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NOTE SULLA POLVERARA

di Andrea Mangoni
COLORE DEI TARSI
Il colore dei tarsi cos come quello del becco generalmente dovuto al sovrapporsi dei colori di
due strati del rivestimento cutaneo, derma ed epidermide. In particolar modo, se il derma nero si
hanno tarsi grigi se l'epidermide bianca, e tarsi verdi se l'epidermide gialla.
Oggi noi chiamiamo il grigio del tarso della Polverara color grigio ardesia. Quando si vanno a
leggere invece le antiche fonti storiche, si rischia di fare confusione, perch in generale gli autori
parlano di verde ardesia o ardesia, indicando con questo termine un verde oliva molto scuro, quasi
nerastro. La colorazione che noi oggi chiamiamo grigio ardesia era invece conosciuta un tempo
come blu ardesia o grigio plumbeo. un particolare da tenere a mente procedendo con l'esame
delle testimonianze storiche.
Innanzitutto, occorre dire che la Polverara era nota, fino agli inizi del XX secolo, come
Padovana. Che le venisse affibbiato tale nome era cosa certa: ne danno tra gli altri infatti notizia il
Barbaro, il Gessner, l'Aldrovandi, il Von Martens, il Voigt, il Boerio, il Rampoldi, il ZuccagniOrlandini, il Pochini, il Mazzon, il Tolmani. Fatta questa importantissima premessa, andiamo ad
analizzare due delle primissime fonti iconografiche relative alla razza.
La prima e pi importante dal punto di vista scientifico l'opera Ornithologiae di Ulisse
Aldrovandi1, in cui vengono raffigurati un Gallus patavinus e una Gallina Patavina.

Soprattutto il primo viene indicato come la prova della presenza della Padovana Gran Ciuffo in
Italia, ma in realt l'analisi dell'illustrazione mostra chiaramente che gli esemplari ritratti hanno
caratteristiche decisamente pi simili a quelle della Polverara, come acutamente sottoline anche
Alessandro Ghigi. Il portamento, le dimensioni, il ciuffo che lascia scoperto gli occhi e che nella
femmina compatto e diritto in avanti: tutto fa pensare a una Polverara ancestrale. Vediamo ora la
descrizione originale fatta da Aldrovandi nei confronti della Gallina Patavina:
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Aldrovandi, U. (1599-1634). Ornithologiae. Tipografia Manolesiana, Bologna.

Del resto Ermolao testimone del fatto che le Padovane Polverara prendono il
nome da un borgo, e che sono di enormi dimensioni e di aspetto estremamente bello:
infatti sono venuto a sapere che dallEccellentissimo Marco Antonio Olmo da Padova le
Polverara sono cos chiamate da un certo borgo, dove sono abbondanti, e del cui clima
godono in modo meraviglioso, al punto che cost raggiungono il miracolo della fertilit,
e quando vengono trasferite in altre localit seppur vicine, se non diventano sterili,
perlomeno si alterano parecchio. Alcuni, definendole in tedesco, chiamano queste
galline gross welsch hennen, cio grandi galline italiane. [] Le galline Padovane.
Cap. IV. Esistono dei soggetti molto pi grandi delle galline nostrane che la gente
chiama Padovani, come anche tali galline rispetto alle galline nostrane. Mostriamo
limmagine del maschio e della femmina. Il maschio era di aspetto bellissimo, adornato
tuttavia da solo cinque colori, cio nero, bianco, verde, rosso e giallo oro. [] La cresta
era piccola, il becco e le zampe gialli. A carico di tutta quanta la gallina, fatta eccezione
per quella pellicola che hanno presso lorifizio auricolare, non cera assolutamente nulla
di bianco, ma era di un colore nero verdeggiante. Le zampe erano giallastre, la cresta
molto piccola e appena rossa.
Descrizione e immagine mostrano chiaramente che il gallo ha becco e tarsi gialli, e cos
certamente anche la pelle. La gallina invece ha tarsi di colore giallo verdastro, cui corrisponde un
becco corno scuro. La pelle comunque dev'essere gialla come quella del maschio.
Una seconda prova iconografica della presenza di pelle gialla nella Polverara potrebbe venirci da
un quadro di Vincenzo Campi, La Pollivendola, dipinto probabilmente tra il 1580 e il 1590.
Osserviamo i due galli appesi in alto a destra nel dipinto.

I due animali appesi, pur non citati come Padovani o Polverara, ne hanno le caratteristiche. La
grande taglia (desumibile dal raffronto con gli altri polli visibili e col tacchino), il ciuffo piccolo,
l'assenza di cresta visibile fanno pensare inevitabilmente subito alla S-ciatta. Le colorazioni
sembrano essere un bel bianco, nel gallo in primo piano, e una livrea paragonabile al vecchio colore
tortora, sempre noto da fonti ottocentesche per questa razza, e forse attribuibile all'azione
dell'allele ID di i+. I tarsi degli animali sono gialli o giallastri, cos come i loro becchi. Anche la pelle
dev'essere quindi gialla.
Le prime testimonianze scritte riguardanti la colorazione dei tarsi sono invece relative al XIX
secolo. La maggior parte delle informazioni relative alla Polverara ci vengono da Italo Mazzon,
avicoltore e allevatore di Villafranca Padovana, che ebbe modo di vivere in prima persona l'epoca
pi difficile per questa razza, ovvero la fine dell'ottocento. Nella seconda met del XIX secolo
infatti la Polverara vede diminuire drasticamente il proprio novero di allevatori, oltre ad incroci
incontrollati (in alcuni casi coi primi esemplari di Padoue, arrivati verso il 1850 nel padovano).
Dopo un primo iniziale momento di confusione, Mazzon cercher di recuperare le caratteristiche
della razza cos come erano da sempre state tramandate ai posteri. Ne Il Raccoglitore 2 egli
afferma:
La gamba in tutte le variet dev'essere verde scuro, verde ardesia e plumbeo
sprovvista di penna, liscia e sottile tutti quei campioni che non avessero tali caratteri
bisogna scartarli addirittura.
Pi o meno dello stesso avviso la Contessa Fanny Gaudio Lion, che nel suo Catalogo3 afferma:
La gamba dev'essere color plumbeo, bench alcuni vogliano dire verdastro, sperone
diritto e quattro dita.
Nel 1905 il Pochini4 definisce i tarsi della Polverara di giusta lunghezza, di colore verde ardesia,
senza la menoma traccia di piume.
Nello stesso anno il Pascal, nel suo Le razze della gallina domestica, afferma, nel fare una
critica al comportamento degli allevatori padovani nel selezionare la Polverara:
Fateci vedere le zampe verdi che reclamate, fateci vedere i robusti galli che
decantate ed allora s che riconosceremo il vostro vanto regionale.
Ad ulteriore conferma del colore dei tarsi di questa razza, nella stessa opera il Pascal 5 riporta uno
specchietto del Mazzon illustrante le differenze presenti tra Padovana Gran Ciuffo e Polverara. Per
la prima volta forse si riconosce quindi la differenza tra le caratteristiche delle due razze,
specificando il colore dei tarsi che vengono definiti bleu ardesia per la Padovana mentre riguardo
alla Polverara scrive:
Colore del tarso, verde in tutte le variet. Taluno tiene erroneamente dei tipi a
gamba quasi nera; un errore giacch questa la caratteristica della Crvecoeur e la
vera della nostra polverara, tramandataci dalla tradizione, precisamente il colore
verde ardesia.

2 Mazzon, I. (1890). Pro Polverara, in Il Raccoglitore, XIII.


3 Gaudio Lion, F. (1893). Descrizione di alcune fra le principali razze del premiato Giardino d'Avicoltura della ditta
G. F. Lion in Altichiero (Padova).
4 Pochini, L. (1905). Avicoltura pratica. Giovanni Fratini, Firenze.
5 Pascal, T. (1905). Le razze della gallina domestica. Casa Editrice Nazionale, Roma.

Mazzon aveva ribadito lo stesso concetto nella Guida del Pollicultore6, nel 1891, affermando
che mentre la Padovana Gran Ciuffo ha tarsi blu e numerose livree, la Polverara bianca, nera,
cenere (sparviero) e ha tarsi verde ardesia.
I tarsi sono citati come verdi ardesia anche dal Ronna nel 1907 7, mentre Eugeni nel 19298 li
definisce di colore verdastro. Per il Trevisani9 la gamba della Polverara verde oscura, armata di
sperone diritto.
Il famoso autore avicolo Dringen10, nell'edizione spagnola del suo Die Geflgelzucht, cita i tarsi
della Polverara come negrovertos, nero-verdi.
Nel 1931, il Fortuni riportava nella rivista Bassa Corte lo standard della razza Polverara che lui
stesso, assieme al Salmaso, aveva ricostituito nel suo allevamento di Mira (VE). Riguardo ai tarsi
egli infatti riporta: nudi di colore verde ardesia (o grigio piombo?). [...]La purezza del tipo data
soprattutto dal colore delle zampe [...].
Perch vengono citati i due colori, con quel punto di domanda dopo il grigio? Fortuni disse di
aver ricostituito la Polverara a partire da esemplari ibridi trovati nel padovano. In questo caso
avrebbe dovuto essere pi semplice selezionare il tarso verde, ma cos non fu. Infatti
apparentemente egli selezion solo capi a tarsi grigi, il che gli valse le critiche di Mazzon, che
stigmatizzava nel 1933 la scelta di accettare nello standard della Polverara questa caratteristica:
Bozze di standard, perch come faceste per la Polverara propugnata un vostro
tributario che, non essendo capace di ottenere il tarso verde, riconosceste come una
caratteristica indiscussa il tarso grigio, che quello della padovana, anche se olandese!
Lo standard non un lievito, qualcosa di rigido che non pu ammettere simpatie
personali e nemmeno antipatie.11
In realt, esiste probabilmente una risposta anche a tale quesito. Infatti, contrariamente a quanto
affermato da Fortuni, dai ricordi personali del Prof. Carlo Lodovico Fracanzani emerge una verit
diversa12. Il Professor Fracanzani, infatti, amico del Salmaso, sostenne con forza il fatto che la
Polverara venne in quella occasione ricostituita non a partire da incroci della razza reperiti sul
territorio ma dall'accoppiamento di galli di Padovana Gran Ciuffo con galline comuni del contado
padovano e veneziano. La fonte sarebbe stata una confidenza diretta del Salmaso, e spiegherebbe in
effetti benissimo perch i capi della selezione di Salmaso si ritrovarono ad avere tarsi di quel colore
e pelle bianca.
Sempre Mazzon nel 1934 conferma nella sua Pollicoltura Padovana 13 che la Polverara ha
tarsi nudi, di colore verde ardesia, terminanti in quattro dita fornite dunghie del colore del becco,
e ancora lo stesso autore nella Rivista degli allevatori(1939) 14, pubblica un altro standard della
Polverara. I tarsi vengono qui definiti Nudi, lisci di color verde ardesia sperone normale per il
gallo, e Nudi, lisci, colore verde ardesia (caratteristica della ovaiola ad uova grosse) nella
femmina.
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Mazzon, I. (1891) Piccola posta, in Guida del Pollicultore, III-17/18.


Ronna, E. (1907). Il pollaio (gallo e gallina). Tipografia Fiaccadori, Parma.
Eugeni, I. (1929). La gallina Italiana. Casa Editrice Fratelli Marescalchi, Casale Monferrato.
Trevisani, G. (1896). Pollicoltura, III edizione. Hoepli, Milano.
Dringen, B. (1927). Die Geflgelzucht. P. Parey.
Mazzon, I. (1933). Lettera aperta del Cav. Mazzon al Prof. Clementi, in Bassa Corte, XIV, 5
Fracanzani, C. L. (2007). Comunicazione personale.
Mazzon, I. (1934). Pollicoltura Padovana. Storia Monografia delle razze padovane. Tipografia Antoniana, Padova,
Mazzon, I. (1939). La gallina di razza Polverara e Schiatta (in Veneto si dice s-ciatta), in Rivista degli
allevatori, VII, 3

Una delle ultime testimonianze infine quella di Ida Giavarini 15, che nel 1983 parlando della
Polverara afferma che la razza dotata di zampe mediamente lunghe e di colore verdastro.
Alla fine di tutte queste note bibliografiche, si pu affermare con una certa sicurezza che per
secoli la Polverara era stata caratterizzata da pelle gialla e tarsi verdi. Questa ipotesi diventa
maggiormente verosimile tenendo conto di alcune prove indirette.
Primo, la popolazione veneta tradizionalmente preferiva i polli a pelle gialla. Non un caso se la
maggior parte delle vecchie razze venete di pollo avesse pelle e tarsi gialli: era un fattore che veniva
incontro ad una precisa esigenza di mercato.
Secondo, come gi Mazzon aveva accennato, i contadini veneti credevano che le galline dai tarsi
verdi facessero pi uova e pi grosse. Nel corso delle mie ricerche sul campo mi capitato di
parlare con due anziani contadini della Saccisica (comprensorio di Piove di Sacco Padova) che
riportavano ancora tale credenza come assolutamente veritiera.. Questo potrebbe spiegare la
progressiva selezione nei secoli volta a fissare questa colorazione nei tarsi della Polverara. Da
notare come anche altre razze venete avessero tarsi verdi, in passato: sia per la Boffa che per la
Megiarola infatti riportata da alcuni autori tale caratteristica.
Ma come mai le Polverara attuali hanno per lo pi tarsi grigi e pelle bianca? Occorre qui andare
a vedere la storia recente della razza.
La Polverara terminata la Seconda Guerra Mondiale era nuovamente divenuta una rarit. Negli
anni '80 del secolo scorso la maggior parte degli allevatori della razza si ritir. Gli unici esemplari
di Polverara esistenti rimasero quelli del sig. Bruno Rossetto, di Mortise (PD), che nel 1956 aveva
acquistato una coppia di Polverara nere e le aveva conservate nei decenni, ricostituendo anche la
colorazione bianca. I primi esemplari dei Rossetto avevano tarsi grigiastri, ma egli memore della
tradizione della razza e delle sue letture avicole cerc di ottenere il colore verde di queste appendici.
In seguito, la Polverara venne ricostituita numericamente dal rag. Antonio Fernando Trivellato. Egli
part da 6 esemplari ottenuti da uova ricevute da Rossetto, ma inser anche il frutto dell'incrocio di
un gallo di Padovana Gran Ciuffo nera con una femmina di Cornish fagianato. In seguito Trivellato
selezion esemplari a tarsi grigi e pelle bianca, e poich tutte le Polverara oggi in commercio
derivano da questo ceppo per questo che ora pelle bianca e tarsi grigi sono caratteri cos diffusi.
Poich per la pelle gialla risulta un carattere recessivo, esso non mai stato del tutto cancellato
dalla popolazione e ancor oggi torna periodicamente ad esprimersi in diversi ceppi, dandoci
esemplari a pelle giallastra e tarsi verdi.
Concludendo: si pu ritenere che storicamente la Polverara sia stata caratterizzata da pelle gialla
e tarsi verdi, pi scuri nella variet nera e pi chiari in quella bianca. Se la pelle gialla, risulta
spesso naturale la presenza di sfumature giallastre sugli orecchioni degli esemplari. Si potrebbe
dunque proporre di adeguare lo standard a queste condizioni:
Orecchione bianco; tollerabili sfumature giallastre.
Pelle gialla.
Gambe slanciate e ben sviluppate, con tarsi di colore verde oliva, pi scuri nella
variet nera (tollerabili sfumature nerastre).
Occorre considerare anche per che la giorno d'oggi la stragrande maggioranza delle Polverara
possiede pelle bianca e tarsi grigi, visto che deriva dalla selezione di Antonio Fernando Trivellato.
Cambiare drasticamente lo standard potrebbe portare a una perdita di patrimonio genetico dalla
quale la razza potrebbe faticare a riprendersi. Mi chiedo quindi se non sia piuttosto auspicabile,
vista la complessa storia della razza, proporre due tipologie di Polverara, una a pelle gialla e tarsi
verdi (pi scuri nella colorazione nera) e un'altra a pelle bianca e tarsi grigi (pi scuri nella
15 Giavarini, I. (1983). Le razze dei polli. Edagricole, Bologna.

colorazione nera).
Sempre riguardo ai tarsi, andrebbe menzionata un'altra caratteristica di queste appendici. Chi ha
allevato molti esemplari di Polverara ha potuto notare come in diversi casi le femmine di questa
razza inizino a sviluppare dopo il primo anno di vita degli speroni piuttosto appuntiti. Questa
caratteristica risulta mediamente pi diffusa nella Polverara che in molte altre razze, e questo fatto
trova una propria ragion d'essere nella storia recente della razza.
La Polverara ha, come abbiamo visto sopra, affrontato una gravissima crisi demografica nel
corso della seconda met del XX secolo, fino a che alla fine degli anni '80 del '900 era rimasto un
solo allevatore, il gi citato sig. Rossetto; ebbene, nel suo ceppo era sempre stato presente un certo
numero di femmine dotate di speroni, e il collo di bottiglia genetico dovuto al tracollo della razza ha
fatto s che nella selezione successiva, quella del rag. Trivellato, questa caratteristica sia stata
diffusa nella popolazione pi ampiamente rispetto ad altre razze.
Per questo motivo io proporrei di non penalizzare in fase di giudizio femmine in classe A che
presentino tale carattere, in quanto dovuto alla storia recente della razza.
CIUFFO ED ERNIA CEREBRALE
Sappiamo che il gene Cr (crest) regola l'espressione del ciuffo e dell'ernia cerebrale dei polli. In
generale, nei polli con ciuffo molto sviluppato presente un'ernia cerebrale altrettanto sviluppata.
Nel caso della Polverara, le dimensioni del ciuffo non sono strettamente correlate alle dimensioni
dell'ernia: esistono cio capi con ciuffo piccolo che sono dotati di una ernia cerebrale sensibile, e
capi privi di ernia dotati invece di ciuffo molto sviluppato. Si tratta per di casi relativamente rari, e
in generale da preferirsi la totale assenza di ernia cerebrale, perch ernie pi sviluppate potrebbero
evidenziare un progressivo ritorno ad una tipologia pi simile a quella della Padovana Gran Ciuffo.
Visto che comunque il comportamento di Cr soggetto all'azione di geni modificatori e che non
facilmente prevedibile, sarebbe quindi il caso di aggiornare l'attuale standard con:
Testa priva di ernia cerebrale; tollerabile un'ernia di dimensioni ridotte se associata a
ciuffo di corrette forma e proporzioni.
Sempre riguardo al ciuffo, va notato come Mazzon16 affermasse che gli anziani allevatori
descrivevano la Polverara col ciuffo portato alla bersagliera, ovverosia ricadente da un lato.
Questa caratteristica tende ad evidenziarsi dopo il primo anno di vita e riguarda soprattutto animali
in cui il ciuffo sia allo stesso tempo abbastanza voluminoso ma dotato di un'area di inserzione
piuttosto piccola. Forse per animali di et superiore al primo anno si potrebbe considerare difetto
non grave la presenza di ciuffo parzialmente ricadente da un lato.

16 Mazzon, I. (1893). Come dev'essere il ciuffo della Polverara?, in Guida del Pollicultore, V-17/18.

CODA
La coda della Polverara era un tempo leggermente differente rispetto a oggi. Osservando i dipinti
del Gallus Patavinus e della Gallina Patavina dell'opera di Aldrovandi, si pu notare come
entrambi mostrino una coda a scoiattolo. Questa caratteristica era spesso presente nel pollame
veneto, ed era possibile riscontrarla anche in altre razze, come la Megiarola o la Padovana Pesante.
Anche nelle rappresentazioni artistiche presenti nelle chiese venete i galli mostrano in genere una
coda simile (ad esempio nella Basilica di S. Marco a Venezia, in quella di S. Antonio a Padova, o
nella chiesa di Caorle).
Esiste un motivo legato a questa precisa scelta estetica? Apparentemente s, anche se
decisamente pi etnografico che strettamente zootecnico, oltre che... goliardico, e legato al pensiero
degli antichi contadini veneti. Mi stato infatti spiegato da anziani allevatori ultraottantenni che
veniva scelto sempre il gallo con coda portata pi alta, perch il portamento della coda di un gallo
veniva considerato scherzosamente metafora della... virilit del padrone del gallo stesso. Ben pochi
contadini avrebbero quindi desiderato tenere nel pollaio un gallo con coda portata troppo bassa!
Questa tradizione per quanto strano possa sembrare ancora seguita in alcune zone del veneziano e
del padovano, esempio pratico di come usi e costumi di un popolo influenzino la morfologia delle
razze da esso allevate!
La Polverara apparentemente non faceva eccezioni: infatti, nello standard presentato da Mazzon
nel gi citato libro di Pascal, a proposito della coda viene detto:
GALLO Coda, rare volte ben sviluppata e portata assai all'indietro; a Polverara si
diede sempre una grande importanza a questa caratteristica, il gallo prescelto sempre
quello che porta la coda pi vicina alla testa.*
GALLINA Coda portata un po' a ventaglio.
*(Nota di T. Pascal) Coda di scoiattolo dunque, ma Italo Mazzon non ammette questa
foggia di coda per la tanto contrastata gallina di Valdarno; come va che la desidera per
la sua Polverara?
Anche il Ronna (op. cit.) riporta che la coda era portata molto rilevata:
Coda poco sviluppata, all'indietro; [] la coda portata molto vicina alla testa.
Ancora il Mazzon, nel gi citato standard apparso nella Rivista degli Allevatori nel 1939,
definisce cos la coda della gallina: Eretta con belle timoniere di un nero lucente, come le
remiganti.
Nelle prime foto eseguite da Luigi Pochini a fine XIX secolo le Polverara bianche mostrano code
piuttosto rilevate, ma non a scoiattolo. Una foto di un gallo nero che purtroppo non mi possibile
riportare mostra invece un animale con coda ben rilevata.

Tra le testimonianze iconografiche di rilievo, ci sono i bei disegno della Polverara bianca e nera
provenienti dal catalogo Lion:

Da notare in special modo il portamento e la foggia della coda della femmina, ancor oggi nel
padovano e vicentino si ritrovano galline di tipologia mediterranea con coda portata nel medesimo

modo.
Attualmente lo standard vuole per la coda un'inclinazione di 70 nel maschio e di 50 nella
femmina. Non mancano per ancora oggi buoni soggetti con coda molto rilevata. Questi animali
non dovrebbero a mio avviso essere penalizzati in sede di giudizio, ma tale caratteristica dovrebbe
poter essere tollerata. Difetto grave invece dovrebbe essere considerata un'inclinazione inferiore a
quella proposta dallo standard, proprio in ragione della storia della razza.
ALTRE CONSIDERAZIONI
La Polverara nasce come razza da prodotto, mirata alla produzione di carne di buona qualit. Il
Dottori nel poema eroicomico L'Asino17 parla di dieci cappon di Polverara, che parean' oche.
Pi seriamente lo Scardeone18 affermava:
Il territorio di questa ricchissimo di frumento e lino, ed oltremodo famoso per
l'abbondanza di galline di straordinaria grandezza: in particolare nel villaggio di
Polverara vicino alla stessa citt [...].
Per secoli la Polverara stata considerata la razza di maggiori dimensioni in Italia, stimata per la
grande produzione di carne fine e saporita, probabilmente morata.
Sebbene attualmente la Polverara si attesti su pesi non eccezionali, dovrebbe essere valorizzato
l'aspetto del peso in maniera particolare.
Si dovrebbe cio proporre a mio avviso di considerare difetto grave un peso inferiore a quello
attualmente previsto dallo standard, e non si dovrebbe invece considerare difetto un peso
eventualmente superiore. Anzi la selezione di questa caratteristica dovrebbe venire incoraggiata
apertamente.
Per quanto riguarda le attuali colorazioni, la bianca pone un problema oggettivo.
In generale, la livrea bianca della Polverara dovuta alla presenza del bianco dominante (I/I).
Esistono tuttavia rari soggetti bianchi nati da ceppi interamente neri, che evidenziano la presenza in
questa razza anche di una colorazione dovuta al bianco recessivo (c/c). Questi esemplari, accoppiati
con capi aventi il bianco dominante, vista la comune provenienza dalla colorazione nero estesa
(E/E) dovrebbero essere in grado di dare eventualmente un bianco di migliore qualit.
La pratica ci insegna per che le cose stanno diversamente. Nonostante la base di colore nero
esteso, sia gli esemplari dotati di bianco dominante che quelli dotati di bianco recessivo tendono a
mostrare riflessi paglierini.
La formula genetica del bianco perfetto dovrebbe comprendere, come noto, il bianco
dominante, il recessivo, una base nero estesa, la presenza di due alleli del blu e dell'argento
(I/I_c/c_E/E_Bl/Bl_S/S). Immaginare di applicare una simile formula genetica alla Polverara
sarebbe una pazzia, in quanto stravolgerebbe ancor pi tramite gli incroci il gi martoriato
patrimonio genetico della razza.
Vanno poi considerati i caratteri ambientali. La Polverara in effetti non razza da allevarsi in
gabbie o il recinti troppo angusti. un pollo mediterraneo di indole vivace e curiosa che necessita
di spazi ampi per poter crescere al meglio. L'allevamento all'aperto di tipo estensivo quello ideale
per la razza, ma questo comporta un'esposizione agli agenti naturali che compromette
inevitabilmente il colore del piumaggio, con la formazione di riflessi paglierini, soprattutto a carico
del piumaggio sessualmente dimorfico del maschio. Ora, tali riflessi potrebbero certamente essere
diminuiti da un allevamento in box chiusi, con magari frequenti toelettature prima delle gare; ma
questo significherebbe un non trascurabile peggioramento della qualit della vita degli animali, con
nessuna sicurezza riguardo l'ottenimento di un bianco candido nella livrea.
17 Dottori, C. (1652). L'Asino. Combi, Venezia.
18 Scardeone, B. (1560). Historiae de urbis Patavii antiquitate. Episcopo, Basilea.

In conclusione, riguardo questa colorazione potrebbe essere tollerata la presenza di moderati


riflessi paglierini, senza che essi costituiscano un difetto grave.
CONCLUSIONI
Concludendo mi permetto di proporre una bozza di standard che raccolga le osservazioni fatte in
questa sede, e che tenga conto eventualmente di una possibile divisione in due tipologie della
Polverara.
I - GENERALITA'
Origine: Italia; originaria delle campagne intorno al paese di Polverara. E' una antichissima razza: si
hanno sue notizie fin dal 1400. Chiamata anche anticamente Padovana, "Padovana di Polverara",
"Schiatta di Polverara" o semplicemente "Schiatta". Restano incerti i reali rapporti intercorsi con la
Padovana Gran Ciuffo, anche se sembra che quest'ultima sia stata usata per la ricostituzione della
Polverara.
Uovo: Peso minimo 50 g - Colore guscio: biancastro.
Anello: Gallo 18 mm - Gallina 16 mm.
II - TIPOLOGIA ED INDIRIZZI PER LA SELEZIONE
Pollo allevato per la sapidit della sua carne e per la discreta deposizione. Oggi in via di recupero.
Formare ceppi omogenei con caratteristiche di razza ben definite: la forma influisce sul giudizio
molto pi della colorazione. Incoraggiare soprattutto l'aumento di peso nella razza. Ne esistono due
tipologie: una caratterizzata da pelle bianca e una caratterizzata da pelle gialla.
III - STANDARD - ASPETTO GENERALE E CARATTERISTICHE DELLA RAZZA
1) FORMA:
Tronco: Cilindrico, di media lunghezza, ben arrotondato.
Testa: Grossa, non allungata, ma compatta. Ernia cerebrale assente; tollerabile una piccola ernia
cerebrale se il ciuffo di buone forme e dimensioni.
Becco: Forte, leggermente ricurvo. Alle narici piccola protuberanza di colore rosso.
Occhi: Grandi; sguardi vivace; colore rosso/arancio fino a bruno.
Cresta: A cornetti piccoli e rossi, a forma di "V" leggermente schiacciati. Nella gallina appena
accennati.
Bargigli: Piccoli e rossi, preferibilmente per del tutto assenti.
Faccia: Rossa.
Orecchioni: Di media grandezza, ovali e di colore bianco candido. Tollerabili sfumature giallastre
nella tipologia a pelle gialla.
Ciuffo: Relativamente piccolo, portato dritto, preferibilmente diretto in avanti. Nella gallina
leggermente pi sviluppato e compatto.
Barba: barba e favoriti, non eccessivi, lasciano parzialmente scoperti eventuali bargigli ed
orecchioni.
Collo: Lungo, arcuato e portato un po' all'indietro. Mantellina abbondante; nel gallo con lanceolate
lunghe e sottili.
Spalle: Mediamente larghe.
Dorso: Mediamente lungo e largo; inclinato verso la coda.
Ali: Portate ben aderenti al corpo in linea col tronco.
Coda: Portata alta con un angolo di 65/70 nel gallo e 50/55 nella gallina. Falciformi scarse e
mediamente lunghe. Tollerabile la coda portata molto rilevata. Timoniere portate aperte,
specialmente nella gallina.
Petto: Poco prominente, portato alto.
Zampe: Gambe moderatamente lunghe e ben evidenti. Tarsi di media lunghezza, fini e senza piume.
Colore: grigio ardesia nella tipologia a pelle bianca (pi chiari nella colorazione bianca); verde oliva

nella tipologia a pelle gialla (pi scuri nella colorazione nera; tollerabili riflessi nerastri). Possono
essere presenti speroni nelle femmine oltre l'anno di et.
Ventre: Mediamente sviluppato.
Pelle: Esistono due tipologie di selezione: a pelle bianca e a pelle gialla.
2) PESI:
Gallo 2,5 - 2,8 Kg.
Gallina 1,8 - 2,1 Kg.
Pesi superiori a quelli previsti non costituiscono difetto.
Difetti gravi: Sono quelli che interessano la forma, il peso, il portamento e la forma e posizione del
ciuffo. Sono da considerarsi difetti particolarmente gravi un peso inferiore a quello previsto dallo
standard, un ciuffo troppo simile a quello della Padovana Gran Ciuffo e una coda portata troppo
bassa.
3) PIUMAGGIO:
Ben aderente, penne lunghe ed arrotondate.
4) COLORAZIONI:
NERA:
Tutto il piumaggio nero intenso e brillante con forti riflessi verdi nei due sessi. Becco corno scuro
con striature nere. Piumino nero.
Difetti gravi: Mancanza di lucentezza e di riflessi; presenza di riflessi ruggine nella mantellina del
gallo; presenza di penne di altro colore.
BIANCA:
Tutto il piumaggio bianco brillante, tollerati riflessi giallastri o paglierini a carico soprattutto del
piumaggio maschile. Becco giallo rosato. Piumino bianco.
Difetti gravi: Piumaggio opaco; penne di altro colore.

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Andrea Mangoni
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