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19 Giugno 2013
Colpevoli si nasce? Criminologia, determinismo, neuroscienze. Cortina, 2012, pp. 234
Autorelazione sul volume
[Isabella Merzagora]
1. Pietro Maso, forse il primo parenticida famoso delle recenti cronache criminali, era incapace
di intendere e di volere secondo il suo consulente, capace per i consulenti del Pubblico
Ministero, seminfermo per i periti dellUfficio; Luigi Chiatti, battezzato dai giornalisti il
mostro di Foligno, serial killer pedofilo, fu reputato capace di intendere e di volere per i periti
in primo grado, seminfermo per quelli di secondo grado; Ruggero Jucker, che sventr la
fidanzata, era seminfermo di mente per i periti dellUfficio, pienamente capace di intendere e
di volere per i consulenti di parte civile, totalmente incapace per quelli della difesa; su
Annamaria Franzoni, nota allufficio, in termini di imputabilit s detto di tutto.
Sono solo alcuni casi, magari fra i pi noti, ma ognuno potr ricordarne altri, con la stessa
variet di conclusioni peritali.
Poich in tema di imputabilit dovrebbero essere in questione affermazioni scientifiche e
quindi relativamente immuni dal gioco delle parti, non meraviglia che i giudici siano
costernati e forse anche scandalizzati di fronte ad una psicopatologia forense cos ondivaga
e che abbiano la tentazione di cercare certezze altrove.
In tempi recenti si affacciato nei tribunali un nuovo paradigma che sembra fornire speranze in
questo senso, il paradigma neuroscientifico.
Per esempio, in un caso di omicidio familiare che -dopo le oramai abituali diversit di opinioniha visto il Giudice per le Indagini Preliminari di Como far propria la valutazione di
seminfermit mentale grazie (fra laltro) allutilizzo di accertamenti neuroscientifici, si legge
della evidente problematicit del caso che qui ci riguarda, sintomatico della crescente
difficolt per la psichiatria odierna [...], di pervenire ad una precisa diagnosi delle patologie
psichiatriche ed, a maggior ragione, di valutare la capacit di intendere e di volere dei portatori
di disturbo mentale [...] di fronte alla progressiva espansione delle aree di discrezionalit e
di incertezza[1] del sapere psichiatrico.
Si noti che in questo caso il giudice disconosce le conclusioni del proprio perito per aderire a
quelle dei consulenti della difesa, cosa non troppo frequente ed ulteriore testimonianza della
persuasivit della prova neuroscientifica.
Continua la sentenza: lindagine svolta dai consulenti della difesa si composta di procedure
valutative complesse e, a conforto, anche di procedure maggiormente fondate sullobiettivit e
sullevidenza dei dati perch corroborate dalle risultanze di imaging cerebral e di genetica
molecolar e, per ci stesso, in grado di ridurre la variabilit diagnostica e di offrire
risposte meno discrezionali rispetto a quelle ottenibili col solo metodo di indagine
tradizionale clinico.
grave, infermit al momento del fatto, ma linfermit deve presentare caratteristiche tali da aver
partecipato alla genesi ed alla dinamica di quel particolare reato[12].
Nelle perizie qualche volta il collegio giudicante chiede espressamente lumi in senso
criminologico. In un quesito posto nel caso di un serial killer possiamo leggere: Dica il perito
- letti gli atti, sottoposto ad esame Tizio e compiuto ogni accertamento - se avuto riguardo alle
concrete modalit dei fatti con specifico riferimento alla natura degli atti, alla scelta delle
vittime, alla ripetitivit delle condotte, alle giustificazioni offerte dallimputato, questi fosse,
allepoca dei vari episodi delittuosi, affetto da patologie tali da incidere sulla sua capacit di
intendere e di volere escludendola o scemandola grandemente; dica altres, in caso affermativo,
se il Tizio sia o meno soggetto socialmente pericoloso. E si capisce bene che i giudicanti
volessero capacitarsi del come mai quello che appariva un ingenuo contadino, un
insospettabile dalla vita ritirata e tutta risolta nellattivit agreste si sia rivelato in realt un
omicida seriale.
Ancora, nel caso di una figlicida, madre amorevole fino al momento del delitto: accertino i
periti se lindagata, al momento della commissione del fatto, fosse capace di intendere e di
volere, determinando quindi eventuale non imputabilit totale o parziale della stessa;
evidenziando, altres, sotto il profilo criminologico, i tratti caratterizzanti la personalit
dellindagata stessa, anche in relazione allambiente di vita e ai legami familiari[13].
Con buona pace dellart. 220 c.p.p., la criminologia entra ed sempre entrata nella
valutazione peritale.
5. Molti, i filosofi prima e i neuroscienziati deterministi poi, hanno sostenuto che il libero
arbitrio unillusione. Daniel Wegner scrive un libro che ha linequivocabile titolo The
illusion of conscious will, sostenendo che lidea dellesistenza della libera volont una
credenza narcisistica e che il libero arbitrio un abbaglio generato dalla nostra architettura
cognitiva[21].
Si possono per proporre alcuni spunti di riflessione in chiave scettica relativamente a questa
posizione, a cominciare dal fatto che se i nostri cervelli sono formati per elaborare credenze,
non escluso che tutte le categorie di cui ci si avvale siano del pari credenze e non qualcosa di
ontologicamente fondato, che lo siano non solo il libero arbitrio ma pure la nozione di causa (lo
diceva gi Hume) e il determinismo.
Collegato a quanto detto sopra: se viceversa fosse il determinismo ad essere scritto nei
nostri cervelli? Qualcuno lha ipotizzato: Di molte filosofie, e non solo del determinismo, si
pu giustamente criticare che finiscono per rimanere impigliate nelle proprie tesi. [...] E anche
il determinista adotta lo stesso criterio: le sue affermazioni possono essere vere, ma ci che le
determina sono i caratteri ereditari e ambientali, e nessuna altra ragione. Egli non sostiene le
idee deterministiche per il fatto che sono vere, ma perch ha una determinata disposizione
genetica ed esposto a determinati stimoli ambientali, vale a dire, non perch la struttura
delluniverso sia di questa o di quella natura, ma unicamente perch la natura di una parte
delluniverso, insieme con la struttura cerebrale del determinista, conduce a questo
risultato[22].
O magari siamo liberi di essere o non essere liberi. Forse, come sostiene Dennett, ci sono
coloro che siccome non credono nel libero arbitrio non sono liberi, e coloro che sono liberi
perch credono nel libero arbitrio[23].
Non solo, ma taluni esperimenti di psicologia sociale avrebbero dimostrato che il credere o
meno nel libero arbitrio produce atteggiamenti etici diversi, nel senso che una visione
deterministica incoraggia comportamenti antisociali e riduce quelli altruistici[24]; ovvio:
se la scelta non in mio potere/dovere, se tutto gi scritto, a che pro comportarsi bene?
Tutto ci non significa optare per una libert assoluta e senza vincoli. Se non siete troppo
presuntuosi da credere che tutti i vostri successi siano esclusivamente dovuti alle vostre
prodigiose capacit (o che tutti i vostri insuccessi siano dovuti alliniqua sfortuna), vi sar pur
capitato di chiedervi cosa ne sarebbe stato di voi se solo foste nati in uno dei paesi pi poveri
del pi povero dei continenti, se le vostre chances di partenza fossero state modestissime o
nulle, comprese quelle legate al vostro potenziale intellettivo, se ad un certo punto della vostra
vita fosse intervenuta una qualche sciagura inemendabile.
Melossi sostiene che il libero arbitrio sembra essere una qualit distribuita
disegualmente nella struttura sociale[25], e allora potremmo immaginarci che la libert si
possa promuovere aumentando le opportunit. Opportunit che sono anche biologiche, ma
certamente non solo tali.
In ogni caso, e per concludere, forse impossibile occuparsi di diritto e di psicopatologia
forense senza porsi delle domande circa il determinismo ovvero la libert - e dunque
responsabilit - delluomo.
Philosophical Transactions of the Royal Society Lond B Biol Sci, 359, 1775-85, 2001, pg.
1780).
[15] La responsabilit morale condizione almeno necessaria della responsabilit penale
(Moore M.S., Scelta, carattere e scusanti, in Santoni De Sio F. (a cura di), Responsabilit e
diritto, Milano, pp. 81-134., 2008, pg. 83). Per quanto riguarda le neuroscienze: se si riuscisse
a dimostrare che il nostro comportamento in campo sociale non frutto di una scelta
consapevole, ma esito, determinato, di una particolare conformazione e distribuzione dei
neuroni a livello cerebrale, la prima nozione ad essere travolta sarebbe quella di responsabilit
penale: in effetti se il comportamento non stato frutto di una scelta consapevole, viene meno
il giudizio di rimproverabilit del fatto. Ne uscirebbe travolta la stessa impostazione e
configurazione del diritto penale: bisognerebbe inventare qualcosa di diverso dallattuale diritto
penale (Larizza S., Sui limiti posti dal sistema penale alla recezione degli esiti conoscitivi
della neuroimaging, in Ruberto M.G., Barbieri C., Il futuro tra noi - Aspetti etici, giuridici e
medico-legali della neuroetica, Milano, 2011, pp. 32-44).
[16] Baird A.A., Fugelsang J.A., The emergence of consequentialist thought: Evidence from
neuroscience, in Philosophical Transactions of the Royal Society Lond B, 359, pp. 1797-1804,
2004.
[17] La frase di Morse, ma citata da: Greene J. e Cohen J. in un articolo appunto
dallevocativo titolo For the law, neuroscienze changes nothing and everything, in
Philosophical Transactions of the Royal Society Lond B Biol Sci, 359, 1775-85, 2001.
[18] Roskies A.L., Esiste la libert se decidono i nostri neuroni?, in De Caro M., Lavazza A.,
Sartori G., (a cura di), Siamo davvero liberi? Le neuroscienze e il mistero del libero arbitrio,
Torino, pp. 51-69, 2010.
[19] Greene, Cohen, op. cit., 2001.
[20] Morse, S.J., Inevitable mens rea, in Harvard Journal of Law & Public Policy, vol. 27, pp.
51-64, 2003.
[21] Wegner, D.M., The illusion of conscious will, Cambridge, 2002.
[22] Lucas, J.R., The Freedom of the Will, Oxford, 1970.
[23] Dennett, D.C., Levoluzione della libert, Milano, 2004.
[24] I soggetti esposti ad affermazioni contrarie al libero arbitrio manifestavano una minore
tendenza a comportamenti altruistici e una maggiore aggressivit. Al contrario, i soggetti
esposti ad affermazioni che sostenevano lesistenza del libero arbitrio erano maggiormente
inclini ad aiutare gli altri e mostravano un comportamento meno aggressivo. [...] Questi studi
dimostrano che una semplice esposizione a una visione del mondo deterministica aumenta la
probabilit che le persone si comportino in maniera immorale e antisociale. [...] promuovere
una visione deterministica circa la responsabilit potrebbe avere effetti considerevoli sulle
relazioni interpersonali e conseguentemente sulla societ. Inoltre, questi risultati indicano il
valore di catalizzatore sociale dellattribuzione di libert e volontariet. Credere infatti che le
persone possano effettivamente esercitare un controllo consapevole e volontario sulle proprie
azioni aumenta il senso di responsabilit personale e promuove la messa in atto di