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Le misure previste dal Consiglio per accelerare il percorso di integrazione comunitaria si rivelano unarma spuntata, insufficiente a spaventare i politici ostili alladesione. Il Consiglio dell'Unione Europea continuer a brandire larma delle sanzioni contro la politica anti-comunitaria esercitata da una buona fetta delle autorit bosniache: lo stallo politico e la mancata attuazione delle riforme necessarie per ladesione secondo Bruxelles sono la naturale conseguenza di questo atteggiamento. Ma nonostante il fastidio dellUe e la consapevolezza che i metodi forti potrebbero essere pi efficaci, le sanzioni non scatteranno pi a partire dal 22 marzo: termine fissato dallUe entro il quale la Bosnia avrebbe dovuto attuare le riforme previste ma che stato prorogato per un altro anno "a causa della complicata situazione politica caratterizzata da un violento ostruzionismo nel condurre le riforme e da dichiarazioni perennemente ostili allunit del Paese", recita il comunicato stampa diffuso ieri dal Consiglio dellUe. Secondo Southeast European Times, le sanzioni riguarderanno tutti i politici e funzionari statali che operano contro l'attuazione dell'accordo di pace di Dayton e contro l'integrit e la sovranit della Bosnia-Erzegovina. Le misure sanzionatorie prevedono il congelamento dei conti bancari e di quote societarie, il pignoramento di beni mobili e immobili e il divieto di viaggio nei Paesi dellUnione Europea; i dirigenti e i politici bosniaci che finiscono nella lista nera dell'UE non potranno, quindi, incontrarsi con i rappresentanti comunitari o altre delegazioni dei Paesi membri. Secondo Andy McGuffie, portavoce della delegazione dell'Ue in Bosnia-Erzegovina, prolungare la minaccia di sanzioni potrebbe servire da incentivo per spingere i politici ad accordarsi una volta per tutte sulle riforme chiave. "Le misure restrittive sono previste anche per controllare gli incentivi e i sussidi finanziari stanziati dall'Unione europea", ha detto McGuffie. "In questo contesto, l'Unione europea pienamente determinata a sostenere l'accordo di pace di Dayton e l'integrit territoriale della Bosnia ed Erzegovina, ha aggiunto il portavoce. La decisione iniziale di prevedere delle sanzioni nei confronti dei politici bosniaci ostili allintegrazione comunitaria e internazionale stata firmata nel 2011
da Catherine Ashton, capo della politica estera dell'Unione europea, ma finora non c' stata alcuna azione concreta ed efficace contro i funzionari inseriti nella lista nera. Mladen Ivanic, presidente del Partito di opposizione del progresso democratico, ha sostenuto che la decisione del Consiglio dell'Unione europea aveva il solo scopo di costringere le autorit locali alla sottomissione: "Dalla fine della guerra siamo stati bersagliati da una serie di sanzioni licenziamenti dei funzionari, il congelamento dei beni e altre misure atroci - che hanno avuto un impatto fortemente negativo nella nostra comunit. Questo atteggiamento serve solo ad acuire la crisi e aumentare la popolarit degli ultra-nazionalisti", ha spiegato Ivanic. L'ultima volta che l'Unione europea e gli Stati Uniti hanno sanzionato i funzionari della Bosnia-Erzegovina stata nel 2005, quando 200 persone sono finite sulla lista nera. La maggior parte di essi sono stati accusati di crimini di guerra o sospettati di favoreggiamento criminali di guerra. La lista comprendeva influenti intellettuali, uomini d'affari e politici. Molti di questi nomi sono stati tuttavia rimossi dalla lista nera, mentre una settantina rimangono oggetto delle misure restrittive che si sono comunque rivelate inefficaci. Molti di quei funzionari e uomini d'affari finiti nella lista nera sono rimasti al potere, mantenendo intatta la propria influenza.
finora occupata in modo efficace dei procedimenti legali rispettando gli standard dei diritti umani; un gran numero di tribunali e procure nelle due entit del paese e nel distretto di Brcko, inoltre, ha contribuito in modo significativo all'attuazione delle indagini, persecuzioni legali e processi in casi meno sensibili e complessi". Nonostante questi sforzi, "sono ancora 1.320 le pratiche inevase legate a crimini di guerra, mentre si avvicina in fretta la scadenza fissata per risolvere i casi pi complessi e prioritari, il 2015, oltre alla scadenza per tutti gli altri i processi, nel 2023". L'Osce, ha anticipato Caruso, "oltre ai corsi di formazione, offrir sostegno operativo nel campo delle riesumazioni, delle indagini e delle spese di viaggio dei testimoni". Sono previste inoltre assunzioni di personale aggiuntivo per le istituzioni giudiziarie a livello centrale dello Stato e nel Dipartimento per la difesa penale presso il ministero della Giustizia bosniaco. Queste attivit sono contenute nel progetto, avviato recentemente dall'Osce, che riguarda i processi per crimini di guerra. Il progetto attuato dall'Osce finanziato dai governi del Regno Unito, della Svizzera, della Norvegia, degli Stati Uniti e dell'Italia, per un bilancio complessivo di circa un milione di euro. Il progetto verr attuato nei prossimi 15 mesi circa ed indirizzato, secondo Caruso, "a processi per crimini di guerra presso procure cantonali e distrettuali, dato che queste istituzioni, che secondo la Strategia statale devono occuparsi di casi meno complessi, sono attualmente responsabili di circa il 50 per cento delle pratiche di questo tipo".
Karadzic, accusato di genocidio. Krstic era sottoposto a un mandato che lo vincolava a presentarsi in aula, ma ha dichiarato di non avere "cambiato idea sulla sua testimonianza, soprattutto a causa delle sue condizioni di salute. Secondo quanto annunciato dal giudice O'Gon Kwon, Krstic sar accusato di oltraggio alla corte, per cui prevista una pena fino a sette anni di carcere e una multa di 100 mila euro. Krstic stato condannato nel 2004 a 35 anni di carcere per "sostegno e appoggio al genocidio a Srebrenica".