Sei sulla pagina 1di 4

Home Citt Categorie Contatti English Traduzioni

Luned 17 Ottobre 2011 17:16

Le cazzate di Repubblica su Centri Sociali e Black Bloc


In prim o piano
Mi piace 0 824

Grandezza carattere

Stampa

E-mail

La giornata del 15 ottobre stata una giornata articolata, diversificata, attraversata da molte istanze e interessata da molteplici eventi, che stanno tra loro in un rapporto complesso. Il risultato della giornata stato ottimo, e deve rappresentare un motivo di orgoglio per tutte e tutti coloro che cerano, ma soprattutto uno stimolo per costruire un autunno di lotta in tutta Italia, continuando e intensificando le mobilitazioni nei territori. Servono discussioni aperte, dibattito su ci che stato e su ci che dovr essere; non servono gli insulti, da qualunque parte provengano e verso chiunque siano diretti. Ci aspettano mesi, anni difficili: anni di lotta, di tracollo economico, di fermento politico e sociale. Dobbiamo essere in grado di superare una manifestazione i cui esiti possono non essere piaciuti a tutti ma sono stati espressione, a piazza San Giovanni, di una rabbia diffusa e legittima contro lo stato di cose presente; una rabbia che, entro certi limiti, ha anche espresso un disagio per certi meccanismi di delega arbitraria e di ritualit presenti da tempo nei movimenti italiani (un problema che gli indignati spagnoli hanno molto meno di noi). Il primo ostacolo alla discussione e allelaborazione critica nel movimento lelemento rappresentato dalla campagna mediatica contro la manifestazione del 15. Contro la manifestazione, si badi, non contro le violenze: perch dedicare pagine e pagine agli episodi di scontro senza approfondire e

raccontare i momenti tranquilli del corteo, o le ragioni della protesta, significa voler dare una rappresentazione strumentale degli eventi. Una rappresentazione, si badi, che non piace n a chi crede che resistere alla polizia sia sbagliato, n a chi pensa sia doveroso. Violenza o non violenza, come sempre, trascinano il discorso lontano dalla sostanza. Chi ha resistito ai caroselli in Piazza San Giovanni era a volto scoperto durante il corteo, a cantare e gridare con tutti gli altri; chi non lha fatto, daltra parte, non necessariamente pensa sia sbagliato farlo. Certo, ci sar sempre qualche rimasuglio di ceto politico, poco rappresentativo, che punta alla spaccatura del movimento, e allallontanamento dei soggetti sociali pi incazzati, perch tutto ci che voleva dal 15 ottobre era la possibilit di tenere un comizio. Ma il 99% dei manifestanti, che oggi siano entusiasti o che siano dispiaciuti per gli incidenti si pone su un terreno diverso e pi avanzato: quello dellallargamento delle mobilitazioni e della sperimentazione politica continua, senza rappresentanze, senza deleghe. I media stanno cercando in questi giorni, con pervicacia, dei Black Bloc da intervistare. Trovano, invece, persone che riferiscono di una resistenza di massa in piazza San Giovanni, di un fenomeno generazionale che andr ad estendersi. Ma come, sbottano esterrefatti: E io con questa narrazione che notizia ci scrivo? Che titolo posso fare? Quante copie vendo? Quanti padroncini o Grandi Padroni accontento?. Tutto quello di cui ha bisogno un giornalista qualche criminale invasato; centinaia di persone rifiutano di abbandonare la piazza alla polizia, respingono le cariche, cacciano i carabinieri pi volte (episodi narrabili in mille modi diversi, condivisibili o meno) al giornalista di Repubblica o dellAnsa non interessano, perch soltanto solo una cosa interessa: il Black Bloc da sbattere in prima pagina, per terrorizzare il cittadino ignaro e, soprattutto, per far s che qualche indignato si indigni ancora di pi, ma contro chi era con lui in quella piazza. Ci che avvenuto il 15 non rientra in questi schemi: nulla di pi falso che vederci una ripetizione di Genova, ad esempio (bisognerebbe poi capire quale Genova; quella vera, o quella raccontata da voi giornalisti?). Tralasciando episodi che consideriamo non condivisibili ma marginali (bruciare unauto in via Cavour durante il passaggio del corteo equivale ad esprimere disprezzo per il corteo, e crea giustamente la reazione incazzata di chi attorno), la rabbia del 15 una rabbia che trascende ampiamente gruppi strutturati, strutture militanti, soggetti politici organizzati; esprime un disagio sociale, e prima ancora politico (linsofferenza verso gli inquilini dei palazzi romani, da cui il corteo stato colpevolmente tenuto a distanza dalla questura e dallaccondiscendenza insensata degli organizzatori). E allora, come fare? Lo sporco lavoro del giornalista non pi raccontare la realt, e tantomeno analizzarla: deve crearla. Accade cos che oggi, su La Repubblica, compaia unintervista impossibile, un falso confezionato male, secondo noi una volgare messinscena: Carlo Bonini e Giuliano Foschini firmano unintervista probabilmente mai realizzata, dove si inventano un nome, F., pugliese e di trentanni, che orgogliosamente dice di essere uno dei Black Bloc che organizzati in falangi () si preparavano da un anno con un piano e unorganizzazione per creare battaglia. Chi nel movimento e chi ha vissuto i fatti di Roma (non coloro che in queste ore smanettano come fanatici sul web fantasticando di infiltrati e fascisti, in preda ad imbarazzanti tic ideologici) sa che questa dimensione non quella reale; e sa ancor pi

che frasi come abbiamo fatto il master (della violenza, ndr) in Grecia o siamo divisi in batterie con tre gruppi di specialisti corrispondo allidentikit non dellintervistato anonimo di Repubblica, ma dellintervistato di cui Repubblica avrebbe bisogno per rivendicare lo scoop perturbante (e di cui hanno bisogno i partiti e i politicanti per lisciare il pelo alle parti spaventate del movimento, cercando di strumentalizzarle contro la rivolta di massa di piazza san Giovanni). Carlo Bonini, sempre su Repubblica, aveva gi firmato un articolo dal titolo Acrobax, Gramigna e Askatasuna. Tra di loro i nuovi brigatisti. Nel testo non c traccia di riferimento a questi centri sociali, ma il titolo serve comunque a individuare un colpevole, per ridurre la rappresentazione dei fatti di San Giovanni a un complotto organizzato dai soliti noti, per di pi immediatamente intenzionati a passare alla lotta armata. Ma certo! Non c forse bisogno di qualche terrorista ogni volta che alcune centinaia di migliaia di persone scendono in piazza? E non c sempre bisogno, forse, di una narrazione embedded, e schematica, del movimento sano, che possa lisciargli il pelo in modo da trasformarlo ben presto, a causa delle paranoie e delle lacerazioni interne, in movimento morto? A questo serve, purtroppo, anche lopera del Fatto quotidiano, dove si tiene a sottolineare che Infoaut ha poco a che fare con gli indignati, esprimendo semmai, senti senti, sensibilit autoreferenziali e, come al solito, sostanzialmente estranee al movimento. Evidentemente quando ragazzi di 14 o 20 anni scrivono per questo sito, cantano negli spezzoni antagonisti o partecipano alla resistenza contro i caroselli della polizia non meritano la patente di indignati che Repubblica e Il Fatto pensano di dover o poter distribuire. Avrebbero preferito una narrazione spagnola in versione edulcorata, o gi incanalata nelle braccia amorevoli di un Di Pietro o un Nichi Vendola, e sono rimasti delusi. La loro reazione? Schematizzare, semplificare, criminalizzare e, nel caso estremo di Repubblica, produrre artigianalmente improbabili interviste. Naturalmente, per un movimento di ragazzi che eventualmente vogliano applaudire ai carabinieri e alla polizia mentre questi falciano i loro coetanei con i caroselli (Mario Calabresi su La Stampa di ieri) ci sar sempre posto nel paradiso della mobilitazione accettabile, sana, rispettosa, che tanto sarebbe piaciuta anche a Draghi o a Napolitano, ossia i due uomini di riferimento di Trichet, colui che vuole fare pagare alla nostra generazione i debiti della Prima e della Seconda Repubblica messe assieme. Sar necessario che quei ragazzi applaudano anche quando gli agenti trasformano una ragazza inerme, sola, con le mani alzate in una maschera di sangue? Per carit, in una manifestazione di 400.000 persone qualche idiota c sempre: qualche idiota che rispetta le forze dellordine, intendiamo. Ma il problema non questo, n il suo contrario: il problema produrre narrazioni anche diverse, contraddittorie, al limite incompatibili di ci che successo e di ci che dovr accadere, ma non lasciare a questi potentati dellinformazione, o a qualche giornalista interessato, il compito di scrivere che cosa stato e che cosa avrebbe dovuto essere il 15 ottobre. Perch il movimento non potr guadagnare alcuna autonomia sul terreno progettuale e dellazione di massa, finch non avr saputo conquistare lautonomia del racconto, della discussione, del giudizio e dellinformazione.

Pubblicato in PRIMA PAGINA Etichettato sotto roma scontri Repubblica 15 ottobre black block Social sharing Continua in questa categoria: 15/10 Una prima presa di parola del Laboratorio Acrobax sulla giornata del

Vai Su

I pi letti
iFu. L'ambivalenza rimossa di Steve Jobs LItalia e il Mediterraneo in rivolta 15 ottobre. La squadra non fa la quadra Verso il 15 ottobre. Val Susa chiama Italia Intervista e analisi di Guido Viale sull'eurocrisi Salviamo Wikipedia! Sortita dal basso nella guerra mediale italiana Studenti medi si riprendono le strade. Che l'autunno inizi per davvero!

Parole chiave
Cerca

Home | Categorie | Prima pagina | Le cazzate di Repubblica su Centri Sociali e Black Bloc
InfoAUT 3.0 > Facciamo Movimento per il Movimento

Potrebbero piacerti anche