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32 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 18 APRILE 2010

la memoria Siamo negli anni Sessanta, nella Cina della Rivoluzione


Persecuzioni culturale. Kang Zhengguo, come tanti intellettuali, viene
condannato a “trasformarsi con il lavoro”. Ora, in un libro
in uscita per Laterza, racconta la sua odissea: una storia
esemplare tra le altre, come testimonia una giornalista-scrittrice
italiana che ha vissuto quella terribile stagione

Rieducazione, le vite a perdere


RENATA PISU ne allora per me incomprensibile. Era la per il ragazzo che aveva affidato alle cu-
Huang fu umiliata bianco e nero con brevi ma intense di-

H
prima volta che assistevo a un simile re di sua madre. dascalie che pubblica, dal 1996, una rivi-
o conosciutotanti ragaz-
zi come Kang Zhengguo
spettacolo. Poi capii che in simili occa-
sioni bisognava che tutti si comportas-
Anne era a Parigi quando, nel 1989,
scoppiarono i fatti di Tiananmen, e suo
in un “processo” sta che si chiama Vecchie foto. Immagini
in bianco e nero accompagnate da sem-
quando, negli anni Cin-
quanta e Sessanta, stu-
sero così, altrimenti sarebbero stati in-
colpati di simpatizzare per l’accusato di
figlio, a Pechino, era sceso in piazza con
gli altri ragazzi. Fu arrestato, costretto a
pubblico per aver plici didascalie, storie tragiche di vita che
riportano alla memoria collettiva il pas-
diavo all’Università di
Pechino. Erano miei
turno. Non erano in preda alla furia, re-
citavano. Avevano fatto salire Huang
sconfessare sua madre, a rinnegarla per-
ché tramava all’estero contro la Repub-
sprecato del pane sato, meglio forse di tanta narrativa con-
temporanea in cui la fantasia non riesce
amici, era facile comunicare con i cinesi
allora, prima che la Rivoluzione cultura-
Hua in piedi su di una panca con indos-
so una specie di collana fatta con i suoi
blica popolare cinese. La sconfessò, la ri-
pudiò. Ora è un imprenditore di succes-
Due giorni dopo si a superare la crudezza della realtà, quel
vivere giorno per giorno nell’assurdo ed
le, nel 1966, troncasse ogni possibilità di
confronto tra Noi e Loro. Quei ragazzi e
vecchi mantou. Le gridavano: «Abbassa
la testa!», «Confessa!». Lei non riusciva a
so, uno dei milionari della nuova Cina.
Me lo ha raccontato Anne pochi mesi fa.
gettò dal quarto piano essere costretti a farsene complici.
La memoria, in una società che sta su-
quelle ragazze avevano tutti delle storie parlare, singhiozzava disperata. Un ra- Le ho chiesto perché mai non andasse a bendo una grande mutazione e cioè non
da raccontare, storie della loro infanzia e gazzo le si scagliò addosso e le premette trovarlo. E lei: «Neanche pensarci, non è più formata da persone che agiscono in
delle loro speranze, deluse al punto che una mano sulla nuca obbligandola ad mi fido, non mi fido». Anne non aveva un contesto comunitario e pubblico ma
erano diventati increduli e scettici sulla abbassare la testa, a sottomettersi. ancora ottenuto la cittadinanza france- piuttosto familiare e privato, se non ad-
futura umanità che gli era stata promes- Due giorni dopo quella ragazza si se e non si fidava. dirittura individuale, non è più ancorata
sa. Mi raccontavano le loro giovani sto- gettò dal quarto piano del suo dormito- Non avrebbe dovuto fidarsi nemme- come una volta a testimonianze e bio-
rie del passato mentre vivevamo assie- rio e morì sul colpo. Non ha scritto la sua no il nostro autore quando nel 2001 grafie di grandi uomini che hanno fatto
me un assurdo presente, episodi dei storia, non ha avuto abbastanza anni per tornò in Cina con il suo passaporto cine- la storia. La gente si sta riappropriando
quali ero a volte testimone, a volte invo- soffrire e raccontare la sua vita. se e ripiombò in un mondo di sospetto e delle proprie storie minime, e sente il bi-
lontaria catalizzatrice. Frequentarmi Di un’altra ragazza, la chiamerò Anne, delazioni che credeva scomparso. sogno di rivalutare la propria apparizio-
era proibito in quanto venivo da un pae- ho invece seguito le vicende, dai giorni In Cina nessuno ancora si fida, chi ha ne sulla scena con immagini sbiadite di
se capitalista e quindi propagavo germi. dell’Università a oggi. Venne accusata di sofferto teme il ritorno dell’epoca delle luoghi, di persone, di interni di famiglia
Chi osava frequentarmi lo faceva a pro- essere un «elemento di destra» perché, ombre, delle umiliazioni, delle amicizie o di foto di gruppo degli studenti di una
prio rischio e pericolo. alla trasmittente del campus dove pre- negate. Ma tutti quelli che hanno più di scuola o degli operai di una fabbrica [...].
Ne fece le spese, per esempio, Wang stava servizio volontario, lesse i comuni- cinquanta, sessanta anni, avrebbero È un passato privatizzato, non quello
Zhangmei alla quale avevo regalato una delle storie da raccontare, non storie
mia giacca imbottita con una manica estreme ma della loro quotidianità tan-
bruciacchiata. Per riscaldarmi mi ero ac- Regalai una giacca to segnata dagli eventi di una politica
costata troppo al fornelletto elettrico che omnipervasiva. Se non lo fanno è perché
tenevo in camera e con me c’erano due vecchia alla mia amica ancora hanno paura. Preferiscono allo-
amici cinesi che risero del mio infortu-
nio. Quando però riconobbero come Wang. Fu denunciata ra affidare la memoria alle immagini, al-
le foto di famiglia, piccole istantanee in
mia quella giacca con la bruciatura in-
dossata dalla loro compagna di corso, la
per questo e mandata
denunciarono alla sezione universitaria
del partito. Zhangmei, che era già in odo-
via dall’Università
re di dissidenza, fu mandata poco dopo
a «trasformarsi con il lavoro». Non l’ho
Non l’ho mai più vista
più vista e non ho più saputo niente di lei.
Non ha scritto la sua storia come ha cati «anti-partito» che le passavano stu-
fatto Zhengguo, ma tutte le storie degli denti e insegnanti. Era l’inizio della
studenti cinesi di quegli anni per molti «campagna dei Cento fiori», lanciata dal
versi si assomigliano per il fatto di esser- partito per sollecitare critiche e idee
si svolte sotto il segno delle varie campa- nuove: «Fioriscano cento fiori. Gareggi-
gne di critica o di educazione di massa no cento scuole!». «Non capivo neanche
che si sono succedute come ondate fino il senso dei testi che mi davano da legge-
al punto di far perdere la testa, di ridurre re ma ero molto orgogliosa di essere sta-
al silenzio i testimoni, di creare alla fine ta scelta per la mia ottima pronuncia»,
una connivenza tra carnefici e vittime. mi disse Anne. Solo che quando, per
E questa connivenza ancora è di osta- controbattere le critiche che erano pio-
colo oggi, in Cina, al libero fluire della vute sul partito e i suoi burocrati, venne
narrazione di quegli anni che non furo- lanciata la campagna contro gli elemen-
no, come qualcuno sostiene, «grandi e ti di destra, ad Anne venne messo in te-
terribili» ma soltanto terribili. sta il cappello (si diceva così allora, il cap-
Ricordo una ragazza che studiava lin- pello da destrorso) e fu mandata a «la-
gua e letteratura tedesca. Si chiamava varsi il cervello» in una vetreria.
Huang Hua. Era alta, con delle lunghe Persi completamente ogni sua traccia
trecce e una naturale eleganza di porta- fino a quando, morto Mao e salito Deng
mento che nemmeno la più proletaria Xiaoping al potere, venni a sapere da
giacca blu riusciva a mascherare. Era in amici francesi che era riuscita a raggiun-
corso la campagna contro gli sprechi e gere Parigi con un visto di studio. La rin-
ovunque, all’Università come in città, tracciai, ci incontrammo in Francia e a
campeggiavano grandi cartelli con su lei pareva di sognare. Anche a me. Era-
scritto «Non sprecare nemmeno un vamo ormai delle quarantenni con dei
chicco di riso». Lei venne accusata, in ricordi. Anne mi raccontò la sua storia:
un’assemblea della sua facoltà, di voler cinque anni in fabbrica, alla vetreria, due
«affamare il popolo», perché le compa- anni rinchiusa in una «gabbia di demoni
gne di stanza, rovistando nel suo casset- e mostri», un marito defunto, un figlio
to, avevano trovato dei mantou, che sa- che aveva abbandonato per poter
rebbero dei pani cotti a vapore, rinsec- «uscire dal paese», ma al quale
chiti. Lei si giustificò dicendo che li ave- continuava a scrivere tutti i gior-
va conservati per portarli a una povera ni, o quasi. Anne era sincera,
vecchia che elemosinava fuori dalle mu- amava suo figlio, ma non era
ra dell’Università. La seduta di critica era disposta a dare la sua vita,
gremita da almeno due-trecento ragaz- quella vita parigina da badan-
zi che urlavano in preda a un’esaltazio- te (era il suo primo impiego),

Repubblica Nazionale
DOMENICA 18 APRILE 2010 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 33

‘‘ Mao Zedong
L’arte per l’arte,
l’arte al di sopra
delle classi,
l’arte al di fuori
della politica
e indipendente da essa
‘‘ Noi esigiamo unità
tra politica e arte,
unità tra contenuto
politico rivoluzionario
e una forma
artistica il più possibile
‘‘ La rivoluzione
non è un’opera letteraria,
un disegno, un ricamo...
È un’insurrezione,
un atto di violenza
con il quale una classe
in realtà non esiste perfetta ne rovescia un’altra
Le citazioni sono tratte dal LIBRETTO ROSSO

che è stato imposto ma quello che è sta- Tante sono le immagini di gruppi fa- mettere di pretendere altra uniformità buon auspicio, Chunlai, due ideogram-
to vissuto, e si scopre che ognuno l’ha miliari, come se l’antica tradizione che oltre quella imposta dalla penuria. E co- mi che significano «arriva la primavera».
vissuto a modo proprio, anche se la gran- glorificava le leggende e le storie degli avi sì tutti con gli stessi pantaloni, le stesse Soltanto una speranza: per lui e per la Ci-
de livella del Potere ha sempre tentato di rispuntasse in tono minore su queste pa- giacche imbottite di colore blu. na l’inverno era ancora lungo. Quando,
ridurlo allo stesso denominatore: la lot- gine, dove gente che non ha legami di Nel testo che accompagna una di que- anni e anni dopo, viene riabilitato, riac-
ta di classe, la grande causa della rivolu- sangue con coloro che sono ritratti si ri- ste foto di classe, inviata da un uomo che quista anche il suo nome e cognome ma,
zione, le campagne e i movimenti di conosce tuttavia in particolari che acco- specifica di essere il terzo, a partire da de- alla fine della vicenda, quando ottiene la
massa. munano, per esempio, quelli che vive- stra, della seconda fila, si dice soltanto cittadinanza e il passaporto americani,
La ragazza con le trecce e il viso pulito, vano in una casa a corte: l’arredo della che l’immagine è stata scattata nel luglio commenta semplicemente che, ancora
i pantaloni larghi e la camicetta bianca a stanza della famiglia che si è messa in po- del 1966, nella Scuola superiore Nume- una volta, aveva dovuto ridefinire la pro-
maniche corte che sorride sotto un car- sa in quel lontano giorno degli anni Qua- ro Due di Pechino, e che loro speravano pria identità: «Questa volta il mio nome
tello con la scritta «Grande balzo in avan- ranta assomiglia a quello di tante altre, tutti di andare all’Università ma nessu- era Zhengguo Kang», scrive. E così firma
ti» è stata fotografata nel 1958 dall’uomo con l’orologio a pendolo in bella mostra no vi riuscì; e tutti i cinesi sanno perché, queste sue memorie.
che sarebbe poi diventato suo marito. su di una consolle, l’ultimo nato in grem- IL LIBRO di lì a poco sarebbe divampata la Grande Sembrerebbe una modifica da niente,
Nel breve testo che accompagna l’im- bo alla madre avvolto in una coperta im- Laterza manda in libreria rivoluzione culturale proletaria. invece ha un significato intenso per un
magine, la donna, ormai settantenne, bottita a fiori, il nonno con la corta pi- Esercizi di rieducazione Anche Kang Zhengguo, che si presu- cinese, perché il nome davanti al cogno-
propone il ritratto del suo bambino e petta in mano, la nonna con i piedi mi- (traduzione di Serena me si sia liberato da ogni remora grazie a me, secondo l’uso occidentale, in Cina si
racconta come il padre non l’abbia mai nuscoli che tenta di nascondere ripie- Zuccheri, 488 pagine, una drastica scelta di vita, a commento pensa che sottolinei l’individualismo,
visto perché, prima che il piccolo na- gandoli sotto lo sgabello e non accenna 22 euro). L’autore, Kang delle pagine della sua biografia inserisce l’affermazione del soggetto rispetto alla
scesse, «andò volontario nel Xinjiang a nemmeno un vago sorriso. Zhengguo, bollato come delle vecchie foto di famiglia, come se famiglia, al clan. Un atto di ribellione, in-
imparare dai contadini» e non fece mai Numerose anche le foto di classi sco- criminale nella Cina di Mao, sentisse la necessità di chiamare a testi- somma. Come un atto di ribellione
ritorno a Pechino. Non traspare nessun lastiche alla fine dell’anno di corso, gli in- racconta il suo percorso moni quei volti e quei luoghi, per comu- egualmente significativo è quello di non
giudizio politico, nessuna recriminazio- segnanti seduti in prima fila, dietro gli di rieducazione negli anni nicare un di più, il non-dicibile [...]. voler mai più rimettere piede in Cina.
ne, soltanto il desiderio che di quel mari- studenti, ragazzi e ragazze, vestiti tutti in cui anche appassionarsi È doloroso per un cinese smettere di Neanche da morto. Zhengguo, a conclu-
to e padre svanito nel nulla rimanga una uguali ma non in uniforme: nella Cina alla poesia era considerato essere tale, ci sono cose profondamente sione del lungo racconto della sua vita,
traccia di ricordo anche se di lui non è ri- degli anni Sessanta, dove il tessuto di co- reato. Anticipiamo connaturate alla sua cultura. Il nome, dice alla moglie: «Quando saremo vec-
masta neanche un’istantanea. tone era razionato, non ci si poteva per- la prefazione di Renata Pisu per esempio, sempre prima il nome di chi, ci preoccuperemo di farci seppellire
famiglia (Kang, nel caso del nostro auto- in America».
re) seguito dal nome proprio, Zhengguo. Se questo libro è una «confessione»
È costretto a rinunciarvi una prima volta (come titola l’edizione originale), il fina-
quando accetta il nome di famiglia del le è forse un’amara «sconfessione» della
vecchio contadino che lo ha cinesitudine più profonda, quel modo di
adottato, e diventa Li. essere, di sentire e di rapportarsi di una
Avrebbe potuto con- civiltà tradizionale che vuole indissolu-
servare il suo nome bile il legame dell’uomo con la terra. Co-
proprio, ma ri- me d’inverno le foglie dell’albero che si
nuncia anche a spoglia fanno ritorno alle radici della
quello sceglien- pianta che le ha generate per rinnovarne
done un altro il futuro rigoglio, così l’uomo deve esse-
che gli pare di re sepolto là dove ha visto la luce. A
questo si conformano, o per lo
meno ambiscono, da genera-
zioni e generazioni, tutti i cine-
si della diaspora o dell’esilio.
Ma Zhengguo e sua moglie vi ri-
nunciano. È veramente una
«sconfessione» totale della ci-
nesitudine? Se il capitolo fina-
le non fosse dedicato al futuro
del loro figlio maschio che
decide di fare ritorno in pa-
tria, a Shanghai, con la sua
laurea americana in Economia e com-
mercio, così si potrebbe dedurre. Inve-
ce, il ciclo si rinnova in maniera fino a po-
chi anni fa impensabile. La cinesitudine
si prolunga nell’ibridazione: per questo,
per quel che vale, è salva.
© Editori Laterza

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