INTRODUZIONE
LA GUERRA DI SUCCESSIONE POLACCA
Guerra su tre fronti
Le operazioni del 1734
LO SCHIERAMENTO DIFENSIVO ALLEATO
IL PIANO OFFENSIVO IMPERIALE
LA BATTAGLIA
Prima fase
Seconda fase
Terza fase
LA CONCLUSIONE DELLA GUERRA
La campagna del 1735
LE CONSEGUENZE POLITICHE
LA GUERRA NEL XVIII SECOLO
Gli eserciti
Larruolamento
La strategia
La tattica
I LUOGHI DELLA BATTAGLIA
IL WARGAME
BIBLIOGRAFIA
LE TAVOLE
INTRODUZIONE
La battaglia di Guastalla, pur essendo
levento che conclude di fatto la
guerra di successione polacca in
Italia, non annoverata tra le grandi
battaglie della storia, tuttavia pu
essere presa ad esempio per la gran
parte dei fatti darme della prima
met del XVIII secolo, quando
grandi eserciti nazionali permanenti
si affrontavano in inconcludenti lotte
dinastiche. Da questo punto di vista
la battaglia di Guastalla offre infatti
un perfetto spaccato del modo di
vivere, combattere e fare politica di
quel periodo. Nella bibliografia
esistente sullargomento mancava un
approccio divulgativo e didattico che
fosse corredato di un apparato
grafico capace di dare evidenza ai
vari aspetti della battaglia. Ovvero
uno strumento utile allappassionato
di storia, al collezionista, al
modellista ed alle scuole, ma
soprattutto una pubblicazione che
fosse immediatamente comunicativa,
in cui venissero compendiate ed
illustrate le pubblicazioni esistenti e
la nostra ricerca. In un periodo
storico poco studiato, anche per
leffettiva
difficolt
di
interpretazione delle fonti, come il
primo settecento, ci sembrato
interessante dare uno sguardo agli
aspetti quotidiani dellavvenimento:
la routine della vita sotto le armi, le
tecniche
di
combattimento,
lorganizzazione dellaccampamento,
lingegneria militare. In effetti la
storia dovrebbe essere percepita
inesorabilmente,
tutte
le
vie
daccesso alla citt, compresa quella
marittima. Poi su tutti i fronti di
guerra i rigori invernali costrinsero i
vari eserciti ad uno stallo in attesa
dellarrivo della primavera. Questa
sosta giunse assai provvidenziale per
la fortuna delle armi imperiali in
Italia, dai primi di marzo infatti
cominciarono a giungere dal Tirolo
gli effettivi di una nuova armata di
50000 uomini agli ordini del generale
Mercy. Anche gli spagnoli avevano
inviato ulteriori truppe in Toscana e
si sentivano ormai pronti a marciare
verso Napoli e la Sicilia. Le maggiori
incertezze regnavano allinterno del
comando generale franco-sardo:
lanziano maresciallo de Villars era
in continuo disaccordo col re di
Sardegna sullindirizzo strategico da
adottare.
Infatti
lottuagenario
comandante francese premeva per un
offensiva nel modenese, il re sabaudo
invece non voleva allontanarsi troppo
dallappena conquistata Lombardia.
Alla met di marzo Don Carlo alla
testa di 30000 uomini attravers i
domini pontifici ed il 27 dello stesso
mese pass il confine del regno di
Napoli, che non aveva che 10000
uomini da contrapporgli, sparpagliati
per inutilmente in vari presidi. Il 12
aprile gli spagnoli entravano a
Napoli. Il 6 maggio anche lultimo
castello della citt si arrendeva e gli
austriaci si ritiravano verso la
fortificata Bitonto. A questo punto
vale forse la pena soffermarsi un
attimo sulla resistenza offerta dalle
guarnigioni dei castelli napoletani,
che non pass certo alla storia per
lepico valore dimostrato. In base ad
minacciando
il
fianco
dello
schieramento alleato, il re sabaudo
non si mosse. Il maresciallo de
Villars allora rassegn le sue
dimissioni e pass il comando
francese al generale Coigny. Il 25
maggio
circa
5000
imperiali
tentarono un colpo di mano su
Colorno, ma furono respinti dalla
guarnigione. Il 26 ritentarono con pi
successo, ma due giorni pi tardi
6000 francesi ripresero nuovamente
il controllo di Colorno.
Il 25 maggio si svolse a Bitonto
anche la battaglia risolutiva per la
conquista del regno di Napoli, 15000
spagnoli comandati dal Montemar
sconfissero i 6500 austriaci del
generale Belmonte. Era latto finale,
la presa delle ultime roccaforti
imperiali era solo questione di
settimane, se non di giorni (con
leccezione di Capua che resistette
fino al 24 novembre).
Il 13 giugno Mercy condusse il suo
esercito oltre lEnza e minacci
Parma da sud-est, ma Carlo
Emanuele III si era ormai deciso a
portare il grosso delle sue forze oltre
il Po e si schier a nord della citt.
Convinto che il Mercy non avesse
immediata intenzione di attaccarlo, il
re sabaudo torn a Torino al
capezzale della moglie Polissena,
lasciando il comando al neopromosso
(con il Broglie) maresciallo Coigny.
Invece il 25 giugno Mercy fece
muovere le sue truppe (circa 37000
uomini) ed il 28 si attest sul torrente
Baganza. Coigny allora, deciso a dar
battaglia, spicc in ricognizione i
reggimenti Champagne e Piccardie
con tutti i granatieri disponibili (36
ORLEANS (3), TOULOUSE (3), ROZEN (3), VOGUE (2), BRISSAC (2),
ROYAL PIEMONT (3), CHEPY (2), BERRY (3); Reggimenti di dragoni
DARMENONVILLE (3), VIBRAYE (3), DAUPHIN (3), TESSE (3), LA REINE
(4), NICOLA (4); Reggimenti di carabinieri LA MOTTE (2), PARABERE (2),
VALCOURT (2), DE LA MARCK (2) e PARDAILLANT (2).
Artiglieria: reggimento ROYAL ARTILLERIE su due soli battaglioni con circa
30 pezzi da 24, 16, 12, 8 e 4 libbre.
Totale dellesercito alleato: 59 battaglioni e 85 squadroni con 40 pezzi di
artiglieria, con una forza supposta di circa 50000 uomini.
SACRO ROMANO IMPERO (Asburgo)
Fanteria: Reggimenti
G. STARHEMBERG (su 3 battaglioni),
DEUTSCHMEISTER (2), WIECZEK (1), LIVINGSTEIN (2), ONEILLAN (1),
BAYREUTH (1), M. STARHEMBERG (3), PALFFY (1), HILDBURGHAUSEN
(2), WACHTEDONK (1), OGILVY (1), DAUN (2), KOENIGSEGG (3),
SEEKENDORF (2), BRANDENBURG-CULMBACH (1), V. WALLIS (1), F.
WALLIS (1), LIGNEVILLE (1), FRSTENBUSCH (3), HARRACH (2) e 35
compagnie di Granatieri.
Cavalleria:
Reggimenti di corazzieri
PALFFY (su 7 squadroni),
WRTTEMBERG (7), DARMSTADT (7), HAMILTON (7), MERCY (7),
VETERANI (7); Reggimenti di dragoni
WRTTEMBERG (7), JRGER (7),
ALTHANN (7), LIECHTENSTEIN (7); Reggimenti di ussari ZUNGENBERG
(5), HAVOR (5).
Terza fase
Gli austriaci, con molta fatica, erano finalmente
riusciti a mettere in batteria tutti i loro pezzi
dartiglieria disponibili e dallargine maestro presero a
tirare furiosamente contro le linee piemontesi con 29
cannoni di vari calibri. Gli effetti non tardarono a
verificarsi, la cascina pi a nord, quella detta dei
Padri Serviti, si incendi e dovette essere evacuata
dai soldati del reggimento Piemonte. Questo fatto
probabilmente convinse il Koenigsegg a tentare di
forzare la situazione gettando nella mischia tutte le
truppe fresche che gli restavano. Senza dubbio
questultimo fu lattacco meglio organizzato e
coordinato di tutta la battaglia, ma avveniva dopo le
due del pomeriggio, con la battaglia in corso gi da
pi di quattro ore, e si avvaleva di truppe considerate
di seconda schiera. Si trattava dei reggimenti
Wachtendonk, OGilvy, Daun e M. Starhemberg. Il
Koenigsegg divise la fanteria in due colonne e ne
invi una verso la cascina in fiamme, con il compito
di occupare anche gli altri caseggiati, e laltra contro
le truppe francesi posizionate sullarginello.
Contemporaneamente, per aggirare il tratto di terreno
congestionato dalla cavalleria di entrambi gli
schieramenti, due grossi barconi carichi di granatieri
(tre compagnie, circa 300 uomini) furono inviati ad
assaltare il ponte di barche. Il tempestivo intervento
della brigata carabinieri francese (circa 1000 soldati,
considerati lelite della cavalleria) per mand a
monte il piano. Infatti i granatieri imperiali furono
respinti appena preso terra dal nutrito e preciso fuoco
dei carabinieri smontati da cavallo e schieratisi in
linee di tiro.
Lassalto della fanteria imperiale scompagin alcuni
reparti francesi posti sullarginello (la Reine) ed una
azione finalmente combinata con la cavalleria cre un
pericoloso varco nella linea alleata. In questo varco vi
si tuffarono due squadroni dei corazzieri di Mercy che,
gettatisi al galoppo lungo la strada dellarginello,
giunsero ben presto nelle retrovie franco-sarde. Il re di
Sardegna chiuse immediatamente il varco con gli
appena arrivati reggimenti francesi di Anjou,
Auvergne, Champagne e Dauphin, impedendo alla
fanteria imperiale di sfruttare loccasione favorevole.
Lo stesso Carlo Emanuele III si diede anche da fare
per fermare e radunare alcuni reparti dei reggimenti
Souvr e du Roi che si erano sbandati alla vista della
cavalleria asburgica. Subito le fresche truppe francesi
passarono al contrattacco, caricando alla baionetta
(che pare fosse essere il modo di combattere preferito
dei soldati francesi) gli imperiali che volsero in fuga
verso il bosco. Dallaltro lato dellarginello, a
sostegno dei valorosi reparti sardi, vennero a
schierarsi i reggimenti francesi di Maine,
Siti Web
-
http://vial.jean.free.fr/new_npi/
http://www.kuk-wehrmacht.de/
http://www.ifrance.com/patricemenguy/
http://www.chez.com/praetiritifides/Page_Princip
ale.htm
http://www.flyingpigment.com/gallery4.htm
LE TAVOLE
TAV. 1
I FASE
Lavanguardia imperiale si scontra con le difese
alleate di Guastalla. Lungo il fiume Po caricano due
reggimenti di corazzieri imperiali, ma vengono
respinti dalla prima linea della cavalleria alleata. Tra
largine maestro e larginello vanno allattacco i
granatieri imperiali, ma anchessi vengono respinti dai
reggimenti piemontesi.
TAV. 2
II FASE
Gli imperiali rinnovano i loro attacchi lungo le stesse
direttrici. Tra larginello ed il Po schierano tutta la
loro cavalleria per un urto che non riuscir a
verificarsi. Partono alla carica da soli i dragoni
Wrttemberg, ma vengono ben presto decimati.
Lattacco delle fanterie si rivela inconcludente contro
la ben munita linea difensiva alleata. Cominciano a
giungere i rinforzi francesi dallala destra dello
schieramento alleato.
TAV.3
III FASE
Mentre le cavallerie si bloccano vicendevolmente, una
sortita di due squadroni di corazzieri imperiali fa
collassare un tratto della linea difensiva alleata a
cavallo dellarginello. I rinforzi francesi, guidati da
Carlo Emanuele III chiudono per subito il varco. Un