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Bruno Amoroso: un outsider

contro la Globalizzazione

di Francesco Caudullo

Rifiutare le vittorie effimere, riconoscere la


sconfitta significa togliere ogni alibi ai
vincitori e ai portaborse. Significa
conservare il ricordo che qualcosa di
diverso si poteva fare.
Bruno Amoroso1

1 Un italiano in Danimarca

Da oltre quarantanni in atto una fase di transizione, o

pi propriamente stiamo assistendo ad una radicale mutazione

del sistema-mondo del capitalismo occidentale. Tale mutazione

finalizzata alla definizione di un nuovo e pi forte sistema di

potere che possa durare nei secoli futuri, e ha avuto origine

1 B. AMOROSO, Memorie di un intruso, Castelvecchi Editore, Roma, 2016,


pag.173.
allinizio degli anni Settanta dello scorso secolo. Si tratta di una

scelta obbligata da parte del sistema capitalista che, per la prima

volta, si ritrovato a dovere affrontare la concretezza della sua

pi grande e pi grave crisi. Il trentennio della grande

ricostruzione postbellica, gli anni del Boom economico allinsegna

del compromesso tra politica keynesiana e grande dimensione

industriale fordista, era di fatto finito e, dinnanzi allevidente

impossibilit di trarre massimo profitto da unattivit di

produzione e sfruttamento che aveva raggiunto il suo picco e

volgeva al declino, appariva al Capitale estremamente arduo

trovare una soluzione. E cos, sul finire del XX secolo, la

soluzione a tale crisi di sistema apparve, come ha di recente

sottolineato Wolfgang Streeck, guadagnare tempo, imporre la

supremazia assoluta della finanza nellattesa che negli anni a

seguire il capitalismo potesse dotarsi di un suo nuovo e pi

efficiente assetto2.

La vita di Bruno Amoroso, quella delleconomista ribelle e

militante, copre i quaranta anni che ho sommariamente

descritto. Ebbene pi di quaranta anni fa un giovane allievo di

Federico Caff, tra tutti il pi vicino al maestro, lasciava lItalia

per trasferirsi a Copenaghen. La Danimarca appariva agli occhi

di quel giovane, che vi approd come lavapiatti assistente, il

2 W. STREECK, Tempo guadagnato. La crisi rinviata del capitalismo democratico,


Feltrinelli, Milano, 2013.
contesto pi idoneo per dare continuit ai suoi studi di economia

keynesiana e a quanto aveva appreso a Roma da Caff. Maturare

esperienze in un Paese scandinavo, per chi come lui era rimasto

affascinato dagli scritti di Gunnar Myrdal, primo tra tutti Beyond

the Welfare State del 19603, significava entrare dentro logiche

efficienti di Welfare, confrontarsi con una realt

socialdemocratica che basava lofferta completa di protezione


sociale sui requisiti della cittadinanza e della residenza e che

aveva ispirato significative modifiche al Welfare corporativo della

Germania, della Francia e del Belgio.

Quel contesto stimolante non lo deluse affatto. Bruno

Amoroso divenne in tempi rapidi, ma non senza sacrifici,

professore di economia allUniversit di Roskilde, ununiversit

sperimentale che, nata nel 1972 a seguito di una secessione

accademica sessantottina, si caratterizzava per la sua offerta

formativa interdisciplinare. Ebbene, senza alcuna enfasi, un

giovane economista italiano in una giovane universit si rivel

una combinazione perfetta tanto che la sua vita divenne

coincidente con la storia della RUC4. A Roskilde matur le sue

prime significative esperienze dinsegnamento e di ricerca,

testimoniate dalla pubblicazione de Lo Stato imprenditore (con Ole

3 G. MYRDAL, Beyond the Welfare State. Economic planning and its international
implications, Yale University Press, New Haven, 1960.
4 RUC la sigla della Roskilde Universitetscenter.
Jess Olsen)5 e del Rapporto dalla Scandinavia6, e a Roskilde, nel

tempo, Amoroso fece confluire il suo mondo, dal suo maestro

Federico Caff ai suoi colleghi e amici pi cari, Pietro Barcellona,

Riccardo Petrella, Nico Perrone e tanti altri. La Danimarca di quel

giovane economista italiano divenne la base vitale per una

apertura al mondo inimmaginabile da sperimentare e realizzare a

quel tempo in Italia, unapertura che non si limitava al solo

Mediterraneo, ma che riguardava anche lAsia e che per oltre

trenta anni ha dato impulso ad uno scambio continuo e fecondo

di pensiero che si concretizzato in attivit di ricerca innovative e

in un offerta didattica vivace e sperimentale capace di attrarre

studenti da tutto il mondo.

2 Amoroso e lavvio della Globalizzazione

Troppi eventi erano maturati nellesiguo arco temporale

degli anni Settanta, eventi che non sfuggivano ad Amoroso. Nixon

aveva nel 1971 sancito la fine del sistema di Bretton Woods e

imposto il dollaro quale unit basilare dello scambio monetario

internazionale al posto delloro; lo Shock petrolifero del 1973 e la

nascita dellOPEC con le sue ripercussioni sullOccidente; le

politiche di stop agli immigrati in Germania e Francia; Linizio

5 B. AMOROSO e O. J. OLSEN, Lo Stato imprenditore, Laterza, Roma-Bari, 1978.


6 B. AMOROSO, Rapporto dalla Scandinavia, Laterza, Roma-Bari, 1980.
della crisi della grande dimensione industriale e la scoperta della

disoccupazione; gli anni di piombo in Italia e le azioni della RAF

in Germania; il 1979 della rivoluzione iraniana e delloccupazione

sovietica dellAfghanistan, ma anche il passaggio del testimone

alla Casa Bianca tra Carter e Reagan. Un turbine di eventi tanto

straordinari quanto devastanti che a distanza di decenni facile

ricollegare allavvio del mutamento sistemico del capitalismo

occidentale ma che nel loro tumultuoso presente era impossibile

ricollegare e comprendere nella loro reale essenza.

Per Amoroso era comunque chiaro che fosse in atto un

cambiamento importante, che si fosse chiusa definitivamente la

fase di crescita economica e sociale dei Paesi dellEuropa

occidentale. Certamente non poteva ancora comprendere la

portata rilevante della rivoluzione imposta dal capitale, ma aveva

ben chiaro che la finanza avesse preso il posto della produzione

quale principale fattore di arricchimento, cos come intravedeva

le conseguenze della rottura del capitale con lo Stato. Era

inserito in un contesto, il mondo scandinavo, che gli permetteva

di osservare quanto accadeva da un punto privilegiato. Non

bisogna dimenticare, infatti, che gi nel 1971 alcuni economisti

scandinavi paventavano i rischi di una possibile supremazia del

capitale finanziario, favorita dalla riforma di Nixon, e invocavano

ladozione di misure di controllo sui capitali, la realizzazione


forme di democrazia economica che fossero gestite nellinteresse

pubblico e lavvio di iniziative di solidariet internazionale 7. Alla

fine degli anni Settanta, come dimostrano le sue pubblicazioni,

gli era ben chiaro il destino del settore statale delleconomia.

Aveva gi compreso che lo Stato imprenditore avrebbe avuto il

tempo contato e che la sua fine sarebbe avvenuta per progressivo

indebolimento, determinato ad un livello internazionale. Al di

fuori dello Stato, ingerenze e pressioni che negli anni sarebbero

state sempre pi forti, erano esercitate dai monopoli

internazionali. In altri termini, prima di molti altri economisti e

studiosi, quellitaliano che insegnava da pochi anni a Roskilde, e

che aveva appena dato alle stampe Lo Stato Imprenditore, inizi a

parlare di Globalizzazione, sebbene come tutti, in un tempo in

cui non esisteva tale definizione, non la nominasse affatto. Aveva

intuito che un processo economico, oscuro e tutto da scoprire,

era stato avviato e che alla guida vi fossero poteri economici che

oltrepassavano i confini degli Stati, un processo che nel corso

della sua vita Amoroso avrebbe approfonditamente analizzato e

messo in discussione, e al quale avrebbe criticamente e in

radicale contrasto legato il suo nome.

7 Si legga a tal proposito larticolo di Bruno Amoroso, Ricostruire dal basso un


sistema monetario internazionale in Europa e nel Mondo, pubblicato on-line da
Inchiestaonline (Edizioni dedalo):

http://www.inchiestaonline.it/economia/bruno-amoroso-ricostruire-dal-basso-un-
sistema-monetario-internazionale-in-europa-e-nel-mondo/
3 Gli anni Ottanta e labisso neoliberista

Gli anni Ottanta furono per Amoroso un decennio

fondamentale, la decade nel corso della quale la svolta impresa

dal sistema ha iniziato a produrre le sue prime azioni

destabilizzanti. Il neoliberismo era in azione negli Stati Uniti con


Ronald Reagan e in Gran Bretagna con Margaret Ilda Thatcher,

ed era stato appena sferrato un violento attacco al settore

pubblico con gravi ripercussioni sociali. Lacronimo thatcheriano

TINA, There Is Not Alternative (Non c alternativa), legittimava

una corsa sfrenata alla privatizzazione, la chiusura delle imprese

pubbliche, i tagli alla spesa sociale e altre bieche azioni,

presentate come inevitabili per fronteggiare la crisi da soggetti

politici che in realt operavano per liberare quanto pi spazio

possibile agli interessi economici e alla speculazione dei grandi

soggetti privati.

Gli anni Ottanta furono gli anni delle grandi speculazioni

finanziarie, dello yuppismo, ma anche gli anni di terribili eventi.

Prima dellepilogo del 1989, del crollo del Muro di Berlino che

avrebbe poi dato pieno impulso allazione globale del

neoliberismo, le speranze per la realizzazione di unEuropa

diversa, realmente comune e pacifica, influenzata dal socialismo


scandinavo dello svedese Olof Palme e dei danesi Anker

Jrgensen e Lasse Budtz, furono brutalmente cancellate. Il

sistema di potere del pi ampio sistema capitalista occidentale,

incarnato dal Presidente statunitense Reagan, infatti aveva gi

deciso di attuare la sua strategia per il crollo dei Paesi socialisti

dellEst, e a tal fine era divenuta priorit assoluta la drastica

rimozione allinterno dellEuropa occidentale del socialismo

scandivo e di altre possibili scomode interferenze.

Latto pi drammatico lo ha ricordato bene Amoroso fu

lomicidio di Olof Palme, al quale segu un terremoto politico

devastante cos da lui riassunto anni dopo:

Tolti di mezzo gli scomodi scandinavi, la campagna di


destabilizzazione si estende al Regno Unito, muove verso il Sud
dellEuropa, passando per la Germania e la Francia. Fatto crollare
il sistema dei paesi socialisti e dei paesi del terzo mondo che ad
essi si appoggiavano nel corso degli anni Ottanta-Novanta venne il
momento della resa dei conti con i paesi del sud, lItalia e la
Spagna in particolare. Inizia cio loperazione mani pulite che
consegner il sistema politico italiano e spagnolo alla fedelt
indiscussa alle nuove strategie del capitalismo e cio alla loro
adesione acritica e servile alla globalizzazione e a una Europa
occidentalizzata.8

Al termine degli anni Ottanta la Globalizzazione neoliberista era

pertanto ben avviata e per di pi nel mondo occidentale era

8 B. AMOROSO, LAparheid globale. Globalizzazione Marginalizzazione


economica Destabilizzazione politica, Edizioni Lavoro, Roma, 1999, pag.14.
sostenuta culturalmente, legittimata da un mondo accademico

colonizzato dal neoliberismo e dalla convinzione di massa che il

benessere avesse trionfato sullo spettro della recessione del

decennio precedente.

Ad Amoroso tutto ci appariva mostruoso, oltre che

ingiusto. Innanzi tutto non poteva accettare unidea di benessere

che rimandasse ad un consumismo becero, finalizzato allidiozia

di individualit atomizzate che nel loro appagamento effimero,

principalmente quello della loro immagine e del loro apparire, si

conformavano ad un sistema che traeva ricchezza dalla loro

conformit. Il benessere, quello vero, era per lui esclusivamente

quello risultante da uno Stato del benessere al quale, come tanti

suoi colleghi scandinavi, aspirava. Ma poi, soprattutto, era

consapevole che era entrato a pieno regime un processo iniquo e

persino criminale, la Globalizzazione, nelle cui dinamiche non

solo era impossibile creare una separazione tra legale e illegale,

ma si realizzava anche unassoluta connivenza tra potere

economico e finanziario e criminalit organizzata. Il crollo del

Muro di Berlino, limplosione dellUnione sovietica e la fine

definitiva della guerra fredda non erano i grandi eventi che

rappresentavano la quadratura del cerchio di una rivoluzione


europea9, e neanche erano il preludio di una fine della storia10

che aprisse ad un futuro assai prossimo per lumanit di pace,

democrazia e mercato. Il neoliberismo aveva, piuttosto, ottenuto

laccesso allintero pianeta e si aprivano opportunit

straordinarie di arricchimento derivanti da una possibilit di

sfruttamento e di saccheggio, sia di risorse umane sia di risorse

ambientali, senza precedenti. Altro che villaggio globale! Altro

che prospettiva neokantiana di pace perpetua! Il mondo nelle

mani delle forze economiche e finanziarie neoliberiste

dellOccidente triadico11 non era altro che un mondo di miseria e

di sfruttamento, di marginalizzazione e saccheggio. E il nome che

Amoroso diede ad un simile inferno fu, appunto, Apartheid

globale.

Ebbene gli anni Ottanta si rivelarono determinanti perch

lo indussero ad occuparsi totalmente della globalizzazione,

avviando un percorso di studio e di ricerca, ma anche di azione,

9 R. DARHENDORF, 1989: Riflessioni sulla rivoluzione in Europa, Laterza, Roma-


Bari, 1990.
10 F. FUKUYAMA, La fine della storia e lultimo uomo, Rizzoli, 1992.
11 Era in tal modo che nei suoi libri Bruno Amoroso definiva il sistema-mondo
del capitalismo occidentale. La Triade o Occidente triadico era costituito dagli
Stati Uniti, dallEuropa occidentale e dal Giappone, realt allinterno delle
quali aveva avuto origine un sistema di potere costituito dallinsieme della
finanza, delle multinazionali, della grande industria militare. Una parte
limitata del pianeta incamerava con la Globalizzazione una ricchezza
difficilmente quantificabile, ma soprattutto godeva di ogni vantaggio derivato
dal suo essere interessata da una rete fittissima di flussi materiali e
immateriali a fronte di un intero pianeta segregato e sfruttato oltre ogni limite.
che si concretizz pienamente nel corso degli anni Novanta e che

culmin nella pubblicazione di Della Globalizzazione12.

4 Le sirene non incantano e i ruggenti anni Novanta non esistono

Se dovessi definire gli anni Novanta di Bruno Amoroso li

definirei senza dubbio gli anni del grande sforzo per il

policentrismo come risposta allapartheid della Globalizzazione

guidata dallOccidente triadico.

Let dellaccesso, della quale parlava con eccessiva enfasi

Jeremy Rifkin, riguardava esclusivamente una parte esigua del

pianeta dal momento che le infinite opportunit offerte da

internet e dalla tecnologia, cos come la libert di movimento,

erano appannaggio esclusivo del mondo occidentale che aveva

potuto estendere oltre misura la rete dei flussi delle merci e del

capitale. Il mondo globale si espandeva e arricchiva di fatto grazie

allimmediatezza garantita dallo sviluppo tecnologico. Ogni

12 Della Globalizzazione un libro che ha fatto storia, sia perch fu uno dei
primissimi testi scientifici che affrontavano esaustivamente, con ricchezza di
fonti e dovizia di dettaglio, il processo della Globalizzazione sia perch la sua
uscita rappresentava la critica pi forte mossa contro tale processo. Ancora
oggi, a distanza di anni questo libro di Amoroso, tradotto in inglese e in altre
lingue, ristampato di recente negli Stati Uniti (ma non Italia!), resta un
fondamentale riferimento per comprendere cosa sia stata e abbia
rappresentato la Globalizzazione tra gli anni Ottanta e Novanta. B. AMOROSO,
Della Globalizzazione, Edizioni La Meridiana, Molfetta (BA), 1996.
operazione, dallacquisto di beni allo spostamento di capitale da

un luogo ad un altro, era a portata di click e non conosceva

barriere perch, come sosteneva Zygmunt Bauman, la forza della

Globalizzazione consisteva nellaffrancamento dai limiti-vincoli

dello spazio e del tempo, e in ci a trarne il massimo vantaggio

era il capitale13.

Per Bruno Amoroso la Globalizzazione, che era la forma

assunta dal capitalismo per controllare il mercato e le risorse a

disposizione e per poter ottenere profitti su scala mondiale, si

basava sulla coesione tra strati sociali e gruppi di potere

privilegiati che sfruttano a proprio vantaggio principi di

pianificazione, coordinamento, centralizzazione ed autorit,

ricorrendo in modo strumentale allideologia della concorrenza e

del libero mercato per accedere agevolmente nel sistema

mondiale e per acquisire sempre pi potere sui cittadini e i

lavoratori14.

Tale processo non realizzava un mercato mondiale 15 ma

creava, invece, un vantaggio di grandissima proporzione alle forze

economiche e finanziarie che la sostanziavano. Concretamente,

13 Z. BAUMAN, Dentro la Globalizzazione. Le conseguenze per le persone,


Laterza, Roma-Bari, 1999.
14 B. AMOROSO, Della Globalizzazione, Edizioni La Meridiana, Molfetta (BA),
1996, pag.65.
15 Di fatto il mercato riguardava esclusivamente il mondo dei ricchi e nella
forma delle Aree di libero scambio (NAFTA, MERCOSUR e UE).
pi che acuire il divario tra centro (lOccidente) e periferia (il resto

del mondo), la Globalizzazione stava favorendo negli anni Novanta

la concentrazione della ricchezza allinterno delle aree pi ricche

della Triade e, di conseguenza, estendeva lo spazio di

sfruttamento e marginalit economica, oltre al Sud del mondo,

anche alle realt meno solide dellOccidente. Era stata imposta

una unidirezionalit di tutti i flussi verso il centro, e si impediva

che la totalit del mondo asservito potesse anche limitatamente

essere interessato dai processi di crescita e sviluppo. Era stato

istituito un regime di Apartheid su scala planetaria che sarebbe

divenuto sempre pi duro e che, nella dilatazione della frattura

allinterno dellOccidente, avrebbe anche riguardato gli Stati

meno forti dellEuropa, continente nel quale la quasi totalit della

ricchezza ottenuta si concentrava nellarea assai ristretta della

Banana blu o Banana europea16.

Rispetto a tale pericolosa realt che andava sempre pi

concretizzandosi, Bruno Amoroso ha proposto una sua

alternativa politica alla Globalizzazione neoliberista, basata sulla

16 Sorvolando di notte lEuropa spiccava alla vista una fitta concentrazione di


puntini luminosi dal colore blu a forma di banana, che si estendeva da Londra
fino a Genova e che rispecchiava la concentrazione della ricchezza nel
continente, la dorsale economica e demografica europea: la Banana blu. Alla
fine degli anni Novanta la concentrazione aveva assunto la forma di un
Pentagono (Londra-Parigi-Milano-Monaco-Amburgo) che copriva il 18% del
territorio europeo. Nel Pentagono si concentrava il 41% della popolazione e che
nel suo insieme produceva il 49% del PIL.
realizzazione del policentrismo delle mesoregioni in risposta alla

tendenza accentratrice e sui quattro anelli concentrici della

solidariet. Tale alternativa politica riguardava lEuropa, e pi

specificatamente la possibilit di dare origine ad un soggetto

politico continentale che realizzasse al suo interno i fondamenti

traditi dallUnione Europea, e che fosse in grado di relazionarsi

con i grandi spazi regionali che la circondano e dei quali avrebbe

dovuto riconoscersi parte: la regione mediterranea, quella baltica

e quella danubiana. Come ha scritto nel suo Della

Globalizzazione:

In un contesto cos ampio, in cui esistono forti asimmetrie


di sviluppo tra pasi, aree e regioni, costituisce obiettivo di
primaria importanza il superamento della centralit dellUnione
Europea, assestata sul vecchio schema centro-periferia ad essa
funzionale, sul quale si sono basate tutte le politiche economiche
dagli anni sessanta in poi.
Lalternativa a questo tipo di sviluppo e a queste politiche
va cercata nella direzione di un sistema europeo basato sulla
cooperazione e sulla solidariet invece che sulla competizione e
sul conflitto: il disegno della nuova Europa che emerge da queste
ipotesi piene di speranza appare fortemente basato sulle diversit
delle sue maggiori regioni e culture e perci naturalmente
policentrico17.

LEuropa alternativa allUE da lui proposta a met degli anni

Novanta avrebbe dovuto favorire lo sviluppo e la ripresa dei suoi

17 B. AMOROSO, Della Globalizzazione, op.cit., pag.158.


stati membri del Sud e del Nord secondo principii e criteri diversi

da quelli in atto, che hanno accresciuto la ricchezza del centro.

Contestualmente ad un effettivo riequilibrio interno, il Sud e il

Nord avrebbero dovuto integrarsi con i Paesi terzi del

Mediterraneo, del Baltico e del Danubio. Lipotesi solidaristica

tra lUnione ed i paesi attualmente esterni ad essa si basa su una

tradizione di cooperazione e mediazione tra i paesi interessati

dimostrata durante lintero periodo del dopoguerra che ha

favorito, mediante i contratti sociali stipulati di fatto in ogni

paese dalle forze sociali rilevanti, laffermarsi fino agli inizi degli

anni 80 di varie forme di Stato del Benessere18.

5 Bruno Amoroso e il Mediterraneo

Al centro delle tesi di Bruno Amoroso c sempre stato il

Mediterraneo che, fin dal 1991, anno di uscita del Primo

rapporto sul Mediterraneo19, era da lui considerato il pi

importante spazio regionale, e ci sia in ragione delle sue ingenti

risorse sia delle sue molteplici criticit.

18 Ibidem, pag.159-161.
19 B. AMOROSO (a cura di), Primo rapporto sul Mediterraneo: nuove prospettive
di cooperazione economica, tecnologica ed istituzionale, Centro Studi
sullEuropa del sud e il Mediterraneo - Universit di Roskilde, Roskilde, 1991.
Linteresse per il Mediterraneo divenne pi forte a partire

dal novembre del 1995, quando a Barcellona si tenne la

conferenza per lavvio del partenariato Euro-Mediterraneo per la

realizzazione entro il 2010 di unArea di libero scambio Euro-

Mediterranea. Si trattava di uniniziativa che rispondeva ad un

progetto marcatamente neoliberista e che, qualora avesse avuto

successo, avrebbe realizzato uno scambio ineguale tra lUE e i


Paesi terzi mediterranei. LUnione Europea, infatti, aspirava a

divenire un potente Global competitor e puntava alla sponda Sud

del Mediterraneo quale suo spazio privilegiato al quale attingere

per tale obiettivo.

Rispetto ad una simile prospettiva Amoroso entr nel

dibattito in corso, allo scopo di rettificare lagenda seguita dai

firmatari del processo di Barcellona. Liniziativa di Barcellona,

infatti, poteva a suo parere rappresentare una straordinaria

opportunit per dare origine alla mesoregione Mediteranea da lui

auspicata e, quindi, avviare un reale processo di pacificazione dei

conflitti che infiammavano la regione, incentivare il dialogo

interculturale tra i popoli mediterranei e dare impulso alla

cooperazione per uno sviluppo economico, sociale e ambientale

equilibrato. E cos non solo cur una ricchissima serie di

rapporti interdisciplinari sul Mediterraneo, coinvolgendo esperti

da tutto il mondo, ma, attraverso il Centro da lui diretto a


Roskilde (Federico Caff Center), diede impulso ad una serie di

progetti che coinvolgevano direttamente partner della sponda

Sud, creando una solida rete internazionale.

Il processo di Barcellona per venne arrestato nel 2006 a

seguito della decisione presa da Presidente della Commissione

europea Romano Prodi di basare le relazioni tra lUE e i paesi

terzi mediterranei esclusivamente sulla sottoscrizione di accordi

bilaterali tra singole parti. Si trattava di una decisione che

poneva fine in maniera definitiva ad ogni speranza cooperativa

nella regione e che, soprattutto, sanciva lufficiale disinteresse

dellUnione Europea riguardo al Mediterraneo, preferendo invece

lapertura ad Est fortemente voluta dalla Germania.

LEuropa aveva in maniera scelerata deciso di non

impegnarsi per la risoluzione dei gravi squilibri e delle criticit

della regione mediterranea, preferendo una formula (quella dei

rapporti bilaterali) che fosse aderente agli specifici interessi di un

suo singolo Stato membro in un contesto specifico della sponda

Sud. Si trattava di una decisione sulla quale pesavano

certamente le conseguenze del post 11 settembre. La guerra

lanciata da George W. Bush al terrorismo di Al Qaida, che aveva i

suoi teatri di guerra in Afghanistan e in Iraq, aveva da una parte

spaccato lEuropa occidentale sulla legittimit del sostegno agli

Stati uniti, creando una frattura tra lasse franco-tedesco e quella


pro-guerra dellItalia, della Spagna e della Gran Bretagna,

dallaltra aveva contribuito ad alimentare forti contrasti con i

Paesi arabi della sponda Sud in un Mediterraneo che era

divenuto nella celebrazione de Lo sconto delle civilt di Samel P.

Huntington20 il punto di massimo attrito tra lOccidente e il

mondo islamico.

Per Amoroso era stato compiuto un gravissimo errore,

poich disinteressarsi delle criticit economiche, sociali,

demografiche, ambientali e conflittuali che affliggevano la sponda

Sud, lasciando che nel loro corso si aggravassero ulteriormente e

a causa dei nuovi conflitti, significava creare i presupposti di una

catastrofe regionale che inevitabilmente avrebbe avuto gravissime

conseguenze per lEuropa.

6 Limpegno di Amoroso nel mondo degli esclusi

Lopposizione di Bruno Amoroso alle iniquit e allo

sfruttamento violento e intensivo della Globalizzazione non si

limitata al Mediterraneo. Amoroso, infatti, stato attivo anche in

altri contesti dellapartheid globale, e in particolare in Asia.

20 S. P. HUNTINGTON, Lo sconto delle civilt e il nuovo ordine mondiale,


Garzanti, Milano, 1997.
La Cina, il Sud-Est asiatico (soprattutto il Vietnam), al pari

di altre realt ghettizzate entrarono pienamente nella sua vita e

furono al centro dei suoi progetti e piani di azione finalizzati alla

riduzione della marginalit economica e sociale, al

riconoscimento delle libert e dei diritti fondamentali negati. Ai

rapporti che scrisse, alle sue denunce, si aggiunto il suo agire

concreto, quasi sempre lontano dai riflettori. Per intenderci

insegnava allUniversit di Hanoi ma poi lavorava attivamente

nelle ONG in Vietnam, battendosi per il riconoscimento dei diritti

negati, per il diritto allo studio dei minori e la loro tutela contro

ogni forma di abuso. E la medesima cosa accadeva in altre parti

del Mondo e qualche volta riusciva ad ottenere ci per cui si

batteva. Era del resto un uomo risoluto, determinato nel cercare

di creare contatti e relazioni, nel forzare lisolamento e la

ghettizzazione imposta ai Paesi nei quali operava.

I sui progetti realizzavano lincontro e la cooperazione,

coinvolgevano cinesi, vietnamiti, maghrebini, italiani e danesi,

creando legami importanti e realizzando una vitale circolazione di

idee e conoscenze-competenze. Era divenuto, in un certo senso,

uno straordinario mediatore culturale, un promotore instancabile

del dialogo e fermo sostenitore del bene comune in un mondo

fortemente diviso dallassolutismo di una privatizzazione globale

e strangolato dal potere finanziario.


7 Un inganno chiamato Euro e un progetto chiamato Crisi

Che la coda del cane21, la finanza, guidi e orienti

leconomia a Bruno Amoroso, da buon conoscitore di Keynes e

allievo di Caff, non poteva stare bene, ma ancora di pi era per

lui inaccettabile che il potere della finanza definisse un ordine

mondiale pi perverso e, soprattutto, pi pericoloso del

preesistente.

Guardando allEuropa, allausterity imposta dalla BCE agli

stati membri pi colpiti dalla crisi, ha attaccato con risolutezza

la Troika, evidenziandone le gravissime responsabilit riguardo

ad limposizione di obblighi di adempimento che impoveriscono

sempre di pi le realt periferiche europee e che, per contro,

garantiscono larricchimento spropositato della finanza e delle

grandi banche22. Nella sua interpretazione la crisi in atto da

21 Nella sua Teoria generale John Maynard Keynes paragonava leconomia ad


un cane e, definendo anatomicamente la finanza come la coda, sottolineava
che sarebbe stata unaberrazione se il cane delleconomia reale fosse stato
guidato dalla coda della finanza.
22 LUE guidata dalla BCE di fatto parte integrante di un sistema di potere
che tiene insieme banche, il mondo finanziario della City e di Wall Street, le
Istituzioni della Globalizzazione (Banca Mondiale, Fondo Monetario
Internazionale, etc.), la Commissione Trilaterale e Bilderberg. LUE parte
integrante di un potere globale che sta combattendo una guerra devastante
ricorrendo allausilio del potere militare e di quello finanziario a seconda del
luogo in cui ha bisogno di agire. In questo sistema rientrano appieno anche gli
Stati nazionali che, ben lungi dallessere stati demoliti dalla Globalizzazione,
quasi un decennio non sarebbe altro se non lobiettivo, raggiunto

con successo, di un grande progetto criminale architettato dalla

finanza, un progetto che tra le altre cose ha definitivamente

relegato allinterno del vasto spazio dellApartheid globale i PIGS

dellEuropa ricorrendo a due efficaci strumenti di produzione

della povert: il debito e lEuro23.

Il debito era per Amoroso, n pi e n meno, larma di

ricatto politico in mano alle istituzioni della Globalizzazione, un

sono divenuti Stati predatori, realt nazionali che sono esecutori della
volont del sistema di potere e che sono guidati da soggetti ad esso totalmente
asserviti. Da questultimo punto di vista importante chiarire cosa sia uno
Stato predatore, una definizione che Amoroso ha tratto dal libro del suo
amico James Kenneth Galbraith intitolato appunto The Predator State. Lo
Stato divenuto predatore perch, appunto, guidato da un governo che a
tutti gli effetti, come ha dimostrato il caso degli Stati Uniti analizzato da
Galbraith, un comitato daffari della borghesia globale. E nel caso dei
principali governi europei la guida direttamente coordinata dalla BCE, dal
suo Presidente Mario Draghi.

importante, a chiusura di questa nota, riassumere al lettore la tesi di


Galbraith secondo la quale il governo degli Stati Uniti era divenuto un vero e
proprio comitato daffari di una borghesia globale i cui membri, che sono
alla guida dei principali governi ed istituzioni internazionali, compreso il
Financial Stability Board istituito nel 2009, hanno con celerit dato vita ad
unazione di riforma che ha reso possibile il controllo da parte della
finanza internazionale.

Cfr. J.K. GALBAITH, The Predator State, How Conservatives Abandoned the Free
Market and Why Liberals Should Too, The Free Press, New York, 2008.
23 Si invita su questo aspetto alla lettura dei libri pi recenti di Bruno
Amoroso: B. AMOROSO, Euro in bilico. Lo spettro del fallimento e gli inganni della
finanza globale, Castelvecchi editore, Roma, 2011; B. AMOROSO e J. JESPERSEN,
LEuropa oltre leuro. Le ragioni del disastro economico e la ricostruzione del
progetto comunitario, Castelvecchi editore, 2012 e B. AMOROSO, Figli di Troika.
Gli artefici della crisi economica, Castevecchi editore, Roma, 2013.
meccanismo strutturale del potere unico che, grazie al

progressivo depotenziamento delle politiche sociali statali, affligge

quattro quinti dellumanit e che non risparmia neanche

lOccidente dove, nella marginalit dei guadagni conseguiti da

uneconomia reale che stata in massima parte ricollocata furi

da esso, il capitale accresce la sua ricchezza basandosi sulla

rendita, sugli interessi24. Il caso della Grecia era da questo punto

di vista quello pi emblematico, e riguardava un Paese che da

tempo sperimenta misure estreme di austerity, con gravissime

ripercussioni su una cittadinanza priva di tutela, in nome della

riduzione di un debito impossibile da conseguire. Amoroso

denunciava che lobbligo imposto alla Grecia dalla BCE, e

avvallato da tutti i Paesi membri dellUE, celava in realt la pi

ignobile delle azione speculatrici perch mirava a dare continuit

alla maturazione degli interessi, sia quelli legati ai prestiti

concessi dallEuropa e dalla BCE al governo di Tsipras per

fronteggiare la crisi, sia quelli riguardanti lindebitamento

originario dal quale continuavano a trarre ricchezza banche

tedesche e francesi25.
24 B. AMOROSO, Il debito pubblico come non ve lhanno mai raccontato, Goware,
Firenze, 2016.
25 La vittima designata, il capro espiatorio greco, si ritrova da tempo a
scontare la colpa di essere stato in maniera scellerata sostenuto e finanziato
da prestiti concessi, senza alcuna garanzia di solvenza, da Francoforte e Parigi
e la lentezza della sua agonia si spiega unicamente nellimperativo della
copertura salvifica degli istituti di credito coinvolti e dalla richiesta degli
interessi maturati da parte del Fondo Monetario Internazionale. Il governo
Ma stato soprattutto sullEuro che nellultima fase della sua

attivit di studio e riflessione egli ha focalizzato la sua attenzione.

Secondo la sua tesi la moneta unica stato un fattore

determinante ai fini dellaccelerazione della trasformazione del

modo di produzione del capitalismo contemporaneo, creando di

fatto il presupposto per laffermazione del potere finanziario e

bancario in Europa. La sua entrata in circolazione, infatti, non

ha solo implicato rigidit nei cambi per i 17 Paesi che lo hanno

adottato ma li ha del tutto privati della loro sovranit monetaria e

li ha sottomessi al dispotismo finanziario della BCE a guida

Draghi che divenuto ancora pi insostenibile a seguito della

crisi economica e finanziaria.

Uscire dallEuro era a suo avviso possibile e aveva individuato

tre soluzioni possibili per uscire dalla trappola della moneta

unica. La prima soluzione, che era la pi difficile da realizzare,

riguardava il recupero dellEuro in una Unione politica

dellEuropa che fosse il superamento dellUE. Lostacolo

Tsipras si ritrovato obbligato a rinegoziare prestiti che il precedente governo


conservatore aveva sottoscritto, un carico assai oneroso preteso dai ceditori
per prevenire il fallimento delle banche private tedesche e in parte francesi che
prima della bufera si erano prestate a tale gioco speculativo. A Tsipras e a
Varoufakis non mai stata concessa alcuna possibilit di rinegoziare il debito
e ogni proposta greca di tale natura stata sistematicamente respinta da
Bruxelles. Cfr. B. AMOROSO e F. CAUDULLO, Post Scriptum: riflessioni su una
tragedia senza epilogo, in B. AMOROSO, La Depredazione del Mediterraneo.
Irresponsabilit dellEuropa, Capitalismo predatorio e guerre per il dominio nel
XXI secolo (a cura di F. Caudullo), pp.67-68.
principale che avrebbe incontrato una simile soluzione era

costituito, oltre che dalla ferma volont della BCE e della stessa

Germania a mantenere lattuale assetto dellUnione, dalla quasi

sicura non adesione della Gran Bretagna26 e dei Paesi scandinavi.

La seconda possibilit era il ritorno al sistema monetario

europeo precedente allEuro, una soluzione meno di difficile da

realizzare e che presupponeva una linea politico monetaria di

cooperazione basata su margini di variazione simili a quelli che

contraddistinguono il rapporto tra la corona danese e lEuro (+/-

15%) e su dei criteri di flessibilit pari a quelli che si hanno con

la sterlina. In tal modo, in unEuropa nella quale il ruolo della

BCE sarebbe stato ridimensionato, non solo avrebbe fine la

divisione europea provocata dallEuro, quella tra i 17

dellEurozona e i 10 che ne stanno fuori, ma sarebbe persino

possibile ridurre il divario tra centro e periferia, e nel tempo

persino superarlo, istituendo un Fondo di Solidariet tra Stati

monetariamente sovrani27.

26 importante ricordare a chi legge che Amoroso proponeva queste soluzioni


prima della Brexit, e comunque tenendo conto della storica diffidenza e delle
ambiguit che hanno caratterizzato la linea europea della Gran Bretagna.
27 Tale fondo per Amoroso, ricavato dalle quote parte versate dai Paesi con un
eccesso di surplus o di deficit, avrebbe potuto sostenere efficacemente la
ripresa economica e il riassetto produttivo degli Stati europei pi deboli. Alla
BCE spetterebbe solo la funzione di coordinamento delle politiche monetarie
nazionali in un sistema bancario che veda il ritorno dellautonomia di Banche
Nazionali, ognuna delle quali obbligata a rispondere al Ministeri del Tesoro del
proprio Paese.
La terza soluzione era per Amoroso lEuro Sud, ma

considerato in termini diversi da quelli della proposta tedesca28. Il

suo Euro Sud, infatti, era finalizzato al superamento della

divisone tra Nord e Sud dellEuropa ed era uno strumento per la

riaffermazione dellautonomia delle realt europee del

Mediterraneo. Italia, Spagna, Grecia e Portogallo, ma anche

potenzialmente la Francia, istituendo il loro Euro Sud potrebbero

creare una loro Eurozona allinterno della quale sia possibile

sviluppare un loro mercato, riorganizzare i propri sistemi

produttivi, dare via libera a politiche economiche di sviluppo che

potrebbero dare nuovo impulso alleconomia reale e ridurre la

disoccupazione. Qualora non fosse realizzabile un Euro Sud,

questi Paesi avrebbero la possibilit comunque di creare la loro

zona Mediterranea e uscire dallEuro. Sullesempio del mondo

scandinavo potrebbero dare origine ad un loro sistema di valute

nazionali ed istituire un proprio Fondo di solidariet. In tal modo

si affrancherebbero dal diktat della BCE e, riappropriandosi della

loro sovranit monetaria sebbene allinterno di una zona

condivisa, potrebbero porre in essere quelle misure politiche ed

economiche fondamentali che possano intervenire sul riassetto

28 La proposta avanzata dalla Germania rispetto ad un Euro Sud


corrispondeva ad una nuova strategia di controllo degli Stati europei del
Mediterraneo che sarebbero divenuti lappendice dellEuropa dei ricchi, e
soprattutto della Germania, funzionale ai loro interessi finanziari e industriali.
delle banche e permettere un efficiente controllo pubblico dei

mercati e dei flussi del capitale29.

8 Per unaltra Europa, per non soccombere al Suicidio dellEuropa

Bruno Amoroso credeva fortemente nellEuropa, nella

possibilit di dare origine ad unEuropa dei popoli che fosse un

soggetto promotore dei valori della solidariet, della cooperazione

e del bene comune. La sua Europa, cos come non era mai stata

quella della CEE, che aveva avvantaggiato la Germania e un

numero ristretto di Stati membri a scapito degli altri Paesi, non

poteva essere quella della definitiva schiavit attraverso lEuro

allUnione Europea.

Amoroso era convinto che il suicidio dellEuropa del quale

parlava il suo grande amico Pietro Barcellona 30 fosse prossimo al

compimento e per tale motivo, oltre a proporre soluzioni di

affrancamento dallEuro, si prodigato affinch gli europei

trovassero il coraggio per agire contro lUE e, posto fine a tale

soggetto, potessero costruire da zero una nuova Europa. LUE ha

realizzato un vuoto sociale e politico che in questi ultimi anni

29 Cfr. B. AMOROSO e J. JESPERSEN, LEuropa oltre lEuro, Castelvecchi editori,


Roma, 2012.
30 P. BARCELLONA, Il suicidio dellEuropa. Dalla coscienza infelice alledonismo
cognitivo, Edizioni Dedalo, Bari, 2005.
divenuto un baratro. Lazione criminale del Finanzcapitalismo31

non ha neanche lasciato uno spazio minimo alla gestione

dellinsieme dei rischi sociali ed economici (cosa che comunque

era per Amoroso di per s discutibile) e la conseguenza stata la

disintegrazione della societ europea in unUnione Europea

divenuta una polveriera ad altissimo rischio di esplosione. Era

molto preoccupato e non solo per lescalation, in tale contesto,

delle forze populiste e xenofobe che apriva ad un futuro assai

prossimo a tinte fosche. La sua preoccupazione era motivata

anche dalla gravissima responsabilit dellUE riguardo

allaggravamento di una questione Mediterranea che si stava

ritorcendo contro di essa come un boomerang 32. Di fatto, in uno

scenario mondiale mutato radicalmente in questo inizio di secolo,

nel quale lOccidente si ritrova a competere con nuovi grandi

competitori antagonisti (Cina e Russia su tutti), linteresse

economico dei maggiori attori dellUE ha contribuito alla

recrudescenza dei conflitti nella sponda Sud.

31 Finanzcapitalismo era lefficace definizione creata da Gallino per descrivere


lattuale dominio nel sistema capitalista della finanza. Cfr. L. GALLINO,
Finanzcapitalismo. La civilt del denaro in crisi, Einaudi, Torino, 2011.
32 Nel volume La Depredazione del Mediterraneo, Bruno Amoroso ha messo in
relazione la crisi economico-finanziaria allattuale violenta destabilizzazione
della sponda Sud del Mediterraneo, in un gioco in parallelo che spiega come le
due crisi siano le facce di una moneta offerta al Capitalismo predatorio da
unirresponsabile UE. Cfr. B. AMOROSO, La Depredazione del Mediterraneo,
op.cit.
Amoroso sapeva bene che le primavere arabe avevano

avviato un processo radicale di trasformazione politica, che per

nulla corrispondeva alle motivazioni che le originarono. Quelle

proteste, per lui in buona parte legittime, erano state manipolate

e indirizzate ai fini di un drastico ricambio politico degli

interlocutori dellOccidente. La priorit era, infatti, arrestare la

penetrazione cinese nel Mediterraneo e pi ampiamente in Africa,

ma anche rallentare il rilancio della Russia di Putin nel

Mediterraneo. La strategia di transizione ad un nuovo assetto del

sistema mondo capitalista occidentale era a tutti gli effetti

ostacolata dallascesa di tali potenze che nelle concrete difficolt

delle forze occidentali avevano impresso unaccelerazione alla loro

espansione nel vuoto dordine del nostro tempo33. Le due gravi

crisi generate in quel fermento, che nulla avevano a che vedere

con le primavere, la crisi libica e quella siriana, cos come la

parabola dellISIS, erano per lui i risultati pi pericolosi

dellingerenza neocoloniale dellOccidente che non si spiegava

solo nei termini del controllo diretto della sponda Sud finalizzato

allo sfruttamento ma anche in chiave competitiva e contro Cina e

Russia.

33 Per approfondire questo aspetto Cfr. F. CAUDULLO e G. SAPELLI, La dottrina


Obama e le sue conseguenze. Gli Stati Uniti e il mondo, un nuovo inizio?,
Goware, Firenze, 2016.
Nella destabilizzazione del Mediterraneo dinizio secolo

giocava un ruolo importante anche dellEuropa, poich erano

pienamente coinvolte la Gran Bretagna e la Francia (soprattutto

riguardo alla crisi libica). LEuropa ha contribuito a delineare

uno scenario terribile senza tenere conto che la grande

destabilizzazione regionale prima o poi non avrebbe riguardato

solo il Medioriente e il Nord Africa ma, invece, lavrebbe travolta

infliggendole ferite gravissime e compromettendone lesistenza

essendo gi al suo interno gravemente compromessa dalla

depredazione della Troika.

9 Lultimo appello di un intruso

Lingiustizia pi grave del nostro tempo era per Bruno

Amoroso lavere ridotto la vita delle persone ad una questione di

disperata sopravvivenza quotidiana. Immigrati, profughi, ma

anche cittadini privati della cittadinanza, disoccupati ed


emarginati di ogni tipo ai suoi occhi rendevano intollerabile il

mondo plasmato dalla Globalizzazione, inaccettabili le regole e i

principi che lo fondavano e che esprimevano la tirannia di un

lite globale privilegiata. Il suo ultimo invito rivolto a tutti noi era

quello di armarci di coraggio e ribellarci nei termini di

disobbedienti civili perch solo in tal modo saremmo tornati a

vivere e avremmo cessato di sopravvivere.


Era il consiglio di un uomo che disobbediente lo stato sul

serio. La sua disobbedienza come professore ed economista era la

produzione di attivit di studio e di ricerca in radicale

contrapposizione ad un mondo accademico colonizzato dal

neoliberismo, e rispetto al quale si sempre posto da outsider. La

sua disobbedienza politica era, invece, il suo agire politico da

uomo di sinistra che prendeva le distanze dallattuale sinistra

europea che, disattendendo ideali e principi socialdemocratici,

era divenuta complice del sistema di potere dominante. Ma poi

per lui disobbedire era prendere la parola contro le distorsioni dei

media, contro una verit meschina costruita dai mezzi di

informazione per laddomesticamento di massa. Amoroso

disobbediva perch non poteva accettare la distruzione fisica e

morale del mondo e precisava che una nuova societ si

costruisce dal basso, riscrivendo leggi e regole sui bisogni delle

persone, cittadini e no. Ma vanno riscritte insieme per evitare

conflitti, creando i luoghi di incontro e elaborazione fuori dalle

istituzioni, in contesti di amicizia e di affetti. Per sostenere la

nascita di queste nuove comunit utile creare gli spazi della

nuova economia solidale, dove si scambia il lavoro e laiuto tra

persone con beni e monete spendibili. Lo stesso vale per il

commercio alternativo, le monete locali, ecc. Non strumenti per

far star meglio i ceti medi privilegiati ma per includere le famiglie


e le persone tutte in circuiti virtuosi di convivenza. Un nuovo

modo di vivere che crea le sue regole e le sue istituzioni

sottraendosi alle funzioni predatorie di quelle esistenti.34

Il suo invito alla disobbedienza era, per, soprattutto un

invito ad un agire collettivo in nome sia della riaffermazione dei

legami sociali sia della democrazia. Per questo motivo sperava

che potesse sorgere un movimento sempre pi grande di

disobbedienza civile contro la globalizzazione, la cui prima azione

doveva essere rivolta contro la governance e le sue istituzioni35.

Fermare limpoverimento delle masse, porre fine alle guerre e alle

rapine della finanza significava attaccare la Troika ed in

particolare la Banca Centrale Europea, strappandole quella sua

sovranit illegittima che legalmente sottopone ad essa la politica

e le istituzioni nazionali.

Avendo constatato che, nellacquiescenza alla Troika della

Francia e dellItalia, Paesi nei quali le lite politiche aspiravano

alla spartizione del cospicuo bottino delle guerre e dei soprusi

finanziari, le uniche reazioni sono state tentate dalle realt pi

34 B. Amoroso, Ricostruire dal basso un sistema monetario internazionale in


Europa e nel mondo, in:

http://www.inchiestaonline.it/economia/bruno-amoroso-ricostruire-dal-
basso-un-sistema-monetario-internazionale-in-europa-e-nel-mondo/
35 B. AMOROSO, Ci resta la disobbedienza civile, in:

http://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/5873-bruno-amoroso-ci-resta-la-
disobbedienza-civile.html
deboli del sistema, dalla Spagna e soprattutto dalla Grecia. Si

trattava, per, di azioni che pagavano lalto prezzo del loro

isolamento e, soprattutto, della mancanza del sostegno di altre

realt strangolate dalla crisi. Per quanto coraggio (o disperazione)

potesse avere la Grecia, era impossibile che il governo Tsipras

potesse combattere da solo lo strapotere della finanza e opporsi

alla volont della potente Germania. Occorreva quindi realizzare

un fronte comune di tutti i Paesi oppressi, un fronte del Sud o

Mediterraneo, e senza spaccature politiche perch solo cos la

disobbedienza avrebbe poi potuto un giorno imporre la revisione

dei trattati europei, abolire il fiscal compact e il patto di stabilit,

cos come pretendere che lEuropa non fosse pi parte attiva

nella destabilizzazione del Mediterraneo36. Era convinto che

questo fosse il solo modo per salvare lEuropa dal suo imminente

tracollo e gli europei dalla condanna ad una sopravvivenza

disperata e misera.

stato questo, prima che lo scorso 20 gennaio morisse, il suo

ultimo appello, un invito energico a non subire passivamente i

colpi sempre pi di duri di una crisi che ci stata imposta e che

non dovremmo pagare.

36 Amoroso era un sostenitore della Campagna Dip (Dichiariamo Guerra alla


Povert), convinto che a partire da essa avrebbe potuto prendere forma il
grande movimento di disobbedienza civile da lui auspicato.
Di certo questultima esortazione di Bruno Amoroso, il suo

invito ad una ribellione disubbidiente e alla mobilitazione

collettiva contro lApartheid della Globalizzazione, trover chi la

considerer utopica, e in quanto tale irrealizzabile se non nel

sogno o nella fantasia. Ed proprio a chi sosterr ci, ai

disincantati che accettano la narrazione costruita dal potere

globale dellirreversibilit del processo in atto, che vorrei fare

presente che anche i racconti distopici sono frutto di fantasie ma

ci non ha affatto impedito alla Globalizzazione di concretizzare il

racconto della sua realt distopica dando forma ad un mondo, il

nostro, cos terribile, mostruoso e meschino, e rispetto al quale

disobbedire questione di vita o di morte.

Bruno Amoroso non ha mai amato gli slogan, ha capito di

essere stato sconfitto e di avere sbagliato nella sua lotta, ma il

senso di quel suo ultimo not in my name! rispetto al trionfo

della barbarie che non avrebbe lasciato spazio ad un altro mondo

possibile, e che chiudeva il suo ultimo libro, la sua

autobiografia37, non lascia spazio ad alcun dubbio, ad alcun tipo

di fraintendimento. Da grande combattente in quelle sue ultime

righe date alla stampa ha voluto essere provocatore e istigatore

affinch linsieme dei singoli not in my name non si perda nello

37 Per noi pensare di cavarcela con gli appelli e le buone pratiche non pi
possibile. Quello che ci resta da dire per questa guerra non voluta e da sempre
contrastata lo slogan Not in my name.B. AMOROSO, Memorie di un intruso,
op.cit., pag.185.
slogan ma possa, piuttosto, dare inizio ad una vera ribellione

civile e partecipata, ad una contestazione contro la

globalizzazione diversa da tutte le esperienze maturate fino ad

oggi e quindi, pi efficace e pi risoluta perch, appunto,

disobbedire sar una questione di vita o di morte.

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