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• Composizione chimica: una roccia può essere più duttile (comportamento più plastico) o più
fragile (portata alla rottura);
• Diaclasi: i blocchi rocciosi ai lati della faglia non scorrono l’uno sull’altro.
• Faglie: i blocchi rocciosi ai lati della faglia scorrono l’uno sull’altro (dislocamento).
o Piano di faglia: superficie lungo la quale avviene il dislocamento. Questo può essere:
Finestre tettoniche: l’erosione porta allo scoperto una piccola parte del
substrato autoctono.
• Orogeni: fasce lunghe anche migliaia di km che si estendono attorno ai cratoni e presentano
catene montuose create negli ultimi 500 milioni di anni. Queste fasce presentano un’intensa
attività magmatica e metamorfica e si formano ai margini dei cratoni quando questi sono coinvolti
in fenomeni di collisione tra placche.
I fenomeni orogenetici
Con il termine “orogenesi” si indica l’insieme di quei processi (tettonici, vulcanici e metamorfici) volti alla
“costruzione” di una catena montuosa. Secondo la teoria della tettonica delle zolle l’orogenesi ha luogo
lungo i margini continentali (corrispondenti ai margini convergenti delle zolle). Sono due i casi in cui è
possibile la formazione di catene montuose:
1. La litosfera oceanica scivola sotto un continente: si costituisce un sistema arco-fossa (fossa
oceanica, bacino di avantiarco, arco magmatico, bacino di retroarco).
a. I sedimenti nella fossa vengono trascinati dalla placca oceanica, vengono deformati e
sollevati, formando un corrugamento sul bordo del continente.
b. Le forti pressioni che si generano possono innalzare sequenze di sedimenti continentali e
di mare poco profondo, insieme a frammenti del pavimento oceanico, che vengono a
saldarsi con la crosta continentale.
c. Il magma che si forma a causa della subduzione in parte solidifica sotto la superficie
(originando grandi batoliti e altri plutoni) e in parte effonde alimentando numerosi
vulcani: arco magmatico.
d. Tale arco è localizzato direttamente sopra la zona di subduzione e quasi parallela alla
linea di costa.
e. Talvolta l’arco magmatico non si trova sul continente, ma è separato da questo bacino di
avantiarco.
f. La risalita del magma (prevalentemente basaltico) provoca rigonfiamenti, dislocazioni e
fenomeni metamorfici.
g. Il magma che solidifica in profondità invece causa un notevole ispessimento della crosta.
h. Questi fenomeni comportano degli aggiustamenti isostatici verticali.
i. Dietro l’arco magmatico spesso si possono formare delle depressioni, formando il bacino
di retroarco.
j. La zolla in subduzione continua la sua discesa e di conseguenza l’attività magmatica
migra verso l’interno, nella regione prima occupata dal bacino di retroarco.
2. Scontro tra due zolle continentali: si ha quando il bacino oceanico si chiude. Nessuna delle
due zolle può andare in subduzione, così con l’esercizio di forti pressioni una delle due andrà a
scivolare sull’altra.
a. La collisione porta a forti spinte tangenziali, i materiali dei due margini verranno piegati,
fagliati e subiranno fenomeni di fusione e di metamorfismo, mentre si formeranno pieghe
e falde di ricoprimento.
b. La crosta si fa sempre più spessa e per il fenomeno dell’isostasia tenderà a risalire.
c. Se le forze cesseranno, la catena montuosa appena formatasi rimarrà come una cicatrice
che lega i due continenti, per poi essere erosa dagli agenti atmosferici e subendo nuovi
assestamenti isostatici.
d. Le rocce di “sutura” che ritroveremo saranno:
L’accrescimento crostale
Si è scoperto che talune catene montuose si sono formate in seguito ad un processo particolare:
l’accrescimento crostale. Frammenti isolati di crosta di varia natura, trascinati dai movimenti della
litosfera oceanica, vengono strappati dalla zolla in subduzione e possano saldarsi direttamente a un
continente aumentandone le dimensioni. Un esempio sono le coste dell’Alaska.