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DISCARICHE, SUL BUSINESS DEI RIFIUTI I NUMERI SMENTISCONO

CROCETTA
Mentre il governatore insiste sul commissariamento e pensa di
rivolgersi ad impianti esteri, c chi tira le somme delle
strutture gi esistenti nellIsola. Si scopre cos che la Sicilia
avrebbe ancora la possibilit di smaltire quasi 11 milioni di
tonnellate di rifiuti il tutto senza prevedere alcuna crescita
della raccolta differenziata
di Paolo Patania

Ma c veramente, in Sicilia, lemergenza rifiuti paventata dal


presidente della regione siciliana, Rosario Crocetta? cos necessario
un commissario per gestire questo settore? A smentire il governatore
dellIsola Aurelio Angelini, docente di Sociologia dellambiente
allUniversit di Palermo, considerato uno dei massimi esperti in Sicilia
in materia GESTIONE e trattamento dei rifiuti. In Sicilia scrive
Angelini in un post su Facebook non serve ALCUN
commissariamento. Bisogna utilizzare al meglio tutte le discariche
in esercizio, con una regolamentazione regionale, trattandosi di
un SERVIZIO di pubblica utilit. Autorizzando le discariche che sono
in attesa di approvazione. Il governo regionale, se proprio non intende
cambiare rotta, rimettendo il sistema dei rifiuti della nostra Isola sulle
gambe della legislazione europea e nazionale, deve deliberare un agile
e limitato Piano stralcio per le discariche, come prevede la legge
regionale n.9 del 2010, per NUOVE e contingentate volumetrie e solo
per alcuni territori particolarmente scoperti, al fine di evitare
leccessiva movimentazione dei rifiuti. Il governo deve inoltre
obbligare i gestori delle discariche a selezionare i rifiuti
in INGRESSO , come stabilito dal decreto legislativo n.36 del 2003.
La Sicilia, DATI alla mano, produce, in media, 2 milioni e mezzo di
tonnellate di rifiuti allanno. Angelini riporta i dati di tutte le discariche
presenti nellIsola. C la discarica di Mazzarr SantAndrea, in
provincia di Messina, che stata chiusa e fa venire meno la possibilit
di sotterrare circa 200 mila tonnellate di rifiuti. Poi la discarica
Siculiana, in provincia di Agrigento, per ora chiusa, ma che dovrebbe
riaprire i battenti a gennaio. Quindi, la discarica Oikos di Misterbianco,
che stata riaperta dal governo regionale (ma potrebbe CHIUDERE ).
A queste tre si aggiungono le discariche di Sciacca, Gela, Serradifalco,
Motta SantAnastasia, Catania, Enna, SantAgata di Militello, Palermo,
Partinico, Castellana Sicula, Ragusa, Augusta, Campobello di Mazara,
Trapani e Alcamo. Sulla base delle discariche in funzione, la nostra

Isola, per il prossimo anno, pu contare su una capacit di


abbancamento (smaltimento dei rifiuti in discarica) di 17 milioni di
tonnellate di rifiuti. Da questi 17 milioni bisogna sottrarre i
rifiuti PRODOTTI tra il 2011 e il 2014, ovvero circa 9 milioni di
tonnellate di rifiuti.
Questi 9 milioni di tonnellate di rifiuti, grazie al post-trattamento in
ingresso in discarica, secondo quanto stabilito dalla legge, si
dovrebbero ridurre a 6 milioni di tonnellate circa. Utilizzando questo
dato, la Sicilia avrebbe a DISPOSIZIONE discariche per abbancare
quasi 11 milioni di tonnellate di rifiuti. Il tutto senza prevedere alcuna
crescita della raccolta differenziata (siamo a meno del 10%
dovremmo stare gi al 65%). Anche volendo essere pessimisti, e
cio considerando che i 9 milioni di rifiuti PRODOTTI in Sicilia tra il
2011 e il 2014 potrebbero non essere stati trattati nelle
discariche, ci sarebbe sempre una possibilit di smaltire nelle
discariche 8 milioni di tonnellate di rifiuti, PARI a quattro anni di
autonomia. Tutto questo considerando, sempre pessimisticamente,
uno zero per cento di raccolta differenziata (che in Sicilia, anche se
bassa, c: come gi accennato, inferiore al 10%, ma c).
Non solo. Ci sono altre discariche che potrebbero essere
autorizzate. Una a Pagliara, in provincia di Messina; una seconda a
Enna; una terza ad Augusta, una quarta a Noto; una quinta a Vittoria,
una sesta a Solarino, una settima ancora ad Augusta.
Ovviamente, stiamo parlando di una Sicilia che, fino ad oggi, ha
pensato
alla GESTIONE dei
rifiuti
come
a
un grande
business imperniato sulle discariche, gestite, in alcuni importanti
casi, da PRIVATI . Il tutto sulla pelle dellambiente e della salute dei
cittadini. E anche penalizzando economicamente gli stessi siciliani.
Basti pensare che lindebitamento degli Ato rifiuti (che sono societ
dambito tra Comuni, oggi in liquidazione) nei confronti del sistema
delle discariche di circa un miliardo e mezzo di euro. Debiti, in
buona parte verso i titolari delle discariche private, che tra qualche
anno i cittadini siciliani pagheranno con un aumento delle bollette.
Il presidente della Regione, Crocetta, non esclude che, per due o tre
mesi, i rifiuti prodotti in Sicilia possano essere portati allestero. Ma
se i DATI forniti dal professore Angelini sono esatti, che bisogno c
di portarli allestero? Il governatore si dice scandalizzato che in Sicilia
la raccolta differenziata sia ferma al 10% (in realt sotto il 10%).
Ma Crocetta non si insediato a Palazzo dOrleans due giorni fa, ma
due anni fa. E dov stato in questi due anni? Quindi, parlando degli
inceneritori di rifiuti, ricorda che i quattro previsti dal governo
regionale di Tot Cuffaro erano impianti troppo GRANDI e
desueti. Ma poi apre alla realizzazione di piccoli inceneritori non
inquinanti. Peccato che gli inceneritori di rifiuti non inquinanti non
esistono. Da qui la DOMANDA : il presidente della Regione vorrebbe il

commissariamento per promuovere la raccolta differenziata o per


realizzare inceneritori di rifiuti?
http://www.loraquotidiano.it/2014/12/27/discariche-sul-business-dei-rifiuti-i-numeri-smentiscono-crocetta_18759/

Nicol Marino: La mia lotta contro laffaire


monnezza
Praticamente Montante, siccome avevo scritto una nota nei
confronti di Catanzaro sullemergenza rifiuti, prende
posizione contro di me per difendere lamico. Lumia cerca di
mediare, Lo Bello sta zitto. Alla fine si calmano le acque,
lindomani mattina mi vedo a Tusa con Crocetta e gli dico:
Rosario, non puoi consentire una cosa del genere. E
Crocetta? Cambi discorso. Ma perch lha nominata
assessore? Sono convinto che Crocetta fosse certo che
tramite Lumia (con il quale ero in sintonia quando era vice
presidente della Commissione parlamentare antimafia)
potesse controllarmi
di Luciano Mirone

Dopo sette mesi dal suo siluramento punta il dito contro il


governatore Rosario Crocetta, contro i vertici di Confindustria
Sicilia ovvero il vice presidenteGiuseppe Catanzaro e il
presidente Antonello Montante , contro il vice presidente di
Confindustria nazionale Ivan Lo Bello, contro il senatore del
PdGiuseppe Lumia, contro alcuni funzionari regionali che avrebbero
firmato atti palesemente illegittimi. Tante le accuse: dal rilascio delle
autorizzazioni alle manovre messe in atto per evitare la realizzazione
delle piattaforme pubbliche per favorire le discariche private, specie
quella di Siculiana (Agrigento), gestita dal vice presidente di
Confindustria Sicilia.
Detto e sottoscritto da Nicol Marino, ex assessore del Governo
Crocetta con delega ai Rifiuti, allAcqua e allEnergia, dal 12
dicembre 2012 al 14 aprile scorso.
Oggi Marino rompe un lungo silenzio e in questa intervista spiega
molti retroscena legati allo scandalo della spazzatura nellisola. Non

sappiamo cosa c dentro le nostre discariche e nel nostro sottosuolo,


potrebbero anche esserci rifiuti pericolosi: in questi anni non stato
controllato nulla n dallArpa, n dalle Province. Un affare gigantesco
come questo non poteva lasciare indifferente la criminalit
organizzata, che a Mazzarr SantAndrea, per esempio, ha scaricato
limmondizia della Campania.
un fiume in piena lex magistrato. Non voglio che passi il messaggio
(come il presidente Crocetta ha cercato di fare anche in questi giorni)
di essermi occupato, durante il mio mandato, solo della discarica di
Siculiana per un pregiudizio nei confronti di Giuseppe Catanzaro,
trascurando quelle di Mazzarr SantAndrea (nei giorni scorsi
sottoposta a sequestro preventivo) e di Motta SantAnastasia (anche
questa formalmente chiusa). Unaccusa che Marino respinge al
mittente proprio nei giorni in cui con le inchieste della magistratura
e della Commissione nazionale antimafia i nodi dellaffaire
spazzatura stanno venendo al pettine.
La verit dice Marino che mi sono occupato a trecentosessanta
gradi del ciclo dei rifiuti, cercando delle soluzioni finalizzate al
risparmio e al bene comune.
A difendere lex assessore scendono in campo i sindaci di
Furnari, Mario Foti, e di Misterbianco,Nino Di Guardo, che da anni
lottano per la chiusura degli impianti di Mazzarr e di Motta: Crocetta
dichiarano allunisono ha buttato fuori lex assessore Marino che
stava portando avanti una seria azione di rinnovamento e di
trasparenza.
Va ricordato al presidente Crocetta afferma Marino che una delle
pi grosse autorizzazioni rilasciate (3 milioni di metri cubi di volume)
stata concessa nel 2009 a favore della discarica del vice presidente
di Confindustria Sicilia.
E poi: Catanzaro il primo imprenditore dellisola a sferrare lattacco
pi grave al governo Crocetta. Quando? Quando ottenemmo il decreto
legge dal governo Monti per lemergenza rifiuti. Al momento della
conversione in legge, Catanzaro scrive, in qualit di vice presidente di
Confindustria Sicilia, al presidente della Commissione ambiente del
Senato, Marinello, sostenendo che non bisognava convertire in legge
la parte di rifiuti relativa allimpiantistica, cio alle discariche, in
quanto le esperienze del passato avevano dimostrato che lemergenza
era stata la breccia tramite la quale erano entrati gli interessi mafiosi.
Il problema che Catanzaro aveva avuto unautorizzazione illegittima,
e si era inserito nella gestione della discarica di Siculiana
approfittando di quellemergenza rifiuti che lui stesso aveva
stigmatizzato. In pratica Catanzaro ha sferrato un attacco al Governo

Crocetta, ma stato protetto dallo stesso Crocetta con dichiarazioni


pubbliche anche a mio danno.
Perch Crocetta difende Catanzaro e attacca Marino?
Crocetta ha goduto degli appoggi di Confindustria come sindaco di Gela, come
parlamentare europeo e come presidente della Regione siciliana. Il governatore
non vive bene la presenza di personaggi che oscurano la sua immagine.
Mantenendo la mia autonomia lho messo in crisi.
Perch, dottor Marino, lei accusa anche il presidente di Confindustria?
Mentre sono ancora assessore mi chiama il senatore del Pd Beppe Lumia, e mi
dice: Quando vieni a Palermo?. Domani. Assolutamente no, ci dobbiamo
vedere stasera. Beppe, sono a Catania, non posso. Allora veniamo noi: io,
Antonello Montante e Ivan lo Bello. Lincontro avviene allhotel Excelsior di
Catania. Montante esordisce cos: Se vuoi fare la guerra a colpi di dossier io
sono pronto, la devi smettere di mandare in giro Ferdinando Buceti (mio capo
di Gabinetto ed ex vice Questore della Polizia di Stato, nonch appartenente
alla Dia di Caltanissetta) ad acquisire informazioni sul mio conto. Gli rispondo:
Sei veramente fuori di testa. Non ho bisogno di mandare persone in giro per
saperne di pi su di te, sono sufficientemente informato. Non ti permettere di
fare insinuazioni di questo tipo. Praticamente Montante, siccome avevo scritto
una nota nei confronti di Catanzaro sullemergenza rifiuti, prende posizione
contro di me per difendere lamico. Lumia cerca di mediare, Lo Bello sta zitto.
Alla fine si calmano le acque, lindomani mattina mi vedo a Tusa con Crocetta e
gli dico: Rosario, non puoi consentire una cosa del genere.
E Crocetta?
Cambi discorso.
Cosa avvenne a seguito della sua inchiesta?
Il direttore generale del dipartimento Territorio e Ambiente, dott. Gaetano
Gullo, scrisse che la situazione di Siculiana e di Motta era regolare. La cosa
assurda che questo signore, che ritengo assolutamente incapace e
inadeguato per svolgere le funzioni conferitegli, rimanga ancora al suo posto
nonostante le mie sollecitazioni a Crocetta di sollevarlo dallincarico.
Qual il ruolo del senatore Lumia?
Ha sempre sponsorizzato Catanzaro, anzi, direi che Lumia, Catanzaro e
Montante sono la stessa cosa.
Perch Crocetta la nomina assessore?
Me lo chiedo anchio. Sono convinto che Crocetta fosse certo che tramite
Lumia (con il quale ero in sintonia quando era vice presidente della
Commissione parlamentare antimafia) potesse controllarmi.
Unoperazione di facciata?
Alla luce di questi fatti, direi proprio di s.
http://www.loraquotidiano.it/2014/11/11/nicolo-marino-la-mia-lotta-contro-laffaire-monnezza_12086/

Mazzarr, rifiuti e discariche-caos:


la Contrafatto non vuole lemergenza
Il neo assessore non gradisce lipotesi gi ventilata da Crocetta di commissariare gli interventi di salvaguardia
ambientale. E ha dalla sua parte il leader dei renziani siciliani, Davide Faraone. Il prefetto di Messina, intanto,
stato delegato ad esercitare i poteri di accesso per vigilare su eventuali infiltrazioni mafiose
di Paolo Patania
20 dicembre 2014

Avranno parlato anche della discarica di Mazzarr SantAndrea? Nel comunicato


ufficiale diramato dalla giunta regionale di Rosario Crocetta, che ieri pomeriggio si
riunita in seduta straordinaria a Barcellona Pozzo di Gotto, la questione rifiuti viene
sfiorata, ma non c alcun accenno preciso alla discarica chiusa che, nel Messinese,
oggetto di aspre polemiche tra alcuni amministratori comunali. Nel comunicato si parla di
un patto di intenti siglato tra la Regione siciliana e il comune di Barcellona Pozzo di
Gotto. Il Patto fa riferimento a vari aspetti: Il rilancio della Zona franca urbana,
lattivit di prevenzione e di risanamento contro il dissesto idrogeologico, il sistema
sanitario, incluso quello socio-assistenziale, il sistema scolastico, quello infrastrutturale (di
riqualificazione delle periferie urbane, anche per il contrasto alla criminalit organizzata,
nonch interventi di recupero del centro storico) e di rilancio delle attivit
produttive nel quadro delle vocazioni naturali del territorio (turismo, agricoltura,
artigianato).
Quindi il breve passaggio sui rifiuti: Questione rilevante che dovr essere
affrontata superando lemergenza, inserendo elementi di nuova programmazione. Il
riferimento al superamento dellemergenza potrebbe essere un passaggio importante. Il
presidente Crocetta, noto, ha chiesto al governo Renzi di essere nominato commissario
per lemergenza rifiuti in Sicilia. Ma il nuovo assessore ai Rifiuti, Vania Contrafatto che
avrebbe gi iniziato a tirare fuori gli artigli avrebbe bloccato il governatore, spalleggiata,
peraltro, dal leader dei renziani siciliani, Davide Faraone.
Il segnale politico importante: la questione dei rifiuti verr gestita dallassessore
Contrafatto e non dal presidente Crocetta e dal suo cerchio magico. E, con molta
probabilit, senza bisogno di ricorrere al commissariamento. Sotto questo profilo, le due
parole pronunciate da Crocetta superando lemergenza potrebbero stare a significare
la vittoria su tutta la linea dellassessore Contrafatto.
Intanto con decreto del ministro dellInterno, sottoscritto gioved, il prefetto di Messina
stato delegato ad esercitare i poteri di accesso nel Comune di Mazzarr SantAndrea per
accertare eventuali tentativi di infiltrazione o di condizionamento di tipo mafioso allinterno
dellapparato politico e amministrativo dellEnte. Il rappresentante del governo ha
immediatamente nominato la Commissione dindagine, composta dal dirigente dellArea
II della Prefettura, Carmelo Musolino, dal dirigente del Commissariato di Polizia di
Barcellona Pozzo di Gotto, Mario Ceraolo, dal comandante del reparto operativo del
Comando provinciale dei carabinieri di Messina, tenente colonnello Nicola Roberto Lerario,
e dal comandante del Gico del nucleo Polizia tributaria della Guardia di finanza, tenente
colonnello Jonathan Pace. Sullesito dellattivit ispettiva scritto dovr essere
fatta una relazione al prefetto entro tre mesi.

Di fatto, il comune di Mazzarr SantAndrea dove ha sede la megadiscarica chiusa


finito sotto il controllo del governo nazionale. Il resto del comunicato della giunta regionale
affronta altre questioni. In merito alla iniziativa sullaeroporto del Mela si legge sempre
nel comunicato si aprir un tavolo di confronto. Su tutte le questioni viene costituito
un tavolo congiunto tra governo regionale (interassessoriale) e Comune. Molto
soddisfatta per lattenzione ricevuta da parte della Regione, il sindaco di Barcellona, Maria
Teresa Collica. Il presidente Crocetta ha dichiarato di apprezzare molto lazione di
profondo cambiamento che lattuale amministrazione barcellonese sta attuando.
http://www.loraquotidiano.it/2014/12/20/mazzarra-rifiuti-e-discariche-caos-la-contrafatto-nonvuole-lemergenza_18080/
Rifiuti, Corte giustizia Ue condanna Italia: multa 42,8 milioni ogni 6 mesi. Galletti: "Non
pagheremo un euro"

Il nostro Paese non ha rispettato gli obblighi imposti dalla sentenza del 2007. Inflitta
anche una pena pecuniaria forfetaria record di 40 milioni. Ancora tante le discariche
abusive presenti in tutte le regioni. Ministro: "Multa riferita al passato, ora discariche in
sicurezza"
BRUXELLES - L'Italia non ha rispettato la sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea
del2007 che ha constatato l'inadempimento alle direttive sui rifiuti. Per questo il nostro Paese
stato condannato a pesanti sanzioni pecuniarie che prevedono il versamento di 40 milioni ogni sei
mesi fino all'esecuzione della sentenza. Galletti: "Non pagheremo un euro". "La sentenza della
Corte di giustizia Europea sanziona una situazione che risale a sette anni fa. In questo tempo l'Italia
si sostanzialmente messa in regola", spiega il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti.
"Siamo passati - spiega il ministro - da 4.866 discariche abusive contestate a 218nell'aprile 2013.
Una cifra che a oggi si ulteriormente ridotta a 45 discariche. Con la legge di Stabilit 2014 sono
stati stanziati 60milioni di euro per un programma straordinario che consentir di bonificare 30 delle
45 discariche rimaste, anche attraverso gli accordi di programma sottoscritti in questi giorni con le
regioni Abruzzo, Veneto, Puglia e Sicilia. Le restanti 15 discariche abusive saranno bonificate con un
ulteriore impegno di 60 milioni di euro". Galletti ha assicurato che "andremo in Europa con la
forza delle cose fatte, lavorando in stretta collaborazione con le istituzioni Ue, per non pagare
nemmeno un euro di quella multa figlia di un vecchio e pericoloso modo di gestire i rifiuti con cui
vogliamo una volta per tutte chiudere i conti". Le sentenze. Con una prima sentenza, nel 2007, la
Corte ha dichiarato che l'Italia era venuta meno, in modo generale e persistente, agli obblighi
stabiliti dalle direttive relative ai rifiuti, ai rifiuti pericolosi e alle discariche di rifiuti. Nel 2013, la
Commissione ha ritenuto che l'Italia non avesse ancora adottato tutte le misure necessarie per dare
esecuzione alla sentenza del 2007. In particolare, 218 discariche situate in 18 delle 20 regioni italiane
non erano conformi alla direttiva "rifiuti"; inoltre, 16 discariche su 218 contenevano rifiuti pericolosi
in violazione della direttiva "rifiuti pericolosi"; infine, l'Italia non aveva dimostrato che 5 discariche
fossero state oggetto di riassetto o di chiusura ai sensi della direttiva "discariche di rifiuti". La
Corte ricorda innanzitutto che la mera chiusura di una discarica o la copertura dei rifiuti con terra e
detriti non sufficiente per adempiere agli obblighi derivanti dalla direttiva "rifiuti". Pertanto, i
provvedimenti di chiusura e di messa in sicurezza delle discariche non sono sufficienti per
conformarsi alla direttiva. L'Italia non si assicurata che il regime di autorizzazione istituito fosse
effettivamente applicato e rispettato. Le sanzioni. La Corte trae la conclusione che l'Italia non ha
adottato tutte le misure necessarie a dare esecuzione alla sentenza del 2007 e che venuta meno agli
obblighi. Di conseguenza, la Corte condanna l'Italia a pagare una somma forfetaria di 40 milioni. La
Corte rileva poi che l'inadempimento perdura da oltre sette anni e che, dopo la scadenza del termine
impartito, le operazioni sono state compiute con grande lentezza; un numero importante di
discariche abusive si registra ancora in quasi tutte le regioni italiane. La Corte condanna quindi

l'Italia a versare una penalit semestrale a partire da oggi e fino all'esecuzione della sentenza del
2007. La penalit sar calcolata, per quanto riguarda il primo semestre, a partire da un importo
iniziale di 42.800.000 euro. Da tale importo saranno detratti 400mila euro per ciascuna discarica
contenente rifiuti pericolosi messa a norma e 200mila euro per ogni altra discarica messa a norma.
Per ogni semestre successivo, la penalit sar calcolata a partire dall'importo stabilito per il semestre
precedente detraendo i predetti importi in ragione delle discariche messe a norma in corso di
semestre. Multa record. La maximulta forfetaria di 40 milioni di euro, spiega un documento della
corte Ue, la sanzione pecuniaria pi pesante mai inflitta dalla Corte europea da quando i Trattati le
danno il diritto di imporre multe agli stati, e cio dal 1992. Fino a oggi la multa forfetaria pi
eleveta era stata inflitta dalla Corte sempre all'Italia nel 2011 per aiuti di Stato illegali nella forma di
sgravi fiscali per contratti di formazione lavoro. In quel caso la multa forfetaria era stata di 30
milioni e ha rappresentato il record fino ad ora. In totale la Corte ha inflitto finora una decina di
multe, due delle quali all'Italia. Le altre hanno colpito Francia, Grecia, Portogallo, Spagna e Irlanda.
La Grecia il paese che ne ha ricevute di pi.
http://www.notiziarioitaliano.it/Rifiuti__Corte_Ue_condanna_l_Italia_42_8_milioni_di_multa_ogni_6_mesi.5b
9d5bc86.a.html

Legislatura 17 - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 307 del


09/09/2014

CAMPANELLA, BOCCHINO, ORELLANA - Ai Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio


e del mare e dell'interno - Premesso che, a quanto risulta agli interroganti:
l'Autorit garante della concorrenza e del mercato, con provvedimento n. 25057 del 1
agosto 2014, ha avviato un'indagine conoscitiva sul mercato della gestione dei rifiuti solidi
urbani, ai sensi dell'articolo 12, comma 2, della legge 10 ottobre 1990, n. 287, ed ai sensi
dell'art. 17 del decreto del Presidente della Repubblica 30 aprile 1998, n. 217, motivato da
una serie di importanti ed allarmanti considerazioni;
nel provvedimento si legge che: Al riguardo, l'analisi preliminare degli assetti istituzionali
e di mercato nel settore sembra suggerire la presenza di diverse criticit concorrenziali.
Innanzitutto, si osserva l'esistenza di un ricorso significativo all'affidamento diretto anche
in assenza dei requisiti in-house e una durata degli affidamenti nella maggior parte dei
casi superiore a quella che sembra necessaria per recuperare gli investimenti, tali da

scoraggiare lo sviluppo della concorrenza tra operatori e favorire il consolidamento delle


posizioni di mercato dei gestori incumbent;
tra societ partecipate in liquidazione, indagini penali, arresti per legami con la mafia e
continue emergenze, in Sicilia il problema dello smaltimento dei rifiuti e della gestione
delle discariche oggi una vera e propria piaga sociale da cui i rappresentanti istituzionali
regionali non riescono ad uscire;
in un articolo di "la Repubblica" nell'edizione di Palermo del 23 luglio 2014 dal titolo: "Il
business dei rifiuti in mano ai privati, ecco i big e i loro sponsor", si evidenzia come La
Sicilia in mano ai padroni dei rifiuti e rischia di ritrovarsi in un'emergenza sanitaria senza
precedenti se chiuderanno soltanto alcuni dei siti amministrati dagli imprenditori finiti agli
arresti. Una situazione paradossale, frutto di scelte politiche e di un monopolio difeso con
le unghie e con i denti dai proprietari dei principali impianti dell'Isola, spesso con l'aiuto
dello sponsor politico giusto. A pagare, i cittadini di una regione che non ha praticamente
livelli di differenziata accettabili, meno del 10 per cento, e si trova oggi con appena cinque
grandi discariche in funzione e autocompattatori che viaggiano da una parte all'altra
dell'Isola;
dallo stesso articolo si apprende che il 18 luglio 2014 veniva tratto in arresto l'imprenditore
Domenico Proto, titolare della discarica "Oikos" di Motta Sant'Anastasia (Catania), durante
l'operazione "Terra mia" condotta dalla Polizia di Palermo nell'ambito dell'inchiesta sullo
smaltimento dei rifiuti;
alla discarica Oikos, gestita dalla famiglia di Domenico Proto che, come scrivono i pubblici
ministeri nell'ordinanza di arresto, ottiene dal Governo Lombardo autorizzazioni ad
ampliamenti nelle discariche di Motta Sant'Anastasia per 2,5 milioni di metri cubi, andava
una grossa fetta dei volumi di abbancamento di rifiuti prodotti in Sicilia;
secondo quanto sostenuto dal dottor Aurelio Angelini, consulente nominato dall'ex
assessore regionale Marino, la gestione delle discariche dell'isola ai privati il frutto di una
scelta precisa del Governo Lombardo, che negli stessi anni negava ai Comuni l'apertura di
piccole discariche lasciando il monopolio ai privati;
a Siculiana (Agrigento) presente una tra le pi grandi discariche della Sicilia di propriet
di Giuseppe Catanzaro, numero due di Confindustria Sicilia, l'associazione che dal 2009
esprime un assessore, sia nel Governo Lombardo con Marco Venturi, sia in quello Crocetta
con Linda Vancheri come assessori per le attivit produttive;
la discarica da diversi anni svolge un'azione di mutuo soccorso in occasione di crisi
ambientali con funzioni di impianto connesso e correlato ad una funzione su scala
regionale ed oggi adibita come discarica di riferimento a plurimi ambiti territoriali ottimali
dell'isola;
considerato che:
con decreto della Regione Siciliana n. 1362 del 23 dicembre 2009 veniva rilasciata
autorizzazione integrata ambientale (AIA) alla ditta Catanzaro costruzioni s.r.l. per la
realizzazione di una vasca di discarica denominata "V4" in contrada Materano di Siculiana,
ricadente nel territorio dell'ambito territoriale ottimale Agrigento 2 (ATO AG2), con una
capacit di abbancamento pari a 2.937.379 metri cubi, in difformit a quanto stabilito
dall'art. 199, comma 3, lettera a), del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, che
stabilisce l'obbligo di assicurare la gestione dei rifiuti urbani non pericolosi all'interno degli
ambiti territoriali ottimali;
l'AIA per la vasca V4 veniva rilasciata nonostante il Comune di Montallegro (Agrigento)
avesse espresso parere contrario a causa del sovradimensionamento della discarica e dei
conseguenti effetti ambientali e sanitari, per le conseguenze economiche per il proprio
territorio e per l'impatto veicolare;

inoltre, tale autorizzazione veniva rilasciata sebbene fosse ancora operativa la vasca di
discarica V3, anch'essa gestita nello stesso sito dalla Catanzaro costruzioni, che nella
relazione progettuale dichiarava una capacit residua della vasca di discarica V3 di
560.000 metri cubi, corrispondente grossomodo al fabbisogno dell'ATO AG2, non tenendo
conto dell'ulteriore riduzione che si sarebbe ottenuto con il raggiungimento degli obiettivi
di raccolta differenziata e le relative operazioni di trattamento e vagliatura;
la stessa autorizzazione era rilasciata senza esaminare l'opzione "zero", in base a quanto
previsto dall'art. 14-bis, comma 3, legge 7 agosto 1990, n. 241, che prevede "la
necessaria ponderazione delle principali alternative ai fini della valutazione di impatto
ambientale", che costituisce parte integrante della procedura di VIA, e che esamina le
principali alternative, compresa l'alternativa "zero", soprattutto in presenza delle
volumetrie disponibili nella vasca di discarica V3;
in pi, essa era stata concessa in assenza di uno studio di impatto ambientale sull'effetto
cumulo degli inquinanti provenienti dalle varie sorgenti di impatto, in considerazione del
fatto che la vasca V4 stata realizzata accanto alle discariche VE - V1 - V2 - V3 utilizzate
e/o utilizzabili per complessivi 1.874.000 metri cubi;
ancora, era stata concessa al di fuori delle previsioni del piano regionale, visto che l'art. 9,
comma 1, lettera e), del decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36 stabilisce la necessit
di una specifica previsione del piano regionale per la realizzazione di nuove discariche: lo
stesso art. 9 stabilisce che l'autorizzazione all'esercizio della discarica pu essere rilasciata
solo dopo l'accettazione da parte della Regione delle garanzie finanziarie, e tale obbligo
non stato indicato nel decreto autorizzativo e neppure posto quale subordinata per
validare l'idoneit del soggetto richiedente, in quanto la fideiussione deve precedere la
verifica delle garanzie di cui all'art. 14 dello stesso decreto legislativo, non potendo
costituire una mera prescrizione successiva all'approvazione del progetto, in virt
dell'adeguata reputazione finanziaria del proponente e del fatto che le garanzie sono parte
integrante del piano di adeguamento, in quanto le garanzie hanno la funzione di
assicurare che le discariche, nel periodo di gestione operativa, nella fase di chiusura e
durante il periodo di gestione postoperativa, mantengano i requisiti minimi di sicurezza
ambientale previsti dalla legge;
infine, l'autorizzazione veniva rilasciata in assenza della valutazione impiantistica per le
operazioni di pretrattamento, in relazione alle nuove capacit di abbancamento e agli
obiettivi previsti dal decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36, di riduzione dei rifiuti
urbani biodegradabili,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza di quanto esposto;
se non intendano avviare, per quanto di loro competenza, un'indagine amministrativa sul
funzionamento degli uffici e sulle procedure seguite per il rilascio delle A.I.A. e delle V.I.A
per la realizzazione della discarica V4 di propriet della Catanzaro S.r.l., verificando se il
sovradimensionamento e le attivit di abbancamento rispettino le norme ed i criteri di
concorrenza tra operatori;
se non ritengano che gli affidamenti diretti alla discarica di Siculiana, da parte di enti locali
in stato di emergenza e al di fuori dell'ATO AG2, siano frutto di una posizione di vantaggio
o privilegio, tale da ostacolare l'affermazione delle discariche concorrenti, o limitare in
qualche modo il servizio di raccolta differenziata ed il funzionamento degli impianti
collegati;
se siano a conoscenza dei dati emersi dall'indagine conoscitiva riguardante il settore della
gestione dei rifiuti solidi urbani avviata dall'Autorit garante della concorrenza e del
mercato e le quali azioni nell'ambito delle proprie competenze intendano portare avanti
per porre fine a "monopoli naturali" da parte dei proprietari di discariche presenti su tutto

il territorio nazionale, che di fatto rendono di difficile gestione lo smaltimento dei rifiuti
solidi urbani attraverso il sistema di raccolta differenziata.
(4-02656)
http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Resaula&leg=17&id=00801193&part=d
oc_dc-allegatob_ab-sezionetit_icrdrs&parse=no&stampa=si&toc=no

LO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI A MESSINA? BISOGNA DARE UN PO' DI GAS


BEFFARDO DESTINO PER I MAZZARROTI: PROPRIO A LORO TOCCA
RIMBOCCARSI LE MANICHE
(21/01/2009) - Le tracce della battaglia per la gestione della discarica di Mazzarr
Sant'Andrea (Messina) sono state cancellate se oggi la politica dello Stretto fa il tifo per
rimetterci piede, nonostante nessuno abbia verificato lo stato del suolo: a chi di dovere
delle istituzioni, avete forse effettuato il carotaggio di Mazzarr? Avete controllato che
nessun veleno - magari proveniente dalla Campania o dalla Calabria - stato nascosto nel

sottosuolo, grazie alle coperture mafiose e paramassoniche? A noi non risulta, ma siamo
sempre pronti a darne notizia, ove tutto fosse a norma. Comunque giusto far presente
che qualcosa si sta muovendo tra le coppole barcellonesi che di fatto controllano ancora la
discarica nonostante l'inchiesta coraggiosa del Ros dei carabinieri. Ma un segno
indelebile, che dopo quasi un anno ancora brucia nell'animo dei boss della New Barcellona
Pozzo di Gotto e nel corpo politicamente pi avvertito della societ pensante del Longano.
Gli incidenti istituzionali causati dal controllo dello smaltimento della spazzatura non ha
placato la sete di potere degli ex assassini divenuti oggi rispettabili uomini d'affari che
trattano cose di competenza politico - istituzionale, come se fossero al mercato, o meglio
al centro commerciale di riferimento. Procuratore Guido Lo Forte, Mazzarr Sant'Andrea
davvero stata liberata dalla cappa mafiosa? Perch il sindaco di Messina, Buzzanca non
esce una volta per tutte allo scoperto e spiega alla comunit dove intende depositare la
spazzatura raccolta in citt? E lo stesso dovrebbe chiarirlo il Presidente della Provincia,
Ricevuto. Ma tranne freddi comunicati di circostanza, tutto tace per quieto vivere. Che
cosa dovremo attenderci? Una nuova guerra mafiosa - istituzionale o i boss d'affari
vincenti chiuderanno i conti in maniera amichevole con chi non d'accordo con loro?
Questo l'interrogativo da porsi visto che il dato investigativo emerso inquietante. Non
dimentichiamoci gli interessi della cosca dei mazzarroti nel settore del movimento terra
allinterno dellallora costruenda discarica di Mazzarr SantAndrea nellautunno del 2003.
Nellindagine SCIPIONE, era stato riferito in relazione alle seguenti risultanze:
dal 21/08/2001 al 20/11/2002 stata operativa la discarica di Mazzarr SantAndrea,
vecchio sito.
questo sito dal 21/08/2001 al 10/09/2002 stato gestito dallATI CAVAGLIASANGERMANO mentre dal 10/09/2002 al 20/11/2002 stato gestito dalla TIRRENO
AMBIENTE SpA;
dal 20/11/2002 al 31/10/2003 stata operativa la discarica di Tripi la cui gestione stata
della TIRRENO AMBIENTE SpA;
dall01/11/2003 al 10/12/2003 stata operativa la discarica del vecchio sito di Mazzarr
SantAndrea, gestita dalla TIRRENO AMBIENTE SpA;
dal 10.12.2003 ad oggi opera la discarica di Mazzarr SantAndrea nel nuovo sito;
fino al dicembre del 2002 BISOGNANO Carmelo, attraverso la ditta individuale TRUSCELLO
Teresa (dal nome della ex convivente del BISOGNANO) aveva operato allinterno del primo
sito della discarica di Mazzarr SantAndrea. Allepoca il sito in questione era gestito
dallimpresa CAVAGLI - SANGERMANO e il BISOGNANO vi lavorava nel settore del
movimento e trasporto terra con lincarico di coprire i vari strati di rifiuti col interrati;
alla fine del 2002, la societ TIRRENO AMBIENTE SpA, subentrata gi in precedenza alla
CAVAGLI - SANGERMANO, nella gestione della discarica di Mazzarr SantAndrea, aveva
rilevato anche la gestione di quella di Tripi, in precedenza amministrata dalla MESSINA
AMBIENTE SpA. A Tripi la TIRRENO AMBIENTE SpA aveva trovato limpresa di trasporto e
movimento terra riconducibile a ROTELLA Michele, che si occupava di coprire i vari strati di
rifiuti col interrati;
la TIRRENO AMBIENTE SpA era rimasta talmente ben impressionata dalla seriet
professionale del ROTELLA, al punto che al principio del 2003, aveva stipulato con
questultimo un contratto per la realizzazione dei lavori di trasporto ed interramento dei

vari strati di rifiuti, anche nella discarica di Mazzarr SantAndrea;


in tale senso al principio del 2003 la TIRRENO AMBIENTE SpA aveva stipulato ordini di
lavoro con il ROTELLA, il quale di fatto andava a sostituire limpresa TRUSCELLO del
BISOGNANO Carmelo nellindotto costituito nella fornitura di terra;
nello stesso periodo, sempre al principio del 2003, su segnalazione dei vertici piemontesi
della TIRRENO AMBIENTE SpA, questultima societ aveva assunto il marchigiano MARTI
Enzo, quale responsabile della discarica;
nellagosto-settembre 2003 il territorio di Mazzarr SantAndrea e Tripi era stato teatro di
una serie di gravi danneggiamenti che avevano colpito precisamente:
i mezzi dellimprenditore, pregiudicato MUNAFO Aldo Nicola, dati alle fiamme il
16/agosto/2003;
un mezzo della TIRRENO AMBIENTE SpA custodito presso il sito della discarica di Tripi
dato alle fiamme il 22/agosto/2003;
due mezzi dopera di propriet dellimprenditore ROTELLA Michele, rubati e
successivamente ritrovati in provincia di Catania (il 29/agosto/2003);
il fuoristrada Toyota RAV 4 in uso a MARTI Enzo, dato alle fiamme (01/settembre/2003);
il compattatore Caterpillar, gi della CAVAGLI - SANGERMANO srl, ma affidato alla
TIRRENO AMBIENTE SpA., dato alle fiamme il 03/settembre/2003;
poco tempo dopo il verificarsi di questi danneggiamenti i vertici della TIRRENO AMBIENTE
SpA ebbero modo di constatare che il responsabile di discarica MARTI Enzo, aveva preso a
frequentarsi con il pregiudicato di Mazzarr SantAndrea ROTTINO Antonino, che gli stessi
dirigenti sapevano essere lalter ego del BISOGNANO Carmelo;
tale neonata amicizia era culminata con limpegno assunto dal MARTI a far ricoverare
Stefano ROTTINO, fratello di Antonino, in una clinica marchigiana, per farlo
disintossicare;
nel mese di ottobre 2003 a circa un mese dai danneggiamenti dellestate, e quindi in
coincidenza con la nuova amicizia sorta tra il MARTI ed il ROTTINO, dalle numerose
telefonate intercettate sullutenza del BISOGNANO, si aveva avuto contezza che
questultimo, con limpresa TRUSCELLO, aveva iniziato a lavorare nella discarica di
Mazzarr SantAndrea. Tale circostanza veniva per smentita, in sede di SI dai vertici della
TIRRENO AMBIENTE SpA;
nel 2004, divenuta ormai imbarazzante lamicizia tra il MARTI e ROTTINO Antonino,
nonch asseritamene a causa dellaumento degli impegni di lavoro della TIRRENO
AMBIENTE SpA, i dirigenti societari avevano deciso di affiancare al MARTI, il piemontese
Roberto CARENZO, per svolgere, tra gli altri, limpegno di responsabile di discarica. Erano
nati evidentemente dissidi tra i due, culminati con il danneggiamento, a mezzo incendio,
dellauto del CARENZO;
nel 2005, di fronte a tale stato di cose, la TIRRENO AMBIENTE SpA aveva licenziato

MARTI Enzo, il quale era stato definitivamente sostituito da Roberto CARENZO.


A seguito dellaggiudicazione della gara di gestione della vecchia discarica comunale, a far
data dal 21.08.2001 al 9.9.2002, lATI CAVAGLI - SAN GERMANO ha affidato alle
seguenti imprese i lavori di movimento terra:
SOTTILE COSTRUZIONI sas di SOTTILE Nicola, opere di movimento terra da effettuare
allinterno della stessa discarica;
Impresa TRUSCELLO Teresa, fornitura del terreno da prelevare allesterno per la copertura
dei rifiuti.
Con il subentro della TIRRENO AMBIENTE allATI CAVAGLI -SAN GERMANO, avvenuto il
10.09.2002, limpresa TRUSCELLO Teresa ha continuato a fornire il terreno utilizzato per la
copertura dei rifiuti, sino ai primi mesi del 2004, operando solo ed esclusivamente nel
vecchio sito di Mazzarr SantAndrea.
Sebbene presso la Societ TIRRENO AMBIENTE non venivano acquisiti ordini di servizio
e/o contratti relativi a rapporti di lavoro intrattenuti nellanno 2002 con limpresa
TRUSCELLO Teresa, i vertici della TIRRENO AMBIENTE, lamministratore delegato
INNOCENTI Giuseppino e il Presidente del Consiglio di Amministrazione GIAMBO
Sebastiano, riferivano informalmente che limpresa TRUSCELLO anche nellanno 2002
aveva lavorato nel vecchio sito di Mazzarr SantAndrea a seguito di contratto stipulato
con la Societ SANGERMANO, fornendo, attraverso la medesima societ, copia della
relativa documentazione.
Particolare interesse investigativo destava lunica fattura fornita, la n. 28 del 02.07.2002
emessa dallImpresa Costruzioni e Movimento Terra di TRUSCELLO Teresa alla Societ
SANGERMANO Srl con la quale richiedeva il pagamento della somma di 251.160,16,
comprensiva dIVA, relativa alla fornitura di materiale inerte arido (terra).
Per detta richiesta di pagamento avvenivano una serie di comunicazioni tra limpresa
TRUSCELLO e limpresa SANGERMANO. In particolare, limpresa TRUSCELLO Teresa, in
data 04.11.2002 e 10.12.2002 sollecitava attraverso comunicazioni scritte il pagamento
della fattura n. 28 in considerazione che il termine di pagamento era scaduto da oltre 60
giorni. A detta richiesta, in data 27 novembre, replicava la SANGERMANO srl, al tempo
rappresentata dal gi citato INNOCENTI Giuseppino, la quale con comunicazione avente
prot. 02SGE0646GI/SF restituiva allimpresa TRUSCELLO Teresa la fattura in argomento
sostenendo che i quantitativi realmente forniti non corrispondevano a quelli riportati nel
computo generale della fattura stessa, richiedendo pertanto di rimettere nuova fattura per
la somma definitiva di 110.000,00 comprensiva dIVA. Il successivo 18.12.2007 limpresa
TRUSCELLO emetteva nuova fattura avente n. 47/02 per limporto richiesto.
La circostanza test esposta consente di comprendere preliminarmente lelevato indotto
che laffare discarica rappresentava per le piccole imprese locali, nonch i preliminari
tentativi, con palese mala fede, posti in essere in questo caso da BISOGNANO Carmelo di
lucrare nellambito di tale indotto.
A questo punto doveroso riferire in ordine a pregresse risultanze investigative
dellindagine OMEGA riferite alla figura dellimprenditore ROTELLA Michele, inteso il
Barone, colui il quale tanta parte aveva ottenuto dalla TIRRENO AMBIENTE SpA nelle
forniture di terreno nellindotto della discarica. Da tali risultanze pregresse, emergevano

elementi che inducevano a ritenere lo stesso ROTELLA inserito nella cordata dimprese
riconducibile al noto DI SALVO Salvatore inteso Sam lamericano. Nellanno 2001,
periodo nel quale venivano condotte queste indagini il DI SALVO e BISOGNANO Carmelo,
entrambi elementi di spicco della famiglia mafiosa barcellonese, erano alleati tra loro e
talvolta, nelle intercettazioni realizzate in quel contesto, il ROTELLA era stato indicato
come un imprenditore connesso al BISOGNANO ed in quanto tale, servente alle turbative
dincanti pubblici poste in essere dallalleato di questo. Precisamente a pagg. 309-310
dellinformativa denominata ALETHEIA, vol 1 dellindagine OMEGA viene spiegato, tra
le altre cose, che alcuni imprenditori sostengono lattivit dellassociazione, consegnando
le loro offerte (in materia di appalti, ndr) secondo le indicazioni ricevute direttamente dal
DI SALVO o attraverso i suoi emissari. Questi ultimi si identificano in FORMICA Salvatore
Arturo di Milazzo, ROTELLA Michele, MILONE Antonino, tale PAGANO di Milazzo, SINDONI
Pancrazio di San Filippo del Mela, CALIRI Andrea e ARAGONA Andrea.
Salvatore Arturo di Milazzo, ROTELLA Michele, MILONE Antonino, tale PAGANO di Milazzo,
SINDONI Pancrazio di San Filippo del Mela, CALIRI Andrea e ARAGONA Andrea.
Da tali evidenze risultava chiaro che ROTELLA Michele, inteso il Barone, gi in contatto
con BISOGNANO Carmelo, era in realt connesso al pi potente mentore di questultimo,
Salvatore DI SALVO, e pertanto espressione imprenditoriale della famiglia barcellonese.
Tuttavia, i riscontri investigativi svolti dal Ros avevano incontrato tutta una serie di
reticenze da parte dei vertici e dei dipendenti della TIRRENO AMBIENTE SpA, finalizzate a
nascondere proprio la presenza di BISOGNANO Carmelo nei lavori allinterno della discarica
di Mazzarr SantAndrea, nei tempi successivi, ai gravi episodi delittuosi che avevano avuto
luogo nellestate del 2003.
In tale quadro per, decisamente interessante, sotto il profilo investigativo, era risultata la
figura di MARTI Enzo, il responsabile di discarica che, a quasi due anni dal controverso e
sofferto licenziamento, ancora sinteressava di quanto accadeva nellarea di Mazzarr
SantAndrea e dove evidentemente manteneva solidi rapporti di amicizia.
Beffardo destino per i mazzarroti. Proprio loro, quelli che non hanno mai amato la
Barcellona paramassonica conquistare nuovi territori nelle telecomunicazioni, nell'energia,
nella finanza, proprio a loro tocca rimboccarsi le maniche, infilare le braccia nel motore
imballato della spazzatura di Mazzarr Sant'Andrea e cercare di farla ripartire.
http://www.imgpress.it/stampanotizia.asp?idnotizia=39332
Rifiuti Zero, benessere per lambiente e la societ
I rifiuti di tutti i comuni della Provincia di Messina, circa 700 tonnellate al giorno, vengono
attualmente smaltiti presso una sola discarica che si trova in un comune della costa
tirrenica, Mazzarr SantAndrea. La suddetta discarica stata realizzata in un sito che poco
si adattava alle circostanze.
Linvaso di contrada Zupp infatti a meno di cento metri da un torrente, il torrente
Mazzarr, e alle spalle (a poche centinaia di metri) ha il centro abitato di Furnari, la cui
popolazione da anni lamenta la presenza e la cattiva gestione della discarica nonch
lemissione di forti sostanze odorigene da essa promananti in condizioni di vento

provenienti da determinate direzioni.


Ci non ha tuttavia impedito alla Tirrenoambiente, societ a capitale misto pubblicoprivato (il suo capitale sociale detenuto per il 45 per cento dal comune di Mazzarr
SantAndrea e per il 49 per cento da soggetti privati: le quote maggiori sono detenute
dalla Ederambiente, 21 per cento, dalla Secit e dalla Gesenu, entrambe con il 10 per
cento. Le altre quote private sono detenute dalla Ecodeco, San Germano, Cornacchini,
Themis e Bioener), di ottenere ben due autorizzazioni allampliamento dellimpianto
rilasciate dalla Regione Siciliana nel 2007 (D.D.S. n. 200 del 2 marzo 2007, per una
volumetria pari a 1.480.000 metri cubi) e nel 2009 (D.R.S. n. 393 del 22 maggio 2009, per
una volumetria pari a 1.720.000 metri cubi) fino a raggiungere una capacit
dabbancamento di 3.200.000 metri cubi.
inoltre attualmente pendente presso lAssessorato Regionale Territorio e Ambiente una
procedura di V.I.A. ex art.23 del D.lgs 152/2006 coordinata con la procedura
A.I.A. art.l0del D.lgs 152/2006 per il progetto di completamento di un impianto di
percolato presso la su citata discarica di Mazzar SantAndrea.
Si tratta di una discarica molto grande (la seconda per volumetria autorizzata della Sicilia),
realizzata in regime emergenziale nel 2001 e che, non essendo dotata di idoneo impianto
di biostabilizzazione, dal primo luglio 2009, ha operato attraverso lapplicazione di una
circolare del Ministero dellambiente e della tutela del territorio e del mare (n. 14963 del
30 giugno 2009), che riteneva lesistenza di un impianto di tritovagliatura dei rifiuti con
recupero a valle dei materiali ferrosi condizione sufficiente per continuare ad operare,
quindi non a interrompere il proprio funzionamento, nonostante il disposto in normative
vigenti (d.lgs. n. 36/2003 in attuazione della direttiva europea 1999/31/CE), come
soluzione transitoria.
In seguito alle nuove normative emesse dal Ministero dellAmbiente in materia di
trattamento dei rifiuti prima del conferimento in discarica, la circolare del 6 agosto 2013,
stata disposta la scadenza del regime transitorio, che dal 2009 consentiva lapplicazione
della tritovagliatura, cos da selezionare i rifiuti conferiti dai Comuni attraverso un pretrattamento. Il Ministero ha, quindi, disposto che per il rispetto dei requisiti imposti dalla
Comunit Europea per il conferimento in discarica dei soli rifiuti pu essere applicato solo il
trattamento della bioessiccazione o la cosiddetta digestione anaerobica.
La discarica di Mazzarr SantAndrea in questo momento non sarebbe in regola con questi
parametri, potrebbe diventarlo con lattivazione dellimpianto di biostabilizzazione, che
stato realizzato solo nella parte edilizia, ma il Tar di Catania il 7 dicembre 2012 (N.
02888/2012 e N. 02882/2012) ha annullato i due decreti autorizzativi emessi dalla Regione
Siciliana nel maggio del 2009, con i quali si consentiva alla societ Tirrenoambiente
lampliamento della discarica di Mazzarr SantAndrea (D.R.S. 393) e la contestuale
realizzazione dellimpianto di biostabilizzazione (D.R.S. 391 del 21 maggio 2009).
Per i giudici amministrativi Non stato valutato, secondo le previsione di legge, limpatto
sulle popolazioni vicine dei cattivi odori. Non si considerato che a pochi passi dalla
discarica di Mazzar esiste labitato di Furnari. Si autorizzato il conferimento di amianto,
senza valutare se le polveri o le fibre del minerale potessero giungere sino agli abitati
vicini, hanno, in estrema sintesi, scritto i magistrati, parlando in senso tecnico giuridico di

carente istruttoria.
Se la decisione del Tar verr riconfermata dal Cga dove, in base alle notizie in possesso,
sono ancora pendenti i ricorsi presentati da Tirrenoambiente e dalla Regione Sicilia, la
discarica non sarebbe pi legittimata ad operare. La decisione dei magistrati amministrativi
arrivata mentre sulla gestione della discarica di Mazzar ad opera di Tirrenoambiente
sono in corso delle indagini da parte della Procura della Repubblica di Barcellona, una a
carico dellamministratore delegato di Tirrenoambiente Pino Innocenti e dellex presidente
del Cda Nello Giamb per avere omesso di predisporre strumenti idonei alla captazione del
biogas, le cui esalazioni hanno arrecato danni e molestie alla popolazione di Furnari (art.
674 c.p.), un altra inchiesta, per il reato di cui allart. 256 del Codice dellAmbiente
(d.lgs.152/2006), condotta dal Nucleo ecologico dei carabinieri (Noe) riguarda leffettivo
utilizzo dellimpianto di triturazione, imposto nel 2009 dalla richiamata circolare dellallora
ministro Prestigiacomo come alternativa allimpianto di biostabilizzazione per evitare la
chiusura della discarica.
Al centro delle inchieste penali sono finite anche le strane modalit attraverso cui la
societ ha ottenuto le autorizzazioni a costruire limpianto di produzione di energia
elettrica dalla combustione di biogas e limpianto fotovoltaico. Secondo i magistrati della
Procura di Barcellona, infatti, entrambe le autorizzazioni sono state ottenute violando la
legge. Per questo il sostituto Giorgio Nicola ha chiesto ed ottenuto il sequestro (28 aprile
2012) dellimpianto dellimpresa Osmon S.p.a., sito allinterno della discarica. Lirregolarit
delle procedure con cui stata costruito limpianto fotovoltaico, sito in localit Castellacci
nel Comune di Mazzarr santAndrea), invece, sono state messe in evidenza
dallinformativa Torrente (procedimento penale n.7497/08) dei carabinieri del Ros.
Questa situazione si inserisce in un contesto altrettanto allarmante emerso nel
procedimento penale Vivaio (procedimento penale n. 1541/07). Linchiesta ha coinvolto i
vertici della Tirrenoambiente e il 28 marzo 2012 nella sentenza di primo grado stato
messo in evidenza come la discarica di Mazzar abbia costituito un business per la mafia
locale grazie allaiuto dei vertici di Tirrenoambiente: per concorso esterno in associazione
mafiosa a 14 anni di carcere stato condannato Nello Giamb, ex sindaco di Mazzar, ex
presidente della societ mista che per anni ha condiviso tutte le scelte aziendali con
Innocenti; 16 anni di galera sono stati inflitti a Michele Rotella, imprenditore che a
Tirrenoambiente ha venduto i terreni (acquisiti secondo quanto accertato nel
dibattimento con una coartazione dei proprietari, proprio per consentirne lampliamento
e quindi un suo funzionamento pi articolato, tale da permettere alla stessa societ di
ricevere i rifiuti di quattro dei cinque ATO presenti nel territorio.) su cui sorta la discarica
e ha effettuato la gran parte dei lavori di movimento terra; 6 anni di reclusione li ha presi
Enzo Marti ex direttore tecnico della discarica.
http://lacollinadellamunnizza.wordpress.com/presentazioni-convegni-manifestazioni/rifiutizero-benessere-per-lambiente-e-la-societa/
SENTENZA DELLA CORTE (Grande Sezione)
2 dicembre 2014 (*)
Inadempimento di uno Stato Direttive 75/442/CEE, 91/689/CEE e 1999/31/CE Gestione
dei rifiuti Sentenza della Corte che constata un inadempimento Omessa esecuzione
Articolo 260, paragrafo 2, TFUE Sanzioni pecuniarie Penalit Somma forfettaria
Nella causa C-196/13,
avente ad oggetto un ricorso per inadempimento ai sensi dellarticolo 260, paragrafo 2, TFUE
proposto il 16 aprile 2013,

Commissione europea, rappresentata da D. Recchia, A. Alcover San Pedro ed E. Sanfrutos Cano, in


qualit di agenti, con domicilio eletto in Lussemburgo,
ricorrente,
contro
Repubblica italiana, rappresentata da G. Palmieri, in qualit di agente, assistita da G. Fiengo,
avvocato dello Stato, con domicilio eletto in Lussemburgo,
convenuta,
LA CORTE (Grande Sezione),
composta da V. Skouris, presidente, K. Lenaerts, vicepresidente, A. Tizzano, R. Silva de Lapuerta,
T. von Danwitz, A. Caoimh (relatore), C. Vajda e S. Rodin, presidenti di sezione, A. Borg
Barthet, J. Malenovsk, E. Levits, E. Jarainas, C.G. Fernlund, J.L. da Cruz Vilaa e F. Biltgen,
giudici,
avvocato generale: J. Kokott
cancelliere: L. Hewlett, amministratore principale
vista la fase scritta del procedimento e in seguito alludienza del 3 giugno 2014,
sentite le conclusioni dellavvocato generale, presentate alludienza del 4 settembre 2014,
ha pronunciato la seguente
Sentenza
1
Con il suo ricorso, la Commissione europea chiede che la Corte voglia:

dichiarare che, non avendo adottato tutte le misure necessarie a dare esecuzione alla sentenza
Commissione/Italia (C-135/05, EU:C:2007:250), con la quale la Corte ha dichiarato che la
Repubblica italiana era venuta meno agli obblighi ad essa incombenti ai sensi degli articoli 4, 8 e 9
della direttiva 75/442/CEE del Consiglio, del 15 luglio 1975, relativa ai rifiuti (GU L 194, pag. 39),
come modificata dalla direttiva 91/156/CEE del Consiglio, del 18 marzo 1991 (GU L 78, pag. 32; in
prosieguo: la direttiva 75/442), dellarticolo 2, paragrafo 1, della direttiva 91/689/CEE del
Consiglio, del 12 dicembre 1991, relativa ai rifiuti pericolosi (GU L 377, pag. 20), nonch
dellarticolo 14, lettere da a) a c), della direttiva 1999/31/CE del Consiglio, del 26 aprile 1999,
relativa alle discariche di rifiuti (GU L 182, pag. 1), la Repubblica italiana venuta meno agli
obblighi che le incombono in forza dellarticolo 260, paragrafo l, TFUE;

condannare la Repubblica italiana a versare alla Commissione una penalit pari a


EUR 256 819,20 per ogni giorno di ritardo nellesecuzione della sentenza Commissione/Italia
(EU:C:2007:250), a partire dal giorno di pronuncia della presente sentenza;

condannare la Repubblica italiana a versare alla Commissione una somma forfettaria il cui
ammontare risulta dalla moltiplicazione di un importo giornaliero pari a EUR 28 089,60 per il
numero di giorni di persistenza dellinadempimento dalla data di pronunzia della sentenza
Commissione/Italia (EU:C:2007:250) a quella della presente sentenza, nonch

condannare la Repubblica italiana alle spese.


Il contesto normativo
La direttiva 75/442
2
Ai sensi dellarticolo 4 della direttiva 75/442:
Gli Stati membri adottano le misure necessarie per assicurare che i rifiuti siano ricuperati o smaltiti
senza pericolo per la salute delluomo e senza usare procedimenti o metodi che potrebbero recare
pregiudizio allambiente (...).
(...)
Gli Stati membri adottano inoltre le misure necessarie per vietare labbandono, lo scarico e lo
smaltimento incontrollato dei rifiuti.
3
Larticolo 8 della medesima direttiva imponeva agli Stati membri di adottare le disposizioni
necessarie affinch ogni detentore di rifiuti li consegnasse ad un raccoglitore privato o pubblico, o
ad unimpresa che effettuasse le operazioni previste negli allegati II A o II B di tale direttiva,
oppure provvedesse egli stesso al recupero o allo smaltimento, conformandosi alle disposizioni
della medesima direttiva.
4
Larticolo 9, paragrafo 1, della direttiva 75/442 disponeva che, ai fini dellapplicazione, in
particolare, dellarticolo 4 della stessa direttiva, tutti gli stabilimenti o le imprese che effettuavano

operazioni di smaltimento di rifiuti dovessero ottenere unautorizzazione dallautorit competente


incaricata di attuare le disposizioni di tale direttiva. Larticolo 9, paragrafo 2, della medesima
direttiva precisava che dette autorizzazioni potevano essere concesse per un periodo determinato,
essere rinnovate, essere accompagnate da condizioni e da obblighi oppure essere rifiutate,
segnatamente qualora il metodo di smaltimento previsto non fosse stato accettabile sotto il profilo
della protezione dellambiente.
5
La direttiva 75/442 stata abrogata e sostituita dalla direttiva 2006/12/CE del Parlamento
europeo e del Consiglio, del 5 aprile 2006, relativa ai rifiuti (GU L 114, pag. 9), che stata a sua
volta abrogata e sostituita dalla direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19
novembre 2008, relativa ai rifiuti e che abroga alcune direttive (GU L 312, pag. 3). Gli articoli 4, 8
e 9 della direttiva 75/442 sono riprodotti, in sostanza, negli articoli 13, 15, 23 e 36, paragrafo 1,
della direttiva 2008/98.
La direttiva 91/689
6
Larticolo 2, paragrafo 1, della direttiva 91/689 cos disponeva:
Gli Stati membri prendono le misure necessarie per esigere che in ogni luogo in cui siano
depositati (messi in discarica) rifiuti pericolosi, questi ultimi siano catalogati e identificati.
7
La suddetta direttiva stata abrogata dalla direttiva 2008/98. Larticolo 2, paragrafo 1, della
direttiva 91/689 ripreso, in sostanza, dallarticolo 35, paragrafi 1 e 2, della direttiva 2008/98.
La direttiva 1999/31
8
Ai sensi dellarticolo 14, lettere da a) a c), della direttiva 1999/31:
Gli Stati membri adottano misure affinch le discariche che abbiano ottenuto unautorizzazione o
siano gi in funzione al momento del recepimento della presente direttiva possano rimanere in
funzione soltanto se (...)
a) entro un anno dalla data prevista nellarticolo 18, paragrafo 1 [vale a dire, entro il 16 luglio
2002], il gestore della discarica elabora e presenta allapprovazione dellautorit competente un
piano di riassetto della discarica comprendente le informazioni menzionate nellarticolo 8 e le
misure correttive che ritenga eventualmente necessarie al fine di soddisfare i requisiti previsti dalla
presente direttiva, fatti salvi i requisiti di cui allallegato I, punto 1;
b) in seguito alla presentazione del piano di riassetto, le autorit competenti adottano una
decisione definitiva sulleventuale proseguimento delle operazioni in base a detto piano e alla
presente direttiva. Gli Stati membri adottano le misure necessarie per far chiudere al pi presto, a
norma dellarticolo 7, lettera g), e dellarticolo 13, le discariche che, in forza dellarticolo 8, non
ottengono lautorizzazione a continuare a funzionare;
c) sulla base del piano approvato, le autorit competenti autorizzano i necessari lavori e
stabiliscono un periodo di transizione per lattuazione del piano. Tutte le discariche preesistenti
devono conformarsi ai requisiti previsti dalla presente direttiva, fatti salvi i requisiti di cui
allallegato I, punto 1, entro otto anni dalla data prevista nellarticolo 18, paragrafo 1 [vale a dire,
entro il 16 luglio 2009].
9
In forza dellarticolo 18, paragrafo 1, della suddetta direttiva, gli Stati membri adottano le
disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla stessa entro
il 16 luglio 2011, vale a dire entro due anni dalla sua entrata in vigore, e ne informano
immediatamente la Commissione.
La sentenza Commissione/Italia
10
Nella sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250), emessa il 26 aprile 2007, la Corte ha
accolto il ricorso per inadempimento presentato dalla Commissione ai sensi dellarticolo 226 CE
dopo aver constatato che la Repubblica italiana era venuta meno, in modo generale e persistente,
agli obblighi relativi alla gestione dei rifiuti ad essa incombenti ai sensi delle disposizioni degli
articoli 4, 8 e 9 della direttiva 75/442, dellarticolo 2, paragrafo 1, della direttiva 91/689 nonch
dellarticolo 14, lettere da a) a c), della direttiva 1999/31, in quanto non aveva adottato tutti i
provvedimenti necessari allattuazione delle suddette disposizioni.
Il procedimento precontenzioso
11
In sede di controllo dellottemperanza alla sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250), la
Commissione, con lettera dell8 maggio 2007, ha chiesto alle autorit italiane di indicare i

provvedimenti da esse adottati ai fini dellesecuzione di detta sentenza. L11 giugno 2007, a
Bruxelles, si tenuta tra i servizi della Commissione e le autorit italiane una riunione in cui queste
ultime si sono impegnate a fornire alla Commissione lelenco aggiornato delle misure necessarie a
dare esecuzione alla suddetta sentenza.
12
Con lettere del 10 luglio 2007, del 26 settembre 2007, del 31 ottobre 2007 e del 26 novembre
2007, le autorit italiane hanno in particolare presentato il sistema legislativo nazionale repressivo
in materia di gestione dei rifiuti e alcune iniziative relative a tale gestione, nonch una sintesi,
Regione per Regione, della situazione dei siti identificati nel rapporto del Corpo Forestale dello
Stato (in prosieguo: il CFS) del 2002.
13
Ritenendo che la Repubblica italiana le avesse comunicato in modo incompleto i
provvedimenti adottati ai fini dellesecuzione della sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250),
in data 1 febbraio 2008 la Commissione ha indirizzato a questultima una diffida con cui lha
invitata a presentare le sue osservazioni in merito nel termine di due mesi. Tra il 10 aprile e il 26
maggio 2008 detto Stato membro ha trasmesso alla Commissione, a pi riprese, nuovi dati relativi a
ciascuna delle Regioni italiane e alle Province autonome di Trento e di Bolzano, nonch
informazioni sul nuovo sistema nazionale di monitoraggio del territorio.
14
Nel corso di una riunione tenutasi a Bruxelles il 24 settembre 2008, e in una lettera del 12
novembre 2008, la Commissione ha criticato il contenuto delle informazioni trasmesse dalla
Repubblica italiana. Dopo aver esaminato i vari documenti che le sono stati in seguito trasmessi da
detto Stato membro, il 26 giugno 2009 la Commissione gli ha indirizzato, ai sensi dellarticolo 228,
paragrafo 2, CE, un parere motivato nel quale ha concluso che persisteva linadempimento generale
gi accertato dalla Corte nella sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250).
15
Su richiesta della Repubblica italiana, il termine impartitole dalla Commissione per
rispondere al predetto parere motivato stato prorogato fino al 30 settembre 2009. La risposta dello
Stato membro pervenuta alla Commissione il 1 ottobre 2009. Successivamente a questa risposta,
lo Stato membro le ha trasmesso, fra il 13 ottobre 2009 e il 19 febbraio 2013, ulteriori documenti
aggiornati relativi allesecuzione della sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250).
16
In primo luogo, alla luce degli elementi trasmessi dalla Repubblica italiana, la Commissione
ha ritenuto che detto Stato membro non avesse ancora adottato tutti i provvedimenti necessari per
dare esecuzione alla sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250), in quanto sul territorio di 18
delle 20 Regioni italiane esistono 218 discariche non conformi agli articoli 4 e 8 della direttiva
75/445. In secondo luogo, dallesistenza di tali 218 discariche abusive la Commissione ha desunto
che inevitabilmente esistevano discariche in esercizio prive di autorizzazione, in violazione
dellarticolo 9 della stessa direttiva. In terzo luogo, la Commissione ha osservato che 16 di tali 218
discariche non conformi contenevano rifiuti pericolosi senza che fossero rispettate le prescrizioni di
cui allarticolo 2, paragrafo 1, della direttiva 91/689. In ultimo luogo, la Commissione ha ritenuto
che la Repubblica italiana non avesse fornito, relativamente a 5 discariche esistenti alla data del 16
luglio 2001, la prova che queste fossero state oggetto di un piano di riassetto oppure di un
provvedimento definitivo di chiusura ai sensi dellarticolo 14 della direttiva 1999/31.
17
Ritenendo che la Repubblica italiana non avesse adottato, entro il termine impartito nel parere
motivato, come prorogato dalla Commissione, tutti i provvedimenti necessari per dare esecuzione
alla sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250), il 16 aprile 2013 la Commissione ha proposto il
presente ricorso.
Gli sviluppi sopravvenuti nel corso della presente causa
18
Con nota del 10 aprile 2014, la Corte ha chiesto alla Repubblica italiana e alla Commissione
di fornire, entro il 16 maggio 2014, informazioni aggiornate sullesecuzione della sentenza
Commissione/Italia (EU:C:2007:250). Dovevano altres essere specificate le nuove discariche
censite dopo il 2002 menzionate dalle parti nelle rispettive memorie.
19
Nella sua risposta, la Repubblica italiana ha esposto una sintesi aggiornata degli interventi
effettuati nelle 218 discariche indicate dalla Commissione nel suo ricorso. Detto Stato membro ha
inoltre fornito una lista di 71 nuove discariche oggetto, a suo avviso, bench non identificate nel
rapporto del CFS del 2002, delle censure della Commissione.

20
Dal canto suo, la Commissione, nella risposta alla domanda di informazioni della Corte e in
sede di udienza, ha affermato anzitutto che, secondo i dati pi recenti a sua disposizione, 198
discariche non sono ancora conformi allarticolo 4 della direttiva 75/442 e che, di esse, due non
sono conformi neppure agli articoli 8 e 9 di tale direttiva e quattordici non sono conformi neppure
allarticolo 2, paragrafo 1, della direttiva 91/689. Inoltre, dalle informazioni scambiate nel corso di
una riunione tenutasi il 23 maggio 2014 tra le autorit italiane e la Commissione, risulta che due
discariche non sono ancora conformi allarticolo 14 della direttiva 1999/31. Infine, nessuna delle
nuove discariche censite dalle autorit italiane sarebbe oggetto del presente ricorso.
Sulla ricevibilit del ricorso
Argomenti delle parti
21
La Repubblica italiana contesta la ricevibilit del presente ricorso, in primo luogo, sostenendo
che le fonti di informazione sulle quali la Commissione si basata in particolare, i rapporti del
CFS e le dichiarazioni fatte dallo stesso Stato membro nel corso di incontri informali con la
Commissione non possono fondare un ricorso ai sensi dellarticolo 260, paragrafo 2, TFUE, in
quanto le sanzioni pecuniarie che possono essere pronunciate nellambito di un simile procedimento
si rapportano a inadempimenti propri a ciascuna discarica abusiva.
22
In secondo luogo, lo Stato membro contesta alla Commissione di avere ampliato la portata
del presente ricorso quando ha considerato, nella valutazione dei provvedimenti che dovevano
essere adottati dalle autorit italiane ai sensi dellarticolo 260, paragrafo 2, TFUE, nuovi siti non
indicati nel rapporto del CFS.
23
In terzo luogo, con una nota del 14 giugno 2011 indirizzata alla Repubblica italiana, la
Commissione avrebbe riassunto loggetto della controversia in modo diverso da quello utilizzato
per la redazione del parere motivato, sicch avrebbe dovuto emettere un nuovo parere motivato.
24
In quarto luogo, la Repubblica italiana fa valere che la sentenza Commissione/Italia
(EU:C:2007:250) non fa alcun riferimento a carenze nella legislazione italiana e che la
Commissione non ha identificato le disposizioni specifiche di tale ordinamento a suo avviso
inadeguate. In mancanza di tali indicazioni, la Repubblica italiana sarebbe impossibilitata a
difendersi e il ricorso sarebbe irricevibile. In ogni caso, lapplicazione della normativa nazionale di
cui trattasi sarebbe ostacolata dalla complessit della situazione da risanare.
25
In quinto luogo, la Repubblica italiana afferma di aver sempre dimostrato la pi grande
diligenza nel rimediare allinadempimento accertato dalla Corte nella sentenza Commissione/Italia
(EU:C:2007:250). Lo Stato membro ha quindi chiesto di respingere il presente ricorso.
26
Dal canto suo, la Commissione rammenta, in primo luogo, che la Corte ha gi dichiarato,
nella sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250), che il rapporto del CFS poteva essere
considerato una valida fonte di informazioni per lavvio di una procedura di infrazione e che le
discussioni a tal riguardo, nel corso delle riunioni tra la Commissione e le autorit italiane, sono
state condotte sulla base di tale documento.
27
In secondo luogo, la Commissione sostiene che del tutto legittimo tenere conto, nella fase
dellesecuzione della sentenza, di ulteriori siti non conformi di cui le amministrazioni competenti
avessero conoscenza, in quanto essi fanno necessariamente parte dellinadempimento generale e
persistente constatato nella sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250).
28
In terzo luogo, la nota del 14 giugno 2011 presenterebbe semplicemente la situazione creatasi
successivamente alla trasmissione del parere motivato. Non sarebbe dunque stato necessario inviare
alla Repubblica italiana un nuovo parere motivato.
29
In quarto luogo, sarebbe di importanza fondamentale che la Repubblica italiana disponesse di
una legislazione adeguata a una corretta gestione dei rifiuti. A tal riguardo, le stesse autorit italiane
avrebbero osservato che una modifica legislativa avrebbe consentito di dare esecuzione alla
sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250).
30
In quinto luogo, la Commissione fa valere che le autorit italiane hanno iniziato a trasmetterle
informazioni coerenti e credibili solo in seguito allinvio del parere motivato.
Giudizio della Corte
31
Dato che non attiene alla ricevibilit del ricorso della Commissione, occorre respingere
largomento della Repubblica italiana relativo al valore probatorio degli elementi sui quali la

Commissione si fondata nella presente causa, segnatamente il rapporto del CFS e le dichiarazioni
del medesimo Stato membro.
32
Per quanto riguarda leccezione di irricevibilit sollevata dalla Repubblica italiana vertente
sullindicazione di nuove discariche non conformi nel ricorso della Commissione, si deve rilevare
che il procedimento di cui allarticolo 260, paragrafo 2, TFUE devessere considerato come uno
speciale procedimento giudiziario di esecuzione delle sentenze della Corte, in altri termini come un
mezzo di esecuzione. Di conseguenza, nellambito di un tale procedimento possono essere trattati
solo gli inadempimenti agli obblighi incombenti allo Stato membro in forza dei Trattati che la
Corte, sulla base dellarticolo 258 TFUE, abbia giudicato fondati (v. sentenza
Commissione/Germania, C-95/12, EU:C:2013:676, punto 23).
33
Tuttavia, nel caso di specie, va ricordato che, nella sentenza Commissione/Italia
(EU:C:2007:250), la Corte ha constatato un inadempimento di carattere generale e persistente
fondandosi non soltanto sul rapporto del CFS del 2002, ma anche su altri elementi dinformazione,
quali relazioni di commissioni parlamentari nazionali dinchiesta o documenti ufficiali provenienti,
in particolare, da amministrazioni regionali. Pertanto, nella misura in cui la Repubblica italiana si
limita a contestare alla Commissione di avere considerato, nellambito della presente causa,
discariche che non figuravano nel rapporto del CFS, il suddetto argomento deve essere respinto,
poich tali siti vanno considerati necessariamente parte dellinadempimento generale e persistente
constatato in occasione del primo ricorso ai sensi dellarticolo 226 CE (divenuto articolo
258 TFUE) (v., per analogia, nellambito di un ricorso ai sensi dellarticolo 226 CE, sentenza
Commissione/Irlanda, C-494/01, EU:C:2005:250, punti da 37 a 39).
34
In merito alla conclusione che la Repubblica italiana trae dalla nota del 14 giugno 2011,
secondo cui la Commissione avrebbe ampliato loggetto della controversia rispetto al parere
motivato, costante in giurisprudenza che, essendo la Commissione tenuta a precisare, nel parere
motivato emesso in applicazione dellarticolo 228, paragrafo 2, CE, i punti sui quali lo Stato
membro interessato non si conformato alla sentenza della Corte che dichiara linadempimento,
loggetto della controversia non pu essere esteso ad obblighi non previsti nel parere motivato,
salvo incorrere nella violazione delle forme sostanziali che garantiscono la regolarit del
procedimento (v. sentenza Commissione/Portogallo, C-457/07, EU:C:2009:531, punto 60).
35
Ora, nel caso di specie, come evidenziato dallavvocato generale al paragrafo 35 delle
conclusioni, si deve constatare che la Repubblica italiana non motiva in quale misura gli obblighi
oggetto del parere motivato emesso nel contesto della presente causa siano stati modificati dalla
suddetta nota. Leccezione dirricevibilit relativa alla medesima nota deve pertanto essere respinta.
36
Inoltre, quando afferma che la Repubblica italiana obbligata a modificare la sua legislazione
per poter dare esecuzione della sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250), la Commissione non
invoca un obbligo la cui violazione non stata constatata dalla Corte in tale sentenza, ma si limita
ad indicare, al fine di dimostrare linadempimento addebitato, la natura delle misure che, a suo
avviso, detto Stato membro deve adottare per conformarsi a detta sentenza.
37
Per quanto concerne largomento secondo cui la Repubblica italiana ha cooperato con la
Commissione nel corso di tutto il procedimento, sufficiente constatare che tale circostanza,
semprech vera, pu essere certo presa in considerazione in sede di determinazione di sanzioni
pecuniarie, ma non atta a incidere sulla ricevibilit del ricorso.
38
Dallinsieme delle considerazioni che precedono risulta che il ricorso ricevibile.
Sullinadempimento
Argomenti delle parti
39
La Commissione ritiene, alla luce delle informazioni trasmesse dalle autorit italiane nella
loro risposta del 1 ottobre 2009 e di quelle, complementari, fornite in una nota del 30 ottobre 2009,
che, allo scadere della proroga del termine impartito nel parere motivato, sullintero territorio della
Repubblica italiana, ad eccezione della Regione Valle dAosta, risultavano tra le 368 e le 422
discariche non conformi agli articoli 4, 8 e 9 della direttiva 75/442. Di esse, un numero fra 15 e 23
contenenti rifiuti pericolosi non sarebbe stato conforme neppure allarticolo 2, paragrafo 1, della
direttiva 91/689. La Commissione spiega che, in base a tali informazioni, i lavori di bonifica o di

ripristino erano, a seconda dei siti, o non ultimati o soltanto programmati oppure ancora da
prevedere. Altri siti sarebbero risultati sotto sequestro.
40
La Commissione sostiene che la Repubblica italiana avrebbe dovuto mettere in atto misure
strutturali di carattere generale e durevole al fine di porre rimedio allinadempimento generale e
persistente constatato dalla Corte nella sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250).
Laccertamento di un inadempimento di questo tipo testimonierebbe che il sistema repressivo
previsto dalla normativa nazionale era inadeguato e avrebbe, del resto, indotto le autorit italiane a
prevederne una riforma onde dare esecuzione a tale sentenza.
41
Durante ludienza, la Commissione ha precisato che il disaccordo tra le parti riguarda gli
obblighi derivanti dallarticolo 4 della direttiva 75/442 e non gi il numero di discariche abusive. Ai
sensi di detto articolo 4, primo comma, la Repubblica italiana sarebbe tenuta non soltanto ad
asportare i rifiuti e a non utilizzare pi come discariche i siti interessati, ma altres a valutare per
ciascun sito se occorrano misure di recupero. Cos, se vero che larticolo 4 di tale direttiva, al suo
secondo comma, impone agli Stati membri di adottare le misure necessarie per vietare labbandono,
lo scarico e lo smaltimento incontrollato dei rifiuti, siffatte misure non sarebbero sufficienti a
garantire il rispetto degli obblighi derivanti dal suo primo comma. Orbene, secondo le informazioni
disponibili alla data delludienza, le operazioni di bonifica e/o di ripristino di tali siti, ubicati in
quasi tutte le Regioni italiane, sarebbero ancora in corso.
42
Riguardo allarticolo 14, lettere da a) a c), della direttiva 1999/31, la Commissione sostiene
che, allo scadere della proroga del termine impartito nel parere motivato, almeno 93 delle discariche
esistenti alla data del 16 luglio 2001, situate in oltre dieci Regioni, non rispondevano alle
prescrizioni dettate dal medesimo articolo. Secondo la risposta delle autorit italiane al parere
motivato, per taluni siti non sarebbe stato presentato n approvato alcun piano di riassetto e non
sarebbe stata adottata alcuna decisione definitiva in ordine alla loro chiusura o alla loro destinazione
ad altro uso. Per altri siti, i dati forniti sarebbero stati incompleti o poco chiari, tant che, per
esempio, per alcune discariche non poteva ritenersi provata la chiusura o la destinazione ad altro
uso allo scadere del termine fissato nel parere motivato. Per altri siti ancora, non sarebbe stata
trasmessa alcuna informazione.
43
La Repubblica italiana sostiene, per contro, di aver adottato tutte le misure necessarie ai fini
dellesecuzione della sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250).
44
Innanzitutto, essa fa valere che le autorit nazionali hanno messo in sicurezza tutte le
discariche e che larticolo 4 della direttiva 75/442 non impone obblighi di ripristino o di bonifica dei
siti. Non sussisterebbe, poi, alcuna violazione degli articoli 8 e 9 della direttiva 75/442, giacch
tutte le 218 discariche qualificate, nel ricorso, come non conformi alla data in cui stata adita la
Corte erano inattive alla data della scadenza del termine previsto nel parere motivato. Inoltre, la
maggior parte di tali siti sarebbe bonificata o in corso di riassegnazione agli utilizzi fondiari
tradizionali. Infine, dato che le discariche designate dalla Commissione come non rispondenti alle
prescrizioni dellarticolo 14, lettere da a) a c), della direttiva 1999/31 erano chiuse, tale disposizione
non sarebbe pi applicabile nei loro confronti.
Giudizio della Corte
45
In via preliminare, si deve ricordare che, poich il Trattato FUE ha abrogato, nellambito
della procedura per inadempimento ai sensi dellarticolo 260, paragrafo 2, TFUE, la fase relativa
alla formulazione di un parere motivato, la data di riferimento per verificare la sussistenza di un
inadempimento ai sensi dellarticolo 260, paragrafo 1, TFUE quella della scadenza del termine
stabilito nella diffida redatta in forza di tale disposizione (v. sentenza Commissione/Spagna,
C-184/11, EU:C:2014:316, punto 35 e la giurisprudenza ivi citata).
46
Tuttavia, qualora la procedura per inadempimento sia stata avviata in base allarticolo 228,
paragrafo 2, CE e un parere motivato sia stato emesso prima della data di entrata in vigore del
Trattato di Lisbona, ossia il 1 dicembre 2009, la data di riferimento per valutare lesistenza di un
inadempimento quella della scadenza del termine stabilito in detto parere motivato (v. sentenza
Commissione/Spagna, EU:C:2014:316, punto 36 e la giurisprudenza ivi citata).
47
Nel presente caso, dato che la Commissione ha emesso il parere motivato il 26 giugno 2009
sulla base dellarticolo 228, paragrafo 2, CE, la data di riferimento per valutare la sussistenza

dellinadempimento quella della scadenza, dopo la proroga accordata dalla Commissione, del
termine fissato in detto parere motivato, vale a dire il 30 settembre 2009.
48
Inoltre, secondo la giurisprudenza della Corte, spetta alla Commissione, nellambito di un
simile procedimento, fornire alla Corte gli elementi necessari a stabilire il livello di esecuzione da
parte di uno Stato membro di una sentenza di condanna per inadempimento. Qualora la
Commissione abbia fornito sufficienti elementi da cui risulti la persistenza dellinadempimento,
spetta allo Stato membro interessato contestare in modo concreto e particolareggiato i dati prodotti e
le conseguenze che ne derivano (v. sentenza Commissione/Italia, C-119/04, EU:C:2006:489, punto
41 e la giurisprudenza ivi citata).
49
In primo luogo, per quanto riguarda le censure della Commissione vertenti sullinosservanza
delle disposizioni della direttiva 75/442, occorre esaminare in successione gli argomenti relativi agli
articoli 4, 8 e 9 di tale direttiva.
50
Anzitutto, per quanto concerne la censura vertente sulla violazione dellarticolo 4 della
direttiva 75/442, la Commissione sostiene che il rispetto di tale articolo esige non soltanto di
chiudere o di mettere in sicurezza le discariche, ma anche di bonificare le vecchie discariche
abusive.
51
In proposito, la Corte ha ricordato, al punto 37 della sentenza Commissione/Italia
(EU:C:2007:250), che, anche se larticolo 4, primo comma, della direttiva 75/442 non precisa il
contenuto concreto delle misure necessarie ad assicurare che i rifiuti siano ricuperati o smaltiti
senza pericolo per la salute delluomo e senza usare procedimenti o metodi che potrebbero recare
pregiudizio allambiente, tale disposizione vincola nondimeno gli Stati membri circa lobiettivo da
raggiungere, pur lasciando agli stessi un margine discrezionale nella valutazione della necessit di
tali misure (v. anche, in tal senso, sentenze Commissione/Irlanda, EU:C:2005:250, punto 168;
Commissione/Portogallo, C-37/09, EU:C:2010:331, punto 35, e Commissione/Grecia, C-600/12,
EU:C:2014:2086, punto 51). Non quindi possibile, in via di principio, dedurre direttamente dalla
mancata conformit di una situazione di fatto agli obiettivi fissati allarticolo 4, primo comma, di
tale direttiva che lo Stato membro interessato sia necessariamente venuto meno agli obblighi
imposti da questultima. Tuttavia, la Corte ha gi constatato che un degrado rilevante dellambiente
per un periodo prolungato, in assenza di interventi delle autorit competenti, rivela, in linea di
massima, che lo Stato membro ha abusato del margine discrezionale che questa disposizione gli
conferisce (v. anche in tal senso, in particolare, sentenze Commissione/Irlanda, EU:C:2005:250,
punto 169; Commissione/Portogallo, EU:C:2010:331, punto 36, e Commissione/Grecia,
EU:C:2014:2086, punto 52).
52
A tal riguardo, la Corte ha avuto loccasione di giudicare, da un lato, che un degrado
dellambiente intrinseco alla presenza di rifiuti in una discarica, a prescindere dalla natura dei
rifiuti di cui trattasi, e, dallaltro, che la mera chiusura di una discarica o la copertura dei rifiuti con
terra o detriti non sufficiente per adempiere agli obblighi derivanti in particolare dallarticolo 4
della direttiva 75/442 (v., in tal senso, sentenza Commissione/Portogallo, EU:C:2010:331, punto
37).
53
In tale contesto, si deve respingere largomento della Repubblica italiana secondo cui i
provvedimenti di chiusura e di messa in sicurezza delle discariche indicate dalla Commissione
nellambito del presente ricorso, sempre che siano stati effettivamente emessi, sarebbero sufficienti
per conformarsi a quanto prescritto dallarticolo 4 della direttiva 75/442. Al contrario, come
giustamente sostiene la Commissione e come osserva lavvocato generale ai paragrafi 65 e 66 delle
conclusioni, ai sensi di detto articolo 4 uno Stato membro altres obbligato a verificare se sia
necessario bonificare le vecchie discariche abusive e, alloccorrenza, a bonificarle.
54
Occorre aggiungere che i sopralluoghi e le ispezioni delle discariche abusive effettuati dalle
autorit italiane e i conseguenti rapporti attestano la piena consapevolezza da parte della Repubblica
italiana della minaccia che detti rifiuti costituiscono per la salute delluomo e per lambiente.
Analogamente, come osserva lavvocato generale al paragrafo 67 delle conclusioni, la Repubblica
italiana ha fornito, nel corso della presente causa, informazioni sulla bonifica di discariche. Detto
Stato membro non pu dunque affermare di non essere stato al corrente che la completa esecuzione

della sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250) comportasse altres ladozione di misure


relative alla bonifica delle discariche in questione.
55
Nel caso di specie pacifico che, in certi siti, lavori di bonifica erano ancora in corso o non
erano stati iniziati alla scadenza della proroga del termine impartito nel parere motivato. Per altri
siti, la Repubblica italiana non fornisce alcuna indicazione utile a determinare la data in cui le
operazioni di bonifica sarebbero state eventualmente attuate. In tale contesto, necessario
constatare che i lavori di bonifica richiesti per i siti indicati dalla Commissione non erano conclusi
allo scadere della proroga del termine fissato nel parare motivato.
56
Per le suddette ragioni, la censura della Commissione basata sulla persistente violazione
dellarticolo 4 della direttiva 75/442 fondata.
57
Poi, per quanto concerne la censura relativa alla violazione dellarticolo 8 della direttiva
75/442, si deve ricordare che, ai sensi di detto articolo, che garantisce segnatamente lattuazione del
principio dellazione preventiva, gli Stati membri sono tenuti ad accertarsi che il detentore di rifiuti
li consegni ad un raccoglitore privato o pubblico, o ad unimpresa che effettua le operazioni di
smaltimento o di recupero di rifiuti, oppure che provveda egli stesso al recupero o allo smaltimento,
conformandosi alle disposizioni della direttiva (v. sentenza Commissione/Irlanda, EU:C:2005:250,
punto 179 e la giurisprudenza ivi citata).
58
La Corte ha del resto statuito che tale obbligo non soddisfatto quando lo Stato membro si
limiti a ordinare il sequestro della discarica abusiva e ad avviare un procedimento penale contro il
gestore di tale discarica (v., in particolare, sentenze Commissione/Irlanda, EU:C:2005:250, punto
182 e la giurisprudenza ivi citata, nonch Commissione/Portogallo, EU:C:2010:331, punto 55).
59
Nella presente controversia, la Repubblica italiana non sostiene affatto che, in assenza di
recupero o di smaltimento dei rifiuti di cui trattasi da parte del loro detentore, tali rifiuti siano stati
consegnati a un raccoglitore privato o pubblico o ad unimpresa che effettua queste operazioni.
Detto Stato membro si limita a far valere che le discariche in questione erano chiuse alla data di
scadenza della proroga del termine impartito nel parere motivato e che le sanzioni penali previste in
materia dal diritto italiano sono adeguate.
60
Ne consegue che, allo scadere di detta proroga, la Repubblica italiana continuava a non
soddisfare lobbligo specifico ad essa incombente ai sensi dellarticolo 8 della direttiva 75/442 e che
la censura della Commissione relativa alla violazione di tale articolo deve essere accolta.
61
Infine, per quanto concerne la censura relativa alla violazione dellarticolo 9 della direttiva
75/442, per prima cosa va ricordato che questo articolo impone agli Stati membri taluni obblighi di
risultato formulati in modo chiaro e inequivocabile, in forza dei quali le imprese o gli stabilimenti
che svolgono operazioni di smaltimento di rifiuti sul territorio di tali Stati devono essere titolari di
unautorizzazione. Spetta dunque agli Stati membri assicurarsi che il regime dautorizzazione posto
in essere sia effettivamente applicato e rispettato, segnatamente effettuando controlli adeguati a tal
fine e garantendo la cessazione delle operazioni svolte senza autorizzazione, nonch leffettiva
applicazione di sanzioni alle stesse (v., in tal senso, sentenza Commissione/Irlanda, EU:C:2005:250,
punti 116 e 117).
62
Si deve inoltre rilevare che il regime di autorizzazione di cui allarticolo 9 della suddetta
direttiva volto, come si evince dalla sua stessa formulazione, a consentire la corretta applicazione
dellarticolo 4 della medesima direttiva, in particolare garantendo che le operazioni di smaltimento
effettuate a seguito dellottenimento di tali autorizzazioni rispondano alle diverse prescrizioni di
questultimo articolo (v., in tal senso, sentenza Commissione/Irlanda, EU:C:2005:250, punti 118 e
131).
63
Di conseguenza, la mera chiusura di una discarica non sufficiente per conformarsi
allobbligo derivante dallarticolo 9 della direttiva 75/442, cos come non lo per gli obblighi
derivanti dagli articoli 4 e 8 della medesima direttiva.
64
Nella presente controversia, la Repubblica italiana si limita ad affermare, anche con
riferimento alla violazione dellarticolo 9 della direttiva 75/442 ad essa addebitata, che tutte le
discariche indicate dalla Commissione risultavano chiuse alla scadenza del termine impartito.
Inoltre, lo Stato membro riconosce nei suoi scritti difensivi che i gestori di alcune di queste
discariche non hanno mai disposto di unautorizzazione ai sensi di detto articolo. Ne deriva che, alla

data in cui scaduta la proroga del termine impartito nel parere motivato, la Repubblica italiana
continuava a non adempiere al suo obbligo derivante dal precitato articolo, sicch la censura della
Commissione riguardante tale articolo deve essere accolta.
65
In secondo luogo, relativamente alla censura vertente sulla violazione dellarticolo 2,
paragrafo 1, della direttiva 91/689, gli Stati membri devono, ai sensi di questa disposizione, adottare
i provvedimenti necessari ad imporre che, in ogni luogo dove siano depositati, i rifiuti pericolosi
siano catalogati e identificati.
66
Dalla formulazione stessa del predetto articolo si evince che gli Stati membri hanno lobbligo
di catalogare e di identificare in modo sistematico ciascuno dei rifiuti pericolosi depositati nel loro
territorio, in tal modo assicurando, conformemente allobiettivo enunciato al sesto considerando
della direttiva in parola, che lo smaltimento ed il recupero dei rifiuti pericolosi siano oggetto di una
sorveglianza la pi completa possibile (sentenza Commissione/Grecia, C-163/03, EU:C:2005:226,
punto 63).
67
Nel caso di specie, sufficiente constatare che la Repubblica italiana non ha sostenuto, e
tantomeno dimostrato, di aver provveduto, entro lo scadere della proroga del termine impartito nel
parere motivato, ad una catalogazione e identificazione esaustiva di ciascuno dei rifiuti pericolosi
depositati nelle discariche indicate dalla Commissione, ai sensi dellarticolo 2, paragrafo 1, della
direttiva 91/689. Di conseguenza, a tale data, la Repubblica italiana continuava a non assicurare il
rispetto dellobbligo derivante da detta disposizione.
68
In terzo luogo, per quanto riguarda la censura relativa alla violazione dellarticolo 14, lettere
da a) a c), della direttiva 1999/31, si deve ricordare che, quando autorizza lutilizzo di una discarica
senza che un piano di riassetto sia stato previamente sottoposto allapprovazione delle autorit
competenti ed approvato, uno Stato membro viola gli obblighi ad esso incombenti ai sensi di tale
disposizione (v., in tal senso, sentenza Commissione/Slovacchia, C-331/11, EU:C:2013:271, punti
da 34 a 39).
69
Nel caso di specie, si deve ricordare che la Repubblica italiana non sostiene affatto che, per i
siti di cui trattasi, siano stati depositati presso lautorit competente piani di riassetto ai sensi
dellarticolo 14 della direttiva 1999/31. Lo Stato membro si limita a far valere che tutte le discariche
indicate con riferimento alla violazione di detto articolo erano chiuse alla scadenza del termine
impartito nel parere motivato. Orbene, come risulta dalle memorie del suddetto Stato membro,
alcune delle suddette discariche sono state aperte senza autorizzazione e per tali siti non stato
adottato alcun provvedimento formale di chiusura. Occorre pertanto constatare che, a quella data, la
Repubblica italiana continuava a non adempiere anche agli obblighi risultanti dallarticolo 14,
lettere da a) a c), della medesima direttiva.
70
In considerazione di tutto quanto precede, si deve constatare che, non avendo adottato, entro
il termine impartito nel parere motivato, come prorogato dalla Commissione, tutte le misure
necessarie a dare esecuzione alla sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250), la Repubblica
italiana venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in forza dellarticolo 260, paragrafo l,
TFUE.
Sulle sanzioni pecuniarie
Argomenti delle parti
71
La Commissione chiede la condanna al versamento sia di una penalit che di una somma
forfettaria, con la motivazione che la mera irrogazione di una penalit ex articolo 260 TFUE non
sarebbe sufficiente ad incitare gli Stati membri ad ottemperare tempestivamente ai loro obblighi in
seguito alla constatazione di inadempimenti ai sensi dellarticolo 258 TFUE.
72
Per quanto riguarda limporto della penalit e della somma forfettaria suddette, la
Commissione si basa sulla sua comunicazione del 13 dicembre 2005, intitolata Applicazione
dellarticolo [260 TFUE] [SEC(2005) 1658], come aggiornata dalla sua altra comunicazione
[C(2012) 6106 final], del 31 agosto 2012, intitolata Aggiornamento dei dati utilizzati per il calcolo
delle somme forfettarie e delle penalit che saranno proposte alla Corte di giustizia dalla
Commissione nellambito di procedure di infrazione.
73
Nella fattispecie, la Commissione osserva che una penalit giornaliera di EUR 256 819,20
adeguata alle circostanze. Detto importo sarebbe ottenuto moltiplicando un importo forfettario di

base, pari a EUR 640 al giorno, per un coefficiente di gravit, fissato a 8 su una scala che va da 1 a
20, per un coefficiente di durata, pari a 3, su una scala che va da 1 a 3, e per un fattore fisso, detto
fattore n, pari a 16,72, che rappresenta la capacit di pagamento della Repubblica italiana e il
numero di voti di cui essa dispone in seno al Consiglio dellUnione europea.
74
Per quanto riguarda la gravit dellinfrazione, la Commissione ricorda, in primo luogo,
limportanza delle disposizioni in questione, che rappresentano uno strumento fondamentale ai fini
della tutela della salute delluomo e dellambiente. Alla luce della particolare importanza
dellarticolo 4 della direttiva 75/442 (Commissione/Grecia, C-387/97, EU:C:2000:356), il fatto che
alcuni siti siano gi conformi agli articoli 8 e 9 della medesima direttiva potrebbe avere soltanto
unincidenza ridotta sulla sanzione che la Corte dovrebbe infliggere. Occorrerebbe altres ricordare
che la Corte ha dichiarato, nella sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250), che la Repubblica
italiana non aveva adempiuto ai suoi obblighi in modo generale e persistente.
75
In secondo luogo, la Commissione mette in evidenza gli effetti dellinfrazione sugli interessi
pubblici e privati, in particolare gli odori nauseabondi e il rumore che accompagnano il deposito dei
rifiuti, linquinamento dellambiente circostante, i rischi di ripercussioni di tale inquinamento sulla
salute umana e lalterazione dei paesaggi naturali.
76
In terzo luogo, la Commissione fa valere che la giurisprudenza della Corte in materia di
eliminazione dei rifiuti costante e che, pertanto, le disposizioni violate hanno una portata chiara ed
univoca.
77
In quarto luogo, sebbene la situazione sia notevolmente migliorata dopo lavvio della
procedura, quando erano state censite 5 301 discariche abusive, si dovrebbe tenere conto del fatto
che la Repubblica italiana stata oggetto di altre procedure dinfrazione relative sia alla gestione
dei rifiuti che ad altri settori, alcune delle quali si sono concluse con la pronuncia di sentenze che
constatano un inadempimento.
78
Per quanto riguarda la durata dellinfrazione, la Commissione ricorda che tra il 26 aprile
2007, data di pronuncia della sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250), e il 24 ottobre 2012,
data della decisione della Commissione di adire la Corte con il presente ricorso, trascorso un
periodo di 65 mesi.
79
La Commissione propone che limporto della penalit decresca in funzione dei progressi
realizzati dalla Repubblica italiana al fine di dare esecuzione alla sentenza Commissione/Italia
(EU:C:2007:250). Il metodo di calcolo di detta penalit consisterebbe nel contare le discariche
abusive esistenti, computando due volte quelle contenenti rifiuti pericolosi, e dividere poi limporto
della penalit per il numero in tal modo ottenuto. Limporto della penalit diminuirebbe, cos, in
funzione di ciascuna discarica messa a norma. Stante levoluzione costante della situazione delle
discariche abusive in Italia, la Commissione propone di calcolare la penalit su base semestrale.
80
Inoltre, in risposta a un quesito posto dalla Corte durante ludienza in merito allefficacia di
una penalit di tipo decrescente a fronte di una notevole divergenza di posizione fra le parti, la
Commissione ha fatto valere che il suo disaccordo con la Repubblica italiana verte
sullaccertamento delle misure che detto Stato membro tenuto ad adottare al fine di conformarsi
allarticolo 4 della direttiva 75/442. Ci posto, la Commissione convinta che, qualora la Corte
confermasse linterpretazione proposta dalla Commissione relativamente a tale articolo 4, la
Repubblica italiana rispetterebbe siffatta sentenza e continuerebbe a fornire alla Commissione
informazioni riguardanti le misure adottate per ciascuna discarica.
81
Per quanto concerne limporto della somma forfettaria, la Commissione propone di stabilirlo
applicando un metodo consistente nel moltiplicare un importo di base fissato in EUR 210 al giorno,
in un primo momento, per un coefficiente di gravit e per un fattore n, i cui valori,
rispettivamente di 8 e di 16,72, sono identici a quelli proposti per il calcolo dellammenda, e, in un
secondo momento, per il numero di giorni in cui linadempimento perdurato. In tal modo,
limporto della somma forfettaria dovrebbe essere pari al risultato della moltiplicazione di
EUR 28 089,60 per il numero di giorni trascorsi fra la data di pronuncia della sentenza
Commissione/Italia (EU:C:2007:250) e quella della presente sentenza.
82
Dal canto suo, la Repubblica italiana rileva che lapplicazione di sanzioni pecuniarie
ridurrebbe le risorse destinate dalle Regioni e dagli enti locali alla loro gestione ambientale.

83
Per quanto riguarda la gravit dellinfrazione, la Repubblica italiana sostiene che la rilevanza
dellinadempimento ad essa addebitato trascurabile rispetto a quella dellinadempimento che ha
dato luogo alla sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250). Inoltre, le autorit nazionali non
sarebbero responsabili dellinadempimento contestato, che risulterebbe da una situazione di fatto
determinata da condotte pregresse, con conseguente dilatazione del tempo necessario alla messa a
norma delle discariche interessate.
84
Per quanto riguarda la durata dellinfrazione, la Repubblica italiana sottolinea che tutte le
discariche delle quali le viene addebitato uno sfruttamento illecito sono inattive da molto tempo.
85
Nel corso delludienza, la Repubblica italiana ha affermato di non avere intenzione di
presentare osservazioni sulla proposta della Commissione di infliggere una penalit di tipo
decrescente, poich contesta la sussistenza stessa dellinadempimento addebitatole.
Giudizio della Corte
Osservazioni preliminari
86
Occorre ricordare che spetta alla Corte, in ciascuna causa e in funzione delle circostanze del
caso di cui investita nonch del livello di persuasione e di dissuasione che le appare necessario,
stabilire le sanzioni pecuniarie adeguate, in particolare per prevenire la reiterazione di analoghe
infrazioni al diritto dellUnione (v., in tal senso, sentenza Commissione/Spagna, EU:C:2014:316,
punto 58 e la giurisprudenza ivi citata).
Sulla penalit
87
La Corte, avendo constatato che la Repubblica italiana non si conformata, entro il termine
impartito, alla sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250), pu infliggere a tale Stato membro il
pagamento di una penalit qualora linadempimento perduri fino allesame dei fatti da parte della
Corte medesima (v., in tal senso, sentenza Commissione/Spagna, C-610/10, EU:C:2012:781, punto
96 e la giurisprudenza ivi citata).
88
Al fine di stabilire se linadempimento addebitato alla Repubblica italiana sia perdurato fino a
tale esame, occorre valutare le misure che, secondo lo Stato membro, sono state adottate
successivamente allo scadere della proroga del termine fissato nel parere motivato.
89
Nel corso delludienza, la Commissione ha spiegato che 200 discariche, ubicate in 18 delle 20
Regioni italiane, permangono non conformi alle disposizioni applicabili. In particolare, a suo
avviso, 198 discariche non sono ancora adeguate allarticolo 4 della direttiva 75/442, e, fra queste,
due non sono conformi neppure agli articoli 8 e 9 di tale direttiva e quattordici, contenenti rifiuti
pericolosi, non sono conformi neppure allarticolo 2, paragrafo 1, della direttiva 91/689. Per il resto,
resterebbero solo due discariche per le quali non sono stati adottati un piano di riassetto o
provvedimenti di chiusura definitiva, in violazione dellarticolo 14, lettere da a) a c), della direttiva
1999/31. Dal canto suo, la Repubblica italiana ha continuato a negare di avere comunque sia violato
le predette disposizioni, riprendendo, in sostanza, argomenti esposti nel controricorso e nella
controreplica, in particolare quello secondo cui larticolo 4 della direttiva 75/442 non impone alcun
obbligo di bonifica delle discariche abusive e quello secondo cui tutte le discariche citate dalla
Commissione sono inattive da tempo. Lo Stato membro ha inoltre affermato di non essere riuscito a
identificare una delle due discariche citate con riferimento agli articoli 8 e 9 della direttiva 75/442,
ossia quella di Altamura-Sgarrone, situata nella localit di Matera (Basilicata), in conseguenza del
fatto che tale discarica era stata male identificata dal CFS.
90
A tal riguardo, si deve anzitutto ricordare che, come rilevato ai punti da 50 a 63 della presente
sentenza, e contrariamente a quanto sostenuto dalla Repubblica italiana, per ottemperare agli
obblighi derivanti dagli articoli 4, 8 e 9 della direttiva 75/442 non sufficiente chiudere tutte le
discariche interessate. Per quanto riguarda, pi in particolare, la discarica di Altamura-Sgarrone, si
deve notare che, nei documenti allegati al controricorso, la Repubblica italiana ha fornito
informazioni su talune misure di bonifica previste per detta discarica. Soltanto al momento della
controreplica lo Stato membro ha fatto riferimento a una confusione tra la suddetta discarica e
unaltra discarica, aggiungendo peraltro che il comune di Altamura non si trova nella Regione
Basilicata, ma nella Regione Puglia. Orbene, siffatte dichiarazioni della Repubblica italiana,
quandanche rispondano al vero, non sono atte a rimettere in discussione la persistenza
dellinadempimento, dato che questultimo non consiste nellesistenza di un numero determinato di

discariche non bonificate, bens nel mancato rispetto, generale e persistente, degli obblighi derivanti
dalle disposizioni test menzionate. Le circostanze oggetto della discussione tra le parti dinanzi alla
Corte circa tale punto, di natura puramente fattuale, non permettono di concludere che sia stato
posto termine allinadempimento contestato.
91
La Commissione ha poi affermato, tanto nella sua risposta scritta ai quesiti posti dalla Corte
quanto nel corso delludienza, che la Repubblica italiana continua a non catalogare e identificare i
rifiuti pericolosi presenti in quattordici discariche. In assenza, nel fascicolo di causa, di qualsiasi
elemento che consenta di concludere nel senso della tenuta di un siffatto catalogo, si deve constatare
che il suddetto Stato membro continua, per quanto concerne tali discariche, a violare anche
lobbligo derivante dallarticolo 2, paragrafo 1, della direttiva 91/689.
92
Infine, quanto alle due discariche di cui dedotta la perdurante non conformit allarticolo
14, lettere da a) a c), della direttiva 1999/31, sufficiente rilevare che la Repubblica italiana non ha
dimostrato, riguardo alle medesime, la presentazione o lapprovazione di piani di riassetto oppure di
decisioni definitive di chiusura.
93
In considerazione di quanto precede, si deve constatare che numerose discariche ubicate nella
quasi totalit delle Regioni italiane non sono ancora state adeguate alle disposizioni in questione e
che, pertanto, linadempimento addebitato alla Repubblica italiana perdura al momento dellesame
dei fatti di causa da parte della Corte.
94
In tale contesto, la Corte osserva che la condanna della Repubblica italiana al versamento di
una penale costituisce un mezzo finanziario adeguato a sollecitare questultima alladozione delle
misure necessarie per porre fine allinadempimento constatato e per garantire la completa
esecuzione della sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250).
95
Per quanto riguarda limporto e la forma di tale penalit, per costante giurisprudenza spetta
alla Corte, nellesercizio del suo potere discrezionale, fissare la penalit in modo tale che essa sia,
da un lato, adeguata alle circostanze e, dallaltro, commisurata allinadempimento accertato nonch
alla capacit di pagamento dello Stato membro interessato (v., in tal senso, sentenza
Commissione/Lussemburgo, C-576/11, EU:C:2013:773, punto 46 e la giurisprudenza ivi citata). Le
proposte della Commissione relative alla penalit non possono vincolare la Corte e costituiscono
soltanto un utile punto di riferimento. Analogamente, orientamenti come quelli contenuti nelle
comunicazioni della Commissione non vincolano la Corte, ma contribuiscono a garantire la
trasparenza, la prevedibilit e la certezza del diritto nellazione condotta dalla stessa Commissione
quando formula proposte alla Corte (v., in tal senso, sentenza Commissione/Spagna,
EU:C:2012:781, punto 116 e la giurisprudenza ivi citata). Infatti, nellambito di un procedimento
fondato sullarticolo 260, paragrafo 2, TFUE, relativo a un inadempimento di uno Stato membro
che persista nonostante sia gi stato constatato in una prima sentenza emessa ai sensi dellarticolo
226 CE o dellarticolo 258 TFUE, la Corte deve restare libera di fissare la penalit nellimporto e
nella forma da essa ritenuti adeguati ad incitare tale Stato membro a porre fine allinadempimento
degli obblighi derivanti da tale prima sentenza della Corte.
96
La Corte ha gi dichiarato che una simile sanzione deve essere decisa in funzione del grado di
persuasione necessario affinch lo Stato membro inadempiente dia esecuzione ad una sentenza di
condanna per inadempimento e modifichi il suo comportamento in modo da porre fine
allinadempimento addebitatogli (sentenza Commissione/Spagna, EU:C:2012:781, punto 117 e la
giurisprudenza ivi citata).
97
Pertanto, nellambito della valutazione della Corte, i criteri da prendere in considerazione per
garantire la natura coercitiva della penalit ai fini dellapplicazione uniforme ed efficace del diritto
dellUnione sono costituiti, in linea di principio, dalla durata dellinadempimento, dal suo grado di
gravit e dalla capacit finanziaria dello Stato membro di cui trattasi. Per lapplicazione di tali
criteri, la Corte deve tener conto, in particolare, delle conseguenze dellomessa esecuzione sugli
interessi pubblici e privati nonch dellurgenza di indurre lo Stato membro interessato a
conformarsi ai suoi obblighi (sentenza Commissione/Spagna, EU:C:2012:781, punto 119 e la
giurisprudenza ivi citata).
98
Per quanto riguarda la gravit dellinfrazione, si deve rilevare che lobbligo di smaltire i
rifiuti senza mettere in pericolo la salute delluomo e senza arrecare danni allambiente fa parte

degli obiettivi stessi della politica dellUnione europea nel settore ambientale, come emerge
dallarticolo 191 TFUE. In particolare, linosservanza degli obblighi risultanti dallarticolo 4 della
direttiva 75/442 rischia, per la natura stessa di tali obblighi, di mettere direttamente in pericolo la
salute delluomo e di arrecare danni allambiente; pertanto, devessere considerata particolarmente
grave (v. in tal senso, in particolare, sentenza Commissione/Grecia, EU:C:2000:356, punto 94).
99
Anche linadempimento dellobbligo, sancito allarticolo 2, paragrafo 1, della direttiva
91/486, di prevedere che, in ogni discarica, i rifiuti pericolosi siano catalogati e identificati, deve
essere considerato grave, dato che il rispetto di tale obbligo costituisce un requisito necessario per
realizzare pienamente gli obiettivi perseguiti dallarticolo 4 della direttiva 75/442 (v., per analogia,
sentenza Commissione/Grecia, EU:C:2000:356, punto 95); ci tanto pi che, come osservato dalla
Commissione, siffatti rifiuti comportano, per la loro natura, un rischio pi elevato per la salute
delluomo e per lambiente.
100 Inoltre, come sottolinea la Commissione, il fatto che la presente controversia riguardi la
mancata esecuzione di una sentenza avente ad oggetto una prassi generale e persistente tende ad
acuire la gravit dellinadempimento in questione.
101 Bench dopo la sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250) la Repubblica italiana abbia
compiuto, come da essa affermato, progressi significativi nel ridurre il numero di discariche non
conformi alle disposizioni applicabili, tuttavia, come sostenuto dalla Commissione, i progressi
constatati dopo la scadenza della proroga del termine impartito nel parere motivato sono stati
compiuti con una grande lentezza e si registra ancora un numero importante di discariche abusive in
quasi tutte le Regioni italiane.
102 Quanto alla durata dellinfrazione, essa devessere valutata tenendo conto del momento in cui
la Corte esamina i fatti, e non di quello in cui questultima adita dalla Commissione (sentenza
Commissione/Spagna, EU:C:2012:781, punto 120 e la giurisprudenza ivi citata).
103 Nel caso di specie, come si evince dai punti da 90 a 93 della presente sentenza, la Repubblica
italiana non stata in grado di dimostrare che linadempimento constatato nella sentenza
Commissione/Italia (EU:C:2007:250) sia effettivamente cessato. Si deve quindi considerare che
siffatto inadempimento perdura da oltre sette anni, un periodo di durata notevole.
104 Per quanto attiene alla capacit di pagamento della Repubblica italiana, la Corte ha gi
dichiarato che si deve tenere conto della recente evoluzione del prodotto interno lordo di uno Stato
membro, quale risulta alla data di esame dei fatti da parte della Corte (v., in tal senso, sentenza
Commissione/Irlanda, C-279/11, EU:C:2012:834, punto 78).
105 Al fine di stabilire la forma della penalit imposta ai sensi dellarticolo 260, paragrafo 2,
TFUE, la Corte tenuta a prendere in considerazione vari fattori connessi tanto alla natura
dellinadempimento di cui trattasi, quanto alle circostanze della controversia in oggetto. Come
sottolineato al punto 95 della presente sentenza, la forma della penalit, cos come limporto delle
sanzioni pecuniarie, rientra nel libero apprezzamento della Corte, che non in alcun modo vincolata
dalle proposte della Commissione a tal proposito.
106 Per quanto concerne la proposta della Commissione di imporre una penalit di tipo
decrescente, si deve rilevare che, sebbene, per garantire la piena esecuzione della sentenza della
Corte, la penalit debba essere pretesa nella sua interezza fino al momento in cui lo Stato membro
non abbia adottato tutte le misure necessarie per porre fine allinadempimento accertato, tuttavia, in
certi casi specifici, pu essere prevista una sanzione che tenga conto dei progressi eventualmente
realizzati dallo Stato membro nellesecuzione dei suoi obblighi (v., in tal senso, sentenze
Commissione/Spagna, C-278/01, EU:C:2003:635, punti da 43 a 51; Commissione/Italia, C-496/09,
EU:C:2011:740, punti da 47 a 55, e Commissione/Belgio, C-533/11, EU:C:2013:659, punti 73 e
74).
107 Nelle circostanze del caso di specie e considerate, in particolare, le informazioni fornite alla
Corte dalla Repubblica italiana e dalla Commissione, la Corte dichiara che si deve fissare una
penalit decrescente. quindi necessario stabilire il metodo di calcolo di tale penalit nonch la
periodicit della stessa.
108 In merito a questultimo aspetto, in linea con la proposta della Commissione, occorre
determinare la penalit decrescente su base semestrale, al fine di consentire a detta istituzione di

valutare lo stato di avanzamento dei provvedimenti di esecuzione della sentenza Commissione/Italia


(EU:C:2007:250), in considerazione della situazione che emerge al termine del periodo in questione
(v., in tal senso, sentenza Commissione/Italia, EU:C:2011:740, punto 54).
109 Inoltre, come proposto dalla Commissione, si deve imporre il pagamento di una penalit il cui
importo sia ridotto progressivamente in ragione del numero di siti messi a norma conformemente
alla sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250), computando due volte le discariche contenenti
rifiuti pericolosi (v., per analogia, sentenze Commissione/Spagna, EU:C:2003:635, punto 50, e
Commissione/Italia, EU:C:2011:740, punto 52).
110 In considerazione di quanto precede, la Corte giudica opportuno, nellesercizio del suo potere
discrezionale, fissare una penalit semestrale di EUR 42 800 000, dalla quale sar detratto un
importo proporzionale al numero di discariche messe a norma conformemente alla sentenza
Commissione/Italia (EU:C:2007:250) al termine del semestre considerato, contando due volte le
discariche contenenti rifiuti pericolosi.
111 Ai fini del calcolo della riduzione della penalit esigibile a titolo di ciascun semestre scaduto
a partire dalla data di pronuncia della presente sentenza, la Commissione obbligata a tenere conto
soltanto delle prove delladozione delle misure necessarie allesecuzione della sentenza
Commissione/Italia (EU:C:2007:250) che le saranno state trasmesse prima della fine del semestre
considerato.
112 Avuto riguardo allinsieme delle considerazioni che precedono, si deve condannare la
Repubblica italiana a versare alla Commissione, sul conto Risorse proprie dellUnione europea, a
partire dalla data di pronuncia della presente sentenza e fino allesecuzione della sentenza
Commissione/Italia (EU:C:2007:250), una penalit semestrale calcolata, per il primo semestre
successivo alla presente sentenza, alla fine di questultimo, a partire da un importo iniziale fissato in
EUR 42 800 000, dal quale saranno detratti EUR 400 000 per ciascuna discarica contenente rifiuti
pericolosi messa a norma conformemente a detta sentenza ed EUR 200 000 per ogni altra discarica
messa a norma conformemente a detta sentenza. Per tutti i semestri successivi, la penalit dovuta
per ciascun semestre sar calcolata, alla fine dello stesso, a partire dallimporto della penalit
stabilita per il semestre precedente, applicando le predette detrazioni per le discariche oggetto
dellinadempimento constatato messe a norma nel corso del semestre.
Sulla somma forfettaria
113 Occorre preliminarmente ricordare che, nellesercizio del potere discrezionale attribuitole nel
settore considerato, la Corte legittimata ad imporre, cumulativamente, una penalit ed una somma
forfettaria (sentenza Commissione/Spagna, EU:C:2012:781, punto 140 e la giurisprudenza ivi
citata).
114 La condanna al pagamento di una somma forfettaria e la determinazione dellimporto
eventuale di detta somma devono restare correlati, in ciascun caso di specie, al complesso degli
elementi rilevanti relativi tanto alle caratteristiche dellinadempimento accertato quanto al
comportamento specifico dello Stato membro interessato dal procedimento avviato in base
allarticolo 260 TFUE. A questo proposito, questultimo attribuisce alla Corte un ampio potere
discrezionale nel decidere in merito allirrogazione o meno di una siffatta sanzione e nel
determinarne eventualmente limporto (v. sentenza Commissione/Spagna, EU:C:2014:316, punto
60 e la giurisprudenza ivi citata).
115 Nella presente controversia, si deve tenere conto del complesso degli elementi di fatto e di
diritto che sono sfociati nellinadempimento constatato, in particolare del numero elevato di
discariche non ancora conformi al diritto dellUnione. Inoltre, come rilevato dallavvocato generale
al paragrafo 188 delle sue conclusioni, oltre alla presente causa, conseguente alla omessa
esecuzione della sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250), la Corte stata investita di oltre 20
cause in materia di rifiuti, le quali si sono concluse con una dichiarazione di inadempimento del
medesimo Stato membro agli obblighi ad esso incombenti ai sensi del diritto dellUnione.
116 Orbene, una simile reiterazione di infrazioni da parte di uno Stato membro, in un settore
specifico di azione dellUnione, indice del fatto che la prevenzione effettiva della futura
reiterazione di analoghe infrazioni al diritto dellUnione richiede ladozione di una misura

dissuasiva, quale la condanna al pagamento di una somma forfettaria (v. sentenza


Commissione/Spagna, EU:C:2014:316, punto 78 e la giurisprudenza ivi citata).
117 Spetta dunque alla Corte, nellesercizio del suo potere discrezionale, fissare limporto di tale
somma forfettaria in modo che essa sia, da una parte, adeguata alle circostanze e, dallaltra,
commisurata allinfrazione commessa (v., in tal senso, sentenza Commissione/Grecia, C-369/07,
EU:C:2009:428, punto 146)
118 Tra i fattori rilevanti a tal fine si annoverano in particolare elementi quali la gravit
dellinfrazione constatata e la sua durata dopo la pronuncia della sentenza che lha constatata (v., in
tal senso, sentenza Commissione/Italia, EU:C:2011:740, punto 94), nonch la capacit di
pagamento dello Stato membro interessato (v. sentenza Commissione/Spagna, EU:C:2014:316,
punto 80).
119 Per quanto concerne i suddetti fattori, le circostanze che devono essere prese in
considerazione risultano segnatamente dai rilievi esposti ai punti da 98 a 104 della presente
sentenza. A tal riguardo, va ricordato, in particolare, che si tratta di uninfrazione di carattere
generale e persistente, che le discariche interessate si trovano nella quasi totalit delle Regioni
italiane e che alcune di tali discariche contengono rifiuti pericolosi che presentano un rischio
elevato per la salute umana e per lambiente.
120 In considerazione di quanto precede, la Corte ritiene equo, per le circostanze di specie, fissare
una somma forfettaria pari a EUR 40 milioni a carico della Repubblica italiana.
121 Di conseguenza, si deve condannare la Repubblica italiana a versare alla Commissione, sul
conto Risorse proprie dellUnione europea, una somma forfettaria pari a EUR 40 milioni.
Sulle spese
122 Ai sensi dellarticolo 138, paragrafo 1, del regolamento di procedura, la parte soccombente
condannata alle spese se ne stata fatta domanda. Poich la Commissione ha chiesto la condanna
della Repubblica italiana ed stato accertato linadempimento, questultima devessere condannata
alle spese.
Per questi motivi, la Corte (Grande Sezione) dichiara e statuisce:
1)
La Repubblica italiana, non avendo adottato tutte le misure necessarie a dare esecuzione alla
sentenza Commissione/Italia (C-135/05, EU:C:2007:250), venuta meno agli obblighi ad essa
incombenti in forza dellarticolo 260, paragrafo l, TFUE.
2)
La Repubblica italiana condannata a versare alla Commissione europea, sul conto Risorse
proprie dellUnione europea, a partire dal giorno di pronuncia della presente sentenza e fino
allesecuzione della sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250), una penalit semestrale
calcolata, per il primo semestre successivo alla presente sentenza, alla fine di questultimo, a partire
da un importo iniziale fissato in EUR 42 800 000, dal quale saranno detratti EUR 400 000 per
ciascuna discarica contenente rifiuti pericolosi messa a norma conformemente a detta sentenza ed
EUR 200 000 per ogni altra discarica messa a norma conformemente a detta sentenza. Per tutti i
semestri successivi, la penalit dovuta per ciascun semestre sar calcolata, alla fine dello stesso, a
partire dallimporto della penalit stabilita per il semestre precedente, applicando le predette
detrazioni per le discariche oggetto dellinadempimento constatato messe a norma nel corso del
semestre.
3)
La Repubblica italiana condannata a versare alla Commissione europea, sul conto Risorse
proprie dellUnione europea, la somma forfettaria di EUR 40 milioni.
4)
La Repubblica italiana condannata alle spese.
Firme
http://curia.europa.eu/juris/document/document.jsf;jsessionid=9ea7d2dc30ddf1a0889214414fadba0
1e8e1b8beeddc.e34KaxiLc3qMb40Rch0SaxuPah10?text=&docid=160245&pageIndex=0&doclang
=IT&mode=lst&dir=&occ=first&part=1&cid=143764
CONCLUSIONI DELLAVVOCATO GENERALE
JULIANE KOKOTT
presentate il 4 settembre 2014 (1)

Causa C-196/13
Commissione europea
contro
Repubblica italiana
e
Causa C-378/13
Commissione europea
contro
Repubblica ellenica
Inadempimento di uno Stato membro Articolo 260 TFUE Omessa esecuzione di sentenze della
Corte di giustizia Sentenze Commissione/Italia (C-135/05, EU:C:2007:250) e
Commissione/Grecia (C-502/03, EU:C:2005:592) Normativa in materia di rifiuti Discariche
illegali Chiusura Bonifica Nuova autorizzazione ai sensi della direttiva 99/31/CE Sanzioni
pecuniarie Imposizione di una penalit e di una somma forfettaria Riduzione della penalit in
caso di esecuzione parziale
Indice
I Introduzione
II Contesto normativo
A La vecchia direttiva in materia di rifiuti
B La direttiva relativa ai rifiuti pericolosi
C La nuova direttiva in materia di rifiuti
D La direttiva discariche
III Antefatti delle due cause
A Sulla causa Commissione/Italia (C-196/13)
B Sulla causa Commissione/Grecia (C-378/13)
IV Conclusioni delle parti
V Valutazione giuridica
A Considerazioni preliminari
1. Sulla persistenza dellobbligo di esecuzione
2. Sulla data di riferimento per la valutazione dellesecuzione
B Sul procedimento contro lItalia
1. Sulla ricevibilit
2. Sullesecuzione della sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250)
a) Sullutilizzazione di discariche illegali
i) Sul numero delle discariche ancora utilizzate
ii) Sullintroduzione di norme e controlli aggiuntivi
b) Sulla bonifica delle discariche illegali
i) Sullobbligo di bonifica in generale
ii) Sullarticolo 2, paragrafo 1, della direttiva relativa ai rifiuti pericolosi
iii) Sulle discariche interessate
c) Sulla nuova autorizzazione delle discariche rimaste in funzione ai sensi della direttiva discariche
d) Conclusione intermedia
C Sul procedimento contro la Grecia
D Sulle sanzioni pecuniarie
1. Sulla penalit
a) Sulla causa C-196/13, Commissione/Italia
i) Sulla persistenza delle violazioni
Sui casi non controversi
Sui due casi controversi
Conclusione parziale
ii) Sulla forma della penalit fissa o decrescente?
iii) Sullimporto di base

b) Sulla causa C-378/13, Commissione/Grecia


i) Sullimporto di base della penalit
ii) Sul riconoscimento della chiusura di discariche
iii) Conclusione parziale
2. Sulla somma forfettaria
a) Sulla causa C-196/13, Commissione/Italia
b) Sulla causa C-378/13, Commissione/Grecia
VI Spese
VII Conclusione

I Introduzione
1.
Lapplicazione della normativa dellUnione in materia di rifiuti pone a volte problemi. Su
problemi del genere vertono le presenti cause. La Commissione, infatti, visto il loro numero di
discariche illegali di rifiuti, ha avviato procedimenti di infrazione contro la Grecia e lItalia, che
hanno portato alle sentenze Commissione/Grecia (C-502/03, EU:C:2005:592) e Commissione/Italia
(C-135/05, EU:C:2007:250). Ora essa si rivolge nuovamente alla Corte, in quanto a suo avviso ad
entrambe le sentenze non stata data piena esecuzione. Dato che le due cause sollevano in parte le
stesse questioni, le tratter congiuntamente nelle presenti conclusioni.
2.
Le cause riguardano lutilizzazione di discariche illegali nonch la mancata bonifica di
discariche illegali chiuse. Nel procedimento relativo allItalia si aggiunge che alcune discariche
contengono rifiuti pericolosi non identificati n catalogati e che per talune discariche manca una
nuova autorizzazione ai sensi della direttiva discariche (2).
3.
Un primo problema risiede nella normativa applicabile: le due sentenze del 2005 e del 2007
possono e devono essere ancora eseguite, sebbene sia mutata nel frattempo la situazione di diritto?
4.
Le infrazioni constatate riguardano, infatti, la vecchia direttiva in materia di rifiuti (3), nel
caso dellItalia anche la direttiva relativa ai rifiuti pericolosi (4) e la direttiva discariche. La vecchia
direttiva in materia di rifiuti stata per, medio tempore, abrogata e sostituita da una versione
consolidata senza modifiche di contenuto (5). LUnione ha adottato in seguito la nuova direttiva in
materia di rifiuti (6), che ha abrogato e sostituito la direttiva codificata in materia di rifiuti nonch la
direttiva relativa ai rifiuti pericolosi. Pertanto si deve analizzare in quale misura sia necessario,
ancora oggi, adottare provvedimenti in ordine alle originarie infrazioni.
5.
Nello specifico, il procedimento relativo allItalia solleva altres la questione delloggetto
della prima sentenza e, conseguentemente, della portata dellobbligo di esecuzione. La Corte ha
dichiarato, infatti, una violazione generale e persistente (7), senza indicare nel dettaglio quali casi
costituissero oggetto della condanna. pertanto opportuno chiarire se e in che modo debba essere
eseguita una siffatta sentenza ai sensi dellarticolo 260 TFUE.
6.
Ulteriori questioni sono connesse con leventuale imposizione di una penalit e/o di una
somma forfettaria. Dato che entrambi i procedimenti contemplano un elevato numero di casi
specifici, occorre esaminare come tener conto di detti casi nella commisurazione della penalit e
quali effetti discendano, per quanto riguarda limporto della stessa, dalleventuale esecuzione delle
sentenze in relazione a parte di essi. In concreto, si tratta di stabilire se debba essere imposta una
penalit decrescente, il cui importo periodico si riduca proporzionalmente agli ulteriori progressi
realizzati nellesecuzione delle sentenze.
II Contesto normativo
A La vecchia direttiva in materia di rifiuti
7.
Larticolo 4 della vecchia direttiva in materia di rifiuti prescrive, ai fini della protezione della
salute e dellambiente nel trattamento dei rifiuti nonch della prevenzione dellabbandono illegale
di rifiuti, quanto segue:

Gli Stati membri adottano le misure necessarie per assicurare che i rifiuti siano recuperati o
smaltiti senza pericolo per la salute delluomo e senza usare procedimenti o metodi che potrebbero
recare pregiudizio allambiente (...)
()
Gli Stati membri adottano le misure necessarie per vietare labbandono, lo scarico e lo smaltimento
incontrollato dei rifiuti.
8.
Larticolo 8 della vecchia direttiva in materia di rifiuti impone agli Stati membri di adottare
le disposizioni necessarie affinch ogni detentore di rifiuti li consegni ad un raccoglitore privato o
pubblico, o ad unimpresa che effettua le operazioni previste nellallegato II A o II B di tale
direttiva, oppure provveda egli stesso al recupero o allo smaltimento, conformandosi alle
disposizioni della direttiva.
9.
Larticolo 9, paragrafo 1, della vecchia direttiva in materia di rifiuti dispone che, inter alia, ai
fini dellapplicazione dellarticolo 4 della direttiva, tutti gli stabilimenti o imprese che effettuano
operazioni di smaltimento di rifiuti debbono ottenere lautorizzazione dellautorit competente
incaricata di attuare le disposizioni della direttiva.
B La direttiva relativa ai rifiuti pericolosi
10.
Larticolo 2 della direttiva relativa ai rifiuti pericolosi prevede obblighi fondamentali in
ordine allo smaltimento di detti rifiuti:
1. Gli Stati membri prendono le misure necessarie per esigere che in ogni luogo in cui siano
depositati (messi in discarica) rifiuti pericolosi, questi ultimi siano catalogati e identificati.
().
C La nuova direttiva in materia di rifiuti
11.
La direttiva in materia di rifiuti e la direttiva relativa ai rifiuti pericolosi sono state abrogate
dallarticolo 41 della nuova direttiva in materia di rifiuti con effetto al 12 dicembre 2010. Tale
articolo dispone quanto segue:
I riferimenti alle direttive abrogate si intendono fatti alla presente direttiva e si leggono secondo la
tavola di concordanza di cui allallegato V.
12.
Gli articoli 4, 8 e 9 della vecchia direttiva in materia di rifiuti sono stati sostituiti senza
modifiche sostanziali dagli articoli 13, 36, paragrafo 1, e 15, paragrafo 1, nonch dallarticolo 23,
paragrafi 1 e 2, della nuova direttiva in materia di rifiuti.
13.
Lequivalente funzionale dellarticolo 2, paragrafo 1, della direttiva relativa ai rifiuti
pericolosi larticolo 35, paragrafi 1 e 2, della nuova direttiva in materia di rifiuti:
1.
Gli enti o le imprese di cui allarticolo 23, paragrafo 1 [enti o imprese che intendono
effettuare il trattamento dei rifiuti], i produttori di rifiuti pericolosi e gli enti o le imprese che
raccolgono o trasportano rifiuti pericolosi a titolo professionale, o che operano in qualit di
commercianti e intermediari di rifiuti pericolosi, tengono un registro cronologico in cui sono
indicati la quantit, la natura e lorigine dei rifiuti, nonch, se opportuno, la destinazione, la
frequenza di raccolta, il mezzo di trasporto e il metodo di trattamento previsti per i rifiuti e
forniscono, su richiesta, tali informazioni alle autorit competenti.
2.
Per i rifiuti pericolosi i registri sono conservati per un periodo minimo di tre anni, salvo il caso
degli enti e delle imprese che trasportano rifiuti pericolosi, che devono conservare tali registri per
almeno dodici mesi.
I documenti che comprovano lesecuzione delle operazioni di gestione sono forniti su richiesta delle
autorit competenti o dei precedenti detentori.
D La direttiva discariche
14.
Larticolo 14, lettere da a) a c), della direttiva discariche disciplina il transito delle discariche
preesistenti nel quadro normativo della direttiva:
Gli Stati membri adottano misure affinch le discariche che abbiano ottenuto unautorizzazione o
siano gi in funzione al momento del recepimento della presente direttiva possano rimanere in
funzione soltanto se i provvedimenti in appresso sono adottati (...):
a)
entro un anno dalla data prevista nellarticolo 18, paragrafo 1 [vale a dire entro il 16 luglio
2002], il gestore della discarica elabora e presenta allapprovazione dellautorit competente un
piano di riassetto della discarica comprendente le informazioni menzionate nellarticolo 8 e le

misure correttive che ritenga eventualmente necessarie al fine di soddisfare i requisiti previsti dalla
presente direttiva, fatti salvi i requisiti di cui allallegato I, punto 1;
b) in seguito alla presentazione del piano di riassetto, le autorit competenti adottano una
decisione definitiva sulleventuale proseguimento delle operazioni in base a detto piano e alla
presente direttiva. Gli Stati membri adottano le misure necessarie per far chiudere al pi presto, a
norma dellarticolo 7, lettera g), e dellarticolo 13, le discariche che, in forza dellarticolo 8, non
ottengono lautorizzazione a continuare a funzionare;
c) sulla base del piano approvato, le autorit competenti autorizzano i necessari lavori e
stabiliscono un periodo di transizione per lattuazione del piano. Tutte le discariche preesistenti
devono conformarsi ai requisiti previsti dalla presente direttiva, fatti salvi i requisiti di cui
allallegato I, punto 1, entro otto anni dalla data prevista nellarticolo 18, paragrafo 1.
15.
Ai sensi dellarticolo 18, paragrafo 1, della direttiva discariche, gli Stati membri adottano le
disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi a tale direttiva
entro due anni dalla sua entrata in vigore (vale a dire, entro il 16 luglio 2001) e ne informano
immediatamente la Commissione.
III Antefatti delle due cause
16.
Le presenti conclusioni vertono su due procedimenti ai sensi dellarticolo 260, paragrafo 2,
TFUE contro Italia e Grecia relativamente allesecuzione di due sentenze precedenti, riguardanti la
violazione della normativa dellUnione in materia di rifiuti sulla base dellarticolo 258 TFUE.
A Sulla causa Commissione/Italia (C-196/13)
17.
Nella sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250), il 26 aprile 2007, la Corte ha dichiarato
che, non avendo adottato tutti i provvedimenti necessari

per assicurare che i rifiuti siano recuperati o smaltiti senza pericolo per la salute delluomo e
senza usare procedimenti o metodi che potrebbero recare pregiudizio allambiente e per vietare
labbandono, lo scarico e lo smaltimento incontrollato dei rifiuti;

affinch ogni detentore di rifiuti li consegni ad un raccoglitore privato o pubblico, o ad


unimpresa che effettua le operazioni di smaltimento o di recupero, oppure provveda egli stesso al
recupero o allo smaltimento conformandosi alle disposizioni della direttiva in materia di rifiuti,

affinch tutti gli stabilimenti o imprese che effettuano operazioni di smaltimento siano
soggetti ad autorizzazione dellautorit competente;

affinch in ogni luogo in cui siano depositati (messi in discarica) rifiuti pericolosi, questi
ultimi siano catalogati e identificati, e

affinch, in relazione alle discariche che hanno ottenuto unautorizzazione o erano gi in


funzione alla data del 16 luglio 2001, il gestore della discarica elabori e presenti per lapprovazione
dellautorit competente, entro il 16 luglio 2002, un piano di riassetto della discarica comprendente
le informazioni relative alle condizioni per lautorizzazione e le misure correttive che ritenga
eventualmente necessarie; e affinch, in seguito alla presentazione del piano di riassetto, le autorit
competenti adottino una decisione definitiva sulleventuale proseguimento delle operazioni, facendo
chiudere al pi presto le discariche che non ottengano lautorizzazione a continuare a funzionare, o
autorizzando i necessari lavori e stabilendo un periodo di transizione per lattuazione del piano,
la Repubblica italiana venuta meno agli obblighi ad essa incombenti ai sensi degli articoli 4, 8 e 9
della vecchia direttiva in materia di rifiuti, dellarticolo 2, paragrafo 1, della direttiva relativa ai
rifiuti pericolosi e dellarticolo 14, lettere da a) a c), della direttiva discariche.
18.
Dopo i primi contatti, il 1 febbraio 2008, la Commissione invitava lItalia a presentare le
proprie osservazioni in merito allesecuzione della sentenza. A seguito di un ulteriore scambio di
corrispondenza, il 26 giugno 2009, la Commissione trasmetteva allItalia un parere motivato. Il
termine per lesecuzione della sentenza ivi impartito era stato prorogato dalla Commissione fino al
30 settembre 2009. Ne sono seguite comunicazioni da parte dellItalia che non hanno per
soddisfatto la Commissione. Pertanto questultima, il 16 aprile 2013, proponeva un ricorso nella
causa C-196/13.
B Sulla causa Commissione/Grecia (C-378/13)
19.
Il 6 ottobre 2005, nella sentenza Commissione/Grecia (EU:C:2005:592), la Corte dichiarava
che la Repubblica ellenica era venuta meno agli obblighi ad essa incombenti ai sensi della direttiva

in materia di rifiuti non avendo adottato tutti i provvedimenti necessari per assicurare il rispetto
degli articoli 4, 8 e 9 di tale direttiva.
20.
La Commissione e la Grecia hanno avuto un intenso flusso di comunicazioni aventi ad
oggetto lesecuzione di detta sentenza. Il 29 ottobre 2010, la Commissione trasmetteva un ulteriore
invito a presentare osservazioni, nel quale stabiliva un ultimo periodo di due mesi per lesecuzione
della sentenza. Dato che anche le susseguenti informazioni fornite dalla Grecia non soddisfacevano
la Commissione, in data 2 luglio 2013, questultima proponeva ricorso nella causa C-378/13.
IV Conclusioni delle parti
21.
Nella causa C-196/13, la Commissione conclude che la Corte voglia:
1) dichiarare che, non avendo adottato tutte le misure necessarie per conformarsi alla sentenza
Commissione/Italia (EU:C:2007:250), nella quale stato dichiarato che essa era venuta meno agli
obblighi che le derivavano dagli articoli 4, 8 e 9 della direttiva in materia di rifiuti, dellarticolo 2,
paragrafo 1, della direttiva relativa ai rifiuti pericolosi e dellarticolo 14, lettere da a) a c), della
direttiva discariche, la Repubblica italiana venuta meno agli obblighi che le incombono in virt
dellarticolo 260, paragrafo 1, TFUE;
2) ordinare alla Repubblica italiana di versare alla Commissione una penalit giornaliera pari a
EUR 256 819, 20 per il ritardo nellesecuzione della sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250)
dal giorno in cui sar pronunciata la sentenza nella presente causa fino al giorno in cui sar stata
eseguita la sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250);
3) ordinare alla Repubblica italiana di versare alla Commissione una somma forfettaria il cui
importo risulta dalla moltiplicazione di un importo giornaliero pari a EUR 28 089, 60 per il numero
di giorni di persistenza dellinfrazione dal giorno della pronuncia della sentenza Commissione/Italia
(EU:C:2007:250) alla data alla quale sar pronunziata la sentenza nella presente causa;
4) condannare la Repubblica italiana alle spese.
22.
La Repubblica italiana chiede alla Corte di voler dichiarare che il ricorso irricevibile,
illogico, in ogni caso infondato, nonch di statuire conseguentemente sulle spese.
23.
Nella causa C-378/13, la Commissione conclude che la Corte voglia:
1) dichiarare che la Repubblica ellenica, non avendo adottato i provvedimenti necessari per dare
esecuzione alla sentenza Commissione/Grecia (EU:C:2005:592), non ha adempiuto gli obblighi ad
essa incombenti in forza dellarticolo 260, paragrafo 1, TFUE;
2) condannare la Repubblica ellenica a pagare alla Commissione una penalit indicata
nellimporto di EUR 71 193,60 per ogni giorno di ritardo nellesecuzione della sentenza
Commissione/Grecia (EU:C:2005:592), a decorrere dal giorno in cui sar emessa la sentenza nella
presente causa fino al giorno dellesecuzione della sentenza Commissione/Grecia (EU:C:2005:592);
3) condannare la Repubblica ellenica a pagare alla Commissione un importo forfettario
giornaliero di EUR 7 786,80, a decorrere dal giorno della pronuncia della sentenza
Commissione/Grecia (EU:C:2005:592) fino al giorno della pronuncia della sentenza nella presente
causa oppure fino al giorno dellesecuzione della sentenza Commissione/Grecia (EU:C:2005:592),
qualora si verificasse ad una data anteriore;
4) condannare la Repubblica ellenica alle spese.
24.
La Repubblica ellenica conclude che la Corte voglia:
1) respingere in toto il ricorso della Commissione;
2) in via subordinata, respingere le richieste di irrogazione di una penalit giornaliera e di un
importo forfettario;
3) in via ulteriormente subordinata, limitare al minimo possibile la penalit giornaliera proposta
dalla Commissione, tenendo conto dellesecuzione della sentenza Commissione/Grecia
(EU:C:2005:592), e contenere limporto forfettario nel minimo previsto per la Grecia, vale a dire
EUR 2 181 000;
4) condannare la Commissione alle spese.
25.
Le parti hanno svolto le proprie difese scritte nonch, il 3 giugno 2014, le proprie difese
orali.
V Valutazione giuridica

26.
Prima di esaminare se lItalia (a tal riguardo, v. sub B) e la Grecia (a tal riguardo, v. sub C)
abbiano eseguito le due sentenze, presenter anzitutto alcune considerazioni preliminari rilevanti
per entrambe le cause (a tal riguardo, v. sub A). Infine, mi occuper delle sanzioni pecuniarie (a tal
riguardo, v. sub D).
A Considerazioni preliminari
27.
Anzitutto, occorre individuare un criterio in base al quale stabilire in che misura le sentenze
controverse debbano continuare ad essere eseguite (a tal riguardo, v. sub 1) e quindi precisare come
venga determinata la data di riferimento per il soddisfacimento dellobbligo di esecuzione (a tal
riguardo, v. sub 2).
1.
Sulla persistenza dellobbligo di esecuzione
28.
Va chiarito anzitutto in quale misura debbano continuare ad essere eseguite le due sentenze.
Mentre le disposizioni della direttiva discariche qui rilevanti sono ancora in vigore, la vecchia
direttiva in materia di rifiuti e la direttiva relativa ai rifiuti pericolosi sono state ormai abrogate e
sostituite dalla nuova direttiva in materia di rifiuti.
29.
Lobbligo di eseguire le sentenze non pu per avere una portata pi estesa di quella degli
obblighi la cui violazione sia stata dichiarata dalla Corte. In caso contrario, lobbligo di eseguire
una sentenza potrebbe, in determinate circostanze, addirittura rendere necessaria unulteriore
violazione del diritto dellUnione. Esemplificative sono le due sentenze Commissione/Svezia (8)
sulla conservazione di dati. Una volta dichiarata la direttiva 2006/24 (9) invalida (10), proseguire
nella loro esecuzione potrebbe comportare la violazione dellarticolo 15 della direttiva 2002/58 (11)
nonch degli articoli 8 e 9 della Carta dei diritti fondamentali dellUnione.
30.
In un procedimento ai sensi dellarticolo 258 TFUE, la Commissione per legittimata,
secondo costante giurisprudenza, a far dichiarare un inadempimento degli obblighi che trovano la
loro origine nella versione iniziale di un atto dellUnione, successivamente modificato o abrogato,
che siano stati confermati da nuove disposizioni (12). Tale soluzione ragionevole, in quanto,
normalmente, si deve presumere che il legislatore dellUnione, redigendo una nuova versione di una
determinata direttiva, non intende rendere pi gravosa lesecuzione degli obblighi rimasti invariati.
Modifiche meramente formali del diritto dellUnione non pregiudicano, infatti, le finalit concrete
delle direttive interessate, vincolanti per gli Stati membri ai sensi dellarticolo 288, terzo comma,
TFUE. Ci vale a maggior ragione nel caso in cui il legislatore dellUnione inserisca nel nuovo atto
giuridico disposizioni secondo le quali i riferimenti alla direttiva abrogata devono intendersi fatti a
quella nuova e addirittura aggiunga tavole di concordanza. quanto si verificato con le nuove
direttive in materia di rifiuti (13).
31.
La Corte ha gi dichiarato che labrogazione della vecchia direttiva in materia di rifiuti da
parte della direttiva codificata in materia di rifiuti, durante la fase precontenziosa di un ricorso
proposto ai sensi dellarticolo 258 TFUE, non aveva alcun effetto sul procedimento dinfrazione in
corso. Infatti, la direttiva pi recente, che ha codificato la direttiva in materia di rifiuti a fini di
razionalit e chiarezza, riproduce le pertinenti disposizioni della precedente direttiva (14).
32.
Inoltre, la Corte ha gi basato implicitamente su detta considerazione una propria sentenza
pronunciata ai sensi dellarticolo 260, paragrafo 2, TFUE. Infatti, il procedimento avente ad oggetto
le fosse settiche irlandesi (15) verteva, del pari, sullapplicazione degli articoli 4 e 8 della vecchia
direttiva in materia di rifiuti, che, gi alla data della prima sentenza, era stata sostituita dalla
direttiva codificata in materia di rifiuti. E ancor prima della proposizione del ricorso ai sensi
dellarticolo 260 TFUE, la nuova direttiva in materia di rifiuti era entrata in vigore al posto della
direttiva consolidata in materia di rifiuti. Ci nonostante, la Corte senza ulteriore discussione della
normativa applicabile condannava al pagamento di una penalit e di una somma forfettaria.
33.
Dunque, anche nelle presenti cause, i precedenti obblighi stabiliti dalla normativa in materia
di rifiuti possono continuare a essere eseguiti, nei limiti in cui vengano riprodotti nelle disposizioni
in vigore. Ci costituir di volta in volta oggetto di dettagliata analisi.
2.
Sulla data di riferimento per la valutazione dellesecuzione
34.
Nel verificare se una sentenza sia stata eseguita, occorre utilizzare come data di riferimento
per accertare un inadempimento ai sensi dellarticolo 260, paragrafo 1, TFUE quella della scadenza
del termine impartito nellinvito a presentare osservazioni emesso in forza di tale disposizione (16).

Tuttavia, quando la procedura per inadempimento stata avviata in base allex articolo 228,
paragrafo 2, CE e un parere motivato stato emesso prima della data di entrata in vigore del
Trattato di Lisbona, ossia del 1 dicembre 2009, la data di riferimento per accertare un
inadempimento quella della scadenza del termine stabilito nel parere motivato (17).
B Sul procedimento contro lItalia
1.
Sulla ricevibilit
35.
LItalia eccepisce che il ricorso sia irricevibile, in quanto la Commissione non avrebbe
fornito alcuna integrazione al parere motivato. In realt, una tale integrazione sarebbe stata
necessaria solo nel caso in cui la Commissione avesse ampliato il procedimento rispetto al parere
motivato (18), mentre un siffatto ampliamento non risulta. Siccome il ricorso conforme al parere
emesso, questultimo non aveva bisogno, al contrario, di alcun supplemento. Questo primo
argomento presentato dallItalia va pertanto respinto.
36.
LItalia adduce poi che una lettera del direttore generale della direzione generale
Ambiente avrebbe giustificato un legittimo affidamento in una diversa delimitazione delloggetto
del procedimento.
37.
Una violazione del principio del legittimo affidamento presuppone che lamministrazione
abbia fornito precise assicurazioni (19). Costituiscono un esempio di assicurazioni idonee a far
nascere fondate aspettative informazioni precise, incondizionate e concordanti che promanano da
fonti autorizzate e affidabili (20).
38.
LItalia non ha per esposto quali precise assicurazioni si possano dedurre da detta lettera. Di
conseguenza, anche tale argomento deve essere respinto.
2.
Sullesecuzione della sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250)
39.
Nei confronti dellItalia, la Commissione emetteva un parere motivato per mancata
esecuzione della sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250). Essa prorogava il termine ivi
impartito fino al 30 settembre 2009. Pertanto, occorre verificare anzitutto se, a tale data, lItalia
avesse adottato le misure necessarie per conformarsi alla sentenza.
40.
In detta sentenza, la Corte dichiarava la violazione degli articoli 4, 8 e 9 della vecchia
direttiva in materia di rifiuti, dellarticolo 2, paragrafo 1, della direttiva relativa ai rifiuti pericolosi e
dellarticolo 14, lettere da a) a c), della direttiva discariche.
41.
Alla scadenza del termine impartito dal parere motivato e in seguito prorogato, vale a dire al
30 settembre 2009, la vecchia direttiva in materia di rifiuti era stata sostituita dalla direttiva
consolidata in materia di rifiuti, ma il termine per la trasposizione della nuova direttiva in materia di
rifiuti non era ancora scaduto. Dato che la direttiva consolidata non conteneva alcuna modifica
sostanziale, in data 30 settembre 2009 lItalia aveva ancora lobbligo di eseguire la sentenza.
42.
Ai fini dellidentificazione degli obblighi di esecuzione, il dispositivo della sentenza
Commissione/Italia (EU:C:2007:250) riveste unutilit molto circoscritta, in quanto esso si limita a
riprodurre il testo delle disposizioni violate. Tuttavia, esso deve essere interpretato alla luce della
motivazione della decisione (21). In base ad essa si possono individuare tre tipi di violazioni, vale a
dire:

lutilizzazione di discariche illegali di rifiuti, in parte con labbandono di rifiuti pericolosi;

la mancata bonifica delle discariche illegali di rifiuti chiuse, contenenti in parte rifiuti
pericolosi;

la mancanza di una nuova autorizzazione ai sensi della direttiva discariche per le discariche di
rifiuti rimaste in funzione.
a) Sullutilizzazione di discariche illegali
43.
La Commissione censura lutilizzazione di discariche illegali e sostiene che lItalia dovrebbe
introdurre norme e controlli aggiuntivi per prevenire in futuro infrazioni siffatte.
44.
La violazione degli articoli 4 e 9 della vecchia direttiva in materia di rifiuti, nonch
dellarticolo 2, paragrafo 1, della direttiva relativa ai rifiuti pericolosi, commessa attraverso
lutilizzazione di discariche di rifiuti che non soddisfacevano i requisiti di tali disposizioni, stata
dichiarata dalla Corte nei punti 39, 42 e 43 della sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250). La
Corte constatava che sul territorio italiano esisteva un considerevole numero di discariche in cui i
gestori non avevano garantito il riciclaggio o lo smaltimento dei rifiuti in modo tale da non mettere

in pericolo la salute delluomo e da non utilizzare procedimenti o metodi che potessero recare
pregiudizio allambiente, nonch un considerevole numero di siti di smaltimento incontrollato di
rifiuti (22). Inoltre, numerose discariche erano in funzione senza aver ottenuto lautorizzazione delle
autorit competenti (23). Infine, la Corte constatava che in Italia erano presenti almeno 700
discariche abusive contenenti rifiuti pericolosi, non sottoposti quindi ad alcuna misura di
controllo (24).
i) Sul numero delle discariche ancora utilizzate
45.
La Commissione, per quanto avesse dedotto, in prima battuta, che, alla scadenza del termine
da essa impartito, sarebbero esistite almeno 422 discariche illegali, tuttavia, sulla base dei dati
forniti nel controricorso, limitava tale censura, nella replica, a 37 discariche la cui chiusura prima
della scadenza del termine non sarebbe stata dimostrata. Sulla scorta dei dati esposti nella
controreplica, essa insisteva nel contestare, alla fine, solo lutilizzazione di due discariche illegali.
46.
Si tratta di una discarica selvaggia, Matera/Altamura Sgarrone al confine tra Puglia e
Basilicata, e di unex discarica comunale, Reggio Calabria/Malderiti in Calabria.
47.
Nel controricorso (25) lItalia aveva, in effetti, continuato a menzionare nei propri elenchi
dette discariche senza indicarne la data di chiusura e aveva addirittura segnalato, in quella sede, la
programmazione di misure di bonifica. Tuttavia, nella controreplica (26), lItalia esponeva che
nellarea della presunta discarica Matera/Altamura Sgarrone, alla luce di pi recenti analisi condotte
in situ, non sarebbe stata constatata alcuna ex discarica. E nel caso della presunta discarica Reggio
Calabria/Malderiti, lItalia riferiva che in passato vi erano stati abbandonati effettivamente rifiuti,
che per gi da molto tempo erano stati rimossi.
48.
Ai fini della verifica della questione se, alla scadenza del termine impartito dalla
Commissione, fossero ancora effettivamente utilizzate discariche illegali, detto argomento appare
tuttavia irrilevante. In primo luogo, i nuovi elementi non escludono il fatto che le discariche fossero
ancora utilizzate in quel momento. In secondo luogo, lItalia rifiuta espressamente di presentare
osservazioni sul grado di esecuzione della sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250) alla data
indicata (27). Conseguentemente, lItalia ha anche omesso di contestare lutilizzazione di dette
discariche alla scadenza del termine.
49.
Per quanto concerne le discariche Matera/Altamura Sgarrone e Reggio Calabria/Malderiti,
dunque fondata la censura dellulteriore utilizzazione di discariche illegali alla scadenza del termine
impartito dalla Commissione.
ii) Sullintroduzione di norme e controlli aggiuntivi
50.
La Commissione censura peraltro, a tal riguardo, anche il fatto che lItalia non avrebbe
adeguatamente potenziato le sue norme volte a prevenire abbandoni illegali di rifiuti n il suo
sistema di sorveglianza riguardo ai rifiuti, sebbene le autorit italiane avessero intanto annunciato
riforme in materia finalizzate allesecuzione della sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250).
51.
Per quanto attiene a tale censura, effettivamente la sentenza Commissione/Italia
(EU:C:2007:250) ha dichiarato una violazione generale e persistente delle disposizioni della
normativa in materia di rifiuti (28). Sarebbe logico far fronte a una siffatta violazione con
provvedimenti legislativi generali o di tipo sistematico, i quali potrebbero contribuire a prevenire, in
futuro, il sorgere di nuove discariche illegali.
52.
Tuttavia, la Corte non ha dichiarato che la violazione rendeva necessaria ladozione di simili
provvedimenti. Neppure la Commissione espone elementi in merito.
53.
Il fatto che le autorit italiane possano aver provvisoriamente sostenuto la necessit di
ulteriori norme e di misure di controllo sistematiche non di per s sufficiente a dimostrare che
siffatti provvedimenti siano necessari allesecuzione della sentenza Commissione/Italia
(EU:C:2007:250). Tanto pi che, come lItalia espone nel presente procedimento, tali programmi
non avrebbero avuto la finalit di soddisfare lobbligo di esecuzione.
54.
Piuttosto, non si pu escludere che come dedotto del pari dallItalia gi la semplice
applicazione conforme delle norme vigenti sia sufficiente per prevenire, in futuro, labbandono di
rifiuti in un gran numero di discariche illegali. In tal senso depone anche il fatto che nella presente
causa non stato dedotto il sorgere, medio tempore, di nuove discariche illegali.

55.
Per contro, specifici casi isolati determinati ad esempio da attivit criminose non
potrebbero essere evitati con certezza neanche con limpiego di norme rigorose e sofisticati sistemi
di sorveglianza. Tali casi sarebbero qualitativamente diversi dalla violazione generale e persistente
constatata nella sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250).
56.
Pertanto, tale parte del ricorso devessere respinta.
b) Sulla bonifica delle discariche illegali
57.
La seconda violazione fatta valere dalla Commissione la mancata bonifica delle discariche
illegali di rifiuti chiuse, contenenti in parte rifiuti pericolosi. La Commissione sostiene che, alla
scadenza del termine da essa impartito, ancora 422 discariche avrebbero avuto bisogno di bonifica.
58.
Tale censura solleva questioni complicate. Anzitutto occorre chiarire se la sentenza
Commissione/Italia (EU:C:2007:250) fondi un obbligo di bonifica delle discariche illegali chiuse (a
tal riguardo, v. sub i) e quale importanza rivesta, in tale contesto, la direttiva relativa ai rifiuti
pericolosi (a tal riguardo, v. sub ii). Infine, occorre stabilire a quali discariche si riferisca lobbligo
di esecuzione della sentenza (a tal riguardo, v. sub iii).
i) Sullobbligo di bonifica in generale
59.
LItalia eccepisce che la sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250) non richiede affatto
la bonifica delle discariche illegali chiuse.
60.
Va dato atto al riguardo che la sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250) non dichiara
espressamente, n nel dispositivo n nella motivazione, che la mancata bonifica delle discariche
illegali costituisca parte delle infrazioni accertate. Tuttavia, la sentenza attesta che la Commissione
ha censurato, nella sua argomentazione, anche la perdurante mancata bonifica delle discariche
abusive (29) e la Corte, lungi dal respingere tale argomento, ha accolto in toto il ricorso della
Commissione.
61.
Inoltre, secondo il punto 41 della sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250), quanto alla
censura relativa alla violazione dellarticolo 8 della direttiva in materia di rifiuti, stato accertato
che le autorit italiane non avevano garantito che i detentori di rifiuti procedessero essi stessi allo
smaltimento o al recupero dei rifiuti o li consegnassero ad un raccoglitore o ad unimpresa
incaricata di effettuare tali operazioni, conformemente alle disposizioni della direttiva. Dalla
documentazione prodotta (30) risulta che la Corte fonda tale accertamento sul fatto che determinate
discariche nelle Regioni Umbria e Puglia non erano ancora state bonificate.
62.
La Corte ha gi dichiarato che larticolo 8 della vecchia direttiva in materia di rifiuti
contempla un siffatto obbligo di bonifica delle discariche abusive. Infatti, il gestore di una discarica
abusiva diviene, nel ricevervi rifiuti, detentore di questi rifiuti e la summenzionata disposizione
impone allo Stato membro lobbligo di adottare nei confronti del medesimo le misure necessarie
affinch questi rifiuti siano consegnati ad un raccoglitore privato o pubblico o ad unimpresa di
smaltimento, salvo che tale gestore provveda egli stesso al loro recupero o smaltimento (31).
63.
Ne consegue che laccertata violazione dellarticolo 8 della vecchia direttiva in materia di
rifiuti consiste quanto meno nel non aver ancora bonificato le discariche abusive.
64.
Sebbene la Commissione esponga che una violazione dellarticolo 8 della vecchia direttiva in
materia di rifiuti sussiste solo in relazione alle due discariche la cui chiusura controversa (32),
tuttavia, qualora si consideri la sua complessiva argomentazione, appare chiaro che essa non ha
rinunciato a contestare la violazione dellarticolo 8 compiuta attraverso la persistente mancata
bonifica delle discariche illegali. Infatti, la Commissione continua a chiedere in modo espresso e,
per lItalia, inequivocabile di compiere detta bonifica. Il riconoscimento dellesecuzione della
sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250) riguardo agli articoli 8 e 9 concerne quindi soltanto
la violazione di dette disposizioni consistente nel non aver sufficientemente impedito le discariche
illegali ovvero la loro utilizzazione.
65.
Inoltre, lobbligo di bonifica delle discariche illegali si basa, secondo alcune sentenze
disponibili solo in francese e nella lingua del procedimento, anche sullarticolo 4, paragrafo 1, della
vecchia direttiva in materia di rifiuti, la cui violazione viene ugualmente censurata dalla
Commissione. La Corte lo ha dichiarato anzitutto per casi in cui era accertato che i rifiuti
abbandonati illegalmente arrecavano pregiudizio allambiente (33), ci che appunto occorre
prevenire ai sensi dellarticolo 4, paragrafo 1. In seguito, la Corte si fondata sulla considerazione

che gi il deposito di rifiuti in una discarica (illegale) recava pregiudizio allambiente (34). Pertanto
del tutto logico che la chiusura delle discariche illegali oppure la copertura dei rifiuti abbandonati
illegalmente con terra e detriti non siano sufficienti a soddisfare i requisiti dellarticolo 4, paragrafo
1 (35). Come afferma giustamente la Commissione, si deve piuttosto quantomeno verificare se una
discarica illegale chiusa arrechi pregiudizio allambiente o alla salute. In caso affermativo, essa
deve essere bonificata.
66.
Pertanto si deve concludere che la violazione dellarticolo 4, paragrafo 1, e dellarticolo 8
della vecchia direttiva in materia di rifiuti, dichiarata nella sentenza Commissione/Italia
(EU:C:2007:250), fa sorgere lobbligo di verificare la necessit di bonifica delle discariche illegali
di rifiuti ed eventualmente di bonificarle.
67.
Tale conclusione in linea con il fatto che lItalia, gi nella causa C-135/05, ma anche nella
presente, ha continuato a fornire informazioni sulla bonifica delle discariche di rifiuti. Detto Stato
membro non pu pertanto affermare di non essere stato al corrente che la presente causa vertesse
anche sulla bonifica delle discariche.
ii) Sullarticolo 2, paragrafo 1, della direttiva relativa ai rifiuti pericolosi
68.
La dichiarazione della violazione dellarticolo 2, paragrafo 1, della direttiva relativa ai rifiuti
pericolosi di cui alla sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250) aggiunge allobbligo di
bonifica specifici obblighi con riguardo ai rifiuti pericolosi.
69.
A tal proposito occorre anzitutto ricordare che gli obblighi fondamentali in materia di rifiuti
stabiliti dalla direttiva in materia di rifiuti incluso lobbligo di bonifica non sono ridefiniti dalla
direttiva relativa ai rifiuti pericolosi, ma, in forza dellarticolo 1, paragrafo 2, di questultima,
trovano applicazione altres per i rifiuti pericolosi. Di conseguenza, anche le discariche illegali
contenenti rifiuti pericolosi devono essere bonificate conformemente alla direttiva in materia di
rifiuti.
70.
La direttiva relativa ai rifiuti pericolosi pu, per, far sorgere obblighi pi estesi. Larticolo
2, paragrafo 1, impone, infatti, che i rifiuti pericolosi siano catalogati e identificati.
71.
Qualora siano state omesse, lidentificazione e la catalogazione di rifiuti pericolosi
abbandonati illegalmente devono essere eseguite successivamente nellambito della bonifica. Di
norma, lidentificazione anzi un presupposto della bonifica vera e propria, al fine di ottenere
indicazioni affidabili sul modo in cui procedere alla bonifica e di evitare che sorgano, allatto stesso
della bonifica, ulteriori pericoli per lambiente e la salute umana.
iii) Sulle discariche interessate
72.
Le parti sono in disaccordo pure su quali siano le discariche soggette allobbligo di bonifica.
Il punto , fondamentalmente, se la sentenza abbia descritto la portata dellinfrazione in modo
sufficientemente preciso da consentire lesecuzione ai sensi dellarticolo 260 TFUE. Infatti, la
sentenza non riporta, n nel dispositivo n nella motivazione, un elenco delle discariche da
bonificare.
73.
A rigore un siffatto elenco si potrebbe ricostruire dagli atti della causa C-135/05. A tal
proposito, sarebbero rilevanti le discariche menzionate in modo diretto o indiretto dalla
Commissione. Per la maggior parte delle regioni la base di detta ricostruzione sarebbe rappresentata
dal rapporto del Corpo forestale dello Stato italiano del 22 ottobre 2002, sul quale la Commissione
ha fondato il suo ricorso. Tale rapporto contabilizzava le discariche illegali nei territori boschivi e
montagnosi delle regioni a statuto ordinario in Italia (vale a dire, tutte le regioni italiane, eccetto il
Friuli-Venezia Giulia, la Sardegna, la Sicilia, il Trentino-Alto Adige e la Valle dAosta).
74.
Tuttavia, con ogni probabilit un elenco cos ricostruito non comprenderebbe tutte le
discariche di cui la Commissione chiede la bonifica nella presente causa. Infatti, lItalia,
rispondendo ad un quesito della Corte, ha elencato 71 discariche segnalate dalla Commissione che
non sarebbero state oggetto del procedimento nella causa C-135/05.
75.
La Commissione non sostiene di aver indicato tali discariche nel procedimento della causa
C-135/05. Essa si esprime unicamente sulle due discariche di cui controversa lesistenza (36).
Eppure emerge inequivocabilmente dalla sua argomentazione che la Commissione insiste nel
considerare da bonificare anche le altre 69 discariche. 44 di tali discariche si trovano nelle regioni in
cui il Corpo forestale ha svolto le sue ricerche, le restanti 25 in regioni rispetto alle quali il Corpo

forestale non ha competenza, la maggior parte in Sicilia e Sardegna. dubbio pertanto che in
particolare le discariche da ultimo citate siano state menzionate dalla Commissione del
procedimento della causa C-135/05.
76.
Tuttavia, le statuizioni della Corte nella sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250) non
mirano a stabilire se e come determinate discariche siano state menzionate nel procedimento. Nella
causa C-135/05, infatti, lItalia aveva gi lamentato, senza successo, la genericit e
lindeterminatezza dellinadempimento addebitato dalla Commissione. La Corte sottolineava per
che la Commissione poteva censurare una generale prassi amministrativa che provocava una
violazione ripetuta e prolungata del diritto dellUnione (37). Coerentemente, la Corte dichiarava
espressamente, al punto 45 di quella sentenza, che lItalia era venuta meno, in modo generale e
persistente, agli obblighi ad essa incombenti ai sensi della normativa in materia di rifiuti. La Corte
motivava i diversi inadempimenti non facendo ricorso ad unanalisi approfondita dei casi esposti,
ma limitandosi a rinviare esemplificativamente alla situazione riscontrata in determinate
regioni (38).
77.
Quindi, la dichiarazione della violazione del diritto dellUnione di cui alla sentenza
Commissione/Italia (EU:C:2007:250), in particolare degli articoli 4 e 8 della direttiva in materia di
rifiuti, nonch dellarticolo 2, paragrafo 1, della direttiva relativa ai rifiuti pericolosi, va al di l dei
casi particolari denunciati alla Corte (39). La statuizione piuttosto da intendere nel senso che da
diverso tempo lItalia non ha adottato sul suo intero territorio i provvedimenti necessari a bonificare
le discariche illegali, vale a dire a rimuovere regolarmente i rifiuti abbandonati illegalmente come
prescritto dalle menzionate disposizioni. Il fatto , in nuce, che lItalia non si sufficientemente
impegnata per impedire lutilizzazione di discariche illegali.
78.
Resta per dubbio fino a che punto una siffatta dichiarazione di una violazione generale e
persistente, non limitata ai singoli casi denunciati (esemplificativamente) alla Corte, imponga ad
uno Stato membro, ai sensi dellarticolo 260, paragrafo 1, TFUE, di adottare provvedimenti che
possano essere eseguiti ai sensi dellarticolo 260, paragrafo 2, TFUE.
79.
Qualora lapplicazione dellarticolo 260 TFUE richiedesse lo stesso livello di determinatezza
di un titolo esecutivo, allora, riguardo alla bonifica delle discariche, lesecuzione della sentenza
Commissione/Italia (EU:C:2007:250) sarebbe certamente esclusa. Per quanto attiene ai titoli che
comportano un obbligo pecuniario ai sensi degli articoli 192 e 187 del Trattato CEE (dopo la
modifica, divenuti articoli 280 TFUE e 299 TFUE), la Corte, nonostante fosse possibile una
conversione, ha comunque escluso che essi venissero espressi nelle unit di conto europee, allora
ancora esistenti, in quanto potevano essere liquidati solo in moneta nazionale (40). Siccome n la
sentenza n il fascicolo del procedimento della causa C-135/05 indicano in modo chiaro quali
discariche in concreto debbano essere bonificate, sembrerebbe doversi escludere lobbligo di
procedere allesecuzione.
80.
per altrettanto vero che non si possono porre analoghe condizioni per larticolo
260 TFUE (41). Ci risulta gi dal fatto che le sentenze da eseguire ai sensi dellarticolo 258 TFUE
hanno un carattere meramente dichiarativo. Pertanto, a prescindere dalla decisione sulle spese, esse
non indicano affatto i provvedimenti concreti che uno Stato membro tenuto ad adottare per porre
fine alla violazione accertata del diritto dellUnione. Anzi, tali sentenze lasciano agli Stati membri,
di regola, notevoli margini operativi nella loro esecuzione.
81.
Pertanto, un criterio di riferimento dovrebbe essere costituito, piuttosto, dal principio
dellequo processo di cui devono poter beneficiare tutte le parti di una controversia della quale sia
investito il giudice dellUnione, indipendentemente dal loro status giuridico (42). Per soddisfare le
condizioni di tale principio, occorre che le parti conoscano e possano discutere in contraddittorio gli
elementi di fatto e di diritto decisivi per lesito del procedimento (43). Per questo necessario che
qualsivoglia decisione giudiziaria sia motivata, cos che il condannato possa comprendere le ragioni
della condanna (44). Tuttavia, la portata dellobbligo di motivazione pu variare a seconda della
natura della decisione giudiziaria di cui trattasi e devessere analizzata in relazione al procedimento
considerato nel suo complesso e sulla base dellinsieme delle circostanze pertinenti, tenendo conto
delle garanzie procedurali da cui tale decisione contornata (45).

82.
In parte, i requisiti della motivazione sono collegati alla possibilit di un ricorso in
impugnazione, possibilit che non rileva nel procedimento per inadempimento (46). Eppure, anche
in detto procedimento, la sentenza deve essere quantomeno sufficientemente chiara, affinch lo
Stato membro interessato possa individuare le infrazioni da rimuovere. Esso deve altres essere in
condizione di svolgere difese nei confronti della Commissione in merito allesecuzione che abbia
intrapreso.
83.
I requisiti di determinatezza delle statuizioni non possono per comportare che la
dichiarazione di una prassi generale e persistente non richieda alcuna attivit esecutiva. In caso
contrario, siffatte statuizioni, la cui possibilit riconosciuta costantemente dalla giurisprudenza
della Corte (47), sarebbero private delleffetto utile. Esse conserverebbero soltanto un carattere
meramente dichiarativo.
84.
La necessit di siffatte statuizioni piuttosto astratte senza specifica indicazione di tutti i
singoli casi in questione deriva, del resto, dal comportamento dello Stato membro interessato.
Infatti, questultimo anzitutto tollera una violazione generale e persistente del diritto dellUnione e
poi non informa pienamente ed esaurientemente la Commissione, nella fase precontenziosa del
primo ricorso per inadempimento, della portata della sua infrazione, violando il proprio dovere di
leale cooperazione. Pretendere nondimeno dalla Commissione di indicare precisamente, pur non
disponendo di propri specifici poteri di indagine, la violazione di diritto dellUnione, perch pi
tardi cessi, consentirebbe allo Stato membro di trarre ulteriori vantaggi dalla sua stessa violazione.
85.
Infine, la Corte ha gi applicato in almeno un caso simile lallora vigente articolo 228 CE
(dopo la modifica, divenuto articolo 260 TFUE). La condanna della Francia a causa
dellinsufficiente controllo sulle attivit di pesca riguardava, infatti, un deficit persistente e
strutturale nellapplicazione del diritto dellUnione (48), la cui eliminazione non era stata del pari
stabilita in concreto.
86.
Deve pertanto essere sufficiente il fatto che lo Stato membro sia in grado di individuare sulla
base della sentenza alloccorrenza, secondo uninterpretazione della stessa ai sensi dellarticolo 43
dello Statuto i provvedimenti necessari allesecuzione.
87.
La sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250) soddisfa detti requisiti in riferimento
allobbligo di bonifica delle discariche. Come stato illustrato in precedenza (49), lItalia, in quanto
Stato membro parte del procedimento, poteva desumere dalla sentenza e dagli atti di causa che la
bonifica delle discariche illegali chiuse era compresa. Tali discariche dovevano per forza di cose
essere quelle la cui utilizzazione non era stata precedentemente impedita dallItalia, secondo una
prassi generale e persistente, in violazione degli articoli 4, 8 e 9 della vecchia direttiva in materia di
rifiuti nonch, in parte, dellarticolo 2, paragrafo 1, della direttiva relativa ai rifiuti pericolosi. La
necessit di bonificare tali discariche la conseguenza di detta utilizzazione (50).
88.
LItalia sempre stata al corrente della portata di tale obbligo. Gi nel procedimento della
causa C-135/05, e quindi nella fase precontenziosa della presente causa, detto Stato membro ha
perci identificato le discariche chiuse ancora da bonificare.
89.
In particolare, dalle comunicazioni trasmesse dallItalia alla Commissione risulta che, alla
scadenza del termine di cui al parere motivato, il 30 settembre 2009, non erano ancora state
bonificate tra le 368 (51) e le 422 (52) discariche illegali. Almeno 15 (53), forse anche 23 (54), di
tali discariche contenevano, secondo i dati forniti dallItalia nel procedimento precontenzioso, rifiuti
pericolosi. Dunque, a detta data, la sentenza non era ancora stata eseguita nella parte relativa alla
bonifica delle discariche. Ci basta a giustificare una nuova condanna ai sensi dellarticolo 260,
paragrafo 2, TFUE.
c) Sulla nuova autorizzazione delle discariche rimaste in funzione ai sensi della direttiva
discariche
90.
La sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250) dichiarava inoltre che era stato violato
larticolo 14, lettere da a) a c), della direttiva discariche. Tale disposizione disciplina le condizioni
alle quali le discariche che abbiano ottenuto unautorizzazione o siano gi in funzione alla scadenza
del termine di recepimento di detta direttiva, vale a dire al 16 luglio 2001, possono continuare a
funzionare.

91.
Ai sensi dellarticolo 14, lettera a), della direttiva discariche, il gestore della discarica deve
elaborare e presentare allapprovazione dellautorit competente un piano di riassetto della discarica
entro il 16 luglio 2002. La lettera b) prevede che, in seguito alla presentazione di detto piano,
lautorit decida sul mantenimento in funzione o sulla chiusura della discarica. In forza della lettera
c), in caso di mantenimento in funzione, lautorit deve autorizzare i necessari lavori di riassetto e
stabilire un periodo di transizione fino al 16 luglio 2009.
92.
Secondo i dati forniti dalla Commissione, che non sono stati contestati, alla scadenza del
termine di cui al parere motivato ne erano interessate almeno 93 discariche. Si trattava di 69
discariche, site in nove Regioni, che lItalia ha indicato alla Commissione nella risposta al parere
motivato e di altre 24, nella Regione Puglia, su cui lItalia ha fornito indicazioni solo in seguito.
Anche a tal riguardo, di conseguenza, la sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250) non era
stata ancora eseguita alla scadenza del termine.
d) Conclusione intermedia
93.
La Repubblica italiana quindi venuta meno agli obblighi ad essa incombenti ai sensi degli
articoli 4, 8 e 9 della direttiva rifiuti, dellarticolo 2, paragrafo 1, della direttiva relativa ai rifiuti
pericolosi e dellarticolo 14 della direttiva discariche, nonch dellarticolo 260, paragrafo 1, TFUE,
non avendo adottato tutti i provvedimenti necessari per lesecuzione della sentenza
Commissione/Italia (EU:C:2007:250) alla data del 30 settembre 2009, allorch scaduto il termine
impartito dalla Commissione europea nel parere motivato.
C Sul procedimento contro la Grecia
94.
Loggetto del procedimento contro la Grecia pi limitato di quello del procedimento contro
lItalia. Nella sentenza Commissione/Grecia (EU:C:2005:592) la Corte ha dichiarato
esclusivamente la violazione degli articoli 4, 8 e 9 della vecchia direttiva in materia di rifiuti.
95.
Le parti sono daccordo sul fatto che tale violazione concerna sia lutilizzazione di discariche
illegali sia la loro bonifica.
96.
La data di riferimento si deduce dallinvito integrativo a presentare osservazioni del 29
ottobre 2010, nel quale la Commissione fissava il termine del 29 dicembre 2010.
97.
Dato che il termine di trasposizione della nuova direttiva in materia di rifiuti scaduto il 12
dicembre 2010, ai fini della persistenza dellobbligo di eseguire la sentenza Commissione/Grecia
(EU:C:2005:592) occorre accertare se la nuova direttiva riproduca gli articoli 4, 8 e 9 della vecchia
direttiva in materia di rifiuti.
98.
Ci accade, in linea di principio, con gli articoli 13, 36, paragrafo 1, 15, paragrafo 1, nonch
23 della nuova direttiva in materia di rifiuti, che contengono unicamente modifiche non sostanziali.
99.
In linea di massima, lobbligo di bonifica non messo in dubbio dallarticolo 2, paragrafo 1,
lettera b), della nuova direttiva in materia di rifiuti. Tale disposizione ha integrato la normativa in
materia di rifiuti nel senso che la direttiva in materia di rifiuti non applicabile al terreno (in situ),
incluso il suolo contaminato non escavato. I rifiuti abbandonati illegalmente non costituiscono per
terreno n si trovano in situ, vale a dire nella loro condizione originaria (55). Altrimenti
labbandono illegale di rifiuti spianerebbe la strada allelusione della normativa in materia di rifiuti.
La rimozione di tali rifiuti pu pertanto continuare ad essere imposta conformemente a detta
normativa.
100. Ne consegue che la sentenza Commissione/Grecia (EU:C:2005:592) doveva essere ancora
eseguita alla scadenza del termine impartito dalla Commissione.
101. Dagli argomenti delle parti non risulta chiaro il livello di esecuzione della sentenza
Commissione/Grecia (EU:C:2005:592) alla data del 29 dicembre 2010. In ogni caso, sei mesi pi
tardi la Grecia comunicava che sarebbero state in uso ancora 82 discariche illegali e che avrebbero
dovuto essere bonificate ancora 596 discariche illegali chiuse.
102. Pertanto, la Repubblica ellenica venuta meno agli obblighi ad essa incombenti ai sensi degli
articoli 4, 8 e 9 della direttiva in materia di rifiuti, nonch dellarticolo 260, paragrafo 1, TFUE, non
avendo adottato tutti i provvedimenti necessari per lesecuzione della sentenza Commissione/Grecia
alla data del 29 dicembre 2010 (EU:C:2005:592), allorch scaduto il termine impartito dalla
Commissione europea nellinvito integrativo a presentare osservazioni.
D Sulle sanzioni pecuniarie

103. Spetta alla Corte, in ciascuna causa e in relazione alle circostanze del caso di cui investita
nonch al grado di persuasione e di dissuasione che le sembra necessario, determinare le sanzioni
pecuniarie adeguate per garantire lesecuzione pi rapida possibile della sentenza che ha
precedentemente constatato un inadempimento e prevenire il ripetersi di infrazioni analoghe al
diritto dellUnione (56).
104. A tal fine, le proposte della Commissione non possono vincolare la Corte, ma costituiscono
soltanto un utile punto di riferimento. Del pari, orientamenti come quelli contenuti nelle
comunicazioni della Commissione non vincolano la Corte, ma contribuiscono a garantire la
trasparenza, la prevedibilit e la certezza del diritto con riferimento allazione condotta dalla stessa
Commissione (57).
1.
Sulla penalit
105. Limposizione di una penalit in forza dellarticolo 260 TFUE si giustifica, in linea di
principio, soltanto se perdura linadempimento relativo alla mancata esecuzione di una precedente
sentenza della Corte (58).
106. Pertanto, quanto finora affermato in ordine allinsufficiente esecuzione delle sentenze alla
scadenza del termine impartito dalla Commissione non giustifica ancora alcuna penalit. Va
piuttosto ulteriormente verificato se alla data della decisione della Corte le sentenze richiedano
ancora di essere eseguite.
107. Anche a tal riguardo, il perdurare dellinadempimento presuppone che le disposizioni violate,
nonostante le modifiche della normativa in materia di rifiuti medio tempore intervenute, siano
sostanzialmente ancora eseguibili alla data della decisione della Corte.
108. Per quanto attiene al procedimento contro la Grecia nulla cambia, giacch al momento della
suddetta verifica dellesecuzione della sentenza alla scadenza del termine impartito dalla
Commissione era gi applicabile la nuova direttiva in materia di rifiuti (59).
109. Nel pi ampio procedimento contro lItalia, occorreva invece tener conto soltanto della
direttiva consolidata in materia di rifiuti (60). Da quanto affermato in merito al procedimento contro
la Grecia consegue per che la nuova direttiva in materia di rifiuti non mette in dubbio lobbligo di
bonifica stabilito dalla vecchia direttiva in materia di rifiuti. Inoltre, larticolo 35 della nuova
direttiva in materia di rifiuti riproduce lobbligo sancito dallarticolo 2, paragrafo 1, della direttiva
relativa ai rifiuti pericolosi, disponendo che gli stabilimenti e le imprese di cui allarticolo 23, vale a
dire, inter alia, i gestori di discariche di rifiuti, tengano un registro cronologico in cui sono indicati
la quantit, la natura e lorigine dei rifiuti. Pertanto, anche tale obbligo pu essere ancora eseguito.
a) Sulla causa C-196/13, Commissione/Italia
110. Al fine di pronunciarsi sullimposizione di una penalit contro lItalia, occorre anzitutto
esaminare in quale misura perdurino le infrazioni alla scadenza del termine impartito dalla
Commissione. Dopodich necessario stabilire la forma che tale penalit deve assumere, in
particolare se sia imposta a titolo di somma invariabile oppure in misura decrescente in relazione
allesecuzione, nonch il suo importo di base e le condizioni per la sua cessazione.
i) Sulla persistenza delle violazioni
111. In larghissima parte, la persistenza delle violazioni alla data delludienza era, in effetti,
pacifica, ma due casi, rispetto ai quali lItalia fornisce nuove informazioni nella controreplica,
necessitano di ulteriore approfondimento.

Sui casi non controversi


112. Per quanto lItalia abbia realizzato ulteriori progressi rispetto alla scadenza del termine di cui
al parere motivato, nondimeno devono essere ancora bonificate, in base a dati concordanti, 196
discariche, vale a dire le 218 menzionate nel ricorso meno le 20 la cui bonifica intervenuta medio
tempore stata riconosciuta dalla Commissione (61) e le due sulle quali occorre subito soffermarsi.
Secondo i dati non contestati forniti dalla Commissione, 13 di dette 196 discariche contengono
rifiuti pericolosi (62). Alludienza si inoltre ammesso che frattanto erano soltanto due discariche
ad aver ancora bisogno di una nuova autorizzazione ai sensi della direttiva discariche.

Sui due casi controversi

113. I casi della discarica selvaggia di Matera/Altamura Sgarrone, al confine tra Puglia e
Basilicata, e dellex discarica comunale sita in Reggio Calabria/Malderiti, in Calabria, necessitano
per di ulteriore approfondimento.
114. Come si gi rilevato (63), in effetti, lItalia aveva inserito, nel controricorso (64), dette
discariche nei suoi elenchi, senza indicazione di una data di chiusura, e aveva segnalato anche
provvedimenti programmati di bonifica. Nella controreplica (65), per, lItalia esponeva che a
Matera/Altamura Sgarrone, alla luce di pi recenti analisi condotte in situ, non si troverebbe alcuna
ex discarica, mentre, nel caso della presunta discarica di Reggio Calabria/Malderiti, lItalia riferiva
che in passato vi erano stati effettivamente abbandonati rifiuti, che per gi da molto tempo erano
stati rimossi.
Sullulteriore utilizzazione delle discariche illegali
115. Mentre la Commissione contesta allItalia che sarebbero ancora in funzione discariche illegali
nei due siti summenzionati, lItalia riportava gi nel controricorso che, in quel
momento, nessuna delle discariche illegali di cui trattasi nella presente causa fosse ancora utilizzata.
116. Pertanto, la Commissione deve dimostrare lutilizzazione di dette discariche. Essa fa leva sul
fatto che lItalia non ha comunicato alcuna data di chiusura.
117. La mancata indicazione di una data di chiusura non prova per che, in entrambi i siti, siano
ancora effettivamente in funzione discariche illegali.
118. Dato che la Commissione non fornisce alcun altro elemento di prova dellutilizzazione di
discariche illegali a Matera/Altamura Sgarrone e a Reggio Calabria/Malderiti, il ricorso devessere
respinto in tale parte.
Sulla necessit di bonificare le due discariche
119. In ogni caso, la controversia relativa ai due casi verte anche sullobbligo di bonifica delle
discariche.
120. Nel controricorso e nella fase precontenziosa, lItalia ammetteva che le ex discariche illegali di
Matera/Altamura Sgarrone e di Reggio Calabria/Malderiti fossero da bonificare. Il nuovo
argomento dedotto dallItalia mira invece ad affermare che le due summenzionate farebbero parte
erroneamente dellelenco delle ex discariche illegali da bonificare. Si tratta dunque di una modifica
della linea difensiva.
121. Ai sensi dellarticolo 127, paragrafo 1, del regolamento di procedura, vietata la deduzione di
motivi nuovi in corso di causa, a meno che essi si basino su elementi di diritto e di fatto emersi
durante il procedimento.
122. LItalia si fonda su tali elementi di fatto; infatti, la consapevolezza che entrambe le discariche
erano state inserite erroneamente nellelenco delle discariche da bonificare si basa su controlli svolti
in situ, compiuti dopo il controricorso (66).
123. In tali nuove acquisizioni si manifesta, invero, il ritardo dellItalia nel fare piena luce sulla
situazione in tempo utile, la qual cosa invece imposta, in particolare, dallobbligo di leale
collaborazione con la Commissione. Tuttavia, larticolo 127, paragrafo 1, del regolamento di
procedura non esclude una modifica degli argomenti defensionali per la semplice circostanza che i
nuovi elementi di fatto avrebbero dovuto essere conosciuti gi in precedenza.
124. Tale generosit nellaccogliere nuovi argomenti , quantomeno nel presente caso, anche
ragionevole. Qualora la Corte condannasse lItalia per tali due casi, non tenendo conto del nuovo
argomento, lesecuzione della sentenza si rivelerebbe al riguardo praticamente molto difficile. In
che modo lItalia dovrebbe dimostrare che dette presunte discariche siano state bonificate se esse
effettivamente non esistono (pi)?
125. Ne consegue che tale nuovo argomento ricevibile.
126. Nella controreplica si fa riferimento a nuove prove o almeno ad unofferta di prova
supplementare , precisamente ai risultati dei pi recenti controlli compiuti in situ. Ai sensi
dellarticolo 128, paragrafo 1, del regolamento di procedura, in tale fase possono essere ancora
presentate nuove prove o offerte di prova in caso di ritardo giustificato. Anche tale condizione
soddisfatta, in quanto la ragione del ritardo risiede nel fatto che tali informazioni sono state
acquisite solo a seguito di pi recenti controlli.

127. Tale argomentazione ha forse sorpreso la Commissione, ma questultima avrebbe potuto


chiedere alla Corte la concessione di un congruo periodo di tempo per svolgere proprie ricerche.
128. Il nuovo argomento presentato dallItalia sostanzialmente anche fondato.
129. vero che largomentazione svolta dallItalia appare ictu oculi poco persuasiva a causa della
contraddizione, sottolineata dalla Commissione, rispetto al precedente argomento, in particolare alla
luce dei previsti provvedimenti di bonifica. Ci si aspetterebbe, infatti, che i provvedimenti di
bonifica siano programmati solo quando esistano effettivamente discariche da bonificare.
130. Daltra parte, non si comprende perch lItalia dovrebbe consapevolmente fornire alla Corte e
alla Commissione, in tale fase del procedimento, informazioni false su due dei quasi 200 casi
specifici, informazioni che potrebbero essere presumibilmente confutate in maniera relativamente
agevole. Con una spesa molto contenuta si potrebbero, ad esempio, utilizzare foto satellitari
dellarea in questione e perfino una visita dei luoghi non comporterebbe oneri eccessivi. La
Commissione non si per sforzata di fornire una prova siffatta, al fine di controbattere il nuovo
argomento dedotto dallItalia.
131. Inoltre, non pare da escludere che uno Stato membro, tenuto a far fronte a violazioni della
normativa dellUnione in materia di rifiuti in relazione a diverse centinaia di discariche illegali,
registri erroneamente un certo numero di casi e scopra lerrore piuttosto tardi. Nella fase
precontenziosa, in particolare in relazione alla risposta al parere motivato, la Commissione
accettava la comunicazione di siffatte registrazioni erronee e la loro cancellazione dagli elenchi.
132. Pertanto, il riferimento della Commissione alla contraddizione rispetto alle precedenti
comunicazioni non sufficiente a inficiare largomento dedotto dallItalia.
133. Dato che, nellambito di un procedimento per inadempimento, la Commissione ha lobbligo di
dimostrare lesistenza dellinadempimento contestato (67) ed essa non deduce alcun ulteriore
argomento al riguardo, non si pu dichiarare che a Matera/Altamura Sgarrone e a Reggio
Calabria/Malderiti esistano ex discariche illegali da bonificare.
134. Pertanto, anche in tale punto, il ricorso della Commissione nella causa C-196/13 devessere
respinto.

Conclusione parziale
135. Siccome, per, a prescindere dai due casi anzidetti, alla sentenza Commissione/Italia
(EU:C:2007:250), alla data delludienza, non ancora stata data piena esecuzione in parti
sostanziali, la condanna della Repubblica italiana al pagamento di una penale costituisce, in linea di
principio, un mezzo finanziario appropriato per incitare questultima ad adottare i provvedimenti
necessari per mettere fine allinadempimento constatato e per garantire la completa esecuzione della
sentenza (68).
ii) Sulla forma della penalit fissa o decrescente?
136. Per quanto attiene alla forma della penalit, si pone la questione se debba essere applicata una
penalit periodica nella forma di una somma fissa da versare, da parte della Repubblica italiana,
fino alla piena esecuzione della sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250). Lalternativa la
somma decrescente proposta dalla Commissione, che si riduce a misura dellavanzamento
nellesecuzione della sentenza.
137. A favore di una somma fissa depone il fatto che la Corte, nella sentenza da eseguire, non ha
individuato un fascio di singole infrazioni, ma uninfrazione generale e persistente. Ad ununica
violazione dovrebbe corrispondere ununica penalit costante.
138. Va osservato, tuttavia, che detta infrazione articolata in diverse situazioni specifiche che
richiedono, di volta in volta, provvedimenti ad hoc al fine di eseguire la sentenza. Una
differenziazione approssimativa risulta gi dal fatto che la violazione degli articoli 4 e 8 della
direttiva in materia di rifiuti e dellarticolo 2, paragrafo 1, della direttiva relativa ai rifiuti pericolosi
determina lobbligo di bonificare le discariche illegali chiuse, mentre la violazione dellarticolo 14
della direttiva discariche impone una nuova autorizzazione ai sensi di detta direttiva delle discariche
rimaste in funzione. In relazione ai due aspetti, ogni singola discarica in questione necessita di
provvedimenti ad hoc. Gi tale conformazione dellobbligo di esecuzione depone per lirrogazione
di una somma decrescente a misura dellavanzamento nellesecuzione (69).

139. Ancora pi importante , tuttavia, che solo questultimo modus procedendi pu assicurare che
la penalit corrisponda alla non ancora piena esecuzione della sentenza Commissione/Italia
(EU:C:2007:250). Infatti, una somma costante, corrispondente, al momento della fissazione del suo
importo, allo stato dellesecuzione, non sarebbe pi adeguata, a seguito degli ulteriori progressi
realizzati dallItalia nellesecuzione, alle particolari circostanze del caso e risulterebbe pertanto non
commisurata allinadempimento accertato (70). Ai sensi del principio di proporzionalit, che fa
parte dei principi generali del diritto dellUnione, gli atti delle istituzioni dellUnione inclusi
quelli della Corte non possono superare i limiti di ci che idoneo e necessario per il
conseguimento degli scopi legittimi perseguiti dalla normativa di cui trattasi, fermo restando che,
qualora sia possibile una scelta tra pi misure appropriate, si deve ricorrere a quella meno restrittiva
e che gli inconvenienti causati non devono essere sproporzionati rispetto agli scopi perseguiti (71).
140. Per tale motivo, la Corte ha gi imposto penalit decrescenti in tre sentenze concernenti
infrazioni strutturate in modo simile. Detti casi riguardavano la qualit di un elevato numero di
acque di balneazione (72), il recupero di un gran numero di aiuti (73) e lallacciamento dei residenti
a impianti di depurazione delle acque (74).
141. Nel pi recente procedimento di tal genere, per, nonostante la sussistenza di uninfrazione
strutturata in modo simile, relativa alla costruzione di pi impianti di depurazione, e una conforme
richiesta della Commissione (75), la Corte ha imposto una penalit fissa (76).
142. Detto caso non denota, tuttavia, una svolta fondamentale dalla prassi di fissare una penalit
decrescente in determinate circostanze, e ci gi in quanto la Corte non fornisce alcuna motivazione
per lo scostamento dalla precedente giurisprudenza, motivazione che sarebbe stata doverosa non
solo in ragione della proposta della Commissione, ma anche perch la stessa Corte, solo un mese
prima, aveva imposto ancora una penalit decrescente (77). Lultima sentenza pu dunque basarsi
tuttal pi su una valutazione non esplicitata delle particolari circostanze di specie.
143. Nel presente caso, invece, non emergono circostanze che renderebbero necessaria
limposizione di una penalit fissa che non decresca, conformemente al principio di proporzionalit,
secondo lulteriore avanzamento nellesecuzione della sentenza.
144. In particolare, i possibili difetti di cooperazione dellItalia con la Commissione non forniscono
alcuna ragione per imporre la penalit nella forma di una somma invariabile. Vero che le
informazioni trasmesse dallItalia sono state in parte incomplete o contraddittorie, tuttavia, di
norma, la Corte prende in considerazione siffatte violazioni dellobbligo di leale cooperazione nel
calcolo dellimporto forfettario, facendo riferimento al comportamento dello Stato membro
interessato (78).
145. Al contrario, lassenza di cooperazione nella fase dellapplicazione della penalit si
ritorcerebbe automaticamente contro lo Stato membro. La bonifica o la nuova autorizzazione di una
discarica, infatti, possono essere riconosciute solo dopo che lo Stato membro abbia trasmesso tutte
le informazioni necessarie per una valutazione di detto argomento (79). Qualora esso trasmetta
informazioni incomplete e/o in ritardo, la penalit perdura, conseguentemente, pi a lungo del
necessario.
146. La penalit dovrebbe dunque essere imposta in forma decrescente.
147. Come propone la Commissione, la diminuzione dovrebbe tener conto della diversa qualit
delle singole infrazioni parziali, vale a dire, in particolare, dei rischi per lambiente. Il rischio
connesso alle discariche illegali chiuse da bonificare prive di rifiuti pericolosi , per esempio, molto
basso. Esse dovrebbero essere prese in considerazione con un fattore pari a 1. Le due discariche da
autorizzare nuovamente comportano rischi pi elevati, in quanto si tratta di impianti pi grandi che
continuano a funzionare, sebbene il rispetto in toto della direttiva discariche sia quantomeno poco
chiaro. Esse dovrebbero essere prese in considerazione con un fattore pari a 2. Le pi rischiose sono
le 13 discariche illegali chiuse da bonificare che contengono rifiuti pericolosi, poich da tali rifiuti
derivano pericoli particolarmente gravi per lambiente. A tali discariche dovrebbe essere applicato
un fattore pari a 3. Se si moltiplica il numero delle discariche rispettivamente interessate per i
corrispondenti fattori e si sommano i risultati, si ottiene un totale di 226.
iii) Sullimporto di base

148. Nellesercizio del suo potere discrezionale spetta alla Corte fissare la penalit in modo tale che
essa sia, da una parte, adeguata alle circostanze e, dallaltra, commisurata allinadempimento
accertato nonch alla capacit finanziaria dello Stato membro interessato. Nellambito della
valutazione della Corte, i criteri fondamentali da prendere in considerazione per garantire la natura
coercitiva della penalit ai fini dellapplicazione uniforme ed effettiva del diritto dellUnione sono
costituiti, in linea di principio, dalla durata dellinfrazione, dal suo grado di gravit e dalla capacit
finanziaria dello Stato membro per cui causa. Per lapplicazione di tali criteri, la Corte deve tener
conto, in particolare, delle conseguenze dellomessa esecuzione sugli interessi privati e pubblici e
dellurgenza di indurre lo Stato membro interessato a conformarsi ai suoi obblighi (80).
149. Secondo la Commissione, limporto della penalit giornaliera dovrebbe essere calcolato
moltiplicando limporto forfettario di base della penalit, uguale per tutti gli Stati membri e pari a
EUR 640 al giorno, moltiplicato per un coefficiente di gravit dellinfrazione, fissato a 8 (su una
scala da 1 a 20), per un coefficiente di durata, pari a 3 nella specie (su una scala da 1 a 3), nonch
per un fattore n, che rappresenta la capacit di pagamento dellItalia, pari a 16,72. Limporto
ottenuto in applicazione di tale metodo di EUR 256 819,20 al giorno.
150. Per quanto tale proposta costituisca un buon punto di partenza, necessario esaminarla in
maniera pi precisa.
151. Anzitutto, per quanto attiene al calcolo della penalit, dovrebbero essere applicati i dati
aggiornati, elaborati dalla Commissione nella sua comunicazione del 21 novembre 2013 (81).
Infatti, occorre tener conto della capacit finanziaria dello Stato membro, vale a dire del pi recente
andamento dellinflazione e del PIL, come si presenta con riferimento agli ultimi dati economici
sottoposti alla valutazione della Corte (82). Ne risultano un importo di base di EUR 650 e un fattore
n di capacit di pagamento pari a 16,57.
152. Per quanto riguarda la durata dellinfrazione, secondo costante giurisprudenza, spetta alla
Corte valutarla tenendo conto del momento in cui essa esamina i fatti e non di quello in cui adita
dalla Commissione (83).
153. Poich la Repubblica italiana ha ammesso, in effetti, di non avere posto fine
allinadempimento dellobbligo di dare esecuzione alla citata sentenza Commissione/Italia
(EU:C:2007:250), come rilevato al paragrafo 112 delle presenti conclusioni, tale inadempimento
dura da pi di sette anni. In materia di recupero di aiuti, la Corte ha considerato un tale lasso di
tempo del tutto considerevole (84).
154. Inoltre, la sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250) ha dichiarato una violazione generale
e persistente degli obblighi incombenti in forza della normativa in materia di rifiuti, in vigore, in
parte, gi dalla scadenza del termine di trasposizione della prima direttiva in materia di rifiuti, cio
dal 1977, e, nel caso della direttiva discariche, almeno dal 2002. Dovrebbe dunque essere preso in
considerazione anche il fatto che, nel caso di specie, si tratta di uninfrazione che ha avuto una
durata straordinariamente lunga (85).
155. Daltra parte, va riconosciuto che in special modo la bonifica di discariche illegali chiuse pu
essere molto onerosa ed giustificato, in linea di principio, stabilire priorit a tal riguardo al fine di
intervenire anzitutto sui rischi per lambiente pi gravi.
156. Dunque, pur essendo opportuno che la Commissione proponga il pi alto coefficiente di durata
possibile in base al suo sistema, vale a dire 3, non necessario andare oltre e scegliere un
coefficiente ancora pi elevato (86).
157. La valutazione della gravit dellinfrazione costituisce, infine, la sfida pi difficile.
158. A tal proposito, emerge dalla giurisprudenza che la mancata esecuzione di una sentenza
particolarmente grave se essa pu arrecare danni allambiente, la cui conservazione fa appunto parte
degli obiettivi della politica dellUnione, come risulta dallarticolo 191 TFUE (87). La Corte ha
inoltre gi rilevato che la lunga durata di uninfrazione della normativa in materia di rifiuti
conferisce ulteriore gravit allinadempimento (88), sebbene tale circostanza costituisca un
elemento della ponderazione del coefficiente di durata e dunque sarebbe presa in considerazione
due volte.
159. Inoltre, non si tratta di casi specifici isolati, ma di una prassi generale. Qualora la Commissione
avesse portato alla cognizione della Corte tutti i casi uno alla volta, sarebbe stato ragionevole

proporre, per ciascuna delle discariche da bonificare o da autorizzare nuovamente, un coefficiente


di gravit almeno pari a 1, il che avrebbe determinato un totale di almeno 198. Gi nei primi
procedimenti concernenti lapplicazione di una penalit, la Commissione ha proposto, per il
funzionamento di una sola discarica illegale in cui erano stati abbandonati anche rifiuti pericolosi,
un coefficiente di gravit pari addirittura a 6 (89).
160. Nellesecuzione di una sentenza concernente una prassi generale che coinvolge centinaia di
singoli casi, proporre lapplicazione di un coefficiente di gravit pari a 8, invece di 198 o anche pi,
corrisponde pertanto a uno sconto sulla quantit (90), della cui legittimit si potrebbe dubitare.
Daltronde, lo scopo della penalit non risiede nel compensare un danno oppure in una sanzione
proporzionata (91). Piuttosto, si mira a promuovere lesecuzione della prima sentenza e a prevenire
nuove infrazioni. Di conseguenza, pu essere giustificato aumentare il coefficiente di gravit in
maniera lineare senza corrispondenza col numero dei casi in questione.
161. Ad ogni modo, va considerato a favore dellItalia che la presente causa contrariamente a
quanto sostenuto dalla Commissione nel ricorso non riguarda pi il funzionamento di discariche
illegali di rifiuti, ma solo la loro bonifica, nonch la nuova autorizzazione ai sensi della direttiva
discariche di discariche ancora in funzione. In entrambi gli ambiti vanno registrati significativi
progressi rispetto alla sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250), alla scadenza del termine di
cui al parere motivato e alla presentazione del ricorso. Se ne deve concludere che non
indispensabile aumentare la pressione sullItalia attraverso la penalit.
162. Per quanto precede, ritengo doveroso ridurre il coefficiente di gravit pari a 8, proposto dalla
Commissione, segnatamente a 5.
163. Qualora limporto di base di EUR 650 sia moltiplicato per un fattore n 16,57 della capacit
di pagamento, per un coefficiente di gravit pari a 5 e per un coefficiente di durata pari a 3, la
penalit giornaliera pari a EUR 161 557,50.
164. Al fine di agevolare la progressiva riduzione della penalit in considerazione del peso delle
singole infrazioni parziali, propongo di arrotondare detto importo a EUR 158 200. Tale importo
divisibile per la somma ponderata delle singole infrazioni, vale a dire 226 (92). Non appena sia
bonificata una discarica illegale chiusa contenente rifiuti pericolosi, tale importo pu essere ridotto
di EUR 2 100, a conclusione della bonifica di ogni altra discarica di EUR 700 e, a seguito della
nuova autorizzazione di una discarica rimasta in funzione, di EUR 1 400. Dopo aver posto fine del
tutto alle infrazioni parziali della sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250), oggetto della
presente causa, non si dovrebbe versare pi alcuna penalit.
165. LItalia, qualora ponga fine ad ulteriori infrazioni parziali fino alla pronuncia della sentenza,
dovrebbe senza indugio presentarne la prova alla Commissione. Di conseguenza, si ridurrebbe
immediatamente la penalit in base ai summenzionati criteri.
166. LItalia devessere dunque condannata a versare alla Commissione, sul conto Risorse proprie
dellUnione europea, una penalit giornaliera di EUR 158 200 fino alla piena esecuzione della
sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250). Detto importo di base deve essere ridotto
rispettivamente di EUR 2 100, qualora lItalia dimostri alla Commissione la bonifica di una
discarica illegale chiusa contenente rifiuti pericolosi, di EUR 700, ove sia provata la bonifica di
unaltra discarica, e di EUR 1 400, ove sia certificata la nuova autorizzazione ai sensi della direttiva
discariche di una discarica rimasta in funzione.
b) Sulla causa C-378/13, Commissione/Grecia
167. Sebbene fino alludienza la Grecia abbia realizzato ulteriori progressi rispetto alla scadenza del
termine di cui allinvito integrativo a presentare osservazioni, nondimeno continuano ad essere
utilizzate ancora 70 discariche illegali e altre 223 discariche illegali chiuse devono essere bonificate.
168. Ne consegue che la condanna della Repubblica ellenica al versamento di una penale costituisce
un mezzo finanziario appropriato per incitare questultima ad adottare i provvedimenti necessari a
mettere fine allinadempimento constatato e a garantire la completa esecuzione della sentenza
Commissione/Grecia (EU:C:2005:592) (93).
169. Come nel caso dellItalia, opportuno anzitutto stabilire un importo di base e ridurlo a seconda
dellulteriore esecuzione della sentenza Commissione/Grecia (EU:C:2005:592) (a tal riguardo, v.

sub i). Tuttavia, il riconoscimento della piena esecuzione per quanto concerne la chiusura di
discariche illegali solleva particolari problemi (a tal riguardo, v. sub ii).
i) Sullimporto di base della penalit
170. Secondo la Commissione, limporto della penalit giornaliera dovrebbe essere calcolato
moltiplicando limporto forfettario di base della penalit da essa proposto, uguale per tutti gli Stati
membri e pari a EUR 640 al giorno, moltiplicato per un coefficiente di gravit dellinfrazione
fissato a 9 (su una scala da 1 a 20), per un coefficiente di durata, pari a 3 nella specie (su una scala
da 1 a 3), nonch per un fattore n, che rappresenta la capacit di pagamento della Grecia, pari a
4,12. Limporto ottenuto in applicazione di tale metodo pari a EUR 71 193,60 al giorno.
171. Anche per quanto riguarda la Grecia, per, nel calcolo della penalit dovrebbero essere
applicati i dati aggiornati, elaborati dalla Commissione nella sua comunicazione (94) del 21
novembre 2013 (95). Ne risultano un importo di base di EUR 650 e, in ragione della perdurante
crisi economica in Grecia, un fattore n di capacit di pagamento, trascurabilmente inferiore, pari
a 3,87.
172. Per quanto attiene al coefficiente di durata, sebbene la condanna della Grecia risalga a due anni
pi addietro della condanna dellItalia, va considerato a favore della Grecia il fatto che per essa gli
obblighi derivanti dalla normativa dellUnione in materia di rifiuti sono divenuti vincolanti non gi
nel 1977, ma solo alla data delladesione, il 1 gennaio 1981. Pertanto, opportuno prendere in
considerazione, anche nel caso della Grecia, il coefficiente di durata proposto pari a 3.
173. Linfrazione dichiarata nella sentenza Commissione/Grecia (EU:C:2005:592) ha unampiezza
giuridicamente inferiore rispetto a quella addebitata allItalia. La Corte non ha rilevato n una
violazione della direttiva relativa ai rifiuti pericolosi n una violazione della direttiva discariche.
Tuttavia, in Grecia, diversamente che in Italia, continuano ad essere utilizzate discariche illegali,
dunque si provocano verosimilmente ulteriori e nuovi danni allambiente e pericoli per la salute.
Inoltre, in Grecia sono ancora circa 300 le discariche da bonificare, dunque quasi il 50% in pi
rispetto allItalia, per quanto la Grecia, tra i due Stati membri, sia quello significativamente pi
piccolo. Il coefficiente di gravit proposto dalla Commissione dovrebbe essere dunque abbassato,
ma solo a 7,5.
174. Qualora limporto di base di EUR 650 sia moltiplicato per un fattore n della capacit di
pagamento pari a 3,87, per un coefficiente di gravit pari a 7,5 e per un coefficiente di durata pari a
3, la penalit giornaliera di EUR 56 598,75.
175. Per quanto attiene alla riduzione della penalit, dovrebbe essere applicato un fattore pari a 1
rispettivamente per ciascuna bonifica e ciascuna chiusura. La somma di tali fattori pari a 363 per
le 223 discariche chiuse da bonificare e le 70 discariche che devono essere chiuse e bonificate.
quindi opportuno, per motivi di semplicit, arrotondare la penalit giornaliera a EUR 54 450 e
ridurla di volta in volta di EUR 150 ove sia provata la chiusura o la bonifica di una discarica
illegale.
ii) Sul riconoscimento della chiusura di discariche
176. Come sottolineato giustamente dalla Commissione, nella chiusura di discariche illegali sussiste
per il rischio che esse vengano sostituite da nuovi depositi incontrollati. Detto rischio deve essere
preso in considerazione adeguatamente nel momento della riduzione della penalit.
177. La modalit di calcolo della misura della penalit sulla base del numero di discariche illegali,
proposta dalla Commissione nella fase scritta del procedimento, vale a dire sulla base delle
discariche illegali notoriamente ancora in funzione e di quelle sostitutive delle discariche chiuse,
appare per difficile da realizzare in concreto. Si potrebbe prevedere loccultamento di discariche
illegali sostitutive. Sulle isole greche sussisterebbe addirittura il rischio che i rifiuti siano riversati in
mare senza controllo e senza scoprirlo in tempo.
178. Dunque pi efficace la proposta, formulata dalla Commissione alludienza, di accettare la
chiusura di una discarica solo se siano contestualmente provate lesistenza e anche lutilizzazione di
sufficienti capacit di recupero o di smaltimento legale dei rifiuti. In assenza di siffatte capacit, i
rifiuti prodotti, infatti, non possono che essere abbandonati illegalmente.
iii) Conclusione parziale

179. Pertanto, la Repubblica ellenica devessere condannata a versare alla Commissione, sul conto
Risorse proprie dellUnione europea, una penalit giornaliera di EUR 54 450 fino alla piena
esecuzione della sentenza Commissione/Grecia (EU:C:2005:592). Detto importo di base deve
essere ridotto di volta in volta di EUR 150, qualora la Grecia dimostri alla Commissione la chiusura
di una discarica illegale, insieme con lallestimento e lutilizzazione di capacit sufficienti per il
recupero o lo smaltimento legale dei rifiuti, oppure la bonifica di una discarica illegale chiusa.
2.
Sulla somma forfettaria
180. Secondo giurisprudenza consolidata, oltre alla penalit, pu essere imposta anche una somma
forfettaria (96). Essa deve, in ogni caso di specie, rimanere lespressione dellinsieme degli elementi
pertinenti che si riferiscono sia alle caratteristiche dellinadempimento constatato che al
comportamento proprio dello Stato membro interessato dal procedimento iniziato sul fondamento
dellarticolo 260 TFUE (97). A tal proposito, detta disposizione investe la Corte di un ampio potere
discrezionale al fine di decidere se imporre o meno una siffatta sanzione (98).
181. Ai fini del calcolo della somma forfettaria, la Commissione propone di applicare un metodo
consistente nel moltiplicare la somma forfettaria fissa di EUR 210 al giorno per un coefficiente di
gravit e per un fattore n, che corrisponderebbero ai valori proposti per il calcolo della penalit,
nonch per il numero di giorni trascorsi dalla prima sentenza.
a) Sulla causa C-196/13, Commissione/Italia
182. Se si aggiornassero tali dati secondo la mia proposta sulla penalit da imporre allItalia,
utilizzando limporto di base di EUR 220, come aumentato secondo lultima comunicazione della
Commissione, il fattore n della capacit di pagamento pari a 16,57 e il coefficiente di gravit di 5,
si arriverebbe ad un importo di base di EUR 18 227. Al momento della lettura delle presenti
conclusioni, 2 687 giorni dopo la pronuncia della sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250), ne
risulta una somma forfettaria di EUR 48 975 949. Qualora la sentenza sia pronunciata ad esempio
da qui a quattro mesi, sarebbe conseguentemente ammissibile limposizione di una somma
forfettaria di EUR 51 163 189.
183. Ci si chiede se tale somma sia adeguata.
184. In aggiunta alle riflessioni da me formulate sulla penalit, a proposito della fissazione della
somma forfettaria occorre, secondo la giurisprudenza, prendere in considerazione il
comportamento dello Stato membro interessato (99).
185. Se con tale termine sintende anche la consapevolezza dello Stato membro di essere
responsabile di una violazione del diritto dellUnione, si potrebbe opporre allItalia la critica da essa
stessa rivolta alla sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250). Detta critica si riferisce, in
particolare, alle prove utilizzate e allasserita mancanza di precisione delle dichiarazioni della Corte.
186. Tale argomento , in ogni caso, la conseguenza logica dellinterpretazione giuridica fornita
dallItalia. Il principio della tutela giudiziaria effettiva, di cui beneficiano anche gli Stati membri,
vieta di aggravare le sanzioni per il solo fatto che uno Stato membro difenda la sua interpretazione,
ancorch la Corte non la condivida. Le cose stanno diversamente laddove uno Stato membro ricorra
a posizioni palesemente distorte e miri esclusivamente a ostacolare il procedimento. Le opinioni
giuridiche dellItalia sono per sostenibili, in particolare perch la sentenza da eseguire necessita, in
taluni punti, di interpretazione.
187. Di contro, occorre prendere in considerazione, in ogni caso, i difetti di cooperazione con la
Commissione e con la Corte (100). Ebbene, di particolare rilievo il fatto che lItalia abbia cercato
di comunicare informazioni complete solo nella risposta al parere motivato. Non era quindi
sorprendente che tali informazioni fossero in parte erronee e, pertanto, richiedessero frequenti
correzioni e aggiunte, addirittura nel procedimento dinanzi alla Corte (101).
188. Inoltre, la Corte ha rilevato, a tal riguardo, che la ripetizione di comportamenti illeciti da parte
di uno Stato membro, in un settore specifico, pu costituire un indice del fatto che la prevenzione
effettiva della futura reiterazione di infrazioni analoghe al diritto dellUnione richiede ladozione di
una misura dissuasiva, quale limposizione di una somma forfettaria (102). Ebbene, la Corte ha gi
condannato lItalia in pi di 20 procedimenti per violazioni della normativa in materia di
rifiuti (103).

189. Ritengo quindi opportuno aumentare, nel presente caso, la somma forfettaria di circa EUR 9
milioni a EUR 60 milioni.
b) Sulla causa C-378/13, Commissione/Grecia
190. Per quanto riguarda la Grecia, limporto di base di EUR 220 va moltiplicato per un fattore n
della capacit di pagamento pari a 3,87 e un coefficiente di gravit pari a 7,5. Ci comporta un
importo giornaliero di EUR 6 385,50. Se lo si moltiplica per i 3 258 giorni decorrenti dalla
pronuncia della sentenza Commissione/Grecia (EU:C:2005:592), risulta, alla data di lettura delle
presenti conclusioni, una somma forfettaria di EUR 20 803 959. Nel caso in cui la sentenza fosse
pronunciata tra quattro mesi, tale somma arriverebbe a EUR 21 570 219.
191. Il comportamento della Grecia non si pu criticare per quanto riguarda la cooperazione con la
Commissione. Si deve tuttavia tener conto del fatto che anche la Grecia stata gi condannata pi
volte per questioni legate alla normativa in materia di rifiuti. Va sottolineata, in particolare, la prima
imposizione di una penalit per la discarica illegale Kouroupitos a Creta (104).
192. Pertanto propongo di imporre alla Grecia una somma forfettaria di EUR 22 milioni.
VI Spese
193. Ai sensi dellarticolo 138, paragrafo 1, del regolamento di procedura, la parte soccombente
condannata alle spese se ne stata fatta domanda.
194. Nella causa C-196/13, la Commissione ha chiesto la condanna della Repubblica italiana e
lItalia rimasta prevalentemente soccombente. Nella parte in cui risultata vittoriosa, essa non ha
trasmesso nella fase precontenziosa tutte le informazioni utili. Occorre dunque condannarla in toto
alle spese del presente giudizio (105).
195. La condanna della Grecia alle spese nella causa C-378/13 consegue alla completa
soccombenza di tale Stato membro.
VII Conclusione
196. Per quanto precede, propongo alla Corte di decidere, nella causa C-196/13,
Commissione/Italia, come segue:
1)
La Repubblica italiana venuta meno agli obblighi ad essa incombenti ai sensi degli articoli
4, 8 e 9 della direttiva 75/442/CEE, relativa ai rifiuti, nella versione modificata dalla direttiva
91/156/CEE, dellarticolo 2, paragrafo 1, della direttiva 91/689/CEE, relativa ai rifiuti pericolosi, e
dellarticolo 14 della direttiva 1999/31/CE, relativa alle discariche di rifiuti, nonch dellarticolo
260, paragrafo 1, TFUE, non avendo adottato tutti i provvedimenti necessari per lesecuzione della
sentenza Commissione/Italia (C-135/05, EU:C:2007:250) alla data del 30 settembre 2009, allorch
scaduto il termine impartito dalla Commissione europea nel parere motivato.
2)
La Repubblica italiana condannata a versare alla Commissione europea, sul conto Risorse
proprie dellUnione europea, una penalit giornaliera di EUR 158 200 fino alla piena esecuzione
della sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250). Detto importo di base deve essere ridotto
rispettivamente di EUR 2 100, qualora lItalia dimostri alla Commissione la bonifica di una
discarica illegale chiusa contenente rifiuti pericolosi, di EUR 700, ove sia provata la bonifica di
unaltra discarica, e di EUR 1 400, ove sia certificata la nuova autorizzazione ai sensi della direttiva
1999/31/CE di una discarica rimasta in funzione.
3)
La Repubblica italiana condannata a versare alla Commissione europea, sul conto Risorse
proprie dellUnione europea, una somma forfettaria di EUR 60 milioni.
4)
Il ricorso respinto quanto al resto.
5)
La Repubblica italiana condannata alle spese del procedimento.
197. Nella causa C-378/13, Commissione/Grecia, la Corte dovrebbe pronunciarsi come segue:
1)
La Repubblica ellenica venuta meno agli obblighi ad essa incombenti ai sensi degli articoli
4, 8 e 9 della direttiva 75/442/CEE, relativa ai rifiuti, nella versione modificata dalla direttiva
91/156/CEE, nonch dellarticolo 260, paragrafo 1, TFUE, non avendo adottato tutti i
provvedimenti necessari per lesecuzione della sentenza Commissione/Grecia (C-502/03,
EU:C:2005:592) alla data del 29 dicembre 2010, allorch scaduto il termine impartito dalla
Commissione europea nellinvito integrativo a presentare osservazioni.
2)
La Repubblica ellenica condannata a versare alla Commissione europea, sul conto Risorse
proprie dellUnione europea, una penalit giornaliera di EUR 54 450 fino alla piena esecuzione

della sentenza Commissione/Grecia (EU:C:2005:592). Detto importo di base deve essere ridotto di
volta in volta di EUR 150, qualora la Grecia dimostri alla Commissione la chiusura di una discarica
illegale, insieme con lallestimento e lutilizzazione di capacit sufficienti per il recupero o lo
smaltimento legale dei rifiuti, oppure la bonifica di una discarica illegale chiusa.
3)
La Repubblica ellenica condannata a versare alla Commissione europea, sul conto Risorse
proprie dellUnione europea, una somma forfettaria di EUR 22 milioni.
4)
La Repubblica ellenica condannata alle spese del procedimento.
1

Lingua originale: il tedesco.

2
Direttiva 1999/31/CE del Consiglio, del 26 aprile 1999, relativa alle discariche di rifiuti (GU
L 182, pag. 1), nella versione del regolamento (CE) n. 1882/2003 del Parlamento europeo e del
Consiglio, del 29 settembre 2003 (GU L 284, pag. 1).
3
Nei primi procedimenti, direttiva 75/442/CEE del Consiglio, del 15 luglio 1975, relativa ai
rifiuti (GU L 194, pag. 39), nella versione modificata dalla direttiva 91/156/CEE del Consiglio, del
18 marzo 1991 (GU L 78, pag. 32).
4
Direttiva 91/689/CEE del Consiglio, del 12 dicembre 1991, relativa ai rifiuti pericolosi (GU
L 377, pag. 20).
5
Direttiva 2006/12/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 aprile 2006, relativa ai
rifiuti (GU L 114, pag. 9).
6
Direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 novembre 2008,
relativa ai rifiuti e che abroga alcune direttive (GU L 312, pag. 3).
7

Sentenza Commissione/Italia (C-135/05, EU:C:2007:250, punto 45).

C-185/09, EU:C:2010:59, e C-270/11, EU:C:2013:339.

9
Direttiva 2006/24/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 marzo 2006,
riguardante la conservazione di dati generati o trattati nellambito della fornitura di servizi di
comunicazione elettronica accessibili al pubblico o di reti pubbliche di comunicazione e che
modifica la direttiva 2002/58/CE (GU L 105, pag. 54).
10

Sentenza Digital Rights Ireland (C-293/12 e C-594/12, EU:C:2014:238).

11
Direttiva 2002/58/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 luglio 2002, relativa
al trattamento dei dati personali e alla tutela della vita privata nel settore delle comunicazioni
elettroniche (GU L 201, pag. 37), come modificata dalla direttiva 2009/136/CE del Parlamento
europeo e del Consiglio, del 25 novembre 2009 (GU L 337, pag. 11).
12
Sentenze Commissione/Italia (C-365/97, EU:C:1999:544, punto 36, concernente la
normativa in materia di rifiuti); Commissione/Francia (C-492/08, EU:C:2010:348, punto 31) e
Commissione/Polonia (C-281/11, EU:C:2013:855, punto 37).
13
V. articolo 20 della direttiva consolidata in materia di rifiuti e articolo 41 della nuova
direttiva in materia di rifiuti.
14

Sentenza Commissione/Grecia (C-286/08, EU:C:2009:543, punto 8).

15

Sentenza Commissione/Irlanda (C-374/11, EU:C:2012:827).

16
Sentenze
Commissione/Spagna
(C-610/10,
EU:C:2012:781,
Commissione/Repubblica ceca (C-241/11, EU:C:2013:423, punto 23).
17

punto

67)

Sentenza Commissione/Spagna (C-184/11, EU:C:2014:316, punto 36).

18
V. sentenze Commissione/Germania (C-191/95, EU:C:1998:441, punto 55),
Commissione/Spagna (C-186/06, EU:C:2007:813, punto 15) e Commissione/Regno Unito
(C-530/11, EU:C:2014:67, punto 39).
19
Sentenze Belgio e Forum 187/Commissione (C-182/03 e C-217/03, EU:C:2006:416, punto
147), Masdar (UK)/Commissione (C-47/07 P, EU:C:2008:726, punto 81) e Kahla Thringen
Porzellan GmbH/Commissione (C-537/08 P, EU:C:2010:769, punto 63).
20
Sentenze Kahla Thringen Porzellan GmbH/Commissione (C-537/08 P, EU:C:2010:769,
punto 63) e AJD Tuna (C-221/09, EU:C:2011:153, punto 72).
21
Sentenze Bosch (135/77, EU:C:1978:75, punto 4), Commissione/Lussemburgo (C-526/08,
EU:C:2010:379, punto 29) e Commissione/Germania (C-95/12, EU:C:2013:676, punto 40).
22

Punto 39.

23

Punto 42.

24

Punto 43.

25

Allegato 2 del controricorso, punti 34 e 74.

26

Punto 14.

27

Punto 8 del controricorso.

28

Punto 45.

29

In particolare, punti 10 e 12.

30

Pagg. da 412 a 422 degli allegati della controreplica dellItalia nella causa C-135/05.

31
Sentenze Commissione/Italia (C-365/97, EU:C:1999:544, punto 108), Commissione/Italia
(C-383/02, EU:C:2004:501, punti 40, 42 e 44), Commissione/Italia (C-447/03, EU:C:2004:751,
punti 27, 28 e 30), Commissione/Irlanda (C-494/01, EU:C:2005:250, punto 181) e
Commissione/Portogallo (C-37/09, EU:C:2010:331, punti 54 e 55).
32

V. supra, paragrafi da 46 a 49 delle presenti conclusioni.

33
Sentenze Commissione/Italia (C-383/02, EU:C:2004:501, punti 32 e 36), nonch
Commissione/Italia (C-447/03, EU:C:2004:751, punti da 19 a 24).
34
Sentenze
Commissione/Spagna
(C-361/05,
EU:C:2007:298,
Commissione/Portogallo (C-37/09, EU:C:2010:331, punto 37).

punto

20)

35
Sentenza Commissione/Spagna (C-361/05, EU:C:2007:298, punti 24 e 26), precisata nella
sentenza Commissione/Portogallo (C-37/09, EU:C:2010:331, punto 37).

36

V. supra, paragrafo 46 delle presenti conclusioni.

37

Punti da 18 a 22 della sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250).

38

Punti 32 nonch da 39 a 44.

39

V. sentenza Commissione/Germania (C-160/08, EU:C:2010:230, punto 110).

40
Sentenza Socit anonyme Gnrale sucrire/Commissione (41/73, 43/73 e 44/73,
EU:C:1977:41, punti 14 e 15).
41

V. sentenza Commissione/Francia (C-304/02, EU:C:2005:444, in particolare punto 91).

42

V., in tal senso, sentenza Commissione/Irlanda e a. (C-89/08 P, EU:C:2009:742, punto 53).

43

Sentenza Commissione/Irlanda e a. (C-89/08 P, EU:C:2009:742, punto 56).

44

Sentenza Trade Agency (C-619/10, EU:C:2012:531, punto 53).

45

Sentenza Trade Agency (C-619/10, EU:C:2012:531, punto 60).

46

Indicativa la sentenza Trade Agency (C-619/10, EU:C:2012:531, punti 53 e 60).

47
V., ad esempio, sentenze Commissione/Francia (21/84, EU:C:1985:184, punto 13),
Commissione/Germania (C-387/99, EU:C:2004:235, punto 42), Commissione/Irlanda (C-494/01,
EU:C:2005:250, punto 28) e Commissione/Germania (C-160/08, EU:C:2010:230, punto 106).
48

Sentenza Commissione/Francia (C-304/02, EU:C:2005:444, in particolare punti 52 e 60).

49

V. supra, paragrafi 76 e 77 delle presenti conclusioni.

50
Non deve essere deciso se la Commissione possa addirittura nella presente sede indicare
ancora altre discariche oppure avviare in futuro nuovamente un procedimento ai sensi dellarticolo
260 TFUE a causa di discariche illegali finora sconosciute. In ogni caso, siffatte ulteriori discariche
potrebbero eventualmente rientrare nella sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250) ove
derivino dalla prassi generale e perdurante, dichiarata in detta sentenza, di utilizzare discariche
illegali. Nuovi casi specifici isolati, manifestatisi a dispetto dellattuazione in linea di principio
adeguata della normativa in materia di rifiuti e dellesistenza di sufficienti infrastrutture, possono
invece verificarsi ovunque e non sarebbero espressione della violazione generale e persistente del
diritto dellUnione messa in luce dalla sentenza.
51

Comunicazione del 30 ottobre 2009.

52

Comunicazione del 1 ottobre 2009.

53

Comunicazione del 1 ottobre 2009.

54

Comunicazione del 30 ottobre 2009.

55
V. ordinanza del Verwaltungsgericht Aachen del 16 luglio 2009 (9 L 153/09, Juris, punti da
17 a 21).

56

Sentenza Commissione/Italia (C-496/09, EU:C:2011:740, punto 36).

57
Sentenze Commissione/Portogallo (C-70/06, EU:C:2008:3, punto 34), Commissione/Grecia
(C-369/07, EU:C:2009:428, punto 112), Commissione/Italia (C-496/09, EU:C:2011:740, punto 37) e
Commissione/Belgio (C-533/11, EU:C:2013:659, punto 64).
58
Sentenze Commissione/Francia (C-121/07, EU:C:2008:695, punto 27), Commissione/Grecia
(C-369/07, EU:C:2009:428, punto 59), Commissione/Italia (C-496/09, EU:C:2011:740, punto 42),
Commissione/Spagna (C-610/10, EU:C:2012:781, punto 96) e Commissione/Lussemburgo (C-576/11,
EU:C:2013:773, punto 43).
59

V. supra, paragrafi 97 e segg. delle presenti conclusioni.

60

V. supra, paragrafo 41 delle presenti conclusioni.

61

Punto 8 della risposta della Commissione, del 13 maggio 2014, al quesito posto dalla Corte.

62
Calabria: Firmo/Sciolle; Emilia Romagna: S. Giovanni in Persiceto/V. Samoggia 26 (sito
Razzaboni); Lazio: Riano/Piana Perina; Liguria: Careare/Premara Paleta, La Spezia/Pitelli discarica
Ruffino Pitelli, La Spezia/Pitelli IPODEC, nonch Lerici/Pertusola; Lombardia: Mantova/Valdaro;
Zanica/Ex cava Cuter; Marche: Ascoli Piceno/SGL Carbon; Piemonte: Serravalle Scrivia/La Luminosa;
Umbria: Gualdo Tadino/Vigna Vecchia; Sicilia: Priolo Gargallo/Penisola Magnisi.
63

V. supra, paragrafi da 46 a 49 delle presenti conclusioni.

64

Allegato 2 del controricorso, punti 34 e 74.

65

Punto 14.

66
Sotto tale profilo detto argomento a difesa si distingue da quello respinto nella sentenza
Commissione/Malta (C-351/09, EU:C:2010:815, punti 23 e 24), preesistente alla presentazione del
controricorso.
67

Sentenza Commissione/Italia (C-179/06, EU:C:2007:578, punto 37).

68 V. sentenze Commissione/Italia (C-496/09, EU:C:2011:740, punto 45), Commissione/Spagna


(C-610/10, EU:C:2012:781, punto 114) e Commissione/Lussemburgo (C-576/11, EU:C:2013:773, punto 45).
69 V. sentenze Commissione/Spagna (C-278/01, EU:C:2003:635, punto 50), Commissione/Italia
(C-496/09, EU:C:2011:740, in particolare punto 51) e Commissione/Belgio (C-533/11, EU:C:2013:659,
punto 73), nonch gi le conclusioni dellavvocato generale Ruiz-Jarabo Colomer nella causa
Commissione/Grecia (C-387/97, EU:C:1999:455, paragrafo 104).
70 V. sentenze Commissione/Spagna (C-278/01, EU:C:2003:635, punti 48 e 49) e Commissione/Italia
(C-496/09, EU:C:2011:740, punto 49).
71
Sentenze Jippes e a. (C-189/01, EU:C:2001:420, punto 81), S.P.C.M. e a. (C-558/07,
EU:C:2009:430, punto 41) nonch Afton Chemical (C-343/09, EU:C:2010:419, punto 45).
72

Sentenza Commissione/Spagna (C-278/01, EU:C:2003:635).

73

Sentenza Commissione/Italia (C-496/09, EU:C:2011:740).

74

Sentenza Commissione/Belgio (C-533/11, EU:C:2013:659).

75
Sentenza Commissione/Lussemburgo (C-576/11, EU:C:2013:773, punti da 48 a 50). Per contro,
nellancor pi recente sentenza Commissione/Portogallo (C-76/13, EU:C:2014:2029, punto 74), la respinta
domanda dello Stato membro interessato riguardava una violazione non facilmente suddivisibile.

76

Sentenza Commissione/Lussemburgo (C-576/11, EU:C:2013:773, punto 54).

77

Sentenza Commissione/Belgio (C-533/11, EU:C:2013:659).

78
Sentenze Commissione/Francia (C-121/07, EU:C:2008:695, punto 62), Commissione/Spagna
(C-610/10, EU:C:2012:781, punto 141) e Commissione/Lussemburgo (C-576/11, EU:C:2013:773, punto 58).
79

V., in tal senso, sentenza Commissione/Italia (C-496/09, EU:C:2011:740, punti da 50 a 55).

80
Sentenze Commissione/Grecia (C-369/07, EU:C:2009:428, punti 114 e 115), Commissione/Italia
(C-496/09, EU:C:2011:740, punti 56 e 57), Commissione/Spagna (C-610/10, EU:C:2012:781, punti 118 e
119) e Commissione/Lussemburgo (C-576/11, EU:C:2013:773, punti 46 e 47).
81

C(2013) 8101 final, http://ec.europa.eu/eu_law/docs/docs_infringements/c_2013_8101_it.pdf.

82 V. sentenze Commissione/Grecia (C-407/09, EU:C:2011:196, punto 42), Commissione/Spagna


(C-610/10, EU:C:2012:781, punto 131) e Commissione/Irlanda (C-279/11, EU:C:2012:834, punto 78).
83
Sentenze Commissione/Grecia (C-369/07, EU:C:2009:428, punto 116), Commissione/Italia
(C-496/09, EU:C:2011:740, punto 58) e Commissione/Spagna (C-610/10, EU:C:2012:781, punto 120).
84

Sentenza Commissione/Italia (C-496/09, EU:C:2011:740, punto 59).

85 V. sentenze Commissione/Spagna (C-610/10, EU:C:2012:781, punto 122) e Commissione/Irlanda


(C-374/11, EU:C:2012:827, punto 38).
86

V., su detta possibilit, sentenza Commissione/Francia (C-177/04, EU:C:2006:173, punto 71).

87
Sentenze Commissione/Grecia (C-387/97, EU:C:2000:356, punto 94), Commissione/Francia
(C-121/07, EU:C:2008:695, punto 77), Commissione/Irlanda (C-279/11, EU:C:2012:834, punto 72) e
Commissione/Belgio (C-533/11, EU:C:2013:659, punto 56).
88

Sentenza Commissione/Irlanda (C-374/11, EU:C:2012:827, punto 38).

89
Conclusioni dellavvocato generale Ruiz-Jarabo Colomer nella causa Commissione/Grecia
(C-387/97, EU:C:1999:455, paragrafo 101).
90
Invece di una penalit giornaliera di EUR 256 819,20, quale proposta dalla Commissione, con un
coefficiente di gravit pari a 198 si arriverebbe a una somma giornaliera di EUR 6 356 275,20.
91

V. sentenza Commissione/Francia (C-304/02, EU:C:2005:444, in particolare punto 91).

92

V. supra, paragrafo 147 delle presenti conclusioni.

93 V. sentenze Commissione/Italia (C-496/09, EU:C:2011:740, punto 45), Commissione/Spagna


(C-610/10, EU:C:2012:781, punto 114) e Commissione/Lussemburgo (C-576/11, EU:C:2013:773, punto 45).
94

C(2013) 8101 final, http://ec.europa.eu/eu_law/docs/docs_infringements/c_2013_8101_it.pdf.

95

V. supra, paragrafo 151 delle presenti conclusioni.

96
Sentenze Commissione/Francia (C-304/02, EU:C:2005:444, punti da 80 a 86), Commissione/Grecia
(C-369/07, EU:C:2009:428, punto 143) e Commissione/Spagna (C-610/10, EU:C:2012:781, punto 140).
97
Sentenze Commissione/Francia (C-121/07, EU:C:2008:695, punto 62), Commissione/Spagna
(C-610/10, EU:C:2012:781, punto 141) e Commissione/Lussemburgo (C-576/11, EU:C:2013:773, punto 58).

98
Sentenze Commissione/Spagna (C-610/10, EU:C:2012:781, punto 141), Commissione/Irlanda
(C-374/11, EU:C:2012:827, punto 47) e Commissione/Svezia (C-270/11, EU:C:2013:339, punto 40).
99

V. le citazioni alla nota 97.

100

Sentenza Commissione/Grecia (C-407/09, EU:C:2011:196, punto 33).

101

V. supra, paragrafo 47 delle presenti conclusioni.

102
Sentenze Commissione/Francia (C-121/07, EU:C:2008:695, punto 69), Commissione/Italia
(C-496/09, EU:C:2011:740, punto 90), Commissione/Irlanda (C-279/11, EU:C:2012:834, punto 70) e
Commissione/Spagna (C-184/11, EU:C:2014:316, punto 78).
103
La prima sentenza Commissione/Italia (da 30/81 a 34/81, EU:C:1981:317) riguardava la mancata
trasposizione di diverse direttive in materia di rifiuti, mentre lultima sentenza Commissione/Italia
(C-297/08, EU:C:2010:115) concerne rilevanti carenze nella gestione dei rifiuti in Campania.
104

Sentenza Commissione/Grecia (C-387/97, EU:C:2000:356).

105 V. sentenze Commissione/Lussemburgo (C-32/05, EU:C:2006:749, punto 87) e


Commissione/Spagna (C-151/12, EU:C:2013:690, punto 57).
http://curia.europa.eu/juris/document/document.jsf;jsessionid=9ea7d2dc30ddf1a0889214414fadba01e8e1b8b
eeddc.e34KaxiLc3qMb40Rch0SaxuPah10?text=&docid=157361&pageIndex=0&doclang=IT&mode=lst&di
r=&occ=first&part=1&cid=143764

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