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Indice
Un vivo ringraziamento a:
Vincenzo Amato, Ivana Calafato, Ivan DAvanzo,
Tom Heinz di Chicago, alla Chicago Architectural
Foundation
Editing
Anna Maria Cafiero Cosenza
Grafica
Costanzo Marciano
Referenze fotografiche
Archivio Gubitosi, pp. 10, 12, 13, 20, 23a, 25a, 33a,
35as, 40, 63ad, 63b, 91, 146, 152, 154, 158, 173,
186a
Tom Heinz, pp. 94-127, 131, 185as, 186c, 187
Richard Nickel, pp. 37, 49, 138, 139b, 143, 148,
208bs, 208a, 208bs
Tutte le altre immagini sono state fornite
dallAutore.
in copertina e retrocopertina
Skyline di Chicago
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Premessa
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La Scuola di Chicago
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La Fiera Colombiana
73
Il Piano di Chicago
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Schede
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Apparati
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Bibliografia
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Questo libro il frutto di una passione per larchitettura americana che ha radici profonde.
Risale al 1964 un primo studio sullopera di Louis Sullivan elaborato da Camillo Gubitosi
nei sei mesi trascorsi a New York presso la Columbia University, avendo conseguito su
tale tema una borsa di studio Fulbrigth. Rientrato in Italia, lallora giovane assistente
presso lIstituto di Analisi Architettonica, diretto da Giulio De Luca, approfond le sue
ricerche sui protagonisti dellarchitettura degli States negli anni a cavallo tra XIX e
XX secolo, con particolare attenzione al fenomeno della cosiddetta Scuola di Chicago.
Fu solo linizio di un interesse conoscitivo ininterrotto, sviluppato nel corso della sua
pluridecennale docenza presso la Facolt di Architettura dellUniversit di Napoli Federico
II. Ad alimentare ulteriormente tale impegno analitico, sfociato in una sorta di bricolage
collezionistico di disegni e di foto depoca, sono state peraltro le periodiche frequentazioni
delle scuole, delle citt e degli architetti americani, a partire dallinsegnamento svolto
presso il Boston Architectural Center nel 1978.
Allattivit didattica, Camillo Gubitosi ha daltronde affiancato un impegno tuttaltro
che irrilevante nella promozione degli scambi culturali internazionali.
Memorabili per vari aspetti restano le grandi mostre curate negli anni Settanta tra Roma
e Napoli - in collaborazione con Alberto Izzo - tra le quali quelle dedicate a James
Stirling (1974), ai Five Architects of New York (1975), a Frank Lloyd Wright (1977) e
a Le Corbusier (1978).
Nel quadro di tali iniziative si staglia la mostra di architettura - allestita nellaulica cornice
del Castel Nuovo di Napoli tra il 26 ottobre e il 10 novembre 1974 - incentrata sulla
Evoluzione dei grattacieli di Chicago dal 1870 al 1974. Quel meeting fu introdotto da
una magistrale conferenza di Manfredo Tafuri, a suo tempo registrata e ora pubblicata per
la prima volta in questo volume, a distanza di pi di trentanni, con una trascrizione che
preserva opportunamente lalata vibrazione della dizione orale.
Va da s che molta acqua passata sotto il ponte. Eppure, nonostante le numerose nuove
acquisizioni su questo argomento molto indagato, il tempo non ha scalfito il rigore
filologico e loriginalit interpretativa del discorso di Manfredo Tafuri sulla genesi e sulle
successive metamorfosi dei grattacieli americani. Anzi, proprio riconducendo la
dissertazione tafuriana nelle coordinate cronologiche in cui colloca - a met strada tra la
pubblicazione su La citt americana dalla guerra civile al New Deal (con Giorgio Ciucci,
Francesco Dal Co e Manieri Elia, Laterza, Roma 1973) e la pi ampia disamina della
Architettura Contemporanea (con Francesco Dal Co, Electa, Milano 1976) - che si pu
meglio valutare linossidabile icasticit di quellesegesi in controtendenza rispetto ai
luoghi comuni reiterati nelle storie del Movimento Moderno sulla scia del seducente plot
narrativo sulla Scuola di Chicago, coniato con calibrata enfasi da Sigfried Giedion nel
suo celebre volume Space, Time and Architecture (1941). Cos come preserva validit
critica il breve, ma denso saggio di Mario Manieri Elia redatto come introduzione al gi
menzionato catalogo della mostra curata da Camillo Gubitosi e Alberto Izzo sulla
Evoluzione dei grattacieli di Chicago (Officina, Roma 1974).
Tornando sui suoi passi, Camillo Gubitosi ripropone sulla ormai mitica Scuola di
Chicago il presente volume, che mira soprattutto alla sistematicit e alla chiarezza
informativa su una delle fasi decisive nella definizione della tecnica e del liguaggio della
modernit. Ebbene, come quando ci capita di rivedere un cult-movie, conoscendo gi la
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trama del film, la nostra attenzione viene attratta soprattutto dai dettagli delle
inquadrature nelle dissolvenze narrative. Fuor di metafora, laspetto pi attraente del libro
deriva dalleleganza e dalla dovizia dellapparato iconografico, che coniuga con efficacia
rappresentativa i volti (non a tutti noti) degli architetti e dei critici che animarono quella
straordinaria avventura ideativa alle opere e alle decorazioni (non a tutti note) realizzate
o disegnate da quei protagonisti. Il fascino di tale racconto per immagini non deve per
distogliere lattenzione dalla struttura saggistica.
Tuttaltro che irrilevante resta la scelta di tenere unito in un unico volume sia la
straordinaria vicenda della costruzione dei primi grattacieli - riletta nel groviglio delle
differenze di declinazioni infuse, non tanto da due scuole di pensiero (William Le Baron
Jenney da un lato e Henry H. Richardson dallaltro), quanto piuttosto dalle molte anime di
quellavventura - sia lantitesi concettuale avversa ai giganti dacciaio della business-city
manifestatasi nei verdi sobborghi della stessa Chicago con le celeberrime Prairie Houses
di Frank Lloyd Wright, disseminate tra Oak Park e River Forest nel decennio che va dal
1899 al 1909. nel cono ottico della vivace dialettica tra contrapposte visioni
dellarchitettura che va re-interpretata la stessa Worlds Columbian Exposition, allestita
nel 1893 con la regia di Daniel Burnham, stigmatizzata nelle storie canoniche del
Movimento Moderno come lapostasia dai sacri princip della Scuola di Chicago,
mentre a ben vedere rappresent solo una scenografica svolta protesa verso un anelato
ritorno agli originari valori della White City, caldeggiati da Thomas Jefferson nella fase
fondativa degli Stati Uniti dAmerica. Fu una svolta che, peraltro, non segn la fine
nella costruzione dei grattacieli, ma piuttosto un new deal nel rapporto tra architettura
e pianificazione urbana.
Ed proprio questo il punto. ben vero che i prodromi dei grattacieli vanno stanati anche
in altre citt americane e riannodati lungo il filo sottile, ma rintracciabile, che parte
dallaspirazione al colossale manifestatasi gi in tutta evidenza nellObelisco a
Washington (1848-84), eretto sullo sfondo del Campidoglio e della Casa Bianca nella
capitale degli States, per poi approdare a New York nei primi edifici alti, tecnologicamente
allavanguardia bench travestiti sotto una coltre eclettica in stile vittoriano, costruiti da
Richard Morris Hunt e George B. Post nei primi anni Settanta nel cuore di Manhattan.
Ci nonostante, resta altres innegabile che - non a caso - fu Chicago la culla per
antonomasia del grattacielo orgogliosamente inteso come invenzione tipologica
americana, senza pi complessi di inferiorit verso leredit storica dellEuropa.
Il great fire del 1871 rappresent in tal senso solo una provvidenziale calamit per esaltare
un processo di tendenziale crescita illimitata della metropoli sia in altezza, con la
moltiplicazione dei piani garantita dalla tecnica dellacciaio e dal brevetto degli ascensori,
sia in orizzontale, grazie allastratta geometria dellimpianto a scacchiera dellarea centrale
del Loop, priva di rigidi vincoli normativi e, in quanto tale, predisposta allesaltazione del
business.
dove venne misticamente esaltata lidea della Over-Soul (anima cosmica che sottende
lUniverso) con la quale ogni uomo deve relazionarsi individualmente
nellautoresponsabilit della self-reliance. Nel solco tracciato da tale alveo, H.D. Toureau
aggiunse il culto della Civile Disobbedienza (1849) e il Gusto selvatico del Walden,
o la Vita nei boschi (1849), anticipando temi che saranno poi sviluppati da F.J. Turner
nellesegesi de Il Significato della Frontiera nella storia americana (1893).
Non meno significativo resta il rapporto mentale di Wright con il pragmatismo,
la cui conoscenza fu favorita dallamicizia con John Dewey, chiamato a insegnare filosofia
presso lUniversit di Chicago, nonch dalle frequentazioni con i fratelli William
e Henry James. Senza contare che presso la stessa Universit di Chicago insegnava
anche Thorstein Veblen, autore del folgorante saggio sociologico sulla Teoria della
classe agiata (1899).
Fin qui solo un rapido accenno alla vicenda che il lettore trover ampiamente
documentata nella ricognizione a tutto campo che Camillo Gubitosi ha voluto dedicare
alla Scuola di Chicago. una vicenda che a qualcuno potrebbe apparire una vecchia
storia sulla quale non vale pi la pena di ritornare a riflettere, mentre a mio sommesso
avviso continua a emanare un fascino discreto proprio per la sua criticit dantan,
nonostante il fluire del tempo, al pari dellicona di Marilyn Monroe che non smetter mai
di sedurre i cinefili appassionati delle indelebili pellicole hollywoodiane di film ormai
leggendari, bench datati, provenienti da quella America che era una volta il Nuovo
Continente mentale.
Eppure, in quella stessa citt si concentr - per ragioni storiche che sarebbe arduo
riassumere - il gotha della cultura progressista del tempo. Tant che proprio l dove
leconomia del mercato eresse a suo totemico simbolo il grattacielo - proprio in quello
stesso contesto - fu elaborata la critica pi radicale allassenza di anima dellincontrollato
sviluppo economico e tecnologico. Sarebbe un equivoco leggere in chiave esclusivamente
stilistica le Case della Prateria di Frank Lloyd Wright.
Ci che pi conta il seme concettuale - per cos dire filosofico - che sta alla radice
della poetica organica: al di l del fascino percepibile delle geometrie astratte coniugate
alla calda tattilit dei materiali naturali (dalle pietre, ai legni, ai mattoni); al di l della
suggestione dello spazio interno esploso in pi direzioni intorno al perno di camini
totemici; al di l dellindissolubile legame tra larchitettura e il paesaggio del luogo.
Wright prescelse la casa delluomo come paradigma dellaltra visione americana
dellabitare, anti-urbana, naturalistica, libertaria, cantata da Walt Whitman nelle Foglie
derba (1855). Confluirono e si mescolarono nellinedita poetica organica pi filoni di
pensiero americano, lucidamente enucleati nella recente monografia di Robert McCarter
su Frank Lloyd Wright (Reaction Book, London 2006).
Basti pensare al trascendentalismo, coniato da R.W. Emerson nel libro Natura (1836),
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Premessa
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Louis Sullivan
Burnham&Root,
Rookery Building, 1887-88.
progett una torre con struttura in ferro. Le industrie che producevano i materiali
offrirono allora strutture in acciaio invece di travi in ghisa. Ledificio della Home
Insurance divenne cos il primo edificio pilota con struttura metallica. Questa struttura
pur poco economica era per a prova dincendio e offriva maggiore spazio da vendere
rispetto alle precedenti strutture in muratura, determinando un ottimo rapporto
investimento-ricavi.
Dopo le innovazioni tecniche riguardanti strutture e produzioni, segu una profonda
evoluzione formale nellarchitettura di Chicago.
Infatti Henry H. Richardson opt per il romanesque proveniente dalla Francia,
aspetto formale che influ non poco sullopera di L. Sullivan.
Ledificio di Richardson, il Marshall Field Wholesale Store del 1885, influ radicalmente
su Sullivan, che modific profondamente il progetto dellAuditorium, cos come appare
oggi.
I progettisti delle prime scuole di Chicago, presero come fonte di ispirazione la materia
stessa del nuovo materiale: lacciaio.
Questa logica progettuale contrastava fortemente con i criteri estetici di Richardson,
che rifiutava luso della struttura in ferro, infatti nel 1873 progett a Boston in Copley
Square la Trinity Church tutta in muratura in stile romanesque.
Le progettazioni con luso di strutture in ghisa o acciaio erano indicative di una nuova
logica espressiva. Pi vetro, quindi, migliore illuminazione, pochissime murature e pi
spazio da vendere o locare.
Il ferro, o la ghisa si prestavano molto a realizzare curve sinuose che furono
effetivamente realizzate dagli architetti della nuova generazione, come aveva gi fatto
Hector Guimard a Parigi.
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Burnham&Root,
Reliance Building.
a destra
Adler e Sullivan,
Transportation Building.
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Louis Sullivan,
Chicago Stock Exchange e disegno del portale
dingresso.
La Scuola di Chicago
La Scuola di Chicago
Il classicismo architettonico, che divenne dominante nella seconda met del XIX secolo,
fronteggiava la rivoluzione sociale ed economica portando nelle applicazioni la potenza
del vapore per le tecniche industriali; infatti nuove invenzioni meccaniche
accompagnarono queste applicazioni.
La prima sgraziata macchina a vapore poteva sembrare antica dalla orgogliosa dignit del
Royal crescent o Cumberland terrace; ma ancora essa rappresenta una forma che
sommerger presto tutte le arti e tutti i modi di agire della civilt occidentale. A fronte di
questo non precedente fenomeno, lantica e vitale arte dellarchitettura era minacciata da
potenti forze disintegrative.
Nel rispetto delle necessit utilitaristiche, le tecniche tradizionali di costruzione caddero
senza speranza repentinamente nellincontro delle richieste, prendendo vantaggio
dallopportunit presentata dalla nuova et della industrializzazione meccanizzata.
Il revivalismo architettonico lottava coraggiosamente con le forze tecniche e sociali di
quellet e frequentemente produsse validi lavori nellarte di costruire opere che erano
funzionalmente un successo ed esteticamente valide. Ma come il secolo mosse nel
revivalismo, esse si incrementarono fuori dal contatto con la realt del tempo. Lultimo
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Bertrand Goldberg,
Marina City, 1959-1964.
appunto il tentativo di creare con il disegno, con leccezionalit del disegno, una
possibilit ancora di presenza, soprattutto in zone in cui la presenza di acqua come per il
Marina City sul fiume Chicago, consente di realizzare due architetture forti come sono le
due Torri di Goldberg in una zona molto diradata.
La figura di Bertrand Goldberg, una figura interessante e che consente un
riallacciamento alla Scuola di Chicago con un personaggio che si pone con forte
omogeneit in rapporto ai grandi maestri della Scuola di Chicago.
Goldberg un uomo che ha studiato in Germania come Mies van der Rohe, nel 1933
quando aveva meno di 20 anni e che si trasferisce con Mies van der Rohe negli Stati Uniti,
ed lui che fa da interprete in un famoso incontro di Mies van der Rohe e Frank Lloyd
Wright, e lo presenta e dice: vi presento il mio Mies, se non ci fossi stato io non ci sarebbe
stato nessun Mies van der Rohe. Goldberg, in quel momento fa da interprete tra i due
grandi maestri, e si presenta come unalternativa soltanto quando riesce a liberarsi dalla
cappa di piombo della logica ferrea della progettazione di Mies van der Rohe e riesce a
farlo attraverso unautonomia, trovata durante la guerra, quando aveva progettato per
lAutorit Militare delle piccolissime costruzioni prefabbricate.
Goldberg oggi ci descrive le sue torri come esempi in cui ogni cosa risponde strettamente
a un dato funzionale, un dato economico molto preciso e rifiuta qualsiasi discorso di tipo
formale, per due elementi che in realt fino alla creazione accanto a esse di altri due
grattacieli che le hanno pur seminascoste, si arrestano come elementi fortemente
personalizzati formalmente. La zona bassa costituita da parcheggio, la zona alta da
mini-appartamenti.
Goldberg d una serie di motivazioni funzionali, la forma a margherita, dice lui, dovuta
alle eliminazioni dei corridoi. La serie di appartamenti minimi, trova nella forma radiale la
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in basso a destra
Frank Lloyd Wright,
Husser House, Chicago, 1899.
Questo capitolo riguarda molti architetti del Midwest americano che tra la fine del XIX e
inizio del XX secolo svilupparono la concezione di una nuova e originale espressione
architettonica, prima nella ricostruzione di Chicago e poi nelle architetture del Midwest,
area geografica che sirradia da Chicago.
Un movimento che deve molto allispirazione e allesempio di Louis H. Sullivan e Frank
Lloyd Wright, maestri la cui opera stata oggetto di innumerevoli studi, contrariamente
a quanto avvenuto per i loro contemporanei, ampiamente ignorati fino a pochi decenni fa.
Inoltre quello che si conosce su questi ultimi stato illustrato e studiato, ovviamente
sbagliando, fuori dal contesto del movimento di cui erano parte. Eppure i loro risultati, che
a volte eguagliano e talvolta superano quelli dei loro mentori, sono solo una parte della
storia dellarchitettura americana. Altrettanto importante una valutazione del contributo
di ciascun architetto al lavoro degli altri e al movimento nel suo insieme e unanalisi del
movimento medesimo - come e perch nato, cosa ha ottenuto e cosa ne ha causato poi
la sua brusca dissolvenza alle soglie della Prima guerra mondiale.
Si preferito tralasciare una trattazione dettagliata della ben nota prima produzione di
Wright, presupponendo che il lettore si avvicini al presente studio di carattere pi
specialistico con una conoscenza generale dellopera wrightiana. Pertanto, a parte brevi
riferimenti, il materiale che lo riguarda si limita a documenti non pubblicati prima o
generalmente sconosciuti. Poich la maggior parte dei suoi edifici familiare ai pi, il
materiale su Wright - piuttosto consistente - concerne soprattutto altri aspetti della sua
vita e della sua carriera; queste considerazioni ci consentiranno sostanzialmente di
ampliare e approfondire la nostra comprensione di Wright come uomo e come architetto.
Per quanto riguarda Sullivan, i criteri utilizzati sono simili, a parte un maggiore dettaglio e
un maggior numero di illustrazioni dedicate alla parte meno nota della sua carriera
successivamente al 1900. Il presente studio, che descrive il lavoro di cos tante persone,
non pu pretendere di essere esaustivo.
Molto resterebbe da fare.
Questo libro in ogni caso non avrebbe assunto la forma attuale senza lampia quantit di
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in queste pagine
Frank Lloyd Wright,
William H. Winslow House,
River Forest, Chicago, 1894.
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Parlare della storia del grattacielo americano, significa affrontare una delle contraddizioni
nodali del sistema capitalistico in uno dei suoi pi alti livelli. Tentare di dare una risposta a
questa contraddizione, quindi impossibile.
Va detto immediatamente, perch non ci sia nessuno che si possa illudere, che affrontando
un tema storico, come quello della citt americana attraverso il discorso sul grattacielo, si
possa fare in un qualsiasi modo un discorso in positivo. I problemi storici che si pongono,
sono tali da vedere non solamente il discorso sul grattacielo, ma quello delle relazioni fra
larchitetto e la struttura professionale che nellOttocento comporta con s il legame fra
architetto e un uso particolare del suolo urbano e del territorio.
La prima ipotesi quella che tende a negare lesistenza delloggetto stesso della ricerca, vale
a dire che esiste un movimento architettonico in America, coerente in se stesso, che per
qualche ragione storica abbia fallito ai suoi scopi, legato al nome di Scuola di Chicago o
Chicago School.
Il movimento architettonico che si chiama Scuola di Chicago, non quello tramandato
nelle storie classiche dellarchitettura moderna o nella mitologia del Movimento Moderno, e
che invece, va riconosciuto in una serie di tendenze che superano lambito architettonico,
come aspetto disciplinare e specifico e giungono quindi sino a oggi ponendo ampi problemi
di speculazioni, sul suolo, sullacqua o sulla terra, vedremo poi come, e quindi una serie di
strutture professionali legate a uno sviluppo economico, estremamente particolare e di
estremo interesse, questo s anche nella nostra situazione presente.
Si potrebbe analizzare la paradossale storia di un edificio che, nei manuali di storia e
architettura moderna, da Giedion a Benevolo, viene salutato come il canto del cigno della
Scuola di Chicago. Il Reliance Building, attribuito in generale allarchitettura di John
Root, in collaborazione o meno con Burnham, e che rappresenterebbe lultimo edificio della
Scuola di Chicago, sommersa dal classicismo montante, dopo la Fiera Colombiana del
1893.
Se risaliamo alle fonti del 1898 circa, il pi grande critico della Scuola di Chicago, un
compagno di strada degli eroi e degli architetti di Chicago, Montgomery Schuyler
(1843-1914), scrive sulla rivista Adscameners un importantissimo articolo in cui, dopo la
morte di Root, esamina criticamente due edifici. Il primo il Reliance, il secondo il
Monadnock; e parlando del Reliance lo indica come il canto del cigno della Scuola di
Chicago, infatti egli scrive: Se il modo in cui il Reliance composto, deve essere la forma
architettonica del grattacielo di domani, abbiamo una sola conclusione: che il grattacielo non
architettura.
In questa frase di Schuyler c evidentemente una stroncatura fortissima, nettissima e non
lascia spazio allanalisi di come il grattacielo viene costruito.
Non lo analizza nei suoi particolari, come invece aveva analizzato le opere di Richardson, di
Sullivan, di Root stesso prima del 1891. Stronca questo edificio dicendo che questo edificio
la resa senza condizioni alla tecnologia pura. Vede nelledificio una sorta di moltiplicazioni in
altezza di elementi identici luno allaltro, e quindi di fronte a questa operazione puramente
aritmetica e moltiplicativa conclude che appunto il Reliance non architettura.
Andrebbe approfondito che cos allora architettura per Montgomery Schuyler e
approfondire criticamente qual la situazione particolare del Reliance (1890-1895),
di questo edificio finale della Scuola di Chicago nel suo contesto storico.
estremamente interessante capire la genesi di questo edificio, perch pu far comprendere
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in queste pagine
Burnham&Root,
Reliance Building, 1890.
molte cose, sia appunto sulla sua situazione, sia rispetto alle forze economiche che lo
generarono. La parte basamentale del Reliance porta ancora indicato il nome della
compagnia costruttrice, uno dei principali speculatori edilizi della Chicago degli anni
Settanta-Novanta, che, dopo lincendio, affida allo studio Burnham&Root intorno al 1889-90
lincarico della progettazione.
Siamo in una zona di Chicago in espansione, in particolare come situazione commerciale,
quindi il piano speculativo unoperazione relativa a un investimento da milioni e milioni di
dollari.
Pur tuttavia unoperazione speculativa che non pu avvenire tutta immediatamente.
Quando i fratelli Broux chiedono ad Aldis, il loro agente, di comperare questo piccolo edificio
di circa cinque piani, situato verso il Chicago River e verso lExfront di Chicago, essi sanno
benissimo che solamente la parte basamentale potr essere sfruttata, perch gli affittuari
della parte basamentale hanno gi visto risolvere il loro contratto daffitto.
Gli affitti della parte superiore non saranno disponibili, altro che fra cinque anni, e quindi
chiedono a Burnham&Root di progettare una struttura provvisoria che sar quella fasciata in
granito esistente ancora nella parte basamentale, sospendendo qualsiasi decisione su quello
che accadr una volta che si saranno resi disponibili gli appartamenti ai piani superiori.
La struttura fu progettata da E.C. Shankland, Root progetta quindi con ogni probabilit la
parte basamentale e, ancora con ogni probabilit, non progetta nulla al di sopra.
Si preoccupa solamente di mettere in piedi un complicato congegno tecnologico; pertanto
dovendo costruire le fondazioni dei negozi fronteggianti le due strade, li progetta prevedendo
gi uno sviluppo in altezza del grattacielo futuro e quindi puntellando e mantenendo con una
serie di dispositivi pneumatici, in attesa di poter costruire il resto in un secondo momento.
Lintervento di Root riguarda solo la parte basamentale, ma si pu essere altrettanto sicuri
che lintero grattacielo non verr costruito da Root bens da Charles Atwood, vale a dire un
collaboratore di Burnham che gi negli anni durante la costruzione della Fiera di Chicago, si
era qualificato come architetto di stampo classicistico. Questo aspetto culturale di Atwood
di estremo interesse, perch questoperazione, che riguardava il Reliance, come edificio-crisi
della Scuola di Chicago, va quindi salutata come il primo edificio di carattere moderno.
Il primo grattacielo tecnologicamente avanzato, che per la qualit moltiplicativa delementi,
in s privi di senso, come Schuyler ha dimostrato, come la ripetizione del bow-window
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o lalleggerimento neo-gotico dei pannelli che ricoprono la struttura o addirittura il modo per
nascondere la struttura nei punti di giuntura. Sono aspetti stilistici che nulla hanno a che
fare con lorganicit della Scuola di Chicago e in particolare dellopera di Root.
interessante capire come mai Schuyler si fermi tanto sul Reliance, se negli stessi anni, un
altro edificio il Takoma Building di Holabird&Roche esprime praticamente le stesse idee
del Reliance e, mette in opera uno stesso dispositivo tecnologico e funzionale. Sembrerebbe
chiaro, che il Reliance in qualche modo legato alle figure mitiche degli architetti
Burnham&Root.
Il Reliance viene contrapposto invece al modello organico del Monadnock Bldg. Laddove il
Reliance esprime una moltiplicazione, unoperazione aritmetica di segni privi di senso,
il Monadnok esattamente lopposto, un blocco perfettamente coerente con se stesso, non
fosse altro per la sua coerenza strutturale.
Ancora negli anni 1891-93, mentre la struttura a gabbia del Reliance, non ha nientaltro da
esprimere che la propria nudit assoluta, ma anche un avanzato processo tecnologico, in
quegli anni in un grattacielo dacciaio a gabbia evidente uninnovazione tecnologica anche
rispetto agli esempi precedenti; il Monadnock Bldg., invece un ultimo edificio costruito in
una tecnica tradizionale e cio integralmente in mattoni.
La struttura muraria ha sezioni portanti alla base, come si nota nelle piante, con spessori che
toccano il metro, con un sistema di controventi interni, perch uno dei primi edifici a lama
alta. Un aspetto interessante il fatto che si tratta della stessa committenza, i fratelli Broux,
che agiscono attraverso il loro agente Aldis con lo stesso studio di architettura
Burnham&Root.
opportuno valutare le propriet formali del Monadnock Bldg. Un blocco organico, e sul
termine organico vale la pena chiarire. Organico in quanto tutte le sue parti collaborano
allunit dellopera. Basterebbe guardare, ad esempio, in che modo i bow-windows vengono
inventati, creati e messi in opera in questi edifici per ragioni speculative immediate in
quanto uno dei tanti mezzi, creando lo sbalzo, dopo il secondo piano sulla strada, di
acquistare metri quadri di spazio per ufficio, sfruttabile aggirando il regolamento edilizio di
Chicago, che regolamentava laltezza degli edifici rispetto alla larghezza della strada; ma
questo elemento del bow-window gioca come elemento strutturale, lelemento strutturale
viene considerato scavato in alternativa alla struttura piena, determinando profondi incassi
che evidenziano ed esaltano la corposit della struttura.
Il bow-window dimostra invece nella sua scarna elementarit, come una vera e propria
tessitura di facciata, teoricamente vetrata e comunque ampiamente finestrata allesterno,
quindi come elemento dialettico che sottolinea lunitariet del blocco murario.
Questa unitariet interessa Schuyler, viene salutata come organicit trasportata nelle citt.
Questa unitariet ha interessato un critico, come Donald Hoffman, che ha studiato per ultimo
in particolare la figura di Root, tendendo a dimostrare addirittura come lelemento simbolico
del Monadnock Bldg., che finisce appunto con una forma convessa verso la strada, possa
considerarsi una vera e propria forma organica che si rif alla foglia di papiro o di loto; infatti
vi un richiamo al primitivo nome di Chicago, che nel dialetto indiano, significa appunto
papiro o per lo meno una particolare foglia esistente allora in zona.
Simbolicit quindi o allegoria, ma principalmente unitariet, ripeto, dellintervento.
E organicit significa anche chiusura delledificio in altezza e il Monadnock non pu che
essere se stesso, adottando una misura classica, una vera e propria concinnitas albertiana.
Il Monadnock Bldg. la forma principe dellindividuo metropolitano costituito dal grattacielo.
Si possono analizzare le conseguenze produttive di questa organicit.
Analizzando ledificio si possono osservare due elementi: il primo un elemento che non si
vede, perch viene attuato solamente in parte, di ci che Root voleva per la disposizione
coloristica dei mattoni. Root intendeva dimostrare, non solamente con la continuit della
struttura, lorganicit delledificio, ma anche con il colore dei mattoni e dei rivestimenti che
dovevano sfumare leggermente da uno scuro molto forte in basso, a un sempre pi chiaro
verso lalto.
Per fortuna delle imprese costruttrici, questo primo artificio coloristico non viene accettato
dalla committenza, ma viene accettato il principio dellarrotondamento dellangolo e del
raccordo in alto dellangolo in curva; vale a dire che un angolo tagliato a spigolo vivo in
basso, diventa man mano svasandosi verso lalto lo spigolo in curva che chiude verso il cielo
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Holabird&Roche,
Tacoma Building, 1887-1889.
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