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Deputato bosniaco in manette

Dietro larresto di Semsudin Mehmedovic si dipana un fitto groviglio politico-giudiziario che rischia di provocare uno scontro frontale tra poteri dello Stato Il clamoroso arresto di venerd scorso che ha fatto finire dietro le sbarre il deputato bosniaco Semsudin Mehmedovic, sospettato di aver partecipato a diversi crimini di guerra, ha monopolizzato lattenzione dellopinione pubblica e sta iniziando a svelare un intricato groviglio politico-giudiziario che rischia di far scoppiare un duro scontro frontale tra servizi segreti e potere giudiziario. Come racconta il sito internet Balkan Insight, il 19 luglio alle prime ore del mattino gli agenti dellAgenzia investigativa di Stato (Sipa, lapparato dei servizi segreti bosniaci) hanno condotto una lunga e meticolosa perquisizione dellabitazione di Mehmedovic, procedendo poi agli arresti del parlamentare accusato di essersi macchiato di crimini di guerra commessi dal 1992 al 1993. In base allimpianto accusatorio messo in piedi dai servizi segreti, Mehmedovic avrebbe partecipato ai soprusi fisici e morali commessi ai danni dei prigionieri civili nella citt bosniaca di Tesanj: Abbiamo raccolto numerose prove a supporto della nostra tesi incriminatoria. - ha sostenuto la portavoce del Sipa Kristina Jozic In quegli anni nella stazione di polizia di Tesanj erano pi che frequenti gli arresti illegali ai danni dei civili serbo-bosniaci e i prigionieri venivano interrogati brutalmente con la tortura fisica e mentale. Alcuni erano costretti ad ammettere reati in verit mai commessi, ritrovandosi a scontare fino a 12 anni di prigione per non aver fatto praticamente nulla. La Jozic, inoltre, si duramente scagliata contro la Procura di Sarajevo e il Procuratore-capo Goran Salihovic per aver ostacolato e boicottato le indagini: Non abbiamo mai ricevuto il minimo sostegno n da Salihovic, n dai suoi predecessori: da quando abbiamo avviato lindagine nel 2009 che continua lopera di boicottaggio sul prosieguo di questa inchiesta, ha ammesso la portavoce del Sipa. Uno sgarbo gravissimo, dunque, secondo la Jozic che lo ritiene il punto di rottura pi grave registrato finora nei rapporti tra servizi segreti e potere giudiziario: Comunque stiamo raccogliendo un numero di prove e indizi sufficienti a svelare lintero meccanismo di sabotaggio

del nostro lavoro messo in piedi dalla Procura, ha assicurato la portavoce. Ma ad ascoltare la versione dellavvocato di Mehmedovic sembrerebbe esserci di pi: Larresto del mio assistito motivato da un semplice fatto che pu essere agevolmente verificato: venerd Mehmedovic avrebbe dovuto testimoniare in unindagine contro Goran Zubac, il direttore generale della Sipa per uninchiesta riguardante presunti crimini di guerra commessi contro i bosniaci di Ilidza, un borgo situato a pochi chilometri da Sarajevo. Fino alle 19.00 di domenica, il vertice dei servizi di sicurezza bosniaci non ha voluto diffondere neanche un comunicato di smentita o replica, ma la Procura ha pubblicato unasciutta nota lasciando intendere che lindagine avviata dalla Sipa risponde pi a motivazioni politiche che a reali esigenze giudiziarie: Siamo un potere dello Stato e lavoriamo sempre dalla parte della legge. Non ci interessano le beghe e le misere vendette politiche.

Passa la legge sui codici fiscali


Dopo settimane di proteste che hanno sconvolto Sarajevo e le principali citt bosniache, finalmente il Parlamento vara la nuova disciplina Dopo mesi di proteste contro lo stallo politico e giudiziario che fino alla settimana scorsa impediva la registrazione allanagrafe dei nuovi nati provocando conseguenze drammatiche, il Parlamento bosniaco ha finalmente approvato la nuova disciplina sulla distribuzione dei documenti didentit. Secondo il quotidiano Dnevni Avaz, infatti, la Camera dei Popoli ha approvato venerd scorso, ricorrendo a una particolare procedura durgenza, la nuova legge che regolamenter il regime di attribuzione dei codici fiscali: in base al testo approvato dal Parlamento, vengono stabilite nove aree di registrazione: cinque nella Federazione di Bosnia ed Erzegovina (lentit musulmano-croata del Paese), tre nella Republika Srpska (lentit serba) e una nel Distretto di Brcko; inoltre i numeri identificativi rilasciati precedentemente non saranno soggetti ad alcuna modifica. Tutto ha avuto inizio a febbraio con l'abrogazione, votata dalla maggioranza del Parlamento di Sarajevo, del pacchetto legislativo che disciplinava la registrazione

all'anagrafe dei nuovi nati: i parlamentari bosniaci, per, fino a venerd scorso non erano riusciti a raggiungere il minimo accordo su un nuovo provvedimento, dando vita cos a un vuoto legislativo temporaneo su tale materia. In verit la vecchia disciplina stata costantemente attaccata in questi ultimi mesi dai serbo-bosniaci e specialmente dal loro leader, il presidente della Republika Srpka Milorad Dodik che present un ricorso presso la Corte Costituzionale. La motivazione dellesposto? La doppia denominazione serba e bosgnacca anche per chi nasceva nei comuni dell'entit serba; un affronto per il nazionalista Dodik: in questo modo era impossibile riconoscere un bosniaco nato nell'entit serba da uno della Federazione di Bosnia-Erzegovina. Dettagli si direbbe: per la Corte Costituzionale ha accolto il ricorso serbo paralizzando la legge sull'assegnazione del codice d'identit personale ai nuovi nati. In pratica tutti i bambini bosniaci nati dal febbraio del 2013 non hanno potuto possedere un documento d'identit valido e quindi in nessun modo potevano espatriare, neanche in caso di estrema necessit. La rabbia dei bosniaci era esplosa definitivamente il 5 giugno, quando migliaia di persone hanno accerchiato il Parlamento bloccando all'interno parlamentari e ospiti in visita, costringendo perfino il primo ministro a una comica fuga da un finestrone del primo piano.

Skopje, la Commissione perde pezzi


Lorganismo preposto a fare luce sui famigerati fatti del 24 dicembre, registra una pesante defezione: quella del presidente Borce Davitovski Un duro colpo per la salute della commissione incaricata di indagare sui famigerati fatti del 24 dicembre scorso, quando la maggioranza governativa macedone guidata da Nikola Gruevski ha votato la legge di bilancio 2013 dopo aver fatto allontanare brutalmente deputati dellopposizione e giornalisti. Secondo il sito internet Balkan Insight, Borce Davitkovski, celebre costituzionalista macedone e presidente della commissione su nomina bilaterale, rassegner le dimissioni la prossima settimana, ma soltanto perch il presidente macedone George Ivanov sta

facendo slittare la consegna della lettera da parte di Davitovski per prolungati impegni istituzionali, a quanto recita il comunicato della Presidenza della Repubblica. Questa defezione rischia di compromettere il futuro della commissione, dato che Davitovski ha abbandonato lo scranno pi alto dellorganismo proprio perch maggioranza e opposizione non vogliono dialogare, non hanno alcuna intenzione a trovare una direzione comune.

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