Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
ED ALTRI RACCONTI
Giancarlo Bellini
BANDIERA
ED ALTRI RACCONTI
BIBLIOSTAR 2016
821.131.1-32
IL PRANZO DI
SUA ECCELLENZA
23
24
LA CASA
DELLE
TRE PALME
25
26
I
Alla fine lha vinta il destino. Nonostante le mie ritrosie,
adesso, scendendo in auto da questa collina che guarda il mare, so
che, prima o poi, scrivero di te. Della nostra storia. Cosi come
stata e di come essa ci abbia marcati a fuoco. Fino ad oggi, lo sai
anche se non te lho mai detto, avevo sempre rifiutato persino di
parlarne. Con tutti. Anche con coloro che, a vario titolo ed in
qualche modo, ne avevano fatto parte.
E Donatella? domandavano con vari sottintesi, avendoti
loro sottocchio molto piu di me. E da tempo che non la vedo
rispondevo. E loro, con discrezione, abbozzavano. Forse pensavano
che la mia fosse una qualche forma di orgoglio: in realta era solo il
pudore dei sentimenti che mi impediva di farlo. Cosa strana, lo
ammetto, per uno come me abituato a non aver segreti ed a parlare
di tutto con una liberta forse eccessiva.
Li rivedo tutti i nostri amici, quelli ai quali abbiamo voluto
bene. Quelli che hanno accompagnato con le loro parole e le loro
presenze quei pochi, intensi anni delle nostre vite. Sono attorno a
me e si aprono al mio passaggio come se i filari di vigne e di ulivi tra i
quali e disegnata la strada avessero i loro volti, lo stormire del
vento tra le foglie mi portasse le loro voci. Il donchisciottesco
Lorenzo, sempre pronto a partire lancia in resta in lotta contro
27
essa era lontana anche la stagione del nostro impegno e della nostra
ricerca e per strada si erano perdute le mille persone che ne
avevano fatto parte, cosi come anche noi due ci eravamo perduti di
vista per ritrovarci, tu ed io e non so quanti altri, seduti davanti a
quei ragazzi cileni ai quali mendicavamo senza saperlo un po del
loro entusiasmo.
Loro forse ne erano consci e certo non erano avari di
messaggi. Ma che il popolo unito non sarebbe mai stato vinto era
purtroppo solo uno slogan. Niente di piu di un auspicio per una
unita che non esisteva e non era nei fatti mai esistita. Ci faceva
piacere sentircelo dire e farci convincere dalla loro ingenua
propaganda, almeno per quella ventina di minuti che ci separavano
dalla fine del concerto. Dopo ognuno sarebbe tornato alle divisioni
ed alle polemiche di sempre.
Per il momento ascoltavo il flauto di Pan seguendone il
suono sofferente ovunque esso decidesse di condurre per mano la
mia mente. Dalle cime rarefatte delle montagne, giu per dirupi
scoscesi e cascate fino ai ghiacciai eterni del sud di un continente
che mi affascinava per le sue contraddizioni.
Fosti tu ad interrompere il flusso delle mie fantasie
chiedendomi una sigaretta: avevi preso a fumare ed era la prima
volta che lo notavo da quando, giorni prima, ti avevo incontrata su
di un autobus ed in tutta fretta, per non perdere la fermata,
avevamo combinato quella serata. Te lo avrei detto dopo, in una
pizzeria sul fiume, sorridendoci su e tu mi avresti fatto notare che in
cinque anni possono succedere molte cose. Era vero ed allora cera
in noi il piacere per la casualita di quei rapporti che si ritessevano
dopo una interruzione altrettanto casuale e, forse, limbarazzo per
le cose che ci erano accadute nel frattempo e delle quali, intuivamo,
prima o poi avremmo finito per raccontarci.
35
di passare alla fase successiva ma, guidando il mio volto sulla tua
bocca tu me lo impedisti tra i baci. Anchio, Mario, ne ho una voglia
matta. Ma non sono ancora sicura che sia il momento giusto. Ti
prego, non prendermi per fame Ed io mi ero bloccato. Immobile.
Come una statua di sale. Appoggiasti la testa sul mio petto e dopo
poco ti addormentasti.
Accendendomi da fumare rimanevo a vegliare il tuo sonno senza
pensare a nulla. Capii allora che eri diventata importante.
Poi venne la notte del vino e delle bandiere rosse. Dei canti
nelle piazze, delle auto impazzite. Dove ritrovarla tanta felicita?.
Come credere ancora, come quella sera, al trionfo della fantasia che
prende il potere?.
Era quasi un popolo quello che si riversava per le strade e le
piazze cantando. Per bere, per abbracciarsi, ed anche solo per
congratularsi con chi, pur vivendo in isole politiche diverse dalla
propria, aveva contribuito a quella vittoria tanto inattesa quanto
travolgente. Tra loro e quanti, come noi, attestati sulla grande
barricata non poi cosi solida quanto pensavamo - della sinistra
cera un oceano e forse, nelle nostre vite, non ci sarebbe piu stata
altra occasione per abbracciarci e gioire assieme. Essi non
menavano scandalo se noi con le nostre bandiere rosse
egemonizzavamo un risultato che anche loro avevano costruito e
noi dimenticavamo per una notte lavversione di sempre. Era
lintuizione che la grande medusa democristiana non fosse davvero
quel mostro leggendario che avevamo temuto ad affratellarci, il
capire assieme che la maledizione poteva essere spezzata e che una
dialettica nuova, a partire da quella notte, avrebbe potuto essere
levatrice di giorni migliori e, comunque, diversi.
43
Non era unillusione anche se col senno del poi, in giorni diversi e
peggiori, ci saremmo trovati a fare il conto delle occasioni perdute.
A recriminare sul delapidarsi di quel patrimonio di speranze. Ben
altra era lillusione, tutta nostra, di una sinistra unita e fedele a se
stessa. Pronta a filare sulla cresta dellonda che quella sera tornava
a montare. Ma quella sera pensavamo, con lottimismo della
volonta, che fosse ancora una volta solo un inizio ed eravamo felici.
Anche noi eravamo scesi per strada, tu ed io, per mischiarci agli altri
ed intonare i canti della lotta. A brindare, tutti assieme, alle fortune
progressive dellItalia che da quella sera prendevano il via col
delinearsi di quel blocco storico di ingraiana memoria che, anni
addietro, tanto ci aveva affascinati. Sottobraccio con gli altri dietro
una bandiera spiegata al vento.
Era bello sentirci ancora una volta nel cuore pulsante di una
folla che sognava di cambiare il mondo. Trovarsi nei quartieri
popolari delloltrArno, davanti a porte spalancate dalle quali
uscivano vecchiette sdentate, che certo ben poco avevano a spartire
con la conferma della legge sul divorzio che festeggiavamo, con in
mano enormi vassoi coperti di rosso stracolmi di bicchieri di vino e
cuccume fumanti di caffe. Nel corpo vivo della nostra citta che
ancora una volta si risvegliava e come sempre, nei momenti di
grandi gioie o dolori collettivi, si univa e ritrovava se stessa.
E forse sara stata la gioia, forse il vino, ma quando nella
notte delle bandiere rosse mi domandasti se avevo ancora la chiave
della casa in collina, sentii che anchio ero diventato importante.
Quella chiave era passata di mano in mano ed io non potevo
dirti che avrei dovuto farmela prestare da Lorenzo, che proprio in
quei giorni aveva preso a sferrare un nuovo, spietato attacco a tua
cugina. Lavrei presa a prestito, certo, di quando in quando ma
quella sera, facendo buon viso a cattivo giuoco e ridendo,
44
tuoi capelli, per farti forte della mia apparente serenita. Non volevo
domandarti ne come ne perche, non mi importava. Lunica cosa
che aveva un senso in quel momento era scrutare loscurita e
cercar di leggervi come in una sfera di cristallo che cosa cio avrebbe
potuto cambiare tra noi. Quanto in tutto quel tempo tu fossi
cambiata ed io invece fossi rimasto lo stesso, allinterno di quel
nostro microcosmo che, sentivo, avrebbe potuto scomporsi in un
attimo.
Si, io ero rimasto lo stesso. Con i miei scarti dumore, i dubbi
che da secoli avevano preso il posto delle certezze. Le poche virtu
ed i molti spigoli accuminati del mio modo di essere. Era questo e
solo questo che, come sempre, avevo da offrirti. Era questo che
volevo dirti ma tu non me ne lasciasti il tempo.
Eri sola ed avevi voglia di sentire un po di calore attorno a
te, e lavevi fatto, dicesti. E dovevi dirmelo che non aveva
funzionato. Ed allora ho avuto palpabile la coscienza di quanto
poco sia lo spazio che tu non abbia occupato nella mia mente!. Mi
baciasti con una rabbia che non conoscevo e facemmo di nuovo
lamore con selvaggia tenerezza. Ti placasti solo quando sentisti
laccellerato ritmo del mio respiro, ed il suo calore, arderti le spalle.
Ai tuoi genitori avrebbe fatto piacere aggregarti ad un
viaggio in camper nel nord Europa assieme a loro, Luciana ed i suoi
genitori. Tu obbiettasti che avresti dovuto prepararti a modino per
gli esami di settembre e che, quel mesetto, lo avresti passato a
Viareggio. Che la mia esistenza non fosse del tutto estranea al tuo
rifiuto, di sicuro non era passato inosservato ed il sor Osvaldo me lo
fece capire sorridendo davanti ad un cognacchino, una sera che ero
a cena da te, nel tempo che tu e tua madre stavate armeggiando in
cucina. Poiche tua nonna ci teneva bordone, io negai anche
52
legame. I miei sono sempre stati dei piccoli artigiani. Non le chiedo
cose unala perche la costringerei a spiegarmi troppe cose: di
calcio non so niente. So a malapena che la Triestina milita in serie B.
O forse e C?. Le dissi che era B stringendole la mano e la invitai a
non investire altri passanti. Non piu di uno al giorno! rispose
facendomi ciao con la mano.
La risentii tre giorni dopo, quando la bora aveva cessato di
soffiare, cera il sole, le ossa avevano smesso di scricchiolare ed io
stavo lavando lauto nel cortile di casa. Mi domando come mi
sentissi, mi invito a farmi controllare di nuovo dal medico e mi disse
di aver verificato su internet la biografia del suo omonimo
calciatore. Poi con un ci sentiamo chiuse la conversazione.
Riattaccai il telefono e me ne tornai nel cortile a terminare il lavoro,
salvo poi darmi del fesso per aver salutato la tipa prima daver
tentato dinvitarla a cena in una sera di quel fine settimana. Cercai il
suo biglietto da visita e mi ricordai daverlo parcheggiato in ufficio
tra i cassetti della scrivania. Non mi andava di scendere in citta.
Avrei potuto chiamarla allindomani. Tanto per quella sera non
avremmo potuto farne di niente: era programmato lo scopone
scientifico con gli amici dellosteria del villaggio.
Salve, sono... La riconosco. Ci sono forse complicazioni?
No Allora mi fa piacere sentirla. Mi dica... Che ne direbbe di
completare il film? Prego? Si, il film. Dopo laperitivo,
abitualmente, segue un buon pasto... Insomma, vorrei invitarla a
cena. Ci mettemmo daccordo per la domenica sera. Dicono che a
tavola non si invecchi. Non so se sia vero ma e certo che simpara a
conoscere il prossimo. Lei sa che sono croata ma lei, col suo
spiccato accento toscano, sicuramente non e triestino. Le dissi che
ero di Firenze e le narrai delle mie varie peregrinazioni per lItalia,
67
spalle per prenderla per la vita ed appoggiarle le labbra alla base del
collo. Hum, hum mormoro sorridendo e voltandosi verso di me
E proprio questa la reazione che calcolavo tu avessi. Per questo
sono venuta presto e vestita...non proprio da cuoca! E fu cosi che
la grigliata di pesce fu rinviata al pranzo della domenica.
Vida sera svegliata poco dopo la mezzanotte con una fame
da lupo e si era alzata senza disturbare il mio sonno. In cucina aveva
racimolato quanto le servisse per improvvisare una spaghettata e
solo quando i piatti gia serviti erano fumanti sulla tavola venne a
svegliarmi. Non vuoi mangiare qualcosa? mi chiese. Io le risposi
che un piatto di spaghetti era nella lista delle poche cose che non si
potevano rifiutare. Lei mi chiese quali fossero le altre e, quando lo
apprese, io mi beccai del vecchio porco. Beh domando, poi,
servendomi della birra come si sente un fiorentino in questa zona
di confine ed in questa mescolanza di razze? Bene risposi
ingurgitando lultima forchettata di pasta. La citta mi piace, la
gente anche. Il lavoro e quello che faccio quasi da sempre. Dovrei
quindi dire bene.. E non lo e? Lo e. Ma e un fatto che mi senta
sempre di vivere nella provvisorieta. E stato cosi dappertutto dove
ho vissuto. Una volta dicevo che la mia casa era Firenze. Adesso
anchessa non lo e piu. Gli amici si sono sparsi ai quattro venti e
nella mia stessa strada sono un estraneo. Rimangono solo i ricordi.
Ma quelli, bene o male, sono spalmati un po dappertutto. Mi
domando se vivessi la citta. Risposi che vi scendevo solo per
lavorare e, qualche volta per un film. Amici? Colleghi. Simpatici,
se vuoi, ma solo colleghi. Si, ho anche degli amici, qui, allosteria
della frazione: il proprietario e due vecchietti coi quali giuoco a carte
ogni venerdi. Non hai disegnato un quadro molto edificante..
72
partire in treno. Avevo invitato a Firenze anche Vida, che pero non
parti a causa dei processi che aveva in calendario.
II
Il nostro buon amico aveva organizzato lincontro in un caffe
di piazza della Signoria. Con questo tempo, davanti ad una bella
cioccolata calda e piu piacevole discorrere aveva detto. Ed infatti
discorrevamo, di calcio e di politica se ben ricordo, quando ti
vedemmo entrare ed avvicinarti al nostro tavolo. Mi paresti
leggermente piu magra. Alessandro si alzo per venirti incontro; mi
alzai anchio, pur rimanendo accanto al tavolo ad aspettarti. Lui ti
prese le mani e ti bacio sulle guancie; lo feci anchio, una volta fosti
arrivata davanti a me. Ti salutai pensando che erano passati
trentatre anni e non so piu quanti giorni da quando lo avevo fatto al
telefono per lultima volta. Una vita. Ti sedesti sorridendo davanti a
me ed Alessandro comincio a parlare, di me, di come mi aveva
scovato grazie ad internet; che abitavo in una bella casa a due passi
dal confine sloveno. Ma chi lo ascoltava? Noi no: eravamo, lo
sentivo, troppo intenti a scrutarci, ad annusarci, a riconoscerci. La
prima cosa che notai fu che usavi ancora il medesimo profumo e
che, anche se il tempo era passato, non avevi preso labitudine di
truccarti. Alessandro diceva di come un mattino in ospedale,
sentendosi chiamato, nel voltarsi aveva visto un camice bianco
sventolargli un ciao e che dentro ceri tu ed a me, guardandoti,
sembrava che solo me, che lo avevo usato, il tempo avesse
consumato e che solo ieri fossimo entrati in quel ristorante sulla
collina e poi tu fossi uscita dalla mia auto e dalla mia vita. Forse
75
mia vista. Udii la tua voce che mi chiamava quando da qualche parte
un campanile batteva il mezzogiorno e dalla porta dingresso usciva
lodore di patatine arrosto. Mi versasti del vino domandandomi,
anche tu, se qualcosa nelle tue parole, mi avesse indisposto e,
tirando fuori dalle tasche due manciate di frutti, ti risposi che ero
andato a cercare le corbezzole. Facesti finta di berla, o forse la
bevesti davvero e, sorridendo mettesti in tavola. Buon appetito!
dicesti.
Uno puo far finta di niente e cercare di non pensarci
attaccasti a dire frullando la tazzina del caffe e cercar magari di
ritardarlo. Ma viene sempre il momento in cui deve tracciare una
linea e fare i conti con la propria vita. E piu si rimanda questo
momento, tanto peggiore e il risultato perche ti accorgi dun tratto
che il futuro e quasi del tutto consumato, che ti rimane poco tempo
e non puoi piu aspettarti niente di buono. Noi ci consideravamo, e
tutto sommato ci consideriamo ancora, delle persone intelligenti;
scomponevamo e ricomponevamo i problemi con logica aristotelica.
La certezza che una societa piu giusta fosse possibile ci spingeva
sulle barricate del sessantotto con lincoscienza e la generosita della
gioventu. Poi la sera ci ricaricavamo denergia nel fumo di
assemblee affollate e magari quelle notti finivano anche in un
abbraccio, piu o meno frettoloso. Guardando adesso a ritroso nel
tempo mi domando se fossimo felici. Si. Mi rispondo che si, che lo
eravamo. Ed allora mi domando che cosa ne abbiamo fatto della
nostra logica e della nostra intelligenza se, oggi e qui, quelle
certezze e quella felicita non siamo riusciti a portarle a
compimento. Un fiume in piena. Ecco coseri: un fiume in piena. E
non la smettevi di far sfregare il cucchiaino sulla porcellana della
84
qualche tipo che volesse incontrare. Ma non era cosi: era davvero
me e te che voleva mettere in pista. Noi rifutavamo energicamente
argomentando di non aver mai ballato tango e valzer in vita nostra.
Non era esattamente vero ma era abbastanza credibile, poi anche
lei convenne che rock e twist, alla nostra eta, erano troppo faticosi.
Ma in un cha cha cha dovemmo esibirci e non ce la cavammo male.
Ballammo anche un paio di lenti, poi ce ne tornammo al tavolo
perche nel frattempo erano arrivati i nostri drinks e Daria, forse,
stava annoiandosi. Perche non fai anche tu un ballo con Mario? le
chiedesti bevendo un sorso del tuo Martini. Lo sai si scherni la
ragazza Lo sai che non sono una grande ballerina. Ho gia rifiutato
quattro inviti. Ma se Mario non tiene allintegrita dei suoi piedi, un
ballo con lui lo faccio volentieri! La presi per mano per condurla nel
centro della pista ed aspettare che lorchestrina attaccasse i rituali
tre pezzi e, ironia della sorte, inizio con un motivo degli anni
settanta, un lento che amavo molto. Daria mi aveva messo le
braccia al collo ed aveva appoggiato la testa sulla mia spalla e, forse
sara stata la melodia, forse sara stato il suo profumo ma il suo
stringersi a me causo alcuni effetti che non avrei desiderato. Lei,
accorgendosene, alzo la testa dalla spalla e guardandomi
sorridendo mi soffio in un orecchio con ironia: Vedo che sei in
buona salute, Mario. Ne sono felice per Donatella: le si prepara una
serata interessante! Poi guardandomi negli occhi: Forse avrei
anchio bisogno di un uomo disse, non saprei dire se con un velo di
tristezza. Si strinse di nuovo a me ed alla fine, ridendo, mi trascino
verso il tavolo dove tu stavi parlando con delle persone. Daria le
saluto e tu me le presentasti come dei vicini. Dalla morte di mio
padre dicesti sono loro che hanno cura del nostro pezzetto di
terra. Noi non sapremmo dove metter le mani! I nuovi venuti erano
102
delle quali aveva avuto parte. Sapevi quanto aveva pianto. I suoi
primi amori: una tragedia greca. Storie semplicissime che lei, ed
anche il lui di turno, complicavano. E pianti Ore intere al telefono.
Adesso e maturata e so che non ha nessuno. Anche se di queste
cose non ne parla piu molto. La radiosveglia sul comodino segnava
le quattro meno dieci e noi ancora parlavamo. Ti proposi di dormire,
se davvero credevi che ci aspettasse una giornata faticosa, Si
dicesti. E ti accoccolasti tra le mie braccia.
La giornata che segui fu davvero impegnativa. Noi avevamo
dormito poco e ci alzammo solo dopo le dieci, quando Daria ci
gridava da oltre la porta che sarebbe andata a preparare il caffe.
Altrimenti chissa a che ora ci saremmo alzati! Tra lavarci i denti,
bere il caffe ed altre consuetudini, non fummo in paese prima delle
undici e mezza. Dopo lacquisto dei giornali, le compere nel piccolo
supermercato. Pieno come poteva esserlo in un giorno prefestivo. Io
insistevo per cambiare il programma e mangiare a casa, offrendomi
anche di cucinare, ma Daria aveva programmato la bettolina di non
ricordo quale localita e cosi doveva essere. Aveva ragione, perche
mangiammo bene. Ma ci appesantimmo e finimmo abbioccati a
smaltire le libagioni nellombra di una piccola pineta sulla collina, la
dove si snodava la strada. Tornati a casa cominciammo a preparare
quello che era preparabile in anticipo per il pranzo dellindomani, al
quale avevi invitato anche Alessandro e la sua fiamma croata. La
nostra cena, dopo il pranzo di solo poche ore prima, fu frugale:
pane, formaggio, affettati e frutta. Non aspettavamo ne
desideravamo altro che il caffe che tua figlia si accingeva a
preparare ma tu te ne uscisti con la sopresa dei cantuccini, che sono
come le ciliegie: luno tira laltro. Ma vanno inzuppati nel vin santo,
105
udita la risposta disse che no. Che lui era un animale troppo
impetuoso per esser cavalcato da una persona poco esperta. Cosi
chiamo uno stalliere e la affido a lui perche la seguisse mettendole a
disposizione una bestia piu tranquilla. Voi domando volete
provarci? Io rifiutai decisamente. Tu ci avresti anche provato poi
pensasti che lesser disarcionata non ti avrebbe certamente giovato e
ci dedicammo ad attivita meno pericolose: tu passeggiasti con la
signora Lotti ed io, che da quando ero stato ragazzo non prendevo
piu in mano una canna da pesca, senza alcuna speranza di successo,
mi sedetti su di uno sgabello sulla riva del laghetto. A sera, per la
cena, fummo invitati a sedere al tavolo dei proprietari. La signora
Lotti ci presento a marito e cognato come le persone che avevano
acchiappato il fuggitivo. Fu una serata piacevole alla fine della quale
fummo invitati a seguire una esibizione di dressage al mattino
successivo. A me del dressage non poteva fregare di meno. Accettai
per cortesia e trascorsi il tempo al bordo del terreno piu leggendo i
giornali che assistendo allesibizione. Daria disse che avrebbe
preferito cavalcare. La signora Lotti le disse che lo avrebbero fatto
assieme e si allontanarono. Al dressage tu, invece, ti appassionasti.
Tanto che alla fine dellesibizione cominciasti a porre domande al
cavallerizzo. A sera, anche se non era propriamente caldo, fu acceso
sullaia un gran falo attorno al quale fu organizzata la cena. La cosa
usci piena di allegria, noi due bevemmo piu del solito e ci ritirammo
in camera molto prima che si sciogliesse la bella e rumorosa brigata.
Che non ci disturbo perche appena stesi sul letto cademmo in un
sonno profondo.
Vi fu ancora un sabato con un bicchiere di troppo. Vida ed io
ci eravamo lasciati trascinare da alcuni dei nostri amici triestini a
quella che loro avevano annunciato come una ricchissima cena a
121
132
IL CAFFE DELLO
SPOVVERI
133
134
Cosi appariva la divisione del paese nei primi anni del potere
democristiano a chi scendeva per la prima volta dalla corriera o dalla
vaporiera che arrivavano due volte al giorno da Firenze. Non a me,
che avevo appena preso ad andare a scuola, quando sotto gli occhi
vigili di mia madre, scendevamo dalla casa colonica degli zii per
prendere un gelato e comprare un toscano per zi Pasquale. Uno
a settimana diceva lui, ma quello ci voleva!
Gli zii erano mezzadri e lavoravano un podere assolatio su di
un piccolo altipiano. Terra buona per le viti, le cui uve fornivano un
vino forte e saporoso. Per i cereali e gli ortaggi. Un po meno per gli
ulivi, che producevano solo per soddisfare il poco consumo della
famiglia e del proprietario del terreno. La loro casa era situata
proprio al margine dellaltipiano, dove cominciavano sia la strada
che, scendendo a valle, portava in paese sia il dirupo che sovrastava
un altro loro appezzamento di terreno sul quale si accedeva per
unaltra stradella sul cui percorso, scavate nella terra, cerano le
cantine. La localita si chiamava Bellosguardo e, se ti ci fermavi un
po a guardare, era davvero un bel vedere: tutta la valle del fiume, la
linea della ferrovia, il paese avvolto in una nuvola di vapore bianco
che proveniva dalle ciminiere della cartiera e, in distanza, i poggi che
separavano la vallata dalla citta.
Essendo i cugini e le cugine piu grandi di me ed impegnati
nelle loro quotidiane mansioni, in quei periodi di vacanza io ero
solo. E vero, cera mia madre che con i suoi occhi mi seguiva
dappertutto, ma i miei non molti svaghi erano solitari. Scendevo al
torrente ed acchiappavo i ranocchi, che si friggevano; pescavo dei
pesciolini argentati che, essendo pochi, non si friggevano e finivano
in pasto ai gatti; cercavo di salire sugli alberi e cadevo battendo dei
tonfi inenarrabili.
137
accesero, furono quelli degli operai in lotta davanti alla cartiera, alla
vetreria ed alle altre fabbriche. Eppure, Bartali, nel 48.. sospirava
qualcuno seduto ai tavolini del Bar Italia, sotto il loggiato. No. Se mai
fosse stata vera, la leggenda metropolitana non si era ripetuta.
Tuttavia una parte della clientela del bar sotto il porticato
era destinata, qualche anno dopo, ad appacificarsi prima, e poi a
festeggiare con laltra. Fu quando democristiani e fascisti
chiamarono il popolo ad annullare per referendum la legge sul
divorzio, da poco approvata in Italia. Il risultato che ne segui, forse
inaspettato in un paese formalmente cattolico, fece in modo che la
parte laica del bar della borghesia si trovasse a stappare bottiglie di
spumante assieme agli storici avversari.
Se le vecchie leggende non avevano fino ad allora funzionato
non si sa, invece, quanto fosse leggenda la sensazione che alcune
forze occulte nelle quali sicuramente rientravano gli imperialismi
ed i padroni giocassero alla destabilizzazione dellItalia. Ma sta di
fatto che ad un certo punto, oltre alle bombe, apparvero terrorismo
a fasi alterne rosso o nero, per par condicio ed inflazione. Tutta
colpa dei lavoratori e delle loro pretese esagerate cantavano i
padroni accompagnati dai primi violini della destra. Bugiardi, sono
loro che fomentano la tensione! si rispondeva dallaltra parte. In
tutto questo rinfacciarsi reciproco sbuco fuori la tesi Bisogna
salvare il Paese, cosi i quadri piu influenti del PCI, oltre a berci
assieme il caffe, cominciarono ad andare anche a cena con quelli
democristiani. Nelle bettole e nei ristoranti stellati. Ed il risultato
della loro digestione, dopo il rapimento e lassassinio mai chiariti di
Moro, fu quella unita nazionale nella quale, come da tradizione, i
democristiani governavano ed i comunisti portavano i voti. Ecco
diceva il notaio Capotosti bevendo laperitivo assieme al sindaco
145
quel partito per ricavarne una sala da biliardo. Daltra parte luomo
era rispettabile, apparteneva alla sinistra del partito e con lui si
poteva discutere. Ma sincazzo comunque di brutto quando il
Presidente Pertini nomino il primo presidente del consiglio laico
dopo Parri, che aveva governato qualche mese subito dopo la
guerra. E non e ancora niente infieriva il notaio Capotosti che con
la DC, di conti da regolare, ne aveva parecchi Vi ci dovete abituare,
perche sara tutta una discesa!.
Non fu subito ma la pendenza della china, per loro, si fece
ripida davvero quando dovettero inghiottire che anche un socialista
diventasse primo ministro. Di questo il notaio non apparve felice, e
ne aveva dei buoni motivi perche, la fine del salmo porto, lui uomo
integerrimo e tutto dun pezzo, a vergognarsi come un ladro. Infatti
quando Craxi divenne bersaglio, oltre che di fischi e sputacchi anche
di quasi introvabili monetine da cinque e dieci lire, ruppe gli argini e
lascio dilagare tutto quello che aveva nello stomaco da chissa
quanto tempo. Che i democristiani avessero intrallazzato da una
vita, diceva, era cosa nota. Non per nulla si portavano ancora sulle
spalle il nomignolo di forchettoni coniato negli anni 50. Poi, dal
64, e lo sapeva perche era stato senatore, anche qualcuno dei suoi
aveva infilato le mani nel sacco del denaro pubblico. Ma una
organizzazione cosi scientifica e dedita al furto non lavrebbe
pensata neppure nel piu orrendo dei suoi incubi. E non mi consola
che si giustifichino dicendo che rubavano per il partito!. Il notaio
era anziano e certamente non sara stata questa mazzata a
determinarne la fine ma, sta di fatto, che dopo pochi mesi chiuse gli
occhi definitivamente.
Unaltra istituzione del Caffe se ne andata constatava
amaramente il professor Bigonzi La prossima saro io!. Invece fece
a tempo a vederne altre. Come lottantanove, ad esempio, che
147
IL
SOFFICE PESO
DELLA NEVE
149
150
I
Doccia bollente in quella calda estate. E un controsenso
quello che sto facendo pensava Viola sotto il getto dacqua che
pareva fustigare la sua pelle.Quasi avessi da scontare chissa quale
peccato.. si disse. Poi convenne che, forse, un piccolo peccato
laveva commesso poco prima nel troncare bruscamente una
telefonata. Da qualche parte il cellulare continuava a squillare. No,
non doveva cedere alla tentazione di rispondere: quella era una
storia ormai chiusa. Probabilmente era finita ancor prima della sua
partenza da Milano, anche se si era protratta fin quasi sotto il
finestrino del treno. Forse per pigrizia, forse per abitudine, per una
affezione residua.
Te lho detto: non dobbiamo sentirci piu! erano state le
sue ultime parole soffiate nel telefono prima di interrompere la
conversazione. Le aveva pronunciate con convinzione, conscia che la
distanza avrebbe storicizzato e forse esorcizzato quella relazione
che era durata fin troppo tempo e che nel corso degli anni... Ma non
aveva nessun senso piangere adesso sul latte versato: ora lei era
tornata a Firenze, la citta della sua infanzia, con un compito ben
preciso. Che avrebbe assolto pur tra molte difficolta perche, in
151
quella citta che amava ma non sentiva piu sua, non conosceva piu
nessuno. Neppure il collega che laveva accolta alla stazione qualche
giorno prima, che gia da tempo le aveva trovato casa ed aveva
affittato le tre stanze dove sarebbe nato lufficio di corrispondenza
del giornale. Ufficio di corrispondenza perche, al momento, di
redazione toscana non si poteva parlare.
Sono nata qui, conosco la citta gli aveva detto nel rifiutare
i suoi servizi di cicerone e si era limitata ad aver con lui rapporti solo
collegiali. Ed aveva fatto male. Lui era qualcuno. Una certa firma
nellambiente del giornalismo sportivo locale, e non solo: un
reporter che aveva fatto la gavetta e sapeva tutto di quello che si
muoveva in citta. Dalla politica agli affari. Conosceva anche le
maldicenze che passavano di bocca in bocca in una citta piccola e,
tutto sommato provinciale come Firenze. Un bravuomo il quale,
visto che non sarebbe mai diventato linviato speciale o
leditorialista che avrebbe desiderato, si era finito i piedi girando
attorno agli stadi e fatto i calli al culo sulle sedie delle tribune
stampa.
Usci di sotto la doccia, si involto nellaccappatoio ed il
cellulare riprese a suonare. Lei lo stano da sotto un cuscino del
soggiorno e lo mise nella borsetta, senza neppure guardare chi la
stesse chiamando. Va al diavolo! disse ed usci sul terrazzo per
stendersi su di una sdraio, accanto alla quale era un tavolo con
sopra un immenso vassoio di frutta. Spelluzzico unalbicocca e volse
lo sguardo oltre i tetti, ad ovest, dove il disco del sole era gia sparito
lasciando un alone color arancio nel cielo che aveva preso ad
imbrunire.
Erano solo pochi giorni che aveva preso ad abitare quella
casa e se ne era gia innamorata. Due stanzette allultimo piano ed
152
non credo che tua madre fosse ancora stata portata a ballare
quandio, la sera, scendevo le scale infagottato nelleskimo verde
che era come una nostra uniforme, e mi salutava dal gruppo delle
sue amichette. Dove vai? mi domandava. A fare la rivoluzione! le
rispondevo anche se lei non sapeva, non poteva sapere, il significato
profondo di quella parola.
Il sessantotto, si disse Viola. Che ne sapeva lei del
sessantotto, quando neppure era nata! Luomo del quale leggeva le
righe ne parlava col cuore in mano, quasi con rimpianto, come di un
grande avvenimento positivo. Ma era stato davvero cosi?. Oppure
era stato quel marasma del quale parlava suo padre o, peggio,
quella lunga serie di disordini dei quali si diceva al giornale?. Pur
ritenedosi una ragazza relativamente colta ed informata, sebbene
avesse letto una valanga di libri sullargomento, ammetteva di non
avere in proposito idee molto chiare. Lei si sentiva una moderata,
ma non cosi di destra come il giornale per il quale scriveva. Da
quale parte stava il vero e da quale il falso? Nelle agiografie di
Capanna o nelle denigrazioni della destra?. Forse il proseguio della
lettera avrebbe potuto aiutarla a capire. Si rituffo nella lettura:
La rivoluzione. No, ci sbagliavamo. Essa non era dietro
langolo, e neppure a qualche chilometro di distanza. A parte noi che
ci illudevamo di farla, non la voleva nessuno. Non i partiti della
sinistra, che comodamente installati al governo o allopposizione,
lhanno combattuta o quantomeno scomunicata. Non i sindacati,
che erano solo trascinati dai bisogni dei lavoratori. Infondo neppure i
lavoratori la volevano: si sarebbero accontentati di un societa
opulenta piu giusta. Il nostro errore e stato quello di capirlo in
ritardo. Questo ci ha, si, impedito avventure terroristiche che altri
pure hanno scelto, ma ci ha anche impedito di rendere irreversibili i
163
suoi genitori. La rividi un paio danni piu tardi, ormai donna. Andavo
a visitare i miei genitori e la trovai, come un tempo, pazientemente
seduta sul gradino della porta di casa. Ci abbracciammo come due
vecchi amici poi mi domando se sapessi dovera andata sua madre.
Avrei chiesto alla mia, ma anche lei non era in casa. Decidemmo di
aspettare assieme e poiche io avevo le chiavi, la invitai ad entrare
da noi. Parlammo di molte cose, dal tempo al lavoro. Di noi no. Di
questo avremmo parlato due ore dopo, davanti ad un tavolo, in un
ristorante che forse non ci sara piu, sulla riva dellArno. =
Comunque tu non sei stato di parola mi disse lasciando sospesa tra
il piatto e la bocca una forchettata di pasta Io sono cresciuta ma tu
non mi hai mai portato a ballare! Non credevo potesse ricordare
quelle parole scherzose dirette ad una bambina. Eppure me le
ricordo. Sai, quando eravamo ragazzine, eravamo tutte un po
innamorate di te. E non solo perche eri piu grande di noi. In quel
periodo, quando ti vedevamo in eskimo verde, con il pacco di
giornali sotto il braccio, ed i nostri genitori dicevano che tu e quelli
come te avrebbero cambiato il mondo portandovi la giustizia, ci
apparivi come un angelo vendicatore. Biondo, con la barba e la
spada della giustizia in mano. Ma anche questi sono ricordi di una
ragazzina.... E passato tanto termpo.. le dissi pensando ad altro
e continuammo a mangiare. Non ricordo di quali altre sciocchezze
riempimmo il tempo della cena. Ricordo solo che alla fine lei mi
chiese di mantenere quella vecchia promessa e ci traslocammo in
una discoteca sulla collina. = Dire discoteca forse e fuorviante,
sopratutto se avrai sottocchio le discoteche che tu frequenterai.
Allora era tutto piu spartano e, forse, piu a misura duomo. Un
locale abbastanza intimo, un servizio bar e, quanto alla musica,
erano gli stessi avventori a sceglierla, gettonando un juke box.
168
che andavano di moda negli anni nei quali pareva esser scritta la
lettera. Ed anche Vittorio laveva baciata. Non sulla bocca ma sulla
fronte come si conviene ad un padre, anche se adottivo. Poi
dicendole: Ed ora basta con i sentimentalismi! le aveva aperto la
portiera affinche scendesse, Si, si disse, Vittorio le aveva fatto
passare davvero una bella serata.
Abbiamo due giorni da stare assieme. Portami da te! aveva
detto, poi non aveva aperto piu bocca. In silenzio eravamo scesi dalle
colline di Fiesole ed entrati nella mansarda. In silenzio aveva bevuto il
suo whisky ed era uscita sulla terrazza illuminata dalla luna. Senza
dire una parola aveva posato il bicchiere vuoto sulla scrivania e mi
aveva abbracciato e baciato. Ed in silenzio avevamo fatto allamore.
Un abbraccio selvaggio come le cascate di un torrente montano.
Senza ipocrisie, senza risparmio ne tregua, fino alla sfinimento
completo. Fu allora, dopo che si era accesa una sigaretta, che riudii la
sua voce. E fu per investirmi con un uragano di parole. = Da due anni
vivo con un uomo.. esordi. E prese a raccontarmi, senza neppure
darmi il modo di interromperla, di dirle tutto quello che si agitava
nella mia testa, che in quel momento io stavo rinascendo da una
lunga morte dopo una lunga, vissuta, solitudine. Mi disse che il suo
compagno era una brava persona, che pensavano di volersi bene, che
avevano progetti futuri. Che quel fine settimana con me lo aveva
sognato fin da quando era piccola e che, cadendo casualmente in quel
preciso momento le avrebbe dato modo di verificare la saldezza dei
sentimenti che provava verso il suo uomo. = Io ascoltavo immobile
come svuotato di tutto. Il fumo si alzava da una sigaretta che anchio
avevo tra le dita e che non avevo la forza ne di fumare ne di
spegnere nel posacenere. Guardavo davanti a me, oltre il soggiorno e
la porta a vetri, oltre la terrazza, oltre lArno infrangendo il mio
171
Viola si rese conto che erano gia le tre del mattino. Ripose la
lettera sullo scrittoio e si corico cadendo subito in una sonno
profondo. Non volle ricordare che lei le esperienze descritte nella
lettera, lei, non le aveva vissute.
Passeranno gli anni e scivoleranno sulla tua pelle senza
lasciare segni. Sorriderai degli amori finiti ed altri ne troverai lungo
la strada. Ti formerai nuovi interessi (forse la musica, oppure lo
sport, o magari la politica) che formeranno la donna che sarai
mentre io saro lontano e tu non saprai della mia esistenza. Ed infine
un giorno, se il caso lo vorra, troverai questa lettera. Ed allora
saprai che, ovunque io possa essere, non ha mai smesso di volerti
bene e pensare a te. Nel chiudere queste righe forse dovrei chiederti
scusa, ma non lo faro. Non per superbia o rancore verso qualcuno:
e stata la vita a determinare questa situazione e non sarebbe
onesto maledire la vita. Un grande, simbolico abbraccio. Ti voglio
bene anche se non so neppure il tuo nome. Papa.
Vittorio, telefonandole, le impedi di fare considerazioni su
quanto aveva appena finito di leggere. Corri in redazione diceva.
Lui era gia in macchina e stava correndo sul fatto. Ha preso fuoco
una fabbrica tessile a Prato. Una delle poche che sono rimaste. Si
dice ci siano dei morti. Ti telefonero appena arrivo! Morti, per
fortuna, non ce ne furono ed il collega torno con qualche fotografia
ed il vago sospetto del solito gattaccio di fuoco per fregare le
assicurazioni. Ma questo non si poteva scrivere e per riempire il
resto delle pagine le notizie era necessario andarsele a cercare col
lanternino: la vecchietta che ruzzola per le scale; il pescatore
imprudente che cade in Arno, che per fortuna e quasi in secca e
non rischia di affogare; le buche sullasfalto. Cose che non
178
uno studio notarile sul cui conto versa il denaro dellaffitto. disse la
ragazza spelluzzicando uninsalata. Mi avrebbero dato anche
lindirizzo ma figurati se un notaio dice qualcosa... Neanche a
torturarlo!. Il collega convenne che era cosi e le disse che le prime
mosse le avrebbe fatte lui. Il giorno di poi arrivo in redazione con un
nome ed un indirizzo. Inutile chiedergli per quale vie ne fosse
venuto in possesso. Lindirizzo e quello di via delle Casine dove
abito io! esclamo Viola. Luomo rispose di saperlo: Ho anchio gli
occhi per leggere. Ma il nome e quello buono. Allanagrafe non
conosco nessuno e piu in la non posso andare. Pero disse la
ragazza, piu a se stessa che al collega la lettera qualche indizio lo
da... E dove porta? Disse che portava in San Frediano ed indicava
alcune strade e piazze di riferimento. E tu da li comincia la
ricerca... Inutile Vittorio: sono passati troppi anni e probabilmente
i vecchi abitanti non ci saranno piu. Sarebbe tempo perduto!
Vittorio mise in bocca un mezzo toscano, se lo rigiro tra le labbra
senza accenderlo. I bar disse. Spesso i bar sono la memoria
storica delle strade. Specie nei quartieri popolari. Probabilmente
anche nei bar saranno cambiati i gestori e buona parte della
clientela. Ma esiste sempre un sentito dire Di piu: vecchi abitanti
della zona che se ne sono allontanati, spesso fanno del bar della loro
gioventu il punto di ritrovo per le rimpatriate... Certo, e inutile
andarci adesso. Ci troveresti solo clientela occasionale. La clientela
stanziale capita allora dellaperitivo serale. O addirittura dopo
cena. Le domando se le andasse di fare una mangiata di pesce.
Pesce azzurro, a buon prezzo. Ma ben cucinato. Viola fece cenno
di non capire. Si. Facciamo cena in una trattoria nei paraggi
spiego Vittorio e per le nove cominciamo a battere i bar....
180
scusarsi sono io. Era una cosa che non mi riguardava... Un fatto
privato nel quale, come direbbe il mio collega Andreoni col suo
linguaggio calcistico, sono entrata a gamba tesa. Un fantasma
disse Cristina dopo aver bevuto un sorso di the. Lei ha risvegliato
un fantasma che era assopito. Una parte della mia vita che non
avevo dimenticato ma relegata in un angolo. In una specie di
ripostiglio della memoria. Si fermo un poco per accendersi una
sigaretta. No. Non con la lettera. E bastata la telefonata nella
quale ha fatto il nome di Alberto... La brezza sera alzata e portava
con se lodore del fiume destate: dacqua stagnante, piante
acquatiche in decomposizione che, tuttavia, non era sgradevole.
Vede che sono io a dovermi scusare? sospiro Viola versando
nuovamente del the nei bicchieri. Ho trovato casualmente la
lettera di uno sconosciuto e lho trattata come uninchiesta
giornalistica, facendo danni a persone altrettanto sconosciute. Ho
anche fatto dei passi per ricostruire i movimenti del mittente. Passi
che fino ad ora non hanno avuto esito. Meglio cosi. E il caso di
fermarsi. Le consegnero loriginale e lei ne fara luso che credera
piu opportuno!. Fece per alzarsi ma lospite la fermo: No, Viola...
si chiama Viola, e vero? Si Io sono Cristina. La signora Tofani,
ormai non esiste piu. Mio marito e morto due anni fa in un
incidente ed ho ripreso ad usare il mio nome di ragazza. Loriginale
tienilo tu: lo consegneremo assieme alla sua destinataria. Elisabetta
ormai e grande, ha la sua vita e le sue storie: vive a Pisa col suo
ragazzo... E dalla morte di Enrico che pensavo di raccontarle la
verita. Credo sia in grado di capirla. Ormai ha una sua stabilita, non
sarebbe uno shock troppo grosso... Viola la scruto contrariata.
Ascolta, Cristina: io, come hai detto, ho risvegliato un fantasma, e
vero. Ma il fantasma comunque esisteva. Lei non ne ha: perche vuoi
189
creargliene uno. Fai come me: lascia perdere. E meglio per tutti. Per
te, per lei... ed anche per quallAlberto che non conosco..,. Erano
passate al tu con una estrema naturalezza, con una complicita che
Viola altre volte aveva provato ed un poco la spaventava. Senti: io
ho fame. Vado in cucina e preparo una caprese.... Tra noi due,
data leta disse lospite sono io quella che dovrebbe fare dei
sacrifici per mantenere la linea. Ma questa sera faccio uneccezione:
che ne diresti di due spaghetti? Ti aiuto io a prepararli. Tanto, lo sai,
casa la conosco...
Apparvero gli spaghetti, fu improvvisata una salsetta di
pomodoro e basilico fresco, fu tirata fuori dal frigorifero una
bottiglia di vino bianco. Fu apparecchiato il tavolo sul terrazzo,
vicino al lilla che riparava da occhi indiscreti e furono accesi gli
zampironi per tenere a distanza lo sciame di zanzare che veniva
dallArno in barba a tutte le disinfestazioni. Mangiarono
tranquillamente scambiandosi solo poche parole. Sul lavoro al
giornale, su Vittorio e la sua saggezza. Sulla routine delle giornate di
Cristina, impiegata di banca. Fu solo alla meta della seconda
bottiglia di vino, spenta la lampadina a causa delle zanzare che,
nonostante gli zampironi, sfrecciavano come supersonici attorno
alle orecchie, nella luce che proveniva dalla strada, che suono lora
delle confidenze. Alberto rievocava Cristina avvolto nel suo
eskimo verde, i capelli biondi sulla nuca, la barba, il pacco dei
giornali sottobraccio... avresti dovuto vederlo. Tutte noi ragazzine...
ma che dico, bambine; avevamo otto, nove anni. Le piu grandi
arrivavano a dodici. Eravamo tutte innamorate di lui e secondo i
piani non tanto segreti di tutte, ognuna era destinata a sposarsi con
lui. Non e successo a nessuna. Lui era disponibile, quando aveva
tempo si fermava a parlare e scherzare con noi. Con me un po di
190
Togliatti il quale gli disse che quel fascista del suo amico si
preparasse a partire tempo due settimane. Era stato infilato in una
delegazione ufficiale del partito e probabilmente gli fu anche
facilitato il contatto con lo scrittore. Che accetto di riceverlo. Non
per unintervista ma per un colloquio, dietro la promessa che di
questo non fosse scritta una sola parola. Cosi mentre gli altri
delegati si perdevano in discussioni politiche, visitavano fabbriche e
fattorie lui beveva birra col grande scrittore che lo prese a benvolere
e se lo porto appresso al Berliner Ensemble che stava montando
Lopera da tre soldi per una tournee europea. E davvero non
scrisse niente? domando Viola. Neppure una riga rispose il
collega la parola e parola. Pubblico un libro di memorie, dopo la
morte dello scrittore, nel quale rievocava lavvenimento. Ma di
quello che avevano discusso non scrisse mai una parola. Ma
qualche volta parlava. Forse sotto leffetto dellalcool, che gli
piaceva!. Vittorio si alzo per versarsi un altro bicchier dacqua, poi
riprese: Ovviamente io lo conoscevo solo dalla sue recensioni; fu
Mattei a presentarmelo. Ero andato a Roma non ricordo piu con
quale occasione e passai a salutare il mio vecchio direttore, che
allora scriveva editoriali per Il Tempo. Sapeva che ero
appassionato di teatro perche a La Nazione ero sempre attaccato
ai pantaloni del critico del giornale... Cosi gli aveva detto desser
caduto nel momento giusto e che la sera si sarebbe incontrato col
tipo. Erano amici. Cosi mi propose di accompagnarlo a cena A
tutti piaceva il vino, ma il tipo era una spugna. Non ricordo quanto
ne avesse ingurgitato. E dopo il caffe era passato al cognac. Poi
Mattei era dovuto andare al giornale e loro erano rimasti al tavolo
fin dopo la mezzanotte. Ed avevano parlato di Brecht. Mi diceva di
quanto fosse meticoloso e riuscisse a portare i suoi attori ai limiti
204
sua vita. Spense il mozzicone sul piattino della tazza del the. Di
estranei ne entravano a centinaia nella vita di una persona,
prosegui: Ci lavori assieme e diventano colleghi. Te li presentano e
forse finiscono per diventarti amici. A volte li peschi casualmente e
te ne innamori. Ma ha capito che non e di quel tipo di estranei che
parlo... . Ma le persone rimangono estranee se e questo che si
desidera. Altrimenti come i colleghi, gli amici e gli innamorati
diventano familiari ed impariamo a voler loro bene. Nessuno
avrebbe mai potuto costruire un passato diverso ma sul futuro si
puo influire, almeno parzialmente. Io non so se Viola decidera di
andare comunque avanti, indipendentemente da voi. So che io lo
farei e mi farebbe piacere farlo con la vostra benedizione.
Specialmente la sua, signorina!. Viola entero in quel momento,
tutta trafelata, lamentandosi per il freddo. Vide la ragazza e si
salutarono. Sono stata da mia madre disse Elisabetta. Viola
rispose che lo sapeva. Mi ha appena telefonato disse e la invito
nel suo ufficio. Vittorio, finalmente, pote uscire sul balcone ad
accendere il suo sigaro.
II
Non e centrale le aveva detto Vittorio prenotandole
lalbergo ma e tranquillo e comodo. Con gli altri giornalisti
fiorentini lo avevano scelto per essere, oltre il piu vicino
allaereoporto anche sulla direzione della localita dove si sarebbe
giuocata la partita. Laveva assicurata che per andare al centro era
disponibile un esercito di taxi a buon mercato e che, nel caso avesse
avuto voglia di fare una passeggiata, ci sarebbe arrivata in una
216
accanto alla porta porta con una stufa e piano cottura a legna che
andava a tutto fuoco. Una pentola dacqua che ci bolliva sopra
umidificava lambiente, un lavabo ed una vecchia ghiacciaia
probabilmente inutile in quella stagione. Il reparto giorno sulla
sinistra della camera consisteva in uno scrittoio, una mini biblioteca
dove al centro, attorniato dai libri, era acceso un televisore che
parlava nel vuoto. A completare la zona un tavolo ed alcune sedie.
Nel fondo, il lato notte consisteva in una poltrona ed un letto che
Viola considero troppo grande per una sola persona e troppo
piccolo affinche due ci potessero dormir comodi. Luomo aveva
messo una caffettiera sulla cucina a legna e laveva invitata a sedersi
Con queste vecchie cucine ci vuole un po di pazienza disse, poi
rivolgendosi a lei: Sono tutto orecchi, signorina, mi dica!. Viola
non sapeva bene da che parte cominciare, se non dalla cosa piu
banale. Professore disse io ho affittato il suo appartamento....
Due occhi azzurri la scrutarono intensamente. Mi fa piacere, ma
non credo che lei abbia affrontato un viaggio cosi lungo solo per
dirmi questo.... No confermo Viola Debbo confessarle che sono
stata indiscreta... e racconto alluomo di come avesse trovato la
lettera e di come avesse rintracciato Cristina e poi conosciuta
Elisabetta. Elisabetta mormoro luomo alzandosi per togliere da
sopra il fuoco la caffettiera che aveva preso a sbuffare. E cosi che
si chiama? Servi le due tazzine di caffe e mise sulla tavola un
pacchetto di sigarette. Io non fumo piu da diverso tempo. Il
medico dice che ho fumato gia troppo in vita mia. Ma in casa tengo
sempre un pacchetto per eventuali visitatori Non e arrabbiato
perche ho letto la lettera? chiese la ragazza sorseggiando il caffe.
No. Se lho lasciata dovera, quasi in vista, anziche consegnarla al
notaio per farla proseguire a tempo debito alla destinataria, era
223
tempo per realizzare dove fosse. Guardo la finestra e vide che fuori
era gia buio: quanto aveva dormito? La cucina a legna emanava un
po di chiarore e vide il professore. Anche lui si era addormentato,
seduto al tavolo, accanto al computer spento, la testa abbandonata
sulle braccia conserte. Si mise la gonna, calzo gli stivali. La
penombra della stanza alla quale adesso si abituava le permetteva
di muoversi abbastanza agevolmente. Prese il cappotto
dallattaccapanni ed usci. Non nevicava piu ed il cielo sera
sgombrato delle nubi. Saccendevano le prime stelle. Scese i due
gradini davanti alla porta e senti i piedi affondare nella neve fresca;
la casa del vicino aveva le finestre illuminate ma lei si incammino in
unaltra direzione fino che a basso, nelloscurita, intravide il lago.
Qualche luce accesa sulla riva opposta e qualche voce lontana, quasi
ovattata, a rompere il silenzio. Penso a Vittorio abbandonato a
riempire da solo le pagine del giornale. Aveva promesso di
telefonargli. Non lo aveva fatto ed adesso non ne aveva la
possibilita. Le era divenuto come un padre, con le cure e le
apprensioni di un padre: spero che non fosse in pensiero per lei.
Come avrebbe trascorso la fine danno? Il Natale lo avevano passato
assieme, a pranzo in quel piccolo appartamento che lui aveva in uno
di quei casermoni di Novoli, rivelandosi un ottimo cuoco. Ci sara
qualcuno con lui o mangiera una fetta di cotechino ed una
cucchiaiata la lenticchie davanti al televisore? Stappera da solo una
bottiglia di spumante oppure non la stappera per niente? Anche lei
lavrebbe stappata tra degli sconosciuti ma lei, partendo, lo aveva
messo in conto. E daltra parte era la prima volta. Si volto verso la
casa del professore e vide luce oltre la finestra. Anche lui si e
svegliato penso e si incammino verso la porta. Sono uscita a
respirare un po daria fredda gli disse chiudendosi la porta dietro
229
ma piu di una Viola non pote mangiarne. Anzi non avrebbe potuto
inghiottire un solo boccone ma dovette far buon viso anche ad un
coscio di pollo arrostito e diversi bicchieri di vino fino a che decise di
fermarsi li. Alberto disse io getto la spugna. Non posso piu
inghiottire neppure un briciolo di pane!. Luomo sorrise. Si son
fatte quasi le tre disse e qui la cosa dura fino al mattino, ma
nessuno ci tiene legati. Se vuoi salutiamo tutti ed andiamo via, Ma
non so se ci sara modo dandarcene senza bere lultimo bicchiere!.
Infatti non ci fu verso: dovettero scegliere tra grappa, cherry ed un
liquore di frutti di bosco. Poi i saluti continuarono fin nel cortile.
Finalmente Alberto apri casa ed accese la luce.
Furono accolti da un tepore profumato dalle due grosse
frasche dabete appese alle pareti e che Viola scopriva solo adesso.
Alberto appendeva i soprabiti allattaccapanni togliendosi la giacca
ed allentandosi il nodo della cravatta, Viola si lascio cadere a corpo
morto sulla poltrona. Stanca? le domando luomo. Piena
rispose fino alla gola. Ed anche un po stanca, si: quel sentirmi
parlare attorno una lingua che non capisco mi ha sfinita. Lui
conosceva il fernomeno: cera passato varie volte. Tre sedi, tre
lingue diverse. E non tutte relativamente facili come questa. Lo so,
alla fine di una serata ti scoppia la testa. E non ce niente di meglio
di un buon sonno per rimetterti in sesto. Per cui io esco a
rinfrescarmi i polmoni. Tu fatti comoda ed entra nel letto. Quando
spegnerai la luce mi sistemero anchio!. Quando rientro mise due
sedie in faccia alla poltrona, si involto in una coperta e si distese.
Viola era riuscita a prendere sonno, un sonno agitato che la faceva
rigirare nel letto e le regalava solo frammenti di sogno: un treno che
parte, le luci della stazione che si allontanano e, tra quelle luci, la
233
volta se, dicendoglielo, sarebbe stata creduta, dal momento che non
era poi una ragazzina. Credo proprio di no fu la risposta
delluomo che si alzo dalla poltrona ove sedeva per andare a
mettere due ceppi nella stufa. Poi si verso ancora due dita di vino.
Lei lo rifiuto e spense la sigaretta nel posacenere invitando luomo,
che stava per sedersi di nuovo in poltrona, ad entrare nel letto. Lei
appoggio la testa sul suo petto e nalla vaga penombra della stanza
comincio a materializzarsi una Milano nebbiosa, autunnale: la luce
ovattata di lampioni invisibili, i contorni appena distinguibili dei
passanti frettolosi, i lampi di luce delle vetrine illuminate. Eravamo
arrivati da poco. Milano a me appariva una citta straniera che mi
era ostile. Attorno a me si parlava un dialetto che non capivo, un po
come questa sera con la lingua locale. Non legavo con nessuno.
Neppure con i compagni di scuola che avevano le loro amicizie
consolidate, le loro compagnie dalle quali anche se quache volta
invitata mi sentivo esclusa. Fortunatamente lappartamento che
abitavamo era in centro e potevo almeno uscire senza timore di
smarrirmi. Restavo nelle vicinanze e qualche volta entravo in un
cinema. Spesso uscivo con i miei. Piu per disperazione che per
scelta. E rimpiangevo la mia vita di Firenze che, pur senza essere
chissa che cosa, era almeno popolata di amiche ed amici. La
discoteca nel pomeriggio quandero gia grandicella, lescursioni sulle
colline, le cene in pizzeria. A Milano tutto questo per me non
esisteva e sentivo di vivere come una reclusa. Fu la figlia di un
collega di papa a togliermi da questo isolamento. Era di un paio
danni piu grande di me ma faceva il mio stesso anno di liceo, anche
se in una scuola diversa. Prendemmo a studiare assieme e mi apri la
porta delle sue amicizie.... Era cosi cominciata anche per lei una
vita normale: discoteca, cinema, pizze, spettacoli teatrali. Niente
235
244
BANDIERA
245
246
se cera era facilmente aggirabile per quelle che non davano sulla
strada ed almeno quelle che davano sul piccolo giardino di Ugo
spesso rimanevano socchiuse. Da quelle non provenivavo solo le
preghiere della signora affinche Ugo salisse a riparare qualcosa
che sera guastato. Di tanto in tanto apparivano anche le signorine
che gettavano a Bandiera tutta una serie di bonta che lui, educato a
ricevere il cibo solo dal padrone, temporaneamente ignorava e
accettava solo quando era Ugo che, dopo aver ringraziato le gentili
donatrici, gli metteva davanti al muso. Fu proprio questa sua buona
educazione a tradirlo. Ma doveva ancora passare tanto tempo: tutto
un pomeriggio sulle rive dellArno, la dove la citta era quasi finita,
quando le ultime case di Varlungo si erano gia allontanate e
cominciavano le coltivazioni degli ortolani che scendevano a
vendere in citta. In quella linea retta che spaziava dal Ponte di Ferro
fino alla Nave a Rovezzano.
A parte qualche pescatore della zona con nella zucca
qualche tinca e diverse boghe non trovarono nessuno ma fu
egualmente una bella serata. Ugo sera seduto su di una pietra a
fumare e seguire nel fiume il lavoro dei renaioli mentre lui,
Bandiera, si sbizzarriva in corse infinte, ora verso gli orti, ora
seguendo il corso del fiume verso il grande cerchio rosso del sole
che scendeva per scomparire chissa dove, oltre la citta ed il parco
delle Cascine. Forse addirittura oltre Pisa per tuffarsi nel mare. Poi
Ugo aveva preso a giuocare con lui: aveva trovato una palla da
tennis ormai inservibile e gli e la lanciava, ora coi piedi poi con le
mani. Una volta in basso ed una volta in alto. E quando era in alto
lanimale si slanciava oltre mezzo metro per agguantare al volo la
pallina e riportarla stretta tra i denti al lanciatore affinche
cominciasse da capo. Sfortuna o forse casualita (oppure destino,
250
254
IL
CAMPO DI MIMOSE
ALLA FINE DELLA STRADA
255
256
I
Speriamo bene disse luomo dopo aver scrutato dalla
finestra lorizzonte che si faceva nero. Una constatazione per se
stesso piu che una speranza da trasmettere anche agli altri. Poi usci
dalla stanza. Se qui si mette a piovere si finisce nel fango fino alle
caviglie ed e difficile raggiungere lasfalto ritenne di dovermi
spiegare lesile ometto dalla pelle un po scura che stava seduto
davanti a me al tavolone di quella grande stanza che, a rigor di
logica, doveva essere la cucina. Perche accanto ad un bel
caminetto, spento, cera una vecchia cucina a legna, spenta anche
quella, ed un fornello legato alla bombola del gas. Anche un largo
acquaio di pietra ed un rubinetto dellacqua parevano confermarmi
questa impressione. Ma ne la conferma desser seduto nel centro di
una immensa cucina ne la prospettiva del fango in caso di pioggia
non mi aiutavano a risolvere quello che era ormai il mio problema
principale, non davano la risposta alla mia domanda: dovero
capitato e come diavolo cero capitato? Perche dun tratto mero
ritrovato a misurare coi passi una cameretta rettangolare, con
spesse pareti di pietra non intonacate, un letto metallico abbastanza
257
anche in mio paese ed io partita Atene, poi qua. Finita guerra venuta
potere in mio Paese gente ancor piu brutta ed io nulla piu so di lui.
Solo so che un giorno verra.... Mais oui, madame la contesse!
esclamo un signore alto, elegante e brillantinato che entrava nella
stanza e mi fu presentato come quel Gaston del quale mi aveva
parlato il professore. La forza dellamore puo tutto, madame.
Prima o poi vedremo il signor principe scendere dal suo cavallo
bianco, entrare da quella porta e dire, come faccio adesso io,
buonasera a tutti!. Prese posto accanto a me, che ero seduto
accanto al professore, che era a capo tavola ed aveva la contessa
alla sua destra, e mi domando se giuocassi a carte. Raramente
risposi e solo giuochi popolari: briscola e scopone scientifico.
Sono giuochi da osteria! commento ed io fui pronto a
scommettere desser diventato una nullita davanti ai suoi occhi. I
giuochi da osteria erano invece il pane di Mimmo che in quel
momento entrava nella stanza intabarrato in una giacca a vento
azzurra piu grande di lui e con sottobraccio la custodia di plastica
nera di un oggetto misterioso. Sconosciuto a me ma non agli altri e
per farmelo conoscere mi propose di giuocarcelo a scopa con lasso
dopo cena: lui avrebbe messo come posta loggetto ed io diecimila
lire. Gli dissi che non avevo lire. Avrai dollari, marchi, franchi
francesi, lire sterline... qui va tutto bene. Per abbozzarla gli risposi
che non giuocavo da oltre trentanni, lui fece le spalluccie
sorridendo e, dopo aver posato loggetto su di una sedia disse che
avrebbe lasciato la giacca in camera e sarebbe sceso
immediatamente. A parte Maria che stava scolando la pasta, la
famiglia di Salvatore fu lultima a presentarsi. Lui era un uomo di
circa cinquantanni, in gioventu sicuramente un belluomo. Alto e
robusto lo era tuttora anche se la miseria ed il troppo lavoro lo
264
mai di citta era quella nella quale ero capitato, per esempio. Dal
momento che dal profesore avevo avuto una risposta alquanto
evasiva. Se non potevo chiarire come cavolo cero arrivato, sapessi
almeno dovero. Quale citta e? ripetele mie stesse parole dopo
aver soffiato a lungo su una cucchiaiata di zuppa Questa potrebbe
essere una qualunque citta europea di media grandezza. Il suo
nome non ha nessuna importanza. Limportante e che essa esista.
Vede: noi non abbiamo la pretesa di essere Shangrila ma col tempo
e non sia mai!- poteremmo divenire lultima Thule. Al di la dei
nostri confini ce un mondo da poco uscito da una guerra ma che ha
gia ripreso a scornarsi. Regimi apparentemente diversi ma eguali in
essenza; sostanzialmente ingiusti nonostante la loro propaganda.
Qui siamo diversi. Anche perche essendo solo un escremento di
mosca sulla carta geografica, una citta relativamente piccola col suo
largo contado, non diamo troppo fastidio a nessuno e possiamo
permettercelo!. Mi scusi ma non capisco... ammisi tagliando il
primo pezzo di carne. Vede disse luomo facendo cenno al
cameriere di portare una seconda bottiglia di vino Noi siamo una
microsocieta autogestita... ed inizio a parlarmi di una societa che
non aveva un governo vero e proprio, con ministri, sottosegretari e
compagnia. Non ne abbiamo bisogno perche la citta si
autogovernava attraverso organizzazioni nelle quali i propri membri
decidevano democraticamente il da farsi in coordinamento con i
membri delle altre. Non sono organizzazioni chiuse; un cittadino
se lo desidera o ce ne la necessita puo tranquillamente
trasferirsi dalluna allaltra. Prima che la portassero da noi lei e
passato per lorganizzazione delloccupazione generale, che si
occupa, appunto, di questo. Mi verso del vino Lei probabilmente
e ancora convinto che io sia un poliziotto: lo sarei se esistesse la
277
ritirai nella mia camera. Dopo unora che stavo leggendo disteso sul
letto qualcuno busso alla porta. Ricevuto lavanti la porta si apri e
sulla soglia si staglio la figura del professore con in mano una
bottiglia e due bicchieri. Ho visto filtrare la luce sotto la porta ed ho
pensato che un bicchiere di cognac non avrebbe fatto male a
nessuno dei due. Posso entrare? Larredamento della stanza era
quello che era, cosi posi a terra la lampada da notte che era sulla
sedia e spostai questultima davati al mio letto. Invitai lospite a
sedercisi ed io mi accomodai sulla sponda del letto, di fronte a lui
che aveva cominciato a mescere nei bicchieri. Ho notato che la
domanda di Salvatore lha seccata disse porgendomene uno. Ha
ragione: era irriverente. Pero converra che anche la sua risposta
era abbastanza sibillina.... Trova? domandai. Lui alzo il bicchiere
in segno di buon augurio, io ferci la stessa cosa e demmo fondo al
primo bicchiere di cognac. E un cognac portoghese disse Me lo
ha dato il padre duna ragazzina alla quale do lezioni di italiano.
Convenni che era buono, lui tacque qualche attimo poi torno a
parlare della mia risposta. Ho detto che e sibillina, non che e
impossibile. Con laria che tira in Russia niente puo esserlo. Ha
tirato ad indovinare, non e vero?. No, professore. Non ho tirato
ad indovinare risposi trangugiando lintero bicchere che il
professore aveva provveduto a riempire Non so come spiegarglielo
e, sopratutto non so come spiegerlo a me stesso, ma ho detto la
verita: io queste storie le ho gia vissute. Per qualche strano ed
inspiegabile motivo e con un ancor piu inspiegabile mezzo mi sono
trovato proiettato qui: in un luogo che non conosco ed in un tempo
che non e il mio. Le poche banconote che avevo in tasca, qui, non
solo non hanno corso legale ma sono del tutto sconosciute. Idem
per gli altri mezzi di pagamento. Sono andato a cercarmi un lavoro e
286
Come, daltra parte hai visto nella nostra assemblea. Anche se noi
siamo unorganizzazione quasi microscopica Obiettai che cio
dimostrava una democrazia economica e non una politica. Perche
essa non si esprime attraverso il giuoco dei partiti? domando
lavvocato. Stavo per rispondergli ma il dottore mi prevenne: Tu hai
visto come da noi esista la piu ampia liberta. Ognuno puo scegliere
di aderire alla religione che desidera o di non averne alcuna. Come
abbiano libera circolazione giornali di ogni tendenza ed ognuno puo
professare il credo politico che piu gli aggrada... ma se avessero
ammesso partiti politici essi avrebbero finito per porre in
discussione e me lo aveva gia detto le fondamenta del loro
relativo equilibrio e del modesto benessere che avevano
conquistato. E non perche i membri di questo o quel partito siano
peggiori di quelli di un altro. Ammesso che tutti desiderino il bene
comune. Solo perche sarebbe fisiologica la lotta tra di loro. La
democrazia e qualcosa di piu di una semplice dialettica
parlamentare. Non puo essere qualcosa di scritto in una
Costituzione, fossanche la migliore possibile, destinata a restare
lettera morta. Essa deve essere fruibile!. Al nostro fianco, oltre la
finestra, la citta pareva essere immersa in una nuvola di panna
montata: la nebbia si era mangiata il ponte, aveva inghiottito gli
edifici cosi come noi ci preparavamo ad inghiottire lottimo vassoio
di antipasti che il cameriere aveva posato al centro del tavolo. Lei
viene da un Paese dove esiste una democrazia formale intervenne
lavvocato rivolgendosi a me mentre versava del vino nei bicchieri.
Parlamento, autonomie locali, sindacati, partiti di governo e
dopposizione.... Alzo il bicchiere in forma di saluto e bevve un
sorso del suo contenuto. Poi prosegui: Ma, mi dica, in che grado il
comune cittadino puo influire sulle scelte sociali, economiche e
301
II
Non fosse stato per le tribune piene di gente, la grande sala
sportiva dove si teneva quello che era considerato levento annuale
piu importante della vita amministrativa della citta avrebbe potuto
esser facilmente considerata la sede del concorso per un posto di
portantino allospedale di Gallarate, nellItalia del secondo decennio
del XXI secolo: i commissari seduti ad un lungo tavolo ad un lato
della platea e di fronte a loro i concorrenti seduti davanti a tavoli
altrettanto lunghi ma molto piu stretti, allineati su tre file sullintera
316
carne in salsa di vino portata dalla zia per lasciare il resto a miglior
occasione. Ci sedemmo al tavolinetto della cucina facendolo
svogliatamente ed in silenzio.
Aspettare la mezzanotte seduti a terra sul grande tappeto, le
spalle appoggiate al divano nella luce tremolante di una candela
aromatica poggiata sul tavolo nel fondo della stanza. Un bicchiere di
porto tra le mani, luna accanto allaltro, davanti alle poche luci che
filtravano dalla parete a vetro. Non saper cosa dire e comunque
parlare. Lo zio mi ha detto di te Che cosa? Che vieni da un altro
tempo e, di conseguenza, da un altro mondo... Le aveva detto che
neppure io sapevo comero capitato proprio in quella citta in pieno
1956. Non voglio chiederti del futuro. E giusto che esso rimanga
nella mente di Giove Mi chiese solo di parlarle della mia citta. La
mia piccola citta affondata nella pianura... Neppure capoluogo di
provincia. Canicola e stormi aggressivi di zanzare destate, nebbia
ossessiva dinverno. Ma anche le pioppaie e le golene lungo il fiume,
le osterie sui pontoni galleggianti, lodore delle rane fritte. Una casa
municipale con lorologio che spacca il secondo e ci si puo buttare
la pasta fidandocene ciecamente, una stazione infiorita dalla quale
passano solo i treni dei pendolari. Il bar centrale sotto i portici
davanti al quale le corriere dai centri vicini sostano solo qualche
minuto. Le solite faccie sedute ai tavolini nei mattini festivi. La
chiesa col campanile aguzzo, la casa del popolo. La stanza della
redazione locale del giornale dalla quale non ce quasi mai niente
da comunicare perche la vita scorre monotona con giorni sempre
eguali. Un piccolo mondo del quale mi accorgo daver nostalgia.
Mentre le dico tutto questo la stanza si illumina, oltre la parete a
vetro gli artifici sparati chissa dove si riflettono sul fiume, le corone
degli alberi della riva opposta si vestono di luci multicolori.
334
Bene: io ero arrivato in citta come cero arrivato e Dio solo sapeva
come, ma altri cerano venuti volontariamente, come ad esempio il
professore. Con quale mezzo gli e lo domandai mentre bevevamo
lormai abituale aperitivo. Era la fine del 45 disse le
comunicazione erano quelle che erano. Attraversai a piedi le Alpi e
lavorai alcuni mesi in Svizzera. Fatti un po di soldi ci sono venuto in
treno da Losanna. Mi domandai se lui fosse a conoscenza del fatto
che di treni non ce ne erano piu. Ma non gli e lo chiesi.
Il campus universitario era bellissimo. Situato nella zona
nord della citta a due passi dal bosco ed immerso in un parco di
abeti che la neve e latmosfera invernale rendevano ancora piu
affascinante. A deludere era la costruzione dellintero ateneo: due
corpi a mattoni lunghi ed alti, rettangolari come le scatole di cartone
che contengono le scatolette di sardine, posate sul fianco lungo e
stretto. Anche lufficio del professor Durrenmatt era spartano: non
piu di quattro metri quadrati, una scrivania abbastanza vecchiotta,
due sedie, qualche libro e fascicoli dappertutto. Alla sinistra della
scrivania una grande finestra si apriva sul parco. Luomo ci ricevette
cordialmente. Parlava un italiano grammaticalmente perfetto ma
con un forte accento tedesco. Ci offri un the e venne subito in
argomento: ero giornalista disse, e potevo essere di grande aiuto.
Era certo che avessi notato che in citta non appariva in edicola un
giornale locale e che i pochi apparecchi televisivi, costosissimi,
avevano tutti marche straniere e ripetevano i segnali dei paesi
confinanti.; quanto alla radio.. lasciava molto da desiderare. Mi ero
reso conto solo dei giornali ma non dissi niente e lasciai che
continuasse. La cooperativa che produce apparecchiature
elettroniche desidererebbe mettere in funzione una linea per la
produzione di televisori. Sarebbe fattibile ed anche a basso costo...
340
altri. Quindi concordi con me che ben poco importa agli USA ed ai
nostri vicini compreso il tuo Paese dei diritti delluomo calcati
dagli stivali dellorso comunista.... Questa e pura propaganda, e
normale! Bene. Noi non facciamo alcuna propaganda ma allora,
propaganda per propaganda mi domando quale credi potrebbe
essere piu efficiente: quella dellURSS col suo capitalismo di stato
burocratico, oppure la nostra pura e semplice esistenza?. Non e piu
insidiosa per ovest ed est, non la propaganda ma la realta di una
piccola societa senza padroni dove quasi tutto viene gestito
collettivamente in democrazia e liberta ed in un relativo, modesto,
benessere? Loro tutti lo sanno e per questo ci ignorano... Noi non
abbiamo un esercito e le nostre frontiere sono simboliche: delle
sbarre ed un piccolo ufficio doganale sulle arterie di comunicazione.
Potrebbero invaderci in due secondi. Ma se non lo fanno e in virtu
di quella famosa bolla: si troverebbero contro mezzo mondo perche
in quel caso non potrebbero piu nasconderci. E poi, tutto sommato,
facciamo loro comodo: siamo un piccolissimo mercato ma
commerciano con noi. Comprano le nostre merci e noi acquistiamo
le loro, anche se stiamo attenti a tenere in equilibrio la bilancia dei
pagamenti.... Domandai allora con quali mezzi, non essendoci ne
treni ne aerei, si effettuassero questi commerci e si potesse uscire
ed antrare nella citta. Non hai visto il traffico di chiatte sul fiume?
Sono rapide, pulite ed economiche. Tu probabilmente non ci sarai
mai capitato ma abbiamo un porto fluviale modernissimo. Chiesi
allora quale funzione avessero in questo caso stazione ed
aereoporto. Se solo a tenere aperti molti negozi e qualche servizio,
non sarebbe stato meglio rimpiazzarli con veri e propri centri
commerciali?. Ad aspettare che treni ed aerei ritornino rispose.
Perche un giorno o laltro ritorneranno. Te lo assicuro!.
344
366
III
Il giornale che allunanimita avevamo, forse un po
pomposamente, battezzato La Voce del Territorio usci alla meta
di marzo. Pioveva e faceva freddo. Poi una mattina aprendo le
finestre che guardano sul parco ti accoglie una esplosione di colori e
di suoni. Sugli alberi sono spuntati i fiori che ieri non cerano e sui
rami pare che anche il trillio degli uccelli abbia unaltra tonalita. Fu
in quei giorni che Olga mi telefono che lamico presidente mi
invitava ad una specie di festa campestre per festeggiare il ritorno a
casa del carpentiere che sera infortunato la notte della collisione.
Zoppettante, con le stampelle ancora da usare per qualche tempo,
ma era tornato. Quasi nuovo. Accettai dicendo che sarei arrivato la
domenica di buonora ma Olga inisteva affinche anticipassi al
sabato dopo la chiusura del giornale. Cosa che da un po di tempo
accadeva regolarmente prima di cena perche era un periodo di
calma piatta e di notizie importanti non cera neppure lombra. Cio
mi permetteva darrivare al casone in tempo per la mangiare
assieme ai miei coinquilini. Arrivai che la tavola era gia preparata, il
professore e Salvatore discutevano dellAlgeria con Gaston, il quale
conveniva che se volevano evitar guai i francesi avrebbero dovuto
rinfagottare le loro armi e bandiere e tornarsene a casa quanto
prima. Poi scese la contessa e Santina lascio le gonne della madre
per correre verso di lei ed avvisarla di preparare labito piu elegante
perche entro poco tempo il suo principe Serghei sarebbe venuto a
prenderla in groppa ad uno splendido cavallo rosso. La cosa esalto
lanziana signora al punto che quella sera bevve un bicchiere piu del
solito e se ne torno in camera tutta elettrizzata. Volete
367
tazza di latte e mise tra di noi un piatto dei suoi biscottini al miele.
Cosa che luomo parve apprezzare non poco. Mi ha indirizzato da
lei disse inzuppando un biscottino nella tazza del latte il dirigente
di quella specie di commissariato di polizia che ce dallaltra parte
del fiume. Daltra parte e naturale che si cominci da li quando si
cerca una persona in una localita sconosciuta. Bene dissi
inzuppando anchio un biscottino Il dottore lha indirizzata da me
ma non vedo come poterla aiutare: anche se lavoro al giornale
locale anchio sono qua da poco tempo. E non e che abbia molte
conoscenze... Mi ha indirizzato da lei perche la persona che sto
cercando forse abita con voi. E sarebbe? domandai. La signora
Kiss Eniko. Unattrice ungherese!. Cazzo! Vuoi vedere che aveva
ragione il professore e cera qualcosa di vero nella storia della
vecchia svampita, e che Santina ci aveva azzeccato anche questa
volta? In effetti dissi terminando il mio latte con noi vive una
signora ungherese, ma non porta il nome che lei ha detto... Mi
accesi da fumare. Come si chiama la contessa? chiesi a Maria che
sul suo tavolo da lavoro aveva preso a tirare la sfoglia per le
tagliatelle. Maria rispose Maria e qualcosa come Elisabetta.
Appunto dissi rivolgendomi di nuovo alluomo seduto davanti a
me Maria Elisabetta e dichiara di essere una contessa... Avrebbe
potuto essere lei, rispose luomo: sapeva che per non vedere i sorci
verdi aveva dovuto cambiare identita, anche se non sapeva quale
essa avesse assunto. Verificarlo sarebbe stato semplice: bastava
chiamar la contessa e mettere i due faccia a faccia ma, come ci disse
Maria, questa era uscita con Santina per fare acquisti in citta e non
sapeva a che ora le due sarebbero rientrate. Solitamente
pranzavano in citta, aggiunse. Io dovevo andare al giornale ma
vedevo che luomo aveva una voglia matta di raccontarmi la sua
372
quasi subito. Quella che non scendeva era la contessa, di solito cosi
solerte: si fece aspettare ma quando apparve alla fine della scala,
tenuta per mano da una Santina vestita da prima comunione, era
radiosa. Pareva avere ventanni di meno. Indossava un sobrio abito
da sera blu di fattura un po antiquata ma che metteva in risalto
forme che non immaginavamo potesse avere alla sua eta, si copriva
le spalle con una specie di larga stola bianca ed un solo filo di perle
le pendeva dal collo lungo e sottile. Aveva abbandonato i suoi
assurdi cappellini e lovale del viso era incorniciato da capelli di un
biondo lucente che denotavano il lavoro di una esperta
parrucchiera. Tenuto conto degli anni che ritenevamo dovesse avere
era davvero bella. Sembra davvero un personaggio cechoviano
commento Jacqueline. Oppure madame Hortense di <Zorba il
greco>(16) suggeri il dottore. Bacigalupo le mosse incontro.
Serghei Vassilovici, sei venuto!. Sentendosi appellato con quel
nome luomo rimase un po interdetto, ma fu solo un attimo.
Rendendosi conto dello stato mentale della donna evito di
chiamarla per nome: Sono venuto, mia promessa disse
tendendole ambedue le mani che lei prese tra le sue. Quanto ti ho
aspettato, mio principe!. Si guardarono lungamente negli occhi poi,
forse ritenendo sconveniente abbracciarsi in pubblico, lei passo
leggermente una mano sulla guancia di Bacigalupo. Tutti noi
stavamo rispettosamente in silenzio, solo tra le ciglia di Sofronia e
Maria aveva fatto capolino una lacrima, ma si ripresero subito. Ed
allora festeggiamo, amici disse Sofronia Il buon Dio ha fatto
ritrovare questi due innamorati!. Sul lungo tavolo gia imbadito
erano miracolosamente apparse due bottiglie di champagne. Gaston
stappo la prima e servi la contessa e Bacigalupo, Samir si occupo di
tutti gli altri, anche di Maria e di Sofronia che nel frattempo si erano
384
scena. Era anche una bella donna, anche se pareva avere la mente
non totalmente in regola... Mi mostro anche una sua fotografia
con dedica. Briscola: era lei! Era lei ma neanche limpresario non ne
sapeva piu niente. Dopo la tournee che aveva toccato Grecia,
Turchia ed Alessandria dEgitto la compagnia sera sciolta. Mi disse
solo che voleva tornare in Europa e tentare la fortuna a Parigi....
Aveva un collega in Francia e me ne dette lindirizzo E probabile
che lui ne sappia qualcosa. Sa come: nellambiente le notizie
circolano... Luomo era di Marsiglia e mi disse anche daverla
sentita cantare. Mi piacque ma non cercai di metterla sotto
contratto perche faceva parte di una di quelle compagnie
raccogliticcie che nella stagione estiva fanno il giro della Costa
Azzurra. Fu un errore perche dinverno era gia a Parigi e duettava
con Montand e Chevalier nella compagnia di Josefine Baker... A
Parigi fu un po piu complicato: il direttore era assente ed i presenti,
o non sapevano niente o non volevano dare informazioni. Per
fortuna il sistema dei cento franchi svizzeri funziona in tutto il
mondo. Certo che la ricordo la cantante ungherese! mi riversava
nellorecchio il portinaio. Cantava bene! Era partita a fine stagione
assieme ad unassistente dellillusionista per non sapeva bene dove.
Ma Henry, un attrezzista che aveva del buono con la donna che si
faceva tagliare a pezzi, dovrebbe saperne di piu.... Erano due
matte ma erano simpatiche mi diceva quellHenry al banco di un
bistrot vicino al teatro E a Ludmilla mi ero affezionato. Serano
messe in testa di andare alla ricerca di un paese utopico. Un luogo
dove non cerano padroni e la gente viveva in pace. Qualcosa come
<terra della liberta>. Se lei scopre dove si trova me lo faccia sapere
che son disposto a partire anche domani!. Gli domandai se non gli
avessero dato qualche riferimento, anche il piu insignificante. Solo
389
Note:
1) Soprannome appioppato negli ambienti anarchici a Re Umberto I, a causa della
strage effettuata a Milano dal gen. Bava Beccaris per reprimere una sommossa
causata dallaumento del prezzo del pane.
2) Taci, zingaro (ungh.)
3) Si, signora (ungh.)
4) Nomi di battaglia di Palmiro Togliatti, Luigi Longo, Vittorio Vidali.
5) Sindacato anarchico.
6) Leon Blum (1872-1950) Primo ministro francese del governo di fronte popolare.
Socialista.
7) Bandiera basca.
8) Rajk Lazlo (1909-1949) Comunista ungherese, brigatista internazionale in
Spagna durante la guerra civile, ministro degli interni e degli esteri nellUngheria
popolare. Arrestato e condannato a morte nel 1949, riabilitato nel 1955.
9) Slansky Rudolf (1901-1952) Segretario generale del Partito comunista
cecoslovacco. Condannato a morte e giustiziato nel 1952, riabilitato nel 1963.
10) Lysenko Trofim (1898-1976) Agronomo sovietico, noto per i suoi arditi
esperimenti di biologia agricola.
11) Lumache del mio orto (franc.)
12) Dolce Olina (ceco), Olina e il diminuitivo di Olga.
13) Humbert Droz Jules (1891-1971) Comunista svizzero, importante membro
della segreteria dellInternazionale Comunista.
14) Si allude a Pietro Gori (1865-1910) Esponente di spicco dellanarchismo
italiano. Avvocato, giornalista, scrittore e compositore. Autore di molte canzoni
anarchiche tra le quali la notissima Addio Lugano bella.
15) Szalasi Ferenc (1897-1946) Capo del partito nazista ungherese delle Croci
Frecciate. Condannato a morte per crimini di guerra da un triubunale formato da
rappresentanti dei maggiori partiti ungheresi ed impiccato nel 1946.
16) Zorba il greco. Romanzo di Nikos Kasantzakis, dal quale e stato tratto
lomonimo film di Maichael Cocoyannis (1964). Madame Hortense ne e un
personaggio importante.
17) Horty Miklos de Nagybanyo (1867-1957) Ammiraglio e politico austroungarico. Reggente dUngheria dal 1920 al 1944. Nellottobre del 1944 fu
costretto alle dimissioni dai tedeschi che misero al potere le Croci Frecciate.
18) Canzone della guerra civile spagnola, di parte repubblicana.
405
406
I
FOCHI
DI
SAN GIOVANNI
407
408
era la sua. Poi dalla porta del fienile usci la testa di mio cugino
Mario che doveva aver fatto qualche marachella e sera nascosto nel
mezzo al fieno per sfuggire ai babbuccioni che sicuramente gli
avrebbe rifilato la nonna che era, si, una pasta di pane ma anche
veloce di mano. O te? mi domando non aspettandomi cosi avanti
tempo. Eh risposi mi ci hanno portato.... Si informo se la nonna
fosse ancora incazzata e ritenne cosa sana il non farsi vedere per
ancora un po di tempo. Purtroppo per lui le briscole furono solo
rimandate perche la nonna aveva riferito ai suoi genitori come lui
sciorinasse tutte le madonne (che aveva imparato ascoltado il vicino
quando a sera, stanco ed un po caldicello a causa del vin buono,
infilava staccando il cavallo dal calesse) proprio davanti al signor
priore quando questi si trovava a passare a lato della casa. Poi, a
cena, fui io a tirar fuori largomento fochi ed il piu giovane degli zii,
che a me pareva grande ma era poco piu di un ragazzo, asseri che
non cera bisogno di arrivare fino a Firenze per vederli. Si alzo da
tavola e, portatomi sulluscio di casa, mi disse di guardare verso
destra. Oltre quel poggio ce Firenze. E dalla vetta si vedono i fochi
meglio che al cinema disse promettendo solennemente di
accompagnare noi due marmocchi con la motocicletta a vedere lo
spettacolo. Sapevo che lo zio era una lenza ma conoscendolo bene
sapevo che avrebbe senzaltro onorato la promessa. Ma icche son
questi fochi? mi domando Mario quando ci misero a letto contro la
nostra volonta anche se ciondolavamo dal sonno. Potei dirglielo
solo al mattino successivo quando aiutavamo la nonna a portar la
colazione al resto della famiglia che era gia al lavoro sui campi.
Buttano in aria del fuoco concentrato cercai di spiegarli che ad un
certo punto si apre in colori e botti poi aggiunsi: Sentirai che
schianti! senza calcolare che da dove ci avrebbe portati lo zio
412
415