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REPORTAGE

Veneto, i cimiteri si riempiono di imprenditori suicidi


[Leonardo Bianchi:11954] 1 aprile 2012

Dallinizio della crisi almeno 50 tra piccoli imprenditori e artigiani si sono tolti la vita in Veneto. Perch? Vergogna per le difficolt dopo una crescita vorticosa; paura di non riuscire a pagare gli stipendi; difficolt di riscuoltere crediti dallo Stato; e una dipendenza assoluta da schei e lavoro. Solo che c la crisi, e ormai dura da anni.

Tomba monumentale Brion, San Vito d'Altivole - Treviso (Flickr - Antonio_Trogu)

PADOVA - Lo sguardo di Laura Tamiozzo incollato al monitor di un portatile e la sua voce, leggera ma decisa, riecheggia nella sala del centro parrocchiale San Sebastiano, allombra del campanile di Vigonza, paese in provincia di Padova. il 28 marzo e dietro di lei campeggia un cartellone della Filca-Cisl Veneto (lorganizzatore dellincontro pubblico) con alcune file di tombe e i nomi di 25 aziende storiche che hanno dovuto chiudere i battenti nellindifferenza generalizzata. Cara Flavia, premetto che non mi facile scrivere questa lettera, ma il dramma che ha colpito la tua famiglia lo stesso che ha colpito anche la mia. La ventinovenne di Montecchio Maggiore (Vicenza) sta leggendo una lettera privata del 22 gennaio indirizzata alla trentaduenne Flavia Schiavon, che al suo fianco. La Grande Crisi si portata via i loro padri: entrambi imprenditori edili, entrambi suicidatisi. Giovanni Schiavon era il titolare di Eurostrade 90, piccola impresa di Peraga di Vigonza. Lo scorso 12 dicembre si sparato un colpo in testa nel suo ufficio. Il caso ha fatto clamore perch, oltre ai debiti, Schiavon vantava 250mila euro di crediti dallo Stato. Antonio Tamiozzo, invece, si impiccato la notte di Capodanno nel capannone della sua Costruzioni Tamiozzo, azienda che contava pi di 30 dipendenti. Mio padre morto per amore, per amore della sua azienda e specialmente nei confronti dei suoi dipendenti scrive Tamiozzo Viveva con il terrore di tradirli, di non essere in grado di pagare loro gli stipendi. Questo pensiero lo logorava, finch non ha pi retto. La madre, Lorella Tamiozzo, sul palco accanto alla figlia ma non prende mai parola. Non ce n bisogno: il suo volto compassato e segnato dalla tragedia dice gi tutto. Sono storie che talvolta presentano similitudini come nel caso di Schiavon e Tamiozzo ma che restano profondamente diverse ed uniche. Drammi in cui motivi personali si intrecciano a situazioni di instabilit economica, indebitamento, strette creditizie operate dalle banche e impotenza delle istituzioni sia nazionali che locali questultime paralizzate dal Patto di stabilit e da una burocrazia gargantuesca. Daniele Marini, direttore della Fondazione Nordest, spiega che difficile fare una media di questi imprenditori. Ci sono, tuttavia, alcune caratteristiche comuni. Anzitutto viene in rilievo la dimensione ridotta o minima dellimpresa, che tendenzialmente attiva in settori maturi quali ledilizia, il piccolo artigianato e cos via. Poi, in un sistema in cui la media impresa del Nordest ha 274 subfornitori ed un suo prodotto viene realizzato all80% dalla platea di questultimi che sono dunque strettamente legati tra loro le problematiche a valle e a monte inevitabilmente stritolano le Pmi in una morsa che Laura Tamiozzo ha lucidamente descritto nella sua lettera: Da quando iniziata questa crisi mondiale il pap non stato pi lo stesso. Il modo di lavorare cambiato, ci siamo trovati di fronte, sempre pi spesso, a persone che, dopo aver commissionato i lavori, non hanno pi provveduto a pagare i conti, chi per un motivo, chi per un altro. Secondo i dati della Cgia di Mestre, dallinizio della crisi almeno cinquanta tra piccoli imprenditori e artigiani si sono tolti la vita in Veneto. Lultimo ad essersi suicidato, a riprova della diffusione territoriale del fenomeno, stato Giampietro Benvegn, un imprenditore edile della provincia di Belluno. Negli ultimi cinque mesi almeno sette suicidi si sono verificati nellarea che va da Camposampiero a Vigonza e comprende San Giorgio delle Pertiche, Cadoneghe, Campodarsergo, Borgoricco. Una zona in cui ricorda lo scrittore ed editorialista Ferdinando Camon il progresso del Nordest ha segnato la sua distanza maggiore: non perch si arrivati ad una ricchezza maggiore, ma perch era pi arretrato il punto di partenza. Da poareti a padroncini nellarco di pochi, vorticosi decenni: difficile rinunciare a ci che si conquistato con il sacrificio di una vita; unonta insostenibile il venir meno alle responsabilit morali e sociali nei confronti dei dipendenti. La spartizione del lavoro diventa spartizione della vita dice ancora lo scrittore a Linkiesta Quando lazienda entra in crisi il padrone soffre a dismisura il non poter pagare i suoi dipendenti e vederli in ristrettezze. Una buona parte dei suicidi avvenuta anche per questa ragione. Non una ragione marxiana che sta nelleconomia. una ragione freudiana che sta nel sentimento, nel particolare rapporto per cui il padrone sente la vita del dipendente come una prosecuzione della propria vita, e sente le famiglie dei

dipendenti come una protesi della sua famiglia. Questa una particolarit veneta. Dietro a questondata di suicidi, quindi, secondo Camon, non ci sarebbe come ha scritto Dario Di Vico sul Corriere della Sera, unantropologia negativa o un cupio dissolvi, ma addirittura un eccesso di etica: Dover licenziare i propri collaboratori, chiudere e/o fallire considerato una vergogna nella cultura delle laboriose comunit del Nord Est. O forse c ancora dellaltro. Una motivazione recondita, un atto di accusa nei confronti della collettivit e, soprattutto, dello Stato. Non da escludere, sostiene Camon, che in certi suicidi sia compresa anche la volont pi o meno inconscia di far apparire il debitore, cio lo Stato, come un assassino, come responsabile, che ci sia la volont di buttare il proprio corpo ucciso in modo che venga sentito da tutti come un delitto commesso dallente statale che non ha pagato. E c anche qualcuno che si spinge ancora pi in l. Dal palco di Vigonza, Walter Rigobon (segretario regionale di Adconsum Veneto) scandisce bene le parole: Questi non sono suicidi. Sono omicidi bianchi. Gli agguerriti venetisti della Life (Liberi Imprenditori Federalisti Europei), dal canto loro, non hanno dubbi: Questa carneficina opera dello Stato, che sfrutta a dismisura limprenditore, lo dissangua, gli sottrae tutte le energie, lo snerva, lo dileggia, lo consumae poi lo abbandona a se stesso in attesa che il fatidico destino si compia. La rabbia monta, e il rapporto con la politica sembra essersi irrimediabilmente incrinato. Dopo Tangentopoli, infatti, leconomia e la societ veneta hanno ritenuto che si potesse crescere meglio senza il freno delle istituzioni. Alcuni hanno sostenuto che un simile approccio abbia funzionato egregiamente. Altri, come Pietro Marzotto, non sono mai stati daccordo e gi molti anni fa denunciavano il rischio di pagarla cara. Ora la crisi, scrive Daniele Marini, ha fatto risaltare la difficolt di una tale visione. Dopo anni di risposte attese, il Nord Est lamenta forti ritardi. Ferdinando Camon asserisce che questa diffidenza nei confronti dello Stato ben ricambiata da questultimo: Il progresso che c stato dalle Tre Venezie al Nordest non noto alla nazione, un fenomeno sconosciuto. Il Nordest una giungla misteriosa. Roma non vede fino a qua. O se vede non capisce. Una delle poche certezze che questi imprenditori veneti si sentono soli, isolati, abbandonati. Incompresi. Stiamo lottando contro i mulini a vento, nessuno ci d retta, a nessuno interessa di noi. Ogni imprenditore che muore per tutti noi unulteriore sconfitta, legge Laura Tamiozzo. Proprio dallincontro di Vigonza nata la proposta di creare unAssociazione per i familiari delle vittime della crisi. Le varie associazioni di categoria, intanto, stanno provando a correre ai ripari. Il 28 marzo il Corriere del Veneto riporta liniziativa del Vicenza Bond, di cui aveva gi parlato tempo addietro il presidente di Confindustria Vicenza, Giuseppe Zigliotto. Si tratterebbe di obbligazioni emesse da una banca locale [la Banca Popolare di Vicenza ha gi dato la sua disponibilit, nda] destinate allacquisto da parte dei fondi pensionistici del territorio, con il vincolo che la relativa raccolta si trasformi in credito alle imprese locali. Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre e consigliere regionale del centrosinistra, ha recentemente proposto la costituzione di un fondo nazionale antisuicidi, modellato sul fondo antiusura e alimentato dallo Stato, che sostenga chi non ha pi le garanzie sufficienti per ottenere crediti dalle banche. A fine febbraio, la Confartigianato di Asolo e Montebelluna ha inaugurato Life Auxilium, uniniziativa che consta di un numero verde (che riceve in media una telefonata al giorno) e di un centro dascolto per fornire supporto psicologico agli imprenditori in difficolt. Tale progetto viene dopo uno studio commissionato al Centro Eidos di Villorba (Treviso) nel 2011, in cui gli psicoterapeuti avevano costituito un Focus Group e individuato due polarizzazioni di atteggiamento degli imprenditori interpellati. La prima polarizzazione, propria del Gruppo Resilienti, caratterizzata da un pensiero articolato, capace di andare oltre il presente e le certezze del passato per cercare nuovi percorsi e nuove possibilit. La seconda, del Gruppo Delusi, invece contraddistinta dallangoscia della perdita e quindi bloccata rispetto al futuro e alle sue possibilit, ovvero ancorata a comportamenti abituali seppur sentiti insufficienti.

Questi suicidi sono dunque la coda macabra dellesaurimento di un modello? Non necessariamente. In realt, la locomotiva dItalia quel mondo vitale, quellesplosione selvaggia e spontanea di imprese narrata da Gian Antonio Stella in Schei (1996) aveva cominciato a rallentare allinizio degli anni 2000. Ed proprio in quegli anni, come si legge in Innovatori di confine. I percorsi del nuovo Nord Est (2012) curato da Daniele Marini, che lo sviluppo del Nord Est, cos come conosciuto, cominciava a finire. [] Con il termine finito non sintendeva che non cera pi, ma che i fattori propulsivi originari erano giunti al limite. Appunto, finiti. Dalla grande disponibilit di manodopera al calo demografico, alla carenza di lavoratori locali; dalla gestione familiare delle imprese, alla difficolt nel passaggio generazionale; da una campagna progressivamente urbanizzata e libera, a un territorio saturo negli spazi e nelle infrastrutture. I fattori propulsivi delleconomia nordestina erano giunti al loro limite. Stefano Zanatta, presidente di Confartigianato Asolo-Montebelluna, sulla stessa linea donda: La crisi ha fatto affiorare certe debolezze del sistema. Noi abbiamo tuttora un sistema molto frammentato, fatto da piccole e piccolissime imprese. Questo andato bene nel passato finch tutto girava, creando ricchezza e piena occupazione del territorio, per oggi con la forte crisi che c da quattro anni non siamo pi in grado di reggere un sistema che pi forte di noi. Insomma, un modello che va ripensato. Ma in che modo? Dallo spontaneismo degli anni 80 e 90 bisogna passare a qualcosa di pi strutturato, con un senso e una logica culturale diversa. Dobbiamo tralasciare le logiche individualistiche del passato. Osservando i dati di Movimpresa del periodo 2006-2010 (riportati sempre in Innovatori di confine), si nota come il saldo tra iscrizioni e cessazioni di impresa nel Nord Est registri un esito negativo di 6mila 023 unit. Tuttavia, mentre fra le ditte individuali il saldo si attesta su meno 22mila 685, fra quelle di capitale si ottiene un pi 17mila 126. In effetti, pur con tutte le difficolt del caso e le resistenze culturali che attribuiscono allindividuo una forte centralit, si pu avvertire una tendenza del sistema produttivo a una maggiore strutturazione. Ovviamente, non esistono ricette universali per aggiustare il modello e far ripartire la Locomotiva. Per Daniele Marini, una piccola impresa non necessariamente destinata a chiudere i battenti o essere emarginata dal mercato. Serve, per, che tale piccola impresa abbia fatto un salto evolutivo nellinnovazione tecnologica, nellorganizzazione produttiva e dei servizi e che sia entrata in relazioni produttive-commerciali con imprese pi grandi che si sono internazionalizzate. Solo cos una piccola impresa pu continuare a sopravvivere e a vivere bene, perch occupa uno spazio di mercato che non occupato da altri. Purtroppo, non tutte le piccole imprese del Veneto sono riuscite a compiere questo salto. Anzi. In natura c levoluzione continua per il miglioramento della specie dichiara Stefano Zanatta a Linkiesta noi dobbiamo prendere esempio da questo. Nonostante le grandi trasformazioni intercorse negli ultimi ventanni, la societ veneta continua ad essere una societ fortemente laburista, ovvero che si identifica nel lavoro (sia imprenditoriale che dipendente) senza differenze di ceto, generazioni o gruppi. Uno studio della Fondazione Nordest rileva come oltre la met dei veneti (il 53,4%, rispetto al 33,2% nel resto dItalia), veda nel lavoro il carattere che contraddistingue i suoi conterranei. Allo stesso tempo, tuttavia, il lavoro costituisce anche la preoccupazione principale della popolazione specialmente in questo momento storico. Era il 1996 quando il sociologo Ilvo Diamanti, intervistato da Gian Antonio Stella, avvertiva sui pericoli insiti in quello che veniva definito lo slittamento della societ verso lidolatria del produttivismo: Il lavoro ormai la nuova religione. Capiamoci: qui sempre stato una fonte di riconoscimento collettivo molto forte, ma adesso abbiamo passato ogni limite. [] Temo che andiamo incontro a guai non solo economici. Perch se il lavoro tutto, se la soddisfazione deriva dal successo economico, il giorno che arriver un rallentamento dello sviluppo la ripercussione non sar solo economica. Ma anche psicologica. E poi: se il lavoro diventa lunica fonte di divertimento, alla fin fine lavorare stanca. E, ai tempi della Grande Crisi, arriva anche ad uccidere. La cultura e la felicit non

contano niente. Gli schei sono tutto spiega Ferdinando Camon nel suo studio di Padova Il piccolo imprenditore indebitato non in una crisi economica: in una crisi totale. Nervosa, morale, mentale. Si suicida per quello. Perch gli schei sono lunico valore, e se la tua vita deficitaria in quel valore, non val pi la pena di vivere. Gli schei sono un valore onnicomprensivo.

Pubblicato su Linkiesta.it (http://www.linkiesta.it) - PDF generato Luned, 2 aprile 2012 - 11:13 URL: http://www.linkiesta.it/suicidi-imprenditori-Veneto 2012 Linkiesta.it S.p.A. - Linkiesta una testata registrata presso il Tribunale di Milano, n. 593 del 26 Maggio 2010 P.IVA: 07149220969

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