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Santa Pagaia

Festival noioso? La solita solfa, non particolarmente ben solfeggiata? Sbagliato!


Ecco infatti, dall’antico Egitto: Neferpippis, la mummia più antica del mondo. Davvero notevole il
contenuto tecnologico di questo incredibile reperto, animato attraverso un complicatissimo sistema
di circuiti ed elettropneumatismi informatizzanti si muove, cammina, parla come un autentico
essere umano, tanto che i più distratti lo potrebbero anche scambiare per una normalissima persona.
Invece è Baudo.
Compare, saluta, introduce ed attende la Michelle che finge una sorta di smarrimento; sembra non
crederci (“Ma che sto davvero all’Ariston? Il sesto cerchio? So che quello che ho fatto per le tic tac
era sbagliato ma… perché? Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato!?”) Accorre in soccorso
Baudo ormai avvezzo a simili ausili, vista la usa esperienza con il suicida d’anni addietro; “Ci pensi
bene; Sanremo è solo una volta l’anno. Mancano appena 25 minuti. Ce la può fare: adesso c’è la
pubblicità, resista!” La Hunziker ha modo, poi, di ricambiare visto che, ad ogni occasione,
Neferpippis le si avviluppa non si capisce se perché da solo non si regge in piedi o per riscuotere il
‘pedaggio’ per averla ‘portata a Sanremo’. La fanciulla non si ribella alle attenzioni del
presentatore-tassista, evitando pure movimenti bruschi, ‘ch’è facile, con un malcalcolato gesto,
passare da ragione a torto risolvendo in un attimo il dilemmico limbo: pederastia o necrofilia?
Non si preoccupino! Baudo vive ancora, non come gli spettatori in galleria, che ad ogni battuta dei
due presentatori, si lanciano nel vuoto, a decine, come pinguini al mare. Alcuni resistono
abbastanza a lungo per apprezzare il valore di testi e musiche spesso omaggianti brani classici, resi
attuali ed originali mediante alcuni mirati accorgimenti; uno su tutti e forse il meglio riuscito nelle
strofe: “Ninna nanna, ninna oh / questo amore a chi lo do”. E qui l’arguzia è davvero grande (come
i più acuti e colti si saranno avvisti) in dove l’autore sostituisce la parola “bimbo” con la parola
“amore”, strappando applausi a scena aperta. Il livello è alto, altissimo ma non si fa certo
sorprendere Mango che ci lascia, scolpito nella memoria un “volevo dirti, adesso / che sono vivo,
adesso” dal profondo valore filosofico anche se, a forza di telefonate così, è inutile che uno poi si
lamenti quando arriva la bolletta. La canzone s’intitola “Chissà se nevica” visto che siamo quasi a
Marzo, un po’ come dire “forse vinco”.
Sanremo non è, però, solo sottili artifizi letterari e profonde ponderazioni esistenziali; c’è anche
l’impegno sociale ed ecco ‘Canzone tra le guerre’. Splendida. E non s’insinui che Antonella
Ruggero pur di vincere si è abbassata fino ad arruolare i bambini affamati, abbandonati,
generalmente disgraziati le cui immagini scorrono gratuitamente alle sue spalle. Accusa ingiuriosa
soprattutto perché ovvio è che nessun bambino si lascerebbe avvicinare dalla Ruggero vista la sua
sorprendente parvenza al Corvo (magari riesumato e fatto cadere da una rampa di scale, una decina
di volte). Commovente la strofa, epica, travolgente “Dio, sì, prendi me!” con emozioni fortissime a
percorrere tutta la sala; speranzosa attesa seguita poi da cocente delusione quando ci si rende conto
che Dio non l’ascolta. Pazienza, non si poteva prevedere, perché qua si fa tutto in diretta e dunque
Nada, scoprendo all’ultimo momento il forfait del suo chitarrista, deve improvvisare: “deu! deu!
deu! deu! deu!”
Bene; nessuno sembra accorgersi di niente ma ecco che vengono a mancare altri strumenti e quindi:
“dai rai ra ri ru rai ra”. Perfetto. Come direbbe Milva “de scio mas goon!” E se si dovesse sbagliare,
pazienza, visto che, come riconosce la stonata Jasmine, a proposito della sua scelta di fare la
cantante “sbagliare può solo farci bene / soprattutto a quest’età”.
C’è pure il comico a stemperare e, come tutti gli anni, qualcuno viene preso per i genitali.
Finalmente si spiega perché i PACS son diventati DICO per poi sparire definitivamente; la famiglia
non c’entra; qui c’è da salvaguardare questa veneranda tradizione, questo bellissimo italico giuoco.
Teschio! Che ilare dileggio, che splendido diporto! Ovviamente non v’è da far confusione; avere
piacere a toccarsi il membro tra uomini non è lo stesso di, che so, indossare una maglietta rosa o
portare l’orecchino all’orecchio destro. Speriamo che le Scissor Sisters sappiano discernere…
Meglio non confonderli, del resto gli ospiti stranieri, ‘ché già Norah Jones si guarda attorno
sperduta dacché avverte nell’aria qualcosa che non va. C’è qualcosa che puzza, forse qualcuno non
si sente bene… forse quello dei Pquadro: “io sto male, male, male, male, MALINCOLICHE!!!”
Possibile che sia, invece, Marco Baroni: “il vento si sta alzando / qualcosa sai dentro me si sta
muovendo già”. Così va pensando la Jones, preoccupata, quand’ecco s’avvicina quel povero signore
anziano (Baudo) che è da un po’ che vaga sul palco (forse cercava la toilette e si è perso); le
farfuglia qualcosa in Italiano. Non capisce. Sua nipote (Hunziker), evidentemente qua per vegliare
su di lui, domanda “come i pooh?”; questa volta crede di capire infatti ‘pooh’, in Inglese, significa
‘cacca’. Si guarda intorno imbarazzata, possibile che la nipote non sia capace di maggiore
discrezione? Povera senile reliquia, proprio in diretta TV doveva incappare in tal sfortunoso
incidente? Bisognerà cambiarlo…
Ma no! In Italia i Pooh e gli escrementi presentano chiare differenze; differenze che mi scuso di non
poter enunciare ma, dovete capire, l’enciclopedia che ho consultato non presentava risposte
conclusive. E se le feci parlassero? Cosa direbbero? Nel tentativo di far luce sulla questione, si
spalanca uno sfintere: “sai a volte penso alle cose / alle salite faticose” e poi, le due all’unisono
“come padri e figli / con i propri sbagli / la storia siamo noi / tutti noi”. Un testo forte, per certi versi
sorprendente (soprattutto il primo verso; del tutto inatteso) che ha suscitato forti polemiche tra gli
storici.
Finisce che, tra gli esordienti, vince una canzone che parla d’intrallazzi e, tra i ‘big’ una che
racconta d’un pazzo suicida. Si va sul sicuro; un omaggio al presentatore, un omaggio al pubblico e
come ti sbagli?

a.ritroso

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