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9 9
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"
GIOVANNI GENTILE
DISCORSI
DI
RELIGIONE
PROPRIET LETTERARIA
Firenze,
1920
Stgibil.
Tipog,
A.
Vallecchi,
Via
Ricasoli, 8.
MIO PADRE
AVVERTENZA
Di
la
questi discorsi
il
primo
stato
due vedono
per
prima
il
volta.
Ma
il
secondo fu materia di
una conferenza
l'ii di
tenuta
22 gennaio
al
Gruppo romano
di filosofia,
al Circolo
Questa loro origine spieghi perch alcuni motivi siano variamente ripresi dall'uno
Ma
tutti tre,
letti
Roma,
14
marzo 1920.
G.
G.
IL
PROBLEMA POLITICO
I.
Il
pro-
blema
infatti
risoluto con
non esiste per gli uomini fatti, i quali lo hanno una negazione, che passata in giudicato, e non
fanno ora
il
viso dell'arme
V ingenuit
di richiamare l'at-
Giacch
clericale
o un mistico
come
dire che
mondo che
che
il
un
altro
mondo
da quello in cui
viviamo
morti
e tutti
sono sempre
vissuti, e
rimandato a seppellire
deve
trarsi
si
e se
appartiene al secondo,
i
da parte
non mettersi
tra
lavora, e
frontare e risolvere.
Ma
giovani, che
filosofa,
smo questa
una filosofia giovanile, e quindi il programma e la fede di ima vita nuova, ora cominciano a non esserne cos facilmente
soddisfatti, e
12
ad
essa, o
ad
esitare innanzi
piuttosto a pro-
come innanzi
al
vuoto, da cui istintivamente l'animo rifugge. Essi continuano ad. apprendere dai vecchi maestri la solita dottrina,
la
liberatrice
dell'uomo
dall'
umano
la vita si svlge
ma, com'
perenne vicenda delle credenze religiose, cominciano a sentire il gusto insipido di questa libert e di questa vita, che tale
dottrina magnifica.
si
S,
la
Hbert
;
il
nobilita
ed esalta
la vita
ma
questa la libert
i
questa,
vantaggi
inquadravano
?
la vita
dell'uomo in una
la vita reale, con-
sue energie
Questa
e da cui
Questa, in cui non trova pi un punto d'appoggio, non riceve pi un significato quell'aspirazione, quella forza infinita, che dal fondo dell'anima ci spinge appunto alla vita, e ci lega ad essa, e in essa ci sorregge, e insomma ci
vivere
fa vivere
?
e' forse
nulla di pi concreto e
positivo
di
il
giovani,
hanno
la
vivamente sperimentato
grande necessit della vita, come legge dominatrice dell'uomo, che le si trova di continuo di fronte, libero s, ma conscio
della inviolabilit di questa legge che lo fronteggia
; i giovani che hanno imparato a sentire cos fortemente vibrare la propria anima in faccia alla morte, non quale destino inelut-
13
labile della natura, anzi
come dovere
e ideale
nostri gio-
vani
trovano a possedere della libert e della vita un concetto ben diverso da quello che se ne professava spensieratamente una volta, e se ne ha tuttavia dagli uomini che la
si
un
concetto
oscuro, vago,
ma
confitto
ben addentro
;
nella coscienza e,
e vi pulsa
impetuoso per
venire alla piena luce della riflessione, della critica, dei propositi
deliberati e dei
E ad essi
si
perci
voglia dire.
IL
Molte riviste giovanili, come ognuno pu vedere da s, combattono oggi ranticlercalismo della vecchia mentalit politica e filosofica prevalsa in Italia dopo il 1870, poich venne a mancare, indi a poco, con la caduta della Destra, il
movimento liberale che era stato l'anima direttiva del Risorgimento, e sottentr quel democraticismo, che era destinato infatti ad esercitare una funzione storica importantissima, ma
che ormai
:
si
pu
dire abbia
compiuto interamente
il
suo
ci-
clo quel democraticismo, che voleva sollevare al grado della nuova coscienza nazionale, rappresentata dallo Stato unitario e Hbero, le forze popolari rimaste estranee e passive, in
grandissima parte, al processo di formazione di questo Stato quasi materia amorfa, che voleva essere assorbita nel circolo della nuova vita, affinch l'organismo politico acqui:
sere un' idea reaHzzata a met come prodotto del pensiero e della coscienza morale dominanti della cultura italiana.
accostamento delle
classi sociali
pi basse agl'interessi
dello Stato, andando incontro da una parte allo sviluppo economico della borghesia favorita dal nuovo regime e gene-
15
rante dal suo seno
un
Ma
essi
il
pensiero della
Risorgimento italiano, infatti, non era stato n irren antichiesastico. I liberali continuatori del Romagnosi nell* Italia superiore, come Ferrari e Cattaneo, furono
ligioso
anche
lui
fieramente legato
alle
idee del
XVIII
se
mentre il fortissimo senso storico, che era la nota fondamentale del suo spirito, non gH lasciava sfuggire l'impossibilit di astrarre una indeterminata e vaga religiosit mistica dal complesso concreto della vita storica itaHana, intimamente cattolica. Il Quarantotto fu giobertiano forze mazziniane, ma, nella gran maggioranza, piegate e sottomesse alla disciplina delle idee bandite con alto senso storico nell'utopia del Primato : tutto costruito sul fondamento dell'intuizione rehgiosa della vita in generale, e della storia d' Italia in particolare. La pi grande mente sistematica del tempo, alla quale tutti guardano e dalla quale tutti traggono norma, anche repugnando, Antonio Rosmini pensatore eminentemente cattolico, che validamente reagisce contro tutte le ideologie e dottrine del secolo XVIII, e
la
mava con
concezione religiosa
restituisce
o fa acquistare
all'
Italia
la
sua indipendenza
prima l'aveva invasa colle dopo averla gi invasa con le idee. Accanto al Rosmini, armi
i6
animatore, quale appunto
del suo
il
primo
animatore
di questa nuova
personalit da far
poeta, ma,
come ogni vero e grande poeta, interprete e bandivero protore d'una parola nuova di significato universale gramma di vita, morale, spirituale. La fiamma di fede, lo slancio, r impeto, comunicato a questa nuova Italia, che si
:
svegliava e
si
come
cristiana
il
spinta
insomma al Risorgimento italiano venne da quel romanticismo che fu reazione al sensismo, al razionalismo, all' illuminismo antistorico del secolo precedente
alla quale
i
;
a quella mentalit
s'erano affrettati
massoniche
^),
di cui ci diedero
i
tramontava
p. es.,
l'
il
Romagnosi,
lui
in quella che
italianissimo Al-
aveva detta buffonesca societ ^). Cadde nel 1848 e nel seguente anno
il
primo Risorgi-
mento, valso tuttavia a dimostrare alla decrepita Europa del 1815 che una nuova coscienza nazionale era sorta, e non si
sarebbe mai pi potuta reprimere e soffocare.
terrotta fu tosto ripresa e condotta con
Ma
l'opera ine
mano ferma
con
La *) Particolarmente istruttivi gli studi recenti di A. Luzio, massoneria sotto il Regno Italico e la Restaurazione austriaca. Milano, 38 ss. Cogliati, 1918 (estr. olVArch. Stor. Lomb.). Da vedere ivi (pp. e 67-9) i curiosissimi discorsi di Francesco Salfi e del Romagnosi, 2) Alfieri, Vita, ep. IV, cap. I.
il
Inche
;
tutto
che
fu,
anche per
lui,
ma ristorazione
energie
delle
morali,
veramente anche
rehgioso.
un profondo sentimento
Donde per lui, la grandissima importanza della Questione romana, sentita come non pure questione astrattamente politica, ma come questione anche essenzialmente religiosa, secondo che viene messo sempre pi in chiaro dagli studi recenti sullo svolgimento del suo pensiero. Anch'egli guard
alla Chiesa e agli interessi che
massima
se
non
tutti
di richiamare alla memoria soltanto questa dichia1861 Io credo che sia il 9 aprile facile di dimostrare che 1' Italia la nazione del mondo la pi atta ad applicare i grandi principii che ho avuto l'onore di proclamare. perch, o signori ? Perch in Italia il partito liberale pi cattolico che in qualunque altra parte d' Europa. In Italia i grandi pensatori (non parlo dei tempi andati, ma di quelli del secolo presente) si sono affaticati per conciliare lo spirito di libert col sentimento re *)
Mi permetto
ed io posso tanto pii proclamare questa verit innanzi a quanto che la maggior gloria letteraria d' Italia, 1' uomo illustre che voi vi onorate d'annoverare fra i vostri colleglli, il primo poeta vivente d' Europa, ha sempre cercato di concihare questi grandi principii ne' suoi versi immortali ha celebrato le glorie della
ligioso voi, in
:
;
sua car-
sfera
mantenne sempre fedele all'uno e all'altro principio. E nella della filosofia, l dove la conciliazione forse pi difficile, dove
si manifesta pi facilmente, i nostri due grandi filosofi, quantunque in campo diverso, si accordano in un pensiero, il quale domina tutte le loro teorie, la riforma di certi abusi, la conciliazione
2
l'antagonismo
D.sco'st di
religione
i8
i
di un' Bettino
Roma
non parve
cos
tempra misticamente religiosa in tutti, finch V Italia non ebbe condotta al suo compimento fatale
meno
coerente, pi o
meno
consapevole e vigoroso,
Lo Stato continu ad essere concepito come una realt morale, una sostanza da realizzare dal libero volere etico, cui non dato prescindere da un concetto religioso della vita.
dello spirito di libert col sentimento religioso. Antonio Rosmini e Vincenzo Gioberti hanno consacrato tutta la loro vita, tutta la vastit del loro ingegno all' arduo lavoro di propugnare la conciliazione dei due grandi principii sui quali riposar deve la societ moderna
{Discorsi parlamentari
,
XI, 359-360),
UT.
ciclo,
che
si
dissidio tra
Stato e la
Stato italiano,
gli
ostilit
di.
allo
questo e
altro di
ne promossero
lo
megHo da
la Chiesa,
fare,
ma
con
forza
e tornare al vecchio
programma
XVIII, poipareva
filosofa
affollarono di
adepti, che
con tutti
Scienza
con quella
;
purch fosse battezzata con quel sacro nome, ogni forma di pensiero di letteratura fu accolta con plauso e celebrata
umano
e hberazione
asso-
20
luta dello spirito dalle tenebre
Si torn
dell'errore e dell'ignoranza.
con cui
Seicento
di quel periodo
appunto uno dei pi solenni banditori italiani della dottrina democratica, di quelli onde pi si onor l'associazione dei liberi muratori, il Bovio che ierati;
le
moltitudini
attonite
sba-
predicando
:
matematico dere forma definitiva e concreta, ma che voleva significare appunto la sintesi d'una scienza dommaticamente accampata
contro ogni tentativo di riscossa spirituale, tutta chiusa nel suo oggetto fantasticato come una natura lucreziana stretta
dalle leggi eterne, di l
verbo novello del suo naturalismo nebulosa oscura, che mai non riusc a prenil
arbitrio.
se dai comizi si
filosofia
bratile
di
ma
cultura e nella
l' Ardig
:
nuova
si
passava
al-
un
metafisico naturalismo
umano
Vico l'avrebbe detto un periodo di ricorsa barbarie. Il secolo XVIII, che era stato negato e deriso dagli scrittori
prima met del secolo, che avevano suscitato e accompagnato r ItaUa lungo la via della sua riscossa nazionale, risorgeva tal quale, se non con qualche peggioramento, quando r ItaUa aveva bisogno di rassodarsi nel suo nuovo assetto e infondere nuovo vigor di vita nella sua morale cos faticosamente congiunta e composta ad unit. La scienza, ossia T indella
l'
inge-
21
nuo
dommatismo
materialistico,
pi
spirituale
si
torn
tutta la vita.
si
o,
come pur
disse, veristica.
l'arte
e ogni
storia,
un intimo
s'
significato,
ma-
noscere, fu
il
supremo
ideale
conoscere,
intende,
non una
nostre
ma
di l
da
dobbiamo
pu co-
mandare
e
si
se
non obbedendo.
l'esterno,
s stesso, al
mondo
in
IV.
Quando
volti indietro
si
insomma che
abbiamo
non
umana che
la realizza,
trovato
vuoto,
il
nulla,
il
non
, il
Appunto, questo
l'
abbandon
Italia,
movimento generale del pensiero contem^poraneo, quando ma, nientemeno, si dovevano fare g' itafiani E si fecero come si potevano fare, sforzandosi di con!
il
che fu detto
fatto
laicit
togliendone
il
il
concetto,
come aveva
XIX
vuoto,
r illuminismo
e quindi
gran movimento
23
e perfettamente ignorando
della laicit
si
il
Giacch quando
si
distinguere, se
non
vuol restare
nell'equivoco.
tiva ;
ed
la
dello spirito
C una laicit che io altra volta dissi negaforma originaria, primitiva, ingenua e puerile laico che proruppe nella realt storica concreta
ma
fu preparato dal
con
la Rivoluzione,
movimento Ubertino
italiano.
questa laicit
assicurare la
sollecita di
a una concezione trascendente gi stabilita, cristalHzzatasi in certi dommi e dominante socialmente negazione astratta,
:
campo
in cui
in cui spazia
si
religione,
qualunque siano
dommi
concreta,
qualunque
ferisce.
la funzione
che socialmente
Trattato
le si
attribuisce o con-
Si ricordino
Madre
Spinoza nel
dove
la
lo spirito
umano
ma
decidere di ci che
pu intromettersi in
cosi
il
moderna sorse tra la ragione e la fede, o meglio tra la ragione e una data fede, ebbe una soluzione, che ha tutto il carattere di una transazione. Come ben vide sempre la Chiesa, alla quale non venne mai meno la coscienza della inseparabilit dei due campi,
ossia della impossibilit di concepire
il
finito
senza
l'
infinito,
tratto
il
pensiero
moderno a
ritrovare
il
Infatti questo penriero
24
s'arrest al concetto
della
non
progred
capo
prima, dell'esperienza, in
esperienza attivit e
cui la natura
presenta.
La quale
vita spirituale,
non determinata
ma
determinante
e per
non concepibile naturalisticamente, alla stregua del meccanismo universale, ma sgorgante da un principio autonomo e creatore di un suo mondo che il mondo di tutti i valori. Guardando a questi valori, che sono le categorie immanenti
:
della natura,
il
pensiero
moderno vide
la loro assolutezza,
la loro infinit,
asserire
pi scettica. Vide
finito,
l'
che
infi-
rappresenta e
gli
si
s'
incentra la natura,
senza
il
quale non
resterebbe
modo
di concepir nulla
di pensabile.
quindi
cretezza,
nella pienezza della sua vita, quello che aveva messo da parte come inservibile ai suoi fini. Donde sorse il nuovo concetto della laicit che non fu pi r indipendenza della ragione rinunciataria, ma la libert
:
La quale n
;
si
o dei fatti
una norma
d'ogni
semplice costume,
privo
valore
carattere
imperativo
n intende
pi
-ascili
giustificazione e
.
il
da attingere a
fonti esteriori
dotta a una filosofia che non pu essere essa stessa una teoria
come
le stesse
ma
deve
bens una teoria del principio generale dei fatti. Vuole una morale che s'a la celebrazione della volont, a cui non occorrer nessuna legge sopraggiunta, poich la sua
legge dentro di essa
al pari di
;
lo
Stato,
valore che
sante
ma
mente
si
affisa,
come
in termine suo o
:
insomma,
e legge.
Ma
l'arbitrio,
ma
il
freno dell'arbitrio,
mec-
canismo
della natura
come
la libert dell'uomo.
La
tenti,
laicit fino
ieri ideale
norma
che presunse di sfuggire al pericolo clericale e di spiantare dalla radice la forza di cui la Chiesa s'armava contro
lo
Stato e contro il pensiero moderno, fingendo d' ignorare questa forza, come lo struzzo che innanzi al cacciatore non
che ne vennero furono quelli che conosciamo quelli che noi quelli che, quanti siamo ad aver ora non vogliamo essere
:
dall'
ItaUa e superata,
dobbiamo
far
I giovani,
a cui indirizzato
il
mio
discorso,
m' intendono.
pure
S'accorgeranno
Italia
non
pi quella di
una
volta.
i
Questa oscura
loro
sonni, mostrer tra pochi anni alla piena luce del sole quale
nuova Italia si vien maturando, e si travaglia ora nelle fatiche di una tumultuosa e rapida gestazione. I giovani hanno imparato nella scuola, che lo Stato creava a propria immagine
e somighanza, qual
fosse
la vita spirituale
vagheggiata e
promossa dagli assertori del laicismo giacobino e artefici di una politica materiahsticamente, grettamente e pavidamente
positiva.
puris-
ai quali fu
una
ideali morali
male apprezzata, male rimunerata, tutta fatta di sacrifizio e di amore per i giovani, pel sapere, per l'arte. Grazie ad essi,
i
fiaccole ardenti di
27
puro amore disinteressato e ingenuo delaccenderla a quella fiamma l' ideale, e e quando furono chiamati al sacrifizio supremo per un' idea, pel dovere, dimostrarono, tra la meraviglia degli uomini avanzati nell'et e
si celavano nella scuola, quale nobilt quanto slancio ideale fosse nel petto di quella giovent italiana apparsa ordinariamente cos poco riflessiva, pensosa e studiosa. La borghesia itaHana pu andare giustamente superba della tempra spirituale de' suoi figliuoH, quale si svel in innumerevoli casi durante la guerra, ed attestata da una copiosa serie di epistolari commoventi e di nobilissimi documenti venuti in luce. Ma i giovani sanno pure di aver veduto nella scuola quei loro maestri migHod condannati anch'essi alla catena di programmi, di metodi, di disciplina e di governo, per cui la loro opera doveva fatalmente finire nella disorganizzazione, nella
del verbalismo,
impero dell'erudizione raccogliticcia e materiale dello scientismo minuzioso e macchinoso, e quindi della furberia in azione tra gl'insegnanti, sempre
all'
campo
vigilanti e
non
lasciarsi so-
pedanteria congiurata
reiterati di stringere
i
a' loro
Donde
infine
tentativi
per
gli
esami e
le licenze, e
ad ogni tentativo
il
il
succedere pre-
han
governo della scuola. La quale, invasa dalla democrazia giacobineggiante, e costretta a servire di strumento a tutti i bisogni individuali dei cittadini, tutti
gettato
il
discredito su tutto
uguaH innanzi
prio interesse
beni che vi
stata,
privato,
28
esigenze
smettere ogni pretesa od assunto di servire ad un j&ne proprio di cultura, avente in s le sue leggi e le sue
imprescindibili
ha piegato sotto la pressine esterna, e si strette di un sistema, di cui tutti, dal Minifino
all'
ultimo
si
bidello,
il
dicono
ogni
male possibile
tere le mani.
resistere alla
e in cui nessuno
la scuola vi
sente
coraggio di met-
Ma
non ha
marea che
alla
ingrandita
mancava
servarsi.
I
il
consilium, lo spirito, la
la
tanto pu venire
stata quella di
rato
suo proposito ? Quale la cultura che essa ha voluto promuovere o creare ? La cultura laica Ma questa
?
!
Quale stato
s'
cultura
religiosa
intesa
come
:
quella che
s'
non dovesse
essere
irreligiosa
neutra,
detto.
Una
cultura perci
ma
tralasciasse
critica
e
la
poich
problema della formazione interiore della personalit o coscienza umana, questa cultura si proponeva appunto di schivare questo problema. Ecco studiando la letteratura italiana, noi veniamo a trovarci di fronte ad anime che hanno la loro concezione della vita. Dante non Boccaccio Ariosto non Tasso Manzoni non Leopardi. Ebbene, io posso studiare in due modi diversissimi
rehgjone stata pur sempre
il
:
mia
letteratura. Posso
cio pene-
scaturisce tutta di
l.
allora
devo pur
ne resero
29
conto
;
ma
affrontare
loro problemi,
e meditarli, e intenderli
e per intenderli,
almeno provviso-
come mi porta
e a e
si
quant 'altri
mi porta dentro mezzo all'amore e al dolore, elementi entrano a far parte del mondo umano,
in
Ma
io
:
gettarvi sopra
appena
uno sguardo fugace, tanto per vedere superficialmente e dal avevano da dire e poi raccogliermi
;
modo
non
fo vera-
mente
non
fissare
una forma
discorso,
e parole, che
non sono
ma
ma
scuna negli elementi in cui anch'essa distinguesi e cos via via, dilungandomi dallo spirito, che avviva tutta questa astratta materia. E rinserrandomi in questa, materia, sempre
pi opaca e antispirituale, dal poeta potr passare
sta, al letterato, al
all'arti-
grammatico, al lessicologo, al sinonimista, e impedantirmi di grado in grado fino alle ciglia degH occhi. E ognuno vede da che parte stia la cultura laica. La quale,
s,
ha promosso
;
lo
ma
giovani
sanno di quale
essi
che videro
come
con
letteratura,
a studiare.
il
l'esempio della
letteratura
illumina
carattere
di
;
e in ogni caso
tutto r insegnamento o formale e vuoto, o reale e meccanico non spirituale. La filosofia stessa, insegnata con
pedagogia
sempre in omaggio
venne mutata da
mondo
del-
30
universale, in cui ogni
uomo deve
una
un
suppellettile grigia e
ingom-
brante dell'intelligenza, senza capacit di agire sull'anima, di riformarla e di infonderle un principio e una energia di organizzazione verso ogni altro elemento della cultura. Tutta la cultura insomma, mentre si continuava a predicare che
si
consider sempre
come ornamento
alte
esecutori del
;
ma
Un
menomo
s'intreccia all'istruzione.
nella scuola
i
Doveri che
il
Mazzini aveva
scritti
per
gli operai,
laica
aveva
resi insensibili al
nome
immanenza
per ren-
nel petto
umano vibrano
Da
abbiamo
sentito che
uno
uno spe-
insegnamento con uno speciale direttore disciplinare e didattico che il colmo dell'assurda pretesa d'introdurre la morale dove gi si presume che manchi; e si presiune, con:
essere cultura
cependo tutta r istruzione (che in qualunque modo dovrebbe umana, e cio formazione di carattere e di
coscienza)
morta
che
spirituale, alla
va combattendo ed
concepiva
la scuola.
VI
uno
Stato
concepito in
modo, perch agnosticamente inteso, come organismo che fuori di s la religione, non solo in quella forma determinata che ella ha assunta in una religione positiva, ma nella
ha
stessa sua essenza.
solo
dovrebbe
disinteres-
ma
Nel seno
una
un
:
criterio di verit,
che non
relativit
pu
pretende inculcarci la
da noi raggiungibili merc la semplice ragione. E sequestrandosi dal dominio totale della verit, ossia dalla cultura intera, non si vede pi come uno Stato agnostico
possa tuttavia pretendere di legiferare e volere l'osservanza
delle
sue
leggi
arbitraria,
-- 32
che, anche
come tale, non si debba presumere corrispondente una volont arbitraria e corrispondente veramente, ossia secondo verit. Della quale uno Stato agnostico non ha modo di dir verbo. Che se lo Stato esiste reahzzandosi, e non si realizza se non volendo, e volere non si pu se non avendo coscienza di quel che si vuole, e per affermando
alla logica di
certi fini e la realt
a cui essi
fini si riferiscono,
o per inne-
star visi o per tradurla in atto, chiaro che dire Stato agnostico lo stesso che dire qualche cosa
come
luce tenebrosa
a sottrarlo a tutte
la
problemi
una
vita,
contrasti, la
creata
come
se,
gi
dell'individuo,
non
si
fosse
che fa dello
gli
durre,
come a propria
;
imme-
numero
lo
33
ideale
pu indursi a dichiarare lo Stato agnostico. evidente che uno Stato cos concepito viene ad esser messo sulla stessa linea di un qualsiasi strumento della sua potenza p. e,, dei funzionari d'un suo ramo d'amminicos
Ma
esser dichiarata,
La quale potr bens non potr dichiararsi da s agnostica che come dire che pu esser pensata soltanto come strumento che altri adoperi e rinvia pertanto a una volont di
strazione, o dei roldati della sua flotta.
ma
Ma
muove
lo
Stato
s'
Se
si
dice
l'
individuo {Vtat
moi),
non
lo Stato
che
im-
ma
questo che
s'immedesima
e,
Stato
perch o
la
all'effetto, egli
non
riesce a governare
o effettivamente egh'
move
ma
quella volont
vista
(altro
comune che
immediatamente autocratico
si
che democratico
!),
la
fa valere
non pu
colare,
volere se
non per
valore di volont
non
parti-
ma
universale.
ed
af-
La
cui vo-
e diventa
comune,
Discorsi di religione
-34 Lo
tutti,
Stato,
non
inter homines,
ma
in interiore homine.
;
^)
Non
quello che
ma
dentro di noi, con l'opera nostra, di tutti i giorni e di tutti gli non soltanto entrando in rapporti cogli altri, ma istanti
;
anche semplicemente pensando, e creando col pensiero una realt, un movimento spirituale, che prima o poi influir sull'esterno, modificandolo. Lo Stato in questa sua intima
sostanza non pu
ess<'re
nenze tra
pi
lo
un campo remoto
non sono che
senti-
dal nostro
mento perch non determinabili altrimenti che per faticose ed astruse definizioni essa sentita come una questione la
:
Dove
lo
Stato
le
la nostra
pi salda,
fantastiche velleit pi reale volont, distinta da tutte onde dilettantescamente troppo spesso crediamo di farci
imma-
giniamo lontana da
dentro
di noi.
*)
Cfr.
diritto,
Pisa, Spoerri,
VII.
La
Lo
Stato pu sequestrare da s
spogliarsi,
il
divino solo se
il
pensiero pu
almeno in parte
e per
un
funzione religiosa.
Ma
se
il
pensiero
non pu
esistere
a nessun
patto non assumendo un certo atteggiamento religioso, prescindere da questo proporsi di fare a
meno
l'
del pensiero, e
pensiero,
come
la coscienza
moderna
intende,
non
contenuto,
ma
La
come rapcostruzione
l,
presentazione
di
una
realt,
ma come
sono
vita e
in
a vivere con
il
lettore; la scienza
come
o di chi la
ma
a
un grado
pensiero in;
somma personalit. Fu detto che lo stile l'uomo ma il vero uomo non solo stile, bens tutto il pensiero. Il quale,
guardato da questo lato del soggetto che
lo reahzza,
non ha
ma
presente
lo innanzi.
Noi
tutti
oggi sentiamo
il
come troppo
valore e
;
il
tivit
individuale
soggettiva
noi
li-
realt,
mita
il
soggetto
soggettiva
smo, non
si
stibilmente
espHca se non bruciando a una fiamma che irresici attira, perch l la nostra vita ad una fiamma
:
immediata
sunte
fronte a
rimane di noi ci che ci stacca da noi, e ci pone ai una realt in cui ogni interesse particolare, ogni particolar sentimento, ogni elemento soggettivo,, da cui in;
sorge
il
senta
come
termine a cui
l'a-
nimo nostro volgesi con irresistibile slancio. Slancio, che amore ed fede conoscenza che riduce il soggetto all'oggetto ma conoscenza di un oggetto che non l, innanzi a
:
noi, ancor
zione,
il
prima che noi lo si abbracci con la nostra cognipone in virt del nostro atto conoscitivo. Oggi noi sentiamo ravvivarsi dentro di noi e ingigantire bisogno, quasi legge inderogabile, di questa fede. Parliamo
ma
l si
tutti di fede
non
l'oggetto
d valore
ai
37
nostri atti,
ma
con
la
dan valore all'oggetto che generano e in cui si appuntano Fede che ci fa sdegnare ogni maniera di attivit, letteraria o scientifica, poHtica o filosofica, e in genere pratica o
teorica
per cui
ci
non
non aggiunge n toglie alla nostra personalit a cio, che non ci tocca, e a cui si pu restare indifferenti, perch non ha propriamente una relazione essenziale con noi, ne noi con esso. No, chi non s'attacca al suo oggetto, chi non mette tutto se stesso nel proprio programma, chi non si vota alla vita, il dilettante, il letterato, l'egoisia,
qualcosa,
sta e l'egotista, lo scettico cadr per via: gli uomini oggi con-
vita per
mano
a chi
si
con
dove
deve
suo
il
immagine
ti-
Ma
l'
mola l'individualit un ideale inferiore, costretto dentro a ^una forma contradittoria alla natura stessa dell'ideale. Il quale si contrappone all' individuo solo in quanto questo particolare e il socialismo non si eleva oltre una finaht ancora particolare, ed esalta il lavoro solo come una forma speciale dell'attivit umana, la quale invece tutta lavoro nella sua
;
all'
infinito
Ma
al socialismo
non pu contrapporsi
altra for-
ma
di
di
zione la quale
un pi elevato
dove tutta
si
e schietto ideale,
una forma
di vivere sociale
possa liberamente
dunque dal
far
La
vita
mole
derna
si
orienta infatti, pi o
che bens
identificato
terrea, e
il
con l'universale, assoggettandosi a una disciplina concorrendo per tal modo alla reaHzzazione d'un
lo trascende.
mondo che
vili.
Ma
in
una
Se vogliamo pensare seriamente, e pagare di persona le nostre idee, se queste idee vogliamo portare nella vita e combattere,
ma
fare,
preme
sentiamo
il
bisogno di assi-
curarla,
nostro pensiero
non pu non
essere religioso, la
reli-
E se
o Stato,
il
nostro
tamente e profondamente
quella virt
religioso.
La sua
la
si
religio^^it la
sua
consistenza
mondo
Lo
quello in cui
dice e
fede.
le
fa sul serio
a questo
la
leggi e
amministra
giustizia.
Secondo che
;
no sul
serio, le
ed es?o
non
non amministrata Stato. Non gi che una legge sia tale soltanto
la giustizia e
^40
d'un rigore come di legge naturale, secondo penRousseau ma anche la legge che l'uomo deve temperare, giunta a quel grado di temperamento di cui capace, bisogna pur che s'irrigidisca, e si applichi, e sia legge, limite
s rigida
sava
il
dell'arbitrio.
vizi pubblici.
Lo Stato insegna,
In tutte
le
lo
la
un
del
dello Stato, se
non
se lo Stato
non
forma concreta della vita d'un popolo, nello Stato per esempio, nella sua cultura, com' non realizzabile forma relirappresentata nella scuola giosa, che non abbia radice nella coscienza popolare. Di qui della religione, che il Partito il problema politico attuale
di astratto e- di utopico,
ma
la
e gliene
manca
la forza.
Onde si regge sull'equivoco, appellandosi a una religione che non sa e non vuol definire. Ma il problema va posto in modo
pi coraggioso e pi risoluto
;
com' possibile
soltanto
se
da una parte
liano, si
scienza liberale
come da
terreno
comune
sul quale
l'
interesse
politico e
l'
interesse
rehgioso s'incontrano.
Lo Stato deve guardare alla Chiesa non per ci che essa ha di particolare
;
altre
ma
le
chiese
Qui infatti la forza della Chiesa, che lo Stato deve riconoscere. La Chiesa, d'altra parte, deve abban-
il
donare Tantica pretesa di prerogative e privilegi, che non si confanno al carattere della missione che essa esercita e deve sentire che questa missione a lei sar a gran pezza agevolata e favorita da uno Stato che, senza combattere in
:
nessun modo nessuna particolare forma rehgiosa, riconosca ed affermi il valore della religione com' essa vive attraverso tutte le forme a quel modo che ogni uomo di gusto rende il pi alto possibile omaggio alla poesia non chiudendosi nella gelosa e schiva contemplazione d'un solo poeta. E infatti il poeta, ogni poeta, per grande che sia, non ambisce altro plauso che quello di uno spirito aperto all'apprezzamento d'ogni divina forma di bellezza. Il problema religioso della politica non dunque propriamente quello del rapporto tra lo Stato e la Chiesa. Que;
sto
un semplice
incidente, al quale
il
il
pensatore politico,
n preoccupazioni,
si-
si
mento
promuove
;
l'in-
religione
e senza ri-
nuncie e delegazioni assurde, affermando la sovranit assoluta e l'autonomia dello Stato, assegner a questo
non
solo
un
ma
di formazione intera e
com:
formazione che non pu essere intellettuale, senza essere insieme morale e rehgiosa.
II.
IL
PROBLEMA FILOSOFICO
La
onde
si
vita
umana
vita spirituale.
il
Il
suo
sviluppo,
sempre pi
si
realt
gi
modo
di essere,
non
sere perci se
non
frutto di libert.
La natura
non pu esmeccanismo.
Lo
rpirito libert.
La quale
si
concepibile soltanto
come
attivit consapevole, e
quanto
si
realizza
mente
intesa,
ma
solo in
quanto
si
rea-
sante,
essere penrealizzarsi.
Giacch
la realizzazione di
essere pensante.
il
pensare non
si
sa concepire se
un non come
:
-46appena sorga il dubbio che il pensiero sia determinato da cause estrinseche alla sua propria natura, cessa egli di esser considerato come vero pensiero, cio appunto come pensiero. Il pensiero dell'ebbro non si prende come pensiero
e
:
non
la
non
si
manifesti
quanto egh
si
obbiettiva a se stesso, e
tra gli oggetti, e quindi
si
contempla perci
della libert
come un oggetto
della natura.
di se stesso
come un frammento
Ma non
dubita, e
non pu dubitare
come
manifesta a se stesso di essere in quanto attualmente pensa. Dubita di s oggetto del pensiero non dubita di s come
;
soggetto.
sempUce oggetto,
ser
di essere
soggetto
come soggetto (poich non si soggetto di nulla senza un atto onde il soggetto prima di tutto si afferma come tale, presentandosi come Io cosi non possibile pensare nel mondo del suo pensiero)
mai
di affermarsi, di farsi valere
;
l'uomo
si
contrappone
alla
meccanismo
dire,
della natura,
come noi
tante
volte
abbiamo occasione
di
al
dominio degH
privilegio spirituale
non
pensa.
IL
La
vita
umana, dunque,
il
pensiero.
Questo pensiero
veduto, pensare la
perch pensare
libert
;
pensiero
come
s'
non
pen-
presupponendolo,
siero che pure
ma
reahzzandolo
esso
per l'appunto
il
per presupponoi
un pensiero che
il
non
pensiamo come
l'oggetto
posti
ma come
determinato.
soggetto pensante e c'
:
chi pensa
e ci che ei
pensa
di fronte all'altro,
ma
cos inscindibilmente
il
cos
pensiero in cui
il
pensando
e io
pensando sono
libero.
Ma
io
penso pensando
contrapponen-
me
stesso.
come inve-
me
da un attributo contrario a quello che appartiene a ossia, a concepirlo come meccanismo in antitesi alla
-48mia
libert
;
ma
la
mia libert,
perch chi
ol-
facendola coesistere col suo contrario, col meccanismo. Limitare, d'altra parte, la libert annientarla
dice Hbert dice infinit.
tre di
:
Se
e'
mio operare, lo stesso mio essere non dipende soltanto da me io non sono libero. L'affermazione dell'oggetto non importa dunque solo l'afme,
io
ne sono condizionato
il
libert, che
fermazione del meccanismo, ma anche la negazione della come dire la negazione del soggetto. E il pendittorie
due necessit opposte e contrail soggetto ma bisogna pure l'oggetto. Affermare il soggetto in tutta la sua affermare
bisogna affermare
;
libert chiudersi in s stesso, e precludersi ogni via all'oggetto. Affermare l'oggetto in tutto
il
nismo
alienarsi affatto
da
s,
getto, negarsi.
Tutta
tico,
la storia
umana,
si
sia
che
si
un perpetuo
:
opposte esigenze ciascuna delle quali chiede di essere sode nessuna riedisfatta esclusivamente, a danno dell'altra
;
sce a tacere
saria.
mai
del tutto,
l'uomo ora,
all'avver-
soggetti-
vit,
ora
si
sforza di soffocare
deve
affisarsi.
49
uomo
di cui
gi
egli,
non possegga s lo sviluppo dello stesso pensare, come uomo, vive sviluppo, a ciascun grado
;
:
pen-
siero che
non
filosofia
rinunziare a pensare
;
rinunziare a vivere
Discorsi di 7-eligione
III.
Filosofare
non
affermare
il
soggetto,
ne affermare
l'oggetto
ma
come attivit immanente del pensiero, sta nel bisogno di non affermare un termine senza l'altro, e nella impossibilit
che a volta a volta l'uomo sperimenta di posare o nella
coscienza della propria libert o nella coscienza della ferrea
necessit del
mondo
in
suo egoismo
se non irretendosi una realt sociale (oltre che in una realt naturale) costituita da rapporti obbiettivi sempre pi saldi leggi, istituzioni, obblighi onde si viene sempre pi disciplinando e assoggettando a norme superiori e Hmitatrici della hbert soggettiva la personalit dell'egoista. Agli altri infatti non si pu comandare che servendoli. E serve il padre al figliuolo
;
alle
come serve
il figlio
al
rato e contentato. Si parlato di astuzia della provvidenza che per tal via farebbe delle passioni virt, e quindi trarrebbe
gli
sempre pi
51
avanzare nella
civilt.
Ma
egli
umana
posizione spirituale
creazione di
e*
da quel che ogni una volont universale e un mondo oggettivo. Sta di fatto che non
essere altro
:
non pu
posizione di
poeta,
il
quale,
per isdegno e
vita di questo
vere,
si
mondo,
campo
non incontrare pi
non non scopra il suo e' poeta, dico, che dentro ai suoi fantasmi mondo un mondo saldo, reale, di cui egli non pu disfarsi, che gli s'impone, lo fronteggia, lo circoscrive e diventa un
garsi del suo pensiero, del suo animo, del suo cuore
:
:
mondo
si
sente
cui
condannato a vivere
egli, se
un mondo luminoso, a
poeta davvero,
E per converso,
cos
modo. non e' spirito cos devoto altrui e alle leggi, disposto umilmente ad obbedire, cos compreso della
il
quale
non ami energicamente questo suo mondo obbiettivo, di persone e di ideali e non lo faccia quindi suo, prestandogli
;
il
appropria l'oggetto
ci che
se
il
sog-
l'oggetto
appoggia
si riferisce.
non
il
e'
Dio
quale
che cosa anche
lei
;
52
di teologiz-
non
si
sia
comunque tentato
Dio
e svolgere un'opera
soggettiva. In conclusione,
si
;
dal seno stesso del soggetto e il soggetto riaffermarsi energicamente di dentro alla stessa coscienza dell'oggetto. Donde, dicevo, la necessit di filosofare, di vivere filosofando.
IV.
Tutte
le altre
il
si
mette,
hanno tutte
soggetto,
o Terso l'oggetto, e non tener conto di questa unit onde i due termini sono tra loro inseparabilmente connessi nella
vita concreta dello spirito.
l'astratto. L'arte,
1'
ho accennato,
gettivit,
come
tende a chiudersi,
realt
matematiche, morali movono dal presupposto che la da conoscere preesista al conoscere e se rispetto ad essa il soggetto non altro che soggetto di conoscere, la realt non perci soggetto, ma il suo opposto, oggetto. Oggetto anche quando, come nelle cos dette scienze moraU,
:
conoscere lo stesso soggetto che soggetto rispetto ad altri punti di vista, non soggetto rispetto al punto di vista dello spirito che si metta in condizione di
si tratti di
:
studiarlo,
ed infatti lo studii scientificamente. La realt matematica noi moderni sappiamo che una realt che si
;
ma
la
mate-
matica non
getto, e lo
cura di questa soggettivit del proprio ogintuisce come gi determinato e come legge del
si
54
proprio pensiero. Cosi, del pari, lo scienziato moderno sa
bene che gli schemi onde egli conosce la natura sono i suoi schemi ma questi schemi ritiene adoperabili alla ricostruzione sia pure soggettiva di una realt preesistente alla co;
si
dimentica
questo
il
suo proposito e
si
il
suo ideale. La
come
d'ordinario la
come
:
tale la ri-
Fu realt umana,
ossia
come
libera
il
come
di-
Ma
suo preesistere al
essere
di
necessit che
non possa
fu, e
come
costretto
ad abdicare
na-
non sente
di doversi
l'uomo non vive se non provvisoriamente, e come per un istante, d'arte, di religione, di scienza. E a rigore ne vive solo per quel tanto di concretezza che riesce a mettere
dentro al soggetto oggettivandolo, o dentro all'oggetto soggettivandolo.
siero.
Ma
La
Uomini
mondo
scienza.
immergono
o nello studio
speculativo
il
non
n
scienziato
pu
si
cos inaridire
il
vero,
da dimenticare
all'
onde
individuo
alla realt
come uomo
vivo.
55
vede con aperti occhi attorno a s nel fuoco della propria
coscienza.
non per l'uomo n religione, n scienza. bens moralit. Giacch noi possiamo disinteressarci almeno per un momento dell'arte dell'artista; e possiamo volgere le spalle alla scienza per ricrearci negli affetti caldi della vita o nel vago sogno della fantasia. Noi possiamo attutire nell'animo nostro il
vita nella sua concreta pienezza
La
arte,
di speci-
ed esclusivamente caratteristico in queste forme della vita spirituale da ciascuna delle quali, in quanto essa si distingue dalle altre, noi possiamo infatti trascorrere alle altre. Ma quello che noi non possiamo fare di passare da un momento morale della nostra vita a un altro momento che non sia tale. Passiamo bens continuamente da un problema ad un altro della nostra vita morale ma questo giacch dimostra infatti che noi viviamo la nostra vita vivere non impietrarsi in uno stato, ma mutare incessantemente e che la vita che viviamo morale. Morale anche quando crediamo di proporci un semplice problema teoregiacch lo stesso problema che tico (artistico o scientifico) diciamo teoretico, se ce lo proponiamo, problema nostro problema che noi sentiamo come nostro in quanto nella sua soluzione riposto l'adempimento del nostro essere, ossia l'appagamento della nostra personaht nel suo dinamismo, quale personalit che tende a realizzarsi. Ora questo cercare una
:
soluzione
come
ci di cui noi
non
si
possa fare a
meno
ten-
ma
dell'uomo
ond'egH perde
se
vive
Nega
il
suo
par-
si
come
mai
di
una
realt che
spirituale
non
sia quella
in cui egli
si
realizza
e'
fare
la moralit.
l'esperienza
come
allo scienziato
;
austerit
si
non
si
come
la nostra vita
L'uomo bens pu
tura, e
pu giacere
non
sere
ma
governano
il
suo essere.
EgH pu
es-
immorale
che acquista operando moralmente. E l'immoralit vita umana, che non morale e in cui perci pu parere che
;
l'uomo viva pure, quantunque sottrattosi alla cerchia della moralit e s non sarebbe pi vero che dov' vita umana,
;
moralit.
Ma
la vita
e dove sia, l'uomo non vi essere e non essendo immorale si pu acquetare appunto perch immorale, e la sua vita
In verit l'immoralit
al-
l'uomo quel medesimo che gli il vivere naturale, in baha delle un limite, dal quale l'uomo non fa se non sue tendenze brute
:
tenza del
^7
cammino che
Il
egli viene
spingiamo da noi.
ralit che noi
L'immostati-
del
La vita umana, dunque, essenzialmente morale e morale pu essere nella sua concretezza, in quanto piena e intera attivit spirituale o posizione insieme del soggetto
:
e dell'oggetto
di
un soggetto che
oggetto, e di
un oggetto
che soggetto.
V.
tro'
Ma quello che diciamo praticamente morale non alda quello che teoricamente diciamo filosofia. La distinmodo
:
tamente
il
oggetto della
astrattezza, che
Gi
l'
intuizionista
concependo
la verit
come termine
il
Di cui
si
norma
un vero
si
si
ricorreva
all'amore,
del
si
all'apprezzadi negare
mento o qualcosa
onde
critica,
procurava
La
59
vero dev'essere sottratto alla sua fantastica astrattezza oggettiva e divenire produzione del soggetto. Di guisa che, eliminata l'astrattezza, bene e vero si ritrovano nell' identica posizione di fronte allo spirito, come l'oggetto in cui il sogil
Giacch,
buona volont. N
nito di
il
vero che
si
;
pu considerare
foril
un
si
ma
il
vero che
come pensiero
si
vero.
nell'atto dello
dica volont o
come
alla
meta
Ebbene, attuare quest'atto dello spirito affermarsi, sempre ma affermarsi come unit di soggetto e di oggetto, come soggetto che non reale se non mediandosi nell'oggetto,
:
come
L'uomo, in quanto
pertanto
il
tale,
:
suo destino
;
pensare l'oggetto,
ma
il
mediandolo
suo mondo.
del-
nel soggetto
pensare
il
mondo ma come
filosofia.
Questo
l'
il
;
problema della
Ed
si
il
problema
idealismo
pi materiale
quanto
da noi pensata.
VI.
La
filosofia
Ma
la filosofia
:
precedente, chi ben rifletta, gi anch'essa idealistica un idealismo avanf la lettre. La natura dei Presocratici,
fatti,
insi
la natura pensata
la
natura a
si
sco-
pra la natura assoluta nella cui cosmogonica configurazione consister propriamente l'oggetto del nostro conoscere. Oggetto mediato dal soggetto.
Quando Socrate s'accorge che questo oggetto che pu mediarsi concetto (soggetto di un prediLa
filosofia
idea.
listico.
Coscienza che
ma
siero,
volta formulato il problema della realt come penquesto problema non cadr pi e l'uomo non poser mai, lavorando infaticabilmente a pensare questa realt che sa di dover pensare come pensiero. Egli proceder di
;
Una
tappa in tappa
alla
coscienza,
^6i
dello spirito nella sua pienezza
sempre maggiore. L'idealismo platonico-aristotelico un idealismo ancora naturalistico. Giacch l'essenza del naturahsmo tutta
nel considerare la realt
come un presupposto dello spirito che entra in rapporto con essa e la conosce. Lo spirito enda una filosofa, filosofando. E la realt del naturahsmo propriamente il presupposto dello spirito dal punto di vista del filosofo naturalista. Ora tanto la filosofia platonica quanto quella aristotelica presuppongono la realt. La prima, come
mondo
suddito anch'esso di
tura,
da
lui
spinta verso
spiega
il
il
divenire della
come
il
allo spirito
fatti esclusa
che l'afferma, una natura. Dal cui concetto inogni libert, e che esclude per conseguenza ogni
platonico-aristotelico,
L' idealismo
smo,
assurdo.
Se la realt, tutta la
noi.
1'
sar
senza che
ci
siamo
gando noi
stessi
che
affermiamo
presenza del Reale, e intanto diciamo di non esserci. Questo l'assurdo di ogni concezione
tale.
come
VII.
al-
il
volontarismo
un grande progresso rispetto all' intellettualismo non lo critica, bens gli si pone accanto come far ogni forma di volontarismo. Il quale afferma il valore specifico
fede)
ma
della volont, in
quanto
vando
cosi
non sottraendosi
all' in-
La
si
non
si
conosce,
ma
ama non
:
innanzi
a noi, come spettacolo che noi si possa, anche passivamente, godere essa innanzi a noi soltanto se noi facciamo che vi sia.
;
Quindi l'importanza capitale della fede. La realt insomma quella realt spirituale che lo spirito fa essere, e non presuppone.
Ma non
e'
non siamo attratti ad essa regno della grazia, e' quello oltre lo natura. Oltre l'uomo nuovo, e' il vecchio
;
-63Spirito, e* la natura.
La quale
bert
Ges pu
et
dire
qui perdiderit
quella che
miimam suam
propter
^).
Quella
;
pu trovare perdendo
quanto abil
prima l'anima spirituale. Abbiamo dunque una realt biamo pure un'anima naturale, e
scio nella natura;
lo
spirituale in
lo spirito
si
ha
suo rove-
come
la
volont onde
si
conosce lo spirito,
ha neir
la
intelletto
onde
conosce la natura.
Donde doveva derivare fatalmente la conseguenza che fede non attingibile razionalmente ci trasporta nel regno dello spirito, la filosofa, opera meramente speculativa dell'intelletto, non possa mostrarci altro mondo che naturale e rivolgendosi allo stesso termine della volont, non possa
se
;
modo
che naturahstico.
Ed
la
tendenza di tutta
incHne a
rifarsi
nuovo contenuto
spirituale
una
critica
diretta
del
naturahsmo greco
affisava quel
naturahsmo
^^
si
il
ma
nasce e
si
La
filosofa
cristiana,
il
elaborarono
domma
nuova rehgione,
arrest alla
1)
Matt.,
io.
39.
pre-
dell'
uomo
i
nel
mondo.
quella che
svolse dentro
domma,
definita
fu
tutta
speculazione
metafsica
di
una
realt
ma
trascendente per
modo
umana da non
la vecchia
natura greca, mortificatrice di ogni attuale spiritualit, ostacolo insormontabile all' intelligenza dell'uma-
na Hbert.
vili.
Contro questo idealismo eclettico sorge perci l' idealismo dell' Umanesimo, del Rinascimento, della Riforma,
dell'empirismo
baconiano e
del
razionalismo
cartesiano
si
rassegna
dell' intelletto,
volont.
Onde l'uomo
ritrova
nell'uomo la
e che gli
;
si
ne ritrova
pi
lui,
certa
l'uomo
finito,
essere
per dubitante
{cogito,
ergo sum).
Idealismo an-
sua natura (questa natura !), nel senso o nell'astratta ragione, noi non possiamo trovare l'oggetto, il tutto, che non si pu pensare se non come tale. Quindi
finito dell'uomo, nella
lo
scetticismo
:
(Hume), o
l'altro,
il
(Leibniz)
l'uno e
posizioni
metafisica
soggettive
66-
da noi. Siamo ancora a un idealismo astrattamente o immediatamente immanentistico. E codesto carattere d'astrattezza o immediatezza crireale
rimane sempre
di l
Kant
n
il
cui
Io trascendentale
categorie, idee)
non trascende
di quella stessa
il
l'esperienza.
Il
mondo
ritrova
lo costruisce.
Oggetto della
di
filosofia (divenuta gnoseologia) non pi nulla contrapposto allo spirito e pensabile come suo presup:
posto
ad apparire perci come il solido fulcro su cui pu ben poggiare e reggersi l'universo. Comincia. Ma occorrer un laboriosissimo travaglio speculativo prima che l' idealismo trascendentale
si
mente
di
puro, princi-
pio creatore,
mente inteso
Fichte
cui invano
allo spirito,
la
non pure del mondo dell'esperienza soggettiva(come Kant l'intende), ma dello stesso mondo
un idealismo
da
s.
soggettivo, in
Io
si
sforza di uscire
Schelling premette
piii di
derivare
r idea
si
realizza di
qua
l'uomo.
Ed
raccoglie e
raduna nell'unit
non
pure la natura,
ma
il
-6;E
lo spirito
come
dono
sulle tracce di
s, e
intento
si
Kant, di fronte
che nella
di rendere assoluto
realistico
noumeno,
carattere
questa via
e accentua
gli
il
ripugna a
:
me
di ci
si fosse
fermato in quell'idea,
stesso
non
solo
il
fenomeno,
ma
il
noumeno
a lui
non
sa-
rebbe potuto apparire se non come condizionato dall'attivit trascendentale dell' Io. E insomma egli avrebbe dovuto virilmente rinunziare a cercare in qualche cosa fuori di ci che
ha
la
in queir attivit.
versalit,
La
doveva apparirgli da tanto. Ma in tal caso egh avrebbe dovuto anche vedere che la sua gnoseologia non era una critica, bens una dottrina della ma la ragion pura. Non era una prefazione alla metafisica stessa metafisica. Giacch solo in quanto la conoscenza lo stesso processo della realt, il conoscere pu essere necessario ed universale, e l'attivit che in esso si spiega veramente a priori, cio Hbera. L' ideaHsmo non doveva inten;
dersi
della
68
transvalutazione
come una
totalit
limitazione,
ma come una
assoluta
del reale.
i
L'idea kantiana
(come
roman-
forma del reale, che risolvendo in s la materia veniva a negare quello che gi presupponeva come estraneo a s. E quindi il motivo del sospetto con cui fu
sempre guardato all'idealismo, anche nella sua forma ideahsmo assoluto.
di
IX.
amnon per s, ed perci idea ammettendo un' idea fuori di s, alies che
fissata nella
nata da
festasse
s, esteriorizzata e
sua esteriorit, di
l'
spirito. spirito,
Bisognava che
idea
si
mani-
come
l'
come essenzialmente
si
spirito.
Bisognava che
mente trascendentale, concependo Io, l'attivit a priori come assolutamente trascendentale, immanente cio nelTesperienza perch creatrice dell'esperienza. Cui essa non pu creare, se non assorbe in s originariamente quella materia deM'esperienza che Kant le contrapponeva.
Questo
si
attuale,
per cui
non avanti all'atto spirituale, ma quest'atto. E quest'atto pu essere, perch quest'atto non presuppone a s nulla n come natura n come idea; e si sottrae pertanto ad ogni preconcetto naturahstico, secondo l'antica aspirazione cristiana diretta all'affermazione della realt spirituale, come creazione della stessa attivit affermante L'ideahsmo attuale, recando a forma rigorosa:
.
mente coerente
il
70
il
moderna. Il mondo il nostro mondo. Il mondo che nostro in quanto fatto da noi non fatto e poi abbandonato a s quasi detrito dell'opera nostra, ma mantenuto intimo a noi perch sorretto appunto in noi
fermento di tutta
la civilt
mondo non
solo quello
che
lata
si
acutamente dalla coscienza cristiana, concordemente riconosciuta da tutto il pensiero moderno ma anche quello
;
che
si
dice teoretico, se
non
(il
s'
nostro
ma
il
pen-
La storia un passato, da cui siamo assenti, se income astratto pensato noi stessi, il pensiero con cui si attua la nostra personaHt, se intesa come effettivamente essa pensata, in concreto. Cos la natura un antecedente
tesa
;
occhi
come oggetto
imme;
come
ed esclusione reciproca
che sono tutte n storia ondeggiante nel crepuscolo dei secoli, n natura celata e lampeggiante a tratti nella distesa sterminata dello spazio n nulla
meccanismo
allora
ma
questa vita
mondo
compattezza
attua acqui-
e incroUabilit.
fatti lo
Un mondo
ma si attua,
ti
71
stando coscienza di s
ossia
si
;
cio
come unit
di realt e di idea,
si
quanto
:
dove
lo storico
dente,
il
e lo stesso teologo speculare quella realt trascencui concetto pure forma dell'autocoscienza.
il
suo pen-
come
ma
empirismo
fatti
ed
come spirito, e niente altro che spirito, non ha bisogno da s n di vedersi mai fuori di s. Ma l' idealismo attuale, se anch'esso antintellettuahstico, come l' ideahsmo cristiano, non volontaristico poich ha superato cos l'uno come l'altro di questi punti di vista antagonistici. Il pensare per esso non conoscere, come per l' idealismo greco il quale presupponeva la cosa alla conoscenza ma non neppure volere, come per l' ideahsmo cristiano, il quale
di uscire
;
presupponeva
il
conoscere
(e
Il
come autocreazione
quanto
della realt
conoscere
in
volere, volere in
quanto conoscere.
X.
Questo idealismo diciamo attuale pr r avvertire il bisogno che venga superata e vinta ogni preoccupazione che
trasse in passato a presupporre allo spirito (che reale solo
in quanto
essa.
spirito in atto) o tutta la realt o parte di questo ideaUsmo riconosciamo volentieri che non agevole sviluppare il principio senza incontrare forti osta-
di
coli nelle
paradossi
i>,
attraverso
portata a svilupparsi una tale dottrina. Ma senza dire che di queste ribelHoni e contrasti quasi ci compiac-
quah
ciamo come
di prove sicure della necessit che si sente di dovere comunque risolvere i problemi messi innanzi dall' idealismo senza dire che ci parrebbe priva di significato
;
una dottrina accettata appena formulata, poich questo sarebbe manifesto segno del perfetto coincidere di una tale dottrina col pensare comune, che il pensare precedente, cio, secondo il nostro punto di vista, il non pensare noi ci limiteremo qui semplicemente ad osservare che per quante difficolt possa obbligarci ad affrontare il principio dell' idea;
73
lismo attuale, esso oggi, dopo tutto il movimento cristiano, dopo il Rinascimento, dopo V Empirismo e il Razionalismo moderno, dopo Kant e la filosofia che ne svolse il pensiero
dopo il positivismo e il fenomenismo e l'empirioV intuizionismo francese e l filosofia dell'azione e quella dello spirito, esso inevitabile. Se non si accetta questo principio, oggi abbiamo viva e tormentosa coscienza
le ragioni,
criticismo e
della necessit indeprecabile di ricascare nell' intuizione precristiana, in queir astratto idealismo intellettualistico che
il
naturalismo greco
il
quale stanno,
non dico tutte le dottrine filosofiche che si sono maturate dopo l'ellenismo, ma tutta quanta la moderna civilt pervasa dallo spirito del Cristianesimo.
spirituale presuppone qualche cosa
;
Una
e
delle
lo
questa
pu pi parlare di libert, di valore, cio non si pu pi parlare di atto veramente spirituale. O si vuol garentire
non
si
il
e allora
ri-
l'atto spirituale
nulla.
Possiamo
:
un
cri-
pu credere, perch ha bisogno dello spirito. un giudeo, n un budsappiamo che la libert ci vuole anche dista, poich oggi per pensare, se il nostro pensiero deve avere un valore
non
lo
Ma
e dire perci
dire cosa
Due sono
que
si
grandi alternative
o naturalismo (comun;
spirituaHsmo.
non
potremmo
dire
n anche questo
me
stesso pensante
(pensante p. e. lo spiritualismo) come spirito, io, mi piaccia o no, sono pure nella necessit di non presupporre a me
nulla
:
come interno a me
il
di
sentire
realizzo la
fetti
mia
vita,
impegnando
che si ripercoteranno su tutto. Questo senso profondo dell' immanenza del tutto nell'atto dello spirito, questa infine la radice della incoercibile coscienza morale, che non , come vedremo, consapevolezza
di
ma vivo sentimento di ci che vi ha di pi intimo nell' intimo del nostro stesso essere di ci a cui pertanto non possiamo assolutamente sottrarci, e che di dentro ci sferza e non ci d pace se noi vi contrastiamo.
XI.
Ripigliando
scorso,
dunque
dire
:
dobbiamo
La vita
il
primo motivo
di
questo
di-
umana
;
vita spirituale.
;
Ma
pensare filosofare
filosofia
idealismo
l'
tuale.
ti
uomo, che vuoi vivere una vita degna del posto che
l'
:
rifletti
che
li
dentro
Tutto,
Ebbene, una
empia
La do-
manda non
non
esposta.
il
esse
cum
Christo
*)
vivit vero in
me
Chris-
tus
^)
*)
Philipp.,
Celi.,
I,
23.
^)
a,
30.
-76est ^).
Che
fa dire a
Ges
^)
et
non
patrem suum et matrem et uxorem et filios et fratres et sorores, adhuc autem et animam suam, non potest meus esse Si quis vult post me discipulus ; e pi energicamente ^)
odit
:
venire,
abneget semetipsum.
il
Francesco al Cri;
da stampargliene le stimmate nel corpo ,e nella lauda di Jacopone ammonisce che chi vuol contemplare Deitate, un vedere, gli d'uopo vedere prima la sua nichilitate che non pu essere n pur esso virt nostra, ma di Dio
: :
Non
La
chi so
non vede.
illuminata mente
In nichil fa riposo
jij
Per vertuosa fede. De pace la provede Cristo, che f el condutto, Perch gustasse el frutto De sua nichiltade. Annichilarse bene
Non
Anzi
potere
umano,
*).
vert divina
Poich,
e l'uomo nulla
come dir Giovanni della Croce ^), Dio e il suo ideale non pu essere se non
;
tutto,
quello
che con tanta unzione sensuale esprimeva Francesco di Sales dicendo ') che comme un haume fondu qui n'a plus
i)
Cor., 6, 17.
^)
estis qui loquimini, sed Spi3) ritus Patris vestii, qui loquitur in vobis (Matth., io, 20). *) Cfr. la mia Storia della filos. Hai., I, 101-2. ^) Siihida, I, 4.
^)
Traile de
2.
77
de fermet ni de solidit, l'ante se laisse alleret collier en ce
qu'elle
aime
elle
ni
elle se serre
pas par manire d'elancement par manire d'union, mais elle s'en va doucene se
jette
meni coulant comme une chose fluide et liquide dans la Divinit qu'elle aime . E il gran Pascal, col suo concetto giansenisticamente rigoroso della grazia, benedir tutti i giorni della sua vita il suo Redentore che, com'egli scrisse *), (^id'un
homme
gueil
et
un homme exempt
et
de tous ces
maux
par
la force de la grce,
est due,
s' immeLa stessa posizione del naturalista di fronte alla natura come acutamente e dolorosamente sente il Leopardi,
desima.
stino.
foras ire
; et si
habitat veritas
il celebre consiglio di Agoipsum redi, in interiore homine tiiam naturam mutahilem inveneris, tra-
in
te
scende temetipsum))
^).
Bisogna andare
al di l
della nostra
:
natura, che
essere se
non mutevole
:
andare a
Dio trascendente in quanto altro da noi da noi che lui non possiamo se egli stesso non ci attrae a s {nisi traxerit) ') se il nostro andare non sar suo piutto;
essere alla sua presenza potremo, se nel punto stesso del giungervi non spariremo dalla sua presenza e non ci negheremo in lui per una negazione che, ansto che nostro.
:
')
2).
*)
Giovanni,
6,
44.
insomma
:
al-
questo
che
dov'
non siamo noi lui essendo, noi non siamo. Ogni uomo nell'atto puramente religioso del suo spirito deve ripetere a se stesso l'ammonimento del vecchio mistico tedesco Che nessuno pensi di giungere a questa vera luce e
:
conoscenza perfetta
(e
e molto ascoltare, n per via di letture e di stuneppure con le pi ardue arti e il pi gran magistero e neanche con la suprema ragione naturale. Io dico anche pi Finch l'uomo apprezza qualcosa che sia questo o quello, e ne fa oggetto del proprio amore e della propria bramosia e vi pone la mano (sia poi egli stesso o qualsivoglia cosa)
dio, e
: !
:
domandare
non
ha detto
ci
te stesso e seguimi
non
non
degno
fissa
me
*).
il
L'essere di Dio
nostro non-essere.
Chi non
il
mette in grado di sottrarsi al giuoco dell' imquale spadroneggia nel campo della rehgione. E vi spadroneggia non senza un perch, dal momento che r immaginare non altro che quel pensare corpulento, per
si
non
maginazione,
la
cui l'oggetto
e per
si
si
lo rappresenta,
forma fantastica
alla divinit,
finite,
a farla
e quindi alla
da cui
la rehgione nel
suo sviluppo,
non per
l'
intervento dell'atti
*) Libretto della vita perfetta d' Ignoto trad, Prezzolini, Napoli, 1908, p. 48.
tedesco
del
sec.
XIV,
79
vita subbiettiva e libera dello spirito nella sua funzione
modo
di liberarsi.
Ma la religione, malgrado tutte le difficolt contro cui deve combattere in conseguenza del suo stesso assunto, questo mirare alla realt che, veduta come altra dall'uomo
che
nita
vi si affisa, si rappresenta
:
come immediatamente
si
infi-
come
;
presenta,
pensa
ed
essa,
come
non
il
si
pensa se non
pensiero.
La
e
re-
come conoscere
come
fa
come
libert, cio
come
la
E
il
quindi
adorare,
piegandosi,
;
prostrandosi,
e quindi pregare,
implorare
soccorso onde
adempiere
spirito
la
Cristianesimo,
umano (ideahsmo volontarista) debba, abbia sempre dovuto travagliarsi in problemi insolubili, come da Agostino, anzi da Paolo in poi, quello della grazia? Esso come idealismo ha bisogno di non negare il libero arbitrio come rehgione, non pu ammetterlo. Il giansenista, con logica da scuola, dice che tra grazia e Hbero arbitrio non e' termine medie.
;
anche qui citare le precise parole del Libretto della In questa riparazione e rimedio [contro la caduta miai nulla posso n debbo fare di mio. Posso soltanto subirli, in modo che Dio solo operi e faccia tutto in me, ed. io subisca lui e l'opera e la volont sua . E altrove Io mi attribuisco il Bene per l' illusione che sia mio, o che io sia buono. Il che sempre segno di imperfezione e di follia, (pp. 9, 11 cfr. p. 52).
*)
Mi
piace
:
vita perfetta
8o
Ma
la
ha esercitata sempre poich, ispirata quasi da un provvidenziale istinto di vita, non ha consentito mai a sacrificare all'astratta esigenza religiosa dello schietto misticismo
il
grande principio morale proclamato dal Cristianesimo, dell'uomo creatore del suo mondo, o della realt che solo la volont umana pu realizzare. La Riforma, negando senz'alil
tro
il
valore
umano, nel suo sviluppo, si costituisce e organizza come societ e come chiesa, e quindi demandando la verit al giudizio privato di un individuo astratto nella sua particolarit, scrollava le fondamenta
dell'azione storica del Cristianesimo, e restaurando violenteil
mente
educata,
precludeva
la via
ad una vera
giustificazione filo-
moderno.
XII.
divino
come
H Deus ahsconditus ia diviV Innominabile, 1' Ineffabile, che non si conosce se non immediatamente, per intuito che autorivelazione ossia non processo dello spirito, ma autoposizione di Dio stesso. Ecco perch Pascal ci dice che le coeur a des raisons que la raison ne connati pas e che Dieu veni plus disposer la volont que V esprit ^j; ed ecco perch il pirronismo,
mente
e schiettamente religiose.
:
La ragione
svalul'affer-
move
tale. Il
ma
come
*)
Pens.,
277,
581.
Discorsi di
religione
concepibile se non
82
noi,
non
Dio perci
si
rivela, in
presumiamo
da
esso,
Il
n da noi
dio ascoso
non
si
fasciarsi
si
manifesta
:
sigillarsi
giacch la rive-
non s'appartiene all'uomo, che si ritrova innanzi il suo Dio, ma ad un organo privilegiato dello stesso spirito di Dio. Dove l'uomo acquisti coscienza della soggettivit che
da questo nucleo,
;
ferma
il
ivi la
conoscenza, come
la deter-
da cui sgorga
minazione concreta dell'essenza divina; e questa, uscita dalla sua immediata infinit trascendente, si media nell'infinit im-
manente
del pensiero.
La religione
sarebbe
si
contamina con
se,
la filosofia,
storico
rehgione
impossibile
in
effetti,
non avvenisse costantemente questa contaminazione, in cui non soltanto la religione di Dio, ma religione di Dio in quanto religione dell'uomo non soltanto posizione immediata dell'oggetto, ma questa posizione in quanto realmente celebrata alla presenza del soggetto, e merc la dialettica immanente dell'attivit del soggetto. N la natura, n Dio hanno storia e la storia della scienza della natura e
la religione
:
della cognizione di Dio, ossia del pensiero nel cui seno nascono
si
sviluppano tutte
le
*).
*)
Cfr.
XIV.
XIII.
Il
con-
La
com' richiesta dal moderno idealismo, mentre r inveramento del Cristianesimo, pu parere perci anche la liquidazione della religione. Giacch dove non e' pi trascendente, non rehgione. In verit, se ateo fosse questo ideaUsmo attuale, ateo sarebbe gi lo stesso ideaHsmo primitivo del Cristianesimo,
che col
filosofia
domma
dell'
da una parte e
la
umano
realt
e riconobbe pure
l'
impossibilit
d' intendere
altrimenti la differenza, che nel seno stesso della coscienza sorge tra
il soggetto e l'oggetto, che come derivante da una fondamentale unit. E certamente l'ateismo dell' ideaHsmo d'oggi non sarebbe se non lo stesso ateismo del Cristianesimo
-84credere che V idealismo attuale passi *), non bisogna spugna su queir idealismo platoneggiante che la pi congrua forma filosofica della posizione religiosa. La dottrina dello svolgimento dello spirito come atto importa che
za
la
il
ma
sia
sente
si
si
superi negandosi
ma non
la filosofia se
non
la
non potrebbe negare l'astrattezza della religione, mantenesse nel sistema concreto della dialettica
spirituale.
di potere
sogna di negare
ley
la
modo
del Berke-
l'
dom-
matica pu dare un fondamento cstrasubbiettivo cosi non nega la religione, ma soltanto l' interpetrazione che la religione d di s stessa, o meglio del proprio obbietto, e mira a un concetto della realt, in cui all'animo sia dato posare con la stessa fede, con la quale egli s'abbandona a Dio nel pi genuino de' suoi atteggiamenti reUgiosi.
L* idealismo
moderno
il
ma
:
il
soggetto tale in
quanto oggetto a s stesso unit attiva, viva, dei due soggetto ed oggetto. termini, onde consta l'atto spirituale Senza questa auto-obbiettivazione lo spirito sarebbe solo una semplice presunzione, non una realt che si prova reale. Sicch l'essere (che divenire) dello spirito, alienarsi da
*)
mia Riforma
della
dia'
lattica
hegeliana. Messina,
Principato,
-85s
;
e in questo alienarsi
da s
realizzarsi
come autocoscienza,
riflessione o ritorno a s.
Senza
il
momento
della
suo
adunque oggetto.
il
quale
il
soggetto
onde
il
soggetto
si
stesso.
interno
divenire
di
esso
soggetto.
Tale
il
il
reale per
oggetto.
si
e in esso perci
si
soggetto
differenzia,
aliena, e quindi
media, e pensa.
soggetto non si differenzierebbe, cio non si realizzerebbe, non sarebbe soggetto. La realt del soggetto richiede dunque ed implica quella dell'oggetto come altro da esso. Altro da esso, come momento del processo, per cui esso si
attua.
Questa alterit dell'oggetto pertanto la vita del sogdialetticamente, se questa vita si deve concepire come svolgimento, e non come un presupposto immediato,
getto,
a modo della vecchia psicologia metafsica. L'idealismo moderno accentua questo motivo dialettico della mediazione, che apparve per la prima volta nella dottrina cartesiana del pensiero come attributo della sostanza spirituale. Noi siamo
noi in quanto ci dividiamo dentro di noi stessi tra noi che
abbiamo coscienza e quel noi di cui abbiamo coscienza, e che come termine opposto al principio o autore della cO' qualche cosa di assolutamente scienza diverso da noi diverso noi soggetto, ed esso oggetto. Fissare quest'oggetto
:
86
nella sua oggettivit, fissare termine
un
astratto
poich l'oggetto
circolare
a s stesso come
getto, che
Appunto quest'astrattezza
il
concreto.
Ma
concreto
il
L'oggetto
lismo
se
il
^)
quel logo
astratto
ha acquistato viva consapevolezza. Il quale logo non concetto, se non giudizio, e non giudizio
sillogismo, e in generale sistema
:
non
come
essere che
ma
sato o pensabile
epper
s'
che
identico a s, e per
interiormente duplice,
ma
di
:
una
for-
s'immedesimano
mando una
relazione che
si
sua negazione, e negando perci questa sua negazione. Sistema quindi circolare che non si pone innanzi al pensiero
:
non chiudendo dentro di s e assorbendo il pensiero stesso, come pensiero che aderisce immobilmente alla sua verit, e non gli consente progresso perch la verit quella, e da essa non si passa oltre. E perci nella sua totalit non
se
suscettibile di sviluppo.
si
totalmente
come ogni
*)
Logo
(1920).
^&7come, per l'appunto, ogni oggetto in quanto semplicemente tale come la divinit, inconoscibile, e cio conoscibile soltanto come immediata
Senza perch, misteriosamente
; ;
posizione.
Noi
di fronte a quest'oggetto
il
possiamo indietreggiare
e opporre
Ma
il
poich la vita
concreto nostro
un
rifiuto
non
si
possibile se
non
se
in virt
di un'accettazione.
non una
si
affermazione.
fede.
Una
non
scaccia se
attua.
L'oggetto,
altro, trascendente,
e ci
nazioni.
bile
:
come
inconosci-
non
s'
cui esso
ne vedono principii n conseguenze, nulla in inquadri e da cui si deduca, e^ per cui mezzo, mesi
diandosi,
lasci conoscere.
umano
a cui
si
appoggia e
si affida,
non pu
fare a
meno,
perdendo
se stesso.
quella verit,
mondo
artistici, sia
che
si
un
mondo, in cui si ha fede. Divino, perch senza di essa verit non siamo niente e in essa tutto il nostro essere in guisa che essa ci si pone innanzi come la vita, che ci atnoi
;
la
camente.
Illusione
?
Tanto varrebbe
farcene.
-- 88 -consiste
di s
appunto
altro
come
da
s, e
come
infinito, e trascendente, e
fisso
inconoscibile, e fermo,
d'ogni
umano
consiglio.
Ma
il
soggetto la
tarsi
autoconcetto.
E
si
il
si
ob-
biettiva,
non
che
il
momento
astratto dell'autoconcetto.
Quell'astratto di cui
spirito
Dio conosce Si ricordi Spinoza ed ama d'amore intellettuale se stesso nella conoscenza od amore intellettuale onde l'uomo torna a Dio. E in questo ritorno Dio Dio Dio, non pi naturale, ma Dio oggetto di adorazione religiosa. Ebbene, l' idealismo attuale non attribuisce minore seriet all'atto del pensiero, onde Dio
:
come autoconcetto.
si
al
soggetto
come oggetto
s
og-
qualche
Ma
questo
escludere,
;
contenere l'astratto.
Non
getto,
getto.
mero oggetto ma, come unit del soggetto e dell'ogcome vero, attuoso soggetto, deve essere pure og-
La
filosofia perci
deve contenere
la reUgione:
deve
dare la
Il
suo progresso,
umano,
conservazione
XIV.
Si
pu
dire
se
la
sua
come
tutto,
non sar quell'astratto, ma questo concreto, olMa tre il quale non sar pi davvero possibile spingersi. questa obbiezione non pu che derivare da inesatta intelli-
Infinito,
dell'
idealismo,
biamo procurato di additare il posto della religione. Infatti l'atto, come concretezza della vita spirituale, quel superamento immanente del logo astratto, in cui lo spirito attinge
se stesso, e in se stesso la realt dialettica
suprema. In quanto
:
superamento, l'atto non superato, n superabile cio, non concetto, ma autoconcetto non oggetto, ma quel sog;
e prostrarci innanzi
remmo,
con ci
poich l'atto consisterebbe nel superarlo, traendolo nell'orbita della riflessione, in cui il vero atto trionferebbe. L'atto
la filosofia
sofia.
:
non
immanente
se stesso.
realt
non
si
obbiet-
tiva, e
non
si
pone innanzi a
-90Altro,
il
insomma,
il
altro
La
religione immortale
nella filosofia, e
ma ha pur bisogno sempre in contraddizione con se stesso affermando sempre la sua fede nel suo Dio come verit assoluta, e non rinunziando perci mai a tornare sul contenuto della propria fede, per rifarlo da capo, e ridargli nuove sembianze e farne una verit nuova. La filosofia cos lavora sempre sulla religione ma affinch possa proseguire il suo eterno lavoro, occorre che non le venga mai meno la materia. La quale non preesiste alla filosofia, checch s' immagini il mistico, che sempre anche lui, filsofo che ragiona e dialettizza la sua fede ma nasce con essa, ed
toconcetto.
L'uomo ha bisogno
:
Ed
abbiamo
detto, l'oggetto.
infiniti.
Ma
quale oggetto
?
:
Il
pensiero infatti ne ha
Ma
es-
sviluppa, poich
sviluppa
il
oggetto,
come dimostra
s, e
fenomenologia religiosa,
fissato
che sia in
ta,
infinito.
Ma
che dialetl'
infinito
come
pre
deve essere
infinito.
questo infinito sar sempre oggetto del pensiero, esso sar sem-
ad essere superato dal pensiero. La religione non chiuder mai la sua storia. Ci non importa per altro che la coscienza religiosa debba cercare dispeinfinito destinato
un
ratamente
il
La
noi
siamo sempre
che non
si
91
sar
superata,
sar
in
quello
stesso
atto restaurata in
nuova forma.
Il
il
come
spirito
ma
dello
uno
spirito inteso in
pre nuova.
La
onde
si
si
mando
un
sia
il
concetto
largo
movimento
spirituale, o culturale
un concetto ed
filosofa propria-
mente
Ma
uomo ha
la
sua
filosofa, e
quindi
il
suo mondo.
suo,
Lo prenda
varsi
;
sul serio, lo
perch la realt in cui deve perdere se stesso per ritroe far vibrare nel proprio cuore la
corda religiosa.
III.
IL
PROBLEMA MORALE
La filosofia moderna come idealismo puro essenzialmente un'etica, poich la realt a cui essa riduce ogni realt lo spirito, non postulato come essere immediato, ma come atto autocreativo, ossia realt che non e' se non in quanto
e per
quanto
si
realizza.
Che
per l'appunto
il
carattere
:
punto
di
quella
realt che
non
si
valuta moral-
mente. Per
la stessa ragione tutta la filosofia antica,
inconsape-
getto che
fia
propone il problema della filosofia, una filosopu dire si sia mai proposto il problema specifico dell'etica, quantunque tuttavia si parli di morale orientale, p. e. indiana, e di morale greca (platonica, aristosi
che non
si
telica,
cinica,
Il
pensiero
risol-
con
la ricerca dei
ma
assegna all'uomo.
10 risolve col
cui
s'
appartiene
;
propria-
mente
il
e della vitamorale
si
e lo stesso
il
ideale negativo
rinunzia
riaffaccia
dopo
cinismo
appunto
i
si
la
Ma quando
So-
mondo
quando Socrate crede che basti conoscere quando Platone ipostatizza questo oggetto
un' idea, e nella sua repubblica
fine
non sa additare
ma non
crea
l'es-
essi
spirito
anche
all'attivit,
concepire
autonoma
iniziatrice
per,
incondizionata,
perch possa apparire autrice di un mondo suo, giudicabile, a sua volta, come bene o male. E infatti tutti questi
ideali etici, a cui
mira
il
che
il
altro all'uomo
da
ad ogni
il
essere
forma a cui
ralmente destinato. La felicit non fine voluto, ma fine naturale termine a cui naturalmente tende lo sviluppo del nostro essere, nel seno del divenire universale della grande
;
potremmo
essere
immorah,
affermando
che
si
97
la nostra personalit e
ma non potremmo
essere morali
Ecco
p. e. Platone, l'interprete
Il
rito greco.
Bene
Ed Amore,
vita
divino Eros,
figlio
si
Poro
Penia,
il
concetto pi
come aspirazione
pensiero.
dere sempre
zione che
amore, insegna Diotima, desiderio di posseil bene , a cominciare da quello della genera-
d' immortalit, ossia dell' immortale compiuto e perfetto essere dell'individuo nato il a morire. Ma questo desiderio dell' idea, piantato cos da natura nel cuore dell'uomo, forse una sua volont ? Socrate, quale credi tu essere la cagione di questa brama d'amore ? Oh non vedi come angosciano, nicchiano, tutti gli animali,
desiderio
idea, che
terrestri e
di generare, e
come son
e'
tutti
d'amore, e quando
come pronti
si
pi forti a zuffa
lasce-
e a morire
figliuoli
farebbero
ogni
cosa. Gli
ma
pu credere facciano tutto questo per ragli animaH che che cos li punge ? ^)
L' idea, che di s asseta svegHa, suscita per entro alla na-
*)
-98 tura dalla materia pi inorganica fino a Socrate questo amore, che trae tutte le cose necessariamente, fatalmente, inelutta-
bilmente verso
il
immanente
e
non ha hbert
non
si
valuta.
filosofia
questa
estranea perci
l'
intuizione della
vita morale.
IL
Il
punto
parla pi
quando dell'Amore, come accade col Cristianesimo, non si come di un fatto naturale, ma come di un'azione Ama il Signore quando esso additato come un dovere Dio tuo sopra ogni cosa ama il prossimo tuo come te stes:
:
so.
E cos
si
ma
dev' essere
per noi
le
si
leghiamo nella vita quale si spiega in questa natura, che non altro che il sistema di quelle cose finite, a cui noi, come esseri parimenti
finiti,
siamo congiunti e connessi, dall'amore di Dio, che deve metter al di sopra dell'amore natm'ale delle cose naturali. E insomma si tratta ora di un amore, che non quello
in cui la natura
si
prolunga e
si
nostra
senza
il
ma
di
pi concepibile
pi fatto,
ma
atto.
principio
generatore di tutte
interiore
le
100
(la
a cominciare da tutti
dobbiamo
fare
perci emergenti
come
della
forze
opposte
alla
da dover domare
nella
timenti,
nuova intuizione
vita essenzialmente
per-
tutti
dominio della
dire che al
legge spirituale.
comanda, e che, p. e., il coraggio, quando non r ha, uno non se lo pu dare. Ma appunto per questo suo linguaggio egli l'uomo volgare il ridicolo don Abbondio, che rimane insensibile all'alta ispirazione morale del cardisi
:
cuore non
nal Federigo
*).
Non
;
si
tratta pi di vedere
quel che
si
e'
nell'animo nostro
dovrebbe
prima di tutto ritenere come gi esistente l'animo nostro, e degno di essere considerato come nostro. E se l'animo
nostro gi esistesse, come oggetto tra
gli
conoscenza noi
ci
diciamo natura,
natura.
lo stesso
Ma
se col nostro
della
vita
reahzziamo in essa appunto la nostra vivente inil nostro animo noi formiamo la nostra volont, nella compatta unit di tutti i molteplici elementi che con
interiore,
dividualit,
l'analisi
si
tratta
dunque
e'
nell'animo nostro
ma
quel
Cfr.
il
mio Sommario
di pedagogia,
I,
p.
103-4.
o ^
che dev'esserci
;
ossia
:
si
tratta di vedere
quale dev'essere
amiamo
seri
noi stessi, e
e quindi
non come quell' animo per cui noi noi stessi come essere finito tra gli ese noi e le
finiti,
;
amiamo naturalmente
cose
animo da instaurare, in cui si amer il prossimo nostro non distinguendolo pi da noi, e si amer Dio al di sopra di tutte le cose.
finite
ma come
quell'altro
Ili
Concepire
la realt
non
gi (oggetto dell'intelletto),
ma
;
dev'essere ( oggetto
della volont).
Ma un
tal concepire,
dover essere
se,
come accadde
all'idea-
che
come anima
umano come attivit non a patto di essere unit di s e di altro di essere cio sviluppo, e come tale processo di autocreazione. Restare con un piede nell' intellettualismo e affermare d'altra parte una realt, che come
quell'unit che
il
soggetto, lo spirito
il
campo
E
si
lo stesso Cristianesimo
che col
domma
dell'
incarnazione,
con quello della grazia torna a contrapporre l'uomo della natura all'uomo dello spirito torna a presupporre un
;
dalla
umana
fraga
vita.
Il
il
103
domma
della grazia
volont, da cui
le
il
tuttavia prender
mosse.
nel
naudella
vecchio cristianesimo
Cristianesimo
si
;
svolge attraverso
si
tutta la storia
il
del pensiero
modejno
pu
suo svolgidella
mento
cetto
lo spirito
si
realizza
che come
del-
superamento progressivo tutto l'opposizione della volont all' intelletto, o del dover
nel
Il
es-
Cristianesimo
fin da principio mir a quel segno, a cui s' indirizza oggi r ideaHsmo che prescinde totalmente dal concetto di una
spirito,
ma
questa vita
spirito
non
c' se
non
in
tenebra, la quale
suo non essere, e vince col fulgore della luce la e' appunto perch vinta. La natura cos
il
non
si
suo affermarsi
di contro al
reale,
all'
dover essere,
ma gli
;
reale,
il
vecchio
non
opposto all'ideale
si
ma
si
il
ideale, che
reale. Il
mondo
cos
ideaUzza,
spirituaHzza,
si
illumina
mondo
morale.
mondo della libert, mondo spirituale, Mondo morale in atto non et dell'oro, n
:
i)
Cfr.
Disc,
II,
6-8.
104
paradiso, senza male, n contrasto tra bene e male, n lotta per la conquista di quella gioia dello spirito, che si gusta
ma mondo
fieri
:
si
reaUzza, ed morale in
atto
IV.
si
pu
l'es-
libert.
La quale vuol
n
dire
1 mediazione
2 uni-
sere
non
al principio,
alla fine,
ma
nell'unit del
prinio
;
quanto n
mi
n
di-
stacco dal
il
mio volere come effetto della mia attivit mio volere si stacca da me. Staccati l'uno dall'altro,
il
:
meni
come
;
tutti
feno-
meni, secondo
essere,
non posso
op erari
se-
quanto a me,
;
;
quitur esse
date azioni
sere,
date
le
r io che sono in quanto agisco, o voglio il mio essere il mio stesso operare, fuori del quale io non ci sono, e il mio essere semplice presunzione. Io mi ritrovo perci come reale a capo del mio operare cio, alla conclusione in quanto per questa non si consideri come azione materialmente cristal:
io possa
io6
ri-
eventualmente essere determinato ad agire. Questo processo o mediazione il circolo in cui si attua
la realt spirituale,
come
non
agisce se
:
non tornando a
si
se stessa, e
non produce
altro che s
di s
Io. Che non rappresentazione di una realt che alcuno possa immaginare preesistente alla rappresentazione,
ma
realizzazione
e realizzazione che
il
realizzante fa di s
medesimo. Mediazione
sto realizza
:
e universalit.
Giacch
la
mediazione quesi
pone nell'atto
cio
e senza l'universalit
sersi differenziato dal
non
tor-
non
si
sarebbe allontanato
dell' Io,
da
s.
:
affermazione
di s
ma
all'af-
da queir
io
assunzione
del
presunto oggetto
immediato del conoscere nel pensiero per un atto che idealizzazione del primo oggetto (astratto) e posizione del nuovo
concreto oggetto
idealizzazione
che
universalizzazione,
si
non
si
c'era e
pone). Questo
sempre
il
pensiero
riduzione,
l'universale,
catiigorizzamento.
che
E
questo
il
pensiero fin
:
poi la sua
forma immanente
Tatto dell'autocoscienza.
Affermarsi
;
questo
il
ma
affermarsi
come
e cio negare la propria astratta o presunta soggettivit particolare, per essere soggettivit concreta universale. A
liberi.
Noi crediamo
infatti di essere
naturalmente
liberi
ma
ciamo
che
107
l
quistiamo la libert, e che ogni affermazione che noi facdella nostra libert pure
un
implicito riconoscimento
liberi
non eravamo. La
tempo
va dalla
e gli
sempre per la libert. La storia uomo, considerato nell'empirica successione di ogni singolo dei momenti della sua vita particolare, progressivo affrancamento dai vincoli da cui via via l' individuo si accorge di
lottato, lottano e lotteranno
il
Dentro
alla dialettica
un immanente sorprenderci a cercare di soddisfare il bisogno che ci tiranneggia, ossia appunto a recare in atto la
nostra h berta
si
risolve
il
ci
uomo
abbatte a vivere, e
si
ci
apparisce racchiuso
ed effimero
non
ha
limiti
di
tempo n
;
di spazio,
n circoscritta dentro
particolare.
condizioni
accidentali
non
il
insomma
Lo
mosso quindi
trasse
alla
sua primitiva
volont,
io8
ma
una voperso-
ma
si
elementare
ond'egli
come
nome
tempo pot invocare la parit del diritto per s e per tutti gli altri membri della societ. Attraverso la scuola, la convivenza
i
e nessuno sapr
obbedire
Poich non
e'
autorit che
Ma da
spiegan-
l'uomo incontro all'altro uomo, e lo condurr a vivere una vita comune, nella concretezza posi;
lo attesta) rea-
risponderebbe a un
sorgesse
momento reale di vita interiore, se non come lampo di luce universale, vestita di valore
gli
trascendente
riore, e
come un che
di supe-
avente in s un suo essere valevole in modo assoluto. La libert, dunque, mediazione di s ed univer-
salit viva,
non presupposta,
ma
due termini, in cui abbiamo risoluto la libert dell'atto morale, sono chi ben rifletta, complemento l'uno dell'altro, e concorrono perci in un'unit indivisibile. La mediazione mediazione dell'universalit, se per universalit
I
noi
gi
s'
di universale
per-
ci immediato.
Quindi vera universaUt, o universalit che abbia questo valore per lo spirito, quella che si ottiene
merc
la
riflettere
su
la libert
Un
si
pu
ritenere
immediato, e quindi presupporre all'atto spirituale che vi e tutti gli sviamenti cos del pensiero scientifico si riferisce
;
come
come
come
concepiamo
fettivo atto di volont
no
la
consideriamo
nell'ef-
come
ma
come una soluzione preesistente, o cronologicamente o solo idealmente. La legge in tal caso non ha valore in conseguenza della nostra volont ma, se mai, la volont ha va;
lore in
si
conseguenza della legge che essa osserva, in quanto suppone capace di partecipare al valore della legge. Ma,
abbia
pur
modo,
di
bisogner
pur pensare
:
che stia nella volont il potere di apprezzare la legge stessa che l'osservanza materiale della legge, non sentita come
tale,
non veduta
alla
ci
farebbe
sottrar-
ritornare
naturalit
dell'amore
platonico,
rebbe l'atto della volont a quel mondo spirituale, in cui moraht, perch Hbert. La legge che ha valore per noi
la legge a cui zio
si
riconosce
il
il
valore mediante
un
giudi-
(pratico, s'intende),
voglia dire
e in ogni
modo
come
manente
il
soltanto merc
nostro.
riferimento di quell'ideale a
Che
non facciamo intervenire nella nostra vita spirituale quelr ideale che soltanto rende possibile la messa in valore della legge, a cui noi ci sottoponiamo, la legge sar da noi
materialmente osservata, e noi uccideremo lo spirito morale dentro alla lettera della legge, o meglio dell'astratto legalismo.
Ogni universale
universale
(e
Ili
l'universalit, e se
e quindi
non
immediato, come
tutto ci che
zione.
si
presuppone,
ma
VI.
Tale universalit
lettica,
tutto
il
perci tutte
le
dottrine morali
appellano
all'
ideale,
come negazione
del
come egli si medesimamente dalla natura, e da tutto ci che non conosce se non come oggetto della sua esperienza. L'andistingue
del reale, in cui
si
Ama il
pros-
simo tuo come te stesso la moderna dottrina che formul con la teoria della m.orale autonoma il principio filosofico dell' intelligibilit del mondo morale, chiude in una definizione formale il concetto della suprema legge etica Opera
:
in
modo
possa
.
servire
come
al
una
legislazione universale
Le
due espressioni
assegnabile come distintivo delnon la conformit del volere alla legge, ma il porsi del volere come legge. Si ama il prossimo nostro come noi stessi, quando si ama noi stessi come il nostro
trambe
solo carattere
:
l'operare morale
prossimo, e per
di contro a noi
il
113
s'
indirizza pi a noi
il
prossimo
ma
s*
che accoglie
come
la nostra
s'
come
spirito puro,
come
spirito libero
da quelle limitazioni naturali, che son proprie di getti della nostra esperienza, ma non sono perci
si
tuo prossimo
l'amore,
e farne,
merc
un
non pu
ma
spirito, nella
anche solo
:
se
parliamo o cantiamo,
il
s'incontra e
immedesima
alla
ecco
ci
cos, se
massima a cui ciascuna obbedisce guarda cio non ad una massima astratta, che tu possa proporti come oggetto di mera contemplazione speculativa, alla stregua della quale ti convenga giudicare l'azione ma a quella massima che tu infatti segui nel tuo operare ossia alla massima che immanente all'azione, e della cui validit intrinseca
guarda
;
tu gi
ideale,
ti
la
non
il
tuo astratto
possa appa-
ma
legge
non
la legge del
ma
del tuo
dove
i
si
affermi e
Il
si
spieghi, principio
soggetto fenome'
particolare
come
tutti
tempo
appartiene al
Di
t eorsi
di religione
molteplicit.
114
Ma qual
:
Ma
il
dunque
Se
si
manda, come pretenderebbero tutti i critici corrivi del formalismo etico kantiano (che ha bisogno piuttosto di essere
i]iteso
anche pi rigidamente che l'autore della Critica della si verrebbe a spezzare l'unit la legge, determinata nel di mediazione e di universalit suo contenuto, sarebbe una legge presupposta all'atto del
ragion pratica non potesse),
;
\olere,
libert, e
ed imperfette,
parados-
dottrina morale se
realizzazione
non concependo
dell'universale.
L'utilitarismo che
come ammonisce
l'uomo a preporre l'interesse comune all'individuale, perch, collocandosi all'astratto punto di vista economico, vede l'utile del particolare identico all'utile comune, in quanto
alla propria legge
non d
il
economica),
ma
quel carattere
che
si
richiede a
generale
si
lo stesso
soggetto pi pro-
fondo
dell'
dal
punto
di vista
ma
ne conferma la dottrina.
Cos
l'
individualista alla
Nietzsche in tanto pu attribuire valore deontologico all' individualit che attraverso alla vita idealisticamente considerata e vagheggiata deve affermarsi, in quanto
l'
indivi-
Non
in lui
come individuo
partico-
lare,
115
dello spirito,
ma
in lui
come
forma eccelsa di quella spiritualit, a cui anche gli schiavi inconsapevolmente aspirano, il valore da difendere e rivendicare dall'oppressione soffocante del numero. Cos il padre che instaura il suo rigoroso, e magari tirannico, regime
paterno al di sopra delle capricciose e inconsapevoli velleit
figli, pu avere la profonda coscienza di adempiere un sacro dovere morale poich quella sua vo-
lont dominatrice
gli
apparisce razionale
i
e cio
come
quella
figliuoli
avrebbero, se sapessero
ragionare
come
lui.
VII.
I nostri
ma
sono sempre,
i
ad uno ad uno,
singoli
sarebbe
modo
:
di
con-
il
dovere
di far sempre il nostro dovere. Che il dovere del quale non abbiamo ordinariamente coscienza, come noi ordinariamente non abbiamo coscienza di noi stessi, che pur siamo presenti alla coscienza di tutto ci che vediamo e pensiamo. Senza questo dovere che a fondamento di tutti i doveri, noi potremmo, tutt'al pi, apprenderli, gli altri, come sempHci no-
zioni
nozioni strane, insipide, senza significato positivo e capace di suscitare in noi un interesse ma di siffatte nozioni
:
non sapremmo mai fare gli obblighi reaU del nostro volere. Li apprenderemmo come voci non dirette a noi. Se Dio ha detto a tutti gli uomini Onora il padre e la madre , io questo posso leggerlo in una dottrinella, o venirne altrimenti a notizia, senza perci sentirmi punto impegnato all'osservanza del precetto poich gi venire a notizia significa
:
prima
di
(intellettuahsticamente) al
di fuori del
117
si
mondo, a
cui la notizia
riferisce
e per se
Dio parla
al di
agli
sopra di quel
mondo
il
zione.
e sentire dentro di
mondo, non solo agh altri uomini, e in generale agli uomini che io mi rappresento come oggetto del mio pensiero, ma anche, anzi prima di
Che cosa che mi
fa partecipare a cotesto
me
precetto
come
diretto
tutto, a
me
stesso
che
si
sente astretto a
un
ideale, che
si
determiner varia-
mente
ma come
sviluppo,
esso stesso, di
un germe
non
si
n come esempio, se esso non scaturisca quasi per generazione spontanea dall'intimo petto dell'uomo. Giacch non vero
soltanto delle prediche, che lascino
il
gli
non
si
con
il
suo eroe
non
trepidi e
non
lotti
anche
L'esempio moralmente efficace quello di chi ci sta da presso, ed da noi amato, e guardato come lo specchio della nostra stessa persona, in guisa che l'azione a cui
lui.
egU si accinge, chiami a raccolta anche le nostre energie, e metta in moto anche l'animo nostro. Nel qual caso non soltanto il suo esempio, ma anche la sua parola sapr trovare, anzi trover naturalmente la via del nostro cuore, poich ci
suoner dentro silenziosamente come la voce stessa in cui
s'esprime la vita pi profonda del nostro cuore.
"
- iiS
il
Il
lore obbligatorio, in
quanto
nostro dovere
l'ideale
quello che
poich
il
nostro essere
cosi anche
come non ,
ma
diviene, e
appunto
,
il
ma
di-
viene.
Non
definirlo,
con
sviluppo
in cui esso
suo carattere
morale.
Il
dovere non
si definisce,
una definizione perentoria, che il ammanisca una volta per tutte, ha tutta l'aria di volerselo vedere innanzi una buona volta questo dovere che non ci d mai pace e non mai contento di noi, e ci crucia inesorabilmente, obbligandoci a non guardare mai indietro, ma avanti, avanti, per una via che non hai mai termine di volerselo recare in pugno, con un grande sforzo, una volta tanto, e cosi farla finita No, questo possibile, quando possibile, coi nostri debiti, la cui addizione pu giovare a vedere di pagarli tutti e
sempre.
chi ne voglia
filosofo gli
:
!
liberarsi
i
da ogni molestia
e' il
ma
coi doveri
no
perch oltre
doveri
seunti.
E il
dovere,
come
nostro
dovrebbe
assistere al
tramonto.
vili.
il
bene.
Ma
questo
il
bene
eudemonistico.
Siamo
la
felicit,
come
fine
naturale
da
il
quell'istinto di
Platone e tutto
felicit
cose.
di quella
non si pu parlare se non dal punto di vista che non permette n pur di scorgere la realt morale questa realt alla quale, per altro, non possiamo sottrarci se non per astrazione, poich negare la realt morale non pu significare s? non negare una realt morale (la realt morale in quanto
:
si
sia nel
nostro,
il
non pu
Praemium
;
virtutis
ipsamct
diceva
il
nostro Pomponazzi
e gi lo
aveva detto, a
A
suo
120
Spinoza.
:
modo
lo disse
La tua
l'eudemonismo non si supera negandolo puramente e semplicemente come fece Kant, costretto perci a restituire con una mano quello che aveva tolto con l'altra, postulando
Ma
un regno trascendente
giustizia,
dei
fini,
impedisce nel
mondo
il
non
un
pensa in quanto si presuppone, non men vero che la felicit forma essenziale dell' ideale, in quanto tale. Che cos' la condizione felice dell'essere secondo i Greci ?
dell'essere (idea, forma, essere che
Per Platone e Aristotele, ideahsti, la condizione ideale puro essere, o essere perfetto, senza mistura del suo contrario). E questa condizione
il
non
per
non perch
l'antecedente
i
ed
esistere.
Per Democrito e
Sofisti,
Cinici e
(mache
feli-
il
La
condiziona,
il
la genera.
alle origini,
Quindi
il
che
bene
che se
il
bene fosse
si fa,
non lo potremmo
fare
il
non
bene.
posto,
121
La quale non
ma
decadenza,
della
a cui
ma progresso non impoverimento e logoro realt, ma arriccb'mento e rinvigorimento. La felicit il valore tende, non la condizione di esso, ma la stessa
, come l'anma, non essendo di qua morale, coincide appunto con la stessa virt
:
la
dal volere,
Che invero l'uomo giusto e sciagurato, vittima del male che egli non riesce a vincere con l'energia della sua virt? Egli l'uomo interiormente scisso tra l'intuizione morale e l' intuizione naturalistica del mondo per quella scissura onde l'uomo una volta si vede padrone del pro:
prio
destino e
una fortuna
Ma
ovvio che se
egli insistesse in
siderazione, e
non
si
riscotesse
mondo
paragonare
la
egH non potrebbe prendere mai una posimondo, e non potrebbe per conseguenza sua fortuna alla sua virt com' pur ovvio,
;
d'altra parte,
che
se
si
fermasse
si
all'
fa cittadino del
egli
regno dei
fini
quelle che
Ma
possibile
?
Sa-
come tante
realt
:
fare la filosofia, e
cristiano,
come
prila
duahsticamente
e
come
realt oggetto
dell' intelletto
presupposto
dello spirito, e
come
presupponente
lo spirito.
122
tale conil
dissidio
tra
il
merito e la fortuna, e a mettere bene e male, l'uno di fronte all'altro, come due cose o due forze egualmente reali e potenti,
giuocare di fantasia, o voler tenere
il
IX.
Ma pur vero che non e' bene senza male. Soltanto, il male del bene spirituale, o morale, non pu essere anch'esso un male naturale. Il male naturale l'opposto del bene naturale e se bene naturale quello dato il quale non concepibile bene morale, male naturale, parimenti, quello che esclude la possibilit del male morale. L'uomo immediatamente o naturalmente cattivo, non pu essere cattivo di quella cattiveria che propria all'uomo, e perci gli si imputa. Una natura malvagia infatti un non senso se la natura stessa non si personifica e non si rappresenta quindi miticamente come, essa
;
stessa, spirito.
Ma
lattia
:
che cosa
il
male naturale, o
fisico
p. e. la
ma-
la disorganizzazione dell'organismo.
:
L'organismo che
non non
che non . Cos il male morale il essere di quell'essere che non propriamente essere (come
organismo
l'essere
la natura),
ma
non
essere
imme-
diato,
ma
essere mediato.
non il non-essere di quell'universale, o di questa mediazione. Il male perci quell'essere immediato che la natura veduta dallo
spirito. Quella natura,
fondo di se stesso, come
che esso universalizza
il
124
di
punto
quel particolare
suo valore, come legge dell'operare. Il male dunque e' , in quanto negato, cos come il particolare e' in quanto si universalizza, e il reale in quanto
si
idealizza.
Il
bene, perci,
il
:
il
male
la sua
ombra.
altrimenti
male
come
l'astratta
ma-
teria (che
come
tale inorganica) la
il
corpo vivente.
Ma
il
bene
corpo vivente.
Questa inclusione e risoluzione del male nel bene in quanto esso non si dice 1' idealit del male ha la sua realt nel reale come male, ma solo come bene
quello che
; ;
bene,
ossia
come ci a cui questo, nella sua idealit, sottentra come ci che il pensiero dell'uomo, che realizza il bene, non pu non sentire di aver superato. La quale dottrina dell' idealit del male non un para;
umana
che afferma
(e
bisogna
Ma
semplice:
mente un invito a
riflettere rivolto
a questa coscienza
inci-
mente, esistente, quel male che appunto bisogna avvertire come male cio non solo conoscere, ma condannare e cio, nell'attualit spirituale in cui la condanna ha luogo,
; ;
non
l'esistenza del
male che
la coscienza
;
ma
qualche
non possa
Il
punto
morale affatto
diverso.
125
si
pu considerare
se
Da
esso la realt
non
non come
affer-
Da
non
intellettualistica di cosa
ma
buona volont
giudicatrice,
morale
N bene n male
dice teoretico, e che
stico.
si
si
si
L'uno
e l'altro si
il
valutano,
conoscono nel loro valore, in quanto bene come bene e il male come male in quanto
;
si
si
realizza
una volont,
si
prende un
male,
atteggiamento morale,
facciamo,
il
fa qualche cosa.
il
sia
conoscendo
bene.
Conoscere e fare
zione che no
'1
il
male non
punto
di vista morale,
non pu
E chi fa male, non lo sa. Lo sa astrattamente come male ma effettivamente lo conosce come bene, il suo bene (quel
bene che bisogna che sia il suo, affinch sia bene per lui che deve farlo). E se in quel tanto che egli reahzza della realt
spirituale,
la realt
si
condannato e per annientato nella coscienza giudicatrice e pronunziatrice della condanna, perch la personalit del malfattore non esaurisce nell'atto del suo maleficio la totaht della sua
tale vien
come
vita spirituale.
di
male
una
si
cielo, dalla
natura
una
storia di progresso
pieghi alla natura
:
126
che
interesse
morale.
bene.
Ma
realt di supremo, di essenziale male in natura e lo spirito questo bene che lo spirito attua con l' atto suo,
una
Non
e'
in quanto mediazione,
come unit
La mediazione, abbiamo
flessione, circolo.
ri-
Noi non
ci
immediato
essere, se
atto deldell'uni-
ma nel seno
dobbiamo
ritrovarla.
pure
s,
ma
per
La mia
mia
imma-
come la sua midolla. Cos il passato, in cui noi astrattamente releghiamo il male, che nella storia dell'uomo o nello
sviluppo del nostro personale carattere noi siam
sia stato
lieti
l'
che
in-
ma
come atto o forma vivente realizzatrice di se medesima. Vero uomo buono non l' innocente, che mai non
ma
se
n' liberato affatto e lo
127
e, santificatosi,
ha obliato
non ha
pi passioni che lo tentino allettatrici e gH contrastino il passo sulla via per cui quasi non cammina pi, ma scende
come portato
ma
sua libert,
il
X.
via nel
Questo concetto del bene che faticosamente si apre la mondo che suo un concetto reHgioso ed un con-
cetto irrehgioso.
di
La
fronte
all'oggetto
suo,
concepito
come puro
:
oggetto,
concepito
come
infinito, e perci
non
tol-
La concezione
religiosa
:
un Bene come lo concepiva Platone che altri non pu concepire se non precludendosi la via ad attribuire un qualsiasi valore all'attivit soggettiva dell'uomo che presuma di realizzare essa il bene, o un bene. Concezione essenzialmente intellettualistica
;
.
quindi essenzial-
mente
mondo.
non
tanto l'affermazione dell'oggetto astratto, da cui esso certamente trae origine, quanto piuttosto la negazione del soggetto. Questo l'elemento pi profondo, se si considera che
non pu
essere
un
il
se stesso.
E tornare
Buddismo
129 "
ateismo,
ma
soggetto
che la conclusione
il
mare
pure in qualche
se
modo
conoscere,
si
l'
fermato
nega.
Il
Buddismo
per
questo rispetto,
me
il
la
miscredenza
lo
giacch dove
na-
turalmente con
non^
ci
pu
stare innanzi se
non
gh siano
oggetto,
eretti dall'uomo.
Affermazione
soggetto
tuale
;
:
adunque,
negazione del
abbiamo
rilevato,
ha
il
rico di. aver rivendicato la libert dall' intellettualismo dell'antica filosofa orientata tutta verso la realt naturale.
il
Ma
anche una
filosofa, e
e la
sua grandezza
sul suo
poggia
sulle
umana, non
umana
vita di pensiero e di
civilt, si
fondano le citt e si apre il libro della storia e concepirono il mito di Prometeo, che ruba agli dei il fuoco del loro cielo, per comunicare agh uomini il privilegio dei celesti. I quah
p
Discorsi
di religione
130
non sono
di
celesti se
non sono
il
privilegiati
di ci che
l'uomo
:
concepisce
ci
come V
si
in cui
affisa
egli
gno.
della
pensando e sperando aspira, e di cui perci ha bisoPrometeo, incatenato sul Caucaso perch trasgressore
volont
di
Giove, anzi
lo
dev'essere
mortali,
Gio\e,
come essere toto caelo diverso Prometeo 1' emimmanente alla legge della vita, in quanto vita umana, e non semplicemente naturale vita che non si
piet
:
conserva qual'
lizza.
ma
che
1'
irrequieto
ingegno
di
^)
degli
spiritua-
naturalismo greco,
Il
l'elesi
del Cristianesimo.
religioso,
quale
contenuto
se
non conseril
suo
negando
la libert e seque-
strando
vaio,
il
divino,
Ma
da cui la grazia cristiana debba togliere i suoi eletti. r idealismo, che trae alle sue rigorose conseguenze il
assolutamente immanentistica e spiritualistica, non pu pi temperare il significato prometeico della vita morale e deve dire che la morale e la rehgione sono termini antitetici, ciascuno dei quali la negazione dell'altro mors tua, vita mea.
;
:
^)
Leopardi, Inno
ai Patriarchi, v. 15,
XI.
Pure
se,
la vita
morale vita
la re-
irreligiosa,
ligiosit, e
supera l'antitesi di libert e trascendenza che abbiamo additata. Di che sar agevole convincersi se si tien conto del carattere mitico, di cui il pensare religioso tende a rivestirsi,
si
il
mito
espressione.
La rehgione
il
mito
mito
la
;
rappresentazione sensibile
il
dell' idea, si
diceva
una volta
l'anima
:
cio
problema
dell*
ha continuato per
il
cuore umano, perch concepisce come immortale non l'anima come spirito, che nella sua unit raccoglie ogni mol-
immortale,
ma come anima
mondo
naturale, cio
come
nazione fa
stessa,
temporale,
finita,
Orbene
:
132
come
altro che lo spirito nella
la religione
astratta irrelativit,
non
non
sua stessa soggettivit, ma visto innanzi a s come puro oggetto. E quindi quest'oggetto, a pensarci, ragione e
volont, personalit.
Ma
onde
non persona se non come esclusione assoluta della nostra, o come persona assolutamente trascendente la nostra, esso viene concepito come realt immediata e in quanto tale,
;
e in
quanto
tale,
oggetto, perso-
ma
si
o materiale.
lizzazione
come luogo sequestrato pu via via rivestirsi di ogni sorta forme materiali consentanee alla sua spiritualit, come
alloggia nel cielo, inteso
;
spiritualit trascendente.
Ma
indotta a mitologizzare, essa, in verit, mitologizzando, soffoca quel germe di verit di cui pur vive, e al quale
deve
vita.
Giacch
come opposto
al soggetto
oggetto e
non
tasse a s
vero che se il soggetto non si rappresencome oggetto, e per come questo oggetto che non soggetto, esso non sarebbe soggetto. Ma anche vero che
soggetto.
si
contrappone a se stesso. Cio, lo spirito non si pu vedere nella natura dove, miticamente, si vede, se non ritrovandovi se stesso e superando il mito di cui si serve per ritrovarsi. Se si resta al mito, cio alla rappresentazione meramente naturalistica, noi staremo di fronte
getto quale realizzandosi
a Dio, e Dio di fronte a noi, nella coscienza reHgiosa, con quello stesso rapporto onde materialisticamente un atomo
connesso
:
133
:
con un altro atomo rapporto affatto negativo, o negazione d'ogni rapporto irrelativit (un atomo non contiene assolutamente nulla onde sia congiunto con l'altro). E nell'atomismo infatti gli atomi singoli sono reciprocamente
trascendenti di quella trascendenza che la mitologia religiosa
Ma
evidente
la
come,
se si vuole,
una monade leibniziana sarebbe fuori dell'altra senza l'armonia prestabilita, non esisterebbe per l'uomo. La mitologia
nata dalla rehgione
la logora e la distrugge.
perci ogni
al soggetto,
s,
ma
di
senza in-
trodurre in tale opposizione quella molteplicit radicale, originaria, che noi introduciamo nella natura,
spettatori,
cui
siamo
senza
ma non
stessi,
ma occorre non meno bada a non soggiacere alla matedel mito, reHgione e morale si vedono compenetrarsi
se si
XII.
Si
e universalit. Si
com-
l'uomo non
parole,
morale,
ma
si fa,
si
fa riconoscendo
non a
se
ma
non
nel sacrifizio di
se
stesso.
questo sacrifizio di
questo
sacrifizio sentito
come la propria vita vera, veramente nostra, veramente umana, come la sola degna, la sola che noi si
possa vivere, in quanto la
si
irresistibile,
:
momento
re-
morale
senza
perch
cui
bligazione, che
una sanzione, in
;
ma
lo spi-
ha
la
e nel soggetto
il
principio o la sorgente
135
sua libert. E come soggetto egli non pu vedersi se non contrapponendosi all'oggetto, ossia negandosi come essere
finito e particolare neir infinit o universalit dell'oggetto.
si
abban-
esso
il
termine, ab-
biamo
Passa
il
:
detto, attraverso
il
il
soggetto
non dev'essere
:
il
soggetto, bens
il
perch
non
s.
si
affermerebbe,
se
la
negazione di
Tale,
come
s'
ritmo della vita morale. Quindi questo ritmo reso in fatti possibile dalla negazione del soggetto nella sua
veduto,
immediatezza quel soggetto che noi siamo sempre, in quanto ci contempliamo e vantiamo o deploriamo il nostro essere. Il nostro essere , come tale, immediata soggettivit negata affinch il soggetto si medii come soggetto, che va nella sua libert, e sia autocoscienza, uomo. L'uomo uomo negando, sdegnando di essere quel che , e volgendo gli occhi air ideale che deve realizzare. E se questo ideale lo confondesse con quello che egli gi, egli si acqueterebbe cos perfettamente nel suo essere, da addormentarsi nel sonno profondo della pietra. La sua perpetua vigilia spirituale uscir da s, , proprio come diceva Paolo, dissol:
versi
noi,
Il quale essendo altro da noi. Altro, assolutamente altro catena per cui ci cingiamo i lombi nostri di quella fortezza, senza
,
ma
la quale
piegheremmo ad ogni
sofio di
vento,
come
il
tenero
sa di vivere, e perci
Questa
rale, in
non ha un programma di vita. immanente non solo nella vita moquesta pienezza di vita onde l'uomo reaUzza un mondo
religiosit
la possibile sohdit,
che ha tutta
soluta
;
136
ma
immanente perfino
chiudendo l'uomo nell'astratto mondo particolare de' suoi sogni, gli promette quivi la libert pi completa da ogni limite e freno esteriore od oggettivo. Anche nell'arte
la quale,
di
il
mondo
:
interiore
il
soggetto fa
un
mondo, che
mondo
a'
il
sorriso di Beatrice, o la
:
bocca
l'universo
un universo che
si
svolge dal di
:
realt
poeta
si affisa
fa suo estro, o
Dio che
lo
Altrettanto fa
rito,
il
pensatore
Dio.
Nel
Onde la vita immoruna morte immortale non come quella, in cui posa stanco l'animo di Lucrezio, ma come quella appunto in cui non si pu posare, perch questo moDio
stesso, e materializzar visi.
pu
dire
rire vivere
il
il
superandola
superandola realizza
bene e adempie
la
le religioni.
La
gazione,
religione,
,
da questo punto
si
in verit, la scuola o
vita
non creder finita la sua giornata, e sentir come progresso incessante ne 11 'apprendere che
sua
fare
la propria personaht.
INDICE
Dedica
.
Pag.
5 7
Avvertenza
I. Il Il
problema
problema
politico
filosofico
9
43
II.
III. Il
problema morale
93
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