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SE IL CENTROSINISTRA RIPARTE SU INTERNET

di Giovanni Valentini – Da Repubblica del 3 aprile 2010 pagina 34 sezione: COMMENTI

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È ll plebiscitarismo mediatico attraverso cui Berlusconi tiene in ostaggio il Paese per mezzo della
comunicazione a senso unico, che relega il popolo nel ruolo dello spettatore inerte, acquiscente,
incaricato solo di amplificarne e suffragarne i messaggi. (da "La Fabbrica di Nichi", intervista di
Cosimo Rossi a Nichi Vendola - Manifestolibri, 2010 - pag. 110) Con il suo esordio a sorpresa su
Facebook, Silvio Berlusconi non ha fatto soltanto un funambolico salto nella dimensione virtuale di
Internet. Ha fatto, magari inconsapevolmente, una "cosa di sinistra".

E ancora una volta, ha anticipato e spiazzato i suoi avversari politici, offrendo un'altra prova della
sua inesauribile versatilità mediatica. Berlusconi mostra di aver capito così quello che la sinistra o il
centrosinistra non hanno ancora capito né tantomeno messo in atto. L'enorme potenzialità politica
della Rete, la sua funzione sociale e anche la sua forza elettorale.

Da grande comunicatore qual è, il premier-tycoon invade il campo altrui e, dopo aver occupato l'
etere, cerca ora di appropriarsi anche del cyberspazio per stabilire un rapporto diretto con il suo
popolo. Vedremo quale sarà l'esito di questa escursione mediatica. Se e come il presidente del
Consiglio troverà il tempo e il modo per frequentare abitualmente il web, coltivare personalmente
questo rapporto e soprattutto trovare il linguaggio giusto per attrarre o intercettare il "popolo di
Internet".

Sta di fatto comunque che, di fronte allo strapotere televisivo del Cavaliere, al momento sul piano
della comunicazione politica la sinistra ha una sola alternativa: la Rete. Ma, come ci ha insegnato
una volta per tutte Marshall McLuhan, mai come in questo caso è vero che "il mezzo è il
messaggio". Per sua natura libertaria, anarchica, trasgressiva, Internet implica una comunicazione
assembleare, da pari a pari, di tutti con tutti. Ecco perché si addice di più a un leader democratico
come il presidente americano, Barack Obama, che non a caso ha costruito proprio sul web il suo
successo elettorale. Oppure, ammesso che l'accostamento non risulti improprio, anche a un "tribuno
della plebe" come il comico Beppe Grillo quando a suo modo vuole fare politica.

Rispetto all'autoritarismo mediatico della televisione, imperniato sul broadcasting; sul rapporto one-
to-many, da uno a molti; sulla capacità di persuasione più o meno occulta e sulla dipendenza più o
meno passiva del pubblico; la Rete è certamente più pluralista e democratica: se non altro perché
presuppone, appunto, una reciproca interattività. E costituisce perciò un canale o uno strumento di
comunicazione più adatto alla sinistra che alla destra, a patto che l'una non cerchi di assomigliare
sempre più all' altra ovvero di distinguersi sempre meno. Una sinistra moderna, alternativa, non
necessariamente radicale e antagonista, fondata sulla solidarietà e sull'equità sociale. In altre parole,
una sinistra modello social network, come sono - appunto - le community di Facebook o di Twitter
che collegano su Internet gruppi di individui, di persone, di "amici" con valori e interessi condivisi.

Naturalmente, per utilizzare qualsiasi canale o strumento di comunicazione, una forza politica deve
avere innanzitutto qualcosa da trasmettere: idee, proposte, programmi. Magari, ancora prima,
un'identità culturale definita e riconoscibile. Quindi un progetto di società. E infine, com' è ovvio,
deve disporre di un leader in carne e ossa, dotato di un certo carisma personale, capace di fare
squadra, in grado proiettare all' esterno un' immagine forte e di coinvolgere anche emotivamente gli
elettori o i simpatizzanti. Si può dire oggi che la sinistra o il centrosinistra abbia tutti questi
requisiti? Che il Partito democratico sia riuscito ad assumere un'identità politica e culturale?

Che l'incontro fra ex comunisti ed ex democristiani, cioè fra l'originaria tradizione marxista e quella
cattolica democratica, abbia prodotto finora un perfetto amalgama progressista? Quali che siano le
opinioni personali, anche alla luce dell'ultimo responso elettorale è chiaro che - almeno per la
maggioranza dei cittadini italiani - così non è. Questo centrosinistra, identificato con il Pd e con la
sua leadership attuale, non rappresenta ai loro occhi un'alternativa di governo credibile e affidabile.
Tanto vale, allora, prenderne atto e ricominciare daccapo, magari per ripartire proprio da Internet.
La Rete può essere il luogo virtuale di una consultazione allargata, continua, permanente. Una
consultazione interattiva, a doppio senso, paritaria.

Attraverso la quale il centrosinistra ha l'opportunità di verificare le proprie basi culturali e definire


possibilmente una nuova identità politica. Contrapposta al regime televisivo, la comunicazione
online - correttamente intesa e applicata - è in grado di suscitare interesse, partecipazione,
mobilitazione, alimentando le attese di uno schieramento progressista più ampio e composito, in
alternativa al "plebiscitarismo mediatico" di Berlusconi. (sabato@repubblica.it)
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