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Nellarco degli ultimi anni sono state studiate le cause di molte forme monogeniche di diabete ad esordio
precoce EOD (earlyonset diabetes). In questo quadro clinico possono essere inseri il MODY (Maturity
Onset Diabetes of the Young), il MIDD (Maternally Inherited Diabetes and Deafness) e il diabete neonatale.
Definizione
Il MODY (Maturity Onset Diabetes of the Young) descritto per la prima volta nel 1974-1975 da Tattersall la
pi comune forma di diabete monogenico, clinicamente e geneticamente eterogeneo, con trasmissione
autosomica dominante, penetranza completa ed interessamento di almeno 3 generazioni allinterno dello
stesso nucleo familiare, tipicamente diagnosticato prima dei 25 anni o comunque in et giovanile, non
autoimmune e non insulino-dipendente.
Classificazione e prevalenza
Si stima che il MODY sia responsabile del 2-5% dei casi di diabete (a seconda delle popolazioni) anche se
sovente viene impropriamente classificato come diabete di tipo 1 o di tipo 2. Studi di genetica molecolare
hanno dimostrato che questa condizione non riconducibile ad una singola entit eziologica, bens a una
patologia particolarmente eterogenea dal punto di vista clinico e genetico.
Seguendo le linee di classificazione il MODY viene suddiviso in 6 diversi tipi, che interessano 6 geni differenti,
tutti espressi nelle cellule pancreatiche. Sono state descritte mutazioni nonsense, missense, frameshift e di
sito di splicing, distribuite lungo tutti gli esoni dei geni causa di MODY. I geni responsabili di questa forma di
diabete monogenico codificano:
Non tutte le basi genetiche del diabete MODY sono state individuate: molti sono infatti i casi di famiglie in
cui stato dimostrato che i geni responsabili di malattia si trovano al di fuori dei loci MODY attualmente
conosciuti e identificati
I dati epidemiologici presenti in letteratura mettono in evidenza lestrema variabilit della distribuzione dei
vari sottotipi di MODY, in base a diversi fattori come letnia, la regione geografica, let dei pazienti studiati,
ed il metodo di reclutamento del campione.
Studi di coorte hanno evidenziato una differente prevalenza dei vari sottotipi di MODY in popolazioni
diverse. Il MODY 2 stato riscontrato in percentuali variabili dal 10% al 60% di tutti i casi di MODY con
prevalenza maggiore in famiglie francesi e italiane.
Il MODY 3 presenta una prevalenza variabile dal 20% al 65% dei casi (prevalente nelle famiglie inglesi). La
penetranza del MODY 3 a seconda dellet piuttosto significativa: si attesta al 63% nei soggetti fino a 25
anni; sale al 93,6% nei soggetti da 25 a 50 anni, fino ad arrivare ad un 98,7% nei soggetti da 50 a 75 anni; ci
indica come la disfunzione cellulare si instauri progressivamente in questa forma di diabete monogenico.
Le altre forme di MODY sono pi rare in tutti gli studi di coorte, mentre i sottotipi con loci MODY non ancora
identificati (MODY-X) potrebbero rappresentare dal 20% al 50% dei casi, con maggiore prevalenza nelle
famiglie tedesche e spagnole.
attualmente nel nostro laboratorio vengono analizzati i geni che causano MODY2 e MODY3 (quelli con
maggiore prevalenza)
Caratteristiche fenotipiche
In generale sono consigliati i test genetici necessari per una corretta diagnosi di MODY ogni qual volta sia
presente un simile quadro clinico:
Iperglicemia abitualmente diagnosticata prima dei 30 anni di et in almeno uno, meglio se due,
componenti della stessa famiglia. La progressiva riduzione dellet alla diagnosi nelle casistiche
probabilmente riconducibile ad unaumentata attenzione verso queste forme di diabete e
conseguentemente allanticipazione dei test utili per la diagnosi.
Indipendenza dalla terapia insulinica per almeno cinque anni dopo la diagnosi o livelli di C-peptide
significativi anche in pazienti in terapia insulinica.
Livelli di insulinemia che rientrano nel range di normalit, bench insufficienti a correggere
liperglicemia presente, in considerazione del primitivo difetto nella funzione - cellulare.
Tabella: Caratteristiche cliniche per la diagnosi differenziale dei diabete tipo 1, tipo 2, MODY
Type1 DM
Type2 DM
Common
Increasing
MODY
2-5%of non insulin
Frequency
dependent Diabetics
Genetics
Polygenic
Polygenic
Autosomal Dominant
Family History
<15%
>50%
100%
Ethnicity
Different races
Asians,Polynesians,
Different races
Indigenous,Australians
Throughout
Age of onset
Post-Puberty
<25 yrs
Childhood
Severity of onset
Mild
Mild/Asymptomatic
Ketosis / DKA
Common
Uncommon
Rare
Obesity
+/-
>90%
+/-
Acanthosis Nigricans
Absent
Common
Absent
Metabolic Syndrome
Absent
Common
Absent
Auto-immunity
Positive
Negative
Negative
Pathophysiology
Cell destruction
Cell dysfunction
Figura 1: Modello di beta cellula pancreatica e proteine implicate nel MODY [Figura tratta da: Nyunt O et
al., Investigating maturity onset diabetes of the young, Clin Biochem Rev, 2009].
Dato il ruolo centrale svolto dallenzima glucochinasi nella regolazione dellinsulina facilmente deducibile
che mutazioni nel gene che codifica per questenzima possano portare alterazioni nel metabolismo glucidico
e quindi causare iper o ipoglicemie. Le mutazioni in eterozigosi inattivanti il gene GCK, presentano una
diminuzione dellattivit enzimatica caratterizzato da una leggera forma di diabete, spesso presente fin dalla
nascita ma riscontrata successivamente. Le mutazioni in omozigosi, che inattivano le funzioni del gene GCK,
provocano un fenotipo pi severo con insorgenza, fin dalla nascita, il PNDM (Permanent Neonatal Diabetes
Mellitus). Oltre le forme appena citate, sono state descritte come causa di ipoglicemia mutazioni in
eterozigosi attivanti il gene GCK.
Da un punto di vista strutturale il gene GCK composto da 12 esoni (circa 45,168 bp) ed espresso nel fegato,
nel pancreas e in alcune cellule del sistema nervoso. La presenza di promotori tessuto specifici permettono
la regolazione e la trascrizione differenziale di trascritti che danno luogo a tre differenti versioni dellesone 1
(a,b,c). Il promoter upstream funzionale principalmente nel pancreas ma anche in alcune popolazioni
cellulari del sistema nervoso, il promoter downstream espresso unicamente nel fegato. Gli esoni 1b e 1c
sono espressi nel fegato mentre lesone 1a espresso nelle cellule pancreatiche
Nel nostro Laboratorio valutiamo gli effetti di mutazioni nel gene GCK causa di MODY 2, analizzando
lisoforma 1a espressa specificatamente nelle cellule pancreatiche responsabili di un impatto maggiore
nellorganismo rispetto a quello delle cellule epatiche nel set point del glucosio.
Studi sulle caratteristiche cinetiche delle varianti mutate di GCK hanno dimostrato che lattivit enzimatica
ridotta con un conseguente rallentamento del ciclo glicolitico allinterno della cellula pancreatica. In
vivo, tale rallentamento si traduce in unalterazione della sensibilit al glucosio, per cui sono necessarie
concentrazioni elevate di glucosio per raggiungere la soglia glicemica adeguata a stimolare la secrezione
insulinica. Ci si traduce in uno spostamento verso destra della curva dose-risposta della secrezione
insulinica indotta dal glucosio. Nel fegato si osserva una riduzione della sintesi e del deposito di glicogeno
con un aumento della gluconeogenesi dopo i pasti. Questa alterazione nel metabolismo epatico del glucosio
responsabile delliperglicemia post-prandiale nei pazienti affetti da MODY 2 Nonostante le importanti
alterazioni del metabolismo del glucosio, liperglicemia associata a mutazioni della GCK generalmente
moderata, usualmente responsiva alla sola dietoterapia; meno del 50% dei pazienti affetti presentano un
franco diabete. Paragonato agli altri sottotipi ed al diabete di tipo 2, il MODY 2 presenta una minor
prevalenza di complicanze microvascolari (retinopatia e proteinuria) come prevedibile dal miglior grado di
compenso glicemico raggiunto.
HNF-1
Le mutazioni che causano MODY 3 interessano il gene TCF1/HNF1 localizzato nel cromosoma 12 che
codifica per il fattore di trascrizione HNF1.
I pazienti con queste mutazioni sviluppano la malattia usualmente dopo la prima decade di vita: linsorgenza
10 X buffer Amplitaq Gold DNA polimerasi senza MgCl2 (Applied Biosystems) 2,5 l
dNTPs 2 l/ 2,5 mM
H2O a volume
I campioni di DNA vengono amplificati tramite la reazione PCR con lutilizzo di un Termo Cycler. Dopo
uniniziale fase di denaturazione a 95C per 10 minuti, stato applicato un numero di cicli ottimizzato per
ogni gene, con una fase di denaturazione a 95C per 30 secondi, una fase di appaiamento per 30 secondi alla
temperatura ottimale primer-specifica e una fase di estensione a 72C per 30 secondi. Dopo lultimo ciclo,
tutti i prodotti di PCR vengono sottoposti ad una estensione finale di 7 minuti a 72C.
DNA 70 ng per un frammento di media lunghezza circa 400bp (20 ng ogni 100bp)
0,8 l di Big Dye Terminator Mix (contenente la DNA polimerasi e i dideossinucleotidi marcati
con quattro differenti fluorocromi)
H 2O a volume
Per la reazione di sequenziamento utilizzato il seguente programma da impostare nel Termo- Cycle:
96C per 10
50C per 5
60C per 4
4C per
Per 30 cicli
Per la lettura e lelaborazione dei cromatogrammi di sequenza e sono utilizzati i programmi BIOEDIT e blast
two sequence (NCBI)