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Gianfranco Dalmasso
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del testo. Ad esempio l'Enciclopedia delle scienze filosofiche, nel nostro caso, pensata come un riassunto delle lezioni per gli studenti. In secondo luogo il problema del significato espresso, del voler dire del discorso hegeliano. In terzo luogo, che quello decisivo, la questione del metodo di composizione del testo di Hegel, metodo che riguarda, d'un colpo solo, autore e lettore. Questioni, dette altrimenti, di sintonizzarsi con il testo che, per quanto riguarda il metodo di lavoro di Hegel, non pu essere altro che ripercorrere l'elemento generativo del significato di ci che Hegel dice. Senza di questo incessante ripercorrimento a livello della genesi del testo, il suo significato risulta inevitabilmente incomprensibile o appiattito. Appiattito come su di una superficie, in modo che il gioco delle interpretazioni del lettore, anche nel caso si tratti di studioso molto qualificato, tende spesso a sbizzarrirsi in grovigli di ipotesi filologiche o di carattere ideologico-metafisico. Il minimo comun denominatore la perdita del nesso fra il significato di ci che detto nel testo con li movimento generativo di tale significato.. Cos si pu separare perfino il concetto di negativo dal concetto di generazione sovrapponendo l'uno sull'altro e rendendo incomprensibili entrambi. Questione che si pone in modo non infrequente, anzi malessere spesso diffuso anche nei commenti professionali. Iniziamo la lettura partendo dalle prime righe del par. 440. Lo spirito si determinato divenendo la verit dell'anima e della coscienza, cio la verit di quella totalit semplice e immediata e di questo sapere. Adesso il sapere, in quanto forma infinita, non pi limitato da quel contenuto, non sta in rapporto con esso come con un oggetto, ma sapere della totalit sostanziale, n soggettiva n oggettiva.[2] ll problema del rapporto fra il sapere e la ragione inaugura qui il dibattito sulla scienza della psiche. L'intreccio fra sapere e ragione inizia a dipanarsi nel paragrafo seguente: L'anima finita nella misura in cui determinata immediatamente, cio determinata per natura. La coscienza finita nella misura in cui ha un oggetto. Lo spirito invece finito (insofern ist endlich) nella misura in cui esso, nel suo sapere (in seinem Wissen) non ha pi un oggetto, ma una determinatezza, nel senso che finito per via della sua immediatezza e -- che la stessa cosa -- perch soggettivo, cio come il Concetto.[3] Lo spirito finito nella misura in cui esso, nel suo sapere, non ha pi un oggetto, ma una determinatezza. Lo spirito sembra essere quell'attivit in grado di contenere e controllare l'intreccio fra la ragione e il sapere, anche se ora solo nella forma dell'immediatezza. L'intreccio si organizza su due poli: la ragione e il sapere. Essi si implicano reciprocamente . A seconda che si consideri come concetto la ragione o il sapere. Qui indifferente ci che viene determinato come concetto dello spirito e ci che viene invece determinato come realit (Realitt) di questo concetto. Se infatti la ragione assolutamente infinita, oggettiva, viene posta come concetto dello spirito, allora la realit il sapere, cio l'intelligenza; se invece il sapere a essere considerato come il concetto, allora la realit del concetto questa ragione e la realizzazione (Realisierung) del sapere consiste nell'appropriarsi della ragione. La finitezza dello spirito pertanto consiste in ci: il sapere non comprende l'Essere in-se-per-s della sua ragione. In altri termini: la ragione non si manifestata pienamente nel sapere.[4] C' un dislivello dunque strutturale con la ragione che funziona nel sapere. Dislivello strutturale che per i greci era invece costituito dal rapporto fra il sapere e la verit. Comunque la realt, considerata come realt del sapere o come realt della ragione, si costituisce e funziona per Hegel come un farsi che un
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intreccio inestricabile. Una purit e verginit dell'origine introvabile. La questione di un sapere dello/sullo spirito si articola ulteriormente nel paragrafo 442: Il procedere dello spirito sviluppo (Entwicklung) nella misura in cui la sua esistenza, il sapere, ha entro se stessa l'essere -- determinato in s e per s, cio ha per contenuto (Gehalte) e per fine (Zweck) il razionale (Vernunftige); l'attivit di trasposizione dunque puramente e soltanto il passaggio formale nella manifestazione e, in questa, ritorno entro s (Rckkehr in sich). Nella misura in cui il sapere, affetto dalla sua prima determinatezza, soltanto astratto, cio formale, la meta dello spirito quella di produrre il riempimento oggettivo (die objective Erfllung hervorzubringen) e quindi, a un tempo, la libert del suo sapere.[5]
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Nel montaggio linguistico di questo testo tale divisione e tale dislivello vanno ad occupare il posto della classica opposizione fra il dentro e il fuori. L'intelligenza, in quanto questa unit concreta dei due momenti -- vale a dire, immediatamente, (1) di essere ricordata entro s in questo materiale esteriormente essente, e (2) di essere immersa nell'essere fuori-di-s mentre entro s si interiorizza col proprio ricordo --, intuizione.[7]
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sua attivit razionale (par. 438) procede dal punto attuale (dem nunmehrigen Punkte) a determinare come essente ci che in essa si sviluppato in autointuizione concreta, procede cio a rendere se stessa Essere, Cosa.[11] L'intelligenza stessa cos si fa essente, si fa Cosa. Quando attiva in questa determinazione, l'intelligenza si estrinseca (aussernd), produce (produzierend) intuizione: fantasia che si esprime in segni (Zeichen machende Phantasie).[12] L'intelligenza esiste in quanto fantasia... Tesi non immediatamente prevedibile nel dispositivo, intricato, di questo percorso hegeliano. Tesi cui pure spinge, con rigorosa necessit, questa analisi scientifica della psiche. Questo testo di Hegel innesca consapevolmente una polemica ed anche una riformulazione metodologica radicale nei confronti della tradizione empirista, dei sensisti, di Condillac e degli ideologues. Attraverso le scorribande dell'intelligenza fra sapere e segno, scienza e realt, attraverso e al di l della dialettica fra il positivo e il negativo, fra il soggetto e la verit ecc, Hegel afferma che l'intelligenza il suo atto. Esistere non l'immediatezza di un che rispetto a se stessi, ma l'atto in cui, in un contenuto determinato, l'intelligenza si rapporta a se stessa. La fantasia il punto centrale in cui l'Universale e l'Essere, il Proprio e il Trovato, l'Interno e l'Esterno, sono perfettamente unificati. Le sintesi precedenti dell'intuizione, del ricordo ecc., sono unificazioni del medesimo momento, tuttavia si tratta pur sempre di sintesi. Solo nella fantasia l'intelligenza non pi come il pozzo indeterminato e come l'Universale, bens come Singolare, cio come soggettivit concreta nella quale l'autorelazione determinata sia come Essere sia come Universalit.[13] L'intelligenza intelligenza di un individuo, di un singolo, soggettivit concreta solo nella fantasia. Tale questione chiarita dal seguito della stessa Anmerkung: Tutti riconoscono che le immagini della fantasia costituiscono tali unificazioni del Proprio e dell'Interno dello spirito con l'elemento intuitivo. Il loro contenuto ulteriormente determinato appartiene ad altri ambiti, mentre qui questa fucina interna va intesa soltanto secondo quel momento astratto. In quanto attivit di questa unione, la fantasia ragione, ma ragione formale, solo nella misura in cui il contenuto in quanto tale della fantasia indifferente. La ragione in quanto tale, invece, determia a verit anche il contenuto.[14] Nell'Anmerkung successiva nello stesso paragrafo Hegel opera la svolta decisiva nel breve percorso che qui ci interessa: In particolare bisogna ancora rilevare questo fatto. Poich la fantasia porta il contenuto interno a immagine e a intuizione -- e ci viene espresso dicendo che essa lo determina come essente-, non deve sembrare sorprendente l'espressione secondo cui l'intelligenza si farebbe essente, si farebbe Cosa. Il contenuto dell'intelligenza, infatti, l'intelligenza stessa, e lo altrettanto la determinazione che essa gli conferisce. L'immagine prodotta dalla fantasia solo soggettivamente intuitiva, mentre nel segno che la fantasia aggiunge a ci l'autentica intuibilit (eigentliche Anschaulichkeit); nella memoria meccanica, poi essa completa in s questa forma dell'Essere. L'immagine solo nel segno autentica intuibilit di ci che . L'essente coglibile come segno, non come dato, come dono. Dato e dono non sono pensabili, ma neppure sperimentabili nella forma della presenza, cio in un darsi (che, in termini hegeliani, la materia dell'intuizione). Essi sono gi trascritti nel contenuto interno dell'intelligenza, cio come segni.
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L'elemento imprendibile, enigmatico della conoscenza il segno e non il dato, .il dono. Nella struttura di questo testo Hegel afferma che il non proprio, il non mio sovrasta e spiazza nella forma del segno, non nella forma del dono. In questa unit, procedente dall'intelligenza, di una rappresentazione autonoma (selbstndiger Vorstellung)) e di una intuizione, la materia dell'intuizione certo innanzitutto un qualcosa di accolto, di immediato e di dato (ein aufgenommenes, etwas unmittelbares oder gegebenes) (per esempio il colore della coccarda e affini). In questa identit per l'intuizione non ha il valore di rappresentare positivamente e di rappresentare se stessa, bens di rappresentare qualcos'altro. Essa un'immagine che ha ricevuto entro s una rappresentazione autonoma dell'intelligenza come anima, che ha ricevuto, cio, il suo significato. Questa intuizione il segno.[15] L'intuizione, rapportata scientificamente alla sua origine, ha la forma del segno. Tale forma ha una struttura che coinvolge i termine stessi dell'intelligenza. L'intelligenza sembra funzionare in una deriva di cui il segno costituisce una sorta di cerniera, snodo in cui l'intelligenza stessa tolta-conservata. L'intuizione che immediatamente e inizialmente qualcosa di dato e di spaziale (gegebenes und raumliches) una volta impiegata come segno riceve la determinazione essenziale di essere soltanto come intuizione rimossa. Questa sua negativit l'intelligenza. Perci la figura pi autentica dell'intuizione, che un segno, di essere un Esserci nel tempo: un dileguare (Verschwinden) dell'Esserci mentre l'esserci . Inoltre, secondo la sua ulteriore determinatezza esteriore, psichica, la figura pi vera dell'intuizione un essere-posta dall'intelligenza, esser-posta che viene fuori dalla naturalit propria (antropologica) dell'intelligenza stessa: il tono (Ton), cio l'estrinsecazione riempita dell'interiorit annunciantesi. Il tono che si articola ulteriormente in vista delle rappresentazioni determinate il discorso, e il sistema del discorso la lingua. In questo ambito il tono conferisce a sensazioni, intuizioni e rappresentazioni un secondo Esserci, pi elevato dell'Esserci immediato: in generale conferisce loro un'esistenza che ha valore nel regno dell'attivit rappresentativa.[16] Questo progetto hegeliano di una scienza della psiche tenta qui un ulteriore radicale approccio alla genesi dell'intelligenza. L'intuizione, in quanto funzionante come segno, riceve la determinazione essenziale di essere soltanto come intuizione rimossa (zu einem Zeichen gebraucht wird, die wesentliche Bestimmung nur als aufgehobene zu sein). In questo esser rimosso, tolto-conservato dell'intuizione sta l'origine dell'intelligenza. La negativit di cui essa fatta si intreccia strutturalmente alla nozione di tempo. L'intuizione non dominabile da un soggetto se non nella forma del dopo: un dileguare dell'Esserci mentre Esserci . Quell'altro intreccio che costituisce l'intuizione, l'intreccio fra il dentro e il fuori si esprime nel tono, suono articolato (Ton). Il tono, visto in rapporto ad una rappresentazione determinata, il discorso (Rede) e il sistema del discorso la lingua (Sprache). A questo punto del suo percorso la strategia di Hegel si incontra con il privilegio greco e platonico accordato alla parola, al logos in quanto vivente pronunciato, detto. Come in Platone anche in Hegel la parola centrale nella vita dell'intelligenza, ma di una centralit che occupa il luogo di un movimento originario ed imprendibile. Copyright 2000 Gianfranco Dalmasso Dalmasso, Gianfranco. Hegel e l'Aufhebung del segno. Dialegesthai. Rivista telematica di filosofia [in linea], anno 2 (2000) [inserito il 21 novembre 2000], disponibile su World Wide Web:
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Note
1. Per un commento critico ed esplicativo dei paragrafi della Psicologia nella sezione sullo Spirito soggettivo, anche per ci che concerne le fonti di Hegel e la saggistica relativa, cfr. Rossella Bonito Oliva, La magia dello spirito e il gioco del concetto. Considerazioni sulla filosofia dello spirito soggettivo nell'Enciclopedia di Hegel, Milano, Guerini e Associati, 1995. 2. Uso la recente traduzione di Vincenzo Cicero (Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio, ed. 1830, Milano, Rusconi, 1996) che ritengo puntuale ed avvertita delle questioni poste dal testo, nonostante la discutibilit di alcune soluzioni su cui per altro pesa in certa misura la resistenza ad abbandonare traduzioni familiari e consolidate. 3. Par. 441. 4. Ibidem. 5. Par. 442. 6. Par. 443. 7. Par. 449. 8. Par. 452. 9. Par. 453. 10. Par. 456. 11. Par. 457. 12. Ibidem. 13. Par. 457, Anmerkung. 14. Par. 457, Anmerkung I. 15. Par. 458. 16. Par. 459.
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