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La "nuova economia" dell'immaginazione: dal metamondo di Second Life al post-capitalismo surrealista

Scritto da MarioEs
sabato 31 marzo 2007

Tempo fa in questo post parlavo, citando il sociologo Zygmunt Bauman, dei capricci e dei desideri come "nuovi" pilastri del capitalismo post-global ed i veri
motori del consumismo delle "scadenze rapide" e delle "obsolescenze programmate".

Nella nostra forsennata esistenza dominata dalla velocità degli eventi sembrerebbe che tutto sia dominato dalla materiale contingenza delle cose e dal pragmatismo
di matrice utilitarista, ma invece le cose sembrano stare diversamente.

Infatti, proprio perchè viviamo una vita veloce e stressante, che lascia poco spazio alla riflessione ed alla meditazione, sta emergendo sempre più la necessità di
evadere dalla realtà e di crearsene un'altra su misura.

Internet, in quest'ottica, con le sue "mille" chat, i suoi fantasiosi avatar e le sue applicazioni in logica 2.0, appare come un vero e proprio rifugio dalla realtà
quotidiana ed il regno dell'immaginazione e della fantasia, uno "sfogo" rispetto alla triste dinamica della realtà e dei suoi infiniti problemi.

Ma questa è una lettura alquanto superficiale del fenomeno, anche se è chiaro che c'è una parte di verità in quanto detto.

Un'immagine di vita su SECOND LIFE tratta da www.secondlifeitalia.com

Technorati tags:
blog 2 brain, brain 2 brain, concorrenza, fantasia, post-capitalismo surrealista, pubblico e privato

Vorrei partire da alcune considerazioni che hanno a che fare con i bambini e con il loro modo di giocare. Chi di noi ha figli sa benissimo che il massimo
divertimento per loro è quello di impersonare personaggi diversi - sia della realtà (ad es. i propri stessi genitori) o della fantasia (cartoni animati, fumetti ecc.) e
tutto questo li rende felici e li fa pienamente esprimere sè stessi.

Ed è proprio qui il punto: esprimere sè stessi. Cosa vuol dire esprimere sè stessi? In fin dei conti, chi siamo e quale è la nostra identità?

La nostra società occidentale, basata sul controllo delle emozioni e sulla razionalità, ci costringe a costruire una identità ben delineata e dai confini
"socialmente condivisi", ma il fatto è che nessuno di noi ha una sola identità anzi a mio parere è del tutto impossibile averne "solo una".

Mi spiego meglio.

La nostra vita innanzittutto si svolge ormai in un duplice ambito, che spesso finisce per avere una sorta di minima intersezione se non addirittura una "schizofrenica"
divisione e separazione: la "vita pubblica" e la "vita privata".

La prima è quella in cui appariamo per le nostre funzioni sociali, politiche e lavorative, la seconda è quella in cui ci "abbandoniamo" ai nostri sentimenti ed alla parte
più interiore di noi stessi.

Per effetto di questo "dualismo" è già chiaro che non è possibile avere "una sola identità", ma che ne abbiamo almeno due.

Ma la realtà è che, come accade per i bambini nei giochi che fanno, noi abbiamo tante "mutevoli identità" :un'identità politica, un'identità religiosa, un'identità
lavorativa, un'identità sentimentale, un'identità storica, un'identità psicologica, un'identità nazionale, un'identità familiare ecc.

E abbiamo anche una "identità immaginata" o tante "identità immaginate", quelle che hanno a che fare con i nostri sogni, che come tutti sappiamo non
sempre si avverano e, in verità, a volte non sempre vogliamo che si avverino.

Questo "pluralismo delle identità" non poteva non emergere in maniera DIROMPENTE sul Web, che soprattutto in questa fase 2.0 ci consente di poterle
esprimere e renderle visibili a tutti, senza tante reticenze e timori.

Se proprio non vogliamo "essere scoperti" usiamo degli pseudonimi, magari per affermare anche verità scomode, se no addirittura inseriamo il nostro curriculum in
modo da affermare e consolidare la nostra identità del mondo reale, dotandola magari di sfumature poco note e non sempre facili da cogliere nello "spazio della
velocità" del mondo reale.

Andando ancora più in là, sul Web possiamo costruire delle identità completamente di fantasia e vivere una "seconda vita" (sperando che in questa magari le cose
vadano meglio che in quella reale e fisica).

Ed ecco arrivare Second Life, uno dei fenomeni della Rete che ha finalmente soddisfatto il bisogno di "pluralismo identitario" delle persone di cui sto parlando.

In questo "gioco tridimensionale" dei Linden Labs chiunque di noi può costruirsi una propria identità e vivere una seconda vita alla ricerca di nuove
opportunità e di nuove chance.

Infatti, in Second Life il virtuale si mescola al reale tanto che la moneta virtuale che si adopera nelle città e nei luoghi di SL, i "linden dollars", possono anche
essere convertiti in dollari reali.

In pratica - e questo accade soprattutto per molti programmatori di software - in SL si può anche guadagnare e diventare ricchi , anche se come si evince da
questo articolo sono ben pochi quelli che ci riescono davvero (strana coincidenza con il mondo relale...), circa un centinaio sugli oltre cinque milioni di "utenti
registrati e residenti".

Esiste in Italia anche un Blog che approfondisce le dinamiche economiche e finanziarie su Second Life ed èCorporate Second Life.
Insomma, l'industria Web based sta sempre più investendo in fantasia, immaginazione e nel bisogno di essere "molti" di ognuno di noi.

E la cosa sembra che funzioni (anche l'onorevole Di Pietro è sbarcato su Second Life!).

Ma anche il mondo reale non scherza con la fantasia e l'immaginazione, tanto che in un simpatico articolo su NOVA24 di giovedì scorso, Fabrizio Bonifacci - parlando
delle tariffe dei gestori della telefonia mobile - arriva a definire una nuova forma di capitalismo: il post-capitalismo surrealista.

E, a mio parere, la definizione è "azzeccatissima".

Infatti, fa notare Bonifacci, che ormai nel marasma di tariffe che ci bombardano letteralmente ("in 5 minuti ne ho trovate 137 su Internet", dice l'autore) ogni
giorno la differenza la fa la fantasia, non certo la convenienza economica...

"Per poter scegliere devi pagare un'economista di Harvard", dice Bonifacci e... come dargli torto.

E conclude dicendo che la concorrenza i gestori non se la fanno più sui prezzi, che in fin dei conti in pochi riescono a discernere veramente, ma sulla fantasia.

E aggiungo io sulla seduzione.

In barba a tutto quello che ci hanno sempre raccontato sulla "razionalità del consumatore" e dell'economia...

Il post-capitalismo surrealista si basa, invece, sulla nostra profonda e radicata irrazionalità e ha ben capito come guadagnarci.

L'economia va compresa in base a questi dati di fatto, così come la politica che - ahimè - lo ha capito molto bene e ci "seduce" giornalmente con le sue "invenzioni
creative" molto fantasiose...

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