barcellona. Dalla terrazza, di Horta, van de Velde, Berlage, Mackintosh, Olbrich, Sullivan,
punteggiata da splendidi camini, che vagamente ricordano i giochi Wright, Saarineen, dall’altra vi saranno quelle di Behrens,
elicoidali della cupola di Sant’Ivo di Borromini, s’intravede una Perret, Wagner.
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Se volessimo però ridurre questa contrapposizione in una rigida uno scalpellino che nel 1882 fonda un’impresa di costruzioni,
formula rimarremmo delusi. Ci accorgeremmo che i confini Auguste studia a Parigi alla École des Beaux-Arts. Suo professore
sono poco chiari e che non è facile evidenziare una precisa linea è Julien Gaudet, autore nel 1902 del trattato Eléments et théories
di demarcazione tra i due schieramenti. Inoltre, vedremmo che de l’architecture, un manuale basato sul metodo ottocentesco di
i passaggi dall’uno all’altro fronte sono continui e frequenti. Durand, cioè su una teoria rigorosamente classicistica, costruita a
Così Berlage, pur producendo opere con forte connotazione partire dalla meccanica e razionale combinazione di tipi.
neoromanica, intenderà la sua opera in senso classico e vedrà di Nel 1897, dopo tre anni di corso, lascia la scuola per lavorare
cattivo occhio le intemperanze espressioniste di Michel de Klerk insieme ai fratelli nell’impresa paterna, una delle prime a
e della scuola di Amsterdam. Wagner, pur essendo un architetto impiegare sistematicamente il cemento armato. Auguste lo studia
fortemente classicista assume nel suo studio Olbrich dando ampio a fondo: si dice che due dei suoi libri favoriti fossero il testo sul
spazio alle sue ricerche e facendosi da lui influenzare. Behrens, sistema Hennebique, Le béton armé et ses application, del 1902,
dopo una prima fase romantica che corrisponde all’esperienza di e l’Historie de l’architecture di Auguste Choisy, edito nel 1899.
Darmstadt, perseguirà un rigorismo che condurrà a progetti di Quest’ultimo centrato sul ruolo delle invenzioni nell’evoluzione
insulso monumentalismo, quali l’ambasciata tedesca di Pietroburgo del sistema delle forme.
del 1912, ma non senza tardivi ripensamenti e magistrali interventi, Il capolavoro di Perret è la casa in rue Franklin a Parigi, realizzata
come nel caso dell’espressionista edificio amministrativo della tra il 1903 e il 1904. La cui forza, nota William J.R. Curtis, risiede
Höchster Farbwerke del 1920-24. Hoffmann indulgerà tra le nel modo autorevole in cui annuncia la potenzialità di un nuovo
raffinatezze del liberty e uno spoglio ma severo rigorismo. Per materiale in una fraseologia radicata nella tradizione.
non parlare di personaggi quali Mies, Gropius, Le Corbusier, che È la dimostrazione delle immense possibilità offerte da una
oscilleranno tra le due proposte. Mies e Gropius frequentando, tecnica che quasi azzera i vincoli della muratura portante con esili
tra gli altri, Taut e Häring. Le Corbusier abbandonando, a pilastri, ampie aperture, snellezza costruttiva, flessibilità di pianta.
seguito delle esperienze di lavoro con Perret (1908-9) e Behrens Tutto l’edificio è proiettato verso la luce. Eppure, di fronte a questa
(1910), l’insegnamento neomedioevale e anticlassico di Charles possibilità che potrebbe essere latrice di incalcolabili aperture,
L’Éplattenier. Perret, quasi per paura di andare troppo in là, cerca di mostrare
Tre, dicevamo, sono i principali interpreti della linea rigorista. che per questa nuova via è possibile recuperare valenze tettoniche e
Wagner in Austria, Perret in Francia, Behrens in Germania. A quindi la tradizione classica.
Wagner abbiamo già accennato, di Behrens parleremo in seguito, In rue Franklin la dimostrazione avviene denunciando con
accostandolo all’esperienza del Werkbund. Resta Auguste Perret. chiarezza il funzionamento della struttura. Quest’ultima portata
Nasce a Bruxelles nel 1874. È quindi più giovane di Wright in facciata e rivestita in listelli lisci di ceramica, diversamente dai
di sette anni e più vecchio di Le Corbusier di tredici. Figlio di pannelli di tamponamento caratterizzati da motivi delicatamente
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floreali. Come in un tempio greco, ogni componente esplicita urbana di Lione, dalla quale proviene. E a tal fine l’insegnamento
ruolo e funzione: nulla è lasciato all’arbitrio, tutto trova una proveniente dall’urbanistica dell’antica Roma può essere prezioso,
giustificazione razionale. se assunto dal punto di vista del metodo, tanto che nel 1904, a
Nel 1906 Perret abbandona il rivestimento e sperimenta nel completamento dei suoi studi, non esita a presentare a Parigi
garage al 51 di rue de Ponthieu a Parigi la struttura in cemento insieme alle tavole della nuova città anche la ricostruzione dell’area
armato lasciata a faccia vista. È al ritmo delle travi e dei pilastri che archeologica di Tuscolo.
è lasciato ogni intento formale. Da qui un alternarsi nei prospetti Pubblicato solo nel 1917, il progetto per una Cité industrielle
di campiture piccole e grandi, in una composizione che vagamente stupisce per la semplicità d’impianto e per la chiarezza
assomiglia a un quadro astratto. dell’impostazione concettuale: è un insediamento di 35.000
Tra il 1908 e il 1909 il ventunenne Le Corbusier lavora come abitanti diviso per zone: da un lato il centro antico, dall’altro
disegnatore presso il suo studio che, nel frattempo, è diventato l’industria e, infine, la residenza. Quest’ultima ha al centro un’area
uno dei principali punti di diffusione della costruzione in cemento destinata ad ospitare gli spazi pubblici ed è strutturata per nuclei
armato in Francia. L’esperienza lo segnerà profondamente, funzionali in ciascuno dei quali sono presenti le attrezzature
imponendogli una radicale riflessione che lo condurrà, negli anni alla scala di quartiere, quali le scuole. In una zona collinare più
venti, a tradurre in precetti estetici le possibilità offerte dalla nuova salubre, separati dal resto della città, si trovano l’ospedale e i servizi
tecnica: nasceranno i cinque punti dell’architettura moderna. medico-sanitari.
Dopo l’exploit di rue Franklin e del garage al 51 di rue La suddivisione dello spazio urbano in zone specializzate – scelta
de Ponthieu, la ricerca di Perret sembra perdere mordente, che verrà ripresa dal Movimento Moderno e sancita nella Carta
orientandosi verso un sempre più asfittico e retorico tecnicismo d’Atene preparata nel 1933 – ha una duplice ragione: consente
con derive monumentaliste. Deludente è il teatro agli Champs di realizzare la città per inserti tipologici, quasi tasselli modulari,
Elysées (1911-13), e di maniera la sia pur affascinante Notre- studiati a tavolino e quindi già risolti dal punto di vista del loro
Dame du Raincy del 1922-24 che in ogni caso, tra le successive, funzionamento; inoltre, all’occorrenza, permette di ampliare lo
sarà la sua opera migliore. spazio urbano con la semplice aggiunta di nuovi moduli. Il metodo è
ripreso da una consolidata tradizione accademica di studi tipologici
1.8 Garnier che va da Durand sino a Gaudet, del quale ultimo Garnier è stato
Tony Garnier (1869-1948) lavora, non senza contrasti, al discepolo. Ma il modo di appplicarlo, per la sua intenzionalità
progetto per una città industriale dal 1901, quando è pensionante a schiettamente funzionale, presenta un’aria di fresca novità tanto da
Villa Medici a Roma. Suo obiettivo è realizzare un modello ideale al affascinare le Corbusier che nel 1908 vuole conoscere Garnier e nel
quale si possano concretamente ispirare i piani per gli agglomerati 1920 pubblicherà alcune illustrazioni della Cité industrielle sulle
che stanno sorgendo dappertutto in Europa e in particolare nell’area pagine dell’Esprit Noveau.
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Socialista per tradizione familiare, per formazione e per scelta Parte 1 capitolo 2
Avanguardie: 1905-1914
di vita, Garnier pensa alla città industriale come ad una comunità
dove ogni abitante abbia diritto a una casa indipendente dalle
altre anche se modesta. Da qui la predilezione per uno sviluppo
edilizio sostanzialmente compatto e, di regola, limitato ai due piani
d’altezza. Non mancano però condomini abitativi e, nella seconda
edizione della pubblicazione della Cité industrielle pubblicata nel
1932 saranno previsti quartieri con densità più elevate. Siamo
lontani in ogni caso sia dalle densità delle città speculative che si 2.1 L’accelerazione tecnica e scientifica
vanno realizzando in questi anni sia dai modelli estensivi delle città Gli anni che vanno dal 1905 al 1914 sono di rapida accelerazione
giardino ipotizzate da Ebenezer Horward nel 1898, messi in atto in tutti i campi. Nel 1905 il ventiseienne Albert Einstein propone
nella città di Letchworth del 1903. la prima formulazione della relatività ristretta, la più importante
Materiale utilizzato per la Cité industrielle è il cemento armato rivoluzione della scienza moderna. Sempre nel 1905 espongono a
( è interessante notare che l’altro grande discepolo di Gaudet alla Parigi le “belve”, da cui appunto il nome Fauves, pittori che utilizzano
scuola di Beaux-Arts di parigi è Perret). Serve a configurare forme colori puri, al di fuori di ogni canone accademico. Nello stesso
semplici ed essenziali, prive di inutili decorazioni, caratterizzate anno è fondato a Dresda il Die Brücke (Il ponte), un movimento
da volumi stereometrici e tetti piani. Ogni costruzione, per che, sulla scia dell’insegnamento di Van Gogh e Munch, introduce
Garnier, deve invece avere una corretta esposizione, una adeguata tensioni espressionistiche. Nel 1909 Filippo Tommaso Marinetti
illuminazione, essere vicina a uno spazio verde ed accessibile anche pubblica su “Le Figaro” il Primo Manifesto del Futurismo. Esalta il
da un percorso esclusivamente riservato ai pedoni. Il risultato, come vitalismo, la modernità tecnologica contro il passatismo borghese.
mostrano le numerose prospettive a corredo del progetto, è un Celebra le nuove invenzioni, prima tra tutte l’automobile, più bella
ambiente estremamente piacevole anche se non di eccelse qualità della Nike di Samotracia e ormai disponibile sul mercato di massa
architettoniche. Garnier, come mostrano anche i progetti eseguiti a prezzi contenuti, se pensiamo che nel 1908 Henry Ford lancia
per l’ammministrazione comunale lionese con la quale collaborerà sul mercato il Modello T. I futuristi presto celebreranno un nuovo
lungo il corso della sua operosa carriera ( il Macello del 1906-32, veicolo, l’aeroplano, il cui primo volo, pilotato dai fratelli Wilbur
l’Ospedale Grande Blanche del 1903-1930, il quartiere Etats-Units e Orville Wright, è del 1903 e la cui capacità bellica si intuisce nel
del 1924-35), è un bravo urbanista, un impeccabile tecnico ma 1909, anno del primo bombardamento aereo.
non un architetto di straordinario talento. L’architettura è in subbuglio. Metabolizza invenzioni tecnologiche
capaci di metterne in crisi i principî: le strutture leggere in ferro e
in cemento armato, l’ascensore, l’elettricità, il condizionamento,
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il telefono. Nel 1879 compare la prima lampadina elettrica, nel Einstein si mostrò più volte sorpreso, se non contrariato, da così
1910 la lampada al neon, nel 1900 l’ascensore Otis a marciapiede azzardati accostamenti.Vi è, tuttavia, nella teoria della relatività
mobile, nel 1902 una macchina per il condizionamento artificiale un’istanza spaziale nuova che José Ortega y Gasset, all’inizio
degli edifici, poi brevettata nel 1906. del secolo, coglie perfettamente sviluppando la sua filosofia
In questi anni tutto sembra entrare in crisi. Prime tra tutte prospettivista. E che Stephen Kern, in un saggio del 1983 dal
le teorie scientifiche. È però la teoria della relatività che diventa titolo Spazio e tempo, riassume così: “La dilatazione del tempo
quasi un’ossessione per artisti poeti, scrittori e architetti. Della era soltanto un effetto prospettico, creato dal moto relativo tra
relatività colpiscono soprattutto i paradossi. Tra questi: il tempo un osservatore e la cosa osservata. Non c’era alcun cambiamento
che trascorre diversamente se visto da due sistemi di riferimento, inerente alla realtà di un oggetto, ma soltanto una conseguenza
le misure che si accorciano, la materia che si trasforma in energia. dell’atto di misurazione”.
Colpiscono perché contestano tradizionali punti di vista, fondati Osservata da questo punto di vista, la rivoluzione einsteiniana è
su una concezione di spazio e di tempo assoluti, introducendo una teoria dello sguardo: moltiplica i punti di vista, fondando sulla
anche una dimensione spiritualista, irrazionale e mistica, estranea sincronicità del vedere il suo progetto. Produce una prospettiva
al pensiero dello scienziato. quadridimensionale, un’anamorfosi, per così dire, spaziotemporale.
Prova ne sia che, in questi anni, ritornando alla ribalta, godono E, in quanto teoria dello sguardo e della deformazione, non poteva
di grande fortuna le disquisizioni sulla quarta dimensione. Tra fine non appassionare gli artisti di un’epoca portata quasi naturalmente
ottocento e i primi del novecento, Marcel Proust, Fëdor Michajlovicˇ all’invenzione e alla ribellione. Pare dimostrare che finalmente due
Dostoevskij, Oscar Wilde, Gertrude Stein la citano. Jouffret scrive più due non fa quattro, che una misura non è mai assoluta e che
nel 1903 un trattato elementare di geometria a quattro dimensioni. l’innovazione si può ottenere solo a condizione di inventare nuove
Vladimir Lenin in Materialismo e empiriocriticismo (1908) la forme di organizzazione del reale, fidandosi del proprio sistema di
definisce un’ipotesi, cervellotica, ma scientificamente credibile. convinzioni piuttosto che del credo dominante. Einstein si tramuta
Sarà con il fisico tedesco Hermann Minkowski nel 1908 e poi in James Joyce o in William Faulkner e anche in Pablo Picasso, Le
nel 1909 con P.D. Ouspenskij, che teoria della relatività e quarta Corbusier e Theo Van Doesburg: ci torneremo.
dimensione s’incontrano ufficialmente. Minkowski proclama la Inutile dire che un approccio simile corre il rischio di stravolgere
compenetrazione di spazio e tempo. senso e significato della sintesi einsteiniana, orientando a volte
I pittori cubisti vedono la nuova sintesi come un mezzo per la ricerca artistica e architettonica verso un soggettivismo, un
affrancarsi dalla banalità dello spazio empirico e senza la quarta agnosticismo e un misticismo che, come abbiamo visto, non
dimensione e la relatività è impossibile comprendere numerosi potevano non imbarazzare lo scienziato. Il quale, invece, era
architetti del Movimento Moderno quali Theo Van Doesburg o fortemente monista: un Parmenide a quattro dimensioni, secondo
lavori critici quali Spazio, tempo e architettura di Sigfried Giedion. l’acuta definizione di Paul Feyerabend. Tuttavia, è certo che poche
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teorie come la relatività o, meglio, la sua vulgata, hanno formato delle sue ricerche nel libro The Human Figure in Motion, apparso
lo spirito di un’epoca, fornendo innumerevoli, a volte geniali, a nel 1885. Nasce la cronofotografia. Sarà fonte di ispirazione per gli
volte avventate, ipotesi operative. Trasformando la pluralità dello artisti d’avanguardia e porterà all’invenzione del cinema, avvenuta
sguardo in un’ipotesi di ricerca d’avanguardia che ha guidato tutto tra il 1893 e il 1896. Un film, infatti, non è che una cronofotografia
il novecento. organizzata lungo un nastro che si svolge nel tempo con moto
uniforme.
2.2 Una nuova visione del tempo Il successo della nuova tecnica è assicurato. Sia in termini di
Alle ore 10 del 1° luglio 1913, la torre Eiffel inviò il primo visitatori: nel 1910 sono oltre diecimila le sale di proiezione nei
segnale orario trasmesso al mondo, a seguito di una Conferenza soli Stati Uniti. Sia in termini tecnici: è l’unica arte che restituisce
internazionale sul tempo del 1912, che elaborò un metodo immediatamente una pluralità di immagini percepite da un punto
uniforme per determinare e conservare segnali orari. Era la fine di di vista mobile. E, così facendo, relativizza spazi e tempi con rapidi
un universo temporale disomogeneo e frammentato: nel 1870 in avvicinamenti o allontanamenti, con sovrapposizioni di scene
America c’erano ottanta differenti ore ferroviarie e non meno ve ne svoltesi in epoche diverse, con la contemporanea presentazione di
erano negli altri Paesi. ciò che avviene in luoghi distanti. Arte per eccellenza del secolo,
Sincronizzazione dei tempi e controllo dello spazio sono il influenzerà pittura, scultura e l’architettura.Senza l’invenzione
leitmotiv di una ricerca che accompagna la fine ottocento e gli dei film, senza le loro sequenze, è infatti difficile capire gran parte
inizi del novecento. Comporta unificazione e standardizzazione dell’arte contemporanea. Nel 1910 Umberto Boccioni realizza La
dei sistemi di rilevamento e di misura. Quale la divisione, sancita città che sale. Nel 1912 Marcel Duchamp termina Il nudo che scende
nel 1884, della terra in 24 fusi, l’ideazione del Meridiano Zero, le scale (che oltretutto ricorda una sequenza di 24 fotogrammi di
la fissazione della lunghezza esatta del giorno, la determinazione Muybridge che ha proprio per tema la discesa di gradini da parte
dell’inizio del giorno universale. di un nudo di donna). Negli stessi anni Giacomo Balla licenzia il
Spazio e tempo, con buona pace di ogni relativismo, sono Dinamismo di un cane al guinzaglio. E gli architetti montano gli
all’inizio del novecento considerati a fini pratici omogenei, spazi come se si trattasse di sequenze cinematografiche: lo si vede
infinitamente divisibili, misurabili. Così come lo è il movimento, chiaramente nel Raumplan di Loos, nella promenade architecturale
definito come una meccanica concatenazione di spazi e tempi. di Le Corbusier, nello spazio fluido di Mies.
In tal modo lo immaginano i fotografi dell’epoca. Etienne-Jules Insieme al boom del cinema, vi è una portentosa accelerazione
Marey inventa nel 1882 un apparecchio fotografico che permette delle comunicazioni: via radiotelegrafo e telefono. Contribuiscono
di fissare su un’unica lastra numerose esposizioni. Eadweard a creare una comunità estesa, spazialmente omogenea, in cui le
Muybridge, attraverso una batteria di macchine fotografiche, riesce notizie circolano velocemente e dove anche un dramma come
ad analizzare il movimento di uomini e animali, e pubblica parte l’affondamento del Titanic, avvenuto il 14 aprile del 1912 tra i
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banchi di ghiaccio del Nord Atlantico, può essere vissuto in diretta, cui si può esaminare il movimento fotogramma per fotogramma
come nota, nell’editoriale del 16 aprile, il cronista del “London per controllare se gli sforzi sono quelli essenziali, se vi è spreco di
Times”: “Il segnale di pericolo del mostro ferito risuonò per le energia, se vi è assenza di produttività. Fra il 1912 e il 1914 il
latitudini e longitudini dell’Atlantico, e da ogni parte le sue sorelle, tempo di produzione di un’automobile scende da quattordici ore a
grandi e piccole, si affrettarono in suo soccorso. […] Con un senso novantatré minuti. Nel 1925 se ne licenzia una ogni dieci secondi.
vicino allo sgomento ci rendiamo conto che siamo stati testimoni Sulle stesse basi concettuali, alla fine degli anni venti, saranno
di una grande nave nella sua agonia di morte”. progettate le case dell’Existenz minimum e la cucina di Francoforte.
Le veloci comunicazioni accelerano l’informazione. La stampa, A segnare l’inizio del secolo è l’orologio: il suo scandire il tempo
i giornali, con notizie che giungono ormai in tempo reale, fatto di secondi tutti uguali. Simile all’ingranaggio di un orologio
contribuiscono alla diffusione delle idee. Le persone si muovono. è la fabbrica di Tempi moderni. L’orologio scandisce con i suoi
Adolf Loos si reca in America, dove probabilmente conosce Louis cicli di dieci ore il film Metropolis. E all’orologio, all’ossessione per
Sullivan e Frank Ll. Wright all’esposizione del 1893 di Chicago. la puntualità e per il tempo fanno riferimento John Girdner con
Wright nel 1909 si reca in Europa. Nel 1911 Hendrik Petrus Berlage il saggio Newyorkite del 1901, Willy Hellpach con Nervosismo
è in America. Walter Gropius, Le Corbusier e Mies van der Rohe e cultura del 1902, George Simmel quando nel 1900 pubblica La
passano per lo stesso studio di Peter Behrens, intorno al 1910. Il metropoli e la vita mentale e Louis-Ferdinand Céline quando, in
Bauhaus, subito dopo la guerra, ospiterà professori austriaci (Herbet Viaggio al termine della notte, edito nel 1932 ma ambientato nel
Bayer), ungheresi (Marcel Breuer e Lázló Moholy-Nagy), svizzeri primo dopoguerra, scrive a proposito della sua esperienza in una
(Johannes Itten, Hannes Meyer), russi (Vasilij Kandinskij). E il catena di montaggio americana.
Movimento Moderno sarà il primo ad avere aderenti e diffusione Nasce, come antitesi, il bisogno di una temporalità diversa. Non
internazionali. Anche se Parigi, Vienna, Berlino, Mosca, Zurigo si legata a una misurazione meccanica, ma agli istanti irripetibili
caratterizzano ciascuna per ruolo e funzione, mai le frontiere sono della nostra esistenza, ai tempi lunghi o brevi della vita, all’unicità
state tanto permeabili. dell’esistere, alla lunga durata della memoria. Marcel Proust, James
Controllo del tempo, controllo dello spazio. È su queste note Joyce, William Faulkner… E poi la riscoperta delle culture arcaiche,
che si sviluppano catena di montaggio e gli studi di ergonomia. primitive estranee allo spazio-tempo omogeneo e misurabile. In
Già nel 1883 Frederick W. Taylor comincia a dividere i movimenti architettura basti per tutti ricordare l’attenzione per il Giappone e
produttivi in operazioni elementari, assegnando a ciascuna un tempo le architetture mesoamericane di Wright, o il viaggio in Oriente del
necessario. Nel 1909 un suo allievo, Frank B. Gilbert, applicando il giovane Le Corbusier.
metodo, inventa un’impalcatura regolabile per ammassare mattoni Sono anni di repentino avanzamento degli studi antropologici:
che triplica la produttività. Ford organizza la produzione pensando Henri Hubert, Marcel Mauss. Anche sociologi e filosofi si pongono
alla catena di montaggio come a un film, a una cronofotografia in il problema: Émile Durkheim, Ernst Cassirer. Linguaggio e mito
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si confrontano. Da un lato, una sempre maggiore razionalità del espressiva introduce temi quale l’irrazionale, l’informe, il
logos, del linguaggio, sino ad arrivare alle tavole di verità della logica sentimento, la temporalità, l’individualità, l’organico. Tramuta il
simbolica che costruiranno il presupposto per la progettazione dei quadro in una proiezione dell’io in colori e in pure forme spigolose
computer che oggi usiamo; dall’altro, la vitale irrazionalità del mito e disturbanti.
e dell’inconscio, del primordiale, dell’onirico: Freud e Jung. L’espressionismo esercita un notevole influsso sulla ricerca
architettonica. Trova un terreno fertile nelle architetture
2.3 La rivoluzione artistica: l’espressionismo romantiche di Berlage, Gaudí, Mackintosh e, se vogliamo, di
Nel 1905 al Salon d’Automne di Parigi espone un gruppo di Sullivan e Wright. A poetiche espressioniste si rifanno senza
giovani che si caratterizzano per un uso particolarmente cruento dubbio maestri particolarmente attivi nei primi anni del secolo:
del colore. Sono capitanati dal trentaseienne Henri Matisse. Li Hans Poelzig, Max Berg, l’ultimo Olbrich e in parte Peter Behrens.
accomuna l’abbandono delle convenzioni rappresentative: la Sono espressioniste figure quali i fratelli Bruno e Max Taut, Hugo
prospettiva, il chiaroscuro, il modellato. Si rifanno a una celebre Häring, Erich Mendelsohn, Otto Bartning, che cominciano a
affermazione di Derain: un quadro non è che “una superficie operare nell’anteguerra, ma sviluppano le loro poetiche a partire dal
coperta da colori disposti in un certo ordine”. L’idea non è nuova: dopoguerra. Nel clima espressionista si formano Walter Gropius,
era stata intuita e sviluppata da Van Gogh,da Cézanne, da Moreau. Mies van der Rohe e altri maestri: alcuni dei quali andranno nel
la novità nella proposta dei Fauves ( le belve) è però il limite sino dopoguerra a confluire nella Bauhaus che, almeno per un certo
al quale è spinta l’operazione: un orizzonte nel quale l’immagine periodo di tempo, anche grazie all’insegnamento di Johannes Itten,
quasi scompare per trasformarsi in segno. Cioè, come sintetizzerà ne risentirà fortemente lo spirito.
il critico Giulio Carlo Argan, in puro significante. Ancora non Kirchner e compagni sono imbevuti di architettura. Intuiscono
siamo arrivati all’astrazione assoluta, ma, trascorsi gli anni Dieci, che l’espressionismo è l’arte per eccellenza di una condizione
il passo definitivo sarà compiuto da Vasilij Kandinskij, da Casimir metropolitana che investe la civiltà occidentale e ha il suo epicentro
Malevicˇ, da Piet Mondrian, rispettivamente con l’astrattismo, il a Berlino. Afferma Max Weber, uno dei più acuti teorici della
suprematismo e il neoplasticismo. condizione metropolitana: “Io credo che sia impossibile pensare che
Sempre nel 1905 si costituisce a Dresda il gruppo Die Brücke alcuni valori formali della pittura moderna si siano potuti produrre
(Il ponte). È formato da Ernst Ludwig Kirchner, Fritz Bleyl, Erich senza l’assoluta e distinta impressione causata dalla moderna
Heckel e Karl Schmidt-Rottluff. Il più vecchio ha venticinque anni, metropoli, un fenomeno sinora mai manifestatosi nell’intero corso
il più giovane deve compierne ventidue. La maggior parte vengono della storia […] e caratterizzato soprattutto da uno stadio in cui
da studi di architettura alla Technische Hochshule di Dresda, che […] la pura tecnologia ha un enorme significato per la cultura
abbandonano per dedicarsi alla ricerca artistica. artistica”.
L’arte di Kirchner e compagni, gravata da un’intensa carica Panorami metropolitani o, per opposizione, sofferti paesaggi
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naturali sono lo sfondo della gran parte dei capolavori degli artisti la maggior parte del nostro tempo rinchiusi in spazi chiusi. Questi
di Die Brücke. Kirchner subordina le architetture agli abitanti, formano la massima parte del milieu nel quale la nostra cultura si
pietrifica le figure rendendole quasi inanimate e dà vita agli sfondi. sviluppa. Se noi vogliamo che quest’ultima si innalzi a un livello
Altri artisti espressionisti, quali il viennese Egon Schiele, dipingono superiore, allora noi siamo obbligati, bene o male, a trasformare la
scenari di città dense e al contempo morte. George Grosz mette nostra architettura”.
in scena una guerra dichiarata tra corpo e spazio. Se il futurismo
sarà la rappresentazione della città nel movimento esteriore, 2.4 La rivoluzione artistica: il cubismo
l’espressionismo lo è del movimento interiore. Non mancheranno A caratterizzarte questi anni è il cosmopolitismo. Vienna,
punti di contatto: scenari espressionistico-futuristi sono delineati Monaco e Berlino, a seguito degli esiti delle secessioni, sono
nel lavoro di Sant’Elia e a scenari altrettanto violenti e imponenti luoghi di dibattito, creazione, polemiche appassionate. A Mosca
ricorrono i film che vogliono rendere o denunciare la condizione Michel Larionov e Natalja Goncˇarova preparano i rivolgimenti
urbana, sino al celeberrimo Metropolis di Fritz Lang del 1926. che sarebbero maturati a partire dal 1909. Ma là dove il Ventesimo
In questo senso la ricerca dei pittori, degli artisti e dei visionari, secolo accade – per usare un’espressione dell’americana Gertrude
forse ancora più che l’acerbo espressionismo dei primi architetti Stein – è a Parigi.
professionisti, costituisce un’inesauribile fonte di idee e riflessioni Uno dei luoghi d’incontro è proprio il salotto di Gertrude Stein
architettoniche, perché imposta in termini radicalmente nuovi il al 27 di rue de Fleurus, frequentato da Matisse e Picasso e altri
confronto tra uomo e spazio. Liquida la bella edilizia, la ricerca di protagonisti dell’avanguardia.
estenuati effetti ornamentali, di colte citazioni stilistiche e centra, Tra il 1905 e il 1906 Matisse realizza il suo capolavoro: La joie
sviluppandolo nei suoi aspetti esemplari, un tema architettonico de vivre, un’opera su cui tornerà con variazioni, una delle quali è
particolarmente attuale: il rapporto tra il soggetto umano, con le il celeberrimo La danse del 1910. È un quadro leggero, costruito
sue aspirazioni, nevrosi, istanze liberatorie, e l’oggetto urbano che, sulla fluidità delle linee e con ampie campiture di colore. Pura
con la sua violenza e differente energia, ne rappresenta il limite, la musicalità. Nel 1906 Picasso gli risponde realizzando il famoso
camicia di forza. ritratto di Gertrude, un quadro pesante, plasticamente forte,
Ecco allora che l’architettura si flette, tenta di seguire con le sue giocato su pochi toni. Nel 1907 licenzia Les demoiselles d’Avignon.
forme il movimento degli uomini. Oppure apre un rinnovato dialogo Le maschere delle sculture africane si ritrovano nei volti di tre delle
con la natura, mettendo in gioco dimensioni organiche represse dalla cinque figure. Il quadro è d’inaudita violenza. Ciò che conta non
condizione urbana. O, ancora, cerca di smaterializzarsi, diventando è il soggetto, ma l’operazione di destrutturazione dello spazio,
vetro trasparente, cristallo puro. Affermerà Paul Scheerbart, nel suo concepito per piani antagonisti e concomitanti. Un esorcismo
libro Glasarchitektur, pubblicato nel 1914, un testo che molto contro le figure invisibili che si agitano dentro di noi. Un tentativo
influenzerà il pensiero e la produzione di Bruno Taut: “Viviamo di fissare con una forma l’informe, esattamente come facevano i
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primitivi. Uno spazio nuovo, in cui l’osservatore non è localizzato temporalmente. Senza la lente cubista non si può comprendere
in un punto preciso, come nella prospettiva rinascimentale, ma l’arte e l’architettura del nuovo secolo.
in cui numerosi punti di vista s’incontrano e si scontrano, quasi
come un’immagine lavorata all’interno dei nostri pensieri. Nasce 2.5 Architettura e cubismo
il cubismo. Insieme al futurismo, sarà il primo movimento Il cubismo, a differenza dell’espressionismo, non ha un
d’avanguardia su scala internazionale. Ne sono influenzati russi, immediato riscontro in architettura. Anche la Maison cubiste, il
americani, inglesi, tedeschi, italiani. Passano per un apprendistato primo esempio di architettura dichiaratamente cubista, disegnata
cubista Casimir Malevicˇ, Marcel Duchamp, Robert Delaunay, Piet da Raymond Duchamp-Villon per la mostra del Salon D’Automne
Mondrian, Theo van Doesburg. Alle tecniche di scomposizione del 1912, è deludente. Più che gli splendidi quadri di quel periodo,
spaziale cubista si rifaranno non pochi architetti, olandesi in testa. ricorda semmai alcune opere eseguite alcuni anni prima da Peter
Vi sono poi gli scritti cubisti. Li sperimenta, con esiti controversi, Behrens. In particolare la Hamburger Halle di Torino del 1902, un
Gertrude Stein, anche sotto forma di ritratti: di suoni e di parole. allestimento goticheggiante, non senza ipoteche espressioniste, con
Annunciano i capolavori di James Joyce, estraneo a ogni tendenza, forme, modanature e statue semplificate e rese attraverso squadrati
ma la cui opera difficilmente sarebbe potuta nascere al di fuori di piani sfaccettati; secondo una formula di riduzione dei volumi
questo fervido clima sperimentale. complessi e della figura umana a matrici geometriche semplici
La fortuna del cubismo, come accade molto spesso ai e frastagliate che sarà adottata con successo nei primi anni del
movimenti artistici, non è però dovuta a un programma novecento da numerosi architetti, Wright compreso, ma che appare
preciso, quanto a un orizzonte che dischiude. Picasso e Braque, troppo riduttiva per parlare di scomposizione cubista dello spazio.
l’altro importante esponente del movimento, rifiuteranno di Un capovolgimento di prospettive avviene subito dopo la
dare qualsiasi spiegazione scientificamente esauriente del loro Grande Guerra. Lo attuano i movimenti di avanguardia, quali il
operato. E poco convincenti saranno le spiegazioni date da suprematismo, il neoplasticismo e il costruttivismo, ispirati dal
altri, fondate sulla quarta dimensione o su principi esatti di cubismo, ma più coinvolti nella ricerca architettonica. Lo attua
scomposizione formale. Insomma: visto in luce strettamente soprattutto il purismo, un movimento che, di fatto, coincide
teorica, il movimento non può che lasciare perplessi. Diverso con un personaggio, Le Corbusier, dotato di enorme carisma
è il giudizio se invece si guarda al movimento da un punto di comunicativo e molto abile a diffondere la propria interpretazione
vista meno categorizzante; si sottolineano i continui scambi del moderno. Insieme con il pittore e socio Ozenfant scriverà
con l’espressionismo, con il rivale movimento del futurismo, nel 1918 il libro Après le cubisme e l’anno dopo fonderà la
l’astrattismo e poi con dada; si evidenzia il valore liberatorio di rivista “L’Esprit Nouveau”, preparando le basi per una riflessione
un approccio che scompone la forma per ricomporla sia pure sistematica sull’eredità del fenomeno cubista in architettura.
arbitrariamente in funzione di punti di vista dislocati, anche Un’eredità che oppone alla tensione espressionista un’arte capace di
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parlare alla mente, di risvegliare la certezza illuministica che nella speciale stile pittorico o scultorio che si chiama cubismo”, un’altra
natura, dietro il caos, vige un’armonia fondamentale. genealogia,: “L’architettura nuova – secondo il critico napoletano
Da questo momento in poi, alla teoria di una genealogia cubista – è nata […] nel solco dell’impressionismo: alludo a Frank Lloyd
si rifarà la gran parte delle interpretazioni critiche che vogliono Wright. […] Le fabbriche di Wright, la casa Willits del 1901,
spiegare l’avvento del Movimento Moderno. La più nota è stata la casa Barton del 1904, o la casa Coonley del 1908 […] sono
avanzata da Sigfried Giedion nel libro Spazio, tempo e architettura semplici volumi non divisi da muri interni: tutto l’appartamento è
apparso nel 1941. Giedon compara l’Arlésienne di Picasso, dipinto di un solo ambiente, quasi senza divisioni. L’esterno si sviluppa in
nel 1911-12, con l’edificio del Bauhaus di Dessau finito nel 1926. linee orizzontali, con terrazze avanzate, tetti appena inclinati, quasi
Fa notare come in entrambe le opere sia abolita la percezione piani. Le finestre ricorrono ai piani superiori in fasce continue
prospettica di tipo tradizionale e introdotta una dimensione nella parte alta dei muri. Il giuoco delle masse – è un particolare
spaziotemporale esaltata dalla planarità, dalla trasparenza e dai importante – accusa l’influenza dell’architettura dell’Estremo
punti di vista multipli richiesti per apprezzare le opere. Vi è poi la Oriente, della Cina, del Giappone. La strada è sempre parallela
tesi di Colin Rowe avanzata con un altro celebre saggio, Trasparenza: alle linee frontali dell’edificio. Il giardino è impensabile senza la
letterale e fenomenica, scritto nel 1956 e pubblicato nel 1963. Per villa. […] Il cubismo è lontano, non solo perché siamo nel 1901 o
Rowe la trasparenza non può essere concepita in senso letterale, nel 1904; ma perché, per definire gli elementi figurativi di questa
come in Giedion. Il problema non è ottico, ma compositivo o, costruzione, dobbiamo rifarci alla visione impressionistica: se
per usare la sua terminologia, fenomenologico. In altre parole, volete, alla visione di Cézanne. Wright, per l’intimo senso della sua
il Movimento Moderno, nelle sue opere più alte, importa dal opera e per la risonanza dello stile che ha influenzato non tanto gli
cubismo un nuovo ordine spaziale, con corrispondenze tra piani e architetti americani, quanto gli europei da Berlage a Dudok, da
volumi degli edifici che si possono osservare solo da punti di vista Loos a Hoffmann, e attraverso Tony Garnier perfino Le Corbusier,
ideali posti all’infinito. Da qui l’ampio ricorso, sin dalla fase di Wright può essere considerato il Cézanne dell’architettura nuova.
progettazione, di strumenti di rappresentazione più astratti della […] Nell’ipocrisia del puritanesimo nord-americano, nell’astinenza
prospettiva, quali proiezioni ortogonali e assonometrie, o ibridi tra di un’epoca di pionieri […] l’opera di questo architetto è una
i due, quali le assonometrie con due assi coincidenti. testimonianza di vita piena e feconda, in uno stile infinitamente
Le due tesi hanno il merito di sintetizzare un gran numero poetico”.
di argomenti enunciati sin dagli anni venti e trenta, quando il Persico, inoltre, sottolinea gli aspetti vitali, antintellettualistici
dogma della genealogia cubista si consolida. Tanto che Edoardo della ricerca wrightiana e degli stessi razionalisti: l’architettura
Persico, per confutarle, aveva già nel 1935 proposto, anche contro contemporanea non può essere ridotta soltanto a cubi, a
l’affermazione del suo ideale maestro Lionello Venturi, per il quale scomposizioni cerebrali.
era indubitabile che l’architettura nuova nascesse “insieme a uno Vi è infine la tesi di Nikolaus Pevsner, il quale nel suo
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fondamentale saggio I pionieri dell’architettura moderna, del 1936, 2.6 Arte e vita, forma e astrazione
non abbraccia né l’ipotesi dell’ascendenza cubista né del primato Mai come in questo decennio è ricorrente la parola “forma”.
impressionista. Per lo storico sarà l’incontro tra la produzione Nell’arte, nella scienza, nella filosofia. Forma come scorciatoia per
industriale e l’astrattismo che genererà la nuova architettura. arrivare all’essenza delle cose. Forma come risultato di un’operazione
Quindi il cubismo, ma anche tutte le altre ricerche artistiche che umana che conferisce senso alla realtà. Forma come destino
abbandonano il naturalismo ottocentesco. La tesi evidenzia, al di dell’arte, ma anche come maledizione, nel momento in cui riduce
là delle stesse intenzioni del suo autore, la scoperta, da parte della la rappresentazione a una formula o a un universale geometrico,
generalità delle discipline scientifiche e artistiche, del potere della meccanico, atemporale. Forma come nuovo linguaggio, cioè come
forma astratta. Di una forma, cioè, tale da rendere conto della insieme strutturato di segni attraverso cui chiarire il mondo.
struttura della realtà pur senza rappresentarla mimeticamente. In Germania, sin dalla fine dell’ottocento storici dell’arte, artisti
Dirà il futurista Boccioni nell’estate del 1910: “Se potrò (e spero) e filosofi lavorano sul tema. Tra questi Konrad Fiedler (1841-
l’emozione sarà data ricorrendo il meno possibile agli oggetti 1895) il quale sostiene che l’arte elabora concetti secondo leggi
che l’hanno suscitata. L’ideale per me sarebbe un pittore che proprie, in virtù del suo potere conformativo. Dirà: “Ogni forma
volendo dare il sonno non corresse con la mente all’essere (uomo, d’arte si giustifica soltanto in quanto è necessaria per rappresentare
animale, ecc). che dorme, ma potesse per mezzo di linee e colori qualche cosa che altrimenti non sarebbe rappresentabile”. Nasce la
suscitare l’idea del sonno, cioè il sonno universale al di fuori delle pura visibilità: il vero significato di un’opera d’arte non si trova in
accidentalità di tempo e di luogo”. contenuti estrinseci, cioè nel tema rappresentato, ma nel modo in
Analizzate sotto questo punto di vista, sono egualmente astratte le cui questo è reso visibile, fissato nella struttura di una forma, che dà
forme cubiste, futuriste, espressioniste, e poi raggiste, suprematiste, che caratterizza la specificità di ogni realizzazione artistica.
neoplastiche e, se vogliamo, dada. Sono infatti tentativi di Il tema è sviluppato anche dall’italiano Benedetto Croce, nella
giungere a idee universali riducendo, frammentando, proiettando, sua Estetica del 1902: l’arte è linguaggio puro proprio perché
semplificando. E, infatti, personaggi così diversi come Kirchner forma concretamente datasi. E vi è in nuce nel suo pensiero, che
e Kandinskij, Schönberg e Boccioni, Klee e Picasso, hanno non ebbe notevole diffusione con decine di traduzioni in Europa,
pochi punti di contatto e d’incontro. Da qui la disinvoltura con un’equazione forse non nuova, ma espressa ora con straordinaria
la quale questi artisti passano da un esperimento all’altro, a volte chiarezza: arte = forma = linguaggio.
da una corrente all’altra, secondo una dinamica magmatica e in Ma se sia la scienza sia l’arte fissano la realtà attraverso forme,
continua definizione, sino al caso estremo di Van Doesburg, che qual è la differenza tra i due approcci? Croce risponde che l’arte fa
sarà insieme neoplastico, dada e costruttivista. intuire l’individuale, la scienza il generale. Su questa linea si muove
anche il filosofo francese Henri Bergson con il libro L’évolution
créatrice pubblicato nel 1907. Bergson concorda che senza
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cristallizzare la realtà in forme astratte non potremmo controllarla con le cose, ci porta al realismo, a una condizione di dominio del
in alcun modo. Non ci sarebbe scienza, non ci sarebbe industria, mondo esterno; l’Abstraktion, invece, è sublimazione della paura,
non ci sarebbe standardizzazione. Tuttavia la vita è atto concreto, dell’angoscia di fronte alla realtà del mondo. Corrisponde a un
non riconducibile a schemi matematici. È flusso e divenire, unicità nostro bisogno superiore di comprenderla. Worringer non ama
e non ripetizione. Durata e non catena di montaggio. Deprivando particolarmente l’arte astratta. La definirà rigida, cristallizzata,
la scienza della possibilità di conoscere l’intima essenza temporale morta. Tuttavia, insieme a Bergson, Worringer indicherà agli
della realtà, Bergson attribuisce all’arte un potere inusitato, ma di artisti una direzione: verso la produzione di un’arte non realista,
fatto indefinibile, proprio perché di per sé inintellettualizzabile. in grado di superare le limitazioni del pensiero tecnico, scientifico,
È una conclusione condivisa, con argomentazioni più o meno oggettivante, tale da rendere il senso di una ricerca infinita,
diverse, da quasi tutti i pensatori di rilievo del primo novecento focalizzata verso l’obiettivo di trascendere il reale.
quali Georg Simmel, José Ortega y Gasset, Martin Heidegger. Nulla ci dice che Kandinskij abbia conosciuto Wilhelm
In questa chiave di scontro tra arte e vita è interessante leggere lo Worringer. Eppure operano in pressoché perfetta concordanza
struggimento degli architetti del primo novecento, sempre in bilico temporale. Mentre nel 1908 esce il libro del primo, Kandinskij sta
tra la ricerca di idee pure e l’insoddisfazione verso un’eccessiva a grandi passi giungendo alla pura astrazione. Nel 1909, il pittore
astrazione che cristallizza la vita in strutture, alla fine, vuote: tra russo dà vita alla Neue Künstlervereinigung (Nuova unione degli
forme e ombre. Si tratta di una problematica che emergerà in artisti) e nel 1910 realizza la prima opera astratta. Nello stesso anno
tutta la sua virulenza a partire dal dopoguerra, quando le tendenze scrive Lo spirituale nell’arte, che sarà pubblicato con successo, tanto
espressioniste, che mettono in evidenza l’aspetto magmatico da esaurire due edizioni in un anno, nel 1912. Nel 1911 pubblica
della realtà, caricando la forma di energia soggettiva, e quelle più con Marc l’almanacco del Cavaliere Azzurro, una raccolta di testi
freddamente formaliste, che dissezionano l’immagine sul tavolo scritti da autori diversi, che cerca di fare il punto sullo stato della
operatorio della ragione rifacendosi ad astratti schemi geometrici, ricerca artistica contemporanea con aperture verso l’arte dei Fauves,
tenderanno a divergere e a combattersi. Sino al predominio di il cubismo e il futurismo.
queste ultime, che però pagheranno la vittoria a prezzo di una Kandinskij cerca di penetrare al di là delle apparenze per giungere
sostanziale banalizzazione delle proposte in termini stilistici. all’origine. Abbandonata la materialità dell’oggetto concreto, l’arte
Nel 1908 esce in Germania un altro testo destinato ad avere diventa ricerca di armonie, emozioni. Nel libro autobiografico
notevole influsso. È scritto da un ventiseienne, Wilhelm Worringer. Sguardi sul passato, pubblicato nel 1913, il qurantaseienne pittore
S’intitola Abstraktion und Einfühlung (Astrazione ed empatia). accenna a cinque aspetti dell’arte astratta. Sono la dissoluzione
L’arte non è più tradizione artigiana, mestiere basato sul saper dell’immagine realistica sino a ridursi a puro colore; la traducibilità
fare, ma attività proiettata al voler fare, cioè ricreare il mondo. tra colori e suoni; l’istanza di frammentare per poi riarticolare la
L’Einfühlung, cioè la capacità di entrare in empatia, relazione natura secondo alcuni principi guida; la consapevolezza che i colori
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acquistano valore e significato solo all’interno di un contesto di tridimensionale, un’architettura diventerà un oggetto spaziale. Ma
cui scandiscono la durata; l’istanza di un rapporto con la natura lo spazio si scandisce solo attraverso il tempo. Come avverrà nel
rinnovato e non compromesso da preconcetti e filtri culturali. Raumplan di Loos, nella promenade architecturale di Le Corbusier
Sarebbe erroneo, perciò, scambiare l’astrazione poetica di Kandinskij e nella fluidità di Mies. Sono tre varianti, studiate nel dopoguerra,
per una sorta di soggettivismo estetico, dove ogni forma, per il solo di uno stesso tema, l’indagine dello spazio inteso come forma.
fatto di essere espressione di un individuo, ne vale un’altra. Questa Un ideale quindi perfettamente congruente con quello armonico
non proviene dal soggetto, ma è scoperta nell’oggetto, è nel mondo. di Kandinskij, di Malevicˇ, di Mondrian. Malevicˇ lo intuirà
È quindi oggettiva, assolutamente non arbitraria: pura musicalità e producendo composizioni architettoniche di grande raffinatezza.
come tale sorretta da leggi ideali. Mondrian sviluppando un vocabolario di cui l’amico e rivale Theo
Da qui forse lo sforzo continuo del pittore per tentare di van Doesburg si approprierà, interpretandolo a suo modo.
fissarne in leggi universali genesi e ragioni. Anche a costo di
perdere in freschezza e in energia e d’inaridire la ricerca in una 2.7 Sottosopra
metodica che nel 1926 porterà alla pubblicazione di Punto, Per quanto si cerchi di dare forma all’informe, nel momento in
linea e superficie, quando l’artista, impegnato come professore cui si scontrano le ragioni dell’arte e della ricerca scientifica, esplode
al Bauhaus, cercherà di elaborare un metodo per l’astrazione incomprimibile l’irrazionale. I lati oscuri dell’io, le assurdità e le
trasmissibile ai propri alunni. contraddizioni, non sono più visti come incidenti della ragione da
Accanto a Kandinskij altri due giganti: Malevicˇ e Mondrian. eliminare a ogni costo, ma come fattori costitutivi della conoscenza,
Li incontreremo nel prossimo capitolo, quando tratteremo le attraverso i quali meglio comprendere la realtà umana.
evoluzioni della ricerca artistica maturate durante il periodo bellico. Da qui l’interesse, da un lato, per l’umorismo e, dall’altro,
In questi anni che precedono il conflitto, il russo e l’olandese, per l’indicibile. L’umorismo, in quanto gioco di contraddizioni,
diversi per carattere e temperamento – esuberante sino agli eccessi evidenzia l’inadeguatezza di una concezione meccanica della vita,
il primo, calvinista e ossessionato dal disordine sino alla paranoia le antinomie della ragione, la presenza dell’assurdo. Sull’umorismo
il secondo – maturano la loro ricerca. Entrambi si recano nel 1912 scriveranno, in questi anni,tra gli altri, Henri Bergson (1900),
a Parigi. Entrambi riflettono sul cubismo. Sembra che Malevicˇ Sigmund Freud (1905) e Luigi Pirandello (1908).
nel 1913 segni un passo decisivo con il Quadrato nero su fondo Umorismo, provocazioni ed eccentricità saranno anche chiavi
bianco, dando vita al suprematismo. Ma può anche darsi che il per scardinare l’insopportabile serietà ottocentesca, per scavalcare
quadro sia stato predatato. il mondo vittoriano, per farsi beffe del perbenismo, anche quello
L’astrazione dai quadri presto si riverserà in architettura. Il degli stessi artisti d’avanguardia. Nel 1896 viene pubblicata una
passaggio è concettualmente conseguente: esattamente come un commedia di Alfred Jarry, Ubu Roi, un’opera in quattro atti
quadro è una superficie bidimensionale e una scultura a un volume di violento e paradossale umorismo. La sera della prima, l’11
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dicembre 1906, si scatena il finimondo. Della rappresentazione, in questi anni che si costruiscono i presupposti per un nuovo modo
che sarà riesumata solo alla sua morte nel 1907, si riesce a fare una di vivere e di abitare. Comportano l’abbandono della seriosità, la
sola replica. Lo scandalo, però, è sufficiente a rendere famoso Jarry, critica al perbenismo, il rifiuto della retorica ottocentesca, la ricerca
allora ventitreenne. di una vita semplice e senza troppe sovrastrutture, la denuncia
Il quale, da quel momento, decide di vivere come se lui stesso della polverosa abitazione mausoleo, l’apparire – per dirla con le
fosse il protagonista delle sue opere inventando la “patafisica”, parole di una recente mostra al MoMA – della unprivate house,
cioè di una sedicente scienza che governa le eccezioni piuttosto il perseguimento di una nuova e più autentica dimensione sociale
che le regolarità. Se Jarry, nella dialettica tra genio e sregolatezza, dello spazio pubblico.
oltrepassa certo il confine del buon senso, non è tuttavia figura Non è un caso che in questi anni si rimettano in discussione
isolata. Le comunità di artisti che abitano a Montmartre a Parigi e geografie degli spazi dell’abitare e del comunicare e i ruoli delle
a Bloomsbury a Londra vivono nella trasgressione. Personaggi quali persone, e che la gran parte degli artisti si senta impegnata
Gertrude Stein, che professa apertamente la sua omosessualità politicamente. Donne comprese: la Woolf, per esempio, è legata al
mentre colleziona opere d’avanguardia e produce scritti cubisti; movimento delle suffraggette, che porterà al diritto di voto. L’amante
Leo Stein, che consiglia all’amatissima Nina come comportarsi con di Wright, Mamah Cheney, è in contatto con la femminista svedese
l’amante; Walter Gropius, che sopporta stoicamente l’esuberanza Ellen Key, di cui tradurrà gli scritti.
di Alma Schindler Mahler; o Virginia Woolf, che pensa di sposare Il mondo è sottosopra. Così come aveva previsto Nietzsche,
Lytton Strachey, dichiaratamente omosessuale, il quale poi però morto proprio allo scoccare del nuovo secolo e diventato, ancora
decide di triangolare la propria esistenza con la pittrice Dora prima che il nazismo lo eleggesse a suo vate attraverso un’ingenerosa
Carrington e Ralph Partridge, sono difficilmente comprensibili lettura fomentata dall’abile ma ideologicamente ottusa sorella del
all’infuori della tensione distruttiva e rigeneratrice di quegli anni. filosofo, oggetto di culto della personalità.
Del resto, viennesi e tedeschi non sono da meno: basti pensare Sulle pagine di Così parlò Zarathustra si forma la gioventù del
alle perverse immagini di fanciulle rappresentate da Egon Schiele, secolo: architetti compresi. Mies van der Rohe, Le Corbusier,
all’atelier di Ernst Ludwig Kirchner, concepito come spazio di Walter Gropius rimangono fortemente influenzati dalla
libero esercizio della sessualità, a L’immoralista di André Gide del prosa retorica e sincopata dello scrittore. Henri van de Velde,
1902, agli ambigui protagonisti di I turbamenti del giovane Törless nell’autobiografia, parla del pellegrinaggio a Weimar che lo
del 1906, a L’uomo senza qualità di Robert Musil, alla amorale porterà a ristrutturare parte della casa-tempio dell’intellettuale
Berlino di pietra raccontata da Stefan Zweig oppure alla Vienna che faceva filosofia con il martello.
amata e derisa da Karl Kraus e analizzata da Sigmund Freud. Dalla filosofia Nietzsche deriva la visione tragica di un mondo
È presto per vedere questa dimensione controcorrente, beffarda e privato di Dio, ma anche un bisogno liberatorio di gioco, d’ironia
insieme disperata e paradossale in architettura. Tuttavia, è proprio e un invito ad accettare, formandolo e non subendolo, il proprio
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destino. A un secolo che, grazie alla serietà della scienza e della ciò che già sappiamo senza riuscire ad andare oltre. D’ora in
tecnica, celebra i suoi trionfi, gli artisti rispondono con il piacere poi, se arte contemporanea ci potrà essere, sarà solo a partire da
del tempo perso, delle interminabili riunioni nei caffè, dell’elogio questo incessante moto disgregativo, di continuo superamento
dell’improduttività e del divertimento, ovvero con l’esaltazione delle frontiere, di una condizione di perenne ricerca che, con furor
dell’azione, riversando sul piano della prassi una morale trovata ed religioso, arriverà a intaccare i fondamenti stessi del linguaggio: là
esercitata sul versante delle arti. È un’attitudine estetizzante che dove avviene il processo stesso di significazione.
indurrà troppi giovani a cercare la bella morte nelle orribili mattanze È impossibile capire l’arte della prima parte del novecento al di
della prima guerra meccanica, ma anche a un approccio disincantato fuori di una così forte tensione mistica, di una così profonda fede laica.
e antiborghese della vita, Scandalizzare, essere eccentrici. Su questo Kandinskij parla di spiritualità. Malevicˇ idealmente sostituisce un
tema, artisti anche diversi per cultura e temperamento si trovano quadrato nero su fondo nero a un’icona religiosa e arriva a organizzare
d’accordo. Dal ricco Picabia, che gira su lussuose automobili e nel 1935, in pieno regime staliniano, il proprio funerale suprematista.
proclama un nichilismo assoluto; alle scorribande di Wright, che Mondrian e Theo van Doesburg fanno coincidere forme astratte e
guida tra le strade di Oak Park a velocità forsennata terrorizzando i teosofia. Klee sonda un mondo sospeso tra i valori dello spirito e
pedoni; a Picasso, che organizza nel 1908 per le strade di Montmartre quelli della fantasia. Architetti come Loos, Le Corbusier, Mies sono
una festa con sbronza colossale dedicata al pittore Henry Rousseau, pure imbevuti di valori mistici e all’architettura, nel dopoguerra,
detto il Doganiere; a Duchamp, che invierà un urinale per l’Armory si rivolgeranno il filosofo Wittgenstein e l’iconologo Warburg per
Show del 1917; sino alla pittrice Vanessa Woolf, sorella della più spazializzare le loro innovative concezioni del mondo; il primo nella
nota Virginia, che arreda la sua casa con spazio, luce, pulizia e casa della sorella, il secondo nell’impianto di una libreria che ha il
pochi mobili e sulla quale girano voci che, durante gli incontri del compito di custodire la memoria e il sapere universali.
giovedì, si accoppi davanti agli sguardi annoiati degli amici letterati Ovviamente nonostante la comunanza di intenti, i numerosi
e omosessuali. Per non parlare dei numerosi incontri futuristi e poi personaggi differiscono notevolmente per percorsi scelti e risultati
dadaisti finiti tra insulti, pernacchie, gestacci e furiose scazzottate al ottenuti. Ma tra i tanti, uno produce speciali risultati perché
suono di macchine produci-rumori. affronta di petto, in una sorta di corpo a corpo, i temi dell’assurdo,
dell’analogia, della proiezione di forme e concetti e del ribaltamento
2.8 L’avanguardia dei significati: è Marcel Duchamp.
Nasce l’avanguardia, intesa come una continua ricerca che mette Duchamp si è già fatto conoscere in America alla mostra dell’Armory
costantemente in discussione ciò che è acquisito. Dalla distruzione Show del 1913 con un’opera cubo futurista dal titolo Nudo che
degli stili e dell’arte ottocentesca sino alla completa distruzione della scende le scale e per veder la quale il pubblico americano, incredulo
forma, anche oltre l’astrazione, nel momento in cui si accorgerà che e stupito, è disposto anche a lunghe attese. Ritornato nel Vecchio
anche un quadro astratto può limitarsi a rappresentare banalmente Continente lavora ai ready-made, opere ancora più problematiche
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dove l’opera non viene neanche più prodotta dall’artista ma presa D’altronde a Roma nello stesso anno sono ancora in corso i lavori
dalla realtà di tutti i giorni ( uno scolabottiglie, una pala …) e del monumento nazionale a Vittorio Emanuele II, una torta nuziale
dichiarata oggetto artistico. pseudostoricista progettata dall’accademico Giuseppe Sacconi e
I critici tradizionalisti hanno voluto vedere i ready-made come inaugurata solo nel 1911 dopo ventisei anni di gestazione.
sintomi di una sconfitta, di una crisi definitiva. Di quella morte In questo contesto, il futurismo, pur con tutta la sua rumorosa
dell’arte preconizzata da Hegel e da allora sempre annunciata come spavalderia, rappresenta una possibilità di cambiamento e di
prossima ventura. In realtà è tutt’altro. È prova di una ricchezza reimmissione dell’arte italiana, altrimenti irrimediabilmente
e di una vitalità sorprendente, oltre la rivoluzione della pura carducciana e pascoliana, nell’alveo della cultura europea.
forma preconizzata da Kandinskij. Senza Duchamp l’arte sarebbe Il programma enunciato nel manifesto concerne la letteratura.
morta con l’astrattismo e il suprematismo. Dove andare oltre le Ne seguiranno numerosi altri. Sono redatti dallo stesso Marinetti,
pure essenze? Con i ready-made Duchamp scopre invece territori da Boccioni, Carrà, Russolo, Balla, Severini, Depero e da altri
sconosciuti: le opere si aprono al contesto e diventano meno intellettuali che confluiscono nel movimento. Nell’agosto del
oggettuali e più mentali, meno concrete e più relazionali. 1909, per esempio, esce Uccidiamo il chiaro di luna!, nel febbraio
L’architettura tarderà ad accorgersi di una così dirompente del 1910 il Manifesto dei pittori futuristi, nell’aprile del 1910
rivoluzione (forse capita appieno dagli stessi artisti solo dopo gli anni La pittura futurista. Manifesto tecnico, nel gennaio del 1911 il
Cinquanta), anche se non sarà insensibile alle tecniche analogiche Manifesto dei Drammaturghi futuristi, nell’aprile del 1912 il
messe a punto dall’artista e da alcuni altri esponenti dalla cultura Manifesto tecnico della scultura futurista, nel maggio del 1912
del periodo. Negli stessi anni, il pittore italiano De Chirico inventa il Manifesto tecnico della letteratura futurista,nel maggio 1915
una tecnica di accostamento di oggetti presi dalla realtà di tutti i Scenografia e coreografia futurista, nello stesso anno Ricostruzione
giorni, e accostati su basi anch’esse puramente analogiche, per dare futurista dell’universo, nel novembre del 1916 La cinematografia
vita alla Metafisica, che teorizzerà a partire dal 1916, ma praticherà futurista. Accanto a questi, numerosi altri: coprono quasi ogni
da prima. Forse a partire dal 1910, quando da Monaco si trasferisce aspetto dell’attività umana, cucina compresa. Arte e vita sembrano
a Parigi, frequentando Valéry e Apollinaire. Dalla Metafisica e dai coincidere in tutti i loro aspetti.
ready-made nascerà Dada e poi il surrealismo. Per Marinetti, come si vede già nel Manifesto del 1909, il
contesto in cui si colloca il discorso futurista è metropolitano.
2.9 Il Futurismo Noi, sostiene, canteremo il fervore notturno degli arsenali e dei
Marinetti propone il futurismo all’attenzione mondiale con un cantieri incendiati da violente lune elettriche, le officine appese
manifesto apparso su “Le Figaro”, del 20 febbraio 1909. La scelta è una alle nuvole, i ponti simili a ginnasti giganti. E negli anni dal 1910
chiara presa di distanza da Roma e un riconoscimento di Parigi come al 1912, mentre Kandinskij inventa a Monaco l’astrattismo e i
capitale dell’arte internazionale. cubisti sono al lavoro a Parigi, gli artisti futuristi, e in particolare
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i due più dotati – Boccioni e Balla – , descrivono la nuova città, movimento delle nuvole, dei fumi nel vento, e delle costruzioni
fatta di luci, movimento, tensioni dinamiche. Prefigurando una metalliche quando sono sentite in uno stato d’animo violento e
grammatica formale che avrà non poche conseguenze sul nuovo caotico”. Prampolini nel 1914 sostiene: “L’architettura futurista
spazio architettonico. Dinamismo, mutazione, leggerezza, interesse deve avere una genesi atmosferica, perché rispecchia la vita intensa di
per le reti di comunicazione, spinta verticale, nuovi materiali, linee- moto, luce, aria di cui l’uomo futurista è nutrito”. Boccioni, sempre
forza, cromatismo sono temi che si trasferiranno dai quadri e dai nel 1914, in un manifesto architettonico futurista rimasto all’epoca
progetti futuristi ai carnet dei giovani architetti europei, attraverso inedito: “Noi viviamo in una spirale di forze architettoniche. Fino
strade non sempre dirette, ma che la critica contemporanea sta a ieri la costruzione volgeva in senso panoramico successivo. A una
cercando di ricostruire. casa succedeva una casa, a una via un’altra via. Oggi cominciamo
Gli artisti futuristi intessono con i cubisti rapporti d’amore-odio. a avere intorno a noi un ambiente architettonico che si sviluppa in
Lo sbarco ufficiale in Francia è del 1912 per la mostra parigina alla tutti i sensi: dai luminosi sotterranei dei grandi magazzini ai diversi
Galerie Bernheim Jeune. Inoltre, contatti si registrano sia prima piani di tunnel delle ferrovie metropolitane alla salita gigantesca dei
sia dopo l’evento. I futuristi rimproverano ai cubisti la tendenza grattanuvole americani”.
alla staticità e un eccessivo formalismo, la mancanza di emotività, Il manifesto L’architettura futurista, stilato da Antonio Sant’Elia,
l’incapacità di intrattenere un rapporto pulsante con l’ambiente. E è pubblicato il 1° agosto del 1914 su “Lacerba”, la rivista che affianca
li accusano di plagio con un articolo dal titolo ingiurioso, I Futuristi il movimento. Sono parole anticipatrici, se consideriamo che
plagiati in Francia, perché i “francesi” introducono elementi ancora nel 1914 l’Europa è incapace – come mostra l’esposizione
dinamici e linee forza nelle composizioni. Viceversa, gli italiani del Werkbund di Colonia – di declinare con sicurezza un nuovo
sono tacciati di provincialismo e di giacere succubi della retorica lessico architettonico: “Gli ascensori non debbono rincanttucciarsi
vitalista. Eppure, i futuristi eserciteranno un notevole influsso su come vermi solitari nei vani delle scale; ma le scale, divenute inutili,
Apollinaire, su Delaunay, Léger, gli orfisti, le avanguardie russe. devono essere abolite e gli ascensori devono inerpicarsi, come
Il reciproco gioco delle influenze è palese. Tanto che già nel serpenti di ferro e di vetro, lungo le facciate. La casa di cemento,
1913 Boccioni a Parigi, insieme a Guillaume Apollinaire, lancia di vetro, di ferro senza pittura e senza scultura, ricca soltanto della
la proposta di un fronte delle avanguardie in cui avrebbero dovuto bellezza congenita alle sue linee e ai suoi rilievi, straordinariamente
convergere futuristi, cubisti ed espressionisti. Vincono però, come brutta nella sua meccanica semplicità, alta e larga quanto più è
sempre, le gelosie. necessario, e non quanto è prescritto dalla legge municipale, deve
Dai pittori futuristi arriveranno idee e proposte alcune delle sorgere sull’orlo di un abisso tumultuante: la strada la quale non
quali a tutt’oggi appaiono anticipatrici. Afferma Carlo Carrà: “Noi si stenderà più come un soppedaneo al livello delle portinerie, ma
pensiamo […] a una architettura simile all’architettura dinamica si sprofonderà nella terra per parecchi piani, che accoglieranno il
musicale resa dal musicista futurista Pratella. Architettura in traffico metropolitano e saranno congiunte, per i transiti necessari,
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da passerelle metalliche e da velocissimi tapis roulants”. devastante, riuscirà a livellarla. Anzi, come vedremo, sarà proprio
Nel 1916 l’architetto comasco troverà la morte nella Grande durante gli eventi bellici che alcune delle ipotesi artistiche più
Guerra, cui aveva aderito entusiasticamente. Morirà anche Boccioni, interessanti e trasversali troveranno una loro maturazione.
l’altro genio del movimento. Dell’opera di Sant’Elia, così fugace,
rimangono solo disegni e progetti per “inventare e rifabbricare la
città futurista simile a un immenso cantiere tumultuante e la casa
futurista simile a una macchina gigantesca”. Si tratta di prodotti
stupefacenti, se consideriamo la giovane età dell’architetto, che
nel 1914 ha appena ventisei anni e quando muore ventotto, ma
non pochi temi e spunti sono ancora acerbi; così, nei disegni
compaiono, insieme a notevoli anticipazioni, anche residui della
cultura simbolista e decadente del periodo. Troppo poco per dare
vita a un’architettura futurista, anche in considerazione della non
gigantesca statura degli altri progettisti che si riconoscono nel
programma: Mario Chiattone, Virgilio Marchi, Fortunato Depero
ed Enrico Prampolini.
Sant’Elia e Chiattone saranno però studiati e analizzati dai
protagonisti del Movimento Moderno, per esempio sulle colonne
della rivista “De Stijl” da Robert van’t Hoff e da Jacobus Johannes
Pieter Oud nel 1919; da Ludwig Hilberseimer e da Adolf Behne.
Ritorniamo all’idea di Boccioni e di Apollinaire del 1913 di
un fronte comune delle avanguardie. Sarebbe stata una mossa
risolutiva. Con il passare degli anni, nonostante il reiterarsi di
incontri organizzati in vari paesi d’Europa, si finirà, invece, con
l’alzare steccati tra i vari movimenti. A farlo saranno gli stessi
protagonisti per rivendicare primati storici e originalità creativa.
E a tal fine non esitano a fornire racconti inventati o imprecisi e a
retrodatare opere ed eventi. Eppure, a guardarla senza preconcetti,
la situazione artistica di questi anni appare magmatica, felicemente
confusa, aperta alle mutazioni. Neanche la guerra, con il suo potere
64 torna al sommario 65
Parte 1 capitolo 3 Se in questo periodo si scopre il potere della comunicazione e
Industria e ornamento:
il fascino di un certo divismo, siamo però lontani dall’amoralità
mediatica dello star system contemporaneo. Nonostante architetti
Commistione dei
all’uso di pseudonimi con i quali i due si firmano, sembra vantare
numerosi collaboratori. Uscirà per pochi anni, ma avrà un
importante influsso sull’architettura contemporanea. Ne parleremo
nel prossimo capitolo. linguaggi: 1918-1925
5.1 Commistioni
Il bilancio della guerra di dieci milioni di morti è aggravato da
epidemie, quali la spagnola, che mietono altre vittime. Germania
e Austria sono smembrate nei loro territori e oberate dal peso di
insostenibili riparazioni di guerra, causa di una crisi economica
che porta all’inflazione del 1923, quando per cambiare un dollaro
servono 3.760.000.000 marchi.
Alla speranze suscitate dalla rivoluzione Russia segue la guerra
civile, un periodo di privazioni, che la Nuova Politica Economica
del 1921 solo temporaneamente allevierà, e una dittatura
sanguinaria, burocratica e sempre più intollerante. Altre speranze
rivoluzionarie, soprattutto in Germania dove, secondo le previsioni
di Marx e poi di Lenin, la rivoluzione mondiale avrebbe dovuto
avere inizio, saranno represse nel sangue. Comincia l’epoca del
sospetto, della caccia alle streghe, del proibizionismo. Il processo
a Sacco e Vanzetti si svolge nella pur democratica America proprio
nel 1920, l’anno in cui è esteso alle donne il suffragio universale,
per culminare con l’ingiusta condanna a morte dei due anarchici
eseguita nel 1927.
Impazzano i nazionalismi, esasperati dalle ripartizioni territoriali
114 torna al sommario 115
che seguono la guerra. Si profilano uomini forti e regimi totalitari: poco o nulla. E ciò che si realizzerà sarà affidato a professionisti maturi
nel 1922 Mussolini marcia su Roma e il 3 gennaio del 1925 e politicamente introdotti, e non a idealisti inesperti che proclamano
annuncia la definitiva soppressione dello stato liberale. Regimi di voler rivoluzionare il mondo. Si sviluppa l’architettura disegnata,
autoritari seguono in Spagna, in Portogallo, in Iugoslavia, in fatta di sogni destinati a restare sulla carta. Ai giovani architetti non
Polonia. Nel 1921 Adolf Hitler, un architetto mancato che pratica resta che incontrarsi in numerosi convegni in giro per l’Europa,
la pittura, fonda il partito nazionalsocialista. Nel 1922 Josif stampare pubblicazioni, promulgare manifesti, preparare il terreno
Visarionovicˇ Dzˇugasˇvili, detto Stalin, è segretario generale del per il sorgere di un movimento internazionale che si afferma in
partito comunista sovietico. questi anni, ma si consoliderà nel 1928 con l’esperienza dei CIAM,
Artisti e architetti si sentono confusi. Oscillano tra il bisogno i congressi internazionali di architettura moderna.
di proiettare sull’opera le proprie ansie e il desiderio di realizzare, La crisi spinge a guardare agli Stati Uniti, l’unico paese che è
finalmente, un mondo razionale, che funzioni con la precisone uscito indenne, se non rafforzato, da un conflitto in cui è entrato
di un congegno meccanico. In forma di dilemma tra razionalità all’ultimo minuto (aprile 1917). Vi si trasferiscono per sfuggire alla
e irrazionalità, autorità e libertà, regola e arbitrio, oggettività e guerra o alle sue conseguenze Schindler (1914), Neutra (1923),
individualismo, autonomia ed eteronomia, il problema assillerà, Kiesler (1926) e la vasta comunità di artisti d’avanguardia di cui
almeno sino alla prima metà degli anni venti, i protagonisti Duchamp è il principale esponente. Nel 1923 la biografia di Henry
dell’avanguardia. Personaggi carisimatici quali Taut e van Doesburg Ford, l’imprenditore americano che ha rivoluzionato i metodi di
oscillano tra la costruttività dell’ingegnere e la formatività produzione industriali, è tradotta in tedesco: è subito tra i libri più
dell’artista. Il primo persegue un’estetica espressionista, sogna venduti in Germania. Al Bauhaus il sogno americano si affianca
cattedrali di cristallo, ma poi s’impegna in prima persona nei al mito orientale predicato da Itten, contando un numero non
programmi di edilizia sociale delle municipalità di Magdeburgo e inferiore di seguaci. A Mendelsohn nel 1924 è commissionato un
Berlino; il secondo predica il razionale neoplasticismo di Mondrian, libro sugli Stati Uniti dal proprietario del quotidiano “Berliner
ma si apre all’esperienza Dada. Dilemmi simili vivono Gropius Tageblatt”. L’anno precedente sulla rivista “Sturm” era apparsa una
e Mies van der Rohe, le cui opere sono in bilico tra la tensione poesia scritta da Herwarth Walden: “Berlino è la capitale degli Stati
espressionista e il bisogno di una nuova oggettività. Confusione Uniti d’Europa. […]Forse gli Stati Uniti d’America hanno una loro
regna al Bauhaus, dove è in atto uno scontro tra l’ala espressionista Berlino. Ma a Berlino mancano gli Stati Uniti d’Europa”.
e il nascente movimento costruttivista. Stesse incertezze tra i pittori L’incontro ravvicinato di culture lontane e diverse che prima
della Neue Sachlichkeit, che proclamano un asciutto realismo, ma si erano confrontate solo in maniera episodica, produce un clima
si lasciano tentare dalla deformazione espressionista. eccezionalmente vitale, caratterizzato dalla commistione e dalla
Agli architetti mancano le occasioni professionali. In gran parte varietà dei linguaggi. L’architettura se ne gioverà, producendo
dell’Europa e in Unione Sovietica, almeno sino al 1924, si costruisce opere fra loro profondamente diverse, quali la casa in Kings
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Road di Schindler, il cappellificio Steinberg di Mendelsohn, la un formalista, afferma sprezzantemente: “non è un’arte puramente
casa Schröder di Rietveld, il padiglione di Mel’nikov all’Expo di costruttivista, ma soltanto un’imitazione della macchina”.
Parigi, la casa La Roche di Le Corbusier: preparano il terreno per Delle due fazioni, la costruttivista sembra avere il sopravvento.
la stagione dei capolavori che saranno realizzati nella seconda metà Il programma del formalista Kandinskij all’Inkhuk è bocciato e,
degli anni venti. nel 1922, l’artista decide di trasferirsi a Weimar per insegnare al
Bauhaus. Gabo fugge in Europa. Malevicˇ si rifugia a Vitebsk, dove
5.2 Tra formalismo e costruttivismo ha fondato una scuola suprematista, la Scuola della Nuova Arte.
Poeti, artisti, architetti si uniscono alla rivoluzione russa. “Nelle Nel 1922 Alexei Gan scrive il manifesto del costruttivismo,
strade, futuristi, tamburini e poeti!” declama Majakovskij. Pittori Konstruktivizm. E Il’ja Golosov, un funzionalista che tra il
quali Chagall, Kandinskij, Malevicˇ partecipano al movimento. 1924 e il 1925 si unirà ai costruttivisti, in una conferenza del
Nel 1918 sono fondati i Liberi Laboratori. Diventeranno nel 1920 dicembre del 1922 afferma: “[Nei primi anni] si era al tempo
il Vkhutemas, l’Istituto Tecnico Artistico superiore di Mosca. Vi dell’architettura disegnata, si realizzava poco e niente, così i
saranno facoltà di architettura, di pittura, scultura, lavorazione giovani studenti del Vkhutemas, gli architetti esordienti, i pittori
del legno e del metallo. Tutti i dipartimenti afferiscono a un unico passati all’architettura potevano sbizzarrirsi, a dispetto degli aspetti
corso preparatorio in cui sono insegnati i principi base della forma, funzionali dell’architettura e dei suoi problemi costruttivi. […] La
come al Vorkurs del Bauhaus di Weimar, l’altra importante scuola giustificazione razionale delle forme era l’ultimo dei problemi. […]
che nasce in questo periodo.Nel 1920 è fondato l’Inkhuk, Istituto Furono i gruppi di sinistra del Vkhutemas che in questo campo nel
per la cultura artistica. 1920-1922 svolsero il ruolo principale. Là si elaborarono le teorie
All’Inkhuk e al Vkhutemas divampano le polemiche tra i allora largamente diffuse dei giochi di volumi, dell’architettura
sostenitori del valore autonomo dell’arte, i formalisti, e coloro che come organismo, del movimento, del ritmo”.
vogliono legarla a fattori più oggettivi. Nell’arte, come abbiamo visto I formalisti, per quanto in minoranza, non si danno per vinti.
nel precedente capitolo, lo scontro investe i capiscuola Malevicˇ Nikolai Ladovskij, nel 1923, fonda la Asnova, o Associazione
e Tatlin. In architettura l’atelier di Nikolai Ladovskij, formalista dei nuovi architetti. Il gruppo sarà attivo sino al 1932, ma con
e razionalista, e l’atelier di Aleksandr Vesnin, costruttivista, scarsi mezzi a disposizione. La sua presenza si sente soprattutto
entrambi professori al Vkhutemas. Le polemiche sono feroci. nel campo dell’insegnamento, grazie all’impegno profuso da
Nel 1921 Tatlin presenta il modello del Monumento alla III Ladovskij e Dokucaev al Vkhutemas. Sono i promotori di un
Internazionale, una spirale in ferro al cui interno sono sospesi i metodo psicotecnico orientato allo studio della forma e delle sue
tre volumi che contengono i locali per le riunioni dei vari organi interrelazioni con l’esperienza umana. Quindi ruolo del colore,
dell’Internazionale. Ruotano seguendo ritmi diversi, regolati sulla dei volumi, delle trame, dell’emozione plastica. I risultati prodotti
frequenza delle riunioni: annuali, mensili, giornaliere. Gabo, che è dalla scuola saranno di qualità altissima e non è azzardato dire
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che il Vkhutemas è stata l’unica vera scuola dell’avanguardia 5.3 Linguaggi austroamericani, orientali e
architettonica nei primi anni venti. Il Bauhaus in Germania, che mesoamericani
si muove su un terreno simile, sino al 1927 sarà solo una scuola di Rudolph Schindler, dopo essersi laureato all’Imperial Università
arti e mestieri e non di architettura, e quindi in questo campo la sua Tecnica di Vienna e aver studiato con Wagner all’Accademia di
influenza sarà, almeno sino a quella data, indiretta. Belle Arti, frequenta la Bauschule, un’università privata che Loos
Vi è poi Konstantin Mel’nikov, uno dei più dotati architetti della ha fondato per diffondere i propri principi. Schindler, affascinato
propria generazione. Sarà l’autore di un sorprendente padiglione dall’approccio spaziale del maestro e colpito dai suoi frequenti
sovietico all’Expo di Parigi del 1925, del club operaio Rusakov a accenni alla civiltà americana, decide di trasferirvisi, con la speranza
Mosca (1927) e di una casa-studio generata dall’intersezione di di andare a lavorare nello studio di Wright. L’8 marzo del 1914,
due cilindri (1929). Mel’nikov rifiuta di ridurre la progettazione alcuni mesi prima dello scoppio del conflitto mondiale, arriva a
a un semplice espediente tecnico: è affascinato dal simbolismo e New York, per poi recarsi a Chicago, dove comincia a lavorare per
dalla capacità delle forme di evocare significati che trascendono la lo studio di Ottenheimer, Stern e Reichert.
pura materialità. La sua è una poetica orientata verso l’espressione, Wright dal 1911 è negli Stati Uniti, di ritorno dall’anno trascorso
la continuazione logica del romanticismo architettonico, che, in Europa. È senza lavoro. Lo scandalo seguito alla fuga con
attraverso forme industriali, tenta di esprimere la dinamica della l’amemante, infatti, lo ha minato professionalmente. Rifugiatosi
rivoluzione. a Taliesin, costruisce una casa-studio, caratterizzata da muri di
Appartenente all’Asnova, ma aperto alle teorie costruttiviste, pietra e bassi tetti a padiglione. Si adagia dolcemente sulla collina
è El Lissitskij. Nei suoi Proun, sigla che sta per “Progetti per integrandosi al paesaggio naturale, con la grazia di una costruzione
l’affermazione del nuovo”, elabora i non pochi temi comuni giapponese. Tra le poche commesse arriva, verso la fine del 1913,
alle ricerche in atto al Vkhutemas, perseguendo una sintesi tra l’incarico per i Midway Gardens, un locale all’aperto alla periferia di
architettura, scultura e pittura, quest’ultima appresa attraverso Chicago, che Wright pensa come un insieme di terrazze e balconi che
l’insegnamento di Malevicˇ, nella cui scuola di Vitebsk lavora per un si affacciano su uno spazio più grande disposto di fronte al chiosco
certo periodo. Come vedremo, viaggerà per l’Europa, promuoverà dell’orchestra. Il 14 agosto del 1914, uno squilibrato, mentre lui è
riviste e avrà un ruolo di primo piano nella costituzione di un nell’ufficio di Chicago a lavorare sul progetto dei Midway, assassina
network internazionale di architetti e artisti d’avanguardia. Mamah Cheney, i due figli dell’amante, tre collaboratori e manda a
Nel 1925, si costituisce l’OSA, l’Associazione degli architetti fuoco l’edificio: “Nel giro di mezz’ora”, ricorderà più tardi, “la parte
contemporanei. Il gruppo, attraverso la leadership culturale di in legno risultava completamente distrutta nell’incendio provocato
Moisei Ginzburg, si raccorderà con le altre formazioni d’avanguardia da un pazzo sanguinario”.
europee, confluendo dentro il nascente movimento internazionale. Nel novembre del 1914, Schindler scrive una lettera a Wright: “Le
chiedo se può ammettermi nel vostro ufficio, o darmi l’opportunità
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di studiare da vicino i suoi edifici o di suggerirmi altri modi per riprende la tecnica del montaggio ritmico di un numero limitato
respirare una migliore atmosfera architettonica”. Wright, ancora di elementi standard ricorrenti, accostati in modo da produrre
scosso dagli eventi, risponde evasivamente limitandosi a fornire al composizioni di forte impatto decorativo, in cui l’ornamento è
giovane una lettera d’introduzione per uno dei suoi ex clienti. parte integrante della logica costruttiva.
Con il tempo le prospettive professionali migliorano. Wright Gli spazi interni dell’hotel, con composizioni di mattoni e
riceve nuove commesse, tra cui quella dell’Imperial Hotel di Tokyo, pietre lasciati in vista, spazi e livelli sovrapposti, eleganti velari
che gli viene ufficialmente affidata alla fine del 1915; compie alcuni e sorprendenti giochi di luci, rimarranno insuperati. Ma, per
viaggi in Giappone con la nuova amante Miriam Noel; disegna il realizzare l’opera così come concepita dalla sua inesauribile
progetto di massima della grande opera che lo vedrà impegnato inventiva, si moltiplicano tempi e spesa e i committenti più volte
sino al 1922. Per preparare gli esecutivi, si ricorda dell’austriaco. minacciano di licenziarlo.
Schindler è particolarmente idoneo, per avere compiuto studi sia Schindler, che lavora soprattutto presso lo studio di Chicago,
da architetto sia da ingegnere. È il 1917. Lavorerà con Wright segue intanto i lavori americani del maestro. Tra questi un sistema
sino al 1923: l’unico progettista dotato di spirito indipendente per realizzare 18 piccole abitazioni in cemento: The Monolith
che riuscirà a resistergli così a lungo. Ma forse, come si vedrà in House. Nel 1919 incontra e sposa Sophie Pauline Gibling, una
seguito, ciò avviene perché i due passano molto tempo lontani uno insegnante di musica che guarda con attenzione ai movimenti
dall’altro. Nel 1918 hanno inizio i lavori per l’Imperial e dall’ottobre progressisti politici, sociali, artistici. Quando, in luglio, Wright
Wright è richiesto a Tokyo. Da quel momento passerà più tempo in torna dal Giappone e invita la coppia a Taliesin, Pauline scrive
Giappone che a Chicago. Su Schindler cade la responsabilità dello estasiata ai genitori: “Vi sono forti contrasti – una arcaica semplicità
studio. di vita accanto a cose di perfetta fattura. Dopo che ho mangiato del
L’Imperial Hotel è una delle opere migliori di Wright. burro, forse, o parlato per un po’ con un cavallo che sta solo al
Inclassificabile da un punto di vista stilistico, ha numerosi pascolo, torno nello studio e guardo per un po’ modelli per edifici
riferimenti: alla tradizione giapponese e al suo delicato senso che si costruiscono a Los Angeles. Come passare dalla musica folk
dell’equilibrio; all’architettura mesoamericana, soprattutto per a Schönberg o Debussy”.
l’utilizzo di moduli scultoreamente lavorati. Qua e là vi sono I disegni a cui Pauline allude sono i progetti per la Hollyhock
suggestioni occidentali, captate nel viaggio in Europa: Olbrich House commissionata da Aline Barnsdall, un’opera – dirà Wright,
soprattutto. Non è difficile cogliere qualche stilema del liberty per rivendicarne la totale paternità – costruita per telegrafo dal
maturo. Vi è poi l’influsso di Sullivan, il maestro che ha lasciato Giappone. È una commissione importante, alla quale lavora dal
bruscamente nel 1893, ma con cui sa di dover fare i conti, e di cui 1914, per una cliente danarosa che vuole costruire a Los Angeles la
ora segue, da lontano e con preoccupazione, il tragico destino (sarà propria residenza insieme a strutture da dedicare alle arti teatrali.
Schindler a tenerlo informato). Da Sullivan, il “Lieber Meister”, Dovendosi iniziare i lavori per la Barnsdall House, ma sul punto
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di tornare in Giappone, Wright chiede a Schindler di recarsi in comune, per evitare di dare troppa importanza a un’attività
momentaneamente nella città californiana per seguirli. L’austriaco che ruba tempo alla donna. All’interno del singolo alloggio,
accetta e, innamoratosi del clima, decide di rimanervi. La città, marito e moglie hanno ciascuno una propria camera-studio con
in quegli anni, grazie alla fiorente industria cinematografica, è camino. Entrambe le abitazioni sono aperte verso il giardino,
in tumultuosa espansione, un luogo ideale per un architetto che che ne costituisce il prolungamento e, a tal fine, esili e luminosi
vuole avviare un’attività professionale in forma indipendente. pannelli scorrevoli dividono l’interno dall’esterno. Vi è un piccolo
Il desiderio di mettersi in proprio nasce per Schindler, oltre che appartamento – uno studio con bagno – da destinare agli ospiti.
dalla responsabilità verso la nuova famiglia, che conta di ampliare, Si dorme all’aperto in cuccette poste sul tetto, a contatto con la
anche da qualche perplessità verso un certo monumentalismo e natura. Le forme, riprese dall’architettura giapponese, richiamano
decorativismo nell’ultima produzione del maestro. Tuttavia, il suo quelle di Wright: per l’andamento orizzontale, per un certo modo
amore per Wright è fuori discussione. Lo testimonia una lettera di accoppiare i materiali. Ma, rispetto alle Prairie e anche alla
del dicembre del 1920 scritta all’amico Neutra, con il quale ha residenza di Taliesin, Schindler è in questo momento più progredito
condiviso gli studi all’Imperial Università di Vienna e la passione sotto l’aspetto stilistico: più asciutto, più essenziale, più moderno.
per Loos: “La sua [di Wright, N.d.A.] arte è arte spaziale nel vero Quando Wright nel 1936 inventerà le case Usonian, penserà
senso della parola e ha completamente messo da parte l’aspetto senza dubbio a questa abitazione, così essenziale, così evoluta, così
scultoreo che tutta l’architettura del passato ha posseduto. La stanza funzionale, realizzata dal suo assistente a soli trentaquattro anni, e
non è una scatola – le mura sono scomparse e la natura liberamente ne riprenderà, senza farne parola, alcuni caratteri.
si diffonde nella casa come in una foresta. Ha completa e perfetta Nel 1922 Wright è di ritorno dal Giappone, dove ha completato
padronanza di ogni materiale e le nuove tecniche meccaniche sono i lavori dell’hotel. Non essendoci prospettive di lavoro a Chicago,
a fondamento del suo modo di elaborare la forma”. decide di trasferirsi a Los Angeles, dove si trova il figlio Lloyd,
La scelta di mettersi in proprio è definitiva nell’ottobre del anch’egli architetto. Scrive a Sullivan: “Mi trovo in una situazione
1921. Schindler, in ogni caso, decide che continuerà a lavorare a difficile, e non c’è un lavoro in vista”. Spera nei contatti che ha
tempo parziale per Wright. Con Pauline pensano di costruire una acquisito lavorando con la Barnsdall e nel boom economico che
casa per mettere radici: sarà una bifamiliare e la divideranno con i attraversa la città.
Chace. Pauline è amica di Marian Chace, e Clyde, il marito, è un Del periodo angeleno segnaliamo quattro architetture: casa
impreditore che potrà organizzare la costruzione. Millard, detta La Miniatura, casa Storer, casa Freeman, casa Ennis.
La casa, realizzata tra il 1921 e il 1922 in Kings Road, è stata Wright trova ispirazione nella tradizione costruttiva mesoamericana,
definita da Kathryn Smith, con ottime ragioni, la prima casa solidamente ancorata al terreno e scandita da moduli plastici dal
moderna. È, infatti, pensata per consentire un modo di vita forte effetto chiaroscurale. È un ennesimo sondaggio dei linguaggi
alternativo. Le due coppie sono indipendenti, ma hanno la cucina spontanei, estranei alla tradizione classica, necessari per trovare una
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propria strada diversa da quella razionalista che conduce alle scatole attiva sino al 1933, quando sarà sciolta dal nazismo, conterà tra
moderniste e che, in un articolo del 1931 (Carboard houses), accusa i suoi aderenti Georg Tappert, Conrad Felixmüller, Otto Dix,
di essere semplici scatole di cartone, vuote astrazioni. George Grosz, Ludwig Meidner, Heinrich Richter-Berlin, Lyonel
Le quattro case sono tutte costruite con un sistema cui Wright Feininger, Vassilij Kandinskij, Paul Klee e gli architetti Otto
sta pensando da tempo: pannelli di calcestruzzo prefabbricati, Bartning, Walter Gropius, Hugo Häring, Ludwig Hilberseimer,
quadrati, con lato di circa 60 cm e abbastanza leggeri da poter Hans e Wassili Luckhardt, Erich Mendelsohn, Ludwig Mies van
essere sollevati da un operaio. Possono essere gettati in opera con der Rohe, Bruno e Max Taut.
poche cassaforme standard. Infinite le configurazioni ottenibili con L’Arbeitsrat für Kunst, o Consiglio dei lavoratori per l’arte, nasce
interni illuminati anche dai fori nei pannelli che lasciano filtrare sempre nel dopoguerra, su iniziativa di Bruno Taut, personaggio
la luce. Costruire nella natura dei materiali, per Wright, non vuol infaticabile che abbiamo già incontrato a proposito del padiglione
dire soltanto adoperare quelli naturali, ma saperli utilizzare tutti, di vetro all’esposizione del Werkbund di Colonia del 1914.Taut
anche il più artificiale quale il cemento, sfruttandone al massimo le raccoglie intorno a sé molti tra i più dotati architetti tedeschi:
caratteristiche tecniche e le potenzialità formali. Gropius, Mies, Bartning, Mendelsohn, il critico Behne e numerosi
Nell’ottobre del 1923, insofferente di Los Angeles o forse pittori e scultori. Attraverso l’associazione promuove le ragioni
desideroso di tornare a Taliesin, Wright lascia la California per il di un’architettura espressiva, trasparente, utopica, che ha sognato
Wisconsin. Nonostante la sua situazione finanziaria sia precaria, durante i lunghi anni di guerra, descrivendola in due libri pubblicati
rilascia un’intervista in cui afferma di voler rafforzare gli uffici di nel 1919: Die Stadkrone e Alpine Architektur.
Chicago, Hollywood, Tokyo. Accenna che sta lavorando a due Nel febbraio 1919 Gropius, che subentra a Taut assumendo la
grandi progetti a scala territoriale; to cost millions, aggiunge. direzione dell’associazione, ne smussa l’impegno ideologico con un
programma politicamente più moderato. Nell’aprile del 1919, il
5.4 Architettura ed espressionismo mese in cui Gropius è nominato direttore del Bauhaus e la guida
Il Novembergruppe nasce nel 1918 per iniziativa di Max passa a Behne, l’Arbeitsrat für Kunst organizza la mostra degli
Pechstein e César Klein. L’associazione si schiera politicamente a architetti sconosciuti, Austellung für unbekannte Architekten. “Da
sinistra partecipando ai moti che seguono l’esperienza della guerra costruire”, scrive Taut, “oggi non c’è quasi nulla […] Dobbiamo
e la proclamazione della repubblica. Il manifesto dei novembristi, essere con consapevolezza architetti immaginari”. Sono esposti
nella primavera del 1919, proclama la volontà di costruire una magnifici schizzi. Altri ne vengono realizzati negli anni a seguire
Germania giovane e libera fondata sui principi di libertà, uguaglianza da un gruppo sempre più numeroso di architetti. Sono opera dello
e fraternità. Promuove la costruzione di edifici d’interesse pubblico, stesso Bruno Taut, di Wassili Luckhardt, di Wenzel Hablik, di
la tutela dei monumenti e la demolizione degli edifici sfarzosi ma Jefim Golyscheff, di Paul Gosch, e di due giovani, Hans Scharoun
insignificanti dal punto di vista artistico. L’associazione, che sarà e Erich Mendelsohn, che emergeranno nel panorama berlinese
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con opere di notevole importanza. Vi è poi Hermann Finsterlin, evocativi (Metropolis di Friz Lang è del 1926, mentre nel 1919,
che si caratterizza per l’uso di forme amorfe, organiche, vegetali, per esempio, Robert Herlt, Walter Röhrig e Herman Warm sono
a differenza degli altri che prediligono forme cristalline o, in ogni impegnati in Das Cabinet des Dr. Caligari e nel 1920 Poelzig crea
caso, geometricamente più controllabili. il ghetto roccioso per il film Der Golem).
Nel 1919 Bruno Taut inizia con un gruppo di dodici amici L’architettura espressionista entra in crisi tra il 1922 e il 1923
una catena, la Gläserne Kette. È una corrispondenza sui problemi con la chiusura di “Frühlicht”, i nuovi impegni di Taut nel
dell’arte e dell’architettura in cui ognuno dei dodici partecipanti campo dell’edilizia popolare e il cambiamento di linea culturale
è individuato da un soprannome. Naturalmente quello di Taut è al Bauhaus, che vedrà la scuola, diretta da Gropius, abbandonare
Glas, vetro, e quello dell’equilibrato Gropius Mass, misura. l’espressionismo di Itten per il costruttivismo di Lázló Moholy-
Nel 1920 si apre, organizzata sotto gli auspici dell’Arbeitsrat Nagy. È il cosiddetto “ritorno all’ordine” che si registra in Francia e
für Kunst, la mostra Neues Bauen, segno che qualcosa comincia in Italia, e che vede il trionfo della nuova oggettività in Germania,
a muoversi anche nel campo dell’edilizia reale. Nonostante il Olanda, Unione Sovietica e il progressivo allontanarsi di numerosi
successo delle iniziative, la situazione economica dell’associazione architetti, tra cui Mies, da poetiche giudicate romantiche e poco
diventa sempre più precaria, sino allo scioglimento avvenuto nel rigorose (di questi episodi parleremo nei prossimi paragrafi).
maggio del 1921. Rimarranno però numerosi architetti, giovani e meno – alcuni
Dal 1920 al 1922 Bruno Taut pubblica la rivista“Frühlicht”, molto dotati, quali Häring, Scharoun, Mendelsohn – che saranno
l’alba, per diffondere i principi dell’architettura espressionista. ben presenti nel dibattito architettonico e realizzeranno capolavori
Sono poche però le opere costruite nel periodo che possiamo non assimilabili ai canoni puristi, oggettivisti, costruttivisti. Per
classificare come tali. Tra queste vi è senz’altro il Grosses citarne solo tre particolarmente rilevanti: il complesso di Gut
Schauspielhaus di Poelzig, un teatro per cinquemila posti realizzato Garkau (Häring, 1922-26), la casa Schminke di Löbau (Scharoun,
a Berlino nel 1919 e caratterizzato da un interno a forma di grotta 1933) o i magazzini Schocken di Stoccarda (Mendelsohn, 1926-
invasa da stalattiti; due lavori di Mendelsohn del 1923, su cui 28).
avremo occasione di ritornare: la Torre Einstein, realizzata tra il
1919 e il 1921 a Potsdam, e il cappellificio Steinberg, Herrmann 5.5 Ordine e disordine
& C., realizzato tra il 1921 e il 1923; il locale da ballo e la vineria Il movimento dada in Germania comincia nel 1917, quando
Skala, eseguiti nel 1921 a Berlino, frutto della collaborazione tra Huelsenbeck arriva a Berlino da Zurigo. Qui trova Franz Jung e
l’architetto Walter Würzbach e lo scultore Rudolf Belling. Lavoro Raoul Hausmann che dirigono “Die Freie Strasse”, un periodico
per alcuni architetti verrà dall’industria nascente del cinema, che affronta temi artistici e sociali. Al gruppo si aggrega Johannes
particolarmente attiva a Berlino e che, sino agli anni trenta, Baader, collaboratore della rivista e architetto dai comportamenti
prediligerà ambientare le proprie storie in scenari urbani fortemente assai strani, che si farà chiamare Oberdada. Vi è infine George
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Grosz. Nel 1919 si trasferisce a Berlino Hans Richter, un artista e Arp, per Gabo, per van Doesburg, per Lissitskij, per Malevicˇ, per
cineasta raffinato, con un passato espressionista, che sarà più tardi Mies e per lo stesso Richter. Ognuno contiene dettagli personali
direttore della rivista “G”. quali disegni oppure oggetti appartenuti alla persona; alcuni
Strumenti dell’arte dada sono il collage e il fotomontaggio raccapriccianti, quali ciocche di capelli, un ponte per i denti o
(quest’ultimo inventato – pare – da George Grosz e John una bottiglia di urina. Nel 1928, in una seconda visita, Richter
Heartfield nel 1916). Il fotomontaggio fa precipitare all’interno nota che il Merzbau ha cambiato aspetto. I buchi sono stati murati
del quadro frammenti della quotidianità. Privilegia, attraverso la e la forma più curvilinea e meno spigolosa. Le memorie adesso
foto, la narrazione realista, il puro fatto di cronaca. Assembla punti “stanno rinchiuse in profondità”, come in una zona inaccessibile
di vista diversi, realizzando la visione multipla cercata da cubisti dell’inconscio.
e futuristi. Riproduce all’interno dell’opera d’arte, attraverso il Schwitters pratica tutte le forme d’arte, dal collage alla poesia,
veloce darsi delle immagini prese dalla realtà di tutti i giorni, una dalle Ursonate alla performance. Dirige anche una rivista dal
rappresentazione convincente della vita metropolitana. Implica una nome “Merz”, termine senza significato, tratto dalla parola
forma di comunicazione immediata, coinvolgente, che sarà ripresa “commerzbank”. Nonostante le apparenze e le abitudini eccentriche,
dalle pubblicità che, a partire dagli anni venti, anche con l’uso di è una mente fortemente disciplinata, affascinata dal quotidiano,
cartelloni luminosi grandi quanto tutta la facciata dell’edificio, che intuisce con decenni di anticipo il tema del riuso a fini estetici
diventa una delle componenti dominanti l’arredo urbano cittadino. dei materiali poveri e residuali. È anche un infaticabile divulgatore.
Se i dadaisti che gravitano intorno a Berlino accarezzano, Nel 1922 con Theo e Nelly van Doesburg, Hausmann, Arp e Tzara,
attraverso la cronaca e il fotomontaggio, il tema dell’antiarte, gira la Germania per promuovere l’arte dada per proseguire per
Kurt Schwitters, personaggio girovago ma con base ad Hannover, l’Olanda in compagnia dei soli van Doesburg.
è ancora un artista nel senso pieno del termine. Raccoglie per Più cervellotico che poetico, nella sua allucinata lucidità, è Max
strada reperti di tutti i tipi – pezzi di spago, di cartone, dépliant, Ernst. Dipinge ciò che gli suggerisce l’inconscio realizzando collage
fili, soprammobili – e li compone nelle proprie opere. La più onirici influenzati dalla metafisica di De Chirico.
importante è Merzbau, una scultura-architettura collocata nel Trasferitosi a Parigi nel 1921, si affianca agli artisti dada che nella
proprio studio. È un’opera in progress, un totem avvolgente capitale francese, da sempre ricettiva alle sperimentazioni, hanno
che forma lo spazio, caricandolo di valori ancestrali. “Ho visto”, organizzato un gruppo agguerrito che spalleggia Tzara (il quale nel
dirà Richter a proposito di una visita a Schwitters avvenuta nel 1919 da Zurigo si è trasferito a Parigi). Sono: André Breton, Paul
1925, “un aggregato di spazi cavi, una struttura di forme concave Eluard, Louis Aragon, Philippe Soupault, Jean Crotti, Picabia,
e convesse che comprimevano ed espandevano l’intera scultura”. Benjamin Péret. Il gruppo ha organizzato numerose iniziative,
Richter è colpito dai numerosi buchi, ciascuno dei quali ha il nome alcune finite in rissa. Presto nel gruppo emergono rivalità tra Tzara
di una persona cara: vi sono buchi per la moglie e per il figlio, per e Breton, esacerbate dal carattere ombroso e geloso di quest’ultimo.
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Breton anela alla leadership, non crede che il nichilismo dada carattere descrittivo, analitico della pittura; la predilezione per la
possa avere vita lunga e sostiene che il movimento debba orientarsi fissità del modello; la dimensione enigmatica; la fredda e metallica
verso ricerche artistiche più costruttive “sistematizzando”, come trattazione delle immagini.
dirà più tardi, “la confusione”, utilizzando a questo scopo anche L’espressione Neue Sachlichkeit avrà immensa fortuna. Verrà
le strumentazioni offerte dalla psicoanalisi che razionalizza le usata non solo dai pittori, ma anche da architetti, critici, uomini di
altrimenti confuse pulsioni dell’inconscio. cultura. Negli architetti per indicare l’abbandono del formalismo
Lo scontro scoppia nel 1922 in occasione del Congrès e l’aderenza quasi maniacale al principio della precisione e della
international pour la détermination des directives et la défense de funzionalità.
l’esprit moderne, al quale partecipano, tra gli altri, Léger, che sta
lavorando per mettere a punto un’arte influenzata dalle leggi della 5.6 Bauhaus: atto primo
meccanica – del 1923 è il saggio L’estetica della macchina – e il Nell’aprile del 1919 Gropius è nominato direttore della
purista Ozenfant. Breton afferma sulla stampa che Tzara è soltanto Staatliches Bauhaus, una scuola che assorbe la Kunstgewerberschule
un impostore alla ricerca di pubblicità. Ne nasce una polemica che precedentemente diretta van de Velde, facendola confluire, insieme
spezza il movimento.Si organizzano serate per sostenere le rispettive all’Accademia di Belle Arti, in un unico istituto.
posizioni. Volano pugni, schiaffi e parole. Il programma del Bauhaus è in linea con la cultura del Werkbund
Al di là del duro colpo inferto dalla nascita del surrealismo di cui Gropius è uno degli esponenti di spicco: formare artisti e
per mano di Breton, la fine di dada è il destino ineluttabile di artigiani per costruire la casa del futuro. E in linea con i programmi
un movimento che predica la contraddizione e la dissoluzione dell’Arbeitsrat für Kunst cui abbiamo accennato. Apertura, quindi,
dell’arte nella vita in un momento in cui emergono volontà di alle nuove tecnologie, ma senza dimenticare il fine di una società in
razionalizzazione e di nuove regole. È l’istanza che, come abbiamo cui l’uomo trova realizzazione prima nel fare e poi nel fruire dei propri
visto, mette in crisi anche l’espressionismo e segna un punto di prodotti. Vi è nella nuova scuola una certa tensione espressionista,
svolta e di ripensamento per le avanguardie. Adesso è il momento ben rappresentata dall’aguzzo e solare disegno di Lyonel Feininger
delle composizioni classicheggianti di Picasso, delle opere che Gropius sceglie come copertina del programma e dalla scelta
neoaccademiche di Valori Plastici e di Novecento e, infine, della dei primi tre professori chiamati: sono, oltre a Feininger, il pittore
nuova oggettività tedesca. Johannes Itten e lo scultore Gerhard Marcks. Nel 1920 saranno
L’espressione “Neue Sachlichkeit”, nuova oggettività, in realtà coinvolti Georg Muche, Paul Klee e Oskar Schlemmer. Poi Lothar
ha la sua consacrazione ufficiale nella mostra berlinese curata da Schreyer e nel 1922 Vasilij Kandinskij.
Gustav Hartlaub nel giugno del 1925. Il movimento è composto La figura più rappresentativa è Johannes Itten, un personaggio
da due tronconi, uno verista, gravitante tra Berlino e Dresda, l’altro carismatico che pratica il mazdaznaniesimo, una disciplina
classicista, con sede a Monaco. Quattro aspetti li accomunano: il mistico-filosofica a carattere teosofico che in quegli anni ha una
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certa diffusione in Germania. Itten veste all’orientale, mangia cibi guidata dal socio di Gropius, Adolf Meyer. Ma avranno vita breve.
particolari e prima delle lezioni fa fare esercizi di concentrazione e Nel 1920 l’industriale Sommerfeld dà a Gropius l’incarico
di respirazione. Il metodo consiste in un alternarsi di fasi intuitive privato di costruire una casa unifamiliare in legno. Alla realizzazione
e riflessive. Nelle prime stimola gli alunni a trovare un senso e una collaborano studenti della scuola. Joost Schmidt realizza la balaustra
logica artistica alle cose: per esempio componendo scarti, frammenti della scala, Marcel Breuer alcuni mobili, Josef Albers le vetrate. Il
e oggetti presi dalla realtà di tutti i giorni. Nella seconda insiste sullo risultato è a malapena soddisfacente. La Sommerfeld ricorda le case
studio dei contrasti (ruvido-liscio, chiaro-scuro, appuntito-ottuso, Prairie, ma è caricata di tensione espressionista e, insieme, inibita
alto-basso…), sulla teoria della forma a partire dalle geometrie da una volontà d’ordine classicista di ascendenza behrensiana.
primarie del cerchio, del quadrato e del triangolo e sullo studio D’altronde, due anime convivono nella scuola e con sempre più
dei colori. È sua l’invenzione del corso propedeutico, o Vorkurs, difficoltà riescono a trovare una mediazione: “Prevale”, come nota
di sei mesi, in cui tutti gli alunni, a prescindere dalla successiva Schlemmer nel 1921, “o il mito dell’India o l’americanismo”.
specializzazione in uno dei laboratori artigianali, acquisiscono un È proprio nel 1921 che si levano i primi venti di fronda.
metodo comune consistente in una introduzione alla scienza della Obiettivo: ridimensionare l’appiattimento sulla dimensione
forma e del colore. artigianale, far nascere una moderna consapevolezza industriale,
L’insegnamento è rafforzato da lezioni di teoria dell’armonizzazione criticare gli aspetti mistici della didattica di Itten, evitare le derive
musicale di Getrud Grunow. Racconta un testimone: “Si chiudono romantiche. Il momento storico – come abbiamo visto parlando
gli occhi, poi è la volta di una breve pausa di concentrazione della nuova oggettività e dei movimenti che, a partire dalla fine
seguita dall’invito a immaginarsi una precisa sfera colorata dentro della guerra, perseguono un maggiore rigore figurativo – è maturo.
cui introdurre le mani per poter così tastare e frugare. Poi viene A far esplodere il conflitto è van Doesburg, il quale, dopo una
richiesto di concentrarsi su un suono particolare intonato dal visita nel dicembre del 1920, decide di trasferirsi a Weimar a
pianoforte. In breve quasi tutti i presenti sono in movimento anche partire dall’anno successivo, forse con la speranza di avere un posto
se i modi variano a seconda della persona. […]Se noi andiamo alla di professore nella scuola. Lo scontro, prima con Itten e poi con
ricerca di nuove forme, queste devono rinascere in noi provenendo Gropius, che cerca di difendere l’istituto dalla prepotente anche
dalla totalità delle nostre esperienze, dal solo senso di natura e se generosa ingerenza dell’olandese, sarà inevitabile. Condurrà alla
spirito. Dunque la strada è questa: dall’irrazionalità alla crescente creazione di un controcorso, che si svolge nel suo studio, lo Stijl-
razionalità”. Kursus, diviso in due parti, una teorica e una pratica. Vi partecipano
Sebbene tutti i laboratori artigianali attivati concorrano a una quindicina di allievi. Basterà per dividere il Bauhaus in due
un’ideale costruzione, il Bauhaus tarderà sino al 1927 ad avere un schieramenti che arrivano anche allo scontro fisico.
corso istituzionale di architettura. Prima saranno attivate alcune Gropius accusa van Doesburg di attentare all’integrità della
iniziative tra cui, nel maggio del 1920, una sezione di architettura scuola. I risultati della contestazione saranno però benefici. Un
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approccio più oggettivo, meno mistico e in linea con i tempi si Con le celebrazioni si mette in scena anche il Balletto triadico
farà strada a Weimar, provocando anche radicali cambiamenti nelle di Schlemmer, con costumi che fanno pensare a marionette
ricerche dei singoli docenti. Breuer, per esempio, rivoluzionerà il meccaniche, una sorta di costruttivismo applicato alla danza. Infine,
suo stile, sino all’invenzione delle sue magnifiche poltrone, quali la una mostra di opere di architettura contemporanea, con lavori di
Vassilij, inconcepibili senza l’influsso neoplastico. Walter Gropius, le Corbusier, Robert Mallet-Stevens, Frank Lloyd
Il 1922 è un anno di svolta. Gropius capisce che occorre muoversi Wright, Jacobus Johannes Oud, Willem Dudok, Jans Wils, Bruno
più decisamente verso l’industria abbandonando l’ideologia del Taut, Hans Scharoun, Adolf Rading, Erich Mendelsohn, Erwin
pezzo unico, fondare una società per sfruttare i brevetti e i prodotti Gutkind e Hugo Häring, curata da Gropius, alla quale due anni
del Bauhaus, coinvolgere la scuola con commesse che possono dopo seguirà un libro dal titolo Internationale Architektur. Sarà
derivare anche dalla propria attività professionale. Quando incarica pubblicato dalla Bauhaus-Verlag München-Berlin, la casa editrice
la scuola della fornitura delle sedie del teatro comunale di Jena, che Gropius fonda nel 1923 (e il cui logo viene disegnato da Lázló
che lui e Adolf Meyer hanno ampliato e rinnovato, Itten protesta Moholy-Nagy) con l’obiettivo di diffondere le nuove idee artistiche.
e nell’aprile del 1923 rassegna le dimissioni. Gropius chiama a Da ottobre Lázló Moholy-Nagy assume la responsabilità del
sostituirlo il ventottenne costruttivista Lázló Moholy-Nagy. corso preliminare che si allunga a un anno, coinvolgendo più
Tra agosto e settembre si svolge la prima grande mostra del direttamente Klee e Kandinskij nell’insegnamento della teoria della
Bauhaus, voluta anche dalla municipalità per verificare il lavoro forma. Gli studenti sono invitati a realizzare sculture costruttiviste
sinora svolto. Sono anni di gravissima crisi economica, con con materiali diversi. Lázló svolge le sue lezioni in tuta da lavoro
l’inflazione alle stelle. Gropius riesce ad approntare in pochi mesi rossa, non con il camice orientaleggiante disegnato da Itten. Per gli
un prototipo abitativo, Am Horn, progettato su un’idea di Georg studenti è un messaggio eloquente: il Bauhaus ha cambiato rotta.
Muche, a seguito di un concorso interno. È una casa semplice ma
goffa nella distribuzione, che si sviluppa forzatamente a partire 5.7 La torre di Babele: due concorsi per i
da un vano centrale. Le linee denunciano una ricerca orientata grattacieli
non più verso l’espressionismo, come la Sommerfeld, ma verso il Alla fine del 1921 si svolge a Berlino un concorso per un
razionalismo. grattacielo di venti piani, tra il fiume Sprea e la stazione centrale
Osserva acutamente il critico Adolf Behne: “La mostra soffre, sulla Friedrichstrasse. Partecipano 144 concorrenti. Tra questi
io credo, perché ha luogo in un momento nel quale il Bauhaus Hans Poelzig, Hugo Häring, Mies e Scharoun.L’edificio di Poelzig,
sta cambiando. La nuova attitudine verso un rapporto con la di raffinata semplicità, si basa su uno schema triangolare con il
tecnologia, e cioè la standardizzazione, comincia a vedersi ma corpo degli ascensori posto al centro. Häring, dopo aver studiato
ancora non ha assunto consistenza. […] La casa Am Horn si muove una proposta planimetricamente simile, decide di realizzare una
tra tutte queste difficoltà”. configurazione a “V” che, da un lato, rende l’edificio convesso e
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penetrante, dall’altro concavo e avvolgente. Tuttavia, entrambi Sviluppo verticale, poetica della luce. Sono i due temi, che al
i lavori faticano a fare i conti con la dimensione verticale del di là delle differenze, caratterizzano i progetti di Mies e Scharoun
grattacielo. e su cui si dovranno cimentare gli architetti tedeschi lungo gli
Mies, invece, senza rinunciare al corpo dei servizi posti al anni venti. Sarà Mendelsohn che, forse più di altri, apprenderà
centro e a una configurazione in pianta rigorosamente simmetrica, la lezione, utilizzando l’illuminazione artificiale – emessa dalle
sfaccetta le superfici del triangolo riuscendo così a suddividerlo vetrate che erodono gli angoli delle costruzioni, dalle insegne e dai
in fasce che lo slanciano in altezza. La scelta del rivestimento in grandi segnali pubblicitari – come materiale di progettazione (ne
cristallo, forse un omaggio a Scheerbart o agli amici della Gläserne parleremo in maniera più estesa nel paragrafo “Architettura della
Kette, lo rende evanescente, leggero. In uno sviluppo successivo, luce”).
Mies sonda una pianta più libera e l’utilizzo della linea curva. Un secondo concorso di progettazione, che riscuote un
Entrambi i progetti saranno pubblicati sulla rivista “Frühlicht”. impressionante successo, è quello per la sede del “Chicago
“A un osservatore superficiale”, scrive Mies, “il contorno della Tribune”, in un lotto strategico della North Michigan Avenue,
pianta può sembrare arbitrario, eppure è il risultato di molte la zona di espansione verso nord del centro di Chicago, la patria
ricerche effettuate sul plastico di vetro. Per la linea curva sono stati dei grattacieli. Il concorso, bandito nel 1922 e ampiamente
determinanti l’illuminazione dell’interno dell’edificio, l’effetto pubblicizzato, richiama 263 gruppi.L’obiettivo è realizzare “il
della massa costruttiva nell’ambito della strada e, infine, il gioco più bello e importante edificio del mondo”. Un’opera che può
dei riflessi di luce”. raggiungere centoventi metri d’altezza, ben oltre i venti piani del
Al progetto per il grattacielo di cristallo ne seguono uno per un concorso di Berlino. I tedeschi, avvertiti dalla rivista “Bauwelt”
edificio in uffici in cemento (1922-23) e un altro per una villa in e praticamente disoccupati a causa dei postumi del conflitto
mattoni (1923), con chiare influenze De Stijl. I tre lavori possono mondiale, partecipano in massa. S’iscrivono anche alcuni italiani,
essere visti come il tentativo di sondare le caratteristiche espressive tra cui Marcello Piacentini, che all’epoca ha quarantuno anni e
di diversi materiali con altrettanti schemi funzionali e, insieme, comincia a farsi largo nel panorama architettonico italiano.
come la messa a punto di una strategia logico-formale unitaria da Vincono gli americani Raymond Hood e John Mead Howells
attuare nelle opere successive. con un corretto edificio neogotico caratterizzato da un brillante
Il secondo progetto degno d’interesse presentato nel concorso del coronamento, forse per aver interpretato la preferenza stilistica
1921 è di Scharoun, il quale realizza un massiccio basamento con dei proprietari del “Chicago Tribune”, forse perché predestinati al
un avvolgente ingresso concavo spaccato da un ingresso triangolare successo per via di conoscenze e parentele.
abilmente sovradimensionato. Vi poggia due corpi di fabbrica, uno Secondo è il finlandese Eliel Saarineen, autore tra il 1910 e il
dei quali è una snella e svettante torre. Un nucleo di vetro proietta 1919 della stazione di Helsinki, un’opera neoromanica di notevole
la propria luce sulla città. qualità formale che ricorda il miglior Berlage. Rispetto al progetto
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vincitore, la torre di Saarineen,più unitaria, ha maggior slancio ed essenziale. Karl Lömberg-Holm disegna un edificio colorato e
verticale. Incontra il favore di Louis Sullivan che pubblicamente giocoso che colpisce il critico Behne, il quale lo pubblicherà nel libro
la difende. Der moderne Zweckbau del 1926 come esempio di architettura
Non è difficile vedere nei lavori presentati al concorso per il moderna elaborata da un architetto danese. Il prisma di Arturo
“Chicago Tribune” uno spaccato della ricerca in atto in Europa e Tricomi di Napoli è, nella sua radicale semplicità, più interessante
negli Stati Uniti su un tema così attuale e inconsueto. Se volessimo delle opere dei suoi più accreditati e conosciuti connazionali.
provare a dividerli in categorie, potremmo contare tre gruppi.
Il primo è dei neogotici. Sono la maggioranza. Fanno coincidere 5.8 ABC e il costruttivismo
lo sviluppo in altezza con le lo stile che più di tutti ha fatto i conti Nell’autunno del 1921 El Lissitskij parte alla volta di Berlino con
con lo slancio verticale. Per le loro vale il giudizio espresso da un incarico affidatogli da Anatolij Lunacharskij, commissario del
Sullivan a proposito del progetto vincitore: lavorano su un’idea Ministero dell’educazione e delle arti: diffondere l’arte e l’architettura
datata e moribonda. russa all’estero per propagandare gli ideali rivoluzionari in Europa.
La seconda categoria è quella degli accademici. Vi figura il palazzo Il trentunenne El Lissitskij ha studiato architettura al Politecnico
eclettico progettato da Piacentini e lo pseudoarco di trionfo di di Darmstadt e conosce l’arte europea, essendo stato nel 1911 a
Saverio Dioguardi. Non mancano lavori che riprendono il campanile Parigi e in Italia. È discepolo di Malevicˇ e autore di opere d’arte, i
di Giotto o prototipi rinascimentali allungati e deformati. Vi sono Proun, che cercano di conciliare quarta dimensione, costruttivismo
poi almeno tre progettisti che propongono il tema della colonna- e suprematismo. Si occupa di editoria ed è in contatto con gli
obelisco. Uno è Adolf Loos, che sta evidentemente passando un architetti della Asnova, legati al Vkhutemas, la scuola di architettura
periodo di crisi figurativa. moscovita di cui abbiamo parlato in precedenza.
La terza categoria è rappresentata da progetti moderni. Spicca A Berlino incontra numerosi artisti, tra questi il dadaista Hans
la torre di Duiker e Bijvoet che, per slanciarsi in altezza, non esita Richter, con cui fonderà nel 1923 la rivista “G”, e il funzionalista
a frammentare il basamento su cui dovrebbe poggiarsi. Felice olandese Mart Stam, il quale sarà il tramite per avviare i contatti
promessa di due architetti che, lavorando in coppia o separati, con un gruppo di giovani svizzeri che nel 1924 daranno vita alla
produrranno alcune tra le più riuscite opere degli anni venti e trenta. rivista “ABC”, fortemente influenzata dalle posizioni costruttiviste
Appartengono sempre allo stile moderno il sobrio grattacielo di Max russe.
Taut e la guglia espressionista di Bruno Taut. Il progetto di Gropius Nel maggio del 1922 si svolge a Düsseldorf il Primo congresso
e Meyer, come testimoniano le lastre in aggetto che timidamente internazionale di artisti progressisti. Serve a rilanciare le ragioni
erodono gli angoli, è in bilico tra composizione per piani e per dell’arte d’avanguardia in Europa. Vi partecipano esponenti del
volumi, tra sollecitazioni espressioniste, allusioni al vocabolario Novembergruppe, della Darmstadt Secession, dello Young Rhinean
wrightiano e il desiderio di pervenire a un razionalismo più asciutto Group, di De Stijl. El Lissitskij raccoglie unanimi apprezzamenti.
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Molti artisti d’avanguardia europei vedono con simpatia la Su suggerimento di El Lissitskij, il gruppo deciderà di dar vita a
rivoluzione bolscevica. Inoltre il costruttivismo, praticato in quel una rivista d’impronta costruttivista dal titolo “ABC Beiträge zum
momento in Russia, appare come una tendenza che fa propri i Bauen”. Uscirà a partire dalla primavera del 1924.
principi di rinnovamento e sincerità strutturale che si prefiggono i Farà confluire in una due culture diverse: la russa, energica e
diversi movimenti d’avanguardia europei. straripante, e l’olandese, calvinista e rigorosa. La prima, influenzata
Nasce così la Fazione Internazionale dei Costruttivisti. È dal formalismo della Asnova di cui El Lissitskij è un esponente, è
appoggiata da Theo van Doesburg, Hans Richter, Viking Eggeling, orientata verso l’esaltazione della leggerezza, della trasparenza, del
Fritz Baumann. Si lancia con l’occasione un network di riviste precario equilibrio di pesi, masse, volumi, dei flussi comunicativi e
sperimentali. Vi partecipano “Veshch, Gegenstand, Object”, del progresso tecnico. La seconda è la ultrafunzionalista di Stam, un
la pubblicazione trilingue – russo, tedesco, francese – edita a fervente ammiratore delle opere di Oud, Duiker, Bijvoet. Lavora
Berlino dallo stesso El Lissitskij, l’olandese “De Stijl”, diretta da sulla pianta, sull’eliminazione di ogni orpello, sul perseguimento
van Doesburg, le praghesi “Stavba”, diretta da Karol Teige – del del massimo risultato al minimo costo.
quale parleremo nel prossimo paragrafo – e “Disk”, le polacche I due approcci potrebbero essere antagonisti. In realtà si
“Block” e “Praesens”. Il network si allargherà negli anni successivi: completano a vicenda. La retorica costruttivista renderà vitali le
nel 1923 El Lissitskij prenderà contatti con l’americana “Broom” e ineccepibili organizzazioni del funzionalismo olandese e, viceversa,
la tedesca “Merz”, diretta da Schwitters, e nel 1924 la rivista “ABC” i ferrei e razionali schemi di quest’ultimo garantiranno concretezza
pubblicherà un lungo elenco di testate amiche. e credibilità a impianti formalmente esuberanti, ma difficilmente
Nell’ottobre del 1922, El Lissitskij organizza a Berlino la Prima realizzabili. Stam, Schmidt, Artaria, Wittwer e Meyer – che sarà
mostra di arte russa. Nel 1923 deve però interrompere le attività direttore del Bauhaus dal 1928 al 1930 sostituendo Gropius –
e trasferirsi a Locarno per curare la tubercolosi. Ne approfitta per produrranno alcuni degli edifici più interessanti degli anni venti.
incontrare Mart Stam, che in quel momento lavora a Zurigo. Sono le case di Stam al Weissenhofsiedlung (1927); la Van Nelle
Stam è amico di Werner Moser e di Hans Schmidt. Li ha Factory a Rotterdam, disegnata almeno in parte da Stam all’interno
conosciuti a Rotterdam, perché i due, su suggerimento del padre dello studio Brinkman e van der Vlugt nel 1926-1930; i progetti
del primo, Karl Moser, professore all’ETH di Zurigo e personaggio di Hannes Meyer e Hans Wittwer per la Petersschule a Basilea
importante nel rinnovamento architettonico elvetico (nel 1928 (1926); la Società delle Nazioni a Ginevra (1927) e la scuola della
sarà eletto presidente del CIAM), vi si sono trasferiti per allargare i confederazione sindacale tedesca a Bernau, realizzata tra il 1928 e
propri orizzonti culturali. Recatosi a lavorare dai Moser, Stam entra il 1930.
in contatto, tramite Hans Schmidt, con altri giovani architetti di Si delinea un funzionalismo sognante, non appiattito su standard
Basilea insoddisfatti del clima accademico che si registra nel paese. e aspetti costruttivi, bensì aperto a un futuro in cui lo spirito è visto
Sono: Paul Artaria, Hannes Meyer, Hans Wittwer, Emil Roth. trionfare sulla materia. A teorizzarlo sarà il praghese Karol Teige,
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costruttivista, direttore della rivista “Stavba” e amico di Stam, di rivestimento e, in generale, dalla produzione industrializzata del
Meyer e El Lissitskij. processo edilizio, cioè dalla macchina, la forza che per Teige guida
la civiltà contemporanea, la nostra civilizzazione.
5.9 Poetismo e costruttivismo: Teige Così, quando nel 1923 gli offrono la direzione della rivista
Karol Teige è critico d’arte, giornalista, artista, esperto in di architettura “Stavba”, la orienta verso le posizioni puriste e
tipografia, militante politico. Da Praga, dove è uno dei leader del costruttiviste. Nell’agosto dello stesso anno entra in contatto
gruppo Devetsil, si muove verso Parigi, Vienna, Weimar, Milano, con Gropius. Sono i mesi in cui il Bauhaus sta abbandonando
Mosca, dove incontra gli esponenti del cubismo, del futurismo, la direzione espressionista imposta da Itten, il quale ha dato le
del neoplasticismo e del costruttivismo. Grazie a un instancabile sue dimissioni nel mese di aprile, per muoversi verso direzioni
attivismo, organizza mostre, conferenze, eventi. Per lui, come per apertamente costruttiviste, con il contributo di Lázló Moholy-
Flaubert, che cita spesso, l’arte del futuro non può che essere sempre Nagy che, come abbiamo visto, dall’ottobre diventerà responsabile
più impersonale e scientifica. Sulle riviste “Stavba” e “ReD”, di cui del corso propedeutico. I rapporti fra Gropius e Teige non saranno
è direttore, pubblica i lavori delle avanguardie. Scrive moltissimo: però facili: prudente e mediatore il primo, appassionato e imbevuto
pezzi di cronaca, interventi di taglio storico e teorico, manifesti di ideologia sino al settarismo l’altro.
polemici. Seguono un rigoroso filo logico che si dipana su due Come conciliare ricerca estetica e oggettività scientifica? Come
versanti: di polemica contro le interpretazioni passatiste e di attacco non ridurre la costruzione a semplice perseguimento di standard
alle derive espressioniste e classiciste dell’avanguardia. funzionali? Come mediare l’autonomia dell’arte con l’eteronomia
Nel 1922 Teige è a Parigi, dove soggiorna per un mese. degli eventi extrartistici, in particolare della politica? Sono queste
Conoscitore di pittura e poesia, scopre un particolare interesse per le domande alle quali Teige cerca di rispondere quando, nel 1923,
l’architettura, la fotografia e i film. La passione per la prima gli è inventa il termine “poetismo”. Vi dedicherà numerose riflessioni e
trasmessa probabilmente da Le Corbusier, per la seconda da Man uno scritto-manifesto dal titolo Poetismo, apparso nel luglio del
Ray. È colpito dall’atteggiamento rigoroso del primo, aperto alla 1924 su “Host3”.
forma ma alla luce della logica meccanica introdotta dalla civiltà Il poetismo è, per usare un termine caro ai formalisti della scuola
industriale, ed è affascinato dalla capacità del secondo di attivare, di Praga, una funzione, un modo di vedere le cose. L’arte di vivere e di
attraverso un mezzo in apparenza così oggettivo come la macchina godere del mondo. In quanto atteggiamento, non si sostituisce allo
fotografica, un modo originale di guardare alla realtà. strumento, ma ne finalizza l’uso. Lo strumento è il costruttivismo
Negli stessi anni scopre il costruttivismo. Del movimento che, radicato nella scienza e nella tecnica contemporanea, permette
apprezza la volontà di fare tabula rasa della tradizione per un di vivere la realtà per quello che è, di scoprire le infinite possibilità
processo razionale di costruzione dell’oggetto fondato sulle esigenze dei nostri sensi, la razionalità soggiacente alla natura.
dell’uomo e sulle leggi imposte dalla struttura portante, dai materiali Il poetismo – afferma Teige – non è quindi l’opposto, ma il
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necessario completamento del costruttivismo. Non è difficile attaccarlo a proposito del concorso del Mundaneum.
trovare nell’estetica di Teige motivi ricorrenti del formalismo russo Il purismo, afferma, dietro il rigorismo macchinista nasconde
e della scuola di Praga, in particolare di Sˇklovskij e Mukařovsky´. nostalgie classiciste e forse accademiche. Voglia di colloquio con il
Di Sˇklovskij è il senso del nuovo, la capacità che ha l’arte di passato, piuttosto che apertura al futuro. Bisogno di trovare il noto,
rimettere in gioco le categorie spaziotemporali mostrando l’oggetto piuttosto che apertura per l’inaspettato.
sotto una luce diversa. Di Mukařovsky´ l’insistenza sul concetto È il lavoro di Mart Stam, di Hans Wittwer, di El Lissitskij,
di funzione estetica: l’arte non ricorre a strumenti extrascientifici, di Hannes Meyer che invece guarda con crescente attenzione.
come vorrebbe una certa tradizione mistica o romantica, ma guarda Teige attiverà con quest’ultimo un fitto scambio di idee. Meyer,
la realtà del mondo, che è unica, da un punto di vista originale, cioè subentrato a Gropius, cercherà di coinvolgere l’amico praghese
quello della contemplazione disinteressata. In entrambi i pensatori nell’esperienza del Bauhaus, ma, licenziato nel 1930, non farà a
vi è l’insistere sull’inaspettato, sull’irrompere del nuovo che genera tempo ad assumerlo in pianta stabile.
il processo artistico. A differenza dell’arte accademica, che rafforza
i nostri preconcetti, perché accetta un sistema di norme apprese 5.10 Lezione De Stijl
e tramandate, l’opera contemporanea produce relazioni prima Dotato di energia e curiosità instancabili, Theo van Doesburg
ignorate, materializza mondi da scoprire. Racconta un desiderio è presente nel maggio del 1922 al Congresso internazionale degli
orientato verso un universo possibile, che si dischiude con l’apparire artisti che si svolge a Düsseldorf, organizzato da El Lissitskij, nel
di un segno attraverso cui l’oggetto si presenta come epifania del quale viene lanciata la Fazione Internazionale dei Costruttivisti. È
reale, profezia di liberazione. tra i promotori del successivo convegno, che si svolge a Weimar
Troppo raffinato nel suo formalismo immanentistico e anticlassico nell’autunno, in cui scoppia uno scontro tra costruttivisti e dadaisti
nell’ansia di disvelamento, attraverso l’arte di mondi nuovi, Teige e dove, invece di parteggiare per i primi, come ci si sarebbe aspettato
non può che vedere con crescente sospetto il purismo di Le Corbusier. da un esponente De Stijl, perora la causa Dada.
Segnali di distacco s’intravedono a partire dall’inverno del 1923- Sempre nel 1922 fonda la rivista “Mécano”. Direttore I.K.
24, quando appaiono su “Stavba” commenti critici sul libro Vers Bonset, grafica di Theo van Doesburg. Escono quattro numeri. Poi,
une architecture. Nel 1925 Teige insiste sul costruttivismo nei testi con Schwitters, Hausmann, Harp e Tzara organizza una campagna
Il costruttivismo e la liquidazione dell’arte e Il costruttivismo e la dada in Germania che tocca le città di Weimar, Jena, Dresda e
nuova architettura in URSS. Nel 1927, insieme al progetto di Le Hannover. Van Doesburg, la moglie e Schwitters proseguono il giro
Corbusier per l’edificio della Società delle Nazioni, appoggia quello in Olanda (vi abbiamo già accennato in un paragrafo precedente).
di Hannes Meyer, che preferisce. La rottura matura probabilmente Nel 1923 escono cinque numeri della rivista “De Stijl”: i testi
nel 1928, quando Le Corbusier si reca a Praga e impartisce lezioni sono in prevalenza a firma van Doesburg, Bonset e Aldo Camini
su ciò che l’architettura debba essere. Nel 1929 Teige non esita ad (quest’ultimo, lo ricordiamo, è il suo pseudonimo futurista).
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Scrive nel 1923 un opuscolo dal titolo Wat is Dada???, “Cosa è Giovanni Fanelli, in una monografia su De Stijl, rintraccia le
dada???”, in cui afferma che il dadaismo è un modo di vedere la vita, fonti alle quali probabilmente van Doesburg e van Esteren hanno
di mettersi sempre in discussione, non è uno stile. Collabora con la attinto. Sono: i progetti di Rietveld, in particolare la gioielleria
rivista “G – Material zur elementaren Gestaltung”, “G – Materiali GZC; i lavori di van Doesburg a Weimar; i Proun di Malevicˇ e
per una formazione elementare”, curata dagli amici Werner Gräff, El Lissitskij; i progetti di van Leusden e le case in laterizio e in
Hans Richter ed El Lissitskij e finanziata da Mies van der Rohe. cemento armato di Mies van der Rohe. Il risultato è però originale.
Nel 1922 conosce Cornelis van Eesteren che, su consiglio di Van Doesburg scrive nel 1927 sul numero di “De Stijl” per il
Behne, si è recato a fargli visita a Weimar. I due si rivedono nel decennale: “per quel che concerne l’architettura si può parlare di
marzo del 1923. Van Doesburg, cui è offerta da Léonce Rosemberg un’architettura fino al e dopo il 1923”. Visitano la mostra di Parigi,
l’occasione di organizzare una mostra a Parigi, decide di presentarvi restandone impressionati, Le Corbusier, Léger, Mallet-Stevens e
opere di architetti vicini alla poetica De Stijl, quali Oud, Mies, numerosi giovani architetti. La mostra deve avere fornito non poche
Kiesler, Rietveld, Huszár, Zwart. Vuole esporre anche i propri indicazioni anche a Rietveld, che nel 1924 realizza a Utrecht una
progetti e intuisce che può metterli a punto con van Eesteren, il costruzione sulla Prins-Hendriklaan: è Casa Schröder, il capolavoro
quale è in grado di garantirgli professionalità e conoscenze tecniche dell’architettura neoplastica.
che a lui, critico e pittore, mancano. All’esterno la Casa Schröder appare come una costruzione
La mostra si svolge alla galleria L’Effort Moderne dal 15 ottobre scomposta in piani che, a differenza delle precedenti opere di van
al 15 novembre. I tre lavori presentati dal duo sono il progetto Doesburg, sono superfici effettive, lastre bidimensionali e non
per la residenza di Léonce Rosemberg, per una maison particulière semplici campiture di colore sovrapposte all’involucro murario
e per una casa d’artista. Nonostante una superficiale somiglianza (vi sono eccezioni, come lo spigolo sulla sinistra di chi guarda il
stilistica, sono tre costruzioni concettualmente diverse tra loro, prospetto principale, che è risolto con un artificio cromatico). Si
a significare che il credo De Stijl non può essere ridotto a una noti in proposito la finestra d’angolo che smaterializza il volume
formula. La prima è una sequenza dinamica di volumi nello e il fatto che la composizione sia retta dall’equilibrio asimmetrico
spazio, una struttura giocata sulle concatenazioni, ritmata delle tra le pensiline, proiettate sull’orizzontale, e tra i piani verticali
ampie bucature che ne esaltano i valori chiaroscurali. La maison quali il parapetto chiuso del balcone. All’interno, pannelli mobili e
particulière è una costruzione spaziale risultante dall’assemblaggio colorati articolano lo spazio. Al piano superiore garantiscono una
libero di piani colorati. La casa d’artista è generata dal montaggio fruizione differenziata di giorno, quando l’ambiente diventa unico,
di volumi suddivisi in piani colorati, ma tenuti ancora insieme da e di notte, quando lo spazio è suddiviso in stanze da letto per i
cornici che li delimitano. Riassumendo: la casa Rosemberg affronta componenti del nucleo familiare.
il tema del volume, la maison la trasformazione dal piano al volume, Nel 1924 nasce il periodico “Het Bouwbedrift”. Tra i redattori
la casa d’artista la trasformazione inversa dal volume al piano. è Wils. Van Doesburg vi collabora scrivendo, tra il 1924 e il 1931,
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cinquantuno articoli. Costituiscono – è stato notato – un abbozzo per qualche mese e un’interruzione dopo il numero 17 del giugno
di storia dell’architettura contemporanea in Europa. 1922. Nel novembre del 1923 esce il numero 18.
A partire dal 1924, fissa in 16 punti, poi ampliati a 17, i principi La rivista non va bene, moltissimi i resi, scarsa la pubblicità.
della nuova architettura. Sono: la forma concepita a posteriori Iniziano anche i contrasti tra Ozenfant e Le Corbusier. Eppure Le
e non data a priori; l’amore per i principi elementari quali luce, Corbusier nel 1922 ha realizzato, alla periferia di Parigi, lo studio
funzione, volume, tempo, spazio e colore; l’economia dei mezzi, il dell’amico. È una piccola costruzione con copertura a shed, la cui
disprezzo per lo spreco; la funzionalità; l’accettazione dell’informe austerità all’esterno è riscattata dalla spirale della scala a chiocciola
in cui riversare gli spazi funzionali; il rifiuto del monumentale a e da una grande vetrata d’angolo che, continuando all’interno nel
favore della leggerezza e trasparenza; il superamento della finestra lucernario a soffitto, individua tre lati di un ideale cubo trasparente.
intesa come buco nel muro; la pianta aperta e la fine del dualismo Sempre nel 1922 Le Corbusier progetta la Maison Citrohan,
tra interno ed esterno; l’apertura, invece che la chiusura, con un prototipo abitativo unifamiliare su più piani. William J.R.
suddivisioni fatte grazie all’aiuto di matematiche non euclidee e del Curtis nota acutamente che la Citrohan è un compendio dei
calcolo quadridimensionale; l’integrazione di spazio e tempo, cioè precedenti interessi dell’autore: vi sono le case in serie Domino;
lo spazio animato; la plasticità della dimensione spaziotemporale; le cellule cubiche mediterranee imbiancate a calce e viste nei suoi
la componente antigravitazionale, la propensione per ciò che è viaggi; i transatlantici tanto ammirati; debiti di lunga durata nei
aereo e si libra nell’aria; la soppressione della monotonia iterativa confronti delle forme disadorne di Loos; le case illustrate nella Cité
della simmetria e il rapporto equilibrato di parti diverse dove non industrielle di Garnier; gli atelier e i caffè parigini di periferia di
si distingue l’alto dal basso, la destra dalla sinistra; la plasticità inizio secolo.
poliedrica spaziotemporale; l’assunzione organica del colore È concepita come un modulo che, rivisto e sistemato con
all’interno della costruzione; l’antidecorativismo; la convergenza di opportuni accorgimenti, può diventare la cellula tipo di una
tutte le arti plastiche. nuova urbanizzazione. Le Corbusier ne propone una – la Città
per tre milioni di abitanti – in occasione del Salon d’Automne.
5.11 Verso un’architettura Il piano si basa su quattro concetti: il decongestionamento del
È dal 1919 che Le Corbusier, Ozenfant e il poeta dada e gionalista centro, l’innalzamento della densità urbana, il miglioramento della
Paul Dermée lavorano all’uscita della rivista “L’Esprit Nouveau”. Il circolazione veicolare, l’aumento delle superfici a verde. Prevede un
primo numero esce il 15 ottobre 1920. Altri seguono con scadenza centro urbano con ventiquattro grattacieli, seicentomila abitanti in
mensile sino al luglio 1921 (il soprannome Le Corbusier, come abitazioni a blocchi a redents aperti o chiusi e due milioni alloggiati
altri quali Paul Boulard, Saugnier, De Fayet, è uno pseudonimo in città-giardino.
per dare l’impressione che la rivista abbia un discreto numero di Nel 1923 ripubblica alcuni articoli apparsi sulla rivista con il
collaboratori). Nel novembre un numero doppio, poi una ripresa titolo Vers une architecture. Avrà notevole successo, tanto da essere
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presto tradotto in varie lingue (del 1927 è l’edizione inglese). Rameau. Terminato nel 1925, il complesso bifamiliare è opera di
Temi affrontati: l’estetica dell’ingegnere e delle macchine; il gioco un progettista ormai maturo. Si caratterizza per le lunghe vetrate a
dei volumi nella luce; la progettazione in pianta; l’eredità classica nastro e per un padiglione con parete circolare servito da un atrio
e l’importanza della geometria e delle proporzioni; la moralità in a tripla altezza.
architettura; la macchina per abitare; sino all’ultimo capitolo dal Dello stesso anno è l’esperienza del quartiere di Pessac, un
titolo emblematico: “Architecture ou Révolution”. esempio meno felice in cui Le Corbusier cerca di applicare i metodi
Vi si afferma: “Regna un grande disaccordo fra lo stato d’animo dell’edilizia standardizzata, ma che dimostra come i principi della
moderno, che è di ammonimento rivolto a noi, e l’accumularsi nuova architettura purista siano facilmente applicabili nelle case
soffocante di residui d’altri tempi. Il problema è di adattamento, e della moderna e ricca borghesia, meno in quelle economiche dei
sono in discussione le realtà della nostra vita. La società è animata lavoratori.
da un violento desiderio di quanto non è sicuro che essa potrà
ottenere. Tutto sta in questo: tutto dipende dallo sforzo fatto e 5.12 Expo di Parigi
dall’attenzione concessa a queste situazioni allarmanti. Architettura Il 1925 è per Le Corbusier anche l’anno dell’Esposizione
o rivoluzione. La Rivoluzione può essere evitata” universale di Parigi. Realizza un ambiente espositivo, il padiglione
Nel 1924 riprendono le pubblicazioni della rivista con otto dell’“Esprit Nouveau”, con annesso un diorama che visualizza le
numeri e l’anno successivo esce il numero 28, l’ultimo. È pronta proposte urbanistiche per una nuova città messe a punto a partire
un’altra uscita, ma lo scontro con Ozenfant è ormai irricucibile dal 1922 e un piano per il centro storico di Parigi, in cui propone di
e Le Corbusier dovrà pubblicarlo, in altra forma, con il titolo di abbattere la città vecchia per fare posto a spazi verdi su cui insistono
Almanach d’architecture moderne. Per il lavoro speso nella rivista, snelli grattacieli cartesiani.
sarà liquidato da Ozenfant con un assegno per una cifra irrisoria. Le Il padiglione, escluso all’inizio con il pretesto della mancanza
Corbusier lo conserverà per tutta la vita nel portafogli per ricordare di posto disponibile, è costruito all’ultimo momento in una zona
l’affronto subito. periferica dell’Expo. Disegnato, in stile purista, è giudicato dagli
Nel frattempo Le Corbusier acquista per conto di Raoul La organizzatori una mostruosità e circondato da una palizzata alta
Roche, banchiere di Ginevra, tele cubiste di Braque, Picasso sei metri per nasconderlo al pubblico. Sarà necessario sollecitare
e Léger dal mercante Kahnweiler. La Roche, che ha spirito da l’intervento del ministro per l’Educazione nazionale, conosciuto
mecenate ed è stato tra i sovvenzionatori dell’impresa dell’“Esprit attraverso Gertrude Stein, perché il padiglione possa essere
Nouveau”, gli commissiona nel 1923 una casa a Parigi con uno finalmente restituito alla vista.
spazio destinato a galleria dove poter esporre i quadri. Nello stesso Eppure, come vedremo, non mancano all’Expo altre opere di
lotto decide di costruire anche il fratello di le Corbusier, Albert architettura contemporanea offensive del senso comune, quale il
Jeanneret, musicista e direttore dei corsi di ritmica al conservatorio padiglione russo disegnato da Konstantin Mel’nikov, l’allestimento
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City in Space di Frederick Kiesler o il padiglione danese progettato Prefigurano il culto della donna anoressica: quando crollerà la
da Kay Fisker. Ma mentre i primi due possono essere visti come borsa, saranno chiamate le “donne-crisi”. Gabrielle Chanel, detta
scelte bizzarre di artisti stranieri e il terzo come una variante del Coco, le veste con tailleur con gonna decisamente sopra la caviglia.
classicismo modernista, la costruzione di Le Corbusier è un affronto I capelli sono à la garçonne, le calze di seta rossa. I manichini in
diretto alla nazione ospitante, un esplicito disconoscimento dell’art vetrina stilizzati. Il modello maschile è l’attore hollywoodiano
déco, di cui l’Expo celebra il trionfo. Rodolfo Valentino la cui morte nel 1926 fa precipitare migliaia di
Il Déco è un gusto piuttosto che uno stile che spesso si fan in una crisi d’isteria collettiva, che porterà a numerosi suicidi.
esaurisce nell’accettazione superficiale di alcuni valori moderni L’Expo di Parigi, programmato sin dal 1912 per il 1915, spostato
– il geometrismo cubista, il dinamismo futurista, il simbolismo al 1925 a causa dello scoppio della prima guerra mondiale, è la
espressionista – stemperati da un eclettismo vorace, che non vetrina di questo gusto, esasperato ed estremizzato. Ventuno gli
esita a contaminare motivi egizi, africani o babilonesi in prodotti stati presenti. Il padiglione italiano, disegnato da Armando Brasini,
lussuosi e di perfetta fattura artigianale. Il Déco è l’arte che negli spicca per bruttezza. Deludenti anche i padiglioni disegnati da
anni ruggenti fa accettare a una borghesia in ascesa le nuove linee Horta, la cui produzione sta regredendo verso un vuoto e pomposo
dell’età della macchina e, insieme, il momento di reazione che gli accademismo, e da Josef Hoffmann, elegante come sempre, ma
contrappone la citazione classica, e il reperto archeologico. snervato in un estetismo di modanature ingigantite alla scala
Dal clima Déco si fanno influenzare architetti di eccezionale dell’edificio, che i critici dell’epoca definiscono una conversione al
talento quali Frank Lloyd Wright – anche in questa luce sono da barocco italiano.
leggere le sue case californiane – , superficiali ma abili modernisti Si salvano il padiglione danese progettato da Kay Fisker,
quali Robert Mallet-Stevens, autore di raffinate costruzioni parigine, ritmato da corsi di mattoni rossi intervallati da fasce di cemento, il
o innovatori nel campo dell’arredamento quali Francis Jordain, padiglione polacco, che colpisce più per la sua sognante bizzarria che
René Herbst e Pierre Chareau, quest’ultimo, come vedremo a per il valore architettonico, e il sobrio padiglione neoclassico della
proposito della Maison de verre, sicuramente il più dotato dei tre. Richard-Ginori, disegnato da un trentaquattrenne promettente:
Il clima che produce il nuovo gusto è determinato da una società Gio Ponti.
cosmopolita, che legge Francis Scott Fitzgerald e si muove al ritmo Abbondano tempietti e mausolei. Il padiglione olandese disegnato
del charleston e del jazz importato dall’America verso la fine del da Jan Frederik Staal fa pensare agli edifici di culto orientali: è uno
conflitto mondiale. Che scopre la musica e la danza negra dell’allegra degli esempi meno convincenti della produzione della Scuola di
e scatenata Joséphine Baker che balla quasi nuda e affascina Loos e Amsterdam; solleva l’ira e le critiche di van Doesburg, giustamente
Le Corbusier mentre Man Ray accorre per fotografarla. risentito per l’esclusione di de Stijl.
Il sarto Paul Poiret già dall’anteguerra propone sfarzosi modelli Sono i sovietici, con il padiglione di Konstantin Mel’nikov, gli
di bellezza e uno stile di vita dissoluto con figure esili e slanciate. unici a puntare su un’architettura decisamente contemporanea.
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Mel’nikov è scelto a seguito di un concorso in cui sono invitati Gräff (la stessa sera, racconta, incontreranno Mies e parleranno di
undici architetti, quasi tutti appartenenti all’ala artisticamente architettura sino a notte fonda).
progressista, quali i fratelli Vesnin, Ladovskij, Ginsburg, Golosov. City in Space è un progetto utopico di una città che fluttua
Il suo progetto, schiettamente moderno eppure appariscente e non nello spazio. Una città aerea e senza peso dove vige il principio
privo di una certa retorica, lo fa scegliere, nonostante la giovane età statico del tensionismo contro quello dei momenti flettenti e
e l’inesperienza dell’autore, la cui unica opera di prestigio eseguita dove sono abolite le pareti perché l’uomo soffoca. Però che cosa
alla data del concorso è la bara in cristallo sagomato per il feretro sia il tensionismo nessuno lo sa. Infatti, quando Le Corbusier, che
di Lenin. conosce Kiesler attraverso Léger, gli chiede come si possa reggere la
Il padiglione realizzato è il risultato di una snervante opera di città e aggiunge: “Pensi di sospendere queste case agli Zeppelin?”,
revisione, per stare nei tempi e nei costi, che porterà una notevole questi gli risponde, evitando di approfondire il discorso: “No,
semplificazione del progetto iniziale, impostato su generatrici penso di sospenderle attraverso la tensione”. (Per natura utopista,
curve. Le revisioni, tuttavia, non nuocciono all’architettura. Kiesler perseguirà per tutta la vita temi ai limiti dell’impossibile.
Nella versione definitiva il padiglione è un corpo di fabbrica A cominciare dal Teatro senza fine, che prefigura già dal 1923 e
prismatico tagliato in diagonale da una scala. I due triangoli sviluppa in America, dove si trasferisce nel gennaio del 1926. Lo
hanno coperture con inclinazioni opposte raccordate da pannelli espone all’International Theatre Exhibition del 1926. Il modello è
inclinati e incrociati che fungono da copertura alla scala stessa. così innovativo da far apparire convenzionale il Teatro totale a scene
Una torre, realizzata con un traliccio reticolare, posta su un lato mobili disegnato nel 1927 da Gropius per Erwin Piscator. Seguono
della scala, funge da richiamo visivo. La costruzione, per motivi di la Space House, la Endless House e altri progetti che prefigurano
economia, è interamente in legno. Il colore rosso fiammante. Lo un modo di vita più creativo, radicalmente alternativo. Amico di
stile costruttivista. Josef Hoffmann lo definisce il migliore edificio Duchamp e di tutta l’avanguardia americana – ne parleremo in
dell’esposizione. Mostrano interesse Perret e Mallet-Stevens. seguito – realizzerà la galleria di Peggy Guggenheim).
Le Corbusier lo apprezza tanto da familiarizzare con Mel’nikov, Qualche parola ancora sul padiglione disegnato da Le Corbusier.
scarrozzandolo per Parigi. Non mancano ovviamente i giudizi È riduttivo vederlo come un’opera d’architettura in sé conclusa,
negativi dei tradizionalisti. estraniandolo dalla proposta urbanistica illustrata nel vicino
Al Grand Palais viene presentato l’allestimento City in Space del diorama. Il padiglione, infatti, è un modulo abitativo che trova
trentacinquenne Frederick Kiesler, un artista che vive a Vienna, ha la sua ragione solo in una prospettiva urbanistica. Non una casa
lavorato nel 1920 con Adolf Loos ed è entrato in contatto con il unifamiliare isolata, ma un blocchetto che si inserisce – ne prevede
gruppo De Stijl nel 1923, quando van Doesburg, favorevolmente 64 per piano, 340 per isolato – negli Immeubles villas che circondano
impressionato da una scena teatrale in movimento da lui allestita a il centro cittadino lasciato ai grattacieli cartesiani. È l’espediente
Berlino, lo cerca e gli presenta Richter, Moholy-Nagy, El Lissitskij, per contemperare alte densità abitative e insieme – si osservi in
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pianta la forma a “L” che racchiude un generoso terrazzo – per dare Taut apparirà nel 1929).
a ciascun abitante una casa con un grande spazio all’aperto, a sua Il libro è strutturato per opposizioni, alla maniera dei testi di
volta affacciato sul verde della corte: cioè, una condizione abitativa Wölfflin e Simmel che sono stati i maestri di Behne. È nello scontro
da villa anche a un banale appartamento situato al piano alto di un di due tipi ideali, di due aspetti contrapposti della realtà che nasce
blocco intensivo. una terza soluzione latrice di risultati inaspettati.
La prima opposizione è il contrasto tra l’aspetto funzionale e
5.13 Behne e la sintesi tra espressionismo e l’estetico. L’architettura dell’ottocento, secondo Behne, ha esagerato
razionalismo proprio in questo secondo aspetto, costruendo manufatti sempre
Adolf Behne è un critico di architettura.Il suo saggio più più estranei al loro scopo, alla semplice funzionalità, limitandosi
interessante, Der moderne Zweckbau, è del 1923, l’anno in cui a realizzare facciate, maschere alle quali non corrisponde un
è in contatto con Gropius per la mostra del Bauhaus dedicata organismo.
all’architettura internazionale (detto per inciso: è Behne che Sono stati Berlage, Wagner e Messel che hanno svolto un’azione
ha presentato a Gropius Moholy-Nagy). Behne spera nella liberatoria contro l’eccessivo estetismo, puntando sulla sincerità
pubblicazione da parte della casa editrice del Bauhaus, che, come si strutturale e il corretto uso dei materiali.
ricorderà, nasce nello stesso anno. Ma Gropius nicchia per evitare Il loro contributo è però rilevante più per ciò che insegnano a
di bruciare il suo Internationale Arciktektur. Il libro di Gropius non fare che per aver davvero dato vita a un’architettura originale.
esce nel 1925, quello di Behne l’anno successivo. Behne, con una Il primo a parlare un nuovo linguaggio è Wright, un americano
certa ostinazione, aggiunge sotto la dedica alla moglie: “Scritto nel che, a differenza dei tre precedenti, mostra come riorganizzare la
novembre 1923”. E, per lasciarne prova, pubblica tra il 1924 e il pianta, come far vivere lo spazio, come riconquistare l’orizzontale e
1925 alcuni articoli che anticipano le tesi del libro. un’asimmetria fondata sul movimento degli utenti.
Perché tanta caparbietà? Probabilmente per due motivi. Il primo Siamo arrivati al secondo capitolo: dello spazio disegnato. A
è che il 1923 è un anno di svolta per l’architettura contemporanea. iniziarlo non è un architetto, ma Henry Ford, il celeberrimo
Oltre alla mostra del Bauhaus, è l’anno in cui viene pubblicato Vers capitano d’industria americano. È lui che nelle proprie fabbriche
une architecture di Le Corbusier ed è il momento in cui maturano ripensa lo spazio sulla base delle esatte misure dell’uomo,
nuovi linguaggi: basti pensare al costruttivismo e a De Stijl. Il dell’igiene, della rispondenza pratica al bisogno produttivo. Behne
secondo motivo è che sinora non sono apparsi testi di un certo ne riporta il pensiero con ampi stralci tratti dall’autobiografia, che,
respiro dedicati alla nuova architettura e Behne ci tiene ad arrivare come abbiamo avuto già modo di notare, proprio nel 1923 esce in
per primo e con un certo anticipo (Internationale neue Baukunst di Germania con gran successo di pubblico.
Hilberseimer e Der Sieg des neuen Baustils di Behrendt usciranno Il corrispettivo europeo di Ford è il tedesco Peter Behrens, il
nel 1927 e Die neue Baukunst in Europa und Amerika di Bruno quale però, per il fatto di essere un architetto e per di più di animo
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classicista, tende alla stilizzazione, a differenza degli americani che distruggere ogni residuo di forma. Se infatti Häring pensa a una
ricercano il puro oggetto funzionale. Inoltre Berhens, con gli anni, casa per ciascun uomo e modella ogni stanza in modo diverso dalle
perde in freschezza e originalità tendendo a un’estetica sorpassata altre per accogliere una specifica attività, lo fa proprio perché il suo
di sfere, coni, cilindri. Il suo successore è Gropius con le officine ideale è antiformalista e consiste nella riduzione dell’architettura a
Fagus e lo stabilimento della mostra di Colonia del Werkbund. puro e assoluto strumento. Lo stesso può dirsi di Scharoun e dei
Si delinea una triade di innovatori dell’edilizia, attraverso suoi complicati organismi. Il loro ideale è il corpo, la natura, ciò
l’industria – Ford, Behrens, Gropius – , ma con tendenze a che sfugge a ogni standard.
produrre forme rigide, geometriche. A questi Behne contrappone Agli uomini dell’Est si contrappongono gli uomini dell’Ovest.
van de Velde, il quale riesce a superare l’astratto standard attraverso personaggi come Le Corbusier, che si prefiggono l’ottenimento
linee morbide, movimento e vitalità. Behne ricorda la polemica di standard, la classificazione in tipi, l’osservanza di norme, il
che oppone van de Velde a Muthesius al congresso del Werkbund raggiungimento di universali. La loro tecnica è basata sull’astrazione,
svoltosi a Colonia nel 1914 e sottolinea che, contro la tipizzazione sulla matematica, sulla ferrea disciplina. Sono loro i veri formalisti.
richiesta dal tedesco, il belga rivendica l’individualità e l’originalità Il funzionalismo degli espressionisti corre il rischio di diventare
dell’artista. grottesco, di perdersi nel romanticismo iperindividualista,
Sono due architetti tedeschi, Finsterlin e Mendelsohn, che mentre il formalismo razionalista precipita nello schematismo e
si fanno promotori di una conformazione spaziale ancora più nell’immobilismo del concetto. È solo la sintesi tra lo spirito dell’est,
aderente ai bisogni dell’utente. Sono loro i veri funzionalisti. al cui interno Behne mette oltre ai tedeschi anche i movimenti
Coloro che, contro la linea monumentale astratta, inventano la radicali russi e il futurismo italiano, e quello dell’ovest, in cui si
dinamica del movimento, che segna il passaggio all’umanizzazione trovano i classicisti di scuola francese, che può produrre una forma
della macchina. Finsterlin dimostra che, per essere a misura vivente. Behne sembra intravederla in alcune sperimentazioni
d’uomo, l’architettura deve diventare organica e quindi rinunciare dell’architettura olandese. Accenna sia alle forme aperte di De Stijl
alla forma, preferendo al cristallino l’amorfo. Mendelsohn inietta sia a quelle chiuse di Oud. Forse, continua, bisogna muoversi nel
l’energia. Anche se Behne critica l’eccessivo antropomorfismo senso indicato da Mondrian, forse nel senso – e qui introduce un
della Torre Einstein, nota che nella fabbrica della Herrmann & Ca tedesco – di Mies van der Rohe.
Luckenwalde di Mendelsohn vi è perfetta efficienza e un magnifico L’ultima parte del saggio è la meno chiara. Ricorrono però
fluire di vita. due parole illuminanti e – viste con la consapevolezza di oggi –
Il terzo capitolo supera il problema dello spazio per arrivare precorritrici: sono “relazioni” e “paesaggio”. Le relazioni appaiono
alla realtà progettata. Sono proprio gli espressionisti – o, come li a Behne come ciò che ci permetterà di superare la dittatura della
chiama Behne, gli uomini dell’Est – che perseguono a ogni costo forma geometricamente intesa, per proiettarci verso un universo
la funzione e non esitano, per raggiungere questo obiettivo, a sempre più qualificato da qualità immateriali, non definibili nei
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termini tradizionali del disegno. Il paesaggio come contesto nel Infine, vi sono in Behne aperture inaspettate per una nuova
quale esercitare i nuovi rapporti tra l’oggettività del sociale e cultura figurativa che cerca di uscire dalle secche della geometria,
l’individuale della natura, dove mediare tra forma e informe. della composizione, della sezione aurea, verso gli olandesi, verso i
Behne da un punto di vista culturale è meno raffinato di Teige, costruttivisti, verso la scuola del Vkhutemas. Mostrerà in questo
formatosi nel clima formalista praghese. Il libro Der moderne modo che il Movimento Moderno è più che una semplice etichetta
Zweckbau è però un testo fondamentale, per almeno quattro stilistica, è un fenomeno storico complesso, caratterizzato una
ragioni. pluralità di modi di sentire e da molteplici curiosità.
Intanto perché è la prima seria e organizzata genealogia del
Movimento Moderno. Da Berlage a Perret (citato a proposito delle
origini del pensiero di Le Corbusier, e scientemente non inserito
nel primo capitolo dedicato ai grandi precursori), da Gropius sino
a Oud e De Stijl. Se si escludono alcune omissioni, dovute anche
a una certa rigidezza dimostrativa teutonica, l’impianto appare
convincente ed è una base, assai matura e informata, per essere stata
scritta nel 1923, su cui costruire le successive storie dell’architettura
contemporanea.
In secondo luogo, Behne evita l’errore di sbarazzarsi
dell’espressionismo, riducendolo a un semplice accidente storico,
come farà molta storiografia seguente. Individua in questa corrente
la radice di un funzionalismo coerente, teso all’individualizzazione
del prodotto architettonico e sospettoso verso la standardizzazione
e la tipizzazione. Apprezza, e giustamente, l’importante eredità
di van de Velde. Sottolinea il valore di Mendelsohn, Finsterlin,
Häring, Scharoun.
Behne evita, inoltre, di sopravvalutare Behrens e Perret, e si
rifiuta di esaltare, pur senza trascurarne i molti meriti, figure della
nuova generazione quali Gropius che – nota giustamente – cambia
in cinque progetti cinque stili di rappresentazione, e Le Corbusier,
che cerca di spacciare per scientifico anche il proprio integralismo
ideologico.
162 torna al sommario 163
Parte 1 capitolo 6 programma di edilizia economica e popolare in grossi caseggiati
1933-1944 prodotto, sul finire degli anni venti e nei primi anni Trenta, una
fioritura di capolavori sembra approdare verso un atteggiamento
sempre più formalista riassumibile nelle banali formule dello stile
internazionale propugnato dalla mostra del MoMa del 1932.
Ma se l’architettura contemporanea, come vorrebbero Johnson
e Hitchcock, si risolve in uno stile, in base a quale presupposto
etico può pensare di migliorare il mondo? Cosa cambia allora – si
1.1 Dopo il classicismo chiedono e non senza ragione sostenitori e nemici del Movimento
Se c’è uno stile che a partire dal 1933 unifica vecchio e nuovo Moderno – se un edificio, invece che avere fattezze postcubiste ha
continente è quello classicista. Si esaurirà nel 1944, quando i quelle greche o romane?
disastri provocati dalla seconda guerra mondiale spazzeranno ogni Come accade in tutti i tempi in cui molte domande stentano a
velleità di camuffamento retorico. Hitler e Stalin pretendono per trovare risposta o ne trovano di sbagliate, in cui la tensione collettiva
i loro edifici celebrativi, e senza possibilità di alternativa, fattezze sembra esaurirsi e il gusto dell’opinione pubblica regredire, nascono
classiche. Mussolini, più tollerante e non privo di aperture e di proprio allora ipotesi operative alternative e originali linee di ricerca,
curiosità, è solleticato dall’idea della romanità che lo porterà a a volte minoritarie, ma non per questo meno coinvolgenti e tali da
preferire Piacentini e i tromboni di ogni tipo ai razionalisti. rimettere in discussione punti di vista acquisiti e consolidati.
La passione per timpani, colonne, cornicioni, composizioni Tra queste, due emergono: l’organica e la tecnologica.
simmetriche e assiali investe anche la Francia, l’Inghilterra, gli La prima, di maggiore successo, trova in Wright e Aalto i suoi
Stati Uniti, ridando fiato a un atteggiamento conservatore che, per due principali esponenti. Wright, nella seconda metà degli anni
la verità, anche in epoche precedenti non era mai venuto meno. Trenta, ha quasi settanta anni. Per lui il rapporto con la natura è una
E intacca il credo di alcuni architetti che in precedenza si erano dimensione acquisita già dal tempo delle Prarie e segue un ventennio
schierati per l’innovazione e l’avanguardia: tra questi Lurçat che, di sperimentazioni tese al recupero delle culture anticlassiche
nonostante avesse realizzato tra il 1930 e il 1930, il capolavoro giapponese e mesoamericana. Aalto di anni ne ha quasi la metà.
funzionalista della scuola di Villejuif, nel 1934 disegna un retorico Per lui, giovane esponente del CIAM, la tensione organica nasce da
progetto per l’Accademia delle scienze di Mosca e Oud che nel 1938 un approfondimento in senso naturalistico e psicologico del credo
realizza per la Shell un edificio tanto simmetrico e monumentale da funzionalista ed è condivisa con molti i suoi coetanei che parimenti
suscitare l’indignata reazione di numerosi colleghi, Philip Johnson sentono sempre più stretto il vestito postcubista. Del resto anche
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lo stesso Le Corbusier, che generazionalmente sta tra Wright e Maison Suspendue, un capolavoro – di cui abbiamo accennato nel
Aalto, a partire dagli anni Trenta, seguendo un originale percorso precedente capitolo – che mette in discussione le forme tradizionali
di ricerca, mette in discussione l’ideologia purista e i piani-parete dell’abitazione per un approccio dinamico e spazialmente
intonacati per orientarsi verso materiali naturali e forme plastiche coinvolgente pensato per moduli funzionali, e i progettisti Eugené
riprese dall’architettura spontanea. Beaudoin e Marcel Lods che realizzeranno nel 1935 una scuola
La seconda linea di ricerca è tecnologica. Ha anch’essa all’aria aperta, caratterizzata da una notevole flessibilità funzionale,
due sponde:negli Stati Uniti e in Francia. In America i punti e che collaboreranno, come vedremo in un successivo paragrafo,
di riferimento sono la rivista Shelter – nella quale scrivono con l’altro personaggio emergente dell’architettura francese, Jean
Buckminster Fuller, Knud Lonberg-Holm, Theodore Larson – e il Prouvé, alla progettazione della Maison du Peuple a Clichy, il
gruppo Structural Study Associates a cui partecipa anche Frederick primo edificio multifunzionale della storia dell’architettura del
Kiesler. La rivista prende posizione contro lo stile internazionale Novecento.
ospitando un infuocato intervento di Wright sulla mostra del
MoMA. Opere come la Casa Smontabile del 1932 di Alfred 1.2 Le Corbusier al bivio
Clauss, la Crystal House realizzata nel 1933 da George Fred Keck e Già da qualche anno prima della mostra dell’International Style,
Leland Atwood, la American Motor Home del 1934-35 disegnata le Corbusier mostra di abbandonare le forme puriste che avevano
da Robert McLauighin, il chiosco Polo Nord del 1938 di Betrand caratterizzato la produzione precedente e portato alla realizzazioni
Goldberg continuano la ricerca cominciata con la Dymaxion di di capolavori quali Villa Savoye.
Buckminster Fuller e ancora oggi ci colpiscono per l’innovativo Nel 1930 dopo aver sperimentato con i propri occhi la
carattere sperimentale. Nel 1935, esce il Time-Saver Standards, un dimensione dei paesaggi infiniti del Sud America, portato in volo
manuale di orientamento progettuale, teso alla razionalizzazione da Mermoz e Saint-Exupéry, dopo essere stato affascinato dal calore
del processo edilizio. Consolida i risultati di una cultura pragmatica e dalla bellezza sensuale della casbah dei paesi del mediterraneo
e professionale che, a partire dal secondo dopoguerra, produrrà una nonché folgorato da un incontro con la bellissima e conturbante
nuova stagione di capolavori. Josephine Baker nel viaggio di ritorno dal Brasile, propone i piani
Precedenti della linea tecnologica che si sviluppa in Francia sono per Rio de Janeiro e per Algeri: due grandi segni che poco hanno
la Maison de Verre di Chareau e le ricerche sul cemento armato a che vedere con la zonizzazione dello spazio delle sue precedenti
condotte da Perret, il quale, nonostante il suo approccio classicista, città ideali. Il piano Obus per Algeri, in particolare, è un nastro
è visto dagli architetti più giovani ( tra questi anche l’oramai autostradale che scorre lungo la costa al quale si agganciano sei
cinquantenne Le Corbusier) come un compagno di strada. A piani sottostanti e dodici soprastanti distanziati tra loro da circa
subire l’influenza delle nuove tecnologie saranno l’architetto 5 metri per dare modo di costruirvi all’interno, a chi volesse, la
franco americano Paul Nelson che tra il 1935 e il 1937 realizzerà la propria abitazione. In questo modo l’architetto ottiene tre obiettivi:
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realizzare una città lineare che guarda il paesaggio circostante, e delle zona giorno, alloggi piacevoli anche con costi contenuti. E,
trovare una formula, quella della macrostruttura, che permette agli insieme, cerca di sfatare l’accusa di realizzare alloggi solo per gente
utenti di gestire da soli alcune scelte (all’interno del nastro ognuno ricca avanzatagli dopo la realizzazione delle case al Weissenhof che,
può infatti realizzare la propria dimora nello stile che più gli piace) lo ricordiamo, furono tra le più costose dell’intero intervento.
e consentire al progettista un controllo della forma finale dell’intero Se nuove direzioni di ricerca si riscontrano nei progetti a scala
manufatto. Al di là degli allettanti disegni con i quali le Corbusier urbanistica, forti inquietudini teoriche emergono dai progetti edilizi
illustra il piano, non ci vuole molto a capire che dietro l’apparente con incursioni nel monumentalismo Beaux Arts, nel vernacolare e
disponibilità verso l’autocostruzione si cela il secco autoritarismo nel mondo dei linguaggi spontanei, nel surreale e nella metafisica
di chi vuole imporre a tutti i costi il proprio segno al territorio, e, anche, nel sondare le nuove tecnologie.
unito a una notevole ingenuità tecnica: il nastro di diciotto piani L’approccio Beaux Arts appare nel progetto per il Palazzo dei
avrebbe deturpato in modo irrimediabile la costa e dubitiamo che Soviet (1931), un edificio di dimensioni gigantesche con un
a collegare un così denso insediamento sarebbe potuta bastare una auditorium per 15.000 posti, uno per 6.000 e un parcheggio
semplice autostrada. Il progetto, rimasto sulla carta, avrà però un per 500 automobili. “Il Bolscevismo – affermerà Le Corbusier –
immenso successo soprattutto negli anni Sessanta quando, come implica qualsiasi cosa portata a un grado massimo”. E in termini
vedremo, l’approccio per macrostrutture sembrerà la soluzione conseguenti sarà la risposta: un impianto simmetrico, bloccato,
magica per contemperare l’esigenza di ordine dell’amministrazione distante dai più raffinati progetti per il Palazzi della Società delle
centrale con quella di libertà dei singoli utenti. Nazioni (1927) e per il Centrosoyuz (1928-35). Nonostante la
Accanto ai piani per Algeri e Rio, vi è la Ville Radieuse, un presenza di alcuni stilemi costruttivisti, quale il grande arco che
ennesimo disegno di città ideale proposto nel 1931 al posto della mediante esili tiranti regge la copertura della sala più grande,
Ville Contemporaine del 1922. È suddivisa in quattro fasce – attività emerge l’atteggiamento classicista ripreso dai maestri Perret
terziarie, residenze, servizi sociali e industrie – secondo la rigida e Behrens. E così l’architettura si tramuta in una macchina che
separazione delle funzioni teorizzata dal CIAM del 1933. Previsti, garantisce ordine, equilibri, proporzioni ma perde la scala umana;
per le abitazioni, i blocchi a redent. Sono nastri che si discostano fatta insomma più per stupire e meravigliare che per coinvolgere,
dagli immeubles villas del 1922 per una maggiore articolazione in come negli stessi anni stanno sperimentando gli architetti organici.
pianta e che, al loro interno, contengono appartamenti studiati per Le Corbusier, infatti, per quanto stia scoprendo proprio in questi
garantire a ciascun abitante uno standard di 14 mq.. Il progetto, anni, l’architettura vernacolare e spontanea, cercherà – almeno in
ispirato ai risicati standard dei vagoni letto e dedicato agli amici del una prima fase – di razionalizzarla, recuperandone le forme ad un
CIAM – del 1929, lo ricordiamo, è quello di Francoforte dedicato immaginario moderno, cartesiano. Così avviene per esempio per
all’alloggio minimo – vuole dimostrare la possibilità di ottenere, la Casa Errazuriz in Cile (1930), per la villa costruita per Madame
seguendo i principi della convertibilità degli spazi della zona notte Mandrot (1931) e nella casa per il week end nei sobborghi di Parigi
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(1935) dove usa tetti inclinati o a volta, le travi in legno e i muri per la Maison Clarté a Ginevra, per la Citè du Refuge, per il
in pietra. Nello stesso tempo, però, è progressivamente tentato a condominio di Porte Molitor e il Padiglione Svizzero nella città
sperimentare forme fortemente evocative che definirà con il nome universitaria di Parigi, tutti eseguiti tra il 1930 e il 1933.
di “oggetti a reazione poetica”, ispirandosi al surrealismo, una La Maison Clartè a Ginevra, anche per la precisione dei dettagli
corrente artistica particolarmente presente nella Francia di quegli e l’accuratezza esecutiva permessi dalle maestranze svizzere, è
anni per opera di Breton e dei suoi numerosi seguaci. Saranno l’opera più riuscita: per alcuni prefigura le ricerche High Tech che
costoro che gli suggeriranno di scoprire oltre la realtà visibile, il si svolgeranno in epoche successive. Non meno interessante è il
mondo dell’invisibile, delle pulsioni, dei sogni. E Le Corbusier, Padiglione svizzero perché articolato in tre volumi – ospitanti le
che dietro la sua maschera razionalista da orologiaio svizzero ha camere, il corpo scale e gli spazi collettivi – separati ma tra loro
sempre celato una cultura romantica e nietzschiana, ne subirà il dialoganti, perché insieme alla grande facciata in ferro e vetro,
fascino individuando la formatività proveniente dall’inconscio compare la pietra anche rustica e perché i pilotis cominciano
come l’aspetto complementare a una ragione cartesiana che avrebbe a perdere purezza geometrica (non sono più gli esili cilindri di
altrimenti rischiato di soffocarlo: il dionisiaco contrappposto e Villa Savoye) per acquistare in energia plastica; il tutto all’interno
insieme complementare all’apollineo. In questa luce, credo, occorra di un programma funzionale che sembra contemperare in un
guardare all’attico realizzato per Charles de Beistegui nel 1930- precario equilibrio astrazione e materia. Nulla potrebbe rendere
31, presso gli Champs-Elysées a Parigi caratterizzato da tre grandi con una immagine più chiara l’ambivalenza – tra entusiasmo
terrazze giardino e poco citato dalla letteratura critica perché non e disillusione—di Le Corbusier per il mito della macchina e, in
ritenuto in linea con l’immagine rigorosamente intellettualistica particolare, della macchina per abitare. E gà da questi primi anni
dell’architetto. Un’opera a cui, invece, lo stesso Le Corbusier dedica trenta sembra annunciarsi la nuova stagione del brutalismo, che a
ampio spazio nella sua Opera completa con fotografie ad hoc che partire dalla fine del secondo conflitto mondiale, lo vedrà produrre
ben esplicitano il gioco degli accostamenti surreali quali quello nuovi capolavori.
tra il camino esterno e l’Arco di trionfo, il valore quasi magico
della sezione aurea usata per disegnare la biblioteca e l’analogia di 1.3 Wright e la stagione dei capolavori
ascendenza manierista tra le arbitrarie forme geometriche degli Il periodo che va dalla fine degli anni Venti all’inizio degli
alberi, delle siepi e dei volumi architettonici. anni Trenta è per Wright uno dei peggiori. Alle scarse prospettive
A bilanciare queste incursioni nell’irrazionale vi sono, infine, professionali, determinate da una vita disordinata ma anche dalla
alcune opere che mostrano un sempre maggiore approfondimento crisi economica del 1929, si assomma la consapevolezza di essere
delle più recenti tecniche costruttive, a cominciare dalla doppia stato tagliato fuori dal dibattito, il sospetto di essere superato
parete in vetro e acciaio a cui corrisponde all’interno la creazione dalle nuove correnti architettoniche europee: da qui il progressivo
di un clima artificiale mediante condizionamento. Sono i progetti abbandono dello stile oramai antiquato e dalle vaghe ascendenze
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Déco che aveva caratterizzato la produzione angelene di case in A porre fine alle difficoltà finanziarie incontrate da Wright in
blocchetti di cemento armato, per un cauto avvicinamento al più questi anni – come abbiamo visto in un paragrafo precedente
attuale funzionalismo. Lo si vede, per esempio, nel progetto per – contribuisce l’idea di rilanciare Taliesin come un centro di
le case ad appartamenti E.Noble a Los Angeles (1929) dove non formazione aperto a giovani apprendisti, ampliandola per ospitare
pochi sono i riferimenti al linguaggio più evoluto degli ex discepoli nuovi residenti (1932). Tra questi, uno in particolare, si rivelerà
Neutra e Schindler, messo a punto nei progetti per Mr. Lovell. O estremamente utile: il giovane Edgar Kauffmann. Figlio di un
anche nel progetto per la casa sul fiume Mesa, a Denver (1931) ricco commerciante di Pittsburgh, Kauffmann si darà da fare per
con il quale parteciperà alla mostra del 1932 sull’International far sponsorizzare al padre Brodoacre City e per fargli costruire su
Style organizzata al MoMA da Henry-Russel Hitchcock e Philip progetto del Maestro una dimora di vacanza in località Bear Run,
Johnson. creando così le condizioni per la realizzazione di uno dei massimi
Sempre negli stessi anni Wright prefigura la propria città ideale: capolavori wrigthtiani: la Casa sulla cascata.
Brodoacre City (1931-35). La pensa come una città – territorio, Edificata – e non senza difficoltà – negli anni tra il 1936 e il
sul modello angeleno, dove ogni abitante ha diritto ad una casa 1937 la Casa sulla cascata è, insieme, una risposta al funzionalismo
individuale e ad un pezzo di terra, un proprio spazio, evitando dell’International Style e il suo superamento. Che sia una risposta
di addensare milioni di persone nelle metropoli-megalopoli, al funzionalismo, forse allo schiaffo inferto a Wright dai curatori
viste come origine di gran parte dei mali che affliggono la società della mostra del MoMA del 1932 ( si ricordi in proposito la
contemporanea; e a questo fine cerca di sfruttare le potenzialità dei beffarda affermazione di Johnson che, volendolo mettere fuori
nuovi mezzi di comunicazioni quali battelli, automobili ma anche gioco, relegandolo al ruolo di semplice precursore, lo bolla come
futuristici elicotteri pensati per un uso individuale, per realizzare il più grande architetto dell’ottocento), lo si vede da una radicale
piccole comunità di circa 1400 famiglie disperse nel territorio, semplificazione delle forme architettoniche. Tutto è chiaro,
fondate sull’autogoverno, e, quindi, estranee alla burocrazia che semplice, pulito, risolto geometricamente in un gioco dei piani,
contamina le moderne città industriali. La proposta è antitetica diversamente da opere precedenti dove invece predominavano
a quelle elaborate in Europa negli stessi anni basate, invece, i chiaroscuri ornamentali, i repentini passaggi dalle ombre alle
sulla concentrazione e sull’uso intensivo del suolo. E nonostante luci, i giochi decorativi di ascendenza orientale o mesoamericana.
Brodoacre condivida con la coeva Ville Radieuse di Le Corbusier Siamo però oltre il funzionalismo. Con la Casa sulla cascata, come
l’idea che la città debba scomparire per fare più posto al verde e alla è stato da più parti notato, si celebra, infatti, l’unione tra la natura
natura, se ne differenzia per il suo carattere più radicale. Brodoacre, e formatività umana, dove è la prima che fornisce all’architetto
afferma Wright “sarà una città talmente diversa dalla città del il pretesto con il quale operare, ma dove è solo la seconda che,
passato e da qualsiasi città odierna che probabilmente non saremo valorizzando e drammatizzando il dato empirico – nel caso:una
in grado di riconoscerla in quanto città”. piccola cascata, come tante-, lo trasforma nella dimostrazione di
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una possibile relazione, di un nuovo modo di intendere il rapporto dinamica e continuum spazio-temporale ma anche contiguità tra
tra l’uomo e il suo ambiente cioè in architettura organica. edificio e natura in un processo in cui si artificializza la natura e si
Schizzata in poche ore dopo una lunga elaborazione durata diversi naturalizza l’artificiale, con la conseguente fine dell’International
mesi – Wright disegnava benissimo ma difficilmente lo faceva prima Style, che contrappone i due termini, separando la costruzione,
di avere in testa tutto il progetto – l’intera composizione è giocata vista in termini idealizzati, dal contesto.
sul contrasto tra i leggeri piani aggettanti degli sbalzi intonacati e Sempre nel 1936 si offre a Wright la possibilità di realizzare un altro
la struttura verticale in pietra. Il proposito è di occupare lo spazio capolavoro: il complesso di uffici dell’Amministrazione Johnson
nelle sue direzioni e, a questo scopo provvedono sia le disposizioni Wax a Racine (1936-39). L’edificio, all’esterno, è caratterizzato da
dei piani, alcuni orientati in lunghezza e altri in profondità, sia i masse plastiche rese dinamiche dallo smussamento degli angoli e dai
percorsi. Si osservino, per esempio, i cambiamenti dei punti di vista raccordi curvi; all’interno da pilastri dendriformi che sostengono
che Wright impone a chi entra dentro la Casa: il visitatore dapprima un soffitto trasparente ottenuto dall’accostamento di tubi di
gode di una panoramica sul prospetto che ingloba la cascata, poi vetro pirex. Vetro pirex che è anche adoperato per le “finestre in
attraversa un ponticello dal quale vede la costruzione di scorcio e lunghezza” poste in alto, la zona di congiunzione tra il muro e i
il torrente dall’alto, infine è condotto dal percorso sul retro dove solai “proprio – nota Zevi – nel punto in cui tradizionalmente si
è disposto l’ingresso. Entrato, sperimenta uno spazio compresso appesantisce mediante il cornicione”.
che termina con un muro cieco in mattoni, e appena giratosi sul Così come la Casa sulla cascata mostra allo stupefatto pubblico
lato sinistro – e cioè cambiando di nuovo direzione – intravede il americano che è possibile vivere in modo diverso da quello a cui la
salone con le sue vetrate che si aprono sul paesaggio e dal quale, metropoli ci ha abituati, gli uffici della Johnson Wax dimostrano, a
finalmente, può osservare la natura che circonda l’abitazione. Si trent’anni di distanza dalla realizzazione del Larkin Building, che è
osservino, infine, le bucature, concepite come diaframmi attraverso anche possibile lavorare in modo diverso: in spazi che sono separati
i quali interno ed esterno entrano in relazione senza soluzioni di dal mondo circostante, introversi per ragioni funzionali ma, allo
continuità: lo si vede dal modo in cui il vetro, quando si incontra stesso tempo, tanto affascinanti da produrre un paesaggio artificiale
con il muro, si inserisce semplicemente nella pietra senza essere non privo di suggestioni naturalistiche, suggerito dalle colonne che
riquadrato dall’infisso o dal modo in cui sono smaterializzati gli ricordano gli alberi di una foresta e dalla luce proveniente dall’alto.
angoli, risolti con il semplice accostamento di due vetri al fine di La Casa sulla cascata e il Johnson Wax building, come ha notato
impedire l’interruzione dello sguardo provocato da un montante. il critico Frampton, “avrebbero senza dubbio trovato il loro luogo
Sguardo che, tuttavia è sempre filtrato da un elemento artificiale che designato in Brodoacre City”. Wright tuttavia in questi anni è
si trova oltre la finestra, per esempio il parapetto della terrazza, con occupato anche a pensare a come realizzare costruzioni a costi
il fine di mettere in relazione architettura e paesaggio circostante, più contenuti in grado di diventare modelli abitativi per la sua
impedendo una visione solo dell’una o dell’altra. Visione quindi città ideale. Il pretesto per affrontare l’argomento glielo fornisce
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la commissione della casa Jacobs presso Madison (1936-37). futuristiche – si osservi il modo in cui sono trattate le coperture – e
Nascono le Usonian, una variante delle Prarie, cioè abitazioni arcaiche perché legate alla pietra e ai colori locali.
che, come si ricorderà, avevano caratterizzato la produzione
dell’architetto tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento. 1.4 Asplund, Aalto e l’architettura organica
Le Usonian si differenziano dalle Prarie per una loro maggiore in Europa
modernità. Hanno, di regola, spazi più piccoli, un più integrato Erik Gunnar Asplund fa parte con altri studenti, tra i
rapporto tra la cucina e il soggiorno per tener conto della minore quali Lewerentz, di un gruppo che nel 1910 protesta contro
disponibilità di aiuto domestico, sono ancora più strettamente l’insegnamento impartito alla regia accademia di belle arti di
legate al terreno dal quale sono separate solo da un gradino, non Stoccolma per fondare una propria scuola di architettura. Sebbene
hanno tetti a padiglione ma piani. Wright, durante il corso degli brevissima – durò solo un anno – l’esperienza è fondamentale nella
anni, ne progetterà numerose. Alcune saranno pensate per essere maturazione di un personaggio, sostanzialmente estraneo a ogni
autocostruite con il minimo delle risorse finanziarie. Altre saranno linea, tendenza o stile che però ebbe un influsso notevolissimo nella
più costose, altre, infine, come per esempio la casa per Mr H.F. creazione di una scuola nordica.
Johnson (1937) lussuose. Nelle Usonian Wright sperimenterà i più Tra il 1920 e il 1928 Asplund realizza la sua opera più nota,
diversi materiali da costruzione: naturali e artificiali, Costruire nella la biblioteca pubblica di Stoccolma, un edificio di impianto
natura dei materiali non vuole, infatti, dire utilizzare solo materiali classicheggiante che riscatta una certa rigidezza di forme con una
naturali quali li legno, il mattone o la pietra, ma usarli tutti e solida quanto coinvolgente spazialità interna. Tra il 1928 e il 1933,
ciascuno in modo appropriato. Da qui l’impiego in alcune Usonian si avvicina alla poetica funzionalista e nel 1930 realizza il suo
del cemento – riprendendo le sperimentazioni dei blocchetti usati capolavoro, l’esposizione di Stoccolma, un complesso dalle linee
nelle case del periodo angeleno – e,più tardi, delle materie plastiche. moderne caratterizzato da una atmosfera creativa e giocosa. Denota
Diverse e numerose anche le matrici formali. Fondate su moduli un atteggiamento opposto a quello retorico e magniloquente delle
quadrati, rettangolari, romboidali, esagonali, circolari, mostrano tante esposizioni internazionali allestite nelle diverse città europee
una creatività senza uguali. tra le due guerre. Ma, anche, lontano dal contemporaneo approccio
Nel 1937, rinato a nuova vita e uscito definitivamente dal razionalista e cubista caratterizzato da volumi bloccati, elementari
tunnel della crisi, grazie all’enorme notorietà che gli procura la che richiamano l’ideologia macchinista. Con l’ampliamento del
pubblicazione della Casa sulla cascata, il settantunenne Wright municipio di Gotemborg (1934-1937), Asplund dimostra che
deciderà di costruire una Taliesin a Scottsdale (1937-38). Servirà è possibile intervenire in contesto storicamente molto delicato
a istituzionalizzare gli spostamenti dal Wisconsin per svernare in parlando un linguaggio schiettamente moderno. Con il crematorio
Arizona durante i periodi più freddi. Sarà un pretesto per realizzare del Cimitero Sud a Stoccolma (1935-40) ritorna al classico, ma
un ennesimo capolavoro: un complesso dalle forme insieme senza cadere nella trappola classicista.
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Sulla stessa linea, pragmatista e empirista, si muove tra il 1933 agli altri mobili in legno curvato che produrrà successivamente,
e il 1935 uno dei membri del CIAM, il finlandese Alvar Aalto, rappresenterà una sorta di manifesto della linea organica dove al
completando due opere di cui ha vinto i rispettivi concorsi nel posto di esili tubi in ferro cromato e rigide forme geometriche
1928 e nel 1927: sono il Sanitario antitubercolare a Paimio e la – si pensi ai mobili coevi disegnati da Le Corbusier o da Mies –
biblioteca di Viipuri. Entrambe possono essere ascritte allo stile prevarranno i materiali naturali e le curve riprese dal paesaggio
internazionalista del Movimento Moderno declinato secondo gli nordico.
indirizzi poetici della così detta Nuova oggettività: in particolare, Nel 1937, in occasione dell’Esposizione mondiale di Parigi,
vi sono notevoli riferimenti allo stile asciutto ed elegante di Duiker Aalto stupisce i colleghi del CIAM con un padiglione in struttura
che, con il Sanatorio di Zonnestral, eserciterà sul giovane Aalto ( nel d’acciaio rivestito da pareti in legno e con strutture accessorie in
1928 ha 30 anni) una notevole influenza. Vi è tuttavia in entrambe legno sorrette da tronchi sbozzati e annodati mediante corde in fibra
le realizzazioni, esattamente come nelle opere di Asplund, una naturale. Concretizzano il tema dell’esposizione – l’utilizzazione del
specifica attenzione agli aspetti percettivi unita alla sensibilità per legno finlandese come elemento strutturale e come rivestimento
la natura e per i materiali. Il sanatorio, per esempio, si apre nei due nella costruzione moderna – con un’opera, che, nella sua elegante
fronti principali al paesaggio circostante, si caratterizza per interni semplicità, ridicolizza i retorici, monumentali e classicisti padiglioni
colorati e utilizza nelle camere numerosi accorgimenti per rendere allestiti dalla Germania nazista su progetto di Albert Speer e dalla
meno oppressiva la degenza: soffitto colorato, riscaldamento ai URSS stalinista su progetto di Boris Iofan
piedi del letto, un sistema di ricambio d’aria che evita le correnti, Nel 1939, incaricato del padiglione finlandese per l’esposizione
lavabi disegnati in modo da ridurre il rumore dello scorrere di New York, ne taglia diagonalmente lo spazio interno, alto 16
dell’acqua, mobili in compensato ricurvo. Nella biblioteca Aalto metri, con una magistrale parete ondulata suddivisa in quattro
sperimenta uno spazio dove i libri – disposti lungo il perimetro fasce orizzontali sovrapposte che, inclinate, si proiettano sullo
di una sala a doppia altezza illuminata da generosi lucernari – spettatore. La più alta è in parte rivestita con illustrazioni dedicate
sono immediatamente disponibili agli utenti e, inventa, per la sala alla Finlandia, la terza al lavoro, la prima e la seconda ai prodotti.
per le conferenze e i dibattiti, un soffitto ondulato in legno le cui È l’opera matura di nuova architettura organica europea di cui
curve sono studiate per migliorare la resa acustica e, insieme, per Aalto si candida come guida ( negli USA a guidare il movimento è
suggerire le forme di una natura che non accetta di farsi imbrigliare ovviamente Frank Ll. Wright).
in composizioni lineari e ortogonali. Sempre nel 1939 è completata villa Mairea a Noormarkku. Ha
Personaggio versatile, nonché abilissimo professionista, nel una pianta ad L che, con l’aggiunta di una pensilina e della sauna
1932 Aalto produce per Artek, una fabbrica di mobili nella quale è tende a formare una U per delimitare su tre lati uno spazio interno
coinvolto in prima persona, la poltrona in legno laminato messa a nel quale è ubicata una piscina curviforme. All’esterno la villa è
punto per il sanatorio. Entrerà in produzione nel 1933 e, insieme rivestita con diversi materiali – mattoni, intonaco, pietra, legno,
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ardesia – ciascuno dei quali evidenzia i singoli aspetti volumetrici Perriand. E a realizzare prodotti di successo, su proprio disegno,
di una costruzione che si presenta in forma articolata per meglio quali poltroncine con sedili e schienali orientabili. Nel 1930, per
inserirsi all’interno del contesto ambientale, con un approccio che esempio, realizza con Beaudouin, Lods e André alcuni banchi
rammenta la poetica del pittoresco. Poetica sottolineata dall’inserto scolastici in lamiera pressopiegata e legno compensato progettati
di frammenti naturali, come per esempio gli esili tronchi di betulla in funzione ergonomica, regolabili in altezza e, all’occorrenza,
a sostegno della tettoia che segna l’ingresso principale. All’interno facilmente smontabili.
predominano i materiali caldi naturali gestiti in modo tale da Nel 1931 fonda la società anonima Les Ateliers Jean Prouvè con
valorizzare le loro differenti colorazioni. Gli immancabili tronchi la quale provvede alla fornitura di mobili in ferro e attrezzature
di betulla sorreggono la scala in legno chiaro che collega il piano per il completamento dell’ospedale Grange-Blanche progettato
terreno con il piano superiore e, per evitare la fredda esposizione da Garnier a Lione. Il lavoro lo impegna a lungo, soprattutto
delle strutture, i pilastri, in ebano nero, sono parzialmente rivestiti per quanto riguarda l’impeccabile progettazione ed esecuzione
di vimini. dei dettagli che richiedono diverse centinaia di disegni. Ma, alla
È un modo di procedere diverso da quello adottato da Wright fine, sarà in perdita. Agli anni Trenta risale la progettazione di un
che, invece, si confronta più decisamente con la natura circostante, sistema di pareti mobili e alcuni esperimenti di case o strutture
affrontandola con decisione, senza concessioni mimetiche e che, prefabbricate, leggere e facilmente trasportabili quali la maison
all’interno dell’abitazione persegue una logica spazialmente più BLPS del 1935, una abitazione di circa 3x3 metri pensata come
stringente e unitaria a cui sono subordinate le singole componenti, unità minima per le vacanze. Sempre al 1935 risale la realizzazione
arredi fissi compresi, al fine di farli diventare parte integrante della dell’Aeroclub Roland-Garros a Buc ( Parigi), una struttura in ferro
struttura. Ma forse, proprio perché la strategia di Aalto è più soft, con rivestimenti in vetro o in pannelli prefabbricati double face,
ha un enorme successo. Giedion aggiornerà il suo Spazio, tempo, con interposto strato isolante. Prefabbricati anche i blocchi sanitari
architettura per far posto al nuovo maestro e presto Aalto verrà con un procedimento che ricorda quello usato negli ambienti di
invitato in America per insegnare al MIT e lavorare al progetto dei servizio delle navi e degli aerei e che prefigura la cellula bagno
nuovi dormitori. Ne parleremo in un prossimo paragrafo. tridimensionale progettata tra il 1938 e il 1940 da Buckminster
Fuller per la sua Dymaxion. Le similitudini tra i due inventori
1.5 Prouvé: esercizi di High Tech sono numerose: entrambi lavorano principalmente con il ferro
Gli Atelier Jean Prouvè risalgono al 1923. È una officina e credono alla prefabbricazione e alla produzione in officina,
specializzata in opere in ferro che produce cancelli, gabbie entrambi sono affascinati dall’immaginario tecnologico, entrambi
d’ascensore, balaustre ma anche progetti di case e di mobili. L’attività puntano all’ottimizzazione dei materiali, al risparmio di materia,
lo porta a collaborare con i più importanti architetti e designer alla leggerezza, alla funzionalità e alla flessibilità senza cadere nel
della propria generazione: tra questi Le Corbusier e Charlotte tranello formalista, dove il rappresentare la modernità appare più
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importante che conseguirla. “Io non ho uno stile – afferma Prouvé come scriverà Le Corbusier con una immagine tanto cruda quanto
– non ho mai disegnato delle forme. Ho fatto delle costruzioni che efficace, le mani.
avevano una forma”.
Tra il 1936 e il 1938 Prouvé è impegnato con la realizzazione 1.6 Contraddizioni dell’architettura italiana
della Maison du Peuple a Clichy (Parigi). È un edificio di circa 40 Gli anni che vanno dal 1932 al 1935 in Italia sono segnati dalla
metri per 38 completamente flessibile al fine di ospitare funzioni costruzione della città universitaria di Roma e dai grandi concorsi
diverse che si alternano nell’arco della giornata e della settimana: che il regime promuove per realizzare alcune tra le sue opere
dal mercato alla sala per le conferenze. Ne viene fuori una più rappresentative: la stazione di Firenze, gli uffici postali della
macchina architettonica dove tetto, pareti e solai sono pensati come Capitale, la città di Sabaudia e – ma non verrà eseguito – il Palazzo
componenti mobili. Prefigura la ricerca della completa flessibilità del Littorio. Grazie all’onnipresente Piacentini che di queste
tentata trentacinque anni dopo dal movimento High Tech e – operazioni è, in un modo o nell’altro, il deus ex machina, sembra
almeno nelle intenzioni progettuali – da Piano, Rogers e Franchini raggiungersi un equilibrio tra le varie fazioni precedentemente in
con il centro Pompidou a Parigi del 1971-77 ( detto per inciso al lotta. Il “principe degli architetti”, infatti, con abilità di politico
concorso per il Pompidou uno dei giurati è proprio Prouvé). e di mediatore da tutti riconosciutagli, riesce a coinvolgere
Impegnato nella realizzazione, per conto di altri architetti, di nelle sue operazioni ( lo studio Piacentini realizza una quantità
facciate e sofisticati sistemi di tamponamento ( Frank Ll. Wright impressionante di progetti e di opere pubbliche nelle principali
che visita nel 1938 la Maison du Peuple, lo considera l’inventore città italiane: da Napoli a Ferrara, da Brescia a Torino e, soprattutto,
del curtain wall), Prouvè si occuperà per tutta la propria esistenza a Roma) anche i potenziali antagonisti, soprattutto se in grado di
di industrializzazione e prefabbricazione, nonché della produzione orientare l’opinione degli architetti attraverso la carta stampata o
di oggetti di raffinato design, alcuni dei quali godono di una iniziative sindacali. Nella città universitaria di Roma, per esempio,
certa diffusione. Tuttavia, come accadrà per Buckminster Fuller, coopta insieme Pagano e Ponti – cioè i direttori di Casabella e di
il suo sarà sempre un successo dimezzato: i suoi interlocutori gli Domus – Foschini al quale lui stesso è subentrato come direttore
riconosceranno abilità e genialità ma pochi avranno il coraggio di della testata Architettura ( compito che svolgerà dal 1932 sino al
seguirlo muovendosi in territori poco conosciuti. Da qui il fallimento 1943) nonché diversi esponenti del disciolto Miar.
della grande officina di Maxeville nella quale Prouvé, a partire dal Suo obiettivo è realizzare, con il massimo consenso possibile,
1947, in pieno clima postbellico, aveva riposto molte delle proprie uno stile fascista, di cui lui stesso è il custode e il garante, moderno
aspettative: sull’orlo del dissesto economico sarà assorbita nel 1954 ma estraneo ai canoni del Movimento Internazionale, dotato di
dalla Societé de l’Alluminium Francoise mentre lui sarà confinato “fisionomia unitaria, organicamente coerente e stilisticamente
all’ufficio studi, con una operazione che se gli permetterà ancora definito…in diretto rapporto con le influenze nazionali”. Uno
di operare, dall’altro lo debiliterà profondamente, tagliandogli, stile che nel 1934 sembra diventare quello ufficiale di Stato nel
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momento in cui Mussolini– ne abbiamo parlato nel capitolo I risultati sono deludenti: retorica e monumentalismo sembrano
precedente – loda pubblicamente la stazione di Firenze, il progetto trionfare. Solo alcuni progetti, e tra questi i due ( indicati come A
per Sabaudia e la Chiesa del Cristo Re, quest’ultima opera dello e B) del gruppo Terragni hanno il coraggio di attingere pienamente
stesso Piacentini. a un linguaggio contemporaneo. In particolare il progetto A, con
Consegnati nel luglio del 1934, gli elaborati per il concorso del una intuizione sorprendente, forse dovuta a Vietti, realizza una
Palazzo del Littorio offrono una esauriente panoramica dello stato grande quinta scenografica leggermente arcuata, contraddetta da
dell’architettura italiana degli anni Trenta. Oggetto del concorso: un taglio che la spezza in due e dal disegno delle linee isostatiche che
il palazzo simbolo del Regime, ubicato strategicamente nell’area emergono in superficie: un segno inquietante che, più che celebrare
dei Fori romani lungo la via dell’Impero, già inaugurata nel 1932 la perennità del potere, allude alla drammaticità del divenire
in occasione del decennale della rivoluzione fascista. Tra i giurati: della storia dove la precaria stabilità delle forme è resa possibile
Piacentini, Bazzani e Brasini. Tra i concorrenti i “milanesi” di ma, allo stesso tempo, è minata dalle forze in gioco. A rendere
Quadrante, la rivista nata nel maggio del 1933 e diretta da Bardi e da più convincente la tesi giocano le rovine dei Fori che circondano
Bontempelli. La testata, che si oppone all’asse Piacentini – Pagano l’edificio: fanno intravedere cosa succede alle forme quando le forze
delineatosi a partire dalla realizzazione della città universitaria, si che le hanno rese possibili mutano direzione e ne causano il declino.
caratterizza per la decisa attenzione alle poetiche d’oltralpe e in È appena il caso di osservare che, attraverso questo progetto,
particolare verso la lezione di Le Corbusier, incontrato nei CIAM ( Terragni e compagni mostrano che l’architettura moderna può
al IV Ciam del 1933 sulla nave Patris che si reca ad Atene vi sono avere un altissimo valore contestuale: tanto più efficace quanto più
Bardi, Bottoni, Pollini, Terragni ) e da questi invitato nel 1934 in evita di riprendere stilemi del passato per attivare, invece, rimandi
Italia per presentarlo a Mussolini con la speranza di fargli affidare e relazioni concettuali, di ordine più elevato.
un incarico per una delle città di nuova fondazione ( Figini e Pollini, Poeta del razionalismo e personaggio eternamente insoddisfatto,
da parte loro, nello stesso anno, realizzano a Milano, una raffinata Terragni sperimenta in questi anni più direzioni di ricerca. Nel
casa al villaggio dei Giornalisti che ricorda, forse sin troppo, villa 1936 è completata la Casa del Fascio a Como, forse il suo progetto
Savoie e le due abitazioni del Weissenhof ). più impegnativo e più sofferto in cui tenta di fare convivere lo
Per il concorso del Littorio i “milanesi” di Quadrante sono spirito innovativo del Movimento Moderno con un ideale di
suddivisi in due gruppi, uno formato da Banfi, Belgiojoso, perfezione di matrice greca. Ne viene fuori un prisma perfettamente
Peressutti, Rogers, Figini, Pollini e Danuso, l’altro da Carminati, proporzionato sui canoni della sezione aurea che si ispira alla lezione
Lingeri, Saliva, Terragni, Vietti e la collaborazione di Nizzoli e di Le Corbusier ma che, rispetto agli edifici puristi del maestro
Sironi. Presenti al concorso anche numerosi “romani” tra i quali svizzero-francese, è febbrilmente lavorato nelle sue articolazioni
Ridolfi, Libera, Piccinato, Muratori, Moretti, De Renzi, Foschini, per esaltare la dialettica tra il pieno del volume e il vuoto degli
Morpurgo, Del Debbio. Tra gli altri personaggi:Ponti e Samonà. spazi esistenziali. Gli scavi, gli scostamenti, il gioco delle proiezioni
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degli elementi strutturali fanno così pensare a un atteggiamento chiarezza, dalla gelosa amministrazione del denaro, soprattutto se
manierista in cui il distacco dalle fonti non avviene per rottura pubblico, dalla esemplare semplicità. Appassionato dall’edilizia
ma, come è successo per Michelangelo rispetto a Brunelleschi, per spontanea e rurale, nella quale ritrova queste qualità, la mette in
sviluppo plastico, cioè per portare alle estreme conseguenze spaziali mostra attraverso la propria collezione di fotografie, scattate in
il metodo estratto dal modello ( non è casuale che, in tempi più giro per le campagne italiane, con un intento polemico sin troppo
recenti, l’ultra manierista Peter Eisenman sia rimasto, a sua volta, chiaro nei confronti sia del tronfio monumentalismo di regime
folgorato dalle articolazioni sintattiche di questa opera e ne abbia che dell’estetismo dei giovani razionalisti, Terragni compreso.
fatto oggetto di continue riflessioni e di studi con un atteggiamento, Per Persico il problema della nuova architettura è, invece, di stile.
per così dire, manierista al quadrato). Non nel senso di formule superficiali, un po’ come per Johnson,
Rispetto alla Casa del Fascio, l’asilo Sant’Elia (1935-19837) ma di una idealità realmente assimilata che si traduce in energia
rappresenta un salutare ripensamento. Abbandonato un formativa, nella capacità da parte dell’architettura di dare sostanza,
atteggiamento che, alla lunga, avrebbe prodotto opere sempre più cioè forma, all’utopia. Questo stile non può essere né popolare,
estenuate, Terragni realizza il suo capolavoro: una scuola all’aria come vorrebbe Pagano, né nazionalista, come vorrebbe Piacentini,
aperta la cui architettura è fatta di spazio e di luce piuttosto che di ma europeo. E in questa luce è probabilmente da leggersi la sala
volumi chiusi e di pareti piene. Senza ossessioni classicheggianti, che organizza insieme a Nizzoli e Palanti dove, con la scultura
finalmente sembra respirarsi in Italia un’aria europea. di Fontana raffigurante Nike, celebra la dea come simbolo di
Un’aria sin troppo italiana, invece, si respira a Roma con La Casa un’Europa pacificata.
delle Armi, inaugurata nel 1936. L’autore, Luigi Moretti è di tutti Pezzo forte della triennale è la Mostra di architettura
gli architetti che lavorano nella Capitale il più dotato: colui che sa internazionale e una Galleria dell’architettura italiana tra gli anni
trasformare in una astratta e coinvolgente spazialità la lucentezza 1933 e 1936, entrambe curate da Agnoldomenico Pica. L’intento
dei marmi, i giochi della luce e le goffe ed elementari geometrie è mostrare che le nuove architetture, dalla Città universitaria alla
dello stile littorio. Stazione di Firenze, dalle case del fascio alle colonie estive hanno
Nel maggio del 1936 si apre a Milano la VI Triennale da molti contribuito alla creazione di un linguaggio originale che non teme
considerata il canto del cigno di Pagano e di Persico, il quale confronti con la realtà esterna.
ultimo però non riesce a vederla, essendo morto, in condizioni di Nello stesso maggio del 1936 Mussolini, dopo la conquista di
estrema indigenza e in circostanze misteriose cinque mesi prima. I Addis Abeba, annuncia la fondazione dell’Impero. Nel giugno, il
due, che hanno lavorato gomito a gomito alle pagine di Casabella, Bureau International des Expositions accetta la domanda dell’Italia
condividendo numerose battaglie e trasformandola in una rivista di ospitare una Esposizione Internazionale che dovrà tenersi nel
di statura europea, hanno approcci diversi. Per Pagano la nuova 1941. Mussolini fa di tutto per spostarla all’anno successivo e così
architettura può nascere solo da una rinnovata moralità, dalla rude celebrare degnamente con questa iniziativa, che avrebbe attratto
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l’attenzione di tutto il mondo, il ventennale del regime. Per ospitare ellittica del salone, il portico di accesso sono caratterizzati da colori
l’esposizione si pensa alla creazione di un nuovo quartiere, l’E42, che, e materiali diversi, nel Palazzo dei Congressi la piastra e il volume
collegato direttamente con via dell’Impero, contribuirà a proiettare della sala principale sono entrambi rivestiti in marmo con perdita di
Roma verso il mare: “tenderà a creare – si legge in un documento un certa spigliatezza di impronta metafisica ma con l’acquisizione
ufficiale – lo stile definitivo della nostra epoca…Ubbidirà a criteri di di un’aria più austera, in linea con le velleità imperiali del regime.
grandiosità e monumentalità”. Il compito di disegnare il quartiere Di Libera, ma sicuramente con l’apporto determinante del
è dato a Piacentini che coinvolge Pagano, Piccinato, Vietti, Rossi. committente e del capo mastro ( tanto che l’architetto eviterà di
Pagano è raggiante:”fusione perfetta di intenti e di entusiasmi”, citarla come sua), è una delle opere più riuscite del ventennio, la
dirà. Ben presto, però, i nodi vengono al pettine. Le ambizioni Villa di Curzio Malaparte a Capri (1938) dove le forme razionaliste
imperiali di Mussolini richiedono un’architettura magniloquente si piegano ad etimi locali e dialogano con l’aspro scenario naturale
e retorica fatta di archi e di colonne. Piacentini non esita a circostante.
fornirgliela con forti pressioni sui progettisti incaricati dei singoli Un altro capolavoro realizzato nello stesso anno, è il dispensario
edifici e scelti sia per chiamata diretta che per concorso. Inoltre non antitubercolare di Alessandria(1936-38) di Ignazio Gardella,
esita a trasformare l’asse centrale di distribuzione, originariamente un’opera razionalista in cui la severità dell’impianto si confronta
sopraelevato, in un vialone rappresentativo che però taglia con il delicato gioco chiaroscurale della parete di facciata. Nel
ignobilmente il quartiere in due. Pagano decide di porre fine alla campo dell’edilizia residenziale emergono, insieme ai complessi
collaborazione. Non così i numerosi architetti interessati ai lavori, residenziali firmati da Terragni (Casa Rustici a Milano del 1933-36,
molti dei quali accetteranno il compromesso. Dirà Libera “all’Eur Casa Giuliani-Frigerio 1939-40) le due palazzine di via Nicotera a
dove ancora si vede il cimitero delle nostre sconfitte, ognuno ha Roma (1937-38), disegnate da Luigi Piccinato: si caratterizzano
perso come poteva”. E, in effetti, lo stesso Libera, per poter realizzare per la schietta eleganza che contrasta non poco con l’anacronistico
il Palazzo dei Ricevimenti e delle Feste (poi Palazzo dei Congressi) eclettismo del quartiere circostante realizzzato negli stessi anni
deve ricorrere ad un progetto di concorso penosamente accademico trenta.
per, una volta aggiudicatosi l’incarico, approdare– sollevando Del 1939 è la sede della Società ippica di Torino di Carlo Mollino.
l’ira di Terragni che lo accusa di truccare le carte in tavola – a un Già in questa opera, caratterizzata spazi e da dettagli ricercati e
progetto decisamente migliore ma ipotecato dalle pesanti colonne inusuali, si delinea il tratto inconfondibile di quella che sarà una
poste sul fronte d’ingresso. Compromesso forse inevitabile per dare delle personalità più eccentriche del clima culturale italiano del
modo, ad uno degli architetti più dotati del regime, di realizzare dopoguerra, autore di raffinati patchwork stilistici che sonderanno
un’opera di valore che, riprendendo la felice intuizione dell’edificio i temi più diversi: dall’organico al surreale. È l’ennesima prova che
delle Poste all’Aventino, è una composizione per volumi puri. Ma oltre alla retorica tradizionalista della cultura ufficiale agiscono
se nelle Poste il corpo a C dell’edificio principale, il prisma a base in Italia, anche in quegli anni bui, spinte e tensioni divergenti e
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creative ma che, sporadiche e disperse, non raggiunsero – e non all’esposizione partecipano le più importanti industrie nazionali –
solo per colpa dell’ottusità del regime – una massa critica tale da il programma finale diventa una sommatoria di numerosi temi che
consentire un percorso diverso, più brillante e creativo. incoerentemente, in un modo o nell’altro affrontano il tema del
futuro.
1.7 The World of Tomorrow Fulcro dell’esposizione sono due strutture il Trylon e il Perisphere,
Il 30 aprile del 1939 inaugura a New York l’esposizione disegnate dall’architetto Wallace Kirkman Harrison, uno degli
universale, un evento preparato a partire dal 1935 quando è creato autori del Rockfeller Center che più tardi sarà in partnership –
il comitato per proporre la candidatura della città americana. Il ma sarebbe meglio dire: in opposizione – con Le Corbusier tra gli
titolo scelto è: Building the World of Tomorrow. Sintetizza una autori del Palazzo delle Nazioni Unite. Il Trylon è un obelisco che si
serie di riflessioni che coinvolgono esponenti di primo piano staglia verso il cielo, simbolo della città verticale, dei grattacieli che
del mondo della cultura, tra i quali Lewis Munford, il celebre punteggiano il profilo della metropoli americana. Il Perisphere è
sociologo americano. Questi vede l’esposizione come l’occasione una sfera il cui diametro è pari a 200 piedi, esattamente la larghezza
per mostrare al pubblico americano le possibilità offerte da un dell’isolato tipo della città di Manhattan. Il pubblico passando
approccio organico, mirato all’uomo nella sua totalità e svincolato all’interno del Trylon è condotto attraverso due scale mobili ( una
dalle schiavitù imposte dalla società delle macchine. A tal fine di 120 piedi: la più lunga sinora costruita) all’interno della sfera in
Munford suggerisce di ordinare le esposizioni in nove padiglioni due balconi circolari rotanti ognuno in una direzione diversa, senza
tematici dedicati al tema dell’housing, del cibo, della sanità, essere apparentemente retti da alcun supporto. Si ha modo così di
dell’educazione, del lavoro, dello svago, dell’arte, della vita politica osservare dall’alto il modello di Democracity, città ideale del futuro.
e della religione. E, attraverso l’illustrazione delle novità previste Consiste in un cuore verde dominato da un grattacielo di 100 piani
o prevedibili in ciascuno di questi nove comparti, prospettare dove sono ubicati i principali servizi della città. Vicino giardini,
al grande pubblico, con immagini chiare e convincenti, una parchi e attività sportive nonché altri edifici direzionali. Più in
panoramica delle opportunità offerte dal progresso tecnologico per là i quartieri suburbani. La vista di Democracity fa parte di uno
il miglioramento della qualità della vita della popolazione. Propone spettacolo multimediale non privo di effetti scenici all’avanguardia:
di affidare l’incarico dell’allestimento a Frank Lloyd Wright, uno tra questi, multiple proiezioni sulla calotta con immagini di uomini
dei pochi che può prefigurare concretamente un modello di habitat che ben presto avrebbero popolato la città ideale.
per il futuro in grado di dialogare con la natura e, al contempo, di È però Futurama, lo spettacolo messo in piedi dalla General
rispondere alle sfide poste dall’industria più avanzata. Di entrambe Motors nel proprio padiglione a captare l’interesse del pubblico.
le proposte non se ne farà nulla. Consiste in una successione di paesaggi automobilistici del futuro:
Come accade, anzi, in eventi dove numerosi sono i soggetti strade senza intersezioni, autostrade a quattro corsie, sistemi di
coinvolti e cospicuo è l’impiego di risorse economiche private – guida automatizzati. Lo show termina con l’atterraggio in una città,
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prima vista in immagine e poi vissuta all’interno di un modello in l’allestimento dell’E42 – che se non fosse stato per la guerra avrebbe
scala reale. Qui, da un percorso pedonale sopraelevato, lo spettatore dovuto ospitare la successiva esposizione internazionale – gli italiani
ha modo di osservare il traffico sottostante, naturalmente popolato mostrano di intendere la modernità, in termini di nostalgia del
dai nuovi modelli della general Motors. passato e di retorica imperiale piuttosto che di sviluppo tecnologico.
Vi è, infine, City of Light, lo spettacolo progettato da Harrison Nonostante le previsioni di oltre 60 milioni di spettatori, ne
ed allestito dalla Edison, dove gli spettatori sono posti di fronte a arrivano al 31 ottobre, data di chiusura, poco più di 26 milioni.
un grande modello di Manhattan dominato dai grattacieli e reso Per evitare la bancarotta la mostra deve continuare, dopo un
vibrante dal gioco delle luci. processo di restyling che ne cambia i contenuti, rendendola ancora
Pur nella loro diversità questi tre allestimenti, insieme con gli più popolare. Titolo della nuova esposizione è “Peace and Fredom”
innumerevoli altri, comunicano un messaggio di rassicurante anche in relazione al fatto che è appena scoppiata la guerra. Davanti
ottimismo: la città contemporanea non è il disastro che molti ai padiglioni nazionali si registra qualche tafferuglio ma ciò che
urbanisti e architetti vorrebbero credere e la tecnologia possiede è più inquietante è che continuano a essere presenti con propri
risorse per emendare i propri errori e per rendere vitale e piacevole padiglioni, e come stati sovrani, la Polonia, la Cecoslovacchia, la
la città del domani. Danimarca, l’Olanda, il Belgio e la Francia invasi dalle truppe
A rendere immediatamente percettibile questo entusiasmo per tedesche.
il futuro è lo stile streamlining, da alcuni anni in voga negli Stati
Uniti. Consiste nel disegnare oggetti con forme aerodinamiche, 1.8 Kiesler e il Correalism
vagamente futuriste. Vi si rifanno i mezzi di trasporto veloci che Nel 1939 Frederick Kiesler scrive un articolo sull’Architectural
servono a muovere i passeggeri da una parte all’altra dell’esposizione Record in cui lancia il Correalismo. Si tratta di una teoria da lui
e i treni di nuova generazione, nel padiglione dedicato ai trasporti messa a punto che si distacca dal funzionalismo e dalle fredde
ferroviari, disegnati da Loewy, che di tutti i progettisti che praticano visoni dell’International Style per propone un approccio che oggi
questo stile è sicuramente il più dotato ( detto per inciso: anche definiremmo olistico, in cui si mira più alla realizzazione di un
Wright nel disegno degli esterni degli uffici della Johnson Wax organismo complesso e alla effettiva interrelazione tra le sue parti
ne risente un po’ l’influsso, così come forse anche nel successivo che al disegno di una astratta composizione geometrica e dove, in
progetto per il Guggenheim). base alla lezione del surrealismo, il visibile manifesta quell’invisibile
Meno interessanti sono i padiglioni nazionali, se si fa eccezione che spesso sfugge ad una razionalità riduttivamente intesa. La
– ne abbiamo parlato – per il finlandese disegnato da Aalto, lo formazione di Kiesler è quella di un artista d’avanguardia. Cresciuto
svedese disegnato da Sven Markelius e quello della Pennsylvania a Vienna, dove sostiene essere stato discepolo di Loos, è influenzato
allestito da Gropius e Breuer. Tra i peggiori padiglioni spicca, con dal neoplasticismo – ne abbiamo parlato in un precedente capitolo
il sovietico, quello italiano: del resto, come mostrano le vicende per – e poi da Marcel Duchamp, da Breton e dagli artisti del suo
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circolo, personaggi che frequenta sia in Europa sia in America dove alla fine, non potendo più resistere a tanta sollecitazione percettiva,
si trasferisce nella seconda metà degli anni Venti. Lui stesso, più deciderà di farne a meno.
che praticare in modo sistematico l’architettura, è scultore e non
disdegna il design che però concepisce in senso plastico (una delle
sue opere più celebri, un tavolino in due parti, del 1935-38, ricorda
molto le forme di Arp). Nel 1942 allestisce a New York la galleria
Art of This Century dove sono esposti i quadri della collezione
di Peggy Guggenheim. Fedele ai principi del correalismo, secondo
il quale contesto e opera devono relazionarsi, Kiesler disegna
due diverse sale espositive: una per le opere astratte e una per le
opere dei surrealisti. Nella prima i quadri, concepiti come oggetti
free-standing sono disposti liberamente, fissati a terra e a soffitto
mediante esili fili. Nella seconda sala i quadri sono, invece,
disposti lungo le due pareti ricurve in compensato e distanziati
opportunamente da queste mediante bracci orientabili che evitano
l’altrimenti inevitabile interferenza tra curve e piani. Per quanto
ciascuna in tema con il tipo di opere esposte ( un allestimento
geometricamente più essenziale per l’arte astratta e uno più sensuale
per l’arte surrealista), entrambi le sale liberano le tele dalle pareti e
dalle cornici, facendole fluttuare per offrirle libere alla percezione.
Le sedute, appositamente disegnate, evitano allo spettatore di stare
scomodamente in piedi come nelle altre gallerie, possono essere
orientate in diverse posizioni per permettergli diversi punti di vista
e possono, all’occorrenza, fungere da supporti per altre opere. È
previsto, infine, un ambiente cinetico dove la visione degli oggetti
è mediata da meccanismi attraverso i quali si possono osservare
le opere come se fossero in uno spazio aereo, estraneo al contesto
della galleria. Anche le luci e i suoni, in base al principio del
coinvolgimento di tutti i sensi, contribuiscono all’effetto di insieme
per la gioia dei visitatori e la disperazione della Guggenheim che
268 torna al sommario 269
Seconda parte, Capitolo 2 Nell’anno successivo le osservazioni di Giedion sono da lui stesso
Risvegli: 1945-1955
riprese all’interno del volume New Architecture and City Planning
e suscitano numerose reazioni, tra cui la stroncatura di Lewis
Munford sul New Yorker. L’idea di una nuova monumentalità a
cui tornare, soprattutto dopo la tragica esperienza degli anni Trenta
funestata dalla magniloquente retorica dei regimi fascisti e con
ancora all’opera quella non meno disastrosa del regime staliniano,
appare, infatti, come un passo se non fuor di luogo, perlomeno
2.1 Una nuova monumentalità azzardato. E a poco serve l’assicurazione di Giedion che una nuova
Nel 1943, ancora in pieno conflitto mondiale, il pittore monumentalità, correttamente intesa, non può essere celebrativa
Fernand Léger, l’architetto José Luis Sert e il critico Siegfried nè ricorrere a clichés consumati ma deve incarnare, con forme
Giedion sono invitati dall’associazione American Abstract Artists a originali, i simboli di una comunità democratica, completando
collaborare a una delle sue pubblicazioni. L’argomento – una nuova a livello urbano una rivoluzione di contenuti e significati che il
monumentalità – che i tre decidono di trattare, congiuntamente Movimento Moderno già negli anni Venti aveva cominciato con la
e ciascuno dal proprio punto di vista, è per molti aspetti tabù, progettazione di nuovi edifici e, poi, proseguito negli anni Trenta
almeno tra i sostenitori del Movimento Moderno. Il fatto, poi, che con la formazione di nuovi quartieri.
ad affrontarlo siano tre personaggi impegnati in prima linea nelle Il tema, terminata la guerra, è ripreso nel 1946 da una conferenza
ricerche d’avanguardia, rende l’operazione ancora più problematica del Royal Institute of British Architects e nel settembre del 1948
e, allo stesso tempo, efficace. Léger, un pittore molto apprezzato dalla rivista Architectural Review con numerosi contribuiti, tra i
da Le Corbusier, è uno degli artisti postcubisti più noti a livello quali spiccano quelli di Walter Gropius e del brasiliano Lucio Costa.
internazionale; Sert è il promotore del GATEPAC ( Grup d’Aritistes Nell’Aprile del 1949, sempre sull’Architectural Review, interviene
i Tècnics Catalano al Progrés de l’Arquitectura Contemporánea), Lewis Munford con un articolo dal titolo Monumentalism,
autore del padiglione spagnolo repubblicano per l’Esposizione Symbolism and Style. Sostiene che l’epoca contemporanea non
Universale del 1937 dove venne esposto il Guernica di Picasso può produrre monumenti perché sono i simboli che sono venuti
e, dopo la fuga negli Stati Uniti avvenuta nel 1939, uno degli meno: “un’epoca che deprezza i simboli e ne ha smarrito il
esponenti di punta dell’università di Harvard; Giedion, infine, è il significato – aggiunge – non riuscirà ad innalzare alcun monumento
principale teorico del Movimento Moderno oltre che segretario dei convincente”.
CIAM, i Congressi Internazionali di Architettura Moderna. Il tema della nuova monumentalità ne presuppone un altro non
La progettata pubblicazione, forse per motivi contingenti dovuti meno impegnativo: la realizzazione di una città che vada oltre la
al periodo di guerra, non vide mai la luce. semplice sommatoria di funzioni elementari quali la residenza, i
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luoghi dello sport e del divertimento, le attività lavorative; cioè di a seguito dei bombardamenti. Coerentemente con gli assunti della
un organismo che, al pari dei migliori esempi del passato, abbia un carta di Atene, le Corbusier ipotizza una rigida separazione delle
centro nel quale gli abitanti si possano riconoscere e dove si possano funzioni: una città agricola, una città industriale ad andamento
incontrare. Su questo tema insiste Sert che nel 1944 pubblica un lineare, e una città degli scambi con forma radiocentrica.
saggio dal titolo “The Human Scale in City Planning” nel quale Pensata come una tessera della città ideale è l’Unità di abitazione,
sostiene il principio che le città contemporanee dovranno fondarsi che negli stessi anni (1945-1950) ha modo di realizzare a Marsiglia.
su unità di vicinato dove gli abitanti abbiano facile accesso, anche Si tratta di un gigantesco edificio di diciotto piani di altezza che
senza prendere l’automobile, ai servizi principali mentre, allo stesso ospita 337 appartamenti di 23 tipi, destinati ai diversi tipi di
tempo, si dovranno contrastare i sempre le sempre più diffuse realtà famiglia: dallo scapolo alla coppia senza figli sino a nuclei che hanno
suburbane che non usano la scala umana come “unità di misura”. da 3 a 8 bambini. All’interno dell’edificio – che è pensato come una
Eletto nel 1947 presidente del CIAM, Sert aprirà il settimo unità parzialmente autosufficiente: un villaggio o, se vogliamo, un
congresso, che si svolge a Bergamo, facendo un paragone tra la scala moderno Falansterio – sono previsti alcuni servizi residenziali: sono
umana della città lombarda e quella delle città moderne “vittime i piccoli negozi di generi alimentari e di prima necessità e l’albergo
del caos che risulta dal loro sviluppo disordinato e dalla mancanza che si trovano ai livelli 7 e 8 e le attrezzature sportive, tra le quali
di pianificazione”. Nel 1950 convince Le Corbusier a dedicare una piccola piscina e una pista di trecento metri, ubicate nel tetto-
l’ottavo congresso CIAM che si svolgerà l’anno successivo al tema giardino. L’idea è di ottenere una città compatta ma, allo stesso
“Heart of the City”, il cuore delle città. Comincia a prendere forma tempo, circondata dal verde, attraverso l’accostamento di numerosi
ciò che, più tardi, verrà chiamato l’Urban Design, un approccio di questi moduli. Il nemico dichiarato è lo sprawl urbano delle
ai problemi della città che non si limiterà alla rivendicazione di ville e villette che distruggono il territorio parcellizzandolo in una
astratti standard ma avrà a cuore il suo concreto disegno e il suo miriade di piccoli lotti.
effettivo funzionamento. A mettere a fuoco i termini del dibattito Realizzata in beton brut, cioè in cemento armato a faccia vista,
provvederà anche Giedion che proporrà, per esempio nel suo l’unità di Marsiglia è anche un manifesto teorico della nuova
libro del 1951, A Decade of New Architecture, un approccio architettura, un aggiornamento dei 5 punti che Le Corbusier aveva
maggiormente basato sulla “immaginazione spaziale”. messo a punto nella metà degli anni venti. L’edificio è infatti su
pilastri, ha una facciata libera, è completamente traforato e quindi
2.2 Le Corbusier e il brutalismo riprende aggiornandolo il tema delle finestre a nastro, ha una pianta
È tra il 1944 e il 1945 che Le Corbusier elabora la teoria dei tre libera e, infine, ricorre al tetto-giardino. Vi è però, rispetto ai tempi
insediamenti umani. Consiste in un ennesimo tentativo di stabilire i del purismo, la novità della scelta di un materiale dal forte impatto
canoni di una città ideale, resa ancora più necessaria dallo stato della materico, trattato per di più in maniera decisamente plastica, come
gran parte delle città europee, distrutte parzialmente o totalmente testimoniano i robusti pilastri al piano terreno e la modanatura
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che raccorda il soffitto al corpo superiore, gli scultorei camini del architettoniche, la chiesa di Ronchamp è in realtà un organismo
tetto e il trattamento fortemente chiaroscurale del volume della abbastanza semplice, scolpito attraverso tre gesti, come si può
facciata ottenuto attraverso la sequenza dei vuoti delle logge degli vedere osservando attentamente la pianta. Il primo è il segno
appartamenti. secco e deciso, quasi una sciabolata,del muro che ospita i canons à
Per attenuare l’impatto che un così forte gioco della materia lumière. Il secondo è la spezzata che lega il muro dell’altare con il
avrebbe potuto provocare, Le Corbusier ricorre a due espedienti: laterale, quest’ultimo chiuso da una curva che definisce all’interno
un rigido sistema di proporzioni fondato sulla sezione aurea e sulle l’area riservata al confessionale. Con la sua forma angolare delimita
misure di un uomo ideale – è il così detto modulor – e l’uso di colori uno spazio statico che si contrappone a quello più dinamico al
primari all’interno delle logge. Infine non disdegna – lo si vede fine di raccogliere al suo interno l’altare. Il terzo è la curva che
particolarmente nel tetto – di ricorrere a forme intriganti, quasi termina ad una estremità racchiudendo la fonte battesimale e,
oggetti a reazione poetica, contemperando in questo modo i due lati all’altra estremità, un altro confessionale: completa la chiesa, con
della propria natura: quello razionale teso alla standardizzazione, al la precarietà dinamica di un elastico teso. È attraverso l’energia di
metodo, alla dimostrazione cartesiana e quello irrazionale, aperto ai questi tre gesti che l’interno trapela all’esterno e viceversa mentre,
valori dell’arte e dell’ineffabile. grazie alle curvature imposte ai muri, le pareti assumono consistenza
È nella chiesa a Notre Dame-du-Haut, a Ronchamp, realizzata tra geometrica, diventando superfici plastiche. Ma affidarsi alla poetica
il 1950 e il 1955 che Le Corbusier sembra abbandonare le esigenze del gesto, come interpretano molti commentatori, è assumere
di una rigida razionalità per proiettarsi tutto verso la dimensione un atteggiamento arbitrario dove l’energia vitale predomina sul
poetica. Abbandonati i cinque punti, realizza una costruzione in metodo; da qui le numerose critiche e l’accusa di molti compagni
cui sembrano predominare la bianca muratura delle pareti e una di viaggio, di tradimento dei valori del Movimento Moderno. E,
copertura in cemento dal forte effetto plastico. All’interno l’edificio in effetti, con Rochamp una nuova pagina si apre: lo capiranno
è giocato sul contrasto tra la penombra e la luce colorata sparata da i protagonisti del Team 10, che, come vedremo, orienteranno la
finestrelle strombate – i canons à lumière – collocate in maniera ricerca architettonica verso nuove prospettive.
strategica lungo una parete insolitamente spessa. Ottiene così un Sempre nel 1950 Le Corbusier riceve l’incarico per progettare la
effetto fortemente scenografico rafforzato da un raffinato gioco città di Chandigarh, la nuova capitale del Punjab resasi necessaria
strutturale: l’edificio, infatti, pur sembrando realizzato in muratura a seguito dell’ottenimento dell’indipendenza della nazione
portante è in realtà vertebrato da pilastri nascosti nelle murature. indiana e della conseguente divisione tra l’India e il Pakistan con
Sono questi a sostenere la copertura, come Le Corbusier mostra l’assegnazione della vecchia capitale, Lahore, a quest’ultimo stato.
staccandola leggermente dalla sottostante muratura e determinando Le Corbusier si trova subito in sintonia con Nehru, il primo
un’ennesima fessura attraverso la quale filtra la luce. ministro indiano, nel pensare a una città degna della nuova nazione
Oggetto difficilmente catalogabile in base alle consuete categorie in grado di unire sia gli aspetti positivi delle città occidentali sia lo
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spirito di quelle orientali; una città quindi diversa da quella che definita come un gioco sapiente di volumi sotto la luce, mentre
avrebbe voluto Gandhi, meno monumentale e più aderente allo meno rilevanti sono i benefici funzionali, come testimonia la stessa
spirito agricolo e agli aspetti tradizionali della società contadina scelta del cemento armato, un materiale poco idoneo a confrontarsi
indiana. E, in effetti, il progetto per la nuova città, che prevede una con il clima locale. Così come del resto poco oggi resta della
popolazione di 500.000 abitanti, sembra, per molti versi, ripreso complessa simbologia – in parte ripresa dalla tradizione indiana,
dallo schema elaborato per la Ville radieuse. È caratterizzato dalla in parte dall’immaginario panteista dell’architetto – sulla quale Le
zona del Campidoglio, posta al vertice dell’insediamento e da una Corbusier ha impostato il programma urbanistico ed edilizio. Resta
maglia ortogonale di blocchi di 1200x800 metri vertebrati da un il fatto, però, che Chandigarh, nonostante le sue pecche evidenti,
sistema stradale minuziosamente organizzato in sette tipologie proprie del resto di ogni città di nuova fondazione, ha assorbito in
viarie che vanno dall’autostrada ai percorsi pedonali che arrivano maniera soddisfacente un aumento di abitanti non previsto e tra le
in prossimità delle abitazioni. A separare i blocchi provvedono varie città indiane, spesso ridotte ad essere un ammasso di tuguri,
quinte di alberi che danno al visitatore la sensazione di trovarsi in rappresenta un possibile modello insediativo.
un grande spazio verde piuttosto che all’interno di una moderna
realtà urbana. 2.3 Eames’ house
Attento alla dimensione monumentale e celebrativa, Le Nel 1945 John Entenza, direttore della rivista Arts & Architetture
Corbusier dedica massima attenzione agli edifici del Campidoglio: decide di lanciare il programma Case Study Houses. Consiste
la Corte di giustizia (1951-1955), il Palazzo dell’assemblea (1953- nella costruzione di case progettate nel territorio angeleno da
1961) e il Segretariato (1951-58). Realizzati in cemento armato a architetti sperimentali, quali Rudolph Schindler, Richard Neutra,
faccia vista continuano la ricerca brutalista iniziata con l’Unità di William Wilson Wurstel, Raphael Soriano, Craig Ellwood, Pierre
abitazione: quindi ricerca di effetti plastici, poetica del chiaroscuro, Koenig, Quincy Jones, allo scopo di dimostrare concretamente i
volumi geometrici elementari e oggetti a reazione poetica. Vi è vantaggi di un modo più contemporaneo di intendere l’abitare. Il
però in più una ricerca di forme adeguate al torrido clima locale. programma durerà sino agli anni sessanta e vedrà la realizzazione
Così la Corte di giustizia è composta da due corpi edilizi: quello di 27 abitazioni unifamiliari e di due edifici ad appartamenti. A
delle aule e un portale gigantesco che lo involucra proteggendolo progettare la casa numero 8 sono Charles e Ray Eames mentre
dai raggi diretti del sole; il Palazzo dell’assemblea è segnato da un la numero 9 sono Charles Eames e Eero Saarinen. Entrambe le
volume cilindrico che sormonta l’aula dell’assemblea fungendo abitazioni, una destinata a ospitare la stessa coppia di progettisti
da torre di refrigerazione; tutti i palazzi sono dotati di generosi e l’altra Entenza, saranno completate nel 1949 anche se la
brise-soleil che impediscono l’insolazione diretta. È appena il caso progettazione inizia già nel 1945, subito dopo la guerra: la prima
di notare che questi accorgimenti si risolvono in pretesti formali, è sicuramente la più interessante, mentre l’altra è testimonianza
in occasioni per mettere a punto una concezione dell’architettura di un rapporto di amicizia che lega Charles ed Eero. I due si sono
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conosciuti, infatti, nel 1938 a Crambrook, l’università progettata rappresenta l’antitesi al sin troppo raffinato metodo costruttivo
dal padre di Eero, Eliel, l’architetto che si era classificato secondo miesiano, che presto conquisterà molti architetti americani.
al concorso per il Chicago Tribune, suscitando l’ammirazione di Realizzata quasi in contemporanea con la celeberrima casa
Luis Sullivan, e l’autore della brillante stazione centrale di Helsinki, Farnsworth ( 1945-50), la residenza degli Eames, infatti, se ne
eseguita in uno stile neoromanico che ricorda insieme Richardson distacca per la sua concretezza, per il suo lessico più popolare:
e Berlage. Charles dal 1939 al 1940 collabora sia con Eero che è, come è stato notato, la manifestazione, sia pure in forma
con Eliel i quali dal 1937 lavorano in forma associata. Nel 1940, spettacolare, della vita di tutti i giorni e non l’ipostatizzazione di
sempre a Crambrook, Charles incontra Ray Kaiser, un’artista un concetto di bellezza operata, in nome di principi assoluti, per
che ha partecipato alla fondazione dell’American Abstract Aritist mezzo della riduzione a pure essenze degli elementi in gioco.
Group: il suo aiuto e il suo talento artistico saranno preziosi nella Racchiusa all’interno di una pianta quadrata di 42x42 piedi (
preparazione del concorso, bandito dal MoMA “Organic design circa 13 metri per 13) la Case Study #9, evita, a differenza della #8,
in Home Furnishing” che vede la partecipazione di Charles e Eero di mostrare la struttura, che viene nascosta dal tamponamento in
con poltroncine e sedie in legno curvato e un piacevole sistema legno, per focalizzarsi sullo spazio interno suddiviso in tre zone – del
di tavoli e cassettiere: serve infatti a svecchiare Charles dalla sua soggiorno, della notte, degli spazi di servizio ( garage e ripostiglio)
impostazione accademica e a introdurre, nel lessico ancora bloccato – ruotanti intorno ad uno studio, posto in posizione baricentrica,
di Saarinen, il quale si era formato con Gropius e Bel Geddes, il e senza finestre per realizzare un ambiente totalmente introverso e
gusto della gestualità propria dell’espressionismo astratto. Nel così evitare distrazioni visive.
1941 Charles e Ray si sposano e si trasferiscono a Los Angeles
dove incontrano Entenza che li invita a partecipare al Case Study 2.4 Wright: opere della tarda maturità
Houses. La prima delle due case, la n.8 – come dicevamo – è Dopo gli exploit della Casa sulla Cascata e degli altri capolavori
destinata a ospitare la coppia. Questa, per realizzarla al minimo degli anni Trenta, Wright, precedentemente in ombra nel suo esilio
costo, pensa a una struttura con componenti in ferro scelti da di Taliesin, viene riscoperto e rivalutato. Nel 1939 il Royal Institite
catalogo e alla tamponatura con pannelli in legno colorati e finestre of British Architects gli conferisce la medaglia d’oro. Nel 1940 il
anch’esse di produzione industriale. Componenti che tra l’altro, MoMA organizza una retrospettiva sulla sua opera. Tra il 1941 e
per un cambiamento di programma deciso all’ultimo momento, il 1943 compaiono una riedizione aggiornata dell’autobiografia,
quando già il materiale era arrivato in cantiere, vengono assemblati una raccolta di scritti e una monografia redatta da Henry-
in modo diverso da quello previsto nel progetto originario, quasi a Russel Hitchcock. Nel 1949 la Golden Medal gli è conferita
dimostrare che anche con prodotti prefabbricati è possibile pensare dall’American Institute of Architects, l’associazione professionale
a realizzazioni tra loro diverse. che in precedenza lo aveva snobbato. Nel 1951 una importante
Concreta nel suo pragmatismo costruttivo, la Case Study #8 retrospettiva è organizzata a Firenze dove riceve un’ennesima
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medaglia d’oro, mentre subito dopo a Venezia gli è consegnata una museo da ogni sua parte, presenta tuttavia alcuni inconvenienti che
laurea honoris causa. causano una ininterrotta conflittualità tra l’architetto e il direttore
Ferve anche l’attività professionale e Wright, a partire dagli anni del museo, James Johnson Sweeney. Il più rilevante è che gli
quaranta e sino alla morte avvenuta nel 1959 all’età di novantadue interpiani nelle zone in cui sono esposte le opere d’arte sono troppo
anni, fa fatica a stare dietro alle numerose commissioni di progetti, bassi per le dimensioni crescenti delle opere d’arte contemporanee
soprattutto case unifamiliari che gli vengono continuamente ( Wright risponde a questa critica dicendo che se fosse stato per lui
richiesti da un pubblico sempre più appassionato alla sua opera. gli artisti avrebbero potuto anche tagliare le tele troppo grandi). La
Tra i suoi clienti, facoltosi uomini di affari e personaggi del mondo luce proviene, poi, dai tagli orizzontali che all’esterno segnano la
dello spettacolo – nel 1957 la celebberrima coppia Marylin Monroe spirale e cioè proprio dalla parete dove si trovano i quadri – e non
e Henry Miller-, ma anche famiglie con possibilità economiche solo dall’alto come sarebbe auspicabile – con un possibile effetto
più limitate che ricorrono all’autocostruzione o alla realizzazione di abbagliamento. Le pareti inclinate, inoltre, poco si prestano ad
per fasi successive. A diffondere il mito di Wright, visto come un appendervi i quadri a meno che, per avere questi ultimi a piombo,
genio creativo disposto a combattere contro il mondo intero pur non si utilizzino dei distanziatori metallici che Wright aveva
di conservare l’integrità della propria arte, è la scrittrice Ayn Rand previsto. Infine Sweeney avrebbe preferito un colore bianco per le
che nel 1943 pubblica il libro The Fountainhead che nel 1949 pareti, mentre per Wright il bianco è un non colore, il risultato
verrà trasposto in un film di successo interpretato da Gary Cooper di una incapacità di scelta cromatica. Modificato gravemente ma
e Patricia Neal. non sostanzialmente dopo la morte dell’architetto, quando viene
Tra le opere eseguite nel dopoguerra il Museo Guggenheim ( inaugurato, il Guggenheim è comunque un oggetto talmente
1943-1959) è la più nota. Con le due spirali ( una più grande e una affascinante che ben presto diventa un landmark della città di New
più piccola legate tra loro da una fascia che, secondo una idea ripresa York. Prefigura una sempre più marcata linea di tendenza, verso
dagli edifici della Johnson Wax, funziona come una ideale cintura oggetti a forte carattere iconico, che d’ora in poi si affermerà nelle
di trasmissione) che si aprono verso l’alto è insieme un organismo città americane e europee: dalla Sidney Opera House di Utzon sino
che propone un modo nuovo di vedere l’arte, una sfida alla staticità al Geggemheim Museum di Bilbao di Gehry.
della legge di gravità e una critica alla griglia ortogonale della città Del 1949 è la realizzazione della chiesa unitaria di Madison,
di Manhattan. I visitatori, diversamente dai musei tradizionali dove un’opera dove Wright sembra rifare i conti con la stagione delle
sono posti di fronte a sequenze più o meno articolate di stanze, Prarie House. L’edificio si distende lungo la linea del tetto, la
arrivano, condotti da ascensori, sulla sommità dell’edificio e da qui cui gronda corre poco sopra la linea del terreno, relazionandosai
discendono lungo una rampa con una passeggiata durante la quale con il morbido andammento del paesaggio circostante, per poi
incontrano le opere d’arte. L’idea, affascinante per il suo carattere impennarsi in corrispondenza della grande vetrata che illumina la
dinamico e per la possibilità che dà di poter godere dell’intero sala destinata al culto.
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Nel 1950 e 1951 con le case per David Wright e per la famiglia non solo tra gli architetti newyorkesi. Tra i tanti che si recano alla
Friedman, l’architetto sonda le geometrie curve, dimostrando che mostra vi sono, per esempio, Charles Eames il quale scriverà un
anche con forme così difficilmente organizzabili si possono produrre articolo per Arts and Architecture e Frank Lloyd Wright, che così
organismi unitari caratterizzati da una coinvolgente dinamica gli rende pubblico riconoscimento anche se poi, esibizionista come
spaziale. Dimostrazione questa che gestirà impeccabilmente nel sempre, durante la vernice, fa alcuni commenti a sproposito sul
complesso di Marin County (1957-62), un intervento pensato alla “quasi nulla” miesiano, storpiato in un “tanto rumore per nulla”,
scala territoriale, ritmato da tutte le variazioni dello schema ad arco. che contribuiscono a freddare i rapporti tra i due (ricordiamo che
Tra il 1952 e il 1956 con la Price Tower a Bartlesville in Oklahoma Mies era rimasto affascinato dalla figura di Wright,tanto da andarlo
sperimenta una strategia per realizzare un edificio a torre di venti a trovare a Taliesin non appena giunto negli Stati Uniti e che Mies
piani senza le semplificazioni che caratterizzano gli edifici alti del è l’unico degli architetti contemporanei europei che il maestro
periodo: banali prismi con anonime sequenze di bucature o pareti americano mostra di apprezzare).
a specchio. A colpire l’immaginazione del pubblico americano è l’uso
Nel 1956 con il progetto per un grattacielo alto un miglio, poetico dell’acciaio e del vetro, due materiali che, nell’impiego che
Wright mostra che nella città territorio l’unica dimensione da ne fa Mies riescono a conferire alle costruzioni una monumentalità
evitare è quella intermedia perché non ha né la capacità di legare lontana dalla retorica degli edifici pubblici realizzati nei terribili
l’abitare al suolo – così come avveniva con la città orizzontale di anni Trenta dai regimi totalitari e, allo stesso tempo, una leggerezza
Brodoacre – né quella di proiettarlo verso il cielo così come accade e trasparenza che esaltano la tecnologia di una nazione uscita
con questo edificio di oltre un chilometro e mezzo d’altezza nel vincitrice dal conflitto mondiale e dotata di un apparato industriale
quale possono operare 120.000 abitanti. moderno ed efficiente.
Infine, con la sinagoga Beth Sholom di Elkins Park (1959) Tra i progetti più recenti presentati alla mostra vi sono casa
riprende il tema dell’edificio a pianta centrale, illuminandolo con Farnsworth (1945-1951) e gli edifici per l’Illinois Institute of
la luce filtrata attraverso il rivestimento trasparente. Technology di cui Mies è direttore già dal 1937, anno del suo
trasferimento negli States.
2.5 Mies americano La prima è una glass house, un edificio caratterizzato da pareti
Nel 1947, il Museum of Modern Art, su interessamento di Philip vetrate che sarà completato nel 1951: ne saranno influenzati, tra gli
Johnson, decide di tributare un omaggio Mies, organizzandogli una altri, gli Eames, Raphael Soriano, Craig Ellwood e gli altri architetti
personale e pubblicandogli una monografia. La mostra presenta della West Coast – che però, come abbiamo visto, declineranno il
una ampia panoramica dei lavori dell’architetto: da casa Kröller tema della costruzione in acciaio e vetro in termini più prammatici
del 1912 al padiglione di Barcellona del 1929 sino ai più recenti e meno lirici – e Philip Johnson che ne riprenderà il disegno per la
progetti in corso di realizzazione. L’evento ha una grande eco e propria abitazione a New Canaan, completata nel 1949.
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Appesa su due file di quattro pilastri in ferro ad ali larghe, Apartaments (1946-49), un edificio di 22 piani con struttura
Casa Farnsworth flotta ad un metro e mezzo di altezza sopra il in cemento con tamponamenti in mattoni fino all’altezza del
terreno. Vi si accede mediante due rampe di gradini intervallati parapetto, poi le torri al Lake Shore Drive, 860-880, di 26 piani,
da una piattaforma sfalsata rispetto alla casa e posta ad una interamente realizzate in ferro e vetro (1948-1951). Con la loro
altezza intermedia. Nonostante l’uso di materiali industriali che immagine trasparente costituiscono una novità per Chicago e, alla
ne rendono l’immagine decisamente contemporanea, vengono fine, si rivelano anche una operazione economica conveniente,
alla mente le abitazioni tradizionali giapponesi e il dialogo che costata 112 dollari al metro quadrato, una cifra minore di quella
queste intessono con la natura circostante. E, in effetti, vi è in Casa richiesta da altri sistemi costruttivi, e formalmente così convincente
Farnsworth una spazialità fluida e una ricerca ossessiva del dettaglio da rappresentare un motivo di ispirazione per numerosi edifici
e della perfezione formale che ricordano la cultura orientale: a degli anni 50, tra i quali Lever House a New York, realizzata nel
partire dalla volontà di eliminare ogni imperfezione delle opere 1952 da Gordon Bunshaft, della SOM. Tra il 1953 e il 1956,
in ferro mediante una preliminare sabbiatura e successiva pittura Mies continua la sua sperimentazione realizzando, sempre a
con vernice bianca sino alla cura con la quale è realizzato il corpo Chicago, i Commowealth Preomenade Apartaments (1953-56)
centrale di servizio rivestito in legno ed eseguito da un artigiano dove nasconde la struttura dietro a un curtain wall intervallato
tedesco di fiducia dell’architetto. dai consueti travetti a T. Ma l’occasione più importante gli viene
Su un registro simile, anche se pensati per un contesto più urbano, dall’incarico – procuratogli da Philip Johnson – di realizzare un
sono gli edifici per il campus dell’ITT. I primi ad essere realizzati grattacielo, il Seagram Building a Park Avenue, nel pieno centro
sono il Laboratorio di Ingegneria chimica e Metallurgia, l’Istituto di di Manhattan (1954-58). Nonostante un regolamento edilizio
Chimica e l’Alumni Memorial Hall (1945). Esibiscono la struttura impossibile che, per massimizzare le superfici costruibili, impone
metallica dipinta in nero e sono tamponati con parapetti in mattoni edifici a gradoni, Mies disegna un prisma perfetto arretrato rispetto
color sabbia sopra i quali sono montate le vetrate delle finestre. all’allineamento stradale. La minore volumetria è compensata dalla
L’impressione è della massima leggerezza e trasparenza nonché di maggiore essenzialità della costruzione e dalla realizzazione di una
un rigoroso formalismo minimalista che evita effetti decorativi, per piazza antistante l’ingresso dalla quale si può meglio apprezzare
prediligere soluzioni di dettaglio tanto semplici quanto raffinate. l’austero curtain wall in bronzo e in vetro scuro dell’edificio. Non
Più appariscente, grazie all’uso di travi estradossate che coronano si potrebbe pensare a una soluzione più essenziale ed elegante.
l’edificio e all’espediente della piattaforma di accesso già messa a Con il Seagram “il meno” è effettivamente “il più” e Mies realizza
punto con casa Farnsworth, è l’edificio per la Crown Hall e Scuola concretamente quell’ideale di classica perfezione che persegue da
di Architettura e Design (1950-56). quasi trent’anni di attività e che trova le sue radici nei progetti
Nel 1946 Mies incontra Herbert Greenwald un imprenditore europei degli anni Venti e Trenta. Il prezzo da pagare, tuttavia, è
di origini ebraiche il quale gli commissiona prima i Promontory quello di una rigidezza eccessiva, di un’algida monumentalità che
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non esita a sacrificare la fluida e avvincente spazialità che aveva casa a New Canaan.
caratterizzato le opere precedenti: dai grattacieli di cristallo, alla Dell’importanza dell’opera di Kiesler si accorgono invece artisti
casa Tugendhat, al padiglione di Barcellona. Dopo il Seagram non ed eretici. Il compositore John Cage afferra immediatamente
resta che il silenzio. la rilevanza di opere architettoniche e scultoree che esaltano il
vuoto, il nulla-fra-le-parti (nothing-in-between). La coreografa
2.6 Endless House Marta Graham gli commissiona scenografie per i propri balletti
Mentre Mies propone architetture sempre più astratte e sperimentali. E simpatia per la sua opera avranno Louis Kahn, che
minimali, lo scultore-architetto Frederick Kiesler, fedele ai principi ne apprezzerà l’ansia simbolica antifunzionalista, e Buckminster
del correalismo – li abbiamo brevemente illustrati nel capitolo Fuller con il quale nel 1952 esporrà al MoMA nella mostra, Two
precedente, parlando del progetto per la galleria Art of This Century Houses. New Ways to Build, nella quale sarà esposto il modello in
per la Peggy Guggenheim – lavora alla Endless House, una casa creta della Endless, accanto a una cupola geodetica.
senza fine, pensata come un guscio all’interno del quale gli ambienti Tra il 1959 e il 1960, Kiesler propone un’altra versione, più
si susseguono in un continuum spaziale. Ad essere banditi sono articolata, della Endless esponendola nella mostra Architettura
l’angolo retto e la griglia funzionalista, due principi contro i quali visionara, svoltasi al MoMa nel 1960. Nel 1961 i principi della
nel 1949 Kiesler scrive il saggio dal titolo Pseudofunzionalismo Endless confluiscono nel progetto per l’Universal Theatre, una
dell’architettura moderna. Infatti, come testimonia la scelta di imponete struttura con due sale di 1600 e 600 posti, all’occorrenza
adoperare per la Endless forme che ricordano le caverne e i rifugi trasformabili. Dal 1957 (sarà completato nel 1964) lavora al
ancestrali, al di là dell’orizzonte seducente ma arido dell’intelletto, tempio del libro a Gerusalemme, l’unica opera di grande respiro
sono le ragioni del cuore che impongono uno spazio infinito, denso che riesce a concretizzare. Il risultato, per quanto affascinante,
di riferimenti simbolici e archetipici. nella successione degli spazi aperti e chiusi e nell’uso di forme
Personaggio atipico, Kiesler è sostanzialmente isolato dalla inconsuete per la tradizione architettonica occidentale, testimonia
cultura ufficiale. Philiph Johnson, curatore del Moma e in quegli però la distanza tra gli aspetti lirici dei suoi ben più affascinanti
anni totalmente preso dalla poetica miesiana del quasi nulla, ne progetti teorici e la più prosaica realtà di un processo costruttivo
sottovaluterà, per esempio, l’opera come onestamente riconoscerà che, forse per mancanza di esperienza, non riesce a padroneggiare
più tardi: “noi lo sentimmo un nemico (anche perché) la galleria completamente.
Art of this Century per Peggy Guggenheim (1942)… fu un attacco
a quella che noi credevamo allora dovesse essere l’architettura 2.7 Niemeyer
moderna”. Anche se, con la consueta intelligenza e preveggenza, già È Oscar Niemeyer che introduce in Brasile il linguaggio
dal 1951 acquisterà per il museo il modello in creta della Endless razionalista di Le Corbusier. Già nel 1936 con Lúcio Costa, Jorge
e nel 1953 gli commissionerà una scultura in legno per la propria Machado Moreira e Alfonso Edoardo Reyde invitano il maestro
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svizzero-francese ad assumere il ruolo di consulente per il Ministero è la casa Farnsworth realizzata da Mies tre anni prima: una glass
dell’Educazione a Rio de Janeiro (completato nel 1945), un edificio house inserita nel paesaggio circostante. Ma mentre la casa di
caratterizzato da una piastra e da una torre di quattordici piani Plano è, per quanto ineccepibile in ogni suo più minuto dettaglio,
poggiante su pilastri e orientata lungo la direzione nord-sud, con il una scatola, quasi un’ascetica idea platonica, la casa di Niemeyer
lato nord schermato da brise soleil in cemento e pannelli mobili in non ha un solo angolo retto ed è pensata come un susseguirsi di
absesto. Sulla terrazza, trattata secondo i principi del tetto giardino, sensuali curve che ricordano le opere biomorfe di Hans Arp e di
è ubicato un ristorante affiancato dai torrini degli ascensori e dai Alexander Calder o, se vogliamo restare a Mies, il suo progetto ben
serbatoi d’acqua, realizzati come se fossero oggetti scultorei e più espressionista per un grattacielo di cristallo del 1922 (mentre le
rivestiti con brillanti mattonelle color blu. estremità che avvolgono il soggiorno e la sala da pranzo, risolte con
Nel 1940, con la chiesa di San Francesco ad Assisi a Pampulha, tramezzi curvi in legno ricordano la celeberrima parete in ebano di
Niemeyer mette a punto il proprio personale linguaggio, casa Tugendhat). Vi sono alcuni riferimenti a Wright, per esempio
caratterizzato dall’uso del cemento armato a faccia vista umanizzato nella roccia che entra dentro la casa e che, così, la lascia sospesa in
attraverso il ricorso a forme curve e l’inserimento di macchie di una dimensione a metà tra l’artificiale e il naturale.
colore, anche in questo caso ottenute con il rivestimento a maioliche. Si racconta che Mies rimase non poco scioccato dalla vista
“Gli angoli retti creati dall’uomo, duri e inflessibili “, afferma, “non di un’opera così fortemente edonista, così barocca: “questa è
mi attirano”. E difatti nel Casinò di Pampulha (1940-42) i volumi una piccola costruzione, molto bella ma irripetibile” disse, non
curvi della sala da ballo si integrano con quelli più squadrati delle senza una punta di sgomento. E in effetti, le forme dinamiche e
sale da gioco, a loro volta supportati da pilastri di diverse altezze per fluttuanti di Niemeyer mostrano che il linguaggio moderno può
integrarsi con la complessa orografia del posto e collegati tra loro vivere benissimo senza il moralismo etico tipico delle realizzazioni
mediante rampe. dei Maestri, trasformandosi in un linguaggio piacevole, sensuale e
Progettista di successo, nel dopoguerra, Niemeyer è autore di fortemente comunicativo: insomma popolare.
numerosi progetti, alcuni decisamente speculativi, tra questi alcuni Un aspetto che non sfugge a Juscelino Kubitschek, il neo
giganteschi hotel, ma comunque umanizzati da linee sinuose e presidente della repubblica, il quale, passeggiando nel giardino
da un magistrale controllo del disegno d’insieme, ridotto a pochi della casa, propone a Niemeyer di realizzare, insieme con Lúcio
ma plasticamente significativi elementi. Tra il 1947 e il 1952, Costa, Brasilia, la nuova capitale.
a testimonianza di un riconosciuto successo internazionale, è
coinvolto con Le Corbusier e altri nella complessa vicenda della 2.8 L’architettura organica di Scharoun
progettazione del Palazzo delle Nazioni Unite a New York. Costretto durante il nazionalsocialismo ad abbandonare
Ma il suo capolavoro è una semplice abitazione, realizzata per se l’attività professionale e a limitarsi alla progettazione di qualche
stesso, nel 1953 presso Rio de Janeiro. Il modello preso a riferimento casa unifamiliare, Hans Scharoun, dopo la fine della guerra,
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trova impiego come direttore della sezione edilizia e abitazioni medioevale, o, meglio, un organismo organico che nasce dalla
della Grande Berlino. Nel 1946 organizza una mostra con il natura, secondo i suggerimenti dell’amico e maestro Hugo Häring
gruppo Planungskollektiv che illustra una ipotesi innovativa per con il quale Scharoun è in contatto.
la ricostruzione di Berlino. Licenziato dal Comune a causa di un Impegnato nella ricostruzione, Scharoun realizza numerosi
cambiamento di orientamento politico della giunta, nel 1947 è complessi abitativi. Si caratterizzano per l’attenzione, quasi
chiamato alla Technische Universität di Berlino dove insegnerà ossessiva, alla pianta e per la ricerca delle migliori soluzioni dal
sino al 1958. Ciò gli permetterà di dedicarsi, con la necessaria punto di vista tecnologico e distributivo. Nel complesso Romeo
tranquillità economica, ai concorsi, una attività in cui riceverà e Giulietta a Stoccarda (1954-1959), sonda due diversi schemi
numerosi riconoscimenti ma pochi incarichi. distributivi: con abitazioni accorpate intorno a un corridoio
Nel 1951 nella città di Darmstadt si svolge una conferenza dal centrale e con un ballatoio semicircolare. In entrambi i casi
titolo “Mensch und Raum”, l’uomo e lo spazio. Scharoun è invitato l’obiettivo è realizzare appartamenti possibilmente ciascuno diverso
insieme ad altri architetti tedeschi quali Otto Bartning, Rudolph dall’altro, ben illuminati e con vista. Non riusciamo a pensare a
Schwarz, Egon Eiermann, sociologi di fama internazionale quale una ricerca che differisca in maniera così radicale sia da quella di
Max Weber e filosofi del calibro di José Ortega y Gasset e Martin Le Corbusier che di Mies. A Stoccarda manca, infatti, la fissazione
Heidegger. Quest’ultimo presenta per l’occasione una lezione dal per la standardizzazione e l’unificazione dell’Unità di abitazione di
titolo Bauen, wohnen, denken, che, nonostante i trascorsi nazisti Marsiglia e l’ossessione di rigore e di semplificazione formale delle
del filosofo, sarà interpretata come una critica tra le più profonde al torri in cristallo per Chicago ( qualcuno ha fatto notare anche che
funzionalismo a favore di una concezione dell’abitare che riscopre mentre gli edifici di Mies al Lakeshore Drive sono contrassegnati da
il senso più autentico dei valori della tradizione e dell’attaccamento semplici numeri, le due torri di Scharoun sono battezzate con un
alla terra. Scharoun ritrova nelle parole di Heidegger temi che nome poetico che allude alla loro forma, semicircolare e accogliente
da sempre sono stati cari alla ricerca espressionista ed organica e per Giulietta, prismatica per Romeo). Inoltre Scharoun mostra che
annota con cura il testo del filosofo. In occasione della conferenza, si può realizzare ottima architettura senza troppe fisime formaliste:
così come gli altri architetti invitati, Scharoun espone un progetto. la complessità, infatti, non nasce dalla riduzione dei problemi a una
Il suo è per una scuola e suscita uno straordinario interesse per i rigida concezione estetica ma dalla ricerca, senza preconcetti, della
criteri innovativi che la informano. Nuova è la concezione delle migliore soluzione all’interno di un organismo in cui le singole
aule concepite come cluster di ambienti che si relazionano agli parti sono tra loro interrelate.
spazi comuni e alla natura circostante. Nuova è la composizione Tra i numerosi concorsi ai quali Scharoun partecipa nel periodo,
d’insieme che abbandona i modelli gerarchici ottocenteschi per ve ne sono diversi per strutture teatrali e musicali. È interessante
proporre spazi informali e dinamici. Nuovo è, infine, l’aspetto di quello per il teatro di Mannheim anche perché allo stesso vi
insieme che ricorda un’immagine comunitaria, quasi da villaggio partecipa Mies. Questi propone un elegantissimo prisma ritmato
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da travi reticolari estradossate, tanto perfetto che nelle immagini di chiarendole, le proprie idee e di incontrare, all’interno del campus,
presentazione del progetto l’architetto fa di tutto per non mostrare molti protagonisti del dibattito architettonico. A Yale, nel corso
l’ingombrante torre scenica. Il progetto di Scharoun invece si degli anni, infatti ha modo di frequentare Pietro Belluschi, Eero
confronta con il contesto urbano e con i problemi tecnici di un Saarinen, Philip Johnson, lo storico Vincent Scully,che avrà un ruolo
teatro: da qui la proposta di una forma articolata ed innovativa non secondario nel promuoverlo come architetto, il pittore Josef
per il foyer e per la scena. Un ulteriore tassello nella ricerca di una Alberts, reduce dal Bauhaus e con il quale avrà un proficuo scambio
forma organica per questo tipo di struttura che prelude all’edificio di opinioni a proposito della costruzione della forma. Costretto,
della Filamonica di Berlino, realizzato tra il 1956 e il 1963. Ne per recarsi a Yale, a fare il pendolare con Filadelfia, la città in cui
parleremo nel prossimo capitolo. vive, Kahn incontra nei suoi viaggi in treno Buckminster Fuller, un
protagonista dell’architettura contemporanea, per molti versi a lui
2.9 La nuova vita di Kahn antitetico – per la sua ricerca di un’architettura tecnologicamente
Louis Kahn matura una notevole esperienza professionale con all’avanguardia, caratterizzata dalla leggerezza – ma con il quale
due personaggi di prima grandezza: con George Howe e, dal 1941, condivide la passione per l’aspetto strutturale della costruzione. E
con Oscar Storonov. Il primo è l’autore di uno dei primi edifici a Yale insegna anche l’amico ed ex socio Howe che sarà, insieme
moderni americani, il Philadelphia Saving Fund Building (1929- a Johnson, determinante nell’assegnazione dell’incarico della
32); il secondo è un seguace del Movimento Moderno, dotato realizzazione della Art Gallery della Yale University. È il 1950, un
di notevoli doti organizzative, che aveva curato il primo volume anno per Kahn di grandi svolte in cui diventa professore di ruolo e
dell’opera completa di Le Corbusier. in cui, ospite della American Academy, effettua un viaggio a Roma
Con Howe, Kahn realizza numerosi edifici, tra i quali 500 unità particolarmente importante per la sua formazione. Affascinato dai
abitative a Pine Ford Acres a Middletown e 1000 altre a Pennipark Fori, da Villa Adriana e dalle rovine imperiali, Kahn ha modo di
Woods a Filadelfia. Con Storonov partecipa ai programmi per mettere in crisi le concezioni funzionaliste del Movimento Moderno
la costruzione di abitazioni standardizzate realizzate dal governo per un approccio più attento alla storia e alla monumentalità. Il
americano durante gli anni della guerra. Progetti questi apprezzati cambiamento, a dire il vero, non è repentino. Già nel 1944 forse
dalla critica a lui contemporanea e per i quali è invitato nel 1942, sotto l’influenza di Siegfried Giedion – il quale nel 1943 aveva scritto
dalla rivista Architectural Forum per l’iniziativa New Buildings il saggio Una nuova monumentalità – Kahn aveva pubblicato un o
for 194X (che potremmo tradurre come:nuovi edifici per gli anni scritto dal titolo Monumentality, definendola come quella qualità
Quaranta) e alla mostra del MoMA, Built in USA 1932-1944. degli edifici che, inseguendo un ideale di perfezione, si pongono al
Nel 1947 Kahn decide di mettere studio da solo e di cominciare di fuori del tempo e sono caratterizzati dalla perfezione strutturale e
la sua carriera accademica presso la Yale University come visiting da una insita grandezza, che ricorda quella dell’architettura romana.
critic. L’esperienza didattica gli darà modo di mettere a punto, Tuttavia, a differenza, delle elaborazioni successive, nel 1944 vede
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ancora la monumentalità con gli occhi di un architetto formatosi chiaramente l’influsso di Buckminster Fuller e degli architetti del
nel panorama a lui contemporaneo. Da qui il suggerimento di Team 10 con i quali Kahn è, oltretutto, in contatto. Non poca
esili strutture in ferro che verranno più tardi abbandonate a favore influenza in questa svolta storicista, che sarà definitiva, ha il saggio,
di un’architettura dal più forte effetto materico che impiegherà scritto nel 1952 da Kaufmann dal titolo Three Revolutionary
prevalentemente il calcestruzzo armato e il mattone. Architects, Boullée, Ledoux e Lequeu che darà modo a Louis Kahn
Comunque stiano le cose, nel 1950 Kahn è già a un professionista di ritornare sulla propria formazione Beaux Art ricevuta durante gli
maturo, che ha superato i quarantacinque anni (è nato nel 1901 a studi universitari grazie all’influenza del professore Paul Philippe
Saarema in Estonia) e che ha al suo attivo una lunga esperienza Cret e orientata sia sui giochi combinatori di forme classiciste del
lavorativa. L’Art Gallery della Yale University, completata nel 1953, Durand sia sugli esercizi di logica strutturale derivati da Viollet le
segna uno stacco netto dai canoni dell’International Style. Per Duc.
l’uso, innanzitutto, dei materiali: all’esterno predomina il mattone Lo Jewish Community Centre è caratterizzato da due moduli
e le sia pure ampie pareti vetrate sono trattate più come finestre che quadrati, di metri 3,5x3,05 e di metri 6,10x6,10, e uno rettangolare,
come curtain wall: sono, infatti, separate tra di loro verticalmente di metri 3.05x6,10. Su ciascun modulo, segnato da angoli molto
da lesene murarie e in orizzontale dal segno dei solai. Ma dove marcati, si poggia un tetto a quattro falde la cui ripetizione
lo stacco è più netto è nello spazio interno, scandito dalla rigida conferisce all’edificio un aspetto a metà tra il gioco ( sembra una
geometria della pianta e dal soffitto cassettonato a tetraedri che costruzione con fatta con i mattoncini della Lego) e l’arcaico ( la
ricorda le geometrie spaziali di Buckminster Fuller, ma declinate pianta rassomiglia a quelle di Boulleè o di Durand).
con un senso di gravitas romana tipicamente kahaniano. Gravitas
sottolineata dalla rigida separazione tra spazi serviti e spazi serventi 2.10 Aalto. Due capolavori
( sarà questa una delle caratteristiche delle opere successive) e da Dopo la guerra, Alvar Aalto è invitato come visiting professor
inserti scultorei dal potente effetto plastico. Spicca il corpo scale al Massachusetts Institute of Technology (MIT). Affascinato
dove un sistema di rampe triangolari è contenuto all’interno di un dalla cultura tecnologica americana, ne avverte, allo stesso tempo
cilindro in calcestruzzo illuminato dall’alto: un esercizio di stile i limiti: l’industrializzazione eccessiva, la standardizzazione, la
che prefigura la produzione successiva fatta dall’accostamento di disumanizzazione della produzione. Vede, invece, nella figura di
geometrie elementari e dall’uso scenografico della luce naturale. Frank Ll. Wright una chiara sintesi, l’indicazione di una direzione
Nel 1954 Kahn lavora al Jewish Community Center a Trenton. verso la quale muoversi. E forse a Wright si ispira quando realizza la
Oramai la sua produzione è fortemente segnata in chiave tettonica, Baker House (1946-1949), un edificio destinato a dormitorio per
anche se per il piano del centro di Filadelfia (1956) continua a gli studenti del MIT. La costruzione, realizzata prevalentemente in
disegnare, accanto a robusti volumi puri in mattoni, eleganti mattoni a faccia vista, si presenta con un doppio fronte: ondulato
edifici zigzaganti con strutture triangolari in ferro, in cui si legge con una soluzione a doppia curva sul lato prospiciente il fiume, al
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fine di garantirne a quasi tutte camere il panorama; segmentato all’intera composizione, anche grazie all’accorgimento di far
in una spezzata lungo il lato che affaccia sul campus dove si trova confluire dissimetricamente le due falde del tetto verso l’interno,
l’ingresso e dove, in alto, aggettano i corpi scala, disposti in sequenza un aspetto decisamente pittoresco, quasi neo-medioevale; mentre
e che spezzano in due, lungo la diagonale, il prospetto dell’edificio dal punto di vista della percorrenza costituisce l’ultima stazione
con una soluzione che sarebbe stata ancora più brillante se la parte di una promenade architecturale che si snoda allo spazio esterno,
superiore, invece che intonacata per ragioni di budget, fosse stata alla corte e, poi, mediante una scala interna, alla sala consiliare.
rivestita con piastrelle, come era previsto in fase di progetto. È Disegnato con mano felice e leggera, il centro civico di Säynätsalo si
interessante notare che sempre per gli studenti del MIT, Gropius, fa notare per l’uso di tre materiali – i mattoni, il legno e il vetro – e
con il suo studio the Collaborative Architects, realizzano negli per una serie di incantevoli dettagli, quali per esempio le capriate a
stessi anni (1948-1950) gli Harkness Commons, anch’essi destinati ventaglio del soffitto dell’aula consiliare. Comunicano l’idea di una
a dormitorio. La differenza tra i due approcci non potrebbe essere amministrazione pubblica poco istituzionale, per nulla burocratica,
maggiore. Gli edifici di Gropius denunciano un approccio ancora vicina al cittadino. Esattamente il contrario di quanto avviene
legato allo stile Bauhaus, mentre la Baker House già prefigura in altri Paesi Europei e, soprattutto in Italia, dove l’immagine
nuove direzioni di ricerca, e non solo in senso organico: vi si può dell’istituzione pubblica è ancora affidata a forme monumentali e a
intravedere un cero gusto brutalista che sarà caratteristico di molte materiali, quali il marmo, usati retoricamente.
architetture degli anni Cinquanta in Europa e negli Stati Uniti.
Tornato in Finlandia, Aalto si trova alle prese con numerosi 2.11 L’Italia tra organicismo, neorealismo e
incarichi, numerosi dei quali ottenuti a seguito di concorsi di nostalgia della storia
progettazione. L’opera più significativa di questi anni è il centro Uscita a pezzi dall’esperienza della guerra, l’Italia si trova a dover
civico di Säynätsalo (1948-1952). Si caratterizza per la semplicità fronteggiare la ricostruzione con una industria edilizia arretrata e
dell’impianto a C che viene racchiuso da un corpo di fabbrica un sistema politico-economico inidoneo a fare prevalere le ragioni
lineare antistante che così delimita una sorta di corte aperta tale della programmazione e dell’industrializzazione rispetto alle
da comunicare sia la sensazione di intimità propria di un edificio speculazioni della rendita fondiaria e dello sfruttamento di una
claustrale sia il senso di apertura desiderabile in una struttura forza lavoro abbondante e a basso costo. Gli stessi architetti, molti
pubblica. Sensazione, quest’ultima, sottolineata da una scala dei quali sono stati compromessi a livello ideologico con il passato
rivestita in granito e una d’erba, che si interpongono tra i due regime fascista, sono refrattari alla tecnologia e alla razionalizazione
edifici – quello a C e quello lineare – e colmano il dislivello tra il e propendono per un’architettura celebrativa e monumentale
terreno circostante, posto più in basso, e la corte, posta più in alto. oppure intimista e vernacolare: da qui un’edilizia anacronistica
A contrastare l’orizzontalità del progetto provvede la sala consiliare, che non esita a usare tecniche desuete, con conseguente spreco di
posta sul terzo livello ( secondo rispetto alla corte). Conferisce lavoro e di materie prime, e che, nei casi peggiori, indulge nella
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decorazione ed è allergica a qualunque ipotesi di normalizzazione organica è una attività sociale, tecnica e artistica diretta a creare
e standardizzazione. l’ambiente per una nuova civiltà democratica quindi diretta all’uomo
In questa luce, anche lo sforzo del Centro Nazionale delle Ricerche e modellata secondo la scala umana e in antitesi il monumentalismo
e dell’USIS di pubblicare nel 1946 il Manuale dell’Architetto asservito ai miti statali; la fiducia nella libertà architettonica pur nei
curato da Cino Calcaprina, Aldo Cardelli, Mario Fiorentino, Mario limiti tracciati dalla pianificazione urbanistica.
Ridofi e Bruno Zevi appare quasi titanico: nonostante si tratti di Nata con la funzione di fungere da elemento di aggregazione e di
un volume prammatico, attento alla realtà artigianale del Paese e unificazione di un panorama nazionale diversificato, l’APAO poco
certamente non rivoluzionario, appare, infatti, come un coraggioso riesce a mediare tra le differenti tradizioni e caratteristiche locali
tentativo di avvicinamento a un approccio sistematico “redatto da e soprattutto tra le due principali scuole: la milanese, più vicina
italiani su modelli americani”. al razionalismo, e la romana, più attenta alla materia e agli effetti
A premere per una sprovincializzazione del clima culturale è plastici. Una differenza che emerge anche nelle opere più importanti
Bruno Zevi, tornato, con gli alleati, dagli Stati Uniti, dove si era del primo dopoguerra: il Monumento alle Fosse Ardeatine,
rifugiato per sfuggire alle persecuzioni razziali e si era laureato realizzato a Roma da Nello Aprile, Cino Calcaprina, Aldo Cardelli,
ad Harvard con Gropius. Nel 1945 pubblica il saggio Verso Mario Fiorentino e Giuseppe Perugini (1944-47) e il Monumento
un’architettura organica, che rilancia in Italia le figure di Frank Lloyd ai caduti nel campi di concentramento in Germania realizzato nel
Wright e di Alvar Aalto e, nello stesso anno, partecipa, con Eugenio 1946 a Milano dal gruppo BBPR ( Ludovico Belgiojoso, Enrico
Gentili, Luigi Piccinato, Enrico Tedeschi, Cino Calcaprina, Silvio Peressutti e Ernesto Nathan Rogers). Il primo è caratterizzato da
Radiconcini alla redazione di Metron, una rivista che ha il merito un pesante monolite che, quasi abolendo la legge di gravità, si libra,
di rilanciare l’architettura contemporanea con servizi su quanto coprendolo, sullo spazio aperto nel quale sono disposte le tombe dei
di meglio si viene realizzando in Europa, negli Stati Uniti ( tra i caduti, il secondo è un aereo volume virtuale idealmente delimitato
collaboratori vi è anche Lewis Mumford) e in Italia, per esempio da leggere aste in ferro e esili pannelli, liberamente ripreso dagli
con il quartiere sperimentale QT8 realizzato a Milano su progetto allestimenti di Persico.
di sistemazione urbanistica di Piero Bottoni. Tra i romani, sono soprattutto Mario Ridolfi e Ludovico
Nel luglio del 1945, su iniziativa di Zevi, è fondata l’APAO, Quaroni, a spingere per un’edilizia radicata nella tradizione storica
l’Associazione per l’Architettura Organica. Riunisce i migliori e artigianale italiana. Entrambi propongono, per il concorso per
architetti del Paese e dura sino al 1950. Tre i principi dell’associazione, il fabbricato viaggiatori della stazione Termini (1947), un atrio
come si evince dal testo della dichiarazione dei principi, apparso nel scandito da pilastri binati che sorreggono delle volte e che ricorda
numero 2 di Metron: il rifiuto dei rigurgiti classicisti e stilistici per le forme dei grandi complessi monumentali dell’antica Roma.
abbracciare l’architettura funzionale nella sua ultima evoluzione, Entrambi collaborano ( insieme a numerosi e promettenti giovani:
cioè l’architettura organica; la consapevolezza che l’architettura Carlo Aymonino, Carlo Chiarini, Mario Fiorentino, Maurizio
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Lanza, Federico Gorio, Sergio Lenci, Piero Maria Lugli, Carlo artigianali quanto fuori dal tempo. Sempre di Ridolfi sono le Torri
Melograni, Giancarlo Menichetti, Giulio Rinaldi e Michele Valori) in viale Etiopia a Roma (1950-54). Si staccano dalla comune
al quartiere INA-Casa sulla via Tiburtina a Roma (1949-1954) nel edilizia abitativa per l’organizzazione degli spazi condominiali,
quale sono riprese le forme dell’edilizia tradizionale, dei borghi, resi piacevoli anche grazie alla rotazione degli edifici rispetto alla
dello strapaese. Il quartiere, che più tardi sarà soprannominato giacitura della strada, e per la diversa colorazione degli intonaci
dallo stesso Quaroni “il paese dei barocchi”, rappresenta una di ciascuna torre rafforzata dall’uso di variopinte maioliche nei
definitiva presa di distanza dal razionalismo e dalla architettura parapetti sottostanti le finestre.
organica e, insieme, l’accettazione del ritardo tecnologico italiano. All’interno dell’estetica neorealista possono essere ricondotti
Lo testimoniano la cura, ossessivamente manierista se non – numerosi altri piani realizzati a seguito del primo settennio INA-
appunto – barocca, dei particolari costruttivi in mattoni o in ferro Casa, il piano Fanfani diventato legge nel 1949 ed affidato ad
battuto eseguiti con perizia artigianale, i tetti in tegole, l’estetica Arnaldo Foschini, un architetto compromessosi con il fascismo,
del frammentario e del pittoresco. Sono la manifestazione dello che però ha l’intelligenza di chiamare Adalberto Libera a dirigere
stesso atteggiamento populista messo in scena dalla contemporanea l’ufficio tecnico, di incaricare Mario De Renzi, Cesare Ligini e
cinematografia neorealista: da qui la definizione di neorealismo Mario Ridolfi di elaborare progetti-tipo e di far affidare gli interventi
architettonico. ai più interessanti architetti della nuova generazione. Tra questi
Tra le opere migliori di questa tendenza, nelle quali la ripresa ricordiamo il quartiere San Basilio di Mario Fiorentino (1951) e il
di etimi popolari rappresenta anche una presa di distanza dai quartiere della Falchera a Torino di Astengo, Molli, Boffa, Renacco,
più sofisticati ma decadenti valori figurativi dell’alta borghesia, Rizzotti (1950-51).
è da annoverare il progetto per La Martella a Matera redatto Se l’asse Quaroni-Ridolfi proietta l’architettura romana del
nel 1951 da Quaroni, Luigi Agati, Federico Gorio, Piero Maria primo dopoguerra lungo il versante neorealista, non mancano
Lugli, Michele Valori: un borgo che ruota intorno ad alcuni personaggi che si orientano verso altre direzioni. Tra questi il più
edifici pubblici aprendosi alla campagna circostante e che cerca, dotato è Luigi Moretti autore di tre case albergo a Milano (1948-
attraverso una strategia rurale e anti-urbana, di compensare, con 1950), della palazzina del Girasole a Roma (1947-1950) e della
l’immagine rassicurante del villaggio, gli abitanti – sfrattati dai Villa saracena a Santa Marinella (1954). Le prime due riprendono
Sassi – per lo sradicamento subito. Vi sono poi il quartiere INA- gli etimi razionalisti ma per metterli in crisi, attraverso un raffinato
Casa a Terni (1949) e il Piano INA-Casa di Cerignola entrambi formalismo che non esita a lavorare sulla contrapposizione
realizzati da Mario Ridolfi, il quale, per meglio comprendere tra piani e volumi, tra superfici piane e tagli profondi, tra linee
le esigenze dei futuri abitanti, non esita a trasferirsi in Puglia ortogonali e inclinate, tra il liscio e il ruvido. La terza è un’opera
attivando una metodologia di lavoro sul campo che produce una giocata su generatrici curve che proietta Moretti nella ricerca
sintassi architettonica tanto squisita nel suo recupero di tecniche sullo spazio un tema, che come testimonia lo stesso nome della
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rivista da lui fondata nel 1950 – Spazio – lo appassionerà sempre per importanti lavori all’estero dove godranno di maggiore fama
di più. Autore fuori dagli schemi e personaggio compromesso che in Italia: Nervi, per esempio, già nel 1953 sarà coinvolto nella
con il passato regime, tanto da essere stato arrestato tra il 1945 progettazione della Sede dell’Unesco a Parigi.
e il 1946 per attività filofascista, non godrà di buona critica. Sarà Se il clima romano, pur con le eccezioni che abbiamo appena
poco apprezzato da Bruno Zevi, che pur riconoscendone il talento, individuate, è scisso tra la tendenza organica e il neorealismo
lo terrà a distanza e dai Milanesi che ruotano intorno a Rogers i populista, l’ambiente milanese si caratterizza per un approccio
quali lo accuseranno di formalismo modernistico. Mentre invece formalmente più severo ma non meno segnato da ansie storicistiche,
è apprezzato dal critico inglese Banham che ne loderà l’approccio cioè, in sostanza, dal problema di come superare l’algida astrazione
decisamente contemporaneo. dell’International Style per produrre edifici in grado di dialogare
Vi sono, poi, le opere dei grandi strutturisti romani: Pier Luigi con la città costruita, con tutte le sue composite stratificazioni
Nervi e Riccardo Morandi. Il primo realizza tra il 1948 e il 1950 stilistiche e temporali. Leader indiscusso di questo filone di pensiero
il Palazzo delle Esposizioni di Torino che si caratterizza per sala è Ernesto Nathan Rogers, membro del CIAM, autore con il gruppo
rettangolare coperta da una volta sottile ondulata ad elementi BBPR di molte tra le più importanti opere realizzate nel periodo,
prefabbricati che si imposta, per mezzo di tre ventagli di raccordo, direttore di Domus dal 1946 al 1947 e dal 1954 direttore della
su setti dalla forma aerodinamica. Dopo le autorimesse di Orbetello rinata Casabella, ribattezzata con il nome Casabella Continuità
del 1935, è la dimostrazione che l’ingegneria, quando si confronta per ricordare il legame tra la nuova pubblicazione e la precedente
con opere di grande scala, può produrre eccellente architettura. Il diretta da Pagano e Persico. Delle sue architetture, tra le quali
secondo, in questi anni, sta brevettando sistemi di precompressione spicca la Torre Velasca (1950-58) a Milano, parleremo nel prossimo
del cemento armato che consentono di ridurre drasticamente le capitolo.
sezioni portanti. Serviranno per realizzare ponti, costruzioni Tra i progettisti di maggior talento dell’area milanese spicca
industriali, centrali idroelettriche di grande arditezza tecnologica Franco Albini, autore nel 1949-51 di un albergo-rifugio a Cervino
ed anche strutture cinematografiche quali il Maestoso a Roma, con dove sono liberamente riprese le forme dell’edilizia alpina per
una sala per 2600 posti, collocata a piano terra di un edificio per realizzare un’opera in grado di ambientarsi perfettamente nel
abitazioni (altre importanti sale cinematografiche, quali l’Augustus paesaggio circostante; di un eccellente intervento di infill urbano
e il Giulio Cesare, erano state realizzate dallo stesso Morandi con il palazzo dell’INA a Parma del 1950, che mostra come
negli anni Trenta). Entrambi portavoce della grande tradizione anche un edificio in cemento armato possa ambientarsi in un
ingegneristica italiana, Nervi e Morandi testimoniano che, anche contesto delicato a condizione di trasformare i passi strutturali
in un paese tecnologicamente arretrato come l’Italia, è possibile in ritmi visivi; di un elegante restauro a palazzo Bianco a Genova
perseguire l’innovazione senza cadere nelle logiche dell’artigianato caratterizzato dalla sensibilità con la quale l’architetto riesce a
e dello strapaese. Prova ne sia che entrambi verranno chiamati valorizzare, attraverso il disegno delle vetrine, gli oggetti esposti; di
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un magnifico intervento nella cattedrale di San Lorenzo a Genova Giovanni Astengo, Franco Albini, Giancarlo De Carlo, Ludovico
(1952 – 1956) dove l’ambiente interrato assume un connotato Barbiano di Belgiojoso, Ignazio Gardellla, Luigi Piccinato, Carlo
magico grazie agli ambienti circolari che evocano gli antichi luoghi Scarpa, Bruno Zevi. Architetto militante, Samonà è anche autore,
di culto. con Egle Renata Tricanato, della sede Inail a San Simeone a Venezia
Dotato di non minor talento, anche se spesso mortificato da (1950-56). Insieme alla Casa alle Zattere di Gardella, alla Torre
un’eccessiva ansia storicista, è Ignazio Gardella. È autore della Velasca di BBPR e alla Bottega di Erasmo di Gabetti e Isola, sarà il
elegante galleria d’Arte moderna di Milano (1954), un padiglione manifesto di un approccio italiano all’architettura contemporanea
espositivo che si caratterizza per la levità della struttura e per il che provocherà non poche polemiche.
continuum spaziale. Celeberrimo è l’edificio per impiegati della
Borsalino (1950-52), una lama in mattoni, caratterizzata da 2.12 Urban Design, Team 10, New Brutalism
uno slanciato corpo segmentato che culmina con un generoso Come abbiamo già avuto modo di osservare, l’Urban Design,
cornicione. Da molti viene, e a ragione, interpretato come un atto il nuovo approccio che pone la forma urbana al centro della
di critica al modernismo a favore del recupero di un linguaggio in ricerca architettonica, nasce negli anni 50 ad Harvard con le teorie
grado di dialogare con la tradizione. Esattamente come la ancora elaborate da Siegfried Giedion e da Luis Sert. È però solo nel 1953
più celebrata Case alle Zattere sul Canal Grande (1954-58), di cui che Sert, divenuto preside della facoltà, adopera esplicitamente in
parleremo più diffusamente nel prossimo capitolo. una serie di seminari, The Architect and Urban Design and Urban
Inclassificabile sia all’interno delle tematiche romane che Redevelopment, il termine, criticando gli urbanisti dell’ultima
milanesi è il fiorentino Giovanni Michelucci, l’autore della Stazione generazione per aver voltato le spalle alla città, con il risultato che la
di Firenze che durante il fascismo aveva sollevato tante polemiche. scala inumana, la congestione del traffico, l’inquinamento dell’aria,
Nel dopoguerra è impegnato con la Borsa Merci di Pistoia del 1950, il sovraffollamento hanno prodotto “much more suburbanism than
l’edificio di via Guicciardini a Firenze (1955-57) e il Palazzo INA a urbanism”.
Firenze (1955-57). Ubicati in contesti storici delicatissimi, riescono Negli stessi anni, alcuni architetti, tra i quali Pietro Belluschi,
ad ambientarsi felicemente grazie all’uso di materiali tradizionali e Morris Ketchum, Victor Gruen e I.M.Pei, producono nuovi schemi
di volumetrie semplici e asciutte che, pur senza copiarle, ricordano per i centri urbani e commerciali che prevedono una più accurata
quelle degli antichi palazzi rinascimentali. progettazione, soprattutto per le ampie zone da destinare ai pedoni.
Un cenno, infine, alla attività veneziana di Giuseppe Samonà. I lavori di Pei, in particolare, provocano l’entusiasmo di Sert che
Eletto nel 1943 direttore dell’Istituto Universitario di Venezia, invita l’architetto cino-americano – ma senza successo perché è già
chiamerà a raccolta i più rappresentativi personaggi della cultura oberato di impegni professionali – a insegnare ad Harvard.
architettonica italiana, trasformando l’Istituto nel centro di Anche nei CIAM l’interesse per i fenomeni urbani veicola le
elaborazione più importante della penisola. A Venezia insegneranno ricerche, soprattutto dei membri più giovani i quali trovano ancora
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insufficienti gli sforzi di rinnovamento in tal senso tentati della Gli Smithson sino al 1950 lavorano al London County Coucil, un
vecchia guardia rappresentata dallo stesso Sert ( che dal 1947 è organismo pubblico impegnato con i problemi della ricostruzione.
anche presidente dei CIAM), da Giedion, da Gropius e da Le Sono soprattutto questi ultimi che, almeno in un primo periodo,
Corbusier. si fanno notare. Dal 1952 al 1955 Alison e Peter Smithson sono,
Già nel 1951 Alison e Peter Smithson al congresso di Hoddesdon infatti, tra gli animatori dell’Institute of Contemporary Art (ICA)
discutono su questi temi con Georges Candilis, Jaap Bakema, Aldo di Londra dove nel 1953 contribuiscono a mettere in piedi la
van Eyck. Al CIAM del 1953, svoltosi ad Aix-en-Provence, formano mostra Parallel of Life and Art. Nel 1952 disegnano un progetto
un collettivo di lavoro al quale si aggiungono Shradach Woods e per la propria casa a Soho che viene apprezzata dal critico Reyner
John Volker, mentre nel 1955 si aggrega l’italiano Giancarlo de Banham per l’utilizzo di materiali comuni, quasi banali secondo i
Carlo. Nel 1956, in occasione del decimo CIAM di Dubriovnik, principi di un’estetica neo-dadaista che tende a trasporre in termini
nasce un gruppo un po’ sui generis, il Team 10, intorno al quale, poetici la realtà di tutti i giorni. Ma è soprattutto la scuola di
oltre ai suddetti protagonisti che ne costituiscono il nocciolo duro, Hunstanton, realizzata tra il 1950 e il 1955, che calamita positivi
ruoteranno in seguito personaggi del calibro di José Coderch, Ralph apprezzamenti e l’appoggio entusiasta di Banham che in un
Erskine, Amancio Guedes, Rolf Gutmann, Geir Grung, Oskar articolo del “The Architectural Review” la indica come l’esempio
Hansen, Charles Polonyi, Brian Richards, Jerzy Soltan, Oswald paradigmatico di una nuova corrente architettonica o, come dirà
Matia Ungers, John Voelcker e Stefan Wawerka. lui stesso, di un nuovo mood: il New Brutalism. Il termine è ripreso
Obiettivo del Team10 è superare l’ingessamento della ricerca dalle parallele esperienze artistiche della art brut di Dubbuffet e
ufficiale compresa quella dei CIAM – di cui propongono lo Pollock e dalla tecnica del beton brut adoperata negli stessi anni da
scioglimento e che avverrà a Otterlo nel 1959 – per assumere nuovi Le Corbusier. Indica un approccio, distante dal sentimentalismo
punti di vista fondati su principi meno universali e più attenti alle del New Empiricism, in questi anni adottato da molta architettura
realtà locali. Da qui la produzione di progetti, molti dei quali britannica, e si basa su quattro principi, puntualmente messi un
rimarranno allo stadio teorico, discussi, analizzati, commentati luce da Banham: la leggibilità della pianta, la chiara esibizione della
durante gli incontri che proseguiranno sino al 1981. struttura, l’uso dei materiali per le loro qualità, il non occultamento
Diversi per carattere e temperamento, i protagonisti del Team degli elementi di servizio.
10, all’inizio degli anni cinquanta, stanno iniziando la loro attività Se per alcuni aspetti la scuola di Hunstanton richiama il
professionale. Bakema, dopo un tirocinio con van Eesteren e minimalismo miesiano e, in particolare, il campus della ITT a
van Tijen, ha aperto nel 1948 un proprio studio in società con Chicago, anche se con una durezza di approccio che poco sarebbe
Johannes Hendrik van den Broek. De Carlo si laurea nel 1949 e piaciuta al Maestro tedesco, altri progetti degli Smithson si
comincia a lavorare da indipendente nel 1950. Van Eyck, dopo un rifanno all’architettura di Le Corbusier. Le abitazioni popolari a
apprendistato con van Eesteren, apre il proprio studio nel 1951. Golden Lane, realizzate tra il 1951 e il 1952, ricordano, infatti,
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l’Unità di abitazione di Marsiglia recentemente completata. Se ne statico. La finalità è la stessa che abbiamo visto all’opera a Golden
differenziano per la più articolata planimetria a forma di U che Lane: favorire attraverso percorsi e spazi collettivi gli incontri e le
così meglio racchiude lo spazio all’aperto e per il sistema di strade relazioni e cioè, in ultima istanza, la vita sociale. Tra il 1955 e il
sopraelevate, concepite come elementi di aggregazione urbana. 1960 van Eyck realizza ad Amsterdam un orfanotrofio comunale
Un edificio, infatti, per gli Smithson funziona solo se diventa un progettando un edificio che è, allo stesso tempo, centralizzato, nel
catalizzatore di energie urbane, se riesce a creare quegli incontri senso che è organizzato attorno a un nucleo di servizi, e decentrato,
e quella vita informale che costituiscono uno dei principali punti nel senso che è composto da un insieme di unità residenziali che
di forza delle città europee e che invece sfuggono alle sin troppo si articolano nello spazio lungo due percorsi diagonali. Ogni unità
astratte costruzioni dell’International Style. Profondamente morale è composta da uno spazio comune e da un dormitorio ovvero da
nei suoi assunti sociali e in linea con le scarse risorse economiche alcune stanze da letto ed ha anche uno spazio all’aperto di propria
di un Paese che usciva stremato dal conflitto mondiale, il New pertinenza, secondo un’organizzazione che è insieme gerarchica e
Brutalism ottiene un immediato successo tra gli architetti democratica perché vi sono ambienti per il singolo, per il nucleo e
britannici. Tra coloro che ne sono influenzati vi sono sicuramente per l’intera comunità organizzati in modo tale che nessuno prevalga
gli Archigram – lo vedremo nel prossimo capitolo – e James sull’altro. Da qui anche il carattere poco istituzionale dell’edificio,
Stirling, astro nascente dell’architettura britannica, che con il socio lo sviluppo in orizzontale, la composita articolazione e, infine, la
James Gowan, nel 1955, realizza con gli Han Commmon Flats un scelta di una maglia modulare composta da padiglioni quadrati
complesso neo-brutalista. Stirling si darà da fare anche all’interno pensati in relazione alla misura umana e, in particolare, a quella
del Team 10. Gli Smithson, però, faranno di tutto per escluderlo e, dei bambino che lo abitano: esattamente come in un villaggio,
nei resoconti sulle attività del gruppo, eviteranno ogni accenno alla dove si riscontrano quei valori universali di socializzzazione che
figura dell’ingombrante collega. la società tecnologica tende a dimenticare. Realizzato in elementi
Un personaggio che, come gli Smithson, ha un carattere prefabbricati in cemento, l’edificio risente del clima neobrutalista,
decisamente difficile ma, allo stesso tempo, uno straordinario ma ha anche una classicità di forme che richiamerà l’attenzione di
talento è Aldo van Eyck. Autore, sin dal 1947, del disegno di Louis Kahn, impegnato con i padiglioni dello Jewish Community
alcuni deliziosi spazi giochi per i bambini, che vengono notati da Centre.
Sigfried Giedion, progetta tra il 1947 e il 1954 alcune scuole per
Nagele. Si caratterizzano per una pianta articolata in cui le singole
aule, concepite come unità modulari, sono disposte secondo
una maglia ortogonale. Lo sfalsamento dei moduli determina,
tuttavia, generosi spazi destinati alle attività collettive, legati tra
loro da percorsi diagonali che vivacizzano un impianto altrimenti
308 torna al sommario 309
Terza parte
Dal moderno al
contemporaneo
310
Parte 3 capitolo 1 La prima era è segnata poeticamente da uno slogan Le Corbusier:
Poetiche della
un percorso che le riconnette, le terrazze gradinate dei dormitori
studenteschi. Stessa strategia ambientale è usata, nel contesto più
urbano londinese, con la costruzione del National Theatre (1967-
68) caratterizzato da vassoi aggettanti che proiettano l’edificio contestazione 1966-1970
verso il Tamigi. Testimonia che il linguaggio internazionale può
essere riformato, sperimentando un nuovo rapporto con contesto
naturale e metropolitano, senza farlo venir meno ai suoi ideali di
contemporaneità. La ricetta, però, si rivelerà poco appetibile e la
linea percorsa da Lasdun perdente: gli anni Settanta, fortemente
ideologizzati, saranno percorsi da altre tensioni rispetto a quelle, in 2.1 Contro l’interpretazione
fondo prammatiche e illuministe delle sue architetture. 1966. Susan Sontag, scrittrice, femminista e critico d’ arte,
pubblica una raccolta di saggi, il più importante dei quali, Against
Interpretation (Contro l’interpretazione), dà il titolo al libro.
Against Interpretation è un attacco alle scuole di pensiero
strutturaliste che dalla fine degli anni Cinquanta, si sono poste
ossessivamente il problema della interpretazione. E per fare
ciò non hanno esitato a interrogare la linguistica, la semiologia,
l’antropologia con studi non privi di fascino e di interesse. Ma
il problema,afferma la Sontag, non è mettere a punto nuovi
strumenti ermeneutici che permettano una più corretta esegesi
dei testi poetici o una più approfondita conoscenza – in chiave
psicanalitica o sociologica o marxista – delle motivazioni che
fondano l’opera d’arte. Il valore dell’opera risiede, infatti, in ciò
che è ininterpretabile, intraducibile. E continua: in un quadro
astratto non vi è alcun contenuto o è così flebile che non vale la
pena correrci dietro. In un’opera Pop il contenuto è così esplicito
che alla fine scompare per eccesso di visualizzazione. Inutile quindi
accanirsi su un testo quasi fosse un enigma, né cercare in un’opera la
massima quantità possibile di informazione, spremendone quanti
364 torna al sommario 365
più dati possibili. È nella trasparenza che “è oggi il più alto, il più il valore concreto dell’arte che sola, con il suo potere dialettico
liberatorio valore nell’arte e nella critica”. E conclude: “al posto di spiazzante e dirompente, è in grado di negare ciò che minaccia
una ermeneutica, noi abbiamo bisogno di un’erotica dell’arte”. di negare la libertà. A questo gruppo appartengono gli studiosi
Con la conseguenza che non solo riacquistano dignità generi della scuola di Francoforte e, in particolare, Herbert Marcuse il
ancora considerati come minori quali il cinema d’evasione e la cui celebberrimo libro L’uomo a una dimensione (1964) ebbe un
fantascienza, ma soprattutto diventano preminenti tutte quelle notevolissimo successo tra gli studenti americani, durante gli anni
forme d’arte dove centrale é il problema del rapporto tra gli oggetti, il della contestazione.
corpo, lo spazio. Per esempio gli happenings eccessivi, dissacratanti,
di Kaprow, Red Grooms, Jim Dine, Claes Oldemburg. 2.2 Contraddizioni e complessità
Le tesi della Sontag riassumono brillantemente tre filoni di Il libro della Sontag ha un notevole impatto anche perché, con
pensiero. i suoi frequenti contatti con Parigi, la Sontag è un importante
Il primo è rappresentato da una schiera nutrita di critici che, riferimento sia per la cultura americana che per quella europea.
insoddisfatti dalle letture contenutistiche delle opere d’arte, si sono Un ruolo di “ponte” simile lo assume nel campo della ricerca
focalizzati sulla forma dell’opera indipendentemente da qualsiasi architettonica un’altra donna, Denise Scott Brown. Questa nel
contenuto da essa veicolato. Dai formalisti russi agli italiani Cesare 1952 si iscrive alla Architectural Association (AA) di Londra. Nel
Brandi e Sergio Bettini. Sino al semiologo Roland Barthes che 1953 incontra Peter Smithson e ne viene fortemente influenzata.
finalizza le sue ricerche, per quanto sofisticate, al puro piacere del Dirà: “il New Brutalism mi fece capire che gli obiettivi sociali
testo. possono andare di pari passo con la bellezza, a condizione che noi
Il secondo filone è rappresentato da studiosi che hanno orientato impariamo a ampliarne la definizione – e così facendo impariamo
la propria ricerca sugli stretti legami che esistono tra arte e erotismo, anche ad essere artisti migliori”. Discussa la tesi nel 1954, la Scott
intese entrambi come facoltà intercomunicanti attraverso le quali, Brown, su consiglio di Peter Smithson, si reca a Filadelfia per
per mezzo del valore liberatorio del piacere, si manifesta il rimosso, prendere contatti con Luis Kahn. Giunta negli Stati Uniti, conosce
che è il nostro sentire più autentico. Da Georges Bataille a Jacques Bob Venturi con il quale inizia un lungo sodalizio sentimentale e
Lacan, da Wilhelm Reich a Erich Fromm. professionale.
Il terzo filone di ricerca è impegnato nella critica della società dei Venturi tra il 1959 e il 1964 è impegnato alla realizzazione della
consumi, intendendo questa non come una degenerazione di una Casa per la madre, la Vanna Venturi House nella quale sta mettendo
società fondata sulla razionalità e la scientificità, ma, proprio, come a punto un nuovo tipo di approccio, fortemente inclusivista dove
la sua più perfetta realizzazione. Da qui una sfiducia assoluta per i citazioni ed elementi, anche decorativi, tratti dal passato coesistono
miti della efficienza e del tecnicismo e il bisogno di controbilanciare in un sofisticato patchwork che non teme di arrivare ai limiti del
alla sorda e avalutativa positività del ragionamento scientifico kitsch. Nella facciata della Vanna Venturi House, per esempio, ci
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sono tre tipi diversi di finestra ( una porta finestra tradizionale, una la sua essenza richiede (“what a thing want to be”), si può affiancare
finestra quadrata e una a nastro), l’ingresso è evidenziato da una l’affermazione opposta e cioé che è opportuno trasformare un
modanatura semicircolare e dal taglio della parete sovrastante, ed è oggetto in ciò che vuole l’architetto (“what the architect wants
infine dichiarata, evidenziandola, la copertura a falde del tetto, salvo the things to be”). E conclude: “invece che la disgiunzione dello
poi essere contraddetta dal taglio che sembra dividerla in due. Nello o/o preferisco l’inclusione dello e/e, il bianco e il nero, e a volte il
stesso periodo Venturi è impegna a teorizzare il suo approccio con grigio, al bianco oppure nero”.
un saggio ( lo comincia nel 1962) che sarà pubblicato nel 1966 con La frase diventerà famosa; a Venturi e ai suoi non pochi seguaci
il titolo Complexity and Contradiction in Architecture, suscitando verrà affibbiata l’etichetta di Grays ( Grigi).
enorme eco, tanto che il critico Vincent Scully lo definirà il più Il possibilismo venturiano – fatto proprio anche dalla Scott
importante libro di architettura scritto dopo il 1923, quando fu Brown – entra ben presto in collisione con l’integralismo etico
pubblicato Verso un’ Architettura di Le Corbusier. degli Smithson.
Complexity and Contradiction prende di mira i due protagonisti La polemica tra Venturi e gli Smithson segna un momento di
del dibattito architettonico americano, Mies van der Rohe e Philip rottura ma anche di consapevolezza, facendo emergere una diversità
Johnson, in quegli anni impegnati insieme nella costruzione del di posizioni tra Pop e Brutalisti che, in realtà era latente sin dalla
Seagram Building (1954-58). mostra This is Tomorrow.
Al primo, che sostiene che less is more ( il meno é il più) Venturi Per i Brutalisti la realtà è un dato su cui lavorare. Per gli artisti
risponde che more is more e, poche pagine avanti, che less is a bore ( Pop la realtà è un dato da recepire, come fonte di fascinazione,
il meno è una noia). Del secondo critica la celeberrima Glass house ma soprattutto come sorgente di codici di comunicazione, che
e la Willey House, una residenza costruita per clienti facoltosi in permettono all’artista di esprimersi in una lingua moderna. Se il
puro stile miesiano. problema degli Smithson è quindi etico – e da questo punto di
Venturi cita Kahn, di cui è allievo, e i protagonisti del Team vista risente ancora della cultura del Movimento Moderno – quello
X, con i quali condivide il gusto per la banalità degli eventi e il dei Pop è principalmente linguistico.
rifiuto della novità a tutti i costi: “io respingo l’ossessione degli
architetti moderni che, come afferma van Eyck, hanno cercato di 2.3 Archigram 1966: il nuovo corso
perseguire tutto ciò che nel nostro tempo è differente sino al punto Più vicini agli Smithson – con i quali condividono la passione per
che hanno perso contatto con ciò che non è differente, con ciò che le tesi neotecnologiche di Banham – che a Venturi, gli Archigram
è sostanzialmente lo stesso”. continuano la loro comune ricerca tra Inghilterra e Stati Uniti,
Ma rispetto a Kahn, che persegue una architettura integra nei dove alcuni degli appartenenti al gruppo si sono trasferiti.
suoi valori formali, Venturi ha un atteggiamento più possibilista. Nel dicembre del 1966, in occasione dell’uscita del n.7 della
Dice: all’affermazione di Kahn di trasformare un oggetto in ciò che rivista, si profila un cambiamento di rotta con l’abbandono del tema
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delle macrostrutture. Al loro posto proposte di unità di abitazioni Cuschicle è una invenzione di Michael Webb. È una unità
“autarchiche, altamente flessibili, mobili e non monumentali” che completa divisa in due parti, che può essere trasportata sulle spalle
possono funzionare indipendentemente da qualunque supporto o e montata e smontata con facilità. Una dotazione di cibo e di acqua,
struttura. “Prevediamo – afferma Peter Cook – che nel prossimo completano l’unità rendendola autosufficiente.
numero della rivista, Archigram 8, non compariranno più edifici”. Blow up village è una unità abitativa mobile, progettata da
Quattro progetti, licenziati nel 1966, rappresentano la nuova Peter Cook che può essere utilizzata nei luogi di villeggiatura,
linea di ricerca. Sono: Free Time Node di Ron Herron, Living- nei raduni musicali, ma anche come unità di soccorso nel caso
Pod di David Greene, Cushicle di Mike Webb, Blow-out Village di eventi sismici. È costituita da una struttura che, per mezzo
di Peter Cook. di martinetti idraulici, si può espandere costituendo un’ossatura
Free Time Node è un campo sosta per camper, caravan, roulotte, sulla quale si possono appendere cabine destinate agli ospiti. Dal
tende. È, come suggerisce il titolo, una struttura destinata al supporto principale, infine, scendono alcune aste che sostengono
tempo libero, in un campeggio che prefigura una possibile città del una copertura impermeabile in plastica trasparente. Quando è
futuro, nella quale il nomadismo diventerà una necessità, insieme, inutilizzato, l’intero apparato può essere smontato e ripiegato con
produttiva e ricreativa. un risparmio di superficie e di volume del settantacinque per cento
Living-Pod è una capsula composta da due parti: la scocca e le e spostato con facilità in altro luogo.
attrezzature. La scocca, in vetroresina, ha un doppio livello ed è
bucata da una porta di accesso e da quattro aperture per un totale del 2.4 Avanguardie e contestazione
25% della superficie complessiva, tutte chiudibili ermeticamente. Mentre i Metabolisti in Giappone, Archigram in Inghilterra,
Il benessere climatico è garantito da pannelli sandwich isolanti. Le Hollein e Pichler in Austria, gli artisti Pop in America pongono
attrezzature previste sono: due bagni dotati di un sistema completo le basi per una nuova estetica, Andrea Branzi studia a Firenze in
di pulizia automatica del corpo; alcuni distributori per gli oggetti un ambiente influenzato dal magnetico neoespressionismo di
da toilette e per i vestiti usa e getta; due armadi-silos ruotanti per Giovanni Michelucci, dalle ricerche brutaliste di Leonardo Ricci e
custodire i vestiti che si possono riusare; un distributore mobile Leonardo Savioli e dalla dissacrante attività di polemista del critico
di cibo preconfezionato che eventualmente permette la possibilità Giovanni K. Koening.
di preparare qualcosa espresso; alcuni supporti audiovisivi mobili; In un clima, quale quello italiano degli anni Sessanta, ancora
una macchina per l’apprendimento e il lavoro; un sistema di pesantemente segnato dall’eredità neo-liberty e neo-storicista,
climatizzazione. la tensione verso il nuovo di questi protagonisti rappresenta una
Le capsule Living-Pod, date le dimensioni e il peso contenuti linea di fresca novità. Ma, soprattutto, uno stimolo a andare avanti
(circa 8x5x4 metri per qualche centinaio di chili), sono facilmente verso un terreno preparato da almeno tre eventi: le riflessioni
spostabili. sull’avanguardia e sulla teoria dell’informazione di Umberto Eco,
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che nel 1962 pubblica Opera Aperta e dal 1966 insegnerà proprio progetti pubblicati, troppe le discussioni astratte, spesso affrontate
all’università di Architettura di Firenze; la Biennale di Venezia del con un linguaggio pieno di cliché, di luoghi comuni barricadieri.
1964 nella quale, sotto l’abile regia di Leo Castelli, espongono gli Progetto e Utopia di Manfredo Tafuri(Laterza 1973), che esce
artisti Pop americani; la fascinazione per la cultura beat inglese, per nel 1969 come saggio dal titolo “Per una critica dell’ideologia
la musica dei Beatles e, infine, per il lavoro degli Archigram architettonica” per il primo numero della rivista Contropiano
Laureatosi nel 1966 con un progetto per un parco di attrazioni (1/1969) riassume con efferata lucidità questo impasse.
permanenti, composto da un supermercato situato all’interno di una Quasi a bilanciare, la perdita di energie creative, si assiste
immensa discoteca, Branzi fonda il gruppo Archizoom e organizza, al dilagare dei collettivi di progettazione. Dopo Archizoom e
insieme a Superstudio – nato nello stesso anno per iniziativa di Superstudio è il turno di UFO (1967), di Ziggurat (1969) di Strum
Adolfo Natalini – una mostra dal titolo Superarchitettura. Che, come (1971) e di Anonima Design. Gruppi si formano dovunque. Negli
spiegherà la locandina, è “l’architettura della superproduzione, del Stati Uniti spicca Ant Farm (1968), seguita da ONIX e Site (1970).
superconsumo, della superinduzione al consumo, del supermarket, In Austria Haus-Rucker-Co (1967), Coop Himmelb(l)au (1968)
del superman, della benzina super. La superarchitettura accetta e, poi, Missing Link. In Inghilterra Street Farmer.
la logica della produzione e del consumo e vi esercita una azione Un episodio emblematico si registra il 30 Maggio 1968. Durante
demistificante”. la conferenza stampa di presentazione della XIV Triennale di
Nal 1967 Archizoom disegna Superonda, un divano composto Milano, il Palazzo dell’Arte dove ha sede la mostra dal titolo “il
da quattro pezzi componibili ricavati dall’abile taglio di un unico grande numero” è occupato da studenti e professori della facoltà
blocco di materiale plastico. Le diverse combinazioni possibili dei di architettura e da artisti e intellettuali milanesi. La mostra è
quattro sottosistemi stimolano nuovi modi d’uso dello spazio. impraticabile: spazzatura, scritte, manifesti si sovrappongono
Economico, almeno nelle intenzioni e nei materiali, Superonda, confusamente agli spazi allestiti dagli Archigram, Aldo van Eyck,
suggerisce una alternativa concreta per sbarazzarsi dalla tirannia, Arata Isozaki, Saul Bass, Georgy Kepes, Georges Candilis, Shad
funzionale e rappresentativa, dei mobili tradizionali. Woods, George Nelson e cioè dalle punte più avanzate della ricerca
Ma alla brillante idea di Superonda segue una fase di stanchezza architettonica del momento. Mostra più virtuale che reale, la XIV
creativa, quasi un rifiuto a voler affrontare seriamente la Triennale testimonia una oramai insanabile lacerazione tra coloro
progettazione. Tra il 1967 e il 1968 il gruppo Archizoom progetta che propongono la contestazione globale della società capitalista
una interminabile sequela di mobili afro-tirolesi disegnati per e i riformisti, che credono ad una possibilità autorigenerativa del
beffeggiare la logica funzionalista, produttivista e esclusivista del sistema. Tra questi ultimi il gruppo che allestisce la sala italiana
razionalismo. La crisi non investe solo Archizoom ma è diffusa (Michele Platania, Antonio Barrese, Sandra Delfino, Alfonso Grasso,
nella cultura d’avanguardia e, anche, in quella accademica. Basta Gianfranco Lanimarca, Alberto Marangoni, Settimo Reconditi) e
sfogliare le riviste dell’epoca per rendersene conto: pochissimi i la gran parte dei partecipanti stranieri scelti tra i protagonisti del
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Team X (Smithson, van Eyck, Candilis..)., i rappresentanti della interesse. Rappresenta un museo immaginario della Terra, così
ricerca radicale inglese e americana ( Archigram, Nelson..)., i come potrebbe essere approssimativamente organizzato, all’interno
metabolisti giapponesi (Isozaki). di una astronave, da osservatori extraterrestri che per la prima volta
Il progetto del gruppo Platania vince il concorso per l’allestimento atterrano sul nostro pianeta e, non avendo ancora precise chiavi di
della sezione italiana dopo un difficile testa a testa con il gruppo di lettura, raccolgono e classificano oggetti eterogenei. Lo spazzolino
Fabio Mauri. Propone un tema insolito-la desalazione dell’acqua da denti è così messo accanto alla bomba atomica, il grattacielo
del mare – che nasce da alcune ricerche finanziate negli stessi anni vicino al carro armato, l’intervista con l’intellettuale insieme a quella
dal Consiglio Nazionale delle Ricerche. Ma lo sviluppa in senso con il cantante o la massaia. Ne vien fuori un quadro inconsueto
poetico. Prevede infatti di allagare la sala delle esposizioni con dieci e affascinante che ci permette di comprendere bene i paradossi e i
centimetri di acqua colorata, di coprire le pareti con un telone pericoli del nostro modello di sviluppo fondato sul grande numero.
continuo, di inserire un sistema di pedane circolari mediante le E anche di sorridere della soluzione disalienante proposta dagli
quali attraversare la sala. Su queste ultime sono collocate poltrone astronauti consistente in capsule – della solitudine, dell’autocritica,
rotanti e basculanti nelle quali il visitatore può sedersi per osservare del silenzio – che servono loro per ricaricarsi psicologicamente.
numerosi prismi trasparenti dai quali sono proiettate le immagini Ironici e critici sono anche i progetti presentati da Archizoom
del nostro futuro. Gli stessi cilindri, inoltre, fungono da teche, e dal gruppo di Marco Dezzi Bardeschi, Gianfranco Censini e
contenendo al loro interno oggetti emblematici. Per esempio una Riccardo Foresi. Il primo è costituito da una serie di totem che
sezione di serra idroponica e un modello di casa-roulotte natante. rappresentano l’immagine dei supermonopoli che controllano la
Nella sala, infine, si alternano due fasi di diversa intensità luminosa: produzione sul pianeta permettendo solo l’alternarsi delle mode
una buia e una di luce velata. “La prima fase illustra il momento ma inibendo ogni cambiamento strutturale; il secondo è un
che corrisponde ad una visione verso il futuro e presenta l’intera sala simulatore dei processi mentali ad accelerazione variabile cioé una
(pareti, soffitto, pavimento allagato, cilindri trasparenti, pedane, complessa macchina in pvc traslucido e opaco composta da due
pubblico) coperta totalmente da proiezioni vivamente colorate contenitori mammellari e da un tubo peristaltico attraversando
in cui si rappresentano le conseguenze della desalazione applicata i quali il visitatore sperimenta un nuovo sistema di percezioni e
ai diversi usi. La seconda fase illustra il momento corrispondente di sensibilizzazione che lo metterebbe in condizione di vivere
alla denuncia dello stato attuale e presenta l’intera sala coperta da una vita non alienata. Rivista a distanza di tempo la scelta della
proiezioni parzialmente sbiadite in cui appaiono le note condizioni giuria del concorso è stata la migliore: propone con forza il tema
di grande povertà delle zone prive d’acqua”. ecologico a cui allude anche attraverso l’allestimento della sala,
Giunto secondo – e quindi escluso dalla partecipazione alla trasformata in una opera di Land Art ( ricordiamo che nel 1968
Triennale – il progetto di Fabio Mauri, Piero Sartogo, Gino Christo impacchetta la Kunsthalle di Berna e nel 1969 Robert
Marotta, Antonio Malvasi, Furio Colombo ha non minor Smithson comincia Spiral Jetty a Great Salt Lake, mentre in Italia
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nel 1967 nasce l’arte povera e Gianni Pettena nel 1968 conduce i sul soffitto, quasi come se avesse preso il volo. Tra il sottostante
suoi esperimenti di performance urbane e paesistiche). Ma anche si prato punteggiato di monumenti e il sovrastante tessuto urbano
impone per l’uso delle immagini volatili dei proiettori che, insieme sono sospese alcune buste della spesa e alcune riproduzioni; sulle
ai riflessi dell’acqua e alle teche trasparenti, rendono la sala leggera pareti immagini di libri, di macchine, di rappresentazioni cittadine.
e evanescente. L’installazione, più che alle antiche feste, probabilmente allude agli
Lavorano su un registro metaforico e allusivo anche le installazioni slogan della protesta giovanile ( ricordate: sotto il marciapiedi c’è
dei gruppi stranieri. Spiccano, tra tutte, le proposte degli Smithson, la spiaggia ?) ma anche al piano di Parigi di Le Corbusier (1930)
di Archigram e di Saul Bass, mentre nelle manifestazioni parallele con il quale il Maestro svizzero proponeva di radere al suolo i
delle sezioni estere – cioè lasciate alla libera trattazione dei singoli vecchi quartieri ad eccezione dei monumenti più significativi,
paesi – si fa notare l’Austria con l’allestimento di Hollein. per lasciare spazio al verde e ai grattacieli cartesiani. Ma adesso,
Gli Smithson, che avrebbero dovuto illustare il tema della a distanza di oltre trenta anni dalla Carta di Atene (1933) e dopo
decorazione della città moderna, propongono dapprima un plastico le denuncie appassionate della Jane Jacobs (The Death and Life
della Firenze storica, le sue feste, i suoi riti nuziali in costume of Great American Cities è del 1961) contro i deludenti risultati
d’epoca. Ma come commenta Zevi sul settimanale l’Espresso: dell’urbanistica pseudorazionalista del Movimento Moderno, non
“arrivati da Londra con tale progetto, alle obiezioni scandalizzate ha più senso proporre alcuna città ideale. Occorre fare i conti con
hanno risposto sorridendo e promettendo di rifletterci sopra. le città reali: dove Il bisogno di verde si scontra con l’esigenza di
Poi, non hanno alterato nemmeno un particolare, tanto che socializzazione, e la motorizzazione e gli scambi commerciali con
gli organizzatori della triennale sono stati costretti a dichiarare l’esigenza di ordine e armonia. L’installazione degli Archigram è
ufficialmente il proprio dissenso”. In realtà l’operazione degli articolata su tre poli: una vending machine, l’esposizione di un
Smithson, almeno a giudicare dalle fotografie dell’installazione, è prototipo di Cuschicle di Michael Webb, e Big Bag. Quest’ultimo
più ambiziosa. Perché lancia, di fatto, un grido di allarme contro gli – notiamo di sfuggita le possibili analogie linguistiche con il Big
effetti provocati dalle città dei grandi numeri nel momento in cui Bang e concettuali con la boite en valise di Duchamp – è un tubo
esamina una città storica e di medie dimensioni come Firenze e evita di plastica trasparente, gonfiabile, spostabile, lungo 18 metri e
di commentare la decorazione di Las Vegas, Chicago, Manhattan, con un diametro di 2,9 metri, sospeso sulla testa dei visitatori.
Tokio o Londra. E poi, perché propone una riflessione insieme All’interno una serie di piani rigidi che fungono da ossatura del
antropologica e ecologica. Nell’installazione compare, infatti, un tubo e, insieme, da piani di appoggio per i plastici dei progetti e
grande plastico di Firenze nel quale l’edificato è eliminato per fare da schermi di proiezione per film e diapositive. La ricetta che gli
posto a un immenso prato. Restano sul posto solo i monumenti più Archigram propongono per il grande numero è in linea con la loro
significativi: il Duomo, Ponte Vecchio, il Battistero, Santa Croce... ricerca: città flessibili, uso delle tecnologie più avanzate, mobilità e
Il tessuto urbano è invece rappresentato su una fotografia posta nomadismo, interazione con gli utenti. Di nuovo vi è un’attenzione
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sempre più pressante per l’effimero delle immagini proiettate sui plasticamente espressive e la sperimentazione di macrostrutture
grandi schermi e delle luci artificiali metropolitane, che sfocierà nei con componenti tridimensionali industrializzati: “la casa mobile-
successivi lavori di Istant city (1968), Soft Scene Monitor (1968) e afferma – è il mattone del XX secolo”. John Johansen, ribelle e
nel progetto per il Casinò di Monte Carlo (1971). sperimentatore, sta orientandosi verso un’architettura polifonica,
L’installazione di Saul Bass è un labirinto di 6.000 cassetti, uno mobile, esplosa spazialmente, battezzata Action Architecture.
sull’altro “con seimila maniglie, seimila numeri, seimila sigle” che Una pagina è dedicata a Maurizio Sacripanti che con il suo
simboleggiano la catalogazione totale “senz’anima né direzione; Teatro Totale, propone una macchina teatrale composta da piccoli
un mondo innumerevole, ottusamente registrato e incasellato in blocchi mobili operando sui quali è possibile produrre un numero
anonimi quanto inutili reparti”. pressoché illimitato di configurazioni spaziali. “Non posso pensare
Per l’esposizione austriaca Hollein realizza un angosciante – afferma l’architetto – che spettacoli così esaltanti quali i balletti di
percorso fatto di corridoi e di porte lungo il quale lo spettatore John Cage, possano essere mortificati dalle squallide scene teatrali
viene investito da stimoli sensori determinati sia da suoni ( per es. il tradizionali”
rumore di una bufera) sia da situazioni spaziali ( superaffollamento o Sono illustrati, poi, i progetti di macrostrutture di Alfred
disorientamento). Dichiara Hollein, “Qui non è rappresentato solo Neumann e di Zvi Hecker per un centro civico e per una sinagoga.
il Grande Numero, ma anche l’individuo singolo. L’esposizione è Segue un resoconto delle esercitazioni degli studenti di Leonardo
per l’individuo ma è offerta al grande pubblico. Da un lato è precisa Ricci della Facoltà di architettura di Firenze, organizzate su principi
nell’uso della tecnica, dall’altro è improvvisata; è chiara e diretta, situazionisti, metabolici, macrostrutturali.
ma vi é anche qualcosa di Kafka e Freud. È ambivalente, piena Verso la fine del numero vi è il piano per una città satellite a
di contraddizione, come la vita, ma essendo così, è totalmente prevalente sviluppo verticale di Arnold Kircher, il progetto di una
Austriaca”. città-megastruttura fondata su enormi coppie di lastre triangolari
di Stanley Tigerman e una proposta del giapponese Kiyoshi
2.5 Megastrutture: tra Habitat 67 e Osaka Kawasaki per l’organizzazione dell’Expò di Osaka del 1970,
Nell’ottobre del 1966 esce un numero monografico de mediante slanciati cavalletti strutturali in acciaio. Conclude un
L’architecture d’aujourd’hui dedicato alla ricerca architettonica. rendiconto sulle tensostrutture e le costruzioni reticolari, dal titolo
Si apre con un ricordo dell’insesauribile creatività sperimentale emblematico: Architectes, ingénieurs. Vi compaiono, tra gli altri,
di André Bloc, appena scomparso. Seguono i progetti di due studi e progetti di Makowski, dell’allora giovanissimo Renzo Piano,
architetti che, sia pur orientati verso una dimensione professionale, di Frei Otto, di Roger Tallibert, di Serge Kétoff.
perseguono una ricerca d’avanguardia; sono Paul Rudolph e John Il fascicolo de L’architecture d’aujourd’hui – una pubblicazione
Johansen. Il primo, nonostante figuri con tre progetti di stampo attenta al nuovo, ma prudente nella difesa dei valori oramai
brutalista, sta indirizzando la ricerca verso forme sempre più consolidati del Movimento Moderno – registra e sancisce uno stato
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di fatto: le ricerche di Buckminster Fuller, dei Metabolisti e degli ha appena 25 anni monta insieme 365 moduli tridimensionali
Archigram sono, sul volgere della metà degli anni Sessanta, entrate prefabbricati. Prevede 15 differenti tipi di abitazioni che vanno
in circolo. Tanto che su questi argomenti la stessa rivista ritornerà dalla suite di 57 mq. alla casa con 4 stanze da letto di 160 mq.
più volte e, in particolare, con il numero dedicato all’Habitat Utilizza serramenti in plastica normalizzati della ditta Geon.
(n.130 del 1967) e alle strutture (n.141 del 1969). E anche le riviste Prevede un bagno tridimensionale in fiberglass lucidato. Contratta
Domus, Forum, Casabella, The Architectural Review con sempre con la Frigidaire un blocco cucina.
maggior frequenza si diffondono sul tema delle macrostrutture, Realizzato per tempo, l’edificio ha un impatto enorme. I critici
dei tralicci reticolari, della prefabbricazione tridimensionale. sparano a zero sulla frastagliata e inconsueta forma del complesso,
Nonostante il crescente interesse della stampa specializzata, però, le gli entusiasti sottolineano che, grazie agli strani incastri previsti
realizzazioni di prototipi sono ancora limitatissime. dall’architetto, ogni appartamento gode di ottima vista e si apre
L’occasione per realizzarne uno è l’Esposizione Mondiale di su un terrazzo o su un giardino. Fatto sta che l’edificio diventa ben
Montreal del 1967, quando viene affidato al giovanissimo Moshe presto un riferimento ideale per i progettisti impegnati nel campo
Saftie l’incarico di progettare una struttura abitativa sperimentale. delle macrostrutture. E insieme alla cupola geodetica del padiglione
Moshe Saftie é uno studente prodigio della McGill University americano progettato da Buckminster Fuller e alla tensostruttura
che ha lavorato per un anno a Montreal con l’olandese di Sandy del padiglione tedesco ideato da Frei Otto sarà l’edificio più
van Ginkels che lo introduce alle problematiche dei CIAM e alle osservato dalle frotte di giapponesi che si recano a Montreal per
teorie del Team X e, poi, a Filadelfia presso lo studio di Louis trarre idee per l’esposizione che si terrà, a distanza di tre anni, ad
Kahn. Di Kahn, ammira i Richards Laboratory e la Office Tower, Osaka, il secondo importante banco di prova per il partito delle
due progetti ancora intessuti dell’estetica brutalista e aperti alla macrostrutture.
riflessione macrostrutturale. Ma lo deludono le opere successive. A progettare il master plan di Osaka è l’abile Kenzo Tange, che
Così, nel 1963 ricevuto da van Ginkels l’invito a tornare a Montreal ideerà per i 33 ettari del parco espositivo un sistema infrastrutturato
per occuparsi dell’Expò, lo lascia. da una avveniristica rete di trasporti (monorotaia, tapis roulant,
Nel 1964 Saftie propone due organismi sperimentali, uno di funicolare, taxi elettrici..). ma sufficientemente elastico per lasciare
12 e l’altro di 22 piani, a forma piramidale, composti da cellule massima libertà spaziale e compositiva ai 53 padiglioni stranieri e
tridimensionali prefabbricate per 1200 unità abitative e un hotel da ai 32 nazionali. Centro focale dell’Expò, il cui tema è “Progresso
350 camere, due scuole e un’area commerciale. Dopo innumerevoli e armonia per l’umanità”, è una grande piazza, progettata dallo
vicissitudini, che paiono vanificare il progetto, gli viene concesso stesso Tange con la consulenza strutturale di Yoshikatsu Tsuboi
di realizzare appena un decimo di quanto proposto-158 unità caratterizzata dalla grande copertura di 108x291 metri supportata
abitative – con un budget assolutamente insufficiente. da sei leggeri piloni e eseguita con un sistema tridimensionale di
Saftie, che nel 1963, quando inizia l’avventura di Habitat 67, travi reticolari, semplice e molto elegante nonostante le dimensioni
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gigantesche. Appesi alla struttura, sistemi edilizi di scala minore traslucente in vinile e fibra di vetro parzialmente supportata dalla
– capsule, passerelle, scale, gradonate – che mediano la scala pressione dell’aria interna.
superumana della costruzione con quella umana degli utenti e Dedicato all’ecologia è il padiglione scandinavo, mentre alle
garantiscono lo svolgimento all’interno della piazza di numerose immagini è quello olandese.
attrazioni. E anche la possibilità di visitare la stessa copertura e Vi sono poi, tra gli espositori privati, numerosi padiglioni
di godere dall’alto della vista del pubblico dell’Expò che così iperfuturisti: ma spesso così superficiali da rasentare il kitsch. Fa
diventa esso stesso oggetto di interesse e curiosità. Leggermente eccezione il padiglione del Fuji Group : una struttura pneumatica
decentrata rispetto al centro della piazza, vi é, inoltre, una colossale composta da lunghi tubi accostati l’uno con l’altro, ognuno dei
statua totem – la Torre del Sole – che, protesa verso l’alto, sfonda quali ha un diametro di circa 4 metri e una lunghezza di 85.
la copertura. Accessibile all’interno, permette allo spettatore di La partecipazione dei metabolisti è nutrita.
percorrere un cammino simbolico che va dal passato, collocato Yoshisazaka Ryusei presenta nel padiglione nazionale giapponese
sotto terra, al presente, lungo il piano della piazza, sino al futuro il progetto per una città del domani composta da torri verticali
ubicato nei piani più alti. di servizio e grandi superfici orizzontali per vivere o abitare ( ma
Giudicata dai critici come il capolavoro dell’Expò di Osaka, il progetto pare che abbia scarso successo tanto che i giapponesi
la piazza di Tange è il punto di confluenza delle ricerche dei lo soprannominano, invece che City of Tomorrow, cioé città del
gruppi d’avaguardia metabolisti e neofuturisti, alcuni dei quali domani, City of Sorrow, cioé città del dolore).
ne partecipano direttamente alla costruzione e all’allestimento. Kurokawa propone tre opere emblematiche: sono le capsule
Il metabolista Kurokawa, per esempio, installerà nel tetto alcune abitative di cui abbiamo già parlato, il Takara Beautillion e il
capsule abitative fatte di elementi tridimensionali componibili Toshiba Ihi Pavillon.
e all’occorrenza sostituibili e integrabili. Gli Archigram vi Il Takara Beautillion è un edificio interamente prefabbricato in
presenteranno la mostra Dissolving city, una indagine sull’habitat struttura d’acciaio e solai in cemento armato. Si monta in pochi
del futuro, caratterizzato da nuovi sistemi di protezione dalle giorni ed ospita capsule prefabbricate in acciaio inossidabile sulle
intemperie, quali le cupole geodetiche di Buckminster Fuller o la cui pareti sono proiettate immagini del repertorio pop e al cui
stessa piazza di Tange, che rendono di fatto superata l’architettura interno sono collocati gli stand espositivi.
tradizionale. Il Toshiba Ihi Pavillon è una struttura composta da 1444
Tra i padiglioni spicca tra tutti quello americano progettato tetraedi che, montati, contengono al loro interno un teatro per
da Davis, Brody, Chermayeff, Geismar e de Harak: una struttura 500 spettatori. Montabile e smontabile anch’esso in pochi giorni,
ovale lunga circa 150 metri, quasi completamente interrata e affascina per la sua forma inconsueta, leggera, vibrante.
caratterizzata, all’interno, dallo scorrere continuo dell’acqua e delle Per il padiglione italiano vi è polemica. Bandito in ritardo un
immagini proiettate lungo le pareti e, all’esterno, da una copertura concorso viene scelto il progetto di Tommaso e Gilberto Valle
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la cui struttura avveniristica è firmata da Brusa Pasquè con la trovare nuovi mercati e affermare la propria immagine internazionale,
consulenza tecnica di Sergio Musmeci. La motivazione è equivoca: è un notevole successo. Per i metabolisti e l’internazionale delle
“la commissione giudicatrice, pur riscontrando nel progetto degli macrostrutture è il pretesto per mostrare i propri prodotti e ottenere
architetti Monaco e Ligini superiori qualità di ordine estetico e un’apertura di credito da parte dell’opinione pubblica, sancita
funzionale, e nel progetto presentato dagli architetti Sacripanti e dalla successiva costruzione di numerosi edifici sperimentali. Per
Nonis spiccati caratteri di originalità inventiva, ha deliberato di ricordare solo alcuni tra i più famosi: nel 1971 lo Sky Building di
assegnare il premio al progetto presentato dall’architetto Tommaso Youji Watanabe, nel 1972 il Nakagin Capsule Tower di Kurokawa,
Valle e dall’ing. Gilberto Valle che, nelle particolari circostanze di nel 1973 il Kibogaoka Youth Caste di Tatsuhiro Nakajima e Gaus.
luogo e di tempo, dà invece nei confronti dei precedenti maggiori Le macrostrutture impazzano. E in Italia trovano tre interpreti
affidamentidi poter essere realizzato in Giappone nei limiti di d’ eccezione: Manfredi Nicoletti, Aldo Loris Rossi, Luigi Pellegrin.
tempo e di spese previsti”. Manfredi Nicoletti già nel 1966 propone eleganti macrostrutture
Tralasciamo il progetto Monaco e Ligini; resta che viene cassato per il Principato di Monaco e nel 1968 un avvincente grattacielo
per l’ennesima volta un progetto di uno dei più geniali protagonisti elicoidale, alto 500 metri, prodigiosamente calcolato da Sergio
dell’avanguardia italiana: Maurizio Sacripanti. Questi, prevedendo Musmeci.
un sistema di cilindri e di dischi rotanti, supera il discorso delle Aldo Loris Rossi nel 1967 progetta un futuristico immobile
macrostrutture e proietta la ricerca architettonica verso riflessioni di abitazioni e uffici a Napoli; poi, nel 1970, a trentasette anni,
spaziali e tecnologiche estremamente raffinate-intersezione di spazi insieme con Donatella Mazzoleni, che ha appena 27 anni, vince il
complessi, movimento dei componenti, fluidità delle immagini – prestigioso concorso internazionale “per una città nuova” bandito
per riprendere le quali occorrerà aspettare gli anni ottanta e novanta. dalla rivista Construction et Humanisme. Propone un edificio
Accanto al progetto realizzato dai Valle, vi è anche uno spazio fortezza di 300 piani alto 800 metri, lungo un chilometro, profondo
espositivo di modeste dimensioni che viene notato dall’attento in media 48 metri. Previsti 2500.000 abitanti che abiteranno negli
critico del The Architectural Review: è una elegante struttura ultimi 207 piani. Gli altri 97 piani sono così suddivisi: primo
prefabbricata in ferro e con pareti e tetto in tessuto di poliestere piano libero e lasciato al circuito territoriale; secondo destinato ai
progettata da Renzo Piano. È la costruzione più rappresentativa mercati generali e al commercio; nel terzo amministrazione civica
sinora realizzata dal giovane progettista italiano, prima del Centro e sedi politiche, nel quarto, attività culturali; dal quinto in poi
Pompidou, il cui concorso vincerà inaspettatamente l’anno dopo attrezzature per il tempo libero, compreso un parco pubblico e un
(1971), insieme a Rogers e Franchini. giardino zoologico. Luigi Pellegrin propone città che si sollevano
L’esposizione di Osaka ha un immenso successo di pubblico: si su piloni esilissimi. Tra queste una città lineare che flotta nell’aria,
stima che sia stata visitata da 60 milioni di spettatori di tutti i paesi. attraversando incontaminate pianure e scavando montagne per
Per il Giappone, che al culmine del suo boom economico cerca di non alterare, se non con la purezza del proprio segno, il territorio
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e offrire, attraverso nuove e vertiginose visuali, un nuovo rapporto criminalità, richiedono, per il loro funzionamento, troppa energia.
tra uomo e paesaggio. Ovviamente, non tutte le accuse sono fondate. Ma così vengono
Il tentativo di Pellegrin di unire ecologia e macrostrutture è però percepite dall’opinione pubblica e dalla ricerca accademica, che,
destinato a fallire. Richiede, infatti, una troppo elevata sensibilità dopo tante aperture “avventuristiche”, sente l’esigenza di tornare
architettonica e paesaggistica che solo pochi progettisti riescono a verso i più tranquillizzanti sentieri dello storicismo e del recupero
padroneggiare e un controllo dei processi economici e fondiari che della tradizione disciplinare.
di fatto è irrealizzabile in società non rigidamente organizzate e
pianificate. 2.6 Ecologia e rifiuto dei valori urbani
Vi è poi la paura, certamente motivata, che, al di là delle Nel 1957 i sovietici lanciano lo Sputnik; nel 1959 l’americano
previsioni dei progettisti, strutture così irregimentanti possano Explorer IV ci fotografa da 27.200 km. di altezza; nel 1961 il
portare alla costruzione di inumane megalopoli, simili a enormi maggiore Gagarin effettua 17 orbite intorno alla Terra; nel 1962
quanto anonimi alveari. Così contro le macrostrutture si coalizzano il colonnello Glenn pilota la Friendship III; nel 1963 è la volta
un insieme di forze che di fatto le emargineranno progressivamente della prima donna, la Tereskova; nel 1965 Leonov galleggia per
dalla ricerca architettonica degli anni a venire. Sono, innanzitutto, 10 minuti nello spazio; nel 1969 Amstrong compie il primo passo
coloro che, contro la dimensione inumana del nuovo, rivendicano sulla luna. La Terra, sinora vista come illimitata fornitrice di spazi
l’equilibrio e la misura umana della città storica: abbiamo già citato e di energia, a seguito del nuovo punto di vista imposto dai viaggi
il libro celebberrimo della Jane Jacobs, The Death and Life of Great spaziali, appare come un sistema dall’equilibrio labile e precario.
American Cities apparso già nel 1961, e ricordiamo che il testo Nasce la coscienza ecologica.
L’architettura della città di Aldo Rossi è del 1966. In architettura i primi segni di questa nuova sensibilità li
Ma a prendere le distanze dalle macrostrutture sono anche abbiamo visti con gli Archigram che nel 1966 abbandonano
gli utenti, che a questi ingombranti edifici in ferro e cemento la ricerca di macrosistemi a scala metropolitana per organismi
preferiscono la villetta a schiera in mattoni, e i giovani hippies il cui leggeri, mobili, strettamente interrelati al contesto naturale. Ma è
ideale è il sacco in spalla e la tenda da piantare in aperta campagna. nell’Expò di Montreal che, con la tenda di Frei Otto e il Padiglione
Se vogliamo, con una data, segnare l’inizio del declino della di Buckminster Fuller, si configurano le due principali direzioni di
ricerca macrostrutturale possiamo fissarla al 1973 quando si ricerca tese al perseguimento di un nuovo rapporto tra architettura
svolge presso l’università di Lehigh in Pennsylvania un convegno e ambiente naturale. La prima, percorsa dal tedesco, si rifà all’ideale
contro gli edifici alti. Ecco alcuni dei capi di accusa: alterano la mimetico della tradizione romantica: le tensostrutture, infatti,
fisionomia dei luoghi, compromettono il paesaggio, accrescono riprendono la forma del paesaggio, restituendo all’habitat umano
l’alienazione, sono trappole in caso d’incendio, pongono problemi quelle linee morbide, fluide e ondulate che l’edilizia tradizionale gli
speciali nelle zone sismiche, creano il caos urbano, incoraggiano la ha negato.
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La seconda, sostenuta dall’americano, propone forme, quali anche sessuali, liberatori. Ma vi è, rispettto a queste ricerche
le cupole geodetiche, perentorie come equazioni matematiche. artistiche, un originale e interessante approccio verso la natura,
“La mia cupola – afferma Buckminster – non è un gioco per il come dimensione con la quale entrare in simbiosi.
tempo libero. È un sistema di controllo ambientale estremamente Nel 1967 Halprin disegna il Sea Ranch: è un complesso
sofisticato, ottenuto con un risparmio di materiale e di fatica molto residenziale di 2.000 ettari in un territorio incontaminato 160 km.
maggiore di quello che può essere ottenuto con altre strategie a nord di San Francisco. Previste 3.000 abitazioni che saranno poi
ingegneristiche alternative”. progettate da Esherick, Moore, Lyndon, Turnbull, Whitaker. Il
Proposte all’industria americana, che di fatto le guarda con programma imposto da Halprin è fondato sui valori ambientali,
scetticismo, le cupole geodetiche fanno fatica a decollare. indagati attraverso una analisi attenta che porta anche alla redazione
Vengono, però, accolte con entusiasmo dai giovani, affascinati dalle di puntuali ecotabelle. Nessuna casa deve impedire la vista del
logorroiche conferenze (anche oltre le dieci ore) che, con energia mare, valorizzazione della vegetazione nativa, divieto assoluto di
inesauribile, Buckminster Fuller tiene in ogni parte del Paese. inserire piante estranee, materiali da costruzione compatibili con
Nel 1966 a Città di Trinidad, nel Colorado, dieci ragazzi e il contesto, perciò, in pratica, legno locale per le pareti, i tetti, le
tre ragazze, le utilizzano per realizzare una comune dal nome terrazze, gli spazi coperti e persino i patii. Insieme ai progetti a scala
emblematico di Drop City. I materiali usati sono semplici e territoriale, Halprin realizza numerose sistemazioni naturalistiche
economici: aste di legno per l’ossatura portante, pezzi di lamiera di di spazi urbani: tra questi il Ghirardelli Square a San Francisco,
vecchie automobili per il rivestimento, pannelli di polistirene per il Freeway Park a Seattle e il sistema di spazi aperti a Portland. È
l’isolamento termico. A ravvivarne l’aspetto, provvedono i colori un nuovo modo di concepire lo spazio urbano: saturo di valenze
vivi e brillanti: verde chiaro, nero e rosso, blu e argento. Drop City paesistiche e, nello stesso tempo, accogliente verso le attività, anche
diventa ben presto un modello per una generazione di ragazzi che le più informali, degli utenti, tanto che non è azzardato parlare di
al Vietnam e al carrierismo mostra di preferire l’amicizia, il libero un ecologismo situazionista di stampo americano.
amore, la musica, la droga. Profeta dei giovani hippy americani è anche Paolo Soleri, un
Un altro architetto che funge da punto di riferimento per i architetto torinese nato nel 1919, che trascorre un breve periodo
giovani hippy americani è il paesaggista Lawrence Halprin. Insieme a Taliesin, conquistato dall’organicismo wrightiano. Ma che
con la moglie Anna organizza tra il 1966 e il 1968 gli Experiments abbandona nel 1947 perché incapace di tollerare l’aggressiva
in Environment, seminari della durata di un mese che esplorano le personalità del Maestro e, anche, perché non concorda sullo
interazioni tra il corpo e la natura. Evidente il riferimento alla body sviluppo estensivo di Brodoacre City.
art e alle performances di Allan Kaprow, Yoko Ono, Yayoi Kusama, Soleri è affascinato dalle comunità autosufficienti, fondate su
Bruce Naumann soprattutto nella esplorazione del corpo, nella principi naturali, spirituali e razionali, e tanto dense da favorire
disinibizione dei comportamenti, nella ricerca di atteggiamenti, una intesa attività di incontro e di scambio. Ne propone numerose
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nei suoi disegni visionari. Le chiama arcologie, per sottolineare lo spostamento di 240.000 tonnellate di terra, oppure – é il caso
l’unitarietà della concezione architettonica e ecologica. Novanoah di Christo – l’impacchettamento di centomila metri quadrati di
B, per esempio, è una città marina che si sviluppa per cerchi costa australiana o la chiusura di tutte le uscite di una autostrada
concentrici a partire da un nucleo iniziale. La struttura è tubolare americana per 5 miglia con pareti di vetro alte tra 11 e 13 metri.
tridimensionale e i depositi e i luoghi di produzione si trovano ai Quale è lo scopo degli artisti Land? Innanzitutto, esprimere una
livelli inferiori per permettere alle abitazioni e ai luoghi di incontro nuova coscienza ecologica. Ma anche scavalcare i luoghi deputati
di fruire dell’acqua dei canali e del verde degli alberi. Asteromo alla produzione di cultura per interagire con i luoghi dell’esistenza.
è un asteroide previsto per 70.000 abitanti. È un cilindro che al E, infine realizzare opere di nessuna apparente utilità pratica
suo interno ne contiene un altro di dimensioni minori. Lo spazio per sottolineare in maniera macroscopica il significato primario
tra i due volumi ospita le attrezzature tecniche. La parete interna dell’attività operativa, in rapporto al significato secondario del
del cilindro inscritto è tappezzata con vegetazione alimentata da prodotto.
un ciclo di anitride carbonica e ossigeno. Gli abitanti, spinti dalla Innumerevoli sono i punti di intersezione tra la ricerca degli
forza centrifuga, vi poggeranno i loro piedi e le loro costruzioni. architetti radicali e degli artisti Land; anche perché i primi
Proposte irrealizzabili? Forse. Fatto sta che Soleri realizza in Arizona tendono, nelle loro ricerche, a allontanarsi sempre di più dalla
nel 1970 il primo nucleo di una comunità. Vi confluiscono hippy, pratica professionale per avventurarsi nei sentieri dell’utopia
intellettuali alternativi, studenti che anno dopo anno, con le loro ambientale e della ricerca artistica fine a se stessa; mentre i secondi,
mani costruiscono una nuova città: Arcosanti. si propongono, di fatto, come ideatori e organizzatori di operazioni
territoriali complesse. Avremo così che numerosi progettisti – per
2.7 Tra Land e Concettuale: l’architettura esempio gli americani Ant Farm e Site, gli italiani Pettena, UFO, gli
come cosa mentale austriaci Hollein e Coop Himmelb(l)au – lavoreranno sul delicato
La consapevolezza del valore estetico dell’ambiente naturale crinale che separa la ricerca architettonica dalla Land. E viceversa
induce gli artisti ad abbandonare il chiuso delle gallerie e a cimentarsi gli artisti – Christo, Heizer, Long, Oppenheim-svolgeranno ruoli e
con la dimensione territoriale. Nasce la Land Art. Emergono sulla funzioni propri degli architetti del paesaggio.
scena internazionale Christo, Michael Heizer, Robert Smithson, Vi è, infine, il caso di Robert Smithson che vorremmo esaminare
Richard Long, Dennis Oppenheim. Eseguono installazioni brevemente. Questi oltre a essere decisamente il più acuto e
complesse, spesso di dimensioni titaniche, la cui esecuzione interessante esponente Land, evidenzia nella sua breve, intensa e
richiede mesi di lavoro, l’impiego di centinaia di persone, studi generosa esistenza (1938/1973) particolare apertura per la ricerca
di fattibilità, permessi burocratici, complessi mezzi di trasporto e architettonica che riesce a cortocircuitare all’interno della propria
di movimentazione del terreno. Propongono, infatti, di realizzare esperienza estetica.
scavi che, come nel caso di “double negative” di Heizer, richiedono Robert Smithson si fa notare nel 1966 per un articolo apparso su
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Artforum, Entropy and the new Monuments. Vi sono presentate attraverso la moltiplicazione dei modelli che la rappresentano. Da
le opere dei minimalisti: Donald Judd, Frank Stella, Ronald qui l’importanza dello
Bladen, Dan Flavin, Robert Grosvenor, John Chamberlain, spazio, che è il campo materiale attraverso il quale si svolge il
Paul Thek, Lymann Lipp, Robert Morris, Peter Hutchinson, Sol ragionamento e dei luoghi dove l’entropia è maggiore, dove l’energia
LeWitt. Questi nuovi oggetti scultorei, ingombranti e laconici si è autodistrutta. È la, infatti, che appaiono con più chiarezza le
evitano, secondo Smithson, di esprimere la irrilevante soggettività relazioni, le cristallizzazioni, le strutture. È là che per un attimo si
di un sentire personale e segnano finalmente l’abbandono della coglie il crinale dove il caos si riunisce con l’ordine assoluto.
tradizione romantica dell’Espressionismo Astratto. Smithson, Il discorso di Smithson ha almeno quattro punti di tangenza con
da sempre appassionato di geologia, misura, infatti, il tempo in l’architettura. Innanzitutto perché il fenomeno dell’entropia, così
millenni e non in anni. E lo sguardo partecipe ma distaccato di come si manifesta nella geologia della natura, si riscontra anche
chi sorvola le ere, gli permette di rappresentare, in accordo con le nelle realtà urbane degradate, nelle periferie, nelle discariche, nel
leggi della termodinamica, l’universo come energia tendente a uno cheapscape. È là che il disordine, cristallizzandosi, acquista valore
stato entropico che annichila la vita che essa stessa produce, sino a di forma e diventa un testo privilegiato che svela la stratificazione
pietrificarla nella sorda presenza della massa. La verità del mondo geologica del mondo. È una visione questa certamente più tragica
non si trova, quindi, nel divenire, ma nella realtà spogliata dei suoi di quella giocosa del pop, che vede la periferia degradata come un
valori, quando il caos della vita diventa ordine rigido e assoluto. inesauribile materiale per la formatività, ma non meno interessante,
La Land art, quindi, per Smithson non può coincidere con il per i suoi risvolti epistemologici.
romantico vitalismo ecologista dei movimenti alternativi, né con i Vi è poi la riscoperta dell’arte come fatto spaziale puro.
sensi di colpa della società contemporanea che, in un certo stadio Per Smithson non ha alcun senso parlare di pittura, scultura,
della propria storia, si accorge dell’improponibilità ambientale del architettura. Ad esistere è solo lo spazio: quello degli oggetti, quello
proprio modello di sviluppo industriale. Deve essere, invece, un della mente.
buco, uno squarcio attraverso cui leggere il mondo come struttura Vi è, inoltre, nella poetica di Smithson un’attenzione esasperata
e come testo. per gli oggetti, il contesto, le relazioni. Per l’architettura è un
Da qui non-site (cioé i non-luoghi). I non-site, che poi altro non insegnamento prezioso: il valore di un’opera non risiederà più nel
sono che modelli tridimensionali realizzati dall’artista, non possono valore iconico dei segni che si sovrappongono nelle facciate o negli
fisicamente coincidere con i site, cioé con la realtà empirica dei spazi interni, ma nel sistema delle relazioni che essa sarà capace
luoghi ma ne restituiscono in forma astratta la logica. E poiché la di intessere. Smithson precorre sia il concettualismo purista di
rappresentano logicamente, sono una metafora efficace di questi; Eisenman che il concettualismo contestuale dei Site (questi ultimi,
ne esprimono, insomma, la struttura. alla sua morte, gli dedicheranno il numero 4 della rivista On Site).
Smithson realizza così un serrato dialogo tra l’artista e la natura Vi è, infine, il rifiuto della tragità espressionista e dell’inclusivismo
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del pop. L’arte viene vista come la tecnica che spoglia la realtà dai che giace su della sterpaglia e tiene con una mano una lampada
suoi aspetti accidentali, svuota il cervello dal troppo pieno del a gas che emette un lieve chiarore. Ermetica perché per quanti
consumismo, dal vitalismo delle immagini a buon mercato, dal significati si siano tentati di attribuire agli oggetti e ai loro nessi,
troppo dire della società dei media. Ciò che Smithson cerca di nessuno appare pienamente convincente. Per alcuni commentatori
realizzare – con conseguenze anche nella ricerca architettonica – è il senso principale dell’installazione consiste nell’aver esplicitato
un grado zero della mente che si sovrappone al grado zero della l’atteggiamento voyeuristico che è proprio dell’arte, che appunto
materia. Minimal, Land Art e arte Concettuale coincidono. scruta la realtà per attribuirle significati. Per altri l’opera non è che
Le ricerche di Smithson non sono isolate. Kosuth e Sol LeWitt, la rappresentazione tridimensionale del Grande Vetro: in questa la
per esempio, si pongono su una simile lunghezza d’onda. Basti figura femminile, resa astratta, è fatta ascendere al cielo, in quella,
per tutte ricordare One e tre Chairs (1965) di Kosuth : una resa concreta, giace pesantemente sulla terra. A rendere calzante
composizione costituita da una sedia reale, una sua immagine il parallelo tra il Grande Vetro e Etant donnés anche la scelta di
fotografica ingrandita al vero e una definizione di sedia tratta dal rappresentare in entrambi i principi vitali del gas e dell’acqua.
dizionario. Scegliendo un oggetto banale e moltiplicandolo per Per altri commentatori, invece, l’opera riprende una pittura di
tre, Kosuth lo scarica di ogni valore iconico, con la conseguenza Courbet, L’origine del Mondo, in cui sono rappresentate, con un
che il suo significato non risiede più nell’oggetto stesso in quanto verismo tanto crudo da rasentare la pornografia, le gambe divaricate
immediatamente percepibile ma nella correlazione dei segni tra di di una giovane donna. Per altri ancora è l’ennesima costruzione
loro; più o meno come avviene nel rapporto tra site e non-site. simbolica di un artista consacrato alla filosofia alchemica. Per altri,
In questo intenso clima di ricerca, nel giugno del 1969, viene infine,Etant donnés, al pari di tutte la produzione di Duchamp,
inaugurata al Museum of Modern Art di Filadelfia l’ultima opera non ha alcun significato predeterminato: è un’opera aperta
di Marcel Duchamp. Titolo: Etant donnés: 1. la chute d’ eau/2. che suggerisce molteplici interpretazioni ma non ne ha alcuna
le gaz d’eclairage. Ad Etant donnés Marcel ha lavorato in segreto privilegiata. In altre parole: i simbolismi, le citazione di elementi
almeno dal 1947 con il desiderio di farla esporre solamente dopo ripresi dalla precedente produzione di Duchamp, i riferimenti
la sua morte, che avverrà nel 1968. L’opera, concepita sin dall’inizo ad opere di altri autori e periodi, l’uso di elementi già codificati
come postuma, completa il ciclo di un’esistenza, rappresentando un servono a stimolare un gioco semantico a cui partecipano in ugual
enigma da interpretare alla luce di tutta la produzione precedente. misura le interpretazioni di tutti i critici e gli utenti. Afferma
Etant donnés è un’opera violenta e insieme ermetica sino Duchamp in uno dei suoi pochi discorsi pubblici (Houston, Aprile
al limite di essere indecifrabile. Violenta perché costringe 1957): “l’atto creativo non è solo dell’artista. Lo spettatore fa in
l’osservatore a guardare, attraverso due buchi eseguiti su una modo che l’opera entri in contatto con il mondo, decifrandola e
vecchia porta, un muro dilaniato da una breccia oltre la quale si interpretandola nei suoi intimi aspetti qualificanti e, così facendo,
intravede una donna nuda, forse morta, con le gambe divaricate dà il proprio contributo all’atto creativo”.
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L’impressione che Etant donnés provoca negli artisti di Parte 3 capitolo 3
L’ossessione del
avanguardia è fortissima. È la controprova che non ha più senso
parlare di pittura, scultura, architettura ma solo di un’arte che si
compenetri con la realtà sino quasi a annullarsi. Mostra che ciò
che è rilevante nel discorso poetico non è tanto la forma di ciò linguaggio: 1970-1975
che si dice ( che può essere tanto indifferente da coincidere con
uno o più oggetti banali) quanto ciò che è detto. È infine la prova
delle potenzialità comunicative di una nuova stagione creativa
che, a dispetto delle tesi della Sontag contro l’interpretazione, ha
superato sia i vincoli dell’astrattismo che del pop, per puntare con
forza sul fascino dell’enigma, dell’intelligenza e del ragionamento 3.1 Five Architects, NY
critico. Insomma di un ricerca formale – che come più tardi 1970. L’Institute for Architecture and Urban Studies (IAUS)
sintetizzerà felicemente Menna nel suo La linea analitica dell’arte pubblica il testo di Peter Eisenman Notes on Conceptual
moderna (1975) – riesce contemporaneamente a essere discorso e Architecture. In quattro fogli bianchi sono disposti quindici
metadiscorso, facendo arte e, contemporaneamente, parlando di se puntini, affiancati da un numero progressivo, ciascuno dei quali
stessa. rimanda a una nota a pié di pagina. Le note rimandano a scritti
sul linguaggio, lo strutturalismo, il concettualismo, il minimalismo
elaborati lungo gli anni sessanta. Il testo di Eisenman, estremamente
sofisticato ma anche provocatorio nel suo laconico snobismo, è
forse l’episodio più significativo di una serie di mosse azzeccate che
il giovane architetto mette in atto tra il 1967, data di fondazione
dello IAUS, e il 1975, data di ultimazione della celeberrima House
VI, per porsi all’attenzione della stampa specializzata internazionale.
Ne ricordiamo alcune. Nel1969 Eisenman partecipa al simposio
Five Architects NY organizzato al MoMA di New York da Kenneth
Frampton. Tra il 1967 e il 1968 realizza la House I. Seguono la
House II (1969-70), la House III (1969-71), la House IV (1971),
la House V e la House VI (1972-75) per i coniugi Frank.
Progetti e realizzazioni sono pubblicati nel 1972 nel volume
miscellaneo Five Architects. Suoi articoli appaiono sulle principali
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riviste e, in Italia, su Casabella (1970: From Object to Relashionship: quindi, per definizione, non utilizzabili se non sul piano estetico,
Giuseppe Terragni; 1971: Notes on Conceptual Architecture; 1971: Eisenman si confronta con una realtà più prosaica, quale quella
Cardboard Architecture). Nel 1973 Eisenman è uno dei fondatori edilizia. Prendiamo per esempio la casa VI, forse la più famosa.
e direttori con Kenneth Frampton, Mario Gandelsonas e Antony L’intera costruzione è inscritta in un cubo ed è articolata secondo
Vidler della rivista Oppositions che sarà, sino al 1984, punto di sottomoduli sempre cubiformi. Il motivo formale dominante è la
riferimento del dibattito internazionale. manipolazione dei quadrati che generano piante e alzati. Vi è poi
Sicuramente abile nel giocare con le debolezze degli estimatori un gioco di slittamenti e di avanzamenti e grandi piani trasversali
– rapiti dalla sua prosa sibillina, affascinati dai sempre aggiornati tagliano in quattro l’abitazione. Vi sono corrispondenze tra pieni e
riferimenti culturali e coinvolti dall’elegante formalismo – vuoti, fra vuoti e vuoti, fra pieni e pieni. La logica è così stringente
Eisenman rappresenta un punto fermo per la cultura architettonica che alla scala di collegamento tra i due piani della costruzione
degli anni settanta. Ossessionato dal linguaggio, cerca di concepire ne corrisponde una simmetrica che giace, capovolta, sul soffitto,
l’architettura come se fosse un testo, cioé un insieme di relazioni ovviamente impossibile da utilizzare e quindi completamente
tra elementi semplici legati tra di loro tramite un sistema, cioé una inutile dal punto di vista funzionale. E, infine, vi sono i colori che
sintassi. E a tal fine isola arbitrariamente gli elementi costitutivi evidenziano i singoli piani. Risultato: la casa affascina per il suo
della costruzione – pareti piene, spazi vuoti, elementi puntiformi gioco astratto di forme ma è a mala pena abitabile e i committenti
– per poi ruotarli, traslarli, duplicarli e ricomporli secondo una devono accettare numerosissimi diktat sul loro modo di vita
logica pervasiva ma assolutamente arbitraria (esattamente come imposti dalla rigidissima sintassi compositiva. Afferma Eisenman
arbitrario è, in fin dei conti, qualunque sistema sintattico o con un ragionamento paradossale: l’abitabilità e il comfort sono per
qualunque costruzione logica una volta scelti un certo numero di lo spazio ciò che la rappresentazione è per un quadro. Distolgono
assiomi di partenza). Afferma, a proposito di uno dei suoi progetti: l’osservatore dalla ricerca dei valori formali fondanti: lo sospingono,
“non è la razionalità che ha dato forma agli spazi; questi sono infatti, ad appropriarsi immediatamente dello spazio, a percepirne
stati determinati da un sistema formale arbitrariamente scelto e i caratteri percettivi e simbolici ma gli impediscono di cogliere, in
arbitrariamente manipolato”. Potrebbe essere una dichiarazione forma mediata e razionale, le relazioni dell’oggetto. Cioé la sintassi
degli artisti concettuali Kosuth o di Sol LeWitt che negli stessi anni e quindi, in ultima istanza, la struttura del linguaggio poetico.
adoperano nei confronti di oggetti banali un simile atteggiamento Tafuri, in un saggio apparso in occasione di una mostra sull’opera
analitico al fine di scaricare l’opera d’arte del suo valore iconico e dei Five a Napoli (1976), osserva che Eisenman dopo Kahn – che
evidenziare, esplicitandole, le sottili interazioni logiche e concettuali ha cercato di dare voce alla storia e alle istituzioni – e dopo Venturi
che ne possono organizzare la forma e strutturare il senso. Ma con – per il quale l’unica istituzione è il reale – é, a cavallo degli anni
la non secondaria differenza che mentre Kosuth o di Sol LeWitt sessanta e settanta, l’architetto che in maniera più teoricamente
applicano le loro permutazioni linguistiche a oggetti scultorei e rigorosa si è posto il problema della comunicazione. Ma lo ha
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fatto svuotandola di ogni contenuto, paralizzandone la dimensione quanto propone Giorgio Grassi con il libro La costruzione
semantica e dando un peso inusitato alla dimensione sintattica. logica dell’architettura (1967), nel quale tenta di sistematizzare
Eisenman, in altre parole, si è rifugiato in un atteggiamento analiticamente il recupero della tradizione disciplinare, o quanto
manieristico. E lo ha assolutizzato evitando scrupolosamente di ipotizza, con più ansia formativa ma con meno rigore logico,
porsi il problema di creare nuove icone o nuove parole. Obiettivo: Portoghesi con il revival della tradizione barocca e liberty.
tentare di rifondare una tradizione disciplinare senza aumentare Il secondo precipizio è la negazione della disciplina: se tutto è stato
la confusione dei linguaggi – brutalismo, neobrutalismo, pop, detto e se le parole sono vuote e hanno, al più, un valore relazionale-
metabolismo... – che proliferano negli anni sessanta. Se l’architettura sintattico tanto vale, allora, dichiarare la morte dell’architettura.
è linguaggio è linguaggio di se stessa. Al suo posto sorgerà l’anarchitettura, la disarchitettura, la
Ma, si obietterà, i linguaggi dell’architettura sono tanti, quale contrarchitettura; insomma, una nuova disciplina da scoprire
scegliere? E, poi, in base a quale principio, se non si vuole essere e da inventare. Ci proveranno Archizoom con No-Stop city,
tacciati di eclettismo? Superstudio con le città immaginarie, i Site con i loro divertenti
La risposta fornita da Eisenman è tanto sofisticata da apparire assemblage neoconcettuali e pop e anche artisti-architetto, come
convincente. La tradizione disciplinare a cui riferirsi è quella del Gordon Matta-Clark e Gianni Pettena che, affascinati dal tema,
purismo di Le Corbusier e dello storicismo di Terragni. Entrambi, proporranno interessanti commistioni tra spazio della vita e spazi
parlano la lingua dei nostri giorni, ma entrambi si confrontano per la riflessione artistica.
incessantemente con la tradizione classica: quella greca nel caso di Insieme con Eisenman gli altri quattro architetti presenti alla
Le Corbusier, quella romana nel caso di Terragni. mostra dei Five Architects NY sono: John Hejduk, Michael Graves,
Recuperare il loro lessico vuol dire quindi riappropriarsi di Charles Gwathemey & Robert Siegel, Richard Meier.
un certo tipo di architettura, quella che ha posto la geometria, Formatosi nello studio di Pei e poi di Kinney, Hejduk se ne
i rapporti formali, la logica dei numeri e delle proporzioni al allontana forse perché poco interessato all’attività professionale
centro dei propri interessi. Essere quindi insieme modernissimi e tanto che, nel corso della sua vita la abbandonerà optando per
antichissimi. Seguaci della tradizione ma teorici dell’avanguardia. l’attività di insegnamento alla Cooper Union di New York di cui
Eisenman sa che la scelta di collocarsi in un eterno presente in diventerà preside dal 1975 al 2000, anno della morte. A differenza
bilico tra storia e futuro lo costringe, in realtà a muoversi, come di Eisenman, il cui lavoro è rivolto all’interno dell’oggetto, alle
sulla corda del funanbolo, tra due precipizi. relazioni tra i suoi elementi costitutivi, il suo si rivolge al montaggio
Il primo consiste nella rivendicazione dell’assoluta autonomia di volumi elementari di derivazione purista. Attivando un
disciplinare. La tenteranno soprattutto gli italiani, con il movimento procedimento che nasce dall’accostamento delle loro diverse matrici
noto come La Tendenza. Se l’architettura è un linguaggio chiuso geometriche, Hejduk sembra riprendere il modo di comporre
in se stesso, la sua misura, il suo riferimento è solo la storia. È kahaniano. Ma mentre quest’ultimo integra le parti in una struttura
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unitaria d’insieme, Hejduk, separando tra loro le unità costitutive Testimoniano che anche un approccio decisamente manierista può
e caratterizzandole con colori diversi, giunge a composizioni le cui contribuire a diffondere tra il vasto pubblico l’apprezzamento per
strutture formali rimangono come sospese rispetto ai componenti quell’architettura moderna che agli inizi del secolo era, invece vista,
che le costituiscono, esattamente come in un gioco di costruzioni come un insopportabile strappo alla tradizione destinato ad essere
per bambini. Da qui l’aspetto giocoso della sua produzione che apprezzato solo da pochi.
sembra interpretare quasi alla lettera l’indicazione lecorbusieriana
dell’architettura intesa come gioco sapiente di volumi sotto la luce. 3.2 Learning from Las Vegas
Ma anche l’interesse concettuale dato dalla chiarezza quasi analitica Spiazzato dal purismo concettuale di Eisenman e dei Five,
con la quale viene presentato un repertorio di diverse situazioni Venturi, nel 1972 rilancia il suo progetto per un’architettura
spaziali ( il percorso, la stanza circolare, triangolare, quadrata…) tra inclusivista e antiaccademica. Esce Learning from Las Vegas, scritto
loro connesse lungo una promenade architecturale. in collaborazione con Denise Scott Brown e Steven Izenour.
In direzione più commerciale si indirizza il lavoro di Michael Titolo e contenuti riecheggiano quelli dell’articolo Learning
Graves, Charles Gwathemey & Robert Siegel, Richard Meier. from Luytens scritto nel 1969 contro il purismo brutalista degli
L’articolazione spaziale delle loro composizioni non risponde, Smithson. Ma vi é molto di più. Per Venturi, oramai, il recupero
infatti, a rigidi criteri intellettualistici quanto a una logica della di un linguaggio per l’architettura moderna non può avvenire
varietas, della piacevolezza e della raffinatezza del repertorio delle solo assorbendo e riciclando la storia in tutta la sua complessità
citazioni. Michael Graves, che già nelle opere presentate alla mostra e contraddittorietà. Occorre, invece, recuperare la lingua efficace,
dei Five fa trapelare un certo gusto eclettico che va ben oltre il sgrammaticata, energica, incontaminata del suo pubblico. Cioé di
purismo, si orienterà ben presto verso un eclettismo commerciale quegli utenti che Eisenman e i Whites – così sono battezzati, in
e disimpegnato diventando uno degli esponenti di punta del post opposizione ai Grays venturiani – vogliono, con le loro astratte case
modern. Charles Gwathemey & Robert Siegel inizieranno una di cartone, escludere dal processo di costruzione della forma.
attività professionale con opere di qualità diversa, molte delle quali Learning from Las Vegas ha un immenso successo e suscita una
rivolte al mercato della ricca borghesia newyorkese. A raggiungere eco gigantesca fatta di commenti entusiasti, dibattiti appassionati,
però il successo internazionale, con una frenetica attività chiose erudite, dure stroncature.
professionale che lo porterà a realizzare opere importanti in tutto Le tesi sono due e molto semplici.
il mondo, sarà Richard Meier. Nonostante una certa ripetitività, Prima. L’architettura di Las Vegas, realizzata da mestieranti
consistente nella esasperata riproposizione del montaggio e dello per andare incontro al gusto della gente comune, è molto più
smontaggio di forme pure, di derivazione lecorbusieriana, colorate interessante di quella di centinaia di insediamenti pianificati,
in un immacolato color bianco e alternate a grandi vetrate, le disegnati e eseguiti dai più rinomati architetti.
opere licenziate dal suo studio sono tutte di altissima qualità. Seconda. L’architettura del Movimento Moderno per perseguire
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un ideale di forma pura, ha trascurato la componente iconica data convergente con quella di Eisenman, il pericolo dello storicismo
dalle decorazioni, dalle facciate, dalle scritte che, invece, con il loro eclettico, questa volta veicolato dal desiderio di utilizzare codici
caotico sovrapporsi rendono attraente Las Vegas. D’ ora in poi, se noti, per esempio attraverso la citazione di elementi tratti dal lessico
un cambiamento deve avvenire, invece di perseguire la duck ( cioè architettonico classico quali timpani, colonne, finte facciate.
l’edificio che, se, per esempio, deve esprimere il concetto di una Né pare che abbiano migliori sbocchi operativi le innumerevoli
papera, per rispondere a un ideale di unitarietà tra forma, funzione ricerche teoriche che tra la fine dei sessanta e l’inizio dei settanta,
e messaggio, deve essere costruito esattamente con la forma di una anche sulla scorta delle teorie di Eisenman e Venturi, si susseguono
papera), occorrerà lavorare sul decorated shed e cioé sul sistema di per indagare il rapporto tra linguaggio e forma architettonica da
segni che rende ciò che sarebbe una semplice costruzione utilitaria, un punto di vista filosofico, semiologico o critico. Si ha, infatti, la
un oggetto affascinante e significante ( per rimanere nell’esempio: sensazione che i testi scritti da Renato De Fusco, Umberto Eco,
per parlare di una papera basta un cartellone o una decorazione che Emilio Garroni, Giovanni K. Koening – solo per citare gli italiani
la rappresenti). – alla fine disorientano nascondendo dietro l’uso di termini tecnici
Il dualismo venturiano – che distingue e separa il sistema degli inconsueti per la disciplina architettonica – monemi, fonemi,
elementi decorativi dalla costruzione intesa come puro oggetto choremi, lessemi... – ben poche reali prospettive interpretative
ingegneristico, privo di particolari valori formali – reintroduce e operative. Se ne accorge Zevi che nel 1973 scrive per la
il buon senso della corretta costruzione messo sicuramente tra Einaudi un libro dal titolo provocatorio: Il linguaggio moderno
parentesi dal concettualismo eisenmaniano e cerca di colmare dell’architettura. “Decine di libri e centinaia di saggi – afferma il
il divario tra aspettative dell’utenza e ricerca architettonica, critico – discutono se l’architettura possa essere assimilata a una
ridicolizzando il linguaggio della nuova accademia neopurista. lingua, se i linguaggi non verbali abbiano o meno una doppia
Ma, a sua volta, il dualismo venturiano non è immune da pericoli. articolazione, se il proposito di codificare l’architettura moderna
Intanto perché, se male interpretato, delega, di fatto, all’ingegnere, non sia destinato a sfociare nell’arresto al suo sviluppo. L’indagine
al costruttore o al developer la cura dell’edificio, lasciando nelle semiologica è fondamentale, ma non possiamo pretendere che
mani del progettista solo le facciate o pochi elementi ritenuti dipani, fuori dall’architettura i problemi architettonici. Bene o
linguisticamente rappresentativi. E poi perché, riducendo il male, gli architetti comunicano; parlano architettura, sia o no una
problema della lingua a quello della comprensione di questa da lingua”. Il problema, continua Zevi, non è formale. È etico. Se si
parte del pubblico, ridimensiona il ruolo dell’architetto come vuole parlare moderno occorre esserlo. Se regole vi devono essere
creatore di linguaggio, trasformandolo in un interprete e, nei casi queste investiranno l’atteggiamento che ha l’architetto verso il
peggiori, in un orecchiante del gusto di massa, delle mode, delle mondo e solo in seconda battuta la tecnica del discorso. Da qui sette
tecniche di intrattenimento pubblicitario. invarianti: elenco, asimmetria, scomposizione quadridimensionale,
Si prospetta così, attraverso una via opposta ma alla fine strutture in aggetto, temporalità dello spazio, reintegrazione
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edificio-città-territorio. L’elenco esprime l’atteggiamento aperto Sicuramente manieristi, i Site risentono dell’influsso di Venturi,
dello sperimentatore che non accetta gli schemi mentali imposti da sul cui versante si schierano. Ne condividono il gusto per la
altri e ogni volta riesamina, enumerandoli, i termini del problema. complessità, i messaggi chiari e di forte contenuto iconico, la
L’asimmetria rende desuete le concezioni semplici e consolatorie bipartizione dell’edificio in struttura e decorazione, l’attenzione
dell’ordine, quali la simmetria bilaterale. La scomposizione per il contesto.
quadridimensionale implica la volontà di rompere la scatola Lo testimoniano i numerosi quaderni, dal titolo On Site, che con
muraria, di acquisire nuove dimensioni spaziali. Le strutture in scadenza annuale il gruppo diffonde. Nel numero quattro (1973),
aggetto esprimono il bisogno di utilizzare le tecniche più sofisticate. per esempio, sono presentati un saggio sull’architettura invisibile
La temporalità dello spazio è l’accettazione della finitezza umana di Juan Downey; l’illustrazione architetture di Giorgini ottenute
e delle sua dimensione storica. La reintegrazione edificio-città- con l’ausilio del computer attraverso la trasposizione in forma delle
territorio esprime il carattere insieme pubblico e ecologico dell’atto vibrazioni terrestri; un articolo sull’entropia resa visibile; l’immagine
progettuale. di una cupola leggera di Buckminster Fuller; i fotogrammi delle
architetture di ghiaccio di Kaprow che si liquefanno sotto la luce;
3.3 Site i diagrammi ecologici del gruppo Ant Farm e di Robert Smithson.
Nonostante il richiamo di Zevi all’etica dei contenuti, gli Vi è poi l’influsso di Duchamp. James Wines, che dei Site è il
architetti sono affascinati dalla fisica e dalla metafisica del teorico, affronta questo tema nell’editoriale il cui titolo – “NOT
linguaggio. E soprattutto dalla indagini concettuali, secondo le SEEN and/or LESS SEEN of... – è ripreso da un opera del maestro
quali vi può essere comunicazione anche oltre la forma, al di là francese. Afferma: Duchamp ha avuto un’influenza enorme non
della stessa fisicità dell’oggetto significante. solo sui pittori e gli scultori ma anche sugli architetti. Ha insegnato
I Site, uno dei gruppi di avanguardia più impegnato su questo loro che ogni oggetto, al di là della sua materialità, può essere un
versante della ricerca, nel 1971 propone, per il restyling di un’ concetto, un semaforo che cambia le abitudini dello spettatore
area residenziale, di fondere le basi in mattoni degli edifici con il rispetto al contesto.
paesaggio circostante, quasi come se le abitazioni fossero sul punto Se si può fare arte attraverso un orinatoio o una pala da neve e se
di liquefarsi (Peeksilk Melt). Nel 1972 realizza per la Best Products un manichino dalle fattezze realistiche può diventare il medium per
un magazzino. L’intervento consiste nella sovrapposizione a una riflessioni artistiche molto sofisticate, non c’é più bisogno che gli
struttura esistente di una facciata in mattoni che sembra che si stia architetti spendano tempo e denaro della collettività per realizzare
staccando ( da qui il nome: Peeling Project). A questo progetto ne forme in cui si persegue a ogni costo l’originalità dell’autoespressione.
seguono altri caratterizzati da muri che si sgretolano (Courtyard Occorre, invece, attribuire senso agli oggetti che produciamo,
Project, 1973), angoli che si staccano (Indeterminate Façade giocando sul contesto storico e geografico nel quale li inseriamo.
Showroom, 1975), piani che si scostano (Tilt Showroom, 1976). Trasformandosi in “cosa mentale”, l’architettura non sarà più gioco
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dei volumi sotto la luce, ma una sinfonia di pensieri nell’ambiente. È la mostra Italy: The New Domestic Landscape. Si inaugura il 26
Fine della materialià dell’oggetto architettonico, inizio della maggio al Museum of Modern Art di New York (MoMA). Curatore
disarchitettura cioè di una architettura leggera, evanescente, di alto Emilio Ambasz, che per poterla organizzare ha provvisoriamente
valore concettuale. abbandonato il suo lavoro all’Institute for Architecture and Urban
Studies (IAUS), con il quale il gruppo di Casabella è in contatto.
3.4 The New Domestic Landscape:1972 Nella introduzione al catalogo, Ambasz esplicita il suo punto di
Anche in Italia si delineano due correnti: una esclusivista e vista. In Italia, dice, ci sono tre tendenze, di cui occorre egualmente
una inclusivista, ma con sfumature diverse da quelle, pur sempre tener conto: una, raffinata e conformista, che si muove all’interno
disincantate e, spesso, ironiche, dei Whites e dei Grays. Sono la di un mercato ben collaudato; una, riformista, che ridisegna gli
Tendenza e i Radical. I primi rivendicano la chiusura del linguaggio oggetti convenzionali con ironia e con nuove intenzioni culturali;
su se stesso attraverso la riscoperta nostalgica della tradizione storica una, contestatrice, che mette in crisi il concetto stesso di design
e, in particolare, di quella classicista, vista in chiave atemporale e per ricercare una libertà assoluta di uso che ha come necessario
metafisica. Loro poeta è Aldo Rossi, che indirizza la propria ricerca correlato la dissoluzione dell’oggetto.
in un affascinante e trasognato recupero della memoria. Interprete La mostra è divisa in due sezioni. La prima è dedicata agli
il critico Manfredo Tafuri, che pur dichiarandosi fuori da ogni oggetti. Spiccano quelli che, seguendo la classificazione di Ambasz,
gioco e tendenza, in realtà si proporrà come il più attento interprete possiamo attribuire alla tendenza conformista: per esempio la sedia
di Rossi e compagni, diventandone di fatto il promoter, mentre Plia di Piretti (1970), la Gaudi armchair di Magistretti (1968),
mostrerà rigida chiusura per le ricerche dell’avanguardia, tacciata la sedia in ABS di Joe Colombo (1968), il tavolo M1 di Angelo
di avventurismo e velleitarismo. Mangiarotti (1969), la libreria in plastica Gifo di Enzo Mari (1969),
I Radical si muovono, invece, sul versante della pluralità e la lampada Splügen di Achille e Pier Giacomo Castiglioni (1961),
sperimentazione dei linguaggi, dell’apertura alle scienze sociali, la radio portatile T502 di Marco Zanuso e Richard Sapper (1965),
all’ecologia, al corpo, alle arti figurative. la macchina da scrivere Valentine di Ettore Sottsass Jr. (1969), il
Punto di riferimento per gli architetti radicali è la rivista tavolo Utopia di Nanda Vigo (1971).
Casabella, diretta dal 1970, da Alessandro Mendini, che cambia Ve ne sono anche altri che appartengono alla tendenza riformista.
grafica, ospita gli interventi degli esponenti più impegnati nel Sono mobili e arredi di gusto pop orientati al recupero dei valori
campo della ricerca, dedica sempre meno spazio alla produzione simbolici, ludici, percettivi, o di inaspettate valenze ecologiche.
professionale, si diffonde con lunghi e spesso poco leggibili saggi Sono esposti nella sottosezione degli “oggetti scelti per le loro
sui destini dell’umanità, dell’avanguardia, dell’arte. implicazioni socioculturali”. Sono, tra gli altri: il Joe sofa (1971),
Nel 1972 la gran parte degli artisti che ruotano intorno alla Casabella una poltrona disegnata da Lomazzi, D’Urbino, De Pas a forma di
di Mendini vengono coinvolti in un evento che lascerà un certo segno. guantone da baseball; la Moloch floor lamp (1972) di Gaetano
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Pesce, una lampada da terra ottenuta ingigantendo le dimensioni che, sia pur con declinazioni diverse – giocoso e ironico il
di una piccola lampada da tavolo; i Sassi (1967) di Pietro Girardi, primo, retorica e pletorica la seconda – affrontano il tema di un
elementi di seduta a forma di pietre; il Cirro (1970) di Giuseppe linguaggio postfunzionalista. I secondi, e sono la maggioranza,
Raimondi, un set di lampade che ricorda le nuvole; Pratone (1971) battono i sentieri della ricerca tecnologica dei metabolisti e degli
del gruppo Strum, una seduta di poliuretano che allude all’erba Archigram: capsule abitative compatte, altamente infrastrutturate,
di un gigantesco prato; Mies armchair (1969) di Archizoom, una espandibili, facilmente trasportabili. Spicca tra questi il progetto
sedia dalle eccessive forme triangolari; gli armadi (1966) di Ettore – accuratamente ricostruito sulla base dei disegni lasciati – del
Sottsass Jr. contenitori scultorei decorati a righe, a strisce, a pallini; bravissimo Joe Colombo, prematuramente scomparso nell’estate
la lampada Passiflora (1968) di Superstudio, a metà tra neo-liberty dell’anno prima: è un insieme di blocchi componibili attrezzati per
e ecologico. realizzare ambienti abitativi flessibili anche in spazi particolarmente
Altri oggetti-sempre ascrivibili alla tendenza riformista – si contenuti. Interessante anche la proposta di Mario Bellini che,
caratterizzano per economicità, flessibilità, ingegnosità. Sono, per invece di un ambiente domestico, espone una vettura per i nuovi
esempio, il Sacco (1969) di Gatti, Paolini, Teodoro che il cinema nomadi: possono utilizzarla per viaggiare, per mangiare, per
renderà famoso come la poltrona di Fantozzi; la Multichair (1970) chiacchierare, per dormire e, all’occorrenza, per trasportarvi un
di Joe Colombo, un ingegnoso artefatto snodabile di elementi pianoforte.
di poliuretano che diventa puff, poltrona, chaise longue, letto; il I contestatori sono, invece, concordi nel fare tabula rasa:
sistema Abitacolo (1971) di Enzo Mari, un meccano fatto di sottili l’architettura scomparirà per lasciare posto al corpo, alla natura, ai
aste in metallo per realizzare ambienti domestici e, soprattutto, bisogni.
fantasiose camere per bambini; Tavoletto (1969) di Salvati e Ugo La Pietra propone, sia pur in maniera ingenua e poco
Tresoldi, un tavolo basso che, all’occorrenza, si trasforma in letto. convincente, una città più leggera che usa creativamente i flussi di
La seconda sezione della mostra è dedicata agli ambienti. Compito informazione per ridefinire i confini tra lo spazio privato e quello
dei progettisti, a ognuno dei quali è affidata una ideale stanza, è pubblico.
di “esplorare il paesaggio domestico con particolare attenzione per Archizoom allestisce una stanza vuota dove è possibile soltanto
i suoi luoghi e proporre spazi e artefatti che gli danno forma, e sentire rumori. È una idea che il gruppo fiorentino persegue da
cerimonie e comportamenti che gli conferiscono significato”. almeno due anni, con la proposta di No-Stop City (1970). Si tratta di
Partecipano a questa sezione – per adoperare la classificazione di un edificio abnormemente ingrandito, tanto da diventare una città,
Ambasz – riformisti e contestatori. di fatto invisibile nei suoi confini. All’interno é uno spazio vuoto
I riformisti, di fatto, si dividono in due filoni di ricerca. I cablato, climatizzato e protetto dagli agenti atmosferici, una distesa
primi propongono riflessioni sui nuovi simboli e riti dell’uomo antropizzata dove tutto si muove, ma dove è possibile ritagliarsi un
contemporaneo: è il caso di Sottsass Jr. e della Gae Aulenti ambito, una sosta al proprio errare nomadico. Precedenti di No-
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Stop city sono il supermercato e l’officina con i loro spazi indistinti Il progetto del gruppo 9999, ottiene, infine, il premio destinato ai
dove gli addetti o le merci circolano liberamente, cambiando nel giovani designer (l’altro premio lo ottiene il progetto funzionalista
tempo le loro reciproche posizioni e configurazioni. Ma sono di Gianantorio Mari, un giovane architetto associato a Joe
proprio le dimensioni dilatate di No-Stop City che annullano la Colombo). È una piccola oasi ecologica, con al centro una pozza
differenza tra architettura e urbanistica mostrando che, in una d’acqua su cui si innesta una fontana ad aria compressa. Serve a far
società fatta di flussi e di relazioni, non vi è che un problema: levitare l’utente che, così sospeso, può isolarsi dal mondo, cullato
la gestione dello spazio unico della comunicazione; oppongono all’interno di un lacerto di natura. Un progetto, insieme, ironico e
alla logica dell’existenz minimum, fatta di muri e di barriere che poetico che denuncia il sorgere di nuovi bisogni non riducibili alla
delimitano ambienti angusti e tayloristicamente organizzati, funzione economica e il desiderio di nuove e radicali risposte.
quella della libertà del corpo e degli oggetti nello spazio illimitato; La mostra Italy: The New Domestic Landscape ha un influsso
denunciano, attraverso l’attenzione per ciò che è immateriale, notevolissimo sui giovani architetti americani Ma è forse il canto
effimero, mutevole, la fine dell’architettura tradizionale intesa del cigno degli architetti radicali italiani. In Italia, infatti, rossiani
come composizione di oggetti, di forme, di stili. e postmoderni prendono il sopravvento, facendosi conquistare
Liquidata con poche e sprezzanti parole da Manfredo Tafuri dalle università dove anche i sia pur limitati caratteri innovativi
(“mostruoso connubio tra anarchismo populista e istanze liberatorie della loro ricerca vengono stemperati e congelati in un mortificante
attinte dal Maggio francese”) No-Stop City ha influenzato la più accademismo. Idem in Europa dove i nuovi protagonisti sono i
avanzata ricerca architettonica contemporanea: dall’infinitamente nostalgici Krier e Ungers mentre gli stessi Stirling e Hollein sembrano
flessibile – almeno, nelle intenzioni – Centro Pompidou di Piano, abbandonare la ricerca figurativa più impegnata, per rifugiarsi nel
Rogers e Franchini, sino alle ricerche di Koolhaas sul Bigness, sulla recupero eclettico delle forme del passato. E defezioni si registrano
Generic City, sulla trasparenza. Superstudio si muove sulla stessa anche negli Stati Uniti. Non solo per il dilagare del Post Modernism,
linea di ricerca. Anche Natalini e compagni propongono un mondo ma anche per l’attenzione che personaggi del calibro di Eisenman
dove ogni punto offre le stesse opportunità di un altro, dove non sembrano dare alle ricerche di Rossi e alle teorizzazioni di Tafuri
c’è più bisogno di abitazioni, dove l’uomo può vagare indisturbato. ( ampiamente ospitati nella rivista Oppositions, che diventa ben
Su una linea diversa si muove il gruppo torinese Strum; rifiuta di presto la più influente sul dibattito architettonico internazionale).
avventurarsi nel territorio della prefigurazione ironica e utopistica Nel 1973 Mendini chiama a raccolta tutta la intellighentia
e dichiara che il problema dell’abitare non è formale, è politico radical, per fondare Global Tools, un megagruppo interdisciplinare
e usa il proprio spazio per diffondere tre pubblicazioni, in forma proteso alla ricerca e sperimentazione. Vi partecipano Archizoom
di fotoromanzo, che denunciano le contraddizioni del sistema e associati, Remo Buti, la redazione di Casabella (Mendini,
che, per sensibilizzare gli addetti ai lavori, appariranno allegati alla Guenzi, Bona, Raggi, Boschini), Riccardo Dalisi, Ugo la Pietra,
rivista Casabella. 9999, Gaetano Pesce, Gianni Pettena, Rassegna, Ettore Sottsass,
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Superstudio, Ziggurat. L’esperienza di Global Tools, però, non – anche deperibili – per formare nuove configurazioni ambientali,
andrà oltre qualche sporadico seminario progettuale. operare tagli e scavi nella materia esistente al fine di operare
Nel 1976 cambia la proprietà di Casabella. Mendini viene letture che siano, insieme, fuori e dentro gli oggetti. Del 1970
estromesso bruscamente per lasciare il posto a Maldonado che è Garbage Wall un muro realizzato con rifiuti urbani ed esposto
opererà un deciso cambiamento di rotta, verso la professione e le per alcuni giorni in prossimità della St. Mark’s Church, prima di
più consuete tematiche sociali. essere distrutto. A partire dal 1972 Matta Clark fotografa le tracce
lasciate dalla carta da parati sui muri di caseggiati parzialmente
3.5 Anarchitettura demoliti. Queste, quasi come frammenti archeologici, permettono
Gordon Matta-Clark, figlio dell’artista surrealista Roberto di ricostruire la logica della vita che vi si è svolta.
Sebastian Matta, studia architettura alla Cornell University, Tra il 1972 e il 1973 Matta-Clark espone i Bronx Floors. Si tratta
dove si laurea nel 1968. Alla Cornell conosce, durante la mostra di frammenti di pavimenti o di pareti prelevati dalle abitazioni di
Earth Art (1969), Robert Smithson con il quale lavorerà per la uno dei più poveri quartieri di New York. Insieme ai brandelli
realizzazione dell’opera Mirror Displacement. Da lui imparerà di muri e di solaio sono esposte le foto delle abitazioni dopo
a rifiutare i supporti artistici tradizionali, a inserire frammenti che è stato effettuato il prelievo. Esprimono lo stato di degrado
di natura all’interno dell’opera d’arte, a recuperare materiali e di un quartiere-ghetto con la freddezza di un reperto anatomico
atmosfere dell’ambiente urbano degradato. Animatore dei circoli e, insieme, comunicano una sensazione di inquietante disagio:
artistici newyorkesi, Gordon, nell’ottobre del 1970 è una presenza quella di veder violata la privacy degli ambienti abitativi attraverso
costante alla galleria 112 Green Street, che usa come un laboratorio buchi che permettono di guardare da una stanza all’altra, da un
per sperimentare spazi liberati da abitudini, vincoli e costrizioni. appartamento all’altro.
“Voglio – afferma – alterarne lo spazio sin dalle radici, il che vuol I frammenti di Matta-Clark impongono alcune domande:
dire una ricognizione dell’intero sistema (semiotico) dell’edificio, Dove abitiamo? Che rapporto c’è tra lo spazio della casa e quello
evitando ogni idealizzazione ma usando i reali fattori costitutivi dell’esistenza? Che rapporto esiste tra edificio e la natura? Cosa è lo
dello spazio. Così da un lato altero i singoli dati percettivi che spazio? Ma non danno risposte. Semmai producono vertigine. La
normalmente vengono utilizzati per riconoscere l’oggetto nel suo visione in contemporanea di tante celle che si susseguono una dopo
complesso. Dall’altro faccio in modo che molte delle mie energie l’altra provoca lo stesso effetto delle prigioni del Piranesi: ci presenta
vitali non siano impedite. Vi sono molte cose nella società che uno spazio destrutturato e frammentato che rassomiglia a quello a
coscientemente si pongono come divieto: impediscono di entrare, cui siamo abituati ma, nello stesso tempo, ne è radicalmente diverso
di passare, di partecipare..”.. Le tecniche che Matta Clark adopera perché ne viola l’ordine. Il caos, la prigione, il labirinto non è quindi
sono essenzialmente tre: cambiare il punto di vista attraverso cui la singola cellula abitativa ma la visone in contemporanea di queste,
l’utente percepisce una realtà spaziale, utilizzare oggetti inconsueti nel momento in cui ne è manifesta la struttura. L’ordine, direbbe
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Borges e sottoscriverebbe Smithson, è solo una delle combinazioni si affaccia alla professione in un momento sbagliato; Mendini
del caso e l’incubo è la visone di questo mondo ordinato e insensato progetta nel 1975 un tavolino bara per rifuggire da qualunque
giunto al suo ultimo stadio, quello della morte. visione ottimistica del design e ricordare il momento in cui anche
Nonostante si dichiari un artista (“Io non lavoro sull’architettura. il corpo umano diventa oggetto.
Lavoro sugli edifici. I miei interessi non sono utilitaristici”) nel 1973 Ma vi à anche un certo parallelismo con la ricerca di Eisenman
Matta Clark è uno dei promotori del gruppo Anarchitettura. Vi e dei Five: li accomuna una formatività dove la dimensione
partecipano Laurie Anderson, Tina Girouard, Suzanne Harris, Jene contestuale è prevalente, mentre le parole hanno valore solo
Highsteun, Bernard Kirschebaum, Richard Landry. Anarchitettura combinatorio e posizionale. Nel 1976 Matta Clark viene invitato
vuol dire negazione dell’architettura, rifiuto di aderire alle sue allo IAUS a esporre con Meier e Graves nella mostra Idea as Model.
convenzioni, ai suoi scopi, alle sue funzioni. Ma anche desiderio Ma ben presto emergono divergenti punti di vista: la scomposizione
di scoprirne, attraverso l’azzeramento degli aspetti epidermici e dell’artista è fisica, quella dell’architetto solo concettuale. Matta
superficiali, l’essenza come puro fatto mentale. Clark propone a MacNair, che dell’esposizione è il curatore, di
La prima mostra del gruppo è del 1974. Ad essere ripresi sono tagliare una stanza adibita ad attività seminariali in pezzi di 2 piedi
paesaggi incontaminati, depositi ferroviari in disfacimento, chiatte per 2 (circa 60x60 cm).. Alla risposta negativa di questi, ripiega per
che trasportano case prefabbricate, pozzi senza apparente fondo, fari un’ istallazione di vetri rotti e fotografie. Così dopo aver preso in
travolti dalle onde, greggi e anche un bicchiere con all’interno una prestito da Dennis Oppenheim una pistola ad aria compressa, in
dentiera. L’anarchitettura è, insomma, molto più dell’architettura. uno stato alterato, si reca alle 3 del mattino nei locali dello IAUS
Ma è anche molto di meno. È il linguaggio vuoto di chi vuole dove distrugge alcune finestre, ne raccoglie i frammenti e li ordina
insieme afferrare tutto lo spazio e parlare di cose indicibili. Un po’ accanto a alcune immagini di case nel sud del Bronx nelle quali le
come nella pittura fa Fontana – amato e citato da Matta Clark – finestre erano state fatte a pezzi dai residenti. L’operazione, al di là
con i suoi colpi di punteruolo sulla tela. Ma per quanto si fotografi, di qualsiasi riflessione intellettualistica, ha un significato politico
cataloghi, perfori e sezioni la materia con cura ossessiva, ciò che e un chiaro intento polemico. È la denuncia di tutte le presunte
resta è ciò che rimane della vita nelle mani dell’anatomopatologo: teorie fondate sulla rivendicazione dell’autonomia disciplinare
solo oggetti inanimati. Da qui un perenne senso di frustrazione e avanzate dagli architetti radical chic newyorkesi, Eisenman in
di vuoto che accomuna Matta Clark agli architetti radicali, sempre testa. Questi, che al momento è direttore dello IAUS, ne capta il
più affascinati dal tema del silenzio e della morte: Hollein nel messaggio e ordina di ripristinare immediatamente le finestre rotte
1970 realizza per la Biennale di Venezia alcune tombe per evocare e di smantellare l’installazione di Matta Clark, con il pretesto che
una possibile archeologia del nostro presente; Gianni Pettena la violenza dell’opera gli ricorda quella della Cristallnacht nazista,
scrive nell’ottobre del 1973 un testo dal titolo L’anarchitetto in la famigerata notte in cui tutte le vetrine dei negozi ebrei vennero
cui denuncia l’angoscia esistenziale del giovane progettista che distrutte.
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Paragonato a Jack lo squartatore, Matta Clark, in realtà, si misura del 1962 per un monumento alla Resistenza a Cuneo realizzato
con l’architettura con l’ardore di un situazionista. E non è un caso con un cubo tagliato dalla sola scalinata che serve per accedere al
che una delle sue opere più riuscite sia stata realizzata in Francia, suo interno e da una stretta e lunga fessura ubicata sul lato opposto
proprio in vicinanza delle Halles, così amate dai seguaci di Debord. oppure dal monumento dei Partigiani a Segrate del 1965, una
È il 1975 e sono in corso i lavori di sventramento che servono a struttura in cemento composta da un prisma rettangolare e da
fare posto al Museo Beauburg e alla modernizzazione del quartiere. un cilindro, tra loro collegati da un prisma triangolare che allude
L’artista interviene su due case costruite nel 1699. Vi opera uno alla figura archetipica del tetto e, insieme, del timpano del tempio
scavo a forma di cono ( da qui il titolo dell’opera: Conical Intersect), greco.
la cui base, di circa 4 metri di diametro, é disposta lungo la parete A stemperare una altrimenti intollerabile monumentalità,
perimetrale e il cui vertice penetra lungo muri e pavimenti sino a generata dalla composizione rigorosamente simmetrica e
raggiungere l’attico e, quindi, il cielo. Per una quindicina di giorni stereometrica di figure astratte e fortemente evocative, provvede
dal buco di Conical Intersect si può guardare Parigi e il cantiere l’elementarità del loro montaggio che ricorda le costruzioni in legno
di uno dei più imponenti edifici che rappresenta un nuovo modo dei giochi dei bambini. Da qui un’aria trasognata con composizioni
di concepire la cultura e, insieme, lo spazio: neutro, illimitato, urbane che sembrano la trasposizione tridimensionale dei quadri
infinito. Anch’esso, se vogliano, anarchitettonico, se anarchitettura di Giorgio de Chirico. Di sapore metafisico sono anche i numerosi
è il rifiuto della composizione, dei valori figurativi convenzionali, disegni. Costituiscono una attività complementare a quella di
della rigidità di una impostazione data una volta per tutti. Bucare le progettista che contribuisce a lanciare il così detto fenomeno
pareti del Beaubourg, a differenza di quelle delle case tradizionali, dell’architettura disegnata che coinvolgerà tutta una generazione
non avrebbe senso: nascono già bucate nella loro infinita, almeno d’architetti, affascinati dalla possibilità di scappare dalle rigide
nelle intenzioni, flessibilità. costrizioni del mercato edilizio, per realizzare un mondo parallelo,
fatto di immagini destinate a rimanere sulla carta.
3.6 Aldo Rossi e la Tendenza Tra il 1969 e il 1973 Rossi realizza il suo capolavoro: il
Aldo Rossi si forma nel clima della Casabella-continuità diretta complesso residenziale di Monte Amiata all’interno del quartiere
da Rogers, facendosi notare per un approccio culturale, in linea Gallaratese 2. L’edificio– diversamente dall’esuberante stecca
con le posizioni neostoriciste degli altri giovani della redazione, abitativa realizzata accanto da Carlo Aymonino – nulla concede
fortemente critico verso lo stile internazionale, l’architettura alle esigenze psicologiche degli abitanti. Riprende, con un evidente
organica o le tensioni neoespressioniste. Le opere di Adolf Loos, compiacimento intellettualistico, gli etimi dell’architettura
Étienne-Louis Boullée e degli architetti del Novecento Italiano funzionalista e le rigide forme del razionalismo italiano del
esercitano su di lui una forte attrazione, predisponendolo verso le Ventennio, ha l’aria delle Cardboard Architecture dei Five (così
forme elementari di forte effetto plastico. Lo si vede nel progetto chiamate perché sembrano plastici in scala al vero realizzati col
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cartoncino), rammenta i fondali dechirichiani delle Piazze d’Italia. serve a evitare l’approccio avanguardista della tabula-rasa con un
Tra il 1972 e il 1976 Rossi realizza la scuola di Fagnano Olona, un processo di ascolto del contesto e di modifica e messa a punto, in
edificio simmetrico a doppio pettine nel cui centro si trova una funzione del loro corretto inserimento, degli stessi tipi edilizi. Il
corte che, a sua volta, contiene l’edificio circolare della biblioteca. disegno, La città analoga del 1976, dove sono montati brani di
Ricorda gli edifici dell’ottocento, rigidi come prigioni ma con un città diverse in un collage piranesiano rivisto con una sensibilità
fascino sia pure severo da libro Cuore. Tra il 1971 e il 1978, con che deve qualcosa alla pop art, fissa con una immagine poetica il
Gianni Braghieri, costruisce il cimitero di Modena concependolo senso di tale approccio.
come una città metafisica pensata per i defunti. Ispirato alla poetica di Aldo Rossi è il percorso di numerosi
Non privi di un loro appeal, forse dovuto al bisogno storicamente architetti più giovani che negli stessi anni lavorano su questi temi.
ricorrente di richiami all’ordine dopo fasi di espansione creativa, i Si riconosceranno sotto la sigla della Tendenza. A Roma, dove la
progetti di Rossi spaccano in due la cultura architettonica. Da un lato Tendenza sarà particolarmente attiva, Renato Nicolini, Franco
li si accusa di trascinare indietro l’architettura italiana, riportandola Accasto, Vanna Fraticelli, Franco Purini, Francesco Cellini, Claudio
al monumentalismo e al classicismo fascista : è la posizione di Bruno D’Amato avranno il loro punto di riferimento nella rivista romana
Zevi. Dall’altro li si vede – grazie anche all’esegesi di Manfredo Controspazio, nata nel 1969 e diretta da Paolo Portoghesi e, più
Tafuri – come opere esemplari per ricentrare la progettazione tardi, nella galleria Architettura Arte Moderna (AAM) di Francesco
sull’autonomia del linguaggio e sulla costruzione logica della città. Moschini.
Autonomia del linguaggio perché l’architettura rossiana appare –
non diversamente da quella di Eisenman – come un testo composto 3.7 Post Modern
da parole che non si costruiscono a partire dall’esterno ma riprese Il fenomeno del Post-Modern è lanciato nel 1975 dal critico
dall’interno della disciplina e cioè dalla tradizione della storia di architettura Charles Jencks mentre, a partire dal 1976, la
dell’architettura. Costruzione logica della città perché – e questo parola è utilizzata con crescente frequenza anche in altri campi
è il senso principale del libro L’architettura della città pubblicato per esprimere un atteggiamento di continuità e, insieme, di
da Rossi nel 1966 – questi edifici piuttosto che porsi come la rottura rispetto alla cultura moderna così come si è sviluppata in
negazione delle configurazioni urbane consegnateci dalla tradizione occidente a partire dai primi anni del novecento. Nel 1977 Jencks
ne vogliono essere la continuazione, il logico sviluppo. Da qui un pubblica The Language of Post-Modern Architecture. Tradotto in
atteggiamento operativo che trova i suoi strumenti nella tipologia numerose lingue e oggetto di continue riedizioni, il libro è insieme
edilizia e nella morfologia urbana. Ragionare per tipi edilizi un brillante pamphlet contro l’architettura internazionalista
consente infatti di operare per modelli, testati dalla tradizione e e un manifesto per un nuovo stile. Jencks ne trova le origini in
dotati di un loro senso e di una loro autonomia. Operare in accordo un episodio emblematico avvenuto il giorno 15 luglio 1972
con la morfologia urbana, e cioè con la concreta forma della città, quando, con una carica di dinamite, le autorità cittadine decidono
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di abbattere gli edifici dell’insediamento di Pruitt-Igoe a Saint comunicare sia a un livello elementare che a uno più profondo.
Louis disegnati dall’architetto Minoru Yamasaki. Sono corpi Affinché ciò avvenga, occorre, continua Jencks, che gli architetti
a ballatoio, alti oltre dieci piani, realizzati tra il 1952 e il 1955 non abbiano paura di riprendere il linguaggio consolidato degli
secondo i principi del Movimento Moderno. Premiati nel 1951 stili storici del passato, fatto di ornamenti ma anche di colonne,
dall’American Institute of Architects, si erano rivelati, alla prova dei timpani, modanature e amato dall’uomo della strada, combinandolo
fatti, un fallimento. Poco amati dalla popolazione di colore che li con stilemi più contemporanei all’interno di un discorso manierista
abitava, erano diventati spazi di nessuno, luoghi pericolosi oggetto per giocare, come ha indicato Venturi nel suo testo del 1966, sulla
di continui atti vandalici, costituendo l’ennesima prova che le teorie complessità e sulle contraddizioni della disciplina. Fine quindi del
sull’habitat, lanciate dai CIAM e fatte proprie da Yamasaki, sono minimalismo e dell’International Style e ripresa di una tradizione che
vittime di un errore di fondo: essere troppo astratte e velleitarie ha il suo antecedente in Gaudì ma riconosce i propri precursori nella
perché viziate dall’imperativo dell’invenzione formale a tutti i costi, tradizione dello storicismo moderno ( dal neo-liberty a Venturi),
indipendentemente dai gusti e dalle preferenze dell’utenza. del revivalismo ( da Diseyland a Lapidus), del neovernacolare (
Di edifici come quelli di Pruitt-Igoe, sostiene Jencks, le periferie da Erskine a van Eyck), degli studiosi della storia della città ( da
delle nostre città sono piene. Testimoniano il fallimento di una Ungers a Stirling a Rossi), dei neo-organici ( da Scharoun a Pietila
ideologia fondata su principi astratti e meccanici, che, anche nelle e Saarinen) e degli architetti dello spazio postmoderno ( da Aalto a
sue manifestazioni più raffinate, produce architetture fredde e senza Scharoun, da Graves a Moore). Il risultato – lo si capisce già in questa
vita. Come mostra per esempio il campus della ITT progettato pittoresca divisione in categorie – è un minestrone dove è ammesso
da Mies van der Rohe dove addirittura la cappella destinata alle il tutto e il suo contrario. Così nelle pagine del libro scorrono le
funzioni religiose rassomiglia al locale della centrale termica e illustrazioni dell’edificio della Rinascente di Albini e Helg accanto a
viceversa. quelle della casa Baldi di Portoghesi e Gigliotti e dell’Highpoint II di
Rispetto a questo tipo di approccio, formalista e elitario, il Post Lubetkin e Tecton. Ci sono le case di Venturi, il cimitero di Modena
Modern, prende le distanze, proponendo di lavorare, più che di Aldo Rossi e lo stand a forma di hot dog. Ci sono i Medical
sulla discontinuità, sulla continuità. Ciò avviene su due livelli. Faculty Buildings di Lucien Kroll, il complesso Byker di Erskine e le
Uno funzionale, che, ispirandosi al passato, punta a privilegiare immagini del letto dell’Agente 007. E poi la Bavinger House di Bruce
l’individuo rispetto allo standard. Uno linguistico che rifugge Goff e la House VI di Eisenman. Insomma, se questa è la libertà
dall’uso esclusivo di codici dell’avanguardia: ermetici, ultraraffinati e dalle costrizioni del Movimento Moderno, il prezzo che sembra
apprezzati solo dalla ristretta cerchia degli addetti ai lavori. Ritorno doversi pagare per acquistarla è la riduzione della sua tradizione, fatta
dunque, all’architettura vernacolare e spontanea? No di certo, anche di momenti antagonisti ma vitali, a un eclettico e snervato
continua Jencks, piuttosto un approccio basato sul double coding, repertorio di immagini, diverse ma sostanzialmente equivalenti, da
cioè su un atteggiamento che punta a produrre opere in grado di poter consumare con facilità e disinvoltura.
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Parte 3 Capitolo 4 tra individuo e strutture sociali.
Rizomi: 1975-1980
Si delinea il fenomeno dei punk e degli indiani metropolitani.
Vivono in piccoli gruppi, esprimono con acconciature aggressive
e stridenti la loro diversità ma, a differenza degli hippies che li
avevano preceduti, non sognano più spazi di infinita libertà. Sanno
che la loro dimensione è urbana, residuale. E esprimono interesse
per il corpo inscrivendovi la propria rabbia attraverso piercing e
tatuaggi.
4.1 Rizomi C’è bisogno di primitivismo. Quindi di ornamento.
Il 30 aprile 1975 cade Saigon. Il gigante americano è costretto Quel’ornamento che Loos attribuiva al selvaggio il quale non
a dichiarare la propria impotenza e a ritirarsi dal Vietnam. esitava, appunto, ad applicarlo sulla propria pelle. Ma, anche,
Sembra la vittoria della cultura del sessantotto, che ha combattuto di decostruzione dei sistemi consolidati, per eliminare regole,
l’imperialismo, teorizzato la lotta di liberazione, la disobbedienza comportamenti, tabù acquisiti e ritrovare pochi essenziali valori
civile, il disprezzo del consumismo e degli ipocriti valori borghesi. originari. Nei linguaggi e nelle manifestazioni pratiche e teoriche,
Ma ne è invece la sconfitta. Non ci vorrà molto, infatti, a vedere i ragazzi del 77, spesso senza esserne coscienti, praticano la
precipitare le speranze di palingenesi morale e civile nella tragedia scomposizione cubista, i versi futuristi, le performance dadaiste.
di una ennesima dittatura, violenta, arretrata, ideologicamente Arte e vita trovano un punto, sia pur precario, di coincidenza e
abietta. E a cadere nello sconforto e nella sfiducia. In Francia i l’avanguardia diventa il linguaggio privilegiato dell’io diviso. Un
nuovi Filosofi subentrano agli intellettuali alla Sartre impegnati patrimonio di indagini e di idee, prima prerogativa di una sparuta
sulle barricate sia pur comode delle loro cattedre universitarie. minoranza di artisti, si trasforma in abitudine collettiva. In questa
Teorizzano il disimpegno: il potere è connaturato al sociale, tanto chiave si può interpretare uno dei fatti più clamorosi del 1977,
vale venire a patti con i sistemi democratici che lo esercitano in la violenta contestazione da parte del movimento studentesco
forma accettabile oppure ritirarsi nel proprio spazio privato. Una al comizio all’Università di Roma del segretario della CIGL, il
generazione di ex rivoluzionari orienta i propri bisogni mistici verso comunista Luciano Lama. L’incompatibilità va ben oltre la querelle
le religioni orientali o le droghe. Sulle pagine di Lotta Continua, tra una estetica del privato perseguita dagli studenti e una etica
uno dei più oltranzisti organi del movimento studentesco italiano, del lavoro e del sacrificio, proposta dal sindacalista. Si confrontano
ha un inaspettato successo la posta dei lettori, con messaggi due diverse concezioni dello spazio. Lama si presenta sul podio
personali, anche intimi. Il privato diventa politico. E il terrorismo, secondo le regole della comunicazione frontale e gerarchica tipica
che porterà nel 78 all’omicidio di Aldo Moro, non è altro che la della cultura sindacale e operaia, mentre gli studenti propendono
manifestazione più appariscente di una rottura oramai insanabile per altri modi di aggregazione e interazioni, decentrati, mobili,
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apparentemente disorganizzati. Lo scontro diventa inevitabile, rivalutati dagli intellettuali di sinistra per la loro capacità di
quasi come l’urto – suggerisce il semiologo Umberto Eco – tra due riconoscere anzitempo la profonda crisi di valore attraversata dalla
concezioni della prospettiva, la brunelleschiana e la cubista. civiltà occidentale. È il momento dell’Istituto Universitario di
Al ritiro nel privato della contestazione studentesca, Architettura di Venezia e di Cacciari, Rella, Tafuri che da tempo
corrisponde, sul versante della ricerca filosofica, la sfiducia nei hanno introdotto all’interno della cultura della sinistra questi
sistemi onnicomprensivi. L’opera di smantellamento delle “grandi scomodi pensatori. Cacciari nel 1976 scrive, sotto forma di saggio
narrazioni”, per adoperare una espressione di Lyotard, era, per la sul pensiero negativo, Krisis, completato l’anno dopo dal testo
verità, stata già avviata negli anni cinquanta e ampiamente portata Pensiero Negativo e Razionalizzazione.
a compimento alla fine degli anni Sessanta con le opere di Lacan, Nell’ottobre del 1977, Tafuri interviene nella Casabella diretta
Bachelard, Foucault, Derrida, Lyotard, Deleuze e Guattari. Ma da Maldonado in un numero dedicato al tema Architettura e
è nella seconda metà degli anni Settanta che questi temi trovano Linguaggio. Che senso ha, si chiede il critico, parlare di Storia in
massima divulgazione. Del 1976 è per esempio il testo di Deleuze un momento in cui il concetto di realtà ma anche quelli di futuro e
e Guattari “Rhizome” e del 1977 la sua traduzione in italiano, di progresso sono radicalmente posti in crisi? E, similmente, come
mentre ad un anno prima risale la traduzione italiana dell’Anti si può teorizzare la ricerca se, oggi, siamo convinti che di uno stesso
Edipo. Si teorizza il prevalere del desiderio sulla ragione. E si fatto possono essere prodotte più ricostruzioni, anche radicalmente
abbandonano le concezioni del mondo organiche e prospettiche contrastanti, ma tutte ugualmente coerenti e convincenti? Da
per una visione rizomatica della vita, fatta da fasci di conoscenze, qui la teorizzazione della critica come lavoro cosciente dei propri
“smontabile e collegabile ad ingressi e a uscite multiple”. Cioè, limiti. Una ricerca infinita che incide con il bisturi su un corpo le
per continuare nella prosa dei due filosofi francesi: “un sistema cui ferite squarciano la compattezza delle costruzioni storiche “le
acentrico, non gerarchico e non significante, senza Generale, senza problematizzano e impediscono loro di presentarsi come verità”.
memoria organizzatrice o automa centrale, unicamente definito E infine la certezza che ogni certezza è frutto di rimozioni sulle
da una circolazione di stati”. al posto di una visione del mondo, quali bisogna lavorare sapendo che “una storia vera non è quella
tante conoscenze; invece di un’estetica, molteplici prassi artistiche; che si ammanta di indiscutibili prove filologiche, ma quella che
piuttosto che principi, stati d’animo. È la fine della speranza nella riconosce la propria arbitrarietà”. Tafuri cerca di evitare di cadere
trasformazione unidirezionale del mondo, la critica radicale dello nell’anarchismo rizomatico di Deleuze e Guattari. Li cita due volte,
stato etico, la definitiva messa in soffitta del marxismo. ma solo per prenderne le distanze. Tuttavia, come riconosce lui
Carlo Marx diventa una zavorra ingombrante che pezzo dopo stesso, oramai l’edificio è insicuro e il ponte levatoio della fortezza
pezzo viene buttata a mare. Pensatori, ostracizzati per essere stati storicista è aperto.
esaltati dai regimi reazionari e nazisti quali Nietzsche, Heidegger, In realtà non è solo la costruzione marxista a crollare. Ma l’intero
Junger diventano oggetto di sempre più diffuso interesse e sapere, anche quello scientifico, da sempre considerato fonte di
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certezze, sia pur relative. Paul Feyerabend nel 1975 pubblica “Against Neorazionalismo, la Tendenza, lo Storicismo. Hanno in comune
Method. Outline of an Anarchistic Theory of Knowledge”. Forse la l’attenzione per la dimensione urbana della città. Anche se ipotizzata
migliore sintesi contro le pretese di una conoscenza oggettiva sia pur congelata nel suo splendore ottocentesco o in una presunta
celate dietro il comodo relativismo falsificazionista popperiano o armonia preindustriale. È la ricetta di Krier, di Rossi, di Grassi,
l’alternarsi dei paradigmi kuhniani. Sostiene che ogni teoria è di per di Aymonino. Se la nostra è una cultura urbana, affermano, tanto
se arbitraria. Che non esistono criteri o metodi privilegiati. Che la vale tornare alla civiltà delle strade, delle piazze, dei boulevard, dei
scienza ottiene risultati a scapito di un intollerabile impoverimento campielli. Studiano la Parigi di Haussman e Napoleone III e la
della nostra percezione della realtà. E a testimoniare che i tempi Vienna di Francesco Giuseppe. I loro strumenti sono la morfologia
sono oramai maturi per il recepimento di questi temi anche da urbana, cioè lo studio della forma della città, e la tipologia edilizia,
parte di una cerchia di intellettuali non specificatamente addetti ai cioè l’attenzione per i caratteri ricorrenti degli edifici.
lavori, nel 1979 esce in Italia la fortunata raccolta di saggi, curata Cercano, con la progettazione di spazi tradizionali e a regola
da Gargani “Crisi della ragione”, presto recensita su Alfabeta dal d’arte, di opporsi alle laceranti contraddizioni dell’urbano,alla
preoccupato Umberto Eco. frammentazione del sistema sociale in monadi, alla rottura della
Roland Barthes, pronunciando il 17 gennaio 1977 la sua lezione famiglia tradizionale, alla sempre più opprimente angoscia
inaugurale al Collége de France ammonisce: è lo stesso linguaggio metropolitana.
che noi usiamo che ci imbriglia, col suo sistema di regole, nelle È lo stesso tentativo di ricomposizione che, esauritosi il
proprie trame di potere. Noi che crediamo di parlare, in realtà, monopolio radiofonico, tentano in Italia le emittenti private.
siamo parlati dalla lingua che usiamo. Solo la letteratura e l’arte, Tra queste, il collettivo di Radio Alice intuisce che i nuovi spazi
con la loro opera di decostruzione e messa in crisi del linguaggio non sono necessariamente fisici. E sposta il problema della
dall’interno dei suoi paradigmi, ci offrono qualche illusione di ricomposizione del sociale dalla materialità della morfologia urbana
salvezza. e dalla prescrittività della tipologia edilizia alla immaterialità dei
Dicevamo, a proposito del fenomeno dei punk e degli indiani mass media e alla spontaneità della risposta individuale. “Dietro
metropolitani, che la crisi del 1977 investe soprattutto la Radio Alice – nota giustamente Umberto Eco – ci stanno le feste in
dimensione urbana. Tramonta il mito dello spazio incontaminato. piazza, la riscoperta del corpo, del privato, la assunzione orgogliosa
Mentre in Italia, con la morte di Pasolini (nov.1975), cade delle devianze (tutte, anche se incompatibili tra di loro) la tematica
definitivamente il mito della autenticità della dimensione degli del nuovo proletariato giovanile, le istanze degli emarginati”.
emarginati e dei contadini. Lo spazio della metropoli si espande Il soggetto sociale, la Classe intesa come un organismo compatto
sempre più prepotentemente. E ingloba con i suoi valori, prodotti per il quale approntare regole e tipologie, non esiste più. Non ha
e comportamenti ogni possibile sacca di resistenza. È il momento senso adocchiare il passato. E i tentativi che verranno fatti, quali
del successo del Post Modern in tutte le sue declinazioni: il la Biennale del 1980, intitolata appunto La presenza del passato
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non fanno altro che dimostrare l’inutilità, se non la pericolosità Rimane da completare il quadro citando lo IAUS, l’Instutute
dell’operazione. for Architecture and Urban Studies fondato e diretto dal 1967 da
Il problema, come intuiscono sia pur confusamente gli anarchici Peter Eisenman. Luogo di incontro delle più svariate personalità,
individualisti del 77, introiettando per le proprie pratiche il l’Istituto rappresenta un punto di confronto tra le ricerche condotte
linguaggio dell’avanguardia, è sostituire ai concetti di regolarità, nella seconda metà degli anni Settanta. Basta sfogliare la rivista
standardizzazione, unificazione quelli dell’individualismo, del Oppositions, che dello IAUS é di fatto l’organo, per trovarvi articoli
corpo, della deprogrammazione. Cercando così di fare i conti con di personaggi così diversi tra di loro quali Martin Pawley e Rafael
il sistema produttivo che questa strada – dalla serializzazione alla Moneo, Bernard Tschumi e Leon Krier, Rem Koolhaas e Manfredo
personalizzazione, dalla socializzazione alla frammentazione, dal Tafuri, Colin Rowe e Denise Scott Brown, Alan Colquhoun
prodotto di massa alla risposta individualizzata – sta percorrendo. e Giorgio Grassi. Lo IAUS, inoltre, rappresenta un ponte tra le
In questa direzione, antinostalgica, si muovono alcuni giovani ricerche condotte dall’Istituto Universitario di Venezia e il versante
architetti e un insoddisfatto professionista che, proprio in questi più oltranzista del formalismo americano, Peter Eisenman in testa.
anni, decide di cambiare la propria vita. I giovani sono: in Europa In una posizione, contemporaneamente di ricerca ma anche di
Bernard Tschumi, Rem Koolhaas, Elia Zenghelis; in Giappone retroguardia, che è difficile districare.
Toyo Ito. Nel 1977 hanno: Tschumi 33, Koolhaas 33, Zenghelis 39,
Ito 37 anni. Il professionista è l’americano Frank O. Gehry. Ha 48 4.2. Dagli Archigram all’High Tech
anni. I tre europei, gravitano intorno alla Architectural Association 1975. Si inaugura a Ipswich la sede della Willis Faber & Duams.
diretta dall’inesauribile Alvin Boyarsky e frequentata dagli Progettista l’appena quarantenne Norman Foster. L’edificio, un
Archigram. Risentono fortemente dell’influenza dell’architettura complesso di tre piani destinato a uffici, suscita un notevole interesse
radicale degli anni Sessanta e della prima metà degli anni Settanta. per la facciata risolta con un’unica superficie riflettente che ne fascia
Bernard Tschumi sviluppa il tema del corpo nello spazio diffidando il perimetro curvilineo. E ricorda, sia pur mutate le dimensioni,
da una concezione architettonica esclusivamente intellettualistica. il grattacielo di cristallo di Mies per la Friedrichstrasse a Berlino.
Il coetaneo Rem Koolhaas nel 1978 pubblica Delirious New York. Piuttosto che imporsi per una propria forma o per la sfaccettata
Analizza e persegue la poetica della congestione metropolitana. configurazione volumetrica (ricordate la definizione di Le Corbusier
Elia Zenghelis trasforma in immagini poetiche i temi antiurbani dell’architettura come gioco sapiente di volumi sotto la luce?)
del movimento moderno. Il giapponese Toyo Ito è allievo del tende a mimetizzarsi, o, quantomeno a negarsi come geometria,
metabolista Kikutake. Sonda il tema del rapporto tra lo spazio riflettendo, con i suoi pannelli specchiati, l’ambiente urbano nel
urbano e lo spazio esistenziale. Gehry si forma nello sperimentale quale è collocato. All’interno, spazi e volumi cedono il posto a
clima californiano. Lavora sui materiali industriali, il cheapscape un continuum climatico, altamente tecnologizzato, suddivisibile
urbano, l’eredità pop. Torneremo, più dettagliatamente, su di loro. a piacimento perché formato da slot flessibili e modificabili con
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il variare delle esigenze. I concetti guida della Willis Faber sono dello schermo di facciata che ne avrebbero garantito l’illimitata
ripresi da Foster nel Sainsbury Centre for Visual Arts iniziato nel flessibilità e il collegamento mediatico con le altre strutture museali
1976, 1977. Anche qui il progettista rinuncia a una costruzione dal francesi.
forte impatto geometrico a favore di un contenitore di disarmante Il Centro, comunque, ha un impatto enorme. Anche perché, a
semplicità, suddiviso da sottili pannelli mobili. Osservate la pianta: differenza del Sainsbury Centre, sorge nel cuore di Parigi e non a
è la stessa di No-Stop City degli Archizoom, ricorda i paesaggi Norwich nel campus dell’University of East Anglia. Charles Jencks
cablati di Superstudio ma è soprattutto un omaggio alle ricerche lo paragona alla Torre Eiffel. Jean Baudrillard accusa l’edificio di
degli Archigram e di Cedric Price dei quali Foster è un estimatore. essere un supermercato per la cultura di massa. Reyner Banham
Confrontiamo adesso queste prove con le contemporanee ricerche, ne è entusiasta; finalmente – dice – un monumento alla cultura
tutte risolte sul versante formale, dei Five, dei neorazionalisti o contemporanea.
degli stessi postmodern. La forma, sembra indicare Foster, è un In effetti, il Pompidou rappresenta un’aria di fresca novità. E offre
prodotto a posteriori, mai un assunto a priori. È il risultato del un’immagine accattivante dell’istituzione culturale: permeabile,
funzionamento di un edificio non il suo presupposto. E le persone flessibile, accogliente. Ma forse è proprio la forza di questa immagine
che si muovono nello spazio, insieme con gli usi delle strutture, la sua maledizione. Così, per una sorta di feticismo formalistico,
contribuiscono a formare l’architettura di un edificio tanto quanto architetti e pubblico, piuttosto che lavorare sulle potenzialità di
facciate, setti, pilastri e bucature. una macchina tecnologica sviluppata per produrre e gestire nuove
Mentre ancora vertono tra gli addetti ai lavori le discussioni sul iniziative, si limitano spesso a interpretarla come un simbolo
Sainsbury Centre, nel 1977 viene inaugurato il centro Pompidou di modernista, un’icona, da ingessare e da imbrigliare e nel quale gestire
Parigi. Progettisti Renzo Piano, Richard e Sue Rogers e Gianfranco attività tradizionali. Lo stesso accade per la Willis Faber & Dumas
Franchini. e il Sainsbury Centre: è l’immagine che colpisce più che l’apertura
I temi sviluppati dai quattro sono gli stessi già messi a punto tecnologica a nuovi usi. Nasce l’High Tech, un nuovo stile, fatto
da Foster: grandi travi per evitare di avere interruzioni strutturali di tubi in vista, giunti e snodi risolti con dettagli perfetti, ampie
lungo lo spazio espositivo, servizi accorpati collocati lungo il superfici vetrate, grande spreco di risorse energetiche. Il contrario
perimetro, impianti a vista, utilizzo di materiali di produzione di quanto si fossero prefissi Price, gli Archigram e Buckmister Fuller
industriale. Del resto Foster, Piano, Rogers appartengono alla (che, detto per inciso, avrà occasione di collaborare con Foster nel
medesima fascia generazionale, hanno avuto una simile formazione 1982), che, con i loro progetti ne erano i precursori.
culturale e tecnologica e hanno percorso insieme parte del loro iter Foster capisce che sul nuovo stile può fondare la propria fortuna
professionale. professionale. Piano cerca prudentemente di allontanarsene, per
Il Pompidou è per la verità realizzato solo in parte secondo il orientarsi verso un uso soft della tecnologia, ma riservandosi di
progetto del concorso del 1971 perché privato dei piani mobili e raccoglierne i dividendi ogni volta che serve citare i propri trascorsi
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avanguardisti. Resta Rogers a continuare in una incessante opera di sfuggire dal baratro dell’arbitrarietà per sviluppare il processo
di sperimentazione funzionale sempre in bilico tra concessioni progettuale in modo sistematico e cosciente. Occorre dunque
stilistiche High Tech e autentico desiderio di innovazione. superare neorazionalismo e neorealismo, conclude Gandelsonas,
Già nel 1978, l’abilissimo Charles Jencks lancia una nuova per un neofunzionalismo non ingenuo come quello del Movimento
tendenza complementare al Post Modern: è il Late Modern di Moderno ma conscio dei problemi dell’oggi e capace di rielaborarli
cui l’High Tech costituisce uno dei filoni principali. Suoi caratteri dialetticamente.
sarebbero il pragmatismo, l’esageratamente ultramoderno, la Risponde Peter Eisenman nel numero successivo di Oppositions.
discontinuità, l’atteggiamento sperimentale, il gusto del nuovo. Nota che il funzionalismo è una attitudine umanistica fondata sulla
Ridotta a stile, una linea dell’avanguardia moderna, dalle centralità del soggetto cha almeno cinquecento anni di vita e non
potenzialità ancora insondate, batte in ritirata. è solo ascrivibile al Movimento Moderno. Ma, si chiede Eisenman,
ha senso parlare ancora di centralità dell’individuo in un periodo
4.3. Neofunzionalismo o Postfunzionalismo? nel quale la crisi dei valori ne sta mettendo in discussione l’identità
I primi quattro numeri della rivista Oppositions escono tra e pertanto la posizione privilegiata nello spazio? E ha ancora senso
settembre del 1973 e ottobre del 1974. Dopo una pausa di circa perseguire un’attitudine umanistica nel momento in cui da tempo
due anni, nell’autunno del 1976, esce il numero 5. Che si apre con le altri arti ne hanno fatto a meno, privilegiando aspetti astratti,
un editoriale di Mario Gandelsonas dal titolo: Neo-Functionalism. non narrativi, non antropocentrici? Basti pensare alla lezione di
Gandelsonas individua due tendenze in atto: il neorazionalismo Malevich e Mondrian in pittura, Joyce e Apollinaire in letteratura,
e il neorealismo. La prima, le cui origini risalgono agli anni Schoemberg e Webern in musica, Richer e Eggeling nella
Sessanta ed ha avuto il suo massimo sviluppo nella prima metà filmatografia. Conclude Eisenman: proprio perché l’architettura
degli anni Settanta, è rappresentata da Aldo Rossi in Europa, Peter non può più rappresentare nulla, e meno che mai l’uomo che la
Eisenman e John Hejduk negli Stati Uniti. La seconda, che si è abita, dovrà cercare di essere altro. Per esempio gioco di geometrie
diffusa negli anni Sessanta, è rappresentata da Robert Venturi. La e solidi platonici, oppure frammentazione di segni, senza alcun
ricerca della autonomia disciplinare caratterizza il neorazionalismo. referente. Insomma un lavoro fondato sull’assenza del significato
Per i neorealisti, invece, l’architettura è fatto storico per eccellenza. che si contrappone alla pienezza del senso di cui tanta architettura
Comunica utilizzando i mezzi della pop art, della pubblicità, del umanistica vorrebbe essere, invece, portatrice. È facile intravedere,
cinema e del disegno industriale. Ad accomunare neorazionalismo dietro la posizione di Eisenman una difesa d’ufficio delle sue
e neorealismo é, per Gandelsonas, il loro antifunzionalismo. architetture inabitabili organizzate in base a arbitrarie regole
Eppure il funzionalismo, nonostante abbia sulla coscienza molti combinatorie (la House VI è del 1975) e anche dell’architettura
errori e ingenuità, è soprattutto un modo di vedere il problema del dei frammenti e del silenzio di Rossi, della sintassi dei segni vuoti
significato in architettura, la sua dimensione simbolica. Permette rilevata da Manfredo Tafuri e della mistica dell’assenza di Massimo
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Cacciari. Ma vi è nell’articolo di Oppositions qualcosa di più. Vi si 1983 porterà all’auto-annientamento annunciato in Fin d’OU T
può leggere infatti il tentativo di superare la posizione manierista Hous S; ma è anche il presupposto per la messa a punto di nuovi
del periodo dei Five per nuove direzioni di ricerca. Eisenman, strumenti concettuali molti dei quali saranno, dopo essere stati
in questi anni ne appronta due. La prima con la House X sulla emendati e sviluppati, ripresi dall’Eisenman post 1983 e dalla
quale lavora dal 1975 sino al 1978. È un approccio formalista ma ricerca decostruttivista.
non radicalmente intellettualistico: la casa dialoga con il terreno e
con il paesaggio circostante, è frammentata in quattro quadranti 4.4. Tschumi tra erotismo e poetica del corpo
piacevolmente fruibili e caratterizzati da materiali diversi: È Bernard Tschumi a sottolineare l’importanza del corpo e della
intonaco, pannelli in alluminio, griglie metalliche. Materiali che fisicità nello spazio: l’architettura é soprattutto fatto spaziale che
compaiono nei contemporanei progetti di architetti così diversi si vive e si percepisce, indipendentemente da qualsiasi teoria. Ma
quali Richard Meier e Frank O. Gehry e che fanno pensare a un è limitante cercare di deprivare lo spazio della sua dimensione
approccio finalmente non terroristico (per usare una definizione intellettuale : “da un lato, l’architettura è il prodotto della mente,
di Tafuri) della composizione architettonica. È questa una linea di una disciplina dematerializzata e concettuale con le sue varianti
ricerca proficua dal punto di vista professionale. Non dissimile da tipologiche e morfologiche; dall’altro, è un evento empirico che
quelle che porterà avanti Richard Meier: opere di algida bellezza, si concentra sui sensi, sull’esperienza dello spazio”. Non è tuttavia
raffinate come quadri astratti, frutto della calibrata organizzazione possibile sperimentare insieme le due dimensioni – concettuale
nell’ambiente di forme selezionate. Ma è anche – e Eisenman e sensuale – dell’architettura. Lo spazio o lo si vive, o lo si
probabilmente se ne accorge – la condanna, come avverrà per concettualizza.
Meier, a lavorare su un repertorio consolidato, all’eterno ritorno È però il piacere la posta in gioco dell’Architettura la quale,
dell’uguale, al manierismo di se stessi. non perseguendo obiettivi utilitari, mostra l’utilità dell’inutile,
La seconda direzione, messa a punto durante il soggiorno a e stimola le componenti dell’inconscio e del desiderio che la
Venezia e la frequentazione dello IUAV, si muove in direzione società occidentale, utilitaristica e mercificante, di fatto reprime.
opposta. Propone un prodotto dal forte impatto concettuale, L’architettura rassomiglia quindi all’erotismo: sempre in bilico tra
anche a costo di essere inabitabile. Lettura del paesaggio secondo la corporeità del bisogno e il piacere intellettuale dell’eccesso. Le
parametri paralogici, alogici, illogici, ma sempre pretestuosamente regole, che l’architetto si impone, sono come una forma di bondage,
intellettualistici. Dialoghi con preesistenze immaginarie, con cioé autocostrizioni per aumentare il piacere del gioco.
progetti non realizzati, con testi letterari, con ragionamenti Attenzione, però. Erotismo non vuol dire soddisfacimento
filosofici. Incomprensibilità del progetto. Effetto di straniamento. E immediato dei bisogni: “l’architettura non può soddisfare i desideri
quindi, fuoriuscita forzata dal sistema funzionalistico e umanistico più selvaggi, ma solo eccedere i limiti da loro prodotti”. Il suo
dell’architettura. È questo un atteggiamento nichilista che nel compito è quindi di soglia, di frontiera, di avanguardia.
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Numerosi sono i punti di contatto con le riflessioni di Roland 4.5. Koolhaas e la cultura della congestione
Barthes sul potere destrutturante del linguaggio poetico, il cui Coetaneo di Tschumi è l’olandese Rem Koolhaas. Comincia
scopo è, appunto, azzerare i meccanismi coercitivi del linguaggio occupandosi di giornalismo e di sceneggiature cinematografiche.
comune per scoprirne e superarne i limiti, esattamente nello stesso Poi decide di dedicarsi all’architettura che studia alla Architectural
modo in cui il libertino, oltrepassando le regole della religione, Association di Londra. La stessa dove bazzica Tschumi e nella quale
dell’etica e del buon senso, scopre nuove frontiere per la ragione. E incontrerà Elias Zengelis. Nel 1972 Koolhaas si fa notare per un
punti di tangenza si riscontrano con la poetica post-funzionalista lavoro teorico “Prigionieri dell’Esodo” che analizza la relazione
eisenmaniana. Per entrambi, infatti, l’architettura deve prefigurare esistente tra l’architettura e gli usi dello spazio cioè la dialettica tra
una dimensione che va oltre se stessa, un’assenza. libertà e costrizione – dei movimenti, dei punti di vista, dei rapporti
Tuttavia in Tschumi l’aspetto concettuale è sempre filtrato interpersonali – che ogni costruzione di fatto impone a chi la vive.
attraverso un’ipotesi di liberazione, in nome del desiderio, non Affascinato dal mito americano, Koolhaas nel 1972 si reca negli Stati
molto diversa da quelle teorizzate dal collettivo di Radio Alice per i Uniti dove prende contatto con lo IAUS e Eisenman, insegnandovi
ragazzi del “77. Si delinea una strada nuova, cervellotica e estetizzante e pubblicando un paio di articoli sulla rivista Oppositions. Nel
quanto si vuole, ma sicuramente attenta alla dimensione materiale 1978 pubblica Delirious New York. Manhattan, afferma Koolhaas,
e spaziale della disciplina. Tschumi, infatti, critica l’architettura è la Stele di Rosetta per comprendere il rapporto tra modernità e
disegnata, proposta dai neorazionalisti in nome della purezza del architettura. A Manhattan non esiste più, infatti, nè il reale né il
concetto. Stigmatizza le ricerche sulla tipologia e la morfologia naturale. Il primo é stato soppiantato dalla simulazione prodotta
come un aspetto parziale e unilaterale del discorso architettonico. dalla fantasia. E il secondo ha ceduto il posto all’artificiale. Così
Attacca esplicitamente l’atteggiamento di chi usa citazioni storiche è diventata il luogo dove i sogni prendono forma,dove è possibile
e diffida dall’Architettura parlante che mima concetti di interesse vivere all’interno delle proprie fantasie e sperimentare l’estasi
generale. dell’architettura.
Sottolinea, invece, il piacere di distorcere e “dislocare l’universo che Manhattan è, inoltre, il prototipo della cultura della congestione
circonda l’architetto”; il desiderio di eccedere i dogmi funzionalisti, che, lungi dal rappresentare un problema, tramuta astratte
i sistemi semiotici, i precedenti storici e i prodotti formalizzati del potenzialità in effettive occasioni di sviluppo e di interazione.
passato, “conservando la capacità eroica dell’architettura ad alterare Dallo studio di Manhattan, Koolhaas trae cinque insegnamenti
le forme che, invece, i conservatori si aspetterebbero di trovare”. operativi.
E conclude con l’elogio dei fuochi artificiali, intesi come sublime Primo. Occorre invertire rotta rispetto alle ideologie comunitarie,
atto inutile, dove il piacere estetico subentra a ogni aspettativa quelle alla Jane Jacobs per capirci, che circolavano negli anni
funzionale o concettuale. Sessanta. All’idea che la metropoli sia invivibile perché non favorisce
la concreta vita di relazione tra gli abitanti, Koolhaas risponde che ad
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essere in realtà invivibili sono i cluster con la loro idea comunitaria frutto di banali fatti funzionali. È invece la concretizzazione di una
da strapaese. E che solo la condizione metropolitana – lo si voglia o lucida follia, di una funzionalità allucinata, di un sogno sul futuro
no – fonda la modernità e i suoi valori. in cui, come in un’opera surreale, realtà e utopia trovano un punto,
Secondo. È opportuno rivalutare la dimensione artificiale sia pur precario, di equilibrio.
e simulatoria della metropoli in polemica contro le ideologie La rivendicazione del principio della modernità come valore e
dell’autenticità, proposte a più riprese da teorici quali Kenneth la dichiarata disattenzione per i formalismi linguistici spiegano il
Frampton e Christian Norberg-Schulz i quali facendo propria la successo editoriale del libro e anche la crescente attenzione, da parte
riflessione Heideggeriana di Costruire, abitare, pensare rivendicano dei critici, per la produzione del trentaquattrenne architetto. Il quale
una dimensione originaria dell’abitare. Questa dimensione, afferma già dal 1975, con Zoe e Elia Zenghelis e Madelon Vriesendorp
Koolhaas, è definitivamente perduta e non ha più senso percorrerla. ha costituito L’OMA (Office for Metropolitan Architecture).
Terzo. È tempo di approntare una critica verso i sistemi organici E ha dato vita a una serie di progetti fondati sia sulla logica del
e poco flessibili dove tutte le parti sono interrelate tra di loro e Manhattismo sia sulla rivalutazione dei movimenti che hanno
non possono essere rimosse senza detrimento all’intero sistema. interpretato l’essenza poetica del funzionalismo: l’astrattismo,
A questa logica, fatta propria anche dai neorazionalisti Eisenman il suprematismo, il neoplasticismo. L’assunto è chiaro. Contro
e Rossi e, in urbanistica, da Krier e da Gregotti, Koolhaas la logica del Post Modern, che propone il mito del passato, si
contrappone quella dell’elenco e della giustapposizione. La griglia rivendica, in accordo con la posizione teorica di Gandelsonas, la
di Manhattan, afferma, funziona perché attiva forze deboli di positività del Movimento Moderno : il funzionalismo al di là dei
interazione, diversamente dai Boulevard parigini che richiedono un suoi errori, rappresenta il tentativo eroico di fare i conti con il futuro
piano unitario. E il grattacielo svolge il suo ruolo perché permette ed è comunque uno strumento prezioso per ancorare la lingua
di collocare in ciascun piano un’attività diversa senza doverla architettonica a valori concreti ed extradisciplinari, salvandola dal
dichiarare in facciata, cosa invece impossibile da ottenere in un baratro della autoreferenzialità.
edificio dove esiste una rigida corrispondenza tra funzione interna Nel 1977 l’OMA partecipa al concorso per l’ampliamento all’Aja.
e prospetto. Nel gruppo è presente anche la giovane Zaha Hadid. Che lavorerà
Quarto. È inconcepibile trascurare le scoperte tecniche e le loro per un anno come partner all’OMA, dopo essere stata alunna di
ricadute in architettura. Koolhaas cita l’esempio dell’ascensore: Koolhaas all’Architectural Association ed essersi laureata con una
prova di come un prodotto industriale abbia cambiato radicalmente tesi ispirata al suprematismo di Malevich.
il modo di progettare gli edifici, proiettandoli in altezza e rendendo Il progetto per l’Aja è un saggio di densificazione e
obsoleti i precedenti principi formali ( un basamento, una parte complessificazione urbana. Riprende, per capovolgerli, alcuni temi
intermedia, un coronamento) che ne regolavano il disegno. del dibattito contemporaneo. Per esempio i moduli cubiformi in
Quinto. È ingenuo credere che l’architettura funzionalista sia cui sono suddivisi i corpi di fabbrica. Oppure la composizione
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per frammenti disarticolati, ma fortemente caratterizzati secondo fluttuare. Nella composizione sono evidenti gli influssi delle
volumetrie stereometriche, che producono strade, piazze, slarghi. geometrie dei Five Architects, alluse anche dalla assonometria di
Ricordano i progetti di Ungers – che, tra l’altro, è stato maestro presentazione inconfondibilmente alla maniera di Hejduk. Ma
di Koolhaas – e la Collage City di Colin Rowe. Ma li articola rispetto alle permutazioni decontestualizzanti dei Five (in cui, per
in una logica libera da remore stilistiche e classiciste, fatta di capirci, le case non sembrano case ma astratti oggetti spaziali) il
passarelle aeree che attraversano gli edifici, palazzi capovolti con nucleo centrale della casa di Okasazaki costituisce un esplicito
finestre in copertura, spazi nei quali le categorie sopra-sotto, riferimento simbolico ai valori tradizionali dell’abitare. Tuttavia
destra-sinistra, alto-basso sono messe in discussione. Si respira una immediatamente contraddetto dalle forze centrifughe dei muri
nuova libertà. E l’attenzione si sposta dai volumi chiusi, che tanto sfuggenti che lo delimitano.
hanno ossessionato l’imaginario Post Modern, alle qualità fisiche Il progetto per Tokyo ribalta il punto di vista. Non più uno
dello spazio reso fluido dal rapido susseguirsi dei vuoti, articolato spazio centrale ma anulare. Il motivo del capovolgimento é
dagli snodi e dalle intersezioni degli edifici, eroso dalle vetrate e determinato dall’incarico di progettare una casa per la sorella
ulteriormente alleggerito dagli aggetti e dalle strutture in precario che, avendo vissuto il dramma della malattia e della morte del
equilibrio. marito, è abbastanza indifferente agli aspetti pratici e funzionali.
Vuole, invece, un’abitazione isolata dal mondo, raccolta intorno
4.6 Ito e l’architettura come virtualità al giardino e disposta in modo tale che da qualunque punto di
interiore essa fosse possibile avere il controllo della restante parte. La casa,
L’anno 1976, per il giapponese Toyo Ito è segnato dal bisogno completata nel 1976, è un corpo di fabbrica lungo 50 metri che,
di rivalutare l’aspetto simbolico dell’architettura, evitando sia insistendo su un piccolo lotto di circa 300 mq., si piega assumendo
l’equivoco Post Modern di simboli posticci applicati a scatole una forma approssimativamente a G ( da qui il nome, che però
amorfe, sia l’anacronismo di costruzioni di alto valore metafisico, per a volte è anche Casa a U ). Realizzata all’esterno in cemento, è
esempio gli edifici a pianta centrale dell’architettura rinascimentale, caratterizzata dal soggiorno tubiforme delimitato da curve pareti
nei quali l’uomo contemporaneo, spiazzato e dislocato, non riesce intonacate bianche e una moquette a pavimento, anch’essa bianca,
più a riconoscersi. ed é tagliata da fasci di luce che penetrano dalle poche aperture
È con due abitazioni unifamiliari completate nello stesso anno disposte lungo il perimetro interno e sul tetto.
che Ito mette a punto la soluzione: sono la casa a Okasazaki e la Giocata sui contrasti, tra il bianco degli interni e il grigio
casa per la sorella a Tokyo del cemento, tra le penombre e le luci radenti, tra l’artificialità
La casa a Okasazaki è impostata su un quadrato di base con dell’involucro e la naturalità del giardino interno, l’abitazione è a
uno spazio centrale intorno al quale, grazie al particolare disegno mala pena abitabile. Una delle due figlie della proprietaria ricorda
dei tramezzi ( due a zig zag, uno curvato) le stanze sembrano che non ha visto l’ora di trasferirsi e lasciare la casa, mentre l’altra
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rammenta in una intervista che lo spazio vuoto del giardino era con quella di Koolhaas, quando afferma che Manhattan ha dato
talmente inospitale che gli stessi animali domestici evitavano di forma al fantastico della modernità, cioè lo ha virtualizzato. E ha
rimanerci da soli. non pochi punti di contatto con l’estetica dell’erotismo di Tschumi
Telescopio interiore dal quale scrutare la propria interiorità ferita, anch’essa in bilico tra virtualità e concretezza, tra spazio e corpo, tra
la casa ribalta lo schema centrale di tanta architettura tradizionale. geometria e materialità.
Attestandosi lungo il perimetro e negandosi al giardino interno Come è facile vedere, nella seconda metà degli anni Settanta,
che tuttavia delimita, mette in gioco un’assenza: di abitabilità, di in piena apoteosi del Post Modern, si attivano un serie di energie
centralità, di misura. Tanto, che pur non avendone le immediate che spostano il punto di vista dal quale guardare la disciplina,
caratteristiche, per esempio di irregolarità, è paragonata a un rifiutano la nostalgia classicista, ripensano l’architettura a partire
labirinto, uno spazio straniante di cui si perdono le coordinate. proprio dai suoi principi fondanti e, così facendo, preparano i
Ito, intervistato a distanza di oltre venti anni dalla costruzione, temi su cui si misurerà l’architettura dei prossimi anni e la rinascita
parla di virtualità. E afferma: “attraverso questa casa mi sono reso decostruttivista della quale parleremo nel prossimo capitolo.
conto che, non importa in che epoca, ma l’abitante richiede dalla sua Resta ora di analizzare la posizione di Frank O. Gehry che, a
abitazione una certa forza simbolica e che è necessario rispondere differenza degli architetti che abbiamo nominato, lavora appartato
a questa attesa. Una dimensione virtuale è sempre richiesta a una in California, rifuggendo il dibattito teorico.
abitazione: gli abitanti vogliono anche un funzionamento virtuale
e simbolico, mentre gli architetti cercano di eliminarlo. Il problema 4.7 Gehry: streaptease californiano
è che questa domanda ha perduto la sua vitalità dentro la società Nello stesso 1976 in cui Ito realizza le due abitazioni, a
reale. Curiosamente oggi che parlare di realtà virtuale è diventato quarantasette anni, Frank O. Gehry esce da una profonda crisi
una banalità, questa questione è sottovalutata all’interno delle professionale e psicologica. Decide di cambiare vita orientandosi
abitazioni”. verso una ricerca artisticamente più gratificante. E realizza nel
Traduciamo: l’architettura può recuperare la sua dimensione 1978, con l’ampliamento della propria abitazione, un capolavoro
simbolica spazializzando le idee, trasferendole dallo spazio che lo renderà visibile nel panorama internazionale. Preannunciano
adimensionale del pensiero alla spazialità tridimensionale della l’opera almeno quattro progetti prodotti tutti tra il 1976 e il 1978.
forma. Ed è attraverso questo processo che la forma realizza un Sono il Gemini G.E.L. Studio, La Wagner House, la Familian
nesso insieme intellettuale e fisico con chi la abita: intellettuale House, la Gunther House. Segnano un diverso atteggiamento della
perché lo spazio diventa la virtualizzazione dei valori immateriali ricerca progettuale, orientata non più, come era accaduto nella Ron
più profondi, fisico perché costringe il corpo a muoversi Davies House & Studio del 1972, nell’articolare un complesso
all’interno dei confini materiali sviluppati a partire da questa sistema di spazi e percorsi all’interno di un volume-contenitore
realtà intellettuale. La soluzione di Ito coincide paradossalmente compatto e unitario, ma a frammentare lo stesso volume esterno,
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rendendone così manifesta la dialettica spaziale interna. È una un muro in lamiera variamente conformato e acquisire così lungo
scelta opposta a quella di Charles Moore, uno dei campioni del tre lati nuovo spazio abitativo, utile per inserirvi l’ingresso, un
postmodernismo, autore tra il 1975 e il 1978 della Piazza d’ Italia ampliamento del soggiorno, la cucina e nuovi locali di servizio. La
di New Orleans, anch’egli operante a Los Angeles nel dipartimento lamiera, che conferisce alla casa un aspetto stridentemente moderno,
di architettura dell’U.C.L.A. Gehry, irridendo ai caratteri di lascia intravedere l’originario edificio con tetto a falde e in stile
aulicità e classicità, sia pur irriverente, dei postmodernisti, orienta tradizionale. E lo stesso spazio aggiunto, la cui pavimentazione è
la propria ricerca verso i materiali poveri – meglio se di produzione lasciata in asfalto, è denunciato come tale, quasi nella sua precarietà.
industriale-, l’incompletezza strutturale, la frammentazione Ne risulta una sovrapposizione di stili e materiali e un raffinato gioco
compositiva sino alla “scomparsa della forma dell’edificio sotto di contrasti: tra nuovo e vecchio, tra interno e esterno, tra dentro
il cielo e i suoi riflessi sulle lamiere”. Afferma Gehry: “Credo e fuori, tra finito e non finito. Vi è poi il sistema delle bucature: le
di essere interessato nel non finito, la qualità che si trova, per tradizionali finestre, la vetrata d’angolo con sovrapposto lucernario
esempio, nei quadri di Pollock, di De Kooning, di Cezanne, dove in corrispondenza del soggiorno, il cubo-lucernario che illumina
la pittura sembra appena completata. L’architettura troppo rifinita, dall’alto la cucina, la bucatura in corrispondenza della porzione di
perfettamente eseguita, mi sembra che non possegga quelle qualità. lamiera che scherma il giardino. Attraverso le più ampie, emerge in
Ho voluto tentare tutto questo... Le strade per realizzarlo erano i vista la struttura in legno del Balloon frame.
listelli del Balloon frame e i ripiani lasciati con la superficie grezza. In questo modo Gehry sperimenta la possibilità di rinnovare
A tutti piacciono gli edifici in costruzione molto più che gli stessi la ricerca architettonica vivificandola con un linguaggio libero
ultimati”. Gehry, in realtà, aveva sondato questa logica già nel da regole e costrizioni, un grado zero di scrittura, per usare
1968 con la realizzazione di alcune poltrone di cartone, gli Easy un’espressione di Barthes, sicuramente più flessibile e più aderente
Edge Furniture. Mobili atipici, dall’aspetto povero e precario, che, alla realtà dei fatti perché meno compromesso da canoni stilistici e
come mostrava la locandina pubblicitaria, erano talmente resistenti da apparati retorici consolidati.
da poter sostenere anche il peso di una automobile. È, però, con Decontestualizzati, reti, bandoni e materie plastiche acquistano
l’ampliamento della propria abitazione che Gehry mette a punto valori inaspettati: diventano schermi trasparenti, piani ondulati
la sua strategia della frammentazione, riassumibile in tre mosse: su cui scorre la luce, oggetti dalla forte intensità materia; nuovi
Striptease architettonico, irridente alla integrità strutturale con materiali, le cui insondate potenzialità espressive non sono state
conseguente messa a nudo del balloon frame; sensibilità pop per ancora compromesse da valori connotativi cristallizzatisi nel tempo.
l’ordinario e il mass produced; poetica del cheapscape cioé del Si sposta, infine, il criterio del giudizio dall’ordine del bello
paesaggio urbano contemporaneo segnato da frammenti, relitti e all’ordine del vero. Il bello presuppone un’ oggetto che rappresenti
collage di componenti né organizzati, né gerarchizzati. qualcosa che è altro da sé: una perfezione verso la quale si tende,
L’ampliamento consiste nel circondare la villetta preesistente con una verità logica, la prova di un’evidenza. Il vero, invece, è la
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corrispondenza dell’oggetto con il suo rappresentato, il suo essere 4.8 Morte a Venezia: 1980
così e non altrimenti: senza maschere stilistiche, senza camuffamenti Dicevamo che gli anni che vanno dal 1975 al 1980 sono dominati
ideologici. dal Post Modern. Eccone alcune delle tappe più significative. La
Dietro la scelta del cheapscape di Gehry è facile intravedere la mostra The Architecture of the Ecole des beaux-Arts che si svolge
logica transustanziale dei ready made di Duchamp, la sensibilità al MoMA tra ottobre 1975 e Gennaio 1976. Il libro di Charles
decontestualizzante Dada, i materiali di scarto dei Noveaux Jencks, The Language of Post Modern Architecture del 1977.
Réalistes Francesi, e la messa in scena dell’oggetto negli happening Il libro di Colin Rowe Collage City del 1978 La mostra Roma
di Karpow. Interrotta nel 1978.
È un approccio diverso da quello venturiano e postmoderno dove Diverse, anche per qualità, le opere ascrivibili a questa corrente.
alla scatola, sempre rifinita, sono sovrapposti simboli o immagini che Vanno dal kitsch pacchiano della Piazza d’Italia (1976-79) a New
raccontano storie. Qui la scatola è scarnificata, decostruita e quindi Orleans di Charles Moore, agli interni raffinati della gioielleria
messa in condizione di parlare attraverso le proprie stratificazioni. È viennese disegnata da Hans Hollein (1975); dal manierismo
un atteggiamento simile, se vogliamo, a quello del contemporaneo postvernacolare della Tucker House (1975) di Venturi e Rauch,
Gordon Matta Clark che realizza tagli e incisioni nelle abitazioni alla stucchevole Daisy House (1976-78) di Stanley Tigerman; dal
periferiche americane per lasciare intravedere dai buchi ovvero dalle neopompeiano Westchester Residence (1974-76) ad Amonk di
stratificazioni dei materiali la sovrapposizione di spazi e materiali. Robert Stern e John Hagmann, alla neopalladiana Maison Tonini
Ma è anche una sensibilità che precorre il decostruttivismo, di (1972-74) di Reichlin e Reinhardt; dal convincente esperimento
cui questa casa può considerarsi la prima opera. Anche se dietro di composizione urbana di Rue des Hautes-Formes di Beiamo e
questo atteggiamento vi e’una freschezza di approccio e un amore de Portzamparc, alle prime abitazioni neokahniane di Botta; dal
per gli aspetti concreti della professione non riscontrabile in altri gigantesco grattacielo chippendale della ATT (1979) a New York
architetti di avanguardia della seconda metà degli anni Settanta: di Philip Johnson alla coinvolgente Neue Staatgalerie (1977-
Eisenman, Tschumi, Koolhaas, Ito. Lo “sporcarsi le mani”, l’uso di 84) di Stoccarda di Stirling. Vi è infine l’edificio che da Charles
materiali poveri e di forme inusuali non connotate linguisticamente Jencks verrà considerato il simbolo del post modern: lo sgraziato
lo collocano anche in una posizione di dialogo con le ricerche di Portland Public Service Building (1980-82) di Michael Graves:
architetti attenti alla cultura popolare quali Erskine, che nel 1974 “un’architettura evidentemente inclusiva che considera in tutta
consegna Byker, e Lucien Kroll che nel 1978 completa il quartiere serietà molteplici domande concernenti l’ornamento, il colore, una
di Perseigne. Oltre che come caposcuola di quella fertile scuola scultura figurativa e rappresentativa, la morfologia urbana”.
californiana che ha prodotto architetti del calibro di Eric Owen Nel 1980 si inaugura a Venezia la prima mostra internazionale di
Moss, Franklin D.Israel, Tom Mayne, Michael Rotondi, Craig Architettura dal titolo La presenza del passato nelle quali vengono
Hodgetts, Robert Mangurian, Fred Fisher coinvolti, sotto la sigla del postmodernismo, neorazionalisti,
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venturiani, neobarocchi, storicisti, classicisti. Direttore Paolo Non tutti i venti espositori però, si fanno prendere dall’ansia
Portoghesi. Affiancato da una commissione composta da Nino postmoderna. Tre progetti emergono per la loro intelligenza. Il
Dardi, Rosario Giuffré, Giuseppe Mazzariol, Udo Kulterman e primo è del radical Hans Hollein che propone una meditazione
Robert Stern, e da quattro critici di fama internazionale: Vincent ironica sugli ordini architettonici. La facciata è infatti idealmente
Scully, Christian Norberg-Schulz, Charles Jencks, Kenneth sorretta da quattro colonne, ciascuna delle quali però è qualcosa
Frampton il quale ultimo decide di dimettersi, non condividendo d’altro: è il grattacielo per il Chicago Tribune di Loos, è un
le scelte espositive. Chiara la posizione dello studioso inglese: il albero da giardino all’italiana tagliato in forma cilindrica, è un
postmoderno, correttamente inteso come crisi della modernità e supporto spezzato, è una pietra dal quale spuntano i rami. Chiaro
suo superamento, non è un pastiche stilistico. Insomma: non è ciò il senso dell’operazione: la colonna declinata nelle sue concrete
che è presentato alla Biennale. manifestazioni storiche è stato tutto e il contrario di tutto, quindi
Nonostante la polemica di Frampton, la mostra registra un forse non è niente. Vi è poi il progetto di Gehry il quale, però, si
innegabile successo. Anche grazie al poetico Teatro del Mondo, una rifiuta di disegnare una facciata. Propone invece l’ossatura a vista del
costruzione in legno galleggiante, disegnato da Alo Rossi e a La balloon frame secondo la strategia dello stripetease di cui abbiamo
strada novissima, una doppia quinta urbana, realizzata all’interno visto nel paragrafo precedente. E vi é, infine, il progetto di Koolhaas
delle Corderie, sulla quale si dispongono venti finte facciate, risolto con una tenda color cielo traforata da una sottile linea rossa
disegnate ciascuna da un architetto, attraverso le quali si accede e attraversata da una egualmente sottile linea nera. Quasi significare
ad altrettanti spazi espositivi. La scelta dei venti progettisti non è che il valore dell’architettura contemporanea è nella trasparenza e
facile. Frampton, prima di andarsene, riesce a imporre Koolhaas nella leggerezza e non nelle masse murarie dell’edificio.
ed altri due architetti prendono il posto di altrettanti già designati. Delle tre soluzioni, quella di Hollein è forse la più sofisticata.
Risultato: mancano all’appello Roberto Gabetti e Aimaro Isola, Ma è anche la perdente. L’arma dell’ironia, che trapela dal dialogo
Ricardo Porro, Hassan Fathy. tra colonne, non è più un sufficiente strumento polemico. Poteva
Ispirata da una strada fittizia di un luna park tedesco, La strada esserlo negli anni Sessanta ma non più alle soglie degli anni Ottanta
novissima vuole essere innanzitutto un gioco. Ma viene, invece, quando lo stesso Post Modern, attraverso il continuo uso di citazioni
presa sul serio sia dagli espositori, alcuni dei quali propongono paradossali (ironiche, appunto), ne fa ampiamente ricorso e la
facciate esageratamente supponenti, sia da numerosi critici che svuota di ogni effettiva capacità di presa. Apparentemente innocue
sparano a zero sull’operazione. Tra questi Bruno Zevi che ne ma in realtà vincenti, perché prefigurano una nuova architettura,
stigmatizza la pericolosità, facendo notare come dietro a un’aria sono le soluzioni di Koolhaas e di Gehry. Capovolgono i termini del
apparente giocosa e disimpegnata si nasconde un fenomeno di problema. Architettura e urbanistica contemporanea non saranno
retroguardia particolarmente pericoloso per la fragile architettura fatte di pieni ma di vuoti e di trasparenze. È necessario pertanto
italiana. abbandonare le masse murarie, ripartire da zero, scarnificare,
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destrutturare, al limite far scomparire. Su questi temi si misurerà Parte 3 capitolo 5
Architecture is now:
negli anni Ottanta il contributo delle avanguardie.
E la mostra La presenza del passato che doveva sancire la rinascita
della architettura della tradizione, in realtà ne segna l’atto di morte.
1980-1989
484
Parte 4 capitolo 1 ha assistito con ragazzi attenti e estasiati. Il contrario di quanto
Dopo il decostruttivismo:
è avvenuto con una performance di Michael Graves che ha visto
l’aula svuotarsi dopo appena un’ora. Quale il motivo dell’interesse
Nuove direzioni:
seicento. Sono questi, infatti, i riferimenti più appropriati per una
cultura che ama giocare con i temi della complessità, dell’ineffabile,
1993-1997 della dialettica tra caos e ordine. Afferma Greg Lynn:“For the first
time perhaps, complexity might be aligned with neither unity
nor contradiction but with smooth, pliant mixture” e, più oltre:
“Where Deconstructivist Architecture was seen to exploit external
forces in the familiar name of contradiction and conflict, recent
pliant projects by many of those architects exhibit a more fluid
logic of connectivity”.21
2.1 La svolta del 1993 Due sono gli architetti, riconosciuti come precursori della nuova
Nel 1993 il decostruttivismo entra in crisi. A liquidarlo è un tendenza: Frank Gehry e Peter Eisenman.
fascicolo monografico della rivista Architectural Design, Folding Del primo viene apprezzato il museo Vitra a Weil am Rhein,
in Architecture, guest edited da Greg Lynn. “Deconstruction has completato nel 1989. Del secondo il progetto per il Rebstock
done is job” dichiara, nell’introduzione, Kenneth Powell.20 E con Park, del 1990-1991.Entrambi fanno ampio uso delle linee
lui concordano gli altri critici chiamati a partecipare alla redazione curve. Il primo per giungere ad una concezione scultorea, in cui
del numero. l’oggetto, pur richiamandosi alle forme del paesaggio, se ne stacca
A segnare la svolta sono i cambiamenti che si registrano nel decisamente. Il secondo per immergersi nella natura, attivando
campo degli interessi filosofici. Derrida è oramai passato di una relazione più empatica e meno aggressiva. Entrambi le strade
moda. Si scoprono altre teorie filosofiche: le pieghe di Deleuze, la saranno battute dalle sperimentazioni successive: la prima porterà
morfogenesi di René Thom, le scienze della complessità propugnate ad edifici fortemente caratterizzati dal punto di vista plastico, la
dai teorici del the Santa Fe Institute. Inoltre, assistiamo a un seconda alla landscape architecture.
cambiamento del gusto che induce a superare la frammentazione, In ogni caso, per procedere, si abbandonano i vecchi metodi
gli angoli acuti e le linee spezzate per estetiche che puntano al di progettazione basati sul disegno manuale per affidarsi a quello
tema della continuità attraverso il ritorno della linea curva ripresa, informatizzato del calcolatore. A rendere necessarie le nuove tecniche
secondo l’insegnamento di Deleuze, dal barocco. Quindi non la è la complessità delle configurazioni spaziali ottenute ricorrendo
figura ideale del cerchio, amata per la sua perfetta semplicità dai al folding nonché il bisogno di abbandonare l’empirismo che in
trattatisti rinascimentali, ma le morbide e avvolgenti pieghe dei
21 Greg Lynn, “Architectural Curvilinearity, The Folded, the Pliant and the
20 Kenneth Powell, “Unfolding Folding” in Architectural Design, “Folding Supple” in in Architectural Design, “Folding in Architecture” (revised edition,
in Architecture” (revised edition, 2004), pag.23. 2004), pag.24 e pag.26
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altri periodi storici, e in particolare negli anni sessanta, avevano sempre più complessi modelli virtuali gestiti dai computer. Consiste
caratterizzato le ricerche sulle forme morbide e avvolgenti. Ciò è nell’ideare e realizzare simulazioni digitali di spazi particolarmente
reso oltretutto possibile da un mercato che anno dopo anno propone complessi e a più dimensioni. Come nel caso della Transarchitettura
computer più potenti a costi ridotti e alla parallela diffusione di di Marcos Novak, proiettata a scoprire nuovi territori del nostro
software sempre più sofisticati, in grado di gestire la manipolazione cervello. O nei lavori di Diller + Scofidio e degli stessi Asymptote
tridimensionale di superfici e volumi complessi.22 che immettono frammenti di virtualità all’interno della realtà di
A favorire la nascita di una nuova generazione di progettisti nati tutti i giorni: per esempio, inserendo telecamere collegate a monitor
con il computer23 provvederà, infine, un’iniziativa presto emulata da che fanno vedere oltre lo spazio fisico concessoci dall’architettura
altre università: Bernard Tschumi, dal 1988 preside della Columbia o proiettando grafici sul pavimento che rendono immediatamente
University’s Graduate School of Architecture, Planning, and percepibile in forma tridimensionale dati e informazioni relativi al
Preservation di New York, nel 1994 introdurrà i primi “paperless luogo.
design studios” affidandone l’insegnamento a Greg Lynn, Hany
Rashid e Scott Marble. 2.2 Edifici esplosivi
Contribuiranno a diffondere, soprattutto tra i giovani architetti, Completata nel 1994 la Vitra Fire Station a Weil am Rhein in
quella che Jeffrey Kipnis in uno dei saggi apparsi nel numero di Germania di Zaha Hadid riscuote un coro pressoché unanime di
AD del 1993, ha battezzato come architettura della DeFormazione. consensi. Joseph Giovannini su Architetture scrive: “This building
Si affianca ad altre sperimentazioni precedenti anch’esse stimolate tricks the eye and body into feeling sensations of Einsteinian
dalla riflessione sulle nuove tecnologie. Sono quelle che ipotizzano speed”.24 Ziva Freiman su Progressive Architecture: “the ostensibly
un’architettura leggera e trasparente che progetta la propria dynamic building, executed as it is with great precision, inspires
scomparsa. Quelle che puntano a trasformare le facciate degli edifici rather restful contemplation”.25 Michael Mönninger su Domus ne
in schermi su cui si proiettano fatti ed eventi. Quelle che progettano parla come di una delle pietre miliari della storia dell’architettura.26
architetture che mutano con il variare dei flussi comunicativi. L’incarico nasce da una serie di coincidenze. Rolf Fehlbaum, il
A queste direzioni di ricerca, occorre affiancarne una ultima, che direttore della Vitra, a seguito di un servizio apparso su Vogue,
si svilupperà nella seconda metà degli anni novanta, generata dai contatta la Hadid per realizzare dei mobili. Da qui un suo viaggio a
22 Una storia dello sviluppo dei nuovi software si trova nel capitolo “New Tools 24 Joseph Giovannini, “Zaha Hadid” in Architecture ( September 1993),
on the Trade” del libro di John K. Waters: Blobitecture, Waveform Architecture pag.69.
and Digital design ( Gloucester: Rockport Publishers, 2003), pagg.50-63. 25 Ziva Freiman, “The Concrete Evidence” in Progressive Architecture
23 Christian Pongratz, Maria Rita Perbellini, Nati con il computer. Giovani (August 93), pag.54
architetti americani ( Torino: Testo&Immagine, 2000). Pubblicato in inglese 26 “Small-scale buildings often become milestones in the history of
con il titolo: Natural Born Caadesigners, Young American Architects (Basel, architecture” in Michael Mönninger, “Zaha M.Hadid. Fire Station, Weil am
Boston, Berlin: Birkhäuser, 2000) Rhein” in Domus, 752 (September 1993), pag.60.
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Londra a visitare lo studio dell’architetto, ricambiato da una visita dell’incontro-scontro di principi opposti.
di quest’ ultima in Svizzera. Dopo qualche mese arriva la proposta Innanzitutto tra l’unità della composizione e la molteplicità degli
di realizzare un piccolo edificio di 800 mq. su due piani per ospitare elementi costitutivi; ciascuno dei quali è evidenziato e trattato con
cinque automezzi e un massimo di 24 pompieri che devono vigilare cura specifica. Spiccano, in particolare, tre elementi longitudinali
sulle attrezzature produttive e i depositi dei mobili della Vitra, che sembrano essere originati dalla vibrazione – verso destra,
altamente infiammabili. Nato per scopi utilitari, quale appunto la verso sinistra e verso l’alto – di un unica massa lineare e la tettoia
prevenzione antincendio, sarebbe occasionalmente servito anche che riorizzontalizza la composizione, bloccandone il movimento
come locale per attività espositive, di promozione e di incontro. ascendente ma aprendo l’intera costruzione verso ulteriori direzioni.
Obiettivo: realizzare un edificio di notevole valore architettonico La seconda opposizione è tra volume e piano. L’edificio é più che
che avrebbe affiancato la fabbrica progettata da Nicholsas Grimshaw una composizione di linee; è un gioco di volumi che si intersecano
e il museo di Frank O. Gehry, in corso di costruzione ( gli edifici di l’uno con l’altro. Ma i volumi, se si osserva bene, sono ottenuti dalla
Alvaro Siza e Tadao Ando sono successivi). piegatura di piani, che per quanto ammorsati, piegati e tormentati,
Eseguita in cemento armato e costata 2.6 milioni di marchi, la non perdono mai le loro caratteristiche planari, cioè, in ultima
stazione, sebbene non rappresenti nulla di particolare, può essere istanza, il loro dinamismo.
paragonata agli aerei starfighter, ai motoscafi, a un ponte sul punto La terza opposizione è tra pesantezza del cemento armato, grave,
di crollare, a una astronave in procinto di esplodere. Ma l’immagine materico, scultoreo e la leggerezza di un’energia immateriale, resa
più convincente la suggerisce la Hadid: è una struttura che vibra possibile proprio a partire dalla caratteristica fondamentale del
come la campana di allarme dei vigili, nel momento in cui entra calcestruzzo che è quella di eliminare le duplicazioni tra struttura e
in funzione. “The whole building is frozen motion, suspending the rivestimento, e quindi di attivare una poetica della sottrazione, in
tension of alertness, ready to explode at any moment”.27 cui i segni siano ridotti alla loro pura essenzialità con conseguente
Completamente dissimile dal Moonsoon restaurant, tanto da scarnificazione dei volumi trasformati in pure linee forza.
sembrare disegnata da un’altra mano, la stazione Vitra, in realtà Nel 1995 Zaha Hadid, anche grazie al successo della Stazione
presenta una medesima sensibilità scenica, anche se questa volta dei pompieri, è già una star. Tra i progetti di questo periodo è
proiettata verso l’organizzazione degli spazi esterni. L’edificio, particolarmente interessante quello per la riqualificazione di una
infatti, funge insieme da recinto verso l’esterno e da quinta rispetto delle aere più pregiate e frequentate di New York, in prossimità di
alla viabilità interna che riorganizza attraverso disallineamenti e Times Square, tra la 8th Avenue e la 42th Street: previste nei due
cambi di prospettiva. isolati altrettante piastre commerciali sormontate rispettivamente
Vi è, inoltre, una medesima logica fondata sull’evidenziazione da un grattacielo di 22 piani e uno di 45. Il più basso è caratterizzato
da un involucro semplice, quasi elementare, e si inserisce, come
27 In Zaha Hadid, Zaha Hadid. The Complete Buildings and Projects
(London: Thames and Hudson Ltd., 1998), pag.64 elemento di ordine, all’interno del contesto urbano. Il più alto ha,
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invece, una forma frammentata, data dall’alternarsi di pareti vetrate L’Habitable Bridge sul Tamigi a Londra (1996), infine,
e pareti opache su cui possono inserirsi i luminosissimi schermi e trasforma la tipologia del ponte in un doppio sistema di linee
cartelloni pubblicitari che caratterizzano Times Square. Le pareti forza, concretizzate da cluster di elementi longilinei posti sui
vetrate caratterizzano le funzioni residenziali, le opache individuano due versanti del fiume. Questi, ospitando attività commerciali e
gli spazi di servizio gestibili anche con la luce artificiale quali le aule culturali, generano tra di loro una intensa attrazione che mette in
per conferenze, le sale per banchetti, la palestra, la piscina. collegamento fisico e ideale le due parti di città altrimenti separate.
La frammentazione in blocchi dell’edificio, oltre a permettere Nello stesso tempo i percorsi, disposti su varie quote e orientati
l’alternarsi di vetri e insegne pubblicitarie, si riflette nel vertiginoso secondo mutevoli direzioni, offrono nuove aperture allo spazio
atrio interno a tutta altezza. Su questo affacciano, in un disordine naturale e allo skyline artificiale
controllato, spazi privati e pubblici ricreando così all’interno
dell’edificio la vitalità dei flussi di persone e attività che, all’esterno, 2.3 Tra Los Angeles, Graz e Barcellona
caratterizza l’ambiente urbano newyorkese. È almeno dal 1972, quando ad opera di Ray Kappe viene
La medesima strategia adoperata per 42nd Street Hotel, di fondata la scuola di architettura SCI-Arc, che a Los Angeles
scomposizione della forma in unità elementari e, poi, ricomposizione si delinea un comune sentire. A Los Angeles fanno tappa Coop
in un nuovo organismo tipologicamente innovativo, la Hadid la Himmelb(l)au e Archigram. E negli anni novanta, oltre a Frank
applica nel progetto per la Boilerhouse Extension del Victoria and O. Gehry, opera una generazione di giovani sperimentatori: Tom
Albert Museum (1996) e, poi, nel progetto per il Contemporary Mayne, Michael Rotondi, Eric Owen Moss, Frank Israel (1945-
Arts Centre a Cincinnati che sarà realizzato e inaugurato nel 1996) Michele Saee (1956). Morphosis è uno studio angelenoi
2003. Con la differenza che in questi lavori le unità elementari cui partner sono Tom Mayne e Michael Rotondi. Si è fatto notare
vengono assimilate ai pixel, cioè a quei minuti frammenti di luce per alcune piccole realizzazioni, soprattutto interni, completate
che componendosi e ricomponendosi permettono agli schermi durante gli anni ottanta. Sono tutte caratterizzate da forme decise
dei televisori e di produrre un interrotto flusso di immagini che e taglienti, dall’uso di materiali industriali (lastre di ferro corten,
completano uno spazio architettonico, caratterizzato dalla flessibile griglie metalliche, putrelle imbullonate e lasciate a vista), da incastri
e ampia piazza coperta che accoglie i visitatori (urban carpet), dalla tra geometrie diverse che portano alla costituzione di spazi esplosi
varietà degli spazi espositivi sospesi in aria, in modo da offrire, con i oppure sincopati e frammentati. Coerente con una ricerca che
loro strani incastri, inusitate prospettive (jigsaw puzzle) e un doppio in questi anni stanno perseguendo anche altri protagonisti quali
sistema di facciate che realizza uno strato-cuscinetto tra interno e Zaha Hadid e Coop Himmelb(l)au, Morphosis preferisce al bello
esterno che può avere insieme il valore di membrana, di interfaccia, l’intenso, all’armonia l’energia, perseguendo così un’estetica del
ma anche di forma in sé e per sé autonoma (skin/sculpture). sublime che lo porta a mettere in scena forze e tensioni. È quanto
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è stato definito Dead Tech,28 cioè una poetica dell’High Tech dopo di un’architettura fuori dai canoni nell’attrarre imprese e attività
il disastro atonico. Con la precisazione però che mentre il termine innovative, nel generare l’interesse del pubblico, nel determinare un
suggerisce uno stato di devastazione qui l’obiettivo è, all’opposto, modo diverso e più attraente di vivere lo spazio. Tra le realizzazioni
di alludere alla tensione e carica vitale della materia durante la spiccano the Box (1990-1994) un volume metallico sghembo
deflagrazione. caratterizzato da una vetrata che ne erode l’angolo, contenete una
Realizzata tra il 1994 e il 1997 la Sun Tower a Seul, Corea è la sala conferenze, realizzato sulla copertura di un edificio industriale
prima opera importante dello studio. Nasce dalla scontro all’interno recuperato; The Beehive/annex(1996-2001) un centro conferenze
di uno stessa sagoma, di due torri di dieci piani di altezza destinate la cui forma a spirale è interrotta da una scalinata che funge da
a due committenti diversi che condividono una hall comune. tetto; il Samitaur Complex 1 (1989-1996), il Samitaur Complex
La complessa e a tratti caotica volumetria dell’insieme è esaltata 2 (1997 – ), il Pittard Sullivan (1994-1997), il Wedgewood Holly
dall’uso di una lamiera traforata che, come una pelle, riveste Complex (1993-2001) conosciuto anche con il nome Stealth per
l’edificio determinando effetti di trasparenza che la alleggeriscono. la sua somiglianza con gli aerei la cui sagoma è disegnata in modo
Di sera, grazie alla luce artificiale proveniente dall’interno, la torre tale da sfuggire all’intercettazione radar. Sono tutti edifici segnati
diventa un gigantesco billboard, un landmark urbano. da una ricerca spaziale a tratti esasperata che mette in discussione
Tra il 1992 e il 1996 Morphosis è impegnato con la Blades forme, materiali e relazioni tradizionali per giungere a quella
Residence a Santa Barbara, California una residenza unifamiliare che Moss definisce l’architettura gnostica: “Gnostic architecture
abilmente frammentata in nuclei. È un esempio di landform is not about a faith in a movement, a methodology, a process, a
architecture un approccio sul quale Mayne sta riflettendo da tempo. technique, or a technology. It is a strategy for keeping architecture
Consiste in opere che diventano esse stesse landscape e pertanto in a perpetual state of motion”.29 Progettista straordinariamente
aboliscono la contrapposizione tra figura e sfondo, tra edificio e dotato, Moss ricorda per certi aspetti la figura di Antoni Gaudì:
contesto, tra artificio e natura. con lui, anche se con un approccio più laico, condivide una visione
Eric Owen Moss, che con Morphosis è il più importante punto metafisica dell’architettura intesa come una disciplina in grado
di riferimento della nuova architettura angelena, deve molto della di concretizzare spazialmente ciò che andando oltre il banale è
sua fama ai numerosi interventi che esegue a Culver City, una realmente importante.
area industriale abbandonata di Los Angeles. Ad affidarglieli sono Orientati verso una visione espressiva e a tratti mistica
Frederick e Laurie Samitaur Smith, due committenti illuminati, dell’architettura sono gli architetti di Graz in Austria la cui figura
che intuiscono quali possano essere le potenzialità rigenerative dominante è Günter Domenig. A segnalarli nell’ottobre del 1995 è
l’Architectural Review con un numero monografico dal titolo New
28 Il termine lo si trova in Matteo Zambelli, Morphosis, Operazioni sul suolo
( Venezia: Marsilio2005) p. 32, dal contesto si evince che la definizione è del 29 Eric Owen Moss, Gnostic Architecture ( New York: Monacelli, 1999)
narratore di fantascienza William Gibson (1948). pag.18
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Graz Architecture. Sono: Korand Frey, BernHard Hafner, Heidulf anche quelli appartenenti all’immaginario tecnologico. Nel 1997
Gerngross, Helmut Richter, Manfred Kovatnasch, Szyszkowitz- arriva il successo internazionale: la rivista francese l’architecture
Kowalski, Klaus Kada e Volker Giencke. Per il critico e storico d’ajourd’hui gli dedica un numero monografico e nello stesso anno
Peter Blundell Jones, che scrive il testo di introduzione al numero, vince il concorso per il nuovo parlamento scozzese di Edimburgo.
emergono dalle loro opere otto temi di grande rilevanza per la
ricerca contemporanea. Sono la capacità di intessere historical 2.4 Radicals and Coop Himmelb(l)au
relation by contrast; l’attenzione agli aspetti funzionali; l’interesse Riscoperti e apprezzati, dopo un lungo periodo di oblio, gli
per le megastructures; l’uso di curves, skews, asimmetrie and architetti radicali, particolarmente attivi negli anni sessanta e
irregularities; la composizione per bridges and voids; l’interesse settanta, si impongono alla cronaca, e poiché la gran parte di loro
per la new technology, per le exposed structures and details; la sono ancora attivi, maturano nuove opere che mostrano affinità
rediscovery of the roof al posto della semplice copertura piana; con le ricerche più avanzate dei giovani. Nel 1994, per esempio,
l’attenzione per la participation e il coinvolgimento degli utenti. Jay Chiat, titolare dello stessa agenzia pubblicitaria che ha
Altro polo del nuovo espressionismo architettonico è Barcellona, commissionato l’edificio-binocolo di Los Angeles a Gehry, decide
dove opera Eric Miralles prima con Carme Pinós e, a partire dal di ristrutturare la propria sede di New York, affidando l’incarico a
1990, con Benedetta Tagliabue. Nel 1991 la rivista El Croquis Gaetano Pesce.
pubblica un numero monografico sull’opera della coppia Miralles Il progetto di Pesce per Jay Chiat si caratterizza per un pavimento
Pinós che dà ampio risalto a quello che da molti è considerato dal forte impatto iconico: resine rosse, blu e gialle delimitano i
il capolavoro della coppia: il cimitero di Igualada, Spagna, che campi di un disegno a forma di volto visto di fronte e di profilo
sta per essere completato. L’opera ha una formidabile potenza e, anche, una enorme freccia che dà la direzione d’ingresso. Poi
espressiva: inserita all’interno dell’orografia dell’aspro paesaggio per la scelta dei materiali: alcuni di riuso quali le videocassette
spagnolo ne diventa parte e, insieme, emerge come un microcosmo sovrapposte sino a formare la parete della mediateca; altri dal forte
privilegiato, dal forte impatto simbolico. Verde, cemento armato e impatto tattile, quali i feltri che rivestono i frontali dei tavoli porta-
pietre contenute in gabbie metalliche connotano il luogo facendolo computer; altri ancora conformati in modo da suggerire immagini
apparire naturale e artificiale allo stesso tempo, secondo principi antropomorfe, anche inquietanti: tra queste ultime una bucatura,
non dissimili da quelli della landform architecture sperimentata realizzata in materiale plastico, che ricorda le bocche delle bambole
da Morphosis e da Domenig. Tra il 1993 e il 1994 Miralles gonfiabili in vendita nei porno-shop di tutto il mondo.
completa il Centro de Gimnasia Rítmica y Deportiva di Alicante, Siamo sicuramente di fronte a un’opera estranea ai canoni del
Spagna (1990-1993) e il palazzo dello sport di Huesca, Spagna funzionalismo dove si respira l’aria di una recuperata innocenza,
(1988-1994), opere dove può mettere in mostra la sua abilità, che non esita recuperare l’inutile, l’arbitrario, il gratuito anche se
tipicamente catalana, a giocare con gli spazi, la luce e i materiali, sulla base di un ragionamento paradossale e cioè che, in una società
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complessa e avanzata, l’utile è ciò che va oltre la funzione, mentre policromie sgargianti e pallidi monocromi, materiali tradizionali e
non è necessariamente – anzi non è quasi mai – ciò che vi si attiene industriali, spazi caldi e avvolgenti e freddi angoscianti. Il risultato,
strettamente e rigorosamente. Su una posizione sostanzialmente come afferma Mendini, punta a spiazzare l’osservatore : “to render
simile troviamo Alessandro Mendini, promotore del design radicale the variety of architectural types ambiguous. In that museum every
in Italia e da sempre in posizione fortemente critica con i prodotti now and again you feel you are in a house, every now and again in
messi in commercio per rispondere a usi pratici ma carenti dal punto a church, ant then every now and again you seem to be in a theatre
di vista evocativo e emotivo. È nel 1995 che Mendini completa il or in an office. We tried in fact to surprise the visitor by continuing
nuovo museo d’ arte a Gronighen, Olanda. Collaborano con lui, to transform the system of spatial sensations vis-à-vis the works
Philippe Starck, Michele De Lucchi, Coop Himmelb(l)lau, quasi a exhibited”.30
sottolineare che per realizzare un’impresa così complessa quale una
casa per le arti, non sono più sufficienti sintesi individuali. L’intera 2.5 Nouvel : trasparenza e oltre
opera è sorprendentemente varia. All’esterno, la parte progettata da Nel luglio del 1994 Jean Nouvel apre una nuova società,
Mendini richiama, con le sue forme stereometriche, la metafisica Architectures Jean Nouvel, abbandonando la precedente
italiana, però destabilizzata da un eccesso di decorazioni, alcune partnership con Emmanuel Cattani che, se era stata positiva per
delle quali di sapore mediterraneo se non islamico. La struttura quantità e qualità di lavori svolti, si era rivelata finanziariamente
ideata da Coop Himmelb(l)au le si contrappone con le lame delle disastrosa. Ceduta a persone più esperte la gestione economica,
taglienti pareti che sembrano quasi scivolare dall’edificio e con il partecipa alla nuova società esclusivamente in qualità di direttore
forte sapore decorativo di inconsueti pattern cromatici. All’interno, artistico. E può capitalizzare, in immagine, il successo di cinque
Stark adopera, per il padiglione delle arti decorative un linguaggio importanti opere completate nel biennio 1993-1994: il complesso
evanescente, fatto di tende trasparenti; De Lucchi utilizza, per il residenziale a Bezons, Francia (1990-1993), l’edificio dell’Opera di
padiglione di archeologia e storia, segni della tradizione razionalista; Lione, Francia (1986-1993), il centro Congressi a Tours, Francia
Mendini lavora, nella sala per le esposizioni temporanee, con (1989-1993), la Fondazione Cartier a Parigi (1991-1994), il Centro
immagini connotate in senso metaforico; Coop Himmelb(l)au Commerciale a Lille, Francia (1991-1994). A consacrare lo status
realizza, nel padiglione di arte antica, uno spazio meccanico e professionale raggiunto provvedono un fascicolo monografico de
stridente. L’architecture d’aujourd’hui e un numero di El Croquis, usciti
Nel museo di Groningen i contributi dei quattro team di entrambi nel 1994. Evidenziano la capacità creativa di un architetto
progettazione si sovrappongono, senza reali soluzioni di continuità, che è difficilmente catalogabile all’interno di stili e tendenze e che
proponendo un caotico microcosmo dove convivono segni e spazi nel centro congressi di Tour, lavora su forme fluide e precise come
che afferiscono a culture e a tendenze estranee e incomunicabili:
30 “Judi Capella interviews Alessandro Mendini” Domus n.813 (March,1999),
volumi chiusi e pareti frammentate, trasparenze e masse opache, pag.62
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quelle della carrozzeria di una automobile, a Lione impone su un stesso tempo, per esempio con i contenitori girevoli Nouvel guarda
edificio storico in pietra una perentoria volta a botte in metallo, ad altre suggestioni, come i mobili “mobili” di Pierre Chareau. Lo
mentre con la Fondazione Cartier gioca sul tema della trasparenza stesso si può dire per la ricerca architettonica. Nel 1993 mette in
e della leggerezza. L’edificio, di nove piani posto lungo il boulevard cantiere due progetti che sondano nuove poetiche. Sono la Città
Raspail, è, infatti, più che una semplice scatola di vetro di sapore giudiziaria di Nantes, Francia, e il Centro Culturale di Lucerna
miesiano. È una composizione di schermi trasparenti e riflettenti (KKL). Di quest’ultimo, che è il suo capolavoro, ne parleremo nel
che dematerializzano la costruzione. Alcune facciate vetrate capitolo successivo.
sono prolungate di circa dieci metri oltre il volume dell’edificio,
trasformandosi in quinte trasparenti attraverso le quali si intravede 2.6 Herzog & de Meuron e la pelle degli
la natura circostante. A confondere ulteriormente la percezione edifici
del visitatore contribuisce il muro di cinta, una parete, sempre in Nel 1993 Herzog & de Meuron completano quattro edifici il cui
vetro alta 18 metri. Il risultato ricorda le installazioni dell’artista successo contribuirà a orientare una parte sempre più consistente
americano Dan Graham: uno spazio infinito che sembra privo di della ricerca architettonica dal tema dello spazio, caro alle ricerche
solidità e materialità. decostruttiviste, a quello dell’involucro dell’edificio, o come si
Nouvel si allontana così dall’estetica funzionalista – che troverebbe preferirà dire con un termine mutuato dalla biologia, della sua
inconcepibile tanto spreco di materiale – per una poetica della pelle. Sono gli appartamenti in Schützenmattstrasse a Basilea,
apparenza: fatta di pura contestualità dove l’identità dell’edificio Svizzera, gli uffici e appartamenti SUVA a Basilea, il Centro sportivo
è data, più che da stabili relazioni formali, da quelle – sempre Pfaffenholz a St. Louis, Francia e la Fabbrica Ricola-Europe Sa a
variabili – del cielo, degli alberi, delle condizioni metereologiche e Mulhouse, Francia.
anche del traffico cittadino. L’edificio in Schützenmattstrasse (1984-1993) si caratterizza
A sottolineare l’interesse che, in questi anni, Nouvel nutre per per le persiane in ghisa che riprendono, ingrandendolo, il motivo
le tendenze minimaliste è anche la collezione di mobili da lui decorativo dei tombini della città di Basilea. Ad ispirare Herzog &
appositamente disegnata per la Fondazione Cartier, prodotta dalla de Meuron sono probabilmente le opere di Frank Gehry. Ma con la
Unifor ed emblematicamente lanciata con il nome Less. Ma che differenza che mentre queste sono visivamente eclatanti, l’edificio
l’omaggio a Mies van der Rohe e al minimalismo sia più di forma in Schützenmattstrasse si inserisce con discrezione nel contesto
che di sostanza lo si vede dal fatto che la riduzione non porta affatto, circostante. L’inusuale facciata continua a persiane riprende, infatti,
come avviene con il maestro tedesco, a una chiarificazione della un motivo decorativo – quello dei tombini, appunto – al quale gli
struttura dell’oggetto ma piuttosto a una poetica dell’evanescenza. abitanti di Basilea sono abituati. Inoltre, potendo essere ripiegate e
Lo si vede, per esempio, dal fatto che il tavolo – sicuramente il in parte scomparire, caratterizzano l’edificio con un segno leggero
pezzo forte della collezione – è talmente sottile da scomparire. Nello e mutevole.
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Il progetto per gli uffici e appartamenti SUVA (1988-1993) che richiama il tema della natura. Mentre sui lati corti le pareti
consiste nell’ammodernamento di un edificio risalente agli anni in cemento sulle quali, per la voluta assenza di una gronda, scola
sessanta e nell’ampliamento dello stesso con l’aggiunta di un nuovo l’acqua piovana conferiscono alla costruzione un carattere materico
corpo di fabbrica. La coerenza formale dell’insieme è ottenuta con colorazioni ed effetti percettivi che variano nel tempo.
ricorrendo a un curtain wall vetrato continuo che riveste l’immobile Nel 1994, lo stesso anno in cui Nouvel inaugura la fondazione
preesistente e la nuova costruzione. In questo modo l’immobile, Cartier, Herzog & de Meuron hanno appena finito di lavorare
pur caratterizzandosi con un aspetto contemporaneo, mostra, alla cabina di segnalazione Auf dem Wolf a Basilea e ne stanno
attraverso la stratificazione degli interventi successivi, la propria progettando una seconda che verrà completata nel 1997. Si tratta
storia diventando una sorta di palinsesto. A rendere intrigante di due prismi rivestiti da sottili lamelle in rame che si piegano in
questa pelle trasparente che involucro l’edificio provvedono inoltre corrispondenza delle finestre retrostanti, per lasciar passare la luce.
le scritte serigrafate con il logo del cliente e fasce di infissi con La doppia pelle ( la tamponatura tradizionale e, sopra, le lamelle)
funzioni diverse: alcune manovrate individualmente dagli utenti serve a realizzare una gabbia di Faraday per proteggere le delicate
in relazione alle specifiche esigenze e altre, con funzione di brise apparecchiature dell’edificio. Ricorda un gigantesco trasformatore,
soleil, il cui orientamento è centralizzato e gestito elettronicamente avvolto di sottili fili metallici: una scultura a scala urbana che
in rapporto ai raggi di inclinazione del sole. potrebbe essere un’opera d’arte minimal o pop, a seconda che la si
Sull’inganno percettivo gioca il Centro sportivo Pfaffenholz guardi come un volume puro o come un object trouvè.
(1998-1993). L’edificio principale – un volume semplicissimo La conseguenza è che anche nell’Auf dem Wolf la complessità è
– è infatti caratterizzato da vetri color verde scuro, sui quali è evitata: la banalità della composizione, come avviene nel campo
serigrafato il pattern del truciolato del rivestimento retrostante dell’arte concettuale o della scultura minimalista, serve a mettere
che, oltretutto, si intravede in trasparenza creando così un in risalto materiali, grane, consonanze e relazioni che altrimenti
piacevole quanto disorientante effetto di ridondanza ottica. correrebbero il rischio di passare in secondo piano. Sempre tra il 1993
Mentre il corpo più ridotto – un volume altrettanto elementare e il 1994, tuttavia, Herzog & de Merong si muovono in direzione di
– degli spogliatoi è realizzato con un cemento su cui è impressa una più coinvolgente ricerca spaziale. Per esempio con la casa Koechlin
l’immagine di un particolare ingrandito e sgranato del materiale a Riehen, Svizzera (1993-1994) che si rapporta con la movimentata
stesso. Un altro edificio che si caratterizza per l’estremo rigore delle orografia del terreno circostante e, nello stesso tempo, si organizza
linee architettoniche e, insieme, per la ricchezza del rivestimento intorno a un patio centrale, giocando molto abilmente con le doppie
superficiale è la Fabbrica Ricola-Europe Sa (1992-1993). Appare altezze. Oppure con il museo delle caricature e dei fumetti a St Alban
come una scatola di imballaggio in cui i due lati lunghi sono Vorstaadt, Basilea, Svizzera (1994-1996) dove il piccolo spazio a
aperti e sollevati. A renderla accattivante provvedono i pannelli in disposizione è moltiplicato ricorrendo a un percorso vivacizzato e reso
policarbonato serigrafato con il motivo di una palma a 11 foglie interessante dalle trasparenze e dalle riflessioni dei vetri.
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2.7 Minimalismi dell’architettura del novecento quali la casa Steiner a Vienna
Dal 1993 al 1997 e oltre la parola minimalismo ricorre (1910) di Adolf Loos (1870-1930), la piscina a Leça de Palmeira
frequentemente nelle pubblicazioni e nelle mostre di architettura. in Spagna (1955) di Alvaro Siza Vieira (1930), the Monument to
Nel 1993 la rivista El Croquis pubblica un numero monografico dal the Unknown Political Prisoner (1952) di Max Bill (1908-1994),
titolo Minimalismos curato da Josep Maria Montaner. Nel 1994 è il Salk Institute in la Iolla, California (1969-1965) di Louis Kahn
il turno di Lotus International e di Architectural Design. Nel 1995 (1901-1974), lo Student Residence in Chieti, Italia (1976-1979)
esce un libro di saggi di Ignasi de Solà-Morales in cui è ripubblicato di Giorgio Grassi (1935).
un saggio su Mies van der Rohe e il minimalismo. Nel 1995 al Ma se così è, è chiaro che la parola minimalismo corre il rischio di
MoMA di New York si inaugura la mostra Light Construction. Il diventare generica e perdere di efficacia. Per esprimere, nel migliore
26 giugno 1996 a Barcellona la mostra Less is more. Minimalismo dei casi, soltanto l’esigenza, particolarmente sentita in questi anni
en arquitectura i d’altres arts. Il 30 settembre 1996 a Pittsburgh, da un crescente numero di architetti, di purificare il linguaggio
Pennsylvania inaugura la mostra Monolithic Architecture curata architettonico dagli eccessi formali focalizzando l’attenzione più
da Rodolfo Machado e Rodolphe el-Koury. Tuttavia, come spesso sull’involucro dell’edificio che sulla progettazione di complesse
succede, più si indaga sull’argomento più crescono le difficoltà dinamiche formali e spaziali.
nell’individuare con precisione in cosa consista l’oggetto della
ricerca: in questo caso il minimalismo in architettura. Lo si vede, 2.8 Questions of perception
per esempio, nell’introduzione al catalogo della mostra Less is more Nel 1994 esce un numero speciale della rivista giapponese A+U
dove i due curatori, Vittorio E.Savi e Josep M.Montaner, elencano dal titolo Questions of Perception. A curarlo sono Steven Holl,
otto caratteristiche che si possono ritrovare – una sola, alcune o Alberto Pérez Gomez e Juhani Pallasmaa. Pallasmaa, con un saggio
tutte insieme – negli edifici che appartengono a questa tendenza. dall’emblematico titolo An Architecture of the Seven Senses,
Sono: il gusto per le forme tradizionali semplici e asciutte, il rigore denuncia il pericolo di una architettura che privilegi l’aspetto visivo
geometrico, l’etica della ripetizione, la precisione tecnica unita a scapito degli altri sensi. Ciò porta a una perdita di sensualità “to
all’amore della materia, la ricerca dell’unità e della semplicità, il drift towards a distancing, a kind of chilling, de-sensualization and
salto di scala, la predominanza formale della struttura, la pura de-eroticization of the human relation to reality”.31 Come sfuggire
presenza che rinuncia alle allusioni storiche o all’espressività. E così, al pericolo? Recuperando, come sostiene la sezione centrale della
coerentemente con queste premesse, ad illustrare il pezzo compaiono rivista, undici distinte “phenomenal zones”. Dove si dà convivenza
celebri edifici storici, quali per esempio la casa Farnsworth di Mies tra figura e sfondo, dove la percezione prospettica è fonte di
van der Rohe e altri più recenti quali la Fondazione Cartier di
31 Juhani Pallasmaa, “An Architecture of the Seven Senses” in Steven
Nouvel e la centrale ferroviaria a Basilea di Herzog & de Meuron. Holl, Juhani Pallasmaa, Alberto Pérez-Gomez, Question of Perceptions,
Nonché molti altri, appartenenti ai periodi più diversi della storia Phenomenology of Architecture, pag.27
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continue sorprese, dove sia presente il colore, dove ci siano effetti del passato con geometrie contemporanee, l’amore per il dettaglio
di luce e di ombra,dove l’edificio sia pensato anche nel suo apparire con l’essenzialità dell’insieme. Nota Friedrich Achleitner: “Benché
notturno, dove la percezione implichi un concetto di durata, dove sia possibile cogliere i vari passaggi che scandiscono il progetto e lo
l’acqua abbia un ruolo, dove il suono contribuisca a dare qualità sforzo enorme compiuto per definire ogni dettaglio, a prima vista
allo spazio, dove si giochi sulla tattilità delle superfici, dove si faccia resta un mistero come la pesantezza possa tramutarsi in levità e
ricorso ai concetti di scala e di proporzione, dove un’idea colleghi l’involucro spaziale produrre una sensazione di così chiara libertà
l’architettura al contesto. come avviene in quest’opera di Zumthor”.32
Da qui un’architettura accattivante anche se a tratti eccessivamente Una simile linea di ricerca orientata è perseguita negli Stati
carica di effetti impressionisti. Sicuramente diversa da quella del Uniti da Tod Williams e Billie Tsien. Nel 1995 realizzano The
duo Herzog & de Meuron, il cui lavoro sui materiali è più freddo Neurosciences Institute a La Iolla, California dove i tre edifici
anche se intellettualmente più coinvolgente. delimitano una piazza che dà unità all’intero complesso. Luce
Completata nel 1997 la Cappella di Sant’Ignazio a Seattle, e materiali sono al centro dell’attenzione dei progettisti, come
Washinghton (1995-1997) è forse una delle opere più riuscite di testimonia l’auditorium delicatamente disegnato sulle forme di un
Holl per le qualità tattili dei materiali impegnati: cemento, zinco, origami.
intonaci, vetri colorati. Per l’ingegnoso modo di accostare i grandi
pannelli prefabbricati. Per la complessa volumetria pensata in 2.9 Koolhaas: Euralille
funzione dei molteplici effetti luminosi ma che nasce a partire da È difficile pensare a un architetto meno minimalista e più
una pianta molto semplice di forma rettangolare. inclusivista di Rem Koolhaas. “Architecture “afferma “is by
È Peter Zumthor a realizzare però l’opera orientata in direzione definition a chaotic adventure”. E, aggiunge: “Coherence imposed
“fenomenologica” che godrà il maggior successo di critica diventando on an architect’s work is either cosmetic or the result of self-
per antonomasia l’edificio in cui sono esaltati i valori della percezione censorship”.33
e della tattilità: le terme di Vals, Svizzera (1994-1996). Realizzate Koolhaas gode negli anni novanta di una vasta notorietà anche
con pareti in lastre di pietra sovrapposte e in cemento armato con se la definitiva consacrazione internazionale avviene nel 1996 con
una tecnica ispirata agli antichi muri locali, le terme devono il loro le 1345 pagine di S, M, L, XL (che significano small, medium,
fascino alla piscina sobria e rigorosa ma in realtà ossessivamente e large ed extra large), un libro manifesto che avrà uno straordinario
minuziosamente disegnata. È articolata in ampi spazi ai quali si successo grazie alla innovativa grafica di Bruce Mau. In S, M, L,
alternano angusti quanto suggestivi cubicoli ciascuno dei quali ha
una propria luce ed è caratterizzato da un tema cromatico, acustico 32 Friedrich Achleitner, “Elementare profondità” in Casabella n.648
(settembre 1997) pag.59
e olfattivo. Ma ciò che colpisce di più è l’abilità con la quale
33 “Introduction” in Rem Koolhaas and Bruce Mau, S,M,L,XL (New York:
l’architetto è riuscito a coniugare valori appartenenti all’architettura The Monacelli Press, 1995. Rotterdam: 010 Publishers, 1995), pag.XIX.
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XL le distinzioni tipologiche o morfologiche sono abbandonate. costruzione di numerose attività commerciali e direzionali, affidate
Il padiglione espositivo è trattato in small, l’edificio in medium, il a progettisti diversi. Koolhaas si occupa del Congrexpo; la stazione
quartiere in large e il progetto urbano in extra large. Tra i progetti del Tgv è disegnata da Jean-Marie Duthilleul, il centro commerciale
innumerevoli scritti collocati, come dice l’Autore stesso, come da Jean Nouvel, il Crédit Lyonnais da Christian de Portzamparc, il
episodi autonomi e non come elementi di interconnessione. World Trade Center da Claude Vasconi.
Il fine è dar vita a ciò che Koolhaas chiama “un nuovo realismo”. In Euralille ritroviamo le tecniche progettuali che Koolhaas ha
Consiste in una visione disincantata e aderente alle cose così come messo a punto nei lavori precedenti: l’assemblaggio per fasce e livelli,
queste ci vengono prospettate dalla società nella quale viviamo. il disegno per nodi e reti, la drammatizzazione del movimento, la
Cioè da una realtà metropolitana non più fondata sullo dialettica obelisco-sfera.
sviluppo ordinato della città, ma sulla caotica localizzazione degli L’assemblaggio per fasce e livelli nasce dall’incontro di due sistemi
agglomerati urbani e delle reti di interconnessione. Che destino – si diversi, l’infrastrutturale, e l’architettonico. Ciò avviene nella
chiede Koolhaas – può avere in questo contesto l’architettura? Non stazione a cui vengono sovrapposti a posteriori edifici per uffici e
possiamo non vederla che come un ostacolo al mutamento, come la a destinazione commerciale. Domina la poetica dell’elenco, della
palla al piede di un condannato, privato della libertà di muoversi a sovrapposizione, dell’incontro-scontro: come al Congrexpo dove
suo piacimento. Il migliore edificio è quindi quello che non esiste: tre diversi edifici, ciascuno con una propria architettura e logica, si
è lo spazio dove nessun muro ostacola o veicola il corpo. A ispirare sommano per formare un unico corpo di fabbrica a pianta ellittica.
Koolhaas è sicuramente il quasi nulla di Mies, un maestro al quale Concepita come un insieme di nodi a cui afferiscono diversi
l’architetto olandese ha sempre fatto riferimento, ma non è difficile sistemi di reti ( automobilistica, ferroviaria, pedonale), Euralille
intravedere in queste riflessioni una personale rielaborazione delle vive di un susseguirsi di spazi dinamici: l’unica piazza all’aperto è
problematiche minimaliste che in questi anni stanno captando di forma triangolare ed é, comunque, un momento di transizione
l’interesse della ricerca architettonica. tra il centro commerciale e la stazione del tgv. Lo spazio pubblico
È sempre nel 1996 che Euralille, il primo grande masterplan è ubicato all’interno degli edifici, in grandi cavità dalle quali
affidato a Rem Koolhaas, prende forma. L’occasione progettuale si dipartono percorsi di ogni genere. Il movimento diventa un
nasce dalla volontà della municipalità di Lille, trovatasi, grazie alle principio generatore della forma. Il traffico che scorre lungo Rue Le
nuove linee ferroviarie ad alta velocità, al centro dei nuovi grandi assi Corbusier taglia in due l’edificio della stazione del Tgv; il prospetto
di mobilità europei di diventare un polo di attrazione metropolitano. del Congrexpo muta se guardato da distanze e da velocità diverse; le
L’intervento si estende su un’area di circa centoventi ettari. È insegne e i segnali acquistano un ruolo predominante rispetto alle
centrato sulla nuova stazione del Tgv localizzata a circa duecento facciate; le architetture, sono articolate in modo tale da aprirsi verso
metri dalla vecchia stazione e a questa collegata tramite un’arteria i luoghi dove scorrono automobili, treni, mezzi in movimento.
stradale dall’emblematico nome di rue Le Corbusier. È prevista la Infine, Koolhaas inventa un grande spazio cavo posto nel punto
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di raccordo tra il Tgv, il parcheggio e l’autostrada. È un nuovo processo sicuramente positivo. Alla raffinatezza di queste macchine
spazio piranesiano che testimonia che il movimento – cioè la forma corrisponde la grossolanità di una architettura basata su concetti
degli eventi – è il sublime del nostro tempo, ciò che ci incanta e ci formativi di un’epoca pseudorazionalista, che non tiene in alcun
terrorizza: il motore di una nuova estetica. conto che la nuova tecnologia si é potuta sviluppare perché la scienza,
giunta ad uno stadio Post Moderno, ha sconfitto i quattro miti
2.10 The Poetics of Electronic: tra blob e del determinismo, meccanicismo, riduzionismo e materialismo; ha
metafore cioè cominciato a vedere il mondo come un sistema dotato di vita e
È Greg Lynn che nel 1995 lancia l’architettura bloboidale. È di capacità autoregolative, come un organismo che ricerca equilibri
caratterizzata da edifici ameboidali, generati e controllati attraverso sempre migliori attraverso continui salti di stato. Da qui l’immagine
specifici software, che, al pari delle forme naturali complesse, nascono della farfalla, contrapposta a quella della trappola. La trappola,
dalle trasformazioni di oggetti più semplici causate dall’azione che simboleggia la concezione meccanicistica dell’universo,
concomitante di un certo numero di forze interne ed esterne. l’architettura dell’existenz minimum, la macchina per abitare, si
Sebbene con tecnologie estremamente sofisticate Lynn persegue un aziona solo quando provocata da una causa, inghiotte la sua preda
obiettivo ricorrente nella storia dell’architettura: copiare la natura e restituisce meno di quanto esisteva prima del suo azionarsi. La
per togliere alle costruzioni il loro aspetto scatolare e così farle farfalla, che rende l’immagine dell’universo nel suo moto organico,
integrare con l’ambiente che la circonda, condividendone forme, é il prodotto di una serie di scatti creativi : di un organismo che
storie e processi. Da qui i riferimenti all’opera del biologo D’Arcy passa dallo stato di bruco, a quello di crisalide a quello di volatile.
Thompson, al quale si devono studi sull’evoluzione morfologica Come può l’architettura rendere visibile questo processo?
degli organismi. Acquisendo una dimensione spirituale e mutuando dalla natura
Sempre nel 1995 esce il libro di Charles Jencks, The Architecture le forme del suo divenire. Da qui l’interesse di Jencks per le
of the Jumping Universe. Il saggio condivide l’urgenza di rifarsi configurazioni organiche, per i frattali, per le strutture che si
alle forme complesse della natura facendo convivere considerazioni incurvano e che si muovono come le onde di un atomo e per tutto
ecologiche e cibernetiche. Jenks cita Ilya Priogine e, come aveva ciò che rappresenta il moto spirituale dell’uomo, il cui ruolo è
fatto Lynn nel numero di AD dedicato al folding, la scuola di Santa quello di portare l’universo all’autoriconoscimento in una sorta di
Fe e la teoria delle catastrofi di Thom. L’universo, secondo i modelli disvelamento dell’idea che ricorda il processo dialettico hegeliano.
di questi studiosi, è un sistema complesso che si evolve per salti ( da E da qui anche l’interesse per le architetture bloboidali, per Greg
qui il titolo del libro), l’ultimo dei quali ha portato allo stato attuale Lynn ma soprattutto per Eisenman che si sta muovendo in direzione
caratterizzato da enormi problemi ecologici e demografici ma anche neo-organica e neo-barocca.
da grandi opportunità. Gli oggetti della nostra epoca, infatti, si Lanciate da sponsor culturalmente così autorevoli, le ricerche
umanizzano e, insieme, gli uomini si trasformano in oggetti, in un sui blob, soprattutto nelle facoltà di architettura, godono di una
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straordinaria popolarità. Poco numerose sono tuttavia le realizzazioni elettronica. Nel 1997, la rivista di architettura 2G pubblica i suoi
di edifici bloboidali anche perché nonostante gli sforzi di Lynn e di progetti accompagnati da un testo dal titolo Tarzans in the Media
numerosi altri sperimentatori che mirano a digitalizzare il processo Forest.34 Nel saggio Ito riprende la teoria di Marshall McLuhan
sino alla costruzione, è particolarmente difficile ottenere risultati secondo il quale alla società visiva che ci ha preceduti ne è subentrata
convincenti. Realizzare forme complesse con materiali tradizionali una tattile. La prima gestisce quantità, forze, pesi mentre la seconda
richiede uno spreco di manodopera inaccettabile e adoperare lavora con flussi, interrelazioni, valori immateriali.
macchine a controllo numerico per produrre tutti i componenti Prendiamo – dice Ito – un ragazzo d’oggi. Sembra che non
di una costruzione complessa si rivela una strada economicamente possa vivere senza il telefono portatile e altri accorgimenti
poco praticabile per un’industria quale quella edilizia che, rispetto elettronici. Questi strumenti, che lo fasciano come un vestito,
ad altri settori industriali, è tecnologicamente più arretrata. Nel gli sono indispensabili per metterlo in contatto con il mondo
1997 Kolatan/MacDonald progettano con una forma bloboidale circostante, per farlo stare all’interno di un circuito. Ma la stessa
l’ampliamento della Raybound House in Fairfield Corner, esigenza di far parte e di interagire con il contesto si registra anche
Connecticut. Prevedono un’ossatura portante in legno che ricorda per gli edifici e le città. Confrontiamo, per esempio, un edificio
quelle tradizionalmente utilizzate per costruire le barche. Ma con tradizionale e uno contemporaneo. Il primo si definisce per le sue
la differenza che gli assi in legno sono tagliati da una macchina masse, l’organizzazione dei pieni e dei vuoti, i colori, la grana, il
a controllo numerico. Nello stesso anno Jakob + MacFarlane sistema costruttivo, l’organizzazione funzionale. Il secondo ci
vincono un concorso ad inviti per l’allestimento del bar del centro colpisce, invece, per come interagisce con l’ambiente circostante:
Pompidou a Parigi con un progetto che prevede quattro computer- per il modo, cioè, con cui capta la luce, si rapporta alle condizioni
generated-aluminium-clad blobs ognuna delle quali è colorata con climatiche esterne e interne, ci mette in relazione con suoni, odori,
un colore diverso. Il progetto sarà completato nel 2000. Sempre colori e si cura del nostro comfort. Se volessimo paragonarlo a un
nel 1997 il gruppo olandese Nox completa il Water Pavilion for corpo, parleremmo di sistemi percettivi e autoregolativi.
Delta Expo “Waterland” in Zeeland, Olanda. L’interno, ottenuto Ma – afferma Ito – se l’architettura diventa un sensore che ci
dal susseguirsi di 14 ellissi, ricorda il ventre di una balena ed è reso mette in relazione con il mondo esterno “it must function as a
particolarmente accattivante dai giochi interattivi delle luci, dei highly effective sensor to detect the flow of electrons”.35
suoni e delle proiezioni. Il neo-organico si trasforma in neo-barocco. L’uomo, riacquistata questa rinnovata dimensione naturale,
A suggellare la nuova estetica è il progetto per lo Staten Insland Institute come un novello Tarzan può muoversi in un mondo finalmente
of Arts (1997) di Eisenman le cui avvolgenti forme curve nascono dalle riunificato: della comunicazione integrale, della foresta dei media.
manipolazioni digitali dei percorsi pedonali e automobilistici. Metafora della nuova architettura sono i fluidi e, in particolare,
Mentre impazza la passione per le forme complesse, Toyo Ito
34 Toyo Ito “Tarzans in the Media Forest” in 2G n.2 (1997), pagg.122-144.
persegue un’estetica che cerca di coniugare minimalismo ed 35 Toyo Ito “Tarzans in the Media Forest” pag.140.
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l’acqua. L’acqua nella quale sembra fluttuare il padiglione di Nel 1993 il governo di John Major autorizza l’estensione della
Barcellona di Mies Van der Rohe, nella quale gli antichi filosofi Jubilee line, la infrastruttura metropolitana che collega il centro
giapponesi intravedevano il principio della vita e nella quale di Londra con i Docklands. A occuparsi delle stazioni (1990-
appaiono galleggiare le immagini elettroniche che compaiono negli 2000): Michael Hopkins (Westminster), Ian Ritchie Architects
schermi dei computer. E all’acqua l’architetto giapponese si ispirerà (Jamaica Road), Norman Foster (Canary Warf ), Will Alsop (North
per il suo capolavoro: la mediateca di Sendai. Ne parleremo in un Greenwich), Mac Cormac, Jamieson, Prichard37 (Southwark).
prossimo paragrafo. Sempre al 1993 risale un’altra importante infrastruttura: il
Waterloo International Terminal, progettato da Nicholas Grimshaw
2.11 Eco Tech come terminale della linea veloce ferroviaria che a partire dal 1994,
Sei sono, secondo il critico Catherine Slessor, gli aspetti che attraverso l’Eurotunnel, lega Londra a Parigi.
caratterizzano l’Eco Tech.36 Vi è innanzi tutto il disegno di strutture A Bristol Grimshaw nel 1994 inaugura il Regional Control
espressive dovuto all’influsso di consultans di genio come Peter Rice Centre un edificio dalla studiata eleganza.
della Ove Arup o di ingegneri architetti come Santiago Calatrava i Negli stessi anni Foster completa il Carré d’art a Nimes (1984-
quali non esitano ad abbandonare la freddezza dell’High Tech per 93), la facoltà di legge a Cambridge (1990-95), il Microelectronics
rifarsi a principi più complessi, anche organici. Vi è, poi, la volontà Park a Duisburg (1988-96) opere tutte caratterizzate dalla volontà
di modellare lo spazio con la luce e di giocare con la trasparenza di trovare una misura classica, mentre più tardi lo stesso autore –
grazie alle innovazioni consentite dalla tecnologia del vetro ( forse influenzato dall’estetica neobarocca digitale – si farà tentare
grandi lastre, vetro strutturale ecc…). Un terzo aspetto consiste dalle curve.
nella maggiore consapevolezza energetica attraverso l’uso di nuovi Di Rogers sono la sede di Channel Four a Londra (1990-94) e
materiali e prodotti e l’uso di fonti energetiche naturali e rinnovabili. l’European Court of Human Rights (1989-95), segnati da forme
Quarta caratteristica è l’attenzione al contesto, per ottenere che più fedeli all’originario linguaggio dell’hight tech fatto di impianti
gli edifici siano invitanti luoghi di aggregazione urbana ed evitare a vista, ferro e vetro.
di farli apparire come oggetti estranei all’ambiente. Vi è, inoltre, Nel 1993 Will Alsop completa l’Hôtel de Department des
l’attenzione alle interconnessioni, con le reti di traffico e i sistemi Bouches-du-Rhône, noto come la Grand Bleu, un’opera che,
che gestiscono i flussi dedicati allo scambio delle informazioni. memore della lezione di Cedric Pricem, declina la tecnologia in
Infine si tenta di trasformare gli edifici in simboli apprezzati dalla una direzione fantasiosa e a tratti giocosa, non priva di valenze pop.
collettività, monumenti non retorici ma pensati alla scala urbana Un sempre più esibito compiacimento strutturale si riscontra
come pubblici landmark. nelle strutture neo-organiche di Santiago Calatrava. Tra le
36 Caterine Slessor, Eco-tech, Sustainable Architecture and High Technology 37 Mac Cormac, Jamieson, Prichard è stata fondata nel 1972 ed è diretta da
( London: Thames and Hudson, 1997). Sir Richard MacCormac (1947).
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realizzazioni più significative di questi anni, il BCE Place Gallery a e Gianfranco Franchini: la completa permeabilità al pubblico e
Toronto (1987-93), il progetto per la cupola del Reichstag apribile l’illimitata trasformabilità.
in 4 spicchi a Berlino (1995), la stazione TGV di Lione (1989-94) Del resto i messaggi che oramai escono dallo studio dell’architetto
dall’inquietante aspetto organico. Più essenziali ed eleganti i suoi genovese sono sempre più rassicuranti. Con la realizzazione
ponti, quale quello della Trinità a Salford (1993-95) sorretto da un dell’aeroporto di Kansai in Giappone (1988-94), che probabilmente
unico pilone inclinato e da sottili cavi metallici. è il capolavoro dell’architetto, Piano è definitivamente assurto
Tra le importanti opere del decennio, anche se solo in parte nel firmamento dello Star System ed è in procinto di ottenere
ascrivibile all’High Tech, è il Tokyo International forum a Tokyo incarichi da parte di importanti commettenti attratti da una
(1989-1996) di Rafael Vignoly: un centro espositivo e congressuale ricerca innovativa ma non radicale, attenta al confort psicologico
imponente – tanto da essere diventato in breve tempo un landmark degli utenti, alla natura e anche alle tecnologie tradizionali. È
urbano – caratterizzato da una gigantesca e scenografica piazza con caratterizzato all’esterno da una copertura di notevole eleganza,
copertura vetrata sorretta da travi fusiformi. curvata verso entrambi le direzioni nei cui spazi interni vengono
recuperati i colori della tradizione giapponese. Mentre nel
2.12 Renzo Piano’s Soft-Tech museo della fondazione Beyeler a Basilea, Svizzera (1991-1997)
Nel 1997 il centro Pompidou, a venti anni dalla sua inaugurazione, il contrasto tra le due diverse tecnologie, una pesante e materica
è chiuso per lavori a causa di un collasso determinato dal suo stesso dei muri in pietra e l’altra aerea e leggera del lucernario vetrato,
successo: cioè dall’afflusso di oltre 25.000 visitatori al giorno contro viene attenuato dalla brillante idea di inserire uno smaterializzante
i 5.000 previsti. Il progetto prevede una ristrutturazione delle parti specchio d’acqua abitato da ninfee nonché dalla scomposizione del
degradate e un ampliamento dei 70.000 mq. esistenti con altri volume in piani. Inoltre al dinamismo suggerito dalla copertura
8.000 mq. destinati alle attività culturali e di servizio. Piano, che aggettante si contrappongono all’interno stanze squadrate che
oramai considera con distacco l’esperienza High Tech, interviene permettono una ordinata distribuzione delle opere d’arte.
con un disegno che non esita a mettere in discussione alcuni Sulla stessa linea i lavori successivi. Quali, per esempio, il Jean-
presupposti ideologici del vecchio edificio: trasforma la grande hall Marie Tjibaou Cultural Center a Noumea in Nuova Caledonia
posta al piano terreno, originariamente pensata come una grande (1991-98) e l’intervento urbano a Potsdammer Platz a Berino (1992-
piazza al coperto, in un elegante spazio commerciale; esclude le 2000). Il centro, che è dedicato alla cultura Kanak, si caratterizza
scale mobili di facciata dal servire i primi due piani; limita l’accesso per la felice invenzione di absidi in legno che ricordano le antiche
alle terrazze, ora consentito solo al pubblico pagante; compromette capanne locali, vibrano grazie al vento e servono a integrare l’edificio
la flessibilità degli spazi interni con la presenza dei nuovi ascensori. nel contesto naturale circostante. Purtroppo, rispetto al disgeno
Vanifica, insomma, due concetti guida che informarono la filosofia originario che prevedeva uno spazio interno articolato intorno a
dell’edificio, progettato nel 1971 insieme con Richard Rogers cluster di capanne, viene realizzato un progetto a piastra molto più
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banale anche se ineccepibile. Mentre a Potsdammer Platz Piano Wiel Arets si sta facendo notare per con opere molto asciutte
riesce a ricostruire un frammento di città europea con i suoi spazi e schematiche, precise come dimostrazioni matematiche che
urbani caratteristici, evitando sia il rigorismo eccessivo della vicina preludono a una ricerca che si orienterà verso il minimalismo.
lottizzazione progettata dall’italiano Giorgio Grassi sia il caos un Ben van Berkel e Bos hanno appena completato l’Erasmus Bridge
po’ da centro commerciale dell’intervento ideato da Helmut Jahn a Rotterdam, Olanda (1990-1990), un segno urbano che, sebbene
per l’adiacente Sony Center. E ha il merito di riuscire a mantenere ricordi sin troppo quelli dello spagnolo Calatrava, avrà un notevole
unità di insieme a un complesso che, oltre ai blocchi disegnati dallo impatto nello skyline della città di Rotterdam. Sono inoltre autori
stesso Piano, contiene edifici firmati da progettisti così diversi come di Villa Wilbrink ad Amersfoort (1993-1994), una residenza
Richard Rogers, Rafael Moneo, Hans Kollhoff, Arata Isozaki. unifamiliare dove applicano con successo un metodo progettuale
basato sui diagrammi e cioè sulla trasposizione del programma
2.13 PAYS-BAS_prospectives funzionale in uno schema geometrico che poi viene, a sua volta,
Il numero di settembre del 1996 de L’architecture d’aujourd’hui tradotto in forma architettonica. Metodo che applicheranno
ha per titolo PAYS-BAS_perspectives. È dedicato agli architetti nella Möebius House a Het Goi, Olanda (1993 – 1998). È una
olandesi. A presentarli è Bart Loosma: “they take advantage of the casa unifamiliare organizzata in forma di anello di Möebius per
current climate of international exchange generate in the eighties, ottimizzare le relazioni tra gli ambienti destinati al lavoro e quelli
but their ideas, their plans and their buildings can all be described dedicati alla residenza.
without any qualifications as being original. They relate more to the Adrian Geuze con West8 persegue una sperimentazione aperta
theoretical developments that have taken place in the Architectural ai temi del paesaggio naturale e artificiale, intesi non più come
Association in London and American architecture faculties, like alternativi ma come sistemi strettamente interrelati e aperti alle
those of Cooper Union, Columbia, Princeton and Harvard”.38 mutevoli esigenze di chi li vive. Un esempio che va in questa
Chi sono i protagonisti di quello che sarà uno dei fenomeni direzione è la Schouwburgplein a Rotterdam, Olanda (1990-1996),
architettonici più rilevanti della fine degli anni novanta e che una piazza flessibile e in grado di ospitare numerosi eventi anche
durerà sino ai primi anni del 2000? Sono gli architetti della giovane grazie ad un sistema di luci, montate su strutture articolabili in
generazione formatasi sulla scia di Rem Koolhaas che con le sue ferro, che possono essere manovrate a piacimento, in teoria anche
provocazioni intellettuali è il riferimento intellettuale e con il suo dai cittadini stessi.
successo internazionale è il riferimento professionale. Sono Wiel MVRDV si muove nella costante ricerca di una base razionale
Arets, Ben van Berkel & Bos, Adrian Geuze & West8, MVRDV, su cui fondare il progetto. Razionalità che però, in accordo con
Nox, Koen van Velsen,Ton Venhoeven C.S. l’insegnamento di Koolhaas, porta sempre ad edifici complessi,
spazialmente coinvolgenti e sostanzialmente anticlassici. Come
38 Bart Lootsma, “Une tradition de l’innovation” in L’architecture
d’aujourd’hui n. 306 (September 2006), pag.51. nel caso parco De Hoge Veluwe, Olanda (1994-1995) dove gli
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apparentemente tradizionali padiglioni di ingresso sono ottenuti reagisce: a volte scompostamente, accusando il nuovo di non
dalla deformazione e dal riaggiustamento in senso modernista del essere altro che il prodotto di una civiltà che sempre di più
modello archetipico della casa-parallelepipedo con sovrapposti i insegue mode effimere; altre volte con considerazioni più pacate
due tetti a falda. e ragionate. È il caso della rivista Harvard Design Magazine che
Di Nox L’architecture d’ajourd’hui presenta il Water Pavilion for nel 1997 dedica un numero monografico al tema Durability and
Delta Expo “Waterland” in Zeeland, Olanda del quale abbiamo già Ephemerality. Kenneth Frampton, Luis Fernández-Galiano, Henry
avuto occasione di parlare. Di Koen van Velsen è il Megabioscoop Petroski, Gavin Stamp lanciano l’allarme: il pericolo per la nuova
a Rotterdam, Olanda (1992-1996), il cinema realizzato a fianco architettura è la perdita di consistenza, di solidità. Il disinteresse
della Schouwburgplein e progettato sulla base dei principi per i valori tettonici, l’uso di facciate disancorate dalla struttura
dell’architettura diagrammatica. Infine, di Ton Venhoeven sono dell’edificio, la trasformazione dei prospetti in schermi sui quali
due fotomontaggi che mostrano i numerosi temi spaziali che si proiettare immagini, l’applicazione cosciente di materiali deperibili
ritrovano anche negli edifici più banali. nel tempo sembrano dimostrarlo.
Sebbene tra loro molto diversi, gli architetti olandesi condividono Con i materiali tradizionali, quali il mattone, la pietra e il legno
alcune linee di ricerca. Sono: l’interesse per un metodo razionale – afferma Frampton – si sono realizzati, invece, edifici che durano.
che sostanzia la progettazione, l’attenzione ai rapporti che Per esempio la villa Mairea di Aalto che dopo quasi sessanta anni
l’architettura intesse con il contesto circostante e con il paesaggio, si propone come una costruzione esemplare dove natura e cultura,
una spazialità articolata in grado di poter accogliere al suo presente e passato interagiscono sino quasi a sovrapporsi.
interno eventi complessi, l’uso di materiali poveri di produzione Il problema della durata e dei materiali è, conclude Frampton, un
industriale, un voluto calvinismo e brutalismo con conseguente problema di architettura. Ritrovandone le radici negli anni Trenta
scarsa attenzione alla preziosità della rifinitura e del dettaglio. quando Le Corbusier si dedica alle forme vernacolari e ai materiali
Saranno queste preferenze che permetteranno loro di sfuggire da tradizionali. Ma anche nella più tarda ricerca del greco Dimitris
un lato alla eccessiva complessità dell’architettura hyperorganica Pikionis, dei neorazionalisti italiani e, infine, degli spagnoli, Rafael
degli architetti digitali e dall’altro dagli effetti di pura superficie Moneo in testa.
dei postminimalisti. E che porteranno alla così detta landscape Su una posizione egualmente tradizionalista è Luis Fernández-
architetture, della quale ci occuperemo nel capitolo successivo. Galiano che cita Loos, secondo il quale, mentre l’arte é
rivoluzionaria, l’architettura è conservatrice. Troppi progettisti
2.14 Pro and Versus a New Architecture – denuncia Fernández-Galiano – teorizzano l’architettura
Scosso dai nuovi fermenti – forme bloboidali, uso di nuovi effimera e preferiscono al concetto di firmitas, quello di venustas.
materiali, utilizzo in facciata di grandi schermi di proiezione, Trasformando gli edifici in icone, ammirate e riverite, sperano
smaterializzazione, effetti superficiali – il mondo accademico, che la società si prenderà cura della loro durata, a prescindere da
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qualsiasi costo di manutenzione e di gestione e cita come esempio Botond Bognar: “la storia-afferma il direttore della testata, François
l’Aronoff Center di Eisenman. Burkardt39 – è un processo che non si ferma e non si può far
Interviene Gavin Stamp: molti edifici di Stirling, Foster e Rogers tornare indietro”; la durabilità di per sé non è un valore. Interviene
si sono rivelati fallimentari. Ma, grazie allo stato di superstar dei Pierre Restany: era la società fondata sull’eterno che aveva come
progettisti, la stampa ha taciuto dei difetti per prodigarsi, invece, ossessione il valore della permanenza e delle materialità; oggi,
in complimenti esagerati. invece, si condivide la consapevolezza, maturata a partire dagli anni
Di diverso avviso Ellen Dunham-Jones e Botond Bognar. Sessanta, che ciò che é vero non è eterno. Pensiamo per esempio a
Per il primo il problema della durata, al di là di ogni Allan Kaprow che ha ridotto la pratica artistica all’atto spontaneo
considerazione architettonica, è oggi direttamente connesso con e volatile dell’happening e della performance. Oppure a Christo
l’aspetto produttivo e quindi ha poco senso progettare edifici e Janne Claude che hanno realizzato opere destinate a durare per
imperituri. Concorda il secondo che cita la realtà giapponese: il non più di una quindicina di giorni. O agli artisti della Body Art
Nomad Restaurant disegnato da Toyo Ito nel 1986 è stato abbattuto e in particolare da quella straordinaria indagatrice dei rapporti
nel 1989; la Casa a forma di U costruita, sempre da Ito, nel 1976 è tra corpo e spazio che è la Marina Abramovic; a Yves Klein con
stata demolita,la casa in Yokohama disegnata da Kazuo Shinohara i suoi pennelli viventi, la rivoluzione blu e gli immaginari voli
nel 1984 è stata sostituita nel 1994; il municipio di Tokio di Kenzo che intensamente rendevano il bisogno di leggera immaterialità
Tange realizzato nel 1952 è stato abbattuto nel 1992. Per non parlare dell’uomo; all’arte povera con l’uso di materiali semplici, deperibili,
dell’Imperial Hôtel di Wright che nel 1960 dovette far posto a un consumabili. E infine pensiamo ai paesaggi fatti vibrare dal genio
albergo di una catena internazionale. Piuttosto che rimpiangere di Robert Smithson o antropizzati e concettualizzati dalla mano di
monumentalità e durata, è bene assumere nella propria poetica il Richard Long e degli artisti della Land Art. Il pericolo per la cultura
segno della precarietà, soprattutto se questa permette all’edificio contemporanea non è la freschezza dell’immagine, il suo darsi qui
di fluttuare, grazie ai nuovi materiali sensibili e trasparenti, nella e ora ma, semmai, proprio il congelarla, mummificandola in una
sempre più immateriale e dinamica realtà metropolitana. Kazuma forma immutabile nel tempo. E l’ostinarsi a auspicare monumenti
Sejima, Kazuo Shinohara, Itsuko Hasegawa, Hiroshi Hara, Riken perenni in fondo è la testimonianza di una pervicace ottusità, che
Yamamoto e soprattutto Toyo Ito dimostrano, allora, che è possibile ci trasciniamo dai tempi degli egizi, che consiste nel voler a tutti i
realizzare capolavori senza essere reazionari o conservatori, sia pure costi esorcizzare la morte e nel rifiutare il valore più profondo della
nella migliore accezione loosiana del termine. vita che é la sua mutevolezza.
Ad affrontare il problema della durata è anche Domus, con un
fascicolo monografico dal titolo Durability uscito sempre nello
stesso anno. Non mancano interventi a favore, per esempio quello
di Gregotti. Ma le conclusioni, alla fine concordano con le tesi di 39 François Burkardt, “Editoriale” in Domus n.795 (luglio/agosto 1997)
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2.15 The MoMA’s New Wing. museo, totalmente artificiale, farà uso di congegni meccanici, luci
Sempre nel 1997 architetti di tendenze diverse si misurano per e mezzi che garantiscono la veloce mobilità degli utenti e delle
un concorso dalle forti valenze simboliche: l’ampliamento del opere esposte. Da qui i nuovi ascensori della Otis che permettono
Museum of Modern Art, avvenuto a seguito dell’acquisizione di di incanalare flussi di persone non solo in verticale, ma anche in
nuovi spazi resisi necessari per dare fiato a una struttura anch’essa orizzontale e lungo linee inclinate di movimento e il virtuale, in
al limite del collasso per eccesso di successo. Sono invitati 10 tutte le sue possibilità simulatorie, per ampliare l’esperienza del
progettisti tra i quaranta e cinquanta anni d’età, già noti in visitatore e trasformare il museo in un set cinematografico con
campo internazionale:quattro europei: Rem Koolhaas, Wiel Arets, sempre nuove scene per il pubblico pagante.
Dominique Perrault, Herzog & de Meuron; quattro americani: Su una linea simile si muove Bernard Tschumi. Parola chiave
Bernard Tschumi, Steven Holl, Tod Williams e Billie Tsien, Rafael della sua ricerca è il termine “interconnessione”, che – come
Vinoly; due Giapponesi: Yoshio Taniguchi, Toyo Ito. Nel giugno suggerisce nella relazione – deve intendersi sia in senso spaziale sia
dello stesso anno sono scelti i tre finalisti, uno per continente: concettuale. Per esempio con una sequenza degli spazi al chiuso
Tschumi, americano d’adozione; Herzog & de Meuron, di e all’aperto lungo percorsi che alternano ambienti per l’arte e per
nazionalità svizzera; il giapponese Yoshio Taniguchi. l’incontro; uno spettacolare giardino pensile, in alto, visibile dalla
A dicembre è proclamato il vincitore. Inaspettatamente, è strada che costituisce un segnale di richiamo; e infine realizzando
proprio Taniguchi. Autore di un progetto elegantissimo ma interconnessioni tra il permanente e il temporaneo, le collezioni
concettualmente inferiore alle attese, dichiaratamente in bilico tra di pittura e di scultura, tra queste e gli altri dipartimenti, tra l’area
la nostalgia della tradizione moderna e caute aperture al nuovo. pubblica e gli spazi destinati all’educazione, tra le gallerie e il teatro.
Molto più interessanti gli altri lavori presentati. Il progetto di Anche per Toyo Ito il museo è la metafora della città. E, in
Koolhaas si pone, come è costume dell’olandese, sul piano teorico. particolare, di una metropoli quale New York retta da una logica
Come deve essere il museo di una società di massa? In che modo agerarchica: dei grattacieli che si susseguono l’uno dopo l’altro,
muoversi all’interno dei suoi spazi? Che ruolo avranno i magazzini dei piani dei palazzi che si impilano all’infinito, delle stanze che si
e le riserve rispetto agli spazi espositivi? Quale dovrà essere la luce ripetono lungo lo stesso piano. Il nuovo museo potrà essere dunque
per un museo? Le risposte Koolhaas le fornisce attraverso due parole un lying down skyscraper, cioè un grattacielo senza centro che si
chiave: individualità e effetti cinetici. Individualità nel senso che sviluppa in orizzontale, fatto di spazi che si susseguono in modo
un museo, diversamente da altri luoghi intensamente frequentati da lasciare la massima scelta d’uso, esattamente come un codice a
dal pubblico di massa quali centri commerciali o parchi giochi, barre, realizzato da linee di spessori diversi che si affiancano tra loro
è un luogo dove dovrebbe realizzarsi un rapporto privato con le senza seguire alcun predeterminato disegno geometrico.
opere d’arte attraverso spazi individuali, al limite microcellule, una Per Herzog & de Meuron, infine, un museo non è Disneyland,
per ciascun visitatore. Effetti cinetici nel senso che il paesaggio del né uno shopping mall né un media center. È una sequenza di
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spazi aperti e chiusi, caratterizzati da diverse trasparenze. Quindi materiali inconsueti, involucri di ogni tipo, inaspettate relazioni.
pochissimi effetti speciali, nessuno spazio futurista ma un insieme E anche di introdurre all’interno del dibattito architettonico una
di ambienti realizzati pensando agli artisti e alla loro sensibilità che diversa nozione di paesaggio, in cui architettura e natura giocano
non vuole essere mortificata dal preponderante ego dell’architetto. alla pari sino a confondersi.
La posizione dei due progettisti svizzeri è chiara. Prende atto del Inoltre, grazie alle nuove tecnologie, anche le organizzazioni
diffuso malcontento per l’atteggiamento egocentrico degli architetti, spaziali più complesse possono essere costruite.
sempre pronti a sacrificare le esigenze degli utenti per salvaguardare Ciò permette, proprio in questi anni, la realizzazione di opere
valori disciplinari ai più incomprensibili. Ma, paradossalmente, che in precedenza sarebbero state considerate utopie avanguardiste
giustifica la scelta dei curatori del MoMA che, dovendo decidere e sarebbero rimaste solo sulla carta.
tra Tschumi, Koolhaas, Ito e Taniguchi, alla fine optano per Svincolati dalle regole esoteriche ed astratte della composizione
quest’ultimo che garantirà un prodotto professionalmente e più vicini alla sensibilità del vasto pubblico, questi edifici
ineccepibile, inaugurato nei tempi previsti, nel 2004, con una città incontreranno un notevole successo. E grazie ad essi emergerà
tappezzata di manifesti che recitano: New York is Modern Again. professionalmente una nuova generazione di architetti. Si apre,
insomma, una nuova stagione per l’architettura contemporanea.
2.16 Verso una nuova stagione
La querelle tra forme bloboidali e il quasi nulla, tra barocco
e minimalismo, che caratterizza il periodo intercorrente tra il
1993 e il 1997, permette di portare a termine il lavoro iniziato
dal decostruttivismo, consistente nella liquidazione delle tendenze
architettoniche che, come il neostoricismo o il postmodernismo,
puntavano sulla cosiddetta autonomia cioè al disegno di edifici
secondo le buone regole della composizione, così come tramandate,
sviluppate ed evolutesi nel corso della lunga storia della disciplina.
Infatti, nonostante le loro notevoli differenze, sia i blob che il
minimalismo tendono alla negazione dell’oggetto architettonico.
La prima per trasformalo in un frammento di natura, la seconda
per dissolverlo al suo interno.
La liberalizzazione da ogni regola – che porta a forme che vanno
dalle curve neo-barocche alla trasparenza delle scatole di cristallo –
permette di sperimentare con una libertà mai vista in precedenza
574 torna al sommario 575
Parte 4 capitolo 3 spettacolarizzazione della disciplina architettonica,40 Rafael Moneo
Trends: 2002-2007
routine stilistica che non esita a ricorrere alla ripetizione acritica
di formule preconfezionate. E difatti come nel 1932 nasce
l’International Style, a partire dal 2001 dilaga lo stile dello Star
System. A mettere in crisi le acquisite certezze estetiche, in entrambi
i casi, sono gli avvenimenti storici. L’avvento o il consolidarsi
delle grandi dittature– Hitler, Stalin, Mussolini – o le turbolenze
mondiali – guerra in Afganistan, in Iraq – che fanno seguito all’11
settembre 2001. All’euforia, subentra l’angoscia. Si manifestano 4.1 World Trade Center
le contraddizioni, le ritirate e gli arretramenti. Nello stesso tempo “Let me put my cards on the table. It’s important to me that
cominciano a intravedersi anche originali e insondate direzioni di the spire is shaped in a way that recalls the Statue of Liberty. And
ricerca. Da dove ripartire? Certamente – lo vedremo nel prossimo I want the tower to be 1776 feet high, so the building stands for
capitolo – dalla consapevolezza etica che emerge dalle macerie degli something substantive, the Declaration of Independence. In the
attentati e delle guerre, ma anche da quel nuovo rapporto con la end, this is what matters to me”.59
natura, che proprio nel periodo 1998-2001 si è delineato con forza Con queste parole, come ci racconta nella sua biografia, Daniel
e secondo una notevole pluralità di punti di vista all’interno delle Libeskind, appena nominato vincitore del concorso per il masterplan
ricerche più significative. del Word Trade center, difende il proprio progetto davanti a
David Childs, il direttore dello studio SOM, scelto dal developer
Larry Silverstein e che, poi, di fatto lo esautorerà. È interessante
notare che Libeskind sottolinea gli aspetti simbolici della sua idea
architettonica, evidenziando, invece, nell’atteggiamento di Childs
semplici preoccupazioni di tipo commerciale.
Al gesto di natura simbolica dei terroristi consistenti
nell’abbattimento delle Twin Towers occorre infatti contrapporne
un altro che abbia non minore forza, e ciò può avvenire puntando
solo sui valori più alti della civiltà americana: l’apertura agli stranieri
in cerca di futuro e il culto per la libertà.
68 La frase è tratta dal website di OMA-AMO: www.oma.nl 69 Deyan Sudjic, “Next” in Next ( Venezia: Marsilio, 2002), pag.15
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successo del pubblico – tanto che la biennale di Sudjic supera di contemporanee, Forster abbandona i contenitori tipologici del
gran lunga le edizioni precedenti per numero di visitatori – ma predecessore, e ne organizza altri strutturati su parole chiave:
all’interno della quale è sempre più difficile individuare una reale Transformations, Topography, Nature of Artifice, Surfaces,
capacità di incidenza sui fenomeni sociali. Molti i musei, molte le Atmosphere, Hyper-projects. Ma la mostra risulta confusa se
case unifamiliari di lusso, pochi i programmi in grado di cambiare non altro per il fatto che i progetti che rientrano in una categoria
la città, soprattutto quelle più povere e degradate. Che la biennale potrebbero benissimo far parte di altre: si pensi a quanti sono
di Sudjic bypassandoli ponga problemi rilevanti lo si vede dalle le opere che, come ammette lo stesso Forster, “appear to draw
due successive biennali, quella del 2004 diretta dallo storico Kurt on virtually all our previous categories: they conjoin site and
Forster e quella del 2006 diretta da Richard Burdett. La prima può structural frameworks into new topographies, creating variegated
essere letta come una risposta sul ruolo della critica. La seconda atmospheres by means of spaces and conduits which are fashioned
sull’incidenza dello Star System all’interno dei più complessi from materials that unfold the impression of cyclical time”.71
fenomeni metropolitani che segnano il nostro secolo. Ciò che, comunque, emerge è un interesse crescente per la
Per Forster, che titola la sua biennale Metamorph, è essenziale dimensione territoriale e geografica che già Bruno Zevi aveva
ritrovare all’interno della nuova architettura alcune traiettorie che individuato come nodale nel convegno Landscape and the zero
rendano conto delle trasformazioni in atto. Le rintraccia a partire degree of architectural language del settembre del 1997.
dagli anni ottanta quando si delineano quattro linee: due vincenti È in questa direzione che si potrebbe trovare una nuova chiave
rivolte verso il futuro e due perdenti attratte dal passato. Le vincenti interpretativa, ricostruendo scale di valori in grado di orientare
sono di Frank O. Gehry e di Peter Eisenman, le perdenti di Aldo la ricerca critica. Si sceglierà invece, con la biennale del 2006,
Rossi e di James Stirling: diretta da Richard Burdett, di azzerare le discussioni sulla forma
“Aldo Rossi’s melancholy isolation of buildings beyond per puntare all’analisi dei problemi urbani. La mostra, intitolata
scale and site stands in contrast to James Stirling’s uninhibited Città. Architettura e società, evidenzia le trasformazioni delle realtà
contamination of Modernist and Constructivist ideas. Eisenman metropolitane contemporanee: soprattutto del terzo e del quarto
and Gehry deliberately looked beyond building as we know it, in mondo. Ma così facendo, evidenzia proprio ciò su cui Sudjic aveva
order to develop architecture ex machina by the former, or, with glissato: cioè che di fronte all’impetuoso attuarsi delle dinamiche
the bold introduction of fish ( among other creatures) ex natura sociali ed economiche, l’architettura firmata – proprio quella su
by the latter. At these crossroads of 1980, the trap was set, but it cui si dilungano le pubblicazioni di architettura e su cui scrivono i
snared only the Postmodernists”.70 critici – è un oggetto in fondo trascurabile.
Per orientare il visitatore all’interno delle metamorfosi
70 Kurt W. Forster “Cossroads-Around 1980”, Metamorph. Trajectories (
Venezia: Marsilio 2004), pag. 125 71 Kurt W. Forster “Hyper-Projects”, Metamorph. Trajectories, pag.339
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4.5 La crisi della critica vetrina del nuovo, per poi, con una repentina virata, essere diretta
Insospettita da un lato dall’ottimismo dello Star System che si dal gennaio 2004 da Stefano Boeri che riduce drasticamente i
sottrae ai problemi strutturalmente più rilevanti e scossa dall’altro progetti di architettura presentati in ciascun numero per far posto a
dalle riflessioni sociologiche che mettono in luce i limiti di questo inchieste, scritti filosofici, interventi in chiave geopolitica e indagini
approccio estetizzante, la critica stenta a trovare nuove ipotesi sullo stato delle metropoli contemporanee.
operative. A testimoniarlo è la ridotta produzione di rilevanti All’interno di un radicale ripensamento del ruolo e della funzione
testi teorici scritti a partire dal 2001 e la loro ancora più scarsa delle riviste di architettura può leggersi anche la metamorfosi di
incidenza sul mercato, soprattutto se paragonata con quella dei Archis. Il suo direttore Ole Bouman, nel 2005, cambia il titolo
libri pubblicati nel decennio precedente. A rendere lo scacco più della rivista in Volume, coinvolgendo nel programma editoriale –
bruciante è, infine, la crescita del numero coffee table books, in caratterizzato dallo slogan di “To Beyond or not to Be” – AMO, la
cui le immagini prendono il sopravvento sui testi e l’aspetto struttura di ricerca di OMA e C-LAB, The Columbia Laboratory for
critico è volutamente trascurato a favore di quello apologetico. La Architectural Broadcasting, diretto da Mark Wigley. Archis, ancora
crisi investe anche le riviste di architettura, uno degli strumenti più drasticamente della Domus di Boeri, abolisce la presentazione
privilegiati attraverso il quale, negli anni ottanta e novanta, si era di progetti per affrontare tutti quei temi che determinano la forma
diffuso il pensiero architettonico. fisica del pianeta: guerre e catastrofi comprese. E non esita a
La lenta agonia di The Architecture – una rivista che vantava pubblicare, nel 2007, un numero speciale dedicato a Dubai, la città
un glorioso passato anche per aver inglobato dal 1996 Progressive Disneyland dove stanno avvenendo alcune delle trasformazioni
Architecture – è emblematica di uno stato di disagio più generale. più emblematiche dei nuovi modi di costruzione della città
Per molti la causa è da attribuire a internet che con la diffusione contemporanea e, dove è interessato ad operare Rem Koolhaas, che
tempestiva e gratuita di notizie e immagini sottrae alla carta con Bouman e Wigley è uno dei Project Founders della rivista.
stampata il ruolo di veicolo privilegiato della diffusione del pensiero La sensazione è tuttavia che Volume si rivolga a una ristretta
architettonico e, di conseguenza, lettori e pubblicità. Ma, al di là minoranza di intellettuali e che le vendite, soprattutto tra i
di internet, vi è anche una crescente difficoltà a caratterizzarsi con progettisti interessati alla concreta produzione di manufatti
una propria e autorevole voce. Evitando di cadere negli opposti architettonici, siano in calo. La flessione delle vendite angustia
pericoli di diventare raffinate pubblicazioni utili solo a promuovere anche le riviste che conservano un taglio tradizionale. Tanto che
il già noto, attraverso i magnifici servizi fotografici selezionati e alcune devono chiudere. Tra queste vi è L’Architettura, cronache e
pagati dagli stessi protagonisti della scena architettonica, oppure a storia che cessa le sue pubblicazioni nel 2005, a cinque anni dalla
rifugiarsi in generiche riflessioni sociologiche, culturali o politiche. morte del fondatore Bruno Zevi.
È quanto, per esempio, succede alla rivista Domus che nel settembre Altre – nonostante non vi siano dati ufficiali che lo confermano
del 2000 è diretta da Deyan Sudjic che la trasforma in una brillante – sopravvivono con redazioni ridotte, numero di pagine limitato,
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economie di ogni tipo. Numerose si rinnovano con conseguente nascita di un movimento all’inizio minoritario e visto con sospetto
avvicendamento dei direttori.72 In controtendenza due iniziative. se non osteggiato che, poi, è accettato sino a diventare dominante.
Sono The Architects’ Newspaper e A10.73 Operando con modalità La accettazione comporta, però, anche perdita di originalità e di
comunicative nuove, entrambe le riviste rivendicano l’interesse per carica innovativa.
tutto ciò che si muove al di fuori del mondo dello Star System. L’una Con la conseguenza che si registra una crescente fatica a trovare
approfondendo sia in chiave giornalistica che teorica i problemi nuove ipotesi di lavoro. E non solo perché – come abbiamo già
dell’area metropolitana di New York, l’altra cercando di capire cosa avuto occasione di notare – sono gli architetti stessi a uniformarsi
effettivamente avviene in Europa e, in particolare, in quelle sue aree diventando eclettici. Ma anche perché è il sistema che, assimilandole
periferiche che oggi – grazie alle nuove comunicazioni – vivono in e banalizzandole, stempera le posizioni più innovative, soprattutto
una interessante dimensione in cui si incontrano, generando nuove quelle che con più vigore si erano esplicitamente poste in posizione
sintesi, le problematiche locali e quelle globali. antagonista alla cultura dominante.
In questa luce può, per esempio, leggersi il libro di Rafael
4.6 Fine dello Star System? Moneo, Inquietud teórica y estrategia proyectual, en la obra de
Una generazione di architetti innovativi è emersa dalla crisi ocho arquitectos contemporáneos, forse una delle più importanti
del postmodernism, ha trovato nella mostra Deconstructivist operazioni editoriali degli ultimi anni. Vi sono esaminate le opere
Architecture un momento di coagulo, per poi dare vita negli anni di Venturi & Scott Brown, Stirling, Rossi, Eisenman, Siza, Gehry,
novanta a una stagione creativa. Stagione che, però, a partire dalla Koolhaas, Herzog & de Meuron. L’analisi, però, evita di andare
data simbolica dell’11 settembre 2001, sembra essersi esaurita nel oltre le forme e di risalire alle diversità profonde che ne sono alla
fenomeno dello Star System. base e che investono l’aspetto ideologico.
Si produce così un ciclo, che per quanto segnato da caratteristiche Vedendo queste diversità come semplici strategie alternative
peculiari, è ricorrente nella storia dell’architettura. Consiste nella per affrontare il problema della forma, Moneo, corre il rischio di
avallare l’equivoco che ha portato allo Star System. E cioè l’ipotesi
72 Tra gli avvicendamenti di direttori celebri e di lunga durata, due spiccano.
Sono quello alla direzione di The Architectural Review ( da Peter Davey a Paul
che i progettisti non siano altro che brillanti produttori di immagini
Finch) avvenuto nel 2005 e di Abitare (da Italo Lupi a Stefano Boeri) avvenuto inusuali e raffinate e che, proprio per questo, siano alla fine tra
nel 2007. Un resoconto di quella che è stata la linea culturale della importante loro sostanzialmente intercambiabili esattamente come gli stilisti
rivista britannica si trova in: The Architectural Review n.1297 (March 2005),
numero monografico dal titolo: “Davey Reflects on a Quarter of Century”.
di moda: Armani o Versace, Siza o Gehry.
73 Il primo numero del quindicinale The Architects’ Newspaper, diretto Per fortuna, per quanto lo Star System tenda all’omogeneizzazione,
da William Menking, è uscito nel 2003. Il primo numero del bimestrale A10, custodisce ancora al suo interno notevoli differenziazioni che non
diretto da Hans Ibelings è uscito a cavallo tra il 2004 e il 2005. Le due riviste
sono solo relative agli aspetti stilistici ma investono aspetti culturali
sono accomunate dal prezzo di copertina ridotto – The Architects’ Newspaper è
gratis per gli architetti dell’area di New York-. ed esistenziali più rilevanti. E se non è difficile trovarvi progettisti
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caratterizzati da posizioni formaliste o di retroguardia e altri le policarbonato trattati con sfumature che vanno dal giallo al rosa
cui opere denunciano stanchezza creativa, non è raro incontrarne al verde chiaro, assume riflessi di colore variabili con la luce del
altri ancora che continuano a muoversi con intelligenza teorica, giorno. Da qui l’aspetto evanescente che contrasta con la concreta
ponendosi nuovi interrogativi. Tra le numerose opere di notevole materialità del prato disegnato secondo disegni geometrici.
interesse che sono state realizzate a partire dal 2002, ne elencheremo Il Laban mostra le possibilità di una sperimentazione che coinvolge
dieci per poi affrontare altri due fenomeni, in un certo senso laterali spazio, involucro, colori e materiali. Su questa linea Herzog &
allo Star System: la supercreatività e l’ultraminimalismo. de Meuron continuano con i sempre più numerosi incarichi che
gli vengono affidati. Tra questi ricordiamo, per l’uso creativo
4.7 Dieci Opere della lamiera perforata, che produce una architettura vagamente
Laban Dance Center wrightiana il museo De Young a San Francisco, California (1999-
Dopo le prime prove, orientate in senso rigorista, abbiamo visto 2005) e, per la stretta corrispondenza tra pelle, struttura, uso dei
come i lavori di Herzog & de Meuron puntino a un sempre più materiali e spazialità interna il Prada Aoyama Epicenter, Tokyo
attivo coinvolgimento dello spazio, ma non sempre con risultati (2000-2003). Vi sono infine i progetti per gli stadi quali l’Allianz
convincenti. Il Laban Dance Center a Deptford, London (1997- Arena, Munich, Germany (2000-2005) che si trasforma in un
2003) segna decisamente una svolta già a partire dall’atrio di gigantesco segnale luminoso a colori variabili e il nuovo stadio
ingresso dal quale si dipartono le rampe e una scenografica scala olimpico di Pechino, Cina (2002-2008) pensato come un canestro
a chiocciola. Disposto su due piani, l’edificio è concepito, alla in calcestruzzo, un edificio quest’ultimo non privo di un certo
maniera di Koolhaas, come una promenade architecturale che autocompiacimento formale, ma in cui certamente è abbandonata
si snoda senza soluzioni di continuità lungo corridoi di forma la dicotomia tra pelle e struttura.
leggermente irregolare. Da questi si intravedono gli spazi destinati
alle varie attività, il panorama esterno e squarci di corti interne Tod’s Omotesando Building
che, oltre a garantire l’illuminazione naturale, fanno traguardare Anche Toyo Ito con il Tod’s Omotesando Building, Tokyo
la vista verso il cielo. Accattivante l’uso dei colori e dei materiali. (2002-2004) punta ad un edificio in cui pelle e struttura
Domina il contrasto tra il rosa shocking e il verde pisello, forse un coincidono. Coerentemente con il suo approccio organico,
omaggio all’architettura dell’ultimo James Stirling. Non è assente intreccia travi e pilastri come se fossero rami di un albero. Poi,
il nero dato con effetto catrame usato da Koolhaas a Fukuoka o a per sottrarre al cemento pesantezza ricorre all’artificio di porre i
Eurolille. Molti materiali, come il cemento dei soffitti, sono lasciati vetri a filo di facciata, lasciando in cemento a vista solo la parte in
a vista, così come anche le canaline degli impianti, seguendo esterno e pitturando di bianco tutte le altre facce. In questo modo,
l’approccio un po’ calvinista e un po’ radical chic che è la cifra vista dalla strada, la struttura appare come una foglia sottilissima
del duo. All’esterno l’edificio, grazie al rivestimento in pannelli di grigio argentata che dialoga con le luci della metropoli. Anche il
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cemento – sembra dire Ito – può vibrare, perdendo la pesantezza collegati tra loro senza soluzione di continuità. Propone invece un
monumentale che caratterizza la produzione del suo rivale Tadao approccio intermedio. Da un lato alcune piattaforme specializzate
Ando. Come è stato però notato da Wakato Onishi su Domus per assolvere le funzioni tecniche della libreria: gli uffici, il deposito, le
n.878, manca all’edificio di Omotesando una adeguata spazialità aule, i parcheggi. Dall’altro spazi in between destinati a diventare delle
interna, come invece accade in quello di Prada di Herzog & de piazze pubbliche: al primo piano la living room ( una piazza al coperto
Meuron, che oltretutto si trova a pochi isolati di distanza. Ciò è che ricorda quella celebre del centro Pompidou a Parigi), poi la mixing
dovuto probabilmente a scelte commerciali della Tod’s che hanno chamber dove l’utente è posto a contatto anche con gli altri media e,
imposto la divisione dell’edificio in una parte inferiore destinata infine, ai piani alti la sala di lettura. Ad avvolgere le piattaforme e gli
alla vendita e una superiore agli uffici. Altri progetti realizzati da spazi pubblici provvede un involucro a forma di rete. Ha la funzione
Ito sono giocati su una più convincente dinamica spaziale. Il Green di delimitare un volume che, a differenza della gran parte degli altri
Green, I-Project in Fukuoka, Giappone (2002-2005), per esempio, blocchi edilizi di Seattle, ha forma decisamente non prismatica. Le
è una piacevole promenade attraverso gli spazi interni e, poi, allo piattaforme, infatti, non sono poste esattamente in corrispondenza
scoperto lungo le coperture ondulate trattate a verde. Vi sono, l’una sull’altra ma sono tra loro scostate, per garantire la possibilità di
infine, opere che sperimentano nuove direzioni di ricerca, come è collegamenti interessanti, anche visivi, tra una piattaforma e l’altra,
il caso del Mikimoto, Ginza2, Tokyo (2004-2007), una torre che, tra uno spazio pubblico e l’altro. Una articolazione dinamica che
a causa del suo colore perlaceo ( Mikimoto è una ditta specializzata può essere apprezzata anche dall’esterno grazie al fatto che la rete che
nella vendita di perle) e delle sue bucature a-geometriche, sembra delimita il volume dell’edificio è trasparente – soprattutto la sera.
un giocattolo trovatosi per caso all’interno di una della città più Coerentemente con l’approccio paranoico/funzionalista di Koolhaas
efficienti e competitive del mondo. vi è quindi una perfetta corrispondenza tra forme e funzioni, anche
se poi il risultato è un oggetto inquietante e inconsueto. Similmente
Seattle Central Library inquietanti e inconsuete, ma sempre frutto di strategie progettuali
La Central Library di Seattle, Washinghton (1999-2004) cerca di coerenti, sono la Casa da Musica a Porto, Portugal (1999-2005), e il
dare risposte a due domande. Quale è il ruolo dello spazio pubblico CCT Television Station and Headquarters a Beijng, China ( iniziato
oggi? Come può funzionare una biblioteca in una società che alla nel 2002). Il primo è un edificio monolite nel cui interno è ricavata
carta stampata ha affiancato numerosi altri media? una sequenza di spazi tra loro collegati, il secondo è una coppia di
Per rispondere ad entrambe Koolhaas evita di seguire le strade grattacieli che, unita nel basamento e in sommità, ne determina
già sperimentate con il progetto per la Biblioteca di Francia e per la l’immagine unitaria e la forma ad anello.
Biblioteca di Jusseau, cioè rispettivamente l’edificio gruviera in cui
la massa dei libri è bucata dagli spazi destinati alle attività e quella New Offices For Caltrans
dell’ambiente continuo in cui i piani dell’edificio sono inclinati e Ad indagare il tema dello spazio pubblico – questa volta
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posto all’esterno degli edifici – è Tom Mayne con i nuovi uffici operativa che combina arte, public realm, ecologia e luce. Strategia
per la Caltrans a Los Angeles, USA (2004). L’edificio che sorge che viene perseguita anche nello Science Center School a Los
nella downtown si discosta dagli altri due sorti nella stessa area : Angeles, California (1989-2004) e nel U.S: Federal Building in San
l’auditorium Disneyland di Gehry e la Roman Catholic Cathedral Francisco, California (1999-2006).
di Rafael Moneo. Dal primo per l’uso di forme più squadrate,
dall’altro per ricchezza inventiva. Lo schema che sceglie Mayne è Milan Fair District
in realtà molto semplice: un corpo lineare più alto su cui si innesta Realizzata in tempi brevi – 24 mesi di cantiere – rispetto a quelli
perpendicolarmente uno più basso per formare una L che lascia dilatati delle costruzioni italiane, il Milan Fair District, Milan Italy
un quadrante inedificato destinato ad ospitare una piazza. Afferma (2002-2005) è l’opera più importante di Massimiliano Fuksas.
Mayne: “We are not making an object, but a space”. E a conferma Occupa 210.000 mq. e ospita 20.000 parcheggi. A caratterizzarne
di questo obiettivo può leggersi la scelta di operare per grandi segni. il gigantesco disegno è una passerella sopraelevata lunga oltre
L’edificio principale è rivestito sui lati lunghi da una lamiera, un chilometro e mezzo. L’effetto generale è insieme di grande
simile a quelle utilizzate per la Suntower di Seul e l’Hypo Bank complessità e di semplice e chiara razionalità. A dare la prima
in Austria, che – oltre a garantire l’effetto insieme vibrante e impressione contribuisce il disegno della copertura vetrata della
metallico tipico delle architetture di Morphosis – ha la funzione passerella che si rifà alle geometrie blobloidali. A controbilanciarla è
di diminuire l’assorbimento solare. Inoltre è svetrato sul lato nord, il fatto che l’organizzazione spaziale dell’intero complesso fieristico
mentre la parete sud è trattata con pannelli fotovoltaici. Con il è molto semplice: un asse centrale rettilineo su cui si innestano
risultato di una immagine frammentata per piani. A rendere vitale otto pacchetti funzionali praticamente identici, ciascuno dei quali
la piazza contribuiscono una gradinata per le riunioni all’aperto; gli ospita quattro tipi di edifici: i grandi saloni espositivi, i ristoranti,
spazi per le attività commerciali; interventi di macrografica – per le sale conferenze, gli spazi ad uffici. Vi è poi un nono pacchetto
esempio il numero civico dell’edificio scritto a caratteri cubitali-; e atipico che contiene il Service Center e l’Auditorium.
una installazione di neon dell’artista Keith Sonnier che, oltretutto, Più volte Fuksas ha dichiarato di ispirarsi alle sequenze
ha la funzione a far risaltare l’incastro tra i due corpi di fabbrica cinematografiche. Ciò è particolarmente vero in questo complesso
dell’edificio. All’interno, infine, l’accorgimento di creare ogni 3 dove il visitatore, condotto dai tapis roulant che lo portano da
piani le lobby per gli ascensori, di illuminarle attraverso un pozzo un capo all’altro della passerella, vede le diverse immagini dello
di luce naturale e di fare in modo che da queste sia possibile spazio architettonico svolgersi davanti ai suoi occhi come scene
intravedere i vari dipartimenti al lavoro. di un unico film. A rendere accattivanti le quali contribuisce lo
Morphosis si mostra così sempre meno interessato alla creazione studiato intervallo che separa i punti di maggior interesse formale
di quei preziosi dettagli in stile decostruttivista che avevano della copertura, il ritmico alternarsi dei pacchetti e, al loro interno,
caratterizzato i suoi primi lavori, per attivare una nuova strategia la scelta delle forme degli edifici – scatole opache o trasparenti ma
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anche leggeri dischi volanti – e, infine, dei colori e dei materiali. anglo-iracheno dopo interventi di dimensioni più contenute quali
Contribuiscono all’effetto scenico il landscaping – che, attraverso la stazione dei pompieri al Vitra o il Landesgartenschau. Il progetto
l’acqua e il verde, ingentilisce l’impatto delle architetture – e la è caratterizzato dall’invenzione di strutture approssimativamente
scelta di separare tra loro, attraverso dei vuoti, i volumi edilizi. tronco-coniche rovesce in calcestruzzo all’interno delle quali
sono ospitate specifiche funzioni. Ciò permette di avere un piano
Madrid Airport Terminal terra sostanzialmente libero da ingombri edilizi e piani superiori
Se la Fiera di Milano mostra che anche le strutture bloboidali progressivamente occupati dalle porzioni tronco-coniche che
possono, senza grandi problemi, essere inserite all’interno dei le attraversano e che fungono da enclavi. E così mentre il piano
complessi edilizi di maggiore qualità che oggi si realizzano nelle terreno può diventare uno spazio urbano aperto al pubblico che,
principali metropoli mondiali, l’Airport Terminal di Madrid, Spain grazie al disegno ondulato della superficie, si caratterizza per una
(1997-2006) disegnato da Richard Rogers tenta una sintesi tra artificial topography, i piani superiori sono organizzati secondo
quelle che sinora sono state le tre declinazioni dell’High Tech: la aree specializzate ubicate all’interno di dette enclavi. Il risultato è
tecnologica, la percettiva, la simbolica. L’obiettivo è produrre un un insieme che, per la sua organizzazione a cluster, si pone come
edificio che abbia rigore, umanità, capacità affabulatoria. policentrico e dinamico. E che è vivificato da relazioni che legano
Per puntare a questa sintesi Rogers ricorre ad un modulo tra loro anche livelli posti su piani diversi. A racchiudere l’intero
strutturale di notevole interesse formale che, caratterizzato da una organismo, che al suo interno ricorda la complessa geografia di
copertura coronata da una morbida curvatura, allude alle immagini uno spazio urbano, o anche un sistema multipolare produttore di
tipiche della tradizione locale: dalle colline del paesaggio iberico energia, sono compatte pareti di cemento alleggerite da finestre e
all’immagine della testa del toro sintetizzata dal gesto di Picasso. tagli inclinati. La scelta del cemento a faccia vista, come nel caso
Mentre a bilanciare l’imponente ed efficiente immagine tecnologica della stazione dei pompieri al campus Vitra, è probabilmente
degli esili pilastri in ferro, inclinati e vivacemente colorati, provvede dettata dall’esigenza di non complicare con ulteriori effetti, per
il rivestimento delle volte con esili strisce di bambù. Una scelta esempio cromatici, quella che è una già complessa macchina
questa, che, oltre a migliorare la performance acustica dell’edificio, spaziale. E deriva anche dalla volontà di confrontarsi con la città
rende gli spazi accoglienti e avvolgenti, stemperandone l’aspetto esistente attraverso una massa unitaria. Un segno, scultoreo e per
artificiale con una nota naturale. certi aspetti monumentale, che può essere paragonato al Forum
2004 Building a Barcellona (2000-2004) di Herzog & de Meuron
Phaeno Science Center o anche con i monoliti di Rem Koolhaas.
Il Phaeno Science Center, Wolfsburg, Germany (2000-2006), il
cui incarico Zaha Hadid ottiene a seguito della vittoria in un concorso Boston Institute Of Contemporary Art
internazionale, è la prima grande opera realizzata dall’architetto Lo studio Diller +Scofidio, nonostante sia attivo dal 1978,
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non vanta una produzione edilizia di rilievo. Le uniche due opere nota a livello mondiale. Tanto da essere – caso sinora unico della
realizzate sono infatti la Brasserie Restaurant al Seagram Building storia della cinematografia – il protagonista vivente di un film a
di New York (2000) e la Slither Housing a Gifu, Giappone lui interamente dedicato, destinato al grande circuito commerciale:
(2000). Lo studio tuttavia gode di una notevole notorietà a livello Sketches of Frank Gehry diretto da Sidney Pollack (2005).
internazionale sia per la realizzazione del Blur allo Swiss Expo del Completando nel 2003 l’Auditorium di Walt Disney, Gehry
2002, sia per la produzione di performance che indagano le relazioni dimostra che la sua strategia nel rapportarsi al contesto è più solida
tra spazi fisici e spazi virtuali, tra corpo e mente, tra percezione e di quella tradizionalista, tanto è vero che l’edificio entra subito in
nuove tecnologie. sintonia con lo spirito della downtown angelena, diventandone uno
L’Institute of Contemporary Art, Boston, USA (2000-2006) degli elementi maggiormente rappresentativi. Tuttavia le numerose
progettato con Charles Renfro, è la prima opera non effimera, di opere che negli anni immediatamente successivi realizza in giro
un certo rilievo, progettata dallo studio. Concepita per fronteggiare per il mondo mostrano una certa stanchezza creativa. Il gioco delle
lo specchio d’acqua del porto, vi si affaccia con un coraggioso lamiere sembra diventare fine a se stesso e la Marques de Riscal
sbalzo. Sbalzo che permette di collocare al piano superiore gli spazi Winery Elciego, Spain completata nel 2006 è un’opera sconcertante
espositivi e di lasciare libera al piano terreno una piattaforma, nei suoi eccessi decorativi. Quasi un tributo manierista a se stesso.
aperta al pubblico, che anch’essa affaccia sull’acqua. Così come vi Più convincente appaiono, invece, gli Office Headquarters a New
affacciano anche l’auditorium e la mediateca. Quest’ultima è forse York completati nel 2007, dove Gehry abbandona la linea di ricerca
l’elemento che caratterizza maggiormente l’immagine esterna del tendente alla composizione per volumi variamente articolati – la
museo. Fuoriesce dallo sbalzo come un cannocchiale inclinato. E linea, per capirci, che va dal museo Vitra all’auditorium Disney
difatti all’interno il suo spazio si conclude con una vetrata-schermo al museo Guggenheim – per riprendere, semplificandola dei suoi
che inquadra il mare trasformandolo in una immensa immagine eccessi barocchi, le ricerche sulla torsione messe a punto con Ginger
astratta. La stessa inquadratura è ripetuta dai salvaschermo dei & Fred. Il risultato è un complesso edilizio che bene si confronta
computer posti in successione lungo i tavoli. Il risultato è un luogo, con le tematiche imposte dal blocco newyorkese e che riscopre il
sospeso tra realtà e artificialità, dove le immagini si moltiplicano piacere di un gioco in cui si bilanciano semplicità e complessità.
in un gioco di riflessioni, e dove i confini dello spazio si perdono.
Esattamente come succedeva nel Blur, a dimostrazione che le Musée Du Quai Branly
differenze tra l’architettura effimera e quella non reputata tale sono Chi annulla il rapporto tradizionale che esiste tra edificio
molto più labili di quello che si vorrebbe pensare. e strada è Jean Nuovel con il Musée du Quai Branly a Parigi,
(1999-2007). L’edificio infatti, invece di essere allineato, come ci
Office Headquarters In New York si sarebbe aspettato, lungo i fronti stradali si ritira al centro del
Di tutte le Star dell’architettura contemporanea, Gehry è la più lotto per lasciare il posto a un giardino disegnato dal paesaggista
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Gilles Clément. È la natura – sembra dire Nouvel – che deve dell’edificio è giustificata dalla trasposizione, ottenuta seguendo il
riprendere il sopravvento sull’architettura. E a sottolineare questa metodo diagrammatico, di un programma complesso.
presa di posizione è anche la scelta di trattare a verde alcune pareti Seguendo una strategia più istintuale, l’approccio artistico di
del complesso con un omaggio alla tradizione francese dei muri Vito Acconci, tende a produrre oggetti scultorei fuori scala anche se
verdi ma anche alla dis-architettura di Ambasz. Ma a differenza di non privi di valenze ambientali, come per esempio nel Performing
quest’ultimo, che sommerge nel verde l’intero edificio, Nouvel non Art Center di Seul, Corea ( 2005).
abbandona le masse compatte, i pannelli metallici colorati, nonché Tra le opere più notevoli che possono ascriversi all’approccio
le non meno colorate scatole che fuoriescono dalla facciata ( sono supercreativo vi è la Kunsthaus a Graz, Austria (2000-2003)
le poche sale che, richiedendo un momento di concentrazione e di disegnata da Peter Cook e Colin Fournier. L’oggetto, anch’esso a
sosta, si estraniano anche fisicamente dalla continuità del percorso forma ameboidale, si inserisce però felicemente nel contesto barocco
espositivo). Meno riuscito lo spazio interno dove l’idea di Nouvel è ed è allo stesso tempo un ectoplasma “friendly alien” che ricorda
di voler realizzare una “finctional map” che riproduce la continuità la cultura pop degli anni sessanta – di cui Cook, esponente degli
della superficie della Terra e che è resa attraverso un percorso, a Archigram, è stato uno dei protagonisti – e, insieme, la più recente
tratti inclinato, ininterrotto. Un’idea brillante – e che oltretutto stagione delle architetture bloboidali. Punteggiato all’esterno da tubi
abbiamo già incontrato, per esempio, nelle opere di Koolhaas – fluorescenti circolari, gestiti elettronicamente da una centralina di
ma che trasforma l’esposizione dei 3500 oggetti appartenenti alle controllo, l’amichevole alieno la sera si trasforma in uno schermo a
culture primitive del pianeta in un bazar di reperti caotico e a tratti bassa risoluzione che può trasmettere messaggi. Mentre all’interno,
confuso. i travelator ( tapis roulant) consentono ai visitatori di attraversarne
gli spazi godendoli, un po’ come succede nella fiera di Fuksas, come
4.8 Supercreatività e ultraminimalismo se fossero scene cinematografiche in sequenza.
La Supercreatività è un fenomeno parallelo allo Star System. Altra opera di notevole effetto è l’ampliamento al The Ontario
Consiste nella produzione di oggetti architettonici a forte impatto College of Art & Design, Toronto, Canada completato nel 2004
scenografico. Future System, per esempio, realizza a Birmingham, da Will Alsop. È un edificio, contenente oltre 6.000 mq. di studi
Gran Bretagna, nel 2003 per la catena commerciale Selfridges una e aule, sospeso in aria per non compromettere lo spazio inedificato
grande struttura a forma ad ameba la cui pelle è composta da dischi e gli edifici preesistenti sottostanti. Appoggiato su 12 esili pilastri
circolari. L’edificio non tarda a sollevare numerose perplessità, in ferro alti circa 25 metri, pitturati ognuno con un colore
soprattutto per quanto riguarda l’inserimento nel contesto diverso, l’edificio è una scatola-scultura in alluminio a sfondo
circostante. bianca pixellata da numerosi piccoli quadrati color nero disposti
Un impatto non meno deciso ha il Mediacenter a Hilversum, casualmente nonché dalle finestre che, in tal modo, si trasformano
Olanda (2006) di Neutelings Riedijk. In questo caso la stranezza in un motivo decorativo più pittorico che architettonico.
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Sul versante opposto a quello della Supercreatività si colloca Come nella House in a Plum Grove a Tokyo (2003), progettata
l’Ultraminimalismo. Alla società moderna caratterizzata dalla dalla sola Sejima, dove il ridotto volume edilizio è suddiviso
caoticità, e dall’esuberanza formale oppone una estetica ordinata, nelle funzioni residenziali primarie: mangiare, studiare, dormire,
asettica, astratta, immateriale, agerarchica, monocroma e inflessibile. ricevere, lavarsi. Da qui lo spessore di poco più di un centimetro
Principale esponente di questa tendenza è la giapponese Kazuyo delle pareti divisorie in acciaio, lo spazio estremamente ridotto degli
Sejima che da alcuni anni, insieme al partner Ryue Nishizawa, sta ambienti, alcuni larghi poco più di un metro, e la decisione, per
indirizzando in senso rigorista il minimalismo diagrammatico che non farli diventare eccessivamente angusti e soffocanti, di metterli
aveva caratterizzato i suoi primi lavori e sul quale ci siamo soffermati in comunicazione tra loro utilizzando grandi bucature interne. Il
in un precedente capitolo. risultato è che chi abita la casa ha, in ogni punto vi si trovi, la
La più importante opera che Sejima e Nishizawa realizzano sensazione di vivere all’interno di una griglia frutto di una pura e
nel periodo è il Museo di Arte Contemporanea a Kanazama, insieme sofisticata operazione concettuale.
Giappone (1999-2004). Si tratta di uno spazio circolare delimitato Ovviamente un’architettura del genere, per mantenere il suo
da trasparenti pareti vetrate nel cui interno sono inserite scatole aspetto ideale, poco tollera la concretezza della vita e quindi il
di larghezze, lunghezze e altezze diverse. Raffinatissimo nelle disordine, lo sporco e il tempo. E forse il suo successo è proprio
proporzioni e nella assoluta semplicità dell’impianto – le scatole da ricercarsi in questa astrazione dalla materialità del corpo e in
sono disposte all’interno di una banale griglia ortogonale – il un ascetismo laico che rinnega i valori della società consumista
museo non ammette alcuna flessibilità ed è l’esatta antitesi delle anche se, allo stesso tempo, li persegue attraverso la ricerca di
complesse macchine espositive High Tech. Con i suoi pilastrini una raffinatezza estrema. Un po’ come propone il nuovo design
circolari che a malapena raggiungono un diametro di una decina giapponese, per esempio con i prodotti della catena Muji, che
di centimetri, comunica l’idea di una perfezione smaterializzata: teorizza un ritorno a pochi ed elementari bisogni basici, magari
oltre il platonismo, oltre il minimalismo, oltre il calvinismo, vicino fatti pagare a caro prezzo.
all’anoressia. Infatti, come è facile vedere dal fallimento degli schemi
Interrogata sul metodo progettuale, la Sejima afferma: “We never residenziali a basso costo progettati dalla stessa Sejima, come
start from a simple base, even in the schematic design phase. We per esempio il Gifu Kitagata Apartment Building a Motosu,
seem to start from very complicated things that gradually become Gifu Prefecture,Japan (1994-1998) l’ascetismo ultraminimalista
simple”.74 Dove però la parola “semplice” è da intendersi come funziona egregiamente con le residenze unifamiliari di lusso e con
“elementare” perché alla fine a resistere al processo di riduzione gli spazi destinati alla cultura e agli intellettuali, poco con attività
sono solo unità che non possono essere più suddivise. più semplici e meno ricercate.
74 Cristina Diaz Moreno, Efrén Garcia Grinda, “Fragment from a
conversation”, El Croquis n.121-122 (2004), pag.13
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4.9 Back to basics realizzate con sottili tubi di cartone riciclato e riciclabile. La prima
Pur senza avvicinarsi all’ultraminimalismo del duo Sejima – – calcolata con l’aiuto di Frei Otto e Buro Happold – era composta
Nishizawa sono numerosi gli architetti, soprattutto giapponesi, che da tre cupole legate insieme a formare uno spazio di 72x35 m. con
in questi anni puntano a un ritorno all’essenziale: “back to basics”, altezza di oltre 15 metri.
per riprendere una espressione del The Architectural Review Stimolato dall’obiettivo di ricercare un modo più ingegnoso e
dell’agosto 2007 – Tra questi spiccano Kengo Kuma e Shigeru Ban. più semplice di vita, Ban è anche autore di numerosi esperimenti
Kengo Kuma orienta la sua ricerca sulle relazioni primarie e sulla nel campo della residenza. Tra i quali spicca la House a Kawagoe,
natura: attraverso la tattilità dei materiali, il rapporto con la luce, Giappone (2001 ), conosciuta come Naked House,un grande
l’acqua e il paesaggio. Come, per esempio, negli Headquarters per spazio interno indifferenziato con all’interno alcuni box in legno su
LVHM a Omotesando, Tokyo, Giappone (2005) e negli Uffici e ruote che fungono da camere da letto. Un espediente questo che,
Showroom a Shangai, China (2006) dove disegna, all’interno di con semplicità di mezzi, permette una notevole flessibilità abitativa.
due difficili contesti metropolitani, una sequenza di incantevoli Tra le sue opere più recenti oltre al progetto per il Centro
spazi sospesi tra natura e artificio. E dove ottiene vibranti effetti Pompidou a Metz – un’opera disegnata nel 2003 in collaborazione
chiaroscurali attraverso l’uso di diaframmi verticali e orizzontali con Jean de Gastines che si caratterizza per la scelta di utilizzare la
realizzati con sottili listelli spaziati tra loro o anche, nell’intervento tecnologia tensile dei circhi – vi è il Nomadic Museum, una galleria
a Shangai, con un muro verde fatto da file orizzontali di vasi itinerante prefabbricata realizzata per mostrare i documentari
intervallati da sottili spazi vuoti. naturalistici di Gregory Colbert. È realizzata montando insieme
Temperamento più sperimentale è quello di Shigeru Ban, un 152 container su quattro piani e lungo quattro file. Altri materiali
architetto che si è fatto notare già negli anni novanta per l’invenzione utilizzati sono le colonne di cartone, comuni pannelli a nido d’ape
di strutture in cartone. Le aveva messe alla prova dopo il terremoto e tendoni plastificati per le coperture che, però, si sta pensando di
di Kobe del gennaio del 1995, realizzando una chiesa di circa 170 sostituire con solar cloth per una migliore resa energetica. Montabile
mq. con tubi alti 5 metri e spessi 16 mm. Aveva inoltre realizzato in dieci settimane la galleria ha già fatto tappa in numerose città,
21 baracche sempre in tubi di cartone, montabili in sei ore, coperte tra cui New York e Santa Monica.
con teflon-coated fabric e zavorrate al terreno mediante cassette in Le opere di Shigeru Ban sollevano il problema di un’architettura
plastica riempite di sabbia. Un progetto questo che aveva suscitato che deve puntare sull’invenzione, sulla creatività e sull’economia
l’interesse dell’Union Nation High Commission for Refugees. Ma dei mezzi piuttosto che sulla creazione di icone figurative. Anche
anche del mondo dell’architettura e dei suoi committenti tanto perché, come ha notato Paul Finch: “In a world with the same
da fruttargli l’incarico della realizzazione del Japanese Pavilion distinctive icons everywhere, then none of them will be distinctive
all’Expo di Hannover del 2000 e di un padiglione dimostrativo in any meaningful way, instead becoming icons in the old sense of
nei giardini del MoMA (2000). Entrambe le strutture sono state the word, that is to say similar representations of the same thing,
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the same thing being architecture itself ”.75
Campione dell’arte della frugalità è Rural Studio, un programma lanciato Park a Rheden, in Olanda (1998-2002) combina con grande
da Sam Mockbee con l’Auburn Univerity e, poi, alla morte di questi, avvenuta raffinatezza materiali naturali e artificiali per reiventare una tipo
nel 2001, ripreso da Andrew Freear. Consiste nel far lavorare gli studenti certo non semplice quale il padiglione espositivo.
degli ultimi anni di architettura a programmi pilota in aree particolarmente In Danimarca Plot per il Maritime Youth House, Copenhagen
povere del paese, utilizzando materiali e mezzi riciclati o donati da sponsor. (2004) mostra come si possano creare spazi continui rendendoli
Per gli studenti è una utile palestra di apprendimento perché imparano a attraenti con l’uso del legno.
mettere da parte tutte le fisime stilistiche e formaliste che hanno appreso Vi è, infine, la mensa Octospider a Bangkok, Thailandia (2001-
negli anni precedenti sui banchi di scuola. Per la popolazione locale è un 2004), progettata da Exposure. Pensata per migliorare le condizioni
importante aiuto che dal 1994 ha permesso la realizzazione di una sessantina di lavoro degli operai tessili impegnati nel vicino stabilimento
di interventi. Come per esempio la Lucy’s House a Mason Bend, Alabama industriale, la mensa è sopraelevata per garantirle un piacevole
(2001-2002), dove i muri sono stati ottenuti, invece che con tecniche rapporto con il panorama circostante. Anche la forma, che ricorda
tradizionali, sovrapponendo carpet tiles regalate da un donatore e dove si è le dita aperte di una mano, nasce dal desiderio di consentire a
riuscita a realizzare una torre color rosso neoespressionista. Oppure come la ciascun tavolo una buona visuale. Il bacino, sulla quale la struttura
Fire Station in Newbern, Alabama (2003-2005), interamente realizzata in è costruita è stato ricavato riciclando l’acqua utilizzata nel lavaggio
legno e policarbonato. dei tessuti. La rampa a forma circolare, trasforma, infine, in un
In Inghilterra, tra le recenti opere che mettono insieme creatività e materiali evento la passeggiata che unisce luogo di lavoro e mensa.
poveri e/o riciclati vi è l’House a Islington, Londra (1998-2002) disegnata da
Sarah Wigglesworth. In essa sono utilizzati, con notevole fantasia, numerosi 4.10 Dove andare
materiali: dai sacchi di sabbia alla paglia utilizzata come materiale isolante. Verso quale direzione si muoverà l’architettura nel prossimo
Per Peter Davey è : “the most sexy and witty building I have seen for years: futuro?
fetishist, full of clever inventions, happy with overlapping story telling, Non è azzardato prevedere che a dominare il panorama sarà
wild yet tender, ever open to change….We all live in house like that in our ancora lo Star System, che si rafforzerà con nuovi incarichi,
imagination”.76 provenienti soprattutto dai Paesi emergenti: Cina, India e Golfo
In Olanda, NL Architects con grande semplicità di mezzi realizza a Utrecht Persico dove, a Dubai, stanno muovendosi importanti interessi
nel 2003 un ibrido Basket Bar dove il campo da gioco è intelligentemente economico finanziari. Tra le opere che si produrranno alcune
sollevato per lasciar posto a piano terreno a spazi, quali la caffetteria e uno saranno di notevole intensità poetica e interesse formale. È difficile
spiazzo all’aperto, destinati alla socializzazione. infatti pensare che personaggi creativi come Gehry, Hadid,
SeARCH con l’High Tea, Posbank Pavilion nel Veluwezoom National Koolhaas si ripeteranno stancamente, accettando la banalizzazione
75 Paul Finch, “Spanning Cultural Difference”, The Architectural Review n.1326 e il facile successo che la celebrità può comportare.
(August 2007), pag.19. Da parte dei progettisti emergenti avremo, invece, un
76 Peter Davey, “And the Future?”, The Architectural Review n.1297 (March 2005),
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pag.88.
atteggiamento ambivalente. Da un lato cercheranno di entrare al paesaggio.
nel circuito dello Star System, dall’altro lato assisteremo a prese di La seconda direzione tenderà a rivedere il rapporto tra High Tech
distanza. Ciò porterà, nel primo caso, alla diffusione di quello che e Low Tech, superando l’eccessivo entusiasmo degli anni novanta
prima o poi verrà a configurarsi come uno stile, non diversamente per il digitale ma anche la paura, cresciuta dopo le Twin Towers, per
da quanto è successo con lo Stile Internazionale. Mentre, nel tutto ciò che appare come tecnologico. Ciò, ovviamente, non vuol
secondo, caso porterà all’emergere di nuove tensioni, inquietudini dire un banale equilibrio con scelte mediane. Ma appassionanti
e idee progettuali non meno interessanti di quelle che una ventina incontri e scontri – tra semplice e complesso, tra lento e veloce,
di anni fa provocarono i notevoli cambiamenti architettonici che tra digitale e meccanico, tra automatico e manuale, tra leggero e
abbiamo vissuto e di cui godiamo i frutti. pesante, tra trasparente e opaco, tra astratto e concreto… – alcuni
Sicuramente, alcuni di questi rivolgimenti sono già in atto ed dei quali, come abbiamo già visto, cominciano già a delinearsi nei
è solo colpa della presbiopia di noi critici, che sappiamo leggere progetti degli architetti più giovani.
meglio ciò che è passato rispetto a ciò che abbiamo proprio sotto La terza direzione vede l’architettura entrare nel circuito dei
gli occhi, il non riuscire a vederli e decodificarli. Come non lo desideri. Ciò vuol dire superare la fase dei bisogni elementari
fecero quelli della generazione che ci hanno preceduti quando e dello standard per entrare in quella dei bisogni complessi, dei
per esempio nel 1980 non notarono gli eccentrici contributi di modelli di vita. Gli aspetti comunicativi e retorici diventeranno
Gehry e Koolhaas alla altrimenti postmoderna Strada Nuovissima predominanti. Come avviene nella moda e nell’arte, entrambe
della Biennale di Venezia o quando, ancora prima, nel 1978 non sempre meno coinvolte in ricerche oggettuali e sempre di più
riuscirono a prevedere le ricadute delle novità preannunciate in dinamiche relazionali. A questo punto spetterà agli architetti
dall’ampliamento della casa dello stesso Gehry a Santa Monica. decidere se utilizzare le tecniche mistificanti della prima o quelle
Tre direzioni appaiono comunque oggi delinearsi. ben meno arrendevoli della seconda.
La prima consiste nella crescente importanza del contesto a
scapito dell’oggetto. L’architettura si confronterà sempre di più
con la dimensione territoriale e, non essendoci più nette linee di
demarcazione, la natura entrerà sempre più prepotentemente nel
processo progettuale, anche come materiale da costruzione. Oltre il
risparmio energetico e la sostenibilità, la prossima frontiera sarà il
nuovo rapporto con tutto ciò che ci circonda. Da qui il rifiuto per
le architetture-scultura acontestuali. Ma anche lo scarso interesse
per le composizioni tettonicamente ben proporzionate – anch’esse,
alla fine dei conti, pensate come oggetti scultorei autonomi rispetto
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