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'Notte

La notte già perché quando non ci siete è meglio. Buio e silenzio nulla di chiacchiere, risate e ferme
convinzioni, alla luce del sole appunto; qua tutto è incerto, tutto è possibile.
Arriva anche l’ora di chiusura delle discoteche, dei bar, dei circoli e così il nero che vi si frapponeva
si riprende tutto e tornate a casa, inevitabilmente tornate a casa, sotto le coperte, nascosti.
Nei letti dormite aspettando la luce che farà chiarezza ed obiettività, che riporterà le leggi certe il
comportamento adeguato; pressione sociale, detta società, chiamato ‘amici’.

La mia voglia di aria; toccare, annusare ed ascoltare qualcosa di reale, non delle bocche un relato è
qua. E le voci che scandiscono obbligazioni, impegni, gli occhi che danno vergogna, inibizione, le
orecchie che vorrebbero misura, tatto, reverenza, ora dormono attaccate alle facce di tutti che, di
giorno, le portano a spasso.
Se lo capisci anche tu devi venire con me, anche solo se lo puoi capire ti ci devi fare portare, cristo
anche per i capelli, trascinata.

“I tuoi amici sono insulsi; non li sopporto!” Ti grido a stretto contatto.


“Non li sopporto più!!!” levando le braccia al cielo.
Siamo in mezzo ad una strada illuminata a palcoscenico da un lampione remoto. Solo gatti, zanzare
e qualche bidone. E poi aria dolce, ricca di promessa e chiarore come accade d’estate.
Sei in piedi con un’espressione a metà tra la paura e lo stupore. Continui a guardarti attorno,
nervosa.
“Ma lo vuoi capire che non c’è nessuno! Nessuno ti vede! Nessuno!!!” Non funziona.
Non ti piace; chissà cosa stai pensando. Vuoi dire qualcosa…
“Vado a casa.”

Ecco, vai.

Vedo la tua schiena allontanarsi, apparentemente altera. Te ne vai orgogliosa, vulnerabile e confusa
come t’ho scelta. Meglio così.

Chi erano poi tutti quei Giandomenico ed Adalberti cui rendere il sorriso nella tediosa disquisizione
sulle false-coincidenze ed artificialstramberie delle loro identiche vite?! Chi sono tutte queste
Enrichette e Filomene di cui condivider la gran costernazione con riguardo a moralsensazioni
scaturite di sensazionalisti artefatti?!
Ma sì, mia cara Alfonberta, illustrami nuovamente le tue preoccupazioni circa il fatto che in Italia,
in un paesino apparentemente-normale (Dio mio!), una madre di parvenza assai decente (una madre
per giunta! O Jesus! Dico, u-n-a m-a-d-r-e-!-!-!) decida una bella mattina di massacrare la sua
prole! Oh sì, sconvolgente! Assolutamente. Chi se lo poteva immaginare che potesse accadere (in
Italia, poi) ciò che accade in tutto il globo, ogni anno, da millenni. Sinceramente pensavo avessero
smesso ma poi ci dev’essere stata una tal crisi nella vendita dei giornali, che han dovuto riprendere.
O forse la povera donna l’ha solo fatto perché tu avessi qualcosa di cui parlare a questa festa,
Alfonberta.
Ad ogni modo, non ci sono parole, in casi come questi; come in lemmi forbiti e ben variegati ci van
dicendo, da giorni, scrittori d’ogni dove. Se non… forse… “infanticidio”, forse è questa la parola
che cercavano quegli esimi letterati di cui prima mi dicevi. Te li immagini i titoli, se solo l’avessero
saputo: “Si consuma infanticidio. Di nuovo” sottotitolato “’Niente paura’ dichiara Portavoce
Ministro dei Sensazionalismi ‘infanticidi in calo dal 1999’ con magari accanto “Allarme nel
bellunese; bambino nasce, anziano muore, regione nel caos”?

a.ritroso

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