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1)- Se Dio è bonta infinita, allora Egli non può consentire o volere
l'esistenza del male (proposizione condizionale che è vera se sono
veri l'antecedente ed il conseguente).
3)- Allora Dio non esiste (anche l'antecedente del condizionale è falso
-non potendosi concepire un Dio che non sia bontà infinita, non resta
che negare la
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esistenza di Dio). Prima di addentrarci nell'esame di questa
argomentazione, occorre pero` chiarire i concetti di "bene" e "male".
E` molto difficile, se non impossibile, dare una definizione univoca
ed universale del "bene" e del "male", trattandosi di termini che
esprimono dei giudizi di valore, i quali, come e` noto, sfuggono ad
ogni canonizzazione in assoluto e sono relativi al soggetto che li
enuncia.
Non esiste al riguardo un parametro obbiettivo di valutazione e cio`
che e` considerato un bene o un male da uno puo` non esserlo per un
altro.
Inoltre, c'e` da stabilire se la coppia "bene-male" sia formata da due
termini contraddittori oppure contrari.
Se cio` che non e` bene fosse ritenuto ipso facto un male e quello che
non e` un male dovesse stimarsi automaticamente un bene, ci
troveremmo di fronte a due concetti contraddittori e sarebbe
sufficiente definirne uno soltanto per potere ottenere l'altro in
funzione negatoria del primo.
Ma non sembra che tra i due termini della coppia sussista un rapporto
di contraddizione in quanto essi non si escludono vicendevolmente,
ma ammettono la possibilita` di un terzo termine intermedio che li
escluda entrambi.
Se, per esempio, aiutare il prossimo e` considerato un bene e
danneggiarlo un male, non ne consegue necessariamente che non
aiutarlo sia un male e non danneggiarlo sia un bene, perche` esiste
anche la posizione di chi nulla fa per dare aiuto al prossimo, ma
nemmeno nulla fa per arrecargli danno.
Allo stesso modo, le relazioni "piu` grande di A" e "meno grande di
A" non risultano contraddittorie in quanto e` pure ipotizzabile la
relazione intermedia "grande quanto A".
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In conseguenza, e` sempre possibile una definizione circolare del
"bene" e del "male", nel senso che, una volta definite le caratteristiche
di uno dei due, bastera` considerare le caratteristiche "contrarie" per
ottenere la definizione dell'altro.
Ho virgolettato l'aggettivo contrarie per porre in evidenza che tale
aggettivo sta a significare non la negazione di quelle caratteristiche,
ma il contrario di esse, che e` cosa ben diversa.
Cosi`, se e` un bene "amare" il prossimo, sara` un male "odiare" il
prossimo, dove il verbo "odiare" e` il contrario di "amare" e non la
sua negazione, che e` data da "non amare".
Tuttavia, per quanto detto innanzi, simili definizioni del bene e del
male lasciano in sospeso la valutazione delle posizioni intermedie:
nell'esempio di poco fa come considerare, infatti, la situazione del
"non amare e nemmeno odiare" il prossimo?
Questi stati di, per cosi` dire, "neutralita`" o vanno messi da parte ed
esclusi, quindi, da ogni giudizio etico, concludendo che essi non sono
ne` bene, ne` male; oppure vanno fatti rientrare anch'essi nell'ambito
del bene o del male e si dovra` allora decidere di volta in volta se
assegnarli all'uno o all'altro.
Ma e` possibile che cose, eventi, comportamenti umani si sottraggano
ad ogni valutazione etica e restino confinati in una specie di limbo
ingiudicato ed ingiudicabile?
Occorre a questo punto fare dei distinguo:
Le cose e gli eventi sono di per se` al di fuori della morale e possono
essere ritenuti un bene o un male soltanto per gli effetti che
producono nelle singole situazioni di fatto; un'arma, ad esempio, e` un
oggetto che puo` essere considerato un bene o un male soltanto per
l'uso che se ne fa e per l'effetto che si intende conseguire con essa: se
viene adoperata per difendersi puo` essere stimata un bene; se
semplicemente per offendere ed uccidere, un male.
Comunque, a ben guardare, non sono le cose ad essere buone o
cattive, ma soltanto i comportamenti di chi se ne serve.
Veniamo agli eventi e, tra questi, a quelli naturali: essi possono
classificarsi in positivi e negativi in base alle conseguenze cui danno
luogo; una pioggia puo` essere benefica per la campagna assetata ed
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e` considerata un bene; un'alluvione puo` risultare disastrosa per
uomini e cose ed e` ritenuta un male.
Ma anche qui, a ben vedere, il giudizio etico viene rivolto non al
fenomeno naturale in se`, ma a chi, Dio o altra entita`, si ritiene alla
fin fine responsabile del verificarsi del fenomeno.
Quanto agli eventi umani, favorevoli o sfavorevoli che siano, come
un trattato di pace od una guerra, un'operazione assistenziale o un
incidente aereo mortale, la valutazione dell'evento come un bene o un
male e` diretta sempre al comportamento degli uomini che lo hanno
causato, anche se, nel caso di eventi disastrosi, si tende a coinvolgere
nella paternita` del disastro il consenso dell'Ente Supremo.
Soltanto i comportamenti umani ricadono, quindi, sotto il segno del
bene o del male e soltanto per essi si pone il problema degli
atteggiamenti neutri.
Ma esso e` un falso problema in quanto e` generato soltanto da una
determinata formula definitoria del bene e del male; ogni
comportamento, se e` frutto della sola volonta` dell'uomo, puo` essere
giudicato moralmente; anche gli atteggiamenti cosiddetti neutri vanno
percio` ricondotti sotto tale valutazione etica e giudicati come buoni o
cattivi.
Tenteremo ora di dare alcune definizioni del "bene" e del "male" che,
proprio perche` sono concetti di valore, si prestano ad essere
considerati da differenti punti di vista.
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Anche queste sono ulteriori varianti delle 13.1.3) e 13.1.4); esse
considerano l'intensita` dell' effetto finale per stabilire la bonta` o
meno del comportamento umano che lo ha provocato.
In definitiva, messe da parte le varianti, possiamo dire che il bene e il
male dei comportamenti umani viene concepito fondamentalmente
secondo i due punti di vista dell'egoismo e dell'altruismo.
Se poi consideriamo l'altruismo non altro che la forma piu` elevata
dell'egoismo, ossia il provare piacere che gli altri abbiano piacere,
possiamo unificare le due concezioni ed affermare che il
comportamento dell'uomo: e` buono quando provoca piacere agli altri
e tramite il piacere degli altri provoca piacere a lui stesso; e` cattivo
quando arreca dispiacere agli altri e quindi a lui stesso.
Riportiamoci ora alla condizione posta con la precedente 12.1), che,
per agire bene, l'uomo deve saper discernere il bene ed il male.
Il Creatore ha fatto dono alla sua creatura umana di due lumi preziosi:
il lume della ragione, frazione infinitesima della Sua somma
Intelligenza ed il lume della coscienza morale, microscopica ma
sempre vivida scintilla della Sua immensa Bonta`; essi sono doni
tratti dalla Sua stessa Essenza; doni che di questa Essenza Divina
fanno partecipe anche l'uomo; doni che gli sono indispensabili per
vivere la sua esistenza di essere privilegiato dell'universo, destinato a
ricongiungersi con il Dio Padre.
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Queste due facolta` di origine divina, l'intelletto e la coscienza del
bene e del male, danno all'uomo la possibilita` di intendere e
conoscere quale sia la strada giusta da seguire per ritornare a Dio;
purche`, pero`, egli voglia seguirla.
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Tale spiegazione rispecchia l'ipotesi manichea del Divino, gia`
considerata in precedenza (4.2.2), e porrebbe nuovi e piu` inquietanti
interrogativi, circa i rapporti tra le due Divinita` ed i Loro poteri
sull'universo e sull'uomo; interrogativi ai quali non sarebbe mai
possibile dare una risposta.
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il male, per fargli capire che il male si paga e stimolarlo quindi ad
agire bene.
Tuttavia, anche se tale pena non deve essere vista nella logica della
legge del taglione, cioe`, del rendere male per male, ma nell'ottica
dell'emendamento, ossia, del recupero di chi ha deviato dalla strada
giusta, questa concezione del male come punizione a fin di bene,
sembra prestare il fianco alla medesima osservazione precedente: Dio
userebbe il male per ottenere il bene, quando potrebbe evitare di
servirsene affatto.
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