Frammenti di un me precedente scendono a cascata dentro quest’inconsapevole contenitore biologico e
si muovono ad ogni passo facendo rumore come di balocco infantile. E l’essere come può esserne la somma? O la loro potenziale interpretazione? Non è ed io non sono. Penso eppure sono o è questa, piuttosto una statica retrospettiva? Vado, gravido d’equipaggio cosciente e ‘dove sono?’ è la domanda cortese che si fa al deposito bagagli. E non qua dove già ero. E poi, se non mi trovo, non mi cerco. Nudo vado. Qualcuno vedendomi, non sapendo e non provando, potrebbe dire ‘libero’. Come un cane, come di un cane il respiro che sempre lo fa senza pensare a chi. Senza interpretare come le mie dita che toccano te, non pensino più a me. Come sparirti dentro per conoscerti davvero e , nel dimenticarmi, amare.