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La fine del pleistocene e il diluvio universale

28 ottobre 2012

di Antonio Mattera Un mito offre un modello standard per interpretare il mondo, che non pu essere ignorato, perch guardando attraverso il mito, ci si rende conto che la realt esalta levidenza del mito stesso.Edward De Bono. Sicuramente, fra tutte le leggende tramandate in varie parti del mondo, quella di unimmane catastrofe mondiale, sotto forma di diluvi e altri cataclismi, non solo la pi ricorrente nei quattro angoli del globo, ma anche la pi affascinante, seppur nel suo aspetto pi catastrofico e tremendo. Cataratte di acqua che si riversano dal cielo, inondazioni che spazzano via popoli e citt, terremoti, eruzioni vulcaniche, terre che sprofondano e altre che riemergono. Un intero arsenale di fenomeni degno del miglior film holliwodiano, con tanto di effetti speciali. Eppure, almeno tenendo in giusto conto tutti i miti antichi, sembra che questo scenario non sia stato solo frutto di fantasiose trame cinematografiche, ma qualcosa di pi tangibile, vero e immane: un qualcosa che ha lasciato un ricordo indelebile nelle memorie storiche di tutti i popoli del mondo. Da sempre lidea che d il diluvio (o forse sarebbe meglio dire i diluvi, vista la gran quantit di miti su questargomento) quella di un fenomeno caratterizzato da grandi precipitazioni, talmente elevate da coprire, cos come sostiene la Bibbia le pi alte vette di almeno 15 cubiti (Un cubito circa 56 centimetri) . Ma se questo fosse vero dovremmo chiederci dove sia mai defluita tutta questacqua, riversatasi sulla Terra.

Forse gli antichi osservatori, intimoriti e spaventati da un qualcosa che non seppero spiegare se non in termini di voleri divini, associarono leffetto pi spaventoso di tutta quella catastrofe, cio unimmane inondazione che dovette percorrere il globo intero, ad uno solo di tanti eventi che dovettero concomitare in quei tempi cupi, cio una pioggia torrenziale dovuta a cause che scopriremo dopo? In effetti potrebbe essere andata cos e dopotutto la stessa Bibbia fa un riferimento esplicito ad acque che si ritirarono, quindi implicito il richiamo a masse acquose che pi che cercare sfoghi naturali, sembrano ritornare ai loro antichi letti. Nonostante questo punto di vista, per rimangono irrisolti i problemi che concernono un simile spostamento di una cos estesa massa liquida. Quali forze potrebbero permettere una simile rovina e in qual periodo potrebbe essersi verificata? In effetti, ancora una volta possiamo collegare i miti antichi a riferimenti storici, a date prestabilite, e nel nostro caso cinteressa non una data ma un arco di tempo che oscilla tra i 10000 e i 13000 anni fa. Questo periodo e questo lasso di tempo, che geologicamente e storicamente non tanto improbo visto che spesso sia la geologia che la storia possono essere descritti in migliaia di anni, sembra ricorrere molto spesso nella nostra cronologia, andandosi speso a concatenare con altri eventi. Vediamo di analizzare bene questo lasso di tempo. 1) Circa 13000 anni fa termina lultima grande glaciazione, detta di Wurms. 2) Circa 12000-13000 anni fa scompare la megafauna per tutto il globo terrestre o per lo meno nelle parti in cui esisteva: animali come il mammut e la tigre dai denti a sciabola, o i cervi giganti paiono scomparire, geologicamente parlando, da un giorno allaltro. 3) Secondo alcuni studiosi sembra che lultimo slittamento dei poli si sia verificato per lappunto 12000 anni fa.

4) Circa 12000 anni fa sembra essere esplosa lultima supernova pi vicina al nostro sistema solare. 5) Circa 9000 anni fa sembra nascere, spontaneamente, in tutto il mondo, il fenomeno dellagricoltura: fatto ancora pi curioso che sembra nascere in altura. 6) Molte mappe antiche sembrano identificare luoghi (in particolare modo lAntartide) in condizioni tali come non stato pi possibile osservarle da circa 12000 anni a questa parte. Questo nonostante che molti di questi luoghi siano stati scoperti, esplorati e cartografati solo dal 1600 in poi! 7) Ultima annotazione, per gli amanti del mito: Platone colloca la scomparsa dellAtlantide a 9000 anni prima di lui, quindi 11000 anni al conto doggi: solo coincidenze? Possono essere solo coincidenze tutte queste date che sembrano rincorrersi per poi unirsi in un unico solo obiettivo? Cerchiamo di spiegarle dando a loro un unico filo logico, un collante e partiamo proprio dallultima glaciazione. Il Pleistocene lera a noi pi vicina, bench iniziata milioni di anni fa. Questepoca fu caratterizzata da immense e implacabili glaciazioni che strinsero in diverso tempo tutto il globo in una tenace morsa. Ma, tra una glaciazione e unaltra, la Terra ebbe modo di verificare anche climi pi miti, tant vero che nel Tamigi abitavano coccodrilli e sulle sue rive cerano le palme, presupponendo, di fatto, un clima pi mite, rispetto a quello odierno, di almeno una decina di gradi. A noi interessa guardare il quadro della Terra nellultimo periodo del Pleistocene, quello caratterizzato dallafine dellultima sua glaciazione, quella indicata col nome di Wurms. NellAmerica Settentrionale i ghiacciai ricoprivano interamente il Canada orientale e si spingevano a sud, fino a lambire quella parte di costa degli odierni USA, dove oggi collocata New York. In Europa ununica calotta

copriva la penisola scandinava, il Baltico, il Mare del Nord, gran parte della Gran Bretagna, la Germania, la Polonia e la Russia, spingendosi pi a sud ancora. Anche sul nostro territorio erano visibili le tracce di questa glaciazione: le Alpi erano un immenso ghiacciaio ramificato che scendeva sino alle valli circostanti. In quasi tutti i continenti, il livello delle nevi perenni era situato a circa 1500 metri pi in basso dellattuale. Persino in Australia e in Tasmania era possibile osservare ghiacciai. Dallanalisi di carotaggi effettuati nellanno Geofisico del 1949, sembra che lAntartide fosse divisa in due distinte parti e attraversata da fiumi, questo in coincidenza con quello che sembrano volerci dire alcune antiche mappe e qui possiamo collegarci al punto 5 (vedi Cartografia Antica dello stesso autore).

Questimmensa coltre di ghiaccio, che qualcuno ha quantificato in 9 milioni di chilometri quadrati di terre coperte, sottrasse di per s acqua agli oceani quindi si pu abbondantemente calcolare in circa 130 metri di media di livello marino pi basso rispetto allodierno. Oggi giorno la quantit di acqua inglobata nei ghiacciai polari tale che, se arrivasse a liberarsi dal suo stato solido, provocherebbe un innalzamento dei livelli marini di circa 80 metri. Per considerare in una giusta ottica linnalzamento dei livelli marini 12000 anni

fa consideriamo che durante la glaciazione di Wurms la quantit dei ghiacci era pi del doppio rispetto ad oggi!! Contrariamente ad oggi le condizioni di terre come la Siberia erano sicuramente pi favorevoli alla crescita e allo sviluppo di forme di vita animali. Infatti, la stessa Siberia godeva di un clima pi mite e i ghiacciai erano relativi solo alle sue catene montuose. Labbassamento dei livelli del mare faceva s che le isole artiche formassero con la stessa Siberia ununica pianura in cui prosperava una delle pi ricche comunit ecologiche di allora. Comunit improvvisamente decimata circa 12000 anni fa, l come in tutto il resto del mondo, collegandoci, di fatto, al punto 2: la scomparsa della megafauna. Ipotesi pi varie tendono per una o pi motivazioni per questa misteriosa quanto drammatica estinzione di un gran numero di specie di animali. Si va dalla causa batteriologica ad una meno precisata follia collettiva degli animali che avrebbero cercato spontaneamente il suicidio gettandosi in burroni e gole(?) luoghi dove vengono ancora oggi trovati ammassati numerosi resti di quella fauna animale. Paragonando luomo paleolitico a quello moderno si arriva persino ad incolpare di questo massacro ambientale allestenuante caccia da parte delluomo, insomma una mostruosa carneficina. Migliaia di capi abbattuti per procurarsi quello che bastava per la sopravvivenza alimentare, usando il fuoco per spingere le mandrie di mammut nei burroni, colpendo, di fatto, anche tutte le altre specie presenti nellhabitat di allora. Quello che in America, con il solito esponenziale di effetto cinematografico, gli scienziati chiamano Pleistocene Overkill. Ma la prova pi drammatica che non sono queste le cause le abbiamo proprio dai resti che ritroviamo ancora oggi. Cos come i massi erratici sono elementi trasportati da immani inondazioni, anche in questo caso possiamo attribuire allacqua forse la causa definitiva: milioni di animali le cui carcasse furono travolte da immani piene, portati per lunghe distanze, ammassate nelle gole dei fiumi e nei fondovalle, sepolti da una coltre di fango insieme ad alberi e piante.

Nelle regioni degli odierni poli probabilmente cadde subito la neve ricoprendo questo orribile carnaio in una bara di eterno ghiaccio, facendoli diventare, ai giorni nostri, mute e dolorose testimonianze di ci che successe. Quindi lipotesi migliore potrebbe essere quella di un cambiamento climatico: ma di quale portata, per avere effetti cos catastrofici? Per analizzare meglio la portata di questi cambiamenti ritorniamo allanalisi della scomparsa della megafauna sopra citata e osserviamo quello che ci dicono i resti di uno degli animali pi conosciuti e studiati del Pleistocene: il mammut. Ancora oggi vengono rinvenuti nei ghiacciai siberiani resti interi di corpi di mammut, congelati. E proprio questo loro stato se da un alto ci d delle notizie interessanti, dallaltro ci pone interrogativi inquietanti. Dallanalisi del cibo ingerito ma non ancora metabolizzato, al momento in cui il mammut viene congelato nella sua bara di ghiaccio, scopriamo che sicuramente il clima di quei posti era pi mite, visto che nel loro stomaco spesso si ritrovano vegetali dalle pi svariate forme, dai frutti maturi alle erbe, ai fiori per finire a teneri arbusti, tutti elementi che sembrano non coincidere con lidea generalizzata che questi animali vivevano in climi freddi per non dire glaciali. Ma queste scoperte, come detto sopra, ci aprono anche inquietanti interrogativi: cosa ha potuto colpire questecosistema al punto tale da sigillarli in una bara di ghiaccio cos repentina? Infatti, ingiurioso pensare che una semplice glaciazione, con il suo protarsi geologicamente nei secoli, abbia potuto colpire questi luoghi. Qui bisognerebbe supporre qualcosa di pi catastrofico e immediato. E lunica teoria che ci riporta a questipotesi quella citata nel punto 3: lo scambio dei poli. Prove per accertarsi della posizione antica dei poli possono essere estratte dalle tracce di magnetismoresiduo nelle rocce. La lava che esce da un vulcano si raffredda e si magnetizza secondo la direzione del campo

magnetico di quella zona, dando cos, ai geologi, importanti informazioni. Ma anche la presenza di determinati esemplari di flora e fauna in determinati periodi contribuisce a darci un quadro indicativo del fenomeno. Questi sono solo due dei principali metodi per studiare e stabilire, epocalmente, la posizione dei poli. Considerando la Siberia di 12000 anni fa e il suo clima pi mite dobbiamo, di fatto, considerare che questa zona fosse pi lontana dallattuale Polo Nord, il quale potremmo identificarlo nel Canada orientale, zona dalla quale nasceva una delle pi grandi aree glaciali, conosciuta anche come calotta del Wisconsin. Ma mentre la calotta glaciale europea sembra formarsi e avere il suo picco massimo circa 80000 anni fa, quella canadese relativamente pi giovane, potendola sicuramente datare, grazie a numerose datazioni disponibili, a circa 50000 anni fa, quando invece quelleuropea si era in gran parte ritirata. Quindi dovremmo di fatto considerare pi spostamenti dei poli in varie epoche. Molti scienziati, fra cui Hapgood, noto per le sue ricerche sulle antiche mappe, propendono per la tesi che questi spostamenti dei poli nascono a causa di slittamenti della crosta terrestre, dovuti ai pi svariati motivi. Ma questo non basta a spiegarci la repentina nuova posizione che sembrano assumere i poli circa 12000 anni fa, lepoca della glaciazione di zone sino allora temperate come la Siberia e della scomparsa istantanea della megafauna, in principal modo i mammut. Infatti, il quadro che ci si presenta innanzi quello di uno sconvolgimento immediato, o comunque nellordine di giorni, settimane, mesi, non sicuramente anni, come potrebbe far giustamente propendere la tesi del dislocamento della crosta terrestre. Per cui dobbiamo propendere ad uno spostamento dei poli dovuto ad una subitanea inclinazione dellasse terrestre. E, infatti, linclinazione dellasse di rotazione terrestre, il fattore predominante per lesistenza delle stagioni e delle pi svariate condizioni climatiche,

inclinazione che oggi di 23, ma che in passato pu aver avuto grani oscillazioni.Un asse terrestre verticale rispetto alleclittica comporterebbe uneterna primavera, con un giorno lungo esattamente dodici ore per tutti i 365 giorni. Ma questo comporterebbe anche le condizioni ideali per una glaciazione, poich, a fronte di queste condizioni primaverili, la neve comunque caduta al di sopra di una certa quota non si scioglierebbe mai e le precipitazioni, a tale quota, sarebbero di carattere nevoso. Fiocco dopo fiocco, neve su neve, lo spessore aumenterebbe man mano. Il ghiaccio scenderebbe sempre pi a valle, non trovando mai una temperatura abbastanza elevata da scioglierlo completamente e rapidamente, riuscendo cos ad accumularsi ed ad aumentare lo spessore sino a trovare zone effettivamente pi calde, dove la sua avanzata deve per forza arrestarsi. In tutte le zone libere dai ghiacci regnerebbe un clima costante e in quelle parzialmente interessate dai ghiacciai, lacqua che scende a valle, procurata dal loro scioglimento parziale, contribuirebbe a formare zone rigogliose di fauna e flora. In questa prospettiva la Luna avrebbe unattrazione gravitazionale maggiore rispetto ad oggi, ed essendo in fin dei conti la Terra come una gigantesca trottola finirebbe per avere saltuari cambiamenti dellasse che si inclinerebbe ciclicamente di 12-15 per poi tornare in condizioni verticali. Questo spiegherebbe il perch il Pleistocene fosse caratterizzato da pi glaciazioni e pi deglaciazioni. Ma questasse terrestre, probabilmente, 12000 anni fa deve aver subito un repentino e brusco spostamento, tale da fargli assumere la sua posizione odierna: 23 dinclinazione sulleclittica! Fra le cause pi probabili per uno spostamento dellasse terrestre possiamo considerare sicuramente la caduta di un grosso meteorite o di un asteroide e potremmo spiegare la sua mancanza di tracce col fatto che la Terra composta di due terzi dacqua e che quindi sia possibile che sia caduto in mare, cos come il meteorite che 65 milioni di anni fa, cadendo nel Golfo del Messico, provoc lestinzione dei Dinosauri. Ma basterebbe questa considerazione a spiegare tutto ci? Non del tutto.

Un meteorite o una pioggia di loro non del tutto in grado di distruggere un pianeta o di modificarne lasse. C bisogno di qualcosa di pi grande del pi grande dei pianeti stessi coinvolti. Solo un corpo celeste conosciuto corrisponde alla descrizione e ci riporta al punto 4: un massiccio frammento di stella che esplode. In tal caso bene citare che mi limito a citare e riassumere i gli studi di scienziati sicuramente pi formati di me in tale tematica, senza quindi attribuirmi meriti non miei. Da quando lumanit ha avviato studi astronomici, gli astronomi hanno frequentemente notato la comparsa di quelle che sembrano essere stelle nuove. La parola Nova (che significa appunto nuova) fu coniata per descriverle. Ma con lapprofondirsi della conoscenza, apparve chiaro che il termine era errato. Le cos dette stelle nuove, non lo erano affatto. Erano semplicemente stelle troppo poche luminose per essere viste, ma che allimprovviso iniziavano a brillare. Ora si ritiene che le nove siano antiche stelle con un eccesso di elio negli strati esterni, che provoca un grado di espansione troppo rapido per essere contenuto. Quando ci accade, brillano diverse migliaia di volte in pi della loro luminosit originale in un tempo che va dai giorni alle ore. La causa del baglore unemissione esplosiva di gas. Circa una dozzina di stelle diventano delle nove nella nostra galassia ogni anno. Il processo localmente distruttivo la vita o qualsiasi pianeta orbitante non sopravvivrebbero ma normalmente non ci si aspetterebbe che si estendesse molto oltre il sistema della stessa stella. Le supernove sono qualcosa di diverso. Lesplosione di una supernova molto pi spettacolare e distruttiva di quella di una nova. Mentre le nove aumentano in luminosit di un fattore di mille, le supernove brillano letteralmente miliardi di volte in pi. Gli astronomi non sono ancora sicuri del perch le supernove esplodano, eccettuato nel caso di stelle massicce in cui la pressione creata dai processi

del nucleo centrale non abbastanza da sopportare il peso degli strati esterni. Avviene allora un collasso gravitazionale e la stella esplode. Diversamente da una nova, questesplosione generalmente pi o meno totale, e scaglia detriti in tutte le direzioni, lasciando spesso poco pi di un guscio gassoso. La nebulosa di Crab, una delle molte bellezze dellosservazione astronomica, il risultato dellesplosione di una supernova avvenuta nel 1054 d.C. Larticolo riportato sopra tratto dalla rivista Le Scienze ed come un piccolo campanello dallarme, ma quanti di noi lo conoscono? Molti astronomi hanno da tempo indicato i rischi della possibile esplosione di una supernova nei pressi del nostro pianeta. Secondo Narciso Bentez, della John Hopkins University, un simile evento gisuccesso almeno una volta, circa due milioni di anni fa, causando unondata di estinzioni. Gli astronomi hanno, infatti, calcolato che vicino alla Terra una, o pi, supernova esplose pi o meno contemporaneamente allestinzione. Lidea, descritta sulle Physical Review Letters, supportata da un eccesso di ferro-60 osservato in alcuni strati sedimentari. I paleontologi credono che la cosiddetta estinzione degli animali marini del Pliocene-Pleistocene avvenne perch una grossa dose di raggi ultravioletti attravers latmosfera, uccidendo i piccoli animali che sono fondamentali per lecosistema degli oceani. Ora Bentez, con alcuni colleghi, ha proposto che furono i raggi cosmici generati dalla supernova, o forse da pi esplosioni, a distruggere lo strato di ozono, permettendo lingresso di questi raggi ultravioletti. Secondo gli astronomi, una struttura nota come Bolla Locale, una regione di plasma particolarmente caldo e rarefatto con un diametro di 490 anni luce potrebbe essere stata creata dallesplosione di una serie di supernove. Le esplosioni, secondo i calcoli, sarebbero avvenute circa due milioni di anni fa, quando il gruppo di stelle al centro della bolla si trovava a soli 130 anni luce da noi. Ora, per via della rotazione della galassia il gruppo molto pi lontano. Lipotesi spiegherebbe anche un inusuale deposito di ferro-60 osservato nella crosta terrestre in strati risalenti ad un periodo successivo alle esplosioni. Il ferro in se non avrebbe influenzato in alcun modo la vita sulla Terra, ma potrebbe essere la firma delle supernove.

Ma nonostante queste previsioni, c anche chi afferma che lesplosione di una supernova vicina alla nostra galassia sia stata molto pi recente e con effetti molto pi distruttivi. Nonostante solo quattro supernove sono state identificate con successo nella documentazione storica la pi recente il 24 febbraio 1987 queste gigantesche esplosioni stellari attualmente avvengono nella nostra galassia col ritmo di una ogni 30 anni circa. Una fu quella di Vela. In termini astronomici, Vela era situata molto vicino al nostro sistema solare a 45 anni luce di distanza. Secondo le stime pi accurate, esplose tra i 14.000 e gli 11.000 anni fa. Prendendo come punto di partenza questa gigantesca esplosione stellare, diventa possibile costruire un quadro di ci che potrebbe aver avuto luogo nel nostro sistema solare, sul nostro pianeta allepoca del Diluvio. Verso la fine del Pleistocene, una stella esplose nella costellazione di Vela. Enormi frammenti infuocati furono scagliati nello spazio, lasciando solo una pulsar neutronica che ruotava ad altissima velocit e che pu essere ancora osservata dagli astronomi ai giorni nostri.. Uno di tali frammenti, pi grande del pi grande dei pianeti conosciuti, venne scagliato dalla tremenda esplosione verso il nostro sistema solare, con una velocit eguale a quella della luce, impiegando un secolo o pochi pi per raggiungerlo. Forse si stava avvicinando quello che la tradizione biblica indica come lAngelo dellApocalisse!! Allora il nostro sistema solare era molto diverso dal nostro, con i pianeti che avevano orbite molto pi vicine alla circonferenza esatta e magari con lesistenza di un altro pianeta, un gigante gassoso, dove oggi vi la fascia di asteroidi di Kuiper. Ma come collegare il tutto al mito universale del diluvio: basta semplicemente osservare gli effetti che ebbe lintruso sul nostro sistema solare e sulla Terra e capire cos perch i nostri antenati pensarono ad una punizione divina, ad una

guerra combattuta nei cieli.

Una lente ottica trovata durante degli scavi in Mesopotamia.Gli antichisumeri conoscevano i principi dellottica?Dalluso di queste lenti per telescopi attingevano per la loro cultura astronomica?

Il primo indizio del fatto che qualcosa non andava pu essere stata unosservazione dellintruso stesso. Come frammento supernova, il corpo potrebbe ben aver mantenuto i suoi fuochi nucleari e quindi si sarebbe presentato come una stella viaggiante in miniatura che brillava di luce propria come il sole. Nonostante gli scienziati ora presumano che i nostri lontani antenati non possano aver sviluppato strumenti ottici che si addicessero ai loro interessi astronomici, le documentazioni storiche (ma lascoperta di alcune lenti ottiche sembra contraddirli) mostrano chiaramente che essi erano ben consapevoli della presenza dei pianeti e dei satelliti invisibili ad occhio nudo. Labilit di osservazione, con tutta probabilit, permetteva loro di individuare lintruso che si avvicinava. Il frammento di supernova, nella sua folle corsa nel nostro sistema solare dovette arrecare danni imponenti a Saturno, Uranio e Venere, colpendoli e frammentando le loro lune Ma anche se le cose non sta vano cos, gli astronomi dellantichit non possono non aver notato lesplosione che diede vita alla Fascia di Kuiper, probabilmente impattando un pianeta allora esistente e presente in tutte le tradizioni astronomiche antiche.

A quel punto, senza dubbio, una nuova stella apparve nei cieli, e ci significava un nuovo dio. Quando un corpo celeste di grandi dimensioni si avvicina ad un altro, diverse forze entrano in gioco. Una la forza di gravit, unaltra quellelettrica, o, pi propriamente, elettromagnetica. Nel caso che stiamo esaminando, un altro fattore pu essere stato il semplice scambio di calore. Infatti, assolutamente possibile che il frammento di Vela bruciasse proprio come un sole. Chiaro oramai che lintruso deve essere alla fine giunto cos vicino alla Terra da passare allinterno dellorbita lunare. Questo lunico tipo di approccio che avrebbe permesso che la Luna fosse forzata allinterno di unorbita pi grande. Ma moltoprima che ci accadesse, Vela-F (come lo chiameremo dora in poi per comodit) avrebbe dominato i cieli notturni, per poi apparire alla luce del giorno man mano che si avvicinava. I primi ad essere stati sperimentati, con tutta probabilit, furono gli effetti gravitazionali, di quadruplice natura. Il forte campo gravitazionale dellintruso e dei suoi nuovi compagni avrebbe: 1) disturbato lantica orbita della Terra; 2) causato lo slittamento dellasse planetario; 3) diminuito la velocit di rotazione; 4) creato le variazioni che sperimentiamo durante la precessione degli equinozi. Nonostante fosse il pi drammatico, il primo di questi avrebbe poi causato i minori problemi alla vita sulla Terra. Il cambiamento nellorbita sarebbe stato pi evidente nella posizione e nella comparsa del sole, con alcune corrispondenti differenze nelle osservazioni stellari e planetarie. Ma, anche se significativo per i sacerdoti-astronomi, qualche dubbio resta su quanta attenzione la massa di persone comuni possa aver prestato a questo cambiamento. Gli altri effetti avrebbero provveduto a fornire molte altre cose di cui preoccuparsi.

Allorch linflusso gravitazionale di Vela-F proseguiva, il guscio del nostro pianeta inizi a spaccarsi. Le fratture furono enormi. Una ancora visibile oggi nella Rift Valley africana: una fessura che si estende per oltre 4800 km dalla Siria al Mozambico. La larghezza della valle varia da pochi chilometri a pi di 160 km. La rottura della crosta terrestre fu accompagnata da drammatici cambiamenti nel nucleo fuso. Lantico sistema di circolazione del calore and completamente in panne mentre flussi di magma sotto la superficie venivano attratti sempre pi verso lintruso, allo stesso modo in cui le maree oceaniche vengono provocate dallattrazione gravitazionale della Luna. Lastenosfera liquida non fu lunica ad essere coinvolta. Persino la crosta rocciosa della litosfera non fu immune a questa fatale attrazione. Gi sotto pressione a causa delle fratture provocate dallinclinazione planetaria, vaste distese della litosfera iniziarono a deformarsi e collassate. Le grandi catene montuose dei giorni nostri si ripiegarono per poi risollevarsi, quasi come in un tributo di saluto al nuovo elemento comparso nei nostri cieli. Lattivit vulcanica si intensific come mai prima. Oggi vi sono circa 1300 vulcani attivi al mondo. Allora, fiumi di lava colavano lentamente da centinaia di migliaia di nuove fessure. I vulcani eruttavano con violenza senza precedenti. Milioni di tonnellate di cenere bollente furono scagliati nellatmosfera. Per darci unidea di quello che potrebbe essere successo 12000 anni fa con unintensa attivit a livello mondiale di vulcanismo consideriamo alcuni fra i pi noti casi di esplosioni vulcaniche, considerando che comunque questi sono eventi isolati e non accumulati nello stesso momento. Le esplosioni di vulcani come il Krakatoa (1883) e il Tambora, negli ultimi due secoli, hanno ricoperto di cenere latmosfera della terra per svariati anni, consentendoci di osservare albe e tramonti fra i pi spettacolari. Il Tambora, esploso nel 1815, provoc, grazie ai suoi circa 170 km cubici di pomici espulse, gravi danni allagricoltura sia in Europa che in America settentrionale, dato che lestate che segu alla sua esplosione fu documentata

come fra le pi fredde, causando oltre alla perdita del raccolto anche una susseguente carestia. Si pensi che la temperatura si abbass tanto repentinamente anche fra paesi lontani come la Svizzera e lAmerica, tanto che quellanno fu denominato lanno senza estate. In America nevic in giugno e il 21 agosto un freddo gelo distrusse, come sopra detto, le colture e orti dal Maine sino al Connecticut. Nel 1783, dopo leruzione dello Skaptar-jokll, in Islanda, a detta dei cronisti dellepoca, il mondo rest oscurato per diversi mesi. La Montagna Pele, in Martinica, quando esplose, nel 1902, provoc una nube di ceneri pi pesanti che scese a valle con una velocit superiore ai 150 km lora, radendo al suolo e incendiando la citt di Saint-Pierre. Questa nube uccise, bruci e asfissi tutto ci che trov sulla strada, demolendo costruzioni in pietre e polverizzando quelle in legno, con una temperatura stimata vicino agli 800C!!!! I morti accertati furono quasi 40000, insomma lintera cittadinanza di SaintPierre!!!

Ma torniamo al nostro ospite di 12000 anni fa.

Mentre linfuocato Vela-F si avvicinava, le radiazioni di questo secondo Sole iniziarono ad innalzare la temperatura planetaria. E non tutto; la Terra aveva ancora molto da sopportare. Il cambiamento nella rotazione planetaria scaten tempeste di vento di violenza inaudita. Questi tornado globali erano in grado di radere al suolo intere foreste e sollevare tonnellate di polvere e detriti nellatmosfera, che si andavano ad aggiungere alla cenere vulcanica gi presente. Il mondo si ritrov in un incubo spaventoso di buio sempre crescente, illuminato solo dai tremendi fuochi vulcanici. Mentre vaste aree della crosta terrestre si fratturavano, fiumi, laghi, mari e oceani del mondo cambiarono il loro corso, defluendo nelle valli appena create, nelle depressioni del terreno, nei bassopiani. Unintensa attivit sismica e vulcanica ha accompagnato il tutto e il movimento allincontrario della trottola Terra provoc la nascita dimpetuosi venti uraganici che viaggiarono ad una velocit spaventosa. Lattivit vulcanica con la sua emissione di nubi polverose di cenere ricopr quasi per intero il cielo impedendo, di fatto, il passaggio dei raggi del sole e provocando, oltre a condizioni imperiose di oscurit, un raffreddamento dello stesso pianeta e una cospicua precipitazione in tutto il mondo, pioggia mista a cenere incandescente. Con una coltre di ghiaccio in tutto il mondo che andava subitaneamente sciogliendosi, dovettero verificarsi immani inondazioni, come sono verificabili ancora oggi negli strati sedimentari del Wisconsin. Questo sarebbe anche provato dallimprovvisa caduta di salinit che colp le acque del Golfo del Messico, guarda caso circa 12000 anni . Questacqua scioltao per meglio dire liberata si dovette aggiungere alla massa liquida presente nel nostro pianeta (ricordiamo che durante lultima glaciazione, il livello dei mari era mediamente pi basso di circa 130 metri), la quale, dapprima continuerebbe per inerzia la sua solita corsa nel senso di rotazione della Terra, ma quando questa invertirebbe il proprio moto, le masse liquide la seguirebbero, provocando lo stesso effetto che si pu notare in un

recipiente in cui si faccia oscillare del liquido. Mentre Vela-F si avvicinava, le acque degli oceani, gi in movimento a causa della massiccia attivit tettonica, iniziarono a fluire verso nord grazie allinesorabile attrazione gravitazionale esercitata dallintruso. Si generarono quindi dei maremoti, ma con una potenza mai vista. Circa il 70,8% della superficie terrestre coperto dalle acque, con una profondit media che non supera i 4 m. La massa degli oceani approssimativamente uno su 4400 del totale della massa della Terra. Questa gran quantit dacqua forma ci che gli oceanografi definiscono Oceano Mondiale. (La suddivisione in vari oceani e mari puramente di comodit.). Fu sullOceano Mondiale nella sua interezza che Vela-F esercit la sua minac ciosa forza provocando maremoti e facendo defluire inimmaginabili quantit dacqua verso nord. Quando lazione gravitazionale raggiunse il culmine, avvenne un fenomeno non solo sconosciuto oggi, ma letteralmente inconcepibile. Le acque della Terra iniziarono ad accumularsi, le une sulle altre, formando una gigantesca onda verticale, risucchiata verso limmensa massa infuocata che allora riempiva i cieli. Il terrore provocato nellumanit da questo caos improvviso pu facilmente essere immaginato. In pochi giorni, la pacifica Terra si trasform in un caos urlante di tempesta, oscurit, terremoti e inondazioni. Le costruzioni di pietra crollarono come modellini fatti con i fiammiferi. Lacqua sinquin, e i rifornimenti si seccarono. La terra si gonfiava e si deformava sotto ai piedi. Gas vulcanici soffocanti si diffondevano ovunque. Unoscurit fatta di ceneri era impenetrabile anche alle torce. Vi era frastuono ovunque, giorno e notte. Mentre Vela-F si avvicinava, accadde un nuovo e terrificante fenomeno. Le forze di campo generate dalla Terra e dallintruso in arrivo, cercavano di bilanciare il potenziale nello scambio dimmensi fulmini luminosi elettrici. Dal punto di vista dei nostri antenati, questo era linizio di un temporale globale mai sperimentato. Forse proprio da qui nacque la tradizione dei fulmini di

Giove, scariche assassine che scuotevano il terreno con la loro violenza. E cos le cose andarono avanti, col caos che si sovrapponeva al caos. Non pi in grado di sopravvivere nelle vecchie abitazioni. Le popolazioni preferirono abbandonare le citt distrutte e rifugiarsi nelle caverne o in qualsiasi altro luogo che offrisse unapparenza di sicurezza. Alcuni si murarono allinterno, nella speranza di sfuggire alle saette ed alle tempeste. E Vela-F si stava ancora avvicinando. Non ci fu una collisione diretta, altrimenti il pianeta Terra non sarebbe sopravvissuto. Una porzione di supernova in grado di distruggere un pianeta gigante oltre lorbita di Marte non avrebbe avuto alcuna difficolt a distruggere il nostro. Come Fetonte e il suo cocchio, la massa infuocata di Vela-F si avvicin, in termini astronomici, fino a sfiorare la Terra gi torturata, e poi si precipit avanti verso Venere e il Sole. Ma uno o pi dei frammenti che lo accompagnavano, staccatisi dal corpo del pianeta esploso oltre Marte, superarono il Limite di Roche ed esplosero. Il grande bombardamento meteoritico della Terra ebbe inizio. Il bombardamento di meteoriti pu essere stato ci cui qui ci si riferisce con grandine, anche se, come vedremo, pu esserci stata anche una fonte propriamente letterale per questa descrizione. La caduta di un massiccio meteorite certamente impersonata nella leggenda di un angelo che scaglia un macigno. Non sorprende il fatto che lautore parli di un nuovo cielo e di una nuova Terra. Lantico ordine planetario del nostro sistema solare era stato spazzato via dallintruso proveniente da Vela e la superficie del nostro pianeta aveva cambiato aspetto per sempre. Persino i mari conosciuti erano fluiti verso bacini diversi. Ma forse non per molto. NellApocalisse 12 e 14 scritto: E allora il serpente gett fuori dalla gola come un fiume di acqua! e la Terra spalanc la sua bocca e divor il fiume che il dragone aveva gettato dalla sua gola! E udii venire dal cielo un urlo paragonabile alla voce delle grandi acque! Lapocrifo Libro di Enoch insiste che questi eventi siano accaduti in un periodo in cui lArca galleggiava sulle acque. Non sarebbe possibile che il cataclisma generato da Vela-F fosse in qualche modo connesso con il diluvio

biblico? Linclinazione dellasse terrestre provocata dal massiccio campo gravitazionale di Vela-F suggerisce che il passaggio dellintruso vicino al nostro pianeta deve essere avvenuto accanto ad una delle regioni polari. Altre prove indicano comunque lestremo nord. Lestremo nord cominciava a raffreddarsi. Linclinazione dellasse terrestre laveva improvvisamente strappato alle antiche zone temperate e al calore del Sole. Con i vulcani di tutto il mondo che vomitavano cenere e altre sostanze inquinanti nellatmosfera, il calore e la luce del Sole non riuscivano a filtrare, nonostante lintruso stesso aggiungesse le proprie radiazioni a quelle del Sole e lattivit tettonica aumentasse localmente il calore del globo. Il risultato di questinsolito insieme di circostanze in particolare la collezione di goccioline dacqua intorno alle particelle atmosferiche fu la pioggia; un diluvio immenso frustato da venti costanti che avevano la forza degli uragani. Questa pioggia, che sulle regioni settentrionali era diventata neve, la realt che sta dietro il familiare racconto biblico: Allora Iddio disse a No: La fine di ogni mortale giunta dinanzi a me, perch la Terra piena di violenza per causa loro; ecco io li sterminer insieme alla Terra! poich fra sette giorni io far piovere sulla Terra per quaranta giorni e quaranta notti, e sterminer dalla faccia della terra tutti gli esseri che ho creato. Ma anche se il diluvio precedette linondazione, di certo non ne fu la causa. Ci che accadde fu infinitamente pi drammatico e distruttivo di qualsiasi lento sollevarsi delle acque. Torniamo per un attimo a quanto detto sopra circa le acque del globo e il loro cammino distruttivo. Nelle terre settentrionali di un mondo spazzato dalle piogge, le acque del pianeta, intrappolate, iniziarono a liberarsi. Londa verticale si ruppe. Come lintruso celeste scomparve, la vera inondazione ebbe inizio. Immense ondate gigantesche, che, alte da poche decine a centinaia di metri, percorrerebbero tutto il globo e si abbatterebbero sulle coste e penetrerebbero sino allinterno (i famosi tsunami) abbattendo, distruggendo e ricoprendo tutto

ci che incontrano. Anche qui, come sopra per le eruzioni vulcaniche, apriamo un piccolo spiraglio analizzando gli effetti di alcuni dei maremoti pi famosi, al fine di comprendere meglio quale immane disastro dovette accadere circa 12000 anni fa. Gli tsunami non si sollevano come creste, come fanno le onde normali, ma si spostano uniformemente come un unico muro, gigantesco, dacqua, con acqua ancora pi alta dietro di loro. Infatti, dopo la prima ondata, anche a distanza di minuti, molto probabile che ne arrivino altre, altrettanto letali. Lo tsunami che segu il terremoto di del 1896 a Sanriku, in Giappone, fu registrato a San Francisco (a 8000 km di distanza), dieci ore dopo. Esso si propag ad una velocit di circa 800 km lora e si abbatt a Sanriku con unonda alta 33 metri. Milioni di tonnellate di acqua si abbatterono sulla cittadina, penetrando per centinaia e centinaia di km allinterno, uccidendo circa 27000 persone! Il 1 aprile del 1946, gli abitanti della cittadina di Lauapahoehoe (Hawaii) osservarono un fenomeno insolito: le acque delloceano si ritiravano. Ma non era n uno scherzo (vista la data) n un nuovo esodo biblico. Molti di loro, incuriositi, andarono sul fondo marino oramai allasciutto, dove molti pesci agonizzavano. Ma allimprovviso un mostruoso muro dacqua si precipit verso loro, come una locomotiva a vapore lanciata a folle corsa, distruggendo edifici e spazzando via persone e piante come fossero fuscelli. Ancora oggi questo indicato come il pi grande tsunami di questo secolo. Una frana causata da un terremoto provoc, in Alaska, nel 1958, unonda anomala, dovuta alla caduta di circa 80 milioni di tonnellate di materiale, alta circa 530 metri. Un effetto simile a quello che si potuto osservare nel 2003 a Stromboli. Il terremoto in Cile nel 1960 provoc tsunami alti fra i 4 e 5 metri che inondarono le citt e distrussero porti, navi e edifici, per poi ritirarsi e lasciare il posto ad una gigantesca onda alta quasi 10 metri alla velocit di 125 km lora.Dietro di essa arrivarono altre onde ma non trovarono pi niente da

distruggere. Il numero di cileni morti venne quantificato in pi di un migliaio. Ma questo niente perch onde concentriche si irradiarono in tutto il Pacifico, spianarono Hilo (Hawaii), devastando circa 230000 km quadrati e uccidendo 6000 persone. Ancora non del tutto sazia, nella sua corsa omicida, londa continu il suo percorso e, quasi un giorno dopo, and a portare morte e distruzioni nelle isole giapponesi di Honshu e Hokkaido, uccidendo circa 180 persone. Lesplosione del Krakatoa gener onde sismiche alte fino a 40 metri che uccisero pi di 40000 persone, non direttamente sullisola, che era disabitata, ma allorquando onde gigantesche colpirono ripetutamente lisola di Sumatra e Giava. Una nave olandese, la Berouw, fu trasportata sino ad un chilometro e mezzo allinterno dellisola di Sumatra. La cittadina di Merak che aveva subito pochi danni alla prima serie dondate, venne colpita da unonda che, allinizio alta 15 metri, grazie al fatto che accumul acqua su acqua, penetrando nella stretta baia, divenne ben presto alta pi di 40 metri!! Questimmane muro dacqua, composto di milioni e milioni di tonnellate liquide, si abbatt su Merak cancellandola completamente con tutta la popolazione. Nel 1992 il villaggio di Riangkroko fu colpito da unonda stimata alta circa 22 metri. Alcune delle 263 persone che morirono l e nei villaggi limitrofi furono trovati, cadaveri, appesi sugli alberi. In tempi pi recenti (1994) Giava e Bali furono colpite da un tsunami alto circa 5 metri a Giava e ben 15 a Bali, uccidendo circa 200 persone. Il terremoto di Lisbona (1755) provoc unonda anomala (testimonianze dicono anche alta 15 metri) che insieme al sisma contribu ad uccidere circa 60000 persone e i cui effetti si ripercossero anche su Madeira, al nord dellInghilterra, a sud dellAfrica (le citt di Fez e Meknes furono gravemente danneggiate), fino al Nordamerica e ai Carabi. La storia dellinondazione, da come appare nel Corano, pi vicina ad una realt del genere, in quanto ci dice che larca cercava di farsi strada tra onde alte come montagne. Quando il figlio decise di cercare rifugio fuori

dellArca, No lo avvert che non avrebbe trovato riparo alcuno in nessun luogo, perch questo sarebbe spettato solo a coloro cui Dio avrebbe conces so la grazia, e rimase a guardare impotente mentre questi veniva trascinato via da unaltra ondata. Non questa, chiaramente, una descrizione di acque che singrossano lentamente, con la furia della rabbia di Dio. Limmenso flusso dacqua che tornava dalle terre nordiche deve essere iniziato lentamente, aumentando sempre pi allorch lat trazione gravitazionale diminuiva. Quando londa verticale si ruppe, il flusso divenne un torrente in piena furiosa che superava in violenza quanto lumanit aveva sperimentato fino allora e da allora in poi. Fu proprio il muro dacqua a sollevare gli erratici. Nel 1877, una tempesta nella Scozia settentrionale sollev onde abbastanza potenti da trascinar via un molo del peso di 2600 t, perci sono pochi i dubbi sulla capacit di questincommensurabile massa dacqua di spostare immensi carichi per grandi distanze. Questa gigantesca inondazione non aveva il problema fisico dei ghiacciai nellarrampicarsi su per colline e montagne: le sommerse semplicemente come unonda immensa, depositando detriti sulle facce settentrionali e spesso mimando lerosione del ghiaccio sugli strati rocciosi. Allorch le acque fluivano a riempire nuovi mari e nuovi oceani nei bacini appena formatisi su una Terra tormentata, lumanit emerse dal peggior incubo mai vissuto e si ritrov in un mondo desolato e distrutto. I miti dei popoli scandinavi, del Vicino Oriente, del Nordamerica, ricordano lavvenimento. Vi era fango ovunque. La lussureggiante e abbondante vegetazione dellEt dellOro non esisteva pi. La maggior parte della Terra era stata resa sterile dalla lava. Intere foreste erano state rase al suolo dalluragano planetario. Neanche il fango era fertile. Mentre le acque si prosciugavano, i sopravvissuti notarono il bianco manto di sale. Il diluvio che inzupp le latitudini meridionali cadde sotto forma di neve nelle terre settentrionali. Lo slittamento dellasse terrestre aveva portato le antiche zone temperate, con le foreste ampie, le pianure fertili e la cacciagione, nella fredda oscurit della notte artica. La transizione fu brutale. In Siberia, i mammut furono congelati in un batter docchio sul posto, con lerba del loro ultimo pasto ancora mezzo digerita nello stomaco.

Quando i mari e gli oceani del globo furono inesorabilmente trascinati verso nord, il volume dacqua e il calore latente che conservavano garantirono che non gelassero. Ma una volta che Vela-F pass oltre, che londa verticale si ruppe e lOceano Mondiale deflu di nuovo verso sud, i resti settentrionali della grande primordiale inondazione si solidificarono subito sotto forma di ghiaccio. Quando le acque dellalluvione si ritirarono, il nuovo ambiente era estraneo e brutalmente ostile alluomo. Nei climi pi freddi, il naturale congelamento trasformava il paesaggio in un frigorifero di carcasse da mangiare, ma nelle regioni temperate questa moltitudine di cadaveri animali e umani sparpagliati per il nudo e fangoso paesaggio inizi presto a putrefarsi con un conseguente insopportabile fetore e un sempre maggior rischio di diffusione di malattie. Solo il drammatico calo nelle presenze umane, ed animali, imped la diffusione della peste come nel Medioevo. Lumanit ora si stipava in piccole ed isolate comunit. La mancanza di una vera e propria fauna animale che consentisse sia la cacciagione che una sorta di nomadismo costrinse le poche comunit createsi a cercare maggior sostentamento dalla terra stessa, scavando radici e piantando nuove colture. La presenza, per molto altro tempo ancora, di acque nelle pianure e il susseguente impoverimento delle stesse, dovuto al massiccio fangoso sulle terre colpite dallinondazione, costrinse gli uomini a sviluppare lagricoltura nelle zone alte dei monti, fatto incontestabilmente bizzarro se non si vede da questottica, ricollegandoci cos al punto 5. Infatti, inizialmente, la zona di sviluppo dei vegetali pi coltivati situata nella zona compresa fra i 20 e i 45 di latitudine Nord, zona in cui sono presenti le maggiori catene montuose, dallHimalaya allHindu Kush, dai Balcani agli Appennini, mentre nel continente americano corrisponde ad una zona longitudinale comunque conforme alla direzione delle grandi catene montuose. Nelle piccole comunit, formatisi dopo la tragedia, forse la sera ci riuniva intorno ai fuochi, che servivano a scaldarsi soprattutto nelle fredde stagioni invernali che mai prima luomo aveva conosciuto, e i vecchi solevano raccontare e tramandare oralmente quello che loro o i loro antenati avevano visto in quei terribili giorni e alle domande dei giovani che, curiosi, chiedevano

il perch, essi, non potendo dare una certa risposta, alzando gli occhi al cielo, non potevano far altro che affermare che era stato il volere degli dei. Dei irati che avevano voluto punirli per non meglio precisate colpe, forse perch allapice della loro civilt avevano cercato di sostituirsi agli stessi dei o quanto meno li avevano ignorati, chiusi in un guscio di superbia. La grande civilt marittima ipotizzata da Hapgood e da Platone era scomparsa, forse, come lo stesso Platone affermava, nelle nuove profondit di un Atlantico postdiluviano, o semplicemente sommersa sotto le coltri di ghiaccio che intrappolavano terre un tempo ricche e rigogliose. Ma era nato il mito del Diluvio Universale.

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