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Widēwdād

(A.19)
(av.) widaēwa-dāta-, (m.p.) jud-dēw-dād.
“The Law repudiating the Demons” (Benveniste, 1970)
Si tratta del XIX libro (nask) dell’Avesta, e il suo valore è essenzialmente normativo.
E’ questo l’unico esempio, in tutta l’Avesta, di drammatizzazione dell’incontro fra
Ahura Mazda e Zarathustra al momento della rivelazione della Legge.

L’opera di cucitura delle sue singole parti sembrerebbe risalire al VII secolo: il
rituale purificatorio notturno della Widēwdād sarebbe dunque un’innovazione di
età islamica.

Una precisa datazione dei vari materiali giustapposti parrebbe impossibile. Certe
incoerenze grammaticali e sintattiche permettono tuttavia di propendere per un
tempo di composizione successivo a quando l’Avestico era pienamente
padroneggiato dagli scriventi (lo era ancora nel V sec. a.e.v.).

La composizione e la trasmissione, con ogni evidenza orale, sarebbe dunque da


ricondurre al periodo Arsacide, se non ai primi dominatori sasanidi.
Il diciannovesimo capitolo della Widēwdād (V. 19), contenente il racconto
della tentazione di Zarathustra ad opera di Angra Mainyu, si colloca entro
una complessa rapsodia di materiale eterogeneo, il cui insieme consente di
apprezzare l’essenza della Legge rivelata da Ahura Mazda.
Le norme sacre non sono affatto distinte da quelle «civili» e «penali», se non
per la gravità dei castighi. Le sanzioni volte a punire il crimine d’intenzionale
diffusione dell’impurità sono, di fatto, talmente severe da riuscire
inapplicabili.
Se un’aggressione è da punirsi con dieci frustate, e una seconda aggressione
con quindici (V. 4), l’aver coperto un cadavere con un indumento dovrebbe
valere al colpevole mille frustate. Così, l’aver avuto rapporti sessuali con una
donna in periodo mestruale dovrebbe comportare, se non la condanna a
morte del reo (V. 15, 8), quantomeno l’obbligo di un complessissimo
succedersi di offerte sacrificali, l’uccisione di migliaia di serpenti, formiche e
rane e la condanna a subire mille frustate (V. 18, 66-76).
Kā hē asti ciθā = “Qual è la sua punizione/espiazione?”

Ratu = Giudice

Aspa aštrā = “(strumento per) la guida del cavallo”

Sraošō.caranā = “strumento d’obbedienza”

Sraošāwarəz = flagellatore, lett. “colui che persegue l’obbedienza”

Tanū.pərəθa o pəšō.tanū = “[persona] il cui corpo è dovuto” (le


glosse m.p. chiosano così: tanāpuhl, marg-arzān = “degno di morte”)
V. 2: Mito di Yima.

V. 4: Piccolo codice penale (mithrodruj = fedifraghi; reato di


minaccia, d’aggressione e d’inflizione volontaria di lesioni;
spergiuri).

V. 7: Nasu Druj, «Menzogna del Cadavere», alleata di Xrafstar,


Siccità e Inverno.

V. 8: Riti funebri per uomini e cani. Nasukaša e loro purificazione.


Primo accenno al rituale del sagdīd.

V. 13-14: Santità, ruolo, accudimento di cani, porcospini (?) e lontre;


punizioni per chi li maltratta.
V. 15: Casi in cui il reo è Tanū.pərəθa o pəšō.tanū. Norme di
accudimento di cagne e cuccioli.

V. 18: dialogo fra Sraoša e Druj.

V. 19: TENTAZIONE

V. 20: Thrita, il primo medico, riceve la scienza medica da Xšaqra


Wairya.

V. 21: Invocazioen di Vacca, Sole, Luna e Stelle.

V. 22: Nascita delle malattie e loro cure.


• V. 19, 1: L’assalto del Maligno.

Dalle lande del Nord, dalle lande del Nord,


il Maligno avanzò, recando rovina,
il più grande degli Antichi Dèi.
E parlò, parlò il Maligno, di doni malvagi foriero, recando rovina:
« Vieni, o Menzogna, accorri ed abbatti il Signore dell’Ordine, Zarathustra!»
La Menzogna gli correva attorno, l’antico dio Buiti, tremendo, rovinoso ingannatore.
• V. 19, 2-3: prima vittoria di Zarathustra.
Zarathustra recita l’Ahuna Vairya una prima volta. Non bastando, questo, a valergli una
vittoria definitiva, decide di far ricorso a soluzioni più drastiche.

• V. 19, 4-5: Pronostico dell’avvento di Saošyant.

Si levò Zaratustra, avanzò Zarathustra, intrepido innanzi allo spirito infame e alla
viltà dei suoi piani rabbiosi, in mano recando macigni come una casa possenti. […]

« O Maligno, che prodighi doni malvagi, io distruggerò il creato ch’è opera degli Dèi
Antichi, io distruggerò il cadavere ch’è opera degli Dèi Antichi, io distruggerò la
strega Xnanthaiti, contro cui il Rivificatore, flagello delle avversità, sorgerà dal Lago
Kąsaoya, dalle lande del Sud, dalle lande del Sud.»
• Saošyant < √sū-/sau- = «crescere, essere forte, incrementarsi, prosperare». (cfr. sūra- =
«forte» e yawaēsū- = «eternamente prospero»)

Il termine può designare individui eccezionali del tempo presente o di quello a venire. Nel primo caso, il
termine ricorre solamente al plurale e può indicare guide spirituali (ratūš) dalle doti strordinarie: è questo il
caso dello Yasna, in cui i Saošyant sono citati insieme agli Amǝšǝ Spǝnta (Y. 13,3), oltre ad essere ritenuti
degni di emulazione da parte degli officianti (Y. 70, 4).
In testi avestici successivi, compare l’escatologia legata ai Saošyant venturi, salvatori del mondo. Quando
se ne parla al singolare, ci si riferisce all’ultimo salvatore, il Saošyant Trionfatore (saoš́yant- wәrәθrajan-),
chiamato Astwat̰ .әrәta. Nello Yasna, è annoverato fra le Frawaši dei Giusti ( “Noi veneriamo le Frawaši di
tutti I Giusti, da Gaya Marәtan [il primo uomo] sino al Saošyant Trionfatore”; Y. 26.10).
L’ultimo salvatore sorgerà dal lago Kąsaoya, dove 99.999 Frawaši custodiscono il seme di Zarathustra (Vd.
19.5; Yt. 19.92; 13.62): sua madre (Ǝrәdat̰ .fәδrī o Wīspa.taurwarī), scesa a bagnarsi nel lago, ne rimarrà pregna.
In Yašt, 19.89, è scritto che lo Xʷarәnah “acompagnerà il Saošyant Trionfatore, al pari degli altri suoi
compagni, allor ch’egli avrà resa quest’esistenza meravigliosa (frašәm), incorruttibile, imperitura, immune al
marciume e alla putrefazione, immortale e in perenne incremento, nel giorno in cui i morti si leveranno”. In
sostanza, sotto il suo segno avrà luogo il ritorno dell’età dell’oro primeva di Yima (m.p. Jamšid).
• V. 19, 6-9: la tentazione.

Il Maligno implora Zarathustra di non distruggere il male prodotto dai


Daeva, promettendogli in cambio grandi gioie, ma Zarathustra resiste: le
sue armi saranno «mortaio, ciotola, haoma e il verbo che Ahura Mazda ha
proferito».

Segue una nuova recitazione dell’Ahuna Vairya, al termine della quale


Zarathustra invoca Ahura Mazda e lo prega di indicargli il modo di salvare
il mondo dall’impurità.
• V. 19, 13: Il sacrificio consentirà agli Yazata di discendere sulla
Terra.

E Ahura Mazda parlò.


«Chiama a te, o Zarathustra, la buona daȇnȃ di quanti sacrificano
ad Ahura Mazda! […] Possano gli Almi Immortali discendere
sopra alla terra dai sette continenti! […]»
• V. 19, 14: L’anima di Ahura Mazda

«Chiama a te, o Zarathustra, quell’anima tua primeva, l’anima di


Ahura Mazda, […] la cui mente è la guida più certa, […] la cui
via più d’ogni altra all’Ordine mena, il cui soffio vitale è pensiero
poetico pregno di vita. Tu, Zarathustra, chiama a te questa
creazione, la creazione di Ahura Mazda.»
• V. 19, 15-16: L’invocazione degli Yazata

L’officiante sembra a tutti gli effetti fondersi con la figura di Zarathustra,


dal momento che, esprimendosi in prima persona, procede a eseguire
quanto Ahura Mazda ha ordinato.

Vengono evocati Ahura Mazda («set in place by the Web-master»; trad.


Skjærvø 2006), Mithra, Sraoša, il Firmamento, il Tempo, Vayu, la Terra (figlia
di Ahura Mazda) e la Legge rivelata da Zarathustra medesimo.
V. 19, 17-18: Del sacrificio

Terminata l’invocazione, Zarathustra interroga Ahura Mazda


circa il corretto modo di sacrificare. Nel rispondere, Ahura Mazda
offre questa massima, ripetuta per ben tre volte:

«L’Ordine è il bene più prezioso che si possa possedere.


Quando l’Ordine che guida un uomo è teso al vero Ordine, già
nel desiderarlo si trova del desiderabile.»

Seguono sette strofe di prescrizioni rituali.


• V. 19, 26: La missione di Zarathustra non conosce confini.

A nessuno dev’essere risparmiato l’invito a favorire il trionfo del


bene nel mondo, lo «spandersi sopra alla Terra […] dell’acqua che
scorre, il crescere del frumento, l’ampliarsi d’ogni potenza [della
natura]».

Il messaggio di Zarathustra deve giungere anche a chi, «preda


della Menzogna, sacrifica agli Antichi Dei».
• Il destino delle anime (27-34)

Nella strofa 27, Zarathustra rivolge un’accorata domanda ad Ahura Mazda: dove e
quando mai lo «spandersi sopra alla Terra […] dell’acqua che scorre, il crescere del
frumento, l’ampliarsi d’ogni potenza [della natura]» (26) saranno tali da consentire
già in vita all’essere umano di non curarsi delle angustie della vita terrena, e di
badare soltanto all’anima?

La risposta di Ahura Mazda è amara:

«[E’ così solo] dopo che un uomo è spirato, dopo che è trapassato, dopo che gli
Antichi Dèi […] hanno ghermito il trapassato» (28).
Ma poi:
«Come, al morire della terza notte, albeggia, ecco che sgargiante balena il chiarore.
Esso ascende su per i monti, le cui vastità celesti appartengono a[i luminosi templi
del]l’Ordine, e fa sorgere Mithra, dall’armi benevole, il Sole.» (28)

Dopo la terza notte, come prescritto dalla Videvdad medesima (cap. 8), è dato
procedere all’esposizione del corpo. Parallelamente, come qui illustra Ahura
Mazda,

«L’Antico Dio Ghermitore […] conduce l’anima avvinta, anche se è ossessa dalla
Menzogna e adusa a onorare gli Antichi Dèi. S’avanza lungo i sentieri disposti dal
Tempo, verso […] il Ponte del Giudizio […]. E agognano la Daȇnȃ, e [d’avere]
un’anima spiritale in cambio della vita terrena in questo mondo di cenere.» (29)
V. 19, 30: Incontro dell’anima con la propria Daȇnȃ
«Ed ella, di forma perfetta, ardita e con membra tornite verrà coi suoi cani, il
fulgore, il diadema, e l’arti e i talenti suoi.
Ella la vile anima ossessa dalla Menzogna nel buio sprofonda. Ella, con le
anime devote all’Ordine, ascende sino alla cima dell’Harȃ [Bǝrǝzaitī] eccelso.
Ella le assiste al passaggio del Ponte del Giudizio, varco per cui i numi
adiscono al Mondo del Pensiero.»
V. 19, 31-34: Onori tributati all’anima giusta

Il Buon Pensiero si alza dal suo trono d’oro per accogliere l’anima giusta
(31). Tutte insieme, le anime dei giusti si dirigono verso la Casa del Canto,
dimora di Ahura Mazda, degli Yazata e delle altre entità dell’Ordine (32). Il
Giusto che debba ancora essere purificato, dopo aver superato indenne le
insidie degli Antichi Dèi, ne teme l’odore come la pecora teme quello del
lupo (33). Ma i Giusti sono ormai riuniti tutti assieme, e a loro si unisce
anche Nairya Sangha, messaggero di Ahura Mazda, mentre Zarathustra
chiama a sé l’intero creato di Ahura Mazda perché lo assista (34).
• V. 19, 35-42: Le invocazioni finali
Segue una lunghissima serie di invocazioni da parte dell’officiante, che
seguita nell’approfondire l’intima comunione che lo lega, per mimesi, a
Zarathustra.

Il tutto si apre con questa dichiarazione epigrafica: «Zarathustra ha predetto,


per me, una crescita».

Si comincia con l’invocare Ahura Mazda e l’intero suo creato (35), poi gli
Yazata (36-37 e 39, con le regioni della terra), fra i quali soltanto Sraoša, dio
profondamente legato al rituale, può vantare un’intera strofa a lui dedicata
(40); si invocano le Gatha (38) e alcune costellazioni (42).
• Epilogo. La nascita di Zarathustra (43-47)

Il Pandemonium si riunisce a consiglio in tutta urgenza (43): Zarathustra è nato. Si


decide di aprire la seduta in cima al monte Arezūra (44), ove arrivano con grande
strepito e cicaleccio (45). Parla Angra Mainyu:

«Zarathustra, il Signore dell’Ordine, è nato, virgulto della casa di Pourušȃspa.


Come far sì che egli trovi la morte? Egli è flagello degli Antichi Dèi. Egli è
osteggiatore degli Antichi Dèi. Egli è distruttore degli Antichi Dèi.»
[Ma subito] precipitarono quanti sacrificano agli Antichi Dèi, e il Cadavere prodotto
dagli Antichi Dèi, e la Falsità […]. E rovinò in fondo lo strepitante groviglio degli
Antichi Dèi, posseduti dalla Menzogna, di doni malvagi forieri, sino al fondo del
terribile esistere infero. (46-47)

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