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(SO.1)
Si suppone che:
f : A R Rn ,
A Rn
166
R+ () R+ :
(SO.2)
0 k < ()
ku0 u
(t)k < ,
ku(t) u
t > 0
t +
(SO.3)
t 0
t 0
167
ku0 u k < ()
ku(t) u k < ,
t > 0
t +
(SO.5)
= Qh
dt qh
qh
e ricondotte ad un sistema di equazioni del primo ordine del tipo:
qh = vh
d T
dt vh
T
qh
= Qh
168
u (qh , vh )
che appartiene allo spazio degli stati del sistema, che denotiamo con U, di
cui lo spazio delle configurazioni C, al quale appartengono i vettori q (qh ),
e lo spazio delle velocit V, al quale appartengono i vettori v (vh ),
rappresentano dei sottospazi. Denotata con k kU la norma nello spazio degli
stati del sistema, possiamo caratterizzare le norme nei sottospazi C e V nel
modo seguente:
kqkC = k(qh , 0)kU ,
, 0 R+ (, 0 ), 0 (, 0 ) R+ :
kq 0 q kC < (, 0 )
kv 0 kV < (, )
kq(t) q kC <
t > 0
0
kv(t)kV <
(SO.6)
che si deduce tenendo conto del fatto che:
kqkC kukU ,
kvkV kukU
169
Teorema di Ljapunov
Uno stato di equilibrio u di un sistema differenziale:
u = f (u, t)
stabile se esiste una funzione (u), detta funzione di Ljapunov,
differenziabile in un intorno I(u ), tale che:
i) (u) ha un minimo relativo stretto in u , cio:
u I(u )
(u) = (u )
(u) (u )
u = u
t > 0
DIMOSTRAZIONE
Consideriamo lo sviluppo in serie di Taylor della funzione (u)
nellintorno del punto di equilibrio u :
(u) = (u ) + u (u )(u u ) +
|
{z
=0
1
+ (u u ) [(u u ) (u )](u u ) + O(3),
2
170
dove:
(u u ) (u ) =
2
(u
)
`
uj uk
=H
,
(u u ) H
(u u ) + O(3).
2
(SO.7)
u u = r e,
u u
e=
.
ku u k
r = ku u k,
(SO.8)
E quindi ottenere:
(u) (u ) =
1
(e H
e) r2 + O(3).
(SO.9)
Ma:
eH
e=H
rr
2
(u ),
r2
(SO.10)
non altro che lelemento della matrice hessiana relativo alla coordinata
polare r, il cui asse identificato dal versore e.
Infatti la derivata direzionale lungo e non altro che la derivata parziale
rispetto ad r:
e u =
.
r
171
(SO.11)
(SO.12)
1 2
(u ) r02 .
(u0 ) (u ) =
2
2 r
(SO.13)
"
"
(SO.14)
Ovvero:
1 2
(u ) [r(t) + r0 ][r(t) r0 ] 0.
(u(t)) (u0 ) =
2 r2
"
(SO.15)
172
ii) (u(t)) una funzione non crescente di t durante il moto, per cui:
(u(t)) (u0 ) 0,
Da cui segue:
r(t) r0 0.
Se si sceglie la condizione iniziale in modo che:
r0 < () = ,
abbiamo subito:
r(t) r0 < () = ,
t > 0.
1 2
(u ) [r(t) + r0 ] [r(t) r0 ] 0.
(u(t)) (u0 ) =
{z
}
|
{z
}|
{z
}
|
2 r2
"
{z
>0
ku0 u k < ()
173
ku(t) u k r0 < ,
t > 0
Teorema di Dirichlet
Applichiamo il teorema di Ljapunov allo studio della stabilit nel caso di
un sistema meccanico soggetto a forze conservative. Si dimostra in questo
caso il teorema di Dirichlet.
Se un sistema olonomo a vincoli indipendenti dal tempo, soggetto
a sole forze conservative e il potenziale presenta un massimo relativo
stretto in una configurazione di equilibrio ordinaria q allora questa
una configurazione di equilibrio stabile
DIMOSTRAZIONE
In questo caso esiste una funzione di Ljapunov rappresentata dallenergia
meccanica del sistema:
= T (q, q)
U (q)
E(q, q)
Lequilibrio caratterizzato da q = q , q = 0. Osserviamo che lenergia
174
Eequil. = U (q )
E cos verificata la prima propriet che definisce una funzione di
Ljapunov. Anche la seconda propriet verificata, in quanto lenergia
meccanica, in presenza di forze conservative un integrale primo del moto,
per cui si ha:
d
E(q(t), q(t))
=0
dt
Notiamo che la seconda propriet soddisfatta come uguaglianza.
Di conseguenza la configurazione di equilibrio q stabile.
Il teorema si estende facilmente anche al caso in cui, oltre alle forze
conservative, sono presenti delle forze dissipative, perch in questo caso
lenergia meccanica sempre una funzione di Ljapunov, in quanto ha ancora
un minimo per q = q , q = 0, cio allequilibrio; ma non pi un integrale
primo del moto. Tuttavia, dal momento che il lavoro delle forze dissipative,
per definizione, non positivo, il bilancio dellenergia comporta:
d
E(q(t), q(t))
= Wdissip. 0
dt
Dunque lenergia meccanica una funzione di Ljapunov e lequilibrio
stabile.
Studio del potenziale nelle configurazioni di equilibrio
E importante osservare che il teorema di Dirichlet consente di ricondurre
lanalisi dinamica della stabilit dellequilibrio di un sistema soggetto a forze
conservative (ed eventualmente anche dissipative) alla ricerca dei punti di
massimo della funzione potenziale, che viene analizzata nelle configurazioni
di equilibrio ordinarie del sistema, senza coinvolgere lo studio del moto. Il
175
U (q` ) =
1
+
2
"
U (q` )
U
(q` ) (qh qh )+
+
qh
2U
(q ) (qh qh )(qk qk ) + O(3)
qh qk `
#
U (q) = U (q ) + q U (q ) (q q ) + (q q ) H
(q )(q q ) + O(3)
2
dove:
H
(q)
2U
(q)
qh qk
176
Rimane allora:
U (q) U (q ) =
(q q ) H
(q q ) + O(3) < 0,
2
q 6= q
=H
(q )
sia definita negativa. Notiamo che qualora, invece, la matrice risulti definita
positiva il potenziale possiede un minimo relativo, mentre i punti in cui la
matrice hessiana non definita di segno, essendo non singolare, sono punti
di sella del potenziale. Dal punto di vista meccanico consideriamo entrambe
queste possibilit come configurazioni di equilibrio instabili.
Lo studio del comportamento della matrice hessiana pu essere condotto
con i metodi noti dallanalisi, come lo studio dei segni degli autovalori,
metodo conveniente soprattutto se la matrice si presenta in forma diagonale,
oppure con il metodo di Sylvester che risulta maggiormente conveniente se la
matrice non si presenta in forma diagonale.
Piccole oscillazioni
Quando sussiste la condizione di stabilit sempre possibile approssimare
le equazioni del moto di Lagrange di un sistema olonomo, a vincoli
indipendenti dal tempo e soggetto a forze conservative, equazioni che in
genere non sono lineari linearizzandole nellintorno di una configurazione
di equilibrio stabile del sistema. Le equazioni cos approssimate hanno
il vantaggio di essere integrabili analiticamente e di fornire informazioni
177
Lagrangiana approssimata
Lapprossimazione lineare delle equazioni del moto si pu ottenere
approssimando la lagrangiana ad una forma quadratica rispetto ai parametri
lagrangiani e alle loro derivate, in modo che le derivate della lagrangiana
rispetto a queste variabili, che compaiono nelle equazioni del moto, siano
lineari. Ci occorrono allora, gli sviluppi in serie di Taylor del potenziale e
dellenergia cinetica i quali devono essere troncati al secondo ordine.
Consideriamo il potenziale che, nellintorno di una configurazione di
equilibrio stabile q (q` ), si sviluppa nel modo seguente:
"
U (q` ) =
1
+
2
"
U (q` )
U
(q ) (qh qh )+
+
qh `
2U
(q` ) (qh qh )(qk qk ) + O(3)
qh qk
#
178
kq 0 q k < (, 0 )
e allistante iniziale trascuriamo i termini di ordine superiore al secondo, essi
risulteranno limitati allo stesso modo e quindi trascurabili anche in tutti gli
istanti successivi.
Teniamo, inoltre, conto del fatto che allequilibrio, in una configurazione
ordinaria, le derivate prime del potenziale sono nulle; possiamo poi definire
lo zero del potenziale in modo che la costante U (q` ) sia nulla; in ogni caso
una costante additiva non rilevante, in quanto la lagrangiana dovr essere
poi derivata e le costanti additive quindi non contribuiscono.
E comodo, infine, alleggerire ulteriormente la scrittura introducendo le
coordinate relative alla configurazione di equilibrio:
z = q q
zh = qh qh
U=
1
H zh zk
2 hk
T =
1
ahk (q` ) qh qk
2
179
"
ahk (q` ) =
1
+
2
"
ahk (q` )
ahk
+
(q` ) (qh qh )+
qh
2 ahk
(q ) (qh qh )(qk qk ) + O(3)
qh qk `
#
T =
1
a zh zk
2 hk
1
1
ahk zh zk + Hhk
zh zk
2
2
Equazioni linearizzate
Le equazioni di Lagrange approssimate si scrivono di conseguenza:
d L
L
=0
dt zj
zj
180
Abbiamo:
L
1
1
= ahk jh zk + ahk zh jk = ajk zk
zj
2
2
grazie alla simmetria della matrice dellenergia cinetica. Analogamente:
L
1
1
= Hhk
jh zk + Hhk
zh jk = Hjk
zk
zj
2
2
Seguono le equazioni linearizzate del moto:
ajk zk Hjk
zk = 0
a
H
z
z=0
(SO.16)
181
2 t
t
a
d e H
de = 0
2a
(H
)d = 0
(SO.17)
2a
det (H
)=0
(SO.18)
2a
H
d= d
182
dH
d
2 =
da
d
Notiamo che il denominatore non si annulla essendo la matrice
dellenergia cinetica definita positiva, inoltre il numeratore negativo in
conseguenza della stabilit dellequilibrio che richiede che la matrice hessiana
del potenziale sia definita negativa. Dunque 2 < 0. Gli autovalori sono
immaginari e si possono esprimere introducendo le quantit reali tali che:
2 = 2 > 0
Allora lequazione caratteristica si pu riscrivere, in termini delle , nella
forma:
2a
det (H
+ )=0
(SO.19)
(+)
z(t) = dh ch ei
(h) t
()
+ ch ei
(h) t
183
Coordinate normali
Poniamo di rappresentare il vettore z sulla base degli autovettori dk
relativi al problema agli autovalori (SO.17) Abbiamo:
z = Zk dk
(SO.20)
a
(Zk dk ) H
(Zk dk ) = 0
(k)
H
dk =
2
a
dk
Zk + (k)
2
Zk dh a
dk = 0
a
Come noto il problema agli autovalori, essendo H
simmetrica e
simmetrica e definita positiva, ammette una base di autovettori tali che:
dh a
dk = hk
Di conseguenza rimane:
Zh + (h)
2
Zh = 0
(SO.21)
184
2
2
Z1 + (1)
Z2 + (2)
Z1 = 0
Z2 = 0
ZN + (N )
2
ZN = 0
(SO.20) per a
dh :
za
dh = Zk dk a
dh
dh a
dk = hk
si ricava:
Zh = z a
dh
(SO.22)