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BANDIERA

ED ALTRI RACCONTI

Giancarlo Bellini

BANDIERA
ED ALTRI RACCONTI

BIBLIOSTAR 2016

Descrierea CIP a Bibliotecii Naionale a Romniei


BELLINI, GIANCARLO
Bandiera ed altri racconti / Giancarlo Bellini. - Rmnicu Vlcea:
Bibliostar, 2016
ISBN: 978-606-8493-30-5

821.131.1-32

Di Alexandru ero amico e gli volevo bene. La nostra non era


unamicizia nata nellinfanzia o nelladolescenza: ci eravamo
conosciuti quando entrambi eravamo in eta avanzata quindi non
avevamo ricordi, piccoli segreti od esperienze da condividere.
Tranne una vacanza passata nella mia splendida Firenze. Era allora
piacevole sederci sulle panchine di Piazza Santa Croce, della quale
lui si era innamorato e che per me era colma di ricordi dinfanzia e di
gioventu. Era bello starcene li, centellinando il gusto di un gelato
del Vivoli, a discutere di politica e raccontarci vicendevolmente le
storie che avremmo voluto scrivere. Lui a breve scadenza, io una
volta o laltra. Lo facevamo spesso anche a Cluj, seduti ad un tavolo
della sua caffetteria abituale oppure davanti ad una pietanza
italiana accompagnata da una bottiglia di buon vino. Quandera
possibile duna di Barbera della sua marca preferita. Perche quella
cosa avevamo in comune: il raccontare storie ci piaceva. Storie di
pura fantasia ma sempre ambientate in una cornice reale, fossessa
passata o presente. Lui lo faceva col grande talento di scrittore
affermato, io con quel poco che puo avere un modesto giocoliere di
parole.
Il resto avrebbe potuto potenzialmente dividerci: io sono
uno strano esemplare di comunista, lui aveva altre opzioni. Tuttavia
il suo anticomunismo non mi disturbava perche aveva come
bersaglio le contraddizioni, le pratiche ed il grottesco di liturgie che
anchio, da un opposto punto di vista, non mi peritavo di criticare;
da parte sua lui comprendeva che il mio comunismo era ormai quasi
uno stato dellanima, poco piu di una testimonianza. Ci capivamo.
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Mi sono seduto ancora altre volte su di una panchina di


Santa Croce, da solo ed in compagnia di altri, ma la piazza sulla
quale ho dato i primi calci ad un pallone fatto di stracci e con altri
ragazzi spingevamo con le dita dei poveri tappini di bottiglia con
incollata la foto del nostro ciclista preferito illudendoci di correre
assieme a lui il Giro dItalia od il Tour de France pare non abbia piu
lo stesso fascino. Anche a Cluj mi trovo ad evitare di porre lo
sguardo dentro allelegante caffetteria del centro per non avere
limpressione di trovarla vuota.
Ad Alexandru Vlad, che troppo presto ci ha lasciati, dedico
questa piccole storie. Riposa in pace, caro amico!
Firenze/Cluj, giugno 2015

IL PRANZO DI
SUA ECCELLENZA

Non mi mancava che questa! rimuginava tra se il


farmacista Mangione rigirandosi per le mani la lettera appena
ricevuta. Che diavolo debbo fare? si domandava leggendo e
rileggendo le raccomandazioni che spiccavano sottolineate sulla
carta intestata della Direzione Nazionale: Siamo certi che come
segretario della sezione ti renderai conto dellimportanza che
riveste questa campagna elettorale che vede impegnati membri del
Governo anche in localita minori del Paese. Gia, il premio di
maggioranza da far scattare, nonostante le accuse e lostruzionismo
dellopposizione. Ed anche lo storcer di bocca di alcuni uomini della
coalizione governativa. Ma lui, per il momento, non poteva far nulla,
solo aspettare larrivo della moglie per affidarle la bottega che,
senza rendersene conto, misurava a passi nervosi in tutta la sua
larghezza.
Saluto a malapena il figlio del giornalaio che faceva la gita
dei clienti, poi spalanco i due giornali sul banco. Sia Il popolo che
La nazione, nelle rispettive rubriche elettorali annunciavano il
comizio del sottosegretario, on. Panzapiena, che avrebbe parlato nel
loro capoluogo municipale la domenica successiva, alle ore 16,00
precise.
Sua Eccellenza e prevista arrivare nella vostra frazione
verso le 11,45. Vi preghiamo organizzarle una calda manifestazione
daccoglienza e un pranzo di lavoro con le persone piu influenti
della vostra comunita, vicine al nostro Partito.. recitava la lettera.
Facile a dirsi. Ma piu difficile a farsi nel giro di tre giorni.
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Decise di consigliarsi col suo vice, il prof. Stomaconi,


direttore didattico prestato alle scuole elementari ed appena la
moglie varco la soglia della bottega le sventolo sotto gli occhi la
missiva. Guarda un po in che razza di casini sono le disse.
Sbrigatela da sola dietro il banco che io faccio un salto alle
scuole... Inforco la bicicletta e dopo cinque minuti era seduto
davanti al suo vice che stava leggendo la lettera. Proprio domenica
che volevo andare a Firenze alla partita! esclamo alla fine della
lettura. E lo dici a me che volevo andare a pescare.. replico il
farmacista. Pazienza: pallone ed ami da pesca, per quella domenica,
sarebbero andati in cavalleria. Ma che fare per laccoglienza e per il
pranzo?.
La prima cosa da fare e parlare con loste e riservare il
ristorante. Non possiamo rischiare di lasciare il sottosegretario a
digiuno. Quante persone potremmo raccattare?. Il dottor
Mangione fece mentalmente due conti. Scrivi disse al professore
Tu ed io, Tagliavacca il giornalaio. Il maestro Bevivino della
Filarmonica; lavvocato Mangiabene, che anche se abita in unaltra
frazione fa capo a noi. Per far numero potremmo invitare anche don
Andrea ed il brigadiere dei carabinieri che, casomai, acchiapperemo
allultimo momento. Portargli a tavola una decina di contadini non
avrebbe senso. Siamo gia in sette, e abbastanza!. Hmm annui il
professore. Poi dovremo parlare con don Andrea per laccoglienza.
Gli facciamo mettere assieme un po di adulti dellAzione Cattolica,
una decina di scout e Figlie di Maria con una bandierina in
mano... Viene a mangiare a sbafo lui ed il brigadiere non possiamo
farli pagare! che almeno si renda utile! Dici bene. E non
dobbiamo dimenticare di dire a Bevivino di uscire fuori con i suoi
strumentisti. Gli facciamo intonare Biancofiore e Fratelli dItalia.
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Linno nazionale fa sempre un certo effetto!. Daccordo su tutto i


due passarono allazione. Cominciando dallosteria.
Rino, loste, stava pulendo il banco delle mescite e fu
meravigliato di vedere il farmacista ed il direttore didattico cosi di
prima mattina. Si domando cosa mai potessero volere. Di mangiare
di sicuro non era il caso e, quanto ad una mescita di vino, non erano
loro quel tipo di clientela. Magari un bicchiere venivano a farselo,
ma mai prima del tardo pomeriggio ed in occasioni particolari.
Buon giorno, Rino dissero sorridenti. Buongiorno a
lorsignori rispose loste. A cosa debbo lonore?. Fai tre caffe e
mettiti al tavolo con noi. Cosi discutiamo... Rino rispose che era
dolente, ma il suo esercizio non era il bar e lui, la macchina del
caffe, non laccendeva fino allora di pranzo. Anche un vinsantino
va bene replico accomodante il farmacista. Non appena le tre
mescite furono posate sul tavolo e Rino seduto accanto a lui, il prof.
Stomaconi inizio a sfoggiare tutta la sua diplomazia. Caro amico
esordi sappiamo che sei un gran cuoco, sprecato in una frazioncina
come la nostra. Ma ora abbiamo bisogno di tutta la tua arte!. A
disposizione.. si dichiaro loste Cosa avete in vista: una prima
comunione od una cena tra amici?. Professore e farmacista si
guardarono negli occhi e questultimo tiro fuori dalla tasca la lettera
su carta intestata della Democrazia Cristiana. Non si puo fare
esclamo loste dopo averla letta. Mi dispiace tantissimo ma
domenica ho il locale gia impegnato. Con chi? domandarono
allunisono i due avventori che cominciavano a scendere nella
disperazione piu nera. Ma in che mondo vivete, signori? chiese
loste stupito. E una settimana che se ne parla, la frazione e
incartata di manifesti e voi mi domandate con chi? Con i comunisti.
Al mattino hanno il comizio di Ingrao, che poi prosegue per Firenze.
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Hanno prenotato per una ventina di persone: mi riempiono il


locale!. A questa notizia il farmacista si senti rinfrancato. Sono
tanti disse staranno stretti in bottega! Il professore capi al volo
dove il suo collega volesse arrivare, ed intervenne: E una bella
primavera, calda... Mettili nel giardino dove fai le serate danzanti
nel corso dellestate. E bello grande, ci staranno comodi!. E
sopratutto non ci disturberemmo a vicenda: loro entrererebbero
dalla piazza, noi dalla strada.. Non ce verso dincontrarci, almeno di
non volerlo! rincaro il farmacista. Rino si passo le mani sugli occhi
nella speranza, dopo quelloperazione, di vederli meglio ed
osservare se sui loro volti ci fosse qualche traccia di ironia. Perche
non sapeva se dicevano sul serio nella speranza di risolvere il
problema o stessero prendendolo per il culo. In giardino, avete
detto?. E perche no? E bello, gli alberi stanno fiorendo... Allora
davvero mi prendete in giro... E perche? domando
candidamente il professore. Ed anche il farmacista sembrava il
ritratto della buona fede. Perche? ripete loste Ma non lo
sapete che da quando se sparsa la notizia del comizio comunista,
don Andrea ed i vostri amici dellAzione Cattolica hanno cominciato
a far danze della pioggia... E se piove davvero?. Via, Rino...
esclamo con sincera meraviglia il professore. Hai una solida fama
di libero pensatore: non crederai a simili cazzate!. No. Ma se ci
crede don Andrea, avrei il diritto di crederci anchio.... Ma don
Andrea fa della propaganda per il suo greggie... commento il
farmacista. Rino, che da buon commerciante, andava daccordo con
tutti ma sulla scheda metteva la croce sul simbolo socialista, si
morse la lingua per non replicare che, oltre che per il greggie di don
Andrea, era fatta anche per quei pecoroni dei loro elettori ma
fingendosi un po assorto, perche sapeva gia bene che cosa
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avrebbe dovuto fare, propose: Facciamo cosi: io parlero con i


comunisti. Sono persone ragionevoli e troveremo una soluzione.
Vediamoci questa sera o domani.... Col morale un po in rialzo i due
salutarono ringraziando, certi che il buon Rino sarebbe riuscito ad
accordare tutti i suoni.
Ora cera da sorbirsi lerta che portava alla chiesa ed alla
canonica ma erano convinti, erta a parte, che con don Andrea
sarebbe stato tutto piu facile. Attraversando la piazza furono salutati
dal brigadier Spegnifochi che usciva dallappalto. Giusto lei,
brigadiere lo apostrofo il Mangione. Lei lo sa che domenica... Ce
il comizio comunista. Lo so. Ho detto agli uomini che domenica,
almeno al mattino, si sta al lavoro. Ci fossero solo loro... I comunisti,
dico. Guardi qui! e gli spiattello sotto il naso la lettera con
lemblema dello scudo crociato, avvelenando la giornata anche al
capo dei carabinieri del luogo. I due eventi si accavallano constato
questultimo togliendosi il chepi e grattandosi la testa. I miei tre
uomini non basteranno, tenendo conto che uno deve restar fisso a
difendere il negozio del Manilerce.... Chi, quel fascistone del
tabaccaio? domando il professore ben sapendo che la sua era una
domanda retorica: tutto il villaggio sapeva chi era lindividuo. Lo lasci
perdere prosegui Se i comunisti gli lanciano qualche petardo in
bottega, se lo merita. Per il Pistoiese ne ha fatte piu di Cecco in
Francia. Daltra parte non sarebbe la prima volta e non e morto
nessuno!. Appunto replico luomo in divisa Non e la prima volta.
Lui e andato a piangere sulla spalla di diavolo sa chi, e noi abbiamo
lordine di proteggerlo in caso di manifestazioni politiche. Dovro
chiedere due uomini al collega doltre monte. Due uomini ed una
camionetta!. Saluto e corse verso la tenenza, la cui porta era subito
dopo langolo. Poi i due si incamminarono verso la chiesa.
Ne il farmacista, ne il professore erano piu di primo pelo e
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terminarono lascensione con la lingua penzoloni. Si sedettero su di


un gradino prima di entrare in chiesa e domandare di don Andrea al
sacristano. Il parroco era nellorto dietro la canonica, sotto lombra
di un fico verdino intento, maniche arriciate, a passare una mano di
coppale su di un crocefisso ligneo mangiato dai tarli. Era cosi
concentrato sulla tinteggiatura che neppure li aveva visti arrivare.
Alzo gli occhi solo dopo il loro saluto. Buon giorno, reverendo gli
urlarono a voce alta, essendo il vecchio prete un po duro dorecchi.
Bah disse questi con tono di rimprovero Pensavo giusto a voi:
non ceravate laltro giorno quando ho radunato quelli dellAzione
Cattolica.... Proprio di questo volevamo parlarle... saffretto a
dire il farmacista prendendo la palla al balzo. E che cosa volete mai
dire: non ceravate. Punto e basta. Tanto perche lo sappiate, ho
detto a tutti di pregare dieci minuti al giorno affinche domenica non
si tenga quel comizio comunista!. Il professore, da uomo razionale
quale in definitiva era, a stento trattenne il sorriso. Disse solo: E
bene che gli uomini preghino il Signore, ma lei sa benissimo quanto
noi che il comizio si terra comunque.... Non se piovera!
esclamo il parroco senza smetter di lavorare di pennello. E vuole
che non abbiano pensato anche a questo? La sala della filarmonica
appartiene al comune, ed in comune comandano loro... E vero che
sono tanti, ma potrebbero entrarci tutti... interloqui il farmacista.
Ma il vecchio parroco non voleva arrendersi: No, se i vostri in
consiglio comunale si oppongono.... Padre cerco di spiegare il
professore piaccia o no, da otto anni viviamo in un Paese libero:
nessuno puo impedire unespressione della democrazia.... Pareva
davvero che i due anziani democristiani facessero giuoco di squadra,
perche il farmacista aggiunse immediatamente: Pero si puo
cercare di alleviarne gli effetti... e comincio a snocciolare tutta
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unargomentazione sul perdono che il Signore avrebbe accordato


alla comunita se dopo il misfatto, nella frazione avesse fatto
capolino un pezzo grosso della DC, accolto da pie donne, uomini
religiosi e fanciulli puri e credenti. Sensibile a questi argomenti, il
parroco smise di armeggiare con vernice e pennello: quanto diceva
Mangione era cosa buona e santa, ma presentava delle difficolta.
La nostra frazione disse si estende per quasi venti chilometri
quadrati. Come faccio a radunarli tutti da qui a domenica?. Col
passaparola suggeri il farmacista. Le presto la mia bicicletta, vada
a trovare i piu prossimi e li incarichi di parlare con i loro vicini.
Vedra che, a Dio piacendo, ci riusciremo!.
Sera quasi fatta lora di pranzo e, prima di lasciarsi davanti
alla scuola, dove lo Stomaconi doveva rientrare ed il Mangione
riprendersi la bicicletta, si accordarono sulle faccende da sbrigare
nella stessa giornata. Tu disse il professore stasera cerca di
parlare col Bevivino. Io tirero fuori il Mosquito e faro un salto a
casa del Mangiabene. Poi domani ci vedremo.
E cosi fecero. A meta pomeriggio il professore salto a
cavallo del motociclo ed ando a visitare lavvocato Mangiabene, che
aveva un processo a Pistoia e torno sul fare del tardi mentre
dopocena e con qualche rammarico, perche la radio trasmetteva
qualcosa di Pirandello, il signor farmacista si mise alla ricerca del
maestro dorchestra. Che, ci avrebbe scommesso!, pesco allosteria
di Rino, con le carte in mano, intento a giuocarsi a briscola il fiasco
di vino appena smarimesso in compagnia del pizzicagnolo, Pierino
Lucidi; del prof. Bacci, segretario della sezione comunista e di
Bistecca, un aiuto cuoco pensionato che ora era il responsabile della
piccola biblioteca comunale della frazione. Maestro, dovrei
parlarle... disse dopo aver augurato la buona sera a tutti. Finisco la
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mano e sono da lei rispose il musicista calando una scartina sulla


briscola degli avversari. Intanto beva un bicchiere con noi... Il prof.
Bacci aveva agguantato il fiasco dallo sgabello accanto al tavolo
dovera appoggiato e stava per mescere al nuovo venuto ma questi
rifiuto dicendo daver gia preso il caffe, dopo del quale il vino non
gli cadeva piu bene.
La mano fini in perfetta parita, sessanta a sessanta, ed il
maestro Bevivino si alzo. Si alzo anche il prof. Bacci pregando il
Mangione di concedergli un minuto prima di appartarsi col
compagno di giuoco. Rino mha detto... Non si preoccupi che la
soluzione la troviamo. Alla peggio, ha detto, mandera qualcuno a
servirci nella sala dove prova la musica!. Il farmacista ringrazio ed
usci momentaneamente dallosteria assieme al dirigente della
banda. Bevivino disse senza star a farla troppo lunga. Lei e la
banda mi dovete aiutare.. e gli riferi la sua idea per laccoglienza al
sottosegretario.
Lei lo sa esordi il maestro con la sua risposta anche se
non ho la tessera sono uno dei vostri. Ma io ho anche degli
orchestrali comunisti: il trombone, ad esempio. E quello che batte i
piatti. Probabilmente anche il primo tamburo. Per accettare, come
minimo, mi chiederanno dandare a suonare Bandiera Rossa al
loro comizio!. E lei ci vada saffretto a dire il Mangione.
Vogliono Bandiera Rossa? Gli suoni anche Linternazionale. Ma
poi, armi e bagagli, vi trasferite allingresso della frazione ad
aspettare Sua Eccellenza!. Con questo possibile accordo luomo si
incammino verso casa. Il grosso problema del pranzo era risolto,
quello della musica diciamo anche: don Andrea, come sempre
quando cera da raccattar baciapile, di sicuro avrebbe lavorato bene
adunando i suoi anche a costo di finirsi le gambe sui pedali...
Avrebbe potuto dirsi tranquillo se, appena varcato luscio di casa, la
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moglie non avesse preso a bubare rinfacciandogli che, tra la pesca e


la politica, da un po di tempo non riuscivano piu a passare una
domenica assieme. Il poveruomo si sorbi per mezzora lintera
filippica, poi entro nel letto e prese una decisione: Sabato la carico
sullultima corriera e la spedisco a Firenze da nostra figlia!.
Cera da stabilire il menu per il pranzo che, secondo
lintenzioni del farmacista e del direttore didattico avrebbe dovuto
essere, si caratteristico, ma anche di un certo livello. Loro
domandava il prof. Stomaconi, seduto in conciliabolo col farmacista
e Rino, loste, Loro che coshanno ordinato?. Loro, i comunisti,
volevano cascar ritti ed erano andati sul classico: affettati misti,
strozzapreti al ragu, un congruo numero di galletti alla diavola,
salsiccie alla brace e castagnaccio come dessert. Tutto buono,
penso il farmacista, ma troppo popolaresco e propose di far
mettere allo spiedo un fagiano ed una dozzina di quaglie. Ce la fai a
procurarle?. Rino annui, poi domando: Per il resto, castagnaccio e
strozzapreti, vanno bene anche a voi?. Rino...!. esclamo il
professore allargando le braccia. Non ti arrabbiare, lo so che li fai
buoni. Ma col prete al nostro tavolo...!. Saccordarono per una
bella Paglia e fieno col sugo temperato da abbondanti cucchiaiate
di panna poi il farmacista mise in mano ad un ragazzotto che si
parcheggiava sullo scalino della fontana un foglio da dieci lire,
spedendolo a riferire al parroco sul lavoro svolto. Il pischellotto
torno con notizie che fecero la gioia del dottor Mangioni. Tutto e
risolto disse Hanno fatto anche lo striscione di benvenuto. Cosi
domattina posso andare al <Riaccio> a pescare per qualche ora!. A
proposito di striscioni ricordo il professore debbo dire al bidello
di prendere la scala ed andarli ad appendere. Se non oggi, domani
mattina!. Soddisfatti si salutarono e presero la strada di casa.
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La domenica si annuncio con un sole splendente ed alle


nove, quando le varie fazioni cominciarono a muoversi per la piazza,
faceva gia caldo. Il brigadier Spegnifochi, forte dei rinforzi ricevuti,
aveva organizzato il servizio dordine. Aveva piazzato i suoi uomini,
due a bordo della camionetta ad annoiarsi attorno al palco del
comizio e laltro davanti alla bottega del tabaccaio. Quelli di fuorivia,
nella loro camionetta, si reggevano le palle allingresso della
frazione, proprio sotto lo striscione che recitava Benvenuto
onorevole sottosegretario. Quello classico, con lo scudo crociato e
la scritta Vota Democrazia Cristiana era appeso a meta della
strada che portava verso la piazza.
Farmacista e direttore didattico stazionavano, tazzina del
caffe in mano, davanti al bar di Paolo, che stava al banco leggendo
con attenzione La Gazzetta dello sport perche, a lui, della politica
non gli e ne fregava niente ma della Fiorentina si. E quel pomeriggio
avrebbe giuocato, in casa, con la prima in classifica. Passo davanti a
loro, salutandoli, anche il brigadiere che sera proposto di scrutare la
piazza col suo occhio allenato. I rossi, certo, ma anche i
democristiani. I comunisti, almeno quelli piu importanti, si fecero
vivi verso le nove e mezzo. Salutarono il brigadiere e tutti quelli che
erano nella piazza, poi mandarono qualcuno di vedetta a scrutare
lorizzonte e larrivo della macchina del compagno Ingrao.
Questa non si fece aspettare molto ed arrivo proprio
quando la Societa Filarmonica Giuseppe Garibaldi, con le belle
divise azzurre, stava prendendo posto, anchessa accanto al palco,
ma dalla parte opposta a quella dove crepavano di noia i due
carabinieri. Accolto dal prof. Bacci, dallavvocato Filacci ed altri
militanti, il dirigente comunista scese dalla topolino scarrettata.
Scambio quattro parole con i suoi poi, con passo ben deciso,
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savvio verso il bar per stringere la mano ai due democristiani. Vi


ringrazio per il benvenuto scherzo ma io non sono
sottosegretario. Solo un povero giornalista dellUnita . Via, non
sia cosi modesto gli rispose il professore invitandolo a bere un
caffe con loro ed i compagni. E noto che Togliatti la tiene in
grande considerazione!. Intanto la gente sera adunata sulla piazza
e, quando loratore ufficiale mise piede sul primo gradino che lo
innalzava verso il palco, la Filarmonica Giuseppe Garibaldi intono
Bandiera Rossa. Presentato dal prof. Bacci, Ingrao aveva preso a
parlare. Il farmacista ed il direttore didattico lascoltarono per un
po poi, quando il crescendo che caratterizzava loratore comincio a
salire di tono ed altri democristiani serano radunati attorno a loro,
decisero di far vela verso lingresso della frazione. La banda avrebbe
seguito perche, come da accordi, alla fine del discorso cera da
suonare lInternazionale.
Al margine della frazione, sotto un sole che batteva a picco,
cerano gli scout con in mano le bandierine tricolori. Accanto a loro
le Figlie di Maria vestite dazzurro e pronte a cantare Biancofiore
non appena la banda lavesse accennato, sventolavano invece quelle
con lo scudo crociato. Gli adulti dellAzione Cattolica, piu vispi,
serano sistemati allombra dei depositi del Consorzio Agrario e non
sventolavano nulla. Anzi, fumavano qualche sigaretta e guardavano
lorologio, probabilmente indisposti da quel raduno che si
prolungava oltre la rituale messa delle dieci. E, a proposito di messe,
don Andrea aveva rinunciato a celebrare quella di mezzogiorno
perche nessuno ci sarebbe andato, dal momento che tutti i suoi
fedeli erano mobilitati ed anche quella parte dei comunisti che in
barba allEditto del SantUffizio prendeva parte al rito religioso,
sarebbe stata dietro al loro ospite di riguardo.
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Nel frattempo erano arrivati anche i musicanti, che nelle loro


eleganti divise stavano scoppiando dal caldo e come disperati
cercavano un po dombra, che non cera, e si rassegnarono a
schierarsi accanto alle Figlie di Maria.
Si son fatte le undici e trentacinque osservava il prof.
Stomaconi scrutando la strada che dalla valle saliva verso il villaggio
lonorevole dovrebbe arrivare da un momento allaltro...
Di fatti una mille e cento stava arrancando sulla strada
sterrata e la banda prese a suonare, le Figlie di Maria a cantare non
appena la videro sbucare dalla curva che immetteva nel rettilineo
adiacente il nome della frazione. Ma la smisero subito non appena si
accorsero che era lauto dellavvocato Mangiabene che, da militante
disciplinato, rispondeva alla convocazione. Scusate, stavo per far
tardi si giustifico una volta parcheggiata lauto da qualche parte.
Intanto sera fatto mezzogiorno. Il sole allo zenith picchiava
senza pieta sulle capoccie degli orchestrali, degli scout e delle Figlie
di Maria. Qualcuno cominciava ad aver sete e lauto del
sottosegretario non si vedeva apparire. A chi, come il Bevivino, gli e
lo faceva notare il farmacista rispondeva che sulla strada puo
accadere di tutto. Speriamo che non abbia avuto un incidente...
Qualcuno, anche se credente, fece le corna o si tasto i coglioni.
Avra certamente trovato del traffico si affretto a tranquillizzare
qualche altro.
Era mezzogiorno e mezzo e lo schieramento nonostante il
caldo, forse la stanchezza e sicuramente la fame, bene o male, ancora
teneva. Solo tra quelli dellAzione Cattolica, nonostante fossero situati
in luogo confortevole, cominciava a circolare un po di malumore al
pensiero del pranzo raffreddato che li aspettava a casa.
Il prof. Stomaconi, con una certa impazienza, guardava lorologio
ogni dieci secondi mentre il farmacista, che non fumava piu da
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ventanni, sera fatto dare una sigaretta da qualcuno e laveva


accesa; lavvocato Mangiabene aveva una fame da lupi e sbadigliava
senza soluzione di continuita.
Finalmente, qualche minuto dopo le una, il farmacista ebbe
lidea di andare in sezione a dare un colpo di telefono a quelli di
Roma. Si incammino assieme al direttore didattico e, appena
arrivati alla porta, udirono il loro telefono che squillava come un
ossesso.
Pronto disse il Mangione una volta alzata la cornetta. Una
voce incazzata lo assali con un: Dove cazzo veravate cacciati? E
dalle otto che cerco di parlarvi... Preso cosi a bruciapelo, il povero
farmacista non trovo le parole per dire che dal mattino tutti
stavano aspettando il sottosegretario. Bonfonchio un :Mah..
mentre dallaltro capo del filo la voce anonima gli comunicava che il
sottosegretario aveva cambiato itinerario e non si sarebbe piu
fermato nella frazione. E adesso chiese il professore chi gli e lo
dice a tutta questa gente che la abbiamo convocata inutilmente?.
E chi gli e lo dice rispose laltro. Ci copriamo il capo di cenere e gli
e lo diciamo noi.... No. Sei tu che hai messo in moto la macchina.
Gli e lo dici tu. Io stavo tranquillo a scuola ed oggi programmavo
dandare alla partita! . Cosi, con la faccia piu nera della pece, il
dottor Mangione, informo i convenuti del contrappempo.
Non la presero bene. Quelli dellAzione Cattolica giurarono
che mai sarebbero piu venuti, neanche fosse arrivato De Gasperi in
persona; gli orchestrali che non erano dei loro li mandarono
violentemente a fare in culo coinvolgendo nel loro viaggio anche il
maestro Bevivino. Questultimo, solidale con i suoi, rifiuto di seguirli
al ristorante. Gli unici a non incazzarsi perche di tutta questa
confusione non capivano un cazzo, furono gli scout e le Figlie di
Maria che, anzi, continuavano orgogliosi a sventolare le loro
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bandierine. Quanto a don Andrea ed allavvocato Mangiabene, piu


che la rabbia pote la fame e, mentre tutto lassemblamento si
disperdeva, seguirono il farmacista ed il professore verso il
ristorante.
Dove trovarono loste intento a salutare gli altri ospiti che,
nel giardino, stavano bevendo laperitivo prima di sedersi al
tavolone sistemato allombra dun noce e di due ciliegi. A lui dissero
dellinconveniente ed il suo primo pensiero fu tutto per quella
uccellagione che si cuoceva sul girarrosto. E ora che me ne faccio di
quel fagiano e di tutte quelle quaglie?. Il prof. Bacci, che era il piu
vicino a Rino ed aveva capito tutto, guardo i nuovi venuti ed
indirizzando loro un sorriso ironico commento: E cosi, lonorevole
sottosegretario vha fatto il bidone?. A denti stretti il farmacista
dovette ammettere che si.
Per salvare la capra degli arrosti ed i cavoli dei democristiani
fottuti, Ingrao savvicino al gruppetto e con la sua bonomia ciociara
disse a Rino di portare tutto a loro assieme agli altri secondi. Poi,
rivolto ai nuovi venuti: Se questi amici non disdegnano di stare al
nostro tavolo ed il reverendo di sedere accanto a degli scomunicati,
noi li invitiamo con piacere!. I democristiani non disdegnavano ne
lodore mefistofelico dello zolfo infernale guastava lappetito del
vecchio parroco. Cosi, con Ingrao al centro del tavolo, tra Bacci e
Filacci, tutti sedettero al tavolo.
Bacci fece posto al suo omologo segretario sistemandolo alla
sua destra. Il direttore didattico stava accanto al farmacista mentre
Filacci e Mangiabene serano sistemati luno accanto allaltro
perche, anche se avversari politici, tra colleghi ci si riconosce. Don
Andrea, al quale veniva tutto pari, sera seduto ad uno dei capi della
tavola e Rino aveva cominciato a servir gli affettati.
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Buon appetito a tutti! grido Ingrao con il suo vocione.


Buon appetito! risposero tutti ed il reverendo, saltando gli
antipasti, comincio ad ingurgitare robuste forchettate di
strozzapreti.
Agosto 2012

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LA CASA
DELLE
TRE PALME

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26

I
Alla fine lha vinta il destino. Nonostante le mie ritrosie,
adesso, scendendo in auto da questa collina che guarda il mare, so
che, prima o poi, scrivero di te. Della nostra storia. Cosi come
stata e di come essa ci abbia marcati a fuoco. Fino ad oggi, lo sai
anche se non te lho mai detto, avevo sempre rifiutato persino di
parlarne. Con tutti. Anche con coloro che, a vario titolo ed in
qualche modo, ne avevano fatto parte.
E Donatella? domandavano con vari sottintesi, avendoti
loro sottocchio molto piu di me. E da tempo che non la vedo
rispondevo. E loro, con discrezione, abbozzavano. Forse pensavano
che la mia fosse una qualche forma di orgoglio: in realta era solo il
pudore dei sentimenti che mi impediva di farlo. Cosa strana, lo
ammetto, per uno come me abituato a non aver segreti ed a parlare
di tutto con una liberta forse eccessiva.
Li rivedo tutti i nostri amici, quelli ai quali abbiamo voluto
bene. Quelli che hanno accompagnato con le loro parole e le loro
presenze quei pochi, intensi anni delle nostre vite. Sono attorno a
me e si aprono al mio passaggio come se i filari di vigne e di ulivi tra i
quali e disegnata la strada avessero i loro volti, lo stormire del
vento tra le foglie mi portasse le loro voci. Il donchisciottesco
Lorenzo, sempre pronto a partire lancia in resta in lotta contro
27

amori disperati, allora invaghito di tua cugina Luciana, allo stesso


tempo ingenua e provocante. Stephanie ed Alessandro, immersi in
quella loro perfetta armonia che poi sarebbe sfociata in seggiolate
sul groppone ed in lungo e complicato divorzio. E gli altri, tutti gli
altri, i colori, gli odori, le bandiere ed i sogni di quei tempi irripetibili.
Cosa mi dicono? Mi dicono che adesso sono infinitamente piu
povero. Ed allo stesso tempo mi invitano a perseverare nella ricerca
di quelluomo di roccia che un tempo avevo pensato di poter
diventare. Ma la roccia della quale ero fatto era solo fragile tufo e
sento che si sta sgretolando in sabbia sottile. Rispondo loro che
dimprovviso mi scopro carico danni, e se non aggiungo altro e
perche ormai sono arrivato al porto, davanti alla nave ormeggiata
che ha iniziato loperazione dimbarco dei veicoli.
Si, brutta bestia il destino penso, io che avevo sempre
rifiutato di credervi, mentre guardo dal ponte il lento allontanarsi
dellisola. Essa e ormai quasi una macchia scura e indefinita in un
preludio di tramonto. La brezza marina mi schiaffeggia il volto e
consuma la sigaretta che tengo accesa tra le labbra. Davvero una
brutta bestia. Dicendoci che non esiste e che il futuro fosse solo
nelle nostre mani abbiamo cercato di fregarlo. Ma alla fine lui e
venuto a vedere il nostro bluff: non si puo vincere contro chi non
perde mai.
Aveva ragione Lorenzo che nella sua crassa ignoranza
ripagata da un oceano di bonta, sentenziava: Voi due potreste
anche essere ai poli opposti della terra. Ma per quanta distanza
fisica ci sia, voi sarete legati in eterno!. Aveva capito tutto. Molto,
molto prima di noi.
Intanto, ad est, si staglia la costa del continente. Ed a
ponente ce solo il mare.
28

Se il destino e una congiunzione di segni, noi non siamo stati


capaci di decifrarli. Tu eri fiorentina ma discendevi da una prima
generazione approdata al capoluogo dalle coste della Versilia. Gente
di mare, insomma, abituata alle mareggiate ed al libeccio. Tuo
padre, allora giovane artigiano del Cinquale era riuscito, dopo non
poche vicissitudini, a sposare tua madre figlia di un ufficiale di
cavalleria piemontese, anche lui stabilitosi a Viareggio per motivi di
cuore. Esponente di quella minuta nobilta sabauda adusa rifornire i
quadri dellesercito coi loro rampolli, aveva incontrato tua nonna ad
uno di quei balli delle debuttanti che, a ricorrenze fisse, la media
borghesia mercantile, anch'essa localmente minuta, organizzava a
quei tempi per trovare un buon partito alle proprie ragazze da
marito. Come diceva sempre tua nonna, il loro fu amore.
Improvviso, a prima vista. Benedetti dalle famiglie serano sposati
quasi subito e, quasi subito, erano iniziate le peregrinazioni per il
Regno. Da sud a nord, per poi stabilirsi dopo la guerra a
Viareggio, nella casa di famiglia a due passi dalla spiaggia.
Tuo nonno, col grado di colonnello, sera dimesso
dallesercito perche, avendo giurato fedelta al Re, diceva che il suo
onore non gli permetteva di servire adesso la Repubblica, pur non
avendo niente contro di essa. Tua nonna aveva approvato la sua
scelta convinta che i re debbano correre il rischio di essere sparati o
decapitati ma non subire lonta dellesilio comera capitato al
povero Umberto che, dopo un solo mese di regno, sera preso una
pedata nel culo ed era partito per il Portogallo.
Persone che serano formate con questi principi non
potevano certo vedere con occhi ben disposti la storia che stava
nascendo tra i tuoi genitori. Ed infatti cercarono di mettere loro tra
le ruote tutti i bastoni possibi. E vero, il sor Osvaldo e la sora Milena
29

erano gente di mare, sopportavano le tempeste e lottavano contro i


venti ma forse, neache loro, non sarebbero riusciti ad averla vinta se
tua nonna, anche se reazionaria, in fondo in fondo, ricordandosi di
comera stata presa damore per il bel tenentino, non avesse in
qualche modo simpatizzato con loro ed intercesso con il marito, il
quale di malavoglia e forse minacciato da una possibile fuga dei due,
si rassegno a dare la sua unica figlia a quel giovanotto mingherlino,
ricco solo della propria arte e di tanta speranza. Cosi tua madre
abbandono la casa a due passi dal mare ed il circostante piccolo
giardino di aranci e palme.
Una volta a Firenze i tuoi se la sfangarono bene ed in breve
tempo entrarono a far parte di quella piccola borghesia artigiana,
sufficientemente colta e sufficientemente progressista che, assieme
al poco proletariato, aveva quasi sempre retto le sorti della citta.
I miei, invece, scendevano dal Chianti e dai Colli Albani.
Gente di collina, abituata a resistere alla tramontana ed al gelo degli
inverni. Io ero nato in quel di Rifredi, in una di quelle modeste
abitazioni circondate dal Terzolle, dalla fabbrica e dalla ferrovia. Mio
padre lavorava alla Galileo, mia madre sapeva cucire pantaloni alla
moda. Popolo minuto, insomma, il cui orizzonte migliore era quello
di far terminare ai figli la scuola davviamento industriale e di vederli
assunti dalla fabbrica del quartiere. Gente di mare e gente di collina,
vaccinata alle tempeste ed a sopportare le intemperie. Gente
destinata, prima o poi, ad incontrarsi. Forse questo era uno dei
primi segni. E se lo era noi non ci facemmo caso, perche e un fatto
che il nostro incontro fu del tutto casuale.
Io quella sera ed in quel luogo non avrei dovuto esserci.
Avrei dovuto essere centinaia di chilometri lontano, in una citta che
30

avevo imparato ad amare e dalla quale invece ero partito


frettolosamente prima di pranzo. Erano state solo le insistenze di
Lorenzo che, vedendo come vivevo, erano riuscite a trascinarmi in
quello scantinato dal quale mancavo da diverso tempo e del quale
ero stato uno degli iniziatori.
La serata cominciava a prender vita ma il mio non era un
animo da fine danno. Cerano altri orizzonti nella mia mente ed un
faticoso viaggio in auto attraverso strade innevate e citta vestite
per la festa. Una stanchezza mentale che la doccia non aveva lavato
via assieme a quella fisica. Me ne stavo stravaccato su di una
poltrona sgangherata accanto al banco del bar con in mano un
bicchiere di whisky, increspando di quando in quando le labbra a
simulare un sorriso, per quelli che avrebbero voluto essere dei
silenziosi saluti.
Ero tornato assai sbertucciato dalla mia guerra e, per quanto
tentassi di riabituarmi al tempo di pace, mi rendevo perfettamente
conto di star trasformando quella poltrona, quel bar e quellangolo
di stanza in un mio privatissimo ospedale da campo. Adesso
smettila di essere orso mi assali Lorenzo Voglio presentarti
unamica!. Ed io non potei esimermi dallo stringerti la mano. Quella
stretta di mano mi imponeva, se non altro, lobbligo della cortesia.
Senza volonta ne entusiamo ti guidai alla scoperta della cantinetta;
lasciai che tu mi presentassi il branco delle tue conoscenze ed a
loro uso e consumo shekerai un paio di Alexander-vodka. Poi,
quando ritenni daver sperperato lintero patrimonio di cortesia che
avevo disponibile, vi rifilai tutti a Lorenzo affinche pensasse lui ad
allietare la serata delle sue conoscenze. Cercai langolo piu
appartato e sperai che a nessuno saltasse su lidea di venirmi a
rompere le corna.
31

Avrei mandato a farsi fottere anche il padreterno ma tu mi ti


parasti davanti imbroccandomi con: Che ci fai con quel muso lungo
siamo qui per divertirci fammi ballare. Io mi alzai come un
vitello che va al mattatoio, tu mi soffiasti in faccia una lingua di
menelik. Io pensai: Anche questa stronza, adesso finisco di ballar
questo disco la sbatto a sedere mi riempio di whisky. Ma tu
intendevi continuare le danze. Favoloso questo shake. Dai
balliamo!. Senti, come ti chiami, tu mi stai anche simpatica ma
questa sera ho la luna di traverso. E sono anche stanco. Quindi, se ti
va di ballare, trovati qualcuno piu in forma di me. Sullistante
rimanesti sorpresa ed io pensai daver trovato la strada giusta per
levarti dattorno. Ma avevo sottovalutato le tue risorse: Beh,
quande cosi, potremmo bere qualcosa... E dal momento che
proprio quello era il mio programma pensai che, dopotutto, non
sarebbe stato un gran sacrificio ubriacarmi in compagnia. Ok dissi,
accompagnandoti davanti al bar. Whisky? domandai. Coca
rispondesti e, servendoti, ricordo che pensai non so piu quale
stupida ironia. La reciproca fortuna volle che qualcuno degli amici
avesse capito lantifona e, non ricordo con quale scusa, riusci a
trascinarti in unaltra stanza. Bevvi ancora un bicchiere. Mi si ruppe
il film.
Come il mio film anche il nostro gruppo damici subi una
rottura. Dopo lalluvione alcuni di noi lasciammo lo scantinato per
accasarci in un casolare sulle colline. Intanto il sessantotto bussava
alle porte. Lo si poteva annusare nellaria come un benefico
temporale prossimo a scatenersi. Dense nuvole nere stavano
accumolandosi su di una societa ingessata che, sentivamo, avrebbe
dovuto esser cambiata ma non vedendo quali strade questa
32

trasformazione potesse imboccare la parte di noi schierata a


sinistra, critica nei confronti delle stesse forze nella quali militava - si
limitava a discussioni e polemiche tra le varie anime. Polemiche
sterili, come quelle sul sesso degli angeli.
E fu proprio nel corso di una di queste interminabili
polemiche che tu, non ricordo al seguito di chi, piombasti con un
gruppo di gente sullaia della nostra casa in collina. Apparve la
musica e tutti entrarono in casa a divertirsi. Io invece ero rimasto ad
osservare le colline. Affondato in una chaiselongue aspiravo
lentamente una sigaretta cullato dalla brezza e dalla musica che
filtrava da una finestra. Tranquillo, cosi come non mi sentivo da
tempo. Fu allora che udii la tua voce che mi chiedeva se avessi
ancora la luna di traverso. Mi voltai ed incontrai uno splendido
sorriso. Indossavi un abito ampio, blu, con dei grossi pois bianchi.
Anche le scarpe che calzavi erano bianche e su di esse svettavano
due orribili ciliegine rosse. Abbigliamento infantile, pensai
battezzando la tua eta in circa sedici anni. Non sbagliavo. Li avevi
compiuti da poco, avrei capito piu tardi quando, ironizzando su di
essi, asserivi di averne solo quattro, essendo nata il 29 febbraio di
un anno bisestile. Ti sorrisi anchio rispondendoti che no, che con le
lune adesso ero a posto, anche se ancora non mi andava di ballare
lo shake. Scoppiasti in una risata cristallina poi, sedendoti su di una
sedia di fronte a me domandasti: Posso almeno sperare che questa
sera non saro piantata con una Coca Cola in mano e portata altrove
da un servizievole amico?. Avevo bevuto come una spugna..
cercai di giustificarmi. Non ne dubitavo. Ero certa che non potevi
essere cosi scortese..,
Quattro parole scambiate sotto un portico in un tranquillo
pomeriggio tra le colline e non immaginavo che la ragazzina che eri
33

non particolarmente bella ne, per quanto ne sapevo,


particolarmente intelligente sarebbe divenuta la chiave per
decriptare i motivi di tutta una vita e, dopo un lungo perdersi e
ritrovarsi, la compagna che avevo sempre cercato. Allora pensavo
solo che la Rivoluzione era dietro langolo. Sarebbe venuta e, molto
probabilmente, avrebbe sconvolto molte cose. Noi compresi.
Accompagnati dalle chitarre e dai flauti di Pan i ragazzi in
costume andino cantavano la canzone del Poder popolar. Tu, io e
quelli che ci sedevano attorno nellimmensa arena solidarizzavamo
con loro. Ma il nostro non era solo il naturale internazionalismo di
chi si sentiva schierato da quella parte dellinvisibile barricata che ci
dava la sensazione di essere ancora dei compagni. Ancora dei
rivoluzionari nonostante avessimo preso ad apprezzare un po di
piu le mille cose futili che ci allontanavano, passo dopo passo e
senza darcene la percezione, dai sogni e dai generosi slanci di solo
pochi anni prima. Era per noi stessi che stavamo la ad ascoltarli,
pronti a far scrosciare lapplauso al primo accenno di canzone
politica dopo aver appena sfregato le mani senza convinzione
davanti a loro pur valido repertorio folk. Volevamo da loro fiducia,
chiedevamo speranza. La certezza che lutopia non era morta e che
in qualche parte del mondo, sia pure nella loro lunghissima striscia
di terra tanto distante da noi, stesse faticosamente trasformandosi
in realta.
La primavera delle scuole e lautunno delle fabbriche
sembravano mille anni lontani. Lo erano le battaglie di verita sulle
stragi di Stato, le articolazioni orizzontali che avevano fatto del
sindacato uno strumento insostituibile per lincunearsi della classe
lavoratrice nellalleanza di poteri che aveva gestito il Paese. Con
34

essa era lontana anche la stagione del nostro impegno e della nostra
ricerca e per strada si erano perdute le mille persone che ne
avevano fatto parte, cosi come anche noi due ci eravamo perduti di
vista per ritrovarci, tu ed io e non so quanti altri, seduti davanti a
quei ragazzi cileni ai quali mendicavamo senza saperlo un po del
loro entusiasmo.
Loro forse ne erano consci e certo non erano avari di
messaggi. Ma che il popolo unito non sarebbe mai stato vinto era
purtroppo solo uno slogan. Niente di piu di un auspicio per una
unita che non esisteva e non era nei fatti mai esistita. Ci faceva
piacere sentircelo dire e farci convincere dalla loro ingenua
propaganda, almeno per quella ventina di minuti che ci separavano
dalla fine del concerto. Dopo ognuno sarebbe tornato alle divisioni
ed alle polemiche di sempre.
Per il momento ascoltavo il flauto di Pan seguendone il
suono sofferente ovunque esso decidesse di condurre per mano la
mia mente. Dalle cime rarefatte delle montagne, giu per dirupi
scoscesi e cascate fino ai ghiacciai eterni del sud di un continente
che mi affascinava per le sue contraddizioni.
Fosti tu ad interrompere il flusso delle mie fantasie
chiedendomi una sigaretta: avevi preso a fumare ed era la prima
volta che lo notavo da quando, giorni prima, ti avevo incontrata su
di un autobus ed in tutta fretta, per non perdere la fermata,
avevamo combinato quella serata. Te lo avrei detto dopo, in una
pizzeria sul fiume, sorridendoci su e tu mi avresti fatto notare che in
cinque anni possono succedere molte cose. Era vero ed allora cera
in noi il piacere per la casualita di quei rapporti che si ritessevano
dopo una interruzione altrettanto casuale e, forse, limbarazzo per
le cose che ci erano accadute nel frattempo e delle quali, intuivamo,
prima o poi avremmo finito per raccontarci.
35

Ci salutammo davanti al tuo portone quella notte, con


limpegno che ci saremmo presto sentiti e che una sera sarei stato di
nuovo la, ad aspettarti col motore acceso.
I tuoi nuovi amici mi furono istintivamente simpatici e pian
piano tu mi inseristi tra di loro piu di quanto io non tentassi di
riportarti nel vecchio cuore della mia compagnia. Di chi ancora ne
facesse parte non mi chiedevi ne io ti parlavo poiche mi rendevo
conto che di loro potevi avere solo dei ricordi sbiaditi, avendoci i
nostri separati interessi durante quelli che tu definivi i nostri tempi
eroici portati in situazioni ed ambienti diversi. Intento a scoprire una
Donatella che non conoscevo, e perfettamente a mio agio tra la tua
gente, io stesso avevo con la mia solo sporadici contatti telefonici
durante i quali venivo puntualmente inquisito sui miei nuovi interessi
fuorivia. Interessi che in perfetta buona fede giuravo di non avere.
Nel tuo gruppo di borghesi di sinistra non cera infatti spazio
per ogni qualsivolesse tentativo dimbrocco, tanto regolarmente
accoppiate erano le persone che incontravamo e che,
puntualmente, mi ponevano al tuo fianco. Un po pensandola la
realta ed un po per abitudine. Di tal cosa non mi dolevo essendo
tu, davvero, un soggetto talmente nuovo. Ogni tanto, per rendere
omaggio alla realta, puntualizzavo di essere libero su piazza poi, il
nostro malgrado far coppia riprendeva la routine abituale in
occasione di ogni concerto, ogni film, ogni bicchiere della staffa.
Ero li, ogni qual volta lo stabilivamo, ad aspettarti sotto casa
come una piacevole abitudine entrata a far parte della vita. Anche a
te sembrava convenire questo stato di cose e tanto ci bastava. Era il
tempo del relax, del lasciarsi vivere. Un tempo che scorreva lento in
attesa di una vacanza natalizia in montagna alla quale mi invitasti a
36

partecipare. Io, che non sapevo sciare, ti dissi che avevo un


appuntamento per definire una questione in qualche angolo del
mondo e ci salutammo scambiandoci gli auguri.
Di quel mio appuntamento ti parlai quando ci ritrovammo in
quel piovoso gennaio, allorche sotto una pioggia sottile ed
insistente che sembrava decomporre il cielo e le cose nacque la
nostra scommessa. Perche, non nascondiamocelo, di scommessa si
tratto. Sicuramente ne tu ne io saremmo stati disposti a giurare su
noi stessi e credere che saremmo stati cosi abili, o cosi fortunati,
da poter inventare quasi quattro anni della nostra vita e gestirli in
maniera da non far accumolare su di essi un solo granello di polvere.
Di renderli cosi intensi e gratificanti. Non pensavamo dessere sul
punto di ingaggiare col tempo e con noi stessi una scommessa che le
circostanze ci avrebbero obbligati a vincere.
Totalmente ignaro, o totalmente folle, io avevo buttato la
cosa sullo scherzo ironizzando, neanche poi tanto, sul fatto che se gli
amici continuavano a considerarci una coppia, tanto valeva
accontentarli e provare ad esserlo davvero. Era una battuta la mia,
piu che una vera proposta. Qualcosa detta senza una vera
convinzione e per fare del colore, che pero tu prendesti
maledettamente sul serio. Non parlasti e riflettesti per tutto il
tempo che io guidavo lungo la strada per casa e, come se io non
avessi detto niente, dicesti che mi avresti chiamato allindomani. Io
misi in moto e la tua voce mi raggiunse quando le ruote avevano
iniziato a muoversi. Risalisti in macchina per mostrarmi un biglietto
nel quale gli amici ci annunciavano che avremmo potuto trovarli in
una certa discoteca. E indirizzato a Mario e Donatella dicesti
sorridendo. Poi mi abbracciasti.
37

Usasti limperativo ed io ti lasciai parlare senza interromperti.


Ma ascoltavo la pioggia. Avrei composto lentamente il mosaico della
tua vita vivendolo nei tuoi tremori e nei frammenti dei tuoi ricordi
che inevitabilmente, nel tempo, sarebbero apparsi a fior dacqua. Tra
i tuoi lampi di gioia e le tue contraddizioni. Cercando di entrarvici con
discrezione e senza far rumore: intuendo, piu di domandarmi. Ma
quel residuo cattolicesimo della tua educazione piccolo borghese,
che conviveva col piu fresco innesto di letture rivoluzionarie, ti
imponeva di raccontare quasi fosse una confessione espiazione. Di
aprire le pieghe della tua vita come se a me importasse chi avesse
ricevuto il dono dei tuoi occhi ed il sorriso della Donatella che quella
sera mi mettevo al fianco. Non ascoltavo, credimi, quella che ritenevo
una tua assurda autoflagellazione, e te ne chiedo perdono. Pensavo.
A quanto anchio per onesta reciprocita avrei dovuto dirti. A tutte
quelle cose che, inascoltata, tu andavi elencando con naturalezza e
che a me sarebbe costato non poco estrapolare dai miei ricordi.
Abbandonai il freddo scorrere dei miei pensieri solo quando, aprendo
la portiera, dicesti: Va bene Mario, proviamo a stare assieme. Ma
non imponiamoci mai qualcosa della quale entrambi non saremo piu
che convinti!. Mi baciasti e scomparisti dentro il portone illuminato
proiettando sul marciapiede unombra lunghissima.
Avevi usato limperativo ed io ti avevo lasciata parlare senza
interromperti non supponendo che quello era il tuo modo di
prendere di petto le cose. Di chiedere lattenzione vigile dei tuoi
interlocutori. Altre volte, riferendoti a noi due, lavresti fatto. E non
avrei udito cose piacevoli.
Per una congiunzione, non di segni ma di eventi (ma forse
segni lo erano egualmente), dopo essere entrato nel gruppo delle tue
amicizie, varcai la soglia di casa tua e simpatizzai con i tuoi genitori.
38

Di quando in quando, quando partecipavamo a qualche


evento che lei riteneva interessante, al tuo rimorchio usciva anche
Luciana e noi, per non farla sentire il terzo incomodo, cercammo
di avviottolarla con Lorenzo. Che ovviamente fu preso da immediata
infatuazione. Infervorato comera, lui cerco subito di organizzare
una di quelle cene finalizzate a baccagliare larticolo, cioe con un
ridotto numero di persone e quelle poche rigorosamente
selezionate in base alla loro capacita di capire al volo la situazione
ed eventualmente, dare una mano. Tu ti offristi di ospitarla e fu cosi
che una settimana dopo il soggiorno di casa tua fu invaso da sei o
sette persone mentre Lorenzo ed io, con la collaborazione della sora
Milena, sfaccendavamo in cucina. Lei no, ma il sor Osvaldo aveva
subito sgamato e sera reso conto che la cena era stata organizzata
per le fregole di Lorenzo. Sedutomi accanto a lui potevo leggere
lironia del suo sorriso e dei suoi sguardi. Tra una portata e laltra
divenimmo amici e scoprii in lui impensate simpatie per la sinistra.
Di queste simpatie non aveva tua nonna ma accolse con calore il
nostro piccolo gruppo quando, rinunciando ad entrare nella calca
per seguire i carri del carnevale, tu proponesti di andare a farle
visita. Ci servi un the e dei deliziosi pasticcini nella sala piu
luminosa della casa, scusandosi daverla trovata impreparata
perche, diceva, da quando era rimasta vedova, non era molta la
gente che le transitava per casa. Solo qualche amica per la canasta
quando non era lei ad andar da loro. Anche lei aveva mangiato la
foglia in un battibaleno nonostante noi due, mischiati alle altre
coppie, non avessimo fatto niente che lasciasse intravedere la
nostra relazione. Ha detto che le piaci mi soffiasti allorecchio
prima di entrare nellauto per tornare a Firenze.
39

Pur cercando di non diventare un assiduo frequentatore dei


tuoi familiari, mi sentivo come un pesce nellacqua quando ero
invitato a salire in casa vostra per un caffe invece di aspettarti per
strada oppure a qualche pranzo, specialmente da tua nonna che da
quando le avevi detto che ero un amante del pesce, essendo questa
anche la sua passione, non lasciava passare un mese senza invitarci
a pranzo almeno una volta.
Cantavano ancora i ragazzi col flauto di Pan, davanti ad una
gigantografia listata a lutto del compagno presidente. Erano loro,
questa volta, a cercare da noi solidarieta. Il breve esperimento che
seppur geograficamente lontano ci aveva esaltati e dato speranza
era naufragato contro le baionette di un Pinochet qualsiasi, in un
bagno di sangue di compagni che con un pizzico di coraggio avrebbe
forse potuto essere evitato.
Cantavano la loro rabbia impotente e la disperazione della loro
gente. Noi li avevamo ascoltati in un rigoroso e funebre silenzio e,
dopo aver gridato gli slogan di circostanza, tutti ce ne eravamo
tornati alle nostre grane quotidiane. Si preparavano giorni di nuove
polemiche e tempeste per la nave della sinistra. Avrebbero sfiorato
anche noi (come avrebbe potuto essere altrimenti!), ma noi
avevamo la nostra zattera: il guscio di noce della nostra storia
capace, credevamo, di resistere ad ogni flutto.
Non imponiamoci niente di cui non saremo convinti avevi
detto e tenemmo fede a questo impegno. Forse a volte parevano
evidenti limpaccio e linsicurezza che accompagnavano i nostri passi
su di un terreno in un certo modo sconosciuto e che non aveva fatto
parte delle nostre storie precedenti. Ma imparavamo presto a farne
40

il nostro pane quotidiano. E non mi fu facile, credimi, far seguire


lazione alle parole. Mi sorreggevano, certo, gli sviluppi di quella
rivoluzione interiore che tutti avevano iniziato nel fuoco del
sessantotto ma ancora troppo forti erano le scorie duna identita e
consuetudini antiche che, con rabbia e richiami alla coerenza,
cercavo con successo di reprimere. Non mi fu facile, in un weekend
di primavera, non ascoltare il richiamo della foresta che mi strizzava
locchio dallo scaffale dove, mai rinnegato, avevo riposto il mio
passato di maschietto ruspante.
Lidea di passare un intero fine settimana in quellambiente
mi debilitava ed avei preferito rimanere in citta. Ma tu e gli amici
avevate tanto insistito, fino al punto che mi era stato impossibile
rifiutare. Per alcuni di voi, intendo tu ed i tuoi colleghi di facolta, la
cosa poteva essere davvero interessante: non vi sarebbe stata
occasione cosi ghiotta per entrare in contatto con un luminare di
tale fama e venuto da tanto lontano. E neppure di farvi notare come
allievi esemplari, ancorche ribelli e politicizzati, dal barone che vi
aveva invitati in modo cosi convincente da allargare linvito anche ai
rispettivi partners, in modo da unire quello che in quei tempi di
costumi finalmente liberi lui considerava essere lutile ed il
dilettevole. Cosi voi medicinisti vi dileguaste in qualche salone della
villa, per ascoltare cio che cotal maestro aveva da dirvi mentre per
noi estranei alla corporazione si spalancarono le porte delle cucine
per la preparazione di quel pranzo loculliano che era in programma
per la serata.
Nel corso e dopo la cena sullaia, anfitrione e luminare, si
dimostrarono piu socievoli del previsto permettendoci di
organizzare sotto il loro patronato un dopocena a base di vino,
chitarre e lazzi vari durante il quale ebbi a rendermi conto che la
non per niente insignificante segretaria del luminare, dopo essermisi
41

strusciata contro ad ogni possibile occasione, era seriamente


intenzionata ad avere con me un eccitante scambio di esperienze. Io
resistevo bestemmiando mentalmente almeno tre paradisi ma
quella non sembrava darsene per intesa e scopriva le sue carte al
punto che una delle tue colleghe, passandomi accanto, mi sussurro
con unaria a cavallo tra la perfidia e la complicita: Come ti
metterebbe stanotte... Se non ci fosse Donatella.... Ma ceri. Mi
avvicinai a te per sederti accanto e passarti una mano sulle spalle.
Poi saremmo andati a dormire.
Ero rimasto a vegliare il tuo sonno: dormivi tranquilla. E
tranquillamente avevi anche navigato nel mezzo di quellatmosfera
un po irreale che si era venuta a creare con il nostro ingresso nella
camera che ci era stata assegnata. Non avevamo scelto noi il
discorso che quasi ci veniva imposto di fare.
Nella nostra presunzione intellettuale avevamo per tacito accordo
lasciato il sesso lontano dal rodaggio del nostro stare assieme.
Eravamo convinti che esso sarebbe calato da solo e con naturalezza
nellequilibrio di cose concrete che ci affaticavamo a costruire
giornalmente. Ora le circostanze lo facevano bussare alla nostra
porta e noi ci trovavamo impreparati, quasi timorosi.
Avevi fatto la doccia e dopo di me eri entrata sotto le coltri.
Guardandoci negli occhi ci eravamo presi la mano senza parlare.
Non so quanto tempo rimanemmo cosi, senza muoverci. Poi fosti tu
a pregarmi di spengere labatjour. Si fece buio come nelle nostre
menti e ci abbracciammo obbedendo ad una consuetudine piu che
ad un istinto ed in breve tempo riuscii ad aprirti la camicia del
pigiama che, come me, avevi indossato. Tu mi lasciasti fare ed io
proseguii come da copione. Sperimentando riuscii a far vibrare la
corda giusta: mi stringesti la testa tra le mani e pensai che era il caso
42

di passare alla fase successiva ma, guidando il mio volto sulla tua
bocca tu me lo impedisti tra i baci. Anchio, Mario, ne ho una voglia
matta. Ma non sono ancora sicura che sia il momento giusto. Ti
prego, non prendermi per fame Ed io mi ero bloccato. Immobile.
Come una statua di sale. Appoggiasti la testa sul mio petto e dopo
poco ti addormentasti.
Accendendomi da fumare rimanevo a vegliare il tuo sonno senza
pensare a nulla. Capii allora che eri diventata importante.
Poi venne la notte del vino e delle bandiere rosse. Dei canti
nelle piazze, delle auto impazzite. Dove ritrovarla tanta felicita?.
Come credere ancora, come quella sera, al trionfo della fantasia che
prende il potere?.
Era quasi un popolo quello che si riversava per le strade e le
piazze cantando. Per bere, per abbracciarsi, ed anche solo per
congratularsi con chi, pur vivendo in isole politiche diverse dalla
propria, aveva contribuito a quella vittoria tanto inattesa quanto
travolgente. Tra loro e quanti, come noi, attestati sulla grande
barricata non poi cosi solida quanto pensavamo - della sinistra
cera un oceano e forse, nelle nostre vite, non ci sarebbe piu stata
altra occasione per abbracciarci e gioire assieme. Essi non
menavano scandalo se noi con le nostre bandiere rosse
egemonizzavamo un risultato che anche loro avevano costruito e
noi dimenticavamo per una notte lavversione di sempre. Era
lintuizione che la grande medusa democristiana non fosse davvero
quel mostro leggendario che avevamo temuto ad affratellarci, il
capire assieme che la maledizione poteva essere spezzata e che una
dialettica nuova, a partire da quella notte, avrebbe potuto essere
levatrice di giorni migliori e, comunque, diversi.
43

Non era unillusione anche se col senno del poi, in giorni diversi e
peggiori, ci saremmo trovati a fare il conto delle occasioni perdute.
A recriminare sul delapidarsi di quel patrimonio di speranze. Ben
altra era lillusione, tutta nostra, di una sinistra unita e fedele a se
stessa. Pronta a filare sulla cresta dellonda che quella sera tornava
a montare. Ma quella sera pensavamo, con lottimismo della
volonta, che fosse ancora una volta solo un inizio ed eravamo felici.
Anche noi eravamo scesi per strada, tu ed io, per mischiarci agli altri
ed intonare i canti della lotta. A brindare, tutti assieme, alle fortune
progressive dellItalia che da quella sera prendevano il via col
delinearsi di quel blocco storico di ingraiana memoria che, anni
addietro, tanto ci aveva affascinati. Sottobraccio con gli altri dietro
una bandiera spiegata al vento.
Era bello sentirci ancora una volta nel cuore pulsante di una
folla che sognava di cambiare il mondo. Trovarsi nei quartieri
popolari delloltrArno, davanti a porte spalancate dalle quali
uscivano vecchiette sdentate, che certo ben poco avevano a spartire
con la conferma della legge sul divorzio che festeggiavamo, con in
mano enormi vassoi coperti di rosso stracolmi di bicchieri di vino e
cuccume fumanti di caffe. Nel corpo vivo della nostra citta che
ancora una volta si risvegliava e come sempre, nei momenti di
grandi gioie o dolori collettivi, si univa e ritrovava se stessa.
E forse sara stata la gioia, forse il vino, ma quando nella
notte delle bandiere rosse mi domandasti se avevo ancora la chiave
della casa in collina, sentii che anchio ero diventato importante.
Quella chiave era passata di mano in mano ed io non potevo
dirti che avrei dovuto farmela prestare da Lorenzo, che proprio in
quei giorni aveva preso a sferrare un nuovo, spietato attacco a tua
cugina. Lavrei presa a prestito, certo, di quando in quando ma
quella sera, facendo buon viso a cattivo giuoco e ridendo,
44

convenimmo che la nostra prima volta avrebbe dovuto essere


gratificante, e non era certo il caso di consumarla sui ribaltabili di
unautomobile. Ben disposti dal vino come eravamo, finimmo la
serata nella solita pizzeria sulle rive dellArno rimandando la cosa a
migliore occasione. Che non tardo a venire.
La famiglia di Alessandro, possedeva, da generazioni, una
casa in campagna ed un pezzo di terra che la circondava. Tenevano
la terra ad orto per hobby e passavano in casa solo qualche fine
settimana. Era chiusa buona parte dellinverno, cioe da quando vi
avevano passato le feste di Natale ed ora, che era gia primavera,
doveva esser riaperta. Se non altro per farvici entrare un po daria.
Ricordi la vecchia torretta sul cocuzzolo della collina sulla quale
batteva il vento? I vicini che avevano cura dellorto in assenza dei
proprietari ci avevano dato le chiavi ed Alessandro aveva aperto la
porta facendoci da anfitrione. Aveva stappato una bottiglia di vin
santo e, dopo aver bevuto, tu e Stephanie andaste a preparare le
stanze. Noi maschietti ci occupammo della cena. Cercar daccendere
il fuoco fu unimpresa: il vento impediva il tiraggio del camino. Cosi,
dopo esserci affummicati per bene ed aver riempito di fumo la
cucina ci rassegnammo ad aprire la cartata di affettati destinati alla
colazione dellindomani mattina. Stephanie scovo in un ripostiglio
un vecchio fornello elettrico che ci permise, almeno, di bollire due
spaghetti. A causa del fumo mangiammo con porta e finestre
aperte, bevemmo quel che bevemmo, parlammo quel che
parlammo e verso le dieci i nostri amici ci dettero la buona notte.
Tu uscisti nel vento, io bevvi ancora un bicchiere di vin santo
e ti raggiunsi davanti ai due cipressi che facevano da sentinella alla
porta di casa. Ti cinsi la vita con un braccio. Deve esserci una
sorgente da qualche parte. Od un ruscello dicesti Non senti un
lontano rumore di cascata?. Era solo unillusione acustica dovuta
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alle correnti ventose ma anchio udii qualcosa di simile. Ci


accendemmo una sigaretta e rimanemmo a guardare la sagoma
delle colline sotto la luna. Era il dolce paesaggio toscano, visto e
rivisto mille volte, ma in quella notte cosi chiara ci pareva una cosa
nuova come se fosse uscito da un libro incantato. I grilli avevano
preso a cantare; da qualche parte una civetta lanciava il suo grido,
che in quella pace che entrava dentro di noi non sembrava lugubre
ed apportatore di sventure. Posasti per un attimo la testa sulla mia
spalla poi gettasti a terra il mozzicone della sigaretta calcandolo
sotto i piedi. Andiamo dicesti. Poi mi prendesti per mano.
Mentirei se ti dicessi che ricordo tutto di quella notte. Potrei
raccontarti attimo per attimo di cento altre notti passate assieme,
rievocarne gli atti, gli ansiti, le parole. Di quella no. E non perche
avessi bevuto smodatamente. Ero stato anzi parco con le bevande
come lo ero stato col cibo e con il tabacco. Ricordo che eravamo
entrati in camera senza accendere la luce e ci eravamo abbracciati a
lungo. Ricordo daverti chiesto se davvero eri convinta e che per
tutta risposta tu iniziasti a sbottonarmi la camicia. Ricordo il vento
che faceva sbattere le persiane non fissate, aprendole e
chiudendole a proprio piacimento ed un lampo di luna sul tuo seno
nudo. Che ci eravamo svegliati al sole del mattino e di come tu eri
uscita dal letto ed avevi versato dellacqua nella bacinella. Ti lavasti
la faccia e vestendoti dicesti: Vado a preparare il caffe. Ricordo
che eravamo felici e ci batteva il cuore.
Esattamente un mese prima la radio ci aveva svegliati al
suono di Grandola Vila Morena e non ne avevamo gioito. Nei
nostri ormai consueti clichet quella canzone a noi sconosciuta era
solo il segnale di un putch militare che si sovrapponeva allormai
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piu vetusto dei fascismi europei e non meritava una particolare


attenzione: cane dicevamo non mangia cane. Poi quando gli
schermi della televisione cominciarono a mostrarci le immagini dei
soldati di quel venticinque aprile con i fucili ingentiliti dai garofani
offerti loro dalla gente della capitale cominciammo a pensare che
anche sulle rive del Tago sbocciasse il fiore di una nuova speranza.
Arrivo lagosto e ci salutarono le bandiere rosse
dellAlentejo contadino, gli striscioni variopinti della Lisbona
operaia, le mille fantasiose scritte murali di una rivoluzione
incruenta che cercava di prender forma. E quello starci in mezzo ci
esaltava. Le lunghe discussioni notturne con i compagni, innaffiate
da vini generosi, ci facevano dimenticare il nord tradizionalista,
quella oscura vandea che entrando dal Golfo di Biscaglia avevamo
attraversato. Lo stalinismo dei comunisti locali e lo sbragato
destrismo dei socialisti. Contro tutto questo ne la volonta dei
compagni ne i vari Vasco ed Otelo niente avrebbero potuto. Ma noi
ci ubriacavamo di slogan e di speranza molto piu che di vino in
quella incredibile vacanza. E quella ubriacatura ci rigenerava, anche
se certi mattini ci accorgevamo di non aver dormito un minuto per
dedicare un po di tempo anche allamore, dopo le chitarre, il fado, i
canti rivoluzionari.
Eri lamante piu desiderabile e desiderosa ed i nostri corpi
bruciati dal sole inventavano instancabilmente giochi sempre piu
raffinati. La fantasia si sbizzarriva dietro ad un fremito od una
bandiera rossa. Allo stesso tempo la nostra relazione passava
attraverso la verifica dun prolungato vivere in comune che fino ad
allora non avevamo mai conosciuto ne mai ci eravamo imposti. Un
antidoto per la lunga separazione che, verso linverno, ci avrebbe
aspettati. Ma linverno, al sole ed al vento dellAtlantico, ci appariva
lontanissimo.
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Noi, era vero, avevamo la nostra zattera. Ma non sempre


avevamo lacqua nella quale farla navigare. Solo raramente riuscivo
a scucire a Lorenzo, che aveva i suoi giri, la chiave della casa in
collina ed amoreggiare in macchina non faceva parte delle nostre
abitudini. Chi ci venne allora in aiuto? Non i nostri genitori,
abbastanza colti e sufficientemente progressisti, che non avrebbero
abbandonato le loro case neppure sotto terremoto, bensi la
reazionaria, la borghese ancient regime. Tua nonna che vedeva
lontano e che, quando capitavamo a Viareggio, trovava mille modi
dalla canasta alla gita in vaporetto fino a Portovenere per lasciarci
la casa a disposizione. Ci invitava ad un bel pranzo a base di pesce,
poi ci lasciava padroni del campo dopo aver avuto cura di cambiare
la biancheria in una delle camere delle casa. Dopo una buona
mangiata, un riposino non guasta mai! diceva sorridendo prima di
chiudersi la porta alle spalle. Fu cosi che iniziammo a frequentare
con una certa continuita la casa delle tre palme.
La casa era ospitale, la marmellata che tua nonna preparava
con le arancie amare del giardino era deliziosa, i suoi pranzi di pesce
e la sua compagnia per quella poca che ci teneva erano squisite,
i nostri abbracci appaganti. Tutte cose che, al di la della nostra
stessa volonta e senza darcene il segno, cominciavano ad isolarci
dai nostri amici e dal mondo. Cose che ci ripiombarono addosso con
i primi freddi giorni dottobre, quando ti accorgesti che il tempo che
rimaneva per preparare gli esami era breve e che tu, quegli esami,
dovevi superarli con brio se veramente volevi aggregarti al gruppo
che sarebbe volato oltre oceano, a seguire i corsi del luminare che
avevamo conosciuto durante la primavera.
In quel tempo ci vedevamo pochissimo: io consideravo un
dovere il non disturbarti con telefonate troppo ravvicinate; tu
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considerando doveroso vederci almeno una volta per settimana.


Brevi incontri che significavano un film, al massimo una pizza ed una
sveltina quando riuscivo a procurarmi la chiave della casa in
collina. Brevi incontri che, in un certo modo, ci facevano convenire
che vedersi in quelle condizioni ci innervosiva e non aveva poi
troppo senso.
Avevamo entrambi e gia quella sera lo sapevamo la
nostra parte di colpa e la nostra sottile lama di ragione, anche se
non ricordo quale fosse il futile motivo del nostro contendere.
Ricordo che fermai lauto davanti al tuo portone e rimanendo con le
mani sul volante e gli occhi fissi sulla strada ti salutai con un ciao.
Tu scendesti augurandomi la buona notte. Erano quelle le prime
parole che ci scambiavamo da una buona mezzora e, per almeno
quindici giorni, sarebbero state anche le ultime. Senza scambiarci
neppure una telefonata ed ingigantendo ognuno a dismisura il
proprio nocciolo di ragione ne approfittammo, tu per prendere un
ottimo voto agli esami, io per rituffarmi nella politica e nel calore
delle vecchie e nuove amicizie.
Ma che non potesse finire in un modo cosi assurdo, a
conclusione di quel breve ma profondo distacco lo pensavamo
entrambi. Non potevamo permettere che la parte piu
dannatamente insistente del nostro orgoglio avesse la meglio sul
nostro vantato raziocinio. Cosi, per sopperire alla nostra carenza di
umilta, facemmo squillare a pochi secondi di distanza, tu il telefono
di Lorenzo ed io quello di Luciana. Loro, assieme a Stephanie ed
Alessandro, furono impagabili. Organizzarono immeditamente una
serata per farci reincontrare e, sorridendo, cingerci alla vita nel
modo abituale, come se il nostro distacco non avesse mai avuto
luogo e ci fossimo lasciati solo la sera prima.
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Parole frizzanti, quella sera. Parole come bicchieri di


champagne. Poi laria fredda delle colline spruzzate di neve, la stufa
elettrica che ronzava nella cameretta tappezzata di manifesti
variopinti. Ci sembrava di non essere mai stati una unica cosa come
quella notte. Le nostre sigarette bruciavano rapidamente cosi come
in un attimo avevamo bruciato ma forse ci era solo sembrato il
piacere, noto e sofisticato, di quellamplesso ritrovato. Le parole che
ci scambiavamo galleggiavano leggere nellaria, sopra le nostre
teste, e le ritrovavamo nuove di zecca come quelle che non ci
eravamo mai scambiati. Come puerili etichette che noi riempivamo
di significati e che io, per anni, avevo lasciato dentro chissa quale
dimenticato cassetto prive di antitarmico pur avendo avuto con te
centinaia di occasioni per sventolarle come bandiere. Parole che
solo quella sera tornavano alla luce, vive, senza reticenza quanto
senza scopo. Parole che improvvisamente reimparavo ad usare
dopo i giorni del rifiuto. Parole che vicendevolmente ci regalavamo
come atto damore.
Passasti in Canada una buona parte di quel lungo, rigidissimo
inverno. Quando nella nostra citta anche la nebbia azzurrognola dei
tramonti si era gelata e faceva tuttuno con le diafane stalattiti che
scendevano dai tetti dei palazzi e dalle fontane. La ti avevano
portato i tuoi studi ed il tuo impegno per una medicina finalmente al
servizio delluomo. Le masturbazioni intellettuali dei tuoi colleghi
radical-chic.
Io rispettavo la tua scelta e le nostre voci si rincorrevano con
strani riflessi metallici sui cavi intercontinentali, in orari impossibili.
Che senso ha sorridere adesso sul mio augurarti la buona notte
quando tu da poco avevi consumato il pranzo, o dirti oggi quando
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per te era ancora ieri?. E quali ragioni mi spingono adesso a darti


conto della mia fedelta ideologica che mi faceva sentire solo
anche quando ero assieme a decine di altri e appagato solo dal fumo
di una sigaretta nelle rarissime notti che non dormivo da solo?.
Ricordare le poche, frettolose lettere che riuscivo a scriverti;
risposte senza spessore alle tue missive-fiume trasudanti
entusiasmo e piene di dati scientifici che mai io ho trovato il modo
di decifrare. Un regalo di Natale giuntomi a febbraio, il piacere
imminente di un abbraccio.
Tornasti che era gia esplosa la primavera e volesti per forza
pranzare tra le lunghe ombre di Roma, in quella trattoria nascosta
nel dedalo di straduzze alle spalle del Colosseo: cinquemila lire un
piatto di lumache ed una porzione di abbacchio, il vino a parte. E,
per respirare la primavera, come avevi detto, il viaggio verso casa
lungo la statale piena di colori. La fragranza dei pini sotto il
pergolato dedera di quella trattoria di campagna e lodore di
lavanda delle lenzuola nelle quali ci ritrovammo, dopo tanto tempo.
Faceva ancora un po freddo tra quelle spesse pareti di pietra e
scappasti di corsa dalla doccia per rintanarti di nuovo tra le coperte
e le mie braccia. Ti accendesti una sigaretta e posando la testa sul
mio petto mi guardasti con occhi luminosi dacqua come per dirmi,
senza parlare, che stava per suonare un momento da cose
importanti. Ascolta dicesti arabescando con un dito strane figure
sulla mia pelle. Una sera, a Toronto, mi sentivo sola ed ho fatto
lamore con un tipo....
Non mi faceva piacere ne mi lasciava indifferente ma
continuai ad ascoltare il silenzio come se, sulla scia di quella notifica,
altri milioni di parole avessero a scatenarsi allimprovviso come
lapilli di vulcano. Invece tu lasciasti che continuassi ad accarezzare i
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tuoi capelli, per farti forte della mia apparente serenita. Non volevo
domandarti ne come ne perche, non mi importava. Lunica cosa
che aveva un senso in quel momento era scrutare loscurita e
cercar di leggervi come in una sfera di cristallo che cosa cio avrebbe
potuto cambiare tra noi. Quanto in tutto quel tempo tu fossi
cambiata ed io invece fossi rimasto lo stesso, allinterno di quel
nostro microcosmo che, sentivo, avrebbe potuto scomporsi in un
attimo.
Si, io ero rimasto lo stesso. Con i miei scarti dumore, i dubbi
che da secoli avevano preso il posto delle certezze. Le poche virtu
ed i molti spigoli accuminati del mio modo di essere. Era questo e
solo questo che, come sempre, avevo da offrirti. Era questo che
volevo dirti ma tu non me ne lasciasti il tempo.
Eri sola ed avevi voglia di sentire un po di calore attorno a
te, e lavevi fatto, dicesti. E dovevi dirmelo che non aveva
funzionato. Ed allora ho avuto palpabile la coscienza di quanto
poco sia lo spazio che tu non abbia occupato nella mia mente!. Mi
baciasti con una rabbia che non conoscevo e facemmo di nuovo
lamore con selvaggia tenerezza. Ti placasti solo quando sentisti
laccellerato ritmo del mio respiro, ed il suo calore, arderti le spalle.
Ai tuoi genitori avrebbe fatto piacere aggregarti ad un
viaggio in camper nel nord Europa assieme a loro, Luciana ed i suoi
genitori. Tu obbiettasti che avresti dovuto prepararti a modino per
gli esami di settembre e che, quel mesetto, lo avresti passato a
Viareggio. Che la mia esistenza non fosse del tutto estranea al tuo
rifiuto, di sicuro non era passato inosservato ed il sor Osvaldo me lo
fece capire sorridendo davanti ad un cognacchino, una sera che ero
a cena da te, nel tempo che tu e tua madre stavate armeggiando in
cucina. Poiche tua nonna ci teneva bordone, io negai anche
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levidenza. Ma sono certo che non la bevve, supponendo che noi


avessimo altri programmi. In verita il nostro programma assieme ad
Alessandro e Stephanie era saltato, in parte perche io ero riuscito a
strappar solo pochi giorni di ferie, in parte a causa del mancato
concretizzarsi dellaccoppiamento di Lorenzo con tua cugina. Che
era anche sfociato in temporanee maleparole. Passammo a casa, la
tua, quasi tutto quel torrido agosto e fummo, per alcuni giorni,
ospiti coccolati di tua nonna che ci aveva preparato proprio la stanza
che guardava il mare. A settembre ci aspettavano, a te gli studi, a
me un lavoro che cominciava anche a piacermi e la decisione di
Lorenzo e Stephanie di sposarsi a primavera.
Ce un momento prezioso nella vita di un uomo, nel quale il
suo equilibrio sembra perfetto. E un momento rarissimo e forse
irripetibile nel quale le cose di tutti i giorni sembrano riempirgli la
vita come se avesse improvvisamente raggiunta la propria
dimensione nel luogo esatto dove egli supponeva essa dovesse
trovarsi. Quando labbraccio della sua donna placa la sua sete
dinfinito ed anche lapparente inutilita dun lavoro politico oscuro
gli sembra la strada maestra di un impegno mai venuto meno.
Quando il calore degli amici gli completa la vita e tutto cio pare
debba essere irreversibile, allora egli si dice felice ed e in quel
momento che desidera un figlio.
E ce un momento di verita bellissimo e terribile nella vita di
una donna, che forse si ripetera altre volte ma non sara mai piu la
stessa cosa, nel quale il timore si sovrappone alla gioia, la ragione
allistinto e la volonta si scinde in modo contrastante. Tu vivevi quel
momento e con il tuo consueto modo di essere concreta mi
annunciasti che il Predictor ti aveva dato esito positivo.
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Tu fumavi nervosamente ed io, per quanto cercassi di essere


tenero, non riuscivo a tranquillizzarti. Certo, questo non lo avevamo
messo in preventivo e ci imponeva di rivedere, anzi di fare,
programmi ai quali non avevamo mai, non dico accennato, ma
neppure lontanamente pensato. Ne riuscivo a spiegarmi la ragione
di questo accadimento, cosi cauti ed esperti come ci eravamo fatti.
Abbracciandoti ti sentivo tremare anche se la tua pelle era
caldissima e cercavi di concentrarti per trovare pensieri definiti,
supportati da parole che volevi non ti tradissero. Per espormi quei
concetti che accarezzando il tuo corpo nudo sentivo scivolarmi tra le
dita come perle di sudore e vapori di nebbia.
Ed anchio smuovevo pensieri come pedine scomposte su di
una scacchiera, per trovare idee chiare, prospettive precise per le
decisioni rapide che si imponevano. Ma si accavallavano luna
contro laltra eludendosi a vicenda e, daltro canto, quando una
piu forte delle altre emergeva dal mucchio, ero io che
velocemente la ricacciavo indietro giacche io ero solo una parte ed
a te spettava la prima parola, ed in definitiva anche lultima, nel
dialogo che sarebbe sicuramente venuto dopo che il lampo di una
lacrima, dai tuoi occhi, avrebbe inumidito il mio petto. Lacrime di
una tensione che si sarebbe lungamente scaricata nel giuoco erotico
che, quasi, mi imponesti. Poi ti saresti vestita in fretta e
prendendomi per mano mi avresti invitato ad imitarti rapidamente.
Andiamo a ballare avresti detto e tanto che non ci andiamo:
sento daverne voglia!.
Ti avrei seguita e non avrebbe avuto nessuna importanza se
tra musica hard e luci psichedeliche quella volonta ti sarebbe
venuta meno. Mi guardavi agitando un bicchiere di Martini quasi ad
interrogarmi, a cercare nei miei occhi il segnale duna volonta
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qualsiasi, qualunque essa fosse, affinche su di essa si innestassero


le parole che sentivi di aver trovato.
Io volevo quel figlio, magari anche senza saperne bene il
perche, e quelli che mi venivano alla mente erano forse i meno
importanti, ed in ultima analisi anche i piu egoisti, pur se al fondo di
tutto restava profonda la coscienza della validita del nostro
rapporto, la sua concretezza che andava confermandosi giorno dopo
giorno. Io volevo quel figlio perche sentivo di amarti, anche se
facevo un uso parsimonioso di quella parola abusata e polverosa. Mi
rendevo pero anche conto che tu avevi, oltre lamore, molti altri
motivi impedenti come una laurea da raggiungere, una realizzazione
professionale che certo ti solleticava, una famiglia borghese alle
spalle. Una famiglia che certo avrebbe compreso ma che
sicuramente non avrebbe fatto i salti dalla gioia. E, velato e forse
inconscio, il piacere e labitudine a quella indipendenza alla quale,
ad ambedue, sarebbe stato duro rinunciare.
Fini in un breve intervento, neppure troppo costoso e fu il
giorno piu difficile della nostra vita.
Il giorno nel quale Stephanie ed Alessandro si sposarono era
nato sotto una cattiva stella. Pioveva a dirotto. Da anni non
ricordavamo una primavera tanto piovosa. Sposi ed invitati avevano
dovuto rinunciare, con lincoffessata soddisfazione di tutti, a molte
stazioni obbligate dalla via crucis del giorno delle nozze. Depennato il
Bobolino, cancellato il Forte, rimaneva solo qualche fotografia da
scattare sotto lombrello aperto al Piazzale e nel parco del ristorante.
Tu avresti avuto un esame importante il lunedi successivo ma, non
potendo non esser presente, mi dicesti che saresti salita al ristorante
con la macchina presa a prestito dai tuoi genitori ed avresti lasciato
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me e la bella compagnia immediatamente dopo la fine del pranzo.


Per andare a ripassare sui libri. Io, invece, rimanevo a sorbirmi il
pianto greco di Lorenzo che collezionava lite dopo lite e rovescio
dopo rovescio nel tentativo di portare sulla via del bene, che poi era il
suo letto, tua cugina Luciana.
Anche gli sposi non vedevano lora di fare la fuga dal
momento che, verso sera, avevano un aereo per andare a ripetere
in Francia la stessa cerimonia effettuata a Firenze. Cosi tutti presero
la via di casa e Lorenzo, sgraffignata una bottiglia di cognac mi si
installo in macchina.
Era ormai passata lora di cena e pioveva ancora a dirotto.
Sulla macchina, sulla vallata davanti a noi. E piovevano parole anche
tra Lorenzo e me. Largomento Luciana era stato sviscerato in tutte
le sue sfaccettature, la bottiglia era ormai esaurita e gia stavamo
disfacendo la valigia dei ricordi, nella quale ne tu ne Luciana
avevate posto. Altri nomi, altre faccie, altri panorami. Storie diverse
che appartenevano al passato e che, anche se a suo tempo erano
state un po dolorose, adesso si immergevano nella tenera melassa
propria del ricordo. Tu non ceri, o non ceri ancora, in quella valigia
ma, ad onta della mia ritrosia, sotto la pioggia stava prendendovi
posto lombra di un bambino mai nato.
Finalmente ti laureasti e festeggiammo tre volte nel giro di
pochi giorni. Finisti di discutere la tesi alla cinque del pomeriggio e
non parlasti con nessuno. Passasti a prendermi sul lavoro e fui io a
convincerti a telefonare ai tuoi e dir loro che saresti rincasata tardi
perche avresti cenato con i colleghi di facolta. Sapendo che questo
genere di cene non si concludono col bicchiere della staffa, non si
sarebbero aspettati un tuo sollecito ritorno a casa. In realta lunica
cena che ebbe luogo fu quella tra di noi e nessun altro.
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Eravamo entrambi vestiti modestamente e proprio per questo ti


portai in uno dei ristoranti piu eleganti della citta. Cenammo al
lume di candela, mangiando benissimo ed infischiandoci altamente
dei pochi benpensanti che quella sera circolavano per il locale. Poi
fosti tu a chiamare Lorenzo chiedendogli la chiave della casa perche
Mario ed io dovevano festeggiare. Bevemmo un digestivo con lui
in un bar delle Cure, comperammo una bottiglia di champagne e la
notte fu nostra.
Al venerdi sera, tutti in ghingheri, fu buriana a casa tua con
gli amici ed i parenti. Lorenzo ed io ci ubriacammo assieme a tuo
padre e fini che lui saddormento sul tavolo mentre Lorenzo ed io
dormimmo in macchina per il resto della notte.
La sera di poi fu il turno della casa delle tre palme ed i tuoi
rimasero stupiti che, dopo le insistenze di tua nonna, noi
accettassimo di rimanere a Viareggio fino allindomani e, non tanto
per il fatto che noi dormissimo assieme fatto che potevano magari
dar per scontato, in un modo o nellaltro quanto perche la vecchia
signora ci avesse gia preparato la camera. Il sor Osvaldo le
domando da quanto durasse questa consuetudine. Eh, da tanto..
gli rispose tua nonna ridendo con gli occhi..
Io non mi aspettavo un terzo grado come si vedeva nei
vecchi films gialli americani col sor Osvaldo nei panni di Robert
Mitchum ma, di sicuro, desser preso amichevolmente sottobraccio,
invitato a bere il caffe allombra delle palme e sentirmi porre
almeno un paio di domande. Alle quali ero preparato a rispondere
senza problemi e con la massima franchezza.
Anche tu ti aspettavi qualcosa del genere quando fummo
svegliati dallodore del caffe che, dalla cucina, era salito per le scale
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ed era filtrato nella nostra camera da sotto la porta. Aprendo la


finestra pensai che sarebbe stato bene concordare una versione
comune ma tu mi prevenisti ed infilandoti jeans e maglietta mi
invitasti a fare con calma. Scendo io dicesti a vedere come
butta!.
Buttava bene perche quando, dopo alcuni minuti, affacciato
sulla soglia della cucina auguravo il buongiorno a tutti, tuo padre
stava leggendo l Avanti! e tu stavi tranquillamente bevendo il
caffe dicendo a tua madre che noi avremmo raggiunto i nostri amici
da qualche parte della montagna pistoiese.
Era stata tua nonna a risolverci il problema, mi dicesti una
volta messa in moto lauto, spiegando per filo e per segno come
stava la situazione. Se non si puo comandare al cuore aveva
sentenziato si puo tuttavia favorirlo. Assecondandolo. Questo
non ci evito, alla prima occasione, non un rimprovero ma un invito
ad avere la testa sulle spalle.
Dopo la tua laurea io pensavo che avremmo avuto piu
tempo per vederci, stare assieme ed anche svolgere assieme del
lavoro politico. Anche se questo non riusciva piu a regalarci
soddisfazioni ne entusiasmi. Invece, rifiutando il consiglio di tutti,
famiglia ed ex professori in primo luogo, tu ti annegasti
immediatamente impiegandoti in un istituto danalisi privato, per un
lavoro da supersfruttata, per niente gratificante e che, per di piu, ti
teneva impegnata fino allo spasimo. Usavamo molto il telefono e ci
vedevamo ancor piu raramente che nel tempo dello studio. Ad ore
quasi impossibili. Per un bacio ed una scopata frettolosa che ci
lasciava in gola il penetrante sapore dellinsoddisfazione.
Cosi non e vivere! constatasti una sera e, mandando al
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diavolo tutto e senza neppure fare i bagagli, partimmo per un fine


settimana a quelle Cinque Terre che avevamo rifiutato, poco tempo
addietro, di visitare con i tuoi genitori. Trovammo una pensione,
affittammo una camera ed in quella stanza con veranda sul mare ci
rifugiammo come su di un isola.
Non era deserta, cosi come si conviene alle favole, la nostra
isola ma il sole ormai gia autunnale che filtrava dai vetri,
abbagliando doro, la rendeva tale come se fossimo noi i suoi soli
padroni ed avessimo noi, e solo noi, il potere di prolungare
allinfinito quel lungo riflesso purpureo che incendiava il mare.
Oppure, come se con uno schioccare delle nostre dita, potessimo
dare il la alla notte che aspettavamo per ricaricarci di energie, di
volonta ed anche di titanica pazienza. Ma eravamo padroni solo di
quella grossa amaca sulla quale ci dondolavamo abbracciandoci
senza pensare a niente. Come in un paradiso lontano.
Cosinon e vivere! avevi detto e non pensavi allora ne io
potevo lontanamente supporlo che di li a pochi mesi quella non
vita avrebbe dovuto bastarti. E sarebbe stata tutto quello che
avresti posseduto quando non saremmo piu stati per nessuno il
Mario della Donatella e la Donatella del Mario. Vinsero le nostre
doppie, incrociate paure, quella sera di dicembre nel freddo che
calava dalle colline. Si. dobbiamo metter ordine nelle nostre vite
dicesti seduta a quel tavolo che guardava sulla citta coperta di
nebbia. Avrei voluto proportelo io, ma i nostri erano forse due
ordini diversi, quando convenimmo di fare vacanze invernali
separate per prenderci quella classica pausa di riflessione che
precede gli addii.
Ci sentiremo dopo Befana convenimmo e gia sapevamo
che le nostre sarebbero state telefonate sempre piu rare.
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Dove avremmo portato a sbattere le nostre fragilita, tu


chiudendoti la porta alle spalle ed io mettendo in moto la macchina,
non lo sapevamo. Lo so adesso. Adesso che lultima mano di carte e
stata giuocata ed io sto guidando verso casa con la sola voglia di
arrivarvi presto e di sbronzarmi. Per illudermi che tutto e finito in
quel dicembre di tanti anni fa e che da allora non e successo piu
niente. Perche invece e successo molto e la vita non ricomincia a
sessantanni.
Ho ancora quasi cinquecento chilometri di autostrada per
pensarci su ed e inutile fermarsi da qualche parte per cercare rinvii.
Domani sarebbero gli stessi chilometri, una notte comunque non
dormita e la stessa valigia dei ricordi da riaprire. Questa volta da
solo perche tutto quello che cera da condividere e gia stato
condiviso ed il resto, quello nascosto nel sottofondo, fino ad oggi, e
appartenuto solo a noi due.
Sigaretta dopo sigaretta si consuma la strada. Lentamente,
pare, anche se pesto sullacceleratore. Ho fame ma neppure il
ristorante al quale sono solito fermarmi per gustare rare leccornie
riesce a tentarmi. I fari rompono loscurita. Comincia a piovere.
Trieste e un porto di mare, una citta di frontiera. Situata al
confine dove il mondo latino e quello germanico incontrano quello
slavo. Dove lingue e razze di quello che fu limpero sovranazionale
degli Asburgo si confrontano e si mescolano con quello balcanico
come nel crogiuolo dellalchimista. Punto di scontro e poi di
incontro tra due progetti di societa ostili e cariche della memoria
storica datrocita imperialiste e di agghiaccianti vendette. Ed infine
confine aperto, porta nordica verso un oriente piu nascosto che
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misterioso. E la che hanno finito per portarmi le intuizioni di mio


padre e le esigenze della societa per la quale lavoro.
A mio padre non ci volle molto per rendersi conto che avevo
due mani sinistre e che per la tecnica non cero trombato. Cio mi
risparmio la sorte di buona parte dei rifredini: scuola tecnica ed
assunzione alla Galileo. Poi, poiche ero scapolo ed il lavoro che
facevo mi piaceva, i capi mi proposero di andare a perfezionarmi nel
grande emporio dove la nostra societa aveva la sede, e, da li, in
giro per il Paese. Cosi, come per i tuoi nonni, anche per me
cominciarono le peregrinazioni fino a ritrovarmi a Trieste, in pianta
stabile.
Pioveva a dirotto e lasciai la macchina nel cortile, proprio
davanti alla porta. Entrato in casa mi tolsi la giacca ed invece di
cercare la bottiglia di cognac che preventivavo, mi stesi sul letto
vinto dalla stanchezza. Allo stesso modo mi risvegliai al mattino,
cosi come mero addormentato. Con gli abiti sgualciti, la barba
lunga ed una gran voglia di bere un caffe. Che era finito.
La telefonata di Alessandro mi raggiunse quando stavo per
uscire, diretto al bar ed alledicola della frazione: Sei arrivato? Si.
Questa notte Ho provato a chiamarti ieri ma non rispondeva
nessuno. Al cellulare non volevo disturbarti.. Dopo la tua partenza
sono rimasto ancora un giorno a discutere con Daria Lo
immaginava. Era una ragazza in gamba ed era sicuro che avremmo
avuto molte cose da dirci. Come stai? domando. Come vuoi che
stia... E una domanda stupida. Hai ragione. Sentiamoci di quando
in quando.. Certo Ciao.
Altri toni di voce mesi prima, quando ci eravamo rivisti dopo
anni ed anni di silenzio. Ero rimasto stupito quando su di un socialnetwork avevo trovato la sua richiesta damicizia e lo avevo
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chiamato. Poi me lo vidi piombare grondante acqua e bestemmie


un venerdi pomeriggio, quando stavo per chiudere lufficio e lo feci
entrare riaccendendo le luci. Ciao disse che cosa si dice quando ci
si incontra dopo oltre trentanni? Lo abbracciai cercando le parole
Non lo so risposi Ciao. Come stai? Probabilmente. Oppure: brutto
pezzo di merda doveri finito?. Lo stesso Alessandro di una volta,
solo con qualche capello in meno ed un po appesantito. Dal tempo,
forse. Certo dalla buona tavola perche la prima cosa che disse,
appena toltosi il soprabito e sedutosi su di una poltrona, fu il
domandarmi cosa ne pensassi dandare a cena. Io ne pensavo bene,
ma forse era ancora un po troppo presto. Cosi preparai gli
aperiritivi e gli domandai qual vento lo portasse allestremo est del
Paese. Vento di lavoro rispose prima di gustare laperitivo E, se
vuoi, anche di passera... Gli dissi che era bene cominciare a
chiarirmi cominciando dai venti piacevoli. Vedi, e tutto un po
legato. Il libeccio come il ponentino. Ho una tipa. Gestisce una
pensione dalle parti di Umago... Ma era a causa del lavoro che
laveva conosciuta e, per spiegarmelo, la prese larga. Quando con
la mia ex moglie decidemmo di andare a vivere in Francia, entrai a
lavorare in una catena di supermercati.. Tre notizie in una: un
divorzio, una professione, una tipa... Sbaglio gli domandai o
quando Donatella ci presento mi dicesti che facevi lettere? Le ho
fatte. Ed ho anche preso una bella laurea. Buona solo per esser
messa in cornice ed attaccata al muro. Che ci facevo in quel buco del
culo di Francia con una laurea italiana in lettere? Mi ce lo pulivo?
Suo suocero aveva delle conoscenze e laveva sistemato. Lavevano
sbattuto a farsi le ossa nel reparto acquisti e quando lo scheletro
aveva dimostrato desser robusto gli avevano affidato tutta una
serie dacquisti nella zona balcanica. Da allora molte cose son
cambiate: sono caduti i muri, son cambiati i regimi... E venuto il
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divorzio, ma il lavoro e rimasto lo stesso. Anche se adesso sono


dipendente della filiale italiana. Tu, sempre con le navi? Sempre.
Una donna in ogni porto? Non sempre risposi Ma anche se
fosse stato cosi io ero uno stanziale, e non ne avrei collezionate
molte. Tacque alcuni secondi come se volesse leggere qualcosa sul
mio volto. Io, invece, dopo il divorzio ce le avevo. Ma ora, anche a
causa delleta, devo accontentarmi di una per Paese. E questa di
Umago sa che dovrei arrivare tra oggi e domani. Facciamo cosi:
vieni anche te. Avrebbe potuto telefonarle e vedere di farle
raccattar qualcosa anche per me. Unaltra volta gli dissi domani
debbo in ogni caso essere a Trieste Qualche storia qui? Forse,
ma per ora niente di importante, anche se qualcuna ce. Ma e per
lavoro che domani non posso assentarmi. Comunque lui aveva una
gran fame e ci mettemmo daccordo per cenare ad un ristorante
oltre la frontiera anche, se per opposte ragioni, per nessuno dei due
era proprio a due passi da casa.
Tu sai quanto Alessandro sia discreto. Preferirebbe passar da
fesso prima di porre a qualcuno una domanda che, forse, potrebbe
fargli del male. E neanche quella sera me la pose, anche se era
quella che avrebbe aperto la strada a quanto era venuto per dirmi.
Tuttavia avanzo una considerazione, dicendomi che quelle non
erano proprio parole da usarsi davanti a del buon cibo annaffiato da
una malvasia da enoteca. Poco fa, nel tuo ufficio, quando
parlavamo davventure e ci paragonavamo ai marinai.. Si? lo
invitai. Non so. Mi e parso di leggere della malinconia nei tuoi
occhi. Poi cambio immediatamente tono: Scusami sono uno
stronzo: ti sto rovinando la cena! Ma no.. dissi inghiottendo un
pezzo di gamberone ho avuto una giornata difficile. Probabilmente
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e solo stanchezza!. Anche allora il pudore dei sentimenti stava


prendendo il sopravvento. Ricacciando in dietro la tentazione di
parlargli di tempi ormai irrimediabilmente lontani. Cosi parlammo
daltro ma questo non gli impedi, alla fine della cena, proprio
quando arrivammo davanti alle nostre auto parcheggiate, di dirmi
che la sua non era una visita del tutto casuale. Sai disse tempo fa
mi sono incontrato con Donatella. Ma ne parleremo al mio ritorno,
quando avro finito quello che ho da fare. So dove trovarti.
Se anche quello era un segno, io non riuscivo a considerarlo
tale. Troppo tempo e troppo silenzio ci avevano divisi. Troppe citta,
troppe strade, troppi amori inutili ritenuti importanti. Cosi, se
qualche volta, accanto a qualche occasionale compagna di letto mi
ero svegliato, quando la notte era piu silenziosa, pensando a te, mi
dicevo che stavo invecchiando e correvo di nuovo a sigillare la
valigia dei ricordi.
Adesso so che non era cosi. Che il doppio fondo di quella
valigia rifiutava di chiudersi anche contro la mia volonta. Che la
ferita, per quanto rimarginata, era sempre sulla mia pelle ad
impedirmi di dimenticare. Di fatto neppure di dimenticare, in tutto
questo tempo, avevo cercato. Solo archiviare, passare alla storia. E
questo mi illudevo di averlo fatto. Ma passando in rassegna i volti
che, in citta diverse, avevano popolato la mia solitudine mi rendevo
conto di quanto colpevole fossi stato nei loro confronti misurando
tutte quelle storie sulla base di quella che cera stata tra noi. Che il
confronto oltre che ingiusto era impossibile. Le donne della mia
vita: era con te che inconsapevolmente le avevo tradite. Tutte.
Prendi, ad esempio, la mediterranea, prosperosa Gloria.
Diciamo la piu importante tra le poche relazioni della mia, in
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definitiva non breve, residenza a Savona. Tutta devozione, amore


forse, e manicaretti. Riposante, se vuoi. Ma dun possessivismo
esasperato che le faceva sopportare, si, il calcio in tv ma anche le
mie rare uscite serali quando non potevo piu sopportare i
quotidiani resoconti di infiniti seriali e lacrimosi film damore. O la
esile, quasi diafana Solveig. Danese trapiantata a Napoli per vender
trapunte. Capace di capire al volo che stavo facendo i conti con
esperienze anteriori. Non eccessivamente invasiva ma contaminata,
lei nordica, da una mal repressa gelosia meridionale. Oppure la
deliziosa Rita, marchigiana sanguigna e generosa. Coinvolgente e
giovanissima. Parlavamo lingue diverse: e stato bello ma e durato
poco.
Quando tu ed io ci perdemmo di vista e di udito nel
fazzoletto quadrato della nostra citta, tutto questo non lo avevo
messo in conto: era finita una storia. Ne finiscono tante!. Si soffre,
se si soffre, per un po di tempo poi tutto si storicizza e la vita va
avanti. Capisco solo ora, alla fine di tutto, che a chi sarebbe venuta
dopo di te non avevi lasciato niente. Tranne forse che alla mansueta
ed indipendente Vida, per uno scherzo del destino lunica tradita
anche fisicamente, che aveva il cognome di un calciatore e che mi
era stata letteralmente gettata tra le braccia dalla bora che spazzava
la citta da giorni e batteva forte.
Io lottavo controvento lungo i muri per raggiungere la
macchina parcheggiata a qualche decina di metri dallufficio e la vidi
sbucare da un marciapiede laterale. Fu investita dal vento che la
fece correre sbilanciata verso la mia instabile posizione e mi boccio
in pieno. Lei fece a tempo ad artigliare il palo di un divieto di sosta.
Io, invece, caddi a terra sbattendo il capo contro una motocicletta.
Non so se persi i sensi per qualche secondo ma quando fui aiutato
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ad alzarmi da alcuni passanti era evidente a tutti che non sapevo in


che mondo vivessi. La confusione comincio a svanire ed i ricordi a
prender forma quando la sua auto si fermo davanti al pronto
soccorso e, quando il medico aveva iniziato a farmi dei test
neurologici, ero perfettamente a posto. Mi facevano un po male la
testa e le ossa ma, non cera bisogno che me lo spiegasse il medico,
queste erano le normali conseguenze del trauma. Mi liquidarono
con la prognosi di una settimana. Dove desidera essere
accompagnato? mi chiese la donna, appena aggrappatici alle
portiere della macchina. Dove ci siamo scontrati le risposi E li
che ho lufficio Ma non le hanno detto di fare una settimana di
convalescenza? Si risposi allacciandomi la cintura Ma dovro
pure avvisare i colleghi e prendermi lauto che e parcheggiata da
quelle parti.. Posso fare qualcosa per lei? domando
inquadrandosi nel traffico che, anche a causa del vento forte,
scorreva lentamente. Sotto lufficio ce un bar. Potrebbe farmi
compagnia il tempo di un aperitivo Ascolti disse assaporando a
piccoli sorsi il suo Negroni Io mi sento responsabile per quello che
le e capitato. Se non mi bloccava lei adesso probabilmente sarei in
trazione ad ortopedia. Facciamo cosi: mi dia un numero di telefono,
la chiamero tra qualche giorno per sentire come sta Poi
porgendomi un biglietto da visita: In ogni caso questo e il mio
indirizzo. Le detti anchio uno dei miei per poi lasciar scivolare lo
sguardo sul suo cartoncino giallo. Oltre la qualifica di avvocato
seguiva un cognome che mi evocava ricordi calcistici. Lei e serba?
domandai. No, croata rispose O meglio, di origine croata: i miei
bisnonni erano sudditi asburgici e sono divenuti italiani assieme alla
citta Perche me lo chiede? Sorrisi. Vedo che si chiama come
unala della nazionale jugoslava degli anni sessanta No. Nessun
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legame. I miei sono sempre stati dei piccoli artigiani. Non le chiedo
cose unala perche la costringerei a spiegarmi troppe cose: di
calcio non so niente. So a malapena che la Triestina milita in serie B.
O forse e C?. Le dissi che era B stringendole la mano e la invitai a
non investire altri passanti. Non piu di uno al giorno! rispose
facendomi ciao con la mano.
La risentii tre giorni dopo, quando la bora aveva cessato di
soffiare, cera il sole, le ossa avevano smesso di scricchiolare ed io
stavo lavando lauto nel cortile di casa. Mi domando come mi
sentissi, mi invito a farmi controllare di nuovo dal medico e mi disse
di aver verificato su internet la biografia del suo omonimo
calciatore. Poi con un ci sentiamo chiuse la conversazione.
Riattaccai il telefono e me ne tornai nel cortile a terminare il lavoro,
salvo poi darmi del fesso per aver salutato la tipa prima daver
tentato dinvitarla a cena in una sera di quel fine settimana. Cercai il
suo biglietto da visita e mi ricordai daverlo parcheggiato in ufficio
tra i cassetti della scrivania. Non mi andava di scendere in citta.
Avrei potuto chiamarla allindomani. Tanto per quella sera non
avremmo potuto farne di niente: era programmato lo scopone
scientifico con gli amici dellosteria del villaggio.
Salve, sono... La riconosco. Ci sono forse complicazioni?
No Allora mi fa piacere sentirla. Mi dica... Che ne direbbe di
completare il film? Prego? Si, il film. Dopo laperitivo,
abitualmente, segue un buon pasto... Insomma, vorrei invitarla a
cena. Ci mettemmo daccordo per la domenica sera. Dicono che a
tavola non si invecchi. Non so se sia vero ma e certo che simpara a
conoscere il prossimo. Lei sa che sono croata ma lei, col suo
spiccato accento toscano, sicuramente non e triestino. Le dissi che
ero di Firenze e le narrai delle mie varie peregrinazioni per lItalia,
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poi la cena fini ed accendendo il motore le domandai dove volesse


andare, dato che erano appena le undici. Lei mi scruto con uno
strano sorriso. Lo so disse il film potrebbe continuare. Dopo la
cena il piano bar e poi la camera da letto. Ma questa sera
interrompiamo qui la sequenza. Mi accompagni a casa. Mi gettai
nel traffico delle rive facendo vela verso il centro. Non che il
seguito non potrebbe anche essere piacevole disse ma domani
mattina, alla prima ora, ho un processo incasinato. Intanto
eravamo arrivati davanti al suo portone. Sentiamoci disse dopo
avermi stampato un bacio sulla guancia.
Non ci sentimmo. O almeno non ci sentimmo subito come
forse ambedue pensavamo. I miei capi stavano trattando la
rappresentanza di una compagnia che faceva cabotaggio tra alcuni
porti italiani dellalto Adriatico, le coste della ex jugoslavia, il Pireo e
le isole greche. Poiche Trieste era lultimo porto italiano che
averebbero toccato ed anche il piu importante, essi ritenevano che
la mia presenza alla trattativa fosse indispensabile. Mi convocarono
in sede per un briefing poi volammo ad Atene, da dove me ne
ritornai in treno. Quando ritornai in ufficio, il collega che mi aveva
fatto le veci, strizzandomi locchio, mi riferi che una signora che
non aveva voluto lasciare il nome mi aveva cercato con insistenza.
Immaginai che fosse Vida e la chiamai. Pronto.. Si, lo so; e stato
fuori per lavoro. Il suo collega e stato molto cortese ma ha detto
che non poteva dare a nessuno il cellulare del capo. Credo che
questa volta dovrei invitarla io. Non a cena ma a pranzo. Non in
citta ma oltre frontiera. Ci sta? Ci stavo. Ovviamente. Cosi lei
venne a prelevarmi sotto lufficio, quasi sulla scena del crimine, ed
alle una ce ne stavamo a Capodistria seduti ad un tavolo, davanti al
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mare ed un antipasto di pesce. Concentrati sul cibo ci scambiammo


solo poche parole, quasi come due estranei capitati per caso allo
stesso tavolo. Nonostante i miei rifiuti e le mie insistenze volle
pagare lei il conto. Ora, se ti va, andiamo da te a bere un digestivo
disse aprendo la portiera dellauto Dove abiti? A Villa Opicina
risposi Venendo dalla citta, poco prima di entrare nella frazione.
Il digestivo lo bevemmo piu tardi. Molto piu tardi, quando
forse sarebbe stata lora di un nuovo aperitivo. Dopo essere entrati
in casa, esserci abbracciati lasciando dietro di noi una scia di
indumenti lunga dallingresso alla camera da letto. Dopo una lunga
battaglia aspra, senza prigionieri. Adesso non credere che riservi lo
stesso trattamento ad ogni uomo col quale sbatto contro disse
alzandosi ed incamminandosi alla ricerca della borsetta per
accendersi da fumare. Sono una tipa indipendente, e vero, ma
entro certi limiti!. Mi accesi anchio una sigaretta poi entrai nel
soggiorno per versare due bicchieri di cognac che portai nello
studio, dove lei sera accampata. Comincio a sorseggiare il suo
digestivo senza distogliere lattenzione dai libri che stava
esaminando. Quando mi hai chiesto se ero serba disse
continuando lispezione ho pensato che avresti potuto essere uno
di quei fanatici che diventano idrofobi quando sentono un nome
slavo. Poi ho pensato che, col tuo accento toscano, non avresti mai
potuto esser cosi. Perche questo e uno specifico puramente
giuliano. Ora, vedendo le tue letture, penso che forse siamo sulla
stessa lunghezza donda. Perche la biblioteca e tua. O no? La
abbracciai dalle spalle prendendole un seno nel palmo. I libri e
lelettronica sono le sole cose mie. La casa e un benefit ed
appartiene alla ditta. Lho ereditata dal vecchio direttore. Un
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genovese burbero, intristito da una moglie rompiballe ed una figlia


un po puttana. Era un bravuomo anche se perennemente
incazzato. Io ci andavo daccordo perche, pur tifando per la
Fiorentina, avevo una vecchia simpatia per la Sampdoria. E lui era
un doriano sfegatato. Io ho abitato tre anni di sopra, nella
mansarda. E con quelle due vipere attorno a casa non e stato
proprio un paradiso! Fuori dalla finestra, oltre i pini, verso est stava
scendendo loscurita. Vida mi schiaccio la bocca sulle labbra e,
iniziando a rivestirsi, disse: Ora devo andare. Ho un processo da
preparare per lunedi!. Le aprii la porta, lei mi sventolo un ciao con
la mano prima di girare il muso della macchina. Accese i fari e parti
lasciandomi sulla soglia. Nudo e con le palle al vento.
Dopo alcuni giorni, non ricevendo alcun segno di vita, provai
a telefonarle io. Inutilmente. Sia al telefono di casa che a quello
dellufficio rispondeva una segreteria. Il cellulare non gli e lo avevo
chiesto. Pensai che, come era successo a me, le fosse capitato di
dover partire. O forse no, ma non me ne facevo alcun problema. E
come al giuoco, pensavo. Ogni tanto prendi una mano fortunata,
vinci e poi chissa quando ti ricapita. Con la differenza, positiva, che
nel frattempo neppure perdi. Per questo non le lasciai neppure dei
messaggi: se e fuori, pensavo, trovando queste telefonate anonime,
intuira. Altrimenti, andasse con Dio!. Poi un venerdi, quando mi
preparavo ad uscire, destinazione il tradizionale scopone, il telefono
squillo: Ciao, sono Vida. Non mi lascio neppure il tempo di
ricambiare il saluto che domando: Hai una griglia a casa?.
Avrebbe dovuto essercene una da qualche parte: il mio
predecessore mi aveva asfissiato col fumo allodore di pollo. Non lo
so, forse.. Cercala e chiamami domani mattina. Se non la trovi ne
70

procurero una io. Le domandai a cosa le servisse. Non serve a me,


serve a noi. Almeno come scusa.... Sentendo che non afferravo
chiari il concetto: Ho voglia di scopare. Se ti va facciamo una
grigliata nel tuo giardino e passiamo da te il fine settimana. Sono
unottima cuoca, sai?. Non mi permettevo di metterlo in dubbio e
la mattina di poi mi alzai di buonora e smadonnai come uno
scaricatore di porto mettendo a soqquadro la cantina. Trovai
lattrezzo piu un sacco di carbone e con Vida ci mettemmo
daccordo che sarebbe salita da me dopo pranzo. A pranzo stai
leggero fu la sua raccomandazione. Seguii il suo consiglio e, verso le
tre e mezza, mentre stavo sistemando la griglia in un luogo da dove
non potesse spingere odori verso casa, sentii la sua auto clacksonare
affinche le aprissi il cancello. Se ne discese di macchina con uno
zainetto sulla spalla ed in mano tutta una serie di sacchetti. Non
ero certa che nella casa di un maschietto single mi passo le labbra
sulla bocca avrei trovato lindispensabile. E tutto quasi pronto, ma
ci sono cose che vanno aggiunte strada facendo... Le aprii la porta e
lei scarico il tutto sul tavolo di cucina. Non mi dai il benvenuto con
due dita di vino bianco?, ed io tirai fuori la bottiglia dal frigo. Lei lo
riapri per infilarci i sacchetti. Avevo pensato di fare un grigliata a
base di carne, tipica della cucina croata. Ma ho visto che ami il
pesce. Ragion per cui sono voluta andare sul sicuro. Hai fatto
bene le dissi passandole il bicchiere Io non ho un rapporto idilliaco
con la carne. La mangio, a certe condizioni, ma non ne vado matto.
Pero le cevapcic mi piacciono! Dopo aver bevuto il suo vino ed
osservato lorologio Vida si alzo, cavo dallo zainetto un paio di
jeans ed una maglietta, entro in bagno informandomi da oltre la
porta lasciata aperta Mi metto in abiti piu adatti!. Si era tolta la
gonna ed il maglione rimanendo in slip e reggiseno. Io le arrivai alle
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spalle per prenderla per la vita ed appoggiarle le labbra alla base del
collo. Hum, hum mormoro sorridendo e voltandosi verso di me
E proprio questa la reazione che calcolavo tu avessi. Per questo
sono venuta presto e vestita...non proprio da cuoca! E fu cosi che
la grigliata di pesce fu rinviata al pranzo della domenica.
Vida sera svegliata poco dopo la mezzanotte con una fame
da lupo e si era alzata senza disturbare il mio sonno. In cucina aveva
racimolato quanto le servisse per improvvisare una spaghettata e
solo quando i piatti gia serviti erano fumanti sulla tavola venne a
svegliarmi. Non vuoi mangiare qualcosa? mi chiese. Io le risposi
che un piatto di spaghetti era nella lista delle poche cose che non si
potevano rifiutare. Lei mi chiese quali fossero le altre e, quando lo
apprese, io mi beccai del vecchio porco. Beh domando, poi,
servendomi della birra come si sente un fiorentino in questa zona
di confine ed in questa mescolanza di razze? Bene risposi
ingurgitando lultima forchettata di pasta. La citta mi piace, la
gente anche. Il lavoro e quello che faccio quasi da sempre. Dovrei
quindi dire bene.. E non lo e? Lo e. Ma e un fatto che mi senta
sempre di vivere nella provvisorieta. E stato cosi dappertutto dove
ho vissuto. Una volta dicevo che la mia casa era Firenze. Adesso
anchessa non lo e piu. Gli amici si sono sparsi ai quattro venti e
nella mia stessa strada sono un estraneo. Rimangono solo i ricordi.
Ma quelli, bene o male, sono spalmati un po dappertutto. Mi
domando se vivessi la citta. Risposi che vi scendevo solo per
lavorare e, qualche volta per un film. Amici? Colleghi. Simpatici,
se vuoi, ma solo colleghi. Si, ho anche degli amici, qui, allosteria
della frazione: il proprietario e due vecchietti coi quali giuoco a carte
ogni venerdi. Non hai disegnato un quadro molto edificante..
72

mormoro venendo dietro di me per mettermi le mani sugli omeri.


Era vero, non lo era. Ma era quello che in definitiva avevo scelto per
linizio della vecchiaia. Ma lei? Lei che era notevolmente piu
giovane, come se la passava?. Io? Io sono la memoria storica della
mia famiglia rispose prendendo a massaggiarmi le spalle e la nuca.
Potrei dire, forse, anche quella di una parte del mio popolo. Ma
sarebbe presunzione. Non sempre e facile essere minoranza nel
luogo dove sei nato. Mi dicevano i nonni che tutto e filato bene fino
allavventura di Fiume. Poi e venuto il fascismo e lesser considerati
cittadini di serie B. Gli ustacia di Pavelic, quando hanno preso il
potere in Croazia ci disprezzavano, anche se erano amici di
Mussolini. E cosi per del tempo hanno fatto anche i titini, perche
avevamo accettato la cittadinanza italiana. Ora le cose vanno
relativamente bene, salvo quei quattro imbecilli di fasci che se la
tirano con la solita storia delle foibe... Perche dici storia
domandai non ci sono forse state? Ci sono state. Anche se dentro
ce finito di tutto. Non solo italiani e non solo fascisti. Ma ormai e
storia... e questo non lo penso solo io. Lo pensano anche i miei
amici, che sono pochi ma non tutti slavi. Mi prese per mano. Ma
questi discorsi portano solo tristezze, e non e il caso di rovinarci il
weekend. Torniamo a letto e cerchiamo di dormire. Domani ci
aspetta la grigliata!
I suoi amici, che poi erano una bancaria e suo marito
procuratore, una ispettrice di polizia ed una coppia che gestiva un
alberghetto sulla collina carsica, mi accolsero come a suo tempo mi
avevano accolto i tuoi. Anzi, poiche ero di fuorivia, presero a farmi
visitare la zona con escursioni, cene e serate a teatro. Tutto questo
fino a che le ultime belle giornate dautunno non cedettero il passo
alla pioggia ed al vento. Ed arrivo Alessandro a parlarmi di te.
73

Quando egli ritorno dalla sue peregrinazioni istriane il


tempo era di nuovo cambiato: la bora aveva allontanato le nubi ed il
cielo era meravigliosamente limpido. Il sole inondava il mare
calmissimo, la citta e le colline. Ma faceva un freddo che crepava i
vetri. Mi telefono da oltre frontiera ed io gli indicai la strada di casa.
Gli preparai un letto ed una cena frugale che lo convinsero a
rimangiarsi il progetto di ripartire nel corso della serata. E, dal
momento che cera una partita di coppa, tanto valeva guardarcela.
Spaparanzati in soggiorno con a terra una bottiglia di cognac. Ma ti
ricordi di quel gol di Hamrim alla juve? Ricordavo. E quello, che
sarebbe stato forse il settimo, che Montuori non volle marcare nella
rete del Napoli? Fu fischiato. Ricordavamo anche quello. Cosi
ricordando, ricordando, a partita e bottiglia da un pezzo finite, con
noi gia alticci e sonnecchianti, Alessandro si ricordo che avrebbe
voluto parlarmi di te. Ma era tardi e disse solo: Che bestia che
sono: tra la partita, il cognac ed i ricordi di quando, senza
conoscerci, eravamo ragazzi della curva Fiesole, non ti ho detto di
Donatella... Era andato allospedale di Ponte a Niccheri a trovare
qualcuno e sera sentito chiamare. Mi ha detto che le avrebbe fatto
piacere vederti. Il resto, se lei vorra e tu desidererai ascoltarla, te lo
dira lei. Io gli risposi che subito dopo capodanno mi sarei preso dei
giorni di ferie che ancora mi rimanevano e sarei capitato a Firenze.
Non posso dire che trascorsi i quasi due mesi che seguirono in
attesa di questo momento: pensavo, non posso negarlo, a come ci
saremmo visti cambiati ed a come avremmo reagito incontrandoci,
ma la vita ando avanti come sempre. Passai Natale in citta, assieme
a Vida, nel suo appartamento e con i suoi manicaretti e capodanno
nellalberghetto sul Carso. Poi a Befana cadde la neve e decisi di
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partire in treno. Avevo invitato a Firenze anche Vida, che pero non
parti a causa dei processi che aveva in calendario.

II
Il nostro buon amico aveva organizzato lincontro in un caffe
di piazza della Signoria. Con questo tempo, davanti ad una bella
cioccolata calda e piu piacevole discorrere aveva detto. Ed infatti
discorrevamo, di calcio e di politica se ben ricordo, quando ti
vedemmo entrare ed avvicinarti al nostro tavolo. Mi paresti
leggermente piu magra. Alessandro si alzo per venirti incontro; mi
alzai anchio, pur rimanendo accanto al tavolo ad aspettarti. Lui ti
prese le mani e ti bacio sulle guancie; lo feci anchio, una volta fosti
arrivata davanti a me. Ti salutai pensando che erano passati
trentatre anni e non so piu quanti giorni da quando lo avevo fatto al
telefono per lultima volta. Una vita. Ti sedesti sorridendo davanti a
me ed Alessandro comincio a parlare, di me, di come mi aveva
scovato grazie ad internet; che abitavo in una bella casa a due passi
dal confine sloveno. Ma chi lo ascoltava? Noi no: eravamo, lo
sentivo, troppo intenti a scrutarci, ad annusarci, a riconoscerci. La
prima cosa che notai fu che usavi ancora il medesimo profumo e
che, anche se il tempo era passato, non avevi preso labitudine di
truccarti. Alessandro diceva di come un mattino in ospedale,
sentendosi chiamato, nel voltarsi aveva visto un camice bianco
sventolargli un ciao e che dentro ceri tu ed a me, guardandoti,
sembrava che solo me, che lo avevo usato, il tempo avesse
consumato e che solo ieri fossimo entrati in quel ristorante sulla
collina e poi tu fossi uscita dalla mia auto e dalla mia vita. Forse
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alcuni fili bianchi erano apparsi tra la tua capigliatura. E non ti


invecchiavano. Una sola cosa non cera piu: la luce che un tempo
danzava dentro i tuoi occhi.
Ci avevi invitati a cena ma Alessandro perfettamente entrato
nel suo ruolo di paraninfo, aveva subito declinato linvito
dichiarando che la sera stabilita sarebbe stato impegnato in una
riunione di lavoro dalla quale non sapeva che cosa sarebbe uscito
fuori, probabilmente una subitanea partenza. Era sottinteso che io
avrei dovuto accettare. Fu cosi che con un mazzo di fiori molto
neutri e per niente impegnativi, allora prevista suonai il campanello
della tua nuova abitazione, che non era poi molto distante da quella
ove avevi vissuto con i tuoi genitori. Venne ad aprirmi la porta una
ragazzotta sui ventanni che, dopo avermi squadrato da capo a piedi
ed osservato i fiori che avevo in braccio, augurandomi la buonasera,
grido: Donatella, e per te. E rimase sulla porta ad ostruirmi
lingresso. Apparisti immediatamente anche tu. Mi baciasti sulle
guancie, mi liberasti dellingombro dei fiori e mi presentasti. Lei e
Daria, mia figlia Notai nella ragazza uno sguardo indeciso. Lui e
Mario, un amico dei tempi eroici Mi parve, sbagliando ora lo so,
che a Daria non potesse fregare di meno. Ma tu aggiungesti, non so
se a mio uso oppure per il suo: Forse il piu importante. Poiche ti
accorgesti che ero rimasto sulla soglia come uno stoccafisso, mi
prendesti sottobraccio per farmi entrare in un piccolo soggiorno nel
quale due secondi dopo apparve anche tua figlia con gli aperitivi
pronti. Salute disse, poi bevve il suo in un fiato e saluto dicendo
che, come sapevi, doveva incontrarsi con alcuni colleghi di facolta.
Tu le raccomandasti di non rientrare tardi e lei se ne ando.
Rimanemmo soli, seduti su due poltrone, luna di fronte allaltro.
76

Ancora una volta non trovavamo le parole che in definitiva sarebbe


stato cosi semplice trovare. Fosti tu a rompere il silenzio e
richiamare la mia attenzione: Vedi... E passato cosi tanto
tempo ti interruppi, certo di prevenirti E capitano tante cose nella
vita. E vero dicesti ma da qualche parte dovremo pur
incominciare... Mi hai invitato a cena, se non sbaglio. Abbiamo
bevuto laperitivo, quindi... mettiamoci a tavola!.
Daria rincaso tardi. Tu la sentisti aprire e richiudere la porta.
Muoversi quasi impercettibilmente per casa. Quella notte eri tu a
vegliare il mio sonno. Prima, molte ore prima e pareva un secolo,
avevamo cenato quasi in silenzio poi, come una coppia di quei
piccoli borghesi che di fatto eravamo, avevamo seguito un talk show
politico alla televisione e ci eravamo coricati dopo aver bevuto un
bicchiere di whisky. Avevi ascoltato la mia breve conversazione con
Vida, quando mi aveva chiamato, dalla quale avevi capito che
probabilmente la voce ritrasmessa da decine di ripetitori era quella
di una donna con la quale, forse, avevo del tenero. Ma non mi avevi
chiesto nulla e senza molte parole ne entusiamo era trascorsa la
serata e mi ero addormentato. Al mattino mero tranquillamente
svegliato verso le nove ed un tuo biglietto sul cuscino mi diceva che
la casa era vuota: Daria e alluniversita ed io sono al lavoro. Se
vuoi il caffe la macchina e accesa. Uscendo chiudi semplicemente
la porta alle spalle e, se vuoi, prendi un autobus e vieni a prendermi
allospedale: esco alle cinque. Altrimenti ci sentiamo. Ero venuto e,
dopo unora stavamo bevendo laperitivo assieme ad Alessandro
che, dopo averci cercati per mezza Firenze, ci scrutava attento. Voi
due diceva dovete prendervi un paio di giorni tutti per voi. Lontani
dalla beghe di tutti i giorni. Anche da tua figlia, Donatella A suo
77

parere dovevamo avere molte cose in sospeso. Ditevele tutte,


anche quelle eventualmente sgradevoli. Chiaritevi!. Ne tu ne io
tiravamo una parola fuori dalla bocca. Sorbivamo lentamente dai
nostri bicchieri e lui rincaro la dose: Io non so cosa sia successo
allora tra di voi e non mi importa saperlo. So solo che su di voi avrei
scommesso anche la casa... e tu, Mario, non dirmi che avrei perso.
Adesso lo so che sarei rimasto in braghe di tela! Daltra parte non
sarebbe stata lunica volta. Ecco... disse mettendomi in mano un
mazzo di chiavi Queste sono della casa in campagna. La ricordate?
Non e piu come una volta: adesso ci sono il gas ed il riscaldamento.
Prendete e filate su. Scopatevi come ricci e discutete! E quando
stavamo uscendo dal bar aggiunse: Da bere ce. Ma portatevi da
mangiare perche la dispensa e vuota!.
La torre sul cocuzzolo dove batteva il vento!. Quando vi
arrivammo, al sabato pomeriggio, faceva un gran freddo ma sotto
un cielo incredibilmente luminoso non si muoveva una foglia.
Scaricammo le provviste ed io, dopo aver messo in funzione il
riscaldamento, mi occupai delle cibarie. Tu dicesti di salire a
preparar la stanza. Mangiammo parcamente scambiandoci solo
poche parole poi, per non sentire il peso assurdo di quella strana
atmosfera, accesi la televisione per seguire una partita di calcio. Tu
ti mettesti a sfogliare una rivista. Ti alzasti, ad un certo momento, ti
infilasti il soprabito ed uscisti nel buio del cortile seguendo la scia di
luce che filtrava dalla finestra. Lasciai le immagini della partita e ti
raggiunsi per passarti una mano attorno alla vita. Cambia il tempo
dicesti, poi rimanesti silenziosa. Nubi biancastre, da ovest, venivano
a velare le stelle, ma a terra non si sentiva frusciare il vento che le
trasportava. Cera solo il silenzio duna notte dinverno. Tacevo
anchio, cosi come avevo fatto a lungo, per la maggior parte del
78

tempo che era trascorso da quando tu eri entrata sorridente nel


caffe davanti a Palazzo Vecchio. Sentivo che ambedue stavamo
legando le fila dun pellegrinaggio sentimentale sui luoghi del nostro
passato e che da esso le parole, prima o poi, avrebbero preso a
fluire. Per raccontarci di esistenze in definitiva piene di niente, se
dopo trenta e piu anni di lontananza ci ritrovavamo ancora li, a
quella fermata alla quale lautobus delle nostre vite aveva sostato
per un momento per poi portarci lontano, verso altre fermate ed
altri accadimenti che, quella sera, parevamo anchessi spariti nella
polvere del tempo. Non mi domandavo, non volevo domandarmi,
cosa avrebbe potuto succedere. Non dico allindomani, ma solo da
li a poche ore. Non sapevo piu distinguere cosa fosse giusto e che
cosa, invece, non lo fosse. Troppo arido mero fatto nel corso degli
anni per ritrovare una semplicita che forse ancora restava in
qualche parte di me e che adesso, forse, era solo assopita. Torna
dentro ti dissi Non prendere freddo.
Poi la magia si compi, i nostri corpi si riconobbero e
cominciarono farsi le feste. In un crescendo che forse anche noi
avremmo creduto impossibile. Ritrovavamo le piccole complicita
che credevamo dimenticate, le carezze che credevamo perdute. Alla
fine di quel lungo abbraccio ti lasciasti cadere sfinita, crocefissa sul
mio corpo e mi domandasti: Mario, ma come che noi ci siamo
perduti di vista?. Era la stessa domanda con la quale avrei potuto
risponderti io. Con le stesse esatte parole perche eri stata tu quella
che decenni prima doveva riflettere. E riflettere in solitudine. Stavo
per farlo ma le parole mi morirono in gola perche tu ti eri alzata ed
eri velocemente uscita dalla stanza. Quando tornasti, con un
bicchiere dacqua in mano, ti vidi prendere delle pastiglie dalla
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borsetta e ti domandai cosa fossero. Cardiotonici mi rispondesti


ed io ti chiesi se li prendevi spesso. Di quando in quando mi dicesti
poi, forse per sviare il discorso accendesti una sigaretta dal
pacchetto che tenevo sul comodino e me la mettesti in bocca dopo
aver aspirato una boccata di fumo. Non fumo da una vita dicesti
rientrando sotto le coltri.
Svegliandomi vidi che una luce incerta filtrava dalle persiane.
Pensai che fosse prestissimo e mi meravigliai nel non trovarti
accanto. Erano invece quasi le dieci e tu eri gia scesa da basso a
caricare la caffettiera. Aveva preso a nevicare nel corso della notte e
le colline erano un trionfo di bianco. Qua e la spiccava il verde degli
abeti. Indossai pantaloni e maglione, poi chiusi la finestra e scesi da
basso per augurarti il buongiorno e chiederti se eri svaglia da molto.
Il tempo di fare il caffe rispondesti versandomelo nella tazzina.
Dicendomi che fuori con la neve era bellissimo mi domandasti se mi
sarebbe piaciuto fare due passi. Poi uscisti. Passeggiare nella neve in
una domenica mattina di gennaio, sotto un cielo plumbeo e basso
che minacciava altre precipitazioni non era esattamente il top dei
miei desideri ma infilai anchio la giacca a vento ed aprii la porta.
Giusto in tempo per fammi beccare in testa da una palla di neve.
Cosi ebbe inizio e si scateno la battaglia e fu tutto un lanciare e
mettersi al riparo dietro il tronco dei cipressi e lauto parcheggiata.
Che era anche una riserva di munizioni praticamente gratuite alla
quale tu avevi pensato per prima. Io, che ero costretto a raccoglier
neve da terra dopo ogni lancio, ero sicuramente destinato a
soccombere prima o poi. Quindi, per non tirarla troppo per le
lunghe mi rassegnai ad essere un bersaglio quasi fisso e ti venni
incontro lentamente. Bianco come un pupazzo di neve ti abbracciai
per imprigionarti le braccia e pilotarti verso casa. Che scemi che
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siamo! dicesti ridendo. Risi anchio, scaricandomi di dosso la neve


prima dentrare. Par che siamo ritornati bambini..... Bambini un
accidente mi rispondesti senti qua che fiatone!. E ti sedesti su di
una sedia della cucina.
Come fosse ieri. Ricordavo che ero passato a prenderti al
lavoro e per evitare il centro della citta agghindato e congestionato
per le feste imminenti avevamo usato tutte le stradelle tra le colline
per arrivare a quel ristorante che guardava Firenze. Tu eri stanca.
Solo mentre stavamo mangiando i nostri filetti alla Rossini potevo
leggere tutta la stanchezza sul tuo volto. Avevo in serbo una
proposta ma pensai che sarebbe stato meglio finir la cena ed
accompagnarti a casa. Tu avevi bisogno di riposo e tutto il resto
poteva aspettare. Sei stanca, vero? domandai versando del vino
nei bicchieri. Rispondesti che si, poi forse intendendo in altro senso
la mia domanda aggiungesti E anche indecisa. Se fossi riuscito a
capire cosa ti passava per la testa avrei taciuto, oppure cambiato
discorso. Ma non avendo avuto in un attimo, sarebbe bastato un
attimo e le cose avrebbero preso unaltra piega, un barlume di
sensibilita, ti domandai su che cosa verteva la tua indecisione. Su
di noi rispondesti. Avrei dovuto prendere allora liniziativa, parlarti
del progetto al quale avevo iniziato a pensare da tempo ma, invece
di farlo, mi rabbuiai e tu ti accorgesti del mio stato danimo.
Mettesti una mano sulla mia e dicesti: Ma credi che non lo veda
che questa situazione pesa a te quanto a me?. Da quando ho questo
lavoro, ci vediamo quando ci vediamo. E sopratutto come ci
vediamo. Stressati. Certo a causa mia. Lo so, tu diresti che debbo
seguire il consiglio di tutti: mandare al diavolo questo cavolo di
istituto ed aspettare un lavoro migliore. Ma io sono convinta che
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anche quanto sto facendo adesso mi aiuti. Altrimenti non ci


sacrificherei tutto questo tempo. E sopratutto non solo il mio!
Anche il tuo ed anche quello dei miei genitori che, poveracci, mi
vedono solo per qualche minuto a sera od al mattino: vado a casa
come potrei andare in albergo. Forse sarebbero venuti tempi
migliori. Ed allora le cose sarebbero cambiate. Dobbiamo mettere
un po di ordine nelle nostre vite.. dicesti. Tu avevi bisogno di
riflettere. Ed anche tu Mario. Mi rendo conto che in questo
momento sono una pessima compagna. Mi proponesti di non
vederci per un po: Vedrai, il tempo aggiustera le cose!. Quasi in
silenzio avevamo poi terminato la cena, ti avevo accompagnata a
casa e non ci eravamo rivisti piu.
Laffanno ti era passato. Per fartelo passare avevo aperto una
bottiglia di vin santo che, pensavo, sarebbe venuto buono piu tardi
come aperitivo, e te ne avevo dato un fondo di bicchiere. Poi mi
sedetti di fronte a te e presi le tue mani tra le mie. Quella sera dissi
quando tu dicesti che dovevamo mettere ordine nelle nostre vite, lo
pensavo anchio. Ma avevo unidea diversa: volevo proporti di
metterci a cercare un appartamento ed andare a vivere assieme!.
Sospirasti. Lavevo intuito mormorasti guardandomi con occhi tristi
Ed anche questo faceva parte del problema. Lo avevo intuito da
diversi giorni ed avevo una paura matta! Paura?. Si, paura di
sentirselo dire e di non sapere cosa rispondermi. Paura di non essere
allaltezza. Non dico in quei giorni di stress, ma anche in prospettiva.
Nel tempo... Paura che ad un certo momento finisse tutto a piatti
rotti e male parole. Meglio allora pensarci quattro volte prima di
farlo. Anche se il pensarci avrebbe potuto portare a cio che poi ha
portato!. Mi versai anchio del vin santo. Tu rifiutasti di bissarlo. E
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non potevamo tranquillamente discuterne? ti domandai. Nel


tempo io mi sono scervellato su decine di ipotesi: feci persino alzar
con discrezione le calze a Luciana pensando che ti vedessi con
qualcunaltro anche se, conoscendoti, la ritenevo unipotesi assurda.
Col senno del poi dico che si, che avremmo potuto discuterne. Ma
allora pensavo che tu avresti potuto prender la cosa come una
cocciutaggine infantile. Tu eri cosi logico, cosi convinto delle tue
idee... Ero convinto.. mormorai. Mi accesi una sigaretta No dissi
Anchio avevo dei dubbi.. Cercavo di calpestarli e passare oltre.. Ma
le mie paure erano altre, altri i rischi che intravedevo, ma ci
consideravo capaci di affrontarli. Il nostro era un rapporto esemplare:
vivo, gratificante, di scambio continuo. Il mio timore era che il dargli
una forma in qualche modo istituzionale, esso avrebbe potuto
cambiare, non essere piu lo stesso. Certo, non saremmo mai stati
una coppia borghese, cosi come le vedevamo allora, ma quasi
sicuramente qualcosa sarebbe cambiato e mi chiedevo se saremmo
stati capaci di gestire il cambiamento. Ma tutto avrebbe potuto
essere discusso e la soluzione sarebbe stata probabilmente diversa.
Certo non avrei potuto giurare che sarebbe stato qualcosa di eterno,
niente lo e. Ma cerano buone basi di partenza. Noi ci capivamo!. Mi
alzai e dopo aver indossato di nuovo la giacca a vento uscii nella neve.
Tu cominciasti a preparare il pranzo.
Perche ero uscito? Ero arrabbiato? Seccato per la
spiegazione cosi semplice che cera per la fine del nostro rapporto,
io che avevo a suo tempo elucubrato le ipotesi piu cervellotiche?
Onestamente non lo sapevo neppure io. E poi, avrebbe avuto un
senso esserlo dopo cosi tanto tempo?. Mi accesi una sigaretta e mi
incamminai verso il bosco. Un daino, davanti alla pianta, ruminava le
ultime corbezzole. Non avrei voluto disturbarlo ma se ne ando dalla
83

mia vista. Udii la tua voce che mi chiamava quando da qualche parte
un campanile batteva il mezzogiorno e dalla porta dingresso usciva
lodore di patatine arrosto. Mi versasti del vino domandandomi,
anche tu, se qualcosa nelle tue parole, mi avesse indisposto e,
tirando fuori dalle tasche due manciate di frutti, ti risposi che ero
andato a cercare le corbezzole. Facesti finta di berla, o forse la
bevesti davvero e, sorridendo mettesti in tavola. Buon appetito!
dicesti.
Uno puo far finta di niente e cercare di non pensarci
attaccasti a dire frullando la tazzina del caffe e cercar magari di
ritardarlo. Ma viene sempre il momento in cui deve tracciare una
linea e fare i conti con la propria vita. E piu si rimanda questo
momento, tanto peggiore e il risultato perche ti accorgi dun tratto
che il futuro e quasi del tutto consumato, che ti rimane poco tempo
e non puoi piu aspettarti niente di buono. Noi ci consideravamo, e
tutto sommato ci consideriamo ancora, delle persone intelligenti;
scomponevamo e ricomponevamo i problemi con logica aristotelica.
La certezza che una societa piu giusta fosse possibile ci spingeva
sulle barricate del sessantotto con lincoscienza e la generosita della
gioventu. Poi la sera ci ricaricavamo denergia nel fumo di
assemblee affollate e magari quelle notti finivano anche in un
abbraccio, piu o meno frettoloso. Guardando adesso a ritroso nel
tempo mi domando se fossimo felici. Si. Mi rispondo che si, che lo
eravamo. Ed allora mi domando che cosa ne abbiamo fatto della
nostra logica e della nostra intelligenza se, oggi e qui, quelle
certezze e quella felicita non siamo riusciti a portarle a
compimento. Un fiume in piena. Ecco coseri: un fiume in piena. E
non la smettevi di far sfregare il cucchiaino sulla porcellana della
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tazzina: un ticchettio insistente che mi faceva rimbombare il


cervello. Il mondo che volevamo cambiare lo abbiamo lasciato
cambiare agli altri ed e diventato insopportabile, una cloaca
maleodorante. La gente se incarognita. Quanto alla vita, almeno la
mia, sarebbe meglio lasciar perdere... Ma non lasciasti perdere.
Tacesti un attimo per bere un sorso di caffe e ricominciasti. Un
lavoro che non ti lascia uno spazio libero. Malpagato, anche se lo
faccio con la passione di sempre. Pochi amici, per lo piu i vecchi,
quelli di un tempo che sento raramente e non vedo quasi mai.
Lorenzo, con tutti i suoi casini. Mia cugina Luciana e le sue
scommesse con la vita, quasi tutte perse. Alessandro che ho
reincontrato casualmente e che, anche se sembra il ritratto
dellottimismo, non ha ancora assorbito lo shock del divorzio. Non
so come siano andate le cose, ma sono sicura che anche la loro e
stata una scommessa. Io non e che abbia avuto una sorte migliore
ma, sol dellavvenire a parte, io scommesse non ne ho mai fatte.
Tutto quello che e successo e avvenuto per caso. Daria compresa.
Ed invece, si. Una scommessa lavevamo fatta, vinta o perduta che
fosse: quella su di noi. E noi eravamo ancora li, come una volta, in
quella vecchia torretta sulla scatola cranica della collina. Certo era
passato troppo tempo, con noi non cerano Alessandro e Stephanie
a tenerci compagnia. Ma bene o male, ammaccati certo, eravamo li.
Ma tu fermasti il fiume in piena delle tue parole, bevesti in fretta
quel che restava del tuo caffe e forse per non sentirtelo dire ti
alzasti ed iniziasti a lavare i piatti. Sapevo che per il momento non
avevi piu voglia di parlare ed intuendo che volevi stare un po sola
con te stessa, dopo esserti venuto alle spalle per baciarti la nuca,
salii le scale, mi tolsi le scarpe e mi stesi sul letto.
Addormentandomi.
85

Sognavo. Ma non erano sprazzi di vita vissuta quelli che


sfilavano dietro i miei occhi chiusi. Frammenti di ricordo, accaduti,
se accaduti, chissa dove e che nei mutevoli ambienti e tempi dei
sogni mi portavano ad unestate nella casa delle tre palme. Tu non
ceri. Non eri a casa ne in giardino, forse a zonzo da qualche parte.
Ma dovevi arrivare perche tua nonna ti aspettava. Io sedevo su
qualcosa che nella realta in giardino non cera mai stato ma che nel
sogno appariva essere uno dei due strani attrezzi, non delle sdraio
ma qualcosa di simile perche leffetto che ne ricevevo sedendoci
sopra era lo stesso, inframmezzati da un tavolinetto di ferro
verniciato di bianco. Sfogliavo Nietzche, piu che leggerlo. Lo so, non
perche io ricordi che libro avessi tra le mani, lo so perche tua
nonna, mettendo sul tavolo una bracciata di rametti di gelsomino
colti dal traforo di mattoni che recingeva una parte del giardino (ma
esistevano davvero i gelsomini sul muro della casa di Viareggio?) mi
invitava a lasciar da una parte Zarathustra. Aiutami ad intrecciarli
diceva voglio farne una collana da donare a Donatella quando
arrivera!. Poi, con la rapidita con la quale nei sogni si scambiano i
decori, tu arrivasti. Dei gelsomini non cera piu traccia, come svaniti
in chissa quale remoto passato. Ci baciasti ambedue sulla fronte e
cominciasti a raccontare di una passeggiata lungo il tracciato della
vecchia ferrovia dei marmi. Cosi ci trovammo sulle Apuane, a salire
tra i mille ingorghi di camion, le bestemmie dei cavatori, il brillare
delle mine, il sibilo del filo elicoidale. Labitacolo della macchina
simile ad un crematorio, il riflesso del sole sul marmo che ferisce gli
occhi. Poi, per contrasto, il freddo della granita al cedro che ci
scivola nella gola, seduti al tavolo di un bar sulla passeggiata. La
brezza che viene dal mare, tua nonna che risponde al saluto di
86

qualche conoscenza. E la luna, alta ed immensa, sulle costruzioni


liberty. Ed infine, come uscita da una scena girevole, di nuovo la
casa delle tre palme, tua nonna che ci augura la buonanotte salendo
su per la scala leggera come un ectoplasma. La tenda della nostra
stanza che si muove al vento leggero che viene da ovest, la luce
della luna che senza chiedere il permesso ci rende visita entrando
dalla finestra aperta, tu che esci dalla doccia indossando la sola
collana di fiori e foglie che ti scende dal collo fino al seno. Ti getti tra
le mie braccia, lodore dei gelsomini avvolge i nostri corpi.
Mi sono svegliato con ancora lodore del gelsomino nelle
narici. Non so quanto avessi dormito ma fuori doveva essere gia
buio perche nessun raggio di luce filtrava da dietro le imposte.
Accesi labatjour e vidi che erano passate le sei e che anche tu,
senza svegliarmi, ti eri distesa accanto a me ed adesso dormivi.
Parevi serena. Spensi la luce e per non disturbarti uscii con le scarpe
in mano. Preoccupazione quasi inutile perche dopo poco scendesti
in cucina mentre leggevo i giornali sul computer. Mi venisti accanto
e mi domandasti se me la sentivo di guidare con la neve. Vuoi
partire? ti domandai. No dicesti ricordandomi che allindomani
lavoravi di pomeriggio Ho solo voglia di scendere in paese per
mangiare una pizza! La tua era una macchina giapponese col
cambio automatico che non avevo mai guidato. Tu non avevi mai
guidato sulla neve. Mi adattai e dopo un paio di scosse in partenza
riuscii a prendere la mano. Non nevicava piu; il cielo si era aperto
ed appariva pieno di stelle: allindomani sarebbe stata una splendida
giornata di sole e sicuramente la neve sarebbe sparita del tutto
perche, ad un livello piu basso, gia non ne rimanevano che delle
traccie ai bordi della strada. Ascolta ti dissi aprendo la porta della
87

pizzeria A cena niente tristezze! Tu ti dichiarasti daccordo ma


sapevo che il seguito di quella discussione era solo rimandato e
sarebbe presto tornato a far capolino. Fortuna che al nostro ritorno
sarebbe venuto a farci visita il cavallo.
Era un animale splendido. Dapprima lo intravidi uscendo
dallultima curva della strada: una sensazione piu che una visione,
tra le ombre dei cipressi che i fari proiettavano sulla casa. Ce un
cavallo ti dissi. Tu mi rispondesti qual mai cavallo avrei preteso che
ci fosse a quellora e con quel freddo. Poi, quando entrammo sul
sentiero che ci portava davanti alla casa lo vedemmo in tutta la sua
bellezza. Forse lintensita degli abbaglianti, o forse il rumore
dellauto in movimento lo spaventarono: si alzo sulle zampe
posteriori, nitri e poi, ripiantatosi al suolo inverti la posizione e
fuggi sparendo dalla nostra vista. Dove andato? chiedesti
aprendo lo sportello e scendendo dalla vettura. Movimentai la
macchina affinche i fari esplorassero tutte le possibili direzioni.
Inutilmente. Non puo essersi volatizzato dicesti. Ma fuggito si
replicai ma seguendo il tuo consiglio tirai fuori dal bagagliaio una
torcia elettrica ed esplorammo il retro della casa. Riuscimmo solo a
veder fuggire una lepre tra i cespugli. Sara fuggito, per la strada o
per il bosco. Veloce come devessere, chissa dove sara a
questora! dissi, tornando a spengere i fari e chiudere lauto. Tu
entrasti in casa e, con un lungo sospiro, ti lasciasti cadere su di una
poltrona. Accendesti il televisore. Fra poco dovrebbe esserci un
telegiornale dicesti. Io ti chiesi se ti andava di prendere un
ammazzacaffe ma, poiche non avevi bevuto il caffe, dicesti, non
avevi niente da ammazzare. E non ti andava di bere cose forti. A
me, invece, si. Andava. Ma nel bar di Alessandro non trovai
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nientaltro che una bottiglia di amaro. Me ne versai un mezzo


bicchiere e mi sedetti anchio ad ascoltar le notizie: una ordinaria
domenica senza calcio, il solito scambio dingiurie tra un governo di
merda ed una opposizione senzanima, i soliti tangentari di
centrodestra e di centrosinistra, la manifestazione dei pastori sardi
contro i pescicane dei caseifici. Eravamo arrivati allo sport quando
sentimmo sbatter qualcosa contro le persiane, poi un rumore di
zoccoli sul lastricato di fronte alla casa. E lui dicesti. Annuii e dopo
aver spento la luce nella stanza socchiusi la porta: stava laterale alla
finestra, raspava con le zampe la poca neve che cera poi chinava il
muso, quasi per odorare la terra. Cerca del cibo dicesti e dal
frigorifero tirasti fuori un cespo di lattuga. Cosa vuoi fare?
domandai. Avvicinarlo dicesti, traquillizzarlo e cercar di chiuderlo
nel fienile Poi avvertiremo i carabinieri. A qualcuno dovra pur
appartenere, non credi? Io non avevo alcuna familiarita con i
cavalli ma tu pareva di si: nel buio che appena si intravedevano i
contorni delle cose, tendendo in avanti la mano che portava
linsalata ti incamminasti a piccoli passi verso lanimale che aveva
alzato la testa per guardarti. Non sembrava piu spaventato. Sempre
muovendoti lentamente ti eri avvicinata a lui quasi a sfiorarlo e gli
facesti balenare linsalata davanti al naso. Lui fece un passo innanzi,
agguanto con i denti il cibo e ne fece un solo boccone. Tu gli
accarezzasti il muso poi gli passasti un braccio attorno al collo.
Prendi la lanterna e vieni qui puntandola verso il basso Seguendo
le tue istruzioni ti raggiunsi. Il cavallo mi guardo con occhi pacifici
ed io gli ammollai un paio di mentine dimenticate non ricordo da
quando nella tasca della giacca a vento. Scortandolo dai due lati
riuscimmo a pilotarlo sul retro della casa ed a farlo entrare nel
fienile che era completamente vuoto. Non sarebbe stato comodo e
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non avevamo niente da fargli mangiare. E noi eravamo congelati.


Entrasti in casa e ti mettesti a preparare del vin brulee, io telefonai
ai carabinieri del villaggio che, ovviamente, non potevano venire a
prendersi lanimale. Insistendo che era stato sistemato in un luogo
totalmente inidoneo e che crepava di fame, mi garantirono che
avrebbero immediatamente verificato se nei dintorni fosse stata
denunciata la scomparsa di un cavallo e nel caso avvisati i
proprietari. Altrimenti avrebbero allertato la Protezione Animali. In
un caso o nellaltro, mi dissero, potevo star certo che fino al mattino
non si sarebbe fatto vivo nessuno. Cosa sulla quale non nutrivo
alcun dubbio.
Forse il freddo, forse il vino, forse la cattura del cavallo ci
avevano stancati: entrammo sotto la trapunta, mi sussurrasti la
buonanotte e dopo esserti rannicchiatatra le mie braccia,
dormimmo come sassi fino al mattino quando, proprio mentre
stavamo bevendo il caffe, squillo il mio cellulare. Buongiorno.
Sono Cecilia Lotti e le telefono per il cavallo.. La invitai a venirselo
subito a prendere. Lo farei volentieri ma non posso venire a
prendere un cavallo con la macchina avrebbe dovuto aspettare il
ritorno del marito e del cognato da una gara e venire col furgone
attrezzato. Certo non prima di dopo pranzo. Non la mandai al
diavolo perche aveva una voce simpatica, ma tu dovevi scendere in
citta per andare al lavoro. Rimani tu dicesti In qualche maniera
faremo. Se riusciro a trovarlo, preghero Alessandro di venire a
prenderti. O verro io, alla fine del turno. Cominciai a toglier dal
frigorifero il necessario per il pranzo.
Il furgone attrezzato arrivo molto dopo le tre e mezza. Lo
vidi avvicinarsi dalla finestra ed uscii sul piazzale per salutare una
bella signora che ne stava scendendo. Ha portato del cibo? le
90

domandai Quella povera bestia muore di fame.. Me lo


immagino rispose e fuggito da cinque giorni. La prego, mi aiuti..
Entro nel furgone per affidarmi una bracciata di fieno. Lei scese con
un secchio ed una tanica. Dove? domando. Sul retro e mi
avviai ad aprire la porta del fienile. Lei lascio quanto aveva in mano
ed abbraccio il muso dellanimale. Che gradi leffusione ma
avrebbe gradito ancor di piu il fieno perche volse subito gli occhi su
quanto portavo in braccio. Che posai subito davanti a lui mentre la
donna versava nel secchio lo strano pastone che era contenuto nella
tanica. Alla luce del giorno era ancora piu bello: un baio
meraviglioso. E da corsa? domandai. No, lui no. rispose la
donna uscendo dal fienile per accendersi una sigaretta Non che
non sia veloce. Se gli sale in sella e lo incita divora la pista. Ma ha
qualcosa di strano nella testa e la vicinanza degli altri cavalli lo
innervosice. Mio cognato, che lo allena e lo cavalca, ne ha fatto un
cavallo da dressage. E, giovane come, e gia vicecampione
nazionale!. Rimasi stupito. E voi lasciate scappare dalle stalle un
vice campione? E non deve venire neppure da vicino, se sono cinque
giorni che lo cercate! Viene dai pressi di Rocca Cerbaia E
dove? domandai. Tra Prato e Vernio. Stava per scapparmi un
Cazzo... di meraviglia ma mi trattenni stringendo la bocca. Lei se
ne accorse e disse di non farmi problemi: E la stessa reazione che
ho avuto anchio quando i carabinieri mi hanno detto dovera stato
rintracciato! Le domandai se per caso fosse fuggito dietro a
qualche cavalla in estro. E chi lo sa. E possibile, anche se questa
non e proprio la stagione piu propizia. Ed e strano perche
generalmente e un animale tranquillo ed obbediente.. Intanto
lanimale tranquillo ed obbediente aveva terminato il suo pasto ed a
piccoli passi stava venendoci incontro. Mi guardo e si lascio
91

docilmente pilotare allinterno del furgone. Attiguo al maneggio


abbiamo un agroturismo. Venga a trovarci: non sara certo un modo
per sdebitarci ma ci fara piacere vederla disse prima di scambiarci i
biglietti e salutarci.
Erano ormai le sette passate e stavo rassegnandomi ad
aspettare la fine del tuo turno quando davanti alla casa si fermo
unantidiluviana Panda rossa dalla quale discese Daria. Mi dispiace
che sia tardi disse ma non sono riuscita a scappare prima dal quel
cavolo di seminario.. Le dissi che non avrebbe dovuto disturbarsi e
che avrei potuto tranquillamente aspettare il tuo arrivo. Avrebbe
dovuto aspettare molto e bene. Pare ci sia stata una catena di
tamponamenti sullautostrada e lospedale e in emergenza. Chissa
a che ora potra liberarsi Donatella.. Sei carina ad esser venuta
dissi. Comunque avrei potuto tranquillamente restar qui alla torre
fino allindomani. Il paese non e cosi lontano ed alle otto ce una
corriera! Mi disse desserne piu che convinta ..ma avevo qualcosa
da farmi perdonare. Cosi sono venuta io. Hai qualche grana con
tua madre? domandai. Certo che no. E solo che quando lei venne
da noi, giorni fa, credo di non essere stata esattamente, come dire,
carina? Come ha detto lei Non e colpa tua. Lo avevi detto davere
un impegno con i tuoi colleghi. Non era solo questo disse
abbassando lo sguardo per un attimo e rialzandolo subito dopo. Ma
ora e una cosa che non ha importanza. Amici? disse tendondomi la
mano Amici risposi. E per dimostraglielo la invitai a cena: Qui in
paese fanno unottima pizza le dissi Mi prenderanno per un
mandrillo vedendomi due sere con due donne diverse. Ma anche
questo non ha importanza! Daria accetto linvito, a condizione di
modificarlo: Ce uno spettacolo interessante al Teatro di Rifredi
92

disse Potremmo andarci e poi finire la serata in pizzeria. Le va?


Abitavo a due passi e mi calcava a pennello. Allora andiamo dissi
mettendo nello zainetto le poche cosa da portar via.
Era una vita che non vedevo Brecht. Non lo programmano
quasi piu: e passato di moda. Si vede che i tempi sono davvero
cambiati... I vostri tempi eroici! esclamo la ragazza con un
sorriso che mi parve ironico Donatella me ne ha parlato. A lungo. E
una minestra che torna in tavola ogni qual volta polemizza con noi
giovani. Io capisco che ci siate rimasti legati: rappresentano una
gran parte del vostro bagaglio culturale. Parte della vostra
esperienza e sicuramente una parte importante della vostra
giovinezza. Lo si vede perche quando parlate del sessantotto vi
brillano gli occhi. Sembrate certi miei colleghi che vedono solo la
Fiorentina: si attaccano alla storica vittoria di due campionati che
neppure hanno vissuto... Ma che cosa hanno rappresentato, in
fondo, quegli anni se non una parentesi, forse entusiasmante, fra
due normalita diverse della societa occidentale? Avevate delle
aspirazioni? Certo. E chi non ne ha? Ma sono state assorbite dal
sistema, come acqua da una spugna. Mi scuso per la franchezza con
la quale lo dico, ma avete perso! Ascoltandola tagliavo lentamente
un boccone di pizza. Abbiamo perso, dici? mormorai guardandola
negli occhi Si. Guardando alla somma dei nostri destini personali ed
alla situazione che viviamo, dovrei dire anchio che abbiamo fallito
su tutti i fronti. Ma non e esattamente cosi. In alcuni qualcosa si e
salvato. Che cosa: le vostre coerenze personali? La vostra
purezza? Anche tu come mia madre: orgogliosi dessere ancora sulle
barricate, che tra laltro non esistono piu. La prego, mi perdoni per
il tu. Mi e scappato. E in ordine, Daria. Continua a darmi del tu.
93

Lo preferisco... Daria bevve un sorso di birra e concluse la sua


filippica: Non lo ha detto forse anche Gaber, che era un vostro
compagno, sia pure atipico, che la vostra generazione ha perso? La
osservai, incupito, per un attimo. No, Daria ribattei Non e cosi.
Nessuno ci ha sconfitti; il movimento si e dissolto da solo,
lentamente. Ad un certo punto una buona parte di noi ha pensato
che la propria vita fosse altrove. Nei soldi. Nel successo. E queste
cose te le danno i padroni della baracca... Dimmi che una buona
parte di noi fa schifo. Che dobbiamo sputarci in faccia. Tutto quello
che vuoi, ma che abbiamo perso no. Questo non lo accetto!.
Eccolo il Cavaliere della Mancia. Fiero. Come mia madre... disse
allungando un braccio sopra al tavolo per un tentativo di carezza
Chi si assomiglia si prende. Chissa come eravate da giovani..
Normali dissi sorridendo prima di mandar giu un morso di pizza
Non eravamo degli asceti. Le spiegai che ci piacevano le cose che
piacevano a tutti i nostri coetanei. Solo che balli, musica e cinema
erano diversi E forse migliori Era daccordo: le piacevano i film
della nouvelle vague e quelli dei grandi maestri italiani, trovava i
cantautori attuali e quelli piu stagionati la migliore espressione
musicale italiana assieme alla musica degli anni 60 e 70. Insomma,
con lei cera una base di discussione. Cosa studi le domandai.
Legge rispose. Ai miei tempi lasciai cadere come una nota di
colore legge era considerata una facolta di destra. E ancora cosi?
E chi lo sa... Cerano, si, alcuni fascisti, molti berluscones ed una
massa amorfa che si interessava di gossip e di canzonette. Tra
questi non ci sono io! tenne a precisare. Avrei voluto chiederle da
quale parte lei fosse ma si era fatto tardi e laccompagnai alla
macchina. Io abito dietro langolo le dissi augurandole di fare dei
bei sogni. Mi incamminai. Lei aveva acceso la radio ed intrasentii le
94

note, ormai vecchissime, della ballata della tromba. Ascolta della


buona musica la ragazza, dissi tra me.
Il mio treno partiva dopo la mezzanotte. Tu e Daria volevate
cucinare per me. Io volevo invitare anche Alessandro che,
dopotutto, un ruolo in questa storia lo aveva avuto. Voi due
insisteste per qualcosa di piu intimo. Io...ma non ha importanza
perche il tira e molla si concluse poi in una osteria vicino alla
stazione. Ed in quel nostro salutarci non ci furono ne parole ne
promesse. Prima di scegliere cosa mangiare, quasi appena seduti al
tavolo, avevamo conversato di argomenti scontati, come gli studi di
Daria ed il tuo lavoro. E questi si fece vivo per telefono rapendoti a
noi. Una delle solite emergenze ti chiamava allospedale. Ordinasti a
me e Daria di non guastarci la serata e ci salutasti con un abbraccio
frettoloso poi il nostro sguardo ti accompagno fino alluscita del
ristorante. Succede spesso? domandai. Abbastanza rispose la
ragazza e tra di noi si interpose il cameriere per prendere
lordinazione. Daria chiese un cacciucco. Io, che a Trieste avrei
mangiato del pesce migliore, comandai un brasato al Barolo che, tra
una sciocchezza e laltra, finimmo presto.
Tua madre ha detto che non avremmo dovuto rovinarci la
serata dissi bevendo il caffe ma la mia sta finendo ed io non
vorrei rovinare la tua. Posso tranquillamente aspettare la partenza
leggendo un libro e tu, puo darsi che abbia qualcosa di meglio da
fare... Cosaltro potrei avere? replico la ragazza concentrata a
frullar lo zucchero nella tazzina. Guardate la televisione? Sai che
prospettiva... Alla tua eta, e carina come sei, sarebbe naturale
che tu avessi un ragazzo. Se vuoi uscire con lui non ti fare
problemi.. Non ce nessun ragazzo disse continuando ad agitare
il cucchiaino E non ce ne sara nessuno. Almeno per ora. Bada: non
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dico che non ci sia stato. Ce stato e ci ho investito molto, Ma ne


sono uscita con le ossa rotte!. Ero stato stupido: avevo toccato un
argomento sensibile e stavo rimandendo imbambolato senza sapere
come uscire dalla situazione nella quale mero cacciato. Lei se ne
accorse e mi investi con un sorriso: Non mi hai fatto male. Sono
cose passate e la ferita non frizza piu. E stata una storia incasinata,
quasi come quella tra Donatella e te. Lei me ne ha accennato... Si
vede che sono sua figlia!. Anche lei stava toccando un nervo
scoperto ed anche a me non faceva piu male. Ma mi incuriosiva
ancora. Ancora avrei voluto conoscere le risposte che, pur
cercandole, non avevo trovato del tutto. Si? domandai con la
voglia matta di accendermi una sigaretta e la ferma volonta di non
uscire da locale per battere il ferro finche sarebbe stato caldo. E
cosa ti ha detto? domandai sorridendo. Non molto rispose ma
lessenziale si. Di quanto vi siete voluti bene e dei vostri tentativi di
vivere in conformita con le vostre idee. Di quanto dovete aver
sofferto nel separarvi, questo non me lha detto... Ma non ci vuole
una gran fantasia ad immaginarlo!. E cosi. Non ci vuole molta
fantasia replicai Di piu ne servirebbe ad immaginare quanto
siamo stati sciocchi.. Mi guardo dentro gli occhi. Non direi che
siete stati sciocchi. Forse non molto abili a gestire le vostre
contraddizioni. Questo si. Ma non voglio costringerti a parlarne. Dai,
chiediamo il conto e facciamo due passi. Devi incominciare a
digerire prima di prendere il treno! E passeggiammo, nel freddo
assassino, per le strade e le piazze attorno alla stazione per il solo
piacere di stare assieme come due vecchi amici. Fini col bere un
poncino bollente in uno dei pochi bar aperti. Poi mi abbraccio prima
che salissi sul treno e rimase ad aspettare che le lucine rosse
dellultimo vagone scomparissero nella notte.
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Allindomani scesi in ufficio solo nel pomeriggio, giusto per


scambiare quattro parole con i colleghi prima che se ne andassero a
casa. Poi telefonai a Vida, che aveva un diavolo per capello. No, non
a causa mia, si affretto a chiarire ma per un maledetto processo dal
quale non vedeva una via duscita. Lo sai che abitualmente non
faccio il penale ma un vecchio cliente mi ha chiesto di assistere sua
sorella. Che fa di tutto per farsi condannare.. Ragion per cui mi
pregava daver pazienza e sentirci allindomani. Ci vedremo in ogni
caso domenica: ho voglia duscire di citta. Magari per qualche
ora... Ma io non avevo nessuna voglia di andare a casa e mi occupai
a perder tempo. Discussi di calcio col barista sotto lufficio, anche lui
disoccupato ed annoiato prima che si facesse lora dellaperitivo.
Bevvi un prosecco, feci due passi nei dintorni ed entrai in libreria.
Acquistai due volumi, che prima o poi avrei letto, sulla scuola di
Francoforte spendendo una mazzata e mi decisi a salire in collina.
Non a casa, allosteria. Sebbene fosse venerdi non mi aspettavano
neppure gli amici dello scopone che non sapevano del mio ritorno e
stavano organizzandosi per un giro di briscola; erano in tre, cosi due
giocavano ed uno stava a guardare. Capiti a proposito mi disse
loste che stava saltando il giro. Hai mangiato? Al mio no infilo in
cucina tornandosene con una pignatta di cinghiale alla cacciatora.
Anche qualcun altro non doveva aver niente da fare: avevo appena
iniziato a mangiare che squillo il cellulare. Era Daria. Donatella fa il
turno di notte. Sono sola a casa ed avevo voglia di sentirti.. Aveva
avuto un diverbio con un professore ed anche il suo morale era
sotto le scarpe. No, e una brava persona, non ci saranno
conseguenze rispose ad una mia precisa domanda. Avevo solo
bisogno di parlare con qualche amico. Ma non ne ho molti ed ho
pensato a te. Comhai trovato Trieste? Ventosa, come al solito.
97

Bene, ora ti lascio. E tu, domani, chiama Donatella: le fara


piacere! Il tavolo per lo scopone era gia pronto: le carte, il
posacenere, la bottiglia di prosecco. Loste apri una finestra per
bloccare le imposte che il vento faceva sbattere. Domani sara una
bellissima giornata disse. Invece non ci azzecco: durante la notte
era girato il vento portando dei nuvoloni neri che venivano dal
mare. E fu acqua a catinelle. Prima di pranzo ti telefonai, che teri
appena alzata e dicevi che dopo la notte che avevi passato in
ospedale non eri in grado di connettere ed anche Vida, quando
chiamo, disse dessere esasperata con la sua assistita. Ho proprio
bisogno di rilassarmi: passo da te domani mattina ad una certora
per andare a mangiare dai nostri amici in collina disse senza
specificare altro. La sua certora, quella in cui piombo da me, mi
trovo ancora in pigiama e con la tazzina in mano. Bevve anche lei
un goccio di caffe ed inizio a togliersi gli abiti. Scopami con furore
disse conducendomi verso la camera da letto Debbo distendere i
nervi!.
La sala da pranzo nella quale sedevamo era desolatamente
vuota. Gli unici due tavoli occupati erano il nostro e quello di due
anziani pensionati di Gorizia i quali, in ogni caso e con ogni stagione,
almeno un weekend al mese dovevano passarlo in collina. Daltra
parte era naturale che - con la pioggia che sferzava il golfo, gli alberi,
i cespugli e le pietre della collina che la gente preferisse
rimanersene a casa. Vida mi aveva domandato comera stata la mia
breve vacanza a Firenze ed io non volevo contarle storie. E che ci
fosse di mezzo una storia probabilmente se lo aspettava. Non
voglio sapere se hai scopato con qualcuna disse subito dopo
questo non mimporta. Non ho mai preteso davere lesclusiva su di
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un uomo. Hai rivisto i tuoi vecchi amici? Risposi Qualcuno senza


convinzione e lei, con eleganza, lascio cadere il discorso su cose piu
futili. I nostri amici, che avevano finito di servire i loro due vecchi
clienti affezionati, si unirono a noi per il pranzo ed a meta
pomeriggio decidemmo di tornare in citta. Vida mi invito a restare
a casa sua.
Quella volta la Pasqua cadeva bassa. Linverno si stemperava
in giornate sempre piu lunghe e la brezza che saliva dal mare
annunciava che la buona stagione stava arrivando con passi delicati.
Io dovevo scendere a Genova per una delle rare riunioni aziendali e
decisi di prendermi qualche giorno e fare un salto a Firenze. Vida ne
approfitto per andare in visita da certi parenti che aveva nei
dintorni di Zagabria e tu proponesti un fine settimana sullisola.
Daria ne fu entusiasta. Parti due giorni avanti con lauto per aprir
casa e noi decidemmo che non era il caso di portare anche la mia. Al
porto la trovammo ad aspettarci. Adesso vedrai dove finita una
buona parte della casa di Viareggio dicesti. Alla morte di tua nonna,
per una ingarbugliata situazione deredita, la casa delle tre palme
dovette esser venduta ed il ricavato diviso tra la mezza dozzina
deredi. Con quel danaro i tuoi genitori, che non scordavano desser
gente di mare, avevano acquistato un vecchio casolare sullisola,
proprio sulla meta della collina sovrastante il paesino che
denominava un piccolo golfo. Rimetterlo in sesto e stata
unavventura dicesti mentre Daria era scesa dalla macchina per
aprire il cancello che dava sul cortilone davanti casa. Mio padre ci
ha speso un sacco di tempo, ma lha resa confortevole!. Lo spazio
abitabile era al primo piano, sopra vi erano le soffitte che dovevano
essere immense. A livello terra, in quelle che probabilmente
avrebbero potuto essere state a suo tempo una stalla ed una tinaia,
99

adesso dovevano esserci i garage perche fu dietro ad una di quelle


porte che Daria ficco la macchina. Nel grande camino che regnava
al centro della lunga parete ovest della stanza centrale, proprio
dove sfociava la scala che saliva dallingresso, ardeva il fuoco. Dalle
pentole e dai tegami che vi erano attorno esalava un convinto odore
di buono. Le altre stanze, tre camere ed un soggiorno, erano
dislocate nelle altre ali della costruzione ed ogni camera, ben
distanziata dalle altre, aveva i propri servizi. Dissi che il sor Osvaldo
aveva lavorato bene. Daria mi corresse dicendo che lidea di
organizzare cosi lo spazio abitabile si doveva a sua nonna. Lui,
Osvaldo, aveva preteso di dirigere i lavori, come al solito rompendo
le scatole a tutti. Ma gli volevo un gran bene a quel vecchio
rompiballe! aggiunse. Tu confermasti che si, lorganizzazione della
casa si doveva a tua madre. Ma lui ha curato quella del terreno. Ed
anche quello e ben messo a punto! Mi prendesti per mano e mi
invitasti a scender di nuovo le scale. Vieni, andiamo, te lo faccio
vedere... Il terreno attorno a casa non era moltissimo ed era stato
possibile circondarlo da un muro oltre il quale si stendeva la
macchia dalla quale svettavano rari pini marittimi. Avevi ragione, era
organizzato bene. Un piccolo prato davanti alla casa, qualche raro
albero da frutto, un pozzo che forniva acqua alla casa ed irrigava
tutto il terreno. Sul retro un minuscolo frutteto di peschi e ciliegi ed
una piccola vigna. Tutto aleatico dicesti. Cosi, di questo, ne
abbiamo da ubriacarci mentre il vino per la tavola dobbiamo
comprarlo! Il sole era sparito dietro la collina che sovrastava la
casa, stava imbrunendo e Daria, dalla finestra, stava gridando:
Avanti brava gente, tornate a casa che la cena e in tavola!.
Daria, orgogliosa del proprio lavoro, ci aveva servito delle
pappardelle al ragu ed un ottimo cinghiale alla maremmana
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infischiandosi solennemente, come noi daltra parte, della sua linea.


Aveva tenuto allegra la cena raccontandoci varie storie
probabilmente inventate ed alla frutta tiro fuori il coniglio dal
cilindro proponendoci di scendere in paese a ballare. Da quanto
tempo e che non fate un ballo assieme voi due? domando. Una
vita. Era da una vita. Da quando ci credevamo invulnerabili nelle
nostre certezze e guardavamo il mondo con occhi sfidatori. Ma ci
vedi davvero, tua madre e me, entrare in una discoteca?. Quale
discoteca replico la ragazza Al circolino ce un complesso che
suona il liscio ed i balli dei vostri tempi. Dai, andiamo! Tu ed io ci
guardammo negli occhi e, sebbene non troppo convinti, la
seguimmo come agnellini mentre lei tirava fuori la macchina dal
garage.
In un angolo del circolino scovai un vecchio flipper, di quelli
antidiluviani senza effetti speciali e con cinque palline cosi, mentre
aspettavamo il caffe, non seppi resistere alla tentazione. Tu e Daria
stavate una da un lato del cassone in pendenza ed una dallaltro e
mi incoraggiavate ad ogni mio specifico rilancio. Ora alle buche, ora
ai canali, ora ai bersagli. Ritrovavo i vecchi trucchi: il colpetto di
pancia, quello di fianco per scambiare millimetricamente la caduta
della bilia. Il tock della partita vinta. Intanto da qualche parte era
iniziata a venire la musica, un tango degli anni cinquanta, uno di
quelli che da piccolo ascoltavo alla vecchia radio a valvole nel salotto
della casa di Rifredi, tra torrente e ferrovia. Daria, che voleva andare
al ballo, aveva preso a tifarmi contro ed io ad impegnarmi per
dimostrarle che potevo battermi anche contro le sue gufate. Poi le
cinque palline della seconda partita terminarono davvero ed entrati
nella sala dove alcune coppie gia ballavano, ci sedemmo ad un
tavolo. Date le insistenze della ragazza pensavo che esistesse
101

qualche tipo che volesse incontrare. Ma non era cosi: era davvero
me e te che voleva mettere in pista. Noi rifutavamo energicamente
argomentando di non aver mai ballato tango e valzer in vita nostra.
Non era esattamente vero ma era abbastanza credibile, poi anche
lei convenne che rock e twist, alla nostra eta, erano troppo faticosi.
Ma in un cha cha cha dovemmo esibirci e non ce la cavammo male.
Ballammo anche un paio di lenti, poi ce ne tornammo al tavolo
perche nel frattempo erano arrivati i nostri drinks e Daria, forse,
stava annoiandosi. Perche non fai anche tu un ballo con Mario? le
chiedesti bevendo un sorso del tuo Martini. Lo sai si scherni la
ragazza Lo sai che non sono una grande ballerina. Ho gia rifiutato
quattro inviti. Ma se Mario non tiene allintegrita dei suoi piedi, un
ballo con lui lo faccio volentieri! La presi per mano per condurla nel
centro della pista ed aspettare che lorchestrina attaccasse i rituali
tre pezzi e, ironia della sorte, inizio con un motivo degli anni
settanta, un lento che amavo molto. Daria mi aveva messo le
braccia al collo ed aveva appoggiato la testa sulla mia spalla e, forse
sara stata la melodia, forse sara stato il suo profumo ma il suo
stringersi a me causo alcuni effetti che non avrei desiderato. Lei,
accorgendosene, alzo la testa dalla spalla e guardandomi
sorridendo mi soffio in un orecchio con ironia: Vedo che sei in
buona salute, Mario. Ne sono felice per Donatella: le si prepara una
serata interessante! Poi guardandomi negli occhi: Forse avrei
anchio bisogno di un uomo disse, non saprei dire se con un velo di
tristezza. Si strinse di nuovo a me ed alla fine, ridendo, mi trascino
verso il tavolo dove tu stavi parlando con delle persone. Daria le
saluto e tu me le presentasti come dei vicini. Dalla morte di mio
padre dicesti sono loro che hanno cura del nostro pezzetto di
terra. Noi non sapremmo dove metter le mani! I nuovi venuti erano
102

simpatici e mi toglievano dallimpaccio nei confronti di Daria per


quanto era successo ballando. E vero che era finita in ridere ma io
mi sentivo in colpa. Con lei. Ma sopratutto con te. Tuttavia la serata
aveva preso una piega piacevole: i vostri vicini ci invitarono a bere
un bicchiere di aleatico da loro, scansammo con diplomazia un
invito a pranzo per lindomani ed un po alticci salimmo in macchina
cingendoci tutti e tre alla vita.
Sono stanchissima disse Daria appena giunti a casa. Ci bacio
e si ritiro nella sua stanza. Io avevo acceso il piccolo televisore della
grande cucina per cercare un telegionale. Inutilmente. Tu venisti alle
mie spalle mettendomi le mani sugli omeri. Vedo che tra Daria e te
sta nascendo un bel rapporto dicesti. Non so se esserne lieta o
dispiacermene. Mi voltai per guardarti con occhi pieni di
interrogativi. Davvero riprendesti sedendoti accanto a me Forse
vede in te la presenza maschile che non ce mai stata in famiglia,
almeno dalla morte di suo nonno. Che comunque era unaltra cosa. Ti
si sta affezionando come ad una specie di un amico padre, credo Ti
domandai se vedesse qualcosa di male in questo. No. E bene. Ma tu
oggi ci sei e domani potresti non esserci. Ed in quel caso ne
soffrirebbe. Lei fa la svitata, ma e una ragazza molto sensibile! Ti
alzasti per riporre in un cassetto la tovaglia che era rimasta sul tavolo.
Forse ho sbagliato tutto con lei dicesti. Forse avrei dovuto darle
una figura paterna quando era piccola. Occasioni ce ne sono state ma
sono stata egoista ed ho scelto lindipendenza. Mia madre me lo ha
sempre rimproverato. Ma lei per me era la borghese. Piu reazionaria
della nonna. Che antiquata e monarchica comera, vedeva lontano. Te
la ricordi?. Come potevo non ricordarla, se ai nostri tempi era stata
la nostra ciambella di salvataggio, il porto sicuro dove attraccare.
Mia madre, invece, si e sempre assunta il ruolo della moralista.
103

Anche quando eravamo giovani. A te voleva molto bene, ti


considerava un figlio. Il genero da sogno. Ma non sopportava il fatto
che dormissimo assieme proprio sotto i suoi occhi. Certo, che
comunque lo facessimo se lo figurava, ma chiedeva discrezione,
ipocrisia. Ma adesso corichiamoci. Prevedo che domani sara una
giornata molto intensa!
Come in Portogallo. Quando ci amavamo illuminati dalla luna
ed accompagnati dal canto delle onde del sottostante oceano. Come
quando eravamo giovani ed i nostri abbracci erano una tempesta
che ci lasciava sfiniti. Allora non cerano storie sulle spalle,
accadimenti da raccontare, segreti da svelare. Sapevamo gia tutto e
le parole erano inutili. Ora, nonostante ci ritrovassimo e ci
riconoscessimo, non era piu cosi. Anche se sul momento esso non
ci pesava, il tempo ci aveva consunti e le parole erano necessarie.
Quella notte fui io ad usare limperativo, io a dirti Ascolta! ed a
parlarti di Trieste, del mio sopravvivere, di una donna che cera, di
quando in quando, nella mia vita. Non so quanto dissi riferendomi
a Vida ma importante lo e! E naturale rispondesti baciandomi il
petto Non potevi certo perdere la vita a rincorrere delle assenze.
Perche tale ero io in definitiva, una assenza. Ero, ne sono sicura,
nella tua mente. Questo si.. Perche anche tu eri sempre nella mia.
Ma entrambi abbiamo avuto le nostre vite, buone o no che siano
state. Metti Daria, per esempio. Da tempo pensavo ad un figlio. Se
fosse stata femmina, tanto meglio.. Cosi mi raccontasti di lei, di
quando e come era stata concepita. Dei problemi che avevi avuto
nei primi tempi dopo la sua nascita, delle gioie che ti aveva
procurato. Lamicizia che si era instaurata tra di voi e che a volte
rasentava la complicita: sapevi dei suoi amori, delle brevi felicita
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delle quali aveva avuto parte. Sapevi quanto aveva pianto. I suoi
primi amori: una tragedia greca. Storie semplicissime che lei, ed
anche il lui di turno, complicavano. E pianti Ore intere al telefono.
Adesso e maturata e so che non ha nessuno. Anche se di queste
cose non ne parla piu molto. La radiosveglia sul comodino segnava
le quattro meno dieci e noi ancora parlavamo. Ti proposi di dormire,
se davvero credevi che ci aspettasse una giornata faticosa, Si
dicesti. E ti accoccolasti tra le mie braccia.
La giornata che segui fu davvero impegnativa. Noi avevamo
dormito poco e ci alzammo solo dopo le dieci, quando Daria ci
gridava da oltre la porta che sarebbe andata a preparare il caffe.
Altrimenti chissa a che ora ci saremmo alzati! Tra lavarci i denti,
bere il caffe ed altre consuetudini, non fummo in paese prima delle
undici e mezza. Dopo lacquisto dei giornali, le compere nel piccolo
supermercato. Pieno come poteva esserlo in un giorno prefestivo. Io
insistevo per cambiare il programma e mangiare a casa, offrendomi
anche di cucinare, ma Daria aveva programmato la bettolina di non
ricordo quale localita e cosi doveva essere. Aveva ragione, perche
mangiammo bene. Ma ci appesantimmo e finimmo abbioccati a
smaltire le libagioni nellombra di una piccola pineta sulla collina, la
dove si snodava la strada. Tornati a casa cominciammo a preparare
quello che era preparabile in anticipo per il pranzo dellindomani, al
quale avevi invitato anche Alessandro e la sua fiamma croata. La
nostra cena, dopo il pranzo di solo poche ore prima, fu frugale:
pane, formaggio, affettati e frutta. Non aspettavamo ne
desideravamo altro che il caffe che tua figlia si accingeva a
preparare ma tu te ne uscisti con la sopresa dei cantuccini, che sono
come le ciliegie: luno tira laltro. Ma vanno inzuppati nel vin santo,
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al quale non avevi pensato. Per sopperirvi fuggisti in cantina a


cercare una bottiglia di aleatico, di quello che era ancora vivo tuo
padre... Te ne tornasti col sorriso sulla labbra ma con un fiatone da
far spavento. E di fatti ci spaventasti quando, dopo aver morso dal
primo biscotto, ti vedemmo respirare a fatica e sbiancare in volto, in
un certo modo abbandonandoti sulla sedia. Daria, che ti era
accanto, ti sostenne. La crisi non duro che pochi minuti, alla fine dei
quali, quando fosti in grado di alzarti, ti scusasti e dicesti che saresti
andata in camera a prendere una pastiglia. Forse ti stendesti anche
un po sul letto perche tornasti solo dopo una dozzina di minuti nei
quali io rimasi nella stanza con tua figlia, alla quale inviavo silenziose
e disperate richieste di informazioni. Ma lei era una statua di sale.
Anche lei era sbiancata in volto e mi guardava immobile e senza
pronunciar parola. Meravigliata o spaventata, non saprei dire. Mi
guardava e taceva. Anchio tacevo, indeciso se rimanere in cucina ad
aspettare il tuo ritorno cercando da Daria lumi che non venivano o
veleggiare verso la camera nella speranza di poterti aiutare in
qualche modo. Optai per la seconda alternativa e inziai ad alzarmi
ma Daria mi fece cenno di star seduto. No, Mario disse Meglio di
no, ma non volle aggiungere altro.
Tu tornasti in cucina col sorriso sulle labbra e sembravi il
ritratto del buon umore. Va tutto bene dicesti e le tue parole
scatenarono lira di Daria. Eh no, Donatella disse alzando
leggermente il tono della voce. Va tutto bene un cazzo!. Io rimasi
interdetto. Non per la volgarita che per la prima volta sentivo uscire
dalle labbra della ragazza ma timoroso di dover assistere a qualche
divergenza familiare della quale io sarei stato solo un ignaro
spettatore. Volsi lo sguardo su ambedue per cercare un segno ma
avevate entrambe la faccia crispata. Tu piu di lei. Anche Daria se ne
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accorse. Ti venne accanto e prese le tue mani tra le sue. Scusami


mamma disse non era mia intenzione alzare la voce ma questa
situazione dobbiamo chiarirla, ad un certo punto!. Poi indico me.
Questuomo e qui e ti vuole bene. Ci viene da Trieste per star con te
qualche giorno. Non per cattiva volonta ma perche la lavora.
Questo la sai anche te. Ha il diritto di sapere e non puoi continuare a
dirgli che va tutto bene. Ed anchio mi sono stancata di mentire per
coprirti. Anche se tu fai finta di nulla e non te ne curi, deve sapere che
hai gia avuto due infarti e che la tua vita e legata ad un filo che tu fai
tutto il possibile per spezzare. A cominciare dal massacrarti di lavoro
invece di pensionarti. Quando ti chiama al telefono sono stanca di
dirgli che sei in ospedale. Di fatto non mento neppure: ci sei ma non
come medico, come paziente. Ecco gli e lho detto io, ho fatto io il
lavoro sporco!. Si alzo, scese le scale e rimase fuori, davanti casa. Tu
sospirasti passandoti un mano sul volto, poi ti alzasti anche tu e ti
ritirasti in camera da letto. Io ero rimasto in cucina. Solo, sconcertato,
indeciso. Che cosa avrei dovuto fare: correre da te e strigerti tra le
braccia? Raggiungere Daria e chiederle di raccontarmi tutto
dettagliatamente? Non lo sapevo. Restavo sulla sedia guardando il
caminetto spento. Mi accesi una sigaretta ma lo stesso mi sentivo
incapace di riflettere, di non saper come gestire la nuova situazione
che le parole di Daria avevano rivelato. Ero certo di volerti bene.
Sapevo che la tua figura, per tanto tempo lontana a scontare chissa
quale vita, era stata per me un punto di riferimento. Una stella polare
che piu di una bussola mi aveva guidato nelle tempeste
dellesistenza. Quello che non sapevo, e so adesso, e quale ruolo tu
fossi tornata ad interpretare nella mia vita. Spensi la sigaretta e ti
raggiunsi in camera da letto: avevi immerso il volto nel cuscino e
piangevi. Io mi sedetti accanto a te, sul bordo del letto, e ti accarezzai
107

i capelli. Perche? domandasti Perche te lo ha detto?. Non seppi


risponderti e rimasi in silenzio, poi tu voltasti lo sguardo verso di me e
con occhi umidi dicesti che non avrebbe dovuto farlo. Te lo avrei
detto io, al momento opportuno, non adesso. Avrei voluto che
vivessimo assieme dei giorni felici. Quanti non lo so ma felici. Ha
sciupato tutto!. Baciandoti gli occhi bagnati ti risposi che no, che
aveva fatto la cosa giusta, che avremmo avuto comunque dei giorni
felici, che mi sarei fatto piu tempo per stare assieme. Vedi?
replicasti Gia cominciamo ad essere condizionati e tu a crearti
obblighi che io non volevo importi?. Ti dissi che non mi imponevi
niente di piu di quanto anchio desiderassi ma non ne apparisti
convinta. Mi abbracciasti. Vieni ti dissi Andiamo a recuperare tua
figlia, altrimenti si fara degli inutili complessi di colpa. Devi dirle che
ci siamo chiariti e che non e successo niente!. Trovammo Daria
seduta su di una grossa pietra davanti alla casa. Vedendoci arrivare ci
corse incontro per stringerci, tutti e tre, in un solo abbraccio.
Alessandro arrivava col traghetto delle dieci e trenta e fui io
a guidare la macchina per la trentina di chilometri che
intercorrevano tra la casa ed il porto. Avrei voluto trascinar con me
anche una di voi, temendo che in mia assenza avreste potuto
accapigliarvi per quanto successo la sera precedente, ma voi mi
spediste da solo motivando la cosa col pranzo da finir di preparare.
Lui arrivo con una bionda eccezionale che non parlava una parola
ditaliano e si capivano col molto incerto vocabolario serbocroato di
lui. Non capiva un fico secco e non parlava ma sapeva socializzare
perche appena messo piede nella grande cucina, senza aspettare
altro, poso la borsa e comincio a smestolare con voi, elargendo
grandi sorrisi. Volevamo aiutare anche noi ma ci cacciaste con un
108

aperitivo in mano. Scendemmo le scale e ci sedemmo sul pietrone


davanti casa. Gli domandai se avesse saputo dei tuoi due infarti.
Due? domando lui stupito. Io sapevo di uno, e lo sapevo anche
quando ci incontrammo a Trieste. Per questo dissi che, se avesse
voluto, il resto della storia te lo avrebbe raccontato lei. Del secondo,
davvero, non sapevo nulla.. Cosi si spiegavano le risposte evasive
di Daria, quando anche lui la cercava al telefono. Lo pregai di
raccontarmi tutta la storia. Lo faro disse Ma non oggi e non qui.
Tra una settimana accompagnero Vesna a casa. Mi fermero a
Trieste. Oggi deve essere una bella giornata: quando mi ha
telefonato per invitarmi, Donatella ha detto che ci teneva tanto!.
Ci avevi tenuto tanto ma gli avvenimenti della sera precedente, se
non ti avevano del tutto rovinato la festa, certo non ti avevano
messo di buon umore. No so che cosa tu avessi avuto in mente ma
la giornata si trascino senza infamia e senza lode fino allora della
partenza: il pranzo davanti casa, la buona volonta di Alessandro nel
tener viva la conversazione. Tu, Daria e, parzialmente anchio, ce la
mattevamo tutta perche il raduno avesse una certa allegria, ma io
sentivo che non ne avevamo voglia. Che dalla vigilia qualcosa era
cambiato. Alle cinque ci strigemmo tutti nella vostra macchina per
raggiungere il porto. Allo sbarco Alessandro e Vesna salirono sulla
loro, diretti chissaddove e la combriccola si sciolse.
Anchio dovevo partire e non potevo rimandare la partenza.
Cerano delle novita che dovevo riferire ai colleghi, alcune iniziative
con le quali si cercava di far fronte alla crisi e salvaguardare i nostri
posti di lavoro che tutti, chi piu chi meno, sentivamo in pericolo. Mi
proponevo di venire a Firenze ogni fine settimana nel quale tu fossi
libera. Non te lo dissi ma ebbi con te una discussione abbastanza
lunga. Ti raccomandai davere estrema cura della tua salute e
109

prendere in considerazione lidea di pensionarti, come ti suggeriva


tua figlia. Ci lasciammo con la promessa di telefonarci ogni giorno.
Unaltra discussione mi proponevo daverla con Vida ed una volta
arrivato a Trieste le telefonai per incontrarci. Ma lei aveva sempre
guai con quel maledetto processo e non poteva rendersi libera prima
del fine settimana. Dovetti saltare il rituale scopone del venerdi per
sedermi davanti a lei al tavolo di una trattoria nei dintorni di Pirano.
Lei era di buon umore perche aveva convinto la sua cliente a render
pubblica una relazione saffica che fino ad allora le aveva impedito di
difendersi ed io usai tutta la diplomazia di cui ero capace per non
rovinarle la serata. Ma le raccontai di te, per filo e per segno. Lei mi
ascolto senza interrompermi, con attenzione e senza unombra di
reazione. Ecco conclusi questo e tutto. E volevo tu lo sapessi!.
Vida si accese una sigaretta poi attraverso il tavolo con un braccio
per accarezzarmi. Povero Mario dicesti pare tu abbia una calamita
per attirarti i problemi.... Io le lanciai un sorriso amaro. No riprese
il problema non sono io: ti ho gia detto che non pretendo nessuna
esclusiva. Il problema e lei, povera ragazza... Interrompesti un
attimo il discorso, quasi per cercare le parole. Poi riprendesti. Mi
sono affezionata a te, sento che stai diventando importante. Ma
adesso sei piu importante per lei. E devi esserle vicino. Io, e se vuoi
noi, abbiamo un futuro davanti. Lei no. E costretta a vivere il
presente e, se tramite quel vostro amico ti ha cercato, e evidente che
di questo presente desidera faccia parte anche te. E poi ce sua figlia:
anche a lei devi pensare. Anchio sono rimasta sola pressappoco alla
sua eta, e so cosa significhi. Se vuoi potremo pensarci assieme, dal
momento che e destinata a divenirmi collega. Ma adesso ti prego
portami a casa. Sono stanchissima!.
110

Vesna ed Alessandro suonarono il campanello di casa mia un


sabato pomeriggio. Aspettavo Vida per cenare assieme ed andare,
come ci capitava abbastanza raramente, a teatro. Il loro arrivo ci
getto il programma a gambe allaria ma fu comunque importante che
capitassero quando cera anche lei. Quandella arrivo non dovetti
spendere molto tempo per le presentazioni, dissi solo che Alessandro
era lamico del quale le avevo parlato solo poche sere prima. Con
Vesna si misero subito daccordo su cosa cucinare. Stai tranquillo
cerco di tranquillizarmi lamico lho catechizzata bene e, nel caso le
fosse chiesto qualcosa, dira che a Firenze ci siamo visti da soli!.
Versandogli laperitivo gli dissi che Vida era al correntre di tutto e che
le cose che avrebbe avuto da dirmi, avrebbe fatto bene a dirle in sua
presenza. Lo fece, in serbocroato, per lo stupore di Vesna che era
stata catechizzata davvero cosi bene che sarebbe stata pronta a
negare anche levidenza. Donatella mi disse daver subito in brutto
infarto e che avrebbe avuto piacere di rivederti. Mi son messo in
moto e quando le dissi daverti trovato e che sarei passato da te mi
fece giurare di dirti solo la seconda parte. Del secondo non sapevo
niente ed anche a me, quando le telefonavo, rispondeva Daria
trovando mille scuse per giustificare lassenza di sua madre da casa.
Adesso sapete tutto. Io con la lingua me la cavavo ancor peggio di lui
ma partecipai comunque alla conversazione. Vida, ad un certo punto
della cena, espresse il desiderio di conoscerti. Mario disse invitala
a passare qualche giorno da queste parti. Io mi presentero come
lavvocato della vostra ditta!. Cosi quella stessa sera ti proposi di
passare un fine settimana in Slovenia.
Il tuo arrivo si concretizzo dopo due settimane. Venni a
prenderti alla stazione e ti dissi che avrei dovuto passare per
lufficio. Vida si fece viva allora stabilita. Te la presentai e lei mi
111

racconto qualche bubbola su di una causa inesistente, poi io dissi


che ci preparavamo ad andare a cena, invitando anche lei. Vi portai
allosteria del gioco delle carte perche loste, da tempo, sera messo
in testa di preparare un cacciucco e voleva avere il giudizio dun
toscano verace. Vi presentai gli amici con i quali giuocavo ogni
venerdi e ci ritirammo ad un tavolo appartato. Voi due cominciaste
a parlare dei vostri rispettivi lavori ed io tacevo, mangiando e
guardandovi poi, quando arrivammo al caffe, tu mettesti le tue
mani sulla nostre , dicendoci che alla storia dellavvocato non avevi
creduto neanche per un momento. Voi siete stati carini a dirmelo
ma, a questo punto, e giusto giuocare a carte scoperte! Bevesti un
sorso di digestivo e ti rivolgesti a Vida. E bene che ci siamo
conosciute, cosi posso dirti che Mario non voglio rubartelo. Potrei
dire daverlo conosciuto prima io, quando eravamo giovani, ma non
avrebbe alcun senso. Se sei daccordo, vorrei solo prenderlo un po
in prestito. Non so per quanto tempo, ma non sara moltissimo.
Potrei raccontarti molte cose su lui e me ma, dal momento che sei
qui, significa che probabilmente le sai gia. E, forse, che sei anche
daccordo. Vida si alzo. La stessa cosa facesti anche tu e vi
abbracciaste. Il giorno di poi fui praticamente abbandonato. Vida
venne a prelevarti di buona mattina per visitare asieme la citta e vi
vidi ritonare a sera, cariche di pacchetti pieni di cose inutili.
Era bello il lago di Bled in quella stagione che pareva estate ed
era ancora primavera. Dallalto del castello, dove ceravamo recati
per cenare subito dopo esserci registrati allalbergo, osservavamo le
luci delle rive riflettersi sullacqua. Parlavamo dellultimo film di
Ozpetek, che tu avevi visto ed io ancora no, come ai vecchi tempi
discutevamo dei classici visti, o rivisti, in cineforum periferici o
parrocchiali ricordandomi di quanto cinefili fossimo stati in gioventu.
112

Allora cera di che vedere!, commentavo. Ma molte cose eravamo


stati in gioventu. Troppe forse. In definitiva da non esserne nessuna.
Rivoluzionari. Ma ci siamo scocciati e la rivoluzione se interrotta.
Poeti. Ma ci e mancato un verso e non siamo mai stati capaci di
piangere per amore. Ed, appunto, giovani. Ma abbiamo ucciso il
bambino che cantava in noi. Rimaneva ancora un po di spontaneita,
ma non ero neppure certo che sarebbe durata a lungo.
Che almeno io non sarei riuscito ad esserlo fino in fondo ce ne
rendemmo conto non molto tempo dopo, una volta arrivati in
albergo. Tu uscisti dal bagno e ti gettasti su di me ed io ti presi con
estrema delicatezza per evitarti sensazioni forti. Cercando di non
affaticarti. Ne usci una cosa deludente per la quale non rimproverasti
me bensi Daria. Vedi? dicesti Queste sono le conseguenze delle
sue rivelazioni: hai cominciato a trattarmi come una cosa fragile,
come un ninnolo delicato. Lo so: lo fai per amore ma, credimi, non ne
vale la pena. A questo punto, per me, un giorno od un mese di piu
non hanno importanza se il prezzo deve essere questo!. Non dicesti
piu niente: ti facesti spazio tra le mie braccia e ti addormentasti.
Il giorno di poi tornammo a Trieste, tu e Vida spariste per
tutto il pomeriggio in chissa quali giri, io feci capolino in ufficio
appena in tempo per aiutare un collega a risolvere una grana con la
dogana, rizzata dal secondo di un cargo turco che sera fatto
pizzicare con qualche stecca di sigarette uscendo dal porto, poi la
sera vi riportai a cena al mio ritrovo del venerdi dove loste vi
festeggio con dei calamaretti affogati e delle seppioline fritte che
erano la fine del mondo. Venerdi, le coppie le tireremo a sorte
disse nello stringerci le mani per salutarci alla fine della serata. Tu
sei troppo fortunato in amore e sei destinato a perdere!.
113

Di fatti persi. Diverse bottiglie di prosecco che erano la posta


di ogni partita. Ma non tirammo a sorte le coppie: le alternammo
comera consuetudine, tirandola fin dopo la mezzanotte. Poi in
ufficio, non potendo chiudere lagenzia facemmo il piano delle ferie
con i colleghi. A me tocco in sorte la prima parte di settembre. In
questo senso ti organizzasti anche tu ed esprimesti il desiderio di
visitare il Delta del Danubio. Al quale io aggiunsi anche qualche
monastero ortodosso della Moldavia. Capitai un paio di fine
settimana a Firenze, altrettanti ne passasti tu a Trieste durante i
quali schizzammo i piani del viaggio. Lagenzia aveva un
corrispondente a Costanza, che rappresentava alcune delle nostre
stesse rappresentate ma prima di allertarlo provai a riallacciare un
vecchio contatto: quandero giovane e facevo attivita sindacale era
capitata in Toscana una delegazione romena ed io avevo stretto
amicizia con uno dei componenti, lunico che parlasse il francese. Ci
eravamo scritti per un po di tempo poi, non visitando io la Romania
ne venendo lui in Italia, i contatti si erano allentati ed a malapena,
da qualche parte, avevo conservato nome ed indirizzo. Ma, se per
internet Alessandro era riuscito a scovare me, cerano buone
possibilita che la stessa fortuna avessi anchio. Ci scambiammo vari
messaggi ed un pomeriggio dinizio settembre lo trovammo ad
aspettarci in uno degli aereoporti di Bucarest. Per quella sera non
era riuscito a disimpegnarsi ma allindomani ci avrebbe fatto da
guida per tutto il giorno. Ci deposito in un buon albergo vicino ad
unorrida costruzione gotico-staliniana e, qualora ci fosse andato di
uscire dopo cena, ci illustro i dintorni. Eravamo stanchi, tu
sopratutto, ma uscimmo comunque a bere una birra su di una
terrazza in riva ad un lago. Il giorno di poi lo impiegammo quasi
interamente nella visita della citta: parchi, ville liberty, chiesette e
114

cattedrali e, restaurata, quella che una volta doveva essere stata


una importante stazione di posta con connessa taverna ed alloggio,
ormai inglobate dentro il vecchio centro. Ma il sapore della Bucarest
dantan lo gustammo la sera quando il nostro anfitrione ci trasloco
in un quartiere di vecchie casette unifamiliari costruite attorno a
grandi cortili od orti. Uno dei pochi, ci disse, sopravvissuti ai piani
urbanistici del vecchio regime. Un forte odore di carne arrostita alla
brace ci accolse nei dintorni di un cancello che introduceva in un
ampio giardino circondato da piante di lilla e pergole di vite sotto le
quali erano arrangiati tavoli di varie dimensioni. Al centro, sotto un
immenso noce unorchestrina zingara con un cembalo, due violini
ed un sassofono, suonava motivi popolari. Ci sedemmo ad un
tavolo. Tu iniziasti a parlare in inglese con la moglie del nostro amico
con la quale, anchessa medico, trovaste subito un argomento di
discussione. Lui, invece, mi spiegava in francese che quello dove
eravamo era uno dei pochi giardini destate che ancora
rimanevano in vita. Quandero ragazzo, ma anche trentanni fa, la
citta ne era piena diceva Potevi mangiare, o bere una birra od
una bottiglia di vino allaperto, ascoltando musica e con poca spesa.
Oggi invece ad ogni angolo trovi un fastfood pronto a venderti
hamburger, ali di pollo fritte e pizze di plastica. Ma ci dicono che
questo e il progresso.... Un cameriere venne a chiederci
lordinazione e lamico ci domando se andasse bene anche a noi un
misto di carni alla brace. Il cameriere se nera andato per tornarsene
poco dopo con bottiglie di vino ed acqua minerale. E ghiaccio, da
mettere tutto assieme nel secchiello che faceva mostra di se su di
un suporto accanto al tavolo. Sei sempre nel sindacato? domandai
nella pausa tra queste due operazioni. Certo che no rispose dopo
l89 andavano di moda i nuovi sindacati rivoluzionari, noi eravamo
115

arnesi del vecchio regime, strumenti dei comunisti anche se la


rivoluzione non era partita con parole dordine anticomuniste...
Ringrazio il cameriere che ci mesceva il vino. Cera il giornale del
sindacato che ora e andato a puttane riprese scrivevo anche
allora... Mi sono riprofilato giornalista. Critico nei confronti del
potere, per quanto possibile.... Ci avevano portato il cibo. Tu
mangiavi con appetito e di gusto, specialmente delle polpettine
arrosto, odorose e succulente. Io domandavo della situazione
politica. Viaggerai per il Paese, qualcosa riuscirai a vedere. Ne
parleremo quando tornerete a Bucarest. Io non voglio influenzarti.
Ti dico solo a che cifra ammontano pensioni e salari medi. Mi
snocciolo alcune cifre che mi parvero assurde nella loro
inconsitenza poi passammo in rivista litinerario del viaggio. Per
quanto riguarda il Delta disse ho un amico a Tulcea: un ex
capitano di chiatte che conosce il fiume come le sue tasche e
pescatore incallito. Rivolgiti a lui che sicuramente vi suggerira la
soluzione migliore!. Tu, che ti eri documentata piu di me,
intervenisti per chiedere che ci suggerissero quali monasteri visitare,
dal momento che, per visitarli tutti, sarebbe occorso il quadruplo del
tempo che noi avevamo a disposizione. Te ne furono indicati cinque
o sei lungo litinario che da nord era previsto per raggiungere il
Danubio. Poi fu chiesto chi desiderasse il caffe: Volete il vostro
concentratissimo espresso? Altimenti qui si puo bere il miglior
caffe turco del Paese. Fatto come si deve, nel bricchetto dottone e
nella sabbia. Optammo per quello turco che, appena ci fu portato
ed avevamo preso ad assaggiarlo, richiamo al nostro tavolo la
zingara che voleva leggerci la mano. Il nostro amico e sua moglie,
mettendole in mano una banconota, rifiutarono dicendole che,
proprio lei, gli e le aveva lette il mese scorso. E non erano giornali, il
116

cui contenuto cambia di giorno in giorno. Rifiutasti anche tu,


dicendo di sapere fin troppo bene cosa ci fosse nel tuo futuro. Ma
lei una mano doveva leggerla. Forse per contratto col locale,
sicuramente per guadagnarsi la banconota che aveva ricevuto. Prese
la mia.Camperai fino ad ottantanni mi tranquillizzo ma vedo
qualcosa che non mi e chiaro. A breve avrai un problema. Una
malattia forse. Oppure un incidente. Avrai un dolore disse che
comunque non ti abbreviera la vita!. Poi, salutando, dette un
braccialettino di raffia alle belle signore dicendo: Mettetelo: vi
portera fortuna! Tu increspasti le labbra in un sorriso ironico ma lo
legasti al polso sinistro.
Il nostro aereo per il nord era decollato che appena
albeggiava ed arrivammo a destinazione prestissimo. In aereoporto
noleggiammo un macchina con laccordo di riconsegnarla
allaereoporto di Bucarest ed iniziammo il nostro giro turistico. A
Suceava, citta posta sulla cima di una collina, visitammo i resti della
fortezza del tardo 1300 che era stata la residenza del trono ed una
deliziosa chiesetta dello stesso periodo. Poi, via per monasteri. Non
ricordo quanti ne visitammo, alcuni bellissimi. Ricordo solo che
arrivammo nei pressi di Iasi, fermandoci prima del previsto e morti
di fatica.
Su di Iasi, o meglio sulla sua atmosfera, avevo letto un
romanzo scritto ed ambientato nel periodo interbellico. Non so piu
come mera capitato tra le mani, solo che ero molto giovane e lavevo
letto dun fiato, preso dalla narrazione. Ne ricordavo bene il
contenuto, lambiente, i personaggi. Ma era sopratutto latmosfera
che lautore descriveva. A te non avevo detto niente per non crearti
delle aspettative che nel tempo mi ero crerato io. E mi resi conto
117

daver fatto bene perche quella citta e quellatmosfera che, sulla


carta stampata mi avevano incantato, non esistevano. O non
esitevano piu. Visitammo la bella chiesa dei tre gerarchi poi anche
tu avesti la tua piccola delusione davanti al Palazzo della cultura, che
credevi piu vecchio ed invece era solo del primo novecento.
Decidemmo di scendere in fretta verso Tulcea: ci fermammo a
dormire in un albergo sulla strada ed al mattino il tipo verso il quale
eravamo stati indirizzati ci ricevette con una gamba dentro il gesso.
Una brutta scivolata sulle scale disse. Ci capimmo con quel po di
serbo-croato che io masticavo e lui parlava benissimo. Se non fossi in
queste condizioni vi avrei accompagnato io con la mia barca diceva
offrendoci un caffe forte. Poi passo alle alternative. Avremmo
potuto trattare con un barcaiolo una certa somma per farci vedere le
cose piu belle di uno o due bracci del delta, fermandoci a dormire
nelle case dei pescatori. Oppure, al mattino successivo, sarebbe
partita la nave per una crociera di tre giorni che, vagando per il
braccio, ci avrebbe condotti fino a Sulina, sostandovi una notte per
poi effettuare il viaggio di ritorno. Per evitarti gli inconvenienti di una
escursione scomoda ed ammaliandoti con lidea di Sulina, vecchio
porto marittimo e fluviale e covo di contrabbandieri, scelsi io la
soluzione piu comoda. E non sbagliai perche la crociera ebbe a
rivelarsi comoda e, zanzare a parte, anche piacevole. Tutto il giorno,
salvo il pranzo organizzato a buffet, vagabondammo tra vegetazione
e uccellagione varia e la sera il battello riprese la sua lenta
navigazione lungo il corso del fiume. Per la cena sedemmo al tavolo
assieme ad una coppia calabrese con la quale avevamo stretto
amicizia. Accolti da uno stridio di gabbiani, il pomeriggio successivo
arrivammo a Sulina, del cui fascino misterioso era rimasto ben poco. I
contrabbandieri si, quelli erano rimasti ed acquistammo a buon
prezzo sigarette fabbricate in Ucraina ed alcune confezioni di caviale
118

della Manciuria. Tirandola fino a tardi, con i nostri nuovi amici,


mangiammo una deliziosa zuppa di pesce in un ristorante
caratteristico. Poi, voi ragazze, veniste attratte dalla torre del vecchio
faro, fermamente decise a vedere laurora sul mare. Noi maschietti vi
seguimmo perplessi, convinti di andare incontro a un paio dore di
noia. Invece non fu cosi: su di una striscia di spiaggia un gruppo di
giovani con la chitarra aveva acceso un falo e ci accolsero tra di loro.
La nostra amica sapeva suonare cosi, quasi per giuoco, inizio con i
ragazzi e le ragazze di almeno cinque nazionalita, una sfida a chi
aveva le canzoni piu belle. Ovviamente nessuno decifrava i testi nelle
altre lingue ma la cosa era divertente e tenne per un bel po di tempo,
fino a che allorizzonte apparve un filo di luce ed il sole fece
lentamente la sua comparsa. Unultima sigaretta ed un ultimo sorso
di vodka assieme alla bella compagnia poi ce ne andammo, spalle al
sole, verso le nostre cabine. E stato bello! dicesti baciandomi le
labbra prima di entrare in cuccetta. Dormimmo fino allora di pranzo.
I nostri amici di Bucarest, per la nostra ultima sera nel loro
Paese, erano riusciti a prenotare un tavolo alla vecchia stazione di
posta e voi ragazze, forse riprendendendo il discorso lasciato in
sospeso alcune sere prima, vi metteste a parlare fitto fitto di
problemi sanitari. Prima della nostra partenza per il nord, dandomi
delle cifre lamico mi aveva detto di osservare ed ora che riflettevo
su quanto visto ero convinto che da quelle parti la vita fosse grama,
anche se non avevamo avuto loccasione, non dico di parlare con la
gente, ma neppure di entrare in un supermercato. Allora ti faccio io
due conti disse lamico dopo aver tradotto il menu. Se vivi in un
appartamento di proprieta, e fortunatamente e cosi per la
maggioranza delle famiglie, che hanno potuto comprar casa al
tempo del socialismo, nei mesi dinverno che da queste parti e
lungo meta del salario ti va per il riscaldamento e le spese
119

condominiali.. Quanto ai prezzi, diceva, molti prodotti avevano


quotazioni internazionali dalle quali non si scappava, mentre gli altri
non erano lontani da quelli occidentali. Ne attribuiva le cause ad una
prematura entrata in Europa ma sopratutto ai governi ed ai politici
che avevano rubato quanto potevano. Piove, governo ladro!. Si
dice anche da noi commentai ma e vero solo parzialmente e ci
sono altre cause. Certo che ci sono altre cause anche da noi:
misure autolesioniste in agricoltura, come lo scioglimento delle
cooperative e landata in malora dei loro beni e delle loro
infrastrutture; privatizzazioni incontrollate e forse fraudolente, e
comunque a scapito dei consumatori; macchinari nuovi diventati
improvvisamente ferro vecchio e conseguentemente venduti a
prezzo di questultimo. Una classe politica corrotta e trasformista,
riciclatasi nel corso duna notte da comunista in qualunque cosa
garantisse una possibilita di guadagno o, almeno, un posticino
caldo. Seguite le notizie che vengono dal nostro Paese e tornate
presto a trovarci ci dissero al mattino seguente, abbracciandoci
prima della partenza del nostro aereo. Tornarci: io forse un giorno lo
avrei fatto. Tu non ne avresti avuto il tempo.

Ma quello per rivedere il cavallo te lo facesti. Me ne ero fatto anchio


quel tanto che bastava ad allungare il fine settimana. Scesi a Firenze
con lauto ed a meta pomeriggio Daria, tu ed io mettevamo piede
nellagriturismo. La signora Lotti ci accolse a braccia aperte e dopo
averci assegnato le camere ci accompagno alle scuderie. Non so se i
cavalli abbiano una memoria ma lui parve davvero riconoscerti: si
avvicino a te e sfrego il muso sulle tue braccia. Daria, che aveva
qualche nozione di equitazione, espresse il desiderio di provare a
cavalcarlo. La signora Lotti le chiese quanta esperienza avesse ed
120

udita la risposta disse che no. Che lui era un animale troppo
impetuoso per esser cavalcato da una persona poco esperta. Cosi
chiamo uno stalliere e la affido a lui perche la seguisse mettendole a
disposizione una bestia piu tranquilla. Voi domando volete
provarci? Io rifiutai decisamente. Tu ci avresti anche provato poi
pensasti che lesser disarcionata non ti avrebbe certamente giovato e
ci dedicammo ad attivita meno pericolose: tu passeggiasti con la
signora Lotti ed io, che da quando ero stato ragazzo non prendevo
piu in mano una canna da pesca, senza alcuna speranza di successo,
mi sedetti su di uno sgabello sulla riva del laghetto. A sera, per la
cena, fummo invitati a sedere al tavolo dei proprietari. La signora
Lotti ci presento a marito e cognato come le persone che avevano
acchiappato il fuggitivo. Fu una serata piacevole alla fine della quale
fummo invitati a seguire una esibizione di dressage al mattino
successivo. A me del dressage non poteva fregare di meno. Accettai
per cortesia e trascorsi il tempo al bordo del terreno piu leggendo i
giornali che assistendo allesibizione. Daria disse che avrebbe
preferito cavalcare. La signora Lotti le disse che lo avrebbero fatto
assieme e si allontanarono. Al dressage tu, invece, ti appassionasti.
Tanto che alla fine dellesibizione cominciasti a porre domande al
cavallerizzo. A sera, anche se non era propriamente caldo, fu acceso
sullaia un gran falo attorno al quale fu organizzata la cena. La cosa
usci piena di allegria, noi due bevemmo piu del solito e ci ritirammo
in camera molto prima che si sciogliesse la bella e rumorosa brigata.
Che non ci disturbo perche appena stesi sul letto cademmo in un
sonno profondo.
Vi fu ancora un sabato con un bicchiere di troppo. Vida ed io
ci eravamo lasciati trascinare da alcuni dei nostri amici triestini a
quella che loro avevano annunciato come una ricchissima cena a
121

base di cacciagione. In effetti cio che mangiammo era eccellente


ed annaffiato da un vino robusto. Ma succedeva a Lubiana, non
proprio dietro langolo. Per sicurezza Vida non mi aveva lasciato
guidare per la via del ritorno ed eravamo rincasati tardi. Era gia
domenica quando dallaltro capo del telefono Daria, con voce rotta,
mi annuncio che avevi subito un altro infarto, che eri ricoverata ed
eri grave. Vida getto in un borsone alcuni indumenti, mi
accompagno fino alla macchina e, sebbene non avessi ancora del
tutto smaltito lalcool della serata, abbracciandomi mi disse di fare
in fretta. Arrivai a Firenze che la notte gia si rompeva nel giorno e
trovai Daria a fumare una sigaretta davanti allingresso
dellospedale. Poiche io venivo da lontamo e tu eri dei loro, ci
vestirono da marziani e ci permisero di entrare in terapia intensiva.
Tu eri allacciata ad una decina di tubi e di apparati ma ci vedesti
entrare e ci accogliesti con un sorriso sereno. Poi te ne andasti con
le nostre mani tra le tue. Guardai Daria negli occhi e mi apparve
forte. Lo ero anchio, ma dovevo apparirlo di meno se una tua
collega prese la ragazza tra le braccia per farla uscire e lasciarmi solo
con te. La feci cenno che non era il caso: avrei voluto dirti tante cose
ma riuscii solo a baciarti sulla fronte e, come per un distacco
temporaneo, dirti: ciao, amore. Valesse questo per tutte le parole
che non ti avevo detto.
Fuori si annunciava una limpida giornata dautunno. La
foschia della notte sera diradata ed il sole si alzava da dietro le
colline. Fu allora che scomparve tutta la forza di Daria. Si abbraccio
a me e scoppio in un pianto disperato. Tenendola tra le braccia la
lasciai piangere in silenzio ed a lungo poi, quando ci accendemmo
due sigarette, telefonai ad Alessandro tirandolo giu dal letto dopo
una notte di bagordi.
122

Il suo senso organizzativo ci fu prezioso: tu senza sapere a


cosa saremmo andati incontro avevi espresso a Daria il desiderio
desser tumulata allisola, nel piccolo cimitero che guardava il mare
e fu lui che, finendo la suola delle scarpe e coadiuvato dallimpresa
di pompe funebri, riusci a risolvere tutti i problemi. Daria ed io ci
attaccammo ai telefoni e neppure dare la notizia del lutto ci fu facile
in quella giornata domenicale. Al lunedi tutti i problemi erano stati
risolti ed il funerale fissato per il mercoledi nella tarda mattinata.
Lorenzo, con gli occhi abbottonati, arrivo col primo traghetto ed
aspetto assieme a noi larrivo degli altri. Bacio Daria appena messo
piede a terra, poi mi abbraccio. E da una vita che speravo di
rivederti. Avrebbe dovuto essere una gioia, ed invece guarda in che
occasione... Entrammo nel bar davanti al porto per fargli bere un
caffe doppio perche moriva di sonno: non aveva la patente ed era
partito da casa avanti giorno. Con la seconda corsa arrivarono anche
gli altri e, comera prevedibile, lui si perse dietro le gonne di Luciana.
Daria, dopo averla cercata con gli occhi tiro fuori dalla fila dei
passeggeri che sbarcavano una ragazza spaesata, che ci fu
presentata come rappresentante dei cugini piemontesi.
In sei non saremmo mai entrati in auto cosi disposi di
lasciare al bar Luciana e Lorenzo. Che sarei tornato a prendere
mentre Daria si sarebbe presa cura degli altri, per ritrovarci tutti sul
sagrato della chiesa. Le pompe funebri avevano davvero assolto
bene il loro triste compito: quando arrivammo il feretro era gia stato
messo sul catafalco, circondato dai fiori e dalle corone che avevamo
ordinato. Il parroco, bonta sua, non la tiro troppo per le lunghe e
dopo quasi unora Daria ed io gettavamo le prime manciate di terra
sulla tua cassa. Qualcuno recito a voce bassa una preghiera, altri si
fecero il segno della croce poi fiori e corone furono deposte sul
123

cumolo di terra fresca. Daria piangeva in modo silenzioso. Luciana,


Lorenzo, Alessandro ed io avevamo gli occhi lucidi. Lunica a
mantenere un dignitoso raccoglimento era la cugina piemontese
che, forse, ti avra vista un paio di volte nella sua vita. Prevedendo
che Daria ed io, arrivati la sera prima, non avremmo avuto ne il
tempo ne la voglia di preparar qualcosa da mangiare per lintero
gruppo, Alessandro aveva provveduto a prenotare anche il
ristorante.
La cugina piemontese, Margherita, come si conviene alla
rampolla duna famiglia di tradizione monarchica, si era seduta
accanto a Daria ed era indecisa nello stabilire chi io fossi; sentii che
gli e lo domandava parendo delusa quando essa le disse che ero un
tuo vecchio amore. Invito comunqui ambedue a trascorrere
qualche giorno nelle loro vigne di Barolo. Luciana e Lorenzo, seduti
dangolo luno accanto allaltra, parlavano sottovoce e fitto fitto,
tanto che Alessandro, seduto accanto a me, non pote esimersi da
soffiarmi in un orecchio: Vuoi vedere che quel mandrillaccio, in
vecchiaia, riesce a farsela?. Poi, prevedendo il mio commento,
aggiunse: E perche non dovrebbe? In fondo, lui e divorziato e
Luciana, non so bene come stiano le cose ma e single. Se essendo
distanti un paio di centinaia di chilometri riescono sempre ad
accapigliarsi, e buon segno. Tengono luna allaltro!. Nessuno a
tavola parlo di te. Si parlava della produzione vinicola che
quellanno sarebbe stata limitata ma di una qualita eccezionale; di
maturazione tardiva di antichi amori. Ma erano parole nel vento. Tu,
lo sentivo, eri seduta accanto ad ognuno di noi. Avresti
accompagnato i convenuti al traghetto comeri solita fare, ed avresti
seguito Daria e me verso la casa sulla colllina. La ragazza era
distrutta. Dal dolore e, nonostante la sua giovinezza, anche dalla
124

fatica. Si getto su di una poltrona del soggiorno e sospiro: le detti


qualcosa da bere ed improvvisai una cena frugale. Accesi il fuoco
perche nella grande cucina cominciava anche a fare un po di
freddo. Quando anche lei venne in cucina cera gia un bel calduccio
e sera cambiata, infilandosi un maglione ed un paio di jeans. Non
ne potevo piu con quella gonna stretta e con quei tacchi alti! disse
sedendosi al tavolo. Mangia qualcosa le dissi ma lei obietto che
eravamo stati al ristorante fino a tardi. Anchio non avevo fame. E
poi disse credo che noi dovremmo parlare. Non e vero? Si,
dovevamo parlare. Del suo futuro, del nostro passato e di chissa
quante altre cose ci sarebbero balenate nella mente. Dovevamo
parlare ed io non sapevo da dove cominciare. Versai del vino e mi
accesi una sigaretta. Se ne accese una anche lei ed incomincio. Lei
sapeva da dove. Sai esordi quando Donatella mi disse che saresti
venuto a cena da noi e che probabilmente ci avresti trascorso anche
la notte, parlando di te come di una persona importante nella sua
vita, ho pensato che tu fossi mio padre. Pensavo che ci avevi
abbandonate quando noi, e sopratutto io, avevamo piu bisogno di
te. Per questo inventai un impegno per uscire alla svelta da casa e ti
accolsi in modo scortese quando apparisti sulla soglia Poi vi eravate
parlate e lei aveva accettato la tua versione. Ma le avevi detto cosi
poco che un microscopico dubbio era rimasto a tarlarle il cervello.
Voglio metterci una pietra sopra Mario: dammi tu una risposta e
rinuncero per sempre a voler chiarire il mistero della mia
paternita!. Bevendo un sorso di vino le confermai di non essere
suo padre. Mi farebbe piacere esserlo, ma non e cosi. Se lo fossi
stato tu saresti molto piu anziana. La storia tra tua madre e me e
roba dei primi anni settanta. Praticamente ci separammo davanti al
portone di casa sua, o meglio dei tuoi nonni, dopo una serata al
125

ristorante. Da allora non ho piu saputo niente di lei fino a quando


Alessandro non mi ha rintracciato a Trieste dicendomi che a tua
madre avrebbe fatto piacere di rivedermi. Ma lei, cosa ti ha detto?
Niente. Mi ha sempre detto di non pensarci su. Che io ero sua e
solo sua. Mi ero rassegnata a pensare che fossi il frutto di una
relazione finita male alla quale non volesse piu pensare. Poi sei
arrivato tu ed ho preso a fantasticare. Prendendo un granchio, come
adesso mi dici!
Un caso. Tutto per caso nella mia vita. Anche Daria e nata
per caso dicevi quella sera allinterno della torretta sulla collina.
Con due colleghe eravamo andate in ferie per le isole greche. Ci
fermammo a Santorini perche li ci piaceva, ma avremmo anche
potuto continuare il viaggio. Un caso. Altro caso scegliere di
alloggiare a quellalbergo. Noi ne volevamo uno che avesse luscita
direttamente sul mare: ce ne saranno stati decine di altri. Vita di
pensione al mare: pasti ad ore fisse, solite faccie. Clientela di
pensionati, giovani e lavoratori. Programma di mare al mattino,
sonno pomeridiano, discoteca e pizzeria la sera. Noi tre non
eravamo piu giovanissime, ma in costume facevamo anche noi la
nostra figura... Ci aggregammo ad un gruppo dove cera di tutto,
una specie di unione europea. Gente simpatica. Gelato, discoteca,
bagni notturni. Naturalmente avevamo anche i nostri bravi
corteggiatori. A me faceva la fila un ragazzo portoghese: alto,
belloccio, con la pelle leggermente olivastra ed unaria malinconica.
Amava Pessoa e cercava di farlo amare anche a me. Non capivo
molto ma mi piaceva la musicalita con la quale ne declamava i versi.
Alle colleghe si erano attaccati un greco ed un croato. Semplici flirt
da vacanza: balli del mattone, passeggiate mano nella mano,
qualche bacio sotto la luna. Senza giocarsi il cuore. Poi, un
126

pomeriggio, dopo un pranzo piu copioso del solito, invece del


pisolino noi ragazze ci mettemmo a far bisboccia sul terrazzo della
camera e, complice una bottiglia di Metaxa, ridendo e scherzando
decidemmo che si, una sera gli e la avremmo data. Non so quando
lo fecero le altre, io decisi per lultima. Non per imporre al ragazzo
un qual si voglia supplizio; esattamente per il contrario: avevo fatto i
miei conti e quella pareva risultare una serata sicura. Sia come sia:
ci fu una partita di sesso. Al mattino noi tre ce ne partimmo con la
prima nave. Di lui so che si chiamava Manuel e che era di Coimbra.
Un po poco, lo ammetto. Ho una sola foto di gruppo che, come
tutte altre, quelle nelle quali ci sei anche tu, ho dato da conservare a
Luciana affinche Daria non le scopra. Non ci volle molto tempo per
rendermi conto daver sbagliato i conti e pormi domande sul da
farsi. E allora che ho sentito in modo piu acuto la tua mancanza. La
tua e quella dei vecchi amici: Lorenzo sera sposato con una ragazza
di Brescia e si era trasferito. Stephanie ed Alessandro erano
addirittura in Francia. Una vostra parola mi sarebbe stata di
conforto, qualunque fosse stata la mia decisione. La presi in
solitudine e senza dir niente a nessuno una notte che ero di guardia
allospedale e ciondolavo dal sonno su di una sedia perche non
riuscivo comunque a dormire. Gia una volta ho rinunciato ad un
figlio, mi dissi. Ma allora eravamo giovani, io addirittura ancora
studiavo e anche se sono certa che tu non la prendesti bene,
cerano dei motivi. Ma in quel momento le condizioni erano diverse.
Avevo un lavoro, avevo una casa, anche se col mutuo interamente
da pagare: ero sola ed avevo abbondantemente passato i trenta...
Non avevo un marito ne uno straccio di fidanzato. E con questo?
Non sarei stata la prima madre nubile sulla faccia della terra!.
Continuai a non dire niente ed andare avanti, anche se una
127

gravidanza non la si puo tenere celata a lungo. La prima a


rendersene conto fu Luciana, tu sai quanto sia discreta, non diceva
ne chiedeva nulla ma tutte le volte che ci incontravamo gettava
locchio su quel principio di pancetta. Si, sono incinta le confermai
e lei se ne rallegro credendo che avessi finalmente qualcuno ed il
conoscere la storia, forse, la deluse. Poi ne parlai con mio padre che
mi era venuto a fare un lavoretto idraulico a casa. Fu subito dalla
mia parte anche se prevedeva che sarebbe stato duro farla digerire
alla mamma. Ma si rassegnera! disse Un nipote se lo farebbe la
notte col gesso.... Tutto ando per il verso giusto: ebbi una
gravidanza tranquilla e Daria era una bambina sana che divideva il
suo tempo tra me ed i nonni, a Firenze ed allisola. Cresceva felice;
non mi baluginava neppure lidea che un giorno mi avrebbe chiesto
di suo padre. Me ne chiese quando prese ad andare a scuola e le
raccontai delle storie. Me lo domando di nuovo da adolescente e le
dissi sei mia. Me lo ha domandato anche unaltra volta e le ho
ripetuto le stesse parole. Forse un giorno le raccontero tutto e le
mostrero tutte quelle fotografie E concludesti: E adesso dammi
da bere. No, non quel vin santo. Cognac!.
Io, piu che del cognac, avrei avuto bisogno di un caffe ma
con tutti i problemi inerenti al funerale avevamo dimenticato di
acquistarlo e forse ce ne era soltanto un poco per il mattino
successivo. Mi versai un bicchiere di vino. Daria lo rifiuto
accendendosi unaltra sigaretta. Si le dissi eri lontana anni luce
dalla realta. Che ovviamente e molto piu banale di quanto si possa
pensare. Se fosse vissuta un po piu a lungo me ne aveva parlato
tua madre ti avrebbe detto tutto. Cosi, se non ti basta la verita che
forse ti sei costruita... beh, allora mi sento autorizzato a rivelartela
io. No, Mario dicesti Non mi basta!. Bevvi un altro sorso di vino
128

e cominciai. E trovai le parole, calde e sgorganti dal cuore, per


raccontare storie che non mi appartenevano e che pure sentivo
come mie. Le parlai, perche anchio le avevo vissute, di lunghe
solitudini e di rari momenti di ricarica, buoni per affrontare la
quotidianita monotona di giorni sempre eguali, linsoddisfazione
che aspetta dopo langolo. Della grama vita da reduci dopo le
illusorie lotte della gioventu. Di come e difficile vivere convivendo
col ricordo di amori interrotti. Parlai a lungo ed una volta consumata
lultima parola mi scusai dicendo dessere stanchissimo. Mi stendo
dieci minuti sul letto, poi ti aiuto a mettere a posto! Entrai nella
camera che era stata la nostra lunica volta che eravamo stati
assieme sullisola: mi tolsi le scarpe e, vestito comero, mi distesi sul
letto e mi addormentai. Percepii la presenza di Daria solo quando
sentii un suo braccio sullomero, la morbidezza della manica del suo
cachemir sfiorarmi la faccia. Si era introdotta nel letto alle mie spalle
ed aveva abbracciato il mio corpo. In quellattimo di dormiveglia mi
mossi appena percettibilmente, quel tanto da farle intuire che mi
ero svegliato. Lasciami dormire qui questa notte disse come un
bambino infilatosi nel letto dei genitori perche spaventato da un
temporale. Non le risposi. Misi una mano sulla sua e ripiombai nel
sonno. Quando, di buona mattina, misi piede in cucina, lei stava
arrabattandosi con quel poco di caffe rimasto. Le domandai come
se la sarebbe cavata da sola e se, in qualche maniera, io potessi
aiutarla. Mamma aveva dei risparmi rispose ed io faccio qualche
lavoretto. Da questo punto di vista non ci sono problemi. E
neppure quelli pratici, quelli di tutti i giorni, la spaventavano. Con
Donatella al lavoro, ero io che di fatto mi occupavo della casa Ma
io, si, avrei potuto aiutarla. Telefonandole, facendole sentire che
cero. Le domandai degli studi. Bene rispose. Marino qualche
129

lezione ma vanno bene. Poi avrebbe dovuto scegliersi una


specializzazione. Le sarebbe piaciuto diritto marittimo. Ma dove la
faccio pratica Firenze: con due barchette che entrano in collisione
sullArno?. Le dissi che avrebbe potuto venire a Trieste, che avevo
unamica avvocato e che sicuramente avrebbe conosciuto qualcuno
del ramo. E cera anche la casa, almeno che non mi avessero
licenziato improvvisamente. Se voleva, anche con una mansarda
indipendente. Per viverci senza pestarsi i piedi. Il futuro e nella
mente di Giove rispose la ragazza potrei anche cambiare idea ed
occuparmi di divorzi e beghe di condominio, come la maggioranza
dei miei colleghi si propone di fare... . Poi scendemmo in paese e
Daria mi accompagno a darti ancora un saluto. Infilammo qualcosa
nello stomaco al banco del bar e, dopo aver riaccompagnato la
ragazza a casa mi preparai per la partenza. La abbracciai a motore
acceso. Ti telefonero sabato le dissi Domani non so a che ora
arrivero o se saro in grado di farlo!. Rimase a vedermi scomparire
sul sentiero, poi chiuse il cancello.
Acquistai caffe, sigarette e giornali. Poi, dato che ero li,
entrai nellosteria che trovai desolatamente vuota. Me ne
meravigliai con loste. La gente di qui viene a mangiare a pranzo
durante la settimana, e la sera a farsi una partitina a carte. Nel fine
settimana ha il tempo di cucinare. Quanto a quelli di fuorivia, con
questo tempo... Ma tu? Hai una faccia... che razza di battaglie hai
fatto questa notte? Gli dissi di aver guidato per tutta la notte e fu
lui a mervigliarsi. E dal pranzo dellaltro ieri che non metto
qualcosa di serio nello stomaco. Coshai di buono? domandai
seriamente intenzionato a non cucinare per un paio di giorni. Ho
delle spigole. Ma avrei pure delle alici fresche che sono la fine del
mondo. Se non hai fretta te le faccio al forno. Con le erbette, i
130

pomodori e le patate. Qual fretta avrei mai potuto avere...


Recuperare qualche ora di sonno. Farmi vedere in ufficio. Fare un
salto da Vida: a quellora avrebbe dovuto aver terminato con le
udienze, provai a chiamarla. Rispettavo il tuo silenzio mi disse In
certi casi si ha voglia di star soli. O si cerca la compagnia di qualcuno.
In entrambi i casi io sono qui. Dalla data dei giornali presi atto che
era venerdi e daver quasi perduto la cognizione del tempo. Le dissi
che avrei fatto copolino da lei nel tardo pomeriggio per un paio
dore. Vieni questa sera? mi domando loste quando mi alzai dal
tavolo. Tu prepara le carte dissi. La vita deve andare avanti!.
Sedeva proprio costi: sulla poltrona dove sei tu, davanti alla
finestra esordi Vida. Tornavamo da una camminata in citta e tu ci
avevi invitate a cena in collina, a quella tua trattoria del venerdi.
Avevo preparato gli aperitivi e mi ero seduta davanti a lei. <Devi
conoscere tutta la storia> mi disse. E si apri come le pagine di un
libro. Mi racconto di voi e sopratutto di quel filo sottile che vi aveva
comunque legati. Ovunque voi foste e senza sapere niente luna
dellaltro. Di come avesse intuito della mia esistenza prima che tu gli
e ne parlassi e della sua decisione di volermi conoscere. Ed io ho
capito subito quanto bene potesse volerti. Era una donna forte e
senza nessuna tristezza mi ha parlato della sua situazione clinica.
Non ci piangeva sopra e la accettava: si preoccupava di sua figlia, ed
anche di te, pur sapendo che tu te la saresti comunque cavata.
Mentre in auto salivamo verso Opicina mi ha raccomandato daver
cura di te. E, assieme a te, di sua figlia... La ascoltavo e senza
rendermene conto con gli occhi cercavo il mare. Quel triangolo di
mare che la finestra di Vida lasciava filtrare tra gli scheletri dei
palazzi. Vedevo solo delle luci riflesse sullacqua ma immaginavo le
onde. Il loro perpetuo andare e ritonare. Instancabile. Anchesso un
131

destino. Ed ora che le congiunzioni dei segni si chiudevano a cerchio


e che il destino sera compiuto sentivo che ero davvero piu povero,
cosi come avevo intuito mi dicessero le voci degli amici camuffati da
filari dolivi e di viti. Ma che nella mia poverta non ero solo. Avevo
una compagna e tu mi lasciavi in eredita la figlia perche adesso
ne ero sicuro: sarebbe stata una figlia! che le circostanze ci
avevano rapito nella nostra gioventu. Assieme, tutti e tre, in
qualche giorno forse felice, verremo a portati dei fiori nel piccolo
camposanto dellisola. per il momento basti quello che cuore e
memoria sono riusciti a ricordare.
Nov 2012

132

IL CAFFE DELLO
SPOVVERI

133

134

Inutilmente linsegna verde e rossa, con la riproduzione di un


pallone di cuoio tra le due parole, lo battezzava Bar Sport. Per
tutti il locale era Il Caffe dello Spovveri dal nome del suo antico
fondatore, un pioniere che lo aveva aperto quando i bar, cosi come
li conosciamo adesso non esistevano, e quelli che esistevano si
chiamavano caffe.
Non si puo dire che fosse un locale elegante, od almeno non
come lo era il suo concorrente sul lato destro della piazza, ma era
confortevole e destate vendeva il miglior gelato della provincia. Era
un negozio dangolo, nella piazza civica dun paesone della Toscana
centrale ed aveva gli sporti sia davanti alla stazione distante qualche
centinaio di metri, sia sullerta che conduceva in collina, dovera il
piccolo borgo medievale con la cattedrale, la torretta e quel che
rimaneva della cinta delle antiche mura.
Il locale poteva contenere una decina di tavolini pur
lasciando posto agli avventori che consumavano, in piedi ed al
banco, la loro ordinazione. Cosa questa assai importante perche
lubicazione che questi aveva non permetteva di metter fuori tavoli
e sedie, neanche nella bella stagione, a causa del traffico. Che era
poco, ma cera: macchine private, corriere, calessi e, qualche volta,
carri coi buoi. Non era ben messo come la concorrenza che destate
poteva estendersi sotto il loggiato senza disturbare nessuno. Aveva
tuttavia la sua clientela affezionata e, a sera, capannelli di persone
sostavano col bicchiere o la tazzina in mano davanti agli ingressi per
135

fumare un sigaro, parlare dinteressi, di politica ed i piu giovani di


sport, cosi come appunto suggeriva linsegna multicolore.
Nonostante il proprietario, lormai anziano cavalier Umberto
Rotelli, che aveva ricevuto il cavalierato dalle mani di gambine
negli ultimi mesi del suo regno, fosse un vecchio antifascista
liberale, la clientela del bar era quella minuta dei sensali, presenti in
modo massiccio nei giorni di mercato ma che non disdegnavano di
farsi vedere anche al di fuori di questi, degli impiegati pubblici,
specialmente quelli della stazione ma non mancavano neppure
quelli del non troppo distante municipio, e di qualche intellettuale in
odore di zolfo e di comunismo. Come il vecchio avvocato Frittella
che, ormai anziano, non esercitava quasi piu e si limitava ad
assistere i mezzadri in qualche controversia sulle spartizioni in
cambio di un paio di capponi e qualche dozzina duova ma che, ai
suoi tempi, era stato un principe del Foro nel tribunale del
capoluogo ed amico di Malatesta; il professor Bigonzi, che si
dichiarava troskista ed era in eterna polemica col PCI, nonche il
notaio Capotosti, socialista nenniano e consigliere comunale. Vi
scendevano poi a prendere il caffe gli operai della cartiera durante
la pausa di pranzo ed i contadini di passaggio in paese e che si
recavano al vicino appalto per far scorta di tabacco, sale quando
questi era necessario e, un po meno, di francobolli.
La borghesia: possidenti terrieri, professionisti, commercianti,
preferiva il Bar Italia, che apparteneva ad un topo di sacrestia che
aveva fatto i quattrini con la borsa nera ed era un pezzo grosso della
DC locale e provinciale. Altrove sarebbe diventato almeno sindaco ma
nella zona i rossi erano invincibili. Cosi, sia lui che i suoi avventori,
leggevano i giornali reazionari e masticavano fiele. E meno male
dicevano cera stato il 18 aprile ed a Roma sera insediato un
governo sicuro!
136

Cosi appariva la divisione del paese nei primi anni del potere
democristiano a chi scendeva per la prima volta dalla corriera o dalla
vaporiera che arrivavano due volte al giorno da Firenze. Non a me,
che avevo appena preso ad andare a scuola, quando sotto gli occhi
vigili di mia madre, scendevamo dalla casa colonica degli zii per
prendere un gelato e comprare un toscano per zi Pasquale. Uno
a settimana diceva lui, ma quello ci voleva!
Gli zii erano mezzadri e lavoravano un podere assolatio su di
un piccolo altipiano. Terra buona per le viti, le cui uve fornivano un
vino forte e saporoso. Per i cereali e gli ortaggi. Un po meno per gli
ulivi, che producevano solo per soddisfare il poco consumo della
famiglia e del proprietario del terreno. La loro casa era situata
proprio al margine dellaltipiano, dove cominciavano sia la strada
che, scendendo a valle, portava in paese sia il dirupo che sovrastava
un altro loro appezzamento di terreno sul quale si accedeva per
unaltra stradella sul cui percorso, scavate nella terra, cerano le
cantine. La localita si chiamava Bellosguardo e, se ti ci fermavi un
po a guardare, era davvero un bel vedere: tutta la valle del fiume, la
linea della ferrovia, il paese avvolto in una nuvola di vapore bianco
che proveniva dalle ciminiere della cartiera e, in distanza, i poggi che
separavano la vallata dalla citta.
Essendo i cugini e le cugine piu grandi di me ed impegnati
nelle loro quotidiane mansioni, in quei periodi di vacanza io ero
solo. E vero, cera mia madre che con i suoi occhi mi seguiva
dappertutto, ma i miei non molti svaghi erano solitari. Scendevo al
torrente ed acchiappavo i ranocchi, che si friggevano; pescavo dei
pesciolini argentati che, essendo pochi, non si friggevano e finivano
in pasto ai gatti; cercavo di salire sugli alberi e cadevo battendo dei
tonfi inenarrabili.
137

Passo qualche anno, una vecchia littorina aveva sostituito


la locomotiva a vapore ed i pochi vagoni di terza classe; io avevo
imparato a salire sugli alberi, sapevo leggere, scrivere e far di conto
ed al Caffe dello Spovveri si commentavano avvenimenti
importanti. Il notaio Capotosti era stato eletto senatore e lavvocato
Frittella era di nuovo assurto allonore delle cronache. Cera stato
uno sciopero alla cartiera, erano volati dei cazzotti che avevano
provocato lintervento della polizia: una decina di operai erano stati
denunciati. Cosi, colui che era stato un grande patrocinatore
ascolto il richiamo della foresta: con altri due avvocatoni di citta
formo un collegio di difesa ed in tribunale riusci a far piangere il
pubblico per quei lavoratori martirizzati dal reparto celere di
Scelba. Che fu illustrato pubblicamente per quello che
effettivamente era: una accozzaglia di mazzieri.
Il professor Bigonzi, invece, era venuto alle mani col
segretario della sezione comunista che un giorno, stanco di sentirsi
chiamare venduto e farabutto aveva reagito ed ammollato al
professore un pugno dritto sul naso. Lintervento pacificatore del
cavalier Rotelli, che prese sottobraccio i due contendenti invitandoli
a bere un cognacchino, evito spiacevoli code giudiziarie.
Altri tre anni ed il Bar Sport riusci a fare onore al suo nome
esponendo un gran bandierone viola per la Fiorentina che vinceva lo
scudetto. E questa volta non ci furono divisioni di sorta. I due bar
organizzarono una gran cena in piazza alla quale partecipo gente di
ogni colore politico che esultava per il medesimo motivo. Il senatore
Capotosti cera venuto da Roma. Lavvocato Frittella tenne un
bellisimo discorso. Il professor Bigonzi, ora che Stalin non cera piu
ed anche i comunisti dicevano che era un criminale, aveva fatto
scoppiare la pace e sedeva al tavolo gomito a gomito col segretario
138

della sezione comunista. Questultimo ed il locale segretario della


DC, ambedue con lunghi sciarponi viola al collo, serano abbracciati
davanti a tutti e padre Alfonso, prevosto della pieve di Santa
Esmeralda, patrona del paese, aveva pubblicamente baciato tutti e
due. Dalla cartiera erano stati sparati dei fuochi dartificio e, dal
deposito della stazione, dopo tanto tempo, la vecchia locomotiva a
vapore aveva emesso un lunghissimo fischio.
Ma i baci, si sa, vanno e vengono (un bacio non si rifiuta a
nessuno) e la pace e provvisoria: non passarono che cinque mesi e
si riscateno la buriana: i comunisti erano tornati ad essere stalinisti,
liberticidi ed anche un po figli di puttana per la marcia indietro
imposta al povero Di Vittorio, che si era schierato con gli operai
della Csepel e lo avevano trasformato in carrista di complemento.
Ma questa volta a strillare non era il solo professor Bigonzi,
onestuomo ma singolo troskista della comunita. La cosa era un po
piu grave perche al coro delle riprovazioni serano uniti anche il
senatore Capotosti ed i socialisti. E questi, assieme ai comunisti,
reggevano lamministrazione comunale. Che vacillo per qualche
giorno ma, dal momento che non cerano alternative, socialisti e
comunisti smisero di sputarsi negli occhi e tornarono a scannarsi in
accanite partite di scopone scientifico, sui tavolini del Bar Sport.
Poi il paese si uni di nuovo ed il Bar Sport quanto il Bar Italia
abbassarono le saracinesche davanti al funerale che, scortato dalla
filarmonica della casa del popolo che intonava Addio Lugano bella
sfilava per la piazza. Sara stata un po anacronistica la figura
dellavvocato Frittella, sara stato lui un po trombone nei suoi
discorsi e nelle sue arringhe ma aveva fatto del bene a chi aveva
potuto. Ce lavra anche avuta con Dio e con lo Stato ma era stato
equo con tutti. Anche con le sue ultime volonta. Diceva il senatore
Capotosti che, come notaio, aveva aperto il testamento: Non
139

avendo eredi ha lasciato i suoi modesti averi, meta ad Umanita


Nuova e meta alla Madonnina del Grappa. Il comune, col voto
unanime del consiglio, delibero di erigergli un monumento funebre
nel centro del cimitero.
Erano gli anni del boom economico, della lira forte. Un
minuzzolo di benessere comincio ad affacciarsi anche nella vallata.
Attorno al paese cominciarono a sorgere nuovi quartieri, alcune
piccole imprese artigiane presero ad ingrandirsi e nuovi settori
produttivi vennero ad aggiungersi alla storica cartiera. Giovani
contadini e contadine si facevano classe operaia; per quanto
possibile in una zona collinosa lagricoltura si meccanizzava ed
alcune famiglie di mezzadri, indebitandosi fino al collo, rilevavano le
terre dai vecchi proprietari. Anche gli zii avevano fatto questo passo
investendoci i risparmi di, praticamente, tre famiglie ed impegnando
a lungo termine, al netto dei rossetti e delle sigarette, i futuri salari
dei cugini e delle cugine. E ora? scherzava mio padre con i vecchi
Volterete gabbana, ora che siete diventati possidenti terrieri?.
Erano possidenti ma lavoravano come bestie da soma, come daltra
parte avevano fatto da sempre. Ma lavoravano per loro stessi e,
stappando qualche fiasco di quello buono lo dicevano e si vedeva
che erano contenti.
Contentezza che duro poco perche sangue giovane ed
operaio fu versato sulle piazze dellItalia: un governo democristiano
zoppo, nel senso che non aveva in Parlamento una maggioranza
definita, trovo il sostegno dei fascisti. Che rizzarono la testa. Forti
della loro posizione di partito, in un certo qual modo governativo,
fecero scattare la provocazione convocando il loro congresso
nazionale a Genova. Citta operaia ed antifascista che non si lasciava
mettere le mosche sul naso. La popolazione si rivolto e dette il la
140

alla sommossa generale. La polizia sparo, uomini morirono, il


governo cadde ed i fascisti furono ricacciati nelle fogne. Ci rimase
anche un ragazzo del paese che con la sua famiglia era emigrato in
Emilia ed una delegazione del comune, della quale faceva parte il
notaio Capotosti, partecipo al suo funerale.
Limportanza, non solo economica, del paese ormai
diventato cittadina, cresceva e poiche cresceva le ferrovie
considerarono un ramo secco la linea che ci arrivava. Un bel
mattino, sui muri della stazione, un avviso informava la popolazione
che anche la vecchia littorina aveva il diritto di andare in
pensione. Ad evitar proteste ci penso la compagnia delle corriere
raddoppiando il numero delle corse da e per Firenze, estendendole
anche ad altri capoluoghi provinciali. Ovviamente aumentando con
loccasione il prezzo del biglietto. Della cosa si dicuteva al Caffe
dello Spovveri, tra il cavalier Rotelli, che vedeva la cosa sotto il
profilo economico giustificando le scelte delle ferrovie e dellazienda
di autotrasporti, e gli avventori che la vedevano invece sotto il
profilo pratico essendo loro, dicevano, quelli che, in un modo o
nellaltro, lo prendevano nel culo.
Ad una certora, comunque, quando chiudevano le fabbriche
e gli uffici ed i giovani non avevano voglia di andarsene a casa,
anche le discussioni dovevano interrompersi. Portarle avanti non
avrebbe avuto senso perche le parole, per quanto declamate a voce
alta, sarebbero in ogni modo state coperte dalla musica del juke-box
che, lindo e brillante, si accendeva in un angolo tra il banco e lo
sporto che dava sulla piazza. A dire il vero ci sarebbe stato anche chi
avrebbe voluto farlo funzionare dopo cena e far quattro salti ma sia
141

il cavalier Rotelli quanto il sindaco, che da persona di buon senso


qualera, chiudeva un occhio sui twist danzati sul marciapiedi,
serano imposti: Alle dieci si da di banda. O stacchiamo la spina!.
Al ballo ci pensarono altri. Un gruppo di scapestrati affitto per
poche lire un immenso scantinato sotto un palazzo del borgo
medievale, gli dette una mano di calce, giuoco con qualche
lampadina e con un buon impianto acustico e, dopo aver levato tutti i
permessi del caso, improvviso una discoteca per far concorrenza
allorchestrina della casa del popolo. La vinsero loro perche i giovani
non ne potevano piu di fox trot e di marzurche ed era un altro tipo di
musica quella che volevano ballare. Non fu un male perche,
perdendo il ballo, la casa del popolo penso di entrare nel circuito
teatrale e la cultura comincio a far capolino anche da quelle parti.
Poi una mattina LUnita usci listata a lutto e le bandiere
rosse della casa del popolo furono esposte a mezzasta: Togliatti era
morto ad Yalta ed allora anche molti avversari, compreso il cavalier
Rotelli che non aveva mai messo piede in una sezione di partito,
specie se comunista, vi entrarono per firmare il registro delle
condoglianze. Molti comunisti del paese si presero un giorno di
ferie e partirono che era ancora notte per Roma e partecipare ai
funerali. Quando, il giorno di poi, tornando al lavoro o bazzicando il
bar, trovarono la notizia che il Capotosti, vedendo che strada stava
prendendo il centrosinistra benedetto dal vecchio Nenni, aveva dato
le dimissioni dal PSI e, per coerenza, aveva abbandonato anche lo
scranno del Senato. E questa era una bomba perche lui era uno di
quei socialisti che da decenni facevano la storia del loro partito nella
vallata. Interrogato su cosa avesse in animo di fare da li in avanti,
accendendosi il sigaro innanzi di calar la prima carta ad una partita
di scopone, rispose: Il notaio, semplicemente. Il cavalier Rotelli gli
142

fece recapitare al tavolo una bottiglia di spumante dicendogli:


Chapeau al vecchio avversario!. Lui si volto per rispondere con un
cenno della testa e, per la prima volta nella vita, per questa
disattenzione gli capito di perdere una scopa.
Il tempo passava e tutto sembrava immobile nella vita della
piccola citta ma il professor Bigonzi fiutava laria ed una sera, al
termine di una serie di partite di tre sette, se ne usci con un:
Questi ragazzi...mah!. Questi ragazzi, che cosa? Signor
professore.. domando un consigliere comunale comunista tirando
fuori di tasca i soldi per pagare le consumazioni al bar. Credo che ci
faranno qualche sorpresa.. rispose lanziano insegnante prima di
augurare a tutti la buona notte. Tre giorni dopo i due licei, quello
classico e quello scientifico, erano occupati dagli allievi. Che cosa
vogliono? domandava il cavalier Rotelli. Il diritto di dire la loro
rispondeva il professore, aggiungendo subito dopo: Per ora...
Beveva il suo fernet al banco prevedendo: E credo che lotterranno.
Ma non penso che finisca qui!.
Il vecchio troskista ci azzecco, non fini li: a Roma gli
universitari si fecero sentire a Valle Giulia e furono legnate. Ci fu il
maggio francese e lincendio dilago. Oltralpe, ed anche in Italia, i
comunisti facevano i pompieri e la Storia si vendico investendoli
come uno schiacciasassi. Fu ad agosto e fu a Praga e sui tavolini del
Bar Sport, invece delle carte da giuoco, cominciarono a circolare i
giornali di tutte le tendenze.
Al grosso corpaccione comunista, che gia aveva dei dolori di
pancia a causa dei troppi caffe che si incominciavano a bere
assieme ai democristiani, non piacque lo slogan Vieni nei carristi e
girerai il mondo lanciato dallArmata Rossa forse per reclutare
nuovi volontari. E lo disse chiaramente. Ma altrettanto chiaramente
cominciava a sbattersi nei suoi guai e gli avversari non sapevano piu
143

se consolarlo con un po di coccole oppure fosse il caso di dargli


addosso. Fosse come fosse il cavalier Rotelli offri da bere al
segretario della sezione comunista dicendogli: Bravi, vi siete
comportati da uomini onesti!.
Comportamento onesto o no, tra i russi che avevano le
mattane e gli studenti che lo incalzavano, il PCI non sapeva bene che
pesci pigliare ed una gran parte di esso comincio a progettare i
ponti che, secondo complesse strategie, lo avrebbero portato al
governo. Lasciate perdere diceva tra uno scopone e laltro il
notaio Capotosti, che di democristiani aveva una certa esperienza
altrimenti quelli vi fanno un culo cosi.. ed indicava il bersaglio
delle freccette appeso ad una parete del bar.
Il culo, piu che al PCI, noi e non la DC, avremmo voluto farlo
ai padroni. Non ci riuscimmo ma certo un po di male avremmo
dovuto pur averglielo fatto, se reagirono a suon di bombe. In tutta
Italia, intendo, non nel nostro microcosmo dentro il quale, certo,
non mancarono le lotte che fecero andare in bestia piu duno degli
avventori del Bar Italia e che, al Caffe dello Spovveri, il vecchio
Rotelli stigmatizzava. Ma, appunto, lui era un vecchio che veniva al
bar del quale era proprietario per abitudine e per incontrarsi con gli
avventori abituali che, piu che clienti, erano diventati amici. Con
idee diverse dalle mie ammetteva. Comunque tra di noi il rispetto
non e mai mancato diceva chiamando a testimoni il Capotosti, i
rappresentanti piu importanti del locale PCI ed il professor
Bergonzi, che era piu attento alle lotte che alle ciancie da bar.
Lotte che le bombe non avevano fiaccato e che neppure il
secondo scudetto della Fiorentina riusci a far sbollirre. Furono, si,
esposte le bandiere al pennone dei due bar. Fu organizzata, si, una
cena in piazza ma questa volta non ci furono ne discorsi, ne baci,
ne strette di mano simboliche. Quanto ai fuochi, gli unici che si
144

accesero, furono quelli degli operai in lotta davanti alla cartiera, alla
vetreria ed alle altre fabbriche. Eppure, Bartali, nel 48.. sospirava
qualcuno seduto ai tavolini del Bar Italia, sotto il loggiato. No. Se mai
fosse stata vera, la leggenda metropolitana non si era ripetuta.
Tuttavia una parte della clientela del bar sotto il porticato
era destinata, qualche anno dopo, ad appacificarsi prima, e poi a
festeggiare con laltra. Fu quando democristiani e fascisti
chiamarono il popolo ad annullare per referendum la legge sul
divorzio, da poco approvata in Italia. Il risultato che ne segui, forse
inaspettato in un paese formalmente cattolico, fece in modo che la
parte laica del bar della borghesia si trovasse a stappare bottiglie di
spumante assieme agli storici avversari.
Se le vecchie leggende non avevano fino ad allora funzionato
non si sa, invece, quanto fosse leggenda la sensazione che alcune
forze occulte nelle quali sicuramente rientravano gli imperialismi
ed i padroni giocassero alla destabilizzazione dellItalia. Ma sta di
fatto che ad un certo punto, oltre alle bombe, apparvero terrorismo
a fasi alterne rosso o nero, per par condicio ed inflazione. Tutta
colpa dei lavoratori e delle loro pretese esagerate cantavano i
padroni accompagnati dai primi violini della destra. Bugiardi, sono
loro che fomentano la tensione! si rispondeva dallaltra parte. In
tutto questo rinfacciarsi reciproco sbuco fuori la tesi Bisogna
salvare il Paese, cosi i quadri piu influenti del PCI, oltre a berci
assieme il caffe, cominciarono ad andare anche a cena con quelli
democristiani. Nelle bettole e nei ristoranti stellati. Ed il risultato
della loro digestione, dopo il rapimento e lassassinio mai chiariti di
Moro, fu quella unita nazionale nella quale, come da tradizione, i
democristiani governavano ed i comunisti portavano i voti. Ecco
diceva il notaio Capotosti bevendo laperitivo assieme al sindaco
145

comunista Hanno gia cominciato a spalmarvi abbondanti ditate di


vasellina!. Questo diceva ed era la voce dellesperienza ma anche i
vecchi compagni cominciavano a sentirselo ronzare attorno. No,
Maremma cane! si incazzava il piu anziano degli zii, ultra
ottantenne ma non ancora rimbambito Con quella gente si puo
anche andare a prendere il caffe, ma lingua in bocca non la si fa!.
Sia lui che il notaio avevano ragione ma quando il PCI se ne rese
conto e chiuse la stalla molti buoi erano gia fuggiti.
Poi, dopo quello dellavvocato Frittella, ci fu in paese un altro
funerale laico. Una sera, tornando a casa dopo essersi fermato,
dopo la chiusura del bar comera solito fare nella buona stagione, a
discorrere con alcuni avventori fissi, il cavalier Rotelli fu colto da un
improvviso dolore al petto. Si disse che era strano perche quella
sera non aveva mangiato niente di pesante, cosi si fece forza e sali
le scale di casa. Si tolse la giacca e le scarpe nellingresso per non far
rumore e svegliare la moglie poi, cosi mezzo vestito comera, si
stese sul letto. Al mattino non si risveglio. Ci fu il solito unanime
cordoglio, il bar rimase chiuso una settimana per lutto poi passo
nelle mani del figlio del cavaliere. Che si vedeva poco ma aveva una
gran brutta faccia. Le poche volte che lo si vedeva nel locale
salutava tutti, chiedeva ai dipendenti se dovesse fare delle
ordinazioni di merce e non discorreva con nessuno. Questo
sentenziava il professor Bigonzi o e stronzo, o e fascista. Che poi
sarebbe quasi la stessa cosa.. Ma nessuno, per del tempo,riusci a
capire di che panni si vestisse.
A bazzicare il bar aveva cominciato, sporadicamente, anche il
segretario della locale DC ma tutti lo attribuirono al fatto che il
giovane Rotelli aveva affittato gli attigui vecchi locali della sezione di
146

quel partito per ricavarne una sala da biliardo. Daltra parte luomo
era rispettabile, apparteneva alla sinistra del partito e con lui si
poteva discutere. Ma sincazzo comunque di brutto quando il
Presidente Pertini nomino il primo presidente del consiglio laico
dopo Parri, che aveva governato qualche mese subito dopo la
guerra. E non e ancora niente infieriva il notaio Capotosti che con
la DC, di conti da regolare, ne aveva parecchi Vi ci dovete abituare,
perche sara tutta una discesa!.
Non fu subito ma la pendenza della china, per loro, si fece
ripida davvero quando dovettero inghiottire che anche un socialista
diventasse primo ministro. Di questo il notaio non apparve felice, e
ne aveva dei buoni motivi perche, la fine del salmo porto, lui uomo
integerrimo e tutto dun pezzo, a vergognarsi come un ladro. Infatti
quando Craxi divenne bersaglio, oltre che di fischi e sputacchi anche
di quasi introvabili monetine da cinque e dieci lire, ruppe gli argini e
lascio dilagare tutto quello che aveva nello stomaco da chissa
quanto tempo. Che i democristiani avessero intrallazzato da una
vita, diceva, era cosa nota. Non per nulla si portavano ancora sulle
spalle il nomignolo di forchettoni coniato negli anni 50. Poi, dal
64, e lo sapeva perche era stato senatore, anche qualcuno dei suoi
aveva infilato le mani nel sacco del denaro pubblico. Ma una
organizzazione cosi scientifica e dedita al furto non lavrebbe
pensata neppure nel piu orrendo dei suoi incubi. E non mi consola
che si giustifichino dicendo che rubavano per il partito!. Il notaio
era anziano e certamente non sara stata questa mazzata a
determinarne la fine ma, sta di fatto, che dopo pochi mesi chiuse gli
occhi definitivamente.
Unaltra istituzione del Caffe se ne andata constatava
amaramente il professor Bigonzi La prossima saro io!. Invece fece
a tempo a vederne altre. Come lottantanove, ad esempio, che
147

qualche dramma lo provoco. Da quello degli ultimi stalinisti


nostalgici che videro crollare come un castello di carte da gioco i
regimi cosiddetti socialisti ed accusavano Gorbaciov dessere un
uomo della CIA, a quello dellindustrialotto tutto fabbrica, chiesa e
famiglia che, con lapertura delle frontiere senti suonare il
campanello di casa dalle tre fidanzate che contemporaneamente
aveva in Cecoslovacchia, in Polonia e Ungheria. Provocando le ire
della moglie, che aveva tutte le ragioni ma non era per niente
sportiva e che, oltre a chiedere il divorzio, riusci a mangiargli anche
i peli del culo lasciandolo in braghe di tela. Ma che fava! era
lunanime commento di entrambi i bar Poteva almeno dare
lindirizzo dellazienda!.
Poi vide quello dei comunisti, che forse allappellativo
socialista appiccicato ai paesi dellest non credevano piu ma nell
idea ancora si e videro il loro partito suicidarsi in quattro e
quattrotto. Vide una sera il giovane Rotelli, il topo di sacrestia
proprietario del Bar Italia, alcuni democristiani e qualche ex
socialista riunirsi a cena in un ristorante sulle colline assieme ad
altre brutte faccie del resto della regione ed il giorno di poi senti
dire che anche nella cittadina si apriva una sede del partito di
Berlusconi. Riusci a vedere quel poco che di nobile ancora restava
della politica trasformarsi in affarismo e carrierismo. Vide uomini
perdere il lavoro e giovani che non riuscivano a trovarlo.Vide
pensionati rubare prodotti alimentari nei supermercati perche i
soldi della pensione erano finiti prima della fine del mese. Vide...
Una sola cosa non fece a tempo a vedere: il Caffedello
Spovveri che, sotto la franchise di un jeansaio americano, era
divenuto il negozio di un cenciaio di lusso.
Maggio 2012
148

IL
SOFFICE PESO
DELLA NEVE

149

150

I
Doccia bollente in quella calda estate. E un controsenso
quello che sto facendo pensava Viola sotto il getto dacqua che
pareva fustigare la sua pelle.Quasi avessi da scontare chissa quale
peccato.. si disse. Poi convenne che, forse, un piccolo peccato
laveva commesso poco prima nel troncare bruscamente una
telefonata. Da qualche parte il cellulare continuava a squillare. No,
non doveva cedere alla tentazione di rispondere: quella era una
storia ormai chiusa. Probabilmente era finita ancor prima della sua
partenza da Milano, anche se si era protratta fin quasi sotto il
finestrino del treno. Forse per pigrizia, forse per abitudine, per una
affezione residua.
Te lho detto: non dobbiamo sentirci piu! erano state le
sue ultime parole soffiate nel telefono prima di interrompere la
conversazione. Le aveva pronunciate con convinzione, conscia che la
distanza avrebbe storicizzato e forse esorcizzato quella relazione
che era durata fin troppo tempo e che nel corso degli anni... Ma non
aveva nessun senso piangere adesso sul latte versato: ora lei era
tornata a Firenze, la citta della sua infanzia, con un compito ben
preciso. Che avrebbe assolto pur tra molte difficolta perche, in
151

quella citta che amava ma non sentiva piu sua, non conosceva piu
nessuno. Neppure il collega che laveva accolta alla stazione qualche
giorno prima, che gia da tempo le aveva trovato casa ed aveva
affittato le tre stanze dove sarebbe nato lufficio di corrispondenza
del giornale. Ufficio di corrispondenza perche, al momento, di
redazione toscana non si poteva parlare.
Sono nata qui, conosco la citta gli aveva detto nel rifiutare
i suoi servizi di cicerone e si era limitata ad aver con lui rapporti solo
collegiali. Ed aveva fatto male. Lui era qualcuno. Una certa firma
nellambiente del giornalismo sportivo locale, e non solo: un
reporter che aveva fatto la gavetta e sapeva tutto di quello che si
muoveva in citta. Dalla politica agli affari. Conosceva anche le
maldicenze che passavano di bocca in bocca in una citta piccola e,
tutto sommato provinciale come Firenze. Un bravuomo il quale,
visto che non sarebbe mai diventato linviato speciale o
leditorialista che avrebbe desiderato, si era finito i piedi girando
attorno agli stadi e fatto i calli al culo sulle sedie delle tribune
stampa.
Usci di sotto la doccia, si involto nellaccappatoio ed il
cellulare riprese a suonare. Lei lo stano da sotto un cuscino del
soggiorno e lo mise nella borsetta, senza neppure guardare chi la
stesse chiamando. Va al diavolo! disse ed usci sul terrazzo per
stendersi su di una sdraio, accanto alla quale era un tavolo con
sopra un immenso vassoio di frutta. Spelluzzico unalbicocca e volse
lo sguardo oltre i tetti, ad ovest, dove il disco del sole era gia sparito
lasciando un alone color arancio nel cielo che aveva preso ad
imbrunire.
Erano solo pochi giorni che aveva preso ad abitare quella
casa e se ne era gia innamorata. Due stanzette allultimo piano ed
152

un immenso terrazzo sui tetti, circondato da piante di lilla e da un


ringhiera che guardava verso Piazzale Michelangelo. Lasciava
immaginare il corso dellArno e dalla quale, sporgendosi un po,
poteva vedere il campanile di Santa Croce e, piu in distanza, la torre
dArnolfo. Sulle stanzette batteva il sole e faceva caldo, ma
esistevano i condizionatori. E poi, la sera, calava una brezza dolce
che ti faceva sentire in pace col mondo. La camera da letto, era
vero, era un po piccola ed oltre al lettone di metallo cera posto
solo per un armadio ed il condizionatore. Ma il soggiorno era un
sogno: un grande divano di pelle, due poltrone dello stesso tipo.
Una scrivania ed gran tavolo di noce sul quale poter lavorare e, su
due lati, una grande biblioteca antica, chiusa da vetri ambrati. Tra
qualche giorno, si disse Viola, vinta la pigrizia dei primi giorni,
avrebbe dovuto curiosarci un po. Chissa che razza di libri avrebbe
potuto pescarci!.
E Firenze? Era sempre bella ma comera cambiata dai giorni
della sua infanzia!. La casa periferica a due piani dovera nata ed
aveva trascorso i primi quindici anni della sua vita non cera piu: era
diventata un orrendo palazzone di vetrocemento. I locali del centro
che avevano suscitato la sua curiosita di bambina attraverso le
parole di sua madre erano spariti per lasciare il posto a costosissimi
venditori jeans e si vedeva, eccome se si vedeva!, che la citta era
consumata. Quello che non erano riusciti a fare secoli di storia,
guerre ed alluvioni, laveva fatto il turismo mordi e fuggi in barba
alle prevenzioni che tutte le amministrazioni cittadine succedutesi
nel tempo avevano posto in atto.
In quei pochi giorni di soggiorno a Firenze si era sentita
veramente una scansafatiche ed aveva preso in parola il collega. Tu
poi tranquillamente fare la turista: sono tutte pratiche burocratiche
153

e non potresti aiutarmi con niente. E poi fino a settembre non


succede nulla di importante. Fino ad allora mandiamo a Milano due
paginette al giorno ed abbiamo risolto il problema! le aveva detto
assumendosi sulle spalle tutto il peso dellorganizzazione. In queste
condizioni si era tuffata a capofitto nella sua antica fiorentinita che
stentava a ritrovare. Aveva visitato musei, si era infilata in chiese,
aveva passegiato per le strade e le colline e, per la prima volta in
vita sua, aveva assistito ad una partita del calcio in costume, del
quale suo padre le aveva sempre detto come di una inutile prova di
violenza. Le era piaciuta. I fochi di San Giovanni li aveva guardati
dal terrazzo di casa e le erano sembrati diversi da quelli visti dalle
rive dellArno assieme a tutta la famiglia, ma forse era stata solo una
questione di prospettiva.
Intanto anche quel giorno sera fatta sera. Lei non aveva
voglia di cucinare e progettava di scandere a mandar giu un
boccone nel bar tavola calda allangolo tra via Ghibellina e via de
Macci e, per un riflesso condizionato, rispose al telefono che di
nuovo aveva preso a trillare. Viola.. Ti prego, basta! disse. Ma
era piu unimplorazione che uningiunzione e rimase ad aspettare
che la voce lontana apparisse di nuovo nellauricolare. Milano e un
inferno senza di te. Fammi venire a trovarti per il weekend.. No.
Non voglio. Per la tua e la mia tranquillita! E dura.. Ci
abitueremo. Non avrei dovuto risponderti: non so neppure
mantenere le mie stesse promesse. Ciao Viola, aspetta.. Il colpo
del cellulare sbattuto sul tavolo risuono nel soggiorno silenzioso.
Fuori le rondini sfrecciavano stridendo.
Dici: sono solo due pagine. Ma quante duro riempirle se
domani appaiono le prime corrispondenze regionali e devi scriverle
154

seguendo una realta della quale non conosci quasi niente. Un


editorialino di presentazione e buone intenzioni e meno male che
ce Vittorio che e nato e vissuto nella citta a darti gli spunti per
tutto il resto e da solo riempire quasi un pagina con lo sport.
Avevano trasmesso il tutto e sera fatta lora di cena. Viola
aveva accettato linvito ed ora stavano faccia a faccia davanti ad un
tavolo. Un brezza leggera faceva frusciare le foglie di vite del
pergolato ed, alla loro destra, lArno scorreva lento.
Domani non dovremo dannarci troppo lanima a riempire la
cronaca diceva il collega Un resoconto sullinaugurazione della
sede, tante fotografie ed una colonna di calcio. Nella mattinata
conoscerai la gente che conta: amministratori, politici, imprenditori:
ho invitato di tutto. I piu importanti mi hanno confermato che si
faranno vivi. E da dopo domani che cominceremo a farci una mazzo
cosi!. Non ce da far salti di gioia ma tante!. Tante convenne
Viola osservandolo mangiare: quanti anni poteva avere?. Verso i
sessanta, sicuramente, e si domando cosa lavesse spinto a lasciare
il piccolo giornale dove aveva lavorato fino a poco tempo prima per
imbarcarsi in quellimpresa che, certo, sarebbe stata faticosa. Forse
appagante a lungo termine, per lei che aveva poco piu di trentanni.
Non certo per lui che ne aveva molti di piu. Gli e lo chiese. Ascolta.
Potrei farti tutta una filosofia ma la verita e che voglio arrivare
tranquillo alla pensione. Il giornale dove lavoravo e perennemente
con lacqua alla gola. Ed ora che venite anche voi non potra reggere
la concorrenza. Ho cominciato a lavorare quando avevo sedici anni
come galoppino alla Nazione di Mattei, e fu lui che mi passo allo
sport. Facevo i resoconti dei campionati minori e giravo per
campetti dove a malapapena cerano le tribune. Poi e nata questa
iniziativa. Era piccola ma seria. Mi hanno proposto di fare il
155

caposervizio... Mi sono avvicinato al calcio che conta e, almeno in


citta, mi sono fatto un certo nome. Ora arrivate voi....Siete lontani
dalla mie idee ma lo erano anche gli altri. E poi, io mi occupo di
sport, al massimo di cronaca. La politica era un sogno. Ma e morto
da tempo e devo guadagnarmi il pane.. Sei sposato? Vedovo. I
miei due figli sono grandi ed in giro per il mondo. Casa mia e dove
appendo il cappello. Per questo posso permettermi una vita cosi
disordinata. E tu? Non vedo ferraglia sulle tue dita, quindi sposata
non sei. Ce forse qualche amico, magari a Milano?. Cera
qualcuno rispose la ragazza portandosi il bicchiere alle labbra, piu
per darsi unapparenza indifferente che per sete. Cera una storia,
ed e anche stata lunga, ma e finita. Adesso sto godendomi il
piacere della solitudine! Vittorio la osservo da dietro gli occhiali,
tiro fuori dal pacchetto un mezzo toscano e chiese se poteva
accenderlo, poi disse piano: Stai attenta che essa non divenga una
maledizione. E adesso a casa: domani e il gran giorno. Ed oltre ad
essere bella devi essere anche riposata! Si alzarono e lui lascio sul
tavolo il denaro per pagare il conto.
Riposarsi: era una parola! Fosse la tensione per lindomani,
fosse leffetto del caffe oppure quello della telefonata ricevuta il
giorno prima, qualsiasi cosa fosse lei non riusciva a prender sonno.
Neanche la televisione che solitamente aveva su di lei un effetto
soporifero riusciva ad aiutarla. Apri le ante della biblioteca e
comincio a curiosare tra i libri: in buon ordine trattavano di storia,
di politica, di filosofia. Vediamo un po che gusti aveva la persona
che lha costruita.. si disse passando alla sezione letteraria. I soliti
classici; poesia, sopratutto italiana ed americana, romanzi ormai un
po attempati. Poi vide il plico. Seminascosto tra un Pratolini ed un
156

Malaparte. Bianco, senza nessuna indicazione. Lo apri. Curiosita


dovuta a deformazione professionale, si disse e vide che si trattava
di una lettera. Lunga, battuta a macchina. Inizio a leggerla
Mia cara. Questa e una lettera a futura memoria, per te che
avrai diciottanni nel 2000. Affidata al caso, come un messaggio in
una bottiglia. Sara solo il caso a decidere se tu potrai un giorno
leggerla oppure se essa rimarra sepolta tra i libri ai quali lho
affidata. Se la troverai significhera che questi libri ti avranno
appassionato. E di questo non potro che esserne felice. Oppure avrai
altri interessi ed altri libri solleciteranno la tua fantasia. Non scrivo
questa lettera perche essa venga a turbare la tua esistenza: in
modo un po egoista la scrivo perche ne sento la necessita. Quella
di mettere sulla carta i miei pensieri, daltra parte cosi confusi, e
cercare di ordinarli. Per capire anchio qualcosa di nuovo, se mai
qualcosa di nuovo ci fosse da capire.
Sospese la lettura e si verso un goccio di whisky.
Accendendosi una sigaretta si domando se fosse corretto
continuarne a leggere. Quasi sicuramente si trattava di cose private,
scritte da chissa quanto tempo. Da chissa chi verso una ipotetica
chissa chi. Una lettera damore? Linizio mia cara lo avrebbe
lasciato sopettare ma, data lindicazione temporale che conteneva
avrebbe potuto trattarsi di qualsiasi altra cosa. Che diritto ho io di
intromettermi?. Tuttavia lignoto autore del testo parlava di
messaggio nella bottiglia affidato al caso. E se lei, lei Viola,
dovesse essere la mano del caso, il suo involontario agente?. Come
voli alto Viola. Questa lettera potrebbe essere stata scritta ventanni
fa, e se cosi fosse chissa che fine avranno fatto le persone
potenzialmente interessate. Agente del caso...ma va a dormire!
Dormire, fosse stato possibile! Spense la luce nel soggiorno
157

e, con bicchiere e sigaretta in mano, usci sul terrazzo. La brezza le


portava lodore del fiume, quellodore di acqua e di erbe che non
era piu nella sua memoria e che la riportavano alle fughe sulle rive
con i colleghi quando marinavano la scuola e si sentiva libera e
felice. Gia grande e in grado di scegliere. Da allora quante scelte
aveva dovuto affrontare.. Da quella del liceo a quella della facolta, a
quella della professione. Fino a quellultima che laveva riportata a
Firenze.
Quella della sua storia damore, no, quella non laveva fatta:
le era capitata tra i piedi sui banchi del liceo una volta trasferita a
Milano. Si sentiva straniera, triste. Aveva raccolto la prima mano
tesa per offrirle amicizia ed affetto e si era lasciata guidare. Solo la
decisione di porvi fine le era appartenuta, dopo un tempo che
adesso le pareva infinito.
Ed anche ora era davanti ad una scelta. Bene, si disse,
mettiamo che in quella lettera ci sia una bella storia: se qualcuno si
e preso la briga di scriverla significa che desiderava che qualcuno la
leggesse. Certo, tu non sei la persona per la quale e stata concepita,
ma qualcuno deve pur leggerla e, in ogni caso, sei sempre in tempo
ad interromperne la lettura se vi troverai qualcosa che non e
destinato ad occhi indiscreti. Ingurgito il contenuto del bicchiere,
spense la sigaretta, ritorno sui suoi passi e riprese a leggere:
Se leggerai questa lettera vorrei tu sapessi, anzi, che tu fossi
convinta, di un punto fermo che ce in tutta la mia confusione: la
consapevolezza che, seppur casualmente, tu sei nata da un atto
damore tra due persone che per un breve periodo di tempo si sono
piaciute. Ma detta cosi la cosa puo sembrarti incomprensibile e
percio bisogna risalire nel tempo fino al momento in cui, tua madre
ed io, ci siamo incontrati. Tua madre io lho conosciuta da sempre,
158

quasi da quande nata e fu portata in quel povero appartamento


sulla mia scala, in San Frediano. Abitavo al piano di sopra in un
appartamento altrettanto scalcinato. Io ero gia un ragazzotto e
frequentavo le scuole di Piazza Piattellina quando tuo nonno, il sor
Decio, mi incontro sulle scale al mio ritorno da una partita di calcio
giocata con gli amici in piazza Tasso. Mi aveva fermato , disse, per
invitarmi a bere un bicchiere di spumante alla salute della nuova
venuta. Tua madre aveva tre giorni e, tornata dalla maternita, era
stesa sul letto accanto alla sora Argia, tua nonna. Cosi la conobbi,
come due soldi di cacio di pisciona involtati in un abitino azzurro,
entrata a far parte del grande cuore della nostra strada. = Non
essendoci grandi distrazioni ed ancor meno denaro per soddisfarle,
cera allora labitudine poi perduta col rarefarsi dei rapporti sociali
di tirar notte a veglia con le famiglie vicine. Cosi capitava che a
volte la mia famiglia scendesse da quella di tua madre o che i tuoi
salissero, con lei che cresceva, a far due chiacchiere o giocare a
tombola con i mei genitori. Crescevo anchio e questo ritrovarsi tra
vicini cominciava a non interessarmi piu. Mi interessavano le
ragazze ed il gioco del pallone, cosicche salutavo poi correvo in
piazza per incontrarmi con gli amici e dedicarci, assieme a loro, a
questi interessi. A fasi alterne e con scarso profitto. Nessuno di noi
salvo uno che sarebbe poi arrivato a giuocare in serie C sarebbe
divenuto un gran calciatore. Quanto alle ragazze, meglio lasciar
perdere. = Il problema di noi maschietti era il non essere ne carne
ne pesce, non piu ragazzotti e non ancora giovanotti: le ragazze
piu piccole, ancora bambine, non ci interessavano e quelle della
nostra eta erano attratte da quelli piu grandi. Quelle piu grandi di
noi neppure ci consideravano. I nostri rapporti, con le une e le altre,
si riducevano alle solite quattro chiacchiere e, quando eravamo in
159

soldi, a due salti davanti al juke-box del circolino comunista del


quartiere. = Con tua madre neppure di questo si poteva dire: la
incontravo quando tornavo dal liceo che mi avevano convinto a
frequentare a suon di scapaccioni. La trovavo con la sua cartella ed il
suo grembiulino nero da allieva delle elementari, seduta sul gradino
del suo pianerottolo, paziente davanti alla porta, ad aspettare che
sua madre tornasse dal lavoro. La salutavo spettinandole i capelli e,
poiche era un diociliberi, la chiamavo con un appellativo non
proprio femminile. Ciao, bufera le dicevo Cresci che poi ti porto a
ballare!
Lorologio di Palazzo Vecchio fini di battere le tre: Viola
depose lo scritto sulla scivania. Scrivi bene, amico. E la storia
comincia anche a farsi interessante. Ma se non dormo almeno
quattro ore domani saro uno straccio!. Cosi, pensando a tutto
quello che lavrebbe aspettata nel corso della mattinata che stava
per cominciare, inghiotti una pastiglia di sonnifero e si corico.
Alle otto la sveglio la telefonata di Vittorio. Cosa fai, dormi?
Tra due ore cominceranno ad arrivare gli invitati e tu sei sempre a
casa? Fuga! Fuga tutto il giorno da una tartina ad un drink, da una
persona allaltra, da un computer ad un telefono ed alla fine della
giornata la vecchia Fiesta scassata di Vittorio che laccompagnava
verso casa. Un boccone assieme al bar tavola calda: Dovro
pensare a comprarmi anchio unautomobile, in previsione
dellinverno Te la trovo io. Se tu vai a comprare unauto usata ti
fregano. Io qualche conoscenza ce lho. Sali che ti porto fin sotto
casa.. Grazie Vittorio, preferisco fare due passi. E poi, tu sei piu
stanco di me Io? Ma se lattrazione sei stata tu. Tu sei stata
lanima della festa. Ciao bellona, buona notte!. Bellona: lei non si
160

considerava tale. Non ne aveva ne il fisico ne la mentalita.


Graziosa si, lo era. Con un fisico minuto ma ben fatto. Simpatica
anche, ma niente di piu. Pero era vero che era stata lattrazione
della mattinata, forse perche di persona non la conosceva nessuno
ed era destinata ad essere il caporedattore, forse perche aveva
conquistato un certa notorieta scrivendo articoli di costume
contenenti una certa ironia. Un pizzico di dissacrazione. Certo era
che aveva ricevuto inviti a cena da diversa gente, a cominciare dal
vicesindaco. Ma si trattava di buona cortesia. A voler essere maligni,
la volonta di avere una possibilita di non essere combattuti
aspramente da un giornale avverso. Quella mattinata era stato il suo
primo giorno di gloria ma lei non riusciva ad assaporarlo. Non lo
sentiva tale. Tutto sommato neppure le interessava.
Si domandava, sotto la doccia, cosa veramente le
interessasse: divenire una firma? Scrivere in prima pagina? Divenire
una grande inviata? Niente di tutto questo, si diceva, anche se la
professione le piacieva da matti, la aveva scelta nonostante le
riserve della famiglia. Strano: si rendeva conto dessere arrivata a
trentadue anni e di non sapere ancora cosa volesse dalla vita.
Voglio bermi un Cuba libre si disse ancora in accappatoio ed ando
a prepararselo. Poi apri la porta del terrazzo per far entrare laria
che scendeva dal Piazzale Michelangelo. Si mise sulla sedia davanti
alla scrivania e riprese a leggere:
A ballare non ce la portai io. Ce la portarono le sue amiche,
davanti al juke box del circolino o forse da qualche altra parte. Non
so con chi fece il primo ballo ne chi le fece per la prima volta battere
il cuore. La storia tra me e tua madre, in quegli anni ed in quelli a
venire e simile a quella di tutte le ragazze e dei ragazzi del quartiere
tra i quali corre una certa differenza deta. Le vedi nascere, le vedi
161

bambine. Poiche sono piccole non ti interessi di loro. Poi, ad un


certo momento, le crisalidi si aprono e ne escono delle farfalle
bellissime, ragazze in pieno splendore che, immancabilmente, si
cuccano gli altri. Era naturale che anni dopo cio accadesse anche a
noi: io avevo terminato il liceo ed avevo trovato un impiego,
cominciavo ad interessarmi di politica ed il pallone era passato in
secondo piano. Le ragazze no. Nel mio gruppo damici quelle erano
sempre lidea fondamentale, ora che iniziavamo ad agganciarne
qualcuna e, qualche volta, anche ad innamorarci. Eccome se ci
innamoravamo! Salvo poi sbatter la testa sui muri e consolarci
vicendevolmente col dire che lamore e solo una grossa fregatura.
Non e vero!. Tu non dirlo mai. Ma a ventanni era questo che
pensavamo. In verita tua madre a quei tempi ancora non ci
pensava, era ancora quasi una bambina alla quale promettevo di
portarla a ballare. = Poco tempo dopo, balli, ragazze, noi e pallone
saremmo finiti tutti nella grande sbornia del sessantotto e tutto
sarebbe cambiato. = Non fraintendermi quando scrivo sbornia: in
quelle idee io ci ho creduto. Ci credo ancora e credo che continuero
a crederci per tutta la vita, anche se la speranza di realizzarle, col
tempo se affievolita. Ho scritto sbornia perche quelli furono anni
effervescenti come champagne. Irripetibili. Anni nei quali
sacrificavamo le notti e buona parte del nostro privato per dedicarli
alla politica. La Rivoluzione, quella con la R maiuscola, ci pareva
dietro langolo e noi ci illudevamo di portarla a termine. Sarebbe
venuta e nel nuovo mondo che avremmo instaurato ci sarebbe stato
il tempo per tutte le tenerezze, per tutti i baci che avevamo perduto
per strada nel limitarci solo a brevi rapporti frettolosi sui sedili delle
cinquecento da mettere subito in moto perche lassemblea stava
per cominciare ed i compagni ci stavano aspettando. = Non so, anzi,
162

non credo che tua madre fosse ancora stata portata a ballare
quandio, la sera, scendevo le scale infagottato nelleskimo verde
che era come una nostra uniforme, e mi salutava dal gruppo delle
sue amichette. Dove vai? mi domandava. A fare la rivoluzione! le
rispondevo anche se lei non sapeva, non poteva sapere, il significato
profondo di quella parola.
Il sessantotto, si disse Viola. Che ne sapeva lei del
sessantotto, quando neppure era nata! Luomo del quale leggeva le
righe ne parlava col cuore in mano, quasi con rimpianto, come di un
grande avvenimento positivo. Ma era stato davvero cosi?. Oppure
era stato quel marasma del quale parlava suo padre o, peggio,
quella lunga serie di disordini dei quali si diceva al giornale?. Pur
ritenedosi una ragazza relativamente colta ed informata, sebbene
avesse letto una valanga di libri sullargomento, ammetteva di non
avere in proposito idee molto chiare. Lei si sentiva una moderata,
ma non cosi di destra come il giornale per il quale scriveva. Da
quale parte stava il vero e da quale il falso? Nelle agiografie di
Capanna o nelle denigrazioni della destra?. Forse il proseguio della
lettera avrebbe potuto aiutarla a capire. Si rituffo nella lettura:
La rivoluzione. No, ci sbagliavamo. Essa non era dietro
langolo, e neppure a qualche chilometro di distanza. A parte noi che
ci illudevamo di farla, non la voleva nessuno. Non i partiti della
sinistra, che comodamente installati al governo o allopposizione,
lhanno combattuta o quantomeno scomunicata. Non i sindacati,
che erano solo trascinati dai bisogni dei lavoratori. Infondo neppure i
lavoratori la volevano: si sarebbero accontentati di un societa
opulenta piu giusta. Il nostro errore e stato quello di capirlo in
ritardo. Questo ci ha, si, impedito avventure terroristiche che altri
pure hanno scelto, ma ci ha anche impedito di rendere irreversibili i
163

cambiamenti che pure, in quegli anni, sono avvenuti. Ma sappi che


comunque una rivoluzione labbiamo fatta e che in alcuni di noi e
rimasta intatta: una rivoluzione antropomorfa. Ci siamo cambiati
dentro. Ci siamo fatti uomini nuovi perche nessuna rivoluzione
sociale e possibile con uomini schiavi di vecchie mentalita.
Viola si rese conto che il sonno la stava assalendo, fece
appena in tempo a spengere la luce ed a coricarsi alla meglio sul
divano.
Voleva far due passi, aveva detto rifiutando ancora una volta
linvito di Vittorio di accompagnarla a casa col suo vecchio macinino
ed ora passeggiava pigramente sui lungarni. Camminava in senso
contrario alla corrente e, di tanto in tanto, si voltava indietro quasi
ad osservare la sequela dei ponti, da dove si trovava fino alle
Cascine, fin dove poteva vedere. Lultimo, quello dellIndiano, era
precluso alla vista di chi guardava da quel punto dosservazione.
Poiche si trovava sulla rive gauche davanti a se poteva vederne
soltanto due. Gi altri essendole ostruiti dalle costruzioni a pelo
dacqua che arrivavano fino al Ponte Vecchio. Procedette per Borgo
San Jacopo e dopo un po ritrovo lArno, la fila dei ponti, il profilo
delle colline che si innalzavano lontane ad est della citta. Traverso
il Ponte alle Grazie e per via de Benci scese verso Santa Croce. A
lato della chiesa acquisto una mozzarella in un vecchio negozio di
alimentari e continuo a costeggiare la basilica. Finalmente a casa
si disse voltato langolo di via delle Casine. Ma era solo una
constatazione. Non si sentiva per niente stanca nonostante la lunga
passeggiata e la giornata di lavoro. Anzi. Il calar della sera e lodore
del fiume pareva le avessero infuso una inaspettata freschezza. Ed
anche un certo appetito. Si preparo una caprese e la mangio di
164

gusto seduta al piccolissimo tavolo da cucina, bevve un bicchiere di


vino bianco da una bottiglia appena tolta dal frigorifero poi, con in
mano la tazza del caffe, si intallo alla scrivania e riprese a leggere:
In quegli anni iniziai e portai a termine una mia piccola e
privata rivoluzione. Quella che, in un certo modo, mi avrebbe
cambiato la vita e portato dal lavorare dietro ad una scrivania al
farlo dietro una cattedra: ripresi a studiare. E lo feci come un matto
dividendo il tempo col lavoro e cercando di non rinunciare
totalmente ad i miei interessi. = Tua madre, intanto, sera fatta una
ragazza graziosa e, di sicuro, andava a ballare. Io la vedevo
raramente per le scale, incrociandoci negli orari piu disparati, o nel
branco delle sue amicizie, davanti a qualche porta della strada. Non
la chiamavo piu bufera ma, come gli altri, semplicemente Cristina.
A volte si metteva ad ascoltare mentre col sor Decio ci mettevamo a
discutere di politica per una decina di minuti. Giusto il tempo di
trovarci daccordo. Cosa che era facile dal momento che le nostre
opinioni, se non collimavano, certo non divergevano poi di tanto. =
Riuscii a laurearmi nei tempi previsti, assolsi a tutte le formalita ed
entrai nel campo dellinsegnamento. Precario, malpagato ed in
paesino in culo alla provincia. Dovevo sciropparmi, tra cambi ed
attese, un paio dore di viaggio e spendevo una buona parte del mio
salario in biglietti. Ma ero giovane, scapolo e non avevo ne grossi
problemi ne grosse necessita. I due anni che seguirono furono
fortunati: fui assegnato ad una scuola media abbastanza vicina a
Firenze, trovai un collega che sarebbe divenuto uno dei miei migliori
amici e comprai una cinquecento scarrettata. Che comunque assolse
bene al compito portando me ed il mio nuovo amico in giro per
lEuropa. = Poi, alla mia come alla famiglia di tua madre, capito di
comprar le case dove abitavano. La vecchia padrona, alla quale
165

portavamo ogni mese la pigione nellistituto del Poggio Imperiale


dovera ricoverata, aveva chiuso gli occhi nel sonno e per il fratello
che abitava in Finlandia quelle case non erano che un debito. Ve
le vendo per poco aveva detto ed aveva mantenuto la parola.
Aveva ereditato anche una topaia dalle parti di Santa Croce: ci
mettemmo daccordo e riuscii ad acquistarla io. Pian piano, pensavo,
e con laiuto degli amici che facevano i mestieri piu disparati, sarei
riuscito a metterla a posto.
Sia Viola che Vittorio passarono il Ferragosto in ufficio ad
accattonare le poche notizie per le pagine dei giorni seguenti.
Qualche incidente automobilistico sulle strade della regione, il ritiro
della squadra di calcio, la citta piena di turisti giapponesi. Ed il
caldo. Un caldo afoso che non ti lasciava vivere. E andata disse
Vittorio Anche per oggi le due pagine le abbiamo riempite! Gia,
Ma nei prossimi giorni cosa scriveremo? Ci ripeteremo, o scriveremo
anche noi <chiuso per ferie>?. Ragazza, tu non conosci ancora le
risorse di zio Vittorio. Ho gia pronta quasi una pagina col Palio di
Siena: basta aggiungerci qualche fotografia, una breve cronaca della
corsa e siamo a posto. Per laltra ce lelenco degli spettacoli.
Stasera entro in un cinema e faccio una recensione, tanto per le
cazzate che ci sono in questa stagione... Quanto al resto: Dio
provvede!
La divina provvidenza venne davvero in loro aiuto con un
insperato tentativo di furto con scasso nella villa di un grosso
papavero della finanza, sventato a tempo dalla polizia. Hai visto
che Dio provvede? scherzo Vittorio rigirandosi in bocca un
mozzicone di mezzo toscano spento. Ed ora diamo di banda, che ti
porto al Palio. A Siena ho un amico che ci aspetta. Il pezzo lo
166

trasmettiamo da casa sua!. Viola era toscana, nata e cresciuta a


Firenze, suo padre laveva portata a Siena almeno dieci volte, ma il
Palio dal vivo non lo aveva mai visto. Cosi fu attratta dallidea e non
la spaventarono ne il caldo ne lidea di un viaggio sotto il sole del
primo pomeriggio, sopratutto col macinino di Vittorio che avrebbe
potuto sempre lasciarli per strada.
Luomo ando loro incontro: Vecchio birbante dun Vittorio:
sempre con le belle ragazze vai in giro!. Solo in giro posso andarci
oramai: non ne imbrocco piu una!. Lei e il mio capo, Viola. Lui e
Marcello, corrispondente del Messaggero. Andiamo disse
questultimo Vi ho riservato due posti che nemmeno la Regina
dInghilterra... La sfilata in costumi medievali le era piaciuta, ma la
corsa laveva appassionata. Non tanto quanto a me disse Marcello
invitando gli ospiti a sedersi ad un tavolo davanti ad un palazzo
medievale La mia contrada non vince da una vita, siamo i nonni del
Palio, ma almeno non hanno vinto i nostri nemici. E questo e gia
molto! Poi saluto affettuosamente loste uscito da un bugigattolo
di trattoria. Avete delle preferenze o lascio fare a lui?. Lascirono
fare, mangiarono bene e la serata fini in un caldo arrivederci.
Giorni dagosto con scarse notizie e pagine comunque da
riempire. Una giornata di lavoro che si conclude in fretta. Solleone
ed afa, citta vuota, esercizi chiusi. Nientaltro di meglio che
chiudersi in casa col condizionatore acceso. E di andare avanti nella
lettura della lettera.
Riuscii a modificare secondo la mia fantasia la mansarda ed
ad arredarla sommariamente. Senza grossi problemi in famiglia mi
trasferii a vivere li. Tua madre la vedevo sempre piu raramente
finche un giorno venni a sapere che anche lei non abitava piu con i
167

suoi genitori. La rividi un paio danni piu tardi, ormai donna. Andavo
a visitare i miei genitori e la trovai, come un tempo, pazientemente
seduta sul gradino della porta di casa. Ci abbracciammo come due
vecchi amici poi mi domando se sapessi dovera andata sua madre.
Avrei chiesto alla mia, ma anche lei non era in casa. Decidemmo di
aspettare assieme e poiche io avevo le chiavi, la invitai ad entrare
da noi. Parlammo di molte cose, dal tempo al lavoro. Di noi no. Di
questo avremmo parlato due ore dopo, davanti ad un tavolo, in un
ristorante che forse non ci sara piu, sulla riva dellArno. =
Comunque tu non sei stato di parola mi disse lasciando sospesa tra
il piatto e la bocca una forchettata di pasta Io sono cresciuta ma tu
non mi hai mai portato a ballare! Non credevo potesse ricordare
quelle parole scherzose dirette ad una bambina. Eppure me le
ricordo. Sai, quando eravamo ragazzine, eravamo tutte un po
innamorate di te. E non solo perche eri piu grande di noi. In quel
periodo, quando ti vedevamo in eskimo verde, con il pacco di
giornali sotto il braccio, ed i nostri genitori dicevano che tu e quelli
come te avrebbero cambiato il mondo portandovi la giustizia, ci
apparivi come un angelo vendicatore. Biondo, con la barba e la
spada della giustizia in mano. Ma anche questi sono ricordi di una
ragazzina.... E passato tanto termpo.. le dissi pensando ad altro
e continuammo a mangiare. Non ricordo di quali altre sciocchezze
riempimmo il tempo della cena. Ricordo solo che alla fine lei mi
chiese di mantenere quella vecchia promessa e ci traslocammo in
una discoteca sulla collina. = Dire discoteca forse e fuorviante,
sopratutto se avrai sottocchio le discoteche che tu frequenterai.
Allora era tutto piu spartano e, forse, piu a misura duomo. Un
locale abbastanza intimo, un servizio bar e, quanto alla musica,
erano gli stessi avventori a sceglierla, gettonando un juke box.
168

Ballavamo un lento sulle note di un complesso alla moda e,


praticamente, tenevo tra le braccia una sconosciuta. Non sapevo
niente di lei da tempo; che tipo di donna fosse diventata, cosa
facesse, a chi volesse bene. Ed allo stesso modo sconosciuto sentivo
dessere io per lei. Certo non piu il ragazzotto che la chiamava
bufera. Forse neppure piu langelo vendicatore che nella sua
ingenuita di ragazzina essa aveva immaginato. Ma non le chiesi
niente, non le dissi niente. Continuai a ballare con lei fuggendo verso
altri tempi, altri ricordi nei quali lei non esisteva ed anche a me
parevano ormai irremediabilmente lontani. Altri volti, altre
compagne di ballo, altri luoghi. Parole, sentimenti, cose passate,
qualche rimpianto.
Il telefono le interruppe la lettura. Era Vittorio che la invitava
a cena. Non le lascio il tempo di rifiutare e dopo mezzora le stava
gia clacksonando dalla strada. Probabilmente non avresti voluto
uscire, ma avresti sbagliato le disse oggi e lultima occasione per
mangiare un cinghiale alla cacciatora come sicuramente non hai mai
gustato in vita tua! E dopo tre quarti dora di peregrinazione tra le
colline sedevano ad un tavolo, sotto gli alberi, vicino ad un torrente.
Ed ora non dirmi che a causa del giornale sul quale scriviamo non e
politically correct frequentare una festa dellUnita. Questi non sono
piu comunisti, anche se dobbiamo scriverlo. E poi si mangia bene!
Viola si scherni: Io non ho mai scritto di politica... Ma presto
dovrai cominciare a farlo, almeno a livello locale: sei tu il capo. Ma
vedremo quando se ne presentera loccasione. Va bene se ti ordino
pappardelle e cinghiale?. Le pappardelle erano una tentazione
fortissima ma Viola vi rinuncio. Fai male. La dieta dovrei farla io,
con le analisi incasinate e la mole che ho. Tu non hai di questi
problemi: sei giovane e magra come un uscio la rimprovero luomo
169

versandole del vino ed attaccando il suo piatto di paste. Pero sei


bellina... In te vedo un po mia figlia. Lei ha i capelli rossi, come li
aveva sua madre ma, a parte questo, un po le rassomigli. Vittorio
aveva avuto ragione a volerla portare a cena: il cinghiale era squisito
e lo mangiarono in silenzio, come assolvendo ad un rito. Da qualche
parte unorchiestrina aveva preso a suonare. Fammi fare un giro
Vittorio, per favore.. E tanto che non ballo Non sapeva neppure lei
che cosa le era preso nel chiedergli di ballare, ma davvero ne aveva
sentito il desiderio. Siamo una strana coppia disse cingendola per
la vita ma se non scoccia a te farti veder ballare con papa...
Strano. Quando mi hai telefonato stavo appunto leggendo di due
che ballavano.. E un buon libro? E una lettera. Cosi gli fece la
storia del messaggio nella bottiglia. Lo so, e indiscreto leggerla, ma
mi sono appassionata!. Cio dimostra che hai stoffa per il
mestieraccio che facciamo.. Non devi avere scrupoli di coscienza.
Piuttosto dimmi che cosa farai quando lavrai finita di leggere.
Probabilmente la rimettero al suo posto e la cosa finira li. Non lo
so. Tu cosa faresti?. Non ha importanza quello che farei io; sei tu
che lhai trovata. Tu devi decidere Lorchestra aveva cambiato
ritmo Ora torniamo al tavolo disse Vittorio Non pretenderai certo
che mi metta a ballare qualcosa di simile!
Quanto puo durare una canzone?. Perduto dietro ai miei
ricordi quei tre, quattro minuti a me parvero uneternita. Tua madre
ballava bene. Mi seguiva nel ballo leggera come una foglia e fu sul
finire del disco, la nello chalet tra gli alberi, che le nostre bocche
ebbero uno scontro frontale.
Vittorio pareva averla adottata, si disse. Anche loro avevano
ballato tra gli alberi una vecchia melodia, forse proprio una di quelle
170

che andavano di moda negli anni nei quali pareva esser scritta la
lettera. Ed anche Vittorio laveva baciata. Non sulla bocca ma sulla
fronte come si conviene ad un padre, anche se adottivo. Poi
dicendole: Ed ora basta con i sentimentalismi! le aveva aperto la
portiera affinche scendesse, Si, si disse, Vittorio le aveva fatto
passare davvero una bella serata.
Abbiamo due giorni da stare assieme. Portami da te! aveva
detto, poi non aveva aperto piu bocca. In silenzio eravamo scesi dalle
colline di Fiesole ed entrati nella mansarda. In silenzio aveva bevuto il
suo whisky ed era uscita sulla terrazza illuminata dalla luna. Senza
dire una parola aveva posato il bicchiere vuoto sulla scrivania e mi
aveva abbracciato e baciato. Ed in silenzio avevamo fatto allamore.
Un abbraccio selvaggio come le cascate di un torrente montano.
Senza ipocrisie, senza risparmio ne tregua, fino alla sfinimento
completo. Fu allora, dopo che si era accesa una sigaretta, che riudii la
sua voce. E fu per investirmi con un uragano di parole. = Da due anni
vivo con un uomo.. esordi. E prese a raccontarmi, senza neppure
darmi il modo di interromperla, di dirle tutto quello che si agitava
nella mia testa, che in quel momento io stavo rinascendo da una
lunga morte dopo una lunga, vissuta, solitudine. Mi disse che il suo
compagno era una brava persona, che pensavano di volersi bene, che
avevano progetti futuri. Che quel fine settimana con me lo aveva
sognato fin da quando era piccola e che, cadendo casualmente in quel
preciso momento le avrebbe dato modo di verificare la saldezza dei
sentimenti che provava verso il suo uomo. = Io ascoltavo immobile
come svuotato di tutto. Il fumo si alzava da una sigaretta che anchio
avevo tra le dita e che non avevo la forza ne di fumare ne di
spegnere nel posacenere. Guardavo davanti a me, oltre il soggiorno e
la porta a vetri, oltre la terrazza, oltre lArno infrangendo il mio
171

sguardo sulle luci del Piazzale Michelangelo. Senza una reazione,


senza un pensiero. E, daltra parte, a cosa avrei dovuto pensare? Non
erano passate che poche ore da quando avevamo cenato assieme,
avevamo ballato ed ora avevamo fatto allamore. Troppo poco per
considerare le sue parole una disillusione, un tradimento o
quantaltro. Questo e tutto concluse. Ora sta a te decidere se stare
assieme fino a domenica o accompagnarmi a casa. = Spensi la
sigaretta. Ma si dissi abbracciandola Stiamo assieme questi due
giorni, poi sia quel che sia!.
Viola sorrise pensosa. Questi maschi considero quando
ce da scopare... ma non si lancio in altre conclusioni. Si era fatto
tardi. Chiuse la porta del terrazzo, mise in funzione il
condizionatore, bevve un bicchiere di latte e si corico.
Quando Viola arrivo in ufficio, Vittorio aveva scritto tutto
quello che cera da scrivere. Di un incidente sul viale dei colli, di un
furto in una tabaccheria (Vecchio sistema aveva detto. Piede di
porco e sacco sulle spalle). Di una rissa tra inglesi e sudamericani
scoppiata per futili motivi in un bar di via Calzaiuoli. Gli domando
dove avesse pescato in cosi poco tempo tutte quelle notizie.
Faccio il cronista da una vita rispose. Ho anchio le mie fonti. Ora
stiamo qui a guardar che begli occhi abbiamo in attesa che capiti
qualcosa. Poi dopo pranzo, faro un giretto dalle parti dello stadio a
vedere che aria tira alla Fiorentina.. Erano le nove e faceva gia
caldo; luomo si alzo per accendere il condizionatore ed il cellulare
di Viola prese a squillare. Lui la vide guardare il display e fare una
smorfia, ma non disse niente. Solo alla quinta chiamata alla quale la
ragazza non dette risposta commento la costanza della persona che
chiamava. Io disse al terzo tentativo senza risposta ti avrei
172

mandata al diavolo ed avrei rinunciato! Tu sei una persona


intelligente mormoro la ragazza. Questa, invece, non vuole
capire.... Viola avrebbe avuto una gran voglia di raccontare, di
confidarsi con qualcuno. Ma Vittorio sera immerso nella lettura dei
quotidiani, e rinuncio. Ma si convinse ancor di piu che il taglio col
passato milanese era definitivo. Piu tardi mandarono giu un piatto
dinsalata di pasta in un bar delle vicinanze e Vittorio la spedi a casa
a fare la siesta. Vieni verso le sei le disse. Faremo il punto della
giornata. Trasmetteremo il tutto e poi.. vedremo. Viola, come una
figlia obbediente, sincammino verso casa allombra dei tetti.
Dopo quel fine settimana, tua madre non si fece piu viva. Ed
anchio non la cercai. Sapevo che quanto era accaduto era destinato
a rimanere un ricordo.
Il telefono squillo ancora. Varie volte. A tutte Viola non
dette risposta. Squillo ancora verso le quattro e mezzo, e questa
volta era Vittorio che la convocava in ufficio. Mi sa che presto
dovrai prendere una posizione disse luomo appena lei mise piede
in ufficio. Ce maretta in giunta e probabilmente la cosa finira a
seggiolate allinterno del partito di maggioranza.... La cosa ancora
non era filtrata e lui aveva avuto la notizia da alcuni ex socialisti che
gli erano amici. Le espose i fatti. Ora ce da decidere se pubblicare
le voci oppure aspettare che la notizia divenga di dominio pubblico.
Tu cosa faresti? domando Viola, per la prima volta davanti ad una
scelta politica che non fosse quella del voto. Era una cosa da
valutare, rispose Vittorio. La notizia e sicura come la morte. Se la
rendi pubblica fai uno scoop e probabilmente ti fai anche dei nemici.
Se aspettiamo ci accodiamo alla musica. Sempre che la notizia non
arrivi agli orecchi della concorrenza. Perche loro la
pubblicherebbero senza starci a pensar su!.
173

Viola osservava oltre i vetri lanziano collega che era uscito


sul terrazzo a fumarsi un mezzo toscano (Sono puzzolenti, lo
riconosco. Dentro casa disturbano anche me diceva sempre) e lei
si domandava se non fosse una fumatina diplomatica per non
influenzarla e lasciarla decidere da sola. E lei, la decisione, lavrebbe
anche presa... Aspetto che egli rientrasse. Rischi di rompere
qualche amicizia se diamo via libera alla notizia? gli chiede. Lui
rispose che no. Alla fin fine sono un giornalista: se volevano che
rimanesse cosa riservata non mi avrebbero fatto la soffiata Allora
usiamo tutti i condizionali del caso e diamole il via disse lei
sedendosi davanti al computer. Allindomani, dallufficio stampa del
Comune, sarebbe stata diffusa unimbarazzata smentita e Viola
avrebbe ricevuto un rinnovato invito a cena dal vicesindaco.
E tu vacci la incoraggiava Vittorio al quale aveva chiesto
consiglio. Non e male che tu inizi ad avere rapporti con i politici. E
lui e una brava persona. Non ti mettera in difficolta domandandoti
chi ti ha fatto la soffiata ma, in ogni caso ricordati che le fonti sono
sacre. Eventualmente tira in ballo me. Mi conosce e si stringera
nelle spalle!.
Aveva rifiutato lofferta del vicesindaco daccompagnarla
sotto casa. Come le aveva detto Vittorio il tipo, uomo dalleta
indefinibile attorno alla cinquantina, aveva confermato dessere una
brava persona (Rispetto il suo lavoro e questa storia, che non ci fa
bene anche se non fara cadere la giunta, non se le inventata le
aveva detto). Lei comunque aveva preferito restare sulle sue ed
aveva preso un taxi. Era una notte serena ed insolitamente fresca.
Una piacevole brezza spirava da est ed una parte di essa si
rifrangeva sul suo terrazzo. Tolse una bottiglia dal frigorifero e si
174

verso un bicchiere di tisana fredda. Si accese una sigaretta e prese a


leggere.
Mi telefono una sera, dopo oltre tre mesi, proponendomi di
vederci sotto il portone delle nostre madri. Fu dopo esserci seduti su
di una panchina di piazza Tasso che mi annuncio la sua gravidanza.
Ci sono rimasta in quel fine settimana disse. Ne sono sicura!.
Non mi domandai da dove le provenisse tutta questa sicurezza ne
quali fenomeni determinano una donna ad acquisirla. Le risposi che
se questa era la situazione, forse, sarebbe stato il caso di renderla
nota agli altri interessati e risolverla sposandoci. Rifiuto senza
lasciarmi il tempo di argomentare. Ma lo fece lei spiegandomi che
non voleva ne poteva abbandonare il suo uomo. Saro io a
vedermela con lui disse. Ed in quel momento mi apparve un mostro
di cinismo. In seguito avrei capito le sue ragioni pur non vivendo
situazioni simili ma ricordo che quella sera, si, quella sera la detestai.
E sempre quella sera, tornandomene a casa dopo quella discussione,
decisi che alla fine dellanno scolastico avrei lasciato Firenze.
Allora? domando Vittorio non appena lei mise piede al
giornale. Il vicesindaco ti ha fatto mangiar bene? Cucina toscana
rispose Viola aggiungendo anche che non gli aveva fatto andar la
cena di traverso rimproverandole larticolo. Di questo ero sicuro
disse il collega Ma cosaltro ti ha detto?. Che in un grande partito
come il loro, con varie anime, era naturale che si discutesse. A volte
anche vivacemente. Ma cio non avrebbe pregiudicato la vita
dellamministrazione comunale. Questo aveva detto e Viola gli e lo
riferi. Poi gli parlo di nuovo della lettera. Ti sei appassionata alla
vicenda , o mi sbaglio?. Non si sbagliava ed era ansiosa di
conoscerne il seguito, come si fa con un romanzo che si legge nei
ritagli di tempo.
175

Cominciai col chiedere il trasferimento senza indicare una


preferenza di sede. Me ne andava bene una qualsiasi. Limportante
era che fosse abbastanza distante. Non ne spiegai le ragioni, neppure
al preside che dispiaciuto mi domandava se non mi fossi trovato
bene in quel tempo che ero rimasto con loro. Motivi strettamente
personali rispondevo. Solo col collega col quale dividevo vacanze ed
impegno politico lasciai trapelare qualcosa. Lui trovo la cosa
irrazionale ma rispetto la mia decisione. Decisione che mi costava
perche, era chiaro, abbandonavo affetti ed amicizie e che mi avrebbe
sicuramente procurato discussioni familiari perche, se e vero che i
miei genitori erano in buona salute, era anche vero che avevano una
certa eta. Mentii loro dicendo che non ero stato io a chiedere il
trasferimento e li lasciai a riflettere sullinettuabilita del destino.
Una telefonata di sua madre interruppe la lettura. Una delle sue
solite telefonate fiume poi udi il clackson di Vittorio che era arrivato
sotto casa per portarla a vedere un vecchio film sovietico che si
proiettava in una piccola arena periferica.
Solitamente non le capitava. Anzi, era abbastanza parca col
cibo ma alla fine del film Viola fu assalita da una insistente voglia di
pizza. Sebbene non fosse piu prestissimo prego Vittorio di portarla
a mangiare lui che della citta sapeva tutto una napoletana
come si deve. A tavola lui le domando se le fosse piaciuto il film e
lei rispose che si. Pensavo aggiunse che ai tempi di Stalin in URSS
si producessero solo film propagandistici... Lui rispose che di fatto
era cosi, e non solo ai tempi di Iosif Vissarianovic. Ma di quando in
quando spuntavano fuori opere di rara poesia. Come questa.
Discussero un po sulla trama del film e quando Viola si rese conto
che Vittorio, anche se non voleva darlo a vedere, crepava di sonno,
disse che era il caso di andare a casa. Probabilmente era perche
176

doveva digerire la pizza ma lei di sonno non ne aveva proprio. Quale


occasione migliore per continuare la lettura della lettera.
Cominciarono le mie peregrinazioni per il Paese. Che non
sono state poi tante. Poco dopo aver preso servizio in una cittadina
del nord, mia madre, al telefono, mi rammentava della tua
dicendomi che si sarebbe sposata presto, che era incinta e che
aspettava una bambina. Questo io gia lo sapevo: mi aveva
casualmente incontato in una delle mie rarissime discese a Firenze.
Fu in quel momento che ebbi lidea di scriverti questa lettera, di
portarla a Firenze con la prima occasione e di affidarla ai libri della
biblioteca. Ma, ora che sai come sono andate le cose, cominciamo a
parlare di te. Di te che sei appena nata ma che, se troverai questa
lettera, sarai gia grande.
Il rumore di un aereo le fece alzare la testa. Osservo le sue lucine
solcare il cielo e sparire oltre lorizzonte di case, verso laereoporto,
o forse verso Pisa.
Non so se avrai i miei capelli biondi oppure quelli bruni di tua
madre. I suoi od i miei occhi. So pero che sarai una bambina felice
ed attraverserai con gioia le varie tappe della tua infanzia. Tua
madre le condividera: ridera quando riderai e con apprensione
stara al tuo capezzale quando sarai ammalata. Crescerai e lei
trovera le parole adatte per spiegarti i segreti del tuo corpo che si
trasformera nel tempo. Poi, come capitato a tutti, ti innamorerai.
Non so perche ma mi piace pensare che lui sara un ragazzetto
timido e carino. Che ti parlera piu con i gesti che con le parole. Ti
baciera, forse, sui sedili di un motovagone nel corso di una gita
scolastica ed allora vorrei essere vicino a te per spiare e sorridere di
tutti i segreti che puo contenere un telefono perennemente
occupato. Non ci saro alle tue prime lacrime di delusione ed a
spiegarti che e anche cosi che si diventa grandi.
177

Viola si rese conto che erano gia le tre del mattino. Ripose la
lettera sullo scrittoio e si corico cadendo subito in una sonno
profondo. Non volle ricordare che lei le esperienze descritte nella
lettera, lei, non le aveva vissute.
Passeranno gli anni e scivoleranno sulla tua pelle senza
lasciare segni. Sorriderai degli amori finiti ed altri ne troverai lungo
la strada. Ti formerai nuovi interessi (forse la musica, oppure lo
sport, o magari la politica) che formeranno la donna che sarai
mentre io saro lontano e tu non saprai della mia esistenza. Ed infine
un giorno, se il caso lo vorra, troverai questa lettera. Ed allora
saprai che, ovunque io possa essere, non ha mai smesso di volerti
bene e pensare a te. Nel chiudere queste righe forse dovrei chiederti
scusa, ma non lo faro. Non per superbia o rancore verso qualcuno:
e stata la vita a determinare questa situazione e non sarebbe
onesto maledire la vita. Un grande, simbolico abbraccio. Ti voglio
bene anche se non so neppure il tuo nome. Papa.
Vittorio, telefonandole, le impedi di fare considerazioni su
quanto aveva appena finito di leggere. Corri in redazione diceva.
Lui era gia in macchina e stava correndo sul fatto. Ha preso fuoco
una fabbrica tessile a Prato. Una delle poche che sono rimaste. Si
dice ci siano dei morti. Ti telefonero appena arrivo! Morti, per
fortuna, non ce ne furono ed il collega torno con qualche fotografia
ed il vago sospetto del solito gattaccio di fuoco per fregare le
assicurazioni. Ma questo non si poteva scrivere e per riempire il
resto delle pagine le notizie era necessario andarsele a cercare col
lanternino: la vecchietta che ruzzola per le scale; il pescatore
imprudente che cade in Arno, che per fortuna e quasi in secca e
non rischia di affogare; le buche sullasfalto. Cose che non
178

interessano a nessuno brontolava il collega riattaccando il telefono


col quale aveva fatto il giro dei suoi contatti. Poi, allimprovviso, le
domando della lettera. Ho appena finito di leggerla rispose Viola.
E..? incalzo lui. E..cosa? si senti rispondere. Volevo sapere se la
cosa finisce qui E dove vuoi che finisca, Vittorio rispose la ragazza
andando a sedersi davanti a lui. Mi pareva che la storia ti
interessasse... Lei rispose che si, la storia la incuriosiva ma Non so
neppure chi sia il tipo, a parte che e un professore. Bhe, se e il
proprietario del tuo appartamento... Se la cosa mi interessasse,
proveri a chiedere allagenzia che lo ha messo in affitto. Hai visto
mai? Viola ebbe un attimo di indecisione, poi disse che sarebbe
stato meglio lasciar perdere. Il vecchio cronista la guardo da oltre le
lenti e si massaggio il mento con una mano. Mettiamola cosi: io
non so che cosa ti facevano fare a Milano prima di spedirti qui. Le
opinioni del vostro giornale, ad esser sincero, mi interessavano
poco. Ma non credo che ti chiedessero grandi cose. Ora dipende da
te, da cosa vorresti fare in futuro. La monotonia del lavoro di
redazione, un pezzo di moda o di colore. Al massimo un commento
su di un fatto di cronaca. Oppure vuoi diventare davvero una
giornalista. A mio parere sentenzio della politica, non dico che
non ne capisci i meccanismi, ma credo che non te ne possa fregar di
meno... Se lui fosse stato un direttore le avrebbe affidato una
inchiesta per vedere come se la sarebbe cavata. Qui, ora, non ce
un cavolo da fare. E sara cosi ancora per un mesetto. Poi vedremo.
Ti affido linchiesta: datti da fare! E Viola capi che Vittorio non
avrebbe ascoltato ragioni. Inforco lascensore per andare verso
lagenzia immobiliare, che non era lontana.
Mi racconti tutto mentre mangiamo aveva detto Vittorio
ma una volta seduti al tavolo della tavola calda sotto la redazione,
non cera molto da raccontare. Lagenzia ha ricevuto lincarico da
179

uno studio notarile sul cui conto versa il denaro dellaffitto. disse la
ragazza spelluzzicando uninsalata. Mi avrebbero dato anche
lindirizzo ma figurati se un notaio dice qualcosa... Neanche a
torturarlo!. Il collega convenne che era cosi e le disse che le prime
mosse le avrebbe fatte lui. Il giorno di poi arrivo in redazione con un
nome ed un indirizzo. Inutile chiedergli per quale vie ne fosse
venuto in possesso. Lindirizzo e quello di via delle Casine dove
abito io! esclamo Viola. Luomo rispose di saperlo: Ho anchio gli
occhi per leggere. Ma il nome e quello buono. Allanagrafe non
conosco nessuno e piu in la non posso andare. Pero disse la
ragazza, piu a se stessa che al collega la lettera qualche indizio lo
da... E dove porta? Disse che portava in San Frediano ed indicava
alcune strade e piazze di riferimento. E tu da li comincia la
ricerca... Inutile Vittorio: sono passati troppi anni e probabilmente
i vecchi abitanti non ci saranno piu. Sarebbe tempo perduto!
Vittorio mise in bocca un mezzo toscano, se lo rigiro tra le labbra
senza accenderlo. I bar disse. Spesso i bar sono la memoria
storica delle strade. Specie nei quartieri popolari. Probabilmente
anche nei bar saranno cambiati i gestori e buona parte della
clientela. Ma esiste sempre un sentito dire Di piu: vecchi abitanti
della zona che se ne sono allontanati, spesso fanno del bar della loro
gioventu il punto di ritrovo per le rimpatriate... Certo, e inutile
andarci adesso. Ci troveresti solo clientela occasionale. La clientela
stanziale capita allora dellaperitivo serale. O addirittura dopo
cena. Le domando se le andasse di fare una mangiata di pesce.
Pesce azzurro, a buon prezzo. Ma ben cucinato. Viola fece cenno
di non capire. Si. Facciamo cena in una trattoria nei paraggi
spiego Vittorio e per le nove cominciamo a battere i bar....
180

Cominciarono da piazza Tasso dove si fermarono a bere il


caffe. Ma il bar aveva unapertura troppo recente per avere una
memoria. Entrarono per il digestivo in via della Chiesa e non ebbero
miglior sorte. Scesero verso lArno percorrendo via Camaldoli e
Vittorio si fermo ad acquistare i sigari ad un bar-tabacchi dangolo
in fondo alla strada. Dietro il banco cera una persona relativamente
anziana ed a lui provo a chiedere informazioni. Ma anche il
tabaccaio aveva il locale in gestione da poco tempo. So che abitava
da queste parti: capisco che si sia trasferito ma non posso pensare
che sia sparito senza lasciar traccia... lascio cadere Vittorio.
Vediamo esclamo il suo interlocutore da dietro il banco, che
comincio a domandare a voce alta alla clientela se qualcuno
conosceva o avesse conosciuto un certo professor Come che ha
detto? chiese un uomo che sicuramente aveva passato i quaranta,
impegnato a giocare al flipper. Ruzzolini disse Viola. Professor
Alberto Ruzzolini... Luomo soffio una mezza bestemmia per la
pallina persa in malo modo e si rivolse verso la ragazza: Io mi
ricordo dun certo Ruzzolini, Me lo ricordo perche i suoi amici lo
chiamavano Ruzzola. Facesse o meno il professore non lo so. Di
sicuro aveva almeno una quindicina danni piu di me. Ero un
ragazzo e non ci avevo confidenza.... Vittorio si rese conto daver
trovato il suo limone da spremere ed invito luomo e Viola a sedersi
ad un tavolo per bere un cognacchino. Viola lo rifiuto, luomo non
se lo fece ripetere. Quando tutti e tre furono seduti Vittorio alzo il
bicchiere, diede un discreto calcetto al piede di Viola e rivolgendosi
a lei domando: Che nomi fa nella lettera il nostro professore?
Parla dun certo signor Decio rispose la ragazza frugando nella
memoria e di sua figlia: Cristina, mi pare... che abitavano sulla sua
stessa scala. Tombola! esclamo luomo accendendosi una
sigaretta e facendo cenno al barista di portargli un altro
181

cognacchino. Il sor Decio me lo ricordo bene: mi pare facesse


lebanista. Era la simpatia fatta persona. Si metteva a sedere su di
una panchina in piazza Tasso e raccontava certe barzellette... Ma e
morto. Una decina danni fa, mi pare O forse di piu. Al suo funerale
cera tutta la strada! E la moglie? domando Vittorio. La moglie
e ancora viva. E vecchia e non so come stia con la testa. Ma
fisicamente sta bene. Proprio lo scorso sabato lho vista al
mercatino: camminava spedita e dritta come un fuso.... Ed abita
sempre in questa strada? domando Viola. Credo di si rispose
luomo chiedendo un terzo cognacchino. Al numero 23. O forse e il
25, non ne sono sicuro. Ma se lei capita per strada nel pomeriggio,
qualche donna anziana gli e lo sa di certo dire. Tanto, quando hanno
fatto il sonnellino, scendono tutte, come diceva mio padre, a far la
treccia e cianare. La treccia magari non la fanno piu, forse
sferruzzano. Ma le ciane.... Lei abita da queste parti? domando
Vittorio che, avute le informazioni che desiderava, considerava
sconveniente terminare bruscamente la conversazione. Da tutta la
vita rispose il tipo. Non sono proprio della strada ma dei dintorni.
Ora pero le chiedo scusa e la ringrazio della bevuta. Ho promesso a
mia moglie di portarla al cinema.... Dette la mano ad ambedue e
senza salutare gli altri avventori usci dal locale. Si preparano ad
uscire anche Viola e Vittorio, e fu proprio quando questi era alla
cassa per pagare le consumazioni che un tipo che stava giuocando a
carte si alzo dal tavolo e lo avvicino per dirgli discretamente:
Signore, io non so chi siate voi e la signorina ne per quale motivo
chiedete queste informazioni. Le dico solo che di lui non ce da
fidasi troppo: e uno che ruba e soffia alla madama. Ma su Decio vi
ha detto il vero: lo conoscevo anchio. Ed abitava al 25. Vittorio
ringrazio, prese Viola sottobraccio ed usci dal locale.
182

Lanziana signora che le era stato detto marciare spedita e


dritta come un fuso ora stava davanti a Viola. Le aveva servito un
vermouth e, ogni tanto, scartava uno dei cioccolatini che la ragazza
aveva portato. E cera anche con la testa, cavolo se cera! In meno di
venti minuti aveva fatto sfilare davanti alla ragazza i suoi quasi
novantanni di vita con una precisione da fare invidia ad un
trentenne ed ora stava parlando dellAlberto, quel gran bravo
ragazzo che sera fatto una posizione lavorando e studiando e che
un giorno sera allontanato senza spiegarne il motivo. Lui diceva
desser stato trasferito dufficio ma i suoi non ci avevano creduto
neppure un secondo. Non gli rimproveravano niente e lui agli inizi si
era fatto vivo almeno ogni tre giorni con una telefonata. Poi,
quando suo padre sera ammalato di quella brutta malattia che lo
avrebbe portato via nel giro di qualche mese andava a trovarlo
allospedale tutti i sabati. Arrivava al mattino e ripartiva a sera. A
sua madre rimasta sola, aveva proposto di raggiungerlo, nel nord.
Ma lei si considerava troppo vecchia per adattarsi a vivere in un
posto che non fosse San Frediano. Veniva a trovarla, almeno una
volta al mese. Sempre da mattina a sera, le lasciava dei soldi.. ma di
tornare a Firenze non parlava mai, come se avesse qualcosa con la
citta. Da quando aveva chiuso gli occhi anche la madre non se ne
era saputo piu niente. Lultima volta che lho visto e stato per il
funerale della madre. Lappartamento fu venduto da una agenzia,
non so come ne a chi perche i nuovi inquilini erano in affitto e
quelli che ci sono adesso, sempre da unagenzia lavevano
acquistata. Anche Viola scarto un cioccolatino. Lo so disse sono
insistente e me ne scuso ma sto cercando il professore per una cosa
importante. Sua figlia potrebbe saperne qualcosa? Mi risulta che
erano amici.... Certo che erano amici confermo la vecchia signora
183

mescendo ancora due bicchierini di vermouth Ma, per quanto ne


so, lei non lo vede da piu tempo di me: non pote assentarsi dal
lavoro quando morirono i genitori dellAlberto Bevve un sorso e
riprese; Lei, mia cara, e giovane e sa meglio di me che le madri non
sanno poi tutto dei loro figli. Tutto e possibile. Scrisse qualcosa su
di un foglietto. Questo e il suo numero di telefono. Da sposata fa
di nome...
Pronto.... Buonasera, signora Tofani. Mi chiamo Viola
Valenti ed ho preso in affitto lappartamento del professor
Ruzzolini.... A Viola parve di udire un sospiro, seguito da un lungo
silenzio. Pronto, signora, ce ancora?. La voce rispose che si, che
cera. Lo so, non ci conosciamo e probabilmente questa chiamata
le sembrera strana. Lo sembrerebbe anche a me. Pero mi farebbe
piacere incontrarla e parlare con lei duna cosa che riverste una
certa importanza.... E non potremmo parlarne per telefono?.
Viola rispose che probabilmente non sarebbe stato il caso. Disse
dessere giornalista ed il quotidiano per il quale lavorava. Se vuole
potremmo vederci da qualche parte in centro. Anche se non ci
conosciamo troveremo il modo di riconoscerci. La voce esito un
attimo, poi disse di sapere dovera la redazione. Anchio lavoro da
quelle parti. Vediamoci da lei stasera verso le cinque.... Alle cinque
e dieci minuti Vittorio apri la porta ad una bella signora sulla
cinquantina, che introdusse nella stanza di Viola. Le due donne si
strinsero la mano poi, quando lui stava per uscire dalla stanza, Viola
domando alla visitatrice se avesse qualcosa in contrario se la
conversazione fosse avvenuta in presenza anche del suo collega Il
dottor Vittorio Andreoni, che colse loccasione di presentare.
Vittorio si accomodo su di una delle sedie davanti alla scrivania di
Viola e fece cenno alla visitatrice di imitarlo. Viola sintetizzo come
Vittorio avesse affittato per lei lappartamento di via delle Casine e
184

di come avesse trovato la lettera. La mia curiosita professionale mi


ha spinto a leggerla, e ne chiedo scusa. Daltra parte non era
indirizzata a qualcuno in modo preciso. Lho fotocopiata per lei e,
dopo averla letta, mi dira lei cosa farne delloriginale!. E una
storia vecchia disse la visitatrice dopo alcuni attimi di silenzio.
Ormai sepolta nel tempo. Riesumarla non avrebbe senso. Tranne il
pubblicarla, perche dal punto di vista giornalistico non
interesserebbe nessuno, e recapitarla a mia figlia, puo farne quello
che vuole. Dovrei ringraziarla per avermene messo al corrente ma
non mi sento di farlo! Si alzo e saluto prima di infilare la porta.
Vittorio afferro il malloppo delle fotocopie e la rincorse per la
strada. Signora... grido, e la donna si fermo. Aspetti signora le
disse. Non vuol parlarne con Viola e, sotto certi aspetti, la capisco.
Se lo desidera non ne parli neppure con me che non centro niente
ma, almeno, mi permetta di riparare ad una scortesia: e venuta in
visita da noi e non le abbiamo offerto niente... Mi permetta di
offrirle un aperitivo, qui, al bar dellangolo... Sono un innocuo
vecchio signore: le assicuro che non e un tentativo di
abbordaggio!. Oggi non mi mancherebbe che questa! esclamo la
donna sorridendo ed accettando linvito.
Signora...? domando Vittorio posando sul tavolo i due
aperitivi. Tofani rispose la donna. Lanziano giornalista alzo il
bicchiere augurandole salute e lei gli domando se per caso non fosse
lui quel Vittorio Andreoni che scriveva di calcio sul giornale apparso
in citta prima di quello dove attualmente lavorava. Lui ammise che
si, che era stato solo un modesto giornalista sportivo fino a quando
non aveva cambiato testata. Ma non e che ho migliorato la
sitazione. Faccio sempre lo sport ed anche i mattinali della questura
e quello degli ospedali... La donna sorbi un sorso. Se e lei debbo
185

farle le congratulazioni. Mio marito leggeva i suoi articoli e diceva


che lei era il miglior giornalista sportivo della citta, perche andava
oltre il fatto puramente calcistico.... Almeno ci provavo replico
Vittorio. A molti non piaceva ma potevo farlo perche era una linea
diversa da quella della concorrenza. Ma io non lho inseguita per
parlare dei miei articoli.... La donna lo guardo da oltre il bicchiere.
Cosa fa dottor Andreoni: si rimangia la parola e cerca
dabbordarmi? Neppure. Avessi avuto dieci anni di meno lo avrei
gia fatto rispose scuotendo la testa. Son venuto per questa
ammise battendo le nocche sulla busta contenente le fotocopie
della lettera. Ho gia detto che non mi interessa! Signora
Tofani...io, fossi in lei, la leggerei. Magari un attimo dopo la getterei
nel fuoco. Ma la leggerei! Lei lo ha fatto?. No ammise Vittorio
scuotendo la testa. Non lho letta. Viola me ne ha parlato. Per
grandi linee e con molte cautele. Vede, noi giornalisti sembra che
abbiamo il pelo nello stomaco perche il nostro dovere e quello di
informare. Col rispetto per tutti se possibile ma senza guardare in
faccia nessuno. Ma possiamo anche essere persone di buoni
sentimenti. E Viola lo e. Ha letto il testo della lettera con curiosita
professionale. Poi il caso lha coinvolta sul piano umano. Sposto il
plico davanti alla donna. Forse noi due non ci rivedremo mai piu
ma mi faccia questo regalo: la prenda. Poi ne fara luso che
vorra.... Vittorio si senti radiografato da uno sguardo indagatore,
poi il plico spari nella borsetta della donna che, alzandosi, gli strinse
la mano. Addio, dottor Andreoni! e lui si ritrovo seduto davanti a
due bicchieri vuoti.
Non si fara viva! commento Viola il resoconto del collega.
Forse leggera la lettera, ma non si fara viva. Vittorio,
spaparanzato su di una comoda sedia di cavetto plastificato, spalle
186

al fiume, stava tirando la prima boccata del suo sigaro. Sbagli


ragazza: in un modo od in un altro si fara viva. Laveva portata a
mangiare il coniglio alla cacciatora in una trattoria del Chianti ed in
quel momento stavano prendendo il caffe da qualche parte sulle
rive dellArno. Mi dispiace Vittorio, ma sei tu quello che si sta
sbagliando. Non hai visto che reazione ha avuto? Totalmente
negativa.... Luomo le domando qual mai reazione avrebbe voluto
che avesse. Mettiti nei suoi panni: sei sposata con un uomo. Hai
una figlia con un altro. Tuo marito e al corrente o no della cosa. Se
e al corrente lha accettata. Ora le piove qualcuno con questa
lettera sul capo. Tu cosa faresti?. La ragazza ammise di non saperlo
proprio. Vedi? Cosi lei. Io non so se finira col leggerla, quelle
benedetta lettera. Forse potrebbe averla distrutta ancor prima di
tornare a casa ma qualcosa mi dice che, forse passera del tempo,
ma lei si fara viva. Comunque, ammettiamo pure che questo
tentativo rimanga lettera morta: ti arrenderesti e non concluderesti
linchiesta? Subito no. Proverei a seguire altre piste. Quella del
mittente, ad esempio. Ma come lo rintraccio un uomo dopo cosi
tanto tempo?. Vittorio le ricordo che la persona da rintracciare era
un professore e che quasi sicuramente, una volta lasciata Firenze,
avrebbe continuato ad insegnare. Delle traccie dovra pur averle
lasciate. Forse al Provveditorato non le avrebbero detto niente ma,
perdio, quelluomo avra avuto amici, colleghi, studenti... Certo che
si ammise Viola Nella sua lettera fa menzione di un amico e
collega. Ma se non sappiamo in quale scuola insegnavano, siamo
punto ed a capo! E gli studenti? suggeri Vittorio. Decine,
centinaia, forse migliaia calcolo Viola Sparsi ai quattro venti.
Peggio che andar di notte! Meno complicato di quello che lei
credesse, disse Vittorio. I suoi studenti degli anni in questione
187

dovrebbero avere, pressappoco, la tua eta... Ebbene?. Con un


sorrisetto sardonico luomo le ricordo che il giornalista, quando e
incaricato duna inchiesta, deve essere un po come il poliziotto. Ed
inventarsi dei trucchetti. Tu inventati unassociazione. Qualche
merito verso i suoi allievi quelluomo dovra pur averlo acquisito.
Dichiara che sei una sua allieva che vuol formare una associazione
degli allievi del professor come diavolo si chiama e pubblica un
annucio sul giornale piu diffuso in citta e provincia. Secondo me
qualcuno lo becchi!. Vittorio: e disonesto!. No. Rientra tra le
cose lecite! E tra quelle possibili. Nessuno conosce la tua faccia, e
poi, lui non ha insegnato in qualche parte del nord?.
Lannuncio fu pubblicato e le profezie di Vittorio si
avverarono. Ambedue. Nel corso di un po di tempo. Per la prima
non ci fu da aspettare molto, qualcosa di piu di una settimana e,
rincasando nel tardo pomeriggio, Viola trovo Cristina ad aspettarla
davanti al portone. Mi permette di salire?. Viola annui con un
cenno della testa, infilo la chiave nella serratura. Prego disse
dopo aver aperto il portoncino. Salite le rampe delle scala, Viola
apri di nuovo una porta che sbucava nel saloncino del soggiorno.
Fece cenno alla donna di entrare. A questora dovrebbe esserci
ombra sul terrazzo. Ci sistemiamo la? domando questa. Se
vuole rispose Viola tirando le tende ed aprendo porta a vetro e
persiane.Come aveva previsto Cristina cera lombra, e spirava
anche un alito di vento. Si accomodi signora Tofani. Ho del the nel
frigo e qualcosa di freddo non ci guastera... Entro in casa e
riapparve con una caraffa e due bicchieri, che riempi prima di
sedersi davanti allospite. Che le chiese scusa. Sono io che son
venuta a turbare la sua serenita rispose Viola se ce una che deve
188

scusarsi sono io. Era una cosa che non mi riguardava... Un fatto
privato nel quale, come direbbe il mio collega Andreoni col suo
linguaggio calcistico, sono entrata a gamba tesa. Un fantasma
disse Cristina dopo aver bevuto un sorso di the. Lei ha risvegliato
un fantasma che era assopito. Una parte della mia vita che non
avevo dimenticato ma relegata in un angolo. In una specie di
ripostiglio della memoria. Si fermo un poco per accendersi una
sigaretta. No. Non con la lettera. E bastata la telefonata nella
quale ha fatto il nome di Alberto... La brezza sera alzata e portava
con se lodore del fiume destate: dacqua stagnante, piante
acquatiche in decomposizione che, tuttavia, non era sgradevole.
Vede che sono io a dovermi scusare? sospiro Viola versando
nuovamente del the nei bicchieri. Ho trovato casualmente la
lettera di uno sconosciuto e lho trattata come uninchiesta
giornalistica, facendo danni a persone altrettanto sconosciute. Ho
anche fatto dei passi per ricostruire i movimenti del mittente. Passi
che fino ad ora non hanno avuto esito. Meglio cosi. E il caso di
fermarsi. Le consegnero loriginale e lei ne fara luso che credera
piu opportuno!. Fece per alzarsi ma lospite la fermo: No, Viola...
si chiama Viola, e vero? Si Io sono Cristina. La signora Tofani,
ormai non esiste piu. Mio marito e morto due anni fa in un
incidente ed ho ripreso ad usare il mio nome di ragazza. Loriginale
tienilo tu: lo consegneremo assieme alla sua destinataria. Elisabetta
ormai e grande, ha la sua vita e le sue storie: vive a Pisa col suo
ragazzo... E dalla morte di Enrico che pensavo di raccontarle la
verita. Credo sia in grado di capirla. Ormai ha una sua stabilita, non
sarebbe uno shock troppo grosso... Viola la scruto contrariata.
Ascolta, Cristina: io, come hai detto, ho risvegliato un fantasma, e
vero. Ma il fantasma comunque esisteva. Lei non ne ha: perche vuoi
189

creargliene uno. Fai come me: lascia perdere. E meglio per tutti. Per
te, per lei... ed anche per quallAlberto che non conosco..,. Erano
passate al tu con una estrema naturalezza, con una complicita che
Viola altre volte aveva provato ed un poco la spaventava. Senti: io
ho fame. Vado in cucina e preparo una caprese.... Tra noi due,
data leta disse lospite sono io quella che dovrebbe fare dei
sacrifici per mantenere la linea. Ma questa sera faccio uneccezione:
che ne diresti di due spaghetti? Ti aiuto io a prepararli. Tanto, lo sai,
casa la conosco...
Apparvero gli spaghetti, fu improvvisata una salsetta di
pomodoro e basilico fresco, fu tirata fuori dal frigorifero una
bottiglia di vino bianco. Fu apparecchiato il tavolo sul terrazzo,
vicino al lilla che riparava da occhi indiscreti e furono accesi gli
zampironi per tenere a distanza lo sciame di zanzare che veniva
dallArno in barba a tutte le disinfestazioni. Mangiarono
tranquillamente scambiandosi solo poche parole. Sul lavoro al
giornale, su Vittorio e la sua saggezza. Sulla routine delle giornate di
Cristina, impiegata di banca. Fu solo alla meta della seconda
bottiglia di vino, spenta la lampadina a causa delle zanzare che,
nonostante gli zampironi, sfrecciavano come supersonici attorno
alle orecchie, nella luce che proveniva dalla strada, che suono lora
delle confidenze. Alberto rievocava Cristina avvolto nel suo
eskimo verde, i capelli biondi sulla nuca, la barba, il pacco dei
giornali sottobraccio... avresti dovuto vederlo. Tutte noi ragazzine...
ma che dico, bambine; avevamo otto, nove anni. Le piu grandi
arrivavano a dodici. Eravamo tutte innamorate di lui e secondo i
piani non tanto segreti di tutte, ognuna era destinata a sposarsi con
lui. Non e successo a nessuna. Lui era disponibile, quando aveva
tempo si fermava a parlare e scherzare con noi. Con me un po di
190

piu. Ma solo perche abitavamo sulla stessa scala... Prometteva


loro di portarle a ballare ed invece andava a giocare al pallone con i
fratelli di alcune di noi che avevano la sua eta ed a ballare non ci ha
mai portate. Anzi, fu lei a portarcelo. Io lo trascinai al Petit Bois
quella sera la... quella della quale scrive nella lettera. Stavo gia con
Enrico da quasi due anni ma quella sera, davvero, mi batteva il
cuore come ad una ragazzina al suo primo appuntamento. Se ci
pensi bene questa storia sembra uscita da un romanzo di Pratolini:
ce il quartiere popolare di Firenze, ce leroe positivo, ce la sua
cornice di conflitti sociali.... Ma non era stata un romanzo. E
neppure una tragedia od una farsa. Solo frammenti di mediocri vite
piccolo borghesi. Come milioni di altre, immagino. Si versarono
ancora da bere: la bottiglia era sul tavolo ed andava scolata. Fino
allultimo goccio. Viola aveva ascoltato ed adesso, che forse era
venuto il suo turno, taceva. Anche lei avrebbe avuto una storia, una
importante, da raccontare. Ma era ancora troppo fresca e doveva
essere storicizzata. Anche lei che fumava solo poche sigarette nel
corso della giornata, si accese una sigaretta prelevata dal pacchetto
di Cristina e, nella luce incerta di un lontano lampione stradale,
guardo lorologio: senza accorgersene avevano fatto le due. Ed
erano anche un po brille. Al mattino le aspettava il lavoro e non era
il caso di consumare altro tempo. Convenirono che per Cristina
sarebbe stato piu comodo dormire li. Lasciarono il terrazzo
comera, accesero il condizionatore, si spogliarono sommariamente
e si infilarono sotto le lenzuola. Addormentandosi come pietre.
Passo dal giornale alluscita dallufficio aveva detto Cristina
nel salutare la nuova amica e, verso le sei dun pomeriggio afoso e
noioso, Viola se la vide piombare in redazione. Vittorio, che non era
191

al corrente della serata precedente, sorrise sotto i baffi. Saluto la


venuta e continuo ad affaccendarsi nel suo far niente, come se
fosse oberato di lavoro, pronto a rizzar lorecchio. Ma la donna
entro nellufficio di Viola chiudendo la porta alle sue spalle
lasciando cosi inappagata la sua curiosita. Lo stupi la durata del
colloquio tra le due donne ed il suo stupore aumento quando,
aprendo la porta, tutta allegra, Viola gli domando cosa avrebbe
risposto se due ragazze lavessero invitato a mangiare un pizza con
loro. Risponderei che farei la figura del cretino. Come recita il
vecchio adagio... rispose, convinto che avrebbe accettato linvito.
Cosi la sua vecchia auto, mezzora dopo, si fermava nel parcheggio
duna pizzeria sulla chiantigiana. Volete far capire qualcosa anche a
me, o mi avete invitato solo per far numero? domando
sorseggiando birra e vedendo che tra le due era tutta unammoina.
Certo replico Viola, dopo che il cameriere aveva servito le pizze.
Noi ci siamo messe daccordo: Cristina, o la signora Tofani se
prefersci, e dellavviso di consegnare loriginale della lettera a sua
figlia. Non adesso. Al momento che reputera piu opportuno. Io, se
il tuo consiglio portera a qualche risultato, mi mettero sulle traccie
del nostro professore.... Hum... bofonchio Vittorio la cosa mi
piace. Non so dove vi portera, ma mi piace. Non so come la
prenderanno la ragazza quando le rivelerete che suo padre, al quale
sicuramente ha voluto bene, non e di fatto suo padre e luomo,
ammesso che tu riesca mai a trovarlo. Ma questi sono problemi
abbastanza remoti, vero signora Tofani? Cristina OK, Cristina.
Ora non ci resta che aspettare che qualche pesce cada nella rete
dellannuncio!.
Non dovettero aspettare poi molto: un sabato mattina,
mentre era scesa a prendere il caffe, Viola ricevette la telefonata di
192

un tipo che affermava desser stato allievo del professore. Annuncio


la cosa a Vittorio tornando in redazione, dicendogli di avere un
appuntamento nel pomeriggio. Al Piazzale Michelangelo perche
luomo veniva da fuori Firenze e temeva che, pur essendo stagione
di vacanze e la citta quasi vuota, in centro ci fossero problemi di
parcheggio. Vieni anche tu disse ti presenterai come un amico
dinfanzia del professore!. Lappuntamento era per le sette. Viola
aveva dettagliatamente descritto cosa avrebbe indossato, dicendo
che forse sarebbe stata in compagnia di una persona piu anziana e
che il luogo dincontro sarebbe stato alla sinistra dellinizio della
scalinata che guardava verso il Forte. Erano le sette e venti, il sole
continuava il suo viaggio verso ovest e pareva essersi fermato oltre
il ponte della Vittoria ed il parco delle Cascine. Vittorio sera acceso
un mezzo toscano ed ancora non sera visto nessuno. Quando Viola
comincio a pensare daver pescato il pesce sbagliato, si presento
davanti a lei un tipetto magro e bassotto, con una barbetta ben
curata ed un paio di piccole lenti incastonate in una montatura
dorata sul naso, che chiese se, per caso, lei non fosse la signorina
Viola. Lei confermo, presento Vittorio col solo cognome e propose
di entrare in uno dei due chalet per sedersi e bere un aperitivo.
Anche luomo si presento, strada facendo. Ora abito in provincia di
Grosseto ma sono nato e vissuto alle falde dellAppennino sulla
tosco-romagnola.... Aveva conosciuto il professore quando questi
insegnava alle medie di quella localita. Ho un bellissimo ricordo di
lui e di un suo amico, il professor Bellandi: non ti davano nozioni e
basta, ti incitavano a pensare. Ma erano altri tempi.... Domando
dove Viola lavesse conosciuto e lei, con grande naturalezza, rispose
di averlo conosciuto a Milano. Fino a la e arrivato? chiese luomo
stupito. Finirono di bere gli aperitivi, si dissero che era una bella
193

cosa formare una associazione tra gli allievi del professore, si


scambiarono i numeri di telefono. Ora sai da dove cominciare a
cercare disse Vittorio mettendo in moto la sua vecchia carretta ed
informandola che al lunedi sarebbe andato a visionare e provare
una macchina per lei. non puoi fare questa ricerca a piedi o con la
corriera....
Ma fu comunque con la corriera che viola mosse il primo
passo al martedi successivo. Non aveva messo tempo in mezzo ed il
lunedi mattina aveva immediatamente telefonato per prendere un
appuntamento col preside della scuola in questione. Che la ricevette
sulla porta del suo ufficio. Bellandi si presento. Viola gli disse
subito che proprio laltro ieri mi sono incontrata con un suo vecchio
allievo, che mi ha raccontato di lei.. Dicendone peste e corna,
suppongo ma non si stupi quando apprese che era il contrario.
Professore, debbo essere franca con lei esordi dopo che luomo le
aveva chiesto quale fosse loggetto della sua visita in una scuola
dimenticata, forse non da Dio, ma certo dal Governo. Viola chiari
che, sebbene fosse giornalista, non era per scrivere qualcosa sul
giornale. Dovessi mai scrivere qualcosa, parlerei solo della
scuola.... Tacendo alcuni particolari recapitolo al professore la
storia della lettera abbandonata tra i libri. Lei e un insegnante,
dunque mettiamola cosi: a scopo puramente didattico il mio
professore di giornalismo, che poi e un vecchio cronista fiorentino,
mi ha incitata a segurire questa faccenda come se fosse
uninchiesta. Una specie di tesi di laurea, diciamo, anche se non e
destinata alla pubblicazione. Sono da lei perche la persona che
cerco e stato un suo collega: il professor Ruzzolini!. Per poco
luomo non sobbalzo sulla poltrona. Il vecchio Ruzzola...
mormoro sorridendo. Certo che erano stati colleghi. Ma sopratutto
194

amici. Lunico col quale si poteva legare a quei tempi nellambiente


di lavoro.... Collega, amico, compare di viaggi in giro per il mondo.
Eravamo giovani, ci piaceva far baldoria. Ci piacevano le ragazze....
Freschi di laurea li avevano sbattuti in quella scuola sotto i monti.
Una sede disagiata dove per arrivare bisognava alzarsi ogni mattina
almeno tre ore prima dellinizio delle lezioni. Ma ci piaceva. Tanto
che io, col tempo, ho finito per sposare una ragazza del luogo e
trasferirmi qui. Erano rivoluzionari, per questo nellambiente non
erano amati. Ma rispettati si. Perche eravamo bravi e quelli bravi
in una sede come quella non volevano starci. Preferivano magari
vivere di supplenze. Ma a Firenze e dintorni. In qualche capoluogo
provinciale. Noi invece resistevamo sulla barricata: preside e
colleghi ci guardavano come bestie rare ma nessuno ci poteva
contestare qualcosa, forse di insegnare ai ragazzi a pensare con le
loro teste ma questo e uno dei doveri della scuola. Poi un bel
giorno il collega ed amico gli annuncio daver chiesto il
trasferimento. Lontano. Non importava dove. Solo che fosse
lontano. Mi ha solo accennato vagamente che cera di mezzo una
storia con una donna.... Lanno successivo ebbe una cattedra in un
grosso centro del Veneto. Ci scrivevamo di tanto in tanto. Mi
diceva di collaborare con la redazione locale dun giornale regionale,
che aveva una relazione... Ma ci siamo rivisti solo due volte, quando
sono morti i suoi genitori. Poi e stato traferito di nuovo. Non so
dove. In una sede migliore suppongo. I contatti si sono interrotti e
non ne ho saputo piu nulla!. Viola domando in che anno cio
avvenisse. Sua madre mori nell87; altro non saprei dire...
Dunque e probabile che sia rimasto nel Veneto fino alla fine
dellanno scolastico in corso od il successivo. Chiese lultimo
indirizzo che il professore avesse ma le lettere gli dovevano essere
195

spedite presso la redazione del giornale. Diceva di cambiare spesso


affittacamere... Nel salutarla luomo la prego, se avesse trovato
lamico, di dirgli di farsi vivo. Non e molto ma basta per
cominciare le disse Vittorio al quale riferi, appena vistolo, come di
una piccola vittoria. Puoi telefonare ai colleghi se vuoi, ma e
passato del tempo. In un giornale la gente va, altra viene... e se qui
ci siamo solo noi due, non credo che lassu siano piu numerosi. Mi
sa che dovrai finirti un bel paio di scarpe!.
Invece ebbe fortuna. Il corrispondente del giornale locale era
anchegli un anziano giornalista residente in citta che la accolse
come si deve ad una collega. Siamo in provincia di Vicenza le disse
entrando in un piccolo ristorante e qui fanno il miglior baccala alla
vicentina della zona!. A Viola del baccala non importava poi molto,
avrebbe mangiato anche un panino. Luomo se ne rese subito conto
ed appena seduti entro subito in argomento. Aveva conosciuto il
professor Ruzzolini casualmente, passando per la scuola a chiedere
informazioni sul grado dapprendimento del figlio minore.
Insegnava al liceo Alfieri. Il preside e un mio amico e dopo pranzo
andremo a trovarlo. Il tipo lo aveva incuriosito perche il suo
ragazzo, che non era mai stato un appassionato di storia, aveva
preso a studiarla portando a casa voti fino ad allora impensabili.
Delle due una, pensai. O il professore e un mona e da voti a
casaccio oppure e un mago: quello scansafatiche di mio figlio non
poteva esser cambiato cosi allimprovviso. Cosi andai a parlarci.
Quando gli ebbe domandato quali arcani mezzi avesse usato per
convincere il rampollo a studiare una materia che non gli piaceva
Mi rispose di non saperlo. Lui insegnava, mi disse, nellunico modo
che sapeva farlo: invitando i ragazzi a riflettere sugli avvenimenti e
poi a discuterne. Ed instaurando con loro un rapporto amichevole.
196

Poi si erano incontrati davanti ad una bottiglia di vino ed avevano


parlato a lungo. Raccontava le cose con brio ed ironia e possedeva
un talento letterario inconscio... che lo spinse a chiedergli di
collaborare al giornale. Ero solo ed un aiuto mi avrebbe fatto
comodo, anche se i soldi disponibili erano pochi. Si misero
daccordo per qualche cena ed un cifra piu che simbolica. E ovvio
che mi resi subito conto di che panni si vestiva ed anche se il nostro
giornale non era cosi a destra come il vostro, gli dissi subito di
tenersi lontano dalla politica. Sapeva scrivere e della vecchietta
che per sbaglio sera messa in bocca un sorso di ammoniaca faceva
un piccolo cammeo. E storici erano divenuti i suoi commenti sulle
partite della squadra locale. Poi, quando quelli di Venezia vennero
a sapere che era professore di storia e filosofia, cominciarono a
fargli scrivere articoli su anniversari davvenimenti storici ed elzeviri
di terza pagina. Pagati bene, fra laltro.... Erano quasi diventati
amici, almeno quanto potevano permetterlo la differenza deta ed
interessi. E rimasto qui diversi anni. Poi una sera, a tavola, mi
confido dessersi invaghito di una friulana e chiese il trasferimento.
Dalle parti di Udine, credo. Forse alla scuola ne sapranno di piu!
Erano giunti alla fine del pranzo. Un suo ex collega di Firenze, col
quale era in contatto, mi ha detto che gli scriveva al giornale.
Perche? Luomo sorrise zuccherando il caffe. Sai come: era
giovane, belloccio, con le donne aveva successo... Qualche volta le
affittacamere lo beccavano che se ne portava una in casa e lo
buttavano fuori. Non e che qui certe cose non si facciano: in citta ci
sono piu corna che in un cesto di lumache... ma le si fanno con
discrezione, coperte. Erano, eravamo, quasi tutti democristiani e
non volevamo metterci male con i preti per storie di adulterio. Lui
era scapolo e di sinistra: se ne fregava. Avra cambiato venti indirizzi,
197

fino a che non gli ho trovato una stanzetta indipendente accanto


alla sede del giornale. Per questa questione anche a scuola era
portato per bocca. Ma era bravo, volevano tenerselo e non si
azzardavano a dirgli niente. Il mio amico potra confermartelo!.
Di fatti: Il professor Ruzzolini? Gran puttaniere! esordi il
preside ricevendoli. Ma anche ottimo insegnante. Peccato fosse
comunista! Sia chiaro: contro di lui non posso dir niente. Al
contrario. Ci siamo tutti dispiaciuti quando ha deciso di lasciarci e
chiedere il trasferimento. Appunto intervenne il giornalista,
vedendo che era stato lamico ad entrare in argomento. Per questo
siamo venuti da te. La collega avrebbe bisogno di sapere dove se
traferito. Puoi aiutarla?. Luomo chiese se desiderassero un caffe.
Al loro diniego disse che il professor Ruzzolini sera trasferito ad
Udine. Udine citta. Non saprei dirvi in quale scuola. Ma posso
informarmi. In tre o quattro giorni posso venire a capo della
questione. Si tratta, come capirete, di cose riservate e lo faccio solo
per amicizia. Non voglio neppure sapere i motivi per i quali la
signorina lo vada cercando. Parlarono ancora un po di cose futili,
poi tolsero il disturbo. Ti telefonero appena lamico mi fara
sapere disse il collega a Viola. Prima che questa salisse sul treno.
Ma guarda te che tipetto simpatico scappa fuori! constato
Vittorio non appena Viola gli riferi gli esiti dei suoi colloqui veneti.
Sopratutto versatile: storico, insegnante nato, con larte della
penna, quasi collega.. Tralascio il puttaniere perche, come del fatto
che fosse comunista, laveva lasciato trasparire il suo collega...
Debbo parlarne con Cristina disse la ragazza agguantando il
cellulare. Vittorio la fermo. Non le dirai che faceva collezione di
ragazze come di francobolli, spero. Viola guardo sorridendo il
198

collega: Cose, Vittorio domando solidarieta maschile? Negare


tutto anche sotto tortura per coprirvi a vicenda? No. E per lei
stessa, per Cristina, che non devi dirglielo. Non deve pensare e da
come ho inquadrato io la signora, lo penserebbe - che il padre di
sua figlia la considerasse una figurina da collezione. Da quella lettera
traspare, se non dellamore, almeno dellaffetto!. Quanto alla
solidarieta maschile: Si questuomo comincia a piacermi... Forse
perche il professore era stato quello che lui, Vittorio, non era mai
stato. Lui che sera sposato presto ed altrettanto alla svelta aveva
messo al mondo due figli. Avventure? Bastavano e avanzavano le
dita di una mano per contarle. Quanto, invece, alle posizioni
politiche: Io non sono mai stato comunista, ma ho ammirato certi
loro militanti!. Viola vide che non era il caso di insistere e disse che
sarebbe scesa al bar a prendere un the. Vengo anchio! le grido
dietro Vittorio chiudendo la porta.
Arrivando a casa trovo una busta nella cassetta delle lettere.
Riconobbe immediatamente la calligrafia. Arrivata nel soggiorno
getto la busta sul tavolo, assieme alla borsetta ed alle chiavi. Si
spoglio ed infilo sotto la doccia: di quella aveva bisogno. Lacqua,
sempre piu calda, piovendole sulla pelle la vivificava. Come certe
sere dopo lamore, la in quella cascina sperduta nella pianura dove
andavano abitualmente. Circondata dai pioppi che sparivano dentro
la nebbia. Le sembrava preistoria anche se era stato solo la
primavera passata. La lettera era sul tavolo ad aspettarla ma non
lavrebbe letta. Non voleva leggerla. Non si domando neppure chi
avesse rivelato lindirizzo: la prese e la infilo intonsa in un libro a
caso. Penso che forse, tra anni, un inquilino lavrebbe trovata e
forse anche letta. Chissa se avrebbe avuto la sua stessa curiosita.
199

Poi telefono a Vittorio pregandolo di portarla al cinema: quella sera


desiderava star sola il meno possibile. Di questo il collega si rese
conto quando, dopo il film, Viola volle trascinarlo in pizzeria ed
aveva tutta lintenzione di tirarla per le lunghe. Mangiava
lentamente, quasi svogliata, e cercava ogni possibile argomento per
allungare la permanenza davanti al tavolo. Gli domandava previsioni
sul campionato di calcio, materia nella quale ci capiva poco e le
interessava di meno; gli chiedeva di raccontarle le voci che
circolavano su di alcuni personaggi in vista della citta, le piccole
malignita che si nascondevano dietro sorrisi e strette di mano.
Arrivo persino a pregarlo di raccontarle le vicende della squadra di
baseball della quale, a parte i giocatori, i dirigenti e qualche decina
di appassionati non fregava a nessuno. Cose, ragazza: hai perso la
strada di casa questa sera? Non hai sonno o che altro?. Per un
momento nella mente di Viola riapparvero i pioppi e la pianura, le
lunghe cavalcate, in coppia nella bruma del mattino. Ma disse solo
di aver ricevuto una lettera che non aveva voluto leggere. Eh, la
gioventu sospiro luomo. E bellissima. Ma porta anche le sue
pene. Quelle damore, per esempio. O mi sbaglio?. No, Vittorio,
Nessuna pena: e una storia finita. Io ho voluto che fosse cosi! E poi,
lamore.. rispose Viola lasciando la frase in sospeso. Lamore, si
domando: ma cera mai stato? Ascolta le disse luomo vai a
casa, beviti un bel whisky, dormici sopra e domani mattina sara
passata. Se e solo una malinconia passeggera, la mia terapia avra
effetto. Se e altro, allora trovati qualcuno: chiodo schiaccia
chiodo!. Segui i consigli del collega, si sbronzo per benino, dormi
come un ghiro fino alle dieci del mattino successivo. Si domando
perche Vittorio, non vedendola arrivare non lavesse chiamata ma
saccorse di aver spento il telefono. Lo chiamo per scusarsi e le fu
200

risposto che facesse con comodo e andasse in ufficio solo


dopopranzo. Quando vi arrivo trovo ad aspettarla il fax del collega
veneto con tutte le informazioni sulla scuola dove il professor
Ruzzolini aveva insegnato durante la sua permanenza ad Udine. Ti
ho gia acquistato il biglietto del treno: scegli tu quello che ti e piu
comodo! le disse il collega al posto della buona sera.
Il preside della scuola di Udine alla quale era stata indirizzata
e raccomandata era stato molto chiaro: lavrebbe incontrata con
piacere ma avrebbe potuto dedicarle solo pochissimo tempo.
Lanno scolastico sta per cominciare ed abbiamo tantissimi
problemi da risolvere le aveva detto al telefono. Lei aveva preso un
treno notturno e si presento alla scuola prestissimo con lintenzione
di invitare luomo a prendere un caffe. Il caffe gli e lo offro io
rispose questi rifiutando linvito qui, allinterno della scuola. E
dellautomatico ma e buono!. La fece entrare nel suo ufficio e
davanti a due bicchieri di caffe entro subito in argomento. Il
collega veneto mi ha detto che lei voleva sapere del professor
Ruzzolini. Per quel che mi riguarda era un ottimo elemento. Con una
concezione dellinsegnamento forse un po troppo ardita per quei
tempi ma i ragazzi lo idolatravano. E di conseguenza erano
disciplinati ed avevano risultati. Era stato con loro fino al 92, poi
aveva accettato un posto di lettore in una universita slovacca. La
localita precisa non la ricordo, ma non era Bratislava. Comunque
questo non ha importanza: non credo che lei arriverebbe fin la per
sentirsi dire che non ne sanno piu niente.... Gli pareva di ricordare
che, tempo addietro, parlando incidentalmente con qualcuno del
provveditorato, aveva appreso che aveva cambiato sede accettando
di insegnare storia e cultura italiana Che poi, oltre alla filosofia,
201

erano le sue materie in una liceo di lingua italiana. Sempre ad est,


da qualche parte. Forse in Bulgaria, non ricordo. E poi, chissa se e
ancora la. Era un animo inquieto: non si fermava in un posto per
piu di due o tre anni, massimo cinque. Avrebbe potuto benissimo
esser tornato in Italia. Oppure esser andato in America Latina. Chi lo
poteva sapere... Lei avrebbe necessita dellaiuto di qualcuno con
buoni legami al Ministero. Cosa che io purtroppo non ho. O non ho
piu da tempo.... Lui era di tradizione socialista ed aveva
abbandonato il partito. Al tempo di quel brigante di Craxi. Con
questi non ho nessun rapporto. Sia con gli attuali quanto con i
precedenti. Viola capi che era il momento di accomiatarsi, saluto
luomo, lo ringrazio e perse in citta il tempo necessario per
aspettare il primo treno.
Abbiamo girato attorno al cespuglio senza concludere
niente constato Viola riferendo a Vittorio gli esiti della trasferta
friulana. Le ultime traccie si perdono da qualche parte in Slovacchia
e, come mi e stato detto, sarebbe inutile arrivare fino a la anche se
conoscessimo la localita precisa: non ne saprebbero niente. Al
Ministero non conosciamo nessuno. Santi in paradiso non ne
abbiamo, tra poco saremo a settembre e le notizie da trasmettere
cominceranno ad arrivare come pioggia, il tempo libero sara poco...
La ricerca si ferma qui!. Luomo, che laveva ascoltata lavorando,
alzo gli occhi dal computer e guardandola bofonchio un Hum che
poteva essere dapprovazione quanto di dissenso. Poi salzo dalla
scrivania, si verso un bicchier dacqua fredda dal distributore e,
presa una sedia si ando a sedere davanti a lei. Se io fossi un
direttore le disse fissandola negli occhi ti darei un calcio in culo e ti
consiglierei di cambiar mestiere. O di andare a scrivere quattro
cazzate sui giornali di gossip. Bevve lentamente alcuni sorsi dacqua
202

e riprese. Ma siccome sono il tuo collega Vittorio e ti voglio bene, ti


raccontero qualcosa che ho imparato da quelli bravi in tanti anni
di professione. E bada che di bravi ne ho conosciuti... Vittorio la
prese alla larga, iniziando col dire che da giovane gli piaceva il teatro
e che, grazie a questa passione, aveva imparato ad apprezzare un
critico teatrale. Era bravo, il migliore di tutti. Trattava di teatro
perche diceva daver chiuso con la politica. Scriveva su di un
giornale di Roma. Aveva un passato fascista e non lo nascondeva.
Daltra parte, lo avevano in tanti... Lui pero aveva scritto anche sui
giornali di Salo. Politica intendo, non teatro.... Ma pur avendo le
idee che aveva, gli piaceva Brecht e sera messo in testa di
intervistarlo. Difficile farlo perche lo scrittore non aveva il pallino
delle interviste. E poi viveva nella Germania dellEst... . Alle cui
frontiere sera presentato diverse volte ed immancabilmente era
stato mandato in dietro. Ma non si perse danimo come adesso fai
tu. No, lui continuo a provare. Monto su di un aereo che partiva da
Belgrado e solo Dio sa come sia entratro in Yugoslavia, segnalato
comera. Non mise piede che sul cemento dellaereoparto di
Berlino Est. Due robusti poliziotti lo ricaricarono gentilmente
sullaereo col quale era venuto, col risultato desser buttato fuori
anche dalla Yugoslavia. Ma non si rassegno neppure quella volta.
Si ricordo che, sebbene lui avesse qualche anno di piu,
allUniversita aveva frequentato dei corsi assieme ad Alicata.
Magari tu non sai neppure chi sia perche e morto troppo presto,
ma era una dei giovani dirigenti che covava il PCI. Gli dette un colpo
di telefono e due giorni dopo, lui fascista, varcava il portone di
Botteghe Oscure.... Cosa sia successo la nessuno saprebbe dire.
Probabilmente quella sua vecchia conoscenza avra parlato con
qualcuno. Sta di fatto che dopo un mesetto Alicata fu chiamato da
203

Togliatti il quale gli disse che quel fascista del suo amico si
preparasse a partire tempo due settimane. Era stato infilato in una
delegazione ufficiale del partito e probabilmente gli fu anche
facilitato il contatto con lo scrittore. Che accetto di riceverlo. Non
per unintervista ma per un colloquio, dietro la promessa che di
questo non fosse scritta una sola parola. Cosi mentre gli altri
delegati si perdevano in discussioni politiche, visitavano fabbriche e
fattorie lui beveva birra col grande scrittore che lo prese a benvolere
e se lo porto appresso al Berliner Ensemble che stava montando
Lopera da tre soldi per una tournee europea. E davvero non
scrisse niente? domando Viola. Neppure una riga rispose il
collega la parola e parola. Pubblico un libro di memorie, dopo la
morte dello scrittore, nel quale rievocava lavvenimento. Ma di
quello che avevano discusso non scrisse mai una parola. Ma
qualche volta parlava. Forse sotto leffetto dellalcool, che gli
piaceva!. Vittorio si alzo per versarsi un altro bicchier dacqua, poi
riprese: Ovviamente io lo conoscevo solo dalla sue recensioni; fu
Mattei a presentarmelo. Ero andato a Roma non ricordo piu con
quale occasione e passai a salutare il mio vecchio direttore, che
allora scriveva editoriali per Il Tempo. Sapeva che ero
appassionato di teatro perche a La Nazione ero sempre attaccato
ai pantaloni del critico del giornale... Cosi gli aveva detto desser
caduto nel momento giusto e che la sera si sarebbe incontrato col
tipo. Erano amici. Cosi mi propose di accompagnarlo a cena A
tutti piaceva il vino, ma il tipo era una spugna. Non ricordo quanto
ne avesse ingurgitato. E dopo il caffe era passato al cognac. Poi
Mattei era dovuto andare al giornale e loro erano rimasti al tavolo
fin dopo la mezzanotte. Ed avevano parlato di Brecht. Mi diceva di
quanto fosse meticoloso e riuscisse a portare i suoi attori ai limiti
204

massimi di estraneamento. Raccontava delluomo: deluso dalla


piega che prendevano le cose nel suo paese ed in genere nel
comunismo.... Ma che, tuttavia, diceva che era meglio vivere nella
dittatura staliniana dove il lavoro era per meta fatto che non
nella cosidetta democrazia capitalista, che considerava riformabile
solo in peggio. Termino il suo bicchier dacqua e la guardo negli
occhi: Quindi: se lui, fascista, e riuscito ad andare nella DDR come
membro di una delegazione comunista... non puoi trovare tu un
professore che insegna da qualche parte in Europa?. Fu cosi che
Viola, leggermente rinfrancata, prese il telefono per prendere un
appuntamento al Ministero della Pubblica Istruzione. Dove fu
ricevuta da un cortese funzionario il quale, dopo averle detto che
esistevano delle norme sulla privacy che non potevano essere
violate, le chiamo un taxi per tornare in stazione.
Fu alla fine duna giornata campale allinizio di ottobre, nella
quale gli avvenimenti si erano accavallati e loro due serano fatti un
gran mazzo che Vittorio ritorno sullargomento. Stavano
stancamente mangiando qualcosa in una tavola calda del centro
quando il collega le domando in modo inaspettato: E del professor
Ruzzolini, cosa mi dici?. Viola che gia aveva deciso di considerare
inutile il continuare a pestar acqua nel mortaio, rispose
onestamente daverci messo una pietra sopra. Luomo non mostro
nessuna reazione e, dopo aver masticato una forchettata di lasagna
domando: E con la sua amica, con Cristina, vi vedete?.
Raramente rispose Viola sorbendo un sorso dacqua minerale. Ci
sentiamo, di quando in quando. Vittorio le domando se fossero
diventate amiche. In un certo senso ... rispose la ragazza. E lei
non e curiosa di sapere che fine abbia fatto il padre di sua figlia?
205

Un po lo era, da quando lei lo aveva tirato in ballo, disse Viola, ma


cosa potrebbe fare? Se non rieco a far niente io, che sono
giornalista e che, assieme a te, qualche porta riusciamo ad aprirla...
Vittorio non apri piu bocca fino a che non ebbe terminato il suo
pezzo di lasagna. E se andassimo a trovare quel suo collega. Quello
che insegna qui, vicino a Firenze?, le domando in auto, quando
stava portandola verso casa. Viola non rispose niente: si sentiva
troppo stanca. Vittorio lascio perdere e le auguro la buonanotte
una volta arrivati al portone di via delle Casine. Ma la cosa non
rimase lettera morta per molto tempo perche un sabato
pomeriggio ebbe la sorpresa di vedere entrare nel suo ufficio
Vittorio accompagnato dal professor Bellandi. Ricostruendo le loro
discussioni il collega aveva rintracciato luomo e lo aveva convocatro
in redazione. Ora teneva le fila della conversazione. Allora,
professore inizio un volta sedutisi tutti attorno alla scrivania di
Viola la vogliamo aiutare questa bella ragazza a rintracciare il suo
collega Ruzzolini? Credete che a me non farebbe piacere un
rimpatriata col vecchio Ruzzola? Ma, davvero non vedo come. Che
so propose Vittorio magari cercando e mettendo assieme qualche
indizio... Il professore doveva essere da qualche parte in Europa.
Non era da escludere che avesse fatto vela verso altri continenti, ma
era assai improbabile. Avete viaggiato assieme da giovani, ci sara
stato un Paese che a lui e piaciuto particolarmente... Si, abbiamo
viaggiato ammise luomo: avevano viaggiato battendo quasi tutta
lEuropa Da Gibilterra a Capo Nord, dal Portogallo allUnione
Sovietica e gli erano piaciuti quasi tutti. Da quelli nordici a quelli
meridionali. Quelli capitalisti e quelli comunisti. Questultimi un po
meno, e non certo a causa delle bellezze naturali.... Intervenne
Viola: Ma non fu proprio lei a dirmi, quando ci siamo incontrati la
206

prima volta, che eravate rivoluzionari? E da tutte le parti che ho


chiesto di lui, tutti mi hanno detto che era comunista!. Appunto!
replico secco il professore, senza aggiungere altro. Professore
domando Vittorio per scrupolo di coscienza, essendo ben certo
della risposta lei conosce qualcuno al Ministero? Nella burocrazia
intendo. I politici vanno e vengono.... Non conosceva nessuno. E
se provasse lei ad andare a chiedere?. Riceverei sicuramente
meno udienza di qualla che ha ricevuto la signorina.... Aggiunse che
lunica cosa che lui avrebbe potuto fare era di parlare con altri
colleghi e sperare che qualcuno di loro avesse un buon contatto.
Una possibilita remota ma... Questa volta fu il turno di Vittorio a
rimaner deluso e fu Viola a rialzargli il morale. Cinema e pizza?
domando.
Cristina era sola nella penombra del suo appartamento
ormai troppo grande per lei. Sedeva sul sofa del soggiorno assieme
ai suoi ricordi, davanti al televisore acceso senza sonoro, rigirandosi
tra le mani la fotocopia della lettera di Alberto. Non sapeva piu
quante volte lavesse letta ne le volte che sera domandata se fosse
il caso di darla a sua figlia. Alla quale in definitiva era destinata.
Come scriveva Alberto, era un messaggio dentro una bottiglia.
Rimanendo celata tra due libri aveva attraversato un mare di
avvenimenti. Di piccole gioie ed apprensioni. Senza ancora arrivare
alla riva. Il caso, il puro caso laveva fatta approdare ad unisola
sconosciuta ed adesso era nelle sue mani e lei non sapeva decidersi
sul da farsi. In questa storia lei non aveva ingannato nessuno: non
Alberto, al quale aveva detto subito dessere impegnata con
qualcuno e che la loro non sarebbe mai stata una storia. Ne Enrico
al quale aveva esposto onestamente la situazione: prendere o
207

lasciare. E neppure Elisabetta non aveva ingannato: aveva solo


mantenuto una parola data. La promessa fatta ad Enrico di non
rivelare niente alla loro figlia. Con questo accordo avevano avuto,
tutti e tre, unesistenza relativamente serena anche se Elisabetta era
stata una bambina con una salute incerta fino alla puberta ed
avevano cercato di mettere in cantiere un altro figlio che,
purtroppo, non era venuto. E forse era stato questo lunico cruccio
anche se altri problemi, di ordine quotidiano, non erano mancati.
Ma in accordo e solidarieta erano stati superati. Sullo schermo
silenzioso del televisore passavano le immagini in bianco e nero di
pellirossa allassalto di una diligenza, fuochi silenziosi di fucili e di
pistole. Cristina ne immagino il rumore che avrebbero prodotto se
avesse aperto il sonoro: rimbalzi di ruote sul terreno accidentato,
colpi
darma
da
fuoco,
urla
di
battaglia.
Tutto
contemporaneamente. E contemporaneamente squillo il telefono.
Viola la invitava ad una spaghettata tra amiche che cadeva a
propostito. Perche sentiva il bisogno di parlare, di chiarire i suoi
dubbi assieme ad unaltra donna. Ma non sua madre, uscita dal suo
lettino dadolescente piazzato nel soggiorno della casa dei genitori
solo per passare in quello matrimoniale della casa del marito e presa
totalmente, come suo padre daltra parte, dagli assilli duna
sopravvivenza che non doveva esser stata facile. Ma con Viola si,
anche se era molto piu giovane. Doveva avere solo qualche anno,
sei?, otto?, piu di Elisabetta ed approssimativamente avevano
vissuto nel medesimo contesto culturale e sociale. Se avesse capito
luna, probabilmente lo avrebbe fatto anche laltra. Passo nella
cucina ed apri le persiane. Bevve un caffe poi passo il tempo a farsi
le mani. Si dette un leggero tocco di trucco, sali in auto e fece vela
verso via delle Casine.
208

Sai tutto esordi Cristina accendendosi una sigaretta a cena


finita, dopo il caffe. Un po ne abbiamo parlato ed hai letto la
lettera: ce poco da aggiungere. Quando successe il fatto, Enrico ed
io stavamo gia assieme da piu di un anno, quasi due. Era un
rapporto stabile, sereno. Solido, se vuoi. Alberto era la
fantasticheria duna bambina, di quando mi sognavo tra le sue
braccia senza saper bene a fare che: la parte sottintesa della quale i
fotoromanzi che leggevo non parlavano. Un capriccio? Se vuoi
chiamalo pure cosi. Sfido chiunque a dimostrare che non ne ha
avuti. Magari non se lo sono tolto ma... Un errore? Forse. Ma e
difficile crederlo tale quando ci sei coinvolta. Pero ho sempre
considerato una parentesi quei giorni assieme ad Alberto: lui
sarebbe comunque volato via. Quello era il suo carattere, forse il
suo destino. Esposi onestamente la situazione ad Enrico: non sapevo
cosa avrebbe potuto pensare in quel momento. So pero che
qualunque considerazione abbia tratto non me lha mai fatta
pesare. Mi fece solo promettere di non rivelare niente ad Elisabetta.
Ora lui non ce piu ed Elisabetta vive tranquilla. Credo che sia
anche felice con qual suo ragazzo. Cosi mi chiedo se abbia un senso
andare a turbarla con le cose del passato. Ma allo stesso tempo mi
dico anche che ha il diritto di sapere, quali che siano le
conseguenze. Ad uscir male da questa storia, in definitiva, sono solo
io!. Viola verso del vino nei due bicchieri. Fortunata o no che fosse
stata, lei non aveva avuto occasione desser toccata da nessun
genere di capriccio. Forse per abitudine. Oppure per pigrizia
mentale. Non saprei cosa dirti disse alzandosi per spostare i piatti
dal tavolo al lavello. E, come direbbe Vittorio il mio collega, un
problema nel quale nessuno puo intromettersi e non riusciva
neppure ad immaginare le sue stesse reazioni se sua madre fosse
209

venuta ad esporle un caso simile. Probabilmente capirei col tempo.


Allinizio la prenderei male perche, nonostante avesse un carattere
autoritario, io ho avuto uno splendido rapporto con mio padre.... Si
alzo anche Cristina per aiutarla, seguendola in cucina. Se decidessi
di parlarne a mia figlia chiese verresti anche tu?
Vittorio entro in redazione che erano passate le sette del
pomeriggio. Aveva un diavolo per capello. E siccome aveva una folta
chioma grigia, di diavoli doveva portarsene appresso parecchi.
Aveva per quasi tutta la giornata calcato le orme del segretario
nazionale di un importante partito nella speranza di farsi accordare
unintervista per la quale aveva smosso tutte le conoscenze che
aveva tra i dirigenti locali. Laveva visto chiudersi con i suoi nella
sede, lo aveva seguito nella libreria dove aveva presentato il libro di
un collega. Sera sorbito il comizio che aveva tenuto. Quasi otto ore
di pedinamenti per ottenere quattro frasi striminzite davanti allo
sportello di un treno. Come se non bastasse aveva appreso che suo
figlio sera messo nei guai per qualche decina di grammi di fumo in
quella parte di mondo dovera. Niente di particolarmente
preoccupante ma ci sara da pagare lavvocato.... E, per mettere la
ciliegina sulla torta, cerano da mettere per scritto tutte le notizie
minori che aveva raccolto a destra ed a sinistra, ciondolando da una
parte allaltra della citta sulle piste del politico. Sera quindi
dimenticato della comunicazione da fare a Viola la quale
allindomani, tornando in redazione da unintervista alla
presidentessa degli industriali toscani, trovo Vittorio in amabili
conversari con suo padre. Lho detto a tuo padre la prevenne la
colpa e mia. Con tutto il casino che abbiamo avuto ieri mi sono
scordato di dirti della sua telefonata!. Luomo si alzo per baciare la
210

guancia di sua figlia poi si sedette di nuovo davanti a Vittorio. La


ragazza lo imito. Avevo un problema da risovere a Firenze disse
Roba di dieci minuti e mi son detto di passare qualche ora con te.
Sarebbe ripartito con un treno del pomeriggio. Dicendo che doveva
farsi perdonare, Vittorio li invito ambedue a pranzo. Un telefonata,
concordata col ristoratore, lo fece assentare per permettere ai due,
se lo avessero voluto, di parlare di problemi familiari. Torno dopo
una ventina di minuti. Viola mi ha tessuto le sue lodi disse luomo:
Vittorio, qua. Vittorio, la. Ma di se non ha voluto parlare. Come se
la cava questa mia figliola? Era brava, disse Vittorio. Ma si
rassegnava troppo facilmente. Racconto la storia della lettera. Una
informazione al ministero? chiese luomo. E che ci vuole! Ci lavora
un mio ex collega di facolta. Provero a chiedere a lui... . A pranzo
terminato Vittorio li liquido ambedue. Stai con tuo padre, Viola.
Pensero io a quel che ce da fare!.
Dopo una settimana arrivo linformazione. Il professor
Ruzzolini insegnava storia e cultura italiana ad un liceo duna citta
romena. Non ci fu necessita di ricorrere allatlante: Conosco la
citta disse Vittorio ci sono atterrato quando la Fiorentina giuoco
una partita di coppa nei dintorni. Cera stato per poco tempo ma
ricordava daver visto una bella citta. Cosa fai? Decidi di andarci?.
Viola rispose che ne avrebbe parlato con Cristina e che, comunque,
la cosa non era attuale. Pensavo di prendermi un po di ferie tra
Natale e befana. Eventualmente potrei andarci in quel periodo...
Fara freddino considero Vittorio. E potresti anche rischiare di
non trovarlo e fare un buco nellacqua. Potrebbe essese in vacanza e
potrebbero aver chiuso bandone anche scuola e centro culturale....
Se e luomo che ci siamo figurati e li. Sai tranquillo che e li. E
sicuramenrte qualcuno sapra darmi informazioni su come trovarlo.
211

E comunque, nel peggiore dei casi, mi farei comunque qualche


giorno di vacanza. A Milano non sarei tornata in ogni caso.
Almeno.. si interruppe per risponderer al telefono. Cristina ci
invita entrambi a pranzo da lei. Vuole raccontare tutta la storia a sua
figlia e le farebbe piacere ci fossimo anche noi. Con loccasione le
daremo la notizia!. Vittorio accetto di mala voglia. Non gli piaceva
mettere il naso in faccende familiari che non lo riguardavano. Tu,
bene o male, ormai fai parte della storia. Ma io.... Comunque
allora
dellappuntamento
suonarono
il
campanello
dellappartamento di Cristina con in mano una bottiglia di vino.
Il pranzo era finito ed Elisabetta ascoltava in silenzio.
Lentamente un mondo le cadeva addosso. Ogni parola della madre
era un colpo di piccone dato alledificio della sua vita passata. Tutti i
suoi ricordi, in quel momento, erano fotografie che venivano
stracciate. Passavano davanti ad i suoi occhi azzurri immagini che
erano tutte da rivalutare perche avevano ormai perduto il loro
senso anteriore. Suo padre, od almeno colui che lei aveva fino a
pochi momenti prima ritenuto tale, era stato per lei un punto di
riferimento. Un porto sicuro. Ora appariva questo fantomatico
professor Ruzzolini: un estraneo caduto dal cielo, un nome e
nientaltro di piu. Bene prese atto ed ora coshai intenzione di
fare? domando freddamente alla madre, forse incerta quanto lei
sul da farsi. Questa prese tempo accendendosi una sigaretta poi
rispose che era stata Viola, trovando la lettera, a disseppellire la
storia. Lei, in fondo, aveva il diritto di decidere cosa fare. A noi
aspettano altre scelte. Che discenderanno dalla sua. Elisabetta si
rivolse allora a Viola riproponendo la stessa domanda alla quale si
senti rispondere che neppure lei lo sapeva. Non rimaneva che
212

Vittorio, il quale se lo sentiva sdrucciolare. Di fatti fu verso di lui che


Elisabetta indirizzo lo sguardo, quasi implorasse un giudizio divino.
Io ne sono fuori, signorina rispose. Non ho fatto altro che
raccogliere le confidenze di una collega e sono qui solo perche sua
madre ha avuto la bonta di invitarmi . Senti una gran voglia di
fumare e cavo dalla tasca il pacchetto dei puzzolentissimi mezzi
toscani. Se ne mise uno in bocca senza accenderlo e riprese:
Tuttavia potrei dirle come vedo io le cose. Come giornalista
cercherei di andare fino in fondo e farei di tutto per scovare il
professore. Probabilmente renderei a tutti un pessimo servizio ma
avrei assolto al mio dovere professionale. Ma questa non e
uninchiesta giornalistica. E un caso umano che interessa solo tre
persone: sua madre, lei ed il professore. Se vogliamo aggiungiamoci
anche la collega, che in un certo modo si sente coinvolta. Riconosco
che in questo coinvolgimento ho avuto anchio il mio ruolo
spingerndola ad indagare. Lei lo ha fatto e lo ha fatto anche bene.
Ma il suo compito si ferma qui e deve tenere a freno la sua
curiosita. Lei puo continuare come fermarsi. Voi dovete dirle il da
farsi. E a voi che spetta la decisione!. Nella stanza cadde il silenzio.
Si udivano il battito di una pendola e, ovattati, i rumori della strada.
Poi fu Vittorio, alzandosi, a prendere liniziativa. Chiaritevi disse
Viola ed io siamo qui. Basta un colpo di telefono!.
Le abbiamo messo il morto in casa constato Vittorio una
volta saliti in auto. La ragazza sembra essere una tosta. Magari
dentro di lei era un vulcano ma apparentemente una stanga di
ghiaccio. Ha ascoltato sua madre senza batter ciglio ed ha posto a
tutti la stessa domanda. Una sola. Mi domando cosa stia accadendo
adesso in quellappartamento.... Cosa vuoi mai stia accadendo
213

rispose Viola dopo uno sbadiglio staranno parlando. Di sicuro.


replico luomo fermandosi ad un semaforo rosso Ma ce modo e
modo di parlare. Cosi come stiamo facendo noi due, facendo volare
i piatti o, peggio ancora, male parole. Non vorrei avessimo distrutto
il rapporto di una madre con la propria figlia... Ma no rispose
Viola aprendo la borsetta per controllare chi stesse chiamandola al
telefono che aveva preso a squillare. Cristina le dara la lettera, la
ragazza la leggera e vedrai che il problema si risolvera da solo. Se
ricevessi io una lettera come quella, da un uomo che afferma di
essere mio padre, vorrei conoscerlo. Magari per mandarlo al diavolo
ma vorrei conoscerlo!. Il telefono di Viola aveva ripreso a trillare.
Lei non lo prese in considerazione. Ho sonno disse. Ce rimasto
qualcosa da fare in ufficio? No rispose luomo. Ti accompagno a
casa. Faccio un salto allo stadio a sentire se ce qualcosa di nuovo
ed eventualmente passo io dallufficio. Ci vediamo domani disse
Viola scendendo dallauto davanti al proprio portone.
Era una fine dottobre particolarmente fredda. Da tempo
non ce ne era stata una cosi. Vittorio si passo un giro di foulard
attorno al collo e continuo a battere larticolo. Poi udi il saluto della
ragazza. Era davanti a lui e non laveva sentita arrivare; linvito
sedersi. Fa freddo e non hanno ancora acceso il riscaldamento, le
disse Gradisce un the?. La ragazza annui ringraziando e lui fece
lordinazione al bar. Forse lei cercava la mia collega. Disse E fuori
per un servizio... guardo lorologio e non credo che tornera
molto presto prosegui. Intanto era arrivato il barista ed aveva
serevito le bevande. Entrambi ne sorbirono immediatamente un
sorso. Cosi si ragiona meglio! esclamo Vittorio sentendo
irradiarsi un po di calore per tutto il corpo. Come sta sua madre?
domando. Sta bene. E da lei che vengo. Era da quando ci
214

incontrammo tutti da lei che non la vedevo. E passato un bel po


di tempo: oltre un mese noto luomo sentendo di nuovo una gran
voglia di accendersi un sigaro. Ma rinuncio per non appestare
lambiente. Mormoro un mi fa piacere sentire che sta bene di
circostanza e ripete che Viola sarebbe rientrata tardi. Le diro della
sua visita e, se mi lascia il suo numero, la faro chiamare. Ma
Elisabetta scosse la testa e disse che era con lui che voleva parlare.
La sua collega e come mia madre: e lei che ha trovato la lettera e
per motivi diversi sono ambedue troppo coinvolte. Sono coinvolta
anchio ma cerco di vedere le cose razionalmente come poteva
vederle lui, essendone al di fuori. Suppongo che sia al corrente
delle cose e sono certa che lei le veda con occhi piu liberi....
Eccoci... penso Vittorio, e penso anche che una tirata di sigaro ci
voleva davvero. Ma ancora seppe resistere. Lei, al mio posto, cosa
farebbe?. Vittorio si alzo. Da qualche parte Viola avrebbe dovuto
avere un pacchetto di sigarette. Non valevano una tirata del suo
mezzo toscano, ma sempre meglio che niente. Le trovo in un
cassetto della scrivania della collega. La disturba se fumo?.
Ricevuta la risposta se ne mise un in bocca e dopo averla accesa tiro
una boccata interminabile. Poi torno a sedersi di fronte alla ragazza.
Io non sono al suo posto e le giuro che non saprei neppure
immaginarmici esordi pero dalle descrizioni che Viola ha ricevuto
da quelli che lo hanno conosciuto... e non parlo di sua madre
perche, come lei giustamentre ha detto, e troppo coinvolta.. parlo
di suoi colleghi, di suoi amici e dirigenti, il professore appare come
un uomo interessante e mi piacerebbe conoscerlo. Ora che
sappiamo in quale parte di mondo si trovi, se fossi non lei ma
Viola, io andrei a cercarlo. Non fossaltro che per pura curiosita.
Capisco che per lei sia diverso. E come far entrare un estraneo nella
215

sua vita. Spense il mozzicone sul piattino della tazza del the. Di
estranei ne entravano a centinaia nella vita di una persona,
prosegui: Ci lavori assieme e diventano colleghi. Te li presentano e
forse finiscono per diventarti amici. A volte li peschi casualmente e
te ne innamori. Ma ha capito che non e di quel tipo di estranei che
parlo... . Ma le persone rimangono estranee se e questo che si
desidera. Altrimenti come i colleghi, gli amici e gli innamorati
diventano familiari ed impariamo a voler loro bene. Nessuno
avrebbe mai potuto costruire un passato diverso ma sul futuro si
puo influire, almeno parzialmente. Io non so se Viola decidera di
andare comunque avanti, indipendentemente da voi. So che io lo
farei e mi farebbe piacere farlo con la vostra benedizione.
Specialmente la sua, signorina!. Viola entero in quel momento,
tutta trafelata, lamentandosi per il freddo. Vide la ragazza e si
salutarono. Sono stata da mia madre disse Elisabetta. Viola
rispose che lo sapeva. Mi ha appena telefonato disse e la invito
nel suo ufficio. Vittorio, finalmente, pote uscire sul balcone ad
accendere il suo sigaro.

II
Non e centrale le aveva detto Vittorio prenotandole
lalbergo ma e tranquillo e comodo. Con gli altri giornalisti
fiorentini lo avevano scelto per essere, oltre il piu vicino
allaereoporto anche sulla direzione della localita dove si sarebbe
giuocata la partita. Laveva assicurata che per andare al centro era
disponibile un esercito di taxi a buon mercato e che, nel caso avesse
avuto voglia di fare una passeggiata, ci sarebbe arrivata in una
216

quindicina di minuti senza pericolo di sbagliar strada. Aveva


aggiunto anche che lalbergo aveva un buon ristorante e che il
proprietario era un tipo simpatico. Non le aveva detto che era, unica
costruzione di quattro piani, al centro di una foresta di blocchi di
dieci e piu. Lei noto subito che cera poca luce, cosa che non la
disturbava poi molto, e che era confortevole. Si era annotata gia da
Firenze sulla mappa della citta lubicazione della scuola e del centro
culturale: vide che la scuola pareva essere la piu distante anche se
tra luno e laltro obbiettivo la distanza si poteva calcolare in una
passeggiata di dieci minuti. Decise per la scuola mostrando la
destinazione allautista di uno dei taxi che stazionavano davanti
allalbergo. Non ne cavo molto. Trovo soltanto un bidello che non
parlava alcuna lingua che lei potesse capire ma ebbe la fortuna di
trovarci anche un ragazzo dei primi anni che masticava un po
ditaliano e che laiuto a pregar luomo di dare un colpo di telefono
al centro culturale nella speranza che questi fosse aperto. Parlo con
una voce femminile che, dopo averle chiesto chi lei fosse, accetto di
riceverla anche se la direttrice era in vacanza. La passeggiata duro
piu del tempo previsto perche lungo la via, in una delle piazze
centrali, simbatte in una imponente chiesa gotica che le rubo lo
sguardo. Si propose dentrarci sulla via del ritorno.
La voce con la quale aveva parlato apparteneva ad una
ragazza bruttina che laccolse con un sorriso e che prima di farla
accomodare le mostro le stanze del centro: unaula per i corsi di
lingua e per le proiezioni, una piu che discreta biblioteca nella quale
tre persone erano intente nella lettura di un libro o sfogliavano
giornali, e lufficio. Le fu offerto un orribile caffe tedesco. La
macchinetta per lespresso si e guastata si giustifico la ragazza che
le ripete che la direttrice era in vacanza e le domando di quali
217

informazioni avesse bisogno. Dovrei incontrare il professor


Ruzzolini... Il professore, si, certo, diceva la ragazza. Insegnava al
liceo di lingua italiana e collaborava con loro. Ma si era in periodo di
vacanza e non sapeva dove potesse mai essere. Il professore avra
pure un indirizzo... azzardo Viola. Certo che lo aveva, rispose la
ragazza. Ma lei non era autorizzata a rivelarlo. ..sa, la privacy!. Un
signore usci dalla biblioteca e saluto la ragazza, auguro il buon
giorno anche a Viola e se ando. Viola voleva spiegare che doveva
incontrare il professore per una questione duna certa importanza
ma capi subito che sarebbe stato inutile insistere. Daltra parte
come avrebbe potuto giustificare linteresse di una giornalista
italiana per un oscuro professore che insegnava in una citta cosi
lontana? Ringrazio per il caffe ed usci domandandosi cosa mai
potesse escogitare. Percorse i lunghi corridoi che lavviavano verso
luscita della vecchia costruzione e sulla porta trovo ad aspettarla
luomo che era uscito dalla biblioteca. Mi scusi, signorina... Lei si
fermo. Sono il professor Duvivier, lettore di lingua francese si
presento dicendo poi che lui non era legato ad alcun problema di
privacy. Conosco il professor Ruzzolini. Non posso dire che siamo
amici e non ci frequentiamo molto, ma ci simpatizziamo... , La
invito a bere un buon caffe in un locale dei dintorni. Sia lui che io
le diceva davanti ad una tazzina fumante abitiamo in dei mini
appartamenti alla foresteria dellUniversita. Ma attualmente il
professore non e in citta Almeno credeva perche non lo vedeva
dalla vigilia di Natale, quando serano scambiati gli auguri. Escludo
che sia andato in Italia. Diceva daver acquistato, o affittato, una
casetta di vacanza nei dintorni, non saprei dirle dove. Bevve dun
sorso il suo caffe e continuo dicendo davere il suo numero di
cellulare. Possiamo cercar di chiamarlo se dove avra segnale...
218

Provarono. Inutilmente. Ecco: questo e il suo numero. Puo darsi


che lei, piu tardi, abbia maggior fortuna! Si scambiarono anche i
loro e camminando lentamente arrivarono fino alla piazza dove
sorgeva la chiesa. Dopo un breve saluto Viola colse loccasione per
visitarla. Bella, si disse, se non ci fosse il pugno negli occhi di quel
pulpito barocco tutto dorato. Addento un panino in citta e torno
allalbero per riposare essendo in piedi dalla primissime ore del
mattino.
Scese allora di cena e fu cortesemente fermata dal portiere
che sorridendo la informo che il proprietario avrebbe gradito
invitarla al suo tavolo. Sui due piedi Viola rimase perplessa, poi
confortata dal ricordo di Vittorio accetto. Fu cosi condotta al tavolo
ove sedeva un signore grassottello ed anziano che la ricevette
alzandosi per baciarle la mano mentre il cameriere le spostava la
sedia per farla accomodare. E passato del tempo disse luomo
dopo le presentazioni ma ricordo con piacere il gruppo dei suoi
colleghi. Gente allegra. Quale di loro era il suo? Viola rispose che si
trattava del dottor Andreoni. Il cognome non mi dice molto. Come
fa di nome? Vittorio . Si, Vittorio, ricordava. Il piu allegro di
tutti, gran bevitore. Raccontava delle barzelle esilaranti che ti
imponevano di restar al tavolo fino a tardi! . Il cameriere le porto il
menu. Se non desidera mangiare allitaliana disse luomo mi
permetto di consigliarle il vitello alla Stroganoff. Non e uno
specifico nazionale ma e considerato la nostra specialita. Anche se
qualsiasi cosa lei possa scegliere e buona. Non voglio fare
pubblicita, solo lodare il cuoco. Che e uno eccezionale! Segui il
consiglio e non ebbe a pentirsene. Posso permettermi di chiederle
cosa fa da queste parti? Un servizio sulla nostra citta oppure e in
vacanza? Ne luno ne laltro rispose Viola accompagnando la
219

pietanza con un sorso di vino cerco una persona. Con scarse


probabilita di trovarla, a giudicare dagli inizi.... Che non fosse poi
troppo facile trovare una persona in una citta, tuttosommato
grandicella, come quella doverano, luomo lo affermo. Poi
domando subito: E qualcuno del luogo oppure un suo
connazionale? Di quelli che vivono qui qualcuno ne conosco. Prima
o poi cascano nel mio locale per un pranzo come si deve. Non solo
mi e connazionale specifico Viola incoraggata ma mi e anche
concittadino. Solo che non lo conosco. E un professore che insegna
alla scuola in lingua italiana. Ci sono passata e cera solo un
inserviente. Al centro culturale non vogliono darmi informazioni.
Solo un professore francese mi ha dato un numero di cellulare che
non risponde.... Luomo sorrise: Il liceo in lingua italiana ha detto?
Non si trattera forse del mio amico Alberto? Se fa Ruzzolini di
cognome, e lui! Gli pareva che suonasse qualcosa di simile; verso
del vino nei due bicchieri dicendo Ma guarda tu le combinazioni; se
solo fosse arrivata col volo di ieri mattina lo avrebbe trovato qui.
Abbiamo pranzato assieme. Poi e partito per fare fine danno nella
sua casa di vacanza. A Viola cominciarono a brillare gli occhi. Lei
sa, per caso, dove si trovi questa casa di vacanza?. Come no: ci
sono stato decine di volte. Non e lontanissima poi, alzandosi,
aggiunse Aspetti un po . Spari da qualche parte e ritorno dopo
una decina di minuti quando ormai Viola aveva terminato la sua
pietanza. Mi dispiace le disse sedendosi di nuovo al tavolo. Avrei
voluto farcela accompagnare da qualcuno, ma domani e lultimo
dellanno e tra i miei collaboratori anche chi non e di servizio ha il
suo da fare a preparare il cenone. Facciamo cosi... Lui le avrebbe
dato in prestito una macchina dellalbergo ed avrebbe marcato il
percorso sulla carta stradale. Come le ho detto non e molto
220

distante, forse una trentina di chilometri. Una decina dopo la diga.


La sua casa e in prossimita del lago. Non proprio sulla riva ma a due
passi, sulla destra della strada. Ma nella localita lo conoscono tutti.
Basta chiedere dellitaliano... Viola lo avrebbe baciato ma non
trovo il tempo per ringraziarlo che lui la prevenne: Prenda quel
vecchio comunista per le corna e lo riporti qua per il veglione. Al mio
tavolo ce sempre un posto libero per voi! Poi scusandosi le bacio
unaltra volta la mano e si avvio verso una gran tavolata di clienti.
Faceva un freddo cane. I vetri della macchina, tanti
quanterano, compresi gli specchietti, erano gelati e le ci volle non
poco a raschiarli e poi far partire il motore. Luomo era stato di
parola e sul sedile del passeggero era aperta una carta stradale con
litinerario segnato a pennarello rosso. Uscita dalla citta non cera
gran traffico ma si rese conto del sottile strato di ghiaccio che
ricopriva lasfalto. Brillava sotto il sole basso dellinverno che la
inseguiva dalle spalle. Vide lindicatore e volto a sinistra, la strada
cominciava ad essere in leggera pendenza. Poi apparve la diga e, se
le informazioni erano esatte, penso desser quasi arrivata. Di fatti
dopo sette od otto chilometri vide la targa che indicava la localita.
Cerco alcune case sulla destra e volse verso un paio di esse
percorrendo una stradella laterale in terra battuta che terminava in
un cortile. Si approprio alla casa piu vicina. Dal comignolo usciva un
filo di fumo ed una bambina dai capelli rossi rincorreva una gallina
che non aveva nessuna intenzione di farsi acchiappare. Un signore
rimestava qualcosa in due secchi davanti al porcile. Fu a questo che
chiese del professore italiano. Declamando parole totalmente
incomprensibili le indico la casa che sorgeva ad una cinquantina di
metri dalla sua. Lei ringrazio in inglese, forse nella speranza di
221

essere intesa meglio e fece per risalire in macchina. Luomo


sorridendole le fece intendere a cenni che lauto era parcheggiata in
luogo sicuro e non disturbava nessuno. Percorse il tragitto che la
separava dalla casa indicata e busso alla porta senza ottenere
nessuna risposta. Penso daver dato buca ancora una volta poi udi
dei rumori, come del legno che sbatte, provenire dal retro della
casa. Volto langolo ed intento a romper pezzi di legna le apparve
luomo. Era alto ed indossava pantaloni di velluto marrone ed un
maglione verde, a collo alto, di tipo norvegese su di un fisico
asciutto e muscoloso. E lui! penso Viola osservando una chioma
di capelli ancora quasi biondi. Il professor Ruzzolini? domando
alzando la voce per coprire il rumore dei colpi dascia sul legno ed
esser certa dessere udita. Sono io rispose luomo appaggiando
lascia sul ciocco sopra al quale spaccava la legna. Finalmente
esclamo Viola e da ieri che la vado cercando... Fa sempre
piacere esser cercati da una bella ragazza disse luomo
incammindosi verso di lei. Alla mia eta, poi, lo fa ancor di piu
continuo porgendole la mano. Una folata di vento arrivo a portare
le nubi, il tempo stava cambiando. Piacere a parte, sono anche
curioso di sapere chi e lei ed il perche del suo cercarmi. La ragazza
si presento aggiungendo che era una cosa, come dire, abbastanza
complicata. Luomo la guardo negli occhi: Ascolti le disse mi lasci
radunare la legna che ho spaccato. E cosa di qualche minuto. Poi
entriamo in casa al calduccio e cerchiamo di render semplice la cosa
complicata davanti ad un caffe. Le va?. Fece per aprirle la porta ma
Viola disse che preferiva aspettarlo fuori. Dun tratto il cielo sera
fatto nuvoloso ed il vento era cessato. Andra a nevicare, prima o
poi osservo luomo aprendole la porta sulla sola, grande stanza
che componeva il grosso della casa: reparto cucina sulla destra,
222

accanto alla porta porta con una stufa e piano cottura a legna che
andava a tutto fuoco. Una pentola dacqua che ci bolliva sopra
umidificava lambiente, un lavabo ed una vecchia ghiacciaia
probabilmente inutile in quella stagione. Il reparto giorno sulla
sinistra della camera consisteva in uno scrittoio, una mini biblioteca
dove al centro, attorniato dai libri, era acceso un televisore che
parlava nel vuoto. A completare la zona un tavolo ed alcune sedie.
Nel fondo, il lato notte consisteva in una poltrona ed un letto che
Viola considero troppo grande per una sola persona e troppo
piccolo affinche due ci potessero dormir comodi. Luomo aveva
messo una caffettiera sulla cucina a legna e laveva invitata a sedersi
Con queste vecchie cucine ci vuole un po di pazienza disse, poi
rivolgendosi a lei: Sono tutto orecchi, signorina, mi dica!. Viola
non sapeva bene da che parte cominciare, se non dalla cosa piu
banale. Professore disse io ho affittato il suo appartamento....
Due occhi azzurri la scrutarono intensamente. Mi fa piacere, ma
non credo che lei abbia affrontato un viaggio cosi lungo solo per
dirmi questo.... No confermo Viola Debbo confessarle che sono
stata indiscreta... e racconto alluomo di come avesse trovato la
lettera e di come avesse rintracciato Cristina e poi conosciuta
Elisabetta. Elisabetta mormoro luomo alzandosi per togliere da
sopra il fuoco la caffettiera che aveva preso a sbuffare. E cosi che
si chiama? Servi le due tazzine di caffe e mise sulla tavola un
pacchetto di sigarette. Io non fumo piu da diverso tempo. Il
medico dice che ho fumato gia troppo in vita mia. Ma in casa tengo
sempre un pacchetto per eventuali visitatori Non e arrabbiato
perche ho letto la lettera? chiese la ragazza sorseggiando il caffe.
No. Se lho lasciata dovera, quasi in vista, anziche consegnarla al
notaio per farla proseguire a tempo debito alla destinataria, era
223

inevitabile che prima o poi qualcuno la trovasse. Il seguito era


imprevedibile. Leventuale lettore avrebbe potuto rimetterla
dovera oppure comportarsi cosi come se comportata lei: cioe
cercare la destinataria. Con scarse probabilita di trovarla, a dire il
vero.... Lui aveva sempre sperato che un giorno o laltro, magari
dopo la sua morte, quando per testamento lappartamento sarebbe
passato in proprieta di sua figlia, fosse stata lei a trovarla. Il caso
ha anticipato le cose. Daltra parte, lo avevo scritto, era un
messaggio dentro una bottiglia: poteva arrivare a qualunque riva.
Meno prevedibile era che qualcuno si sarebbe presa la briga di
muoversi per cercare me!. Viola si accese una sigaretta. Sono una
giornalista, professore. Ed ho un buon maestro. Se mi interesso di
una vicenda mi piace arrivare fino in fondo!. Luomo si alzo per
mettere alcuni pezzi di legna nella cucina. Ed allora andiamo fino in
fondo disse rimettendosi seduto. Ha letto la lettera, quindi della
storia con Cristina sa quasi tutto. Se, come dice, vi siete incontrate
probabilmente lei avra aggiunto anche la sua versione dei fatti.
Quale essa sia non la discuto, la accetto: aveva delle motivazioni
serie. Amore o lealta che fossero. Aveva messo dallinizio le carte in
tavola e la sua gravidanza non era stata messa in conto. E neppure il
fatto che in quei pochi giorni passati assieme io avessi iniziato ad
affezionarmi a lei. In fondo questo sarebbe stato solo un mio
problema se il fatto nuovo non avesse cambiato tutti i termini delle
cose. In ogni caso lei ha fatto le sue scelte ed anche queste non le
discuto. Mi sono ritirato in buon ordine anche se il sapere davere
una figlia del tutto sconosciuta per la quale io sarei rimasto un
signor nessuno mi ha pesato e mi pesa. Cosaltro vuole sapere?
Viola non fece in tempo a trovare una risposta perche qualcuno
busso alla porta ed immediatamente dopo la figura del vicino che le
224

aveva indicato la casa del professore si staglio nella luce della


soglia. A Viola parve di capire che diceva qualcosa a proposito di una
macchina. Luomo si alzo avvicinandosi alla porta per osservare. Poi
si rivolse alla ragazza: Non mi dica che alloggia allalbergo del mio
amico Petre... lauto con la quale e venuta e una delle sue!. Anche
Viola si avvicino alla porta e vide che nevicava intensamente,
fiocchi giganteschi che avevano imbiancato il cortile, gli alberi, i tetti
delle due case. Credo proprio di si rispose Tanto che mi ha
pregato di dirle che lei ed io siamo invitati al suo tavolo per il
veglione!. E molto piu probabile commento luomo ridendo
che lei passi il veglione, si assieme a me, ma alla tavola del mio
buon vicino. Le strade nazionali vengono ripulite abbastanza alla
svelta ma queste, considerate secondarie, passano in secondordine.
Vado a dare uno sguardo ma penso sia gia rischioso arrivar giu con
questa neve!. Si infilo una giacca a vento, si mise in capo una
papalina da sciatore ed usci. Anche Viola si infilo il cappotto e
segui i due uomini che confabulavano tra loro. Ci sono cinque
centimetri di neve e tra poco saranno raddoppiati disse il
professore a Viola. Saliro sulla sommita della collina, dove ce il
segnale, e telefonero a Petre che tutto e in ordine ma che lei non
rientrera a causa della neve. Lei intanto vada con il vicino. A casa
hanno fatto del vin brulee: ne beva un bicchiere che le fara bene!
Viola obbietto che aveva vissuto molto al nord e che era capace di
guidare sulla neve. In pianura, forse.. dove anche sbandando un
po, al massimo si puo entrare in un fossetto. Qui rischia di bocciare
qualche abete. O peggio: finire nel lago! Il vicino annui come se
avesse capio tutto, magari anche a senso, e la prese sottobraccio
pilotandola verso casa dove un ragazza di circa la sua eta le servi il
vino fumante da un pentolotto che pendeva sul fuoco. Ci fu anche
225

un tentativo di conversazione. Viola capi che la ragazza cercava di


tranquillizzarla ripetendo delle parole che chiaramente volevano
significare bene ed in ordine e che confermavano che avrebbe
trascorso il veglione da loro. Dopo una ventina di minuti arrivo
anche il professore, al quale fu servito il medesimo vino caldo. Son
riuscito a parlare con lamico. Sera gia messo in moto ed aveva
trovato un fuoristrada per venirci a prendere. Ma si e dovuto
arrendere. Appena uscito dalla citta ha trovato la strada bloccata da
due Tir messi di traverso. Dovra proprio restare con noi!. Viola
apparve contrariata ma disse solo che non avrebbe voluto portar
disturbo. Il vicino doveva aver capito poi, questa volta in modo piu
comprensibile, quasi in un francese mal pronunciato, disse che non
cera nessun disturbo. Dice che gli fa piacere avere un ospite in
piu. Da queste parti la gente e molto ospitale!. Lei domando
perche a volte riuscisse a capire qualcosa ed altre no. Lo credo
rispose il professore sorridendo I miei vicini sono una famiglia che
appartiene alla minoranza ungherese e tra di loro parlano la loro
lingua. Con noi invece usano il romeno che, come certo sapra, e un
lingua di ceppo latino. Ma ora, se non ha obiezioni, le propongo di
lasciare i nostri amici alle loro attivita e poiche si son fatte le una,
mangiar qualcosa. In modo frugale ovviamente perche stasera
dovremo essere abbastanza affamati. Qua il cenone di fine danno e
un po diverso dal nostro!. Fuori cerano gia oltre dieci centimetri
di neve, la bambina dai capelli rossi aveva smesso di rincorrere la
gallina ed ora era sotto il portico della casa a giuocare con trenino di
plastica.
Il professore aveva tirato fuori dalla ghiacciaia uno strano
tipo di formaggio: non era di tipo burroso e non era neppure duro.
Come Viola avrebbe visto piu tardi lo si sarebbe potuto spalmare
226

sul pane. Da una credenza sotto il lavandino erano apparsi un


barattolo di funghi sottolio, una tavoletta di lardo compatto ed
affummicato, della cipolla rossa e dei pomodori. Da un pensile
luomo prese del pane che aveva la forma di un panettone e pose
tutto sulla tavola apparecchiata. Due bicchieri, due piatti, due
coltelli e forchette nonche una bottiglia di vino ed una di acqua
minerale completarono la mise en place. Dunque... come ha detto
di chiamarsi? Viola Bene, Viola comincio a spiegarle il
professore. Le illustro quel che ce sul tavolo. Che sono formaggio,
lardo e pane, certo non ce bisogno di dirlo. Ma contrariamente che
da noi in Toscana, il lardo e leggermente affummicato per la
conservazione. Potrebbe non piacerle... Viola lo interruppe dicendo
che non mangiava grasso ed allora il professore passo a parlare del
pane Ho visto che lo guardava con un certo stupore: e pane
casalingo. Impastato e cotto dalla moglie del vicino. Ha poca crosta
ed e morbido. Ma e fresco e fragrante. Quanto al formaggio,
questo non dovrebbe essere in tavola di questa stagione. E un
prodotto primaverile. Io lo congelo e poi lo mangio quando ne ho
voglia. Si spalma sul pane e lo si mangia col pomodoro appena
salato. E molto grasso e se non lo vuole posso cuocerle una fetta di
carne.... Viola rispose che il formaggio le sarebbe andato benissimo
ma chiese il perche delle cipolle. Luomo sorrise.
Accompagnerebbero il lardo. Abitualmente, quando sono in un
ambiente isolato o fuori casa, qua lo arrostiscono un po sulla
fiamma e lo mangiano con la cipolla. Noi, qui, arrostirlo non
possiamo. Ammorberemmo lambiente. Ma lo si puo mangiare
anche crudo, a fettine. Lho messo in tavola nel caso fosse piaciuto
anche a lei. Anche Viola sorrise, poi prese una fetta di pane ed
inizio a spalmarla di formaggio che assaggio, come le era stato
consigliato, con una fetta di pomodoro. E squisito ammise. Il
227

professore lamento lo scarso sapore dei pomodori. Ma dinverno


altro non si trova! Fu versato nei bicchieri un vino che a Viola parve
rosato e con uno strano aroma. Lo sorseggio e convenne che era
buono. E fragolino le spiego il professore. Non e in commercio
ma io ho le mie fonti... Il pranzo fini in un nuovo caffenonostante
il quale Viola sentiva davere un gran sonno. Lo aveva messo in
conto perche aveva dormito poco la notte precedente. Come
sempre le accadeva quando dormiva in un letto sconosciuto: le
servivano almeno due notti per prenderci confidenza. Lo spiego al
professore chiedendogli il permesso di stendersi un po in poltrona.
Se lo desidera puo stendersi sul letto, che e pulito: ho cambiato
tutto proprio stamane. Entro in una delle minuscole stanzette
dietro una porta e se ne torno con una coperta. Io lavorero un
po al computer ma non faro rumore le disse. Se vuole puo
togliersi anche labito. Me ne vado in bagno e ritornero quando lei
avra terminato loperazione! Viola lo ringrazio e lo chiamo quando
era gia sotto la coperta e prossima ad assopirsi.
Chiuse gli occhi e si accesero i colori che assume la
campagna pavese nei pomeriggi della tarda primavera. Poi vide i
cavalli ed udi le voci degli amici. Il grande prato davanti al casolare
che declinava verso le rive ciottolose del fiume. I piu arditi che
tentavano i primi bagni, il frullare dun fagiano dallerba alta. Gli
inviti a scendere a fiume e bagnarsi. Lei che rifiuta stendendosi
sullerba. Poi la gran tavolata sotto il porticato, lodore penetrante
dei salumi e dei formaggi, il gusto delle rane fritte. La limpidezza del
vino. Il rumore dei motori delle macchine che partono e lei seduta
sulla panca nel canto dei grilli. Un bacio sulla nuca che le procura un
brivido per tutta la colonna vertebrale e le carezze, nelle lenzuola
odorose di lavanda. Si sveglio nelloscurita e le ci volle un po di
228

tempo per realizzare dove fosse. Guardo la finestra e vide che fuori
era gia buio: quanto aveva dormito? La cucina a legna emanava un
po di chiarore e vide il professore. Anche lui si era addormentato,
seduto al tavolo, accanto al computer spento, la testa abbandonata
sulle braccia conserte. Si mise la gonna, calzo gli stivali. La
penombra della stanza alla quale adesso si abituava le permetteva
di muoversi abbastanza agevolmente. Prese il cappotto
dallattaccapanni ed usci. Non nevicava piu ed il cielo sera
sgombrato delle nubi. Saccendevano le prime stelle. Scese i due
gradini davanti alla porta e senti i piedi affondare nella neve fresca;
la casa del vicino aveva le finestre illuminate ma lei si incammino in
unaltra direzione fino che a basso, nelloscurita, intravide il lago.
Qualche luce accesa sulla riva opposta e qualche voce lontana, quasi
ovattata, a rompere il silenzio. Penso a Vittorio abbandonato a
riempire da solo le pagine del giornale. Aveva promesso di
telefonargli. Non lo aveva fatto ed adesso non ne aveva la
possibilita. Le era divenuto come un padre, con le cure e le
apprensioni di un padre: spero che non fosse in pensiero per lei.
Come avrebbe trascorso la fine danno? Il Natale lo avevano passato
assieme, a pranzo in quel piccolo appartamento che lui aveva in uno
di quei casermoni di Novoli, rivelandosi un ottimo cuoco. Ci sara
qualcuno con lui o mangiera una fetta di cotechino ed una
cucchiaiata la lenticchie davanti al televisore? Stappera da solo una
bottiglia di spumante oppure non la stappera per niente? Anche lei
lavrebbe stappata tra degli sconosciuti ma lei, partendo, lo aveva
messo in conto. E daltra parte era la prima volta. Si volto verso la
casa del professore e vide luce oltre la finestra. Anche lui si e
svegliato penso e si incammino verso la porta. Sono uscita a
respirare un po daria fredda gli disse chiudendosi la porta dietro
229

le spalle. Ed aggiunse: Non fa poi troppo freddo!. Ho preparato


del caffe. Ne vuole?. Accetto ringraziando e luomo le verso una
tazzina fumante sedendosi davanti a lei. Come le ho detto la
informo di nuovo il veglione, da queste parti, non e esattamente
come il nostro. Le do le istruzioni per luso. Se non vuole scoppiare
a forza di cibo o finire sotto al tavolo ubriaca ce un solo mezzo: non
lasciare mai il piatto ed il bicchiere vuoti. Altrimenti si riempiono di
nuovo come per magia. La notte e lunga e conseguentemente lo e
anche la cena. Ma non siamo obbligati a tirarla fino al mattino.
Quando si sentira stanca me lo dica, ringrazieremo per lospitalita e
ci ritireremo nelle nostre stanze. Che poi e solo questa. Lei dormira
nel letto ed io mi arrangero sulla poltrona. Mise della legna nella
stufa e come se si fosse dimenticato di qualcosa riprese: Ah,
unaltra cosa a proposito della cena: le portate sono tante. Quindi
veda lei di regolarsi secondo il suo appetito... Si, signor
professore rispose Viola col tono dellallieva diligente. E basta con
questo signor professore replico luomo guardando lorologio ed
accendendo il televisore Io mi chiamo Alberto. E se non la disturba
seguirei il telegiornale locale!
In un angolo della stanza cera lalbero di natale. Viola si
meraviglio di non averlo notato quando, nella mattinata, lavevano
invitata a bere il vino bollito. Ma forse era in ombra e le lucine erano
spente. Da un paiolo di rame appeso sopra al fuoco usciva un forte
odore di buono ed il professore stava infilando due teglie nel forno
della cucina a legna. Attorno al grande tavolo cerano una decina di
persone che le erano state presentate come famiglie dei dintorni e
sul tavolo, assieme ad una lunga fila di bottiglie, erano stati messi
dei vassoi colmi di piccole polpette, olive, pezzetti di prosciutto
230

cotto, pancetta bollita e formaggio. I funghi sottolio del professore


invece erano finiti in due boli, tra un vassoio e laltro. Viola si
meraviglio di non vedere la bambina che rincorreva la gallina e
giocava con il trenino, ma il professore, che si era seduto accanto a
lei, disse che probabilmente essa era gia al secondo sonno. Poi tutti
presero i loro posti ed il capoccia, che sedeva a capotavola, si alzo
per versare in certi piccoli bicchieri di porcellana un liquido
trasparente. E grappa le soffio allorecchio il professore. Qua le
cose forti si bevono come aperitivo. Lei la prenda e se non le va di
berla ora si bagni almeno le labbra. Poi, se vuole, la usera piu tardi
come digestivo! Tutti alzarono i bicchieri e dopo essersi
vicendevolmente augurati buon appetito fecero sparire il
contenuto dei bicchieri in un sol fiato. Lei segui il consiglio di
inumidirsi le labbra. Con lassalto agli antipasti che gia erano sulla
tavola il cenone ebbe inizio. Sarebbe poi proseguito con la scoperta
che le teglie con le quali armeggiava il professore contenevano delle
lasagne deliziose. Gli domando se fosse stato lui a prepararle.
Luomo assenti e lei le fece le congratulazioni. Vivendo da soli in
giro per il mondo si impara anche a cucinare. Ma nelle lasagne mi
sono davvero specializzato e non ce ricorrenza che qualcuno non
mi chieda di prepararle.... Tra le lasagne e la portata ulteriore
trascorse una buona mezzora. A chi lo voleva furono servite delle
tazze di caffe attorno alle quali si intavolarono discussioni varie che
il professore cercava di tradurle. Furono svuotate diverse caraffe di
vino ed alla fine fu messo in tavola il paiolo ancora bollente. Viola
mangio con piacere una scodella di una zuppa piccante con verdue
e carne ed un gusto che non sapeva definire. E la famosa zuppa di
guls la informo il professore. Lo avevo immaginato rispose la
ragazza domandando cosa fosse a dargli quellaroma e quel
231

profumo. Una robusta dose di cimino. Doveva sicuramente


trattarsi di qualche erba aromatica, anche se lei non riusci a
figurarsi quale. Il televisore, sui vari canali, scambiati ad intervalli
piu o meno regolari trasmetteva programmi di varieta, di musiche
popolari al suono delle quali qualcuno aveva preso a ballare. Anche
Viola fu coinvolta dal capofamiglia e dalla figlia in un ballo nel quale
bastava zampettare per fare una buona figura. Poi fu il turno della
carne all forno, che fu occasione per altre robuste bevute.
Dopodiche, con lapprossimarsi della mezzanotte, apparvero sul
tavolo le bottiglie di spumante accompagnate da fette di panettone
che il professore le disse trovarsi in commercio da qualche anno. La
numerazione inversa fu scandita dal televisore, i tappi saltarono e tu
tutto un tintinnare di coppe. Dalle finestre e nei cortili furono
sparati artifici ed il cielo si illumino per qualche minuto. Il gatto di
casa fuggiva da una parte e dallaltra non sapendo dove trovar
riparo e, dopo aver sbattuto per vari mobili considero sicuro
linfilarsi sotto una specie di madia. Terminati i botti, rientrati che
furono nella casa i fuochisti, seguendo la televisione qualcuno
inizio a cantare. Canzoni anche belle, ma delle quali Viola non
riusciva a decifrare una sola parola. Lei ed il professore furono
invitati a cantare qualcosa ditaliano e, dopo vari rifiuti, si
accordarono per accennare allinizio di Tu scendi dalle stelle ma
dopo poche batture convennero che ambedue con i canti religiosi
non cerano proprio ed attaccarono Bella ciao che, ormai, andava
bene a tutti. Poi arrivo di nuovo il momento di mangiare. Queste
sono le famose sarmale disse il professore non appena fecero
apparizione sulla tavola degli involtini di carne e riso fasciati in foglie
di cavolo acro. Le fu spiegato che di questi esistevano anche versioni
in foglie di vite ed altre foglie non meglio identificate. Erano squisite
232

ma piu di una Viola non pote mangiarne. Anzi non avrebbe potuto
inghiottire un solo boccone ma dovette far buon viso anche ad un
coscio di pollo arrostito e diversi bicchieri di vino fino a che decise di
fermarsi li. Alberto disse io getto la spugna. Non posso piu
inghiottire neppure un briciolo di pane!. Luomo sorrise. Si son
fatte quasi le tre disse e qui la cosa dura fino al mattino, ma
nessuno ci tiene legati. Se vuoi salutiamo tutti ed andiamo via, Ma
non so se ci sara modo dandarcene senza bere lultimo bicchiere!.
Infatti non ci fu verso: dovettero scegliere tra grappa, cherry ed un
liquore di frutti di bosco. Poi i saluti continuarono fin nel cortile.
Finalmente Alberto apri casa ed accese la luce.
Furono accolti da un tepore profumato dalle due grosse
frasche dabete appese alle pareti e che Viola scopriva solo adesso.
Alberto appendeva i soprabiti allattaccapanni togliendosi la giacca
ed allentandosi il nodo della cravatta, Viola si lascio cadere a corpo
morto sulla poltrona. Stanca? le domando luomo. Piena
rispose fino alla gola. Ed anche un po stanca, si: quel sentirmi
parlare attorno una lingua che non capisco mi ha sfinita. Lui
conosceva il fernomeno: cera passato varie volte. Tre sedi, tre
lingue diverse. E non tutte relativamente facili come questa. Lo so,
alla fine di una serata ti scoppia la testa. E non ce niente di meglio
di un buon sonno per rimetterti in sesto. Per cui io esco a
rinfrescarmi i polmoni. Tu fatti comoda ed entra nel letto. Quando
spegnerai la luce mi sistemero anchio!. Quando rientro mise due
sedie in faccia alla poltrona, si involto in una coperta e si distese.
Viola era riuscita a prendere sonno, un sonno agitato che la faceva
rigirare nel letto e le regalava solo frammenti di sogno: un treno che
parte, le luci della stazione che si allontanano e, tra quelle luci, la
233

sagoma di una persona che si dissolve lentamente. Poi si sveglio. La


stufa a legna illuminava vagamente la stanza. Si alzo sui gomiti e si
guardo attorno. Vide Alberto rannicchiato tra poltrona e sedie:
dormiva o forse era solo assopito. Accese il telefono per guardare
lora: segnava le quattro ma era lora di Firenze. Luomo si giro sul
suo giaciglio improvvisato ed i piedi gli scivolarono a terra
svegliandolo bruscamente. Non dormi? le domando. Lei rispose
dessersi svagliata in quel momento e lui si alzo per verificare se vi
fosse bisogno di aggiungere altra legna. Dai, vieni qui lo incito
Viola Nel letto ce posto per tutti e due. Starai piu comodo. Sto
comodo anche in poltrona: dormi tranquilla. Avrei dei rimorsi e
non potrei prendere sonno di nuovo. Lui entro nel letto cercando
di recare il minimo disturbo possibile, coricandosi di fianco, quasi sul
margine del letto. Eccoti tolti i rimorsi. Adesso puoi essere serena
le disse e lei senti unimprovvisa voglia dabbracciarlo. E lo fece,
ponendo la sua guancia su quella delluomo, che cominciava ad
essere ispida di barba. Viola, potrei avere il doppio dei tuoi anni:
lascia perdere... Lei lo strinse piu forte e gli cerco la bocca.
Questa e una notte magica disse E stato tutto cosi nuovo per
me, cosi imprevisto. Lascia che finisca come desidero.... Lui cerco
di schivarsi, di scendere dal letto ma se la ritrovo sopra di se, la
camicia del pigiama che le aveva dato in prestito lanciata sulla
poltrona, il seno nudo, le mani che gli sbottonavano la camicia.
Perche non mi hai detto... La domanda di Alberto era
rimasta sospesa nellaria, nel vago chiarore che illuminava la stanza,
nellaroma del vino liquoroso che stavano bevendo, nella sigaretta
che lei si era messa tra le labbra. Viola comprendeva bene quanto
lui fosse rimasto perplesso, se non stupito e gli domando a sua
234

volta se, dicendoglielo, sarebbe stata creduta, dal momento che non
era poi una ragazzina. Credo proprio di no fu la risposta
delluomo che si alzo dalla poltrona ove sedeva per andare a
mettere due ceppi nella stufa. Poi si verso ancora due dita di vino.
Lei lo rifiuto e spense la sigaretta nel posacenere invitando luomo,
che stava per sedersi di nuovo in poltrona, ad entrare nel letto. Lei
appoggio la testa sul suo petto e nalla vaga penombra della stanza
comincio a materializzarsi una Milano nebbiosa, autunnale: la luce
ovattata di lampioni invisibili, i contorni appena distinguibili dei
passanti frettolosi, i lampi di luce delle vetrine illuminate. Eravamo
arrivati da poco. Milano a me appariva una citta straniera che mi
era ostile. Attorno a me si parlava un dialetto che non capivo, un po
come questa sera con la lingua locale. Non legavo con nessuno.
Neppure con i compagni di scuola che avevano le loro amicizie
consolidate, le loro compagnie dalle quali anche se quache volta
invitata mi sentivo esclusa. Fortunatamente lappartamento che
abitavamo era in centro e potevo almeno uscire senza timore di
smarrirmi. Restavo nelle vicinanze e qualche volta entravo in un
cinema. Spesso uscivo con i miei. Piu per disperazione che per
scelta. E rimpiangevo la mia vita di Firenze che, pur senza essere
chissa che cosa, era almeno popolata di amiche ed amici. La
discoteca nel pomeriggio quandero gia grandicella, lescursioni sulle
colline, le cene in pizzeria. A Milano tutto questo per me non
esisteva e sentivo di vivere come una reclusa. Fu la figlia di un
collega di papa a togliermi da questo isolamento. Era di un paio
danni piu grande di me ma faceva il mio stesso anno di liceo, anche
se in una scuola diversa. Prendemmo a studiare assieme e mi apri la
porta delle sue amicizie.... Era cosi cominciata anche per lei una
vita normale: discoteca, cinema, pizze, spettacoli teatrali. Niente
235

di eccezionale, tutto sommato. Solo le occasioni di cultura e di svago


che offre una grande citta e che a Firenze non avevo conosciuto.
Luciana fu il mio Virgilio ed in quelle giornate di scoperta divenimmo
assidue.
Interminabili conversazioni sui fili del telefono:
pettegolezzi, saltuari innamoramenti di poca consistenza ed ancor
piu breve durata, programmi che per una ragione od unaltra
non sarebbero mai stati realizzati. Poi venne la primavera e
cominciarono ad aprirsi le case ai laghi e quelle di campagna di
quella societa medio e piccolo borghese che era la nostra: grandi
grigliate e feste nei giardini pregustando gia lestate e quanto
avremmo potuto fare su quellacqua di lago o di fiume, gia allora
invitanti. Una Pasqua alta, un sole caldo, quasi estivo ed una
settimana di vacanza. Ideali per un ponte in campagna. I genitori di
Luciana possedevano un cascinale nel pavese. Serano accordati con
i miei per trascorrervi il fine settimana successivo a quello pasquale.
Noi eravamo libere ed i nostri amici fuori Milano. Accettammo con
entusiasmo lidea di partire anticipatamente per aprire ed aerare la
casa... Un divertimento aprire porte e finestre, giocare a
rimpiattino per le stanze, accendere il fuoco nel camino la sera. Sul
giradischi un quartetto darchi di Mozart, o forse era Hayden o
qualche altro. Luciana aveva scovato nella biblioteca del fratello un
libro ose e lo stavamo leggendo a due voci nella luce rossastra
della fiamma. Ridevamo di certi passaggi, allungandoci sul divano
vicino al caminetto. Ogni tanto un sorso di cherry ad allietare il
dopocena. Lo schippettare della legna nel caminetto, faville lucenti
che salivano in alto per poi scomparire nella canna fumaria, il rombo
di un aereo a rompere la tranquillita della notte. Non so a quale
bicchierino di cherry eravamo arrivate ma so che fu lultimo. E ci
trovo ai due lati opposti del divano. Non ridevamo piu e ci
236

guardavamo negli occhi. Dun tratto Luciana si sfilo il maglione e


rimase a seno nudo, il riverbero del fuoco disegnava strane ombre
sulla sua pelle. Io restavo a guardarla, ne sconcertata ne
imbarazzata: anche se non era mai accaduto prima non mi
sembrava cosa del tutto fuori del comune che tra amiche ci si
potesse togliere un indumento di fronte alle altre. Ma Luciana si
alzo e venne a sedersi vicino a me per prendermi le mani e posarle
sui suoi seni. Neppure allora provai imbarazzo o sconcerto: tenevo
le mani dove lei se le era messe e continuavo a guardarla in silenzio.
Passo le labbra sulle mie e dolcemente mi sbottono la camicetta e
fece saltare il reggiseno per porre anche lei le mani sulle mie tette.
Cera silenzio e fuori il vento frusciava tra le foglie dei pioppi. Poi ci
fu un abbraccio, sentii la sua pelle a contatto con la mia e non mi
dispiacque il suo tepore. Di nuovo le bocche si incontrarono e sentii
la punta della sua lingua cercar di forzare le mie labbra. Io non
opposi resistenza. Mi sentivo svuotata e priva di ogni qualsiasi
volonta, incapace di rendermi conto di quanto mi stava succedendo
e lasciai che la sua mano facesse scorrere la cerniera dei miei jeans.
Anche lamica se li era tolti senza che lei si rendesse conto di come
avesse fatto, sentendosi le mani di Luciana accarezzarle tutto il
corpo. Poi, come per magia, due paia di mutandine volarono
nellaria leggere come farfalle per cadere lentamente da qualche
parte della stanza. Le sue mani e la sua bocca parevano gia
esperte e mi guidarono in quel nuovo giuoco. Facemmo lamore sul
divano. Poi le lunghe ombre della stanza festeggiarono due corpi
storditi che si passavano ununica sigaretta.
Viola si era seduta alla turca su di una angolo del letto.
Aspirava fumo da una sigaretta che lui le aveva acceso e passato per
poi versare alcune dita di vino liquoroso in due bicchieri. Le porse il
237

bicchiere e lei comincio a sorseggiarlo. Lui si era seduto su di una


sedia. Beveva e rimaneva a guardarla. Fuori era ancora scuro ed un
gallo aveva preso a cantare.
Ad un certo punto, non so esattamente quando, forse
quando la fiamma nel camietto stava agonizzando, raccogliemmo i
nostri indumenti e senza scambiarci una parola salimmo le scale per
andare a rintanarci nel soffice lettone della sua stanza da letto.
Nude comeravamo dormimmo abbracciate fino alle nove del
mattino. Nel primo pomeriggio sarebbero arrivati i nostri genitori ed
erano ancora una decina le mansioni alle quali avremmo dovuto
assolvere prima del loro arrivo. Dallo spolverare le stanze alla
preparazione dei letti. Scendemmo in cucina per preparare il caffe e
lo bevemmo sedute una di fronte allaltra senza scambiarci parole.
Parlavano i nostri occhi. Si sorridevano e ci dicevano ambedue
aspettavamo la notte. Sfacchinammo non poco a mettere tutto in
ordine e quando ci eravamo sedute per un tardo pranzo frugale
udimmo le macchine che stavano arrivando, cariche di pochi bagagli
e molte cibarie. Piu tardi i genitori di Luciana trascinarono tutti in
visita da dei vicini che avevano un allevamenrto di cavalli (e li che
poi avremmo imparato a cavalcare) per invitarli a cena. Fu
imbandito il grande tavolo nella stanza del caminetto e la serata
tenne fino a quasi la mezzanotte e tutta la sera duro tra Luciana e
me il discreto incrociarsi dei nostri sguardi, fino a che tutti non si
augurarono la buonanotte. Quando chiudemmo dietro di noi la
porta della stanza di Luciana i nostri indumenti caddero a terra in un
batter docchio e ci ritrovammo sotto il soffice piumone abbracciate.
Facemmo lamore come due furie per quasi tutta la notte e fu la
stessa cosa per i giorni successivi. Poi tornammo a Milano. Come le
238

famiglie non si fossero accorte dei nostri rapporti rimane un mistero


dal momento che noi due eravamo inseparabili e trovavamo ogni
scusa dallo studio ad una gita tra amici per rimanere a dormire
assieme. Cominciarono pero ad odorare qualcosa le nostre
amicizie, che ad un certo momento credo ne prendessero atto in
modo discreto. Non mancava qualche cretino che ci corteggiasse
per infilarsi tra di noi nel nostro letto ma vedendo che rimbalzava
come una palla da tennis, ad un certo punto si rassegnava.
Sotterfugi? Pochi. Vivevamo la nostra storia quasi alla luce del sole e
chiunque poteva veder la realta. Bastava avere occhi ed un minimo
di immaginazione. Ed e stata anche una storia lunga. Praticamente
e durata fino allaltro ieri. Fino a quando sono partita da Milano.
Alberto non la guardava piu dalla sedia: era entrato nel letto e la
invitava a fare il nido tra le sue braccia.
Ho deciso di accettare la proposta del direttore disse Viola
Dopodomani parto per Firenze. E gia tutto predisposto per il mio
arrivo La notte di fine maggio era calda e la striscia di spiaggia
deserta. Camminavano a piedi nudi sulla battigia luna di fianco
allaltra. La spuma della risacca accarezzava i loro piedi. Luciana
taceva; sera accesa una sigaretta e guardava davanti a se. Forse le
era giunta la conferma di un presentimento. Una sensazione
sottocutanea che da giorni non le diceva niente di buono. Ma non
diceva niente, preferiva fosse Viola a continuare il discorso. Viola,
dal canto suo, reputava daver gia detto tutto. Poi in distanza videro
il falo, gli amici che cantavano accompagnati da una chitarra, la
pentola degli spaghetti che bolliva sul fuoco improvvisato. Sono
pronti! grido qualcuno. Mangiarono. Poi una ragazza portoghese
accenno ad alcune note di fado. Io vado a casa disse qualcuno,
239

ed altri lo seguirono. Lo fecero anche Luciana e Viola e bevvero


assieme agli amici che erano rincasati lultimo bicchiere della serata.
Una falce di luna che filtrava dalla finestra socchiusa rischiarava la
stanza; in distanza si sentivano le voci di coloro che erano rimasti in
spiaggia, Si udiva anche il canto della ragazza ma non
laccompagnamento della chitarra, solo la melanconia che emanava
dalle parole incomprensibili. Pareva che loro due le stessero
ascoltando, distese luna accanto allaltra, lo sguardo volto al
soffitto. In realta distillavano pensieri diversamente convergenti su
quella separazione che era li dietro langolo ed avrebbe cambiato le
loro vite. La mano di Luciana cerco quella di Viola, che si volto
verso di lei. Temo che non avrai molto tempo per venire a
Milano... disse. Poi, non ricevendo risposta: Vedro come potro
scendere io a Firenze. Almeno una volta al mese. Questa volta Viola
rispose ma non furono le parole che Luciana sperava: Preferirei di
no, Luciana. Ci siamo precluse altre strade troppo a lungo. Finiamola
qui e quando ci capitera di incontrarci ci saluteremo come due
vecchie amiche. Abbiamo fatto assieme un lungo tratto di strada.
Sara difficile abituarci a proseguire da sole. Forse. Ma dobbiamo
farlo. Non dobbiamo aver paura. Ti telefonero, se non dovessi
riuscirci... No. Renderebbe tutto piu difficile. Ti accompagnero
al treno... . No. Ho detto anche a mio padre di non venire. Voglio
partire da sola!. Verro! Ci fu un abbraccio ed il contatto dei loro
corpi. Avevano lo stesso calore ma forse era la loro pelle ad aver
cambiato spessore. Buona notte Si voltarono sui fianchi e si
addormentarono volgendosi le spalle. Due giorni dopo, partendo, a
Viola parve di intravedere oltre il finestrino la figura esile di Luciana.
Tiro la tendina e chiuse gli occhi.
240

Non dormirono molto perche appena dopo le dieci arrivo a


prelevarli il proprietario dellalbergo con un fuoristrada ed allora di
pranzo sedevano al suo tavolo. Non credo che questa neve durera
a lungo. Se il meteo la conta giusta dopodomani piovera e la pioggia
ripulira tutto. Mi faro accompagnare da qualcuno a recuperare
lauto. Ma prima che la neve si sciolga, tu accompagna la signorina
sul belvedere e mostrale la citta Tacque alcuni secondi, poi
rivolgendosi a Viola; E bella sotto la neve!
Era apparso anche il sole e da dove erano saliti lo sguardo
abbracciava la citta nella sua intera estensione: i grandi casermoni
prefabbricati delle periferie, il bel centro raccolto in qualche
chilometro quadrato, la striscia del fiume fino alla fila delle casette
che si perdevano verso laereoporto. Eccola qua disse Alberto.
Non e la stessa visione che appare dal Piazzale Michelangelo ma e
una citta nella quale si puo vivere!. Si puo vivere ovunque ci sia
una ragione per farlo replico Viola volgendosi verso di lui. Ma tu
cosa farai? Tornerai a Firenze?. Una volta o laltra rispose luomo
Una volta o laltra ci tornero . Cerano alcuni motivi che lo
tenevano lontano. Ma anche troppi ricordi che lo chiamavano.
Portare un fiore sulla tomba dei miei genitori, ad esempio... Ma
anche: Sara una bambina. Questo dovevo dirtelo aveva detto
Cristina seduta davanti a lui ad un tavolino di Paszkowsky. Fuori
pioveva ed il tramonto cadeva cupo sulla citta. Davvero non
vuoi... No. Ne abbiamo gia parlato. Ed ancora: quella sera
pioveva a dirotto sulle lamiere della macchina parcheggiata sotto la
casa del collega mentre lui lo informava che alla fine dellanno
scolastico avrebbe lasciato la scuola. Ho chiesto il trasferimento...
Speri di poterti avvicinare a Firenze? No. Di andare il piu lontano
possibile. Si rese conto che lamico non poteva comprendere. E
241

una storia lunga. Ne va della tranquillita di diverse persone. Forse


crepero di nostalgia, ma debbo farlo!. Lamico domando se ci
fosse di mezzo una donna. Anche. Ma non e il problema
maggiore!. Lamico non domando piu niente. Mi sentiro solo
commento. E la chiuse li. I miei non la presero bene. Alla storia che
non ero stato io a chiedere il trasferimento non ci avevano creduto
neanche un attimo. Non sapevano che cosa ma subdoravano che
qualcosa dovesse esserci. Non la presero bene ma sostennero con
tutti la mia versione dei fatti, senza rimproverarmi niente. Il resto,
grosso modo, lo sai se sei riuscita ad arrivare fino a qui!. Il sole era
tramontato ed un vento che accarezzava la neve aveva preso a
colpirli col suo schiaffo gelido. Rincasiamo disse Viola.
Nella piccola cucina del suo mini appartamento Alberto
aveva preparato del vin brulee. Viola lo sorseggiava tenendo il
bicchiere con ambedue le mani che lentamente prendevano a
riscaldarsi. E qui? domando per riprendere il discorso, sedendosi
su di una della poche sedie. Qui? chiese luomo lavando il
pentolino e rimettendo a posto gli ingredienti messi nel vino e la
bottiglia ammezzata. Qui, come da qualsiasi altra parte: sopravvivo.
Faccio un lavoro che mi piace e che pretendo di saper fare. Un
piccolo gruppo di allievi che mi seguono con interesse, qualche
amico e, come hai visto anche tu, qualche buon vicino: posso dire
che e bene. Od almeno lo e col mio stipendio. Ed in ogni caso la
mia missione qua si concludera alla fine dellanno scolastico E ne
chiederai unaltra?. Alberto rispose che avrebbe potuto farlo ma di
non averci ancora pensato: Ho ancora sei mesi per decidere e
Viola ritenne di non dover aggiungere parole per evitare di
influenzarlo. Avrebbe potuto dirgli della nuova situazione di Cristina,
242

della sua vedovanza. Ma temeva di aprire vecchie ferite ancora una


volta. Ora ti accompagno allalbergo. Se non sbaglio il nostro amico
ti ha invitata a cena.... Aveva invitato anche lui, ma Alberto gia
pensava di declinare linvito: quella storia con Viola doveva finire li.
Ma scappare dalle cortesie dellamico Petre non era facile: Eh no,
amico mio. Ho preparato io stesso la mussaka che ti piace e ci ho
lavorato mezzo pomeriggio... . Era buona la mussaka preparata
secondo la ricetta di un vecchio turco, che pero a suo tempo
vendeva solo gelati e baklava e cucinava solo per se stesso. Credo
dessere stato uno dei pochi in citta ad averla mangiata alla sua
tavola diceva luomo riempiendo di vino i bicchieri dei suoi ospiti.
Aveva una figlia che era una bellezza e le facevo la corte, direi con
un certo successo. Anche al vecchio ero simpatico ma finii in galera
per un certo traffico di valuta. Poche centinaia di dollari ma quella
porta si chiuse! Succedeva tanti anni fa e aggiunse: Sciocchezze
di gioventu. Poi una telefonata, sul finire di quella cena passata in
allegria, lo obbligo a scusarsi ed andarsene. Ci vediamo domani
mattina, gentile signorina... poi, rivolto ad Alberto: La accompagni
tu allaereoporto?. Una macchina dellalbergo sarebbe stata a
disposizione. Loro si versavano nei bicchieri lultimo resto di vino e
la sala si era ormai quasi svuotata. Hai dormito poco questa notte
disse Alberto riponendo la bottiglia vuota nel cestello delle bevande
Vai a riposare. Io verro a prenderti alle otto. Viola non disse
niente.
Era una bella mattina di sole anche se sulla citta batteva un
vento gelido. I diffusori invitavano i passeggeri ad avviarsi verso le
uscite. Viola ed Alberto stavano luno davanti allaltra. Alle spalle
della ragazza si intravedevano i metal detectors ed i passeggeri che
stavano mettendosi ordinatamente in fila con in mano le carte
243

dimbarco. Cosa debbo dire alle tue donne? domando Viola.


Dille che mi ha fatto piacere avere loro notizie. Guardo la ragazza
negli occhi ed aggiunse: Dille anche che se vorranno fare una
capatina da queste parti saro qui ad aspettarle con gioia! Viola gli
sorrise. Ora vai le disse liberandole le mani che teneva dentro le
sue. A Firenze, forse, ti stanno aspettando.
2013-14

244

BANDIERA

245

246

Luomo volto langolo di via Gioberti, attraverso il viale ed ando a


sedersi sui gradini delle mura che abbracciavano lesterno del
Cristallo come un anfiteatro. Era una bella giornata di marzo,
finalmente tiepida dopo tanto freddo. Non aveva alcuna voglia di
rintanarsi nelloscurita di casa sua. Oddio, casa, se cosi si potevano
chiamare quelle due stanzette dun misero pianterreno di via
dellOrtone, situate proprio accanto al casino che aveva le finestre
del retro proprio su quel pezzo di giardino che era il suo personale
angolo di paradiso e dalle quali la proprietaria lo chiamava ogni
tanto per qualche lavoretto: un rubinetto al quale cambiare la
guarnizione, un lavandino da stasare, una mattonella da fissare. Ugo
qua, Ugo la, lo chiamavano anche le ragazze della maison che si
passavano la voce, quindicina dopo quindicina, raccomandandoselo
come uomo di fiducia per qualche commissione che non doveva
arrivare agli orecchi della signora. Tiro fuori dalla zaino il
cartoccio che conteneva i panini col lampredotto, comprati caldi
caldi dal trippaio dietro langolo, il quartino di rosso e sorrise
tagliando col coltello una parte dun semelle. Toh Bandiera, godi
anche te! disse rivolto ad un bastardello rosso, figlio di bastardi
frutto di mille incroci che lo seguiva scodinzolando fin da quando,
quasi quindici anni prima, aveva scelto Ugo come padrone.
Allora era un cucciolotto e gli si era accucciato ai piedi nel
momento meno opportuno. Era successo alla fiera di Lamporecchio
mentre aiutava un amico di quelle parti gli fosse lieve la terra,
247

perche se lera portato via la guerra! a vender brigidini e duri di


menta quando non trovava lavoro e, come adesso daltra parte,
sopravviveva di lavoretti saltuari perche rifiutava di mettersi in
tasca la tessera del sindacato fascista. Vai via! gli diceva. Ma
lanimale non se ne dava per inteso. Cercava di spaventarlo
battendo i piedi sul selciato e facendogli le mossacce: a queste si
allontanava di qualche passo ma Ugo non faceva in tempo a
vendere un croccante che il cane ritornava ad accucciarsi nello
stesso posto scodinzolando e guardarlo con occhi tristi. Va bene:
hai fatto di testa tua. Ma adesso ciao! disse Ugo allorche,
rinfoderate tutte le carabattole, il proprietario del banco laveva
salutato trascinandosi dietro la bottega. Il cane lo guardo
rimanendo a cuccia e lui si allontano. Ma se lo ritrovo tra i piedi
dopo mezzo minuto. Allora non ci siamo intesi disse luomo
accarezzando lanimale sempre piu scodinzolante. Io debbo
andare a casa!. Poi penso che anche alla bestia avrebbe fatto
piacere farlo, se ne avesse avuta una. E decise. Daccordo, vieni con
me. Dove mangia una bocca possono mangiarci anche due! ed il
cane, docile, continuo a seguirlo procurandogli non pochi grattacapi
col fattorino della corriera che Il cane in autobus non ci sale!. Si
misero daccordo per un biglietto ridotto da militari ed infilarlo nel
bagagliaio fino a Firenze. Dove Ugo dovette sbattagliare con una
guardia di citta che gli contestava la mancanza del collare, della
museruola e, sopratutto, della medaglietta attestante il pagamento
della tassa. Ma era un bravuomo: brontolo per un po poi chiuse un
occhio e li lascio partire voltando loro le spalle. Sei bello sporco,
amico! esclamo Ugo non appena vide lanimale alla luce del neon
di cucina e mise sul fuoco una tinozza di metallo piena dacqua.
Docile come un agnellino si lascio lavare e sciacquare diverse volte
248

poi mettere ad asciugare in tutti i tipi di stracci che luomo aveva in


casa fino a che, bello pulito non ando a stendersi sul sofa davanti
accanto al padrone. Chissa come diavolo ti chiami disse Ugo se
mai lhai avuto un nome... poi, osservando il pelo fulvo dellanimale
lo battezzo sui due piedi: Sei rosso disse ti chiamero Bandiera in
rogna ai fascisti!. Ed a questo nome il cucciolo si abituo a
rispondere.
Venne la guerra ed allora Bandiera rischio di rimaner di
nuovo senza padrone. Solo leta relativamente avanzata e,
sopratutto, i piedi piatti salvarono Ugo dalla mobilitazione. Ma
dovette comunque abituarsi a rimanere da solo in casa, con la
ciotola del cibo da una parte, ed a passeggiare in giardino perche la
guerra aveva ridotto la disponibilita di manodopera maschile ed
Ugo, che era un buon tornitore tessera del sindacato fascista o no
era stato assunto alla Galileo. Per esserne cacciato allinizio degli
anni cinquanta perche comunista ed attivista sindacale. E cosi
siamo di nuovo tutti e due per la strada aveva detto luomo
riprendendo il rosario dei lavoretti sporadici da una parte o dallaltra
della citta. Sempre accompagnato da Bandiera che lo seguiva
dapertutto e con pazienza si metteva ad aspettare accucciato
davanti alle porte delle case o dei negozi dove il padrone sbrigava le
sue faccende. Fino a quella mattina di marzo, quando avevano
diviso il panino col lampredotto e facevano piani per il pomeriggio:
una paio dore in riva allArno dove lui, Bandiera, avrebbe potuto
correre libero e magari, chi lo sa, acchiappare anche qualche
cagnetta in estro.
Le finestre della maison aveva le persiane chiuse unite da
una catenella allucchettata e non si potevano aprire. Ma la legge
249

se cera era facilmente aggirabile per quelle che non davano sulla
strada ed almeno quelle che davano sul piccolo giardino di Ugo
spesso rimanevano socchiuse. Da quelle non provenivavo solo le
preghiere della signora affinche Ugo salisse a riparare qualcosa
che sera guastato. Di tanto in tanto apparivano anche le signorine
che gettavano a Bandiera tutta una serie di bonta che lui, educato a
ricevere il cibo solo dal padrone, temporaneamente ignorava e
accettava solo quando era Ugo che, dopo aver ringraziato le gentili
donatrici, gli metteva davanti al muso. Fu proprio questa sua buona
educazione a tradirlo. Ma doveva ancora passare tanto tempo: tutto
un pomeriggio sulle rive dellArno, la dove la citta era quasi finita,
quando le ultime case di Varlungo si erano gia allontanate e
cominciavano le coltivazioni degli ortolani che scendevano a
vendere in citta. In quella linea retta che spaziava dal Ponte di Ferro
fino alla Nave a Rovezzano.
A parte qualche pescatore della zona con nella zucca
qualche tinca e diverse boghe non trovarono nessuno ma fu
egualmente una bella serata. Ugo sera seduto su di una pietra a
fumare e seguire nel fiume il lavoro dei renaioli mentre lui,
Bandiera, si sbizzarriva in corse infinte, ora verso gli orti, ora
seguendo il corso del fiume verso il grande cerchio rosso del sole
che scendeva per scomparire chissa dove, oltre la citta ed il parco
delle Cascine. Forse addirittura oltre Pisa per tuffarsi nel mare. Poi
Ugo aveva preso a giuocare con lui: aveva trovato una palla da
tennis ormai inservibile e gli e la lanciava, ora coi piedi poi con le
mani. Una volta in basso ed una volta in alto. E quando era in alto
lanimale si slanciava oltre mezzo metro per agguantare al volo la
pallina e riportarla stretta tra i denti al lanciatore affinche
cominciasse da capo. Sfortuna o forse casualita (oppure destino,
250

chissa) che fossero, ad un certo momento un talpone con qualcosa


in bocca ebbe a sgattaiolare tra i piedi di Ugo. Lui lo colpi al posto
della pallina e lanimale fuggi squittendo ma la sua preda prese il
volo diritta verso le ganascie di Bandiera che non sapeva bene che
cosa gli stesse arrivando perche non aveva piu la forma della
pallina gialla ma gli arrivava comunque dal padrone. Si rese conto
che era qualcosa di commestibile e lo trangugio in due bocconi,
allinsaputa di Ugo che con gli occhi stava seguendo la fuga del
sorcio. Imbruniva ed era lora di far ritorno a a casa. Vieni,
Bandiera disse Ugo che ci aspetta una bella scarpinata!.
Lanimale si pose a fianco del padrone e sincamminarono verso la
citta.
Che qualcosa non fosse in ordine col cane Ugo lo capi allora
di cena quando questi, che si era accucciato accanto alla sedia dove
solitamente vedeva sedersi il padrone, rifiuto il cibo. Di solito quelle
corse sulle rive e le scarpinate per raggiungerle e tornare a casa gli
mettevano un fame da urlo. Ma quella sera, quando luomo lo
chiamo e pose al solito posto la gamella col brodo, la carne e le
verdure, Bandiera alzo solo la testa e lo guardo con uno sguardo
melanconico. Si sara stancato piu del solito. penso Ugo In
fondo anche lui non e piu di primo pelo! accendendo la radio per
ascoltare le notizie della sera. Poi, dal momento che a pranzo sera
fatto solo due panini col lampredotto, mangio anche lui come un
cristiano. Finito il giornale radio Ugo simmerse nella lettura duno
dei tanti quotidiani del giorno che i vari grossisti di frutta del
mercato che qualche volta aveva aiutato quando avevano bisogno
di personale gli lasciavano davanti alla porta; una bella partita
della Fiorentina che aveva vinto su di un campo di provincia ed il
ministro Scelba che avrebbe fatto le cose sul serio per metter fine
251

alla buriana scioperaiola che impazzava nel Paese. Fascista di


merda! fini di pensare, non si sa bene se rivolto al ministro o
alleditorialista, ed udi Bandiera emettere un lungo guaito. Si chino
verso il cane e vide che aveva le bave alla bocca. Cosi si rammento
della talpa e di quanto essa portava in bocca ed immediatamente
penso ad un boccone avvelenato. Allarmato infilo il cane dentro un
borsone, chiese in prestito la bicicletta ad un vicino ed inforcando il
manubrio con le braccia che uscivano dalle impugnature del
borsone che sera caricato sulle spalle veleggio verso il pronto
soccorso di Santa Maria Nuova. Dove uninfermiera acida e
spigolosa mando al diavolo lui ed il suo cane perche quello era un
luogo per uomini e non per cani tignosi. Il poliziotto di turno, che dal
vetro della sua stanzetta aveva visto e sentito tutto, gli espresse una
silenziosa solidarieta battendosi due dita su di una tempia e lo
invito ad entrare da lui. E cretina disse, poi lo consiglio di provar
ad arrivare alla Societa per la Protezione degli Animali. Non e
distantedisse ed e probabile che abbiano un pronto soccorso
veterinario aperto anche la notte. Ugo pedalo con tutte le forze
che aveva ma quando arrivo al portone di via Ricasoli pote solo
insistere nel suonare il campanello della benemerita associazione.
Dovette tornarsene a casa cosi sconsolato che, vedendolo agitato in
quel modo e con quel borsone che si smuoveva e lanciava di
quando in quando un guaito sulle spalle, la proprietaria della
maison scesa, ora che lesercizio aveva terminato il programma, a
fumarsi una sigaretta allaria aperta, gli domando qual razza di
guaio mai avesse. Qui bisogna subito fargli una lavanda gastrica
disse dopo aver sentito di cosa si trattava. Lei prepari dellacqua
calda e del bicarbonato. Io le mandero giu due ragazze e lEmilia,
che e mezza medico!. Medico non lo era neppure per un decimo
252

lEmilia, bensi una vecchia demoiselle di oltre sessantanni che


cucinava e serviva in tavola la piccola comunita e che il caso o la
necessita avevano portato ad improvvisarsi di tutto: essere cuoca,
cameriera ed anche levatrice. Alloccorrenza mammana. Dimostro
di cavarsela bene anche come infermiera. Le due ragazze tenevano
fermo lanimale, che ormai privo di forze si lasciava fare qualsiasi
cosa. LEmilia gli aveva infilato in gola un lungo tubo di plastica nel
quale, con un imbuto, Ugo versava acqua calda e bicarbonato. Poi
in silenzio, tutti e quattro, aspettarono la reazione di Bandiera che,
con un estremo sforzo cerco di alzarsi sulle gambe anteriori ed oltre
allacqua che forzosamente aveva inghiottito vomito anche una
poltiglia verdastra. Rimettere, ora ha rimesso disse lEmilia Se il
veleno non e troppo potente tra poco dovrebbe cominciare a star
meglio.... Dette una pacca sulle spalle di Ugo e se ne usci con le
due ragazze considerando che non fosse il caso di augurargli la
buona notte. Rimasto solo luomo prese in braccio lanimale e lo
sposto sul letto sedendosi accanto a lui. Bandiera dava dei segni di
ripresa, od almeno doveva sentirsi piu sollevato con lo stomaco
sgombrato da quel veleno, mugolava e guardava il padrone con
occhi umidi. Questi gli parlava come ad un vecchio amico e
ricordava con parole calde quante ne avevano passate assieme da
quella sera alla fiera, quando serano scelti ed accettati. Ricordava
Ugo e parlo cosi a lungo che, vinto dal sonno e dalle fatiche della
giornata, mezzo con i piedi a terra e mezzo sul letto cosi comera
saddormento. Al mattino, dopo averlo involtato in un lenzuolo
odoroso di lavanda, sottero lamico in un angolo assolato del
giardino.
Feb. 2014
253

254

IL
CAMPO DI MIMOSE
ALLA FINE DELLA STRADA

255

256

In fondo a quella strada ce un campo di mimose....


(R.Vecchioni: Companeros)

I
Speriamo bene disse luomo dopo aver scrutato dalla
finestra lorizzonte che si faceva nero. Una constatazione per se
stesso piu che una speranza da trasmettere anche agli altri. Poi usci
dalla stanza. Se qui si mette a piovere si finisce nel fango fino alle
caviglie ed e difficile raggiungere lasfalto ritenne di dovermi
spiegare lesile ometto dalla pelle un po scura che stava seduto
davanti a me al tavolone di quella grande stanza che, a rigor di
logica, doveva essere la cucina. Perche accanto ad un bel
caminetto, spento, cera una vecchia cucina a legna, spenta anche
quella, ed un fornello legato alla bombola del gas. Anche un largo
acquaio di pietra ed un rubinetto dellacqua parevano confermarmi
questa impressione. Ma ne la conferma desser seduto nel centro di
una immensa cucina ne la prospettiva del fango in caso di pioggia
non mi aiutavano a risolvere quello che era ormai il mio problema
principale, non davano la risposta alla mia domanda: dovero
capitato e come diavolo cero capitato? Perche dun tratto mero
ritrovato a misurare coi passi una cameretta rettangolare, con
spesse pareti di pietra non intonacate, un letto metallico abbastanza
257

comodo, ben fatto e con la biancheria pulita. Un armadio, un


treppiede sul quale si appoggiavano una bacinella e la brocca
dellacqua ed una sedia al posto del comodino completavano
larredamento. Una finestra, ai piedi del letto, che una volta aperta
la persiana dava su di un vasto terreno non dissodato da anni dal
quale, qua e la, spuntavano dei ciuffi derba ormai ingialliti. Del
panorama facevano parte anche una cisterna per la raccolta
dellacqua piovana mezza arrugginita ed un alberello tisico. In
lontananza si poteva intravedere linizio di un bosco. Poi, ad
accrescere il mio sconcerto, ci fu la scoperta che nellarmadio
cerano buona parte del mio abbigliamento e delle mie calzature. Il
mio orologio segnava le quattro del pomeriggio, non avevo la
minima idea di cosa avessi fatto nel corso della mattinata ma ero
certo daver pranzato da qualche parte. Poi, senza quasi rendermi
conto daver sceso le scale (ma le avevo scese?) mero ritrovato in
quella cucina col focolare spento, in compagnia di quel signore
corpulento che scrutava lorizzonte e di quellaltro mingherlino, che
sedeva davanti a me e mi domandava quando fossi arrivato.
Questo pomeriggio risposi. Beh constato qui la gente va e
viene. Anche se era del tempo che non arrivava piu nessuno. Che
sia il benvenuto, signor... Gli dissi il mio nome e poi specificai che in
quella casa non cero venuto, bensi mi cero trovato. Succede cosi
un po a tutti, sa? Anche a me. Non avevo un soldo in tasca, vagavo
per la citta e le periferie a raccoglier cartoni. Raccoglievo anche
mozziconi per fumare, non mi vergogno a dirlo. La poverta non e
un delitto che commettono i poveri. Poi, nel mio girovagare trovai
questa casa che apparentemente non appartiene a nessuno ed
appartiene un po a tutti. Era appena finita la guerra. Poi piano,
piano sono arrivati anche gli altri. Li conoscera piu tardi....
258

Non dovetti aspettare molto. Stava imbrunendo ed


accendendo la luce rientro nella stanza luomo corpulento che
aveva scrutato lorizzonte. Vede professore? Abbiamo un nuovo
coinquilino, il signor Franci!. Il nuovo venuto mi strinse la mano con
calore e si scuso di non avermi salutato prima. Ero preoccupato.
disse Temo che verra a piovere e quando piove e problematico
uscire da qui. Ed io domani avrei un impegno importante. Spero che
il nostro amico Samir labbia intrattenuto gradevolmente: e un po
zingaro ma e un buon musicista, un virtuoso del violino conosciuto
in tutti i locali della citta Mi congratulai con lo zingaro e poiche si
parlava della citta presi la palla al balzo e domandai al professore,
che con quella faccia bonariamente rotonda e quei capelli grigi
cominciava a parermi persona conosciuta (ma non avrei saputo dire
ne come ne quando lavessi visto) di quale citta si trattasse.
Luomo si mise su di una sedia ad un capo del tavolo. Come
spiegarle, caro amico esordi Questa citta non e nessuna ed allo
stesso tempo lo e tutte. Tutte le citta hanno un fiume, dei ponti,
delle strade e delle case. Un contado piu o meno vasto. Se si
tratterra un po a lungo avra il modo di scoprirla. Vi hanno corso
tutte le valute, si ascoltano tutte le radio e si parlano tutte le lingue,
anche se quella piu usata e il francese. In questa casa parliamo per
lo piu in italiano perche la maggior parte di noi siamo italiani. Tirai
fuori dalle tasche un pacchetto di sigarette e ne accesi una dopo
averne offerte anche agli altri. Il professore rifiuto dicendo che non
fumava piu sigarette da anni, Samir laccetto e dicendo che
lavrebbe fumata dopo la cena se la infilo tra la testa e lorecchio
destro. Non capisco, professore. Non capisco dove sono e non ho
idea di come sia capitato qui... Lanziano professore mi guardo
sorridendo, poi mi disse: Tutti, in un modo o nellaltro, ci siamo
259

capitati. Il destino ci ha portati qua. A questa casa ed a questa citta.


Lei ed io abbiamo capelli sufficientemente grigi per capirne le
ragioni. Prima o poi. Guardai lorologio e considerai che si
avvicinava lora della cena. Domandai se ci fosse una trattoria nei
dintorni. Per esserci ci sarebbe rispose Samir che, come aveva
detto il professore, di locali aveva una vasta esperienza. E si
mangerebbe anche bene aggiunse. Peccato che era a sette
chilometri dalla casa e lautobus che avrebbe dovuto riportarmi in
dietro avrebbe effettuato lultima corsa tra quindici minuti. Questa
sera lei sara nostro ospite! esclamo il professore pregando lo
zingaro davvisare tale Maria del coperto in piu. Poi aggiunse se
la cucina della casa le piacera, potra decidere di versare a Maria la
somma stabilita settimanalmente. A seconda dei pasti che si
consumano. Perche presuppongo che anche lei abbia delle cose da
sbrigare in citta e sia assente per il pranzo. Samir salzo per
cercare la signora Maria. Qui debbono preparare per la cena disse
il professore, e mi propose di salire nella sua stanza per un aperitivo.
La stanza che occupava il professore non era molto diversa dalla
mia. Era solo una stanza dangolo e leggermente piu vasta. Anche
larredamento non differiva poi molto: cerano in piu due sedie ed
un tavolino coperto di carte. Alcune pile di libri ammassati vicino
alle pareti la rendevano piu vissuta. Tra breve conoscera gli altri
coinquilini disse il professore scovando dallarmadio una bottiglia di
Punt e mes e con quella riempiendo fino allorlo due bicchieri da
mescita. Credo sia bene sappia in anticipo di che persone si tratta:
la prima ad apparire in cucina, vestita come per una scampagnata
destate, sara Maria Erzsebet, contessa di Koszoros. Non so se sia
veramente una contessa; di vero ce che e ungherese e che e un
po svampita. Rimpiange il suo Edes Erdely, la sua Dolce
260

Transilvania perduta ed aspetta il ritorno di un certo principe


Serghei Vassilovici. Se vuole entrare nelle sue simpatie la saluti con
un bel signora contessa come fan tutti. Tranne me. Ma io sono un
diavolo di anarchico, a suo vedere amico dei comunisti anche se non
e vero che amico dei comunisti lo sia. Anarchico, invece, lo sono. E
mi faccio vanto dessere nato nello stesso giorno che il povero Bresci
sparo al Re mitragliatore(1). Poi, in ordine sparso, si presenteranno:
Gaston, marsigliese, ex maquis di parte gaullista e giocatore di poker
professionista. Qualche volta baro in stato di necessita. Mimmo:
giocatore e baro anche lui, ma a livello di bettola. Gira sempre con
sottobraccio quello che credo sia un televisore portatile a batteria
che non riesce mai a far funzionare. Samir lha gia conosciuto: e un
sopravvissuto a Treblinka. Ha un talento naturale per le lingue, ne
parla una decina capendone altrettante, e per la musica: suona
fisarmonica e violino. Oggi e a casa perche e domenica ma il
venerdi ed il sabato lui ed il suo gruppo sono contesi dai migliori
locali della citta . Salzo per aprire la finestra, verso due nuovi
bicchieri daperitivo e si accomodo di nuovo sulla sedia
accendendosi un mezzo toscano. Ne approfittai anchio per
accendermi una sigaretta. Poi riprese ce la parte proletaria: il
buon Salvatore e la sua famiglia. Gente che lavora e di specchiata
onesta: lui e muratore di mestiere e contadino a tempo perso.
Molto di quello che viene sulla nostra tavola proviene dallorto e
dagli annesi che sono qui, laterali alla casa perche questa,
lavorandola, e terra buona. E un comunista un po ottuso ma lo
rispetto perche e in buona fede. Suo figlio Nino e alla scuola
industriale. Gli piacerebbe diventare ingegnere aereonautico e
vedremo di aiutarlo, anche se qui una industria aereonautica non
esiste ancora. Per intanto e il ras delle balere di questa periferia e fa
261

strage di cuori femminili. Maria e il nostro angelo custode: lavora


lorto, ha cura degli animali, cucina e tiene a posto la casa. E poi ce
Santina, cosi come povera stella. Ma i matti, lei mi insegna, a volte
sono profetici. Ci sarebbe unaltra coinquilina ma la si vede poco.
Esce di casa a pomeriggio inoltrato e ritorna a notte fonda. La
domenica ci onora della sua presenza perche e una buona cristiana
e va a messa. Anche se e una vecchia prostituta e non capisco
perche si ostini a piazzarsi al solito angolo ogni santo giorno. Oggi e
una domenica particolare e non ce. Pare sia il compleanno di una
sua amica. Lhanno soprannominata Chita... Esplosi in una gran
risata interrompendo il mio interlocutore. Si, e un soprannome un
po comico convenne il professore ma lei non si adonta. Se non
fosse perche Chita e la scimmia di Tarzan, personalmente non
saprei se scegliere il nomigliolo od il vero nome: si chiama
Sofronia!. Spiegai al professore che non ridevo per il soprannome
ma per una coincidenza: quandero giovane anche nella mia citta
esisteva una vecchia prostituta che chiamavano Chita. Noi le
sfilavamo davanti con le nostre utilitarie od i nostri motorini a
prenderci gioco di lei. Lei rispondeva a sputi e pillolate. Quali
motorini avevate? chiese luomo vagamente sconcertato. Motom,
Beta, poi Bravo e Ciao risposi. Lui abbozzo dicendo che la cena
doveva ormai esser pronta ma mi resi benissimo conto che il
discorso dei motorini non doveva essergli risultato chiaro.
La grande tavola era imbandita. Su di una tovaglia di bucato
erano preparati dieci coperti. Cinque caraffe dacqua ed altrettante
di vino rosso si alternavano sul tavolo in tutta la sua lunghezza. Una
donna dalleta non meglio definibile tra i quaranta ed i cinquanta
vegliava lebollizione di una gran pentolata di pasta sul fornello a
gas. Il focolare era ancora spento ma era accesa la cucina a legna,
262

che emanava un piacevole tepore e dal cui forno faceva capolino un


delizioso profumo darrosto. Questo e il modo di Maria di darle il
benvenuto: la tovaglia di lino e quella delle feste comandate!
Solitamente apparecchiava con delle salviette disse il professore
guardando la tavola, poi chiamo la donna e mi presento. Lei mi
dette la mano dopo essersela strofinata una mezza dozzina di volte
sul grembiale. Poi, dicendo Arriva la contessa se ne torno ai
fornelli. Infatti, preceduta da unonda di profumo di mughetto fece
apparizione nella stanza una donna alta e sottile. Indossava un abito
chiaro, quasi bianco, decorato con roselline rosse ed un cappellino
infiorito. Si vedeva che in gioventu era stata una donna molto bella
anche se adesso era impossibile decifrarne leta sotto quella
tonnellata di cipria che aveva sulla faccia. Cipria bianca. Gli zigomi le
erano sottolineati con qualcosa di rosso e le labbra disegnate a
cuore con un rossetto fiammeggiante. Lei e nuovo ospite disse
venendomi incontro con un sorriso. Io sono contessa Maria
Erzsebet Koszolos. Mi inchinai esibendomi in un baciamano
perfetto, sotto gli occhi del professore che sorrideva ironico. Vi do
benvenuto in nostra piccola comunita! Concedendoci di sedere ci
imito. E lecito domandarvi da dove venire?. Gli e lo dissi. Lei ci
penso su un momento, poi: Tutta altra parte di mondo
considero Sicuramente non avete notizie di principe Serghei
Vassilovici Kamatov.... Le risposi che non solo non avevo notizie ma
che neppure avevo lonore di conoscerlo. Sicuro! esclamo Vostra
localita molto lontana di Mosca... Principe Serghei Vassilovici e mio
promesso sposo. Ultima volta visto lui a Gran Varadino prima di fine
di guerra. Andava Helsinki per vedere sue tre sorelle e vendere
grande bosco di betulle che loro possedere in Finlandia. In Russia
perduto tutto. Preso di comunisti. Poi brutta gente preso potere
263

anche in mio paese ed io partita Atene, poi qua. Finita guerra venuta
potere in mio Paese gente ancor piu brutta ed io nulla piu so di lui.
Solo so che un giorno verra.... Mais oui, madame la contesse!
esclamo un signore alto, elegante e brillantinato che entrava nella
stanza e mi fu presentato come quel Gaston del quale mi aveva
parlato il professore. La forza dellamore puo tutto, madame.
Prima o poi vedremo il signor principe scendere dal suo cavallo
bianco, entrare da quella porta e dire, come faccio adesso io,
buonasera a tutti!. Prese posto accanto a me, che ero seduto
accanto al professore, che era a capo tavola ed aveva la contessa
alla sua destra, e mi domando se giuocassi a carte. Raramente
risposi e solo giuochi popolari: briscola e scopone scientifico.
Sono giuochi da osteria! commento ed io fui pronto a
scommettere desser diventato una nullita davanti ai suoi occhi. I
giuochi da osteria erano invece il pane di Mimmo che in quel
momento entrava nella stanza intabarrato in una giacca a vento
azzurra piu grande di lui e con sottobraccio la custodia di plastica
nera di un oggetto misterioso. Sconosciuto a me ma non agli altri e
per farmelo conoscere mi propose di giuocarcelo a scopa con lasso
dopo cena: lui avrebbe messo come posta loggetto ed io diecimila
lire. Gli dissi che non avevo lire. Avrai dollari, marchi, franchi
francesi, lire sterline... qui va tutto bene. Per abbozzarla gli risposi
che non giuocavo da oltre trentanni, lui fece le spalluccie
sorridendo e, dopo aver posato loggetto su di una sedia disse che
avrebbe lasciato la giacca in camera e sarebbe sceso
immediatamente. A parte Maria che stava scolando la pasta, la
famiglia di Salvatore fu lultima a presentarsi. Lui era un uomo di
circa cinquantanni, in gioventu sicuramente un belluomo. Alto e
robusto lo era tuttora anche se la miseria ed il troppo lavoro lo
264

avevano consumato. Indossava un maglione a girocollo azzurro


sotto una tuta rossa portante sul petto una sigla, probabilmente
quella dellazienda presso la quale lavorava. Mi strinse forte la mano
con un sorriso cordiale. Suo figlio Nino era quello che doveva essere
stato il padre da giovane e mi saluto con un sorriso ed un cenno
della mano. La bimba, di circa tredici anni, non disse niente e corse
ad attaccarsi alle gonne della madre che stava avanzando verso la
tavola con una immensa zuppiera di rigatoni al ragu. Con la
bambina dietro di lei servi ognuno di noi poi pose la zuppiera al
centro della tavola, qualora qualcuno volesse servirsi di nuovo. Bon
apetit, mes amis disse Gaston e la compagnia con un tintinnare di
forchette sulla terraglia dei piatti, comincio a mangiare. Meno la
bambina che seduta accanto alla madre aveva preso a
giuocherellare con paste e forchetta, cosicche la donna si vide
costretta ad imboccarla. Le paste al ragu erano buonissime e furono
spolverate in un balletto. Ad esse seguirono due grossi conigli al
forno accompagnati da patate arrosto e, per finire una fruttiera
colma di mele apparve sulla tavola. A fine cena, prima che chi lo
desiderasse o avesse altro da fare si alzasse dal tavolo, il professore
ando a parlottare con Maria e torno comunicandomi la cifra con la
quale avrei dovuto contribuire nel caso desiderassi far colazione e
cenare a casa. Era piu che ragionevole ed accettai. Al mattino
successivo mi sarei reso conto di non avere, di fatto, un soldo in
tasca. Ma questo doveva ancora venire e rispondevo di no a Mimmo
che mi domandava se davvero non volessi giuocarmi loggetto a
carte. Non so bene che cosa sia propagandava larticolo
Sicuramente una radio, forse un televisore perche vedo uno
schermo. Funziona a spina ed a batteria. A batteria la radio riceve
qualsiasi stazione, lo schermo invece no. Si illumina solamente.
265

Forse e solo una questione dantenna. E americano, da noi ancora


non esistono cose del genere, ed e nuovo di pacco. Lha vinto a tre
sette lo scorso anno, prima di arrivar qui, in una mescita di Stagno
ad un militare di Camp Derby... Lascia luomo in pace intervenne
il professore e se davvero codesto oggetto funziona come una
radio, mettilo in presa e facci ascoltare un po di notizie!. Per
carita non fatelo! esclamai. Se e americano aggiunsi non
mettetelo in presa senza un trasformatore: loro hanno la corrente a
110. Usiamo le batterie!. Lapparecchio fu messo in funzione ma il
giornale radio stava finendo. Comincio un programma di varieta
che non interessava a nessuno, tranne che a Nino il quale, infatti, si
prese lapparecchio e si ritiro ad ascoltarlo in un angolo della
stanza. Di disse Mimmo sedendosi accanto a me Vedo che di
questi aggeggi te ne intendi.. Non me ne intendevo, risposi Pero
alcune cosette le ho imparate! E non ce verso di far funzionare
anche il televisore? Potrei alzarci un bel mucchietto di quattrini...
Si risposi a patto che lo fai cambiare in blocco! Gli spiegai che
negli Stati Uniti non solo la corrente era differente ma anche il
sistema di trasmissione, e che per quanto potesse cercare di
aggiustare lantenna, sullo schermo solo pulci avrebbe visto. Si
rassegno alla impossibilita di una vendita ed a considerare
loggetto come la radio di casa. Rimessa a posto la cucina le donne si
ritirarono. Nino chiese il permesso e si porto nella sua stanza la
nuova comune acquisizione, Gaston parti nella speranza di alzare
qualche soldo e Mimmo disse dessere stanco. Rimanemmo in tre a
terminare una mezza caraffa di vino nella quasi totale assenza di
conversazione. Poi anche il professore e Salvatore si scusarono
dicendo che al mattino dovevano alzarsi presto e mi augurarono la
buona notte. Mi coricai anchio sapendo che allindomani avrei
266

avuto un bel mucchio di cose da fare per adattarmi alla nuova


situazione. E forse capirci qualcosa.
Al mattino rifiutai la colazione dicendo che avrei bevuto un
espresso in citta, poi cominciarono subito i problemi. La prima
avvisaglia fu quando cercai di pagare il biglietto dellautobus con
una banconota da cinquanta euro. Lautista, che aveva anche la
funzione di fattorino, si giro in mano la banconota per mezzo
minuto e mi disse di non aver mai visto niente di simile. Non so di
che valuta si tratti mi disse restituendomela E, qualsiasi cosa essa
sia e dun taglio troppo grosso. Non avrei comunque di che farle il
resto. Lho vista venire dal casone e li ho soltanto amici. Si sieda
tranquillo e mi paghera quando avra gli spiccioli! Ringraziandolo
pensai che la prima cosa da fare in citta sarebbe stata il cercare una
banca per cambiare il denaro in una valuta che avesse corso. Ma
anche limpiegato della banca ebbe la stessa reazione dellautista
dellautobus: roba mai vista ne conosciuta. Praticamente non avevo
un soldo in tasca. Provai a mostrargli il bancomat ma anche di
questo non aveva la minima nozione. Se volevo campare avrei
dovuto trovarmi una occupazione e domandai allimpiegato dove
fosse lufficio del lavoro. Vicino rispose e mi diede precise
indicazioni sul come arrivarci. Raggiunsi il lungofiume: un fiume
grande, forse profondo e navigabile perche diverse chiatte
transitavano nelle due direzioni sotto il ponte. Il fiume tagliava
pressoche in due parti eguali la citta. Sopra langolo delle strade ne
cercai il nome: una targa indicava strada IV in numeri romani.
Secondo lindicazioni avrei dovuto attraversare il primo ponte,
girare a destra ed avrei battuto il naso contro l organizzazione per
loccupazione generale. Sullacqua delle anitre navigavano veloci e
267

facevano un baccano del diavolo; misi le mani sulle spallette e mi


fermai a guardarle: erano centinaia. Poi alzai gli occhi e in distanza,
seguendo la corrente, mi parve di intravedere la sagoma
inconfondibile del Tower Bridge. Impossibile, pensai, qui non siamo
a Londra!. Mi schiarii gli occhi ed il ponte era sempre la. Sorrisi
pensando che ne avessero fatta unimitazione la quale, dopotutto,
non sarebbe stata una cattiva pensata per cercar di rompere
unarchitettura monotona e quasi monoforme. Strada V recitava
la targa apposta sullangolo, poi trovai quel che cercavo. Che
mestiere fa? mi domando limpiegato dopo aver cortesemente
ascoltato il mio problema. Gli risposi che dovero solo poco tempo
prima facevo il giornalista. Qui non abbiamo giornali locali: ci
bastano quelli che arrivano da mezzo mondo disse prendendo a
consultare un voluminoso registro. Bibliotecario le andrebbe
bene? mi domando sorridendo, convinto daver trovato limpiego
che faceva al mio caso. Mi andava benissimo. Allora mi dia un
documento, per favore!. Prese la carta didentita che gli porgevo
ed ando verso un tavolo per riempire un formulario. Lo vidi rigirarsi
il mio documento tra le mani cosi comera accuduto per la
banconota sia in banca che sullautobus, poi alzare un telefono.
Ce un piccolo problema mi disse dopo aver riagganciato ed
invitandomi ad attendere qualche minuto. Ne saranno passati forse
una decina quando si presento allo sportello un elegante signore
che si mise in tasca ll mio documento e mi invito cortesemente a
seguirlo. Mi fece sedere accanto a lui su di una vecchia Citroen nera
e mi trasloco in un altro ufficio dove dietro una scrivania un po
attempata era seduto un tipo dalla faccia simpatica che stava
sorbendosi del the da uno spesso bicchiere di vetro: la mia carta
didentita fini nelle sue mani. Con un cenno della mano mi invito a
268

sedermi su una sedia davanti a lui, che aveva preso ad esaminare la


carta didentita con una grossa lente. Ha qualche altro documento
sopra di se? chiese. Risposi che avevo la patente di guida ed il
tesserino di giornalista. Me li mostri, la prego.... Dal portafogli
fece capolino anche la banconta da cinquanta, che evidentemente
sveglio la sua curiosita. Sia cortese disse mi mostri anche
quella. Esamino diligentemente tutto quanto, dando maggior
attenzione alla banconota, alla sua filigrana, ai suoi segni di
sicurezza. Mi dica, signor Franci, quande arrivato in citta?. Gli
risposi che non ci ero esattamente arrivato bensi mi ci ero ritrovato
senza sapere ne come ne perche il pomeriggio precedente verso le
sedici In una stanza perfettamente sconosciuta dove pero cerano
gia dei miei abiti e delle mie calzature dentro larmadio. Tra gente
perfettamente sconosciuta che, per fortuna, e risultata
estremamente accogliente. Ospitale fino al punto di adottarmi...
Gli abitanti del casone disse Li conosco, brava gente. Anche quel
francese che come giuocatore di carte professionista e un po da
tener docchio!. Fece una pausa, poi riprese E poi, dopo
ladozione.. cosa le e successo?. E successo che ho cercato di
cambiare la banconota che e davanti a lei e sono stato guardato
come una bestia rara. Ho pensato che essendo senza un soldo avrei
dovuto trovarmi un lavoro ma il risultato e di trovarmi in mano alla
polizia con la probabile accusa daver su di me banconote e
documenti falsi...!. Falsi? domando luomo guardandomi
attentamente. Ho forse affermato che i suoi documenti e la
banconota sono falsi?. Non lo ha detto ammisi ma sicuramente
lo pensa!. Il suo, caro signore, e un puro processo alle intenzioni.
Per di piu supposte. Io non penso affatto che i suoi documenti siano
falsi. E neppure la banconota. La sua e sicuramente una carta
269

didentita italiana originale, anche se il suo colore e leggermente


diverso da quelle he io ho conosciuto. Il permesso di guida e la
banconota mi sono totalmente nuovi ma hanno tutti gli elementi di
sicurezza. Tutto puo esser considerato originale. No, signor Franci, i
suoi documenti non sono falsi ma dovra convenire con me che sono
sicuramente dubbiosi: la banconota e emessa da una banca
formalmente inesistente. Ed e emessa nel 2002. I suoi documenti
sono datati 2012...!. Certo. E con questo?. Luomo mi guardo di
nuovo, questa volta con un velo dironia impresso sul volto. Non le
sembra di essere un po avanti col tempo? Domandai
candidamente il perche: Ma oggi non e il 22 ottobre? Si.
Esattamente il 22 ottobre dellanno 1956 rispose mostrandomi un
calendario che aveva sul tavolo. Sul momento pensai daver ricevuto
un pugno nello stomaco; poi misi a punto le cose che avevo visto
senza osservarle: lautobus scarrettato col baule del motore a fianco
del posto di guida, il tipo di tram che circolava in citta, la vecchia
auto che mi aveva trasportato alla polizia, linesistenza dei
bancomat. E poi, in questo giuoco dellassurdo, se mi ero trovato
proiettato in una casa ed una stanza totalmente sconosciute, ormai
potevo esser disposto a credere che lo fossi stato anche nel tempo.
Ma provai di nuovo a contestare quella che, apparentemente,
poteva essere la realta. Presi dalla tasca della giacca il cellulare per
accenderlo: non aveva campo ma la data che indicava era quella del
22 ottobre del 2012. Guardi dissi mostrando alluomo lo schermo
acceso Questo e un comunissimo telefono portatile. Non ha
segnale ma guardi la data: questo non mente!. Mi fece notare che
anche il suo calendario non mentiva. E poi non mi dica che con
quellaggeggio lei potrebbe chiamare tutti i telefoni della citta
facendo tranquillamente due passi.... No risposi non tutti i
270

numeri della citta: quelli di tutto il mondo!. Questa volta fu lui a


rimanere sconcertato perche, si vedeva, un po cominciava a
credere in quanto andavo dicendogli. Guardo davanti a se il
bicchiere del the e lallontano con la mano. Qui il the non basta!
esclamo e grido al collega dellaltro lato della stanza di farci
portare dal bar due caffe. Ristretti. Pare che la situazione si sia
impantanata considero luomo una volta bevuti i caffe
Cerchiamo di tirarcene fuori le gambe. Mi offri una sigaretta che
accettai con piacere. Posto che il calendario non mente e che oggi
e il 22 ottobre del 1956, lei mi sta mostrando dei documenti emessi
dopo il 2000, una banconota ed un oggetto lei dice un telefono
che attualmente non esistono. Tutto ha lapparenza di essere
autentico e loggetto e una cosa conceta... Quindi? domandai.
Luomo salzo e si pose su di una sedia accanto a me. Lo guardai in
perfetta luce e scoprii che assomigliava a Lino Ventura. Signor
Franci... a me non piace la fantascienza e non credo ai miracoli: e lei
che deve dirmi qualcosa!. Risposi che gli e lo avevo gia detto. Si,
si: la camera, i suoi indumenti, gli abitanti del casone.. ma ci sara
pure una spiegazione razionale!. E da ieri alle sedici che la sto
cercando, ma fino ad ora non sono stato capace di trovarla. Ma io
sono solo un piccolo giornalista di provincia, magari non molto
intelligente. Lei e il poliziotto. E forse la sua mente e piu agile della
mia Poliziotto? mi chiese luomo spegnendo il mozzicone nel
posacenere Chi le ha messo in testa che io sia un poliziotto?
Aspirai lultima boccata della sigaretta e spensi anchio il mozzicone.
Nessuno me lo ha detto, e vero. E la macchina che mi ha
trasportato in questo ufficio non aveva insegne: sono nella mani di
un servizio segreto!. Lino Ventura sbotto in una gran risata.
Questa e buona! esclamo. No, caro signore. cerco di spiegarmi
271

Ne luna ne laltro. Qui viviamo in unisola felice: non siamo ricchi


ma nella nostra poverta cerchiamo di essere equi. Le organizzazioni
economiche e dei servizi sono autogestite e non abbiamo conflitti
sociali. Non abbiamo bisogno ne di servizi segreti ne di polizia. Io
sono un lavoratore con certe resposabilita, lo ammetto
dellorganizzazione per la sicurezza dei cittadini. Siamo anche stati
fortunati: la guerra non ha portato devastazioni.: e passata su di noi
con la leggerezza di una nuvola e nessun esercito ha messo piede
nel nostro piccolo territorio. Non siamo perfetti ma pensiamo
davere unorganizzazione sociale accettabile. Forse la migliore
attualmente possibile. Cera passione nella descrizione che il mio
interlocutore faceva, ero certo che era sincero e che forse le cose
stavano davvero come diceva. Per questo i conflitti e le diatribe del
mondo ci giungono ovattate, portate dai giornali e dalle radio che
riceviamo e non influenzano piu di tanto la nostra vita. Ognuno le
giudica secondo la sua coscienza e le sue idee, perche da noi tutte
le idee hanno il diritto di cittadinanza. Prendiamo esempio dai suoi
coinquilini del casone: il professore e anarchico. Il francese e
liberale, il siciliano comunista, la signora svampita si comporta come
una aristocratica. Eppure convivono senza tensioni da diversi anni.
Oppure prendiamo questo ufficio: siamo solo in quattro e non ce ne
sono due che la pensano allo stesso modo. Il collega che lha
accompagnato qui e un ammiratore di Salazar. Io sono un laico
progressista al quale piacciono le socialdemocrazie scandinave.
Unaltro e un baciapile mentre il quarto e un mangiapreti
infuocato. Eppure lavoriamo gomito a gomito e non abbiamo
conflitti, potrei dire che siamo quasi amici. E sa perche non
abbiamo conflitti? Non perche si ritengano la politica e le ideologie
cose non degne ed importanti ma per motivi molto piu prosaici ed
272

egoisti: perche confliggendo potremmo mettere a rischio tutti i


nostri equilibri sociali. Ma abbiamo deviato concluse offrendomi
unaltra sigaretta torniamo a discutere del suo caso. Il mio caso:
fino allaltro ieri ero nella mia citta, avevo il mio lavoro ed i miei
amici. Gli dissi. Ed ora sono qui a convivere con gente che non
conosco ed a discutere con lei. Discussione che, per quanto distesa e
civile e pur sempre un interrogatorio!. Interrogatorio. Unaltra
interpretazione arbitraria della nostra conversazione, signor Franci.
Fummo interrotti da un collega delluomo che gli dette un
documento da firmare, poi riprese. Lei afferma desser caduto qui,
non si sa come, dal secondo decennio del millennio tre. Io posso
dimostrarle basterebbe scendere ad una edicola e guardare un
giornale, uno a sua preferenza, e guardare la data che porta, anche
se essendo stranieri i giornali ci giungono con un paio di giorni di
ritardo che siamo nel 1956.. Forse questo accadimento e un
mistero che le nostre menti non possono per il momento svelare ma
la nostra discussione e, vogliamo dire un aiuto reciproco a capirci
qualcosa? Non le chiedo niente che lei non possa o non voglia
rivelarmi. Cerchi solo di ricostruire le ultime ore che ricorda nella
citta dalla quale dice di pervenire. Mi concentrai perche anche se
la cosa era accaduta solo il giorno precedente e la memoria avrebbe
dovuto essere ancora fresca, tutto pareva avvolto in una coltre di
nebbia. Vediamo di cominciare dal mattino dissi Mi pare di
ricordare che mi sono alzato presto, forse verso le cinque e mezza.
Avevo fatto la doccia, mi ero rasato, ero sceso in strada ed avevo
preso il caffe al primo bar trovato aperto. Decisi di andare in
redazione a piedi ed acquistai i giornali strada facendo... pian piano
la memoria cominciava a funzionare, immagini nitide passavano
nella mia mente. Arrivato in redazione scrissi un articolo sulla
273

situazione generale della citta che, sicuramente, allindomani


avrebbe guastato lappetito a piu di un assessore comunale. Anche
se potevo considerarli politicamente abbastanza vicini a me. Dopo la
lettura dei giornali ero sceso a prendere un taxi per recarmi al
tradizionale aperitivo con gli amici sulle rive del fiume.. Alcuni di
loro volevano andare a pranzo in un ristorante ma io rifiutai. Un po
perche per la sera avevo un mezzo impegno per cenare con
unamica, un po perche nel primo pomeriggio volevo vedere una
partita importante in tv. Proposi una spaghettata a casa mia ed una
visione di gruppo davanti al televisore. Anche quellidea fu rifiutata
pur se alcuni dissero che mi avrebbero raggiunto per il digestivo e la
visione della partita. Mi venne voglia di fumare una sigaretta ma
quelle del mio pacchetto erano finite e ne chiesi una al mio
interlocutore che approfitto per accendersene una anche lui.
Mangiai abbondantemente e da solo ripresi ed alle due e mezzo
arrivarono gli amici, o meglio quei due che avevano accettato
linvito. Bevemmo un cognac assieme ed accendemmo il televisore.
Nellintervallo mi telefono lamica rimandando la nostra cena
perche era indisposta, poi continuammo a guardare la partita. A
che ora e iniziata la partita? domando luomo cercando di
recuperare le ultime goccie di caffe che restavano nella tazza. Alle
quindici risposi. Quindi lei ed i suoi amici avete seguito il match
fino ad attorno le sedici e quarantacinque. Minuto piu, minuto
meno. Lei afferma dessersi trovato nella stanza del casone attorno
alle sedici, sempre minuto piu o minuto meno. Ora, o lei cosa di
cui dubito ha il dono della ubiquita, oppure qualcosa non quadra
con gli orari. Debbo ammettere che e un caso interessante!.
Fummo di nuovo interrotti per larrivo di un altro collega delluomo,
lateo od il baciapile perche il salazarista che era venuto poco prima
274

pareva essere scomparso, che gli porse un foglio di carta battuto a


macchina. Ecco, dottore: questo e quanto afferma il cittadino
disse aggiungendo che il tipo aveva corredato la denuncia con tanto
di carte catastali. Bene disse luomo davanti a me metti tutto in
un dossier e vedremo come risolvere la questione!. Il tipo si
allontano con il suo foglio di carta. Mi scusi disse quello che era
stato chiamato dottore e che da un pezzo stava ad occuparsi di me
Ci manca una persona in un ufficio separato ma che fa parte
dellorganizzazione. Ma veniamo a noi. Cosi, invece di cenare con
lamica, lei si e trovato a farlo con gli abitanti del casone... Tranne
uno, specificai. Lui mi domando chi mancasse al desco. A detta del
professore, una vecchia prostituta soprannominata... Chita
minterruppe luomo. Povera donna!. Anche lei ha qualche
problema ai piani alti. Ma la si puo comprendere: pare le sia morto
un figlio in tempo di guerra... E un po matta ma e religiosa e
prende i sacramenti. Strano non sia stata a casa ieri!. Riferii quanto
mi aveva detto il professore: Pare sia andata da unamica.
Possibile. E poi, se lo ha detto il professore.. Lo conosco da anni.
Non possiamo dire che siamo amici perche, come lei, continua a
considerarmi quello che non sono: uno sbirro. Ma mi e simpatico
ed una persona onesta che si e accomodato bene nella nostra
societa. Evidentemente non la considera perfetta ma la accetta... E
cosi abbiamo abbandonato ancora la nostra strada, cioe il suo
problema. Che pare una strada senza uscita. Ma una ragione deve
esserci e vedra che, prima o poi, assieme la troveremo. A me,
trovarla, importava piu che a lui: desideravo tornare alle mie
amicizie, al mio lavoro. Ed anche al mio tempo. Che certo non era
migliore ma era quello al quale ero abituato. Non dissi niente e
luomo guardo lorologio. Venga disse alzandosi Se si accontenta
275

di quel che passa il convento la invito a pranzo al ristorante dietro


langolo! Certo che mi accontentavo: non avevo ingerito nulla dalla
sera precedente, non avevo un soldo in tasca ed avevo fame.
Il locale dove entrammo era piu un self service che un
ristorante ma noi ci sedemmo ad un tavolo accanto ad una delle
grandi finestre che davano sul lungofiume ed un cameriere,
salutando il dottore, venne a prendere lordinazione. Guardando il
fiume domandai al mio commensale perche avessero voluto fare un
copia del Tower Bridge. Quale? mi domando cadendo dalle
nuvole. In citta abbiamo cinque ponti, altri due sono alle estreme
periferie, direi quasi in campagna. E sono tutti uguali a quello che
dovrebbe aver attraversato lei per arrivare allorganizzazione per
loccupazione. Perche mi domanda del ponte londinese? Risposi
che appunto attraversando il ponte mera parso di vederlo in
lontananza. Luomo non disse niente niente ed io gli domandai se
per caso cominciasse a pensare a qualche rotella non funzionante
nel mio cervello. Assolutamente no rispose Non metto affatto in
dubbio che lei lo abbia visto. Succede a molti di quelli che vengono
da noi per la prima volta. Lei ha visto il Tower Bridge, altri vedono il
Da Verrazzano. O il Lanchid, oppure il Ponte Vecchio... Gli
domandai se questo fosse un modo elegante di dirmi che avevo
avuto una visione. No. Semplicemente una proiezione della sua
memoria. Ci sono quelli che hanno nostalgia della loro citta. Altri
dei loro ricordi. Mi meraviglia, magari, il fatto che lei italiano abbia
potuto intravedere il ponte di Londra. Ha dei ricordi in quella citta?
Li avevo, dissi, ma erano remoti: Ero poco piu di una ragazzo...
Luomo non commento ed in silenzio cominciammo a sorbire le
nostre zuppe nella cui bonta affogavano anche i ricordi dei miei
primi anni di ginnasio. Ma avevo anche altre curiosita: qual cavolo
276

mai di citta era quella nella quale ero capitato, per esempio. Dal
momento che dal profesore avevo avuto una risposta alquanto
evasiva. Se non potevo chiarire come cavolo cero arrivato, sapessi
almeno dovero. Quale citta e? ripetele mie stesse parole dopo
aver soffiato a lungo su una cucchiaiata di zuppa Questa potrebbe
essere una qualunque citta europea di media grandezza. Il suo
nome non ha nessuna importanza. Limportante e che essa esista.
Vede: noi non abbiamo la pretesa di essere Shangrila ma col tempo
e non sia mai!- poteremmo divenire lultima Thule. Al di la dei
nostri confini ce un mondo da poco uscito da una guerra ma che ha
gia ripreso a scornarsi. Regimi apparentemente diversi ma eguali in
essenza; sostanzialmente ingiusti nonostante la loro propaganda.
Qui siamo diversi. Anche perche essendo solo un escremento di
mosca sulla carta geografica, una citta relativamente piccola col suo
largo contado, non diamo troppo fastidio a nessuno e possiamo
permettercelo!. Mi scusi ma non capisco... ammisi tagliando il
primo pezzo di carne. Vede disse luomo facendo cenno al
cameriere di portare una seconda bottiglia di vino Noi siamo una
microsocieta autogestita... ed inizio a parlarmi di una societa che
non aveva un governo vero e proprio, con ministri, sottosegretari e
compagnia. Non ne abbiamo bisogno perche la citta si
autogovernava attraverso organizzazioni nelle quali i propri membri
decidevano democraticamente il da farsi in coordinamento con i
membri delle altre. Non sono organizzazioni chiuse; un cittadino
se lo desidera o ce ne la necessita puo tranquillamente
trasferirsi dalluna allaltra. Prima che la portassero da noi lei e
passato per lorganizzazione delloccupazione generale, che si
occupa, appunto, di questo. Mi verso del vino Lei probabilmente
e ancora convinto che io sia un poliziotto: lo sarei se esistesse la
277

polizia. Ma anche di questa non abbiamo necessita. Da noi tutti


hanno di che vivere e non esistono sacche di emarginazione. Le
infrazioni praticamente non esistono: al massimo qualche ubriaco
molesto. Di questo si occupa la nostra organizzazione, di problemi
minuti. Non era, diceva, merito dei contemporanei. Questo tipo di
societa se lerano conquistata i loro avi, addirittura nel medio evo
quando contadini ed artigiani, stanchi di esser vessati dal signorotto
locale lavevano cacciato con forconi e sassate ed avevano
mandato una delegazione dallImperatore. Gli dissero: noi ti
riconosciamo come sovrano, ti pagheremo imposte ragionevoli e ti
seguiremo in caso di battaglia ma vogliamo governarci da soli e
trattare direttamente con te, senza intermediari!. Limperatore,
forse convinto della loro incapacita di autogovernarsi e che dopo
tre mesi li avrebbe rivisti a chiedergli di nominare un nuovo vassallo,
firmo la bolla che concedeva loro questo privilegio. Che in un certo
senso dura tuttora. Fu un atto di eroismo collettivo. Da allora non
abbiamo piu eroi e le nostre strade non portano alcun nome: sono
numerate. A chi viene tra noi, per poco o per molto tempo, offriamo
la nostra liberta e la possibilita di integrarsi. Gli chiediamo solo di
accettare le nostre convenzioni. E questo e anche il suo caso. La
seconda bottiglia di vino era stata asciugata ed il cameriere ci
serviva il caffe. Ne lei ne io riprese rigirando col cucchiaio lo
zucchero nella tazza al momento sappiamo come e perche lei sia
giunto qui. E probabilmente lei si augura di lasciarci al piu presto.
Ma fino a che lei rimarra in citta, dal momento che le banconote
che possiede hanno lo stesso valore della carta straccia, avra
bisogno di guadagnarsi lesitenza. Non per niente era andato a
cercar lavoro. Le e stato offerto un posto di bibliotecario, io le
propongo una soluzione migliore ed anche piu utile: venga a
278

lavorare con noi..., Stavo per dirgli che, comunque la rigirasse, la


sua organizzazione era sempre una specie di polizia e che io non
avevo la vocazione del piedipiatti ma lui, intuendolo, non mi fece
neppure iniziare il discorso. Fermo. Aspetti... mi disse Non sia
cosi istintivo e mi lasci formulare la proposta. Non le propongo di
lavorare nel nostro ufficio, se questo non le va, ma in uno parallelo:
quello della concordia civile. Beghe tra cittadini. Cercar di
riappacificarli, senza misure coercitive finche e possibile...
Suonava bene ma Io non conosco le vostre leggi dissi Come
potrei applicarle?. Niente leggi: non ne abbiamo. Solo
convenzioni: quelle della buona convivenza per la quale basta una
robusta dose di buon senso! Dovevo pur campare ed accettai
lincarico. Luomo pago il conto in franchi francesi. Andando verso
lufficio disse ci fermeremo dal fotografo. Domani le preparero un
documento comulativo per soggiornare in citta!. Il fotografo, dal
quale arrivammo in pochi minuti, mi mise in posa davanti ad un
vecchio apparecchio a soffietto poi disse alluomo che avrebbe
mandato le foto allufficio allindomani mattina. Arrivati in ufficio mi
presento ai suoi collaboratori come il nuovo collega che avrebbe
sbrigato le pratiche dellufficio della concordia civile. Levento fu
festeggiato con un bicchiere di buona acquavite locale. Tornati i
colleghi alle loro occupazioni, luomo tiro fuori dalla cassaforte un
pacchetto di banconote. Sono franchi svizzeri disse Forse lei
preferirebbe esser pagato in lire italiane per orientarsi meglio, ma al
momento non ne ho. Questo e un anticipo del suo salario e
dovrebbe bastarle fino alla fine del mese. Aggiunse che potevo
andarmene a casa tranquillo e che ci saremmo rivisti allindomani
mattina. Gli risposi che io sarei andato tranquillo ma che i miei
documenti erano nel suo cassetto. Non abbiamo labitudine di
279

fermare pacifici cittadini per la strada disse Ma se qualche collega


dellaltro settore dovesse farlo, sempre qui da noi finirebbe! Uscii
ed attraversando il ponte non vidi piu il Tower Bridge, poi la prima
spesa che feci, oltre ad un pacchetto di sigarette, fu saldare il debito
con lautista dellautobus.
Quando entrai in cucina Maria stava armeggiando con
coltelli e casseruole. Le augurai la buonasera e fui presentato alla
signora che stava accanto a lei.: Sofronia, ti presento il signor... ma
non ricordava il mio nome, o forse ero stato io a non averglielo
detto la sera precedente. Franci suggerii sorridendo e tesi la mano
a colei che doveva essere Chita. Se la contessa faceva di tutto per
nascondere sotto tonnellate di trucco la sua eta, qualunque cosa
essa facesse per vivere colei che a rigor di logica avrebbe avuto
piu motivi per farlo, invece se ne fregava. E la sua sessantina la
dimostrava tutta. Si, Franci riprese Maria specificando che ero
arrivato la sera precedente. Un altro figlio di Dio sotto il nostro
tetto constato la donna dietro il suo sorriso sdentato, che non
somigliava per niente alla Chita dei miei ricordi di adolescente. Sia
il benvenuto!. Poi si scuso dicendo che doveva andare in chiesa
per partecipare al rosario. Usci ed io ne approfittai per consegnare
a Maria la cifra pattuita per il mantenimento. Le piace la zuppa di
cipolla? domando specificando che era una richiesta particolare
del signor Gaston e facendomi intendere che le sue preferenze
sarebbero andate ad una sana pentolata di penne allarrabbiata. Mi
andava bene qualunque cosa, le dissi ed inforcai le scale per salire
nella mia camera e, poiche non avevo acceso la luce, per poco non
andai a sbattere nella voluminosa figura del professore. Che
approfitto delloccasione per invitarmi al solito aperitivo. Gli dissi
come e dove avevo trovato lavoro tacendo delle banconote
inservibili e delle date che non collimavano. Lui sorrise mescendo
280

punt e mes. Il dottore...e un uomo per bene e siamo quasi amici.


Ma e comunque uno sbirro, anche se qui pare non esista la polizia.
Ma lui per mestiere si interessa dei fatti degli altri.. Ed ora lei che
diventa una specie di magistrato... anche se civile. Non avra molto
lavoro: qui la gente vive bene. O almeno molto meglio che da altre
parti. Anche lui, come il dottore, mi spiegava che quello nel quale ci
trovavamo a vivere era una specie di esperimento libertario: non
era ancora la societa di liberi e di eguali alla quale lui aspirava ma
che aveva tutti i numeri per poterlo un giorno diventare. Lo
ascoltavo guardandolo e mi mi pareva daver gia visto da qualche
parte la sua figura corpulenta, il suo doppiopetto gessato ed il
giornale dinformazione ippica che aveva nella tasca. Mi pareva. Ma
forse era solo una mia impressione. Questo diceva e il primo
sistema comunitario che vedo funzionare. Perche funziona! Altro
che il comunismo del buon Salvatore! Ed a proposito di
comunismo: da dove venivo sera sentito dire dei fatti di Polonia?
Ne avevo sentito, certo. Forse in unaltra vita ed un altro luogo e
dovevo basarmi sulla memoria: ero troppo piccolo quanderano
avvenuti e non volevo metter anche nellorechio del professore
dubbi sulla mia sanita mentale dicendogli che, forse, venivo dal
futuro. Me la cavai con un diplomatico: Pare ci siano stati degli
scioperi operai a Poznan e che per sedarli abbiano sparato. Poi
hanno dovuto cambiar segretario generale. E stato eletto un certo
Gomulka che era finito nelle carceri staliniane. Forse anche la ne
hanno le scatole piene dellautoritarismo... Disse speranzoso. Non
sapeva quante delusioni avrebbe ancora dovuto soffrire.
Nino fece appena in tempo ad evitarsi la corvee: ceno,
saluto tutti e se ne ando a giuocare al biliardo. Il professore cavo
dalle tasche il giornale con le corse del giorno successivo ed inizio a
segnare i cavalli da giuocare. La contessa approfitto del fatto che
281

Nino non avesse monopolizzato la radio per ascoltare Europa Libera


e Gaston, che quella sera non aveva niente da fare aveva smazzato
un pacchetto di napoletane ed adattandosi ai giuochi dosteria
aveva sfidato Salvatore ad una mano di briscola. Io mero appena
messo a tagliare le pagine di un libro ancora intonso che avevo
trovato tra le mie cose nellarmadio quando entro nella stanza
Mimmo accompagnato da Samir. La signora Maria saffretto a tirar
fuori la loro cena che aveva tenuto in caldo ma le fu detto di
aspettare ancora un po. Brava gente disse Mimmo trionfante ho
risolto il problema del fango davanti casa. Ma ora datemi una mano
a tirar giu la soluzione dalla carretta!. Noi uomini uscimmo e
scaricammo una carrettata di assi lunghe e spesse da piazzare dalla
strada asfaltata fino alla porta di casa. Il farlo nel buio ci costo una
buona mezzora di lavoro. Poi i due ritardatari si sedettero al tavolo.
Non chiedeteci come le abbiamo procurate! ci prevenne Mimmo
dopo aver ingurgitato alcune cucchiaiate dellottima zuppa di
cipolla. Ma di chiederlo non cera bisogno, essendoci di mezzo lui.
Che intingeva nella zuppa robuste fette di pane e rifiutava il vino che
gli serviva Gaston perche non voleva guastare il sapore che aveva in
bocca. Gaston, gourmand, non poteva che dargli ragione. Poi la
contessa spense la radio e fu subito interpellata dal professore su
che cosa mai raccontasse la Bocca della Verita . Chi? domando
la donna non capendo lironia. La Bocca della Verita, madame
insiste il professore La sua Europa Libera. Diceva che a Budapest
centinaia di studenti serano riuniti al Circolo Petofi per manifestare
solidarieta ai polacchi. Aggiunse che ci sarebbe stato bisogno di un
buon Tokay o duna grappa dalbicocche per festeggiare, ma si
accontento comunque di due dita di vino locale. Poi auguro la
buonanotte. Ma che minchia mai ci sara da festeggiare... biascico
282

tra i denti Salvatore, ma nessuno gli rispose: Samir e Mimmo


continuarono a mangiare, Gaston lo invitava a continuare la partita,
il professore stava esaminando le ultime corse della lista ed io avevo
cominciato a leggere il libro che avevo tra le mani.
Il lavoro del quale avrei dovuto occuparmi era semplice:
mediare alcune vertenze tra cittadini e, nel caso di mancato accordo,
emettere una sentenza basata sul buon senso. Che sara
assolutamente accettata diceva il dottore che mi accompagnava in
quello che sarebbe stato il mio ufficio. I nostri concittadini sono
gente con la testa sulle spalle: come vede le vertenze sono
estremamente limitate! Infatti i dossier che aspettavano sul quel che
sarebbe stato il mio tavolo non erano piu duna mezza dozzina e
dopo una sommaria visione, anche quasi tutti di facile soluzione. Solo
uno era complicato e si trattava di una albero tagliato su di un confine
comune e, quindi, contestato. Una delle parti, quella contestata,
asseriva essere lalbero nella sua proprieta, sebbene allestremo
margine. Laltra, la contestante, asseriva invece col supporto duna
recente carta fondiaria che lalbero era esattamente sulla linea di
confine e, nel caso, avrebbe dovuto essere di proprieta comune. Ma
diceva aveva sentito dire dai nonni, ormai passati a miglior vita,
che quellalbero era soggetto ad un vincolo, non sapeva di che specie,
da almeno centanni prima. Avrei dovuto consultare un archivio
storico perche sulle carte catastali non appariva nessuna menzione
cosi, alla pausa caffe, domandai al dottore dove potessi andare a
sbattere le corna. Dovra comunque andare al catasto disse dopo
aver bevuto il caffe e fatto una telefonata E da loro che deve
partire la richiesta di consultazione, trattandosi di una cosa di loro
competenza. Mi disse che avrebbe provveduto a prevvisarli del mio
arrivo mentre un collega avrebbe provveduto ad accompagnarmi in
283

auto. Cosi mi ritrovai a zonzo per la citta a bordo della ormai


conosciuta Citroen nera.
Allarchivio storico mi trovai davanti un tomo dun metro e
venti per ottanta, di qualche migliaio di pagine e una ventina di chili.
Dubitai di poterlo consultare fino alla chiusura dellufficio. Che
fortunatamente era situato vicino alla fermata del mio autobus e
cosi potei liquidare il collega che, resosi conto della situazione, mi
dette larrivederci tra tre giorni. Se e roba di oltre un secolo
dovrebbe trovarsi qui aveva detto larchivista che mi aveva
consegnato il volume ed infatti le annotazioni iniziavano col 1800 ed
ovviamente, contenendo tutte le decisioni di quello che fino in
tempi abbastanza recenti diceva esser stato il Consiglio dei
Reggenti, non riguardavano solo problemi catastali. Feci lora di
pranzo leggendo decisioni sulle cose piu disparate: dal numero
degli zolfanelli che doveva contenere una scatola messa in vendita al
contenuto alcolico delle varie bevande, passando per il regolamento
per laccensione dei lampioni a gas. Mangiai due filetti di persico in
una trattoria delle vicinanze e scambiai quattro chiacchere con
lautista dellautobus che mi portava verso casa.
La contessa Koszoros parlava quellitaliano da barzelletta che
i film di propaganda mettevano in bocca ai diabolici comunisti
dellest indipendentemente dalla loro nazionalita, ma rimproverava
in pefetto francese a Gaston le responsabilita del suo Paese in quelli
che lei giudicava essere i due piu grandi flagelli dellumanita: la
rivoluzione del 1789 madre legittima di quella bolscevica (Quando si
taglia la testa ai re diceva e cosi che va finire!) ed il Trianon del
1920. Il professore stigmatizzava la posizione interventista di
Salvatore, che poi era quella ufficiale del PCI. La pratica dittatoriale
284

e luso della forza contro chi non e daccordo sono il peccato


originale del vostro comunismo diceva. E, se non ve ne rendete
conto e perche avete portato i cervelli allammasso! aggiungeva.
La contessa stava con lorecchio alla radio per ascoltare Europa
Libera in lingua ungherese e di tanto in tanto ci faceva una sintesi
delle notizie ascoltate: un discorso minaccioso di Gero, segretario
del partito, una manifestazione sotto la polizia politica, qualche
spraro, i primi morti e lintervento del contingente militare sovietico
di stanza nel Paese. La Bocca della Verita certo fa tonnellate di
propaganda, ma qualcosa di vero in quello che dice dovra pur
esserci diceva il professore a Salvatore, Gaston e me che vedeva
interessati allavvenimento. Nino e Mimmo che non si interessavano
di politica e per loro tutto veniva pari, avevano preso a giuocare a
scopa con lasso. Piu tardi diceva sottovoce il professore quando
la vecchia crollera dal sonno ci sintonizzeremo su altre emittenti
piu affidabili e forse avremo un po piu di chiarezza. Ma al
momento quel che succede in Ungheria, piu che una protesta,
sembra un inizio di rivoluzione!. Una controrivoluzione gridava
Salvatore imbestialito. Gaston opinava trattarsi di una semplice
rivolta senza possibilita di riuscita. Io tacevo ma sapevo che sarebbe
venuto anche il mio turno. Di fatti: E lei cosa ne pensa? domando
il professore rivolgendosi proprio a me mentre stava riempiendo i
bicchieri di vino che stavano svuotandosi. Cercai di cavarmela
dicendo che la pensavo come Gaston. Vedrete che tra poco tempo
si fara una specie di accordo, poi le cose precipiteranno e ci sara
un invasione. Poi aggiunsi: E purtroppo questo non sara lultimo
<aiuto fraterno> a base di carri cingolati!. E tu come lo sai grido
Salvatore lo hai letto nei fondi del caffe? No dissi alzandomi dal
tavolo io certe storie le ho gia vissute! Augurai la buonanotte e mi
285

ritirai nella mia camera. Dopo unora che stavo leggendo disteso sul
letto qualcuno busso alla porta. Ricevuto lavanti la porta si apri e
sulla soglia si staglio la figura del professore con in mano una
bottiglia e due bicchieri. Ho visto filtrare la luce sotto la porta ed ho
pensato che un bicchiere di cognac non avrebbe fatto male a
nessuno dei due. Posso entrare? Larredamento della stanza era
quello che era, cosi posi a terra la lampada da notte che era sulla
sedia e spostai questultima davati al mio letto. Invitai lospite a
sedercisi ed io mi accomodai sulla sponda del letto, di fronte a lui
che aveva cominciato a mescere nei bicchieri. Ho notato che la
domanda di Salvatore lha seccata disse porgendomene uno. Ha
ragione: era irriverente. Pero converra che anche la sua risposta
era abbastanza sibillina.... Trova? domandai. Lui alzo il bicchiere
in segno di buon augurio, io ferci la stessa cosa e demmo fondo al
primo bicchiere di cognac. E un cognac portoghese disse Me lo
ha dato il padre duna ragazzina alla quale do lezioni di italiano.
Convenni che era buono, lui tacque qualche attimo poi torno a
parlare della mia risposta. Ho detto che e sibillina, non che e
impossibile. Con laria che tira in Russia niente puo esserlo. Ha
tirato ad indovinare, non e vero?. No, professore. Non ho tirato
ad indovinare risposi trangugiando lintero bicchere che il
professore aveva provveduto a riempire Non so come spiegarglielo
e, sopratutto non so come spiegerlo a me stesso, ma ho detto la
verita: io queste storie le ho gia vissute. Per qualche strano ed
inspiegabile motivo e con un ancor piu inspiegabile mezzo mi sono
trovato proiettato qui: in un luogo che non conosco ed in un tempo
che non e il mio. Le poche banconote che avevo in tasca, qui, non
solo non hanno corso legale ma sono del tutto sconosciute. Idem
per gli altri mezzi di pagamento. Sono andato a cercarmi un lavoro e
286

mi sono trovato ad un commissariato di polizia, o quel che diavolo


e, dove mi hanno detto che i miei documenti sono <dubbiosi>. Non
ho chiesto io di venire qui, ma ci sono e debbo adattarmici. Per
questo ho accettato il lavoro che il <dottore> mi ha offerto e, se ci
credessi, dovrei rendere grazie a Dio per avermi fatto trovare gente
come voi che, in un certo senso, mi ha adottato!. Come mai i suoi
documenti sono stati ritenuti dubbiosi? Tutti sono stati emessi
dopo allanno 2010. Ma le giuro che sono autentici!. Qui ci vuole
un altro bicchiere di cognac! esclamo il professore alzando la
bottiglia dal pavimento. Giorni addietro riprese dopo aver
ingurgitato una robusta dose di distillato, cosi come avevo fatto io
poco prima quando le dissi che in questo luogo tutti, in un modo o
nellaltro ci eravamo capitati, intendevo dire i casi della vita; che
ognuno di noi, cioe, avrebbe avuto una storia da raccontare. Una
ragione che ci ha portati qui. Lei forse ne ha qualcuna di piu.... Ero
un ragazzo, dissi, quando accaddero i fatti dUngheria: il discorso
minaccioso di Gero, che sarebbe stato sostituito da Kadar alla guida
del partito; Imre Nagy fatto primo ministro, i primi morti sotto la
sede della polizia politica e luscita in strada simbolica e, tutto
sommato in un primo momento relativamente pacifica, delle truppe
sovietiche dislocate nel Paese. Questo lo dico adesso, dopo averlo
letto su decine di libri. Allora mi sembrava una sparatoria tra cow
boys ed indiani senza neppure sapere chi erano i buoni e quali i
cattivi. Il professore si verso altre due dita di cognac e facendomi il
segno di servirmi le bevve dun fiato. A parte quelle che abbiamo
sentito tradotte dalla contessa, sono le stesse cose che ha detto
poco fa una radio del Canton Ticino. Lei era gia in camera, non ha
avuto modo di sentirle. Eppure le sa.... Quindi? domandai
versandomi anchio da bere. Quindi... due e due fa quattro: debbo
287

crederle. Piu difficile sara farlo credere a Salvatore. Perche una


spiegazione lei gli e la deve, anche se lui ha posto la domanda in
modo assolutamente sbagliato. Cercai di oppormi: Sarebbe una
spiegazione che attrarrebbe dietro di se altre domande: mi son
lasciato uscire di bocca gia troppo. Crede sia giusto che gli uomini
conoscano il futuro?. Il professore ebbe la tentazione di accendersi
un sigaro, tiro fuori il pacchetto dalla tasca ma resosi conto che non
era nella sua stanza lo rimise subito al suo posto. Rifiuto una delle
mie sigarette. Io non sono un filosofo e neppure uno psicologo
disse tirando fuori dalla tasca una caramella di menta ma a lume di
naso direi di no. Anche se la curiosita e tanta.... Scarto la
caramella con unincredibile lentezza prima di mettersela in bocca
e, forse per banalizzare in qualche modo la nostra conversazione,
domando: Lei si interessa di ippica?. Risposi che no. Peccato
disse perche se potesse ricordare qualche risultato ci sarebbero da
espropriare dei bei soldini alla mafia delle scommersse. Ma questa
e una stupidaggine. Pero, domani sera, dopo la cena, quando
saremo tutti a tavola, non potra esimersi da una discussione
collettiva. Taccia pure quel che ritiene non sia conveniente rivelare
ma qualcosa dovra dire. Io saro dalla sua parte ed evitero che ci si
rivolga a lei come ad una fattucchiera!.
La notte era stata breve e le bevute copiose, cosi al mattino
avevo un sonno che non si puo descrivere. Larchivista se ne
accorse e mi venne in soccorso con un caffe forte. Estremamente
benvenuto anche se in quel luogo non si poteva fumare ed io non
volevo uscire per non prolungare il tempo della ricerca. Impiegai
oltre due ore per trovare quanto cercavo: era una decisione del
1808 e dovetti convenire che i nostri bis o tris nonni erano molto
288

piu saggi o previdenti di noi. Poiche trattasi di pianta situata sulla


linea di confine tra le proprieta, essa potrebbe divenire causa di
diverbi. Al fine di evitare litigi attuali e futuri si decreta che essa
sia dichiarata bene appartenente allintera collettivita e la esclude
in permanenza dalla disponibilita dei proprietari dei terreni
circostanti, recitava la decisione. Ne annotai numero e data e mi
recai in ufficio poi, dopo aver informato i colleghi convocai le parti
per il pomeriggio. Quali fossero le mie intenzioni per la soluzione
della vicenda, il dottore me lo domando quando eravamo seduti al
medesimo tavolo del solito ristorante aspettando lordinazione. La
questione era chiara, dissi: il tipo, magari a sua insaputa, sera
impossessato di un bene che apparteneva allintera comunita.
Dalle mie parti aggiunsi lignoranza della legge non e una
scusante quindi il tipo andava in qualche modo sanzionato. Anche
se non avevo ancora deciso il quantum della sanzione pecuniara.
Luomo si disse daccordo e cosi gli domandai quale a suo avviso
potesse essere il reddito del contestato. Vallo a sapere! Potremmo
chiedere allorganizzazione finanziaria oppure a quella
dellagricoltura. Ci farebbero una bella disquisizione sulla
confidenzialita dei dati ma alla fine non potrebbero negarci
linformazione. Ma passerebbe del tempo. Capisco che lei me lo
chiede per stabilire la sanzione ma non posso aiutarla. Tiri ad
indovinare e, qualunque essa sia, preveda una lunga rateizzazione
cosi da non sacrificare non tanto lui, che magari se lo meriterebbe
ma la sua famiglia... Optai per il sequestro della legna ricavata dal
taglio della pianta destinandolo ad usi comunitari ed una ammenda
di cinquecento franchi svizzeri in rate mensili di venticinque. Luomo
non ne fu felicissimo ma mi ringrazio per la reateizzaione. Uscendo
dal mio ufficio, invece del solito caffe trovai i colleghi con una
bottiglia di spumante per festeggiare la mia prima sentenza. Il
289

dottore mi informo che mentre ero in giudizio era passato a


trovarci il professore.
Uscii presto dallufficio e persi del tempo a zonzo per la
citta. Girovagando feci acquisti: una bottiglia di un vecchio
Armagnac ad un prezzo straordinariamente basso, una stecca di
Lucky Strike senza filtro che non trovavo da anni, una pipa e del
tabacco che, sapevo gia, avrei fumato una o due volte poi sarebbero
stati dimenticati se nella mia camera ve ne fossero stati su di
uno scaffale. Al capolinea dellautobus scambiai quattro chiacchiere
con lautista che aspettava lora di ripartire. Dovendo transitare
obbligatoriamente per la cucina, arrivato a casa vi trovai Maria
intenta a preparare un paio di tegliate di lasagne che, a giudicare
dallodore del ragu, erano destinate ad essere leggendarie. Nel
forno, su di un letto di patate, aglio e rosmarino, rosolavano tre
galletti che, ancora al mattino, avevano cantato. A tutto questo
sfaccendamento, e come al solito attaccata alle gonne della madre,
assisteva Santina che appena vistomi mi domando se lo zio
professore fosse a casa. Non lo so, tesoro. Anchio entro adesso.
Poi le domandai se desiderasse che andassi a controllare nella sua
camera. Nego con una mossa della testa dicendo che poteva
raccontargli anche piu tardi quel che aveva sognato. A cio era
interessata Sofronia che stava scendendo gli ultimi gradini e sperava
di ricavare dal sogno della piccola i numeri da giocare al lotto.
Rimase delusa quando la bimba le disse daver sognato un cavallo.
Ci saluto ed usci da casa. Non chiesi a Maria se avesse bisogno di
un aiuto perche lavevo sentita sere prima dire a Mimmo che i
maschi in cucina, o cucinano benissimo o fanno solo danno. Io avrei
anche saputo cucinar bene ma lei non lo sapeva e sicuramente ci
considerava tutti della seconda categoria. Quindi la salutai e infilai la
290

scala per salirmene in camera. Salvatore lincrociai mentre mi


preparavo a scendere per la cena. Si scuso dicendomi desser stato
impertinente e gli dispiaceva che il suo atteggiamento della sera
precedente avesse determinato il mio prematuro abbandono della
conversazione e della tavola. Non ce lavevo con te Salvatore lo
rassicurai Era con me che ero arrabbiato: merano uscite delle
parole di troppo! e, per dimostrarglielo mi sedetti accanto a lui
quando fu il tempo di metterci a tavola. Samir armeggiava davanti al
focolare per preparare la brace per i bracieri; Cosi, chi lo desidera,
quando salira in camera se ne portera uno!. La contessa era con
lorecchio incollato alla radio per ascoltare notizie dal suo Paese e
Nino, seduto in un angolo della stanza, altalenava la sorellina sulle
ginocchia. Forse si era stancato di farlo ma Santa, ad ogni suo
tentativo di metterla a terra, batteva le mani ed esclamava
Ancora! costringendolo a continuare. Lascio in pace le gambe del
fratello solo quando vide apparire il professore. Zio professore
grido correndo incontro a lui devo raccontarti di un cavallo che ho
visto!. Lui la prese per mano, si mise seduto sul lato piu isolato
della tavola e prese ad ascoltarla pazientemente. Dalla porta
dingresso, assieme ad una ventata daria fredda, apparve Gaston
con in mano una copia del Figaro. Probabilmente avrebbe voluto
mostrarla al professore ma vededolo impegnato in fitti conversari
con Santina, vi rinuncio e dopo averlo ripiegato se lo infilo in tasca.
Diede la buonasera a tutti ed infilo le scale per salire in camera. Poi
arrivarono gli altri commensali e Maria mise la cena in tavola. Cosa
si sente dal suo Paese? domando Salvatore alla contessa. Che
pareva si fosse trovato un accordo, disse questa. I russi se ne
stavano calmi e Nagy aveva formato un governo quadripartito tra
comunisti riformisti, socialdemocratici, contadini e piccoli
proprietari. La cosa parve non essere di gradimento per Salvatore
291

perche: Insomma, si son calati le braghe... lo sentii mormorare tra


i denti. Ma forse, tranne me che gli sedevo accanto e Nino che se ne
fregava non fu udito da nessuno. Per una crisi che pare si risolva,
ecco che se ne apre unaltra commento Gaston sventolando il
giornale Ai miei, a quelle buone lane degli inglesi ed agli israeliani
hanno preso le mattane ed invece di trattare sono intervenuti in
armi a Suez contro la nazionalizzazione del canale. Chissa cosa ci
aspetta nei prossimi giorni.... A queste parole il professore non si
fece scappare loccasione per gettarmi in pista: Ce qui qualcuno
che puo dircelo disse. Il nostro coinquilino ed amico Franci che
non legge nei fondi del caffe come presuppone Salvatore ma che
alcune cose le sa, potra darci qualche informazione. Non so cosa ci
dira ma posso garantire che quanto potra dirci e assolutamente
vero. Stamane ero passato a trovarlo in ufficio ma era in sala di
giudizio. Pero ho avuto modo di conversare col <dottore>, che molti
di voi conoscono e lui che ha in mano i documenti originali del
nostro amico mi ha confermato che la sua storia e reale. Anche se
puo sembrare fantascienza!. Dopo questa presentazione non
potevo piu nascondermi dietro un dito: Mi chiamo Cesare Franci e
sono nato il 15 ottobre del 1944 esordii e come ognuno puo
vedere e evidente che non sono un dodicenne. Lintero auditorio,
compresi Nino e Mimmo che apparentemente si fregavano di tutto,
aveva gli occhi puntati su di me. Non so con quale mezzo e ne
ignoro completamente la ragione, alcuni giorni or sono mi sono
trovato in questo tempo che non e piu il mio e tra di voi, che fino
ad allora eravate per me persone assolutamente sconosciute
continuai poi mi tacqui un momento per bere un sorso di vino. Ieri
sera ho rivelato tutto cio al professore e lui mi ha convinto che era il
caso di mettervi al corrente. Si, amici, io le storie delle quali si
discute adesso le ho vissute, anche se ero troppo piccolo per capirle
292

ed analizzarle e quello che ne so e frutto di successive letture....


Ma non ero li per svelare loro il futuro Ognuno ha il diritto di
conoscerlo nel corso degli avvenimenti durante la propria vita.
Avrei risposto ad una sola domanda postami da ciascuno di loro.
Una sola, quella che stava loro piu a cuore od alla quale erano
interessati. Tutti rimasero in silenzio. A romperlo fu Maria, che si era
seduta ad un angolo della lunga tavola. Ho due figli, signor Franci.
Mi dica solo se ci sara la guerra. Una guerra nel senso di quella da
poco passata, la rassicurai, non ci sarebbe stata. Ci saranno invece
molte altre guerre combattute per interposta persona. Guerre locali
sostenute e forse fomentate dalle grandi potenze. Ma i suoi figli,
fortunatamente per loro, non ne saranno coinvolti. Parve
rasserenata. Ed a Suez come finira? Interverrano gli americani? Il
Generale che cosa fara?. Capii che nelle intenzioni di Gaston il
Generale era De Gaulle. Risposi che, per usare il suo eufemismo,
francesi, inglesi ed israeliani sarebbero rinsaviti e le cose sarebbero
rimaste immutate: il canale sarebbe passato in mani egiziane e gli
americani non sarebbero intervenuti. Quanto al Generale e
destinato a divenire lultimo primo ministro della IV Repubblica ed il
primo presidente della quinta! Salvatore avrebbe voluto chiedermi
anche lui qualcosa ma fu preceduto dalla contessa, che si era alzata
dal suo posto ed era venuta alle mie spalle per domandarmi
discretamente allorecchio quale sarebbe stata la sorte del suo
Paese. Io non fui altrettanto discreto e le risposi a voce alta affinche
udissero anche gli altri. Laccordo attuale non reggera ed i russi
torneranno le dissi. Sarebbe stato formato da loro un governo con
a capo Kadar. Nagy si rifugiera nellambasciata Yugoslava ed il
cardinal Midszenti in quella americana. Il prelato avrebbe avuto
piu fortuna del primo ministro che sarebbe stato consegnato al
nuovo governo ungherese Impacchettato e spedito in Romania per
293

un prigionia dorata. Avrebbe poi fatto una brutta fine. Aggiunsi


anche che lUngheria di Kadar sarebbe nel tempo divenuto il Paese
piu liberale del blocco socialista. Cio non dovette consolarla un
gran che perche mormoro rassegnata: Impossibile. Davvero
impossibile scappare da lager comunista!. La voce di Samir ci
raggiunse dalle scale: Chi parla di lager? domando con una voce
insolitamente tuonante che pareva fosse impossibile provenire da
una figura esile come la sua. Forse non sara piacevole vivere sotto
i comunisti aggiunse avvicinandosi al tavolo ma lager non e la
parola piu appropriata! Guardo la contessa e prosegui: Niente si
puo paragonare ad uno di questi. Cosa ne sa lei dei lager, signora
contessa? Halgas, cigani!(2) cerco di tacitarlo la nobildonna con
disprezzo, ma evidentemente luomo non era facile da tacitare:
Igen holgyeni(3) replico Samir accucciandosi sul gradone del
focolare lo so che la mia gente non gode di una buona reputazione:
a molti non piace il lavoro e vivono di espedienti e carita. Altri
rubano. Ma siamo anche buoni musicisti e bravi artigiani. Mestieri
che esercitiamo in modo indipendente perche siamo figli della
liberta e non ci piacciono i padroni, siano essi individui o istituzioni.
Nella nostra storia ne abbiamo avuti troppi! Forse, oltre alla pelle un
po scura e anche per questo che molti di noi siamo finiti nei lager.
Quelli veri, quelli nazisti. E pochi sono tornati per raccontarlo. Per
questo aggiunse scoprendosi lavanbraccio e mostrando il numero
che vi era tatuato solo chi ha qualcosa di simile e autorizzato a
parlarne! Tacque e con tutta tranquillita prese ad attizzare il poco
fuoco rimasto.
A meta mattinata, mentre stavo studiando un dossier, il
dottore venne a farmi visita in ufficio. E molto occupato?
domando. In verita il mio lavoro aveva il solo problema di
294

ammazzare la noia delle ore vuote. Gli e lo dissi aggiungendo che a


volte mi veniva da pensare che mi avessero assunto per pura carita.
Gli e lo avevo detto che non sarebbe stato ne un lavoro difficile ne
troppo impegnativo disse sedendosi su una delle sedie solitamente
riservate alle parti in litigio. Mi domando di cosa stessi
occupandomi. Stavo esaminando un dossier portatomi poco prima
da uno dei suoi uomini. Sorrise. Si, lho visto: la vecchietta che
reclama il vicino perche al mattino viene svegliata dal canto del
canarino che luomo possiede. E un bel modo di essere svegliati. E
poi, ora che inizia a far freddo non credo che il poveruomo metta la
gabbia sul balcone di prima mattina.... Replicai che probabilmente
la signora non era abituata ad alzarsi presto. Ma se lho sentita io
dire al collega che ogni mattina si reca in chiesa per la messa delle
sei e mezza... Ad ogni buon conto provvedera lei a mettere
daccordo le parti con il solito buon senso. Dissi che avrei
convocato i due per il venerdi successivo. Rimandi a dopo le feste:
venerdi sia lei che io abbiamo un altro impegno disse aggiungendo
che questo era uno dei motivi per i quali era venuto a visitarmi. Il
prossimo venerdi lei, io ed uno dei colleghi a loro scelta andremo in
visita ai colleghi doltre fiume. Mi spiego che era convocata
unassemblea dellorganizzazione in vista dellincontro con i sette
consiglieri che, in pratica, governavano la citta ed i rappresentanti
di tutte le organizzazioni. Avra modo di conoscere il suo omologo
di quella sezione. Un anziano avvocato antifranchista spagnolo. Le
piacera! Avrei voluto dirgli che lidea di partecipare ad
unassemblea dopo soli pochi giorni di lavoro non mi entusiasmava
ma abbozzai e chiesi: Ha parlato di motivi. Al plurale... Infatti.
Volevo chiederle se e riuscito a ricordare qualcosa di quei
quarantacinque minuti che ballano nella sua storia..... Nessun
ricordo, anche se in verita avevo smesso di rompermici il capo
295

colladeguarmi alla situazione. E poi aggiunse prima di invitarmi a


bere il solito caffe di meta mattina dal momento che ormai ci
conosciamo da un po di tempo, e se le va, potremmo anche darci
de tu come vedo sta facendo con tutti gli altri colleghi....
A sera lautobus che mi portava a casa impiego piu del
doppio del consueto a portare a termine la corsa. Una nebbia, gia
spessa in citta, nella nostra periferia non permetteva una visione
che andasse oltre i due metri e. Dopo aver smadonnato sottovoce
per tutto il tragitto lautista mi disse che dora in avanti, se volevo
arrivare in tempo in citta avrei dovuto trovarmi al capolinea una
mezzora prima. Smadonnava anche Salvatore che al mattino
doveva farsela in bicicletta ed ad ogni madonna che usciva dalla sua
bocca Sofronia, che quella sera ceneva con noi, cercava di riparare
con ripetuti segni di croce. Pur senza smadonnare era nervosa anche
la contessa perche le batterie della radio erano scariche e non
poteva ascoltare Europa Libera. Guardava di sottecchi Nino con
occhiate di fuoco ritenendolo responsabile del misfatto per la sua
mania di ascoltare le canzonette. Solo quando Maria porto in tavola
il risotto il cui odore di funghi gia innamorava, latmosfera si distese
un po. Ma non fu una cena come le altre e nessuno aveva voglia di
parlare. Solo Nino ruppe il silenzio quando vide Chita scendere le
scale tutta agghindata. Non vorra uscire con questa nebbia,
signora Sofronia. Di sicuro in citta non ce in giro anima viva... La
donna lo guardo con affetto. Ma cosa vuoi che me ne importi
disse inviandogli un sorriso. Credi che vada in citta ad adescar
clienti? Credi davvero che qualcuno sia disposto a tirar di tasca un
soldo bucato per far sesso con me, vecchia e malmessa come
sono?. Si mise su di una sedia di fronte a lui e noi, tutti gli altri ad
esclusione di Mimmo e Gaston che non erano tornati e di Maria che
296

era salita in camera a mettere a letto la figlia, avvicinammo le nostre


sedie alle loro perche forse si sarebbe chiarito il mistero delle notti
in citta della vecchia prostituta. Che riprese: Tanti anni fa,
quandero giovane si. Cera gente disposta pagare grosse cifre solo
perche la accompagnassi al teatro od al ristorante. A Parigi un
diplomatico polacco avrebbe messo ai miei piedi una villa ed una
tenuta, con atto di proprieta in regola, se avessi accettato desser
solo per lui e trasferirmi nel suo Paese. Ho girato le migliori <case>
del Regno dove capitavano parlamentari, ministri, possidenti ed
anche qualche cardinale in incognito. Si, col mio corpo che allora era
bello ho peccato molto. E Dio mi ha punita. Avevo un figlio. Era nato
a Torino e lavevo dato a balia ad una contadina delle Langhe. Una
famiglia di brava gente che lo cresceva come cresceva i suoi. Andavo
a trovarlo almeno una volta al mese e lo coprivo di doni. Le stese
cose che portavo a lui le portavo anche agli altri ragazzi della
famiglia che lui considerava suoi fratelli. Passavano gli anni e lui era
bello come il sole. Ad otto anni, in una mattina di sole, pochi giorni
prima della Liberazione, capito in uno scontro tra bande nere
repubblichine e partigiani che si sparavano dalle rive opposte di un
torrente; lui ebbe lintuizione di nascondersi in un canneto ma fu
raggiunto da una pallottola certo non destinata a lui. Non so da
quale parte provenisse ma non ha importanza chi sia stato. Dio lo
perdoni come lho perdonato io. Da allora e iniziata la mia
espiazione.. Ho lasciato il mio Paese che era un ammasso di rovine.
Ma era la stessa cosa dappertutto. Ogni notte, acqua vento o neve
che fosse, dovunque fossi, mi sceglievo un angolo di strada e mi ci
piazzavo. Ero ancora una donna piacente e qualcuno mi faceva delle
proposte che, ovviamente, rifiutavo. Poi, nel mio girovagare ho
trovato questa citta e questa casa. Allora cerano solo Samir,
297

Mimmo e la contessa. La tua famiglia e venuta dopo. Ed ora


lasciatemi andare. Se ce questa nebbia non ha nessuna
importanza!. Si alzo ed usci di casa augurandoci la buonanotte.
Noi restammo a guardarci negli occhi.
La nebbia non aveva nessuna intenzione di alzarsi. Invano il
sole cercava di trafiggerla: era la in un angolo di cielo, cosi bianco
che pareva esser malato. Anche la temperatura era scesa ed il
freddo della notte aveva gelato la brina sui rami degli alberi che
erano divenuti simili a dei ricami tristi. Eppure era gia dopopranzo
ed avrebbe dovuto essere una delle ore piu calde della giornata. Tre
uomini: il dottore, un collega ed io, intabarrati nei loro pastrani
attraversavano un ponte deserto. Un tram mezzo vuoto sferragliava
sul lungofiume davati a noi. Camminavamo in silenzio poi entrammo
in un edificio anonimo come tutti gli altri, dove solo una tavola in
pietra attaccata alla parete recava scolpita lindicazione
dellistituzione alla quale ci recavamo. I padroni di casa ci accolsero
con una bevanda calda poi furono fatte le presentazioni: il collega
del quale il dottore mi aveva parlato. Lavvocato Xavier Lopez
Cardoso era un belluomo molto anziano. Aveva dei lunghi capelli
bianchi ed una barba ben curata. Portava una abito elegantissimo,
un bastone col manico davorio ed un foulard di seta amaranto. Un
tipo di circa quarantanni, bassetto e con gli occhi da miope mi fu
presentato come Il signor Robert Ripley: un vostro collega che
lavora alla sede del municipio. Seguirono il capo dellufficio ed un
suo sottoposto delegato dai propri colleghi a rappresentarli in
assemblea. Sedemmo attorno ad un tavolo e fu scelto il francese
come lingua comune per la discussione. Che non fu lunga perche,
come aveva detto il dottore nel nostro primo colloquio, i casi nei
quali intervenire erano pochi e di infima importanza. Il collega del
298

municipio rapporto che il numero dei divorzi e delle adozioni era


diminuito nei confronti dellanno precedente e lavvocato Cardoso
che non aveva avuto da risolvere nessun caso degno di nota. Spinto
dal dottore a me tocco di raccontare il caso dellalbero tagliato sul
confine delle proprieta. Poi si tratto di eleggere i delegati
allassemblea annuale e risultarono eletti il dottore ed il delegato
doltre fiume. E voi domando il padrone di casa da chi decidete
di farvi rappresentare?. Tutti guardarono verso di me ed io fui lesto
a schivarmi col pretesto che ero lultimo arrivato e non avrei saputo
che cosa dire. Intervenne lavvocato Cardoso rivolgendosi a me in un
perfetto italiano Cosa dire, caro amico, lha appena udito da me e
dal collega. Piu la sua esperienza, anche se breve. Io, come ben
vede, sono troppo vecchio ed il collega, che si occupa dadozioni,
divorzi e cosette del genere ha gia abbastanza problemi da risolvere
al Municipio. Gli e lo chiedo come un... fratello maggiore, perche
potrei esserlo: ci rappresenti!. A rincarare la dose ci si misero anche
il dottore ed il collega, i miei, dai quali mi aspettavo una ciambella di
salvataggio. Tu hai risolto il caso piu interessante: non puoi
rifiutarti!. Volevo lanciar loro uno sguardo infuocato ma mi resi
conto che sarebbe stato inutile e chinai il capo rassegnato.
Scendendo le scale il dottore prese lavvocato e me sottobraccio.
Voi due dovreste conoscervi meglio disse e propose di pranzare
allindomani, tutti assieme, al nostro solito ristorante.
Siamo tre latini argomentava il dottore nel tempo che
aspettavamo lantipasto. Io sono nato qui ed i miei ci vivono da due
generazioni, ma sono di origine francese. Non se ne parla in famiglia
ma ho la vaga idea che mio nonno fosse un comunardo scappato
alla reazione perche teneva alla sua testa e considerava un
299

rivoluzionario vivo piu utile alla causa di un martire. Ambedue


sapete come la penso. Lei, don Xavier, e spagnolo mentre il nostro
amico Franci e italiano. E arrivato qui da poco e non mi importa
quali ne siano le ragioni: lo considero uno dei nostri anche se lui,
forse, si augura di lasciarci al piu presto... Le ragioni le conosceva
perche non ve ne erano ma fu elegante nel lasciare a me la scelta se
parlare o meno dellinterrogativo che mi riguardava. Probabilmente
a mio beneficio aggiunse che in citta, oltre ai locali con vario profilo
nazionale, cerano persone di ogni parte del mondo. Esuli da regimi
dittatoriali, ma anche idealisti attratti dal nostro esperimento
sociale. Anche se se ne parla poco ed i giornali fingono di ignorarne
lesistenza. Lei, avvocato, e con noi da molto tempo e si e
integrato perfettamente. Mi interesserebbe sapere cosa ne pensa
lamico italiano.... Cosa potevo rispondere? Che ne sapevo ben
poco. Il poco che lui stesso mi aveva riferito ed i giudizi del
professore che considera la vostra societa come una buona base di
partenza per arrivare, prima o poi, ad una di liberi e di eguali. Di
eguali ancora no, anche se ne siamo vicini puntualizzo il dottore.
E poi credo che la perfetta egualianza non possa esistere. Liberi si,
lo siamo. Dai bisogni fondamentali, almeno. Quanto allegualianza la
sfioriamo. La proprieta e comune, salvo alcune reminescenze
antiche per qualche vecchia casa e qualche piccola parcella di
terreno ed i redditi da lavoro non sono poi cosi distanti: da uno a
due e mezzo. Anche se questultimi sono pochi: i sette del consiglio
dei reggenti e due o tre presidenti di cooperativa con particolari
risultati ed una lunga anzianita di servizio.... Le organizzazioni che
raggruppavano le varie categorie di produttori e prestatori di servizi
erano gestite in forma cooperativa e le decisioni in ogni unita
venivano prese dopo ampia discussione con voto segreto e diretto.
300

Come, daltra parte hai visto nella nostra assemblea. Anche se noi
siamo unorganizzazione quasi microscopica Obiettai che cio
dimostrava una democrazia economica e non una politica. Perche
essa non si esprime attraverso il giuoco dei partiti? domando
lavvocato. Stavo per rispondergli ma il dottore mi prevenne: Tu hai
visto come da noi esista la piu ampia liberta. Ognuno puo scegliere
di aderire alla religione che desidera o di non averne alcuna. Come
abbiano libera circolazione giornali di ogni tendenza ed ognuno puo
professare il credo politico che piu gli aggrada... ma se avessero
ammesso partiti politici essi avrebbero finito per porre in
discussione e me lo aveva gia detto le fondamenta del loro
relativo equilibrio e del modesto benessere che avevano
conquistato. E non perche i membri di questo o quel partito siano
peggiori di quelli di un altro. Ammesso che tutti desiderino il bene
comune. Solo perche sarebbe fisiologica la lotta tra di loro. La
democrazia e qualcosa di piu di una semplice dialettica
parlamentare. Non puo essere qualcosa di scritto in una
Costituzione, fossanche la migliore possibile, destinata a restare
lettera morta. Essa deve essere fruibile!. Al nostro fianco, oltre la
finestra, la citta pareva essere immersa in una nuvola di panna
montata: la nebbia si era mangiata il ponte, aveva inghiottito gli
edifici cosi come noi ci preparavamo ad inghiottire lottimo vassoio
di antipasti che il cameriere aveva posato al centro del tavolo. Lei
viene da un Paese dove esiste una democrazia formale intervenne
lavvocato rivolgendosi a me mentre versava del vino nei bicchieri.
Parlamento, autonomie locali, sindacati, partiti di governo e
dopposizione.... Alzo il bicchiere in forma di saluto e bevve un
sorso del suo contenuto. Poi prosegui: Ma, mi dica, in che grado il
comune cittadino puo influire sulle scelte sociali, economiche e
301

politiche del Paese?. Ben poco, ammisi. Bene: qui lo possiamo.


Per un po di tempo parlarono solo forchetta e coltello; alcuni
antipasti erano caldi e caldi dovevano esser mangiati. Sarebbe stato
un crimine far perdere loro una parte di gusto. Poi tra una portata e
laltra la conversazione si tenne su argomenti piu formali. Dal
tempo che annunciava un inverno breve ma rigido fino alla qualita
dei vini prodotti in quellautunno. Fu lavvocato Cardoso a rientrare
in argomento: Anchio, nel mio Paese, seppur per poco tempo, ho
vissuto in una democrazia forse un po meno formale di quella che
avete voi in Italia. Sia pure mediata e talvolta inficiata dalle berghe
dei partiti. Ero, e sono, un socialista che dissentiva dal proprio
partito. Da quale parte rivolgere lo sguardo? Gli anarchici? Brava
gente ma troppo confusionari. I comunisti? Piu vicini alle mie
inclinazioni, certo, ma non mi sono mai fidato di Stalin... Ma adesso
Stalin era morto, lo interruppi, Ce stato il XX congresso dove i suoi
errori ed i suoi crimini sono stati denunciati.... E vero replico
luomo ma i risultati si vedono in questi giorni per le strade di
Budapest!. Purtroppo era cosi, confermai, ma comunque i partiti
occidentali anche se adesso si schieravano con i sovietici
avevano ormai iniziato una elaborazione teorica che fatalmente li
avrebbe resi diversi da quelli al potere nell Europa orientale. E
comunista anche lei? mi domando lavvocato, agitando col
cucchiaino la sua tazzina di caffe. Non ho in tasca nessuna tessera
di partito risposi. Comunista? Forse. Ma se lo ero, conclusi, ne ero
uno strano esemplare ed avrebbero considerato le mie idee
abbastanza confuse. Non lo erano, ma nel tempo nel quale ci
trovavamo avrebbero potuto apparirlo. I partiti concluse, piu
come se fosse una propria riflessione piu che una constazione
Forse non in modo determinante ma con le loro divisioni hanno
302

contribuito alla sconfitta della Repubblica!. Nella sala del ristorante


si erano accesi i primi lampadari; guardammo oltre la finestra e ci
accorgemmo che era calata la sera. Il sabato se ne stava andando
lentamente.
Con lavvocato ed il dottore mi ero alzato da tavola
tardissimo e fui redarguito amabilmente da Maria perche non
avevo fatto onore al suo coniglio alla cacciatora. Le promisi che al
pranzo dellindomani lo avrei fatto alla mussaka che aveva in animo
di preparare sotto la supervisione di Samir che, essendo sabato era
impegnato con i suoi strumentisti in un locale dell citta. La contessa
si era ritirata e Salvatore augurava la buonanotte a tutti. Gaston, che
forse aveva raggranellato un po di soldi era partito per qualche
casino ed il professore convoco Santina accanto a se togliendola
dalle gonne della madre che stava lavando i piatti. Dimmi un po,
carina, quando hai sognato quel cavallo... Confabulo un po con la
piccola poi prese a consultare il suo immancabile giornale ippico. Gli
domandai se non ci fossero delle contraddizioni tra la sua fede
politica, il sistema sociale della citta nella quale ci trovavamo a
vivere e quella che lui aveva definito a suo tempo la mafia delle
scommesse. Nessuna esclamo versandosi del vino. In citta
esisteva unagenzia inglese che si occupava di scommesse, lotto ed
amenita varie. Sopravviveva grazie ad una convenzione del secolo
precedente e la collettivita si curava di caricarla di tasse. Poi io la
sfrutto, nel senso che io giuoco quasi sul sicuro e fino ad ora ho
sempre vinto. Cifre modeste, sicuramente. Ma i tarli, nel tempo,
possono demolire gli armadi... Per questo aveva chiesto a Santina
alcuni dettagli sul cavallo che aveva visto vincere in sogno. Con
quella macchia sul di dietro non puo essere che Freccia Gialla. E un
brocco che non ha mai fatto un piazzamento in vita sua. Ma vale la
303

pena puntarci qualche centesimo, dal momento che lo dice la


piccola. Ovviamente se riesco a trovare una corsa alla quale
partecipa.... Intanto rientro Mimmo da chissa quale delle sue
avventure; aveva un rosario di colombacci attorno al collo. Li ho
vinti a ramino disse consegnandoli a Maria Verranno buoni per
una cena poi si assise al tavolo per bere un bicchiere di vino e
maledire il freddo e la nebbia.
In fine la nebbia si dirado ma dopo una giornata di sole
gelido inizio a nevicare e tutti benedimmo la carrettata dassi che
Mimmo e Samir avevano procurato. Maria cucino i colombacci ed
una mattina il dottore mannuncio che lassemblea annuale delle
organizzazioni avrebbe avuto luogo nel mattino di un venerdi. Io
che da un po di tempo andavo per la citta alla scoperta delle
osterie e pranzavo ogni giorno in una diversa, scovai un cartone di
buon barbera che, tornato a casa, stappai e misi diligentemente sul
tavolo. Ma ci andarono di traverso perche sul finire della cena la
radio confermo quanto io avevo preannunciato sullesito della
rivolta ungherese e la cosa non cadde bene a nessuno. Non cadde
bene, ovviamente, alla contessa che si ritiro piangendo nella sua
stanza. Non cadde bene al professore che colse loccasione per
assalire Salvatore che aveva accennato a parlare di uno splendido
esempio dinternazionalismo proletario e non cadde bene a me,
che dovetti assistere muto alla scena. Internazionalismo proletario,
aiuto fraterno...dici tu. Ma questo e il comunicato del Cremlino e
dei tuoi amici di Botteghe Oscure! Salvatore replicava che a lui
erano sufficienti ed erano la verita. I decibel della voce del
professore aumentarono di intensita. La verita, Salvatore? Te lo
dico io quale la verita del tuo comunismo: menzogna e violenza
304

come metodo di potere. Ed a proposito di verita: prova a chiedere


ai tuoi Ercoli, Gallo e Carlos(4) quella su certe giornate del maggio
37 a Barcellona. Loro non te la diranno, ma tu provaci
egualmente!. Si alzo di scatto e lo vedemmo infilare le scale. Poi
udimmo sbattere la porta della sua camera. Ha ragione! esclamo
Gaston terminando il suo bicchiere di vino. Certo che gli dai
ragione replico Salvatore cosaltro potrebbe fare un liberale
reazionario!. Mi alzai per aggirare il tavolo e sedermi accanto a lui.
Io non sono un reazionario gli dissi non ho nessuna tessera ma ho
quasi sempre votato comunista. Gli misi una mano sulla spalla
come ad un vecchio amico Ma anchio debbo dirti che ha ragione. E
piu avanti anche il PCI lo capira. Ci vorra del tempo ma
ammettera daver sbagliato. Tu non prendertela!. Mi alzai
battendogli la mano sulle spalle ed augurai anchio la buona notte.
Volevo coricarmi ma vidi la luce filtrare dal sotto la porta della
camera del professore: era una buona occasione per stappare la
bottiglia di Armagnac. La tolsi dallarmadio e bussai alla porta.
Luomo stava consultando di nuovo il suo giornale. Sventolai la
bottiglia. Lui si alzo e tiro fuori due bicchieri. Povero Salvatore
dissi lho lasciato che aveva due occhi da vitello che va al
mattatoio... Domani mi scusero. Non avrei dovuto lasciarmi
andare! Sorrisi considerando che non accadeva solo a me. Non ce
lho con lui disse versando il primo giro nei bicchieri E una brava
persona e gli hanno detto <la terra ai contadini e la fabbrica agli
operai>. Come puo una persona con un minimo senso di giustizia
non essere daccordo. Solo che nei suoi paradisi le cose non vanno
propriamente cosi. Non trova? Con lattuale eperienza avrei
convenuto. Se avessi avuto la stessa eta nel cinquantasei
probabilmente lavrei pensata come Salvatore. Ma lei, professore,
305

e stato talmente duro che, a parte le divergenze ideologiche, pare


che abbia qualcosa di personale col comunismo. Bevve il primo
sorso dArmagnac. Si disse e anche una questione personale!. E
segui una lunga pausa di silenzio.
E anche una questione personale e per spiegarglielo dovrei
raccontarle qualche storia. Dovrei raccontarle la storia di Alma la
rossa. E se lei avra la pazienza di ascoltarla, dopo un altro sorso di
Armagnac lo faro. Porto il bicchiere alle labbra e bevve
lentamente, come per scaldare un ricordo. La dolce Alma... fulva di
capelli e di cuore. La conobbi a Parma nel 22 sulle barricate che
avevamo eretto per difendere il quartiere dalle squadraccie
fasciste... Mio padre, ferroviere, era stato traferito a Parma ed
avevamo trovato casa nelloltretorrente. Io avevo preso a
frequentare lettere a Bologna, alloggiavo la e sopravvivevo con dei
lavoretti. Ero andato a trovare i miei e mi trovai in piena sommossa.
I fascisti non passarono e fu una festa. Alma ed io ci accorgemmo di
condividere le stesse idee e dopo la mia laurea iniziammo a
condividere anche lo stesso letto. Ma il fascismo aveva preso il
potere e pretendeva dai dipendenti pubblici di giuragli fedelta cosi,
noi anarchici, ci guadagnavamo il pane insegnando in una scuola
cattolica: lei alle elementari ed io alle medie. Opportunismo?
Ipocrisia? Solo un modo di guadagnarsi onestamente da vivere. O,
con quel che ci pagavano, potremmo dire di sopravvivere. Poi in
Spagna vinse la Repubblica e lidea di andarci a vivere ci affascino.
Era una repubblica borghese, certo, ma fece un inizio di riforma
agraria e la giornata lavorativa di otto ore... Apriva prospettive,
insomma. Il viaggio era lungo e passare la frontiera non era facile:
non volevamo chiedere il passaporto e segnalarci alla polizia
306

fascista, che probabilmente gia ci conosceva. Arrivammo in treno


fino a Ventimiglia; alcuni compagni liguri ci accompagnarono oltre
frontiera e ci misero nelle mani di altri di Mentone; gente in gamba
che ci ospito e ci fece trovare dei lavoretti per mettere assieme del
danaro per il viaggio e sopravvivere qualche tempo anche in Spagna.
La stessa cosa fecero altri di Perpignano. Attraversammo i Pirienei
con un contrabbandiere ed ad aspettarci trovammo gli splendidi
compagni di Barcellona che, chissa per quali mezzi, erano stati
informati dai francesi. Ho detto <splendidi> e non e un aggettivo
sprecato: grandi lottatori ma sopratutto grandi uomini: avevano
affittato per noi un piccolo appartamento vicino al Paseo de Colon
dal cui terrazzo si vedeva il mare; avevano pensato ad impiegare
Alma alla CNT(5) ed a me avevano procurato un posto dinsegnante
di italiano e francese ad un liceo serale. Furono loro a procurarci
tutti i documenti, falsi od originali non lo so ma a nostro nome.
Avevamo tutto quello che ci serviva e non dovevamo intaccare il
piccolo capitale guadagnato in Francia. Io gia parlavo lo spagnolo ed
Alma lo imparo presto nel corso delle lunghe discussioni e grandi
cene con i compagni. Poi alle elezioni vinse la destra e furono dolori:
il primo regalo che il suo governo fece ai padroni fu quello di alzare
gli affitti delle case, cosicche la nostra mansarda che prima costava
una miscea venne a mangiarsi un intero salario. Con i compagni ci
organizzavamo e partecipavamo a lotte sempre piu dure e noi
eravamo assieme; le ristrettezze non ci spaventavano anche se non
erano poche le volte che mangiavamo pane e cipolla e brindavamo
con acqua di fonte. Duro tre anni, la destra cadde tra gli scandali ed
i contrasti interni e vinse il <fronte>. Che si mosse bene fino a che i
militari fascisti di stanza in Marocco non si ribellarono ed
avanzarono abbastanza rapidamente sul territorio metropolitano.
307

Allora cominciammo a lavorare col fucile al fianco ed il revolver in


tasca perche se il fronte di guerra era lontano il fronte interno non
dormiva: carlisti, falangisti e reazionari associati si organizzavano.
Facevano attentati e sparavano agli uomini di sinistra piu
conosciuti. Di sicuro avevamo fatto e facevamo anche noi i nostri
errori: qualche testa calda bruciava qua e la delle chiese, sparava a
qualche prete e violentava qualche religiosa. Atti che portavano
acqua al molino della reazione, specie in un Paese profondamente
cattolico e porto la Chiesa, che non aspettava altro, a schierarsi con
i franchisti. Poi, per difendere la Repubblica cominciarono ad
arrivare, sciolti od a pacchetti, gli uomini che avrebbero formato le
brigate internazionali. Operai, contadini, intellettuali: il fiore
dellantifascismo di tutto il mondo. Uomini generosi, ma che
dovevano essere istruiti militarmente, imparare lo spagnolo.
Ognuno aveva la sua fede: anarchici, comunisti, socialisti ed anche
liberali di buona coscienza. Tutti decisi a non far pesare le differenze
ideologiche che cerano tra di loro. Cerano altri che lo facevano
usando il bilancino del farmacista e sventolando le loro buone
ragioni: i socialisti la popolarita del proprio leader; i comunisti
laiuto dellUnione Sovietica; i borghesi di sinistra laurea di
democraticita che conferivano al governo agli occhi delle cosidette
<grandi democrazie>, che della Spagna se ne fregavano e, a parte la
Francia di Blum(5) che ci aiutava sottobanco, facevano la politica
dello struzzo per non vedere laiuto che Mussolini ed Hitler
fornivano ai franchisti. Era dura la vita a Barcellona, ma intensa
quando Alma si rese conto dessere incinta. Era il momento
peggiore per mettere al mondo un figlio ma prendemmo ad
aspettarlo con gioia. Non sarebbe mai arrivato perche nei saloni
ministeriali, o forse soltanto nelle stanze ove si parlava la <langue
308

russe>, qualcuno decise di dare una lezione e possibilmente levarsi


di torno quei rompicoglioni degli anarchici ed i troschisti del POUM.
Nel POUM di troschisti ce nerano pochi ma era un partito
comunista antistalinista. E questo era gia un crimine. Ci assalirono a
maggio quando buona parte dei nostri armati erano partiti per il
fronte e resistemmo quel che potemmo. Cioe poco. Alma, io ed altri
compagni difendevamo la sede del sindacato ma era una difesa
impossibile: ci sparavano dalla strada, dagli edifici di fronte, dai tetti.
Noi rispondevamo dalle finestre, accucciati sul pavimento per non
fornire un bersaglio troppo facile. Le pallottole ci passavano sulla
testa e pareva ci girassero attorno fino a che una non si conficco nel
collo di Alma. Mi alzai da terra come una bestia ferita ed incominciai
parare allimpazzata dalla finestra. Un compagno si lancio alle mie
gambe e mi stese con un placcaggio da rugbista. Occupati di lei
disse prendendo il mio posto. Occuparmi di lei...e come? Senza
medicinali, senza la possibilita di chiamare unambulanza: potevo
solo consolarla e cercare di fermare il sangue che sgorgava dalla
ferita sul collo. Mori tra le mie braccia col sorriso sulle labbra. Un
sorriso pieno damore che da allora mi accompagna ogni notte come
un incubo. Raccolsi il fucile e ripresi a sparare. Ogni tanto qualcuno
dei nostri finiva accoppato e noi accoppavamo qualcuno di loro
aspettando di vederli entrare dalla porta e lanciarci una sventagliata
di mitragliatrice. Eravamo stanchi, affamati, dolenti e forse era
proprio questo epilogo che inconsciamente speravamo: di farla
finita al piu presto. Che ci uccidessero ed arrivederci al mondo. Un
mondo che per me non aveva piu senso. Morire li, accanto al
cadavere della mia donna e di mio figlio che portava in grembo. Con
larrivo della notte lintensita dello scontro rallentava. Solo qualche
sparo sporadico per ribadire la presenza. Niente di piu. Eravamo
309

rimasti in tre e dormivamo a turno quando la porta si spalanco e ci


trovo con i fucili puntati. Non sparate urlo una voce siamo
disarmati!. Sotto il tiro delle nostre armi vedemo tre figure
muoversi nella penombra. Siamo baschi ci dissero e voi anarchici
non ci siete troppo simpatici Ed allora? chiese qualcuno di noi.
Siamo tutti dalla stessa parte fu la risposta E assurdo spararci tra
noi. Siamo venuti a tirarvi fuori da qui E come? domando un
compagno. Cosi come siamo venuti; attraverso i tetti e gli abbaini.
Vi porteremo dalle nostre parti dove laria per voi e piu respirabile.
Poi vedrete voi il da farsi: o combatterete assieme a noi oppure
passerete in Francia. Poteva essere un trappola. Quale garanzia
avevamo, chiese il compagno piu anziano. Noi siamo disarmati.
Potete perquisirci se volete. Voi avete i fucili. Ne vuoi una
migliore?. Andate dissi io Salvate la pelle. Io resto qui!. Un
basco mi si avvicino dicendo che era un eroismo inutile. Non e
eroismo. Qui ci sono la mia donna e quello che sarebbe stato mio
figlio. Morti. Io rimango con loro! Qualcuno avra cura dei
cadaveri. Non sono franchisti, non li lasceranno ai cani disse un
compagno prendendomi per le braccia E noi senza di te non
andiamo da nessuna parte!. Anche la loro, dissi, era una
solidarieta assurda. Mi presero in quattro, mi infilarono un
bracciale con likurrina(7) e mi trascinarono per le scale. Il nostro
mesto corteo avanzava trascinandosi per i tetti, poi per altre scale
ed infine una rete fognaria ci porto fuori citta, verso il mare. Ed ora
dopo tante traversie eccomi qua, senza sapere dove sono sepolti
mio figlio e la donna della mia vita, a polemizzare con Salvatore ed a
sbronzarmi assieme a lei! Si verso un intero bicchiere di Armagnac,
lo bevve dun fiato e tacque. Tacqui anchio.
310

Avevamo udito le porte delle stanze dei nostri coabitanti


aprirsi e chiudersi dietro di loro, Salvatore tossire nel sonno e Nino
rincasare in punta di piedi. Avevamo fumato quattro mezzi toscani e
mezzo pacchetto di sigarette, scolato fino allultima goccia una
bottiglia dArmagnac e dallarmadio del professore ne era apparsa
un di cognac jugoslavo frutto dei movimenti di Mimmo; nella stanza
stagnava un fumo denso e puzzolente. Il professore si alzo ed apri
la finestra, il fumo comincio a fuggire verso lesterno invitando la
nebbia a prendergli il posto. Questa non si fece pregare e dopo non
molto quel po di brace ancora rossa che rimaneva nel braciere
perse la lotta contro il freddo della notte. Il professore si infilo il
pastrano e mi invito a mettermi una coperta sulle spalle. Non mi
fraintenda amico mio: discutere e bere col lei e piacevole ed il
polemizzare con Salvatore, a volte e anche divertente. Ma debbo
dirle come sono arrivato qui. Prima pero berviamo ancora un sorso:
ci riscaldera. Verso due mezzi bicchieri abbondanti di cognac poi
riprese. Rimanemmo coi baschi e combattemmo con loro fino alla
fine, fino alla capitolazione della Repubblica. Poi un compagno ed io
decidemmo di passare in Francia. Presentarci legalmente al confine,
si fosse spagnoli o no, significava esser destinati ai campi: lui lo fece
nella speranza di ritrovare tra i fuggitivi anche la sua famiglia. Io no.
Non volevo morire di inedia in balia dei governi sempre piu
destrorsi che si alternavano a Parigi. Avevo tanta di quella rabbia in
corpo... volevo combattere. Chi lo sapevo: in primo luogo i fascisti.
Come, era da vedersi. Valicai di nuovo con i contrabbandieri le
montagne, questa volta in senso inverso e per altre strade; per poco
non fummo presi da una pattuglia ma avemmo fortuna. Feci il
muratore a Carcassonne, il panettiere a Nancy, lo sguattero a Lione
dove un collega cameriere allo stesso ristorante mi mise in contatto
311

con quelli di Giustizia e Liberta. Erano dei borghesi ma erano gente


seria. Si definivano liberal-socialisti: non capivo bene cosa
intendessero con questa definizione ma almeno erano attivi.
Collaborai con loro. Poi scoppio la guerra e lItalia dichiaro la non
belligeranza ma eravamo convinti che Mussolini non sarebbe
rimasto per molto tempo a guardare. Cosi, per evitare dessere
internati come cittadini di un Paese nemico molti di noi decisero di
entrare in Italia e lavorare in clandestinita. Chi a Torino, chi a
Genova, altri a Milano. Io rimasi a Torino. Non perche mi legasse
qualcosa di particolare a quella citta ma perche era il centro
operaio del nord. E, daltra parte, tornare a Parma, dove cera
ancora la mia famiglia, o andarmene a Roma dove ero nato poteva
esser troppo rischioso. Ripresi il fucile in una formazione
formalmente di GL, anche se dentro cera un po di tutto. Conobbi
gente che poi sarebbe diventata importante ma dopo la Liberazione,
quando vedemmo che ci si preparava una specie di unione tra la
chiesa democristiana e quella comunista, ed un compagno socialista
che aveva lottato assieme a me, anche lui deluso, mi parlo della
citta dellutopia e decidemmo di venire qui. Lui e morto prima, io ci
sono arrivato. Laria della stanza si era depurata ma adesso
lumidita si poteva tagliare a fette e faceva un freddo della
madonna. Il professore richiuse la finestra poi scendemmo in cucina
col braciere nella speranza di trovare della brace ancor viva nel
caminetto. Un grosso ciocco ardeva ancora e la grande stanza era
unisola di tepore. Sul tavolo, coperte da tovaglioli di lino cerano un
cestino di fette di pane ed un piatto con del formaggio. Una caraffa
di latte e dei bicchieri completavano lopera. Le buone abitudini di
Maria... disse il professore tagliando una fetta di formaggio per
stenderla su di una di pane. Presi anchio pane e formaggio e ci
312

sedemmo al tavolo uno di fronte allaltro. Mangiando. Guardai


lorologio e mi resi conto che era tardissimo ma qualla
conversazione che avevamo iniziato doveva comunque arrivare alla
sua conclusione. Lo pensava anche il mio interlocutore, che nel
frattempo era salito in camera col braciere di nuovo caldo ed era
ritornato con la bottiglia del cognac. Io rifiutai cortesemente di
berne ancora, riempii un bicchiere di latte e ripresi la conversazione.
Lei, professore, proprio a questo tavolo, mentre polemizzava con
Salvatore ha in un certo qual modo accusato dirigenti di spicco del
PCI di avere una certa corresponsabilita nei fatti di Barcellona. Lo
crede davvero, quando tra gli <aiuti fraterni> inviati da Stalin ai
comunisti spagnoli non mancavano certo robusti gruppi dellNKVD,
o come diavolo si chiamava allora la sua polizia politica? E anche
lei comunista, compagno Franci? domando guardandomi negli
occhi. Nella calda penombra emanata dai ceppi nel caminetto vidi
che i suoi erano stanchi. Mi e stata gia posta questa domanda
risposi bevendo un sorso di latte. Poi le rispondero, cosi come ho
risposto al dottore ed ad una persona che mi farebbe piacere lei
conoscesse. La mia appartenenza politica, se mai ne avessi una, e
ininfluente nellambito di quanto lei mi ha raccontato. E quello che
lei crede che mi interessa.... Uno dei ceppi sul fuoco si spezzo con
un rumore sordo in un lampo di luce e una miriade di faville in corsa
verso la canna fumaria. No, Franci. Non credo che loro abbiano
preso parte alla decisione affermo tagliando unaltra fetta di
formaggio Ma non potevano non sapere. Agguanto una seconda
fetta di pane e continuo: Ma sopratutto non hanno fatto niente
per evitarlo. Lei mi dira che opporsi agli ordini del boia del Cremlino
in quel momento ed in quel luogo significava rischiare anche la
propria testa e tutti... tenevano famiglia. Va bene, accetto la
313

gistificazione. Ma nel 49 e nel 51 erano in Italia al sicuro ed al


calduccio in Parlamento. Oppure crede anche lei fossero convinti
che Rajk(8) fosse, come si diceva allora, un lurido titoista e
Slansky(9) un traditore venduto agli imperialisti e, dato che era
ebreo, al sionismo internazionale, che non guasta mai? Non hanno
aperto bocca. E non lo hanno fatto compiutamente neppure dopo il
XX congresso. Io non so se lei sia comunista o meno, e poco mi
importa di saperlo. Ambedue abbiamo i capelli grigi ma si lasci dire
da un vecchio che e stato vecchio prima di lei: il comunismo
europeo e una grande menzogna. Forse lo e anche quello cinese,
del quale sappiamo poco. Anche la democrazia borghese ed il
capitalismo lo sono. Le faccie opposte della stessa moneta: quella
del dominio sugli uomini. Si battono spargendo ideologia e cosi si
sostengono a vicenda. E la menzogna durera. Durera a lungo. Fino
a che per motivi demografici, di sovraproduzione od altro che non
posso immaginare, una delle due parti scatenera lattacco finale.
No, non la guerra atomica: una guerra economica ma comunque
una guerra che non potra che avere come conseguenza la
distruzione delluno e dellaltro. Poi gli uomini si daranno altre
forme di organizzazione sociale. Forse questa nella quale viviamo,
forse qualcosa di ancora migliore.... Aveva terminato la sua arringa
ed era scarico. Bevve un sorso di cognac e si tacque. I ceppi sul
fuoco emanavano ancora calore ma molta meno luce e noi eravamo
quasi due ombre. Se puo consolarla, il comunismo cadra dissi
alzandomi per andare a spezzare i ceppi sugli alari e fare cosi un po
piu di luce Cadra per sue deboleze intrinsiche, per errori
accumulatisi nel tempo e quasi impossbili da riparare contuai
sedendomi accanto a lui Ed anche con un grosso impegno di mezzi
finanziari da parte delloccidente. Cadra ma al suo posto non
314

apparira la societa che lei quanto io desidereremmo. Anche ad est


apparira un capitalismo selvaggio e di rapina favorito da classi
dirigenti riciclatesi democratiche e liberali nel corso di una notte.
Cosi corrotte da vendersi il culo delle proprie madri in cambio di
pingui commissioni. Dappertutto un capitalismo di cartone che
entrera in una crisi profonda ma continuera a vivere per mancanza
di alternative dal momento che quasi tutte le sinistre gli si saranno
prostrate davanti. Quanto alle mie idee politiche...
Di questi tempi, nel 56 dico, non avevo che dodici anni.
Budapest e Suez non erano per me che delle indicazioni geografiche:
la capitale dellUngheria, il canale che evitava la circumnavigazione
dellAfrica, cosi come ci insegnavano a scuola. Sui giornali che
capitavano per casa leggevo che la polizia di Scelba sparava sui
lavoratori e la cosa non mi piaceva anche se non riuscivo a decifrare,
non il significato della parola ma i motivi degli scioperi. Ero gia piu
grandicello quando nel luglio del 1960 la polizia non piu di Scelba
ma di Tambroni semino di morti la terra di varie localita: giovani
e meno giovani che si ribellavano ad un governo democristiano
appoggiato da fascisti e monarchici. Capii che queste tre forze
politiche erano cani da guardia, di tre razze diverse ma tutte al
servizio del grande capitale ed iniziai ad orientarmi in senso
socialista. Ma agli inizi degli anni 60 furono i socialisti ad andare al
governo con i democristiani. Ed allora cosa scegliere? Pur senza mai
divenirne membro mi orientai verso il PCI rompendo una tradizione
familiare che voleva socialisti i maschi della mia famiglia fin dalla
fondazione di quel partito alla fine del XIX secolo. Un PCI che
magari senza inizialmente darlo troppo a vedere - iniziava una
elaborazione teorica che lo avrebbe portato a divenire autonomo e
315

poi a rompere col blocco cosidetto socialista. Ho approvato le scelte


del PCI che ritenevo giuste ed ho dissentito quando riparava a
vecchi errori commettendone di nuovi. Gli ho votato a sinistra
quando mi pareva eccessivamente socialdemocratizzato ma mi sono
sentito orfano quando, dopo il crollo del comunismo, si e suicidato.
Si professore: se essere dalla parte degli sfruttati di questo mondo
significa essere comunisti, allora io lo sono! Cera ancora tepore
nella stanza, il fuoco nel caminetto si era quasi spento e lora era
tarda.. Si, amico mio sentenzio il professore significa essere un
particolare tipo di comunista: quello che rispetto!. Poi guardo
lorologio e concluse: Credo che ambedue siamo abbastanza
stanchi e sia lora di coricarci. Mi parlera ad unaltra occasione
della persona che ha conosciuto. Rimettemmo in ordine quanto
cera sul tavolo e dopo aver salito le scale ci augurammo la buona
notte. Ero stanco ma la mia ora del sonno era passata da tempo e
senza chiuder occhio rimasi steso sul letto fino a che dalla finestra
filtrarono i primi bagliori del giorno. Fu allora che mi addormentai.

II
Non fosse stato per le tribune piene di gente, la grande sala
sportiva dove si teneva quello che era considerato levento annuale
piu importante della vita amministrativa della citta avrebbe potuto
esser facilmente considerata la sede del concorso per un posto di
portantino allospedale di Gallarate, nellItalia del secondo decennio
del XXI secolo: i commissari seduti ad un lungo tavolo ad un lato
della platea e di fronte a loro i concorrenti seduti davanti a tavoli
altrettanto lunghi ma molto piu stretti, allineati su tre file sullintera
316

superficie del linoleum. Metti al posto dei commissari i membri del


consiglio e gli oltre mille delegati a quello dei concorrenti ed avrai
limmagine dellassemblea alla quale il dottore mi aveva trascinato.
Sulle tribune prendevano posto i membri delle varie organizzazioni
che decidevano di assistere ai lavori. Il consigliere anziano aveva
aperto il dibattito leggendo in francese che era stata scelta lingua
ufficiale una sintetica relazione nella quale veniva considerata
molto soddisfacente lattivita dellanno che stava finendo e
presentando, poi, le linee di sviluppo per quello che sarebbe venuto.
Immediatamente dopo aveva dato voce ai delegati. Avevano preso
per prime la parola le varie organizzazioni industriali mettendo in
fila una lista di dati e vantando una serie di risultati; poi quelle dei
trasporti reclamanti un rinnovo dei mezzi considerati ormai obsoleti
e critacando la loro messa a disposizione col contagoccie. Confesso
che stavo annoiandomi a morte, avevo voglia di fumare ed ero
molto piu interessato ad osservare i lineamenti duna bella donna
che sedeva ad un tavolo dei delegati due file piu avanti alla nostra
sinistra, che non allascolto di quanto i vari oratori andavano
snocciolando. Non distinguevo bene il volto della signora ma gia
quanto riuscivo a vedere era sufficiente ad attrarre lattenzione: una
voluminosa crocchia rossa su di un candido, lunghissimo collo ed un
fisico snello fasciato da uno spesso maglione di cashemir nero. Per
quel che potevo vedere anche i pantaloni erano neri, del tipo usato
dalle
sciatrici
dellepoca.
Completavano
labbigliamento
esistenzialista un basco ed un foulard egualmente neri, posati sul
tavolo davanti a lei. La presa della parola da parte del dottore mi
distolse dallosservazione. A nome dellorganizzazione lodo il
civismo degli abitanti relatando che i casi in cui lui ed i suoi uomini
avevano dovuto intervenire erano ben pochi: tre ubriachezze
317

moleste in varie zone della citta, un tipo un po bevuto che voleva


tuffarsi nel fiume da uno dei ponti che lo valicavano ed un breve
pugilato al capolinea del tram originato da un commento sul fondo
schiena di una signora che il relativo accompagnatore non aveva
gradito. Poi annuncio che un nuovo collega avrebbe relazionato
sulla composizione delle vertenze tra i cittadini e mi invito alla
tribuna. Non sono mai stato particolarmente abile a parlare davanti
ad un pubblico, sopratutto in una lingua non mia, ma penso
dessermela cavata dignitosamente con poche parole e riferendo
che, anche a detta dei colleghi non cerano state vertenze di difficile
soluzione ed una soltanto aveva comportato una breve ricerca
storica. Lessi infine la statistica dei divorzi e delle adozioni fornitami
dal collega distaccato al Municipio. Tornando al mio posto incrociai
la donna, che prendeva la parola subito dopo di me. Non mero
ingannato: era bella. Un ovale perfetto del volto sotto i capelli rossi
che lascivano scoperte le orecchie su una delle quali spuntava,
orfano, il pendaglio di un solo orecchino di plastica. Nero. Non mi
voltai ma sedendomi ebbi il tempo di vedere il resto, che era
apprezzabile. Sono qui come delegata della cooperativa agricola e
zootecnica a produzione diversificata di alta qualita numero sette
esordi Poi puntualizzo dessere stata eletta delegato pur non
facendo propriamente parte di essa bensi dellintera
organizzazione. Hanno scelto me perche per il mio tramite
allinizio dellanno hanno chiesto ai miei vecchi insegnati della
facolta di agraria di mandar loro un biologo che li aiutasse a
migliorare la produzione. Ma, carissimi professori continuo pare
che abbiano ricevuto un nipotina di Lysenko(10). Che sara pure
eroe del lavoro dellURSS ma pare non sia piu molto di moda
neppure nel proprio Paese. I membri della cooperativa rifiutavano
318

di seguire i suoi metodi e pregavano luniversita di riprendersela


preferendo essi magari lavorare di piu ma con i mezzi tradizionali.
Quanto ai dati della produzione, considerati molto soddisfacenti,
questi erano stati consegnati allorganizzazione centrale ed inviati al
consiglio. Unultima cosa disse Secondo i miei dati dovremo
prendere in considerazione una rotazione delle colture nelle zone di
monoproduzione, se desideriamo mantenere gli standard
qualitativi. Sara opportuno che le cooperative interessate ed il
consiglio prendano in considerazione il problema!. In gamba la
ragazza! mormorai allorecchio del dottore, che mi sedeva al
fianco. Si: e in gamba confermo. Vuoi conoscerla?.
Olga. La ragazza si volto e venne sorridendo incontro al
dottore che laveva chiamata. Ciao disse abbracciandolo poi,
vedendo che io lo accompagnavo mi saluto con una buonasera
cordiale. Luomo ci presento reciprocamente (La dottoressa Olga
Kobierska, il dottor Cesare Franchi) dopo di che le domando se
avesse fretta. Fretta di fare che cosa? Di andarmene a casa per
accendere la radio o leggermi un libro? Cosi il dottore propose di
andare tutti a cena da qualche parte. La ragazza domando dove ed
io intervenni proponendo unosteria che avevo scoperto proprio in
quei giorni. E anche lei un cacciatore di osterie? domando
sorridendo. E una attivita piacevole ed interessante. La praticavo
anchio alcuni anni fa, quandero arrivata da poco e frequentavo
luniversita... Il dottore mi domando dove fosse e salimmo sulla
Citroen in dotazione al nostro ufficio. Era una notte tersa e serena, e
la nebbia pareva aver messo la testa a posto ma faceva molto
freddo. Lo faceva anche nellauto nonostante il motore acceso.
Attraversammo uno dei ponti e ci inoltrammo nel dedalo di strade e
319

piazze del centrocitta Loste mi riconobbe e ci accompagno ad un


tavolo relativamente appartato per apparire poi con tre flutes
daperitivo.
Lamico
italiano
disse
appoggiandomi
amichevolmente una mano sulla spalla pare abbia apprezzato la
nostra cucina se e venuto a trovarci con degli ospiti. Con cosa posso
servire la bella signora ed i due distinti cavalieri?. Era un locale con
specifico francese e ci accordammo per una buona zuppa di cipolla,
escargots de mon ort(11) e vitello brasato. Adoro la cucina
francese ci informo la ragazza Purtroppo non sono in grado di
imitarla. Alzo la flute come un saluto e: Daltra parte sono una
pessima cuoca!, Bevve un sorso di aperitivo, poi rivolta a me: Amo
anche la cucina italiana, Tu sai cucinare? domando. Risposi che me
la cavavo. Intervenne il dottore dicendomi che Olga era una pedina
fondamentale nellorganizzazione agricola: Dovresti vederla nella
buona stagione, con paio di calzoni da cavallerizza, un casco di cuoio
ed occhiali da saldatore come fugge da un terreno allaltro, da una
stalla allaltra a cavallo di una vecchia NSU col sidecar.... Loste
venne a servirci la zuppa, la cui bonta interruppe la conversazione.
Poi, togliendo una lumaca dal guscio le chiesi qualera esattamente
la sua professione ed ignorando tatticamente che mi si era rivolta
con un amichevole tu, la chiamai signorina. Olga... mi
corresse, prima di dirmi che era sia agronoma che veterinaria. Il
dottore le disse che io ero giornalista. Olga mi domando se venissi
direttamente dallItalia ed io risposi affermativamente. Il dottore
volle aggiungere qualcosa che io mi ero guardato bene dal dire:
DallItalia... e non solo. Ma questa e unaltra storia che, forse, un
giorno qualcuno ti raccontera. In fondo, che le si raccontino o no,
tutti abbiamo una storia dietro di noi. Cerchero di farvelo volere!
esclamo la ragazza fissandomi negli occhi. Per il momento mi
320

accontentero se una volta lui vorra cucinare per noi! Io glissai


preferendo cambiar argomento e discutere sullorganizzazione
sociale domandando se i ristoranti facessero parte di qualche
cooperativa. Alcuni si ed altri no rispose il dottore. Ne fa parte
quello dove pranziamo abitualmente. Questo certamente no. Non
tutte le attivita sono gestite dalla collettivita. Microcommercio,
qualche servizio e piccola ristorazione sono parzialmente attivita
individuali, al massimo familiari. Comunque, ad evitare grosse
differenze di reddito provvede la fiscalita, se e questo che ti
interessa sapere. Era una domanda dettata solo dalla curiosita e
non aveva motivazioni politiche, dissi. Solo cultura generale.
Domandai comunque quanto fosse vasta lattivita privata. Il 97% e
controllata dalle organizzazioni. Puo bastarti? Signori sbotto
Olga rammentandoci che eravamo appena usciti da unassemblea
che ci aveva riempito la testa di cifre. Non vi sembrava fosse il caso
di parlare di argomenti, come dire, un po piu leggeri?. Lo era ma io
non avevo niente da raccontare, almeno che non avessi accennato
ad unaltra vita ed un altro tempo. Il dottore se ne rendeva conto e
cerco di cavarmi dallimpaccio parlando di cinema: Ho visto
qualcosa del vostro cinema.... Aveva visto solo due film del periodo
neorealista che erano arrivati nelle loro sale. Dopo <Roma citta
aperta> e <Ladri di biciclette> i vostri Rossellini e De Sica hanno
realizzato qualche altro capolavoro? Ma anche la ciambella di
salvataggio che mi aveva lanciato poteva divenire una pietra al collo
perche pur essendo abbastanza ferrato in materia di cinema avevo
una idiosincrasia per le date e rischiavo di far marrone. Gli parlai di
Sciuscia e delle traversie di De Sica con Umberto D quasi certo di
rientrare nei tempi. Poi di altri registi come De Santis e Visconti dei
quali non sapeva niente. Intanto la cena era finita ed Olga prego
321

loste di chiamarle un taxi rifiutando lofferta del dottore di


accompagnarla a casa. Voi ragazzi tra poco inizierete a parlare di
sport, probabilmente di politica e magari di donne. E la tirerete per
le lunghe. Io domani mattina debbo alzarmi presto. Poi puntando
lindice verso di me: E tu non credere di scappare cosi a buon
mercato: noi due dobbiamo rivederci, magari a tavola. Per ora
buonanotte!. Loste avviso che il taxi era alla porta. Ciao zio!
disse Olga stampando un bacio sulla guancia del dottore. La
seguimmo con lo sguardo e la vedemmo infilare nellauto pubblica.
Ti ha detto zio: e davvero tua nipote? No rispose luomo
accendendosi una sigaretta ma e come se lo fosse. Ero molto
amico di suo padre...
Era un ebreo tedesco, credo dorigine boema, ed era
funzionario doganale al porto di Amburgo. Il giorno successivo alla
vittoria di Hitler, fiutando laria che sarebbe tirata per gli israeliti,
raccolse quel poco che aveva e con la figlia e la moglie incinta di due
mesi chiese un passaggio ad un suo amico capitano di un mercantile
islandese che era previsto salpare la sera stessa.. Arrivo in Islanda e
dovette cominciare tutto da capo. Parlava diverse lingue ed aveva
grosse competenze merceologiche. Non gli fu difficile trovare un
impiego presso un esportatore di pesce e di ovini. Olga, a differenza
di sua madre che non vi e mai riuscita, non ebbe difficolta piccola
comera ad imparare la lingua giocando con gli altri bambini. Fece
gli studi in Islanda fino al liceo. Poi suo padre fu mandato a curare gli
interessi della ditta, prima in Scozia e poi in Inghilterra dove Olga si
e laureata in medicina veterinaria. Non so come David Kobierska sia
venuto a conoscenza del nostro esperimento sociale, non me lo ha
mai detto, ma era un socialista fabiano e voleva esserne partecipe.
322

Si trasferi da noi armi e bagaglio. Era appena finita la guerra,


lEuropa era distrutta ma, come ti ho detto il giorno che sei entrato
nel nostro ufficio, noi non avevamo subito conseguenze ed essendo
neutrali ceravamo anche un po arricchiti commerciando con tutti.
Medicinali ed alimenti sopratutto. Armi mai: non abbiamo industrie
di armamenti. La situazione economica era relativamente florida e
non cerano problemi a trovar lavoro, anzi, cerano problemi di
scarsa manodopera. Ha lavorato nellorganizzazione del commercio
estero fino a che non ci ha prematuramente lasciati. Olga, nel
frattempo, si e laureata anche in agronomia nella nostra universita.
Relativamente piccola ma esemplare. Alla morte di David il figlio ha
deciso di tornare in Inghilterra trascinandosi dietro la madre. Olga e
rimasta qui ad esecitare con passione le sue due professioni. Col
vecchio David ci intrammo una primavera sul fiume con in mano una
canna da pesca e simpatizzammo subito. Poi lamicizia si e estesa
alle famiglie. Grandi grigliate sul fiume e sui prati al margine dei
boschi durante le estati: i giovani si incontravano con altri giovani, le
mogli si occupavano delle vivande e noi, che avevamo posizioni
ideologiche assai simili, a discutere di come migliorare il nostro
sistema e di politica internazionale. Ma torniamo ad Olga: e una
ragazza eccezionale. Ti piacera.
Che mi piacesse era fuori dubbio, anche se mi consideravo
troppo anziano per farle la corte. Nel partire aveva detto che
avremmo dovuto rivederci ed io non chiedevo di meglio. Anzi volevo
avere da subito piu informazioni su di lei, cosi domandai al mio
interlocutore se, vestita in nero comera, non fosse un po
esistenzialista. Lui esplose in una gran risata: Esistenzialista? Ma
che ne sa lei dellesistenzialismo! Scommetto che non ha mai letto
323

Sartre in vita sua, anche se e una ragazza di buona cultura. Ma ha


una cultura tecnica. Che ne sa lei di Heidegger, di Kirkegaard? Forse
ha sentito vagamente parlare di Nietzche... E giovane e segue le
mode. Forse avra visto qualche filmato con Juliette Greco e cerca di
imitarne gli atteggiamenti. Non eravamo anche noi, a nostro modo,
tra i venti ed i trentacinque anni un po anticonformisti? Si,
riconobbi, a nostro modo lo eravamo stati. Io sulle barricate del
sessantotto, leskimo come una divisa, la rivoluzione dietro langolo,
un po derba, i nuovi rapporti interpersonali che facevano storcer la
bocca ai nostri genitori. Lui chissa. Ci vediamo lunedi mi disse
depositandomi a due passi da casa.
La domenica ci dette il buongiorno con un sole gelido. Io mi
alzai comunque di buon mattino, misi il sale sulla coda allautobus
che stava partendo e, senza nessuno scopo presi a gironzolare per la
citta. Per primo incontrai il professore che era andato a far
labituale puntata ai cavalli. Era imbacuccato nel suo cappotto
grigio, la sciarpa attorno al collo ed in capo un Borsalino che non gli
avevo mai visto. Ha sentito che freddo? domando, tanto per dire
qualcosa e mi propose di entrare in un bar per farci un poncino.
Qualcun altro aveva avuto la sua stessa idea: da un tavolo vedemo il
dottore farci ampi segni di saluto. Era seduto accanto ad una signora
che stava bevendo una cioccolata calda. Ci avvicinammo con in
mano le nostre bevande e lui si alzo per stringerci la mano e
presentarci sua moglie. Qual vento trascina in citta due abitanti
del casone con questo freddo domando invitandoci a sederci al
suo tavolo. Il professore gli indico il giornale ippico che teneva nella
tasca del pastrano ed io, che non avevo nessuno scopo per essere in
citta me la cavai con un Ero curioso. Curioso di che cosa? Se non
324

e una domanda impertinente. Dissi la prima cosa che mi passo per


la mente: Di vedere le fabbriche delle quali si vantavano i delegati
dellorganizazione industriale dissi ma ho visto solo negozi ed
imprese commerciali. Professore e dottore sorrisero. Certo che
non potevi vederle in citta: facciamo tutto il possibile per non
inquinare troppo. Il professore lo sa perche ogni tanto gira per
fabbriche a tenere qualche conferenza. Il distretto industriale e ad
est, oltre la fascia dei boschi che circondano labitato... Fummo
interrotti da un Buenos dias caballeros col quale alle nostre spalle
ci salutava lavvocato Cardoso, che fece il giro del tavolo e si esibi in
un baciamano alla moglie del dottore: Senora.... Il dottore lo
invito ad accomodarsi al tavolo assieme a noi e gli presento il
professore. Anche lui un combattente della Repubblica tenne a
precisare. Lavvocato squadro il professore con simpatia. Siamo
degli sconfitti, caro professore disse Battuti da forze piu ingenti
delle nostre e da molti errori politici. Ma mi farebbe piacere
discutere con lei. Poi si rivolse a tutti noi: Mi farebbe anche
piacere rimanere un po con voi ma abbiamo ospiti a casa e mia
moglie mi si e raccondata di rincasare presto. Professore, lei
conosce Julio?. Rispose che non aveva il piacere. E uno dei nostri
spiego lavvocato Ha aperto un piccolo ristorante spagnolo. Mi
farebbe piacere se questa bella compagnia si riunisse una sera da
lui. Terremo i contatti tramite il nostro amico Franci! Il professore
si dichiaro daccordo, luomo ci strinse di nuovo le mani, bacio
ancora una volta quella della signora e si dileguo.
Dicembre arrivo riportando la nebbia ed una telefonata di
Olga che invitava il dottore e me ad una specie di party per
inaugurare la sua nuova abitazione, proprio nel seno della famosa
325

cooperativa numero sette, che forse era riuscita a sbarazzarsi della


biologa non gradita. Non e un appartamento molto grande ma e
bellissimo aveva detto ed alcuni giorni dopo, quando la vecchia
Citroen guidata dal dottore ci condusse al margine occidentale della
citta, tra terreni agricoli, parti boscose e margini del fiume
constatammo che aveva ragione. Nella sala del soggiorno che non
era piccola come Olga ci aveva lasciato immaginare cerano gia
alcune persone che ci furono presentate dalla padrona di casa come
presidente, contabile, esperto zootecnico e direttrice commerciale.
Cucina, cameretta e bagno qui aveva ragione Olga erano piccole
ma lei aveva arredato il tutto con un certo gusto e lappartamento
era accogliente. La padrona di casa stava servendo gli aperitivi da
una caraffa nella quale li aveva preparati e la sua figura esile e
slanciata si stagliava davanti alla grande parete a vetro che dava sul
fiume ed aveva il bosco come orizzonte. Il suo abbigliamento nero
creava un contrasto cromatico con la luce lattigginosa che filtrava
dal vetro e lei era bella. Ringraziava il presidente di averle messo a
disposizine quellalloggio pur se non appariva formalmente tra i
membri della cooperativa. Questo, di rimando, diceva che quanto lei
aveva fatto in favore del loro collettivo la rendeva di diritto un
membro onorario. Lei scambiava parole con i suoi ospiti ed io
osservavo la sua piccola biblioteca. Thomas Mann in lingua
originale, alcuni classici della letteratura russa ed americana, Celine
ed una traduzione de Gli indifferenti in una lingua che non potevo
decifrare ma supponevo essere islandese. Sartre no, aveva ragione il
dottore, quello non cera. Sentii londa del suo profumo, intenso ma
allo stesso tempo delicato come un prato di primavera, avvicinarsi a
me e me la trovai accanto con due bicchieri. Ti apparti sempre dalla
gente? mi domando porgendomene uno. In genere solo dalla
326

gente che non conosco Sopratutto quando parlava di questioni


tecniche delle quali non avevo neppure una vaga conoscenza, dissi,
ma ero abitalmente abbastanza socievole. Cosi ho preferito i libri.
Convenne che non avevo torto e mi invito a bere rapidamente
laperitivo, poi mi prese sottobraccio: Vieni, aiutami a portare sul
buffet due vassoi di tartine disse aggiungendo che erano lunica
cosa che sapeva cucinare assieme alle zuppe, alle frittate e le uova
fritte. Con larrivo delle tartine fui costretto a riunirmi al gruppo ed
imbroccato dal presidente della cooperativa desideroso di
informazioni. Il dottore mi ha detto che lei e italiano e che e
giornalista. Mi piacerebbe sapere quali sono, a suo giudizio, le
attuali prospettive della sinistra nel suo Paese... Io non scrivevo
che di politica locale. E di una cittadina molto periferica, gli dissi.
Ma se vuole un mio parere a livello nazionale cercai di citare a
memoria le prospettive non sono buone. Quasi sicuramente i
socialisti avrebbero colto al volo loccasione fornita dai fatti
dUngheria per distanziarsi dai comunisti ed avrebbero cercato altre
sponde, magari nei tempi lunghi. Avrebbero cominciato, insomma, a
pensare a possibili governi di centro-sinistra assieme alla
Democrazia Cristiana. Sbagliano aggiunsi perche sara
questultima a trasportarli nel campo moderato piu di quanto loro
possono sperare di trascinare lintero partito cattolico nellarea
progressista. Capisco... poi mi domando del partito comunista.
Probabilmente avra piccoli ma costanti incrementi elettorali ma e
destinato a rimanere isolato Quindi non ci saranno cambiamenti?
Non era detto, risposi. Probabilmente i socialisti potevano riuscire
ad ottenere qualche limitato risultato. Cambiamenti di forma
conclusi Non di grande sostanza. I veri cambiamenti sarebbero
venuti molto piu tardi. Sarebbero stati in negativo ed a lui, gia
327

anziano, probabilmente non avrebbero piu interessato.


Teoricamente avrebbe potuto vederli Olga che ad un certo
momento mi si avvicino per dirmi: Mi piacerebbe tu restassi. Ma
capisco che qui siamo distanti dalla citta. Lo zio ha detto che ti
accompagnera in auto. Troveremo unaltra occasione!
Losteria con specifico spagnolo dove lavvocato Cardoso ci
aveva accompagnati era uno scantinato a mattoni. Due stanze non
molto capienti sotto un soffito a volta. Certo non era cosi
accogliente come il patio dove si svolgeva lattivita estiva che
lavvocato ci aveva mostrato prima di scendere la scala che portava
nel locale. Una ragazza ci aveva accolti salutando lavvocato come
un vecchio cliente di riguardo e fatti accomodare ad un tavolo
dangolo, comodo e riservato. Vado a chiamare papa. aveva
detto e dopo poco era apparsa una montagna duomo che salutava
affabilmente lavvocato. Saluto anche noi e fisso intensamente il
professore con aria interrogativa. Ma...tu sei Pedro... disse. Si,
caro Francisco: sono Pedro! rispose il professore stringendolo in un
abbraccio. Io non parlavo lo spagnolo ma ero in grado di capire cosa
si diceva, almeno nella misura del settanta per cento. E da quello
che capivo Julio, o Francisco come laveva chiamato il professore, si
scusava di non potersi sedere a tavola con noi nellimmediato. Ci
avrebbe raggiunti alla fine del pasto. Vi metto nelle mani di mia
figlia disse. Ed erano mani buone, che ci servirono buone cose. Poi
anche loste si uni a noi con in mano una bottiglia di Cardenal
Mendoza. E una gioia rivederti disse rivolto al professore mentre
versava cognac nei bicchieri. Ti credevamo morto. Quando i
compagni hanno trovato il cadavere di Josefa nella sede del
sindacato abbiamo temuto che a te fosse andata anche peggio...
328

Un momento lo interruppe lavvocato ora che sento il suo nome


di battaglia accoppiato a quello di Josefa... Julio erano loro quei due
<meravigliosi compagni italiani> dei quali parlava George? Loste
disse che credeva di si, se aveva anche aggiunto che erano anarchici.
Il professore guardava i due uomini cercando di capire di cosa mai
parlassero. Fu Julio, ponendo la bottiglia al centro del tavolo, a
chiarirgli le idee: Tu lavrai visto al massimo un paio di volte e,
forse, non ti ricordi nemmeno di lui: si tratta di Orwell. Tu non eri
dei nostri ma i compagni avevano una grande stima di te e Josefa...
Cosi tanta che quando piombo in quel porto di mare che era il bar
di Chicote a Madrid confermo lavvocato proprio davanti a me
scrisse per voi una lettera di congedo. Sentiva che, come per gli
anarchici, anche per i poumisti le cose non si mettevano bene. E lui
era simpatizzante poumista, e per di piu straniero. Era un uomo
coraggioso e non voleva partire, nonostante si fosse gia beccato
una pallottola in gola. Furono gli amici a convincerlo che non valeva
la pena rischiar di la pelle in una faida assurda tra uomini dello
stesso campo. Nella lettera vi dava il suo indirizzo in Gran Bretagna
e vi invitava a rivolgersi a lui per ogni tipo di aiuto. Affido la lettera
ad Hemingway che aveva intenzione di partire per Barcellona. Poi e
successo quello che e successo e non so se lo abbia fatto... Julio
confermo che non era mai partito avendo appreso della strage di
anarchici e supposti troschisti. Daltra parte aggiunse tutti, dopo
aver trovato Josefa alla CNT, davano per morto anche te. Il
professore allungo la mano per raggiungere la bottiglia del cognac,
le tolse il tappo e si verso unabbondante bicchiere di liquore. Un
atto semplicissimo che ci sembro scorresse al rallentatore. Tu
domando alloste Tu sai dove e sepolta Josefa? Anche Julio si
verso da bere, senza dimenticare di mescere anche allavvocato ed
329

a me. I vostri compagni lhanno sepolta nottetempo nel cimitero di


Tossa del Mar con la complicita del custode e forse anche del
parroco. Loro non sapevano con certezza il suo vero nome, per loro
era Josefa. Sulla stele hanno messo un nome di fantasia: Soles.
Josefa Soles Alma mormoro il professore passandosi ambe le
mani sul viso. Si chiamava Alma. E le volevo bene!.
Comprendemmo tutti che per quella sera il nostro incontro
terminava in quel momento.
Una copiosa nevicata precedette il Natale duna decina di
giorni e Mimmo apparve con un piccolo abete piantato in un vaso. Il
giorno successivo tiro fuori da un borsone due file di lampadine,
alcuni globi, un puntale e si acconcio alla preparazione dellalbero
di Natale. A portare il buon umore ad una parte degli abitanti del
casone, ovvero a Salvatore le sua famiglia, arrivo la notizia che il
consiglio generale, dato il buon andamento economico dellanno
che stava per finire aveva deliberato su suggerimento delle
organizzazioni, un aumento delle retribuzioni fra il 10 ed il 15% in
base alla fluttuazione della valuta quale venivano pagate, un
aumento nella stessa misura degli assegni familiari, oltre ad un
premio in cifra fissa per ogni lavoratore e, dulcis in fundo, di
riconoscere un salario, ancorche modesto, alle casalinghe. Anche
noi coinquilini ci riunimmo in consiglio per stabilire il menu del
pranzo natalizio ed anticipare la quota parte di danaro per la sua
realizzazione. Arrivo al dottore anche la telefonata di Olga che
invitava lui, sua moglie e me a passare il Natale nella sua nuova
abitazione ma, poiche il dottore aveva ormai altri impegni ed io non
avrei voluto lasciare proprio in quel giorno gli amici del casone, la
cosa fu rimandata al cenone di fine danno. Con un ordine specifico:
330

Cesare deve cucinare qualcosa! quindi dovetti accordarmi col


dottore su cosa scegliere usando cio che era piu facile da trovare in
citta. Alla chetichella mi accordai anche con Maria per farle
preparare per tempo alcune specialita della casa. Poi, nel primo
pomeriggio della vigilia il professore arrivo a casa carico di borse
pacchetti e pacchettoni. Depose il pacchettone sotto lalbero e dal
resto inizio a tirar fuori tutta una serie di leccornie tipo salmone
affummicato, una latta di caviale della Manciuria, fois gras e
formaggi francesi, dolci di vario tipo e bottiglie di champagne locale.
Nino gli domando se avesse svaligiato una banca. No rispose
anche se non mi dispiacerebbe farlo. Ho piu semplicemente
sbancato lagenzia delle scommesse puntando su di un cavallo
indicatomi da tua sorella!. Il giovane probabilmente resto a
domandarsi quale relazione potesse avere la sua sorellina un po
suonata con i cavalli ma non disse niente e si limito a stringersi nelle
spalle. Maria che era arrivata in quel momento col matterello
sottobraccio per tirare la sfoglia dei tortellini fu invitata a metter
nella dispensa tutta quella grazia di Dio in mostra sulla tavola. Ti
diro poi io come e quando metterla in tavola; prese tre bottiglie di
champagne ed usci per sistemarle sotto la neve. Allindomani
avrebbe fatto ricorso allo stesso sistema per raffreddare il caviale. A
sera arrivo anche Salvatore che saluto chi si trovava nella cucina e
corse a rimpiattare nellarmadio i regali per sua figlia, perche Babbo
Natale arriva durante la notte quando tutti dormono e Santa non
avrebbe dovuto vederli fino al mattino successivo. Ma la piccola
strabuzzo gli occhi quando, prima di cena, le fu detto che lo zio
professore aveva fregato sullanticipo il vecchio barbuto e, senza
bisogno ne di slitta ne di renne, le aveva portato il regalo che era
contenuto nello scatolone sotto lalbero. Spacchetto in un baleno,
si reco a baciare il professore poi corse ad inginocchiarsi per
331

abbracciare dalla stessa altezza la bambola bionda che aveva tolto


dallimballaggio. La poso sulla sedia accanto alla sua e durante la
cena cerco dimboccarla cosi come spesso costringeva la madre a
farlo con lei. Poi mentre Maria la accompagnava in camera disse a
tutti che lavrebbe coricata nel suo letto. Salvatore ringrazio il
professore per la gioia che aveva donato alla sua bambina. Grazie
di che, Salvatore. E stata lei a farmi vincere una bella sommetta!.
Infine bestemmiando per lora e per la neve che era ricomiciata a
cadere busso alla porta il postino con un telegramma: era Gaston
che da Montecarlo augurava un felice Natale a tutti.
Non so dove ne con quali strattagemmi Samir aveva messo
le mani su cinque cotechini. Probabilmente in uno dei locali dove
era invitato a suonare per le feste. Comunque era meglio non
indagare: diciamo che erano piovuti dal cielo. Non dal cielo ma dalle
mani di Maria uno piovve anche a me Le portera fortuna, ovunque
si rechi a festeggiare la fine dellanno!. Le avevo detto alcuni giorni
prima che non sarei stato a casa in quella occasione e lavevo
pregata di tirarmi un chiletto di tortellini accompagnati da un
barattolo del suo splendido ragu. Che sistemai accanto a me sul
sedile posteriore della Citroen non appena il dottore e sua moglie
vennero a prelevarmi. Le strade della citta erano pulite ma appena
ne uscimmo dovemmo procedere a passo duomo sulla neve gelata
e da equilibristi quando scendemmo davanti allabitazione della
nostra amica. La signora ed io entrammo portandoci appresso quel
che avevamo separatamente preparato per depositarlo in cucina ed
il dottore si attardo a prender dal bagagliaio le varie bottiglie. Olga,
che ci accolse sulla porta era splendida nella sua semplicita:
indossava un abito nero di taglio semplice, allacciato alle spalle da
due sottili strisciette di stoffa. Una cintura di stoffa nera legata a
332

fiocco la cingeva alla vita ed un foulard dello stesso colore le


fasciava il lungo collo. I capelli le erano raccolti come il giorno che
lavevo conosciuta ed il medesimo orecchino orfanello le pendeva
dal lobo dellorecchio destro. Aveva modificato lubicazione dei
mobili mettendo il divano di fronte alla parete a vetro e le due
poltrone ai suoi lati. Nel centro dello spazio spiccava un grande
Bukhara che la volta precedente non avevo visto. Dallaltra parte
della stanza il tavolo imbandito. Arrivo anche il dottore. Il
presidente ci invita da lui, prima di cena per un aperitivo disse
depositando le bottiglie. Ma era destino che quellaperitivo noi non
lo bevessimo perche, proprio quando stavamo muovendo gli ultimi
passi, col presidente che ci accoglieva sorridente sulla soglia di casa,
la moglie del dottore scivolo sul ghiaccio e sui tacchi sbattendo una
spallata contro lo stipite della porta. Poi cadde a terra con un urlo
terrificante. Come potemmo e cercando di non procurarle un dolore
aggiuntivo la trasportammo nel soggiorno ed Olga prese a palparle
lomero per verificare la situazione. E una brutta lussazione
sentenzio e deve duolerle terribilmente!. Cerco inutilmente di
porvi rimedio e consiglio di portarla subito in ospedale. Fu deciso di
metterla in auto e di partire. Il presidente mi mettera a
disposizione una macchina per accompagnare Cesare a casa piu
tardi. Luomo annui passandole un mazzo di chiavi. La Citroen
parti alla velocita che le condizioni le permettevano; il presidente
voleva invitare Olga e me a cenare con la sua famiglia, conscio che
ormai la serata ci era andata a puttana. Abbiamo tante di quelle
vivande che sarebbe un peccato far sciupare rifiuto Olga
cortesemente linvito ed entrammo nel suo appartamento. Povera
zia! mormoro chiudendo la porta dietro di noi. Avevamo davvero
tantissime vivande che non era il caso di sprecare. Decidemmo
tuttavia di cenare con quanto vi era di gia pronto, le sue tartine e la
333

carne in salsa di vino portata dalla zia per lasciare il resto a miglior
occasione. Ci sedemmo al tavolinetto della cucina facendolo
svogliatamente ed in silenzio.
Aspettare la mezzanotte seduti a terra sul grande tappeto, le
spalle appoggiate al divano nella luce tremolante di una candela
aromatica poggiata sul tavolo nel fondo della stanza. Un bicchiere di
porto tra le mani, luna accanto allaltro, davanti alle poche luci che
filtravano dalla parete a vetro. Non saper cosa dire e comunque
parlare. Lo zio mi ha detto di te Che cosa? Che vieni da un altro
tempo e, di conseguenza, da un altro mondo... Le aveva detto che
neppure io sapevo comero capitato proprio in quella citta in pieno
1956. Non voglio chiederti del futuro. E giusto che esso rimanga
nella mente di Giove Mi chiese solo di parlarle della mia citta. La
mia piccola citta affondata nella pianura... Neppure capoluogo di
provincia. Canicola e stormi aggressivi di zanzare destate, nebbia
ossessiva dinverno. Ma anche le pioppaie e le golene lungo il fiume,
le osterie sui pontoni galleggianti, lodore delle rane fritte. Una casa
municipale con lorologio che spacca il secondo e ci si puo buttare
la pasta fidandocene ciecamente, una stazione infiorita dalla quale
passano solo i treni dei pendolari. Il bar centrale sotto i portici
davanti al quale le corriere dai centri vicini sostano solo qualche
minuto. Le solite faccie sedute ai tavolini nei mattini festivi. La
chiesa col campanile aguzzo, la casa del popolo. La stanza della
redazione locale del giornale dalla quale non ce quasi mai niente
da comunicare perche la vita scorre monotona con giorni sempre
eguali. Un piccolo mondo del quale mi accorgo daver nostalgia.
Mentre le dico tutto questo la stanza si illumina, oltre la parete a
vetro gli artifici sparati chissa dove si riflettono sul fiume, le corone
degli alberi della riva opposta si vestono di luci multicolori.
334

Stappiamo una bottiglia di champagne e brindiamo, in piedi davanti


alla trasparenza del vetro: buon anno nuovo. Poi la luminaria si
spenge e ci ritroviamo di nuovo nella penombra. I nostri calici erano
ormai vuoti ed andai a depositarli sul tavolo di cucina, Olga era
rimasta davanti al vetro ad osservare loscurita rotta da qualche
lampo improvviso di luce.
Da dove proviene esattamente la tua famiglia? domandai.
Eravamo ora seduti sul divano davanti alla parete che ci mostrava la
notte. Io stavo fumando, lei cercava di far funzionare un registratore
a nastro che aveva trascinato sul tavolinetto da fumo. Non lo sapeva
esattamente: Mio padre era nato a Lubecca ed era tedesco.
Ricordava che da piccolissima erano andati a trovare i nonni nel
nord dellattuale Cecoslovacchia. Da qualche parte sui monti al
confine con la Polonia. Forse Liberec, non so. Ricordo che era un
bel posto. Perche me lo domandi? A causa del tuo nome.... Tanti
anni addietro nel corso di una breve vacanza sul Balaton avevo
conoscito una ragazza ceca che era quasi una sua omonima.
Differiva solo di una vocale. Una vocale in meno. Era di Karlovy
Vary e la chiamavo kocicka per certi suoi atteggiamenti da gattina
che le venivano spontanei. Era bella E tu la amavi?. La amavo? Un
amore giovanile nato in una notte di lampi sul lago. Un amico mi
aveva strappato al lavoro ed allo studio per una breve vacanza al
solo scopo di farmi ritrovare un po di equilibrio dopo una delle mie
solite guerre perdute. Mi ero domandato in seguito, molto tempo
dopo, coserano stati in realta quellacqua di lago che si colorava
dacciaio nel magnesio dei lampi ed il sorriso della ragazza:
unancora di salvezza? Un diversivo? Oppure solo un sorriso dacqua
di lago? Di sicuro un appuntamento nel suo Paese al quale non avrei
mancato. Un tempo credevo di si risposi Ora non ne sono poi
335

cosi sicuro. Il tempo passa, liby Olina(12), e stende su tutto tanta di


quella polvere.... Lei si era alzata, si era versata dello champagne
ormai caldo e fissava il buio oltre il vetro. Olina mormoro
portandosi davanti a me. Da tanto tempo nessuno mi chiamava
piu cosi.... Disfece i fiocchi delle spalline e labito le cadde fino alla
vita lasciandola a seno nudo. Come se fosse un segnale la candela
sul tavolo in fondo alla stanza esalo lultimo respiro, Olga si tolse la
cintura e labito cadde. Sosse la testa ed una vampa vermiglia
catturo per un attimo i miei occhi prima di coprire il suo seno: sera
sciolta i capelli e lei si era messa su di me.
Non doveva succedere dissi mentre il Bukhara accoglieva
tiepido i nostri corpi nudi stesi luno accanto allaltro. Su i due
fianchi per guardarci negli occhi dopo una tempo che mi era parso
interminabile. Perche mi chiese accarezzandomi il volto non e
stato bello?. E stato bello ma non doveva succedere ripetei. Lei
mi chiese nuovamente perche. Perche? Perche io ero una
presenza aleatoria. Una stella cadente che percorre un tratto di
cielo poi sparisce per disintegrarsi nellatmosfera. Perche contro la
mia volonta ero apparso in quella citta senza conoscerne ne il
mezzo ne la ragione, se mai fosse esistita un ragione. Persone di
buona valonta avevano ricavato per me uno spazio tra di loro ed io
mi ci ero adattato cosi come un animale domestico si adatta alle
mura di una nuova casa. Ma rimanevo comunque una presenza
incerta. Cosi come improvvisamente sono arrivato un giorno
potrei sparire. Perche crerare ricordi?. O forse non volevo crearne
a me stesso. I ricordi mormoro la ragazza mettendomi tra le
labbra una sigaretta presa dal pachetto sul fumoir. In fondo cosa
rimane di una vita se non qualche ricordo?.Il lampo del fiammifero
illuminoper un attimo i suoi occhi, mi accorsi allora che erano verdi.
336

Eravamo soli, aggiunse, abbiamo unito due solitudini. Io lo so


riprese che tu forse hai nostalgia del tuo mondo e del tuo tempo.
Forse di qualche donna che e rimasta laggiu. Ma ora siamo qui ed
e bello stare assieme Non la spaventava lidea che un giorno io
potessi andarmene. Oltre la parete a vetri, al di la del fiume e del
bosco, una luce insicura lottava con gli ultimi lembi della notte e
annunciava una giornata di sole. Ci accorgemmo davere fame. Olga
propose di preparare un breackfast allinglese ma io avevo
sopratutto voglia di un espresso. In citta ci sara un locale aperto a
questora dissi. Non valeva la pena ammorbare tutta la casa con
odori di cibo. Lei propose il bar-ristorante della stazione, cosi poi
avremmo potuto passare a vedere come si sentiva la zia. Uscimmo
dopo esserci vestiti frettolosamente. Attraversammo con cura uno
spazio gelato ed entrammo in una specie di fienile dove erano
parcheggiate le auto della cooperativa per entrare in una vecchia
giardinetta che nonostante il freddo si mise subito in moto.
Impiegammo quasi unora per arrivare allimponente edifico, forse
lunico della citta che sembrava avere su di se la patina di un po
tempo. Data lora ed il giorno non mi stupii di trovare il salone
centrale della stazione completamente deserto. I tabelloni degli
arrivi e delle partenze erano del tutto privi di indicazioni ma misi
anche questo sul conto del giorno festivo. Olga mi fece strada verso
il ristorante e ci sedemmo ad un tavolo davanti ai binari sui quali
svolazzavano tra le erbaccie alcune coppie di piccioni. Quando
uscimmo dal ristorante non avevo visto lombra di un treno od un
negozio aperto. Ma era il primo gennaio ed a quellora
probabilmente la gente dormiva ancora dopo le libagioni del
veglione: perche cavolo avrebbero dovuto esserci treni e negozi
aperti... Sera ormai fatto giorno quando bussammo delicatamente
alla porta del dottore. Come sta la zia? domando Olga. Le
337

avevano applicato una fasciatura rigida dopo averle rimesso a posto


la spalla, rispose luomo, ed aveva avuto dolori fino a poco prima
Adesso sta dormendo. Rifiutammo il caffe dicendo daver gia
fatto colazione e lo consigliammo dandare a riposare anche lui. Fu
necessaria ancora unora per arrivare al casone, il sole era gia alto e
diffondeva una luce priva di calore. Maria stava governando i polli
nel loro recinto e ci vide arrivare. Eravamo in tempo per gustare i
suoi biscotti al miele appena usciti di forno, ci disse, dopo averci
augurato il buon giorno. Inutile dirle che avevamo gia mangiato. Ci
ritrovammo seduti al grande tavolo davanti ad un piatto di biscotti e
due tazze di latte fumanti. Sono stato svegliato da questo buon
aroma di dolci! esclamo il professore scendendo lultimo gradino.
Poi ci vide non appena varcata la soglia della scala. Buon giorno
Franci. E buon giorno alla bella signora disse passandoci accanto. Si
mise anche lui a sedere venendo con una tazza di latte e ci informo
di come al casone lavessero tirata fino a tardi col cenone con tutti i
manicaretti preparati da Maria e le altre donne. Alla fine erano
brille anche Sofronia, che e tanto religiosa, e la contessa! Ci
domando se anche noi avessimo passato una bella serata. Gli
dicemmo dellincidente capitato alla moglie del dottore che ci aveva
mandato tutto allaria. Perche non siete venuti qui, allora
domando Maria Lei, signor Franci, lo sapeva che cera tanto di quel
cibo... Risposi che, davvero, non ci avevo pensato. Poi mi resi conto
che non avevo presentato Olga al professore ed a Maria e lo feci
dicendo che era unamica di famiglia del dottore e che per questo
avevamo organizzato assieme la fine danno. Scambiammo alcuni
altri convenevoli poi Olga si alzo dicendo che anche per lei era il
caso di tornare a casa per riposare Ti telefono domani mi disse
davanti alla giardinetta stampadomi un bacio sulle labbra. Dalla
porta il professore osservava sorridendo.
338

Olga telefono come promesso dicendo che avrebbe desiderato


passare con me la prossima domenica e di invitare a pranzo anche
gli zii per mangiare tutte quelle cosa buone che non abbiamo
cucinato il trentuno. Aveva telefonato anche qualcun altro e me lo
disse il dottore quando, allora del caffe e dopo che avevo risolto
due casi con piena soddisfazione delle parti, gli riferii dellinvito della
ragazza. Ce qualcuno al quale ho parlato di te e desidera vederti!
Gli domandai cosa gli avesse rivelato e mi tranquillizzo: Non certo
quel che sappiamo noi: e una persona razionale e ci prenderebbe
entrambi per matti. Gli ho detto solo che sei italiano, lavori qui e sei
un giornalista. Arrivo un collega con i caffe fumanti poi, il dottore
mi disse che si trattava del consigliere anziano Durrenmatt. Lo
scrittore svizzero? domandai stupito. No. Lui e ingegnere ed e
solo un suo omonimo Ci avrebbe ricevuti al suo ufficio
alluniversita trattandosi di una converazione amichevole ed
informale. Domani mattina disse verso le undici.
La stazione priva di treni mi aveva lasciato perplesso e poiche per
quel giorno il mio lavoro era praticamente finito, decisi di mangiare
allo stesso ristorante dove avevo fatto colazione con Olga. Durante il
pranzo non ci furono arrivi ne partenze ma questa volta tutti i
negozi del salone erano aperti e frequentati, solo le biglietterie
erano rimaste chiuse. Vinto dalla curiosita mi avvicinai alledicola
dove acquistai due giornali italiani di tre giorni prima e domandai
dove potessi acquistare un biglietto internazionale. Ledicolante mi
rispose di non sapere dove potessi acquistarlo ma sapeva benissimo
che, da qualsiasi parte io volessi andare, non avrei potuto farlo per
strada ferrata. Gli domandai il perche.Perche, signor mio, lavoro
qui da oltre cinque anni e non ho mai visto arrivare ne partire treni
da questa stazione rispose lasciandomi con un palmo di naso.
339

Bene: io ero arrivato in citta come cero arrivato e Dio solo sapeva
come, ma altri cerano venuti volontariamente, come ad esempio il
professore. Con quale mezzo gli e lo domandai mentre bevevamo
lormai abituale aperitivo. Era la fine del 45 disse le
comunicazione erano quelle che erano. Attraversai a piedi le Alpi e
lavorai alcuni mesi in Svizzera. Fatti un po di soldi ci sono venuto in
treno da Losanna. Mi domandai se lui fosse a conoscenza del fatto
che di treni non ce ne erano piu. Ma non gli e lo chiesi.
Il campus universitario era bellissimo. Situato nella zona
nord della citta a due passi dal bosco ed immerso in un parco di
abeti che la neve e latmosfera invernale rendevano ancora piu
affascinante. A deludere era la costruzione dellintero ateneo: due
corpi a mattoni lunghi ed alti, rettangolari come le scatole di cartone
che contengono le scatolette di sardine, posate sul fianco lungo e
stretto. Anche lufficio del professor Durrenmatt era spartano: non
piu di quattro metri quadrati, una scrivania abbastanza vecchiotta,
due sedie, qualche libro e fascicoli dappertutto. Alla sinistra della
scrivania una grande finestra si apriva sul parco. Luomo ci ricevette
cordialmente. Parlava un italiano grammaticalmente perfetto ma
con un forte accento tedesco. Ci offri un the e venne subito in
argomento: ero giornalista disse, e potevo essere di grande aiuto.
Era certo che avessi notato che in citta non appariva in edicola un
giornale locale e che i pochi apparecchi televisivi, costosissimi,
avevano tutti marche straniere e ripetevano i segnali dei paesi
confinanti.; quanto alla radio.. lasciava molto da desiderare. Mi ero
reso conto solo dei giornali ma non dissi niente e lasciai che
continuasse. La cooperativa che produce apparecchiature
elettroniche desidererebbe mettere in funzione una linea per la
produzione di televisori. Sarebbe fattibile ed anche a basso costo...
340

ma avrebbero avuto bisogno di almeno un canale locale. Cosa


anche questa fattibile... ma era necessario alzare la qualita del
prodotto informativo. In poche parole mi stava offrendo un posto di
responsabile ed anche di organizzatore del settore. Sono solo un
modesto giornalista di provincia replicai, che lavorava in piccolo
centro relativamente periferico; ricercava e condivideva ufficio,
articoli e notizie col collega di unaltra testata diffusa in una regione
limitrofa. Non ritenevo davere le competenze necessarie per un
impegno cosi importante. Ma almeno lei sa come si scrive un
articolo e proviene da un Paese che ha una televisione
apprezzabile... insisteva il consigliere Non avrebbe da inventare
molto. Scopiazzare magari... Non dovrei dirlo nella mia veste di
insegnante ma a volte farlo puo essere necessario!. Stava per
cadermi una grossa tegola sulla testa. La cosa, certo, mi lusingava
ma sicuramente mi avrebbe mangiato tante di quelle energie...
Cercai di salvalmi in corner dicendo che il lavoro che attualmente
svolgevo mi piaceva. E un lavoro utile convenne luomo e se lo
desidera potrebbe continuare a farlo per un giorno alla settimana...
A far pressione venne in suo aiuto anche il dottore dicendo che
avevo loccasione per realizarmi professionalmente ed allo stesso
tempo essere utile alla societa Pensa a quanti giovani usciti dalle
scuole professionali e dalluniversita potrebbero trovar lavoro in
una televisione, in una buona radio ed un giornale. Per non parlare
di quelli che potenzialmente potrebbero trovarlo nella cooperativa...
Noi, per fortuna, non abbiamo attulmente problemi di
disoccupazione ma se non programmiamo per tempo potremmo
averne domani. Tu certe cose le sai... Mi si sarebbero messi a
disposizione un ufficio, alcune stanze oltre a due o tre collaboratori
ed unauto. Non le parlo di retribuzione perche, ovviamente, sara
341

una adeguata. Almeno secondo le nostre convenzioni... Che ne


dicevo di iniziare con la settimana successiva?
Non ero propriamente stato costretto ad accettare ma
dottore e consigliere avevano saputo lisciare il pelo dal verso giusto
e mi sentivo come se lo fossi stato. Hai fatto la scelta giusta diceva
il dottore battendomi una mano sulla spalla prima di risalire in auto
e son convinto che farai un ottimo lavoro! Quindi dovevamo
festeggiare. Dove vuoi che ti porti a pranzo? Al ristorante della
stazione mi venne naturale rispondergli. Perche volevo chiarire il
mistero dei treni. Arrivati trovammo il salone in pieno movimento:
centinaia di persone entravano nei negozi; sotto il lucernario si
stavano allestando i pannelli per la mostra di un fotografo
finlandese e cera un certo movimento anche nel ristorante. Ci
sedemmo. Oltre il vetro accanto al nostro tavolo la piattaforma che
dava sui binari era deserta, cosi come i marciapiedi erano il regno
dei colombi e di qualche gatto. Vinsi momentaneamente la mia
curiosita ed in attesa di esser serviti lascai che il dottore mi parlasse
del consigliere anziano. E in carica da nove anni e questo, secondo
le convenzioni, sara lultimo dei suo mandato. E un peccato perche
e una persona estremamente valida ed ha una storia interessante.
E un terzintenazionalista pentito ed e stato il referente di HumbertDroz(13) per Svizzera, Germania ed Austria fino alla fine degli anni
30. Ha rotto col comunismo sovietico allepoca dello sciagurato
patto Molotov-Ribbentrop ma e rimasto un socialista. A lui si
debbono alcune illuminate decisioni che hanno influito
positivamente sul livello di vita della popolazione. Ed anche su
quello culturale con unavanzata riforma dellinsegnamento di base.
La mostra che stanno allestendo nel salone credo parta da una sua
342

iniziativa.... Allestire una mostra nellatrio di una stazione, dissi, era


certo una buona iniziativa. E lanciai il sasso nello stagno: Vedo che
ce un buon flusso commerciale. Ma non vedo lombra di un
viaggiatore.... Il dottore tacque per alcuni secondi poi: Sei un buon
osservatore disse. E vero: i binari sono vuoti. E lo e anche
laereoporto. Gli ultimi treni e gli ultimi aerei si sono visti alla fine
della guerra. Rispettando strettamente la nostra neutralita
avevamo messo linfrastruttura a disposizione per il rimpatrio, prima
dei feriti e poi delle truppe. Poi, dal 48, i nostri vicini europei, e
credo anche lo zio Sam, non ci vedono piu con molta simpatia ed
hanno deciso di ignorarci. Ci hanno cancellati dalla carte geografiche
come se non esistessimo. Il tuo Paese non e proprio dietro langolo
ma non e neppure troppo distante; tuttavia son pronto a
scommettere che non hai mai sentito mai parlare di noi perche il
giorno nel quale ci siamo conosciuti mi hai domandato in quale
citta mai fossimo. Te lo dico adesso: un nome vero e proprio questa
citta non lo ha mai avuto. Erano poche case sparse su di un ampio
territorio e dal tempo della bolla imperiale esso si e sempre detto
<Terra dei liberi cittadini>. Probabilmente e proprio questa nostra
liberta che a loro sta sul gozzo e ci rende antipatici!. E perche
mai? domandai un po ingenuamente appena il cameriere ci ebbe
servito il primo piatto. Ti rispondo con unaltra domanda disse il
mio interlocutore dopo aver gustato la prima cucchiaiata di zuppa.
Tu credi veramente che la guerra fredda tra ovest ed est scatenata
dai signori Churchill e Truman abbia solo nobili fini ideologici?. Non
lo credevo. No risposi In modo evidente si tratta di fini
economici. Un mercato di un miliardo e passa di anime fa gola a
molti. Ai capitalisti come ai preti. Ma i regimi cosidetti comunisti
impediscono la penetrazione sul loro territorio agli uni quanto agli
343

altri. Quindi concordi con me che ben poco importa agli USA ed ai
nostri vicini compreso il tuo Paese dei diritti delluomo calcati
dagli stivali dellorso comunista.... Questa e pura propaganda, e
normale! Bene. Noi non facciamo alcuna propaganda ma allora,
propaganda per propaganda mi domando quale credi potrebbe
essere piu efficiente: quella dellURSS col suo capitalismo di stato
burocratico, oppure la nostra pura e semplice esistenza?. Non e piu
insidiosa per ovest ed est, non la propaganda ma la realta di una
piccola societa senza padroni dove quasi tutto viene gestito
collettivamente in democrazia e liberta ed in un relativo, modesto,
benessere? Loro tutti lo sanno e per questo ci ignorano... Noi non
abbiamo un esercito e le nostre frontiere sono simboliche: delle
sbarre ed un piccolo ufficio doganale sulle arterie di comunicazione.
Potrebbero invaderci in due secondi. Ma se non lo fanno e in virtu
di quella famosa bolla: si troverebbero contro mezzo mondo perche
in quel caso non potrebbero piu nasconderci. E poi, tutto sommato,
facciamo loro comodo: siamo un piccolissimo mercato ma
commerciano con noi. Comprano le nostre merci e noi acquistiamo
le loro, anche se stiamo attenti a tenere in equilibrio la bilancia dei
pagamenti.... Domandai allora con quali mezzi, non essendoci ne
treni ne aerei, si effettuassero questi commerci e si potesse uscire
ed antrare nella citta. Non hai visto il traffico di chiatte sul fiume?
Sono rapide, pulite ed economiche. Tu probabilmente non ci sarai
mai capitato ma abbiamo un porto fluviale modernissimo. Chiesi
allora quale funzione avessero in questo caso stazione ed
aereoporto. Se solo a tenere aperti molti negozi e qualche servizio,
non sarebbe stato meglio rimpiazzarli con veri e propri centri
commerciali?. Ad aspettare che treni ed aerei ritornino rispose.
Perche un giorno o laltro ritorneranno. Te lo assicuro!.
344

Poi venne il giorno della vecchietta e del canarino.


Presagendo che cera di che tirar su due risate, due dei tre colleghi
occuparono i loro posti tra il pubblico. Imitati dal dottore che,
almeno lui, aveva un motivo per venirmi a cercare: un biglietto del
consigliere anziano che mi comunicava lorario nel quale avrei
dovuto prender possesso del mio nuovo ufficio nella sede della
radio. Mi convocava al lunedi mattina alle dieci, aggiungendo che
sarebbe stato presente anche lui per presentarmi i collaboratori che
il consiglio mi aveva assegnato. Allora prevista si presentarono le
parti e le invitai a prender posto nei luoghi loro destinati. Detti
lettura delle dichiarazioni della donna a suo tempo raccolte dai
colleghi e le domandai se avesse qualcosaltro da aggiungere. Lei
rispose di si ed io rivolsi lo sguardo verso lanziano propritario del
canarino, che sedeva al suo posto. Mi rivolsi di nuovo alla signora
chiedendole quali novita avesse da comunicare. Di nuovo niente.
Solo che quella bestiaccia continua a disturbarmi. Anche stamane mi
ha svegliata che erano le sette! Le chiesi se fosse certa dellorario e
lei mi rispose che dopo il canto del canarino aveva udito i sette
rintocchi della pendola. Feci per replicare qualcosa ma lei,
maliziosamente, mi prevenne: Giustamente lei potrebbe chiedermi
perche la pendola non mi svegli mentre lo fa il canarino del vicino.
La risposta e semplice; alla pendola sono ormai abituata e, se non ci
faccio mente locale non ne sento i rintocchi neppure di giorno!.
Luomo, dai banchi della controparte, mi chiese il diritto di parola.
Potrebbe chiedere alla signora da quanti anni possiede quella
pendola?. La pregai di rispondere. Da due disse Me la porto mio
nipote dalla Svizzera, proprio il Natale di due anni fa.
Soddisfatto? domandai alluomo. Si rispose E naturale che in
345

due anni ci si sia abituata aggiunse Pero io acquistai il canarino


nel 52: avrebbe dovuto abituarsi anche al suo canto.
Evidentemente ci si abitua a cio che vogliamo abituarci!.
Trattenendo il sorriso lo redarguii per la considerazione. Non
perche non avesse potenzialmente ragione ma perche, come
avevo visto nei telefilm di Perry Mason, essa avrebbe potuto
influenzare la giuria. Nel nostro caso non cera una giuria ma cera
un pubblico come auditorio. Anche se era quello formato dai
colleghi che lui non conosceva. La donna sorrise di sottecchi,
convinta di aver comunque marcato un punto a suo favore. Le
domandai allora se fosse certa che la pendola avesse battuto le
sette e non le sei, oppure le cinque. Lei rispose di non essere troppo
colta ma che contare sapeva. Poi mi domando il motivo di quella
domanda. Perche, gentile signora, il collega che ha raccolto le sue
dichiarazioni asserisce daverle sentito dire che lei, ogni mattina, con
ogni tempo ed in ogni stagione si reca alla messa delle sei e mezzo. Il
collega e qui in sala e, se lei lo disidera, possiamo chiamarlo a
testimoniare.... Il sorriso scomparve dalle labbra della donna che si
rendeva conto che invece daver messo un punto a suo vantaggio ne
stava forse perdendo qualcuno. Si guardo attorno e, forse
riconosciuto il collega tra il pubblico, rispose imbarazzata che, forse,
quella mattina era stata partiolarmenter dormigliona. Luomo
chiese nuovamente la parola per dire che anche a lui, qualche
mattina, capitava di svegliarsi piu tardi. Ma non era questo quello
che contestava alla vicina: Si da il caso che il mio canarino e morto
di dissenteria tre mesi or sono. Come puo confermare il veterinario
dal quale lho portato!. Il caso era risolto. Domandai alluomo se si
fosse sentito calunniato e lui rispose di no. Mi spiace solo per il
tempo che la cosa ha fatto perdere a voi ed a me! Se lo ritiene
346

giusto faccia cosi: condanni la signora ad offrirmi un caffe e, se lo


vuole, a concedermi la sua amicizia!.
Il canarino ce lo aveva nella testa! fu il commento piu
benevolo che i colleghi espressero nella pausa caffe. Il dottore non
commento ma mi disse che sua moglie non si era ancora ristabilita
del tutto e che non avrebbero potuto accettare linvito di Olga per la
domenica successiva. Ma tu vacci aggiunse non mandarle a
monte tutto il programma a causa nostra!. Si offri anche di
accompagnarmi con lauto dellufficio. Cosa che naturalmente
rifiutai ma lui mi fece promettere che non avrei fatto il bidone alla
ragazza. Non lo avrei fatto ed iniziai a domandarmi che cosa avrei
potuto acquistare per non recarmi da lei a mani vuote. Fui assistito
dalla fortuna: uscendo dallosteria di Julio dove avevo pranzato
entrai nelladiacente negozio di libri. Mi chiesi che tipo di letteratura
potesse piacere ad Olga: avevo visto la sua biblioteca ma non la
consideravo troppo indicativa. Cosi mi lasciai guidare dai miei gusti.
Trovai unantologia poetica di Kavafis in ligua inglese e, convinto che
Olga facesse davvero la vita che desiderava, la feci impacchettare
sperando che quelle poesie le piacessero comerano piaciute a me.
Nonostante fosse una giornata fredda gironzolai un po per la citta.
Feci una piccola scorta di sigarette e fiammiferi, acquistai un grosso
ananas e decisi di accompagnarlo con una bottiglia di maraschino.
Lunica bottiglieria dove potessi avere la possibilita di trovarlo era
nei pressi dellufficio: dovetti quindi ritornare sui miei passi.
Ripassando il ponte guardai labituale andare e venire delle chiatte.
Le anitre erano sparite, forse il freddo aveva consigliato loro di
trovarsi un posto piu riparato, tra le canne o chissa dove. Con una
certa difficolta trovai una delle ultime bottiglie di un maraschino
347

jugoslavo la cui qualita, pero, mi avrebbe ricompensato del freddo


sofferto e della camminata. Con la saccoccia degli acquisti in mano
mero incamminato verso il capolinea dellautobus che mi avrebbe
condotto verso casa ma cerano trentacinque minuti prima che
questi partisse e questo pensiero mi spinse ad entrare in un caffe
per bere qualcosa di caldo. Davanti al banco incontrai il professore
attorniato da tre ragazze e due ragazzi che mi furono presentati
come alcuni dei suoi allievi ai corsi di lingua italiana. Mi prego di
attendere un momento per salutarli poi mi invito a bere un poncino
specificando che i suoi corsi erano tenuti in modo privato ma che
rilasciava agli alunni regolare ricevuta e che sui proventi pagava le
tasse convenute. Ha fatto acquisti? domando vedendomi col
bicchiere in una mano e laltra occupata a tenere la sacca. Un libro
di poesie, sigarette, un ananas ed una bottiglia di maraschino per
condirlo risposi mettendo il bicchiere su di un tavolo. Laltro
ingombro su di una sedia. Lo gusteremo a cena! aggiunsi
sedendomi. Spero non anche il libro di poesie scherzo sedendosi
anche lui. A me la poesia piace moltissimo ma sono certo che,
indifferentemente da chi sia il poeta, molti dei nostri commensali la
troverebbero indigesta! Gli dissi che era impacchettto per un dono
e che non sarei stato capace di rifare il pacchetto ma sarebbe stato
interessante verificare la sua affermazione. Un regalo per la
signorina di capodanno? Se non sono indiscreto.... Detti conferma
aggingendo: In lingua inglese! Cherchez la femme ironizzo A
parte tutti gli scherzi congratulazioni: e una bella donna! Che
pero e anche una specie di nipote del dottore... lasciai cadere in
modo sibillino. Il quale aggiunse lui per puntualizzare le e anche
una specie di capo.... Gli annunciai che lo sarebbe stato ancora per
poco tempo e che dallinizio della nuova settimana ero stato
348

incaricato dal consigliere anziano dorganizzare una televisione ed


un giornale locali. Abbiamo fatto conoscenze importanti... me ne
rallegro commento terminado col dire che, conoscendomi, almeno
poteva sperare di leggere qualcosa di piu accettabile che non la
normale stampa dei padroni, o magari lUnita del nostro amico
Salvatore. Che non sapessi quale linea del giornale avrebbe gradito
il Consiglio, che in definitiva ne era leditore, gli e lo dissi facendo
marcia verso il capolinea dellautobus. Vada tranquillo profetizzo
Durrenmatt le raccomandera di non essere sbracatamente
filosovietico, ma le lascera ampia liberta!
Olga venne ad aprirmi la porta prima ancora che suonassi il
campanello e mi schianto un bacio sulle labbra. Per la prima volta,
da quando la conoscevo, non era vestita di nero. Aveva le mani
infarinate e sotto un grembialaccio da cucina faceva capo un
maglioncino di cardigan celeste ed un paio di pantaloni grigi.
Agguanto la cartella dove avevo messo una bottiglia di vino, il libro
di poesie ed una confezione di salmone affummicato, la pose su di
una sedia senza darle importanza e mi dirotto in cucina per far
indossare anche a me un grembiale di cotone simile al suo. Questa
specie di salame disse mettendomi davanti il cotechino solo tu sai
come cucinarlo e li sono state messe a bagno le lenticchie che mi
hai chiesto di procurare. Lei stava cercando di fare un dolce sulla
base di una vecchia ricetta che le aveva dato sua madre che a suo
tempo laveva ricevuta dalla nonna paterna. Se ci fosse riuscita
beninteso, aggiunse. Poi, lavorando ai capi opposti del tavolinetto di
cucina mi informo che avremmo avuto come ospiti il presidente e
sua moglie, che stava preparando a casa una specialita italiana. Era
convenuto di pranzare alluna cosi, disse, avemmo dovuto darci da
349

fare. La mia non era unoperazione lunga ne complicata ma la sua


si, cosicche il dolce fu messo in forno pochi minuti prima del trillo
del campanello. Gli ospiti si presentarono con una bottiglia di amaro
ed una teglia involtata in una mezza coperta. Debbono stare in
forno ancora una decina di minuti informo la signora entrando in
cucina dopo averci salutati. Olga laccompagno per spostare quanto
gia stava nel forno e fare spazio. Il presidente mi saluto
calorosamente poi arrivarono le donne a tenerci compagnia. Olga
preparo gli aperitivi che ci impegnarono giusto il tempo per veder
mettere in tavola la tegliata di lasagne che gli ospiti avevano
portato. Una sorpresa per lei, signor Franci disse la signora.
Sperando, aggiunse, che la ricetta della bisnonna seguita
affermava - con assoluta accuratezza fosse giusta. Lo era e
domandai come fosse arrivata fino a lei. La bisnonna era originaria
di qualche parte del ferrarese spiego e tutte le femmine della mia
famiglia si sono trasmesse la ricetta di madre in figlia!. Poi
attaccammo il cotechino accompagnato da un vinello spumoso
locale, che non era il Lambrusco ma faceva del suo meglio per
esserne allaltezza. Segui il dolce preparato da Olga, che era una
specie di strudel ripieno con amarene ed acetosella, che lei non
sapeva bene a quale tradizione culinaria appartenesse. Il digestivo
invece era danese, disse il presidente. Lho aquistato lo scorso
anno in Belgio. Perche, lei forse non lo so, ma io sono belga. Era
nato in una di quelle regioni della Vallonia solcate dai canali e dalla
miseria dove non si coltivavano che patate e poco altro. Una zona
povera nella quale un giovane aveva poche alternative... Coltivare
una terra avara che non sempre ti dava di che vivere, scendere a
scavar carbone, entrare nei gendarmi e, se eri bravino a scuola,
infilarti in qualche seminario. Ero il piu grande di cinque fratelli ed
350

anche a rompermi la schiena sulla terra assieme a mio padre,


quanto ricavavamo raramente riusciva a soddisfare le necessita
duna famiglia cosi numerosa. Io a scuola ero stato anche bravino
ma biascicar parternostri non mi piaceva; gendarme mai!. Cosi non
rimaneva che la miniera. Allora, poco dopo la fine della prima guerra
mondiale era dura: turni massacranti, salari da miseria, misure di
sicurezza zero. I vecchi ormai serano rassegnati ma noi giovani
avevamo visioni diverse: il sindacato proclamo uno sciopero in tutta
la zona ed alcuni di noi si spesero perche riuscisse bene. Duro
uninfinita. Un mese o forse di piu e fini con un accordo che
aumento di qualche centesimo le paghe orarie e ridusse di
mezzora giornaliera lorario di lavoro. Non era poi chissa che ma
era comunque un miglioramento. Che per alcuni duro poco. Non
appena le acque furon considerate calme, noi che eravamo stati i
piu attivi fummo messi alla porta. Non ci sarebbe stato altro da fare
che tornare sui campi se un mio collega, una ragazzo italiano che era
nel mio stesso turno, non mi avesse detto che in qualche parte
dEuropa esisteva un posto dove non cerano padroni e dove gli
uomini si governavano da soli. Gli disse anche di aver cola una
lontana parente che probabilmente avrebbe potuto aiutarli.
Decisero di partire. Lui se la sapeva cavare bene con i motori:
bastava dargli una chiave inglese e risolveva qualsiasi problema; io
sapevo solo zappare la terra e governare gli animali. Lui fini per
lavorare allorganizzazione energetica fino a quando una brutta
malattia lha portato via ancor giovane. Io battei alla porta di questa
cooperativa. La parente dellamico, che poi era la madre di colei
che sarebbe divenuta sua moglie, lo aiuto dopo un po di tempo
ad entrare nellamministrazione. Il vecchio presidente mi incito a
fare dei corsi serali. Certo non la facolta di agronomia che ha
351

frequentato la nostra Olga, ma una specie di scuola tecnica che ci


dava diffuse nozioni di zoologia e di agronomia. Poi disse
accennando alla moglie noi due ci siamo innamorati e ci siamo
sposati. Lei era una ragazzina e neppure io ero troppo piu grande. E
siamo ancora qua. Si trovava bene e lunico suo rimpianto era di
non aver potuto partecipare ai funerali dei genitori perche non
essendosi presentato al distretto militare prima dello scoppio della
recente guerra era stato dichiarato, se non proprio disertore,
almeno rinitente. Sono tornato a trovare i miei fratelli lo scorso
anno, dopo unamnistia!. Tacque per po dopodiche versando a
tutti un giro damaro domando: E lei, signor Franci, come che ha
deciso di venire tra noi? Stavo per dare una risposta diplomatica
ma intervenne Olga con unaltra domanda: E cosi, Cerare, da
domani non sarai piu collega dello zio? Mi ha detto qualcosa per
telefono ma non ho ben capito di cosa ti occuperai... Risposi che
era parzialmente vero perche per un giorno la settimana lo sarei
stato ancora per un po di tempo, poi le parlai dellincontro col
consigliere Durrenmatt. Tutti mi congratularono e mi fecero gli
auguri, poi il presidente, che era orgoglioso del suo lavoro, propose
di farmi visitare la cooperativa. Lasciammo le donne alla loro
conversazione ed iniziammo il giro. Che fu lungo, anche se non
vedemmo tutto. Non ha senso che le mostri dei campi coperti di
neve disse mentre guidava la campagnola Rimanderemo questa
visita a miglior stagione perche abbiamo delle coltivazioni
interessanti e delle magnifiche vigne. Visitammo stalle, ovili, porcili,
pollai; un piccolo mattatoio ed un caseificio completavano il
complesso. Avevo una certa dimestichezza col settore caserio molto
florido dalle mie parti e discussi con un tecnico sulle ricette di alcuni
formaggi. Abbiamo anche una nostra rete di vendita diretta in
352

citta ed io mi scusai di non esserne a conoscenza dal momento che


con gli acquisti di alimentari io avevo poca tangenza essendo
questo, al casone, di competenza della brava Maria. Quando
tornammo al luogo di partenza la moglie del presidente era gia
tornata a casa ed Olga aveva preparato una zuppa e delle tartine.
Non avevamo molta voglia di mangiare e colsi il momento per darle
il libro di poesie. Anchio voglio regalarti qualcosa disse ed ando
in camera per aprire un cassetto dellarmadio. Se ne torno con un
braccialetto di pelle intrecciata. E pelle di foca disse. Ti portera
fortuna! aggiunse legandomelo al polso destro. La baciai sulla
guancia come ringraziamento poi spelluzzicammo qualche cosa,
ascoltammo un po di musica e ci coricammo presto.
Allinizio fu lurlo delle sirene: lugubre e prolungato. Fu
quello a svegliarci. Poi le voci degli uomini che uscivano disorientati
dalle case, sommariamente vestiti, per ripondere alla campana
dallarme della cooperativa che aveva preso a suonare. La voce del
presidente che dal cortile tra le due case dava disposizioni agli
uomini e dalla quale udivamo chiaramente poche parole come
fiume oppure collisione che bastarono a farci render conto di
quanto poteva essere accaduto. Ci vestimmo in fretta ed uscimmo
anche noi nel cortile. Sono uomo di fiume anchio dissi al
presidente sono in grado di dare una mano!. Ed io posso fornire
un primo aiuto medico in caso di necessita aggiunse Olga. Il
presidente continuava a dire agli uomini di radunare al molo tutti i
mezzi disponibili per far luce e di portare sopratutto le due
campagnole munite di minigrue. Poi si rivolse a noi: Si disse
potete essere utili ma dove credete di andare con i vostri abitini da
passeggio... Entrate nel magazzino e cambiatevi: ci troverete
353

calzemaglie, maglioni, pantaloni imbottiti, mantelle e stivali! Poi


torno a parlare ai suoi uomini: Io ho gia chiamato un
rimorchiatore. Controllate se sulle chiatte ce del fuoco a bordo e
chiamatemi col telefono delle chiuse se debbo avvertire i pompieri!
Olga ed io ci cambiammo in fretta e saltammo sulla campagnola del
presidente che stava ancora dando disposizioni mentre metteva in
moto lautomezzo. Intravedemmo la scena non appena la
campagnola usci dallarteria centrale della cooperativa per entrare
in una strada sterrata laterale che portava verso il punto di controllo
della chiuse dirrigazione. Nella luce incerta prodotta dai fari di
alcune macchine vedemmo le due chiatte incastrate. Con la prora
delluna infilata nella fiancata dellaltra. Erano bloccate proprio nelle
vicinanze del piccolo molo in muratura e dellargine rafforzato che
servivano da attracco per le piccole imbarcazioni. Dal luogo nel
quale ci fermammo anche noi potemmo osservare che,
fortunatamente, la prora della chiatta speronata era volta verso il
declivio terroso della riva. Sullaltra il bagliore di un probabile
incendio di modeste proprozioni. Le prime barche con gli uomini
della cooperativa che erano partite si erano quasi avvicinate ad essa
con gli estintori ma i marinai sicuramente dicevano, anche se noi
non potevamo udirli, che il fuoco era sotto controllo. Lo capivamo
dai segni che si scambiavano con gli uomini. Assieme al presidente
decidemmo quindi di salire sullimbarcazione speronata ed un
marinaio di colore ci invito ad occuparci del comandante che era
ferito. Aggiungendo in francese che fino a che le due chiatte
rimanevano incastrate non avrebbero dovuto esserci problemi per il
carico. Dal parapetto feci segno ad Olga di raggiungerci con la sua
borsa da medico poi cercammo il capitano. Questi sedeva stordito
nella cabina di comando. Deve aver preso un bel colpo in testa ci
354

informo Olga cominciando a medicargli le ferite. Luomo assenti in


tedesco che era come diceva la ragazza: una gran botta in testa!. Poi
si accorsero che aveva anche un polso fratturato. Olga voleva
spedirlo allospedale, lui disse qualcosa che il presidente ed io non
riuscimmo a comprendere. Dice che non e moribondo e che il
polso puo aspettare. Non vuole allontanarsi finche limbarcazione e
gli uomini non saranno in sicurezza... Poi aggiunse che anche il
polso delluomo doveva esser messo in sicurezza. Cerca delle
assicelle di legno mi disse per fargli almeno una steccatura
stretta ed incomincio a avvolgergli la parte offesa con una garza. Il
marinaio di colore che aveva assistito alla scena procuro una
cassetta da ortaggi, la sfascio e me ne dette le assicelle che furono
legate con le bende al polso delluomo, il quale dopo aver
ringraziato, se ne ando a controllare il carico nella stiva. Il mio
marinaio ha ragione disse ritornando per il momento non filtrano
che alcune goccie dacqua. Del tutto insignificanti. Il problema si
sarebbe posto quando con laiuto del rimorchiatore le due
imbarcazioni sarebbero state disincagliate. Il presidente propose di
scendere a terra e, con una barca, andare a verificare il danno
prodotto alla fiancata ma qualcuno ci aveva gia pensato: appena
mettemmo piede sulla barca per fare cio che ci eravamo proposti,
da unaltra barca alcuni uomini ci prospettarono una possibile
soluzione. Inchiodiamo sulla fiancata, ai margini della parte
danneggiata, due binari di legno sui quali far scivolare una lastra
dacciaio sottile e flesibile Che fosse una buona soluzione lo disse il
controllore delle chiuse Ma dobiamo verificare che non ci siano
altri danni sotto la linea di galleggiamento. Dovremmo alzarla. Ma in
queste condizioni, incagliate come sono, non so se la nostra grue del
molo abbia la potenza necessaria per poterlo fare.... Questo lo
355

verificheremo, perche ad un certo punto la grue si rendera


necessaria, come quelle mobili per tirare la chiatta sulla riva. Il
possibile danno sommerso lo verifico io. Su di una barca dovrebbe
esserci una muta da palombaro, un compresore ed il tubo
dellossigeno. In dieci minuti sono pronto ad immergermi disse
luomo che aveva avanzato il progetto per la riparazione. Sia il
comandante quanto il presidente si dichiararono daccordo e luomo
chiamo due colleghi affinche lo aiutassero. Poi il capitano disse che
avrebbe dovuto andare a sentire cosa avessero da dirgli gli
sciagurati che ci hanno colpiti; cosi tradusse Olga. Ma non ce ne fu
la necessita perche da una lancia che si avvicinava a riva un
omaccione grosso quanto una montagna ed il volto coperto da una
folta barba rossiccia grido in una lingua, questa volta davvero
incomprensibile per tutti noi, qualcosa che doveva assomigliare a
Capitano Marchetti, siete proprio voi?. Io sono, Van Hapfen.
Proprio noi dovevi speronare, vecchio bucaniere?. La montagna
scese a terra ed abbraccio il collega cominciano a spiegargli come, a
suo avviso, poteva aver avuto luogo la collisione. Segui tra loro un
breve dialogo poi il comandante Van Hapfen se ne torno sulla sua
imbarazione. Ho udito il suo nome, comandante dissi nella mia
lingua. Gli domandai se fosse italiano. Rispose che era svizzero di
Bellinzona poi gli chiesi se gli altri avevano avuto danni. Non roba
seria rispose. Un corto circuito gli ha procurato un incendio a
bordo, ma roba di poco conto. Il problema vero lo avevano avuto
prima della collisione, qualcosa al timone perche avevano perso il
controllo dellimbarcazione. Poiche Olga si era allontanata per
bendare uno dei nostri che si era ferito maneggiando una barca il
presidente, vedendo che riuscivo a comunicare col comandante mi
prego di fargli da interprete. Sto calcolando su quanti uomini poter
356

contare per trascinare a secco la sua chiatta, se come dice il nostro


carpentiere sara possibile mettere una toppa alla fiancata. Loro
quanti uomini hanno a disposizione? Due rispose Marchetti
supponendo che anche gli altri non fossero piu di tre. Pensa di
potercela fare?. Il presidente rispose che valeva la pena provarci.
Intanto il carpentiere era riemerso dallacqua e facendo riemergere
anche la testa dalla muta disse che il danno sommerso era di soli
cinque centimetri. Si puo fare disse e senza spogliarsi salto sulla
campagnola per andare a prendere il necessario. Non cera che da
aspettare. Sia il ritorno del carpentiere che larrivo del rimorchiatore
ma faceva freddo e nellinattivita gli uomini rabbrividivano e
cercavano di riscaldarsi come meglio potevano. A questo doveva
aver pensato nellabbandonarci anche il comandante Van Hapfen
che stava giusto scendendo dalla sua lancia con una buona scorta di
bottiglie piene di strani, coloratissimi liquori olandesi che distribui.
Con lultima bottiglia rimastagli in mano si avvicino al nostro piccolo
gruppo. Non posso riparare al danno che ho fatto disse in un
pessimo francese ma almeno con queste posso cercare di
scusarmi... e passo la bottiglia al presidente per il primo giro.
Salute disse questi afferrandola e portandosela alle labbra.
Il carpentiere e la sua squadra avevano curvato al calore
della fiamma osidrica i due scivoli di legno e saliti in due barche li
stavano fissando con grossi chiodi alla fiancata della chiatta. Sera
poi immerso per fissarli anche sotto la linea di galleggiamento
mentre i suoi infilavano la lastra dacciaio che scivolava bene nei due
binari cosi come loro avevano previsto. Ho battuto anche due
fermi provvisori disse riemergendo e bevendo un sorso di liquore
dalla bottiglia che il presidente gli aveva passato. Terranno poco.
357

Dovro fissarli meglio una volta che riusciremo a tirar su quella


parte dellimbarcazione!. Erano arrivati e scesi a terra anche gli
uomini del rimorchiatore ai quali veniva illustrato il piano di lavoro:
avrebbero dovuto trascinare limbarcazione di Van Hapfen molto
lentamente per permettere ai carpentieri di far scivolare la lastra
man mano che lo squarcio sulla fiancata dellaltra andasse
scoprendosi. Dal molo e dal ponte altri uomini stavano fissando ai
cavi della grue la poppa della chiatta danneggiata mentre da riva le
due mobili stavano agganciando la prora per poterla trascinare. Altri
stavano stavano provvedendo a portare dei tronchi per favorirne lo
slittamento a terra. Io cercavo Olga con lo sguardo ma lei sembrava
essere sparita in quel bailame dove ognuno pareva facesse cio che
gli dettava la mente ed invece tutto funzionava come lingranaggio
di un orologio. Infatti era quasi tutto pronto per iniziare loperazione
di innalzamento e traino della chiatta ed Olga, accompagnata da
unaltra donna (che seppi poi essere la moglie del controllore delle
chiuse) apparvero con quattro grandi teiere gridando che prima
dandare avanti era bene scaldarsi un po lo stomaco. I due
comandanti ed i loro uomini corressero il the con del liquore, noi
tutti gli altri- lo bevemmo cosi comera: acre di limone, caldissimo,
poco dolce. Ora che ci siamo scaldati le budella, vogliamo
cominciare? domando con puro accento livornese il comandante
del rimorchiatore. Tutti presero la loro posizione: chi alle grues, chi
nelle campagnole, chi ai tronchi e chi ai canapi che le campagnole
dovevano tirare. Il presidente era salito sul molo per dirigere le
operazioni e mi chiamo Lei, Franci mi disse prenda una lanterna
ed ai miei comandi faccia dei segnali a quelli del rimorchiatore:
acceso quando debbono trainare, spento quando debbono
fermarsi!. Intuii che questo marchingegno era escogitato per
permettere alla squadre dei carpentieri di fare il loro lavoro
358

evitando che lacqua entrasse nella falla e mi apprestai alla bisogna.


Luce grido e con uno stridore di legni che si spezzano la chiatta di
Van Hapfen comincio lentamente a muoversi mentre la lastra
dacciaio scivolava dolcemente sull fiancata dellaltra.
Contemporaneamente la piccola grue del molo assolveva al suo
compito e la chiatta del capitano Marchetti si alzava di qualche
centimetro. Bene cosi gridavano i carpentieri dalle loro barche
avanti lentamente!. Dopo una buona mezzora loperazione
poteva considerarsi quasi ultimata: la chiatta speronata era dieci
centimetri alzata dal pelo dellacqua ed il capo carpentiere, ancora
in tuta da palombaro, era riuscito ad infilarsi con la barca sotto di
essa per piantare un fermo definitivo sotto la toppa. Laltra stava
allontanandosi trascinata dal rimorchiatore. Non restava che
iniziare il traino a riva. Si stava discutendo appunto di questo
quando con un rumore sordo ed un urlo pazzesco ci rendemmo
conto che il cavo della grue che sollevava limbarcazione sera
spezzato sbattendo sottacqua barca e carpentiere. I suoi colleghi
riuscirono a tirarlo fuori immediatamente ma la barca era andata e,
una volta portato a riva, luomo non riusciva ad articolare le gambe.
Gli fu tolta la tuta ed Olga accorse a controllare il danno. Urlo al
presidente di chiamare subito unambulanza. Cosi trasportera
anche lei, comandante disse rivolta a Marchetti il quale allora
scrisse qualcosa su di un foglio di notes e mi porse il su appunto.
Credo che allospedale non mi lascino troppo tempo per
telefonare disse. Preghi quello che sembra essere il capo
aggiunse indicando il presidente che era accorso accanto al
carpentiere e cercava di tenerlo su di morale di telefonare a
questo numero di Vaduz e parlare con questa persona... Passai il
foglietto al presidente che era tornato verso di noi traducendo le
indicazioni di Marchetti. La vostra compagnia e del Lichtestein?
359

domando. No, e svizzera. E registrta a Vaduz per fini fiscali. Il


signor Mayer e larmatore. Ditegli dellincidente e che, grazie al
vostro uomo ed al vostro aiuto il carico non ha subito danni. In citta
la compagnia ha un agente ma non so se sia autorizzato ad
occuparsi anche di questi problemi:. Che mandassero qualcuno,
grido salendo sullambulanza.
Come messo il nostro uomo, Olga? domando il
presidente una volta partita lambulanza. La ragazza rispose che era
messo male. Ha entrambe le ginocchia ed uno stinco sbriciolati. Se
fosse un cavallo prenderei un revolver e labbatterei. Ma per gli
uomini la chirurgia ortopedica ha fatto grandi progressi: lo
riempiranno di metallo e probabilmente riusciranno a farlo stare in
piedi. Tuttavia nel migliore dei casi avra per tutta la vita problemi di
deambulazione... E nel peggiore? domandai io accendendomi
una sigaretta. Nel peggiore dovremo procurargli una sedia a rotelle
ed il presidente dovra inventargli un nuovo lavoro per permettegli
di guadagnarsi il pane!. Il presidente sibilo tra i denti quella che
poteva essere una mezza bestemmia e decise che era il caso di
riprendere il lavoro, che non fu complicato ma duro. Era gia giorno
quando a forza di grues, canapi, macchine e braccia limbarcazione
fu tirata a secco e gli uomini poterono tornare alle loro case
salutando i marinai che rimanevano a custodire chiatta e carico. Io
avrei dovuto sbrigarmi per essere puntuale allappuntamento col
consigliere anziano. Non posso presentarmi da quello che a tutti gli
effetti e il primo ministro con la barba lunga in pantaloni e pullover
sotto la giacca a vento... cosi pregai il presidente di prestarmi una
macchina fino al pomeriggio. Se avessi voglia di ridere mi rispose
le farei una bella risata in faccia: veniamo da una emergenza; crede
che Durrenmatt si scadalizzi se non andiamo da lui in giacca e
360

cravatta? Vada a casa di Olga mi consiglio faccia una doccia e si


beva un caffe, poi partiremo. Perche debbo venire anchio a fare
una relazione su quanto e successo, anche se probabilmente lui ne
sara gia informato. Cosi accompagneremo anche uno dei marinai a
fare la sua allagente della compagnia!
Durrenmatt non era informato: lo mise al corrente con una
telefonata il rappresentante della compagnia presso il quale
depositammo il marinaio di colore. Luomo telefono anche
allarmatore riferendo testualmente il messaggio del comandante
Marchetti e lasciato il marinaio in ufficio si precipito allospedale
per informarsi sulle condizioni dei feriti. Noi arrivammo
allappuntamento con cinque minuti di anticipo ma il consigliere era
gia ad aspettarci. Il presidente fece una breve relazione
dellaccaduto poi, tra lo scusarmi e prendermi in giro riferi a
Durrenmatt delle mie preoccupazioni vestimentarie. Era la anche
lei? domando il consigliere. Per me rispose il presidente
esagerando leggermente la quantita e la qualita del mio aiuto. Fui
ringraziato a nome del Consiglio, poi Durrenmatt aggiunse: Ma lei,
Franci, e anche un giornalista ed ora ha loccasione di fare il suo
primo servizio.... Saluto il presidente che se ne andava e mi
introdusse in unaltra stanza. Il signor Cardoso e figlio
dellavvocato Cardoso, che credo conosca. Qui alla radio e il capo
redattore dei notiziari. E giovane ma e molto in gamba. Le ha fatto
preparare un ufficio ed ha scelto le due persone che assieme a lui
saranno i suoi collaboratori. Anche loro sono giovani disse la
nuova conoscenza strigendomi la mano ma come me sono
desiderosi di imparare. Credo che formeremo una buona squadra!.
Fui accompagnato in quello che sarebbe divenuto il mio ufficio: una
361

stanza non troppo spaziosa ma illuminata da una grande finestra


che dava sul fiume. Arredata spartanamente ma dove cera tutto il
necessario. Cera un telefono su di una spaziosa scrivania ed a lato
non mancavano un apparecchio radio ed una telescrivente. E
collegata allAnsa disse Durrenmatt cosi potra ricevere i
telegrammi direttamente nella sua lingua!. Arrivarono due ragazzi
che mi furono presentati da Cardoso come Hans e Jacqueline. Ho
pensato che lei disse riferendo alla ragazza possa farle anche da
segretaria perche oltre alla sua lingua materna parla un buon
italiano piu inglese e tedesco... Bene intervenne il consigliere
ora che vi siete conosciuti mettetervi a programmare il servizio.
Avrete poi tutto il tempo per annusarvi!. Forse voleva aggiungere
altro ma arrivo una signora ad annunciargli che era chiamato al
telefono. Lui usci dalla stanza e Cardoso mi domando cosa
avremmo dovuto fare. Io ero arrivato sul posto con gli uomini della
cooperativa poco dopo lincidente ed avrei scritto il quadro generale
nel quale inserire tutto il materiale che loro avrebbero raccolto.
Qualcuno avrebbe dovuto recarsi alla cooperativa a raccogliere delle
interviste Ma lasciate stare la famiglia del ragazzo ferito, hanno gia
troppi problemi!. Qualcunaltro avrebbe dovuto sguinzagliarsi per
la citta, parlare con lagente della compagnia, andare allospedale
ed informarsi sulle condizioni del carpentiere, parlare col capitano
Marchetti e poi recarsi in porto, o dovunque fosse il cantiere navale,
per sentire anche la versione di Van Hapfen. I ragazzi stavano
mettendosi daccordo sugli itinerari da battere quando rientro nella
stanza il consigliere anziano per informarci che era stato chiamato
dallarmatore. Mi ha detto che sarebbe immediatamente partito
con un motoscafo.... Pregai allora chi sarebbe andato al porto di
aspettarlo e di seguire anche lui. Tra quanto potra arrivare?
362

domandai. Durrenmatt considerava che non avrebbe potuto


arrivare che subito dopo pranzo, poi disse: Non so cosa avete
progettato voi in mia assenza ma io farei cosi: darei subito la notizia
della collisione e manderei in onda il servizio completo nel notiziario
della sera. Anche perche Franci ed io pranzeremo alluniversita con
alcuni membri del Consiglio. Poi lui dovra prendere possesso della
sua abitazione e non sara di ritorno che verso la meta del
pomeriggio.... Domandai di quale abitazione parlasse, dal
momento che io gia risiedevo al casone. Della sua. rispose Da noi
ogni persona che lavora ha diritto ad una abitazione gratuita.
Ovviamente proporzionata alle dimensioni della sua famiglia. Anche
il teleriscaldamento per linverno e gratuito. Luce, gas, acqua e se lo
si vuole anche il telefono, invece, si pagano. Lo so che lei ha gia
dove abitare e forse si e anche affezionato ai suoi coinquilini ma
quando inizierete col giornale, forse, qualche notte potrebbe essere
lunga. Mi creda: unabitazione vicina al luogo di lavoro le sara
utile!. Aveva ragione e non pronunciai piu parola. Anche la sua
proposta di trasmettere il servizio nel notiziario della sera fu
considerata ragionevole. Ha dato disposizioni ai suoi
collabaratori? domando ed avendo ricevuto risposta affermativa
agguanto un mazzo di chiavi che io non avevo notato sulla scrivania
e mi prese sottobraccio esclamando Allora andiamo: la
accompagnero a vedere la casa io stesso!. Ma cera unaltra
funzione alla quale assolvere: dovevo prender possesso anche
dellauto. Nel cortile mi fu assegnata una 1100 grigia assai vetusta.
Era in buone condizioni e con il pieno gia fatto. Vi salimmo sopra e
Durrenmatt mi piloto per circa seicento metri dicendomi di
parcheggiare in faccia ad un blocco anonimo. Lascensore ci
trascino fino al terzo piano e a quattro passi da un appartamento di
363

due stanze arredate in modo essenziale. Una camera da letto con un


grande lettone che, dovetti verificare in seguito, era comodissimo.
Un apparecchio radio su uno dei comodini, un armadio capiente. La
seconda stanza, piu grande, era arredata per meta a soggiorno e
per meta a studio. Un cucinotto grande il necessario per aver tutte
le disponibilita ed un tavolinetto con tre sedie ed un bagno
completavano il panorama. Nellarmadio trovera la lingeria del
letto, le coperte e tutto cio che le occorre disse Durrenmatt ma
ora dobbiamo andare. Un paio dei miei colleghi ci aspettano alle una
alla mensa delluniversita!. Non feci in tempo a vedere che le
finestre davano su di un bellissimo parco.
Nella grande sala piena di luce della mensa universitaria due
consiglieri mi avevano chiesto come intendessi fare il giornale e, piu
tardi, la televisione. Pur riconoscendo il Consiglio quale editore
risposi che volevo farli attraenti e con il massimo grado di
indipendenza. Avanzai, in modo un po ardito, la preghiera di
limitare al massimo, e solo quando era strettamente necessario i
loro interventi personali anche se avrei gradito la loro
collaborazione su vari argomenti culturali, storici e di profilo. Loro
annuirono avanzando ununica riserva: anche se il mio nominativo
era stato proposto dal dottore, persona della massima fiducia e
probabilmente destinato a predere il posto di uno di loro col
rinnuovo del Consiglio, io ero in citta da poco tempo e potevo non
essere bene informato sulle convenzioni e le organizzazioni locali.
Riconobbi che era vero ma che mi sarei documentato. Quanto alla
televisione me ne sarebbe piaciuta una che potesse far riflettere il
pubblico senza annoiarlo. Bel proponimento mi diceva
Durrenmatt una volta nella sua stanza alluniversita davanti ad una
tazza di the lui e di caffe io ma purtroppo difficile da realizzare!
364

Ma comunque per la televisione avremmo avuto tempo: era il


giornale lobbiettivo da mettere a punto con urgenza. Il budget
sara limitato diceva ma nessuno le creera problemi. La linea del
giornale sara lei a stabilirla ed il consigliere Gori, parente alla
lontana di <quel> Gori(14), come gli altri daltra parte, non avra
niente da eccepire se, come immagino, sara una di sinistra. Lei
pero dovra tener conto della nostra posizione internazionale che si
basa su di un vecchio documento che per noi e sacro ma del quale,
fuori da qui, qualcuno ad un certo punto potrebbe non tener conto.
Sicuramente il dottore le avra detto che non siamo visti troppo di
buon occhio e che dobbiamo stare in equiibrio su di unasse sempre
piu sottile pesando le nostre posizioni col bilancino del farmacista.
Quindi ne antisovietici ne filosovietici, ne antiamericani ne
filoamericani. Cerchiamo di ignorarli, come fanno loro con noi,
anche se e diffile non farci i conti quasi quotidianamente,
mantenedo in una posizione critica e quando dovra per forza
scrivere di questi problemi non sarebbe male se si consultasse
anche con me. Non si tratta di censura, ma lei comprendera... Mi
dichiarai daccordo e chiesi il permesso di andare alla radio per
definire assieme ai colleghi il servizio sullincidente della nottata.
Non fu un lavoro lunghissimo e poiche la radio trasmetteva in tre
lingue i testi furono passati a traduttori. Per il giornale la cosa
sarebbe stata piu problematica e non avremmo potuto permetterci
tre edizioni. Scegliemmo di farne solo una in francese dal momento
che quella era la lingua usata per i documenti ufficiali. Eravamo tutti
esausti, io per la notte non dormita, loro per aver battuto la citta a
raccoglier notizie: ci salutammo ed io saltai in macchina per
dirigermi verso il casone dove trovai una Maria eternamente
affaccendata in cucina. Lavorava alla farcitura di due conigli e si
365

scuso se per primo piatto avremmo dovuto accantentarci di una


pasta aglio ed olio, che a me andava benissimo. Insolitamente
Santina non era attaccata alle gonne della madre ma sedeva al
tavolo disegnando qualcosa su di un quaderno. Mi avvicinai a lei e
gettai uno sguardo. Sul foglio era disegnato un sole grandissimo, con
tanto di occhi, naso e bocca. Aveva dei raggi lunghissimi che
arrivavano fino a sfiorare delle strane forme che avrebbero dovuto
rappresentare le nuvole. Tra di queste un corpo umano ben
tratteggiato, competo di pantaloni, scarpe, maglione a V e sigaretta
tra le labbra. Piu in basso, quasi ai margini del disegno, la forma di
una casa con attorno tante aste con una piccola testa. Forse un
gruppo di uomini. Accarezzai la testa della bambina e le chiesi cosa
stesse disegnando. Te, zio Cesare rispose convinta. Te che prendi
il volo!. Obbiettai che io non avevo le ali, che daltra parte neppure
lei aveva disegnato e che, non essendo un angelo io non potevo
volare. Ma si, zio Cesare: e cosi che ti ho visto. Volavi! Poi a voce
bassa aggiunse che se sapevo tenere un segreto mi avrebbe detto
anche come. Incrociai gli indici delle due mani e li baciai, come si
faceva da bambini per impegnarci in un sacro giuramento. Vedi qui
in basso? mi domando indicandomi unaltra asticella con i capelli
lunghi e qualcosa tra le labbra Questa sono io che faccio le bolle di
sapone: sono loro che ti aiutano a volare! Le dissi che non vedevo
le bolle. E naturale rispose esse sono trasparenti e non si
vedono... e poi debbono essere un segreto!. Le sorrisi dicendole
che aveva ragione proprio nel momento che il professore entrava in
casa con una bottiglia di bitter in una mano ed una di acqua
minerale nellaltra. Che dice Franci, ci facciamo un aperitivo?

366

III
Il giornale che allunanimita avevamo, forse un po
pomposamente, battezzato La Voce del Territorio usci alla meta
di marzo. Pioveva e faceva freddo. Poi una mattina aprendo le
finestre che guardano sul parco ti accoglie una esplosione di colori e
di suoni. Sugli alberi sono spuntati i fiori che ieri non cerano e sui
rami pare che anche il trillio degli uccelli abbia unaltra tonalita. Fu
in quei giorni che Olga mi telefono che lamico presidente mi
invitava ad una specie di festa campestre per festeggiare il ritorno a
casa del carpentiere che sera infortunato la notte della collisione.
Zoppettante, con le stampelle ancora da usare per qualche tempo,
ma era tornato. Quasi nuovo. Accettai dicendo che sarei arrivato la
domenica di buonora ma Olga inisteva affinche anticipassi al
sabato dopo la chiusura del giornale. Cosa che da un po di tempo
accadeva regolarmente prima di cena perche era un periodo di
calma piatta e di notizie importanti non cera neppure lombra. Cio
mi permetteva darrivare al casone in tempo per la mangiare
assieme ai miei coinquilini. Arrivai che la tavola era gia preparata, il
professore e Salvatore discutevano dellAlgeria con Gaston, il quale
conveniva che se volevano evitar guai i francesi avrebbero dovuto
rinfagottare le loro armi e bandiere e tornarsene a casa quanto
prima. Poi scese la contessa e Santina lascio le gonne della madre
per correre verso di lei ed avvisarla di preparare labito piu elegante
perche entro poco tempo il suo principe Serghei sarebbe venuto a
prenderla in groppa ad uno splendido cavallo rosso. La cosa esalto
lanziana signora al punto che quella sera bevve un bicchiere piu del
solito e se ne torno in camera tutta elettrizzata. Volete
367

scommettere che la piccola ci prende ancora un volta? disse il


professore a quelli che ancora rimanevano attorno alla tavola,
mescendo a tutti lultimo bicchere di vino della serata.
Ho sempre cercato dessere una donna libera diceva Olga
facendo un bilancio della sua vita Nel pensiero come negli atti.
Allinizio qui, per rispetto alla religione di mio padre, non volevano
che lavorassi il sabato anche se io so a malapena dove sia situata la
sinagoga e non so che faccia abbia il rabbino della citta. Storie con
gli uomini: poche e quelle che ho scelto io. Anche con te sono stata
io a prendere liniziativa. Gia quella sera al ristorante francese, a
cena con lo zio. Vedevo che ti piacevo ma eri complessato dai molti
anni che hai piu di me. Forse era proprio per questo tuo assurdo
complesso che piacevi anche a me.... Stretta a me sotto le lenzuola,
i capelli rossi scompigliati sul mio petto, Olga snocciolava gli
avvenimenti della sua vita come i grani di un rosario: i pochi ricordi
sullinfanzia in Germania ed in Islanda. Gli studi in Inghilterra, gli
amori. Qui no, non ne ho avuti. Sono sempre stata una ragazza
tranquilla. Fino a che non sei arrivato tu ed improvvisamente mi
sono resa conto di quanto rapidamente passi il tempo. Ho trentasei
anni: la gioventu sta preparando il fazzoletto da sventolarmi
quando se ne andra ed a parte il lavoro finora non ho realizzato
niente. E sono stata sola... Adesso cero io ma sapeva che prima o
poi me ne sarei andato. Non fossaltro che per motivi anagrafici.
Voglio un figlio, Cesare. E lo voglio da te! Dalla finestra socchiusa
entravano nella stanza il silenzio ed il profumo dei tigli. Con lentezza
mi acesi una sigaretta. Un figlio dissi. Cera stato un tempo, e non
certo millanni prima, che riepilogando gli avvenimenti che avevano
portato alla mia mancata paternita, nel quale avevo rimpianto di
non averne. Ma ora forse non ne avrei piu avuto ne la pazienza ne
368

la fantasia. Pazienza? Fantasia? Ne hai piu di quanto tu creda


replico Olga E sono convinta che saresti un buon padre! aggiunse.
Avrei voluto avere le sue certezze, io che mi trascinavo sulle spalle
migliaia di dubbi.
Il giorno di poi ci eravamo svegliati giusto in tempo per non
farci prendere ancora spogliati dal dottore e sua moglie che, come
me, erano stati invitati a partecipare alla festa. Assieme avevamo
passato una bella giornata. Sotto un pergolato di viti, tra una vigna
ed un frutteto avevamo mangiato una bella quantita di cose buone,
bevuto un vino generoso. Alcuni avevavo ballato; avevamo riso e
discusso: in poche parole ci eravamo sentiti bene ed Olga ed io
pensavamo ad unaltra bella serata da trascorrere assieme. Ma,
come sempre, il veleno sta nella coda: appena messa in moto la
vecchia Citroen del dottore aveva fatto le bizze e sera messa a
pisciar acqua dalla pompa. Vediamo se possiamo aggiustarla
aveva detto uno dei meccanici ed in attesa della sentenza bevevamo
un caffe nel soggiorno di Olga. Leggi Kavafis? domando alla
ragazza il dottore sfogliando il libro che aveva trovato aperto sul
sofa. Lei rispose che era un mio regalo: Non lo conoscevo prima!
aggiunse mettendo lo zucchero nel suo caffe. Cesare e uomo di
buone letture... commento luomo senza aggiungere altro, anche
perche il meccanico era apparso sulla soglia per informarci che si, la
macchina poteva essere riparata ma non certo prima dellindomani.
Avrebbe provveduto lui a portarla in citta il pomeriggio successivo.
Un lampo di contrarieta passo sul volto di Olga, ma riusci a celarla
bene. Nessun problema disse facendo buon viso a cattivo giuoco
Anche Cesare e venuto con la macchina: ci pensera lui ad
accompagnarvi in citta!. Anchio ero vagamente contrariato ed una
369

volta accompagnati a casa il dottore e la consorte avrei voluto far


vela verso il casone. Ma puoi filartela? Anche insistendo sul fatto
che alla cooperativa avevamo mangiato in abbondanza e non avevo
fame, qualcosa di leggero preparato dalla padrona di casa ed un
bicchiere di vino assieme al dottore dovevo assolutamente
accetterli. E fu proprio mentre la donna sfaccendava in cucina che
versando il vino in due calici, il dottore mi domando se adesso che
mi ero relativamente inserito nel tessuto sociale della citta pensassi
ancora a a come fossi arrivato tra loro: Hai un lavoro che credo ti
piaccia, ti sei fatto degli amici, hai casa, auto ed io penso anche la
ragazza... Mi porse il vino. Se era questo che voleva sapere, risposi,
quello non era piu il primo dei miei pensieri. Ho tutto quello che si
potrebbe desiderare. Si, anche amici... Lui, alcuni di quelli del
casone come il professore e Salvatore, i colleghi con i quali
spendevo la maggior parte del mio tempo e qualche sera uscivamo
per una cena notturna dal francese o da Julio. Tutte persone che mi
siete diventate care... ma non erano loro quelli con i quali avevo
fatto i primi bagni nel fiume durante le torride estati della mia
infanza. Non avevamo catturato assieme le rane da vendere alle
osterie per alzare i soldi delle sigarette e del cinema. Ho nostalgia
dei pochi di loro che sono rimasti nella mia piccola citta; delle notti
dautunno passate assieme ad osservare il livello del fiume col
timore delle inondazioni... Mi pose una mano sulla spalla poi si
mise su di una sedia di fronte a me. Io invece si: penso spesso a
quel buco di quarantacinque minuti che ce nella tua storia: proprio
una ripresa di calcio! disse bevendo del vino E sono convinto
prosegui che la chiave del mistero e tutta li. Ma forse e solo una
stupidaggine concluse divenendo allegro In quarantacinque minuti
dalla tua citta non si arriva fino a qui!. La moglie del dottore si
370

affaccio alla porta dicendoci di trasferire in sala da pranzo i nostri


culi ed il vino perche le crepes erano pronte.
Il principe azzurro arrivo una mattina verso la meta di
maggio ed era anche un belluomo: alto, ben fatto e con una gran
chioma di capelli grigi . Come aveva previsto Santina la sua
cavalcatura era rossa: non era un destriero ma una fiammante
Giulietta Sprint con targa Ticino. Stavo sorbendo una tazza di latte
prima di andare al giornale quando Maria mi annuncio che fuori
cera un tipo elegante che parlava un francese stretto dal quale
aveva inteso solo il mio nome. Mi domandai chi diavolo mai potesse
essere ed uscii assieme alla donna per accertarmene. Andai incontro
al nuovo venuto informandolo che Maria parlava solo un francese
elementare, cioe quello che le bastava per fare acquisti quando
aveva la necessita di parlarlo, e gli domandai che cosa desiderasse.
Mi rispose in italiano facendo cadere le parole dallalto in basso. Lei
e Franci? domando. Forse risposi con una certa insolenza
chiedendo che prima di confermarglielo mi avrebbe fatto piacere
con chi stavo parlando e chi lo avesse indirizzato al casone. Maria,
che gli voltava le spalle, mi indirizzo un sorriso di approvazione e
luomo si rese conto che la nostra conversazione cominciava col
piede sbagliato. Scese dal piedistallo e venendo a piu miti consigli si
scuso. Ha ragione: non mi sono presentato. Mi chiamo Sergio
Bacigalupo disse porgendomi la mano Lei e il signor Franci?.
Sono Franci confermai nel ricambiare la stretta. Disse di star
cercando una persona e che era stato indirizzato al casone per
chiedere di me. Cosi sono corso di prima mattina nella speranza di
trovarla a casa. Spero di non averla disturbata... Lo invitai ad
entrare e ci sedemmo al grande tavolo. Maria servi anche a lui una
371

tazza di latte e mise tra di noi un piatto dei suoi biscottini al miele.
Cosa che luomo parve apprezzare non poco. Mi ha indirizzato da
lei disse inzuppando un biscottino nella tazza del latte il dirigente
di quella specie di commissariato di polizia che ce dallaltra parte
del fiume. Daltra parte e naturale che si cominci da li quando si
cerca una persona in una localita sconosciuta. Bene dissi
inzuppando anchio un biscottino Il dottore lha indirizzata da me
ma non vedo come poterla aiutare: anche se lavoro al giornale
locale anchio sono qua da poco tempo. E non e che abbia molte
conoscenze... Mi ha indirizzato da lei perche la persona che sto
cercando forse abita con voi. E sarebbe? domandai. La signora
Kiss Eniko. Unattrice ungherese!. Cazzo! Vuoi vedere che aveva
ragione il professore e cera qualcosa di vero nella storia della
vecchia svampita, e che Santina ci aveva azzeccato anche questa
volta? In effetti dissi terminando il mio latte con noi vive una
signora ungherese, ma non porta il nome che lei ha detto... Mi
accesi da fumare. Come si chiama la contessa? chiesi a Maria che
sul suo tavolo da lavoro aveva preso a tirare la sfoglia per le
tagliatelle. Maria rispose Maria e qualcosa come Elisabetta.
Appunto dissi rivolgendomi di nuovo alluomo seduto davanti a
me Maria Elisabetta e dichiara di essere una contessa... Avrebbe
potuto essere lei, rispose luomo: sapeva che per non vedere i sorci
verdi aveva dovuto cambiare identita, anche se non sapeva quale
essa avesse assunto. Verificarlo sarebbe stato semplice: bastava
chiamar la contessa e mettere i due faccia a faccia ma, come ci disse
Maria, questa era uscita con Santina per fare acquisti in citta e non
sapeva a che ora le due sarebbero rientrate. Solitamente
pranzavano in citta, aggiunse. Io dovevo andare al giornale ma
vedevo che luomo aveva una voglia matta di raccontarmi la sua
372

parte di storia. Che avrebbe potuto anche essere interessante ma io


non avevo in quel momento il tempo di ascoltarla; gli proposi di
passare a prelevarmi al giornale allora di pranzo. Daltra parte non
potevo lasciarlo nelle mani di Maria che aveva il suo daffare. Gli dissi
cosi di seguirmi per fargli vedere dove avremmo dovuto incontrarci
e salutai il nostro angelo del focolare preavvisandola che la sera
avremo avuto tre o quattro ospiti a cena.
I coperti supplementari che avevo preannunciato a Maria
sarebbero stati destinati ad Olga che, essendo sabato, sarebbe
venuta in citta per passare assieme a me il fine settimana; al
dottore che alla storia del signor Bacigalupo sarebbe certamente
stato interessato ed a Jacqueline, la mia collega che andava pazza
per le love stories incasinate e sicuramente avrebbe assistito con
interesse ed una certa partecipazione allincontro tra i due
attempati piccioncini. Perche io ero ormai convinto che la contessa
fosse la persona che Bacigalupo andava cercando. In redazione ne
parlai con Jacqueline alla quale brillarono subito gli occhi e, per dare
una giustifacazione professionale alla sua curiosita disse che
avrebbe potuto ricavarne un buon pezzo, utile a riempire una mezza
paginata in quei giorni di scarsita di notizie. Telefonai al dottore ed
alle una tutti e tre sedevamo con Bacigalupo nel locale di Julio
davanti ad una immensa tegliata di paella.
Conobbi Eniko nel 39 diceva luomo Commerciavo carni
e granaglie tra Romania, Svizzera, Francia e, con qualche
accorgimento perche tutti davano per scontato che essa sarebbe
entrata in guerra, anche con lItalia. Uno dei miei maggiori fornitori
di bovini da carne aveva allevamenti ed uffici nel nord-ovest della
Transilvania. La vidi ad un ristorante, come si poteva non notarla,
373

bella ed elegante comera... Sedeva ad un tavolo vicino al mio ed


avevo la sensazione di sentire anche il suo profumo. Era in
compagnia di una signorina piu giovane: parlavano sottovoce e
ridevano di quando in quando. Pareva che tra loro vi fosse una certa
familiarita. Poi avrei scoperto che era davvero cosi e che la
commensale era la sua assisente: segretaria, guardarobiera,
confidente ed amica. Le vidi alzarsi, uscire dal locale e salire su di
unauto di citta. Confesso che a me le donne sono sempre piaciute,
ma quella volta ero preso. Non innamorato, non ancora, ma
sicuramente invaghito. Nel locale avrebbero dovuto senzaltro
conoscerla come, daltra parte, conoscevano me che ero un cliente
abbastaza assiduo tutte le volte che ero in citta. Infilai nelle tasche
del capo cameriere una banconota grande come un tovagliolo e
seppi che era unattrice del Teatro Nazionale. Se volevo vederla
recitare ne Il giardino dei ciliegi non avevo che da andare quella
sera a teatro. Ma attenzione, mi fu detto, in tanti ci hanno gia
battuto la testa! Io ce lho dura, mi dissi e la sera me ne andai a
teatro. Non sono un uomo molto colto ed il teatro non rientra tra i
miei svaghi abituali. Comunque lo spettacolo mi piacque ed anche
se non mi fosse piaciuto avrei dovuto fare di necessita virtu. Al
mattino seguente acquistai un biglietto di prima fila ed a sera, prima
della rappresentazione, mi presentai allingresso degli attori con un
gran mazzo di fiori ed un biglietto da visita. Detti una mancia al
portinaio perche recapitasse il tutto pregandolo di chiedere alla
signora se potesse dedicarmi dieci minuti alla fine dello
spettacolo. Lui mi squadro dal basso allalto e dicendomi che
solitamente la signora non riceveva nessuno, mi invito a passar di
nuovo da quelle parti alluscita dal teatro per la risposta. Che
ovviamenre fu negativa: la signora ringraziava per i fiori ma non
mi avrebbe ricevuto. Il giorno di poi feci recapitare fiori e biglietto
374

dal fioraio ed ottenni lo stesso risultato: grazie e tornatene a casa.


Insistei il terzo, il quarto ed anche il quinto giorno: fiori e solita
poltrona di prima fila. Avevo quasi imparato le batture della
commedia a memoria ma il risultato non cambiava. Al sesto, che la
signora non mi avrebbe ricevuto non me lo disse il portinaio ma
venne a dirmelo lassistente. Mi aspettava sulla porta ed io lo
considerai un passo avanti. La signorina fu cortesissima ed io provai
ad arruffianarmela: la invitai a pranzo per il giorno successivo. Lei mi
disse che pranzava abitualmente con la signora ma che mi
avrebbe dedicato una mezzoretta se fossi stato daccordo ad
incontrarla il mattino alle nove in una certa caffetteria. Cavolo, se
ero daccordo!. Mi si aprivano delle prospettive. Arrivo
puntualissima ed ordino una cioccolata calda. Certo non era vero
ma mi disse che se la signora fosse venuta a conoscenza del
nostro incontro le avrebbe rifilato un bel calcio nel sedere. Poi
comincio la sviolinata: la signora apprezzava molto le mie
attenzioni ma non era il caso che esse continuassero perche non
avrebbero portato ad alcun risultato. La signora era una donna
molto riservata la cui vita sociale si riduceva a quache incontro di
cortesia, peraltro dovuto, con uomini di teatro: autori, dirigenti,
registi. Neppure con i colleghi aveva rapporti troppo camerateschi.
Figurarsi se poteva accettare di averne con un italiano, data la fama
di sciupafemmine che essi avevano. Le feci notare che ero, si, di
nazionalita italiana ma ero cittadino svizzero. Certo questo non
cambiava le cose, ne ero convinto. Ne lo dicevo perche
considerassi gli uomini migliori o peggiori se da una parte o dallaltra
di una linea di frontiera. Lo dicevo perche ero felice che il Paese nel
quale vivevo si chiamasse fuori da quellassurdo macello che si stava
delineando. Qualsiasi opinione lor signore avessero degli italiani,
svizzeri o dello stivale che fossero, le dissi, io ero li, mi si vedeva.
375

Ero li davanti a lei ed ero un persona per bene. Sono un


commerciante e vengo qui abbastanza spesso per il mio lavoro. In
citta sono abbastanza conosciuto e non trovera nessuno ad
affermare che Bacigalupo e uno in cerca di avventure. Ho notato la
signora mentre pranzava con lei in un ristorante, lho apprezzata
come attrice anche se mi intendo poco di teatro e mi piacerebbe
conoscerla. Non nego che mi piaccia e che abbia per lei un certo
interesse ma desidero solo conoscerla. Poi il buon Dio decidera!
Senza promettere niente la ragazza mi disse che avrebbe cercato di
fare qualcosa e mi saluto. Detto questo luomo di interruppe per
accendere una sigaretta. Eravamo ormai alla fine del pranzo ma il
dottore prego Julio di portarci unaltra bottiglia di vino prevedendo
che il racconto sarebbe stato ancora molto lungo. E, certamente, la
ragazza e stata di parola disse se la sua storia con la signora e
nata ed e andata avanti...
Non so se fu la ragazza a fare qualcosa, riprese Bacigalupo, o
se il suo incontro con me fosse stato concordato con Eniko.
Insomma se lei avesse mandato la sua amica ed assistente in
avanscoperta. Questi sono piccoli segreti tra donne che non saranno
mai rivelati! Sta di fatto che dopo alcuni altri giorni di sere a teatro,
mazzi di fiori ed inutili puntate allingresso degli artisti Dorina, cosi
si chiamava lassistente della signora, telefono allalbergo presso il
quale alloggiavo per dirmi che nella serata di risposo del teatro
avrebbe avuto piacere di invitarmi a cena a casa sua. Di Eniko non
fece parola ma io ero certo che lavrei trovata la. Infatti quando con
un mazzo di fiori ed alcune bottiglie di vino mi presentai alla porta
erano ambedue a ricevermi. Finalmente ha un volto il nostro
fornitore ufficiale di fiori! Le nostre case ne sono colme, non e vero
Dorina? disse porgendomi la mano che io mi inchinai a baciare
376

come da usanze locali. Cosi come lavevo vista al ristorante era


elegante e bellissima. Anche Dorina era agghindata per le feste;
baciai la mano anche a lei e fui introdotto in un piccolo soggiorno.
Abbiamo pensato di invitarla qui disse la signora indicandomi
una poltrona sulla quale sedermi mentre loro si accomodavano sul
sofa perche la madre di Dorina e unottima cuoca. Lo so:
avremmo dovuto invitarla a casa mia ma io entro in crisi anche a
friggere due uova. Spero non si adontera . Non mi adontavo, ero
felicissimo: il ghiaccio era rotto. Entro nella stanza una donna
anziana per consegnarci tre piccoli bicchieri di porcellana pieni di
palinka. Io mi alzai ad anche a lei baciai la mano. Tu, mamma, non
bevi con noi? chiese Dorina. La donna rispose che aveva da tener
docchio larrosto ed avrebbe bevuto in cucina. Usci e noi tre
brindammo. Dopo svariati soggiorni in Transilvania ero ormai
abituato alle bevande forti, cosi ingurgitai la grappa di albicocche, o
di prugne che fosse, in un singolo sorso suscitando lo stupore delle
due donne che forse si aspettavano unaltra reazione. Eniko mi
rivolse uno sguardo tra lo stupito ed il malizioso poi: Adesso che
abbiamo bevuto laperitivo, signor... Sergio Signor Sergio... puo
dirmi perche ha tanto insistito per conoscermi?. Colpito. Non mi
ero preparato una risposta a questa domanda che avrei dovuto
prevedere arrivasse. Ma me la cavai con brio. Inutile dirle che lho
apprezzata come attrice risposi lasciando seguire un breve silenzio
prima di riprendere: Certo, anche questo ancora una breve pausa
poi sparai la cannonata: ma la verita e che lei mi piace!. La sua
reazione, che considerai positiva, fu una risatina civettuola. Come
corre! esclamo Mi ha vista alcune sere a teatro, ma lei non sa
niente di me. Potrei anche essere la piu vipera tra le vipere: le
piacerei egualmente? E lei chi e? Che sia un belluomo si vede;
377

apparentemente e una persona interessante. Ma potrebbe anche


essere Barbablu. Cosa ne sappiamo noi? E stata Dorina ad insistere
affinche la incontrassi. Bene: siamo qui. Spero siate tutti e due
contenti!. La madre di Dorina apparve sulla porta per avvertirci che
in sala da pranzo gli antipasti erano gia in tavola.
Sul nostro tavolo, invece, non cera piu niente ed anche la
terza bottiglia di vino mostrava ormai il fondo. I tavoli sotto il loggiato
del cortile erano ormai tutti vuoti e ci accorgemmo di essere gli ultimi
clienti quando Julio venne a servirci un giro di cognac. Per noi la cosa
sarebbe andata ancora per le lunghe ed il dottore domando alloste
se disturbavamo nelloccupargli il tavolo. Julio rispose che non
cerano problemi ed io spedii Jacqueline a telefonare al giornale per
chiedere se la fosse necessaria la nostra presenza. Lei torno al tavolo
assicurando che era tutto in ordine. Bevemmo il cognac, ci
accendemmo da fumare e Bacigalupo riprese a raccontare. Nel corso
della cena mi disse che era fondalmente unattrice cechoviana ma
che aveva interpretato altri ruoli importanti come Ofelia e Medea.
Anche con autori piu moderni sera cimentata, snocciolando nomi
che, a parte Pirandello, a me non dicevano niente. Io parlai della mia
attivita in modo succinto per non tediarle. Probabilmente grazie
anche al vino la serata fini in cordialita ed anche in allegria, con la
madre di Dorina che mi stampava grandi baci sulle guancie: per
questo al momento dei saluti considerai che il momento fosse
maturo per un invito a pranzo. Questo ancora no considero Eniko
ma una passeggiata sulle rive del fiume, noi tre, potremmo anche
farla. Sono bellissime in questa stagione! Aggiunse che sarebbe stata
Dorina a tenere i contatti con me e la serata si concluse col
baciamano di rito. Io continuavo ad andare a teatro ed a fare,
comera stato detto, il fornitore ufficiale di fiori tanto che il fioraio,
378

che probabilmente vedendomi arrivare si fregava le mani, mi


domandava: Il solito al solito indirizzo?. Vedendo che stavamo
ancora parlando e che sul tavolo non cera piu niente il buon Julio
venne a riempirlo con certe polpettine piccole e piccanti
accompagnate da un buon vinello leggero.
Erano belle le rive del fiume in quellancora caldo autunno e
con la complicita di Dorina che cercava ogni piccolo motivo per
staccarsi un po da noi: unerba aromatica, un fungo, delle bacche
da raccogliere, Eniko ed io imparavamo a conoscerci. Era un
procedere lento che fu interrotto da una mia partenza. Tornai in
Svizzera per una decina di giorni e quando ritornai ripresi ad andare
a teatro e mandare fiori. La piece era cambiata ed andava in scena
una commedia brillante di un autore autoctono ed era cambiata
anche lattitudine della donna: quando mi presentai alluscita degli
attori il portinaio mi annuncio che la signora e la signorina Dorina
mi aspettavano in camerino. Il giorno successivo tutti e tre
pranzavamo al ristorante dove avevo visto le due donne per la
prima volta sotto lo sguardo stupito del capo cameriere che di
quando in quando incrociava la mia vista e pareva volesse
congratularsi con me. A questo pranzo ne seguirono altri e cene
dopo il teatro fino a che non pranzammo solo noi due ed Eniko mi
propose di accompagnarla in unaltra citta della regione dove
doveva discutere una sua eventuale interpretazione. Fu cosi che ci
mettemmo assieme e le nostre teste partirono nel giuoco
dellinnamoramento. Giorni, settimane bellissime. Oramai
quandero in Transilvania e cero spesso - vivevo a casa sua ed
anche se ancora non lo eravamo tutti ci consideravano ufficialmente
fidanzati. Poi ci furono alcuni cambiamenti geopolitici: con
larbitrato di Vienna, nel 40, buona parte della Transilvania,
379

compresa la citta di Eniko che era a due passi dalla vecchia


frontiera, fu assegnata allUngheria. Per noi non cambiava poi
molto: io ero straniero, cittadino di un Paese neutrale, lei era di
nazionalita ungherese... Era Dorina, di nazionalita romena ad
essere preoccupata anche se di fatto non le succedeva niente di
grave perche le violenze delle quali a bassa voce parlavano i suoi
connazionali, compreso il mio fornitore, si consumavano sopratutto
nei villaggi. Intanto il fronte di guerra si allargava, lEuropa diveniva
sempre di piu un immenso campo di battaglia, il sistema dei trasporti
si complicava ed i commerci ne risentivano; lavorare era quasi
impossibile. Un collega di Sciaffusa col quale a volte collaboravo mi
propose di sondare il mercato argentino. Anche quello era un Paese
neutrale e commerciava con tutti, aveva grandi disponibilita di carni
e cereali e, probabilmente, sotto la sua bandiera i trasporti erano
meno rischiosi. Io ero innamorato ma dovevo pur, non dico mangiare
perche avevo una situazione economica soddisfacente, ma far
sopravvivere lazienda: lo dovevo ai miei collaboratori. Ne parlai con
Eniko ed il nostro distacco fu fatto di poche ed impegnative parole:
Finisce la guerra, vengo e ti sposo le dissi. Ti aspetto mi rispose.
Quella fu lultima volta che la vidi.
Julio che assieme alla figlia stava preparando i tavoli per la
sera ci domando se avessimo ancora bisogno di qualche cosa e gli
fu chiesta una ulteriore bottiglia di vino. Di quello leggero, servitoci
assieme alle polpette. Quindi lei parti per lArgentina... suggeri il
dottore. Si. Un viaggio allucinante. Via mare fino a Barcellona, poi
Lisbona... Sia la Spagna quanto il Portogallo erano Paesi neutrali e se
in Portogallo, bene o male che fosse, i trasporti funzionavano, la
Spagna era appena uscita da una guerra civile e le infrastrutture
380

erano quelle che erano: usammo treno, vecchi autobus che


perdevano pezzi, facemmo un tratto anche a dorso di mulo. In una
settimana arrivammo a Lisbona. Senza difficolta risolvemmo i visti
ma il problema erano di nuovo i trasporti. Fu un consigliere
dellambasciata argentina a rimediarci un passaggio su di un
convoglio mercantile che batteva la loro bandiera: un mese la
traversara da Lisbona a Buenos Aires, dirottando per evitare
presunti combattimenti e slalomando tra i siluri. In ogni caso il
collega ed io arrivammo a destinazione integri e mettemmo le basi
per un commercio di guerra che dura tuttora in tempo di pace. A
guerra conclusa sono tornato in Europa per mantenere la mia
promessa, con poche informazioni sui cambiamenti politici avvenuti
sul continente. Si, sapevo che ad est si stava instaurando il
comunismo ma io non mi sono mai interssato di politica: avevo
commerciato con lUngheria di Horty, con la Romania di Antonescu,
la Spagna franchista, lItalia fascista, il Portogallo di Salazar e
lArgentina di Peron: regimi che non mi piacevano. Prima o poi, mi
dicevo, e probabile che si possa commerciare anche con i
comunisti. Il problema era un altro: nei Paesi comunisti era difficile
entrare e, sopratutto, non sapevo bene che cosa esattamente fosse
successo in Transilvania, che nel frattempo era ritornata ad essere
romena. Avevo dei numeri di telefono ma, se entrare era difficile,
telefonare era quasi impossibile. Era iniziata la guerra fredda, come
se quella calda non fosse bastata! Il nostro colloquio fu interrotto
dallarrivo di Olga che era passata dal giornale e lavevano dirottata
al ristorante. Mi depose un bacio sulla guancia e saluto il dottore.
Lo so: sono in anticipo ma speravo che tu potessi liberarti presto.
Ma vedo che siete impegnati e non voglio disturbarvi: faro degli
acquisti in citta e ti aspettero allappartamento!. Fu Bacigalupo a
381

togliermi dagli impicci: Si sieda con noi signorina. Non ce nessun


segreto in cio di cui stiamo parlando: rimanga con noi se non
lannoia ascoltare il seguito di una storia.... Tocco a me
presentarle luomo e la collega ed informarla che quella sera
avremmo cenato al casone. Lei si fece portare una bibita e si mise a
sedere. Bacigalupo pote riprendere: Per farla breve: solo la
primavera dello scorso anno riuscii ad attenere i visti e dopo un
lungo viaggio in treno arrivai nella citta di Eniko. Lascai il bagaglio in
albergo e corsi al teatro, che era lobbiettivo piu appropriato. Il
portinaio mi strinse la mano ed alla mia domanda rispose che della
signora non si sapeva piu niente da molto tempo: Una sera non
la vedemmo arrivare a teatro e pensammo ad una improvvisa
malattia... anche se era strano perche in casi simili ci pensava
Dorina ad avvertirli. Si erano recati a casa sua ma non cera nessuno.
Cercammo Dorina ma anche lei era scomparsa e la madre era
molto preoccupata e si lambiccava il cervello in mille supposizioni...
Chi poteva saperlo? Quelli erano tempi bui: quegli esaltati delle
croci frecciate avevano preso il potere e scatenato violenze
dappertutto; i russi avanzavano: stavano per sfondare in Romania e
stavano avvicinandosi da est anche alle frontiere ungheresi. Erano
fuggite in qualche luogo piu sicuro, anche se di luoghi sicuri ne
erano rimasti pochi? Le avevano prese per qualche motivo i briganti
di Szalasi(15)? Quelli, se la tua faccia non era di loro gradimento,
prima ti mettevano al muro, poi eventualmente discutevano. Lo
strano e che ne lei ne Dorina siano riapparse in tempo di pace. Ora
che ce una certa tranquillita... La madre di Dorina invece sapeva
qualcosa di piu. Ma solo di sua figlia. Dopo avermi accolto con un
abbraccio, una coppetta di marmellata di lamponi ed un grosso
bicchiere di acqua minerale mi mostro delle lettere. Dorina scriveva
382

daver trovato lavoro a Bucarest e che sarebbe andata a farle visita


quando ne avesse avuto le possibilita. Mi disse che di quando in
quando la ragazza le inviava qualche vaglia postale ed uscii dalla sua
casa con un indirizzo. E poi, questa Dorina, lha trovata?
domando Jacqueline. Lho trovata ed e cominciata unaltra
ricerca... Poi dette uno sguardo allorologio. Lo avevo fatto anchio
ed erano passate le sei. Vi raccontero tutto ma ora sono
impaziente di verificare se la coinquilina del signor Franci, come
credo, sia veramente la mia Eniko!. Io dissi che cio era molto
probabile ma per evitargli una brutta sorpresa cercai di fargli capire
con parole eleganti che quella che per noi era la contessa pareva
non avere tutti i suoi giorni. E comprensibile disse con tutto
quello che avra passato, poveraccia...!.
Il tam-tam aveva sparso la notizia ed al casone cera aria di
festa. Io me ne resi conto appena entrato nella cucina dovera
radunata parte della tribu; se perfino Mimmo e Samir serano
vestiti a messa cantata e Sofronia ci onorava della sua presenza
significava che sera in attesa di un evento importante. Anche Maria
aveva smesso gli abituali abiti da donna di casa ed indossava un
vestitino in tinta allegra. Venne incontro a me e Bacigalupo per dirci
sottovoce che la contessa era di sopra a prepararsi. Il professore,
col suo solito doppiopetto, sedeva in un angolo del tavolo e
consultava il suo abituale giornale ippico mentre Gaston, poco
distante da lui, era impegnato a far riuscire un solitario. Il dottore,
che conosceva gia tutti, strinse la mano ai presenti ed io mi occupai
delle altre presentazioni; entrarono Nino e Salvatore: Maria si
avvicino a parlottare con loro, che salutarono e scusandosi se
abbandonavano momentaneamente la bella compagnia, andarono a
mutarsi dabito. Non impegnarono molto tempo a farlo e scesero
383

quasi subito. Quella che non scendeva era la contessa, di solito cosi
solerte: si fece aspettare ma quando apparve alla fine della scala,
tenuta per mano da una Santina vestita da prima comunione, era
radiosa. Pareva avere ventanni di meno. Indossava un sobrio abito
da sera blu di fattura un po antiquata ma che metteva in risalto
forme che non immaginavamo potesse avere alla sua eta, si copriva
le spalle con una specie di larga stola bianca ed un solo filo di perle
le pendeva dal collo lungo e sottile. Aveva abbandonato i suoi
assurdi cappellini e lovale del viso era incorniciato da capelli di un
biondo lucente che denotavano il lavoro di una esperta
parrucchiera. Tenuto conto degli anni che ritenevamo dovesse avere
era davvero bella. Sembra davvero un personaggio cechoviano
commento Jacqueline. Oppure madame Hortense di <Zorba il
greco>(16) suggeri il dottore. Bacigalupo le mosse incontro.
Serghei Vassilovici, sei venuto!. Sentendosi appellato con quel
nome luomo rimase un po interdetto, ma fu solo un attimo.
Rendendosi conto dello stato mentale della donna evito di
chiamarla per nome: Sono venuto, mia promessa disse
tendendole ambedue le mani che lei prese tra le sue. Quanto ti ho
aspettato, mio principe!. Si guardarono lungamente negli occhi poi,
forse ritenendo sconveniente abbracciarsi in pubblico, lei passo
leggermente una mano sulla guancia di Bacigalupo. Tutti noi
stavamo rispettosamente in silenzio, solo tra le ciglia di Sofronia e
Maria aveva fatto capolino una lacrima, ma si ripresero subito. Ed
allora festeggiamo, amici disse Sofronia Il buon Dio ha fatto
ritrovare questi due innamorati!. Sul lungo tavolo gia imbadito
erano miracolosamente apparse due bottiglie di champagne. Gaston
stappo la prima e servi la contessa e Bacigalupo, Samir si occupo di
tutti gli altri, anche di Maria e di Sofronia che nel frattempo si erano
384

avvicinate ai fornelli per gettare in acqua le tagliatelle. Auguri!


grido Santina che aveva ricevuto, anche lei, la sua piccola porzione
di champagne. E si mise ad applaudire. Applaudirono anche gli altri,
compreso il professore che quella sera pareva non essere in pace
con le proprie lune. Poi la contessa e Bacigalupo furono fatti sedere
al centro di uno dei due lati della tavola, il dottore al fianco
delluomo. Io mi ritrovai tra Olga e Jacqueline che si era situata a
fianco della contessa. Furono servite le giustamente famose
tagliatelle di Maria seguite da uno spezzatino di vitello con patate e
peperonata e, cosa del tutto straordinaria, da una crostata di
albicocche preparata da Sofronia. Tutti ne mangiarono con gusto
scambiando poche parole, tranne la contessa che assorta nella
amorosa contemplazione del suo principe, spelluzzico solo due fila
di tagliatelle ed un pezzetto di dolce. Alcuni non ci andarono leggeri
col vino, come Gaston ad esempio, che a fine cena si alzo e levo il
bicchiere alla coppia di persone che, divise per anni da fascismi e
comunismo, alla fine serano ritrovate. Tu gli domando
acremente Salvatore cui evidentemente una parte del brindisi non
era piaciuta con tutto il tuo liberalismo del cavolo, mi devi dire
perche dopo le tue varie trasferte per il mondo ad esercitare la tua
professione <liberale> non rimani tra i tuoi amati capitalisti e vieni a
vivere qui, dove al socialismo ci avviciniamo abbastanza.... Gia
intervenne il professore, una volta tanto trovandosi daccordo con
Salvatore perche?. Gaston taceva, forse cercando una risposta
plausibile ma fu preceduto dal dottore che getto un po dacqua sul
fuoco che si stava attizzando dicendo che proprio quella sera ed in
quella occasione, non era il caso di perdersi in disquisizioni
ideologiche. La giornata era stata lunga per tutti e prendendo
loccasione dalla contessa che ciondolava dal sonno appoggiandosi
385

al braccio ed alla spalla di Bacigalupo, consiglio di por termine alla


serata. Bacigalupo trovo la cosa saggia: si alzo, bacio la contessa
sulla fronte e la vedemmo avviarsi alle scale sostenuta da Santina.
Poi, assieme al dottore, Jacqueline, Olga ed io, salutammo la
compagnia. Davanti alle rispettive auto Bacigalupo ci invito per
lindomani a pranzo da Julio. Il dottore si offri di accompagnare a
casa la collega ed Olga ed io salimmo sulla vecchia mille e cento.
A non avere sonno era stata Olga che appena a casa mi era
saltata addosso ed avevamo fatto lamore per meta della notte.
Adesso stavamo nel patio di Julio allo stesso tavolo e nella
medesima formazione del pomeriggio precedente e sorbivamo
caffe dopo caffe mentre Bacigalupo aveva ripreso il suo racconto.
Organizzai il viaggio in modo darrivare nella capitale di domenica
mattina per esser quasi sicuro di trovare Dorina a casa. Abitava in un
appartamento del centro, piccolo ma ben messo a punto. Quando
mi vide sulla soglia credo le sia sembrato di vedere un fantasma, poi
mi abbraccio e mi fece entrare in casa. Ho avuto lindirizzo da tua
madre dissi per prevenire una sua domanda. Lei mi chiese quando
ero arrivato e le risposi che ero appena sceso dal treno. E un
viaggio lungo considero Sarai stanco! ed entro in cucina a
prepararmi un caffe. Stai bene? domando. Annuii. E tu?
domandai a mia volta. Si, adesso e bene. Come puo esserlo dopo
una guerra ed una rivoluzione. Verso il caffe nelle due tazze e ci
sedemmo al tavolo di cucina. Sai qualcosa di Eniko? domando.
Speravo di saperlo da te... mormorai bevendo il primo sorso di
caffe. Era forte. Da me sospiro. Lei poteva dirmi solo cosera
successo dal tempo della guerra, dalla mia partenza. Forse era il
caso di cominciare da li, dissi. Io ero partito per il sud America,
inizio, e sicuramente non ero al corrente di quello che succedeva
386

nel loro Paese. Lasse passava di rovescio in rovescio ed il governo


ungherese non si sapeva se con laccordo del Reggente o meno
aveva segretamente preso contatto con inglesi ed americani. Poi, su
loro indicazione, con i russi. Non si sa bene come ma la cosa fosse
arrivata allorecchio di Hitler che bruscamente impose ad Horty(17)
di nominare primo ministro il capo delle croci frecciate, unica forza
nella quale ormai i tedeschi avevano fiducia, e di fare le valigie.
Erano dei criminali ed inizio un periodo di sopraffazioni e violenze
estreme. Come sai Eniko non si interessava di politica, viveva solo
di teatro... ma era una bella donna e sera invaghito di lei il ras
locale di questa marmaglia. Allinizio adotto il tuo sistema: fiori e
sere a teatro... Ma rifiuto dopo rifiuto, dalle insistenze si passo alle
minaccie appena velate e la nostra amica era in pericolo. Lei non se
ne rendeva conto ma rischiava non poco. Una sera la presi di petto e
le feci capire che era il caso di sparire, di lasciare temporaneamente
il Paese. Non era convinta ma accetto a patto che io
laccompagnassi... Avevano i loro passaporti ma cera il rischio di
esser fermate in frontiera: dovevano cambiare identita. E non era
cosi facile. Nessuno lo sapeva, neppure mia madre, ma io ero
iscritta al partito comunista romeno clandestino ed avevo contatti
con quello ungherese, anchesso fuori legge.... Per questa filiera
erano riuscite a procurarsi due passaporti svizzeri e se ne erano
filate in quel che restava della Romania. Ma anche la la situazione
non era un gran che migliore; cerano le truppe tedesche ed un
governo fascista... Ci sistemammo a Bucarest aiutate da alcuni
compagni. Io lavoravo per il partito e stare accanto a me era
egualmente rischioso, cosi i compagni ed io le suggerimmo di
trasferirsi altrove. Lei scelse la Grecia.... Avevano del denaro: prima
di partire avevano prosciugato i loro conti bancari, ma cera un
387

lungo viaggio da fare.I miei compagni le dettero alcuni contatti in


Grecia, ai quali rivolgersi in casi di estrema necessita. Con loro non
si e mai fatta viva ed io lho vista per lultima volta quando lho
accompaganata al treno per Sofia. Ero di nuovo punto ed a capo.
Ero estremamente scoraggiato e, rendendosene conto, Dorina mi
rivelo di lavorare al ministero degli esteri. Non era una cosa segreta,
disse, ma era comunque bene non farlo sapere ad uno straniero. Per
giunta di un paese capitalista, anche se neutrale. In fondo Eniko era
una loro concittadina: avrebbe cercato di parlare con qualcuno per
tentare di averne notizie. Era una promessa ma era comunque come
cercare il classico ago nel pagliaio, almeno di non avere un
improbabile colpo di fortuna. Che stranamente questa volta capito,
anche se dopo tre mesi. Mi vidi recapitare una lettera di Dorina al
cui interno cera il ritaglio di un breve articolo di un giornale turco di
tre anni prima, con relativa traduzione battuta a macchina, nel
quale si parlava del successo avuto in un teatro di Istambul dalla
cantante ungherese Erzsebet K. Il biglietto di Dorina che lo
accompagnava era di pochissime parole: Non ti sembra lei?
diceva. La foto pubblicata, una piccola fotografia su di un vecchio
giornale denotava una certa somiglianza: era poco per accendere la
speranza ma valeva la pena di tentare. Il direttore del teatro seppe
solo dirmi che si, due anni prima era passata da loro una compagnia
internazionale. Roba scadente, ma la cantante era brava. Che fosse
veramente ungherese era tutto da dimostrare. Poteva aiutarmi solo
dandomi il nome dellimpresario che li aveva piazzati: un turco
cipriota, a suo dire conosciuto in tutti i Balcani. Il tipo, uno di quei
turchi grassi e melliflui mi ricevette con tutta la sua cortesia
orientale. Lui ricordava bene: aveva sentito cantare Erzsebet in cafe
chantant di Atene e laveva scritturata. Era brava e sapeva stare in
388

scena. Era anche una bella donna, anche se pareva avere la mente
non totalmente in regola... Mi mostro anche una sua fotografia
con dedica. Briscola: era lei! Era lei ma neanche limpresario non ne
sapeva piu niente. Dopo la tournee che aveva toccato Grecia,
Turchia ed Alessandria dEgitto la compagnia sera sciolta. Mi disse
solo che voleva tornare in Europa e tentare la fortuna a Parigi....
Aveva un collega in Francia e me ne dette lindirizzo E probabile
che lui ne sappia qualcosa. Sa come: nellambiente le notizie
circolano... Luomo era di Marsiglia e mi disse anche daverla
sentita cantare. Mi piacque ma non cercai di metterla sotto
contratto perche faceva parte di una di quelle compagnie
raccogliticcie che nella stagione estiva fanno il giro della Costa
Azzurra. Fu un errore perche dinverno era gia a Parigi e duettava
con Montand e Chevalier nella compagnia di Josefine Baker... A
Parigi fu un po piu complicato: il direttore era assente ed i presenti,
o non sapevano niente o non volevano dare informazioni. Per
fortuna il sistema dei cento franchi svizzeri funziona in tutto il
mondo. Certo che la ricordo la cantante ungherese! mi riversava
nellorecchio il portinaio. Cantava bene! Era partita a fine stagione
assieme ad unassistente dellillusionista per non sapeva bene dove.
Ma Henry, un attrezzista che aveva del buono con la donna che si
faceva tagliare a pezzi, dovrebbe saperne di piu.... Erano due
matte ma erano simpatiche mi diceva quellHenry al banco di un
bistrot vicino al teatro E a Ludmilla mi ero affezionato. Serano
messe in testa di andare alla ricerca di un paese utopico. Un luogo
dove non cerano padroni e la gente viveva in pace. Qualcosa come
<terra della liberta>. Se lei scopre dove si trova me lo faccia sapere
che son disposto a partire anche domani!. Gli domandai se non gli
avessero dato qualche riferimento, anche il piu insignificante. Solo
389

che dovevano arrivarci in battello: quindi unisola. O da qualche


parte sulle rive di un fiume navigabile... E cosi sono arrivato qua
battendo le rive di tutti i grandi fiumi europei.. Julio si avvicino al
nostro tavolo per prendere lordinazione: sera fatta ora di pranzo e
non ce ne eravamo accorti. Cosi, infine, ha trovato la sua Eniko
disse Jacqueline. Adesso cosa intende fare?. Sposarla rispose
Bacigalupo agguantando il menu dalle mani delloste.
Gli ci volle del tempo. La donna possedeva un passaporto
dichiaratamente falso, una identita fittizia, dei ricordi molto vaghi.
Nelle lunghe conversazioni con Bacigalupo e poi col dottore, in lei,
affioravano saltuariamente dei lampi di lucidita. Ricordava il teatro
della sua citta, Dorina, le passeggiate sulle rive del fiume; poi
tornava ad effermare dessere la contessa Koszolos e Bacigalupo il
principe Serghei Komatov. Alla fine ricordo di chiamarsi Eniko e
desser fuggita assieme Dorina da quei bruti in camicia verde.
Delle traversie e degli espedienti per sopravvivere da quando aveva
lasciato Bucarest fino allarrivo al casone non ricordava niente.
Cancellati dalla memoria. A risolverle lo status furono in tre:
Jacqueline, che scrivendo una specie di seriale aveva conquistato
lopinione pubblica e riceveva in redazione almeno dieci lettere al
giorno sullargomento, lavvocato Cardoso che da navigato
azzeccagarbugli aveva scovato una decisione del seicento che
decretava laccoglienza ai perseguitati di ogni tipo ed il dottore, che
col placet del Consiglio le aveva fornito dei documenti da apolide col
nome di Kiss Eniko, nata a Gran Varadino e residente al casone.
Poiche non e elegante chiedere leta alle signore era stata
accettata come buona la data di nascista indicata sul passaporto
falso, che le appioppava una cinquantina danni. Bacigalupo, dal
canto suo, era dovuto tornare qualche tempo in Svizzera per seguire
i suoi affari e preparare i normali documenti necessari per un
390

matrimonio. Poi sorse il problema religioso: la futura sposa era di


rito luterano, lo sposo invece era cattolico. Ma poiche nessuno dei
due era particolarmente sensibile allincenso ed al fumo di candele
fu accettata lidea del professore che proponeva una bella cerimonia
civile e la data fu fissata per i primi di luglio. Fara caldo considero
Olga e disse che sicuramente il presidente delle cooperativa non
avrebbe avuto niente in contrario ad ospitare la cerimonia ed il
banchetto sotto il pergolato vicino al fiume, dove ci sarebbe stata
almeno un po di brezza. Julio era disposto a mettere a disposizione
il patio del suo locale ma la contessa, perche tutti continuavamo a
chiamarla cosi, disse che desiderava festeggiare nel luogo dove
aveva vissuto e con gli amici con i quali aveva abitato. Ovviamente la
vinse lei e cosi Maria e Sofronia cominciarono a confabulare sul tipo
di menu che si addiceva allavvenimento. Testimoni furono
designati il dottore ed il professore. Tre giorni prima della data
fatidica iniziarono i preparativi. Una volta stabilito dove preparare il
tavolo, Samir e Mimmo cominciarono a piantar pali ed a tendere a
capo di essi una fitta rete di spago. Gli altri maschietti di casa
cominciarono col trovare una serie di capre sulle quali stendere assi
in modo da preparare un tavolo che potesse ospitare tutti gli
invitati. Poi, al mattino del giorno fissato, non appena il cielo aveva
iniziato a schiarirsi, i soliti Mimmo e Samir armati di carretto, forbici
e pennato andarono a far frasche sulla riva del fiume, destinate ad
esser stese sulla rete gia predisposta e ombreggiare la mensa. Con
loro volle partire anche Santina che se ne torno con un immenso
mazzo di fiori di campo da donare alla sposa.
Olga ed io ci presentammo alle otto per dare una mano.
Samir e Mimmo arrampicati su due scale stavano stendendo frasche
sulla copertura; Sofronia e Maria avevano gia steso le tovaglie di
391

lino sul tavolo ed impedivano a chiunque di avvicinarsi ai fornelli. Lo


permisero soltanto a Julio, arrivato dopo un po con tutte le
stoviglie, perche avevano certificato che lui con le pentole ci sapeva
fare. Mentre bevevamo il caffe scesero Salvatore e Nino chiedendo
cosa dovessero fare. Julio disse loro di far colazione , poi li indirizzo
al tavolo per preparare i coperti. Olga ed io andammo ad aiutarli:
scaricammo il tutto dalla camionetta di Julio ed iniziammo a mettere
in tavola. Oltre la casa ed il bosco il sole era gia alto e
preannunciava una giornata torrida. Il professore era andato in
citta per incontrarsi con lavvocato Cardoso e mi fu detto che verso
le dieci avrei dovuto andare a prelevarli con lauto al loro caffe
abituale. Avevamo appena terminato di preparare il tavolo quando
vedemmo fermarsi davanti alla porta la camionetta refrigerata della
cooperativa agricola, dalla quale provenivano gran parte delle
cibarie destinate al banchetto. Ne discesero il presidente e sua
moglie. I due erano gia acchittati per la festa e tocco a noi scaricare
alcune cassette di frutta e diverse stanghe di ghiaccio che Nino
prese a spezzettare e deporne i pezzi nei secchielli per mettere in
fresco una parte delle bevande. In cucina le nostre due donne
stavano rosolando nel forno un grosso tacchino e Julio preparava gli
ingredienti per la paella. Aveva fatto la sua apparizione anche
Gaston che stava occupandosi dei vini e degli altri beveraggi. Santina
che si era alzata innanzi giorno e la notte aveva dormito con un
occhio solo per non mancare la partenza del carretto di Mimmo e
Samir, ciondolava ad un angolo del tavolo e fu spedita dalla madre a
farsi due ore di sonno. Loro, Samir e Mimmo, avevano completato la
copertura della pergola e, aiutati da Nino, armeggiavano per
montare una specie di piattaforma di almeno quattro metri quadrati
sulla quale poi posero un tavolinetto che coprirono con un pezzo di
392

stoffa verde come il panno di un biliardo: Serve per la cerimonia


dissero. Per me sera fatta lora di andare in citta. Il professore, il
signor e la signora Cardoso sedevano ad un tavolo sullampio
marciapiede. Bevvi con loro il secondo caffe della mattinata poi
tutti salimmo sulla mille e cento. Alla fermata dellautobus raccattai
Jacqueline che, raccontando del matrimonio, doveva concludere con
i botti la sua fortunata serie di articoli. Usciti dalla citta cera una
gran luce che cominciava a disturbarmi gli occhi; inforcai un paio
docchiali da sole e la situazione parve migliorare, anche se mi
sembrava di vedere immagini sfuocate. Mi domandai che diavolo
mai fosse questa nuova tegola che mi cadeva in testa ma continuai a
guidare la macchina fin davanti al casone. Quando scendemmo
dallauto si era formato un gruppo davanti al tavolinetto preparato
per la cerimonia e sul quale un pingue segretario comunale aveva
gia aperto il registro dei matrimoni. Io non ci vedevo troppo bene
ma distinguevo tra gli altri Olga assieme al dottore ed alla moglie.
Tutti ci avvicinammo per salutarli e ci accorgemmo che tra di loro
cera anche il consigliere Durrenmatt. Ne rimasi stupito. Anche lei
e dei nostri consigliere? chiese Cardoso. Per forza rispose
sorridendo ed indicando Jacqueline: Questa brunetta ha fatto di
questa storia un caso pubblico: facciamole terminare in bellezza
anche lultimo articolo! Poi aggiunse desser venuto in veste di
ufficiale di stato civile ma sopratutto come amico e ci domando
se volessimo bere un aperitivo con lui. Tutti erano gia in abiti da
cerimonia, compresa Olga che aveva abbandonato pantaloni e
maglietta per indossare un elegante abitino leggero che con tutte le
cure aveva trasportato da casa dopo unattenta stiratura, mentre il
professore ed io dovevamo ancora cambiarci. Veramente rispose
il professore noi due dovremmo metterci in ghingheri: lora della
393

cerimonia si avvicina e noi, guardi in che stato siamo: sembriamo


due mendicanti!. Che, fortunatamente, in citta non cera nessuno
costretto a mendicare, Durrenmatt ce lo ricordo con un certo
orgoglio passandoci due bicchieri di un buon Negroni preparato da
Gaston. Gli sposi disse non arriveranno proprio in questo
momento, bevete tranquilli!, poi si congratulo con i colleghi e me
per il bel giornale che riuscite a fare con quattro soldi. Olga ed il
dottore sorridevano e forse quella lode faceva piu piacere a loro
che a me. Andammo a metterci labito della festa ed il professore ed
io scendemmo dalla nostre rispettive stanze giusto in tempo per
vedere la Giulietta rossa di Bacigalupo uscire dalla curva che
immetteva nel rettilineo che costeggiava il casone. La vedemmo
rallentare, entrare nel terreno sul quale era piantato ledificio ed
infine fermarsi in un luogo che, quando il sole avrebbe picchiato piu
forte, sarebbe rimasto ombreggiato. Ne discese Bacigalupo che
circumnavigo mezza vettura per aprire la portiera alla donna. Essa
scese lentamente come se non si sentisse certa delle proprie gambe
e si appoggio al braccio che luomo le porgeva. Lentamente si
avvicinarono al capannello che stazionava sulla piattaforma e
strinsero la mano a tutti. Olga si stacco dal gruppo per venire
incontro al professore ed a me per dirci che gli sposi desideravano
averci vicino. Con lei tornammo al gruppo che avevamo lasciato solo
una decina di minuti prima e fu deciso di dare il via alla cerimonia.
Noi ci disponemmo a mezza luna alle spalle di Durrenmatt e del
segretario comunale. Davanti a loro, oltre il tavolo, gli sposi erano
affiancati, un passo piu in dietro, dal dottore e dal professore. Il
consigliere anziano leggeva le formule di rito ed io, nonostante il
persistente fastidio agli occhi, guardavo con una certa tenerezza
quella attempata coppia di sposi. Bacigalupo era impeccabile nel suo
394

fumo di Londra di stoffa leggera, concentrato sullimportanza che


attribuiva al passo che stava compiendo. Piu sorridente la contessa
fasciata da un leggero tailleur celeste. Mi chiedevo come avrebbero
potuto recuperare tutti gli anni perduti quando, al momento dello
scambio degli anelli, dal retro della casa ci investirono le note di una
marcia nuziale. Dapprima soffuse, poi sempre piu distinte perche
da ambi i lati della casa apparvero Samir ed i suoi lautari: tre da una
parte e tre dallaltra.Si disposero in un angolo alle nostre spalle ed al
momento del bacio degli sposi per poco non ci assordarono
lavorando di archetti e fisarmonica. Poi auguri, congratulazioni,
strette di mano e scambio di baci tra le donne fino a che Maria non
disse che lei e Sofronia dovevano tornare in cucina e ci invitarono a
sederci a tavola. Il privilegio delle sedie era di diritto riservato agli
sposi che erano di nuovo stati sistemati al centro del tavolo; tutti gli
altri, consigliere anziano compreso, erano destinati a posare le loro
natiche sulle panche. Io mi ritrovai seduto tra Olga, che sedeva
accanto alla moglie del dottore, ed il professore che aveva per vicini
i coniugi Cardoso. Le due donne di casa si erano riservate due
sgabelli alle teste del tavolo perche, dicevano, avrebbero dovuto
fare la spola tra la mensa ed i fornelli. Non da questi ma comunque
dalla cucina proveniva Julio spingendo un carrello che traballava ad
ogni imperfezione del terreno facendo tintinnare il ghiaccio dentro
una caraffa daperitivo e nei secchielli doverano in fresco bottiglie
di vino bianco e acqua minerale. Si fermo al centro della tavola sulla
quale pose a distanza regolare i quattro secchielli poi inizio a servire
laperitivo iniziando dagli sposi e dai loro vicini di posto. Seguirono
tutti gli altri dopo di che sia lui che il carrello ripresero la via della
cucina. Per ritornare dopo poco con i vassoi degli antipasti. Di terra,
con salami e formaggi vari; di fiume, con insalata di mitilli e gamberi
395

dacqua dolce accompagnati da gustosi pesciolini marinati. Il vino


bianco e lacqua minerale riempivano i bicchieri e con la complicita
del caldo inondavano gli stomaci, disponevano al buon umore ed
alla conversazione. Durrenmatt illustrava al dottore il progetto di un
centro balneare sulla riva del fiume, il presidente della cooperativa
rievocava a beneficio di coloro che gli stavano vicini la notte della
collisione, Olga rivelava alla zia la nostra relazione che, sebbene
non pubblicizzata, non era piu un segreto per nessuno. Cardoso ed
il professore scoprivano daver partecipato entrambi alla difesa di
Madrid e furono interrotti da Julio che serviva loro abbondanti
porzioni delle favolose lasagne di Maria, sottilissime ed affogate in
una bechamel vagamente aromizzata alla noce moscata e
nellaltrettanto rinomato ragu di carne e salsiccia. Faceva un gran
caldo. Dissi ad Olga che sarei andato in cucina ad appendere la
giacca allattaccapanni; il professore e Cardoso udirono quanto
dicevo e si alzarono per imitarmi. Andando verso la casa notai che
Nino sera seduto accanto a Jacqueline e cercava, pareva con un
certo successo, di mettersi bene. Lo vide anche il professore che
sorrise. Ai fornelli Julio stava mescolando la paella; il professore gli
domando quando sarebbe stata servita. Aspetta Pedro. Ad un
banchetto che si rispetti deve esserci una pausa tra una portata e
laltra si senti rispondere Si deve dar modo alla gente di alzarsi,
fumare una sigaretta, discutere e prepare lo stomaco per quello che
verra dopo!. Anche il dottore era venuto a togliersi la giacca:
afferro da un cestello un pezzo di ghiaccio e se lo passo sulla fonte;
poi si avvicino a me: E da tempo che avevo in mente di
chiedertelo disse prendendomi sottobraccio ma rispondimi con
franchezza: tu hai regalato Kavafis ad Olga per dirle di stare attenta
ed essere vigilante. Perche tu sai che se non lo saremo, al contrario
396

di quanto scrive il poeta, i barbari arriveranno ad infettare le nostre


vite, leconomia, la politica, i costumi... Perche negarlo, anche se
avevo regalato Kavafis ad Olga solo perche mi piacevano quelle
poesie. E cosi, amico mio, verranno risposi prendendo anchio un
pezzo di ghiaccio per effettuare la sua stessa operazione. Non sono
proprio alle porte ma verranno. E dovrete essere attrezzati a
respingerli. Noi non ci siamo riusciti!. Quando passammo di nuovo
dietro di loro, Nino aveva passato un braccio sulle spalle di
Jacqueline ed i lautari, terminato di mangiare le lasagne serano
portati davanti agli sposi per intonare una csarda. La contessa li
ascoltava ad occhi chiusi, la testa appoggiata sullomero di
Bacigalupo. Rapita mentre piangevano i violini. Fu allora che Santina
le mise davanti il gran mazzo di fiori selvatici: Te lo avevo detto io,
zia contessa, che il tuo principe sarebbe venuto sul cavallo rosso!.
Piu che cavallo ironizzo Bacigalupo io direi cavalli, piccola!. La
bambina non capi e la contessa si alzo per baciarla: Grazie Santa,
tuoi fiori sono meravigliosi!. Anche Olga aveva appoggiato la testa
sulla mia spalla ed io le avevo cinto la vita con un braccio ma il
momento romantico fu interrotto dallarrivo della paella che,
comera giusto per un piatto di centro, fu servita a piccole porzioni.
Esaurite che furono, i lautari si trasferirono verso la piattaforma,
tolsero il tavolino che vi parcheggiava ed intonarono un valzer
pregando gli sposi di aprire le danze. Bacigalupo e la contessa
andavano come un orologio e volteggiavano leggeri come si vedeva
nei musical americani, Samir invitava gli altri ad unirsi a loro e
Salvatore non si fece pregare; si inchino davanti a Maria che rifiuto
linvito sorridendo: Sofronia ed io dobbiamo occuparci del
tacchino si giustifico. Del tacchino si sarebbero occupati piu tardi,
con coltello e forchetta, anche Cardoso e signora ma per il momento
397

si unirono ai ballerini; le mogli del presidente e del dottore


trascinarono in pista anche i rispettivi consorti che le seguirono di
malavoglia. Neppure io avevo intenzione di ballare ma Olga si stava
alzando e mi prendeva per mano. Io le spiegavo che avevo non so
cosa agli occhi e che non ci vedevo bene ma lei insisteva: Si balla
con i piedi e non con gli occhi. Ed in ogni caso ci sono io a
sostenerti!, cosi fui gettato nel valzer che neanche sapevo ballar
bene: altri erano stati i miei cavalli di battaglia, tutti da venire
tranne il rock and roll che certamente non si poteva chiedere ai
lautari di suonare. Al secondo valzer si unirono a noi anche Nino e
Jacqueline: Vedo che anche lei, con queste musiche non se la cava
un gran che! mi disse il ragazzo sorridendo. Risposi che forse non
me la cavavo con nessuna e sperai che Olga si stancasse presto per
tornarmene al tavolo. Cosa che puntualmente avvenne alla fine del
terzo motivo: Lo sai che mi gira la testa? disse. Lo credevo bene:
con tutto quel piroettare iniziava a farlo anche a me. Scendemmo
dalla piattaforma, a poco a poco imitati da tutti gli altri. I lautari si
resero conto che piu nessuno aveva voglia di continuare, cosi
appoggiarono a terra i loro strumenti ed andarono a rinfrescarsi con
un sorso di vino. Bacigalupo mi chiese chi fossero quei due signori
che ballavano cosi bene ed io gli risposi che quasi tutto quello che
avevamo mangiato e bevuto proveniva da loro. Parve sorpreso e mi
chiese se avevamo in citta una azienda agricola. Ce ne sono
diverse risposi specificando pero che la loro cooperativa era la piu
importante. Lui penso subito che forse poteva anche concludere
qualche affare e mi chiese se, piu tardi, avessi potuto presentarlo.
Lo feci subito e dopo essersi scusati con le rispettive signore i due si
misero ad un angolo del tavolo a parlare fitto fitto. Vedo con
piacere che sta cercando di favorire il nostro commercio
398

agroalimentare mi disse Durrenmatt che essendo vicino a noi aveva


seguito la nostra conversazione. Uno produce, laltro acquista, dissi
Erano destinati ad incontrarsi, prima o poi!. La contessa, la moglie
del presidente ed Olga si erano sedute luna accanto alle altre. Non
sapevo quali argomenti potessero avere in comune ma Olga faceva
del suo meglio per intrattenere le due donne fino al ritorno dei loro
mariti mentre riapparve il carrello che, sospinto da Julio, depositava
sul tavolo copiose bottiglie di vino rosso. Era il segnale che si
preparava larrivo del tacchino il quale, portato in tavola da Maria e
Sofronia apparve pochi minuti dopo odoroso e rosolato al punto
giusto. Tocco agli sposi dare il primo taglio, poi le due donne di
casa riuscirono a porzionarlo in un battibaleno ed a dividerlo in
quattro vassoi. Julio, col suo carrello, segui a ruota con insalate e
patate arrosto olezzanti daglio fritto e rosmarino. Io mangiai solo
un po di quelle perche, forse, avevo esagerato con le lasagne e gli
antipasti che ne le sigarette ne il ballo erano riusciti a macinare.
Neppure il dottore doveva avere molta fame: aveva spelluzzicato un
pezzetto di petto, due triangolini di patate ed una foglia di lattuga,
poi si era alzato ed aveva pregato Olga di lasciargli un po di posto
accanto a me. Aveva in mano un bicchiere di vino ed era pensieroso.
Si mise seduto e battendomi una mano sulla spalla: Hai detto che i
barbari verranno: cosa dovremmo fare per fermarli? domando
sospirando. Non farli nascere risposi accendendomi una sigaretta.
Lui scosse la testa e compresi che la mia risposta laveva
sconcertato. I barbari dissi non vengono piu da qualche terra
lontana oltre i confini dellimpero: crescono tra di noi, dalle nostre
luccicanti societa... I loro rotocalchi patinati, i loro giornali sono in
vendita anche qui..., Poi sarebbero venute le televisioni a
manipolare le menti vendendo sogni fittizzi ed irrealizzabili. Se
399

avessero avuto la forza di non farli nascere si sarebbero salvati!.


Non nasceranno intervenne Durrenmatt Almeno non nasceranno
ora e qui. Non lo permetteremo. Ma lei, caro Franci, sa quanto il
dottore e me che non si puo tenere il vento rinchiuso in un otre, e
sara difficile. Gia a suo tempo Marx diceva che le merci abbattono
qualsiasi muraglia cinese. Ed allora non cerano radio e televisione!
Noi siamo una piccola realta ed i televisori sono pochi e costosi.
Domani non sara piu cosi e gia ora basta una semplice antenna
casalinga ben orientata per captare i segnali dei Paesi che ci
circondano. Poi ce leconomia, che ci rende tutti interdipendenti.
Noi possiamo solo armarci di cultura e di coscienza, ma non so se
saranno sufficienti... Dovevano esserlo, gli dissi. Le frontiere
tenderanno ad aprirsi sempre di piu, le persone avranno sufficienti
risorse da poter viaggiare... avrebbero dovuto essere armate
culturalmente per vedere oltre la falsa lucentezza delle trappole
capitaliste. Per capire che quella che contava era la qualita della
vita e non le molte inutilita che a costo di molte rinuncie era
possibile portare a casa. I consumi sociali sono piu importanti: e
questo che dovete far capire alla gente!. Fino a qui ci siamo
riusciti, pur con le nostre ristrettezze disse il dottore. Si, ci siamo
riusciti rispose il consigliere anziano Pero io sono vecchio e so
vedere solo fino a domani. E il dopodomani ad inquietarmi!. Il
carrello di Julio passo di nuovo davanti a noi, questa volta per
scaricare bottiglie di champagne immerse nei secchielli pieni di
ghiaccio, poi arrivo il furgone della pasticceria a deporre davanti
agli sposi la torta nuziale. Bacigalupo e la contessa tagliarono la
prima fetta tra gli applausi dei commensali ed allora scoprimmo che,
fin dallinizio, Mimmo stava scattando foto con una vecchia
Ferrania. Ed allora dai con le foto di gruppo; gli sposi con i testimoni,
400

col consigliere anziano, con gli amici. Ovviamente tocco anche a me


fotografarmi con loro assieme ad una smagliante Olga che pareva
non accusare ne stanchezza, ne quanto avesse mangiato e neppure
il poco vino che aveva bevuto. Su di altri il vino pareva aver avuto
effetto: Cardoso ed il professore, unitamente a Julio che come
Sofronia e Maria infine poteva in fine sedersi al tavolo, avevano
preso a cantare Ohi Carmela(18); prima sommessamente, poi con
un tono sempre piu alto tanto da stringersi un capannelo intorno,
pronto a far loro il coretto di sottofondo ad ogni loro cenno. I lautari
provarono a seguirli, indecisi, coi loro strumenti. Piu convintamente
seguirono poi Salvatore, che con una bella voce baritonale aveva
attaccato O sole mio. Cercarono di coinvolgere anche me:
lavvocato Cardoso venne a prelevarmi e assieme ad Olga fummo
aggiunti al loro gruppo. Io, conscio di essere totalmente stonato, mi
limitavo a seguire quando Nino, Salvatore e Maria abbozzavano
qualche vecchia canzone italiana, senza entusiasmo ne convinzione.
Il nostro amico Franci oggi non e nelle sue acque constato il
professore quando ormai tutti avevano smesso di cantare e Samir
con i suoi musicisti avevano ripreso il loro repertorio portandolo a
spasso da una estremita allaltra del tavolo. Non si sente bene?
domando. Non mi sentivo bene, dissi, era tutto il giorno che vedevo
fuori fuoco. Che mi stiano calando le cateratte?. Pregai Olga di
verificare se i miei occhi non fossero in qualche modo velati ma il
professore la blocco: Se vuole, la signorina puo anche controllare
ma non trovera niente di anormale disse. So io di cosa si tratta!.
Lo pregai di rendere edotto anche me. Gli e lo diro. Ma prima mi
dia la gioia di bere un ultimo sorso di champagne con lei e questa
bella signorina disse versandone un po dalla bottiglia che aveva
davanti nei nostri tre bicchieri. Alla salute! auguro Olga bevendo
401

per prima il primo sorso. Ed allamicizia! aggiunse il professore


tracannando dun fiato il contenuto del suo bicchiere. Bevvi anchio.
Allora, professore domandai quale il mio malanno? Nessun
malanno, Franci rispose Lei ci vede benissimo ed i suoi occhi non
la tradiscono. Siamo noi che stiamo scomparendo!. Non capivo.
Come aveva detto lui al tempo delle mie rivelazioni, era necessaria
unaltra dose di alcool: mi riempii un altro bicchiere e lo tracannai.
In che senso state sparendo?. Lui si accese con calma un mezzo
toscano poi rispose: Semplice, caro amico: stiamo sparendo
perche noi non esistiamo. Per dirla con Shakespeare potrei dire che
siamo fatti della stessa materia dei sogni, ma sarebbe riduttivo. Noi
siamo solo proiezioni della sua fantasia, forse della sua memoria...
Ma si, certo, era cosi, perche non me ne ero reso conto prima: il
dottore con la faccia ed il fisico di Lino Ventura dei tanti noir francesi
che avevo amato; e lui, il professore: lintellettuale di borgata che
teorizzava quanto denaro, e quindi quanto potere, potevano portar
via alla vecchia riccona sostenendo i loro campioni al tavolo da
giuoco ne Lo scopone scientifico di Zampa. Ed Olga non era forse
Oana, la ragazza del treno di notte in una Romania degradata da
dieci anni di capitalismo selvaggio? Stessi capelli rossi, stesso
abbigliamento nero, stesso orecchino orfanello. Avrei voluto
scendere a Bucarest: non le ci volle molto a convincermi a seguirla
sulla riva del Mar Nero. Stava terminando medicina veterinaria,
aveva ventidue anni ed una casa piena di gatti. E la contessa? Non
era forse la distinta, anziana professoressa di francese che alla fine
di ogni pranzo chiedeva il permesso e si sedeva al tavolo dove Olga,
quella reale, ed io terminavamo di mangiare, chiedendoci se
potevamo in qualche modo aiutarla a fuggire dai perfidi
comunisti. Che in fondo tanto perfidi non dovevano poi essere se
402

col suo modesto stipendio di insegnante poteva permettersi due


prolungati soggiorni allanno in uno dei piu eleganti alberghi di
Karlovy Vary. E quanti Salvatore avevo conosciuto girando per
lavoro tra le sezioni del vecchio PCI: compagni umili, disciplinati, a
volte tetragoni che con il loro lavoro da formichine operose erano
convinti di preparare un futuro migliore per i loro figli ed i loro
nipoti. Un futuro che non e mai divenuto presente. Quanti Nino,
Mimmo, Maria, Sofronia avevo incrociato nel corso della mia vita?
Un campionario di esistenze, di storie. Forse di dolori. E Cardoso?
Quanti esuli antifascisti, dalla Grecia dei colonnelli, dai golpisti cileni
avevo conosciuto ed anche intervistato.. Cardoso li rappresentava
tutti. Si, caro Cesare continuava il professore, ed era la prima volta
che mi chiamava per nome noi non esistiamo. Ed in questo
contesto forse neppure tu esisti. Ma potremmo anche esistere se gli
uomini mettessero la testa a posto e, partendo da quanto hai visto
assieme a noi, comiciassero a lavorare alla costruzione di societa
piu giuste e piu pulite. Queste non sono un sogno ne unutopia e
potrebbero divenire la realta!. Probabilmente, come aveva detto, i
miei occhi non avevano niente ma io vedevo sempre di meno. Le
ultime immagini abbastanza chiare erano quelle di Olga che mi
tendeva la mano, come per trattenermi, e quella di Santina che mi
salutava agitando la mano. Faceva le bolle di sapone. Udii le loro
voci: mi dicevano di non dimenticarli. Poi il buio ed il silenzio.
Un suono acuto, una luce azzurrognola, la sensazione di avere
tutte le ossa rotte. Riconobbi la soneria del mio cellulare. Lo schermo
del televisore acceso annunciava la programmazione di una partita di
serie B per il venerdi successivo ed io ero steso sul divano del
soggiorno fasciato alla meglio dalla coperta che lo ricopriva. Cercai il
403

telefono ma non era a portata di mano. Continuava a suonare e mi


resi conto che si trovava su di uno scaffale della biblioteca. A fatica
riuscii ad alzarmi e rispondere. Ciao, che ti succede? la voce del
collega preoccupato per non avermi visto arrivare in redazione. Non
lo so. Forse ho dormito, ma mi sento stanco come uno che e appena
tornato da un viaggio intercontinentale. Mi domando se pensavo di
passare per la redazione prima del pomeriggio. Ma che giorno e
oggi? domandai non ancora padrone delle mie facolta. Come che
giorno e oggi? E lunedi . Si, ma quale lunedi. Lunedi 22 ottobre
2012, per lesattezza poi aggiunse Ma cosa ti sei bevuto?. Niente,
non mi ero bevuto niente e gli domandai da quanto tempo non ci
fossimo visti. Lui mi rispose domandandomi se davvero fossi sobrio.
Proprio non ricordi? Ieri abbiamo visto la partita assieme. O meglio:
Luigi ed io labbiamo vista. Tu ti sei addormentato nellintervallo.
Quando e finita dormivi ancora cosi bene che non ti abbiamo
svegliato: ci siamo alzati senza far rumore ed abbiamo chiuso la porta
alle nostre spalle... Domandai che ora fosse, lui rispose le undici.
Bene dissi faccio una doccia, mi fermo al bar a bere un caffe e ti
raggiungo!. Mi stirai un po le ossa, spensi il televisore ed aprii la
finestra: il sole iniziava timidamente a squarciare la nebbia. Alla luce
mi resi conto daver dormito vestito e che indossavo un paio di jeans
ed un pullover azzurrognolo. Mi guardai ad uno specchio del
corridoio; la mia faccia era una rovina e sentivo davere la bocca
come un bottino. Andai in camera da letto e tirai fuoi da un cassetto
della biancheria pulita, poi cominciai a spogliarmi. Toltami la camicia
per poco non caddi a terra: avevo al braccio destro un braccialetto di
pelle di foca.
Gen./Giu. 2015
404

Note:
1) Soprannome appioppato negli ambienti anarchici a Re Umberto I, a causa della
strage effettuata a Milano dal gen. Bava Beccaris per reprimere una sommossa
causata dallaumento del prezzo del pane.
2) Taci, zingaro (ungh.)
3) Si, signora (ungh.)
4) Nomi di battaglia di Palmiro Togliatti, Luigi Longo, Vittorio Vidali.
5) Sindacato anarchico.
6) Leon Blum (1872-1950) Primo ministro francese del governo di fronte popolare.
Socialista.
7) Bandiera basca.
8) Rajk Lazlo (1909-1949) Comunista ungherese, brigatista internazionale in
Spagna durante la guerra civile, ministro degli interni e degli esteri nellUngheria
popolare. Arrestato e condannato a morte nel 1949, riabilitato nel 1955.
9) Slansky Rudolf (1901-1952) Segretario generale del Partito comunista
cecoslovacco. Condannato a morte e giustiziato nel 1952, riabilitato nel 1963.
10) Lysenko Trofim (1898-1976) Agronomo sovietico, noto per i suoi arditi
esperimenti di biologia agricola.
11) Lumache del mio orto (franc.)
12) Dolce Olina (ceco), Olina e il diminuitivo di Olga.
13) Humbert Droz Jules (1891-1971) Comunista svizzero, importante membro
della segreteria dellInternazionale Comunista.
14) Si allude a Pietro Gori (1865-1910) Esponente di spicco dellanarchismo
italiano. Avvocato, giornalista, scrittore e compositore. Autore di molte canzoni
anarchiche tra le quali la notissima Addio Lugano bella.
15) Szalasi Ferenc (1897-1946) Capo del partito nazista ungherese delle Croci
Frecciate. Condannato a morte per crimini di guerra da un triubunale formato da
rappresentanti dei maggiori partiti ungheresi ed impiccato nel 1946.
16) Zorba il greco. Romanzo di Nikos Kasantzakis, dal quale e stato tratto
lomonimo film di Maichael Cocoyannis (1964). Madame Hortense ne e un
personaggio importante.
17) Horty Miklos de Nagybanyo (1867-1957) Ammiraglio e politico austroungarico. Reggente dUngheria dal 1920 al 1944. Nellottobre del 1944 fu
costretto alle dimissioni dai tedeschi che misero al potere le Croci Frecciate.
18) Canzone della guerra civile spagnola, di parte repubblicana.

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406

I
FOCHI
DI
SAN GIOVANNI

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Volevo vedere i fochi. Da quando avevo memoria li avevo sempre


visti. Fino ai sei anni perche ero troppo piccolo per essere spedito in
campagna dagli zii senza il controllo della mamma, che era libera
solo una parte del mese dagosto, quando chiudeva la fabbrica ove
lavorava. Dopo perche il babbo riusciva a spedirmi al mare ogni
luglio con la colonia del sindacato e cera da preparare loccorrente
per la partenza. Farmeli vedere non costava sacrificio a nessuno e
non cera neppur bisogno di uscire di casa: bastava aprire le due
finestre della stanza che dava sulla strada e volgere lo sguardo a
destra, verso il Piazzale Michelangelo. Era bello vedere quelle
striscie di luce che si innalzavano verso il cielo e si aprivano in uno
scintillio di colori fino al botto finale che destava i colombi
addormentati sotto i tetti e li faceva volare impazziti a zig zag nella
inutile ricerca di un po di quiete. E piu i botti erano rumorosi e piu
mi piacevano. Per non parlare della scarica finale che era tutta uno
schiantare a raffica finche i lampioni del Piazzale non si
accendevano e, dal Lungarno si sentivano scrosciare applausi di
approvazione. Quellanno sara stato il 54 o fose il 55 non so
per quale ragione mio padre aveva trovato modo di mandarmi in
colonia solo durante settembre cosicche, alla meta di giugno,
quando lanno scolastico stava per finire, si comincio a parlare di
impacchettarmi e spedirmi dagli zii. Io rifiuravo. Non che in quella
parte di Chianti dove vivevano gli zii e nonna materna me la facessi
male: cerano campi, boschi ed ampi spazi da percorrere, nidi da
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cavare, funghi ed asparagi selvatici da raccogliere. Cera un


cuginetto che aveva la meta dei miei anni ma col quale si poteva
giuocare e, sopratutto, cera la fiammante Guzzi 500 rossa con la
quale gli zii ci scarrozzavano nei dintorni. Ma io volevo vedere i fochi
e, spalleggiato dal nonno col quale passavo quasi tutto il mio tempo
libero in citta, puntavo i piedi e facevo le bizze. Ovviamente
cercavano di menarmi per il naso e mia madre mi assicurava che
nella mattinata del giorno di San Giovanni avrebbe preso lautobus e
sarebbe venuta a prendermi immancabilmente. Ma io che mi
consideravo piu lenza di lei sapevo che in quei tempi di
ristrettezze economiche, col cavolo che avrebbe acquistato i quattro
biglietti della corriera per landata ed il ritorno. Non costavano
molto ma avrebbero comunque significato un peso per il bilancio
della famiglia. A me un mi si frega! insistevo, rifiutando ogni
compromesso: sarei rimasto a Firenze ed avrei visto i fochi. A
tagliare la testa al toro e por fine alle discussioni fu mio padre, che
solitamente non si intrometteva in questioni di questo genere,
garantendomi che in campagna mi avrebbe accompagnato lui ed
avrebbe pregato uno degli zii di caricare sulla motocicletta me ed
eventualmente mio cugino e portarci a Firenze la sera di San
Giovanni. Per farci vedere i fuochi e poi ritornarcene in campagna.
La cosa non mi convinceva fino in fondo e replicai che se uno degli
zii non mi avesse promesso solennemente la cosa, io non sarei
rimasto in campagna un minuto piu di mio padre che sarebbe
ripartito con la prima corriera del mattino. E se mi lasci li, vengo a
piedi. Dovessi metterci tre giorni!. Il babbo trovo la cosa
ragionevole e mi dette la sua parola donore che avrebbe risolto
positivamente la cosa.
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Quella decina di case sparse nella campagna attorno alla


fattoria erano formalmente una localita che prendeva il nome del
santo che si venerava nella piccola pieve allinizio del fondovalle. Era
la frazione di una localita maggiore che distava almeno quatttro
chilometri di strada sterrata e la cui residenza municipale era ancora
piu in la. Roba da perderci un giorno a cercarla sulla carta, non dico
della Toscana ma della stessa provincia di Firenze. Pero il posto era
bello ed il luogo nel quale era situato il casale con tutti gli annessi
che assieme ad unaltra famiglia abitavano gli zii e la nonna era
ancor piu bello: il margine di una collina, proprio dove cominciava
lerta che scendeva verso la pieve ed il fondovalle col suo orizzonte
di colline coperte di boschi, campi arati e vigne ben ordinate fino
alla striscia del fiume che si intravedeva in lontananza sparire oltre
altre i poggi. Fu la che il babbo mi mi trasloco qualche giorno prima
dellatteso avvenimento. Quando arrivammo era la meta del
pomeriggio ed attorno casa cera solo la nonna, che ci bacio e corse
immediatamente a tirare il collo ad un galletto per la cena della
sera. Io invece corsi sul retro della casa doverano situati gli annessi:
pozzo, stalle, fienili e quanto ce attorno ad una cascina, per salutare
il mio amico Moschino che mi corse incontro per quanto gli
permetteva la catena fino ad alzarsi sulle gambe posteriori e
mugolare euforico. Lui mi lecco bene le gambe e le mani poi si
accuccio per farsi coccolare. Moschino era un bastardello di taglia
media, di pelo rosso toppato di un bianco sudicio che sapeva solo
abbaiare alla vista degli estranei. Non so quanta guardia facesse al
cortile ma era buono alla penna ed alla lepre. Per questa qualita era
tenuto in grande considerazione dagli zii, cacciatori incalliti. Un po
meno dalla nonna che lo considerava un mangiapane a tradimento
anche se in fondo gli voleva bene e la prima zuppa ad esser pronta
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era la sua. Poi dalla porta del fienile usci la testa di mio cugino
Mario che doveva aver fatto qualche marachella e sera nascosto nel
mezzo al fieno per sfuggire ai babbuccioni che sicuramente gli
avrebbe rifilato la nonna che era, si, una pasta di pane ma anche
veloce di mano. O te? mi domando non aspettandomi cosi avanti
tempo. Eh risposi mi ci hanno portato.... Si informo se la nonna
fosse ancora incazzata e ritenne cosa sana il non farsi vedere per
ancora un po di tempo. Purtroppo per lui le briscole furono solo
rimandate perche la nonna aveva riferito ai suoi genitori come lui
sciorinasse tutte le madonne (che aveva imparato ascoltado il vicino
quando a sera, stanco ed un po caldicello a causa del vin buono,
infilava staccando il cavallo dal calesse) proprio davanti al signor
priore quando questi si trovava a passare a lato della casa. Poi, a
cena, fui io a tirar fuori largomento fochi ed il piu giovane degli zii,
che a me pareva grande ma era poco piu di un ragazzo, asseri che
non cera bisogno di arrivare fino a Firenze per vederli. Si alzo da
tavola e, portatomi sulluscio di casa, mi disse di guardare verso
destra. Oltre quel poggio ce Firenze. E dalla vetta si vedono i fochi
meglio che al cinema disse promettendo solennemente di
accompagnare noi due marmocchi con la motocicletta a vedere lo
spettacolo. Sapevo che lo zio era una lenza ma conoscendolo bene
sapevo che avrebbe senzaltro onorato la promessa. Ma icche son
questi fochi? mi domando Mario quando ci misero a letto contro la
nostra volonta anche se ciondolavamo dal sonno. Potei dirglielo
solo al mattino successivo quando aiutavamo la nonna a portar la
colazione al resto della famiglia che era gia al lavoro sui campi.
Buttano in aria del fuoco concentrato cercai di spiegarli che ad un
certo punto si apre in colori e botti poi aggiunsi: Sentirai che
schianti! senza calcolare che da dove ci avrebbe portati lo zio
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avremmo certamente potuto vedere le forme ed i colori ma gli


schianti non avremmo mai potuto sentirli.
Sandava verso la fine di giugno, i campi sembravano un
immenso mare dorato sotto il sole, il grano era maturo e doveva
esser raccolto; si avvicinavano quelli che per noi ragazzi erano
avvenimenti esaltanti: la mietitura e la trebbiatura. Ci alzavamo al
mattino ed andavamo nei campi sui quali lavoravano da ore gli zii ed
i vicini portando loro la colazione. Poi col buon intento di aiutarli
insistevamo per mietere anche noi. Loro ci davano un falcetto col
quale facevamo solo danni, cosi ci dicevano di metterci a spigolare.
Noi rifiutavamo sdegnosamente affermando che la spigolatura era
un lavoro da donne e lo facessero le bambine. Finiva che ci
incaricavano di adunare i covoni per quando sarebbero passati a
raccoglierli col carro. E finiva anche che la sera ci addormentavamo
come sassi fino al mattino. Poi veniva la trebbiatura ed alla grande
cena che si teneva quando il grano era gia nei granai e la paglia sul
pagliaio, regolarmente noi finivamo mezzi brilli sotto i tavoli. Mario
ed io non volevamo perdere un solo attimo di quella giornata: ci
alzavamo innanzi giorno e dopo aver fatto colazione aspettavamo
sullaia larrivo della trebbiatrice: la vedevamo arrivare dalla curva
che la strada faceva dietro casa, bella rossa e trainata dal trattore.
Ridevamo delle madonne che snocciolava il trattorista, prima nel
manovrare per mettere la trebbiatrice in posizione, poi nel tendere
la cinghia di trasmissione sui rulli. Quando tutto era pronto
mangiava un panino con la salsiccia, beveva un bicchier di vino e
cominciavano ad arrivare tutti i vicini a prestare aiuto. Anche il prete
che dopo aver attaccato la tonaca al ramo di un pero, rimaneva in
canottiera e calzoni per iniziare il lavoro. Noi ragazzi facevamo parte
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della catena che, dal margine dellaia doverano abbarcati, porgeva i


covoni agli uomini che a turno li inserivano nella trebbiatrice. Era
tutto un via vai di covoni, di sacchi di grano, di ciuffi di paglia che si
interrompeva a mezzogiorno per un pranzo frugale e poi cominciare
di nuovo. La festa quella vera era di sera con la cena per la quale le
donne di casa e le vicine lavoravano da giorni e che cominciava una
volta sgombrata laia dalla trebbiatrice. Tavolate immense sulle
quali non mancava niente: saporitissimi crostini, formaggi ed
affettati a strafare. Pentolate di tagliatelle al sugo. Galletti allo
spiedo e conigli al forno. Contorni a volonta e sopratutto un oceano
di vino del quale noi ragazzi profittavamo fino a finire come se
detto. Nelle discussioni dei commensali, tra qualche barzelletta un
po spinta e qualche bestemmia fiorita che il prete anche lui ormai
calduzzo faceva finta di non sentire, nessuno ci controllava e noi
non ci risparmiavamo i gottini, specialmente del vin santo nel quale
intingevamo i cantuccini preparati dalla nonna. Finita in baldoria la
giornata, un paio di giorni di pausa e, per reciprocita, lavoro e
guazzabuglio ricominciavano da qualche famiglia vicina. Ma
nonostante queste distrazioni io non dimenticavo i fochi di San
Giovanni e non perdevo occasione per rammentare allo zio piu
giovane la sua promessa. Lui assentiva e cosi la mattina di quel 24
giugno Mario ed io ci svegliammo che era ancora notte. Dalla
finestra semiaperta ascoltammo tutta la litania di moccoli ed
ingiurie sanguinose che il vicino recitava ogni mattina verso le
quattro quando caricava il suo calesse ed attaccava il cavallo;
udimmo i galli cantare un paio di volte e vedemmo filtrare dalla
imposte accostate la luce del giorno ed appena sentimmo la voce
dello zio dire qualcosa ad uno dei fratelli ci catapultammo in cucina
per prenderlo al balzo e ricordargli la fatidica data. Rassicurati
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corremmo e saltammo come leprotti tutto il giorno. Non mettere la


moto in rimessa che devo portare que macchiaioli a vedere i fochi
disse lo zio ad uno dei fratelli, e tutti ci riunimmo per la cena.
Il primo razzo illumino il cielo per un solo istante e si spense
in uno scoppio secco: era quello che diceva ai ritardatari di sbrigarsi
perche lo spettacolo stava per cominciare. Poi la notte fu traversata
da coriandoli di tutti i colori e gli scoppi facevano scappar via gli
uccelli dai rami sui quali serano addormentati. Dalle balaustre del
Piazzale cominciarono a scendere cascate di luce, che non
scoppiavano ma erano belle. Poi il gran finale: razzi, fiori colorati
nellaria e scoppi a ripetizione fino a che lultimo botto si dissolse in
una nuvola di fumo. Fu allora che vedemmo lo zio che con uno
sguardo ironico ci scrutava dai piedi dei nostri letti. Dove volevate
andare voi? domandava. Ci spiego che senza neppur terminare la
cena ci eravamo addormentati con la testa sulle braccia conserte
appoggiate ai margini del tavolo. Lui ci aveva anche provato a
svegliarci ma noi lavevamo mandato a quel paese risentiti. Cosi che
a lui ed un altro degli zii non era rimasto che prenderci di peso e
stenderci sul letto. Loro erano andati a vedere i fochi, noi ce li
eravamo solo sognati. Ma erano stati belli lo stesso.
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