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Raccolta di articoli sul mostro di firenze pubblicati sul sito www.

cronaca-
nera.it
Autori: Paolo Cochi Alessandro Feri Master Evo

Mostro di Firenze
le zone d'ombra

Caratteristica fondamentale di due rette parallele quella di non


incontrarsi mai, eccetto che in un punto, detto infinito Linfinito,
implicitamente, ci che non si vede, ci di cui non si ha e non si pu
aver prova
Tante indagini, due filoni dinchiesta, montagne di carta e dinchiostro, tra
atti dufficio, carte processuali, ricerche, pubblicazioni, teoremi, il tutto a
far da sfondo ad un comune sentire che mai avrebbe immaginato tutto
ci Eppure, nella civilissima Firenze di oggi, la stessa che delle vestigia
di unillustre passato, di poeti, pittori, architetti, scultori, artisti di ogni
genere, ed ancora inventori e scienziati, si era fatta vanto, nelle sue
campagne cos ricercate, meta ambita da chiunque, qualcosa di
impensabile era rinvenuto a galla, a testimonianza di un passato creduto
ormai sepolto, fatto di congiure e tradimenti, roghi ed impiccagioni,
vendette e sangue Chi lo avrebbe mai creduto ? Quella del mostro di
Firenze una di quelle storie che non basterebbe unenciclopedia per
raccontarla tutta.
Questo articolo non ha lo scopo di fare una summa di tutta la vicenda,
bens quello di tentare di mettere in luce le tante zone dombra della
vicenda alle quali, negli anni, non sono state date risposte. La vicenda in
questione ha fatto discutere molto e continuer a farlo: decenni
dindagine, una scia di sangue di almeno 16 morti, tante morti
collaterali due discusse condanne definitive ai presunti complici di
Pacciani (il contadino dal cervello fino che per morto da innocente), i
sardi finiti in carcere negli anni 80 liberati dal mostro stesso che tornava a
colpire, le infruttuose ipotesi su un possibile secondo livello che hanno
portato solo ad assoluzioni. Il compito di questo articolo sar quello di
concentrarsi su elementi mai messi in ribalta dai media, lobiettivo non
quello di dare risposte certe ma di stimolare nuove riflessioni. Ecco una
cronistoria di tutte le zone dombra della vicenda, i punti critici su cui
cerchiamo di fare chiarezza.
mostro di firenze 21 agosto 1968 - Il delitto di Signa del 1968
considerato da molti il primo della serie. Per altri, invece, la mano di
questo delitto, pur essendo in qualche modo collegata alla vicenda, non
quella del mostro di Firenze. Sappiamo per che larma, fino a prova
contraria, sempre la stessa dei delitti successivi: verosimilmente una
Beretta Calibro 22 mai individuata. A tal proposito i bossoli parlano
chiaro come la perizia stabilisce. La notte del 21 Agosto 1968 si apri',
come il prologo di una favola dell'orrore, quella catena di omicidi
dell'assurdo che durera' per altri 17 anni. Una notte che avra' come
protagonista uno sventurato pollicino, Natalino Mele, 7 anni da compiere
il 25 Dicembre, sulle cui spalle innocenti tutt'oggi grava la soluzione mai
data del primo mistero a cui ne seguiranno tanti altri nel tempo.
Il mistero nel mistero pi grande, per il delitto del 1968, capire come
Natalino Mele, rimasto illeso in macchina mentre la madre e un amante
venivano uccisi davanti a lui, sia riuscito a raggiungere unabitazione
distante almeno un paio di chilometri da solo. Un bambino di 6 anni, che,
scalzo e scioccato, riesce al buio a raggiungere una casa distante
percorrendo una strada non sterrata? Possibile ma non so quanto
probabile. Fatto sta che la testimonianza del Colonnello DellAmico, che
allepoca si occup delle indagini, abbastanza chiara: secondo lui
Natalino era stato accompagnato l da qualcuno, probabilmente uno della
famiglia. A sostegno di questa tesi DellAmico porta due elementi
significativi: i calzini puliti del bambino che escludevano la camminata di
Natalino e labitazione di un amico di Salvatore Vinci (un certo Vargiu)
situata proprio accanto alla casa dove il bambino chiese aiuto. Con questa
ricostruzione non per daccordo Nino Filast, principe del foro
fiorentino difensore storico di Mario Vanni, che sostiene lestraneit dei
sardi da tutti i delitti (compreso quello di Signa) e la camminata del
piccolo Natalino in cerca daiuto. In effetti la documentazione riguardante
i calzini di Natalino quantomeno contrastante: in alcuni casi i calzini
sono descritti come puliti, in altri come strappati o rotti e polverosi.
Tuttavia, a sostegno della pulizia dei calzini e quindi dellimpossibilit di
Natalino ad aver raggiunto unabitazione per chiedere aiuto da solo, c la
sentenza di Ferri del Processo Pacciani che parla espressamente di calzini
puliti. Non potendo tornare indietro di quarantanni e passa con la
macchina del tempo e non riuscendo a reperire foto delle calze, credo sia
necessario prendere per buono ci che scritto nella sentenza,
mantenendo per un doveroso margine di dubbioin quanto in
contrapposizione alle notazioni sullo stato dei calzini, come gia
accennato, vi sono i verbali di coloro che prestarono i primi soccorsi al
bambino, i coniugi De Felice e lo stesso piantone della stazione di San
Piero a Ponti, i quali li descrissero rispettivamente come "sporchi", "logori
e strappati", "sporchi ed impolverati". Al di la di quella che comunque
rimane una valutazione soggettiva, il grado di logorio dei calzini, vi e' un
altra evidenza che ha invece i connotati dell'oggettivita'e che mai e' stata
messa in dubbio da nessuno, vale a dire l'aver ritrovato accesa la freccia
destra della Giulietta, la cui attivazione Natalino aveva anticipato nel suo
racconto al De Felice ancor prima che l'auto venisse ritrovata. Quella luce
lampeggiante quindi sarebbe stata lasciata cosi' dall'assassino che
incredibilmente, dovendo perdere almeno un ora per accompagnare il
bimbo fino alla casa del Vingone, non si sarebbe curato di ristabilire il
buio sulla scena del misfatto, rischiando che la scoperta del delitto potesse
essere anticipata quando ancora magari si trovava col bambino in spalla in
mezzo ai campi. Quale omicida, o peggio gruppo di assassini, metterebbe
in scena un siffatto comportamento autolesionista amenoche' non fosse
costretto dagli eventi? Chi, se non dovendo fuggire rapidamente per
qualche motivo, magari essendosi accorto solo all'ultimo momento che in
quell'auto vi fosse anche un bambino innocente, avrebbe mai lasciato
accesa quella luce? Come si puo' vedere ad oggi l'enunciazione di tutti i
fatti non puo' che mettere in risalto tali contraddizioni che non rimane
altra strada se non quella, come dicevamo poc'anzi, del
dubbio.
15 settembre 1974 - Il delitto del 1974, il primo sicuramente maniacale,
non presenta aspetti particolarmente controversi. E tutto
drammaticamente banale: il mostro uccide i due poveri ragazzi e poi
deturpa il corpo della ragazza con tante piccole incisioni e un tralcio di
vite infilatole nella vagina. Il tralcio di vite non sbuca fuori da qualche
ricetta esoterica o interpretazione religiosa come qualcuno ha ipotizzato:
semplicemente nel luogo del delitto cera un vitigno, dal quale lassassino
ha strappato un tralcio per infilarlo nel corpo della ragazza a m di
spregio. E il sintomo di una mente disturbata che sette anni dopo si
ripaleser con uno step successivo: le escissione al pube e poi, negli anni
successivi, anche al seno.
6 giugno 1981 - Nel 1981 Firenze realizza che un serial killer di coppiette
sta agendo nei dintorni della citt. Nel giugno 81 il mostro uccide a
Mosciano ed inizia il macabro rito dellescissione del pube della donna.
Finisce in carcere Enzo Spalletti (liberato dal mostro stesso che torna ad
uccidere dopo 4 mesi), un uomo dalla facciata di bravo marito cattolico
ma con lhobby del guardone. Cosa incastra Spalletti? Sicuramente le sue
dichiarazioni da finto gnorri rilasciate al bar che fanno capire che lui
probabilmente i due cadaveri li ha visti, o forse almeno qualcosina sa.
Davanti agli inquirenti tentenna, finisce in gattabuia e da quel giorno non
parler pi con nessuno di quella spiacevole notte che gli cost mesi di
galera. C per un particolare del caso-Spalletti, che stato troppo
trascurato dalla stampa e la bigliografia sterminata che si occupata del
mostro. Come testimonia il Colonnello DellAmico, persona squisita che
conserva unottima memoria storica sul caso, gli inquirenti interrogano
Spalletti perch qualcuno segnala la sua targa in prossimit del delitto. E
una segnalazione anonima della quale sar impossibile saperne lautore.
Questa segnalazione per molto significativa perch, nellarco di tutta la
vicenda, non sar la prima volta che un anonimo beninformato riesce a
condizionare le indagini. Colui che ha segnalato la targa forse lo stesso
uomo in divisa che minacci Fosco Fabbri, collega guardone di
Spalletti? Non possiamo affermarlo, tuttavia una segnalazione di questo
tipo molto strana. Gli scenari possibili non sono molti.
Un cittadino qualunque una sera passa da Mosciano e vede una macchina,
della quale il giorno dopo, saputo del delitto, decide di segnalare la targa.
In questo caso il segnalatore avrebbe capacit mnemoniche da Guinness
dei primati ed una notevole abilit nel leggere al buio; uno scenario
altamente improbabile. Forse allora la segnalazione partita da un altro
guardone, (qualcuno che ha visto i cadaveri ed anche lo Spalletti aggirarsi
nella zona del delitto) che, bloccato dalla paura che non gli permette di
parlare, decide di dare un possibile aiuto alle indagini segnalando la targa
del suo amico/conoscente guardone che forse ne sa pi di lui. Questa gi
una possibilit meno remota, tuttavia mal si spiegherebbe il fatto che la
pavidit del segnalatore, verosimilmente consapevole che Spalletti non
poteva essere il mostro ma un semplice guardone, fosse cos elevata da
non farlo mai uscire allo scoperto con un innocente in galera per causa
sua. Rimane un altra possibilit, pi inquietante ma anche pi probabile:
chi ha segnalato lauto di Spalletti il mostro di Firenze stesso o qualcuno
che fa il suo gioco! Forse lo fa per prendersi gioco degli inquirenti, o per il
puro piacere di depistare e mandare un po al fresco un indiano (cos
allepoca venivano chiamati i guardoni) impiccione e ficcanaso.
22 ottobre 1981 - Il mostro stesso dar poi un aiuto decisivo alla
scarcerazione di Spalletti, visto che il 22 ottobre 1981 unaltra coppia
viene uccisa a Calenzano. Gli inquirenti capiscono di trovarsi di fronte a
un maniaco che ha un target di vittime ben preciso: cerca coppie in
macchina, preferibilmente appartate in atteggiamenti amorosi. A
Calenzano lauto delle vittime in una strada stretta senza sfondo, una
posizione strana considerati i tanti posti pi comodi presenti in zona.
Daltro canto, quando si innamorati, non ci si pongono troppi problemi
logistici, quindi il posizionamento dellautovettura pu sorprendere ma
non eccessivamente.
19 giugno 1982 - Molto pi controverso invece il successivo delitto,
quello di Baccaiano del giugno 1982, infatti qui la zona dombra
riguarda proprio la dinamica del delitto. La macchina della vittima
maschile finisce fuori strada, questo certamente impedisce al mostro di
effettuare le escissioni. Ma chi era a guidare la macchina che finisce
fuoristrada? La vittima maschile o il mostro stesso? Nonostante infiniti
dibattiti online e ricostruzioni nei processi non stato possibile rispondere
con certezza scientifica a questa domanda; per dovere di cronaca
occorre ricordare che la ricostruzione ufficiale ipotizza il tentativo di
fuga del ragazzo, che riesce a mettere in moto lauto ma poi finisce
fuoristrada ferito con il mostro alle calcagna. In questo omicidio
lassassino dimostra tutta la sua capacita di sparare e di reagire
adeguatamente alle circostanze avverse che si erano create. E difficile, se
non impossibile, ricostruire una scena del crimine cos concitata, visto che
il tutto avviene sul ciglio di una strada non isolata e, in un lasso di tempo
brevissimo dagli spari, arrivano gi i primi, purtroppo inutili, soccorsi.
Dopo questo delitto si scopre che la stessa arma del mostro aveva ucciso
unaltra coppia nel 1968. Come avviene questa scoperta? Una
reminiscenza improvvisa di un certo maresciallo Fiori, che si ricorda del
vecchio delitto di Signa (con un presunto colpevole Stefano Mele ancora
in galera); limprovviso ricordo permette di rispolverare un fascicolo su
Signa e comparare i bossoli ancora presenti, stabilendo che larma quella
del mostro. Questa versione dei fatti sul collegamento con Signa non ha
mai convinto buona parte dellopinione pubblica. I rumors infatti,
nellestate 1982, parlavano di uno o pi messaggi anonimi che invitavano
ad andare a controllare il vecchio delitto di Signa. C chi dice che il
messaggio fosse un bigliettino con scritto: Andate a vedere il processo di
Perugia ai danni del Mele (o qualcosa dal contenuto simile), con allegato
un articolo di giornale sul delitto del 68; qualcun altro parlava solo di un
bigliettino facente riferimento a Signa, senza nessun articolo di giornale:
varie versioni sul possibile messaggio anonimo sono girate, sicuramente,
aldil delle differenze sui dettagli, erano voci troppi insistenti e diffuse per
essere solo chiacchiere di paese.
Una dichiarazione firmata di Tricomi (G.I. dellepoca del delitto),
rilasciata al giornalista Mario Spezi, mette chiarezza su questo punto.
Tricomi dichiara che al maresciallo Fiori arriv un articolo di giornale sul
delitto di Signa, articolo che il maresciallo consegn a lui stesso. Se
insieme allarticolo di giornale ci fossero stati anche biglietti scritti non
viene riportato nella dichiarazione scritta di Tricomi, ma, a logica, anche il
solo articolo di giornale sarebbe stato sufficiente a ricollegare il delitto di
Signa con quelli del mostro, facendo accendere la lampadina degli
inquirenti.
Ecco dunque che Fiori non ha avuto unimprovvisa riminescenza, o
meglio il primo ricordo di Signa pu averlo avuto anche lui, ma
sicuramente senza un input esterno, cio il ritaglio di giornale mandato da
un anonimo, quel collegamento non sarebbe mai avvenuto nellestate
1982. Ci sono pochi dubbi sulla possibile identit dellanonimo
beninformato che manda larticolo: costui il mostro stesso o un suo
aiutante. Chi conserverebbe infatti, per una quindicina danni, un articolo
di un delitto di provincia, piuttosto banale e con un presunto colpevole
ritardato di mente in galera? Qualcuno per il quale quel delitto aveva una
certa importanza, qualcuno che conosceva il suo legame con i successivi.
Non convince lipotesi dellaiuto di un benefattore che vuole aiutare le
indagini in forma anonima, che aiuto beffardo sarebbe un articolo di
giornale di un vecchio delitto? Perch, anonimato per anonimato,
linformatore non d anche qualche informazione su come indagare e su
chi possa essere il mostro? Ecco che larticolo di giornale acquisisce un
significato rivendicativo, tipico del serial killer paranoico che si diverte ad
interagire con gli inquirenti ma non vuole farsi beccare. Come sostengono
gli esperti dellFbi, un assassino di questo tipo vuole avere il pi possibile
un controllo sulle indagini, a volte addirittura ingannando gli inquirenti
con depistaggi fatti per pura megalomania. Chiss infatti se il mostro, se
non faceva parte della cerchia dei sardi, avrebbe immaginato che il
collegamento con Signa da lui voluto avrebbe portato le indagini su un
binario morto incapace di dare frutti. La pista sarda infatti fu pressoch
lunica direzione intrapresa dalle indagini dal 1982 al 1989: pastori e
fornai incarcerati e poi liberati dalla pistola fumante del mostro che
tornava annualmente ad uccidere, tante ipotesi su passaggi di pistola fra
membri di possibili clan, pettegolezzi su perversioni sessuali, ma, alla fine
della fiera, nessun successo investigativo. Intendiamoci, non dico che la
pista sarda fosse necessariamente sbagliata, affermo solo che,
oggettivamente, non ha portato a risultati di rilievo.
9 settembre 1983 - Come detto il mostro stesso che far gradualmente
scemare la pista sarda, a cominciare dal delitto di Giogoli (settembre
1983) quando uccide due ragazzi tedeschi. Forse voleva colpire due
omosessuali, forse ha scambiato uno dei due ragazzi per una donna:
difficile da stabilirsi. Un dato oggettivo, forse non diffuso limpidamente
allepoca per comprensibili ragioni di privacy, era il fatto che i due turisti
tedeschi fossero omosessuali, o almeno cos riporta un documento
dellInterpool e la perizia dellFbi. Rilevante il fatto che i turisti tedeschi
siano passati per Scopeti (dove vennero fatti andare via da un metronotte
perch l non era consentito sostare), prima di fermarsi a Giogoli:
ovverosia i due sostarono nello stesso luogo dove due anni dopo morir
unaltra coppia di turisti, sempre per mano del mostro. Sorge spontanea
una domanda: se il mostro riusciva ad interagire con gli inquirenti,
plausibile che abbia instaurato un legame anche con le vittime, in primis i
turisti, magari fingendosi un italiano gentile disponibile a dispensare
consigli su dove pernottare nelle campagne toscane? Chiss, ci che
certo che il mostro appare come un personaggio furbo e ben organizzato,
che ha dimostrato di avere una serie di abilit diaboliche (saper sparare pi
che decentemente, tagliare discretamente, muoversi in luoghi isolati e bui
con disinvoltura) .
29 luglio 1984 - Nel 1984 il mostro uccide a Vicchio, praticando per la
prima volta lescissione al seno della vittima (una teoria interessante su
questo ulteriore step omicidiario disponibile su youtube, per vederlo
clicca qui). http://www.youtube.com/watch?v=PXoIy3waMTw
8 settembre 1985 - Con il delitto di Scopeti, settembre 1985, il mostro di
Firenze sparisce per sempre nel nulla, non prima per di mandare un
segnale di presenza, incontrovertibile che mette in mostra la sua follia ma
anche la sua potenza. Infatti, dopo lultimo delitto, il mostro spedisce una
busta con un lembo di seno della vittima francese alla Procura di Firenze,
intestandola a Silvia Della Monica, magistrato donna che si era occupata
del caso. Perch il mostro, compiuto il delitto a Scopeti, va fino a San
Piero a Sieve a spedire quella busta? Perch compie un percorso variabile
dai 48 ai 58 chilometri per mandare questo messaggio? E vero che non
necessariamente, essendo la data e lora del delitto degli Scopeti incerta, il
mostro deve aver guidato per una cinquantina di chilometri subito dopo
lomicidio con pistola e feticci appresso; potrebbe essersi fermato a casa
per un lasso di tempo sufficiente a riposarsi e ripartire con calma.
La domanda rimane per: per quale di motivo il mostro sceglie San Piero
a Sieve? Forse viveva nel Mugello? Forse frequentava il negozio di
Caccia&Pesca situato proprio davanti la buca delle lettere? Probabilmente
la scelta del mostro aveva un significato molto pi inquietante, era un
autentico messaggio di sfida agli inquirenti. Infatti, in una recente
intervista, la stessa Silvia Della Monica ha dichiarato che nell85 aveva
una residenza estiva proprio nella zona di San Piero a Sieve, a circa 3 km
dal luogo dal quale stata inviata la busta. Una bella coincidenza che non
pu essere sottovalutata. In una lettera anonima, un presunto mostro
scrisse agli inquirenti: Sono molto vicino a voi Non mi prenderete se
io non vorr. Scritta dal mostro o meno, quella lettera conteneva forse
una verit.
ma come erano andate veramente le cose ?
Insomma, alla fine, chi era il Mostro di Firenze ?

Mostro di Firenze
la scena primaria

Bisogna tornare a quella notte del 1968, nella campagna di Signa, dove
tutto cominciato. Il delitto del 1968 ai danni di Barbara Locci e
Antonio Lo Bianco, avvenuto a Castelletti di Signa (FI), dove, come
abbiamo visto nel capitolo precedente, la famigerata Beretta cal. 22 inizia
ad uccidere con il medesimo munizionamento utilizzato nei successivi
delitti. Nelle aule di giustizia il termine regina viene riservato a quelle
tra le prove che si arrogano da sole il diritto di dimostrare la colpa al di
l dell'arbitrio umano, e tra queste, all'arma omicida si attribuisce il
massimo privilegio. E' seguendo a ritroso i passi di tale lugubre e
sfuggenteregina, le cui impronte inequivocabili furono lasciate sui
bossoli ritrovati ogni volta, che si approda nella nostra storia sulle
sponde di un fiume che nell'estate del 1968 scorreva tra le campagne nei
dintorni di Castelletti di Signa.
La notte del 21 Agosto 1968 fu linizio della lunga ed inestricabile
catena di omicidi durata 17 anni, dove Natalino Mele, il bimbo
testimone , unico e solo sopravvissuto alla famigerata calibro 22, si
materializzo' impaurito e spossato sotto le finestre di un palazzo distante
piu' di 2 chilometri dalla scena del crimine, raccontando di essere fuggito
da solo da quella che era diventata una bara di metallo, la giulietta di
Antonio Lo Bianco, al cui interno verranno ritrovati il di lui cadavere e
quello di Barbara Locci, la madre del piccolo Natalino, freddati entrambi
con 8 colpi di calibro 22.
Le ore 2 in punto, riferi' il signor De Felice in merito all'orario della
"materializzazione", precisamente le ore 2, poiche' lo scampanellio a
quell'ora lo aveva allarmato non poco, ed essendo sveglio per altri motivi
gli fu naturale guardare all'impronta l'orologio.
Il piccolo Natalino dira' poi all'uomo e a sua moglie di essersi svegliato
solo a cose fatte e di non aver visto nessuno, di essere giunto fin l
camminando lungo il viottolo nonostante avesse i soli calzini ai piedi (le
scarpe verranno ritrovate nella macchina), di essere stato guidato da un
certo punto in poi dalla luce accesa nell'abitazione del De Felice e di aver
suonato il primo campanello a cui era riuscito ad arrivare. Tutto giusto, si
sarebbe detto in un primo momento, poiche' quella del De Felice era in
effetti l'unica abitazione illuminata e il campanello era il primo
raggiungibile dal bambino, fatto poi comprovato dagli stessi. Ma quando
il 24 Agosto si ritorno' con Natalino su quella stradina per ricostruire
assieme a lui gli accadimenti del 21, i Carabinieri realizzarono le
difficolta' che avrebbe dovuto superare in quella notte senza luna per
raggiungere la casa sulla via del Vingone, e ripensarono ai dubbi che,
nell'immediatezza del fatto, gia' avevano avuto sulla compatibilita' dello
stato dei piedi e dei calzini a causa del lungo tragitto accidentato.
Quando proposero a Natalino, ancora arroccato nella sua versione
originaria, di ripercorrere al buio la stessa strada sterrata per dimostrare
che davvero ne fosse stato capace, questo cedette ammettendo di essere
stato accompagnato dal padre... "a cavalluccio, si, ma solo fino al
ponticino, poi sono andato da solo!".
Il padre, Stefano Mele, nel frattempo aveva gia' confessato e in parte
ritrattato, chiamando in correita' Salvatore Vinci, ex amante della moglie e
ritrattato la ritrattazione accusando non piu' Salvatore ma Francesco Vinci,
fratello di questo e ultimo amante di Barbara prima di Antonio Lo Bianco.
Un turbillon di dichiarazioni da far girare la testa anche al piu' smaliziato
degli investigatori. La nuova versione del bambino divenne allora un
punto fermo per mettere Stefano Mele di fronte all'inevitabile ammissione
di essere stato il solo vero assassino, l'unico che poteva rischiare cos
tanto portando via il bambino da quella orribile situazione, il solo,
oltretutto, che potesse accettare di lasciare vivo il testimone oculare di un
duplice omicidio. Quei calzini "puliti", come venivano indicati nel
rapporto conclusivo, avrebbero dovuto dimostrare l'accompagnamento del
bambino , ma non potevano farlo in modo oggettivo poiche' gli stessi
testimoni che prestarono i primi soccorsi al bambino, ovvero il De Felice,
sua moglie e il loro vicino di casa avevano sostenuto nei rispettivi verbali
altre valutazioni, sicuramente altrettanto soggettive ma opposte a quelle
indicate nel rapporto, descrivendo i calzini come: "sporchi", "logori e
strappati", "sporchi ed impolverati".
Dubbi non ci sono invece per un altro elemento, riferito sempre allo
stesso modo da tutti i testimoni e che forse a posteriori rappresenta uno dei
pochi fatti oggettivi, ossia l'indicatore di direzione destro rimasto acceso
dal momento dell'omicidio... Quel lampeggiante, costituiva gi un
riscontro alla confessione del Mele, che durante la ricostruzione del delitto
fatta il 23 sera, abbass per errore la leva della freccia mentre mostrava
come secondo lui fossero stati risistemati i cadaveri e disse che la stessa
cosa si era verificata la notte del delitto (anche se in realta' quella notte la
leva fu alzata e non abbassata). Di quella "lucciolona" persa nel buio della
campagna ne aveva pero' parlato il bambino ancor prima del ritrovamento
della giulietta, bambino che la sera del 22, il giorno precedente la
confessione del Mele, tornera' a casa con il babbo per rimanervi fino al 23
mattina.
Indipendentemente dal fatto che quel particolare possa essere passato
allora dal figlio al padre, nessuno si chiese perche' un assassino che
doveva perdere in prossimita' del luogo del delitto un paio d'ore per
accompagnare Natalino non si fosse preoccupato di spegnere quella luce
che, come un insegna al neon, richiamava efficacemente l'attenzione sul
misfatto. Se pure l'omicida avesse potuto riparare in un luogo sicuro nelle
vicinanze, ipotesi che diventera' reale quando si scoprira' che un
conoscente di uno dei sospettati abitava proprio in prossimita'
dell'abitazione del De Felice, costui, o peggio ancora costoro, avrebbe\ro
comunque dovuto rimanere sufficientemente a lungo sul luogo per capire
che era assolutamente necessario spegnere quella dannata luce
intermittente.
Ma Stefano Mele, considerato oramai come unico responsabile, era stato
per dichiarato seminfermo di mente in seguito all'esito di una perizia
psichiatrica, perche' mai i suoi comportamenti avrebbero dovuto essere
logici?
Che pero' non fosse lui l'autore di quel delitto, e che invece a queste
domande si sarebbe dovuto dare un a risposta sensata nel processo,
diventera' evidente dopo il secondo passo della sciagurata pistola, questa
volta un passo in avanti di sei anni, fino al 1974 quando il padre di
Natalino ancora soggiornava nelle patrie galere.
Natalino Mele, in unintervista rilasciata molto tempo dopo al giornalista
Mario Spezi , confesser che nel corso degli anni sub dalla sua famiglia
un vero e proprio lavaggio del cervello su cosa accadde quella notte.
Ci che certo che nell ambiente dei sardi stato ampliamente
investigato durante tutti gli anni 80, portando in carcere falsi mostri,
scarcerati solo dallintrovabile calibro 22, che implacabile tornava a
colpire ogni anno nella stagione estiva, puntuale come un orologio
svizzero.
Ecco dunque che sul delitto di Signa, pi che su ogni altro successivo
delitto del mostro, necessario tenere sempre presente il monito
brechtiano di lode del dubbio.
Natalino andato via da solo da luogo del delitto?
I sardi sono estranei a questo omicidio?
Il delitto di Signa maniacale ed ha la stessa mano di quelli successivi?
Per la giustizia il colpevole di quellomicidio era Stefano Mele, persona
riconosciuta oligofrenica e assolutamente non in grado di sparare senza
sbagliare un colpo. Un mistero non risolto neanche dalle sentenze, come ci
conferma Pier Luigi Vigna , il quale segu tutte le indagini a partire dai
delitti degli anni 80, convinto sostenitore della tesi ufficiale che vuole
Pacciani e i compagni di merende come autori degli omicidi.
Lex-sostituto Procuratore della Repubblica di Firenze a distanza di tanti
anni sempre piu convinto della colpevolezza di Pietro Pacciani e
dellinesistenza dei cosidetti mandanti a volto coperto, come ci
conferma in una recentissima intervista.
Ma se cosi fosse, come sarebbe passata nelle mani del Pacciani la pistola
mai ritrovata ed il relativo munizionamento?

Mostro di Firenze
Il delitto di Borgo

Nel settembre 1974 a Borgo San Lorenzo (localit Sagginale) , il mostro


compie il suo primo delitto sicuramente maniacale: un omicidio orribile
,dove Cicci (cos veniva chiamato dai fiorentini il maniaco delle coppiette)
uccide la coppia per poi sfregiare il corpo della ragazza stesa a terra con
decine di piccole coltellate (simili a colpi di cacciavite) e inserendole
nella vagina un tralcio di vite. Le indagini appaiono subito difficili perch
il delitto sembra lopera folle di una mente malata: sette anni dopo ne
avremo la conferma.
Ore 21:15 del 14 Settembre: I due fidanzati attraversano il passaggio a
livello di Pesciola sotto gli occhi di una testimone affacciata alla finestra
di una casa attigua. Quando la 127 del Gentilcore arriva alla ferrovia la
sbarra alzata e si abbasser appena dopo il transito dell'auto. La
testimone dir che non c'era nessun'altra macchina a seguire... Da quel
momento Pasquale e Stefania spariranno nel nulla senza essere pi rivisti
sino al mattino successivo.
Ore 7:00 del 15 Settembre: I familiari dei ragazzi ne denunciano la
scomparsa presso la stazione dei Carabinieri di Borgo San Lorenzo.
Ore 8 del 15 Settembre: Un contadino della zona rinviene i cadaveri e
comincia il balletto macabro del sopralluogo. Il cadavere del ragazzo
occupa il sedile di guida con la testa reclinata verso sinistra, addossata al
finestrino anteriore andato quasi completamente in frantumi. Quello della
ragazza invece adagiato supino sul terreno, con la testa a poche decine di
centimetri dal posteriore dell'auto e con braccia e gambe divaricate. Il
medico condotto, chiamato a constatare il decesso, arriver a contare 80
lesioni da punta e taglio per poi fermarsi esausto. Non si accorger che tra
le decine di colpi di coltello ve ne sono alcuni d'arma da fuoco.
Successivamente i medici legali descriveranno ben 96 ferite da taglio
complessive, una decina delle quali sferrate con violenza, soprattutto al
torace, che ne avevano causato il decesso. Le altre, pi superficiali, erano
state invece inferte post mortem. Queste ultime risulteranno concentrate
intorno ai seni, sull'interno coscia di entrambe le gambe, e alcune
geometricamente ordinate a marginare l'arco pubico superiore: Un
inquietante prologo dell'evoluzione degli anni 80...
Nell'auto verr rilevato un certo disordine: Scatoline non meglio
identificate sparse sul pianale assieme allo specchietto retrovisore divelto
dal parabrezza e ad un mangianastri acceso, con una cassetta all'interno
arrivata da tempo a fine nastro. Vi sono anche alcuni fazzolettini sparsi un
po' ovunque, uno persino in una delle scarpe dei ragazzi che si trovano,
entrambe le paia, dentro l'abitacolo.
A tre metri e mezzo dal fianco destro dell'auto, sotto una pianta di vite,
viene ritrovato un pantalone nuovo che risulter essere stato acquistato
quella mattina dal Gentilcore, ancora ripiegato con accanto l'incarto di una
lavanderia che lo conteneva originariamente. Nello stesso punto vengono
ritrovati anche la camicetta verde e i pantaloni della ragazza, nonch i
jeans del ragazzo, tutto perfettamente pulito e riposto a terra con un certo
ordine. Sul fianco sinistro c' invece il giubbino del Gentilcore che, a
differenza degli altri vestiti, sembrerebbe macchiato di sangue.
Ore 18:30 del 15 Settembre: A seguito di una telefonata pervenuta alla
caserma di Borgo San Lorenzo, che allo stato attuale va considerata
anonima, viene ritrovata la borsetta della ragazza a 250 mt dall'auto e a 5
metri dal ciglio della via di Rabatta, sul lato destro in direzione di
Sagginale. I familiari per avrebbero gi indicato l'oggetto come mancante
subito dopo il sopralluogo della mattina . All'interno della borsa si trova il
golf bianco della vittima ed altri effetti personali tra cui un diario. Tutto
sembra indicare che l'omicida abbia portato con s la borsa per frugarla
con pi calma, magari dopo essere tornato al proprio mezzo, per poi
gettarla mentre si allontanava in direzione del paese di Sagginale. La notte
dell'omicidio, alle 24:30 circa, venne notata un auto a fari spenti, ma con
la luce dell'abitacolo accesa, ferma nei pressi di una stradina sita a 50
metri da quella dell'omicidio e collocata rispetto a questa proprio in
direzione di Sagginale(!).
Mattina del 16 Settembre: Viene eseguita l'autopsia sul ragazzo e solo ora
ci si accorge dei colpi d'arma da fuoco.
Pomeriggio /sera del 16 Settembre: Avendo appreso che sarebbe stata
utilizzata anche un arma da fuoco, i Carabinieri tornano sul luogo e
rinvengono 5 bossoli calibro 22 LR Winchester a breve distanza l'uno
dall'altro, quasi fossero stati raccolti e poi riadagiati sul terreno. Secondo
la signora Bonini, madre di Stefania, neppure durante questo secondo
sopralluogo verrebbe ritrovato il reggiseno rosso della figlia, recuperato,
secondo la donna, solo giorni dopo.
17 Settembre: Viene eseguita l'autopsia sul corpo di Stefania. Anche lei
risulta aver ricevuto colpi d'arma da fuoco: almeno tre.
A seguito del completamento delle autopsie e dei rilievi, il perito balistico,
colonnello I. Zuntini, lo stesso che prest la sua consulenza per il caso del
1968, eseguir una puntuale perizia ricostruttiva della dinamica
omicidiaria: tuttavia il Colonnello non ricollega il duplice delitto a quello
del 1968 pur essendo di modalit e contesto simile .
I due giovani, secondo la ricostruzione di Zuntini, sarebbero stati sorpresi
dallo sparatore mentre si trovavano lei supina e lui prono sul sedile
passeggero reclinato. I colpi sarebbero stati tutti esplosi dal lato destro
(passeggero) dell'auto a sportello aperto. Almeno dieci proiettili ,forse
undici, avrebbero investito i due giovani uccidendo Pasquale sul colpo e
ferendo in modo non grave la compagna. Il finestrino sinistro, stando alla
presenza dei frammenti di vetro sul terreno, si sarebbe rotto a causa di un
colpo a vuoto portato da destra verso l'interno, e non da colpi esplosi
dall'esterno sul lato di guida. L'omicida si sarebbe quindi avventato su
Stefania ancora viva, sferrandole non meno di una dozzina di coltellate
violentissime mentre si trovava ancora sul sedile passeggero. Poi, dopo un
intervallo di alcuni minuti, avrebbe estratto il corpo della giovane
adagiandolo a terra dietro l'auto, e qui , con apparente calma, avrebbe
inflitto al cadavere le altre numerosissime ferite superficiali.
Agli occhi degli investigatori sembra sempre pi evidente che ad agire sia
un individuo affetto da turbe comportamentali della sfera sessuale e da
questo momento la pista del maniaco diventa predominante.
Sempre il 17 Settembre, due sorelle si presentano in caserma per riferire
di un esibizionista sconosciuto che le avrebbe importunate in diverse
occasioni quando, separatamente, si trovavano appartate con i rispettivi
fidanzati in zone non troppo distanti da quella dove si era verificato il
duplice omicidio. Ma gi il giorno prima qualche anonimo doveva essersi
dato da fare segnalando un altra tipologia di persone, i guardoni, perch i
giornali parlano precocemente della ricerca di un possibile testimone: il
conducente di una 127, un giovane sardo che potrebbe sapere molte
cose sul delitto, e che con ogni probabilit e' la stessa persona, anche se
non di origine sarda, che verr arrestata a breve. Secondo l'anonimo in
realt il giovane avrebbe minacciato tempo prima una coppia appartatasi
su una Ford Taunus.
Con queste premesse, per la prima volta, il mondo dei guardoni del luogo
entr nel mirino degli investigatori, considerando anche il fatto che la
zona di Sagginale-Rabatta era nota per la presenze di coppie appartate e
relativi voyeur. L'arresto dell'uomo della 127 rappresenter il primo
approccio fra gli inquirenti e i guardoni, e non fu certamente dialogante
e collaborativo: per chi indagava, il voyeur era un potenziale assassino,
non un personaggio con un hobby assai discutibile che poteva fornire
indicazioni utili sullidentit del colpevole. Sulla possibilit che il mostro
fosse in mezzo ai guardoni si dibatt molto negli anni successivi, con
opinioni contrastanti. Unipotesi dello psichiatra Abraham era
particolarmente suggestiva per quanto opinabile: il mostro potrebbe essere
stato un guardone ed aver commesso il primo delitto in modo
maggiormente improvvisato, come input di un impulso sadico-sessuale
irrefrenabile. Il primo delitto avrebbe causato un punto di rottura nella
psiche del mostro, il quale da guardone passivo si sarebbe trasformato in
assassino seriale.
Alle 21:30 del 17 Settembre, il brigadiere Acicca arriva ad Ari in
provincia di Chieti per rintracciare luomo della 127, G.G., ma non riesce
a trovarlo poiche' stabilitosi in un hotel fuori paese. L'uomo in questo
momento sarebbe solo un teste informato sui fatti, o almeno questa sar la
versione ufficiale del rintraccio. Lo trovano alle 7:15 del 18 mentre sta
installando una bilancia in un esercizio commerciale di Ari. Alla vista dei
CC , mostrando i polsi, esclama: Siete venuti ad arrestarmi? Poi tutti
insieme si avviano verso l'hotel per recuperare gli effetti personali del
fermato . Sul tavolino, nella camera d'albergo, i CC notano che una copia
del resto del Carlino di luned 16 Settembre aperta proprio alla notizia
dell'omicidio di Borgo. La mattina di quello stesso giorno ne era stata
perquisita l' abitazione trovando una carabina , ma anche una roncola
sporca di sangue. Ci vorranno tre giorni per tipizzare quel sangue
scoprendo che l'unico delitto commesso con qell'arnese era stato l'aver
scuoiato un povero coniglio.
18 Settembre pomeriggio: Il fermato arriva a Firenze dove inizia
l'interrogatorio da parte del sostituto Persiani. Poco dopo la mezzanotte
l'uomo viene sottoposto al fermo per minacce e detenzione di arma
impropria. Gli elementi emersi dalla perquisizione sono ancora sotto il
vaglio delle analisi tecniche.
20 Settembre:l'inconsistenza degli indizi, gli avvocati di G.G., Casabianca
e Bianco, fanno istanza per la scarcerazione che arriver in breve.
Le indagini avranno solo un altro flebile sussulto il 10 Ottobre quando si
addenser qualche sospetto su un sensitivo di Scarperia. L'uomo risulter
estraneo ai fatti in tempi brevissimi, lasciando ai magistrati quale unica
alternativa quella di archiviare il delitto come commesso da ignoti. La
speranza che questo episodio rimanga nel tempo un caso isolato verr
vanificata 7 anni dopo, quando la stessa Beretta calibro 22 torner ad
uccidere ed un nuovo personaggio sar arrestato , sempre un guardone e
sempre a seguito di una segnalazione della targa dellauto...
Mostro di Firenze
la notte degli indiani

Venivano chiamati Indiani , quelli a cui piace guardare. Popolavano le


campagne fiorentine di notte. La storia del mostro non stata
semplicemente una drammatica vicenda di cronaca nera, ma anche una
vicenda socialmente dirompente che, oltre a cambiare le abitudini delle
coppie dinnamorati degli anni 80, ha portato alla luce realt snobbate
dalla sociologia mediatica per ragioni di buona moralit pubblica. Il
guardonismo, ovverosia quel voyeurismo organizzato che consiste nello
spiare le coppie appartate in auto in intimit, uno dei fenomeni che pi
drammaticamente si intreccia alla vicenda del mostro di Firenze.
Nel giugno 1981, quando ormai il delitto di Borgo era finito nel
dimenticatoio come delitto insoluto, il mostro torn a colpire a Scandicci
(localit Mosciano), escindendo per la prima volta il pube della vittima
femminile. Il collegamento con il bruto assassino del Mugello di quasi 7
anni prima fu immediato e i bossoli lasciati dallarma tolsero ogni dubbio:
la mano era la stessa, quella di un maniaco cacciatore di coppiette,
definito tecnicamente come serial killer.
Carmela De Nuccio e Giovanni Foggi escono di casa alle 22:15.Alle 23 un
contadino tornando alla sua abitazione attraverso la sterrata non vede
l'auto del Foggi ma ne incontra altre in luoghi limitrofi . I due ragazzi non
vengono visti nemmeno dal gestore Orlandini alla discoteca Anastacia,
n dai suoi collaboratori. Allo stato attuale non esiste alcuna conferma
sulla serata trascorsa dalle vittime nel locale da ballo. Dove sono stati
Giovanni e Carmela fino alla mezzanotte circa, orario in cui verranno
uccisi prima ancora di avere un rapporto?
I cadaveri vengono scoperti casualmente intorno alle 9:30 da un poliziotto
fuori servizio a passeggio con il figlio. La scientifica arriva alle 10:30,
secondo Mario Spezi, al suo primo servizio di giudiziaria per La
Nazione di Firenze. Lui sarebbe arrivato prima insieme al fotografo.
La mutilazione del pube praticata sul cadavere della De Nuccio, danno
pochi dubbi sulla matrice maniacale del delitto. Come quasi 7 anni prima,
gli investigatori si addentrano nel sottobosco dei guardoni, poich una
segnalazione anonima sul voyeur Vincenzo Spalletti arriva in caserma.
Secondo linformatore anonimo lauto dello Spalletti era in prossimit del
delitto la notte dellomicidio, ma non solo questo ad inguaiare
lindiano . Per la seconda volta avviene una segnalazione anonima con
tanto di targa dellauto, certamente una strana coincidenza.
Il 12 Giugno la polizia giudiziaria preleva Spalletti dal luogo di lavoro e
contemporaneamente la moglie dall'abitazione del Turbone nei pressi di
Montelupo Fiorentino. Risulta che Spalletti aveva rivelato al bar
particolari sul delitto prima che la notizia del macabro duplice omicidio
finisse sui giornali. Eimpossibile sapere quali siano state le frasi esatte
pronunciate al bar dal guardone, ci che sappiamo con certezza che,
dopo quella mattinata al bar, Spalletti non dir pi una parola
sullargomento, dichiarandosi del tutto estraneo al delitto. Agli inquirenti
per questo guardone fa una pessima impressione: sembra reticente, forse
non lassassino, ma sa qualcosa che non vuole dire. Queste sono anche
le opinioni degli inquirenti da noi intervistati molti anni dopo i fatti: Silvia
Della Monica e il Colonnello Olinto DellAmico che fin dal delitto del
1968 seguiva le indagini sul mostro.
Enzo Spalletti finisce in carcere per reticenza fino al successivo delitto
dellottobre 1981, liberato dal mostro stesso che torner ad uccidere. Una
volta libero Spalletti rilascia unintervista dove afferma di essere vittima
di un errore giudiziario. Ma c un altro guardone che viene ascoltato
dagli inquirenti dopo il delitto di Scandicci: si tratta di Fosco Fabbri,
voyeur amico di Spalletti: i due avevano fatto una scampagnata nella
zona del delitto proprio la notte che il mostro aveva colpito. Entrambi i
guardoni bazzicano la Taverna del diavolo, locale cult per il ritrovo
degli indiani scandiccesi negli anni 80. Fabbri racconta anche di un brutto
incontro avvenuto con un uomo in divisa, verosimilmente una casacca non
usuale visto che Fabbri non ne sa riconoscere il corpo dappartenenza. Il
voyeur era stato minacciato dallo strano individuo, il quale, armato di
pistola, lo aveva obbligato a salire nella sua auto per moralizzarlo con
una predica: luomo in divisa aveva inveito contro il voyeur, infamando la
sua attivit di guardone, ma poi lo aveva lasciato andare senza torcergli un
capello. Questo quello che ci racconta lAvvocato Filasto nella recente
intervista tratta dal documentario I delitti del mostro di Firenze:
lesperto avvocato-scrittore convinto che il Fabbri in quella circostanza
si sia trovato a tu per tu con il mostro di Firenze. Sicuramente di
trattato di uno strano episodio, strano almeno tanto quanto la vicenda di
Spalletti sul cui conto non verranno mai fugati tutti i dubbi.
Lindiano ha visto il mostro in azione?
Tace in carcere perch non sa nulla del delitto o perch ha paura?
Forse Spalletti ha visto solo i cadaveri ed rimasto scioccato
dallesperienza? Per questo ne parla al bar?
Domande alle quali impossibile rispondere: il lettore che, partendo dai
fatti, deve farsi una propria opinione soggettiva. Ci che certo che,
dopo la liberazione di Spalletti, il guardonismo sar meno torchiato dagli
inquirenti i quali, dallestate 1982, si concentreranno prettamente sulla
pista sarda. Questo sar un errore fatale per le indagini! Chiss, forse
almeno uno dei tanti indiani che popolavano le campagne in notturna
poteva essere a conoscenza di qualche segreto..
Negli anni seguenti nessun guardone far mai qualche segnalazione utile
alle indagini, eppure proprio i voyeur erano la categoria di persone con pi
possibilit di vedere il mostro in azione perch spiavano le coppiette nelle
piazzole. Forse anche il mostro era un guardone e otteneva copertura dai
suoi colleghi? Oppure il mostro era sempre cos scaltro da riuscire ad
assicurarsi che nessun guardone lo potesse vedere in azione?
Domande che pongono quesiti irrisolvibili, che da sempre tarlano la mente
degli appassionati del caso. Ci che certo che, dopo larresto di
Spalletti, nessun guardone fornir pi aiuto alle indagini, pur sapendo
qualcosa di utile sul mostro. Verosimilmente i voyeur, categoria gi di per
s poco espansiva, non hanno fiducia negli esiti investigativi poich,
memori di ci che capitato allo Spalletti e al Giovannini, temono che
qualsiasi suggerimento fornito alle indagini gli si possa ritorcere contro,
magari malinterpretato; i guardoni percepiscono poi una pressione
mediatica che certo non li aiuta a parlare in caso ce ne fosse bisogno.
Ma forse il guardonismo non entra in questa drammatica storia solo per le
indagini successive ai due delitti di Borgo S.Lorenzo e Mosciano.
Nellottobre 1983, nei pressi di Fiesole ( localit Cave di Maiano), un
cercatore di funghi vouyeurista viene massacrato a coltellate: nessun furto,
nessun indizio. Un altro delitto senza movente apparente, da serial killer:
possibile che esistano due maniaci che agiscono contemporaneamente
nella stessa citt, oppure la mano che punisce il guardone quella del
mostro? Un interrogativo impegnativo, da porsi anche per molti altri
omicidi che entrano in questa storia come collaterali. Adesso per ci
limitiamo a segnalare che anche altri due presunti guardoni vengono uccisi
in modo barbaro negli anni 80, entrambi nel parco delle Cascine di
Firenze. Nel gennaio 1980 un pensionato viene ritrovato morto nel parco
ucciso da un corpo contundente; nel settembre 1985, pochi giorni prima
del delitto degli Scopeti, un altro uomo viene ucciso nel medesimo parco
con una coltellata alla schiena.
Il vouyeurismo ritorner alla ribalta del caso-mostro con lavvento
Pacciani e poi dei compagni di merende (tutti, chi pi chi meno, guardoni
come alcuni dei sardi inquisiti); tuttavia lexcursus storico qui esposto si
riferisce agli anni in cui il mostro era attivo, dunque vuole tenersi fuori
dagli aspetti processuali pi recenti con le sue relative sentenze di
condanna ed assoluzione.
Mostro di Firenze
l'escalation dell'orrore

Il duplice omicidio di Scandicci traccia una linea di demarcazione in


termini temporali nei delitti del mostro di Firenze. Da quel delitto in poi
intensifichera la sua attivita criminosa rendendola a cadenza annuale.
Una vera e propria escalation caratterizzata da un sempre piu delineato
Modus operandi e da una crudelta sempre maggiore. Il delitto di via
dellArrigo il primo dove il mostro compie lescissione del pube della
vittima femminile, un macabro scempio che successivamente sara ancor
piu terribile con lescissione del seno sinistro.
Passa unestate e, il 22 ottobre 1981, il mostro torna a colpire. E un
delitto atroce come quelli precedenti, che riconferma il macabro rito dell'
escissione e la scelta della coppia che amoreggia in macchina come
preda. Questa volta uccide a Calenzano (nella frazione di Travalle, nel
campo de Le Bartoline). Nonostante il modus operandi sia sempre
quello classico del cosiddetto maniaco delle coppiette, per la prima
volta colpisce fuori stagione e fuori zona. Fuori stagione perch siamo in
autunno, e tutti gli altri omicidi del mostro sono stati commessi in stagioni
calde (estate o fine-primavera); fuori zona perch Calenzano non nella
regione fiorentina della Valdipesa o Scandiccese e nemmeno in quella del
Mugello (aree geografiche dove il mostro mettera' a segno la maggior
parte delle aggressioni) . Rilevante anche il fatto che in questo caso, a
differenza degli altri dove la scelta temporale ricade sempre nei weekend,
colpisca di giovedi (anche se in realta' il giorno successivo era sciopero
generale).
Il delitto di Travalle anche quello pi ravvicinato al precedente, visto
che viene commesso solo 4 mesi e mezzo dopoomicidio di Scandicci. Le
stranezze di questo delitto non sono ancora finite: per la prima ed unica
volta vengono estratti entrambi i corpi dallautomobile, visto che i due
cadaveri verranno ritrovati uno a destra ed uno a sinistra della macchina.
Inusuale anche la posizione dellautovettura, praticamente al centro di
una stradina sterrata senza sfondo. E forse questo un delitto meno
pianificato degli altri?
Difficile da dirsi, sicuramente dopo questo omicidio il mostro colpir
sempre una volta lanno in periodo primaverile-estivo, maniacalmente
preciso come un orologio svizzero. Dopo Le Bartoline come se
scegliesse di diventare un serial killer metodico dalla cadenza annuale,
forse per sfidare ancora pi apertamente gli inquirenti che sanno in quale
stagione colpir, avendo (si fa per dire) il piccolo vantaggio di potersi
concentrare al 100% sul mostro solo in estate-primavera. Coordinare i
posti di blocchi e le coppie civetta di agenti in borghese , insieme a tutti
gli altri mezzi messi in campo per provare a catturare limprendibile
assassino, non era sicuramente un compito semplice per nessun inquirente.
Sulla scelta di colpire a Calenzano nellottobre 81 le ipotesi si sprecano,
per cronaca investigativa riportiamo quelle che ci sembrano pi
convincenti. Plausibile il fatto che uccida solo pochi mesi dopo Mosciano
per liberare il guardone Spalletti, oramai in carcere con l'accusa di duplice
omicidio; forse il mostro, nella sua mente contorta, si sente defraudato
delle proprie azioni attribuite in quel momento ad un guardone tutto
sommato innocuo. Ipotesi che regge, ma fino ad un certo punto. Infatti
non sara altrettanto tempestivoquando altri inquisiti finiranno in carcere
al posto suo: per esempio Stefano Mele (condannato per il delitto di Signa
1968) rimarr in carcere per oltre un decennio senza che nessuno dia
segnali della sua innocenza, idem per Francesco Vinci che dovra'
aspettare 15 mesi per venire scagionato, entrambi resteranno in galera per
periodi di tempo ben pi lunghi rispetto allo Spalletti. Quindi, se il mostro
si disinteressa che al posto suo ci sia qualcun altro in galera, lomicidio
ravvicinato di Calenzano si potrebbe spiegare in un aumento delle
pulsioni psicologiche del serial killer, che non possono rimanere pi
congelate per anni. Questo aumento della smania omicida mal si concilia
per con il successivo comportamento, che palesa invece un
considerevole autocontrollo necessario per uccidere una sola volta lanno
per 4 anni di fila, prima di sparire per sempre nel nulla. Allora forse
aveva come obiettivo la coppia di Calenzano da mesi se non addirittura da
anni?
Le vittime non erano quindi casuali? Ci sarebbe un episodio (tuttavia mai
ufficialmente confermato e dunque non certo), che potrebbe far pensare al
fatto che le vittime fossero state scelte ad hoc : poco prima della scoperta
dei due cadaveri, una voce sconosciuta avrebbe telefonato alla casa della
zia della vittima femminile chiedendo di parlare con la madre della
ragazza. La telefonata si sarebbe per interrotta bruscamente per un guasto
sulla linea. Sarebbe significativo il fatto che la signora Cambi vivesse
momentaneamente dalla sorella, assieme alle proprie figlie (vittima
inclusa). Se chi telefon era dunque il mostro, costui conosceva
perlomeno la residenza provvisoria della vittima, elemento che farebbe
pensare a pedinamenti e ad una scelta mirata delle coppie da uccidere.
Al di la' delle notizie piu' suggestive che certe, ci sono invece gli elementi
emersi dai rilievi materiali, che sebbene oggettivi hanno anche questi
veicolato ipotesi di vario genere, come ad esempio una pietra a forma
piramidale rinvenuta in prossimita' dalla scena del crimine; un elemento
che tanti anni dopo verr riesaminato nellottica dell' indagine sui possibili
mandanti dei delitti, ipotizzando che l'oggetto potesse avere un qualche
significato "esoterico". Questa ipotesi rimane per fine a se stessa,
considerando anche che pietre di quel tipo, piuttosto comuni, venivano e
vengono frequentemente utilizzate nelle campagne toscane, soprattutto
come fermaporte.
Diversamente dal Giugno dello stesso anno, la borsetta della ragazza non
sembra essere stata rovistata, anche se l'averla ritrovata forse aperta e con
all'interno un borsellino completamente vuoto potrebbe indcare il
contrario. Un' "attenzione" dell'assassino verso la borsa della vittima
femminile era stata rilevata non solo nel precedente del Giugno 81, ma
anche nel caso del '74; a Borgo San Lorenzo pero' il ritrovamento della
stessa fu fatto a diverse centinaia di metri dalla scena.
All'epoca comunque si tent di indirizzare le indagini su elementi piu'
tangibili, soprattutto due impronte di stivale da caccia o pesca taglia 44, e
quella pietra in granito, mezzo dipinta di rosso, si ipotizz
semplicemente che fosse stata usata per infrangere il vetro. Il ragazzo poi
aveva sotto un unghia, spezzata di recente, alcune fibre ed un capello,
forse strappati all'assassino, forse appartenuti alla fidanzata (Per i medici
legali fu questa seconda ipotesi quella giusta). La ragazza, invece, in una
mano stringeva un ciuffo di capelli neri che furono fatti risalire ad un
estremo tentativo di abbracciare il fidanzato durante la sparatoria.
Il medico legale, professor Maurri, stabili' che al momento
dell'aggressione i due ragazzi stessero l'uno sull'altra in fase di preliminari
e che quindi il killer per estrarre il corpo di Susanna avesse dovuto prima
tirare fuori quello del compagno. Non ci si chiese pero' ne perche' fosse
stato trasportato per diversi metri anziche' scaricarlo subito di lato,
Il 24 Ottobre Enzo Spalletti lascio' il carcere di Sollicciano, ma senza che
nessuno gli facesse tante scuse perche ancora, secondo gli investigatori,
Spalletti serbava per se la soluzione del caso. L'uscita di scena di Spalletti
getto' nuovamente le indagini in alto mare e l'opinione pubblica nel
panico. Cominciarono a circolare voci incontrollate sull'identita' del
colpevole; voci che puntavano ora su quel medico, meglio se ginecologo,
ora su quell'altro. Del resto non si era parlato sui giornali del "chirurgo
della morte"? (un altro parto del talento giornalistico sempre dello Spezi)
E quindi chi meglio di un ginecologo poteva vestire i panni del maniaco in
questione? Questo andazzo convinse i magistrati a desistere dal pubblicare
un possibile identikit che era stato allestito in base ad una testimonianza
fatta nell'immediatezza del delitto. Due giovani, verso la mezzanotte del
22 ottobre, avevano notato una alfa GT rossa correre su via dei prati in
direzione di Calenzano. L'auto per attraversare velocemente il ponticello
del molino quasi li travolse, e alla guida videro bene un uomo sui 45 anni,
calvo, con le sopraciglia folte e il viso stravolto. Se quell'identikit fosse
stato pubblicato sui giornali, la fantasia popolare si sarebbe scatenata e nel
giro di qualche giorno ci si sarebbe trovati con centinaia di false
segnalazioni da vagliare. Meglio quindi tenerlo ad uso e consumo del solo
personale di polizia.
L'inverno passo' senza che accadesse nulla, ma il 19 giugno dell'82 l'orrore
torno' a sconvolgere le campagne fiorentine. A Baccaiano (frazione di
Montespertoli) avviene il successivo delitto. Forse, in questo caso, il
mostro rischia di fallire. Lassassino decide infatti di colpire una coppia
appartata in uno spiazzo a lato di una strada provinciale non troppo
trafficata ma certamente non un luogo isolato come gli altri. E un azzardo
che forse rischia di costare caro al mostro, perch lauto delle vittime
viene ritrovata fuori strada sul lato opposto della piazzola di sosta.
Sulla dinamica di questo delitto ci sono due distinte interpretazioni: la
prima, quella ufficiale, spiega la posizione dellauto come conseguenza
di un disperato tentativo di fuga del ragazzo che, ferito, non riesce a
ripartire e finisce fuoristrada. La seconda, quella sostenuta dal legale
studioso del caso Nino Filast, ipotizza che sia il mostro stesso a spostare
la macchina dallo spiazzo, facendola finire (pi o meno volutamente)
fuoristrada. Lasciando da parte lo studio della dinamica, indubbiamente
controversa, di questo delitto occorre sottolineare latteggiamento
spavaldo tenuto dal mostro.
La scelta di colpire on the road verosimilmente una voglia di rischio,
un messaggio di potenza che vuole trasmettere agli inquirenti e/o
allopinione pubblica. Interpretazione che troverebbe conferma nella
presenza di un noto magistrato nei dintorni del luogo del delitto la sera
stessa dellomicidio, ivi recatosi per una partita a carte da degli amici. Che
il mostro pedinasse persino gli inquirenti, o volesse mandare loro
messaggi pi o meno impliciti di sfida?
Potenzialmente interessante anche la presenza di un poligono di tiro,
ormai chiuso da anni, proprio in localit Baccaiano, a meno di cento metri
dalla piazzola di sosta dove vennero aggrediti i due giovani. Potrebbe
essere stato un luogo frequentato dal mostro per allenarsi con la pistola,
posto teoricamente anche utile per captare rumors e voci di corridoio sullo
stato delle indagini visto che i poligoni sono frequentati spesso dagli
apparteneti delle forze dellordine.
Quella notte, poco dopo le 23:30, due ragazzi si fermarono accanto ad una
127 bianca che sembrava essere uscita fuori strada su via del Virgino
Nuova, all'altezza di Baccaiano. L'auto era infilata con le ruote posteriori
nel fossato laterale ed aveva i fari spenti, ma non era un incidente. Ai due
basto' vedere il foro di proiettile sul parabrezza per capire al volo di che
cosa si trattasse. Impauriti si accostarono ai finestrini e dentro scorsero i
corpi di due giovani riversi sui sedili. Guardando meglio si accorsero che
l'uomo ancora respirava, e cosi' abbandonarono la scena per andare a
chiamare i soccorsi in paese. Qualche minuto dopo l'ambulanza era gia'
sul posto, mentre i soccorritori, forzati gli sportelli che risultarono
bloccati, estrassero dall'auto il ragazzo ancora vivo sebbene gia' in coma
profondo. La ragazza invece rimase al suo posto poiche' era chiaro che per
lei non ci fosse piu' nulla da fare.
I Carabinieri, arrivati poco dopo la ripartenza dell'ambulanza, trovarono
una piccola folla di giovani che pian piano si erano fermati mentre
percorrevano la strada. Identificarono i testimoni e fecero i rilievi del caso,
ma vista l'immediatezza del ritrovamento si preoccuparono anche di
allestire posti di blocco volanti sui possibili tratti stradali che
comunicavano con quel luogo.
Le vittime erano due ventenni di Montespertoli, erano usciti di casa
intorno alle 22:30, ed attraversato il centro del paese si erano immessi su
quella strada in cerca di un luogo appartato. Avevano scelto una piazzola
che dava direttamente sulla provinciale, tanto che la coda dell'auto distava
non piu' di un metro dal margine asfaltato. Quel posto a loro, che del
mostro avevano paura, dovette sembrare sicuro tanto era esposto al
traffico di auto. Purtroppo si sbagliarono.
Sulla scorta delle dichiarazioni dei primi 4 giovani che erano arrivati
nell'immediatezza del fatto, quelli che poi avevano dato l'allarme, i
Carabinieri effettuarono una possibile ricostruzione dell'accaduto.
Mentre la ragazza stava seduta sul divanetto posteriore e il ragazzo si
attardava sul sedile di guida, l'assassino aveva iniziato ad aprire il fuoco
attraverso il finestrino anteriore sinistro. Il primo colpo doveva aver
centrato il ragazzo alla spalla sinistra e il secondo la ragazza alla testa, ma
a questo punto il giovane era riuscito evidentemente a rimettere in moto
l'auto, accendere i fari, innestare la retromarcia e fuggire verso la strada.
L'assasssino aveva continuato a sparare mentre il ragazzo era riuscito a
guadagnare il centro della carreggiata. Poi, forse a causa del freno a mano
rimasto tirato, aveva perso il controllo dell'auto che sia era infilata nel
fosso incagliandosi. Il killer a questo punto, mostrando un sangue freddo
eccezionale, aveva raggiunto la strada e sparato due colpi ai fari per
riacquistare il vantaggio del buio. Aveva tirato un colpo al parabrezza
centrando la testa dell'uomo, e rapidamente si era portato verso il
finestrino di guida attraverso il quale aveva infilato l'arma sparando un
altra volta. Infine aveva estratto le chiavi dal quadro, forse per spegnere le
luci posteriori, e le aveva gattate in mezzo all'erba sullo stesso lato
dell'auto.
Questa ricostruzione si basava sulla dichiarazione dei testimoni che
avevano visto il ragazzo accasciato sul sedile mentre sedeva al posto di
guida. Quando pero' vennero interpellati gli infermieri, che avevano
materialmente estratto la vittima, questi dissero tutt'altra cosa.
Affermarono di aver trovato anche luomo sul divanetto posteriore, e il
sedile basculato in avanti sembrava dargli ragione. L'incongruenza
rimase irrisolta, con i Carabinieri che mantennero la ricostruzione
originale ignorando le testimonianze dell'equipaggio dell'ambulanza.
In compenso il pm Silvia Della Monica ebbe un idea intelligente.
Convinse la stampa a inserire in qualche articolo il dubbio che il ragazzo,
ancora vivo, avesse potuto dichiarare qualcosa durante il trasporto in
ospedale, e cosi' fu' fatto (Su la Nazione del 22 giugno compare
effettivamente questa ipotesi, anche se il giorno prima si era
esplicitamente detto che il ragazzo era spirato senza poter dire nulla).
Non passarono tre giorni che all'autista dell'ambulanza, il cui nome e
cognome era apparso sui quotidiani, arrivasse una misteriosa ed
inquietante telefonata. Chi chiamo', spacciandosi prima per un magistrato,
cerco' di avere dall'Allegranti dettagli su cosa avesse detto la vittima in
limite vitae. Al rifiuto dello stesso di parlare della cosa per telefono,
l'uomo comincio' a minacciarlo qualificandosi come l'assassino in
persona.
L'episodio non pote' mai essere verificato, poiche' nessuno si era
preoccupato di mettere il telefono dei soccorritori sotto controllo,
limitandosi forse solo a quelli dell'ospedale di Empoli, e all'epoca non
esisteva ancora lo strumento dei tabulati telefonici. Rimase quindi solo la
sensazione che forse l'assassino da quella trappola era stato irritato,
sempre che a fare quella telefonata non fosse stato qualcun'altro.
Ora pero' il panico dell'opinione pubblica sembro' contagiare anche gli
investogatori, che dopo un anno si ritrovavano con zero indizi, 6 cadaveri
sulle spalle, e il sospettato piu' gettonato, un medico, scagionato da un
alibi per questo ultimo delitto. Dovette essere questa pressione psicologica
che il 30 Giugno li indusse a pubblicare l'identikit realizzato ad ottobre 81,
perche' fu subito chiaro che tale mossa aveva solo complicato le indagini
anziche' aiutarle.
Del resto l'omicidio di Baccaiano, nonostante la perdita di controllo
momentanea da parte del killer, non aveva portato altri indizi. All'ora del
delitto, sulla strada, erano state notate almeno una mezza dozzina di auto
sia ferme che in transito, ma incredibilmente nessuna di queste porto' ad
alcunche' di rilevante. Tra le testimonianze c'era anche quella del signor
Calonaci, che a Cerbaia, una mezz' ora prima dell'omicidio, aveva notato
un uomo solo dentro una macchina in fare sospetto. Disse il Calonaci che
sembrava cercasse qualcosa o qualcuno in mezzo alla folla in festa,
tentando pero' di rimanere nella parte non illuminata della strada, e che
quando si rese conto di essere in piena luce, si ritrasse velocemente quasi
"fosse stato sorpreso a rubare in chiesa". Neanche quella traccia porto' a
nulla, ma il caos duro' poco perche' circa tre settimane piu' tardi si verifico'
un colpo di scena...

Mostro di Firenze
la pista sarda

Nellestate del 1982 la schizofrenia del mostro sembro' contagiare anche i


giornali, per i quali l'assassino era passato dallindividuo codardo che
confeziona delitti tanto facili quanto vili, al killer freddo e spavaldo che
colpisce allo scoperto mostrando una mira degna del peggiore pistolero da
Far West. Che poi il delitto di Baccaiano mostrasse davvero la
spregiudicatezza del serial killer non importava pi di tanto, perch ormai
il mito del mostro aveva raggiunto una tale rilevanza nell'opinione
pubblica che ogni suggestione si sedimentava sulle precedenti in modo
irreversibile. Un fatto che stava deprimendo gli stessi inquirenti, ai quali
n la trappola a mezzo stampa, n la pubblicazione dell'identikit aveva
portato alcun frutto. Occorreva un nuovo impulso, nuove metodologie,
magari analoghe a quelle che altri stavano adottando per le principali
emergenze criminali del paese...
E' la stessa dottoressa Della Monica, da noi intervistata
recentissimamente, a raccontare come fosse stata proprio lei ad insistere
con il dottor Vigna affinch prendesse parte all'inchiesta, mettendo a
disposizione le sue incontestabili doti investigative affinate negli anni con
la lotta al terrorismo e alla criminalit organizzata. Dal 3 di luglio, il
dottor Vigna comincio' ad occuparsi del caso pretendendo, ed ottenendo,
che sulle indagini calasse il massimo riserbo. Al blackout delle fonti
primarie, i giornalisti sostituirono un vero e proprio pedinamento (anche
fisico) delle mosse degli inquirenti, arrivando, il 14 di luglio, a parlare di
nuova pista che doveva condurre a Borgo San Lorenzo (comune del
delitto del 1974) perche' il giorno precedente, l vi si erano recati i
magistrati forse per ascoltare nuovi testimoni.
Il 16 Luglio, La Nazione ribad che qualcosa di rilevante doveva essere
accaduto, stando alla frenesia degli investigatori nelle ultime 72 ore.
Tuttavia il cronista non era in grado di ipotizzare di cosa si trattasse. E'
l'ultimo scampolo d'informazione prima del vuoto mediatico da cui
l'opinione pubblica si risveglier solo a Novembre, con il mostro gi in
carcere. Un mostro pro tempore per, come vedremo tra poco.
Il 7 Novembre 1982, dalle prime pagine di tutti i quotidiani fiorentini si
affaccio' un volto rude illuminato da un sorriso sarcastico, quello di
Francesco Vinci, immigrato in Toscana dalla Sardegna nel lontano 1960.
Era il sorriso beffardo della balentia sarda pero' e non quello inquietante
della follia di un chirurgo sconvolto nella psiche che aveva conquistato
l'immaginario collettivo fino a quel momento. Era una figura che
all'opinione pubblica lasci quasi un senso di delusione e di dubbio; una
perplessit rinvigorita dalle parole dello stesso Giudice Istruttore, che, pur
avendone firmato il mandato d'arresto, consigliava ancora prudenza e alle
potenziali vittime di non abbassare la guardia.
Ma come c'era finito Francesco Vinci dietro le sbarre con una accusa tanto
pesante? E quali erano gli elementi che avrebbero dovuto far tirare
finalmente un sospiro di sollievo? Bisogna tornare a quel luglio del 1982,
a quella frenesia investigativa registrata dalla stampa o piuttosto alla sua
successiva brusca interruzione.
Oggi, dalle fonti dibattimentali, si apprende che quella frenesia sarebbe
stata frutto di tutt'altra storia: la sparizione di una pistola passata di mano a
Borgo San Lorenzo, e che nulla avrebbe avuto a che fare con il Vinci e la
scoperta di un nuovo-vecchio omicidio del mostro datato 1968 . Ma fu
proprio a quel punto che si innest la nuova e dirompente pista che fece
repentinamente abbandonare tutto il resto e calare il silenzio assoluto sulla
vicenda.
Come accade normalmente in indagini cosi' complesse, dall'autorit
giudiziaria sarebbero state messe in atto verifiche indipendenti su ipotesi
parallele. Cosi', mentre i PM seguivano le tracce di quella pistola sparita,
il Giudice Istruttore Tricomi, come di recente ci ha raccontato lui stesso
in un intervista esclusiva, aveva gi rinnovato la richiesta di verificare
l'eventuale esistenza di altri precedenti criminali analoghi a quelli di cui
ci si stava occupando, nell'ottica probabilmente di ottenere qualche nuovo
indizio del misterioso assassino. Un tentativo era gi stato fatto a
novembre dell'81, addirittura con l'ausilio dell'Interpol per comprendere
anche i casi internazionali, ma limitatamente al periodo 74-81. Nell82,
forse, la situazione contingente (aggravatasi ulteriormente per un nuovo
omicidio che sembrava mettere in discussione il profiling classico del
mostro) avrebbe fatto riflettere con pi attenzione anche sui casi gi risolti
e pi lontani nel tempo, con ricerche darchivio sicuramente pi
approfondite.
Sarebbe stato questo input, secondo la versione ufficiale, ad illuminare la
memoria di un oscuro maresciallo in forza al NCO di Firenze, che in quei
giorni si present al giudice Tricomi con in mano un articolo di giornale
inerente un vecchio processo d'appello per un caso di duplice omicidio.
Quel vecchio caso, verificatosi come sappiamo a Signa il 21 Agosto del
1968, aveva molti ingredienti comuni a quelli del maniaco delle
coppiette, ma anche un colpevole mandato a sentenza nell'Aprile del
1973 e in carcere al compimento del delitto del 1974 di Borgo. Eppure,
leggendo ancora oggi la cronaca del processo a Stefano Mele, allora
sembrava un altro l'uomo da battere: Francesco Vinci, lo scaltro e geloso
ex amante della Locci , non certo il marito succube e semi infermo di
mente che si stava giudicando come unico autore materiale del delitto.
Le stesse illazioni fatte sulla stampa dell'epoca avrebbero quindi ridestato
14 anni dopo l'intuizione del Maresciallo Fiore, facendo si che intorno al
20 Luglio del 1982 il faldone di quel processo si trovasse gi sulla
scrivania del magistrato Tricomi, comprensivo delle perizie balistiche e
addirittura dei bossoli e dei proiettili allora rinvenuti sulla scena del
crimine.
Come e' noto, con questa versione non concordano il giornalista Mario
Spezi e l'avvocato Nino Filast, entrambi convinti che a mettere Fiore
sulla strada del delitto Locci-Lo Bianco fosse stata la manina di un
anonimo, magari il mostro stesso, che avrebbe fatto recapitare ai CC
quell'articolo di giornale. Perch, si chiede Filast, un maresciallo dei
Carabinieri, che neppure aveva preso parte alle indagini del 68,
illustrerebbe la sua intuizione con un vecchio ritaglio di giornale anzich
con rapporti e verbali? E dove lo avrebbe trovato poi? Negli archivi
dell'Arma? E' forse uso dei CC conservare articoli di giornale dei casi
indagati nel passato? Forse, ma perch allora un articolo sul processo
d'appello e non uno di quelli, numerosi, che trattavano direttamente
dell'omicidio?
Un ipotesi, questa, contraddetta da tutti i diretti interessati a partire dalla
dottoressa Della Monica e dal Colonnello Dell'Amico, ma anche dallo
stesso giudice Tricomi, il quale pero' ancora oggi rammenta quell'articolo
di giornale portato dal Maresciallo Fiore, pur non ricordando in effetti
come lo stesso ne fosse venuto in possesso.
Recentemente, qualche arguto osservatore ha fatto notare una singolare
coincidenza di date che potrebbe dare manforte all'ipotesi dell'anonimo
suggeritore. Su La Nazione del 20 Luglio 82 compare infatti un
trafiletto in cui i Carabinieri chiedono ad un anonimo, denominatosi "Un
cittadino amico", di mettersi in contatto con loro. La data e' praticamente
la stessa in cui venne recuperato l'incartamento del processo del 1968 a
seguito dell'intuizione di Fiore: perch, imboccata una pista cosi' rilevante,
si continuerebbe a rivolgersi ad un anonimo se questo non fosse parte in
causa di quella pista? Quella richiesta di collaborazione all'anonimo
Cittadino Amico rappresenterebbe quindi un indizio a conferma della
tesi di Spezi e Filasto'?
Dalla lettura del libro che lo stesso Mario Spezi pubblicher nel 1983,
sembra pero' venire una spiegazione molto diversa per quell'appello. Spezi
racconta che dopo il delitto di Calenzano cominciarono ad arrivare alcune
lettere anonime, di cui tre attribuite ad un sedicente: "Amico che conosce
bene la psicologia del mostro". Le prime due incuriosirono gli
investigatori, ma la terza sembr il frutto del solito mitomane psicolabile.
In questa, infatti, l'amico sosteneva di aver decodificato il modo con cui
l'omicida sceglieva i luoghi dove colpire, ovverosia cercando di comporre
con l'iniziale di ciascuno una precisa parola. L' amico partiva da quello
che in quel momento era considerato il primo delitto, Borgo, proseguiva
con quello dell'Arrigo e poi con l'ultimo, all'atto dell'invio della lettera,
delle Bartoline, rilevando che la parola da comporre sarebbe dovuta
essere BABBO e che quindi i due successivi delitti si sarebbero
verificati in localit che iniziavano con la B e con la O. Una teoria
che fece molto probabilmente sorridere i Carabinieri, cosi' come
immagino fara' sorridere il lettore, almeno fin quando non si verifico' il
delitto successivo: quello di B"accaiano.
Spezi continua, raccontando come la previsione azzeccata indusse a
cercare di entrare nuovamente in contatto con l'anonimo, e che si tent di
farlo proprio con due appelli a mezzo stampa pubblicati qualche settimana
dopo l'omicidio dell'82. L' Amico che conosce bene la psicologia del
mostro sarebbe dunque il Cittadino Amico, latore come quest'ultimo di
tre lettere, e oggetto di un appello diretto dai CC proprio dopo il delitto di
Baccaiano? A rigor logica tutto sembrerebbe indicare di si, smontando
irrimediabilmente dunque l'acuta osservazione precedente.
A corroborare l'ipotesi di una soffiata anonima rimarrebbe quindi ben
poco, forse solo un ultima flebilissima traccia lasciata su La Nazione
del 6 Luglio 82, e cio lo scampolo di una lettera con firma femminile,
ma sostanzialmente anonima, dove l'autrice narrava di un episodio
occorsole una quindicina d'anni prima con un uomo pressoch identico a
quello dell'identikit appena pubblicato.
A ben vedere la lettera sembra solo lo sproloquio di una persona
suggestionata dal caso, ma e' singolare che, quando ancora nessuno poteva
minimamente immaginare che il primo delitto fosse quello di Signa,
l'anonima segnalatrice abbia voluto portare l'attenzione proprio ad un
periodo risalente una quindicina d'anni prima, cio attorno al 1967\68...
Dunque, quel trafiletto all'anonimo Cittadino Amico era la conseguenza di
indagini parallele come sembrerebbe da ci che scrive Spezi nell' 83, o
aveva davvero a che fare con l'intuizione del Maresciallo Fiore come
vorrebbe la coincidenza di date? L'articolo di giornale, mostrato dal
Maresciallo al giudice Tricomi, era frutto delle ricerche dello stesso
sottufficiale, o gli era stato consegnato da qualche fonte pi o meno
anonima per rinverdirrne la memoria?
Chi scrive lascer libero il lettore di rimuginare sulla questione,
limitandosi a ricordare che gi nel 1989 il giudice Rotella si preoccupo' di
smentire questa stessa ipotesi, attribuendole, dopo verifica diretta dei
Carabinieri, il valore di una semplice suggestione giornalistica alimentata
dalla segretezza con cui si segui' inizialmente la pista del 68.
Comunque, ragionando pi o meno per assurdo, se anche ci fosse stata
una soffiata anonima a mo di ritaglio di giornale per rammentare il
delitto di Signa, saremmo ben lungi dallaver inserito un tassello
fondamentale nel mosaico delle certezze (o quantomeno delle ipotesi
probabili) di questa vicenda. Chi avrebbe potuto ricordarsi del delitto di
Signa, 14 anni dopo il fatto, e comunicarlo agli inquirenti? Sicuramente
unampia gamma di persone: per esempio un residente della zona di Signa
allepoca dellomicidio, oppure qualche investigatore privato, piuttosto
che qualche inquirente che non si occupava direttamente del caso e non
voleva rubare la scena ai colleghi. Certo, fra una gamma di ipotetici
segnalatori potrebbe esserci persino il mostro stesso che magari vuole
rivendicare la paternit del delitto di Signa o, diabolicamente, far spostare
lattenzione degli inquirenti su un nuovo delitto controverso e con un
colpevole giudicato in via definitiva. Uninfinit di ipotesi (basate a loro
volta su unipotesi bollata dagli inquirenti come fantasia giornalistica)
utili solamente a discutere sul sesso degli angeli.
Tornando ai fatti, quel che e' certo e' che il maresciallo Fiore sar
sufficientemente convincente perche' il G.I. ordini di recuperare gli
incartamenti di quel processo , e ancor piu' convincenti saranno le
successive analisi su perizie e bossoli che non lasceranno alcun dubbio sin
da subito sul collegamento di quel delitto con i successivi del mostro di
Firenze.
Il 27 Luglio del 1982, i Magistrati tornarono a confrontarsi con l'infernale
psicologia del povero Stefano Mele, oramai libero dall'aprile del 1981 ed
ospitato presso un ostello di Ronco all'Adige per ex detenuti indigenti.
L'uomo, quasi quei 14 anni non fossero passati , ripropose la prima
versione data all'indomani del delitto, e cio quella in cui lui non solo non
vi aveva preso parte, ma neppure sapeva con certezza chi potesse esserene
l'autore, sebbene sostenesse che nel colloquio avuto con il figlio la sera
successiva al delitto, questo gli avesse inidicato Francesco Vinci.
Con quella versione, il Mele stava di fatto azzerando le aspettative di chi
lo interrogava, che per il momento non poteva piu' contare sulla chiamata
di correo con cui riformulare le accuse contro il Vinci per quel lontano
delitto, e di conseguenza per tutti gli altri omicidi in collegati dall'uso
della stessa pistola. Da quel momento, pero', sulle spalle di Francesco
Vinci cominciarono ad addensarsi tutta una serie di sospetti via e via pi
pesanti. Poco dopo l'interrogatorio del Mele, ossia dopo il 27 luglio 82, i
Carabinieri inviarono alla Procura un informativa inerente il ritrovamento
dell'auto del Vinci infrascata nei pressi di Casellina, vicino a Grosseto,
come se l'uomo se ne fosse dovuto sbarazzare per qualche motivo
certamente grave. A piu' d'uno venne in mente un collegamento con la
falsa notizia, diramata un mese prima dalla stampa, in merito ad eventuali
rivelazioni sull'omicida fatte dal Mainardi in limine vitae.
All'atto di perquisire l'abitazione del Vinci, che si era reso irreperibile,
interrogarono i suoi familiari. Costoro sostennero di non vedere pi il
proprio congiunto dalla fine di Giugno, ovverosia piu' o meno dalla data
dell'ultimo delitto del mostro... La moglie decise in quest'occasione di
esporre anche una provvidenziale denuncia per maltrattamenti ed
abbandono del tetto coniugale, denuncia con la quale si pote' formalizzare
un rintraccio dell'uomo oramai latitante a tutti gli effetti.
Inoltre, scavando nei precedenti del Vinci, si scopri' che questo era stato
arrestato nei primi anni '70 per il possesso abusivo di una calibro 22, che,
sebbene incompatibile con quella usata nei delitti, indicava familiarit del
sospettato con questo tipo di armi. Ma si scopri' anche che costui era
uscito dal carcere proprio i primi di Settembre del 1974, e che pochi
giorni prima del delitto Pettini-Gentilcore era stato protagonista a Borgo
San Lorenzo di una feroce lite con i familiari di una sua ex amante. Messi
i telefoni sotto controllo, si riusci' anche ad intercettare il sospettato che
era tornato a farsi sentire con i familiari, il quale pero' in questi colloqui
palesava una certa difficolta' a comprendere tutto quell'interesse nei suoi
confronti, sostenendo con la moglie di essersi dovuto allontanare per una
semplice questione inerente il furto\rapina di una autocarro e di un
conseguente residuo di pena da scontare.
Il 15 Agosto del 1982, con modalit non del tutto chiare, i Carabinieri
raggiunsero il Vinci nel suo rifugio nell'imolese, in un cascinale di
proprieta' di tale Francesco Calamosca che a lui ed al nipote Antonio
aveva offerto protezione. Il giorno dopo l'arresto, piu' precisamente il 16
Agosto, i magistrati, in cerca di elementi d'accusa piu' solidi,
riconvocarono Natalino Mele, il bimbo testimone del delitto del 1968, che
ormai adulto sment quanto sostenuto nel processo del 1970,
riproponendo la versione del non aver visto nulla quella notte a Signa e
dell'essere arrivato a casa del suo salvatore con le proprie gambe. Un altra
debacle da cui pero' si uscira' in breve, visto l'ennesimo voltafaccia di
Stefano Mele.
Concretizzatisi i sospetti sul Vinci, Stefano Mele decise, il 7 Settembre, di
cambiare nuovamente versione, tornando a quella che voleva Francesco
Vinci esecutore ed ideatore dell'omicidio del 68 e lui semplice gregario. Il
22 Settembre, la nuova richiamata di correo venne sigillata in un
ennesimo confronto tra accusato e accusatore. Questa volta l'accusatore
riusci' a ribattere le controdeduzioni del suo antagonista, una chiamata di
correo che ora, con la pistola tornata a sparare, risulto' assai piu'
convincente di quanto non lo fosse stata nel 1968.
Nell'inverno dell'82, i dubbi sull'aver davvero risolto il caso rimanevano
forti, ma passata la primavera e la prima parte dell'estate senza che si
verificasse un nuovo delitto, gli inquirenti pensarono di esser approdati
finalmente alla soluzione definitiva.
Nell'aprile dell'83, il giudice Tricomi pass il testimone al collega Mario
Rotella, che sembrava destinato al ruolo di semplice notaio del risultato
del suo predecessore, salvo forse dover verificare l'ultima suggestiva
ipotesi uscita sulla stampa a Maggio dello stesso anno: quella che voleva
Francesco Vinci esecutore materiale di delitti commissionatigli da un
medico empolese, lo stesso che avrebbe avuto tra i suoi clienti non solo il
Vinci ma addirittura lo sfortunato autista di ambulanze arrestato dopo il
delitto di Scandicci. . Quell'ipotesi sensazionalistica dur sui giornali
giusto il tempo di un mattino, affondata probabilmente dalla palese
inconsistenza dei pur approfonditi accertamenti, salvo poi riproporsi 15
anni dopo sotto una veste completamente rinnovata...
Le porte del carcere sembravano sempre piu' saldamente chiuse dietro le
spalle di Francesco Vinci, fin quando una chiave forgiata con il metallo di
7 proiettili e 4 bossoli non si materializz accanto ai cadaveri di due
giovani tedeschi, ritrovati in uno spiazzo sulla via di Giogoli il 10
Settembre del 1983... era un nuovo duplice omicidio del mostro di
Firenze!

Mostro di Firenze:
un incubo amaro

Il 9 settembre 1983 Firenze ricadde nellincubo del mostro. Un incubo


amaro, amarissimo per coloro che consideravano lassassino delle
coppiette individuato in quel Francesco Vinci oramai detenuto in carcere
da oltre un anno.
A dir la verit, in quel di Giogoli (piccola frazione fra il Galluzzo e
Scandicci), la scena del crimine che si trovarono davanti gli inquirenti al
momento della scoperta dei cadaveri (in data 10 settembre 1983, un giorno
dopo il delitto) non fu esattamente lo scenario tipico del mostro di Firenze.
Questa volta infatti non cera unauto, ma un furgone Volkswagen e
soprattutto il mostro aveva ucciso due ragazzi maschi, sfortunati turisti
tedeschi vittime di una follia omicida che non poterono prevedere.
I soliti bossoli con l'H stampata sul fondello non lasciarono per alcun
dubbio: larma era quella del mostro di Firenze.
Il duplice omicidio di Giogoli indubbiamente fallito nella finalit delle
escissioni, perch la coppia risult appunto costituita da due uomini.
Lomicida quindi sarebbe stato tratto in inganno dalla capigliatura lunga e
di taglio femminile di uno dei due ragazzi e dalla corporatura esile, o
almeno questo e' ci che appariva evidente per inquirenti e i giornalisti...
Sul caso si abbattevano in tal modo due picconate spiazzanti: la prima
era di tipo giudiziario poich Francesco Vinci, che rimarr in carcere fin
dopo il delitto successivo di Vicchio , prosciolto e scarcerato dal G.I. del
Tribunale di Firenze in data 26 ottobre 1984, non era luomo giusto; la
seconda era di tipo investigativo, visto che il serial killer delle coppiette si
mostrava imprevedibilmente mutevole come scelta dei luoghi e delle
vittime. Dopo aver ucciso on the road a Baccaiano come un pistolero
yankee, tornava a colpire in un posto tuttaltro che isolato: uno spiazzo a
meno di un centinaio di metri da una villa, con di fronte una stradina
stretta (ma non propriamente poco trafficata) dove il percorso
automobilistico procedeva lentamente proprio per la ridotta larghezza
della carreggiata. Anche nell83, come lanno precedente, il mostro non
cerca il delitto comodo, cio quello senza rischio che qualcuno (magari
un passante o uno spettatore pi o meno casuale) lo colga in fallo: questa
una certezza, in mezzo alla folta nebbia delle ipotesi. Il dibattito sulla
stranezza di questo omicidio, discussione ancor oggi aperta e dunque
sempre attualissima, si concentra fin da subito sul perch abbia ucciso
due uomini. In molti ritengono questo delitto un errore; in tal caso
lassassino scambierebbe uno dei ragazzi tedeschi per una donna e, resosi
conto dello sbaglio, lascerebbe la scena del crimine senza compiere
escissioni n infierire nessun colpo di lama sui cadaveri visto che in tutti
gli altri omicidi accoltella anche luomo post-mortem. Un ipotesi
plausibilissima, suffragata da alcuni dati di fatto. In primis uno dei due
ragazzi, magari al buio, poteva essere scambiato per una donna, non tanto
per la corporatura longilinea ma per la lunga capigliatura bionda.
Daltro canto fila anche la tesi che il mostro abbia voluto scientemente
colpire i due ragazzi, forse proprio perch ritenuti da lui omosessuali
colti in fallo o per qualsiasi altro diavolo di motivo passasse nella testa
di quel turpe assassino. Ricordiamoci poi che negli anni 80 il capello
lungo a caschetto era molto comune fra gli uomini, sicuramente uno dei
look pi diffusi, persino omologante in certe culture allora in voga come
gli hippie o i metallari, generi che, tra parentesi, potrebbero anche aver
rappresentato un bersaglio accessorio da parte di un moralista giustiziere,
nel caso questo profilo fosse adattabile all'autore dei delitti.
Nei pressi del furgone, sul terreno, furono rinvenute alcune pagine
stracciate di riviste pornografiche. Di chi era poi la rivista omosessuale
(anzi, bisessuale) strappata, ritrovata a pochi metri dal furgone delle
vittime? Apparteneva al serial killer e magari era stata fatta a pezzi dal
mostro stesso come simbolico disprezzo per lomosessualit? O, tra le
ipotesi piu' suggestive, era il simbolico disprezzo per il triangolo amoroso
(due uomini e una donna) che lo aveva portato a lasciare quel reperto
dove, sulla pagina centrale, campeggiava proprio un siffatto tipo di
rapporto? Qualcosa a che fare con gli intrecci amorosi dei protagonisti del
primo delitto?
Unipotesi, la prima, senzaltro praticabile, anche se quel giornaletto (che
una brillante ricerca ha scoperto essere stato un allegato di una rivista,
sempre pornografica ma eterosessuale) poteva essere appartenuto e
lasciato l da chiunque, o perlomeno da uno dei tanti fruitori di quel genere
di materiale.
La tesi dellerrore implicherebbe un mostro che, almeno nel caso in
questione di Giogoli, uccide le proprie vittime at random, dopo aver
individuato i luoghi o la zona dove colpire e, battendo il territorio, si
scaglia sulla prima coppia (o presunta tale) che capita.
Questo genere di considerazioni sulle modalita' di scelta delle vittime
tennero banco a lungo nei dibattiti dell'epoca, e non solo tra esperti e
pseudotali, ma tra gli stessi investigatori che ad ogni nuovo delitto
dovevano mutare l'opinone che si erano fatti col precedente. Cosi', dopo il
delitto di Calenzano ad esempio, in parte anche per la storia della
misteriosa telefonata (una persona chiama labitazione della ragazza), ci si
era convinti che l'omicida pedinasse a lungo le sue vittime prima di
colpire, per poi convincersi, dopo questo di Giogoli, dell'esatto contrario.
L'estemporaneit della presenza dei due turisti sul territorio fiorentino
rendeva infatti arduo ipotizzare eventuali lunghi pedinamenti pregressi, e
lasciava come unica alternativa quella della scelta casuale fatta sul
momento. per singolare il fatto che i due campeggiatori tedeschi,
almeno un giorno prima di venire assassinati mostro_firenzeinnanzi alla
Sfacciata, si fossero intrattenuti in un luogo che a posteriori sappiamo
essere stato certamente battuto dall'omicida, ovverosia quella piazzola di
via degli Scopeti 124 che diventer il teatro di un altro delitto due anni
dopo.
Tale curiosa coincidenza rilevabile dal verbale di una guardia giurata
che, gi l'11 Settembre, aveva raccontato di aver allontanato il camper dei
due sventurati turisti proprio dalla piazzola degli Scopeti, o meglio dallo
spiazzo antistante il cancello della villa che si trova sul lato opposto della
strada, ma esattamente alla stessa altezza del viottolo da cui si accede alla
suddetta piazzola. Se le vittime dell'83 avevano preso a frequentare quel
luogo, non forse possibile che l'omicida le avesse agganciate proprio l,
seguendole poi fino allo spiazzo di Giogoli per assassinarle? In questo
caso, come potrebbe aver scambiato uno dei due giovani per una donna?
Un altro aspetto interessante che ha rappresentato uno dei punti cardine
nel processo dappello , ossia quello dellassoluzione di Pacciani, stato il
tema relativo allaltezza dellomicida , che, in base ai rilevamenti
scientifici sui colpi portati attraverso la carrozzeria del furgone, sarebbe
stata quasi certamente sopra la media, superiore probabilmente al metro e
ottanta.
La perizia del Prof. De Fazio ci specifica che verosimilmente un foro sito
all'altezza di cm-137-140 su di un bersaglio posto a breve distanza dalla
bocca della pistola, sia il punto di incidenza normale di un colpo sparato
dall'omicida nella "normale" posizione di tiro, o con il braccio lievemente
rialzato rispetto a quella, in misura tale da non inficiare inefficacia del tiro
e la precisione della mira , si pu quindi ipotizzare che l'omicida abbia una
statura considerevole, molto probabilmente superiore, e non di poco, a
cm.180.
A tal proposito opportuno anche evidenziare che come riportato nella
sentenza dappello al Processo Pacciani-bis non si conoscevano le
posizioni dei due ragazzi tedeschi mentre venivano colpiti, ed erano
formulabili al riguardo varie ipotesi nessuna delle quali risolutiva, quindi
non possibile aver certezza sullaltezza dellomicida ma solo formulare
lipotesi ragionevolmente conforme alla perizia De Fazio.
Una mente malata ma organizzata come quella del mostro avrebbe dunque
commesso lerrore, forse marchiano o forse inevitabile, di scambiare un
uomo per una donna?
Ai lettori lardua risposta.

Mostro di Firenze
il mostro a mille teste

Dopo il delitto di Giogoli del settembre 1983, la divergenza tra Procura ed


Ufficio del Giudice Istruttore cominci a trasformarsi in rottura vera e
propria. Cos, quando quest'ultimo nel gennaio 1984 decise di proseguire
su quella pista arrestando altri due personaggi coinvolti marginalmente
nell'inchiesta del 68, Pietro Mucciarini e Giovanni Mele, in Procura gi si
era fatta largo l'idea di ricominciare da capo tutta l'inchiesta.

Intanto, proprio nel gennaio 84, un altro delitto, nel comune di Lucca
(quartiere SantAlessio), alimentava la paura del mostro. Due giovani
amanti erano stati uccisi all'interno della loro auto di notte in prossimit di
un corso d'acqua chiamato Serchio. La pistola era una calibro 22, ma i
bossoli (non di marca Winchester serie H) non erano stati sparati
dallarma del mostro; inoltre non cera stato alcun vilipendio sui cadaveri.
Lassassino di Lucca, mai individuato, aveva preso il borsellino nella
borsa della vittima femminile, particolare rilevante che farebbe pensare
che il movente dellomicidio fosse economico e non maniacale. Questo
delitto era poi avvenuto in inverno, stagione nella quale il mostro non ha
mai ucciso nel territorio fiorentino. Tuttavia, nonostante questo omicidio
presentasse queste importanti differenze con i delitti classici del mostro,
sarebbe sbagliato liquidare a priori il delitto di Lucca come sicuramente
non commesso dal mostro di Firenze.
Innanzitutto la dinamica del delitto di SantAlessio rispecchia il modus
operandi del mostro nellaggressione delle vittime: lassassino di Lucca
spara da un vetro anteriore, facendo centro su entrambi i ragazzi appartati
con buona mira. Il possibile movente di denaro per una somma non
elevata (per quanto pi che plausibile) mal si concilia con una dinamica
omicidiaria di questo tipo. Lavvocato-scrittore Nino Filast, indiscutibile
figura di riferimento per chiunque tratti di mostro di Firenze, ritiene che il
delitto di Lucca fu commesso dalla solita persona che uccise le coppiette
nell hinterland campagnolo fiorentino. Perch allora il mostro
ucciderebbe fuori stagione, fuori Firenze, senza escindere e con unaltra
arma? Per dare un messaggio ben preciso, secondo Filast. A Lucca infatti
il mostro ucciderebbe appositamente il 21 gennaio 1984, 5 giorni prima
dellarresto di G.Mele Mucciarini come coppia di mostri di Firenze. Il
serial killer fiorentino, che secondo Filast un personaggio in divisa in
grado persino di conoscere gli sviluppi investigativi sul caso prima della
stampa, vorrebbe dunque dare un segnale di presenza, comunicando agli
inquirenti un messaggio di questo tipo: E me che dovete prendere, non i
sardi che conoscevano le vittime del 68, n tantomeno un fornaio senese
come Mucciarini. Conosco le vostre mosse, posso uccidere anche con
unaltra arma, dunque non vi utile accanirvi nella ricerca di una calibro
22 che i sardi non hanno neanche mai avuto.
Ecco perch il mostro ucciderebbe fuori stagione, ecco perch userebbe
unaltra pistola. Come spiegazione alternativa, la scelta dellarma diversa
potrebbe poi anche significare una volont del killer di non firmarsi come
mostro di Firenze, se vero che per lui la territorialit dei suoi delitti
importantissima, forse parte integrante della sua firma. Oppure un
caso che gli otto duplici omicidi del mostro avvengono tutti nella
provincia di Firenze, molti a pochi kilometri di distanza, ma ciascuno in
un comune diverso?
Lipotesi di Filast sul delitto di Lucca poderosa e ben congeniata, ma
propone forse un mostro troppo criptico ed enigmatico. Davvero poi, nel
gennaio 1984 a Lucca, il mostro si sarebbe lasciato sfuggire unoccasione
cos propizia per compiere le escissioni dopo i fallimenti (chiss se pi o
meno voluti) del 1982 e del 1983? Insomma, il dibattito sullattribuire il
delitto di Lucca al mostro o meno rimane aperto e come di consueto sta al
lettore scegliere quale ipotesi sposare.
Ad ogni modo, nonostante serpeggiasse la paura e l'incertezza anche tra
gli inquirenti, il delitto di Lucca venne presto messo da parte e chi
indagava sul mostro, continu ancora sulla stessa pista, ovvero quella dei
sardi che orbitavano attorno al delitto di Signa del 1968. Il giudice
istruttore Mario Rotella, che da poco tempo aveva sostituito Vincenzo
Tricomi, pens che il delitto dei ragazzi tedeschi del 1983, per il quale
cera Francesco Vinci in carcere, fosse stato compiuto da uno o pi
complici per scagionarlo, e che "l'errore" dei due ragazzi maschi servisse
per evitare che il complice dovesse eseguire quelle operazioni mostruose
inconcepibili per un criminale "normale". Lidea del complice che vuole
scarcerare Francesco Vinci cadr inesorabilmente con lomicidio di
Vicchio dell84, poich costui si trovava in carcere anche per quel
successivo delitto. Per la procura il discorso era pi semplice: il mostro
aveva davvero confuso la capigliatura bionda di Rush per quella di una
ragazza; i bossoli mancanti probabilmente erano finiti tra i souvenir di
qualche sciacallo e non era praticabile lipotesi che a Giogoli avessero
sparato due pistole invece che una, teoria gi allora in voga ma che non
trova alcun riscontro oggettivo.
Anche se Francesco Vinci era in procinto di venire scagionato dallaccusa
di essere il mostro, il giudice Rotella non si diede per vinto ma non riusc
ad identificare qualcuno che potesse calarsi nei panni del possibile
complice n tra i compagni di scorribande del sardo, n tra i familiari che
del resto, a parte il giovane nipote Antonio, con l'uomo non avevano
rapporti poi cos stretti ed affettuosi. Rotella torn quindi a bussare alla
porta di Stefano Mele per vedere se questi gli potesse fornire qualche
nuovo indizio. Sebbene dalle parole dell'ometto non venne fuori nulla di
sensato, qualcosa di prezioso sembr invece sbucare dalle sue tasche, o
almeno cos credette il giudice. Durante quel colloquio dal portafogli del
Mele era saltato fuori un bigliettino scritto in un pessimo italiano, da cui
traspariva uno strano interessamento per le dichiarazione di Stefano Mele
sul delitto di Signa. Il bigliettino recitava cosi':
RIFERIMENTO DI NATALE riguaRDO
LO ZIO PIETO
Che avesti FATO il nome doppo
SCONTATA LA PENA
COME RisulTA DA ESAME Ballistico
dei colpi sparati
Quell'italiano sgangherato, scritto alternando maiuscole e minuscole, era
stato compilato dalla mano di Giovanni Mele, fratello di Stefano,
probabilmente il giorno in cui sui giornali dell'82 era apparsa la clamorosa
notizia del collegamento col delitto del '68. Evidentemente l'uomo aveva
voluto ricordare al fratello cosa dire per evitare che i sospetti prendessero
la direzione del clan, e in particolare si era preoccupato di togliere le
castagne dal fuoco al cognato, Piero Mucciarini, il cui nome era comparso
durante una delle innumerevoli audizioni del piccolo Natalino Mele.
E in effetti Stefano Mele quell'indicazione l'aveva data, anche
correttamente visto che rifer di 8 colpi pur sbagliando il finestrino da cui
erano stati sparati. Quel bigliettino, insieme ad alcune intercettazioni
telefoniche ed ambientali, convinse il magistrato che a commettere
l'omicidio del68 fosse stato il clan dei Mele. La famiglia Mele avrebbe
pertanto agito poich stufa dei continui colpi di testa della Locci
(spendacciona e dai facili costumi) e delle continue umiliazioni a cui la
famiglia era sottoposta a causa del suo modo di trattare il marito.
Durante la conferenza stampa in cui si annunciava la scarcerazione di
Francesco Vinci, il dottor Rotella sorprese tutta la platea di giornalisti
dichiarando che da quel momento erano formalmente indagati per i delitti
Giovanni Mele e Piero Mucciarini. I mostri quindi erano due. Per
sostenere il mandato d'arresto furono anche illustrate le risultanze di una
perquisizione al Giovanni Mele, sulla cui auto, una fiat 128, era stato
trovato quello che fu definito un vero e proprio kit da Mostro, composto
da coltelli, corde, stracci e liquido per detergersi le mani. A dire il vero
nulla di quegli oggetti recava la minima traccia dell'uso in uno dei delitti,
ma fu sufficiente perch i giornalisti per il momento non si facessero
troppe domande.

In carcere Mele e Mucciarini cominciarono ad accusarsi l'un l'altro, con il


Mele che ammise di aver scritto quel biglietto per proteggere il cognato.
Le indagini andavano man mano verso una direzione che poi si rivel una
pista buia. La Pm Dr.ssa Silvia Della Monica lasci linchiesta per
occuparsi daltro, sicuramente a ci contribu anche la divergenza
dopinioni interna agli inquirenti.
Come era successo gi nei delitti precedenti finirono sulle pagine dei
giornali le foto dei mostri. Il primo fu Enzo Spalletti, lautista della
misericordia accusato di reticenza ma sospettato di essere lassassino, poi
dal delitto successivo, fu il turno di Francesco Vinci, anche lui scagionato
da un nuovo delitto ed infine il Mele e Mucciarini.
Per poco pi di sei mesi i fiorentini tirano un sospiro di sollievo: il bi-
mostro era in carcere! Tutto ci infatti dur fino alla sera della domenica
del 29 di luglio, quando nei pressi di Vicchio nel Mugello accadde
unagghiacciante e terribile nuovo duplice omicidio del Mostro di Firenze!

Mostro di Firenze
atroce destino

Il 29 gennaio 1984, il quotidiano La Citt, pubblic l'intervista al


procuratore capo Enzo Fileno Carabba :
E' un'inchiesta terribilmente difficile. E' un giallo degno di Agatha
Christie. E' di enorme difficolt. C' tutta una gamma, un ventaglio
enorme di ipotesi. Si pu pensare a colui che rinnova un trauma antico; al
moralista; al vendicatore del perbenismo; al maniaco sanguinario che gode
del sangue e anche a un'associazione a delinquere di guardoni se ci si
vuole divertire. Ma io voglio dati di fatto, su cui dopo lavorare dal punto
di vista psicologico.
Enzo Fileno Carabba, fece anche un appello alla prudenza e di non
appartarsi in auto di notte. Con Mele e Mucciarini in carcere soltanto per
il delitto del 1968, la tensione tra la popolazione si abbass.
Domenica 29 luglio 1984, sullo schermo dai colori sbiaditi e un po
traballanti, una fila di majorette vestite di bianco guida le evoluzioni di
pacifici plotoni armati di fanfare, che a tempo di musica formano e
disfano giganteschi anelli umani. Visti dall'alto riproducono
suggestivamente i 5 cerchi incrociati inventati da Pierre de Coubertin. E'
caldo a Los Angeles, come caldo nel bel paesino di Vicchio: settemila
chilometri e 9 ore pi ad ovest. Quella domenica mattina la RAI sta
mandando in differita dallo stadio Coliseum l'apertura della XXIII
edizione dei giochi olimpici e tra i tanti spettatori ci sono anche Claudio
Stefanacci e suo fratello Sauro. Claudio deve aver immaginato la sua
ragazza nei panni di una delle majorette, perch anche Pia Rontini sfila da
Viareggio a San Casciano alla testa di plotoni di fanfare, seppure meno
pretenziose: quelle della folk band del paese di Vicchio.
A quell'ora, per, Pia sta facendo tutt'altro. Lavora al bar della stazione,
ma non il suo turno normale perch eccezionalmente quel giorno si
accordata con la collega per scambiarsi gli orari: avr la serata libera a
differenza degli altri giorni...

Qualche ora dopo, e questa volta solo 7 chilometri pi ad ovest, in una


tavola calda sulla provinciale tra Borgo e Vicchio, una coppia
giovanissima sta ordinando qualcosa da bere e un piatto di cozze, forse un
piccolo preludio alle vicinissime vacanze estive da trascorrere al mare.
Nessuno probabilmente farebbe caso a loro se non fosse per lo strano
comportamento di un uomo. Il gestore della tavola calda lo ricorder cos:
Alto, robusto, stempiato con i capelli molto corti e biondicci sul
rossiccio, un grosso anello quadrato al dito. E' entrato poco dopo la coppia
ordinando una birra, poi si seduto all'aperto scrutando insistentemente i
due ragazzi- "...li scrutava con intensit, amarezza, rabbia e continuit.
Ricordo perfettamente che aveva la mano destra davanti alla bocca, come
se volesse coprire il movimento che faceva con la bocca...Almeno a mio
giudizio non poteva essere assolutamente un tic" circa 24 ore dopo
saranno esattamente queste le parole usate con i carabinieri dal gestore
Bardo Bardazzi.
Qualche ora ancora e Pia ritorna a casa per cenare con la madre. Sono le
21 o poco pi quando la ragazza esce per raggiungere il fidanzato. Meno
di 500 metri di cammino verso un destino assurdo, un cammino da cui
nessuno la rivedr pi tornare viva, n lei n Claudio.
Quando intorno alla mezzanotte i Carabinieri ricevono la prima telefonata
dalla signora Stefanacci, mezzo paese si sta gi dando da fare per cercare i
due giovani, perch, anche se da poco che mancano, quelli sono gli anni
del mostro di Firenze: una coppia che ritarda a rientrare, anche solo di un
ora, getta nel panico parenti ed amici.
Intorno alle ore 3, Piero Becherini a trovare la panda infilata in una
stradina nei campi de La Boschetta, nei dintorni di Dicomano. L'uomo si
ricordato di aver visto tempo prima l'auto di Claudio sbucare da quella
stradina sulla sagginalese: un posto in pi dove cercare...E' quello giusto
purtroppo. Il ragazzo rannicchiato nel vano posteriore, da dove per far
spazio nella piccola utilitaria stato tolto il sedile. Claudio
completamente ricoperto di sangue, sgorgato da una decina di ferite da
taglio e da tre d'arma da fuoco. Pia non c', ma non stata pi fortunata. Il
suo cadavere giace a 7 metri sull'erba del campo, orrendamente straziato,
inequivocabilmente dalla mano del mostro. Il medico legale appurer in
seguito che all'omicida bastato un solo colpo di calibro 22 per ucciderla,
un colpo che le ha centrato il viso forse dopo averle trapassato un braccio.
A quel primo colpo sopravvissuta solo qualche minuto ed in stato di
assoluta incoscienza, ma nel campo ci stata portata solo quando era gi
morta, come dimostrano i graffi del trascinamento privi di sangue.
Alle 3:45 qualcuno che si dimentica di lasciare il proprio nome avvisa i
CC di Borgo. Unora dopo, quando le gazzelle della stazione di Vicchio
sono gi sul posto, qualcun'altro telefona nuovamente per segnalare che
alla Boschetta c' stato un incidente con un autocarro coinvolto. Questa
volta per il nome lo lascia: "mi chiamo Farina, sono un fornaio della
zona" dice. Niente di particolarmente strano se non fosse che In zona non
esiste nessun "fornaio Farina" e che non c' neppure alcun autocarro alla
Boschetta. Un fornaio invece c' davvero in questa storia: il povero
detenuto Mucciarini, che in quelle ore per l'opinione pubblica dovrebbe
essere ancora il mostro e a voler forzare la mano alla fantasia, esisterebbe
anche un autocarro, quello per il cui furto Francesco Vinci ancora
soggiorna nelle patrie galere. Qualcuno ha dato prova di un feroce
sarcasmo con quella telefonata, ma chi sia nessuno lo scoprir mai...
Poco prima delle 5, un primo ufficiale di PG giunge sul posto per
verificare ufficialmente il fatto; non quello di Vicchio per, che quella
sera non di turno. Trattasi del capitano Sticchi, che dovuto partire da
Pontassieve e quando arriva non pu che constatare impotente il settimo
duplice omicidio del mostro di Firenze.
Se non bastassero le orribili mutilazioni sul corpo della giovane, c
anche un bossolo Winchester che il militare rinviene sul terreno a 40 cm
dalla ruota anteriore destra. La scientifica, tre ore dopo, all'interno
dell'auto ne trover altri quattro identici a quello, e identici a tutti gli altri
esplosi in 16 anni dall'arma del mostro.
Quando la mattina di Luned 30 la Nazione accosta alla parola "Terrore"
una foto delle due giovanissime vittime che si scambiano un bacio
innocente, l'effetto sull'opinione pubblica di ottenerne la totale
attenzione, anche quella di Bardo Bardazzi, che in quella foto riconosce la
coppia attenzionata dall'uomo biondiccio il giorno prima nel suo locale
Davanti ai Carabinieri Bardazzi racconta la sua storia quello stesso giorno.
C qualche discrepanza negli orari e la ricostruzione della giornata
trascorsa da Pia, ma quando una collega della ragazza riferisce di uno
strano personaggio, dai capelli biondicci sul rossiccio, che aveva
importunato lei ed un altra barista il sabato precedente gli investigatori
cominciano a prendere molto sul serio la testimonianza di Bardazzi, tanto
darrivare a chiedere al gestore della tavola calda di osservare la folla
presente al funerale delle vittime, nel tentativo di identificare il sospetto
nel caso costui si trovasse per caso fra le persone presenti.
Non succeder nulla e la pista del biondino rossiccio scivoler nell'oblio,
come era capitato a tante altre prima. Forse il Bardazzi quel giorno ha
visto realmente il mostro che seguiva le sue prossime e imminenti vittime?
Tendenzialmente alla domanda rispondono si coloro i quali credono che il
serial killer pedinasse le proprie vittime. Maggiore scetticismo c invece
fra coloro che ritengono che le vittime fossero generalmente scelte at
random: in tal caso la casualit della presenza della coppia Rontini-
Stefanacci alla Boschetta quella sera risiederebbe nel fatto che la vittima
femminile avrebbe deciso di uscire allultimo minuto, su suggerimento
della madre. Un ultimo minuto eccezionale per giunta, proprio perch di
norma la Rontini in quella fascia oraria lavorava al bar.
Quello di questo omicidio un copione gi visto, con una nuova variante
per: chi ha ucciso non si accontentato del primo trofeo ed ha mutilato
anche un seno: il sinistro.
Dalle pagine dei giornali, per anni, i soloni della psichiatria si erano
sbizzarriti nel produrre tesi e profili che spiegassero l'agire del mostro,
spingendosi fino a tirare in ballo un originale teoria sul legame tra
reverenzialit per il seno sinistro e complesso edipico. Il mostro, avevano
sentenziato, non colpisce mai questa parte anatomica poich afflitto da un
imponente complesso edipico. Il mostro, dunque, un mammone,
squinternato e impotente...
Altri soloni, dal 29 Luglio 1984, rinfacceranno quella tesi ai loro
predecessori, prospettando che proprio tali parole abbiano indotto
l'assassino a fare quell'ulteriore passo nella follia per dare una lezione a
chi sembrava non aver capito nulla del suo agire.
Da quel momento comincer una rincorsa mediatica di piedi che si
pestano a vicenda mentre calcano tutti lo stesso terreno cimiteriale...
Venne istituita un'apposita task force congiunta Polizia-Carabinieri , a
capo della quale venne nominato il commissario Sandro Federico, con il
compito di occuparsi esclusivamente del caso. Parallelamente si affid ad
un pool di quotati criminologi una consulenza perch stilassero il possibile
profilo dell'uomo che si stava cercando. Il professor De Fazio,
criminologo di fama dell'universit di Modena, raccolse il meglio dei suoi
collaboratori per stilare una perizia comparativa dei vari omicidi in modo
da riportare a unit le tracce lasciate dal killer fino a quel momento. Nel
mentre la neonata task force, che prese l'acronimo (a dire il vero un po'
cinematografico) di SAM, sigla di Squadra Anti Mostro, si preoccup di
organizzare un piano di intervento rapido nella malaugurata ipotesi che si
verificasse un nuovo evento delittuoso. Prima ancora per fu preso un
altro provvedimento eclatante, il quale sicuramente non manc di generare
notevoli polemiche, ma che spiegava bene che cosa volesse dire
ricominciare tutto da capo. Il provvedimento consisteva nel farsi
consegnare dalle anagrafi di tutti i comuni della provincia di Firenze i
nominativi degli uomini single, o che vivevano con familiari ma non
essendo sposati, in et compresa tra i 30 e i 60 anni. L'obiettivo era quello
di stilare una classifica a priori dei possibili sospetti, uno screening
molto di massa che rendeva bene lidea di come la caccia al mostro
fosse, drammaticamente, la ricerca di un ago nel pagliaio.

Mostro di Firenze
la sfida del mostro

Luca un cameriere di San Casciano con lhobby della ricerca di funghi.


Luned 9 settembre 1985, dopo pranzo, sta cercando qualche fungo nella
zona degli Scopeti, un territorio boschivo fra San Casciano e Tavarnuzze.
Luca fruga sotto un cespuglio in una piazzola che odora di morto, ma
invece di imbattersi in qualcosa di commestibile fa una scoperta
agghiacciante: coperto da bidoni di vernice c il cadavere di un uomo.
Luca Santucci comprensibilmente sconvolto: ha appena scoperto
lottavo ed ultimo delitto del mostro di Firenze!
La scena del crimine tremenda: oltre al cadavere di un uomo che giace
(come nascosto) sotto dei bidoni, c a qualche metro di distanza una
tenda con allinterno una donna mutilata al pube e al seno sinistro; accanto
alla canadese presente una macchina Golf con allinterno un seggiolino
di un bambino e due spighe di granturco.
Le vittime sono due francesi in vacanza in Italia (Nadine Mauriot e Jean
Michel Kraveichvili), due poveri turisti che hanno trovato una morte
orribile fra le dolci colline di sangue. Il mostro di Firenze ha colpito
ancora, la dannata calibro 22 ha sparato per lultima volta. Le tracce di
sangue e le lesioni sul cadavere fanno ipotizzare agli inquirenti che la
vittima maschile abbia tentato una fuga: il mostro avrebbe sparato ai due
francesi dentro la tenda, ma il ragazzo uscito dalla canadese ed fuggito
per qualche metro.
Non possiamo intuire a che velocit il 25enne francese, praticante di
atletica, sia riuscito a percorrere quei pochi metri, visto che aveva delle
ferite importanti. Ci che certo che il mostro costretto ad usare il
coltello per finire lagonia di Jean Michel: infatti il disperato tentativo di
fuga della vittima stoppato dal mostro stesso che, raggiunto il francese,
lo colpisce mortalmente con una lama alla gola.
Il mostro verosimilmente entrato in uno step successivo di follia,
ancora pi orrendo. Il Cicci, oltre allescissione del pube, pratica per la
seconda volta consecutiva lasportazione del seno della vittima femminile.
Ma forse, in questo caso, il mostro va persino oltre: plasma
appositamente la scena del crimine per un obiettivo ben preciso, ovverosia
ritardare la scoperta dei cadaveri. La criminologia definisce staging una
volontaria alterazione della scena del delitto da parte dellassassino.

Come mai il mostro si prende cura di coprire, anche se non


perfettamente, il cadavere della vittima maschile francese sotto dei bidoni
dopo averlo buttato in mezzo ai cespugli? Perch il cadavere della vittima
femminile viene trovato dentro la tenda, quando sarebbe stato sicuramente
pi comodo lasciarlo fuori da essa nel caso (come ritiene il blogger-perito
Henry62) che il mostro abbia praticato le escissioni fuori dalla canadese?
A cosa serve lo squarcio, presente superficialmente sul telo esterno della
tenda, apparentemente privo di qualsiasi funzione?
Quel taglio rimane un mistero: il mostro lo ha forse praticato prima di
uccidere per spaventare gli occupanti della tenda, un po come faceva
Freddy Krueger, il protagonista malvagio di Nightmare? Unipotesi
cinematografica (suggestiva ma poco praticabile), maggiormente
realistico che lo squarcio possa essere il frutto di unidea abortita del
mostro di crearsi uno spazio per reinserire il corpo della vittima femminile
nella tenda, una volta estrattolo per le escissioni. Pi comprensibile
sembra invece essere la ragione per la quale il mostro sceglie di celare
(per quanto possibile) i corpi delle vittime: chi uccide potrebbe voler
ritardare il pi a lungo possibile la scoperta dei cadaveri. Questa ipotesi
nasce dalla scelta del mostro di inviare allex inquirente del caso Silvia
Della Monica una busta con un lembo di seno della vittima francese. La
busta verr aperta poco dopo la scoperta dei cadaveri: se il mostro avesse
dunque voluto beffare gli inquirenti e la societ intera con un messaggio
del tipo ho ucciso ancora ma voi non sapete chi! ci sarebbe quasi
riuscito.
Ma lasciamo da parte il messaggio alla Della Monica, che merita di essere
trattato pi approfonditamente in un altro capitolo e passiamo
allinterrogativo che lultimo duplice omicidio del mostro lascia tuttoggi.
Quando stato commesso il delitto? Il Dottor Maurri, medico che nell85
esamina i cadaveri, incerto: il delitto pu essere avvenuto la sera/notte
fra sabato 7 e domenica 8, oppure la sera/notte successiva ovverosia fra
domenica 8 e luned 9. Il medico, dopo aver studiato varie casistiche di
rigor mortis ed espresso considerazioni tecniche, tende per a considerare
pi probabile la sera/notte fra domenica 8 e luned 9 come periodo
temporale dellomicidio. Infatti, secondo Maurri, se i cadaveri fossero
stati presenti sul posto fin dalla sera/notte a cavallo fra il sabato e la
domenica sarebbe stato presumibile lintervento di fauna di piccola-media
taglia sui corpi, ma cos non stato. Il medico si sbilancia per in termini
probabilistici, non di assoluta o parziale certezza. Essendoci almeno 24
ore di incertezza diventa pura utopia anche solo stabilire lora esatta della
morte. Fatto sta che la data ufficiale dellomicidio diventer, fin da subito,
domenica 8 settembre 1985. Allo stesso tempo nasce una forte corrente
di pensiero, meno ufficiale ma pi ufficiosa, che colloca il delitto nella
sera/notte fra il sabato e la domenica. Infatti lequipe di criminologi
capitanata dal professor De Fazio indica nella notte fra sabato 7 e
domenica 8 il periodo temporale del delitto, e lo scrive esplicitamente in
una perizia avente lo scopo di tracciare un profilo dellassassino. La tesi
che il delitto non possa essere avvenuto nella sera/notte a cavallo fra
domenica e luned avvalorata anche dal fatto che la vittima femminile
aveva previsto il suo rientro in Francia (nei pressi di Montbliard, 750 km
circa da Firenze) per domenica sera o al massimo luned mattina, cos da
accompagnare una figlia a scuola. Inoltre il programma di viaggio delle
vittime avrebbe previsto anche una tappa a Bologna (verosimilmente
rientrando in Francia) per motivi lavorativi: la donna francese aveva infatti
un negozio di scarpe e, nel capoluogo emiliano, cera una mostra di
calzatura che la interessava. Quando sarebbe andata allora la coppia a
Bologna se la domenica sera si trovava ancora nella piazzola degli
Scopeti, visto che certo che i due non si sono mai recati nel capoluogo
emiliano?
Unaltra questione spinosa e controversa da valutare per stabilire la data
del delitto sono le testimonianze. Lasciando da parte le testimonianze a
scoppio ritardato e processuali che caratterizzeranno i processi ai
compagni di merende, bisogna fare una considerazione fondamentale sulle
testimonianze verbalizzate subito dopo il delitto. Alcune persone
affermano di aver visto la coppia francese nelle vicinanze del delitto
durante la giornata di domenica: queste testimonianze possono essere
considerate viziate in partenza per una disattenzione investigativa.
Infatti, scoperto il delitto, tutti i mass-media diffusero la foto del
passaporto della vittima francese dove la donna aveva i capelli molto
corti; in realt, quando fu uccisa, Nadine aveva i capelli lunghi, di certo
non alla maschietto come nel passaporto. E dunque pacifico che le
testimonianze, alcune verbalizzate, dove si afferma di aver visto la vittima
con i capelli corti si riferiscono ad unaltra persona, o quantomeno
altissimo il rischio che il teste si sia fatto ingannare dalla diffusione della
foto del passaporto. Recentemente lavvocato Vieri Adriani, legale
italiano di parte civile di alcuni familiari delle vittime, ha ricostruito il
viaggio della coppia francese tramite gli scontrini (autostradali e fiscali)
che la vittima femminile era solita conservare durante i soggiorni
allestero. I francesi, arrivati in Toscana, si sono fermati nelle seguenti
localit: Forte dei Marmi, Tirrenia, Pisa e lultima drammatica sosta a San
Casciano. Un resoconto oggettivo che rende impossibile, senza se e senza
ma, la sosta dei due a Monte Morello, dove sarebbero stati avvistati da una
guardia forestale.
Sullimprobabilit che il delitto sia stato commesso la sera/notte di
domenica 8 settembre 1985, esiste poi una perizia, redatta dal medico-
entomologo professor Introna. Lentomologo, osservando le fotografie
dellepoca sul cadavere della donna, stabilisce la presenza di una tipologia
di larve di mosca; larve che non potevano essere cos sviluppate, se il
delitto fosse realmente avvenuto la sera/notte precedente la scoperta dei
cadaveri. Secondo un punto di vista scientifico il delitto sarebbe dunque
avvenuto sicuramente prima della sera/notte dell8 settembre, in un
ipotetico notevole lasso di tempo che va dal pomeriggio/sera di venerd 6
settembre (arrivo dei francesi a Scopeti) alla mattinata di domenica 8
settembre. Questo il risultato che ricaviamo dalla seguente affermazione
di Introna: .i dati entomologici indicano un'epoca di morte minima di
circa 36 ore dal rilievo fotografico.
Aldil delle riflessioni sulla datazione del delitto, lultimo omicidio del
mostro appare estremamente anomalo sotto vari aspetti. Il mostro cambia
per la prima volta una delle sue tante firme; infatti lazione omicida non
pi verso un automezzo bens verso una tenda. Che il mostro sia
diventato pi pavido? Oppure voleva semplicemente uccidere degli
stranieri che, essendo meno velocemente rintracciabili, potevano favorire
il suo piano omicida di mandare il lembo di seno via posta prima che il
delitto venisse scoperto? Domande alle quali impossibile rispondere, ci
che certo che da quel mostruoso scempio commesso agli Scopeti la
calibro 22 con firma bossoli Winchester serie h non torner pi a farsi
viva.
Mostro di Firenze
una lettera d'orrore

Martedi 10 settembre 1985 cera dolore ed amarezza in tutta Italia, ma


soprattutto in Toscana e a Firenze. Il giorno prima erano stati scoperti i
cadaveri della coppia francese, lottavo omicidio del cosiddetto mostro di
Firenze. I fiorentini erano profondamente scossi e gli inquirenti erano
assai amareggiati perch questo assassino implacabile sembrava sempre
pi un incubo. Proprio quel triste martedi arriv alla procura fiorentina il
primo ed unico messaggio sicuramente autentico del mostro: una lettera
indirizzata allex sostituto-procuratore Silvia Della Monica, che ormai non
si occupava pi del caso.
La lettera conteneva un lembo di pelle, incellophanato e chiuso dentro un
foglio di carta piegato e dai margini incollati. Il mostro, forse volutamente
per non lasciare tracce, non aveva usato la saliva. Sulla lettera cera scritto
Dott. Della Monica Silvia Procura Della Republica Firenze. La scritta
era composta con lettere ritagliate dalla rivista Gente. Apparve subito
evidente che il lembo di pelle appartenesse a Nadine Mauriot (vittima
femminile del delitto degli Scopeti); ma lipotesi divenne certezza in
seguito, quando gli esperti dell'istituto di medicina legale stabilirono che il
lembo era un pezzetto di seno della donna francese.
La lettera era stata imbucata a San Piero a Sieve (paese di circa 3mila
abitanti dellarea mugellana) davanti ad un negozio di Caccia&Pesca.
Nellarea di San Piero a Sieve la posta veniva raccolta tutti i giorni
(eccetto la domenica) in un orario variabile fra le 10 e le 12. La macabra
lettera del mostro venne raccolta dal portalettere di San Piero a Sieve il
lunedi 9 settembre.
Essendo la data del delitto degli Scopeti assai incerta, la lettera poteva
teoricamente essere stata imbucata dal mostro in un ampio margine di
tempo: da dopo le ore 10-12 di sabato 7 settembre (precedente raccolta
della posta) fino alle 10-12 di lunedi 9 settembre. Un margine temporale
molto consistente, che rende possibile una vasta gamma di ipotesi sugli
spostamenti del mostro. Il mostro potrebbe aver spedito la lettera subito
dopo lomicidio, percorrendo i 50 km del percorso che separono Scopeti
da San Piero a Sieve. Niente per ci pu far escludere che il mostro abbia
agito con pi calma, prendendosi varie ore di riposo (forse qualche decina)
prima di imbucare la lettera. Del resto non possiamo affermare con
certezza che lidea della lettera fosse gi in programma prima
dellomicidio, al mostro potrebbe essere venuta in mente anche solo dopo
aver commesso il delitto. In una valanga di ipotesi destinate a rimanere
come tali, possiamo per provare a lavorare sugli elementi concreti.
In primis, nello scritto della lettera (Dott. Della Monica Silvia Procura
Della Republica Firenze) appare evidente lerrore ortografico della B
mancante della parola Repubblica. Il mostro era distratto e di fretta?
Oppure costui era decisamente ignorante? E se la B mancante fosse stata
tralasciata intenzionalmente per un qualsiasi motivo? Ci che certo
che tutta la frase formalmente discutibile. Generalmente un nome di
donna laureata viene abbreviato con Dott.ssa e non Dott., e, sempre
facendo i puntigliosi, preferibile scrivere il nome prima del cognome
piuttosto che viceversa. Detto questo, lunico errore da terza elementare
la B di Repubblica. Marciando di fantasia, la B mancante potrebbe
essere unaltra piccola beffa del mostro. Pochi anni prima i giornali
avevano parlato dellanonimo della B di babbo; il cronista Spezi, nel suo
libro il mostro di firenze del 1983, indicava come indiziato un certo
dottor B.
Tornando con i piedi per terra, estremamente significativo il fatto che il
mostro si rivolga a Silvia Della Monica nella sua lettera. E lei la
destinataria perch stata lunica donna inquirente occupatasi del caso e il
mostro odia le donne? Probabile, ma forse c anche dellaltro, qualcosa
di pi specifico. La Della Monica fu anche colei che escogit la trappola
per destabilizzare il mostro dopo il delitto di Baccaiano: infatti in quel
caso la magistrata, daccordo con la stampa, fece uscire la falsa notizia che
il Mainardi aveva rivelato qualcosa di utile sul mostro prima di morire. Lo
scopo, quello di far uscire allo scoperto il mostro, non fu raggiunto; ma,
forse, in quel caso lassassino si prese un notevole spavento del quale si
sarebbe vendicato procurando alla Della Monica uno spavento ancora
pi grosso Lintestazione della lettera alla Della Monica sarebbe
dunque una specie di smacco, una vendetta/scherzo ricalcante i danteschi
canoni della legge del contrappasso.
C per qualcosa di ancora pi sorprendente ed inquietante da scrivere: la
stessa Della Monica ha dichiarato di avere avuto la residenza estiva
proprio nei dintorni di San Piero a Sieve nel 1985. E un caso? Se non lo
, come poteva il mostro essere a conoscenza di questa informazione? Il
mostro voleva forse comunicare di essere pericolosamente vicino agli
inquirenti?
Interrogativi inquietanti, e la scelta specifica del luogo dovera stata
imbucata la lettera ne pone anche altri. E casuale la presenza del negozio
di Caccia&Pesca (che pare allepoca avesse persino linsegna raffigurante
una Beretta) su quella strada? Si trattava dunque di una via frequentata dal
serial killer delle coppiette? Geograficamente San Piero a Sieve molto
vicino allautostrada A1, come molti dei luoghi dove il mostro ha ucciso:
altro elemento che potrebbe rendere strategico il luogo.
I quesiti rimangono senza risposta e il mostro, dopo linvio della lettera,
appese finalmente la pistola al chiodo. Proprio quando il serial killer
sembrava entrato in uno step successivo di follia, con la sfida aperta verso
gli inquirenti, tutto fin: i delitti e i messaggi autentici al 100%. Infatti,
poco dopo linvio della lettera, ci sono stati altri possibili segnali del
mostro che per non possono essere definiti autentici.
Uno di questi il proiettile trovato davanti ad un garage nel parcheggio
dellospedale di Ponte a Niccheri (comune di Bagno a Ripoli). E un
proiettile Winchester come quelli del mostro, ma non sparato e dunque
non comparabile con quelli dei delitti. Il dipendente dellospedale che lo
trov dichiar alla stampa di averlo trovato sul marciapiede martedi 10
settembre (anche se buona parte della stampa posticip la data di questo
ritrovamento di un po di giorni). Quel proiettile poteva essere stato
lasciato l da chiunque, ma cera la remota possibilit che fosse stato
perduto o messo appositamente proprio dal mostro. Si perquis allora
lospedale di Ponte a Niccheri, ma non si ottennero risultati. Del resto la
speranza che il mostro lavorasse in quellospedale e si tenesse la pistola in
un armadietto da lavoro era assai flebile. Questo indizio fu dunque
perlopi cavalcato dalla stampa che dagli inquirenti, per lipotesi (mai
totalmente scemata) del mostro in camice bianco. Allora poi si
ipotizzava, fra le tante idee, che il mostro si muovesse in autostrada, e in
effetti lospedale era molto vicino allA1. Anche il successivo messaggio
non autentificabile del mostro si pu riallacciare allepisodio di Ponte a
Niccheri.
Infatti, il 2 ottobre, la procura fiorentina ricevette tre lettere (n affrancate,
n timbrate) ma con lindirizzo dattilografato. Le tre buste avevano come
destinatari i tre Pm che si occupavano del caso (Vigna, Fleury e Canessa)
e contenevano una cartuccia calibro 22 ciascuna. Non solo: in una lettera
cera anche una fotocopia di un articolo di giornale de La Nazione,
titolato Altro errore del mostro, sul retro del quale lautore delle lettere
aveva scritto a macchina vi basta uno a testa?. Larticolo di giornale del
29/09/1985 mostrava tre fotografie degli inquirenti destinatari delle lettere
ed aveva un titolo forse un po troppo ottimistico. In sintesi lautore,
Mario Spezi, sosteneva che il mostro avrebbe potuto commettere uno
sbaglio se, come suggeriva lindizio di Ponte a Niccheri, lassassino
avesse preso lautostrada e gli fosse stata annotata la targa.
La cartuccia, avvolta in unestremit tagliata di un guanto in lattice, non
per una firma del mostro, essendo le Winchester con lH sul fondello
assai comuni e facilmente reperibili. Analogamente a Ponte a Niccheri, il
messaggio sarebbe stato sicuramente autentico se il mostro vi avesse
allegato un bossolo sparato, dunque comparabile con quelli usati negli
omicidi. Che si trattasse di un mitomane/burlone di cattivo gusto o meno,
occorre riconoscere che il messaggio vi basta uno a testa? era ben
congeniato e poteva ricalcare perfettamente la psicologia dellassassino
seriale in cerca di sfide che aveva inviato il lembo di seno poche
settimane prima. Il messaggio col giornale fu dunque preso sul serio;
lalto livello dattenzione dimostrato dal fatto che lepisodio delle tre
lettere fu riportato dalla stampa solo diversi mesi dopo, dunque esse
rimasero per mesi top secret. Lettere sulle quali il mittente aveva usato
la saliva, da cui fu possibile appurare che il mittente possibile mostro
aveva un gruppo sanguigno di tipo A. Recentemente, sempre sulla saliva,
dovrebbe essere stato fatto un tentativo per ricavare il Dna del mittente;
non noto per n se il tentativo sia tecnicamente riuscito n, in caso, con
quali risultati. Essendo le tre lettere di dubbia autenticit, anche se ne
ricavassimo un profilo genetico, il risultato potrebbe essere poco
significativo.
Il 21 ottobre 1985 il quotidiano La Stampa pubblic un articolo dal
titolo interrogativo assai pertinente: Il mostro di diverte a disseminare
indizi? Attorno al 10 ottobre venne infatti ritrovato, vicino alla cassetta
postale di San Piero a Sieve dove il mostro invi a lettera con il lembo di
seno, un proiettile inesploso, ovviamente Winchester. Come per i
precedenti messaggi non autentificabili vale lo stesso ragionamento che
riscriviamo a m di proverbio: proiettile non sparato, non pu essere
verificato.
Negli anni seguenti il 1985 i quotidiani riportarono altri episodi di
possibili segnali mandati dal mostro alla stampa o agli inquirenti, ma
erano tutti messaggi anonimi probabilmente frutto dei tanti mitomani che
orbitano attorno ai casi di cronaca nera. Riassumendo, solo la lettera
dorrore inviata dopo il delitto degli Scopeti sicuramente attribuibile al
mostro, la quale stata, forse, il macabro biglietto daddio del mostro di
Firenze.

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