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GIOVANI E MUTAMENTO.

LA COSTRUZIONE SOCIALE DEI PROCESSI DI TRANSIZIONE DALLADOLESCENZA ALLET ADULTA


di R.Cimmino e G. Sommonte1 1. Introduzione L'obiettivo di questo paper quello di illustrare i motivi per cui non si possa fare riferimento alla condizione giovanile in maniera generica, ma si debba necessariamente acquisire la consapevolezza che i vissuti giovanili sono molteplici e variabili a seconda del territorio di riferimento e delle diverse esperienze soggettive. Nella letteratura sociologica, infatti, la condizione giovanile considerata come un momento temporaneo di un individuo, caratterizzato dallabbandono progressivo dei ruoli tipici delladolescenza e dalla concomitante assunzione delle responsabilit che caratterizzano l'et adulta. Nel corso del tempo si assistito ad un progressivo allungamento della fascia det entro cui viene solitamente collocato un giovane, ed ormai con questa accezione gli studiosi fanno riferimento a coloro che hanno unet compresa tra i 15 e i 34 anni (Buzzi, Cavalli, de Lillo, 2007). La considerazione della giovinezza come et sociale implica inoltre la valutazione di altri criteri, congiuntamente a quelli anagrafici: aver terminato il percorso formativo, aver trovato un impiego, aver raggiunto lautonomia abitativa, essere sposato ed avere dei figli. Sono tutti passaggi che rappresentano tappe di una marcia di avvicinamento alla condizione di piena cittadinanza nel mondo adulto (de Lillo, 2007, 13). In realt lidentificazione del giovane sulla base di questi criteri non poi cos semplice e intuitiva: non solo le tappe non sono ormai pi sequenziali e concatenate (Scabini, Donati, 1988; de Lillo, 2007) ma danno vita anche ad una serie di tipologie in cui ancora una volta difficile stabilire i confini di inclusione e/o esclusione. Occorre inoltre chiarire come la nozione di giovinezza acquisti senso solo in rapporto al contesto storico e socioculturale entro cui viene adoperata. I giovani sono pertanto una categoria sociale soggetta a continue ridefinizioni: ci porta a riflettere su un aspetto molto importante che concerne lopportunit di dover stabilire un limite massimo di et entro cui includere tali soggetti, per evitare di far rientrare allinterno di una definizione onnicomprensiva una platea eccessivamente eterogenea di individui. Le trasformazioni sociali devono necessariamente essere considerate nella delimitazione delluniverso giovanile, ma occorrer prima o poi porre un freno allestensivit del concetto di giovane per evitare che perda di significato. Se non si stabiliscono dei criteri netti di chiusura dei confini della categoria cui stiamo facendo riferimento, si rischia che questo si traduca in unimpossibilit di avviare dei processi di autonomia per chi vorrebbe uscire dalla condizione giovanile. Si pensi ad esempio alla progettazione delle politiche giovanili o ai bandi pubblici: mentre la riflessione sociologica trova accordo e supporto in una considerazione pi estensiva del concetto di condizione giovanile si continua a progettare politiche giovanili e a bandire concorsi che non rispecchiano tale realt. Questo ha conseguenze inevitabili anche
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Nello specifico sono opera di G. Sommonte i paragrafi 1, 2 e 3 e di R. Cimmino i paragrafi 4 e 5.

sullaffermazione dellidentit e sulla percezione del ruolo che la societ conferisce al giovane. Quello che si intende dimostrare che una definizione troppo ampia pu portare ad alcuni rischi. Infatti la definizione del chi dentro e del chi fuori implica delle decisioni in merito a delle risorse da elargire che, se si ampliano i confini sino ai limiti del paradosso, rischiano di togliere a chi di diritto potrebbe rientrare in tale categoria. Il tutto sancito dalla necessit di trovare un accordo in quanto a criteri di definizione, affinch ci si possa sentir giovani o meno, indipendentemente dagli ambiti di riferimento: ci pu accadere solo se tale accordo riguarda anche la considerazione di quelle tappe che realmente incidono sulla condizione giovanile entro una fascia det ben definita. Possiamo dunque affermare che non solo esistono molti sentieri che possono condurre verso l'et adulta, ma anche che le caratteristiche specifiche dei contesti locali influenzano profondamente il raggiungimento di queste fasi di transizione, e la loro stessa definizione. C quindi bisogno di una continua ridefinizione della categoria sociale dei giovani e di nuovi modelli interpretativi in grado di descrivere il contesto attuale, tenendo conto che su tale ridefinizione incidono non di poco la crisi economica globale e la crisi sociale. Sulla base di questi assunti e in linea con gli studi europei, che hanno dimostrato come i modelli di transizione siano strettamente collegati al contesto sociale e al sistema di welfare state (Negri, Filandri, 2010), il presente articolo rappresenta una riflessione sulla categoria sociale dei giovani e sulla reale possibilit di adottare come criteri di demarcazione giovane-adulto i cinque step che la letteratura sociologica sul tema assume come elementi essenziali per lanalisi della condizione giovanile. Si confronteranno i giovani europei, italiani e campani in relazione alle tappe di vita raggiunte al fine di stabilire cosa accomuna, ad esempio, un giovane trentenne europeo ed uno italiano; in altri casi si far specifico riferimento alla Campania in cui i tempi della transizione alla vita adulta sembrano essere pi lunghi che altrove2. 2. Luscita definitiva dal percorso di istruzione e formazione. Le indagini condotte in Europa e in Italia (Buzzi, Cavalli, de Lillo, 2007) mostrano che negli ultimi dieci anni non solo la permanenza nei percorsi di istruzione e formazione si prolungata nel tempo interessando giovani oltre i 25 anni, ma anche che esistono interessanti differenze di genere. Queste tendenze sono una conseguenza del processo di riforma che dal 1996 accomuna tutti i paesi membri della Comunit Europea che ha aumentato la durata del percorso di istruzione e reso permanente il percorso formativo 3. Per individuare le differenze a livello europeo si far riferimento a tre sottogruppi di giovani: gli studenti tra i 15-24 anni, i giovani tra i 20-24 anni che hanno terminato il percorso formativo ed i laureati tra i 30-34 anni. La percentuale pi alta di studenti che
I dati Europei ed italiani fanno riferimento allEuropean Labour Force Survey 2010, mentre i dati relativi alla Campania si riferiscono allindagine CATI sulla condizione giovanile condotta a settembre 2011 dalla Facolt di Sociologia dellUniversit Federico II per conto della Regione Campania; il campione, composto da 1000 giovani con una et compresa fra il 15 e i 35 anni, rappresentativo a livello regionale e a livello provinciale. 3 Dal 1996 si cominciata a consolidare in ambito europeo la strategia per il lifelong learning che ha imposto sia lo sviluppo di politiche comuni in tutti gli Stati membri sia lattuazione di riforme del sistema di istruzione e formazione. In molti casi ci ha comportato un prolungamento della permanenza nel percorso formativo.
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hanno tra i 15-24 anni risiede quasi totalmente nellEuropa settentrionale (prime 10 posizioni), mentre lItalia si colloca solo al 18 posto nella graduatoria europea.
Tab.1. Giovani e formazione in Europa %of student aged 15 to 24 years I Poland II Slovenia III Finland IV Lithuania V Belgium VI Netherlands VII Denmark VIII Sweden IX Germany X Hungary XI Latvia XII Ireland XIII Czech Republic XIV Estonia XV Portugal XVI France XVII Slovakia XVIII Italy XIX Romania XX Spain XXI Austria XXII Bulgaria XXIII United Kingdom XXIV Malta XXV Cyprus XXVI Luxembourg XXVII Greece n.d % of persons of the age 20 to 24 having completed at least upper secondary education Slovakia 93,2 Czech Republic 91,9 Poland 91,1 Slovenia 89,1 Ireland 88 Lithuania 86,9 Cyprus 86,3 Sweden 85,9 Austria 85,6 Bulgaria 84,4 Finland 84,2 Hungary 84 Greece 83,4 France 83,2 Estonia 83,2 Belgium 82,5 United Kingdom 80,4 Latvia 79,9 Romania 78,2 Netherlands 77,6 Italy 76,3 Germany 74,4 Luxembourg 73,4 Denmark 68,3 Spain 61,2 Portugal 58,7 Malta 53,3 % of persons of the age 30 to 34 having completed at Tertiary educational attainment Ireland 49,9 Denmark 47 Luxembourg 46,1 Sweden 45,8 Finland 45,7 Cyprus 45,1 Belgium 44,4 Lithuania 43,8 France 43,5 United Kingdom 43 Netherlands 41,4 Spain 40,6 Estonia 40 Poland 35,3 Slovenia 34,8 Latvia 32,3 Germany 29,8 Greece 28,4 Bulgaria 27,7 Hungary 25,7 Austria 23,5 Portugal 23,5 Slovakia 22,1 Malta 21,5 Czech Republic 20,4 Italy 19,8 Romania 18,1

71,7 70,4 69,9 69,3 68,9 68 66,1 65,3 65,1 64,6 62 61,7 61,6 60,7 58,9 57,8 57,5 57,3 56,9 56,3 55,1 52,4 48,4 47 46,6 42,5

In ciascuno stato membro le donne sembrano in assoluto rappresentare la percentuale pi elevata di studenti, anche se differenze pi significative si registrano solo in Slovenia, mentre la quasi totale assenza di differenze di genere si manifesta in Lussemburgo, Cipro e Irlanda. La Campania non si discosta dalle tendenze nazionali: circa la met dei giovani tra i 15-24 anni ha terminato il percorso formativo con una prevalenza della componente maschile. In Campania inoltre emersa una specificit, ovvero si registrano due momenti della vita degli uomini in cui, rispetto alle donne, avviene linterruzione della formazione, nella fascia 17-24 anni. In pratica, mentre le donne proseguono gli studi fino a conseguire la laurea, gli uomini si fermano al diploma o, presumibilmente, alla laurea di I livello. Questo spiegherebbe in parte anche perch - tralasciando le oggettive

difficolt che le donne incontrano nellinserirsi nel mercato del lavoro gli uomini lavorano prima. I giovani tra i 20-24 anni che dichiarano di essere usciti dal percorso formativo e di aver ultimato almeno listruzione secondaria si concentrano quasi prevalentemente nellEst Europa e anche in questo caso lItalia si posiziona nella parte bassa della graduatoria . I paesi in cui non si registrano differenze di genere sono la Slovacchia e la Romania, mentre lunico Paese dove gli uomini rappresentano una quota superiore alle donne la Bulgaria. Gli Stati membri dove invece si registra una maggiore differenza a vantaggio delle donne sono Danimarca, Malta e Spagna. La percentuale di giovani italiani tra i 30-34 anni che hanno ultimato il percorso di studi universitario sono solo il 19,8%, percentuale che colloca lItalia ai piedi della graduatoria con uno squilibrio ancora una volta a vantaggio delle donne. In questo senso, le differenze di genere pi marcate si registrano in Slovenia, Finlandia ed in Estonia. A conclusione della sezione relativa al percorso formativo necessario soffermarsi sui giovani Neet, ovvero sui giovani che non studiano n lavorano, esponendosi cos a un forte rischio di marginalizzazione e di esclusione sociale. LItalia risulta tra i paesi dellUE in cui il fenomeno pi accentuato; nello specifico lincidenza continua a essere pi diffusa tra le donne, tra i residenti nel Mezzogiorno e tra i giovani con basso livello di istruzione. Le cause sarebbero da rintracciare nella maggiore disoccupazione e inattivit giovanile che affligge i giovani italiani rispetto ai coetanei di altri paesi europei.
Fig. 1. Neet di 15-29 anni per classe di et nei paesi Ue aderenti allOcse Anno 2008 (%)

Fonte: European Labour Force Survey 2010

3. Linserimento nel mercato del lavoro Nel passaggio allet adulta, particolare importanza riveste lingresso nel mercato del lavoro. Da sempre lacquisizione di un lavoro ha determinato la scansione dei percorsi di vita e la costruzione della personale biografia, ma fino a quando il sistema di welfare state era basato sul modello fordista questo ha consentito alle persone di pensare la propria vita come un racconto coerente in cui erano prevedibili i rischi e la possibilit di immaginare un certo orizzonte e un dato sviluppo temporale delle esperienze (Sennett, 2006). Le trasformazioni che hanno investito il mondo del lavoro da ventanni a questa parte con lintroduzione della flessibilit hanno determinato invece cambiamenti e ridefinizioni non solo della sfera del lavoro, ma anche della vita sociale ed individuale. Con un carico di conseguenze diverse a seconda dei contesti in cui esse si sono realizzate

ed anche delle fasce di et che le hanno dovute affrontare. I giovani si sono trovati cos a confrontarsi con un mondo in rapida trasformazione in cui la nota dominante diventa la riduzione della possibilit di progettazione, oltre che la diffusione di un rischio e di unincertezza pi diffusamente generalizzabili. Attualmente in Europa il tasso di disoccupazione dei giovani al di sotto dei 25 anni si attesta intorno al 23%. Il divario tra il Nord e il Sud travolto dalla crisi si sta ampliando: la situazione particolarmente grave in Spagna e Grecia, dove circa la met dei giovani non ha un lavoro e le condizioni del mercato sono drammatiche. Allestremo opposto si trovano lAustria, i Paesi Bassi e la Germania, con i tassi di disoccupazione pi bassi dellUnione europea.
Tab. 2. Tasso di disoccupazione per et inferiore a 25 anni Country % Country % 41, 22, Spain 6 Belgium 4 35, 22, Lithuania 1 Romania 1 34, 21, Latvia 5 Finland 4 33, 19, Slovakia 6 United Kingdom 6 32, 18, Estonia 9 Czech Republic 3 32, 16, Greece 8 Cyprus 7 27, 15, Italy 8 Luxembourg 8 27, 14, Ireland 8 Slovenia 7 27, Portugal 7 Denmark 14 26, 13, Hungary 6 Malta 1 25, Sweden 2 Germany 9,9 23, Poland 7 Austria 8,8 23, France 7 Netherlands 8,7 23, Bulgaria 2
Fonte: Ns. Elaborazione su dati Eurostat Labour Force Survey 2010

Da un confronto diacronico emerso che il trend della disoccupazione che coinvolge i giovani fino ai 25 anni abbastanza stabile nei vari paesi europei negli anni che vanno dal 2005 al 2011, eccezion fatta per la Spagna, dove laumento costante e considerevole nel tempo e la Grecia dove ad una lieve decrescita registrata sino al 2008 segue un consistente aumento negli ultimi anni considerati.

Fig. 2: Andamento dei tassi di disoccupazione giovanile (et inferiore ai 25 anni) per paese ed anno

Fonte: Ns. Elaborazione su dati Eurostat Labour Force Survey 2010

In Italia nel gennaio 2012, il tasso di disoccupazione giovanile ha raggiunto il massimo storico degli ultimi undici anni: oggi, un giovane tra i 15-24 su tre senza lavoro. Rispetto alla media Ue e Ocse, in Italia il tasso di occupazione giovanile molto pi basso, il tasso di disoccupazione giovanile molto pi alto, lincidenza della disoccupazione di lunga durata rimane elevata (sebbene in calo), il rischio di disoccupazione dei giovani rispetto agli adulti, gi elevato, salito ulteriormente durante la crisi, il forte aumento delloccupazione a termine tra i giovani implica attualmente una diffusione maggiore rispetto agli altri paesi, il tasso di abbandono scolastico (sebbene in calo) rimane elevato e superiore alla media, cos come anche lincidenza dei giovani Neet (Villa, 2011). LItalia presenta al suo interno situazioni in termini di occupazione molto eterogenee. Nel 2009 il Sud Italia cresceva meno del Centro-Nord e la Campania presentava una situazione di vera e propria recessione (Svimez, 2009). La Campania si pone tra le regioni che maggiormente soffrono della carenza di occupazione, in cui i tassi di attivit si vanno sempre pi riducendo, anche a causa delleffetto di crescente scoraggiamento alla partecipazione al mercato del lavoro ed in cui i tassi di disoccupazione si collocano assai al di sopra della media nazionale.
Tab. 3. Trend del Tasso di attivit giovanile per ripartizione geografica Anno Territorio 2005 2006 2007 2008 2009 Italy 62,4 62,7 62,5 63 62,4 South of Italy 53,6 53,2 52,4 52,4 51,1 Campania 51,9 50,7 49,3 48,7 46,9
Fonte: Ns. elaborazione su dati Istat - Rilevazioni Forze di Lavoro 2011

2010 62,2 50,8 46,4

Secondo Eurostat (2009) lingresso nel mercato del lavoro fortemente connesso al grado di istruzione e formazione: il tasso di disoccupazione dei giovani al di sotto dei 34 anni diminuisce allaumentare del grado di istruzione per cui i paesi con bassi livelli di istruzione e con alti tassi di early school leaver sono destinati ad avere elevati tassi di disoccupazione. Unultima osservazione riguarda i giovani occupati. Lingresso nel mercato del lavoro non naturalmente una garanzia di stabilit: in Europa i giovani che ottengono contratti di lavoro temporanei, sono soprattutto coloro che hanno unet compresa tra i 15 ed i 24 anni. Tra gli Stati membri dellUe ve ne sono alcuni in cui la percentuale di giovani con contratti temporanei alta in tutte le fasce det (soprattutto in Spagna, Polonia e Portogallo), altri in cui bassa per tutte le et (come in Lettonia, Lituania e Romania) e altri ancora che presentano differenze significative (ad esempio Germania, Lussemburgo, Austria e Slovenia). LItalia in tal senso ha unincidenza percentuale molto alta nella fascia det 15-24 anni (pari al 43,3%) e nella fascia 25-29 anni (pari al 24,1%).

4. Labbandono della famiglia dorigine: autonomia abitativa e genitorialit4 Labbandono della casa dei genitori rappresenta un momento cruciale per la transizione alla vita adulta; dal punto di vista individuale costituisce un passaggio decisivo per la crescita personale perch consente di acquisire nuovi compiti e responsabilit per misurarsi con impegni e ruoli attinenti allo status di adulto. Ciononostante in Europa quasi la met dei giovani vive ancora con la famiglia di origine e in Italia la quota aumenta considerevolmente (60,5%). La pi lunga permanenza nella famiglia di origine dei giovani italiani rispetto alla media europea un fenomeno che accomuna lItalia ai paesi mediterranei. Queste divergenze sono una conseguenza dei pi bassi livelli occupazionali giovanili che in alcuni paesi costituiscono un deterrente per poter progettare lautonomia. Eppure, se si considerano le differenze di genere, si evince che in Europa se da un lato gli uomini entrano prima nel mercato del lavoro, dallaltro tendono a lasciare la famiglia dorigine e a creare un nuovo nucleo familiare pi tardi rispetto alle loro coetanee donne5. Analizzando la condizione giovanile da un punto di vista economico e sociale in Europa e in Campania, tra coloro che vivono con la famiglia di origine quasi la met svolge unattivit lavorativa, mentre in Italia, solo un giovane lavoratore su tre vive ancora nella casa paterna. Dunque la regione Campania si rivela pi vicina alla media europea che a quella nazionale per quanto riguarda la percentuale di giovani lavoratori che vivono con i genitori. La condizione di studente nel contesto italiano, invece, molto pi vincolante per l'autonomia abitativa, basti pensare che quasi la met dei giovani italiani che studiano vivono alle dipendenze. Tale condizione diffusa soprattutto nel Mezzogiorno ed in particolare in Campania6 dove questo dato
Le ultime tre tappe di transizione alla vita adulta sono strettamente connesse tra loro (specie per il sottocampione femminile) e a loro volta risultano essere effetto della condizione occupazionale dellintervistato. Per questi motivi saranno esposte insieme. 5 Le donne tra i 18 ed i 34 anni che vivono nella famiglia di origine rappresentano il 41,1% e tale percentuale si discosta di ben 12,8 punti da quella degli uomini, che di contro rappresentano il 53,9% (Eurostat, 2010). 6 La Regione Campania presenta uno scarto di 14,5 punti percentuali rispetto allItalia e di 23,4 rispetto allEuropa
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facilmente interpretabile alla luce delle difficolt che i giovani incontrano nel vivere la loro condizione di studente, da un lato, e nel trovare una casa a costi contenuti, dallaltra. Diversi sono i deterrenti che ostacolano lautonomia, tuttavia i risultati di un sondaggio condotto da Eurobarometro nel 2007, mostrano che i giovani europei si rivelano molto realisti in quanto indicano tra i principali vincoli il non potersi permettere economicamente di andare a vivere da soli, seguito dagli alti costi per lalloggio. Questi risultati sono molto simili a quelli presentati dallultima indagine nazionale condotta dallIstituto Iard nel 2007 e da quelli emersi nella ricerca sui giovani in Campania. Di conseguenza lindipendenza abitativa viene rimandata fino a quando non vi sono presupposti soddisfacenti da un punto di vista economico. Invece, avere una relazione affettiva non ritenuta fondamentale per la maggioranza dei giovani campani che valuta il matrimonio o la convivenza non indispensabili per uscire definitivamente dalla casa dei genitori. Questo ultimo aspetto lascia dedurre che nuovi sistemi valoriali si stanno affermando per quanto riguarda lindipendenza abitativa e che essi attengono, se vogliamo, ad una dimensione pi individualista di autonomia, che non rimanda necessariamente alla vita di coppia. Le motivazioni che limitano luscita dalla famiglia di origine sembrano quindi molto condivise sia nel contesto europeo, che in quello nazionale e regionale. Questo indica che tale situazione generalmente diffusa e riguarda un sentire comune che lega le giovani generazioni in questo particolare periodo storico. La formazione di una nuova famiglia e lassunzione di un ruolo genitoriale, invece, non sono indispensabili per il raggiungimento dello status di adulto, ma sono necessarie per la riproduzione della societ (Buzzi, 2007). Per quanto riguarda coloro che hanno raggiunto lautonomia abitativa, la Campania e lItalia presentano caratteristiche simili per i single che vivono da soli, i lavoratori che hanno formato una nuova famiglia e i coniugati (o conviventi) che vivono con i genitori. Le differenze si riscontrano per gli altri tipi di giovani: sono ancora molti in Campania gli occupati che vivono con la famiglia dorigine rispetto a quelli presenti sullintero territorio nazionale (con uno scarto del 19,4%), una differenza dovuta probabilmente al fatto che la maggior parte degli occupati in Campania risulta avere unoccupazione a tempo determinato o, addirittura, lavora senza contratto regolare. Significativa anche la differenza territoriale per quanto attiene agli studenti che vivono con i genitori e i non lavoratori che hanno costituito una nuova famiglia. Il dato sui disoccupati o su coloro in cerca di prima occupazione che hanno costituito una nuova famiglia pu essere spiegato alla luce del cosiddetto familismo forzato ovvero quello scambio di risorse (e coabitazione) tipico delle famiglie povere meridionali (Gambardella, Morlicchio, 2005). Sembrerebbe che in questi contesti, anche dopo aver costituito una nuova famiglia, i legami di solidariet tra le generazioni continuino ad essere forti e siano agevolati dalla vicinanza anche abitativa di genitori anziani e di figli adulti (Facchini,1997). In altre parole, i risultati dellindagine in Campania fanno presupporre che una quota consistente di giovani adulti ha potuto scegliere di sposarsi o convivere o ancora di avere figli perch supportato dalle reti familiari. Oggigiorno avere dei figli non pi un evento scontato, ma rappresenta una scelta, sempre pi programmata e difficile, come testimonia il ridottissimo indice di fertilit delle coppie sia in Europa che nel nostro Paese. Inoltre quando si decide di diventare genitori lo si fa sempre pi tardi, cos come attestano i dati del 2009 indicando che la fecondit pi elevata nei paesi in cui le donne hanno figli in et avanzata7 (Eurostat,
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Per quanto riguarda let media in cui le donne hanno il primo figlio, in Europa di 29,83 anni, mentre in Italia di 31,18 (Eurostat 2010).

2010). Coloro che ritardano il passaggio verso la costruzione di un nucleo familiare autonomo, sono soprattutto i giovani con alti livelli di scolarit, che proseguono gli studi, si rendono indipendenti pi tardi e diventano genitori in et avanzata. Invece i giovani che hanno figli sia in Italia che in Campania sono coloro che hanno un livello di pi bassa scolarit. Diversamente dal passato in cui erano i paesi dellEuropa meridionale a sostenere maggiormente la crescita demografica del Paese ed avere unet media dalla nascita del primo figlio pi bassa, attualmente let media continua a salire ed ancora molti sono i giovani che rimandano lassunzione del ruolo genitoriale dopo i 34 anni. Questo fenomeno potrebbe essere ricondotto alla tendenza dei giovani di oggi alla valorizzazione del s, che porta a rimandare quanto pi possibile ogni scelta che non consenta la piena autorealizzazione (Cavalli, 1994). A tal proposito si parla, specificatamente, di presentismo dei giovani (Buzzi, 1997) che tendono a rinviare a tempo indeterminato le scelte da cui dipende il loro diventare adulti e ad allungare oltre ogni termine ragionevole la fase di formazione della loro identit sociale. In definitiva la difficolt di stabilirsi allinterno del mercato del lavoro, laumento delle incertezze sia professionali che economiche, nonch le trasformazioni che hanno riguardato in particolar modo le donne con lo sviluppo della doppia presenza, con tutte le complessit annesse alla conciliazione dei compiti familiari ed extra-familiari, hanno portato notevoli trasformazioni sulla struttura familiare. In Campania, nonostante tutto, le donne sono coloro che non sembrano voler rinunciare alla costruzione di una famiglia ed allassunzione del ruolo genitoriale, pur avendo meno tutele e protezioni sociali, dimostrano di essere disposte a maggiori sacrifici quando si vengono a sommare impegni familiari e lavorativi. 5. Conclusioni Cercare di approntare discorsi definitivi sulle giovani generazioni operazione assai complicata e che in parte esula dagli scopi di questo lavoro, tuttavia indubbio che oggi almeno rispetto alla dimensione lavorativa che come abbiamo pi volte detto determina di fatto tutte le altre - il futuro delle attuali generazioni appare bloccato (Amerio 2009; Boeri e Galasso 2007; Livi Bacci 2008; Lo Verde 2005). Nella letteratura sociologica anche del passato non sono mancati tentativi di definizioni che cercassero di esplicitare le dinamiche e le problematiche legate alla condizione giovanile di quei tempi. Si parlato di generazioni senza padri n maestri negli anni Ottanta (Ricolfi, Sciolla, 1980), di generazioni sprecate negli anni Novanta (Pistolini, 1996), e di generazioni Tuareg negli anni Duemila (Delzo, 2007). A nostro avviso sembrerebbe necessario non fare riferimento ad ununica complessiva condizione giovanile, ma parlare di diverse condizioni giovanili (Passerini, 1994), in virt della molteplicit di situazioni, esperienze e opportunit che i giovani continuano a vivere. Ancor di pi in unepoca di trasformazioni come quella attuale, ove i giovani risultano soggetti in possesso di capitali economici, culturali e relazionali diversi, che li condurranno a destini differenti a seconda delle condizioni ambientali, economiche e relazionali dentro cui si muoveranno. Tuttavia, considerato lo scenario attuale, non sembra irrealistico pensare che intere generazioni di giovani rischiano di essere tagliate fuori dal mondo del lavoro con forti conseguenze sullintera societ. Continuare a riflettere sulla condizione giovanile per cogliere sempre pi da vicino le caratteristiche che attengono alle differenze fra classe di et, genere, titoli di studio e famiglia di appartenenza dunque a nostro avviso quanto mai opportuno.

Pertanto ci appare proficuo il tentativo di delineare in maniera pi precisa, linee di intervento, traiettorie e strategie per i giovani della nostra regione. Bibliografia Amerio P. (2009), Giovani al lavoro, Bologna, il Mulino. Boeri T. e Galasso V. (2007), Contro i giovani, Milano, Mondadori. Buzzi C. (1997), Rischio, reversibilit, sfiducia negli altri, disagio in Buzzi C., Cavalli A., De Lillo A. (a cura di), Giovani verso il Duemila, Bologna, il Mulino. Buzzi C. (2002), Transizione allet adulta e immagini del futuro, in Buzzi C., Cavalli A., De Lillo A. (a cura di), Giovani del nuovo secolo. Quinto rapporto IARD sulla condizione giovanile in Italia, Bologna, il Mulino. Buzzi C., Cavalli A., De Lillo A. (2007), Rapporto Giovani. VI indagine sulla condizione giovanile in Italia, Bologna, il Mulino. Cascioli R. (2011), I Neet. Disparit territoriali e il difficile ingresso dei giovani italiani nel mercato del lavoro, in la Rivista delle Politiche Sociali, n.3. Cavalli A. 1980, La giovent: condizione o processo?, in Rassegna Italiana di Sociologia, XXI, 4, pp. 519-42. Cavalli A. (1994), Giovani in Istituto della Enciclopedia Italiana, Enciclopedia delle Scienze Sociali, Roma vol. IV. Dal Lago A., Molinari A. (a c. di) 2001, Giovani senza tempo. Il mito della giovinezza nella societ globale, Ombre Corte, Verona. Delzo F. (2007), Generazione Tuareg. Giovani, flessibili e felici, Soveria Mannelli, Rubbettino. European Commission (2010), Employment in Europe, Dg Employment, Social Affairs and Equal Opportunities, Bruxelles. Facchini C. (2005), Diventare adulti. Vincoli economici e strategie familiari, Milano, Guerini. Facchini. C. (1997), Nuove pluralizzazioni nei passaggi life-marker, in Adultit, n.5. Gambardella D. e Morlicchio E. (2005), Familismo forzato. Scambi di risorse e coabitazione nelle famiglie povere a Napoli, Carocci, Roma. Istat (2011), Rapporto annuale 2010. Istituto IARD (2001), Study on the State of Young People and Youth Policy in Europe. Final Report, vol. I, Executive Summary and Comparative Reports, Istituto IARD, Milano. Italia Lavoro (2011), Neet: i giovani chenon studiano,non frequentano corsi di N n formazione e non lavorano. Caratteristiche e cause del fenomenoe analisi delle politiche l per contenerlo e ridurlo. Livi Bacci M. (2008), Avanti giovani, alla riscossa, Bologna, il Mulino. Lo Verde F. (2005), Slegati dal lavoro. Adulti giovani e occupazione tra ricomposizione e frammentazione sociale, Milano, Franco Angeli. Negri N., Filandri M. ( 2010) (a cura di), Restare di ceto medio, Il passaggio alla vita adulta nella societ che cambia, Il Mulino, Bologna. OECD (2010), Off to a Good Start? Jobs for Youth. Ongaro F. (2001) Transition to Adulthood in Italy, in Corijn M., Klijzing E., Transitions to adulthood in Europe London, Kluwer Academic Publishers: 173-207. Passerini L. (1994), La giovinezza metafora del cambiamento sociale in Storia dei giovani. Let contemporanea, Roma-Bari, Laterza.

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