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1.

Distanze tra costruzioni e/o fabbricati

Le disposizioni sulle distanze delle costruzioni poste dai regolamenti edilizi e dalla
normativa del piano regolatore generale configurano norme integrative del Codice Civile. e,
in particolare, della disciplina di cui allart. 873 c.c.(le costruzioni su fondi finitimi, se non
sono unite o aderenti, devono essere tenute a distanza non minore di tre metri. Nei
regolamenti locali pu essere stabilita una distanza maggiore).

Le norme sulle distanze di cui al citato articolo sono derogabili mediante convenzione tra le
parti, le quali concretano veri e propri atti costitutivi di servit in quanto arrecano una
menomazione per limmobile che alla distanza legale avrebbe diritto.
Invece, le norme dei regolamenti edilizi locali, che impongono di calcolare le distanze tra
fabbricati e dal confine sono inderogabili essendo dirette pi alla tutela di interessi privati
che alla tutela di interessi generali/pubblici, in materia edilizio urbanistica.

Le distanze minime tra edifici sono stabilite dalla normativa del piano regolatore generale
e/o dal regolamento edilizio in applicazione delle prescrizioni di cui allart. 9 del D.M. 2
aprile 1968, n. 1444.

Infatti, quando almeno una delle facciate che si fronteggiano sia dotata di finestre, per le
nuove costruzioni (costruite dal 1968 in poi) ameno che siano aderenti o in appoggio - la
distanza minima assoluta pari a 10 metri tra pareti finestrate e pareti di edifici antistanti, e
molto di pi se tra i due edifici scorre una strada a traffico veicolare.

In ogni caso, la distanza minima di cui sopra inderogabile e sovraordinata agli strumenti
urbanistici locali (Cass. 15 marzo 2001, n. 3771).
Inoltre, le norme sulle distanze vanno applicate indipendentemente dalla destinazione dello
spazio intermedio che ne risulti e non trovano deroga con riguardo alle prescrizioni sulle
dimensioni dei cortili (TAR Molise 15 giugno 1988, n. 123; Cass. 9 febbraio 1989, n. 797).

Nel caso in cui un privato ottenga una concessione e costruisce nel rispetto di regolamenti
edilizi o piani regolatori che contraddicono il decreto n. 1444 del 1968, lorientamento
tradizionale della Cassazione riconosce al privato il diritto a costruire (Cass. 3771/2001;
Cass. 5889/1997; Cass. 1654/1994) mentre una giurisprudenza pi recente nega il diritto in
oggetto ( Cass. 4413/2001; Cass. 314/1999; Consiglio di Stato 3929/2002)

2. Sopraelevazione

La nozione giuridica di sopraelevazione, ai fini del rispetto delle distanze legali, coincide del
tutto con la accezione normale del termine, ed indica qualsiasi costruzione che si eleva al di
sopra della linea di gronda di un preesistente fabbricato (Cass. 7 dicembre 2004, n. 22895).

La stessa Corte di Cassazione ha precisato che la sopraelevazione, per quanto di dimensioni


ridotte, comporta sempre un aumento della volumetria e va, pertanto, considerata a tutti gli
effetti e quindi anche ai fini delle distanze come nuova costruzione (Cass. 5 ottobre
2001, n. 12291).

Pi precisamente, le sopraelevazioni degli edifici devono sottostare al regime delle norme


vigenti al momento della sopraelevazione e non al regime legislativo vigente allepoca della
sottostante originaria costruzione (TAR Abruzzo Aquila 22 luglio 1993, n. 288; Cass. 5
novembre 1987, n. 8166).
Quindi, nel caso di sopraelevazione di un fabbricato preesistente deve essere osservata la
distanza prescritta dalla normativa comunale, a nulla rilevando che il fabbricato preesistente
sia posto ad una distanza inferiore a quella prescritta.

Di fatto pu accadere che il fabbricato preesistente sia ad una distanza inferiore a quella
prescritta dal regolamento comunale che, invece, deve essere applicata alla porzione di
edificio sopraelevato. In tale caso, ledificio sopraelevato non rispetterebbe le distanze
previste dal regolamento comunale o in mancanza dal C.C. o dal D.M. 144/1968 e
quindi i proprietari degli edifici finitimi potrebbero agire giudizialmente al fine di far
rispettare le distanze in oggetto.

Articolo scritto dall' Avv. Alberto Magi


Per informazioni email magi.al@tiscali.it

Diritto al panorama

La Corte di Cassazione recentemente (Cass. 18 aprile 1996, n. 3679; Cass. 20 ottobre 1997, n.
10250) ha dovuto risolvere il quesito se lesclusione o la diminuzione del panorama, di cui si
avvantaggia un determinato appartamento, in seguito alla costruzione di un fabbricato vicino,
costituisca, per il proprietario dellimmobile, un danno ingiusto e risarcibile.

Il contenuto del diritto di propriet, ai sensi dellart. 832 c.c., corrisponde alle possibilit di
utilizzazione, effettiva e concreta, inerente ai beni, che ne formano oggetto: perci, dal diritto di
propriet vengono tutelati, in modo differente, le utilit, i profitti e le altre forme di godimento
inerenti alla natura dei diversi beni.

Nellambio dei beni immobili, i locali di un edificio sono suscettibili di diverse utilit, in ragione
della loro natura e della loro destinazione.

A parit di condizioni generali, il panorama costituisce un vantaggio, una qualit positiva per un
appartamento, di cui ne accresce il pregio.

Allo stesso modo della posizione, dellesposizione, dellaltezza del piano rispetto al suolo, il
panorama raffigura una qualit, specifica ed individuale, la cui esistenza accresce, in misura pi o
meno considerevole, il valore dellunit abitativa anche rispetto alle altre unit immobiliari site
nello stesso edificio.
Il panorama non un elemento necessario e connaturale alle unit abitative; un elemento
accidentale, derivante dalla natura delle cose e, precisamente, dalla posizione, dallesposizione,
dallaltezza del piano o della porzione di piano e dalla amenit dei luoghi, nei cui pressi ledificio
costruito.
Non tutti gli appartamenti sono panoramici, come non possono esserlo tutte le unit abitative site
nello stesso fabbricato.

Il panorama, che in quanto tale accresce il valore dellimmobile, pu essere diminuito o escluso del
tutto da una nuova costruzione, legittimamente edificata in conformit con le norme civili ed
amministrative vigenti.
In questo caso, il pregiudizio subito dal proprietario non si pu qualificare come danno ingiusto e
quindi risarcibile ex art. 2043 c.c., in quanto lopera lesiva fa seguito allesercizio di un diritto.
Colui che edifica nei modi consentiti immune da responsabilit nei confronti dei vicini, ancorch
abbia recato danno privando gli immobili del panorama.

Le conseguenze, invece, sono diverse se ledificazione sia avvenuta in contrasto con la disciplina
concernente lassetto del territorio.
Infatti, in questo secondo caso, il pregiudizio consistente nella diminuzione o esclusione del
panorama, goduto da un appartamento e tutelato dalle norme urbanistiche, le quali prescrivono
determinati standard edilizi, a norma dellart. 872 II comma c.c. (Violazione delle norme di
edilizia), costituisce danno ingiusto e, come tale, risarcibile.

La prova del danno, configurata in base al rapporto tra il pregio che al panorama goduto da un
appartamento riconosce il mercato e il deprezzamento commerciale dellimmobile susseguente al
venir meno della panoramicit, in quanto si risolve nellaccertamento di fatti rilevabili o valutabili
con lausilio di specifiche cognizioni tecniche, esige un indagine essenzialmente critica e valutativa
tipica della consulenza tecnica.

La stessa linea interpretativa stata seguita da altre sentenze della Corte di Cassazione quali:
Cass.15 dicembre 1994, n. 10775; Cass. 30 marzo 1990, n. 2629; Cass. 25 agosto 1992, n. 9859 (in
tema di violazione di piani regolatori e di regolamenti edilizi comunali, la sentenza della Cass.
richiamata, riconosce in favore dei proprietari di un fondo che sia privato di aria, luce e veduta
panoramica, lesistenza di un danno risarcibile, anche se non sia provato il deprezzamento
commerciale dellimmobile e qualunque non risultino del tutto perdute le possibilit di godimento
dello stesso da parte dei proprietari).

4. Servit di panorama

Riconosciuto il diritto al panorama, la giurisprudenza (Cass. 20 ottobre 1997, n. 10250) tende a


qualificare tale diritto come una servit (servit di panorama) e, quindi, a configurare la stessa come
una servit altius non tollendi, nella quale lutilitas rappresentata dalla particolare amenit di cui il
fondo viene ad essere dotato per il fatto che essa attribuisce ai suoi proprietari il godimento di una
particolare visuale, esclusa essendo la facolt del proprietario del fondo servente di alzare
costruzioni che pregiudicano o limitano tale visuale.

La servit in oggetto una servit negativa in quanto conferisce al suo titolare, non la facolt di
compiere attivit o di porre in essere interferenze sul fondo servente, ma di vietare al proprietario
del fondo servente un particolare e determinato uso del fondo stesso (la sopraelevazione di edifici).

Le servit negative, proprio per il fatto che si sostanziano nel potere di vietare del proprietario del
fondo dominante e non necessitano di opere visibili destinate al loro esercizio, sono servit non
apparenti, come stato sempre ritenuto dalla giurisprudenza della Corte di Cassazione (Cass. 25
marzo 1995, n. 3556 e n. 3370; Cass. 13 febbraio 1995, n. 1563; Cass. 9 febbraio 1995, n. 1456;
Cass. 3 maggio 1993, n. 5126).

In questa sede occorre sottolineare che essendo servit negative e, quindi, non apparenti, non
possono essere costituite a titolo originario, mediante usucapione o destinazione del padre di
famiglia, ma solo in virt di un atto di autonomia privata (contratto o testamento), soggetto
allobbligo della forma scritta a pena di nullit e della trascrizione nei registri immobiliari per poter
essere opponibile ad eventuali terzi acquirenti del fondo servente.

5. Conclusioni

Nel caso in cui, il proprietario del fondo finitimo sopraelevi limmobile sito sul fondo stesso, in
contrasto con la disciplina concernente lassetto del territorio, i proprietari degli immobili che
subiranno dalla nuova costruzione una lesione del diritto al panorama, potranno agire in sede
giudiziaria, ai sensi dellart. 2043 c.c., al fine di farsi rimborsare il deprezzamento dellimmobile
privato del panorama, poich il danno da loro subito un danno ingiusto.

Invece, nel caso in cui la sopraelevazione avvenga nel pieno rispetto dei piani regolatori e/o delle
distanze tra fabbricati, i proprietari degli immobili, che hanno subito una lesione del diritto in
oggetto, non potranno agire ai sensi dellart. 2043 c.c. poich il danno da loro subito non pu essere
qualificato come ingiusto.
In questo caso, avendo la giurisprudenza qualificato il diritto al panorama come una servit altius
non tollendi, ovvero come una servit negativa di non sopraelevare, il titolare della stessa potr
agire in giudizio con lazione confessoria.

Infatti, ai sensi dellart. 1079 c.c. il titolare della servit pu farne riconoscere in giudizio
lesistenza contro chi ne contesta lesercizio e pu far cessare gli eventuali impedimenti e turbative.
Pu anche chiedere la rimessione delle cose in pristino, onde il risarcimento del danno.

In ogni caso, colui che agir ai sensi dellart. 1079 c.c., dovr essere titolare della servit di
panorama che essendo un servit negativa e, quindi, non apparente non potr essere costituita a
titolo originario. Infatti, occorrer un atto scritto (contratto o testamento) con il quale colui che
agisce con lazione confessoria dimostri di essere titolare del diritto di cui richiede allautorit
giudiziaria la cessazione degli impedimenti e delle turbative oltre alla remissione in pristino ed il
risarcimento del danno.

Infine, occorre sottolineare che il titolare della servit di panorama potr agire innanzi alla
competente autorit giudiziaria anche con lazione di mero accertamento qualora si verifichi una
contestazione sulla titolarit del diritto reale o sulla legittimit del suo esercizio.
Con lazione di mero accertamento, il diritto reale dedotto in giudizio come oggetto principale
dello stesso e la sentenza diretta ad eliminare lincertezza della legittimit della situazione.

Articolo scritto dall' Avv. Alberto Magi


Per informazioni email magi.al@tiscali.it

DISTANZE FRA LE COSTRUZIONI

Tutto ci che c da sapere per orientarsi sullargomento

Il tema delle distanze fra le costruzioni un argomento che risulta molto interessante soprattutto in relazione ai rapporti fra vicinato, nel senso
che gli interrogativi pi frequenti sono quelli sulle distanze entro cui il vicino pu costruire o sulla divisione delle spese relative ad un muro di
confine o ancora sul luogo dove gli alberi possono essere piantati e sulla loro grandezza e altezza.
Questo in considerazione del fatto che ciascun edificio ha bisogno di luce e di aria che consentano agli occupanti di avere una vita libera e
dignitosa.

In tema di distanze fra le costruzioni il primo riferimento normativo il Codice Civile agli articoli 873 e ss. fino al 907.
Andiamo ad analizzare nello specifico la normativa iniziando dai limiti che riguardano le distanze nelle costruzioni e nelle piantagioni (artt. da 873
a 899 c.c.).
Il codice civile in questo tema dispone il principio in base al quale la distanza non pu essere inferiore a tre metri salvo che i regolamenti comunali
dispongano altrimenti. Questo significa che sono i regolamenti edilizi il primo riferimento e che le disposizioni del codice civile si applicano solo in
loro mancanza.
Quando per le costruzioni vicine sorgono a quella distanza da pi di ventanni entrambi i proprietari sono tenuti ad accettarli in quella posizione
senza poter far nulla per cambiarla. Si parla in questo caso di usucapione.
Per le nuove costruzioni invece le distanze fra gli edifici si fanno pi lunghe nel senso che la distanza minima fra due edifici di nuova costruzione
deve essere non inferiore a dieci metri e ancora di pi se fra queste passa una strada a traffico veicolare. Il riferimento normativo in questo caso
il decreto ministeriale 2 aprile 1968 n. 1444.

Eccezione alla regola delle distanze fra edifici ledificazione in appoggio o in aderenza che consente la costruzione addosso al muro che sorge al
confine fra due propriet che appunto possibile o in appoggio oppure in aderenza.
Nel caso di costruzione in aderenza ledificio deve essere in grado di reggersi autonomamente.
Nel caso di costruzione in appoggio, invece, ledificio di nuova costruzione si appoggia al muro che sorge sul confine lungo tutta la sua
estensione, quindi chiaro che in questo caso il vicino deve acconsentire e il proprietario della nuova costruzione dovr pagare il costo di met del
muro comune nonch la met del valore del suolo su cui costruito.
Le sopraelevazioni sono equiparate dalla legge in tutto e per tutto alle nuove costruzioni per cui si applicheranno anche a loro le regola in tema
di distanze fra edifici.

In tema di edifici, un altro argomento che sta molto a cuore ai proprietari il c.d. diritto al panorama che potremmo definirlo come il diritto di
ciascun proprietario di godere di luce aria e verde allaffaccio dalla finestra o dal balcone. Questo diritto tuttavia non esiste in quanto non vi
alcun articolo di legge che lo definisce o lo introduce, per cui laddove un proprietario si sentisse leso nel suo diritto a seguito di una orribile
costruzione effettuata da un suo vicino o da un albero eccessivamente rigoglioso potrebbe far ricorso rifacendosi alle norme sulle distanze legali
tra le costruzioni oppure a quelle sulle luci e le vedute (artt. da 900 a 907 c.c.).
Naturalmente se questo quanto viene disposto a livello teorico e generale, talvolta il calcolo in concreto delle distanze al fine di determinare i
diritti dei proprietari vicini pu presentarsi non del tutto agevole anche in considerazione del fatto che bisognerebbe conoscere a fondo i criteri di
calcolo nonch il giusto significato delle varie definizioni fornite dal legislatore.
In questo campo interviene la Cassazione definendo per esempio la costruzione come qualsiasi opera avente i caratteri della solidit, della
stabilit e dellimmobilizzazione rispetto al suolo.
Inoltre per quanto concerne da dove far partire la misurazione delle distanze nel caso di sporgenze, la Cassazione ha disposto che non contano le
sporgenze ornamentali, n i canali di gronda o i loro sostegni ma solo i balconi e le scale esterne.
Comunque si segnala che tutte queste problematiche dovrebbero essere risolte dai regolamenti edilizi e dalle norme di attuazione dei piani
regolatori. Inoltre ricordiamo in tema di parcheggi che la legge Tognoli introduce uneccezione al rispetto delle distanze in quanto viene
permesso la costruzione di parcheggi anche nei cortili in possibile deroga agli strumenti urbanistici ed ai regolamenti edilizi vigenti.

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Di seguito forniamo degli schemi sulle distanze, indicando a quale riferimento normativo si riferiscono i dati.

Cominciamo con lo schematizzare i dati sulle distanze forniti dal codice civile dagli articoli 873 al 907;

1) Edifici, costruzioni che non siano costruiti in aderenza o appoggio; 3 metri.


2) Muro di cinta la cui altezza misura meno di 3 metri di altezza; 0 metri.
3) Muro di cinta la cui altezza misura pi di 3 metri di altezza; 3 metri.
4) Travi, tasselli, tubi interni in muro divisorio comune a due proprietari; 5 cm dalla superficie della parete del vicino.
5) Pozzi, cisterne, fosse latrine; 2 metri.
6) Tubi esterni, condutture (acqua, gas ecc.); 1 metro.
7) Forni, camini, stalle, casotti caldaia; in base ai regolamenti o in loro mancanza in base alla distanza di sicurezza.
8) Canale o fosso; distanza uguale alla profondit del fosso.
9) Alberi di alto fusto; 3 metri.
10) Alberi a basso fusto, inferiore a 3 metri di altezza; 1,5 metri.
11) Viti, arbusti, sieti vive, piante da frutto (con una altezza inferiore a 2,5 metri);1 metro.

Vediamo adesso le distanze tra finestre e pareti secondo il DM del 1968 n. 1444 considerando fabbricati che non abbiano in mezzo
una strada a traffico veicolare;

1) Nuovi edifici; 10 metri tra pareti finestrate e pareti di edifici antistanti, anche non finestrate.
2) Nuovi complessi insediati in zone a bassa edificazione c.d. zone C; distanza minima pari all'altezza del fabbricato pi alto tra pareti con finestre
o tra un'unica parete con finestre e un'altra senza che si fronteggino per pi di 12 metri.
3) Centri storici c.d. zona A; ristrutturazioni totali a distanze non inferiori a quelle esistenti, senza tener conto di costruzioni aggiuntive di epoca
recente e prive di valore storico, artistico o ambientale.

Vediamo ora le distanze tra finestre e pareti secondo il DM del 1968 n. 1444 considerando fabbricati che abbiano in mezzo una
strada a traffico veicolare;

1) Strade con una larghezza minore di 7 metri; larghezza pi di 5 metri per lato.
2) Strade con una larghezza compresa fra 7 e 15 metri; larghezza pi di 7,5 metri per lato.
3) Strade di larghezza superiore a 15 metri; larghezza pi di 10 metri per lato.

Adesso le distanze secondo quanto disposto dal Codice della Strada fuori dai centri abitati;

1) Autostrade; 60 m. edifici in generale; 30 m. edifici in zone previste come edificabili; 5 m. muri di cinta.
2) Strade extraurbane principali; 40 m. edifici in generale; 20 m. edifici in zone previste come edificabili; 5 m. muri di cinta.
3) Strade extraurbane secondarie; 30 m. edifici in generale; 10 m. edifici in zone previste come edificabili; 3 m. muri di cinta.
4) Strade locali; 20 m. edifici in generale; non previste edifici in zone previste come edificabili; 3 m. muri di cinta.
5) Strade vicinali; 10 m. edifici in generale; non previste edifici in zone previste come edificabili; non previste muri di cinta.

E le distanze secondo quanto disposto dal Codice della Strada nei centri abitati;

1) Autostrade; 30 m. edifici in generale; 30 m. edifici quando manca uno strumento urbanistico vigente; 3 m. muri di cinta.
2) Strade urbane di scorrimento; 20 m. edifici in generale; 20 m. quando manca uno strumento urbanistico vigente; 2 m. muri di cinta.
3) Strade urbane di quartiere; non previste per gli edifici in generale; 20 m. quando manca uno strumento urbanistico vigente; 2 m. muri di cinta.
4) Strade locali; non previste per gli edifici in generale; 10 m. quando manca uno strumento urbanistico vigente; non previste per i muri di cinta.

Vedi di seguito la normativa citata:

Legge dello Stato 24/03/1989 n. 122


Disposizioni in materia di parcheggi, programma triennale per le aree urbane maggiormente popolate, nonch modificazioni di alcune norme del
testo unico sulla disciplina della circolazione stradale. (c.d. Legge Tognoli)
(Gazzetta ufficiale 06/04/1989 n. 80)

Decreto Ministeriale 02/04/1968 n. 1444


Limiti inderogabili di densit edilizia, di altezza, di distanza fra i fabbricati e rapporti massimi tra gli spazi destinati agli insediamenti residenziali e
produttivi e spazi pubblici o riservati alle attivit collettive, al verde pubblico o a parcheggi, da osservare ai fini della formazione dei nuovi
strumenti urbanistici o della revisione di quelli esistenti, ai sensi dell'art. 17 della legge 6 agosto 1967, n. 765.

vedi il codice della strada

Decreto Legislativo 30/04/1992 n. 285


Nuovo codice della strada.
(Suppl. ordinario G.U. 18/05/1992 n. 114)

vedi il regolamento attuativo

Decreto Pres. Repubblica 16/12/1992 n. 495


Regolamento di esecuzione e di attuazione del nuovo codice della strada.
(Gazzetta ufficiale 28/12/1992 n. s.o. 303)

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Diritto al panorama

Il diritto al panorama potrebbe essere definito come il diritto di ciascun proprietario di godere di aria, luce e verde nell'affacciarsi dalla
finestra o dal balcone. Tuttavia questo diritto non corrisponde ad una specifica fattispecie normativa. La sua tutela dunque regolata
dalle medesime norme sulle distanze fra le costruzioni, sulle luci e sulle vedute (artt. da 900 a 907).
Con luce si intende quell'apertura destinata a dare solo luce ed areazione e che deve essere obbligatoriamente fornita di inferriate, di
tre centimetri quadrati al massimo. Con veduta, invece, si intende quell'apertura su cui possibile affacciarsi sporgendosi anche
obliquamente e lateralmente. Il principio generale del Codice che non si possano aprire finestre o prospetti (balconi e terrazze) con
veduta a meno di 1,5 metri dalla propriet del vicino. La misura si fa, per le finestre, dalla facciata in cui si aprono e per i prospetti dal
loro parapetto.
Il diritto di veduta pu essere oggetto di accordi tra vicini (accordi scritti, ad esempio il rogito di vendita di un immobile) sempre che
rispettino gli strumenti urbanistici locali. La servit di veduta, ovvero il diritto ad avere una costruzione a meno di tre metri di distanza
dalla finestra del vicino, pu essere usucapita, ovvero il vicino dopo vent'anni pu perdere il suo diritto.

Gli Alberi: una buona potatura

Ai fini del diritto di veduta conta anche la chioma. Quando la densit delle foglie o dei rami tale da impedire la veduta, costituendo un
ostacolo assimilabile a una costruzione, la soluzione da adottare una buona potatura (Cassazione 5618/1995). Gli alberi che sorgono
da pi di vent'anni a distanze inferiori a quelle legali non possono essere spiantati, se per muoiono non si pu sostituirli. In ogni
momento il vicino pu pretendere il taglio delle radici o dei rami che invadono il suo terreno o lo spazio sovrastante. I frutti caduti dai
rami che sporgono sul terreno del vicino gli appartengono di diritto a meno che gli usi codificati stabiliscano il contrario

IL CALCOLO DELLE DISTANZE

Non sempre il calcolo in concreto delle distanze, al fine di determinare i diritti dei proprietari vicini, agevole anche perch
bisognerebbe conoscere a fondo il giusto significato delle varie definizioni fornite dal legislatore.
Per quanto riguarda il termine costruzione la Cassazione ha dato diverse definizioni, tra cui "qualsiasi opera avente i caratteri della
solidit, della stabilit e dell'immobilizzazione rispetto al suolo". Vi inclusa anche una tettoia o un portico privo di pareti (Cassazione,
sentenze 4639/1997 e 14379/1999).
Per quanto concerne da dove far partire la misurazione delle distanze nel caso di sporgenze, la Cassazione ha disposto che non
contano le sporgenze ornamentali, n i canali di gronda e i loro sostegni, mentre hanno importanza i balconi, anche se scoperti e le
scale esterne. Se un cornicione particolarmente grande si dar importanza al fatto che possa creare, o meno, intercapedini tra le due
costruzioni, potenzialmente dannose alla salute (Cassazione, 8240/1997).
Infine un'eccezione al rispetto delle distanze portata dalla legge "Tognoli" (Legge dello Stato 24/03/1989 n. 122) che permette la
costruzione di parcheggi anche nei cortili in possibile deroga "agli strumenti urbanistici e ai regolamenti edilizi vigenti", ma non alle
norme nazionali. Invece le facilitazioni urbanistiche concesse per il superamento delle barriere architettoniche esonerano parzialmente
dal rispetto dei distacchi solo all'interno di un condominio, ma non tra diversi tipi di propriet.

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