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Gentiloni: "L'Italia si è rimessa in moto. Sui diritti civili capitolo storico, anche se incompiuto" - Repubblica.

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Politica

Gentiloni: "L'Italia
si è rimessa in
moto. Sui diritti
civili capitolo
storico, anche se
incompiuto"
Il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni (ap)

Durante la conferenza stampa di fine anno il premier traccia un bilancio: "Abbiamo dimostrato che c'è una
sinistra di governo al servizio del Paese". Annuncia: "Farò campagna elettorale per il Pd, ma il mio governo
non tirerà i remi in barca fino alla fine". E sullo Ius soli: "Non c'era incertezza sui contenuti, ma sui numeri".
Poi una sferzata sulla commissione banche: "Ho registrato con sollievo la fine delle audizioni, non credo
siano state utilissime. Ho insistito io perché Boschi restasse nel governo"

di ANNALISA CUZZOCREA

28 dicembre 2017

ROMA - Si impegnerà col Pd in campagna elettorale, non tirerà i remi in barca in quest'ultimo scampolo di governo ed è fiero di quello che
il centrosinistra ha fatto - negli ultimi cinque anni - sul tema dei diritti civili. Un capitolo che il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni
considera storico, per quanto incompiuto a causa della mancata approvazione dello Ius soli.

"Ho raggiunto il mio primo obiettivo, una conclusione ordinata della legislatura". Sembra un bilancio minimo, quello che il premier ha
deciso di tracciare alla fine del suo percorso a Palazzo Chigi. Ma non lo è. "A qualcuno potrà sembrare una mania - spiega alla
conferenza stampa di fine anno - ma c'è di mezzo la Costituzione. Evitare interruzioni brusche della legislatura era fondamentale in un
momento delicato, in cui l'economia italiana stava leccandosi le ferite, riprendendo fiato e rimettendosi a correre. Sarebbero stati gravi,
direi devastanti, interruzioni traumatiche, esercizi provvisori".

Gentiloni parla di una legislatura fruttuosa e di "un'Italia che si è rimessa in moto dopo la più grave crisi del dopoguerra" (lasciandosi
sfuggire, citando i numeri della ripresa, un romanesco "nun ce se crede"). Il merito principale però, spiega con perfetto understatement, "è
delle famiglie italiane, delle imprese italiane, del lavoro di chi studia, di chi si prende cura delle persone. La politica deve avere un certo
ritegno nell'immaginare che queste tendenze siano merito diretto di questa o quella iniziativa". "Bisogna avere più fiducia nell'Italia - dice a
più riprese contro un certo vittimismo di maniera - siamo invidiati, e non solo per il cibo e il clima":

Il premier rivendica gli sforzi fatti, parla del recupero di un milione di posti di lavoro (anche se, spiega, "sul fronte dell'occupazione c'è poco
da rallegrarsi e tanto da insistere"), loda il reddito di inclusione, misura "non fantasiosa", difende l'operato sulle banche: "C'è chi dice che
abbiamo messo soldi pubblici per salvarle, ma in realtà si è trattato di salvare il risparmio, tutelare intere aree, altro che regalare soldi ai
'mariuoli'. E lo abbiamo fatto spendendo una frazione minima di quello che altri Paesi hanno speso per salvare i loro istituiti di credito, in

http://www.repubblica.it/politica/2017/12/28/news/gentiloni_l_ital…arebbe_stata_devastante_-185365120/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P1-S1.8-T1 Pagina 1 di 3
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condizioni molto difficili per via delle nuove regole europee" (davanti alle domande dei cronisti, poi, ammette "un certo sollievo davanti alla
fine delle audizioni in commissione banche, non sono state utilissime" e conferma: "Sono stato io a insistere perché Maria Elena Boschi
restasse nel'esecutivo").

Sul terremoto e su quanto le popolazioni colpite ancora soffrano: "Abbiamo affrontato eventi sismici senza precedenti e abbiamo dato
risposte senza precedenti all'emergenza: su questo sono tranquillo. Sono meno tranquillo sui ritardi, le strozzature e gli intoppi
burocratici".

La prossima legislatura - per Gentiloni - dovrà "proseguire questa ripresa di crescita economica e in più lavorare sulla ricucitura delle
relazioni sociali, sulla creazione di nuovi posti di lavoro, sulla riduzione delle diseguaglianze".

Il premier loda i suoi ministri: "Da Letta a Renzi a me, abbiamo dimostrato che c'è una sinistra di governo a disposizione del Paese". Si
sofferma su quelli che considera successi: le norme industria 4.0, la legge sul caporalato, gli sgravi per le assunzioni dei giovani al sud, le
politiche sull'immigrazione. "Il processo da quella disordinata e gestita dai trafficanti a quella ordinata e controllata è un passaggio epocale
- ha detto il premier - siamo un Paese orgoglioso della sua capacità di accoglienza e siamo orgogliosi di aver dimostrato che è possibile
infliggere colpi durissimi ai trafficanti di esseri umani".

E ancora: "Questa nostra capacità è apprezzata in Europa, sebbene con un atteggiamento da spettatori. Chi parla di fermare
immediatamente le migrazioni non conosce l'Africa, ma la transizione dall'illegalità alla legalità è possibile. Lo dimostriamo con il 70% in
meno di arrivi da luglio a oggi, con una diminuzione drastica dei morti in mare, sebbene restino sempre troppi".

Resta incompiuto il capitolo dei diritti, ma - dice Gentiloni - "è stato un capitolo importante: abbiamo fatto le unioni civili, il biotestamento,
l'accompagnamento per i disabili, la legge sulla tortura, quelle contro la violenza sulle donne. Sono in Parlamento da 16 anni e da 16 anni
sentivo parlare di unioni civili e biotestamento: sono fiero di essere stato ministro degli Esteri di un governo che ha fatto le unioni civili e
premier di un esecutivo che ha portato a casa il testamento biologico".

Sullo Ius soli torna davanti a chi gli chiede se la mancanza di coraggio nel portare in aula la legge con la fiducia avrà come conseguenza
la sua archiviazione per molti anni: "Il modo migliore per archiviarla - ha risposto il premier - sarebbe stato quello di farla bocciare. Io
certamente ho provato, perchè sono convintissimo dell'importanza di questa norma, che non ha nulla a che fare con gli sbarchi dei
migranti ma che riguarda invece migliaia di ragazzini che si sentono e sono italiani. Sappiamo che il futuro, se guardiamo lontano, si gioca
sulla nostra capacità di non escludere e non respingere, perchè sennò raccogli odio". Tuttavia "la verità semplice è che non siamo riusciti
a mettere insieme i numeri sufficienti per approvarla, naturalmente è un difetto dell'azione di governo, ma non ci siamo riusciti. Non c'era
incertezza sul contenuto, ma sui numeri"

Poi promette: "Non tireremo i remi in barca, sarà il presidente Mattarella a dettare i tempi e i modi dei prossimi passaggi istituzionali, ma
nei limiti fissati dalla Costituzione questo governo governerà fino all'ultimo". E sul suo impegno, dice chiaro che farà campagna elettorale
per il Pd. "Non voglio fare nessuna polemica contro questo o quel partito. Penso che sia interesse generale avere una campagna che
limiti per quanto possibile la diffusione di paure, la promozione di illusioni, il dilettantismo. Sono rischi che abbiamo di fronte. Più avremo
una campagna elettorale lontana da paure, illusioni e dilettanti allo sbaraglio e meglio sarà per il Paese".

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Quanto alla crisi del Pd, "ha subito una scissione e mi auguro che le conseguenze non siano rilevanti", ma - dice il premier - "penso che il
Pd in questo contesto abbia tutto l'interesse ad apparire quello che è: una forza tranquilla di governo. Questo è il messaggio che deve
trasmettere e trasmettendolo recupererà consensi".

"Non sempre le divisioni portano successo", avverte, ed esorta: "Dobbiamo avere molto a cuore la sinistra di governo. Da lì bisogna
partire. Se si indebolisce quel pilastro, tutto diventa più difficile". Poi, a una domanda su quanto sia stato autonomo l'operato del suo
esecutivo, risponde citando "la radio" di Eugenio Finardi: "Mi sono sempre sentito libero, libero veramente". E sul suo futuro politico, sul
suo sentirsi o meno una "riserva della Repubblica", quindi un probabile candidato premier per le prossime politiche, chiude ironico:
"Sognerei altre panchine".

Infine, passa la palla al presidente della Repubblica: "Io nei contatti che avrò con il Quirinale dirò quello che ho detto qui pubblicamente,

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non ci sono segreti particolari. È molto importante che tutti noi rispettiamo il ruolo di regia e responsabilità del capo dello Stato nei
passaggi che ci attendono. La costituzione parla chiaro: i governi durano finché non vengono sostituiti da un altro governo, questo è
quello che compete a me. Tappe, percorsi, decisioni fanno parte dell'alta responsabilità del presidente Mattarella".

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