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Fisiologia Comunicazioni cellulare Introduzione La cellula lunit fondamentale per la vita; un organismo unicellulare (cio composto da una sola

a cellula) in grado quindi di svolgere tutte le funzioni indispensabili alla sopravvivenza: assume sostanze nutritive dallesterno, si sposta nellambiente, sede di reazioni metaboliche che gli forniscono energia per la sintesi di nuove molecole. Negli organismi pluricellulari la situazione notevolmente pi complessa: le varie funzioni sono distribuite fra distinte popolazioni di cellule, tessuti e organi, che possono anche essere molto distanti fra loro.Per coordinare tutte queste funzioni necessaria una complessa rete di meccanismi, tramite i quali cellule singole o gruppi di cellule siano messi in grado di comunicare tra loro. Il coordinamento di crescita, differenziazione e metabolismo della moltitudine di cellule nei diversi tessuti e organi permette agli organismi di regolare la propria attivit per adeguarla sia alle necessit interne sia a quelle dellambiente in cui essi vivono e operano. Anche allinterno della stessa cellula il segnale ricevuto ha inoltre proprie vie di trasmissione, per far in modo che la cellula risponda in modo adeguato allo stimolo. Comunicazioni tra cellule Le segnalazioni tra cellule hanno due diverse modalit: tra cellule distanti fra loro, i segnali devono essere scambiati in maniera indiretta, mediante la secrezione di sostanze; quando invece le cellule sono vicine, la comunicazione avviene in maniera diretta, mediante strutture che mettono strettamente in comunicazione cellule adiacenti. Comunicazioni tra cellule: segnalazioni dirette Le segnalazioni dirette avvengono tra due o poche cellule che si trovano in contatto tra loro. Uno dei due tipi di segnalazione diretta quello che avviene mediante linterazione di molecole (in genere proteine) presenti sulla membrana cellulare di due cellule vicine. Le molecole interessate in questa interazione devono avere caratteristiche precise: si devono comportare come recettori, analogamente a quanto succede nella segnalazione indiretta, ma allo stesso tempo devono fungere da ligando per molecole presenti sulla membrana di altre cellule. Anche in questo caso, come per gli enzimi, sar la struttura della proteina a determinare lassoluta specificit dellinterazione, cio il fatto che la proteina interagisca con un unico tipo di molecola presente sullaltra cellula coinvolta.In genere, le proteine di membrana con caratteristiche di recettori sono molecole transmembrana, cio attraversano la membrana cellulare, mettendo in qualche modo in comunicazione lo spazio extracellulare con linterno della cellula. Queste molecole posseggono una porzione extracitoplasmatica che ha il compito di legarsi allaltra molecola specifica, una porzione transmembrana, che ncora la proteina alla membrana cellulare, e una porzione intracitoplasmatica che ha il compito di trasmettere allesterno in diversi modi il messaggio dellavvenuto legame. Una serie di altre molecole far progredire il segnale allinterno della cellula. A volte le proteine che hanno la funzione di recettore non sono in grado di trasmettere il segnale allinterno della cellula perch il loro tratto intracitoplasmatico troppo corto. In questi casi sono associate ad altre proteine che sono influenzate dal cambiamento di struttura del recettore dopo il legame con la molecola specifica, e quindi trasmettono il segnale allinterno della cellula. I segnali trasmessi sono identici a quelli della trasmissione indiretta mediata da molecole idrosolubili. Linterazione termina o per internalizzazione delle molecole di membrana, che quindi non possono pi agire, o per distacco delle due molecole interagenti, dovuto a un cambiamento della struttura terziaria delle proteine provocato dalla risposta della cellula allinterazione. La trasmissione diretta di questo tipo coinvolge in genere due o poche cellule che vengono a contatto casualmente, interagiscono e poi si distaccano, ed tipica delle cellule del sangue nel quale la mobilit cellulare maggiore che in altri tessuti.Quando un numero ristretto di cellule si trovano a contatto fra loro e sono impossibilitate a muoversi, come avviene nella maggior parte dei tessuti, la trasmissione di segnali pu avvenire attraverso giunzioni cellulari comunicanti. Queste sono costituite da piccoli canali che collegano direttamente il citoplasma di due cellule adiacenti, permettendo il libero passaggio di piccole molecole idrosolubili da una cellula allaltra. I canali sono cilindri formati da sei subunit proteiche della membrana di una cellula e possono trovarsi in forma chiusa (non c comunicazione) o aperta (c comunicazione). Sperimentalmente sono state individuate le dimensioni dei canali delle giunzioni comunicanti. Le dimensioni dedotte indicano che le cellule possono scambiarsi attraverso questi canali molte piccole molecole come ioni inorganici, zuccheri semplici, aminoacidi, nucleotidi e vitamine. Sono escluse le macromolecole come le proteine e gli acidi nucleici, ma, come si pu notare, possibile trasferire tutte le subunit necessarie per la loro costruzione.Quali conseguenze ha per le cellule la possibilit di essere direttamente in comunicazione? Innanzitutto vi una cooperazione metabolica tra le cellule: infatti piccole molecole prodotte solamente da una sottopopolazione di cellule allinterno di un tessuto possono essere sfruttate anche dalle altre cellule del tessuto. Il fatto di condividere piccoli metaboliti e ioni offre un meccanismo per coordinare le attivit e le risposte delle singole cellule di un tessuto. importante osservare che fra le molecole scambiate ci sono anche quelle che svolgono il compito di messaggeri dei segnali allinterno della cellula (per esempio, lAMP ciclico), regolando diverse attivit metaboliche. Questo vuol dire che, se il segnale verr trasmesso a pi cellule, anche quelle non stimolate direttamente daranno una risposta comune. Immaginiamo che un ormone si leghi a una sola o a poche cellule di un organo, e che il segnale trasmesso produca dei messaggeri intracellulari in grado di passare attraverso le giunzioni comunicanti da una cellula allaltra. La risposta metabolica allormone che si legato a una sola cellula sar data in maniera uguale e sincronizzata da molte cellule, con il risultato di amplificare notevolmente il segnale ricevuto.

Comunicazioni interne alla cellula Tutti i segnali che arrivano alla cellula dallesterno sono catturati dalle apposite antenne molecolari" (i recettori). Ma, come per le onde elettromagnetiche televisive, necessario un sistema di trasporto e conversione del segnale (televisore) per avere una risposta organizzata (immagine), cos anche la cellula ha sviluppato un sistema per convertire i segnali provenienti dallesterno. Il trasporto, la conversione e lamplificazione del segnale ricevuto consentiranno alla cellula o alle cellule del tessuto di rispondere in maniera adeguata. Alcuni segnali riescono a penetrare nella cellula (ormoni steroidei), dove si trovano i recettori; in questo caso il segnale diretto. Nel caso delle informazioni che non riescono a superare la membrana cellulare (ormoni idrosolubili), sono necessari meccanismi pi complicati: i segnali interni sono trasportati da una serie di piccole molecole definite secondi messaggeri. In termini molecolari il processo di trasmissione di questo segnale dipende da una serie di proteine contenute nella membrana cellulare. Queste trasmettono ciascuna uninformazione che induce unalterazione della forma, e quindi della funzione, della proteina contigua. A un certo punto linformazione giunge a piccole molecole o addirittura a ioni inorganici presenti nel citoplasma. Sono questi i secondi messaggeri, la cui diffusione fa s che il segnale si propaghi e si amplifichi rapidamente in tutta la cellula.Il numero di secondi messaggeri limitato: ci vuol dire che le vie allinterno della cellula per la trasmissione dei segnali sono universali, eppure in grado di regolare una grande variet di processi fisiologici e biochimici diversi. Sono note due vie principali per la trasmissione dei segnali. Una di queste utilizza come secondo messaggero un nucleotide, lAMP ciclico; laltra utilizza una combinazione di secondi messaggeri che comprende ioni calcio (Ca2+) e altre due sostanze derivate dai componenti della membrana cellulare (fosfolipidi). Le due vie hanno parti in comune. In entrambe, la componente iniziale, cio la molecola recettrice presente sulla superficie della cellula, trasmette linformazione attraverso la membrana plasmatica e allinterno della cellula stessa, per mezzo di una famiglia di proteine che fungono da trasduttori, chiamate proteine G. In entrambe le vie le proteine G attivano un enzima amplificatore che si trova sempre nella membrana cellulare: questo trasforma le molecole precursori in secondi messaggeri che diffondono nella cellula. Anche le ultime tappe del processo sono simili: infatti i secondi messaggeri inducono alcune proteine cellulari a modificare la loro struttura, dando come risultato lattivazione o linattivazione della funzione di quella proteina. I secondi messaggeri, quindi, accendono o spengono gli interruttori che regolano lattivit delle proteine, creando condizioni differenti allinterno della cellula. Queste condizioni determineranno il tipo di risposta che la cellula dar al segnale ricevuto dallesterno. Nella maggior parte dei casi, il secondo messaggero si lega a una componente detta regolatrice di una proteina enzimatica, inducendo lattivit della componente effettrice delle funzioni dellenzima. In alcuni casi, ci sono recettori che attraversano la membrana e hanno una parte della proteina che interna alla cellula e svolge attivit enzimatiche simili a quelle prima descritte. In questo caso non sono necessari i meccanismi di trasporto e amplificazione del segnale, mentre allaccensione o allo spegnimento dellinterruttore provvede il legame del segnale esterno. In alternativa a questi modi di trasmissione del segnale, lazione dei recettori attivati dal messaggero pu consistere nellapertura selettiva di piccoli pori o canali specifici per alcuni ioni (per esempio, il calcio) presenti nella membrana cellulare (es. contrazione muscolare). Nel caso del calcio (Ca2+), lingresso nella cellula ha lo stesso effetto della presenza dei secondi messaggeri. La maggior parte delle informazioni trasportate dai messaggeri finiscono nel nucleo della cellula, dove regolano o inducono lespressione di geni.Al nucleo arrivano anche i messaggi portati dalle molecole solubili nei grassi (ormoni steroidei) che sono in grado di attraversare la membrana. I recettori per questi ormoni si trovano nel citoplasma: sono proteine la cui forma viene modificata dal legame con la molecola segnale. La proteina modificata entra nel nucleo e assume la capacit di legarsi al DNA, che conserva linformazione genetica, in punti precisi, dove serve per regolare lattivazione dei geni presenti nel punto in cui si legata. Questo effetto viene detto risposta primaria; in altri casi vi una risposta secondaria, cio i prodotti della risposta primaria possono avere come funzione, legandosi essi stessi al DNA, quella di attivare altri geni amplificando e variando la risposta.Un altro modo per regolare la risposta quello di agire sui recettori. Dopo che gli ormoni idrosolubili si sono legati con i propri recettori sulla superficie delle cellule bersaglio, le cellule sovente li ingeriscono per endocitosi e li distruggono. In questa maniera, non essendoci pi recettori, o essendosene ridotto il numero, cessa anche la capacit di rispondere allormone. In altri casi il recettore internalizzato per endocitosi e conservato in vescicole, per essere poi rimontato sulla membrana cellulare. A volte il recettore rimane sulla superficie cellulare, ma modifica la sua conformazione in modo tale da non essere pi in grado di legare lormone, oppure lo lega ma senza trasmettere pi il segnale allinterno della cellula. Tutti questi fenomeni durano un certo numero di ore, dopodich la cellula torna in condizioni normali e pu nuovamente ricevere segnali. Un altro modo ancora per regolare la risposta quello di distruggere, mediante specifici enzimi, nel giro di pochi minuti, i secondi messaggeri, riducendo lamplificazione del segnale. Lo stesso pu avvenire per i segnali primari (gli ormoni di natura proteica), che vengono eliminati per opera di enzimi litici. COMUNICAZIONE CELLULARE ED OMEOSTASI

sorgente di informazione (sistema nervoso e/o ghiandolare)

segnale extracellulare (messaggero chimico codice - es. ormone, fattore di crescita)

canale (giunzione, sangue, sistema nervoso)

recettore proteico transmembrana (dominio sito di legame)

recettore attivato (on)

modifica conformazionale (allosterica)

eventuale disturbo (rumore) e filtro

messaggio (programma operativo)

sequenza di eventi concatenati catalizzati da sistemi multienzimatici mediante molecole segnale intracellulari (transduzione del segnale mediante secondi messaggeri chimici decodifica - es. AMP ciclico, proteina G)

segnale intracellulare attivato ed amplificato

risposta esecutiva istruzioni bioprogrammate

attivit cellulare modulata e/o modificata (es. sintesi proteica, divisione cellulare, regolazione genica, etc. ) e immagazzinamento in memoria (a breve MBT- e/o a lungo termine MLT). POMPA Sodio-Potassio Nella membrana di tutte le cellule dei corpo, vi sono delle "pompe ioniche" e le pi conosciute sono la pompa di scambio Sodio-Potassio e la pompa del calcio. La pompa Sodio-Potassio responsabile del mantenimento, all'interno delle cellule, di una elevata concentrazione di Potassio e di una bassa concentrazione di Sodio. La pompa Sodio-Potassio attua un antiporto ovvero un trasporto di ioni Sodio verso l'esterno della cellula che accoppiato ad un trasporto di ioni Potassio verso l'interno della cellula, questo determina un passaggio di ambedue gli ioni contro i rispettivi gradienti di concentrazione. L'energia necessaria a questo antiporto deriva dalla scissione dell'ATP e solitamente per ogni molecola di ATP che viene scissa vengono espulsi 3 ioni Sodio dalla cellula e 2 ioni Potassio invece entrano all'interno. vedi: Potassio + Sodio + Stress Ossidativo - 1 + STRESS, FUNZIONI VITALI e SISTEMA IMMUNITARIO + Stress Ossidativo - 2 >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> La RIPOLARIZZAZIONE della Cellula Nelle cellule viventi esistono due fasi vitali, attivit e riposo, che si alternano durante tutto larco della vita. La ripolarizzazione rappresenta il ritorno allo stato di riposo della cellula; in questa fase che avviene la produzione di energia. Tanto pi si prolunga la fase di ripolarizzazione tanto pi la cellula si riposa. Una dieta ricca di Potassio e Magnesio fornisce i cationi indispensabili alla produzione di atipi il carburante della cellula. Difatti il Potassio ed il magnesio sono indispensabili alla sintesi di energia fornendo i coenzimi necessari nella glicolisi e nella fosforilazione ossidativa. Una dieta ricca di Potassio e magnesio favorisce la sintesi di energia e provoca unottimale funzione delle pompe cellulari del Sodio e del Calcio. La dieta ripolarizzante combatte lintossicazione cronica da sale cos frequente nella nostra societ, poich il Potassio induce eliminazione di Sodio con lurina.

Se un elettrodo piazzato sulla superficie di una cellula muscolare a riposo e un altro elettrodo capillare viene introdotto entro la cellula si trover un potenziale negativo di -90 mv (millivolts ). Il principale fattore che determina questo potenziale la differenza tra la concentrazione di Potassio intracellulare (150 mEq/ litro) e la concentrazione di Potassio extracellulare (5 mEq /litro ). Questo gradiente di Potassio 30 sufficiente a spiegare il potenziale di membrana a riposo.L'opposto avviene per il Sodio, per il Sodio troviamo alte concentrazioni extracellulari (144 Meq circa) contro basse concentrazioni intracellulari (5 mEq circa ). La cellula a riposo contiene cariche elettriche negative all' interno e cariche positive all' esterno; quando la cellula viene eccitata (depolarizzazione ), attraverso i canali di membrana entra prima il Sodio poi il calcio ed esce il Potassio, cos si ha una inversione delle cariche elettriche, la superficie esterna della membrana diventa negativa e la superficie interna diventa positiva. Nella fase di ripolarizzazione si ha il ritorno allo stato elettrico precedente.Nella membrana cellulare esistono delle proteine specializzate, chiamate canali del Sodio, del calcio, del Potassio attraverso i quali passano gli ioni ed esistono delle pompe del Sodio e del calcio che lavorano contro gradiente per la differenza di concentrazioni degli ioni attraverso le membrane, consumando energia; chiaro che tanto pi aumentano le concentrazioni del Sodio e del calcio nel sangue tanto pi aumenta il consumo di energia. La pompa Sodio/Potassio facilita i movimenti di questi ioni attraverso la membrana , essa di grande importanza perch mantiene alte le concentrazioni di Potassio e basse quelle di Sodio dentro la cellula. Alte concentrazioni di Potassio dentro la cellula sono necessarie per numerosi processi : uno la sintesi proteica nei ribosomi, un altro che numerosi enzimi della glicolisi richiedono Potassio, per esempio la piruvato chinasi. La pompa del Sodio induce lo scambio di 3 ioni Sodio che escono dalla cellula contro 2 ioni di Potassio che entrano nella cellula; essa costituita da 1318 aminoacidi ed disposta lungo la membrana cellulare; anche la pompa del calcio ( composta da una singola proteina di 1220 aminoacidi ) estrude ioni calcio dalla cellula contro gradiente di concentrazione, consumando energia.E' stato calcolato che le cellule renali e del cervello usano il 70% della loro energia allo scopo di pompare Sodio fuori dalla cellula e Potassio dentro la cellula, nei globuli rossi per ogni scambio 3 ioni Sodio fuori 2 ioni Potassio dentro, viene usata una molecola di Atipi (Biochemistry Lehninger ).Per una migliore comprensione dei processi di ripolarizzazione e depolarizzazione diamo le concentrazioni intra ed extracellulari dei vari ioni. CONCENTRAZIONE INTRACELLULARE 15mM 150mM 5mM 10-7m CONCENTRAZIONE EXTRACELLULARE 145 mM 4mM 120 mM 2mM

IONE Sodio Potassio CLORO CALCIO

I muscoli Luomo composto per circa il 40% da muscoli che hanno un colore rossastro per la presenza di alcuni pigmenti : mioglobina (muscolo) ed emoglobina (sangue). Allinterno di ogni muscolo ci sono dei fasci (corpi muscolari) formati da fibrocellule, che dal punto di vista morfologico-funzionale vengono classificate in 12 categorie. Grossolanamente vengono raggruppate in 3 categorie : fibre lente, intermedie e veloci che si differenziano tra di loro per durata e velocit di contrazione. Ogni gruppo di fibre un microcosmo essendo divise le une dalle altre da una propria membrana. In natura esistono 3 tipi di muscoli con diversit funzionali e strutturali : Muscolo striato o scheletrico Muscolo cardiaco Muscolo liscio IL TESSUTO MUSCOLARE SCHELETRICO Prende il suo nome dal fatto che inserito sulle ossa dello scheletro, ed in particolare su 2 capi ossei di unarticolazione, prossimale e distale. Questo tipo di muscolo viene anche definito volontario, in quanto si contrae solo se stimolato dal SNC. Le unit morfologiche del muscolo sono le fibre muscolari che si fondono per fusione di un gran numero di cellule dette mioblasti. Ogni fibra circondata da una sottile lamina di tessuto connettivale, detto endomisio, che la separa dalla cellule adiacenti e da una membrana detta sarcolemma. Laspetto striato del muscolo gli viene conferito da una fitta rete di bande, striate appunto, chiare e scure, tipo A e Z che formano le miofibrille (lunghe 2 nm). Infine lunit morfofunzionale del muscolo il sarcomero, ovvero lo spazio che intercorre tra una stria Z ed unaltra. Il sarcomero al suo interno costituito da una serie di filamenti (miofilamenti proteici) :

Filamenti spessi, che danno luogo alle bande scure dette A costituite da una proteina detta miosina Filamenti sottili, costituenti le bande Z che comprendono altre proteine : lactina, la tropomiosina e la troponina. In un sezione traversa del muscolo si pu notare che i filamenti sottili (esterni) sono sempre in numero doppio rispetto a quelli spessi (centrali), sui quali durante la contrazione dovranno scivolare,attraverso i legami formatisi tra actina e miosina (ponti trasversi flottanti). Dunque le proteine che costituiscono il muscolo vengono divise in 2 categorie : Proteine strutturali

Miosina : sembra formata da 2 strutture simili a mazze da golf la cui testa ha 2 siti di particolare importanza funzionale, uno dotato di attivit ATPasica e laltro costituisce il punto in cui si legher lactina durante la contrazione. Actina : formata da monomeri di proteine globulari (actina G) che polimerizzandosi vanno a formare la struttura a doppia elica filamentosa (actina F). Anche lactina possiede dei siti : uno rispettivo per la testa della miosina e gli altri per il legame con le proteine regolatrici.

Proteine regolatrici

Tropomiosina : si trova ancorata ogni 6-9 molecole di actina G e permette durante la contrazione, attraverso una rotazione di 25, il formarsi dei legami actomiosinici, liberando il sito attivo. Troponina : formata da 3 subunit TnT, TnI, TnC ed ha un ruolo chiave nella contrazione, in quanto legando a se lo ione calcio, proveniente dal reticolo sarcoplasmatico, induce alla rotazione conformazionale la tropomiosina che libera i siti attivi. Titina : unisce a ponte gli elementi di miosina alle strie Z. Come visto il meccanismo della contrazione pu avvenire solo in presenza di ioni calcio depositati nel reticolo sarcoplasmatico, un sistema tubulare (Tubuli T) di cui le fibre muscolari sono provviste. Essendo tali tubuli in continuit con il sarcolemma giocano un ruolo importante nel meccanismo della contrazione perch attraverso di essi che il potenziale dazione, nato a livello della giunzione neuromuscolare, si propagher fino al sarcomero, determinando la fuoriuscita del calcio dal reticolo sarcoplasmatico. MECCANISMO DELLA CONTRAZIONE CICLO DEI PONTI TRASVERSI Il meccanismo della contrazione fu capito intorno alla met degli anni 50 quando fu scoperto che durante essa il sarcomero si accorciava. Tale teoria detta dello scorrimento, spiegava che laccorciamento del sarcomero non era dovuto ad un cambiamento della lunghezza dei filamenti che lo costituivano, ma bens allo scorrimento degli uni sugli altri che permetteva alle 2 estremit Z di avvicinarsi. Ora restava da capire quale fosse la forza che induceva tale scorrimento. Tale problema fu spiegato con la teoria dei ponti traversi che riguarda le reazioni che avvengono durante i 2 stadi energetici di : riposo e contrazione. Questo ciclo consta di varie fasi : 1. condizione di riposo con larrivo dello ione calcio e innesco del ciclo. Il calcio legato alla troponina (TnC) fa ruotare la tropomiosina liberando il sito attivo dellactina. La miosina cos per potersi legare ad essa sporge la sua testa dotata a sua volta di 2 siti : uno per lactina e laltro per lATP che innesca il sito stesso. LATP a questo punto viene idrolizzato in ADP+Pi con formazione di energia e rimanendo i 2 prodotti attaccati alla miosina, ne conferiscono uno stato energizzato. 2. avviene la formazione del complesso actomiosinico debole in presenza di calcio. Grazie ad una reazione allosterica, il fosfato si libera e si crea un legame molto forte caratterizzato dal fatto che alla testa della miosina rimane ancora attaccata la molecola di ADP. 3. a testa della miosina a questo punto pu ruotare ed il sistema in grado di generare forza cosicch lactina scivola sulla miosina . In questa fase avviene anche la dissociazione dell ADP. 4. il rilascio di ADP permette il riutilizzo del sito libero per lATP cosicch il ciclo pu riprendere e la molecola di actina scivola continuamente. Durante tutta la sequenza del ciclo dei ponti traversi il calcio sempre presente. Il ciclo andr avanti fin quando le due bande Z si avvicineranno. Quando il ciclo finisce, il calcio ritorna nel reticolo (ricaptazione). ENERGETICA MUSCOLARE Il muscolo riceve energia da tutti i sistemi metabolici presenti nellorganismo. Le principali fonti energetiche sono: 1. SISTEMA DEI FOSFAGENI: lATP la fonte energetica di base per la contrazione muscolare ed costituito da una molecola di adenosina legata a 3 gruppi di fosfato, due dei quali hanno legami fosforici ricchi di energia per cui la rimozione di ognuno di essi libera circa 7300 calorie per mole di ATP con formazione rispettivamente di adenosindifosfato o ADP ed adenisinmonofosfato o AMP. A questo contribuisce la fosfocreatina (o creatinfosfato) un composto formato da una molecola di creatina legata ad uno ione fosfato con legame ricco di energia (circa 10330 calorie per mole). ATP e Fosfocreatina rappresentano insieme il sistema del fosfagene e possono assicurare al muscolo una potenza massimale per un periodo di 8-10 secondi (100metri piani) 2. SISTEMA GLICOGENO-ACIDO LATTICO il glicogeno un polisaccaride costituito da pi molecole di glucosio. I depositi di glicogeno rappresentano circa l1,5%del peso di una fibra muscolare. Esso viene utilizzato quando si esauriscono le riserve di ATP e di fosfocreatina con scissione delle singole molecole di glucosio che vengono poi catabolizzate con formazione di ATP. IL catabolismo del glucosio porta alla formazione di 2 molecole di acido piruvico e liberazione di energia che va a formare ATP. A questo punto lacido piruvico entra nei mitocondri della cellula muscolare dove reagisce con lossigeno producendo molte altre molecole di ATP ( fase ossidativa del ciclo di Krebs). Se non vi ossigeno sufficiente lacido piruvico viene convertito ad acido lattico che passa poi nel liquido interstiziale e nel sangue con liberazione di energia, pertanto quando necessario il glicogeno pu essere scisso ad acido lattico senza bisogno di ossigeno. Tuttavia questa via metabolica presenta 2 svantaggi: il primo dovuto allaccumulo di acido lattico che riduce il pH intracellulare, il secondo dovuto alla scarsa efficienza della glicolisi anaerobica. La glicolisi anaerobica fornisce energia nei casi in cui questa viene richiesta per una durata breve permettendo di aggiungere 80-100 secondi di attivit muscolaremassimale ai 10 secondi assicurati dal sistema del fosfagene. 3. IL SISTEMA AEROBICO quello che fornisce energia attraverso lossidazione dei substrati energetici (glucosio, acidi grassi, amminoacidi provenienti dagli alimenti)a livello mitocondriale. Tale processo libera elevate quantit di energia che sono utilizzate per ricostituire ATP. Carboidrati, proteine e grassi sono le possibili fonti energetiche per la contrazione muscolare. Tutti questi substrati vengono utilizzati nel corso dellesercizio ma, la scelta da parte dellorganismo delluno e dellaltro dipende dallintensit e dalla durata dellesercizio. Lintensit dello sforzo pu essere espressa come Vo2max che indica la capacit di resintesi aerobia di ATP, attraverso la misurazione della quantit massima di ossigeno consumato ed espressa in L/Kg di peso corporeo/min. Inoltre lintensit dellesercizio fisico pu essere misurata in equivalente metabolico(MET)che esprime il rapporto tra il consumo di ossigeno per Kg di peso corporeo in un minuto a riposo ed il consumo di ossigeno per Kg di peso corporeo al minuto durante lesercizio. Pertanto 1 MET (consumo di O2 a riposo)= 3.6 mL O2/Kg/min. Lutilizzazione di 1L di O2 equivale al consumo di 5 Kcal. I carboidrati sono la fonte pi vantaggiosa in relazione al

consumo di ossigeno ma il loro contenuto limitato allo zucchero nel sangue ed ai depositi di glicogeno, molto poco in relazione alla potenziale riserva degli acidi grassi del tessuto adiposo che praticamente illimitata. Il consumo massimale di ossigeno o Vo2max indica la massima quantit di energia espressa in moli di ATP, prodotta a partire dai vari substrati nellunit di tempo. In laboratorio si pu misurare il Vo2max mediante ergospirometria che determina le concentrazioni di ossigeno ed anidride carbonica nellaria espirata nel corso di una prova da sforzo massimale. I valori normali di Vo2max sono compresi tra 3.5/mL/Kg/min (0.250L/min) e 90mL/Kg/min(5-6 L/min). Durante lattivit sportiva sul campo possibile misurarlo in maniera indiretta mediante la rilevazione della frequenza cardiaca in corso di prove submassimali o calcolandolo mediante test (test di Cooper) in base alla distanza coperta dallatleta nel periodo di tempo di 12 minuti. SINAPSI NEUROMUSCOLARE Le fibre muscolari scheletriche si contraggono solo quando sono stimolate dal SNC, attraverso il motoneurone alfa che in grado di far insorgere un potenziale dazione nelle fibre muscolari da esso innervate che attiva linterazione actomiosinica. Il motoneurone attraverso un suo prolungamento (assone) comunica con le fibre a livello di una sinapsi dette neuromuscolare, e precisamente parti specializzate alle quali si da il nome di placca motrice. Il segnale avviene per trasmissione di neurotrasmettitori, in particolare lacetilcolina, che entra in contatto con i recettori posti sulla membrana della fibra muscolare. contemporaneamente avviene la generazione di un impulso elettrico che percorrendo la superficie della membrana fino ai tubuli T del reticolo sarcoplasmatico determina la liberazione di calcio ed innesco della contrazione. PRESTAZIONE MUSCOLARE La prestazione considerata nei vari fattori determinanti della forza che costituisce lunit di misura della prestazione stessa. Singola fibra muscolare : a questo livello vari fattori possono modificare la forza isometrica che una fibra sviluppa e la velocit con cui si accorcia. I DETERMINANTI DELLA FORZA MUSCOLARE La forza isometrica sviluppata da una fibra muscolare dipende dal numero di interazioni actomiosiniche che si formano allinterno di essa e a loro volta queste dipendono da : Diametro della fibra (sezione traversa) : perch maggiore il numero dei sarcomeri disposti in parallelo e maggiori le interazioni actomiosiniche generate. Lunghezza del sarcomero : descritta dalla relazione tensione attiva/lunghezza (secondo cui esiste una lunghezza dei sarcomeri in corrispondenza della quale la forza sviluppata massima, mentre al di sopra e al di sotto, la forza sviluppata diminuisce fino a zero) Quantit di calcio che si lega alla troponina (TnC): in quanto se non tutte le molecole della troponina si legheranno al calcio, la tropomiosina ruoter parzialmente, con formazione di meno ponti actomiosinici e quindi minore generazione di forza. Tipo di miosina : come visto, la miosina ha diverse esoforme MI, MIIA, MIIX ognuna delle quali ha diversa attivit ATPasica che capace di generare diverse quantit di forza. TIPI DI CONTRAZIONE Come detto il muscolo inserito su 2 capi ossei di unarticolazione ed osservando la relazione spaziale tra i 2 durante la contrazione possiamo individuare : Contrazione statica o isometrica : in cui la lunghezza del muscolo costante Contrazione dinamica o isotonica : in cui la tensione muscolare costante ma il muscolo si accorcia Contrazione isocinetica : in cui la velocit del movimento articolare costante UNITA MOTORIA Le fibre muscolari scheletriche si associano tra di loro a formare unit funzionali dette unit motorie. Come si detto, il movimento sotto il controllo del SNC attraverso i motoneuroni (i motoneuroni che innervano un singolo muscolo sono raggruppati insieme a formare ci che viene definito un pool motoneuronale o famiglia di motoneuroni). Attraverso tecniche di tipo neuroanatomico, possibile identificare la famiglia di motoneuroni di un determinato muscolo ed il numero approssimativo di fibre che essa contiene. Quindi un motoneurone ed il numero di fibre che esso innervate costituiscono, secondo Sherrington, ununit motoria. Le fibre muscolari del sarcomero appartenenti ad una singola unit motoria non sono contigue nel ventre muscolare ma si distribuiscono mescolate a fibre di altre unit motorie anche se innervate dalla stessa unit motoria. A differenza del sarcomero in cui viene seguita la legge del tutto o nulla nel ventre muscolare, le unit motorie hanno unattivit asincronica, non sono mai attive tutte nello stesso momento, e ci rende possibile uno sviluppo di forza costante nel tempo prevenendo linsorgenza di fenomeni di fatica. Infine le unit motorie possono variare allinterno di uno stesso muscolo o tra gruppi muscolari diversi per alcune caratteristiche. In generale si pu dire che in muscoli capaci di produrre movimenti assai delicati, come quelli dellocchio e della mano, il rapporto tra il numero di motoneuroni e fibre molto basso 1-1-/1-2 rispetto a muscoli grandi come quelli del dorso, quindi minore sar il numero di fibre innervate nellunit motoria, tanto pi preciso sar il movimento da effettuare. Propriet contrattili del corpo muscolare Curva tensione-lunghezza : a differenza del sarcomero in cui oltre un tale valore la forza diminuisce, nel corpo muscolare invece se allungo ulteriormente il muscolo ottengo una forza muscolare maggiore. Composizione del corpo muscolare : oltre alle fibre allinterno all interno del corpo muscolare, ci sono anche elementi elastici come i tendini che permettono un miglioramento della forza generata (tensione passiva), ma ci accade solo se il muscolo stirato.

Anche le unit di contrazione variano in base alle unit motorie attivate e di conseguenza anche le potenze (V*F). [Tipo1 = bassa Tipo2 = alta]. La massima potenza di ununit motoria di solito il 30-40% della sua velocit massima. COMPONENTE FUNZIONALE DELLE FIBRE Le fibre muscolari come detto si dividono in 3 grandi categorie : TIPO 1 a contrazione lenta. sono fibre ad alto contenuto di mioglobina (fibre rosse) elevata capacit ossidativi elevati depositi di trigliceridi. Tali fibre sono resistenti alla fatica TIPO 2A a contrazione rapida. sono fornite di buona capacit ossidativi e gli colitica. Tali fibre hanno una resistenza intermedia alla fatica. TIPO 2B a contrazione rapida con la pi elevata capacit glicolitica, sono spesso chiamate fibre bianche ed hanno una modesta resistenza alla fatica. Questi tipi di fibre hanno innervazione specifica ed il cervello segue delle priorit per la loro utilizzazione attraverso 2 meccanismi : Reclutamento spaziale la forza che si genera una forza sommatoria. Avviene secondo una certa logica e cio reclutare per prime le fibre piccole S e poi quelle grandi F poich fino al 60% della massima contrazione intervengono le fibre S mentre lutilizzo delle fibre F permette di ottenere la condizione tetanica ( contrazione massima volontaria). Esempio. la maratona in cui la forza utilizzata pari al 60% delle Vo2max fino a che il maratoneta non debba fare uno scatto. Reclutamento per frequenza : quasi sempre uno stimolo elettrico a determinare una fase contrattile ed una di rilassamento. Se aumento la frequenza di stimolo non c tempo di rilassamento, e posso ottenere quindi una sommatoria della forza secondo il fenomeno della scala fino ad una massima contrazione. Lo stimolo ha intensit e durata stabilite (1,2 2 Volts) ed solo un aumento della frequenza che determina un aumento di forza. Ci accade perch in queste fibre un aumento di frequenza determina un continuo rilascio di calcio dal reticolo sarcoplasmatico che aumenta la formazione di ponti traversi. Quindi quando tutte le troponine sono legate con il calcio e tutti i ponti si sono formati si ha la condizione di tetano e la scala di frequenza si fonde. Logicamente la massima forza e la durata della contrazione variano a seconda del tipo di fibra. Nella vita quotidiana noi utilizziamo una condizione di subtetano con valori che si assestano intorno al 90% perch tale condizione di interdigitazione in cui le unit motorie di tipo 2 si stancano e si rilassano a differenza di quelle di tipo 1. In seguito invece si verifica che le fibre di tipo 2 si ricaricano e una quantit di tipo 1 si stancano.

Diametro degli assoni : pi grande lassone e pi veloce sar la conduzione dellimpulso Numero delle terminazioni : il rapporto allinterno dellunit motoria indica il tipo di movimento a cui il muscolo abilitato Tensione tetanica : direttamente proporzionale al tempo in cui la fibra in contrazione massima e quindi alla sua durata di contrazione Metabolismo : per le fibre di tipo 2 anaerobico in quanto utilizzano le fonti energetiche di deposito di ATP, CP e glicogeno che una volta esaurite fanno stancare la fibra. Le fibre di tipo 1 invece utilizzano lATP che si forma continuamente durante lesercizio grazie ai mitocondri che hanno come ultima catena lO2. Per questo c bisogno di tempo (20-40 sec) affinch lATP formato vada dal cuore ai muscoli.

Mioglobina : il trasportatore di O2 allinterno della cellula Glicogeno : 36 ATP si consuma in assenza di O2 e quindi pi presente nelle FF soggette a glicolisi anaerobica che nelle FS Capillari : la produzione di capillari (angiogenesi)che permettono la diffusione dellO2, avviene in contemporanea alla crescita di massa, quindi nelle FS e non nelle FF. PLASTICITA MUSCOLARE Il muscolo scheletrico un tessuto che presenta durante la sua vita numerosi cambiamenti dovuti a processi di invecchiamento, alle richieste duso, oppure a particolari tipi di attivit. Man mano che cresce la maturazione dei motoneuroni, ogni fibra da esso innervata stabilisce un contatto esclusivo e la differenziazione istochimica della fibre stesse si fa pi evidente. Da ci ne risulta che il tipo di innervazione determina le caratteristiche biochimiche e la prestazione meccanica delle fibre stesse. A causa di specifiche richieste duso, le fibre muscolari possono inoltre presentare alterazioni morfologiche dei meccanismi biochimici, della produzione di ATP ed addirittura della composizione miosinica. Se si sottopone un muscolo ad allenamento di resistenza (60-80% per 20-30 minuti) si pu notare un aumento molto evidente delle capacit ossidative del muscolo con aumento del diametro delle fibre di tipo 1. Al contrario lallenamento del muscolo a sforzi di grande intensit sembra invece produrre una evidente ipertrofia delle fibre coinvolte, dovuta ad un aumento delle proteine contrattili, ma non unalterazione del profilo biochimico complessivo del muscolo. Da quando esposto, sembra che molto difficilmente lallenamento di qualsiasi tipo possa indurre la conversione delle fibre di tipo 1 in tipo 2 e viceversa, ma lunico tipo di fibre che sembrerebbe capace di andare incontro alla conversione sarebbero le tipo 2C in relazione alla specifica attivit muscolare praticata. Recentemente per alcuni esperimenti hanno dimostrato che la stimolazione cronica in bassa frequenza effettuata su di un nervo motore di un muscolo a prevalente composizione di fibre rapide di tipo 2, per alcune settimane o mesi sembrava in grado

di trasformare il patrimonio biochimico di queste fibre in senso aerobico-ossidativo tipico delle fibre di tipo 1, ed inoltre stata rilevata la presenza di miosina tipica. Quando detto sembra suggerire una possibile conversione delle fibre di tipo 2 in tipo 1.

Il sistema respiratorio Generalit: la respirazione il processo che consente gli scambi gassosi e include la respirazione interna ed esterna. La respirazione interna: luso dellossigeno trasportato dal sangue nei mitocondri per la produzione di ATP e come prodotto metabolico di anidride carbonica. La respirazione esterna: include quattro processi la ventilazione polmonare, lo scambio di ossigeno e di anidride carbonica tra gli spazi aerei polmonari e il sangue,il trasporto di ossigeno e anidride carbonica nel sangue, e lo scambio di ossigeno e anidride carbonica tra il sangue e i tessuti. Tra le funzioni del sistema respiratorio vi sono la fornitura di ossigeno ai tessuti e l'eliminazione di anidride carbonica, il mantenimento dell'equilibrio acido-base nel sangue, la fonazione e la protezione contro i fattori patogeni ed irritanti che si trovano nell'aria. Le vie respiratorie superiori: includono la cavit nasale, la cavit orale e la faringe. Dopo la faringe, che costituisce una via di passaggio comune per l'aria e per il cibo, le vie per il passaggio di questi elementi divergono. Il tratto respiratorio: forma la via per l'aria e pu essere diviso funzionalmente in due componenti: la zona di conduzione e la zona respiratoria. La zona di conduzione: (laringe, trachea, bronchi e bronchioli) permette il passaggio dell'aria dalla laringe ai polmoni. La zona di conduzione ricoperta da un epitelio che contiene le cellule a calice e le cellule ciliate. La zona respiratoria: (bronchioli respiratori, dotti alveolari, alveoli e sacchi alveolari) la sede degli scambi di gas nei polmoni. Gli alveoli: costituiscono la sede principale di scambio. La parete di un alveolo contiene cellule di tipo I e di tipo II. Le cellule di tipo I: sono cellule endoteliali dei capillari che formano la membrana respiratoria attraverso cui ha luogo lo scambio gassoso. Le cellule di tipo II: secernono la sostanza tensioattiva polmonare. Negli alveoli si trovano anche i macrofagi alveolari del sistema immunitario. Le pleure: sono membrane che ricoprono la parete toracica (esterno) e i polmoni (interno), formando il sacco pleurico attorno a ciascun polmone. Lo spazio intrapleurico: lo spazio tra le due membrane pleuriche ed riempito da un sottile strato di liquido intrapleurico. La parete toracica: formata dalla gabbia toracica, dallo sterno, dalle vertebre toraciche, dai muscoli e dal tessuto connettivo associati. I muscoli della parete toracica: includono i muscoli intercostali interni ed esterni e il diaframma.Forze che intervengono nella ventilazione polmonare. La pressione atmosferica: la pressione dell'aria all'esterno dell'organismo. La pressione alveolare: la pressione dell'aria negli alveoli. La pressione intrapleurica: la pressione del liquido intrapleurico. Siccome i polmoni e la parete toracica sono elastici, nell'intervallo tra due respiri la parete toracica tende ad espandersi mentre i polmoni tendono a ritrarsi in posizione di riposo. Queste forze opposte tendono a far separare la parete toracica dai polmoni, creando una pressione intrapleurica negativa. Linspirazione e l'espirazione: sono guidate dalla differenza tra la pressione atmosferica e quella alveolare, il gradiente di pressione. Il gradiente di pressione: si instaura quando il volume polmonare si modifica. L'inspirazione viene determinata dalla contrazione del diaframma e dei muscoli intercostali esterni che espande la cavit toracica e fa diminuire la pressione intrapleurica (forza che espande i polmoni). L'inspirazione: si verifica quando la pressione alveolare scende a valori pi bassi di quella atmosferica. L'espirazione durante la respirazione a riposo: si ha quando la parete toracica e i polmoni ritornano passivamente nella loro posizione originale. L'espirazione attiva: coinvolge la contrazione dei muscoli intercostali interni e di quelli addominali. Fattori che influenzano la ventilazione polmonare. La velocit del flusso d'aria dentro e fuori dai polmoni: dipende dal gradiente di pressione atmosferica- alveolare e dalla resistenza delle vie respiratorie. Complianza polmonare: i polmoni hanno unalta complianza= possono essere facilmente stirati allaumentare del volume polmonare durante l'inspirazione. La resistenza delle vie respiratorie: dipende principalmente dal raggio dei condotti del tratto respiratorio, influenzato dalla muscolatura liscia. La resistenza e generalmente bassa, ma pu essere influenzata dalla meccanica respiratoria, dal sistema nervoso autonomo, da fattori chimici e da stati patologici. Il s. simpatico, ladrenalina e il cortisolo causano broncodilatazione e riducono la resistenza, il s. parasimpatico e fattori irritativi locali causano broncocostrizione. Volumi respiratori misurati con spirometro: i volumi polmonari includono il volume corrente, il volume di riserva inspiratoria, il volume di riserva espiratoria e il volume residuo. Le capacit polmonari: includono la capacit inspiratoria, la capacit vitale, la capacit funzionale residua e la capacit polmonare totale. Altre misure polmonari prendono in considerazione la velocit del flusso daria. La capacit vitale forzata: la quantit di aria in una inspirazione massimale, espirando il pi velocemente e con maggiore forza possibile. Il volume espiratorio forzato: la percentuale di capacit vitale forzata esalata in un tempo. La ventilazione al minuto: laria totale fluita dentro e fuori l'apparato respiratorio. La ventilazione alveolare al minuto: il volume di aria nuova agli alveoli ogni minuto e corrisponde alla ventilazione al minuto corretta per il volume di spazio morto (per aumentare la ventilazione alveolare al minuto pi efficace aumentare il volume corrente piuttosto che la frequenza respiratoria). La circolazione polmonare: il cuore destro pompa sangue deossigenato ai capillari polmonari, dove l'ossigeno diffonde dagli alveoli al sangue e l'anidride carbonica dal sangue agli alveoli. La membrana respiratoria fornisce un'ampia superficie di piccolo spessore ed una breve distanza alla diffusione, permettendo quindi una velocit di diffusione estremamente rapida. Il sangue ossigenato ritorna alla parte sinistra del cuore, dove viene pompato ai capillari sistemici nei tessuti dell'organismo. L'ossigeno diffonde dal sangue ai tessuti e l'anidride carbonica dai tessuti al sangue. Il sangue deossigenato ritorna alla parte destra del cuore. La diffusione dei gas: le pressioni dei singoli gas in una miscela vengono chiamate pressioni parziali (concentrazione percentuale del gas X pressione totale). Soluzione di ossigeno e anidride carbonica nel sangue: i gas si sciologono nei liquidi proporzionalmente alla loro solubilit e pressione parziale. N l'ossigeno, n l'anidride carbonica sono molto solubili nell'acqua, anche se l'anidride carbonica circa 30 volte pi solubile dell'ossigeno. Scambio di ossigeno e anidride carbonica: diffusione in base ai gradienti di pressione parziale (PO2 e la PCO2).Nei polmoni l'ossigeno diffonde dagli alveoli al sangue e l'anidride carbonica dal sangue agli alveoli. Nei tessuti l'ossigeno diffonde dal sangue ai tessuti e l'anidride carbonica dai tessuti al sangue. Diffusione di ossigeno e anidride carbonica attraverso un capillare sistemico: dipende dall'attivit del tessuto; tessuti pi attivi causano maggiori gradienti di pressione parziale, determinand una maggiore velocit di diffusione. Determinanti della PO2 e la PCO2 alveolari: la PO2 e la PCO2 dell'aria inspirata,la ventilazione alveolare e la velocit di consumo di ossigeno e di produzione di anidride carbonica nei tessuti. Determinanti della PO2 e la PCO2 arteriose: la PO2 e la PCO2 alveolari. Regolazione della ventilazione alveolare: in base a consumo di ossigeno e produzione di anidride carbonica. Iperpnea: aumento della ventilazione alveolare per rispondere alle richieste dei tessuti metabolicamente molto attivi. Trasporto dellossigeno nel sangue: disciolto (1,5%) o legato all'emoglobina (98,5%). Curva di dissociazione dell'emoglobina: relazione tra PO2 e quantit di ossigeno legato all'emoglobina. Legame (affinit) ossigeno-emoglobina: dipende da temperatura, pH, PO2 , 2,3-DPG (difosfoglicerolo: composto che in caso di anemia favorisce la liberazione di ossigeno nei tessuti), monossido di carbonio e PO2 . Laffinit dell'emoglobina per l'ossigeno diminuisce quando lemoglubina si lega agli ioni idrogeno (effetto Bohr) o allanidride carbonica (effetto carbaminico). L'effetto Haldane: diminuzione

dell'affinit dell'emoglobina per gli ioni idrogeno e l'anidride carbonica quando l'ossigeno si lega all' emoglobina. Trasporto dellanidride carbonica nel sangue: disciolta (5-6%), legata all'emoglobina (5-8%) e disciolta come ioni bicarbonato (86-90%). Il bicarbonato costituisce la forma principale con la quale l'anidride carbonica viene trasportata tra i tessuti e i polmoni. Generalit: la respirazione il processo che consente gli scambi gassosi e include la respirazione interna ed esterna.La respirazione interna: luso dellossigeno trasportato dal sangue nei mitocondri per la produzione di ATP e come prodotto metabolico di anidride carbonica.La respirazione esterna: include quattro processi la ventilazione polmonare, lo scambio di ossigeno e di anidride carbonica tra gli spazi aerei polmonari e il sangue,il trasporto di ossigeno e anidride carbonica nel sangue,e lo scambio di ossigeno e anidride carbonica tra il sangue e i tessuti. Tra le funzioni del sistema respiratorio vi sono la fornitura di ossigeno ai tessuti e l'eliminazione di anidride carbonica, il mantenimento dell'equilibrio acido-base nel sangue, la fonazione e la protezione contro i fattori patogeni ed irritanti che si trovano nell'aria. Le vie respiratorie superiori:includono la cavit nasale, la cavit orale e la faringe. Dopo la faringe, checostituisce una via di passaggio comune per l'aria e per il cibo, le vie per il passaggio di questi elementi divergono.Il tratto respiratorio: forma la via per l'aria e pu essere diviso funzionalmente in due componenti: la zona di conduzione e la zona respiratoria.La zona di conduzione:(laringe, trachea, bronchi e bronchioli) permette il passaggio dell'aria dalla laringe ai polmoni. La zona di conduzione ricoperta da un epitelio che contiene le cellule a calice e le cellule ciliate. La zona respiratoria:(bronchioli respiratori, dotti alveolari, alveoli e sacchi alveolari) la sede degli scambi di gas nei polmoni. Gli alveoli:costituiscono la sede principale di scambio. La parete di un alveolo contiene cellule di tipo I e di tipo II.Le cellule di tipo I:sono cellule endotelialidei capillari che formano la membrana respiratoria attraverso cui ha luogo lo scambio gassoso. Le cellule di tipo II:secernono la sostanza tensioattiva polmonare (surfactant), una miscela di fosfolipidi che tappezza lalveolo. Negli alveoli si trovano anche i macrofagi alveolari del sistema immunitario. La tendenza al collasso dei piccoli alveoli contrastata dalla sostanza tensioattiva (surfactant).La tensione superficiale del liquido alveolare: dovuta alla forza di attrazione delle molecole di liquido. Fa assumere la forma sferica alle bolle dacqua e genera una pressione di collassamento per lalveolo.La legge di Laplace:stabilisce come la pressione di collassamento di un alveolo aumenta con la tensione superficiale dellalveolo e diminuisce con laumentare del raggio dellalveolo. Gli alveoli piccoli rischiano cosi di collassare.La sostanza tensioattiva polmonare (surfactant): riduce la tensione superficiale del liquido sullalveolo e riduce il rischio di collassa mento. Le pleure:sono membrane che ricoprono la parete toracica (esterno) e i polmoni (interno), formando il sacco pleurico attorno a ciascun polmone.Lo spazio intrapleurico: lo spazio tra le due membrane pleuriche ed riempito da un sottile strato di liquido intrapleurico.La parete toracica: formata dalla gabbia toracica, dallo sterno, dalle vertebre toraciche, dai muscoli e dal tessuto connettivo associati.I muscoli della parete toracica:includono i muscoli intercostali interni ed esterni e il diaframma. Il cuore destro: pompa sangue deossigenato ai capillari polmonari, dove l'ossigeno diffonde dagli alveoli al sangue e l'anidride carbonica dal sangue agli alveoli.La membrana respiratoria: fornisce un'ampia superficie di piccolo spessore ed una breve distanza alla diffusione, permettendo quindi una velocit di diffusione estremamente rapida.Il sangue ossigenato: ritorna alla parte sinistra del cuore, dove viene pompato ai capillari sistemici nei tessuti dell'organismo. L'ossigeno diffonde dal sangue ai tessuti e l'anidride carbonica dai tessuti al sangue. Il sangue deossigenato ritorna alla parte destra del cuore. La diffusione dei gas: le pressioni dei singoli gas in una miscela vengono chiamate pressioni parziali (concentrazione percentuale del gas X pressione totale).Soluzione di ossigeno e anidride carbonica nel sangue: i gas si sciolgono nei liquidi proporzionalmente alla loro solubilit e pressione parziale. N l'ossigeno, n l'anidride carbonica sono molto solubili nell'acqua, anche se l'anidride carbonica circa 30 volte pi solubile dell'ossigeno.Scambio di ossigeno e anidride carbonica:diffusione in base ai loro gradienti di pressione parziale (PO2 e la PCO2 ). Nei polmoni l'ossigeno diffonde dagli alveoli al sangue e l'anidride carbonica dal sangue agli alveoli. Nei tessuti l'ossigeno diffonde dal sangue arterioso sistemico ai tessuti e l'anidride carbonica dai tessuti al sangue.Diffusione di ossigeno e anidride carbonica attraverso un capillare sistemico: dipende dall'attivit del tessuto; tessuti pi attivi causano maggiori gradienti di pressione parziale, determinando una maggiore velocit di diffusione. Trasporto dellossigeno nel sangue (O2 ): disciolto (1,5%) o legato ad una proteina globulare dei globuli rossi, l'emoglobina (98,5%).Nel sangue arterioso sistemico: quasi tutti i 4 siti emoglubinici di legame per il sangue sono occupati (PO2 100 mmHg).Nel sangue venoso misto: solo circa 3 siti emoglubinici sono occupati (PO2 40 mmHg).Lanidride carbonica (CO2 ) nel sangue: trasportata disciolta nel plasma (5-6%), legata all'emoglobina (Hb, 5-8%) e principalmente disciolta come ioni bicarbonato (HCO-3 , 86-90%). Allinterno dei globuli rossi, CO2 e acqua (H2 O) sono convertiti prima in acido carbonico dallenzima anidrasi carbonica e poi in ioni idrogeno (H+) e bicarbonato (HCO-3 ). Lo H+ legato (tamponato) dallemoglubina (Hb-H) allinterno dei globuli rossi. Lo HCO-3 viene scambiato con CL ed trasportato nel plasma. I numeri in figura indicano la sequenza degli eventi. Un aumento di anidride carbonica porta ad un aumento di ioni idrogeno e bicarbonato da anidride carbonica, una riduzione di anidride carbonica porta ad un aumento di andidride carbonica da ioni idrogeno e bicarbonato.Legame (affinit) ossigeno-emoglobina: dipende da temperatura, pH, PO2 , 2,3-DPG (difosfoglicerolo: composto che in caso di anemia favorisce la liberazione di ossigeno nei tessuti), monossido di carbonio e PO2.Rilascio di ossigeno nei tessuti: laffinit dell'emoglobina per l'ossigeno diminuisce quando lemoglobina si lega agli ioni idrogeno (effetto Bohr) o allanidride carbonica(effetto carbaminico).Rilascio di anidride carbonica negli alveoli: laffinit dell'emoglobina per gli ioni idrogeno e l'anidride carbonica diminuisce allaumento della PO2 (effetto Haldane). Il sistema cardiocircolatorio Generalit sul s. cardiovascolare: esso comprende il cuore e i vasi sanguigni. Il sangue agisce come un mezzo che veicola ossigeno e nutrienti alle cellule del corpo e rimuove anidride carbonica/prodotti di scarto. I vasi sanguigni (arterie,arteriole, capillari, venule e vene) sono i condotti attraverso i quali scorre il sangue. Il cuore, che funziona come una pompa che distribuisce il flusso di sangue, un muscolo dotato di quattro camere: atrio destro e sinistro, che ricevono il sangue che ritorna al cuore dai vasi, e ventricolo destro e sinistro, che pompano il sangue nei vasi. Il sangue: costituito da plasma, che contiene acqua e una grande variet di soluti (incluse le proteine), ed elementi corpuscolari costituiti da globuli rossi (eritrociti), bianchi (leucociti) e piastrine. Gli eritrociti contengono grosse quantit di emoglobina e la loro funzione principale quella di trasportare ossigeno ed anidride carbonica. L'ematocrito, che la frazione del volume di sangue occupato dagli eritrociti, un indicatore della capacit di trasporto di ossigeno. I leucociti aiutano a difendere il corpo dall'invasione dei microrganismi e da altri corpi estranei, mentre le piastrine sono importanti per la coagulazione del sangue. Piastrine ed emostasi: i meccanismi che arrestano il sanguinamento (emostasi) comprendono lo spasmo vascolare (costrizione dei vasi ematici), la formazione del tappo piastrinico e la formazione del coagulo che avvengono in risposta ad un danno vascolare. Formazione del tappo piastrinico: le piastrine si aggregano attorno al sito danneggiato formando una barriera fisica all'uscita di sangue. Durante questo processo, le piastrine vengono anche attivate per preparare la fase di formazione del coagulo. Formazione del coagulo: il fibrinogeno (una proteina plasmatica solubile) trasforma-to mediante proteolisi in fibrina che forma una rete fibrosa attorno al tappo piastrinico.

La cascata della coagulazione: coinvolge l'attivazione delle piastrine e di diversi fattori della coagulazione plasmatici. La diffusione del coagulo oltre la sede del danno viene impedita mediante sostanze rilasciate dal tessuto non danneggiato e da altri meccanismi. L'attivit elettrica dei cuore: le fibre del muscolo cardiaco che costituiscono il sistema di conduzione sono specializzate nel generare potenziali d'azione e condurli rapidamente attraverso il miocardio. Le contrazioni del cuore sono attivate, in maniera ritmica e regolare, da potenziali d'azione che originano in cellule pacemaker distribuite in siti specifici del miocardio. Generalmente la frequenza cardiaca dovuta alle cellule pacemaker del nodo senoatriale (SA), localizzate nella parte superiore dell'atrio di destra. In seguito al potenziale d'azione, le cellule pacemaker mostrano una depolarizzazione lenta e spontanea (potenziale pacemaker) che alla fine depolarizza la membrana a soglia e attiva il potenziale d'azione successivo. Nella maggior parte delle cellule contrattili del muscolo cardiaco, i potenziali d'azione sono invece caratterizzali da un'ampia fase di plateau che in larga parte dato dall'aumento della permeabilit della membrana al calcio; il flusso di calcio nella cellula importante per attivare le contrazioni nel muscolo cardiaco. L'elettrocardiogramma (ECG): l'attivit elettrica del cuore pu essere registrata mediante elettrodi posizionati sulla superficie cutanea. L'ECG consiste di tre fasi: un'onda P che corrisponde alla depolarizzazione atriale; un complesso QRS, che cor-risponde alla depolarizzazione ventricolare e un'onda T, che corri-sponde alla ripolarizzazione ventri-colare. II ciclo cardiaco: diviso in due periodi distinti: diastole (rilasciamento ventricolare), durante la quale avviene il riempimento ventricolare; e sistole (contrazione ventricolare), durante la quale il sangue esce dai ventricoli (eiezione). La pressione aortica: varia durante il ciclo cardiaco, raggiungendo un massimo (pressione sisiolica, PS) durante la sistole ed un minimo (pressione diastolica, PD) durante la diastole. La pressione arteriosa media (MAP) durante il ciclo: rappresenta la forza di spinta impressa al sangue per attraversare il circolo sistemico. II volume ventricolare raggiunge un minimo alla fine della sistole (volume telesistolico, ESV) e raggiunge un massimo alla fine della diastole (volume telediastolico, EDV). Volume di eiezione ventricolare (SV) o gittata sistolica: la differenza fra questi due volumi e corrisponde al volume di sangue che ciascun ventricolo pompa ad ogni battito cardiaco. Gittata cardiaca (CO) e suo controllo: il volume di sangue pompato da ciascun ventricolo ogni minuto, che dipende dalla frequenza cardiaca (HR) e dal volu-me di eiezione ventricolare (SV): CO = FIR x SV. Regolazione dellattivit cardiaca: il cuore regolato dall'attivit di neuroni simpatici e parasimpatici e da ormoni (controllo estrinseco). Inoltre altri fattori di regolazione operano all'interno del cuore (controllo intrinseco). La frequenza cardiaca dipende dalla frequenza di scarica del nodo SA, ed completamente sottoposta al controllo estrinseco. Il volume di eiezione ventricolare controllato dai fattori estrinseci ed intrinseci, ed principalmente influenzato da tre fattori: la contrattilit ventricolare, che regolata dai neuroni simpatici e dall'adrenalina, dal volume telediastolico, che dipende dal precarico, e dal postcarico, che dipende dalla pressione arteriosa. Legge del cuore di Starling: maggiore il volume telediastolico, maggiore diviene il volume di eiezione ventricolare (fino ad una certa soglia). Il sistema vascolare: si divide in un circolo polmonare che porta sangue ai polmoni, e un circolo sistemico che porta sangue a tutti gli altri organi e tessuti. Il circolo polmonare: il sangue si ossigena e cede anidride carbonica. Il sangue, uscendo dal ventricolo destro, passa attraverso la valvola polmonare semilunare del tronco polmonare e si dirige ai polmoni. Le vene polmonari allontanano il sangue dai polmoni e lo dirigono all'atrio sinistro. Il circolo sistemico: il sangue cede l'ossigeno e si carica di anidride carbonica. Dall'atrio sinistro, il sangue si muove attraverso la valvola tricuspide nel ventricolo sinistro. Arrivato al ventricolo sinistro il sangue passa attraverso la valvola semilunare ed entra nell'aorta, che lo invia agli organi sistemici ed ai tessuti. II sangue ritorna al cuore mediante le vene cave che lo convogliano nell'atrio destro. Da qui il sangue passa attraverso la valvola tricuspide ed entra nel ventricolo destro. Struttura e funzione dei vasi sanguigni: tutti i vasi possiedono uno strato di cellule endoteliali e le loro pareti contengono quantit variabili di muscolatura liscia e tessuto connettivo. Le arterie; hanno pareti spesse e sono capaci di opporre resistenza alle alte pressioni del sangue. Hanno relativamente poca complianza (cedevolezza al flusso ematico) e funzionano come serbatoi di pressione. Le arteriole: hanno una elevata quantit di muscolatura liscia per regolare il flusso attraverso il letto capillare. Sono importanti nel controllo della pressione arteriosa media e nella distribuzione della gittata cardiaca ai vari tessuti. I capillari: sono i vasi dotati delle pareti pi sottili e sono altamente permeabili all'acqua e ai piccoli soluti. La loro principale funzione e quella di permettere la scambio di materiali tra il sangue e i tessuti. Le venule: hanno pareti sottili e partecipano allo scambio di sostanze dallinterstizio extracellulare al sangue da riportare al cuore. Le vene: sono dei vasi ampi con la parete sottile. La maggior parte di esse sono dotate di valvole che consentono al sangue di arrivare al cuore ma non di refluire verso la periferia. Le vene hanno un'alta complianza e funzionano da serbatoi di volume. Modelli di flusso ematico nel sistema cardiovascolare: poich il sangue si muove alternativamente attraverso i circoli sistemico e polmonare, questi circuiti sono in serie l'uno con l'altro. Gli organi del circolo sistemico sono vascolarizzati in parallelo, poich il sangue inviato a tutti gli organi contemporaneamente. Questa organizzazione in parallelo garantisce che ogni organo riceva sangue completamente ossigenato e rende possibile la regolazione deI flusso di sangue a ciascun organo in maniera indipendente. La distribuzione del flusso ematico ai vari organi regolata dalla contrazione e dal rilasciamento della muscolatura liscia arteriolare. II flusso di sangue: dipende dal gradiente di pressione (AP) e dalla resistenza vascolare (R) attraverso ciascun vaso della rete circolatoria: Flusso = AP/R. Il gradiente pressorio: dirige il flusso attraverso il circolo sistemico ed la differenza tra la pressione arteriosa inedia (MAP) e la pressione venosa centrale (CVP). Esso virtualnnente identico alla pressione arteriosa media. Resistenza vascolare: iI fattore pi importante che modifica la resistenza il raggio dei vasi. Vasocostrizione: la contrazione della muscolatura liscia delle arteriole e delle piccole arterie diminuisce il raggio dei vasi, aumenta la resistenza, e tende a diminuire il flusso. Vasodilatazione: il rilasciamento di questa muscolatura liscia ha effetti opposti. La resistenza dell'intero circolo sistemico (TPR, total peripheral resistance) controllata dalla vasocostrizione o dalla vasodilatazione di questi piccoli vasi di resistenza. Determinanti del flusso e distribuzione dei sangue agli organi: il flusso sanguigno attraverso gli organi sistemici determinato dalla pressione arteriosa media e dalla resistenza vascolare in quell'organo: flusso di sangue all'organo = MAP/resistenza dell'organo. La pressione arteriosa media: dipende da frequenza cardiaca, volume di eiezione ventricolare (gittata sistolica), resistenza periferica totale: MAP = HR x SV x TPR. La pressione arteriosa media regolata da stimoli vegetativi al cuore (che controllano HR e SV) e dalla resistenza dei vasi (che determina la TPR). Anche gli ormoni giocano un ruolo nel regolare Ia MAP. Come le variazioni della pressione venosa centrale (CVP) influenzano il flusso ematico agli organi: la CVP influenza la pressione arteriosa perch influenza il ritorno venoso, il volume telediastolico, il volume di eiezione' ventricolare e la gittata cardiaca. Appena la CVP aumenta o diminuisce, la gittata cardiaca e la MAP tendono anch'esse ,rispettivamente ad aumentare o diminuire. Fattori che influenzano la CVP: l'attivit della pompa muscolare scheletrica, I'attivit della pompa respiratoria, il volume ematico, il tono venomotorio (che e regolato da efferenze simpatiche alle vene).Movimento di liquidi attraverso le pareti dei capillari: il movimento dei liquidi attraverso la parete dei capillari guidato dalla pressione netta di filtrazione, che ha due componenti: il gradiente di pressione idrostatica attraverso la parete (che favorisce la filtrazione) e il gradiente di pressione oncotica (che favorisce I'assorbimento). La maggior parte del liquido che viene filtrato dai capillari ritorna al sistema cardiovascolare mediante assorbimento. Il sistema linfatico: garantisce il ritorno al sistema cardiovoscolare dell'eccesso di liquido filtrato. Controllo estrinseco della funzione cardiovascolare:regolazione della pressione arteriosa media. CONTROLLO ESTRINSECO DELLA FUNZIONE

CARDIOVASCOLARE. Regolazione della pressione arteriosa media: essa controllata da meccanismi regolatori estrinseci a breve e a lungo termine. Regolazione a breve termine: effettuata attraverso il controllo nervoso ed ormonale. Regolazione a lungo termine: attuata attraverso il controllo del volume ematico, che coinvolge i reni. Il controllo vegetativo della MAP mediane i barocettori arteriosi localizzati nell'arco della aorta e nelle arterie carotidi: rilevano la pressione arteriosa sistemica e inviano l'informazione al midollo allungato, che controlla le efferenze vegetative al cuore e ai vasi. Il controllo vegetativo della MAP realizzato attraverso (a) lo stimolo simpatico e parasimpatico al nodo SA, che modula la frequenza cardiaca, (b) la stimolazione simpatica del miocardio che modula la contrattilit ventricolare e il volume di eiezione ventricolare e (c) lo stimolo simpatico alla muscolatura liscia arteriolare della maggior parte dei tessuti, che regola la resistenza periferica totale. I recettori di volume del cuore e delle grosse vene: contribuiscono al controllo della MAP, mediante rilevazione della pressione venosa. 1 barocettori influenzano anche la secrezione di svariati ormoni che influenzano la funzione cardiovascolare e che comprendono adrenalina, vasopressina (aldosterone) e angiotensina II. CONTROLLO INTRINSECO DELLA .FUNZIONE CARDIOVASCOLARE: la resistenza di un organo o tessuto pu cambiare in risposta alle sue variazioni dell'attivit metabolica, poich la muscolatura liscia arteriolare sensibile alle concentrazioni locali di sostanze chimiche prodotte o consumate dal metabolismo, che includono l'ossigeno e l'anidride carbonica. Iperemia attiva: dipende dalle variazioni delle sostanze chimiche associate con l'aumento dell'attivit metabolica portano a vasodilatazione, diminuzione della resistenza e aumento del flusso ematico. La resistenza di un organo o tessuto dipende anche dalle variazioni locali del flusso sanguigno, anche in assenza di variazioni dell'attivit metabolica. Iperemia reattiva: se il flusso ematico diviene insufficiente (ischemia) per rispondere alla richiesta metabolica, i meccanismi locali inducono vasodilatazione e come risultato un incremento del flusso ematico. Risposta miogenica: in quei tessuti in cui la muscolatura liscia vascolare sensibile allo stiramento, un aumento della pressione di perfusione provoca lo stiramento delle arteriole, che stimola la vasocostrizione e la conseguente riduzione del flusso sanguigno. Altri meccanismi regolatori cardiovascolari: chemocettori arteriosi rilevano le concentrazioni di ossigeno ed anidride carbonica neI sangue. La regolazione del flusso ematico alla cute, che e controllato dai nervi simpatici diretti ai vasi sanguigni cutanei, importante nella regolazione della temperatura da parte del centro termoregolatore dell'ipotalamo. Le risposte cardiovascolari all'esercizio fisico: attivit nervosa vegetativa diretta al cuore e ai vasi sanguigni, attivit di regioni corticali e limbiche, fattori locali (cuore, m. schel). Il S. cardiovascolare: comprende il cuore e i vasi sanguigni. Il sangue: agisce come un mezzo che veicola ossigeno e nutrienti alle cellule del corpo e rimuove anidride carbonica/prodotti di scarto.I vasi sanguigni: (arterie, arteriole, capillari, venule e vene) sono i condotti attraverso i quali scorre il sangue.Il cuore: funziona come una pompa che distribuisce il flusso di sangue.E un muscolo dotato di quattro camere: atrio destro e sinistro, che ricevono il sangue che ritorna al cuore dai vasi, e ventricolo destro e sinistro, che pompano il sangue nei vasi. Il sangue: costituito da plasma, che contiene acqua e una grande variet di soluti (incluse le proteine), ed elementi corpuscolati costituiti da globuli rossi (eritrociti), bianchi (leucociti) e piastrine. Gli eritrociti: contengono grosse quantit di emoglobina e la loro funzione principale quella di trasportare ossigeno ed anidride carbonica .L'ematocrito: la frazione del volume di sangue occupato dagli eritrociti. Esso un indicatore della capacit di trasporto di ossigeno.I leucociti: aiutano a difendere il corpo dall'invasione dei microrganismi e da altri corpi estranei.Le piastrine:sono importanti per la coagulazione del sangue. Piastrine ed emostasi: i meccanismi che arrestano il sanguinamento (emostasi) comprendono lospasmo vascolare (costrizione dei vasi ematici), la formazione del tappo piastrinico e la formazione del coagulo che avvengono in risposta ad un danno vascolare.Formazione del tappo piastrinico: le piastrine si aggregano attorno al sito danneggiato formando una barriera fisica all'uscita di sangue. Durante questo processo, le piastrine vengono anche attivate per preparare la fase di formazione del coagulo.Formazione del coagulo: il fibrinogeno (una proteina plasmatica solubile) trasforma-to mediante proteolisi in fibrina che forma una rete fibrosa attorno al tappo piastrinico.La cascata della coagulazione: coinvolge l'attivazione delle piastrine e di diversi fattori della coagulazione plasmatici. La diffusione del coagulo oltre la sede del danno viene impedita mediante sostanze rilasciate dal tessuto non danneggiato e da altri meccanismi. L'attivit elettrica dei cuore: le fibre del muscolo cardiaco che costituiscono il sistema di conduzione sono specializzate nel generare potenziali d'azione (fibre lente anti fibrillazione) e condurli rapidamente attraverso il miocardio (fibre rapide delle vie di conduzione: nodo atrioventricolare AV-, fascio di His costituito da fibre muscolari di purkinje). Le contrazioni del cuore sono attivate, in maniera ritmica e regolare, da potenziali d'azione che originano in cellule pacemaker distribuite in siti specifici del miocardio.La frequenza cardiaca: dovuta alle cellule pacemaker del nodo senoatriale (SA), localizzate nella parte superiore dell'atrio di destra. In seguito al potenziale d'azione, le cellule pacemaker mostrano una depolarizzazione lenta e spontanea (potenziale pacemaker) che alla fine depolarizza la membrana a soglia e attiva il potenziale d'azione successivo. Cellule contrattili del muscolo cardiaco nonpacemaker: i potenziali d'azione sono invece caratterizzali da un'ampia fase di plateau che in larga parte dato dall'aumento della permeabilit della membrana al calcio. Il flusso di calcio nella cellula importante per attivare le contrazioni nel muscolo cardiaco.L'elettrocardiogramma (ECG): l'attivit elettrica del cuore pu essere registrata mediante elettrodi posizionati sulla superficie cutanea. L'ECG consiste di tre fasi: un'onda P che corrisponde alla depolarizzazione atriale; un complesso QRS, che cor-risponde alla depolarizzazione ven-tricolare e un'onda T, che corri-sponde alla ripolarizzazione ventri-colare. II ciclo cardiaco: diviso in due periodi distinti: diastole (rilasciamento ventricolare), durante la quale avviene il riempimento ventricolare; e sistole (contrazione ventricolare), durante la quale il sangue esce dai ventricoli (eiezione).La pressione aortica: varia durante il ciclo cardiaco, raggiungendo un massimo (pressione sistolica, PS) durante la sistole ed un minimo (pressione diastolica, PD) durante la diastole. La pressione arteriosa media (MAP) durante il ciclo:rappresenta la forza di spinta impressa al sangue per attraversare il circolo sistemico. II volume ventricolare raggiunge un minimo alla fine della sistole (volume telesistolico, ESV) e raggiunge un massimo alla fine della diastole (volume telediastolico, EDV). Volume di eiezione ventricolare (SV) o gittata sistolica: la differenza fra iI volume telesistolico (ESV) e il volume telediastolico (EDV) e corrisponde al volume di sangue che ciascun ventricolo pompa ad ogni battito cardiaco. Gittata cardiaca (CO) e suo controllo: il volume di sangue pompato da ciascun ventricolo ogni minuto, che dipende dalla frequenza cardiaca (HR) e dal volume di eiezione ventricolare (SV): CO = FIR x SV. Generalit: il Sistema vascolare divide in un circolo polmonare che porta sangue ai polmoni, e un circolo sistemico che porta sangue a tutti gli altri organi e tessuti.Il circolo polmonare: il sangue si ossigena e cede anidride carbonica. Il sangue, uscendo dal ventricolo destro, passa attraverso la valvola polmonare semilunare del tronco polmonare e si dirige ai polmoni. Le vene polmonari allontanano il sangue dai polmoni e lo dirigono all'atrio sinistroIl circolo sistemico: il sangue cede l'ossigeno e si carica di anidride carbonica. Dall'atrio sinistro, il sangue si muove attraverso la valvola tricuspide nel ventricolo sinistro. Arrivato al ventricolo sinistro il sangue passa attraverso la valvola semilunare ed entra nell'aorta, che lo invia agli organi sistemici ed ai tessuti. II sangue ritorna al cuore mediante le vene cave che lo convogliano nell'atrio destro.Da qui il sangue passa attraverso la valvola tricuspide ed entra nel ventricolo destro. Struttura e funzione dei vasi sanguigni: tutti i vasi possiedono uno strato di cellule endoteliali e le loro pareti contengono quantit variabili di muscolatura liscia e tessuto connettivo.Le arterie: hanno pareti spesse e sono capaci di opporre resistenza alle alte pressioni del sangue. Hanno relativamente poca complianza (cedevolezza al flusso ematico) e funzionano come serbatoi

di pressione.Le arteriole: hanno una elevata quantit di muscolatura liscia per regolare il flusso attraverso il letto capillare. Sono importanti nel controllo della pressione arteriosa media e nella distribuzione della gittata cardiaca ai vari tessuti.I capillari: sono i vasi dotati delle pareti pi sottili e sono altamente permeabili all'acqua e ai piccoli soluti. La loro principale funzione e quella di permettere la scambio di materiali tra il sangue e i tessuti. Le venule: hanno pareti sottili e partecipano allo scambio di sostanze dallinterstizio extracellulare al sangue da riportare al cuore.Le vene: sono dei vasi ampi con la parete sottile. La maggior parte di esse sono dotate di valvole che consentono al sangue di arrivare al cuore ma non di refluire verso la periferia. Le vene hanno un'alta complianza e funzionano da serbatoi di volume. Modelli di flusso ematico: poich il sangue si muove alternativamente attraverso i circoli sistemico e polmonare, questi circuiti sono in serie l'uno con l'altro. Gli organi del circolo sistemico sono vascolarizzati in parallelo, poich il sangue inviato a tutti gli organi contemporaneamente. Questa organizzazione in parallelo garantisce che ogni organo riceva sangue completamente ossigenato e rende possibile la regolazione deI flusso di sangue a ciascun organo in maniera indipendente. La distribuzione del flusso ematico ai vari organi regolata dalla contrazione e dal rilasciamento della muscolatura liscia arteriolare. II flusso di sangue: dipende dal gradiente di pressione (deltaP) e dalla resistenza vascolare (R) attraverso ciascun vaso della rete circolatoria: Flusso = deltaP/R.Il gradiente pressorio: dirige il flusso attraverso il circolo sistemico ed la differenza tra la pressione arteriosa inedia (MAP) e la pressione venosa centrale (CVP). Esso virtualmente identico alla pressione arteriosa media.Resistenza vascolare (R): iI fattore pi importante che modifica la resistenza il raggio dei vasi. Dipende dallarea del vaso (A) e dal suo raggio (r) alla 4 potenza .Vasocostrizione: la contrazione della muscolatura liscia delle arteriole e delle piccole arterie diminuisce il raggio dei vasi, aumenta la resistenza, e tende a diminuire il flusso.Vasodilatazione: il rilasciamento di questa muscolatura liscia ha effetti opposti. La resistenza dell'intero circolo sistemico (TPR, total peripheral resistance) controllata dalla vasocostrizione o dalla vasodilatazione di questi piccoli vasi di resistenza. Il movimento dei liquidi: attraverso la parete dei capillari guidato dalla pressione netta di filtrazione, che ha due componenti: il gradiente di pressione idrostatica attraverso la parete (che favorisce la filtrazione) e il gradiente di pressione oncotica (che favorisce I'assorbimento). La maggior parte del liquido che viene filtrato dai capillari ritorna al sistema cardiovascolare mediante assorbimento. Il sistema linfatico: garantisce il ritorno al sistema cardiovoscolare dell'eccesso di liquido filtratoLe sue componenti principali: il liquido filtrato lascia i capillari sistemici ed entra nei capillari linfatici dei polmoni e dei tessuti sistemici. Questo liquido, detto linfa, scorre lungo i dotti linfatici e linfonodi fino alle vene del circolo sistemico.

Il sistema digerente Visione d'insieme delle funzioni dei sistema digerente: lo scopo principale del sistema digerente di estrarre i nutrienti dal cibo ingerito e riversarli nel flusso sanguigno per essere distribuiti alle cellule dell'organismo. Digestione: dal momento che le molecole nutrienti sono per la maggior parte troppo grosse per essere trasportate in circolo, esse devono essere ridotte in molecole pi piccole da enzimi presenti nel lume del tratto gastrointestinale. Assorbimento: i prodotti che risultano dalla digestione sono trasportati nel flusso sanguigno. Secrezione: per facilitare questi processi, i fluidi e gli enzimi sono trasportati nel lume del tratto. Motilit: l'attivit muscolare nella parete del tubo digerente spinge il contenuto del lume da un organo digerente a quello successivo. Anatomia funzionale del sistema digerente: il sistema digerente comprende il tratto digerente (tratto gastrointestinale) e le ghiandole accessorie. Strati della parete del tratto digerente: la mucosa, che riveste il lume; la sottomucosa, uno strato sottostante di tessuto connettivo che contiene numerosi nervi e vasi sanguigni; la muscularis externa, che contiene muscolatura liscia circolare e longitudinale; (4) la sierosa, composta da tessuto connettivo e dal mesotelio pi esterno. La mucosa: contiene la membrana mucosa, uno strato epiteliale che contiene cellule secretorie, assorbenti ed endocrine (enterociti). Il sistema nervoso enterico: posto all'interno della parete ed formato da due parti. Il plesso sottomucoso e il plesso mioenterico. Gli organi del tratto gastrointestinale: bocca, esofago (che porta il cibo verso lo stomaco), stomaco (che trattiene il cibo e lo mischia con le secrezioni per formare il chimo), intestino tenue (il luogo primario della digestione e dell'assorbimento),l colon (che assorbe acqua ed elettroliti e immagazzina le feci), retto e ano (un passaggio che porta verso l'esterno). Sfinteri: regolano il flusso di materiale tra gli organi. Le ghiandole accessorie: ghiandole salivari (che secernono saliva), pancreas (che secerne succo pancreatico contenente enzimi e bicarbonato) e fegato (che secerne bile e metabolizza i nutrienti assorbiti). Gli enzimi pancreatici: sono secreti normalmente come zimogeni inattivi che vengono attivati nel tratto gastrointestinale. La digestione dell'amido e del glicogeno: inizia nella bocca con l'azione dell'amilasi salivare e prosegue nell'intestino tenue grazie allazione dellamilasi pancreatica. Gli enzimi dell'orletto a spazzola nell'intestino tenue riducono i carboidrati in monosaccaridi, che vengono trasportati lungo l'epitelio della mucosa e diffondono in circolo. La digestione delle proteine: inizia con l'azione della pepsina nello stomaco ed continuata nell'intestino tenue dagli enzimi pancreatici (tripsina, chimotripsina e carbossipeptidasi) e da enzimi di membrana (inclusa l'aminopeptidasi). La maggior parte delle proteine ridotta completamente in aminoacidi che vengono trasportati in circolo. La digestione dei lipidi: i grassi alimentari (principalmente trigliceridi) vengono ridotti ad acidi grassi e monogliceridi dalle lipasi pancreatiche. Questo processo aiutato dai sali biliari, che emulsionano le goccioline di grasso. I prodotti della digestione dei grassi entrano nelle cellule epiteliali per semplice diffusione e vengono poi riassemblati in trigliceridi, che sono trasportati (insieme ad altri lipidi) nel sistema linfatico sotto forma di chilomicroni, un tipo di lipoproteine. L'assorbimento dell'acqua: secondario all'assorbimento dei soluti ed guidato da un gradiente osmotico. Le vitamine e i sali minerali: vengono assorbiti chimicamente inalterati. Principi generali della regolazione gastrointestinale. I meccanismi regolatori gastrointestinali: massimizzano l'efficienza della digestione e dell'assorbimento ma generalmente non agiscono per mantenere l'omeostasi. Esse includono vie riflesse brevi e lunghe che coinvolgono il sistema nervoso enterico ed alcuni ormoni (tra cui gastrina, secretina, colecistochinina e peptide insulinotropico glucosiodipendente). Il sistema nervoso enterico: riceve segnali sia dal sistema nervoso autonomo sia dai meccanocettori, chemocettori e osmocettori che controllano le condizioni nel tratto digerente.Secrezione gastrointestinale e sua regolazione: la secrezione della saliva controllata da un segnale vegetativo alle ghiandole salivari ed coordinata dal centro salivare bulbare. La secrezione gastrica dell'acido e del pepsinogeno: influenzata dagli stimoli della fase cefalica, della fase gastrica e della fase intestinale ed controllata da riflessi neuronali e ormonali. La secrezione pancreatica: controllata da segnali neuronali e ormonali (principalmente secretina e colecistochinina). La secrezione della bile dal fegato: stimolata dalla secretina e dalla colecistochinina, che stimola anche la contrazione della cistifellea. Motilit gastrointestinale e sua regolazione: le contrazioni della muscolatura liscia gastrointestinale sono determinate da onde lente generate dalle onde pacemaker. I nervi e gli ormoni in genere influenzano la forza delle contrazioni, ma non la frequenza. Lo stomaco e lintestino sono caratterizzati da una motilit che cambia a seconda delle condizioni del lume. Lo scopo principale: del sistema digerente di estrarre i nutrienti dal cibo ingerito e riversarli nel flusso sanguigno per essere distribuiti alle cellule

dell'organismo.Digestione: dal momento che le molecole nutrienti sono per la maggior parte troppo grosse per essere trasportate in circolo, esse devono essere ridotte in molecole pi piccole da enzimi presenti nel lume del tratto gastrointestinale.Assorbimento: i prodotti che risultano dalla digestione sono trasportati nel flusso sanguigno.Secrezione: per facilitare questi processi, i fluidi e gli enzimi sono trasportati nel lume del tratto.Motilit: l'attivit muscolare nella parete del tubo digerente spinge il contenuto del lume da un organo digerente a quello successivo. Il sistema digerente: comprende il tratto digerente (tratto gastrointestinale) e le ghiandole accessorie.Gli organi del tratto gastrointestinale: bocca, esofago (che porta il cibo verso lo stomaco), stomaco (che trattiene il cibo e lo mischia con le secrezioni per formare il chimo), intestino tenue (il luogo primario della digestione e dell'assorbimento),l colon (che assorbe acqua ed elettroliti e immagazzina le feci), retto e ano (un passaggio che porta verso l'esterno).Sfinteri: regolano il flusso di materiale tra gli organi.Le ghiandole accessorie: ghiandole salivari (che secernono saliva), pancreas (che secerne succo pancreatico contenente enzimi e bicarbonato) e fegato (che secerne bile e metabolizza i nutrienti assorbiti). Strati della parete del tratto digerente: la mucosa, che riveste il lume; la sottomucosa, uno strato sottostante di tessuto connettivo che contiene numerosi nervi e vasi sanguigni; la muscularis externa, che contiene muscolatura liscia circolare e longitudinale; la sierosa, composta da tessuto connettivo e dal mesotelio pi esterno.La mucosa: contiene la membrana mucosa, uno strato epiteliale che contiene cellule secretorie, assorbenti ed endocrine (enterociti). Bocca: controlla lassunzione e la masticazione (32 denti) del cibo. La masticazione rimescola il cibo con la saliva, (riduce la grandezza delle particelle di cibo, mescola i carboidrati con lenzima amilasi salivare che avvia la loro digestione. La masticazione controllata da una componente volontaria comandata dalla corteccia motoria cerebrale e da una componente involontaria comandata dal troncoencefalo. La deglutizione del cibo attivata volontariamente dalla corteccia motoria (fase buccale).Faringe ed esofago: la faringe una via di passaggio comune per aria e cibo. Lesofago e un tubo muscolare con una componente di muscolatura volontaria. Il passaggio del cibo dalla faringe allesofago regolato dallo sfintere esofageo superiore, mentre il passaggio del bolo alimentare allo stomaco dallo sfintere esofageo inferiore. La deglutizione iniziata nella bocca continua involontariamente nella faringe e lesofago (fasi faringea ed esofagea) mediante onde di contrazione muscolare liscia peristaltica a livello faringeo ed esofageo. Esse sono controllate dal centro della deglutizione bulbare, a cui giungono le afferenze meccanorecettive faringee (n. vago e glossofaringeo). Struttura e innervazione: suddiviso in fondo (regione orale), corpo e antro (regione caudale). Questultimo ha la parete muscolare piu spessa. La muscolatura gastrica e controllata dal sistema simpatico e parasimpatico (componente estrinseca) come anche dai plessi sottomucoso e mioenterico (componente intrinseca). Per adattarsi allo stiramento, la mucosa gastrica ha delle pliche. Le fossette gastriche sulla mucosa mettono in contatto il lume gastrico con le ghiandole gastriche.Ghiandole gastriche: secernono succo gastrico estremamente acido che denatura le proteine, uccide i batteri e attiva lenzima pepsina che inizia la digestione dell proteine. Il bolo mescolato al succo gastrico si chiama chimo. Il rilasciamento recettivo: della regione orale dello stomaco (riflesso del n. vago) causa il lentrata del bolo alimentare. La spessa parete gastrica caudale produce contrazioni piu forti per rimescolare il chimo e sospingerlo nellintestino tenue. La motilit gastrica frammenta il cibo in particelle piu piccole favorendo la digestione. Lo svuotamento dello stomaco rallentato dalla presenza di grassi nel duodeno (azione mediata dallormone colecisto-chinina, CCK, e da un riflesso del sistema nervoso enterico mediato da acidit, H+, duodenale)Onde lente, potenziali dazione e contrazioni del tratto gastrointestinale: Una scarica di potenziali dazione della membrana muscolare liscia seguita dalla contrazione della parete gastrointestinale. Una caratteristica distintiva della muscolatura liscia gastrointestinale sono onde lente (3 al minuto nello stomaco, 12 nel duodeno)di depolarizzazione (al culmine della risuzione della negativit di membrana partono i potenziali dazione) e ripolarizzazione. Tali onde sono innescate da cellule interstizionali di pacemaker abbondanti nel plesso mioenterico. Lintestino tenue: lungo circa 2.5-3 m. E la sede primaria della digestione di amidi, grassi e proteine e la sede principale dellassorbimento dei nutrienti, acqua, minerali, vitamine e ioni. Si divide in duodeno (30 cm), digiuno (1 m) e ileo. La digestione e favorita dal mescolamento del chimo con i succhi pancreatici, ricchi di enzimi e bicarbonato (neutralizza lacidit), e la bile epatica, che emulsiona le gocciole di grasso in piccole goccioline meglio esposte agli enzimi lipasici.La mucosa intestinale: ripiegata nei villi, che aumentano la superficie di scambio e quindi lassorbimento di sostanze digerite. Tale superficie ulteriormente aumentata dallorletto a spazzola costituito dai microvilli nelle cellule epiteliali di in ogni villo. Nelle cripte di Lieberkhun vi sono le cellule che producono un fluido ricco di bicarbonato. Ogni villo possiede unarteriola e una venula per limmissione nel circolo delle molecole digerite trasportate attraverso le cellule epiteliali dal lume intestinale al liquido interstiziale. Un vaso linfatico chilifero garantisce lindiretta immissione in circolo delle grandi molecole lipidiche. Funzioni: mescolare il chimo con i succhi gastrici al fine di facilitare la digestione e lassorbimento dei nutrienti da parte della mucosa intestinale e sospingere il chimo attraverso il tratto intestinale. La frequenza delle contazioni muscolari segnata dalle onde lente (12 al minuto). Complessi mioelettrici migranti determinano contrazioni (ogni 90 m) per svuotare i residui dallintestino.Innervazione: parasimpatica (n. vago) che accelera la motilit intestinale e simpatica (gangli celiaco e mesenterico superiore) che la rallenta. Il sistema nervoso enterico da luogo a due tipi di contrazioni, la contrazione di segmentazione che serve ha rimescolare il chimo e la contrazione peristaltica che lo sospinge. Il colon: si divide in ascendente, trasverso, discendente e sigmoide (forma a S)I primi tre segmenti sono specializzati nellassorbimento di acqua e ioni inorganici, lultimo nellimmagazzinamento per i residui non assorbiti del chimo quali materiale non digeribile e batteri (feci). Il chimo passa allintestino dallo sfintere ileocecale. Il cieco, il colon e il retto (da cui le feci vengono condotte allambiente esterno) formano lintestino crasso.Motilit del colon: sia il cieco che il colon presentano contrazioni di segmentazione per rimescolare il contenuto intestinale (austrazioni). Inoltre, il colon si contrae ad intermittenza spingendo le feci nel retto (movimenti di massa, 1-3 volte al giorno).Espulsione delle feci dal retto: nel retto il movimento delle feci regolato da uno sfintere anale superiore e inferiore regolato dal sistema nervoso autonomo. Il riflesso di espolsione rettosfinterico inizia quando il retto riempito al 25% della sua capacit. Uno sfintere piu esterno di muscolatura striata e controllato in maniera volontaria. Lepirazione forzata a glottide chiusa aumenta la pressione di defecazione (manovra di Valsalva). Anatomia funzionale: le principali g. salivari sono le parotidi, sottolinguali e sottomandibolari.Componenti della saliva: bicarbonato per neutralizzare gli acidi, muco per lubrificare il cibo, enzini amilasi salivare per iniziare la demolizione degli amidi e lisozima una atibatterico anticarie. Anatomia funzionale: il pancreas esocrino comprende numerosi acini e i loro ramificati dotti associati che convogliano il succo pancreatico nel dotto pancreatico che lo riversa nellampolla di Vater, da cui si immette nel duodeno per apertura dello sfintere di OddiComponenti del succo pancreatico: bicarbonato per neutralizzare gli acidi, muco per lubrificare il cibo, enzini amilasi pancreatica (amidi), lipasi pancreatiche (lipidi), proteasi (proteine)e mucleasi (acidi nucleici) per la demolixzione dei nutrienti. Gli enzimi sono immagazzinati in forma inattiva (zimogeni) negli acini per evitare la lisi del pancreas.Anatomia funzionale:il fegato lorgano piu grande della cavit addominale. Le sue funzioni sono secrezione della bile per dividere in goccioline le gocciole di grasso e cosi aumentare la superficie di grasso per gli enzimi lipasici, metabolismo dei nutrienti (es. conversione gucosioglicogeno, aminoacidi-grassi corpi chetonici), rimozione dei globuli rossi vecchi con riutilizzo del ferro ed eliminazione nelle feci di bilirubina, demolizione ed eliminazione nelle feci di farmaci e tossine, sintesi di proteine plasmatiche da associare ad ormoni, secrezione e modificazione di

ormoni (somatomedine che amplificano gli effetti dellormone della crescita) .Il sistema biliare: gli epatociti rivestono cavit piene di sangue (pseudo-capillari) e attingono dal sangue le sostanze necesarie per preparare la bile. La bile secreta continuamente nei canalicoli biliari e convogliata nei dotti epatici. Viene immagazzinata nella cistifellea e immessa tramite il coledoco nella Ampolla di Vater. Infine, la bile entra nel duodeno insieme al succo pancreatico per rilascio dello sfintere di Oddi. Digestione: riduce i carboidrati polisaccaridi (amidi) a monosaccaridi (glucosio, galattosio, fruttosio) che possono essere assorbiti dalle cellule epiteliali intestinali. Le amilasi salivari e principalmente pancreatica digeriscono gli amidi in disaccaridi, i quali sono poi digeriti in monosaccaride glucosio dagli enzimi dellorletto a spazzola intestinale. Tre disaccaridi sono presenti negli alimenti (trealosio, lattosio e saccarosio). L'assorbimento dell'acqua: lintestino tenue e crasso assorbono circa 9 litri di liquidi al giorno tra ingestione e secrezione. Lassorbimento idrico secondario all'assorbimento degli elettroliti (Na+, K+,HCO3-, CL-) ed guidato da un gradiente osmotico. Le pareti intestinali (tenue e crasso) secernono acqua ed elettroliti accrescendo nel lume intestinale il volume di liquido che deve essere assorbito. Tratto intestinale digiuno: principale sito di assorbimento del Na+, mediante cotrasporto con zuccheri o aminoacidi escambiatori Na+ per H+ (ottenuto a partire da acqua e anidride carbonica). Il bicarbonato (HCO3-) viene assorbito nel sangue mediente trasportatoriTratto intestinale ileo: presenta i stessi meccanismi del digiuno piu un meccanismo di scambio per assorbimento di cloro (Cl-) e secrezione nel lume intestinale di bicarbonato (HCO3-). Il cloro viene assorbito nel sangue mediente trasportatoriTratto intestinale colon : presenta gli stessi meccanismi del tubulo distale e del dotto collettore renali per il riassorbimento del Na+ e la secrezione di K+ in funzione dellazione dellaldosterone. Il sistema urinario Funzioni del sistema urinario: filtrare il sangue per regolare la composizione ionica, l'osmolarit, il volume e il pH del plasma e rimuovere i prodotti metabolici di scarto e le sostanze estranee dal plasma. Questo processo porta alla formazione dell'urina. Componenti del sistema urinario: reni, ureteri, vescica e uretra. Le unit funzionali del rene, i nefroni: formati dalla capsula di Bowman, dal tubulo prossimale, dal tratto discendente dell'ansa di Henle, dal tratto ascendente dell'ansa di Henle e dal tubulo distale. Il tubulo distale riversa il suo contenuto nel dotto collettore. Il processo di filtrazione: avviene nel corpuscolo renale, che comprende la capsula di Bowman e il glomerulo. La composizione del filtrato glomerulare: assomiglia a quella del plasma, eccetto che nel primo mancano le proteine. Processi di riassorbimento e di secrezione dell'acqua e dei soluti: riducono il volume e la composizione del filtrato glomerulare durante il suo percorso lungo il nefrone. Riassorbimento: le sostanze riassorbite si muovono dal liquido tubulare, presente nel lume del tubulo, al liquido peritubulare che circonda esternamente il tubulo. Successivamente, esse tornano nuovamente nel plasma dei capillari peritubulari posti attorno al tubulo. Secrezione: le sostanze si muovano dal plasma verso il filtrato. Circolazione renale: i reni ricevono gran parte della gittata cardiaca dall'arteria renale. Il sangue raggiunge ogni glomerulo attraverso un'arteriola afferente e lascia il glomerulo da unarteriola efferente. L'arteriola efferente: forma i capillari peritubulari e i vasa recta, da dove il sangue, attraverso il sistema venoso renale, raggiunge la vena renale. L'apparato juxtaglomerulare: formato dalle cellule della macula densa nel tubulo distale e dalle cellule granulari poste nelle pareti delle arteriole afferenti ed efferenti. Esso regola la filtrazione glomerulare e il riassorbimento di sodio e di acqua. Forze di Starling di filtrazione glomerulare: la pressione idrostatica nei capillari glomerulari, la pressione idrostatica nella capsula di Bowman, la pressione oncotica del plasma nei capillari glomerulari e la pressione oncotica del liquido presente nella capsula di Bowman. Altri fattori di filtrazione: la pressione di filtrazione glomerulare, la presenza di fenestrature nei capillari glomerulari e di pori nell'epitelio della capsula di Bowman favoriscono il flusso di liquido, libero da proteine, dal sangue al lume della capsula di Bowman. Velocit di filtrazione glomerulare: normalmente 125 ml/min.La frazione di filtrazione: la percentuale del plasma renale filtrata (20%). Il carico filtrato: quantit di un determinato soluto filtrato dai glomeruli. Nel caso di un soluto liberamente filtrato, il carico filtrato = velocit di filtrazione glomerulare (VFG) X concentrazione plasmatica. Meccanismi di controllo intrinseci della VFG (costante): la regolazione miogenica della muscolatura liscia dell'arteriola afferente, il feedback tubulo-glomerulare e la contrazione delle cellule del mesangio. Il controllo estrinseco della VFG: influenza del sistema nervoso autonomo (simpatico) sul muscolatura liscia dell'arteriola afferente ed efferente. Trasporto attivo di soluti attraverso l'epitelio tubulare: attuato da proteine trasportatrici durante i processi di riassorbimento o di secrezione. Il trasporto limitato ad un valore massimo che si verifica quando la concentrazione del soluto tale da saturare le proteine trasportatrici. Soglia renale: la concentrazione plasmatica in corrispondenza della quale il soluto inizia ad apparire nelle urine. Propriet regionali dei tubuli renali: il tubulo prossimale specializzato per riassorbire grandi quantit di soluti e di acqua, restituendo tali sostanze al flusso ematico. Al contrario, il tubulo distale e il dotto collettore sono specializzati per i processi di trasporto regolati, fondamentali per il controllo del volume e della composizione del plasma. Meccanismo cellulare del riassorbimento del sodio: importante non solo per la regolazione della composizione plasmatica, ma influisce anche sul riassorbimento di altri soluti e di acqua e sulla secrezione di alcuni soluti. Il sodio viene riassorbito in maniera attiva attraverso i tubuli renali e questo riassorbimento realizzato dalle pompe Na'/K' che si trovano nella membrana basolaterale delle cellule epiteliali tubulari. Escrezione: La velocit con la quale una sostanza viene escreta nelle urine determinata da tre fattori: la velocit con la quale viene filtrata nel glomerulo, la velocit con la quale viene riassorbita ela velocit con la quale viene secreta. Se la quantit di soluto escreto al minuto minore del carico filtrato, allora il soluto stato riassorbito dai tubuli renali. Se la quantit di soluto escreto al minuto maggiore del carico filtrato, allora il soluto stato secreto nei tubuli renali. La clearance: una misura del volume di plasma da cui una sostanza stata completamente rimossa dai reni nell'unit di tempo. La clearance dell'inulina e della creatinina: pu essere usata per stimare la VFG. La clearance dell'acido para-amminoippurico (PAI): pu essere usata per stimare il flusso plasmatico renale e di conseguenza il flusso ematico renale. Escrezione dellurina: il liquido che rimane nei tubuli renali dopo la filtrazione, il riassorbimento e la secrezione viene escreto. Esso, attraverso i dotti collettori, raggiunge la pelvi renale e quindi entra nell'uretere. Trasporto dellurina nella vescica: contrazioni peristaltiche della muscolatura liscia delle pareti dell'uretere spingono l'urina verso la vescica. La vescica: contiene l'urina fino a quando essa non viene escreta durante la minzione. La minzione: sotto controllo sia riflesso che volontario. Il riflesso della minzione viene scatenato dallo stiramento delle pareti vescicali. Il concetto di bilancio: Per essere in bilancio, la somma dell'assunzione e della produzione di una sostanza deve essere uguale alla somma della perdita e dell'utilizzazione di quella sostanza. Il plasma pu ricevere o perdere sostanze in seguito a scambi con le cellule o con il liquido extracellulare. Questo pu avvenire anche in seguito a scambi tra il plasma e l'ambiente esterno. Quando i soluti e l'acqua entrano ed escono dal plasma alla stessa velocit, il plasma in bilancio. Quando una sostanza entra nell'organismo ad una velocit maggiore di quanto ne esca, si verifica un bilancio positivo. Quando una sostanza esce dal corpo ad una velocit maggiore di quella con cui entra, si verifica un bilancio negativo. Bilancio idrico: affinch l'acqua sia in bilancio, la quantit in ingresso dovuta all'ingestione di alimenti e liquidi e la quantit

prodotta dal metabolismo cellulare devono essere uguali alle perdite che si verificano con le urine, le feci e la perspiratio insensibilis. Il controllo dell'escrezione di acqua da parte dei reni: regola il volume e l'osmolarit del plasma. Nei tubuli renali, il riassorbimento dell'acqua avviene per via osmotica in seguito al riassorbimento attivo di soluti. Il gradiente osmotico midollare crea una condizione per il riassorbimento dell'acqua per osmosi durante il suo percorrere il tubulo distale e il dotto collettore. L'osmolarit: indica la concentrazione delle particelle osmoticamente attive e si esprime come milliosmoli per litro (mOsm/L). In condizioni normali losmolarit del liquido intracellulare (LIC) uguale a quella del liquido extracellulare (LEC). La pressione osmotica spinge lacqua attraverso le membrane per mantenere tale equilibrio. Losmolarit varia da 300 mOsm/L alla superficie della midollare a circa 1400 300 mOsm/L in profondit. Tale gradiente dovuto al meccanismo di concentrazione a controcorrente. Gradiente osmotico: il fluido tubulare nel tratto terminale del tubulo distale e nei dotti collettori iposmotico rispetto al fluido interstiziale, determinando un gradiente osmotico tra il lume e l'interstizio che permette il riassorbimento di acqua nel liquido interstiziale. Controllo ormonale del bilancio idrico. il trasporto dell'acqua e di molti soluti nel tubulo distale e nel dotto collettore viene regolato da diversi ormoni. Interazioni tra liquidi e regolazione elettrolitica: un singolo ormone influenza spesso sia l'escrezione renale di acqua che quella di elettroliti. Inoltre, il movimento dei soluti genera forze che agiscono sulle molecole d'acqua e viceversa. Ad esempio, le interazioni tra i sistemi che regolano il bilancio sia idrico sia elettrolitico tendono a riportare la pressione sanguigna a valori normali in caso di emorragia. Ormone antidiuretico (ADH): molta dell'acqua filtrata (70%) viene riassorbita nel tubulo prossimale. Quanto del rimanente 30% possa essere riassorbito nel tratto terminale del tubulo distale e nel dotto collettore dipende dai livelli di ADH nel plasma.L'ADH aumenta la permeabilit tubulare all'acqua, permettendone il riassorbimento. L'ADH viene secreto dall'ipofisi posteriore in risposta sia all'aumento di osmolarit del liquido extracellulare che alla diminuzione della pressione e del volume del sangue. Bilancio del sodio: La regolazione del sodio critica per mantenere una normale osmolarit del liquido extracellulare e una normale attivit dei tessuti eccitabili. Controllo ormonale del sodio mediante ormoni aldosterone e il peptide natriuretico atriale: regolano il riassorbimento del sodio. La liberazione di aldosterone: controllata dai livelli plasmatici di potassio e dal sistema renina-angiotensina-aldosterone. La secrezione di renina stimolata da un aumento dell'atti-vit dei nervi simpatici, da una diminuzione della pressione delle arteriole afferenti o da una diminuzione delle concentrazioni di sodio e cloro nei tubuli distali. La renina converte l'angiotensinogeno in angiotensina I, la quale viene convertita dall'enzima convertasi in angiotensina II, che stimola la secrezione di aldosterone da parte della corteccia surrenale. L'aldosterone aumenta il riassorbimento di sodio e la secrezione di potassio. Il peptide natriuretico atriale: viene secreto dalle cellule degli atri cardiaci in risposta alla distensione delle pareti atriali determinate da un aumento del volume del plasma. Il peptide natriuretico atriale diminuisce la velocit di filtrazione glomerulare e riduce il riassorbimento di sodio, aumentandone l'escrezione. Bilancio del potassio: il bilancio del potassio critico per il normale funzionamento delle cellule eccitabili. Il potassio viene sia riassorbito che secreto nei tubuli renali. Nonostante l'effetto netto del movimento di potassio attraverso i tubuli renali sia il riassorbimento, la secrezione di potassio ad essere regolata. Controllo ormonale del potassio: la secrezione di potassio viene aumentata dall'aldosterone. Concentrazioni elevate di potassio plasmatico stimolano la secrezione di aldosterone. Bilancio del calcio: il calcio critico per il funzionamento cellulare. Esso pu giungere al plasma dalle ossa o in seguito ad assorbimento da parte del tratto digerente. Il calcio viene rimosso dal plasma in seguito all'azione di sequestro svolta dalle ossa e all'escrezione renale. Controllo ormonale del calcio. L'ormone paratiroideo: stimola il riassorbimento di calcio dalle ossa, l'assorbimento di calcio nel tratto digerente e il riassorbimento di calcio e l'attivazione del calcitriolo nel rene. Il calcitriolo: stimola l'assorbimento di calcio nel tratto digerente e nel rene. La calcitonina: diminuisce i livelli di calcio plasmatico aumentando la calcificazione delle ossa e diminuendo il riassorbimento di calcio nel rene. Bilancio del fosfato (dipende dallormone paratiroideo) e del magnesio. Equilibrio acido-base: il pH arterioso attentamente regolato affinch rimanga entro il normale intervallo tra 7,35 e 7,45. Acidosi: una diminuzione del pH sotto il valore di 7,35. Alcalosi: un aumento sopra il valore di 7,45. Cause di squilibrio dellequilibrio acido-base del sangue: l'acidosi respiratoria causata da un aumento della pressione di anidride carbonica (Pco2 ), mentre l'alcalosi respiratoria causata da una diminuzione della Pco2. L'acidosi e l'alcalosi metabolica sono alterazioni del pH del sangue causate da motivi diversi dalle variazioni della Pco2. Tre "linee di difesa dellequlibrio acido-base: proteggono contro le modificazioni del pH del sangue: L'azione dei sistemi tampone sugli ioni idrogeno, la compensazione respiratoria e la compensazione renale. L'azione dei sistemi tampone: agisce immediatamente, in quanto i tamponi chimici sono sempre presenti nel sangue. Il sangue, per, ha una capacit tampone limitata e quando un eccesso di ioni idrogeno viene aggiunto al plasma, quelli tamponati devono essere eliminati dal corpo per non saturare la capacit tampone. La compensazione respiratoria: Il sistema respiratorio contribuisce allequilibrio acido-base regolando i livelli di anidride carbonica nel sangue. Lanidride carbonica puo essere convertita in acido carbonico mediante enzima anidrasi carbonica. il sistema respiratorio agisce entro alcuni minuti eliminando ioni idrogeno sotto forma di anidride carbonica. La compensazione renale: il sistema renale richiede invece ore o giorni per sintetizzare nuovo bicarbonato e per eliminare gli ioni idrogeno in eccesso. Funzioni del sistema urinario: filtrare il sangue per regolare la composizione ionica, l'osmolarit, il volume e il pH del plasma e rimuovere i prodotti metabolici di scarto e le sostanze estranee dal plasma.Questo processo porta alla formazione dell'urina.Componenti del sistema urinario: reni, ureteri, vescica e uretra. I reni: sono organi pari localizzati ai lati della colonna vertebrale, nella regi one lombare. Pesano circa 150 g luno e hanno una forma a fagliolo.La sezione trasversale del rene: mostra la corticale piu esterna e la midollare piu interna. La midollare formata dalle piramidi renali, il cui apice interno (papilla renale) rivolta verso la pelvi renale. Ogni rene riceve gran parte della gittata cardiaca dalla propria arteria renale, che si dirama dallaorta addominale. Il sangue esce dal rene dalla vena renaleUna piramide renale (vista ingrandita): mostra lorientamento dei nefroni e la relazione tra il nefrone e il dotto collettore. Lunit funzionale del rene, il nefrone: ve ne sono 11.5 milioni. E costituito da un corpuscolo renale e da un sistema tubulare.Corpuscolo renale: di forma rotondeggiante, formato dal glomerulo e dalla capsula di Bowman. Il glomerulo costituito dallo sfioccamento e la suddivisione dellarteriola afferente in diversi rami da cui originano i capillari glomerulari che attuano lultrafiltrazione di acqua e soluti dal sangue. Il sangue lascia il glomerulo da unarteriola efferente che convoglia il sangue ai capillari peritubulari in cui si verifica il riassorbimento di acqua e soluti. Da qui il sangue, attraverso il sistema venoso renale , raggiunge la vena renale. Il glomerulo avvolto dalla capsula di Bowman che forma anche il primo tratto del tubulo renale. Il primo stadio della formazione dellurina consiste nellultrafiltrazione del sangue nello spazio di Bowman.Il sistema tubulare: formato dal tubulo prossimale, dal tratto discendente dell'ansa di Henle, dal tratto ascendente dell'ansa di Henle e dal tubulo distale. Il tubulo distale riversa il suo contenuto nel dotto collettore. Piu nefroni si allacciano ad un dotto collettore e circa 20 collettori midollari si allacciano alla papilla renale. Nefrone corticali: sono l85%, hanno il corpuscolo renale localizzato nella zona corticale (superficiale e media) e una corta ansa di Henle, il cui tratto sottile discende appena nella zona midollare esterna. Il letto capillare peritubulare che origina dallarteriola efferente porta nutrienti e ossigeno ai tubuli e libera linterstizio dallacqua e dai soluti riassorbiti dai tubuli.Nefrone iuxtamidollari: sono il 15%. Hanno le seguenti caratteristiche distintive: corpuscolo renale localizzato nella zona iuxtamidollare (tra la corticale e la midollare esterna), una lunga ansa di Henle, il diametro dellarteriola efferente

maggiore di quello dellarteriola afferente, il letto capillare peritubulare che origina dallarteriola efferente formato dai capillari peritubulari nella zona corticale e dai capillari a forcina detti vasa recta nella zona midollare (anse di Henle e dotti collettori). L'apparato iuxtaglomerulare: regola la filtrazione glomerulare e il riassorbimento di sodio e di acqua.Dal punto di vista anatomico, esso una struttura situata presso il polo vascolare del glomerulo. Tra larteriola afferente e quella efferente si trova un ansa del tubulo distale. In questa zona alcune cellule del tubulo renale costituiscono la macula densa. Tali cellule vengono in contatto con le cellule granulari delle pareti muscolari lisce dellarteriola afferente (che contengono ormone renina) e con le cellule del mesangio extraglomerulare interposte tra le due arteriole.Linnervazione dellapparato iuxtaglomerulare: origina dal sistema nervoso simpatico, zona viscerale efferente del midollo toraco-lombare. La fibre post-gangliare origina dal ganglio celiaco e contatta il rene mediante il nervo renale (neuromediatori: noradrenalina e dopamina). I 4 processi di base della funzione renale: ultrafiltrazione glomerulare del plasma sanguigno con trasporto di acqua e soluti (zuccheri, aminoacidi, bicarbonato, elettroliti, etc.) dai capillari glomerulari attraverso o tra le giunzioni serrate delle cellule tubulari fino al liquido che scorre entro il tubulo prossimale, secrezione tubulare del plasma sanguigno con trasporto di acqua e soluti dai capillari peritubulari al liquido tubulare, riassorbimento di acqua e soluti in piccola parte (urea, NACl, etc.) o completamente (zuccheri, aminoacidi, bicarbonato, etc.), escrezione delle urine. Il processo di ultrafiltrazione: avviene nel corpuscolo renale, che comprende la capsula . Altri fattori di ultrafiltrazione: la pressione di filtrazione glomerulare, la presenza di fenestrature nei capillari glomerulari e di pori nell'epitelio della capsula di Bowman favoriscono il flusso di liquido, libero da proteine, dal sangue al lume della capsula di Bowman.Meccanismi di controllo intrinseci della VFG (costante): la regolazione miogenica della muscolatura liscia dell'arteriola afferente, il feedback tubulo-glomerulare e la contrazione delle cellule del mesangioIl controllo estrinseco della VFG: influenza del sistema nervoso autonomo (simpatico) sul muscolatura liscia dell'arteriola afferente ed efferentedi Bowman e il glomerulo. La composizione dellultrafiltrato glomerulare assomiglia a quella del plasma, eccetto che nel primo mancano le proteine.La frazione di filtrazione: la percentuale del plasma renale filtrata (20%)Il carico filtrato: quantit di un determinato soluto filtrato dai glomeruli. Nel caso di un soluto liberamente filtrato, il carico filtrato = velocit di filtrazione glomerulare (VFG, 125 ml/min) X concentrazione plasmatica.Forze di Starling della pressione di filtrazione glomerulare (mmHg):la pressione idrostatica nei capillari glomerulari o Pcg che spinge fuori acqua e soluti, lanaloga pressione idrostatica nella capsula di Bowman o Psb, la pressione oncotica del plasma nei capillari glomerulari o cg che spinge nel letto capillare il liquido extracellulare e lanaloga pressione oncotica del liquido tubulare presente nella capsula di Bowman. Processo di riassorbimento di acqua e soluti: riduce il volume e la composizione del filtrato glomerulare durante il suo percorso lungo il tubulo. Le sostanze riassorbite si muovono dal liquido tubulare, presente nel lume del tubulo, al liquido peritubulare che circonda esternamente il tubulo. Successivamente, esse tornano nuovamente nel plasma mediante trasporto attraveso i capillari peritubulari posti attorno al tubulo.Legenda: Ione sodio (Na+), velocit di filtrazione glomerulare (VFG), concentrazione plasmatica di Na+ (PNa+), concentrazione urinaria di Na+ (UNa+). Trasporto attivo di soluti attraverso l'epitelio tubulare: attuato da proteine trasportatrici durante i processi di riassorbimento o di secrezione. Il trasporto limitato ad un valore massimo che si verifica quando la concentrazione del soluto tale da saturare le proteine trasportatriciPropriet regionali dei tubuli renali: il tubulo prossimale specializzato per riassorbire grandi quantit di soluti e di acqua, restituendo tali sostanze al flusso ematico. Al contrario, il tubulo distale e il dotto collettore sono specializzati per i processi di trasporto regolati, fondamentali per il controllo del volume e della composizione del plasma.Meccanismo cellulare del riassorbimento del sodio: importante non solo per la regolazione della composizione plasmatica, ma influisce anche sul riassorbimento di altri soluti e di acqua e sulla secrezione di alcuni soluti. Il sodio viene riassorbito in maniera attiva attraverso i tubuli renali e questo riassorbimento realizzato dalle pompe Na'/K' che si trovano nella membrana basolaterale delle cellule epiteliali tubulari. Il gradiente che spinge lentrata del Na+ fornisce lenergia per il riassorbimento del glucosio. Processo di secrezione di acqua e soluti: le sostanze si muovono dal plasma nei capillari peritubulari verso il liquido tubulare.Legenda: lacido paraaminoippurico (PAI), velocit di filtrazione glomerulare (VFG), concentrazione plasmatica di PA I (Ppai+), concentrazione urinaria di PAI (Upai+). La sostanza viene filtrata e secreta dalle cellule epiteliali renali. Lescrezione del PAI rqppresenta la somma del carico filtrato piu il carico secreto. Escrezione: La velocit con la quale una sostanza viene escreta nelle urine determinata da tre fattori: la velocit con la quale viene filtrata nel glomerulo, la velocit con la quale vieneriassorbita e la velocit con la quale viene secreta. Se la quantit di soluto escreto al minuto minore del carico filtrato, allora il soluto statoriassorbito dai tubuli renali. Se la quantit di solutoescreto al minuto maggiore del carico filtrato, allora il soluto stato secreto nei tubuli renali.Soglia renale: la concentrazione plasmatica in corrispondenza della quale il soluto inizia ad apparire nelle urine.Curva di titolazione del glucosio:descrive la relazione tra filtrazione, riassorbimentoed escrezione. Quando il valore della concentrazioneplasmatica di glucosio supera circa 200mg/100 ml, quantit significative di glucosio si ritrovano nelleurine. Per valori superiori di glucosio plasmaticoaumenta proporzionalmente la concentrazione nelleurine, per via della saturazione delle proteine per il trasporto (trasporto tubolare massimo per il glucosio, TmG). Processi di scambi di acqua e soluti: le sostanze e I soluti si muovono da e verso i capillari renali e il liquido tubulare nel corso della elaborazione della urin a ipertonica (con alta concentrazione di soluti rispetto allacqua) nel nefrone.Legenda: Concentrazione della urina tubulare e del liquido peritubulare in mOsmol/L. I numeri inscritti nei rettangoli rappresentano la percentuale calcolata di filtrato glomerulare che rimane nel tubulo a ogni livello. Il concetto di bilancio: Per essere in bilancio, la somma dell'assunzione e della produzione di una sostanza deve essere uguale alla somma della perdita e dell'utilizzazione di quella sostanza. Il plasma pu ricevere o perdere sostanze in seguito a scambi con le cellule o con il liquido extracellulare. Questo pu avvenire anche in seguito a scambi tra il plasma e l'ambiente esterno. Quando i soluti e l'acqua entrano ed escono dal plasma alla stessa velocit, il plasma in bilancio. Quando una sostanza entra nell'organismo ad una velocit maggiore di quanto ne esca, si verifica un bilancio positivo. Quando una sostanza esce dal corpo ad una velocit maggiore di quella con cui entra, si verifica un bilancio negativo.Bilancio idrico: affinch l'acqua sia in bilancio, la quantit in ingresso dovuta all'ingestione di alimenti e liquidi e la quantit prodotta dal metabolismo cellulare devono essere uguali alle perdite che si verificano con le urine, le feci e la perspiratio insensibilis.L'osmolarit: indica la concentrazione delle particelle osmoticamente attive e si esprime come milliosmoli per litro (mOsm/L). In condizioni normali losmolarit del liquido intracellulare (LIC) uguale a quella del liquido extracellulare (LEC). La pressione osmotica spinge lacqua attraverso le membrane per mantenere tale equilibrio. Losmolarit varia da 300 mOsm/L alla superficie della midollare a circa 1400 300 mOsm/L in profondit. Tale gradiente dovuto al meccanismo di concentrazione a controcorrente.Gradiente osmotico: il fluido tubulare nel tratto terminale del tubulo distale e nei dotti collettori iposmotico rispetto al fluido interstiziale, determinando un gradiente osmotico tra il lume e l'interstizio che permette il riassorbimento di acqua nel liquido interstiziale.Il controllo dell'escrezione di acqua da parte dei reni: regola il volume e l'osmolarit del plasma. Nei tubuli renali, il riassorbimento dell'acqua avviene per via osmotica in seguito al riassorbimento attivo di soluti. Il gradiente osmotico midollare crea una condizione per il riassorbimento dell'acqua per osmosi durante il suo percorrere il tubulo distale e il dotto collettore. La moltiplicazione in controcorrente: Il primo meccanismo per aumentare il NaCl nel liquido interstiziale nella regione midollare del rene

(iperosmolarit) per per far si che dal dotto collettore venga riassorbita acqua nellinterstizio (=concentrazione dellurina). Cio si verifica quando le pareti del dotto sono rese permeabili allacqua dallazione dellormone antidiuretico (ADH). Tale condizione di iperosmolarit mantenuta dai vasa recta, i capillari peritubulari del nefrone iuxtamidollare, che non riescono a drenare con efficacia linterstizio midollare e impediscono una rapida asportazione dei soluti riassorbiti. Figura: Inizialmente il liquido nellansa e nellinterstizio hanno osmolarit uguale a quella del plasma (300 mOsm/L H2O). Il trasferimento di soluto dal tratto ascendente allinterstizio rappresenta leffetto singolo della separazione del soluto dallacqua Il gradienete osmotico tra linterstizio e il tratto discendente del tubulo provoca movimento passivo dacqua dal tratto discendente. Allo stato stazionario, con il continuo fluire del liquido tubulare leffetto singolo viene moltiplicato longitudinalmente lungo lansa, e si stabilisce un gradiente osmotico stabile.Il ricircolo dellurea dai dotti collettori della midollare interna: Il secondo meccanismo per aumentare il NaCl nel liquido interstiziale nella regione midollare del rene (iperosmolarit) per per far si che dal dotto collettore venga riassorbita acqua nellinterstizio (=concentrazione dellurina). Figura: Ormone antidiuretico (ADH), concentrazione nel liquido tubulare (LT). Interazioni tra liquidi e regolazione elettrolitica: il trasporto dell'acqua e di molti soluti nel tubulo distale e nel dotto collettore viene regolato da diversi ormoni. Un singolo ormone influenza spesso sia l'escrezione renale di acqua che quella di elettroliti. Inoltre, il movimento dei soluti genera forze che agiscono sulle molecole d'acqua e viceversa. Ad esempio, le interazioni tra i sistemi che regolano il bilancio sia idrico sia elettrolitico tendono a riportare la pressione sanguigna a valori normali in caso di emorragia.Ormone antidiuretico (ADH): molta dell'acqua filtrata (70%) viene riassorbita nel tubulo prossimale. Quanto del rimanente 30% possa essere riassorbito nel tratto terminale del tubulo distale e nel dotto collettore dipende dai livelli di ADH nel plasma. L'ADH aumenta la permeabilit tubulare all'acqua, permettendone il riassorbimento. L'ADH viene secreto dallasse ipotalamo-(neuro)ipofisi posteriore in risposta sia all'aumento di osmolarit del liquido extracellulare che alla diminuzione della pressione e del volume del sangue. La clearance: una misura del volume di plasma da cui una sostanza stata completamente rimossa dai reni nell'unit di tempo.La clearance dell'inulina e della creatinina: pu essere usata per stimare la VFG.La clearance dell'acido para-amminoippurico (PAI): pu essere usata per stimare il flusso plasmatico renale e di conseguenza il flusso ematico renale.Escrezione dellurina: il liquido che rimane nei tubuli renali dopo la filtrazione, il riassorbimento e la secrezione viene escreto. Esso, attraverso i dotti collettori, raggiunge la pelvi renale e quindi entra nell'uretere.Trasporto dellurina nella vescica: contrazioni peristaltiche della muscolatura liscia delle pareti dell'uretere spingono l'urina verso la vescica.La vescica: contiene l'urina fino a quando essa non viene escreta durante la minzione.La minzione: sotto controllo sia riflesso che volontario. Il riflesso della minzione viene scatenato dallo stiramento delle pareti vescicali. Bilancio del sodio: La regolazione del sodio critica per mantenere una normale osmolarit del liquido extracellulare e una normale attivit dei tessuti eccitabili (67% di riassorbimento nel tubulo contorto prossimale).La liberazione di aldosterone: controllata dai livelli plasmatici di potassio e dal sistema renina-angiotensina-aldosterone. La secrezione di renina stimolata da un aumento dell'atti-vit dei nervi simpatici, da una diminuzione della pressione delle arteriole afferenti o da una diminuzione delle concentrazioni di sodio e cloro nei tubuli distali. La renina converte l'angiotensinogeno in angiotensina I, la quale viene convertita dall'enzima convertasi in angiotensina II, che stimola la secrezione di aldosterone da parte della corteccia surrenale. L'aldosterone aumenta il riassorbimento di sodio e la secrezione di potassio.Il peptide natriuretico atriale: viene secreto dalle cellule degli atri cardiaci in risposta alla distensione delle pareti atriali determinate da un aumento del volume del plasma. Il peptide natriuretico atriale diminuisce la velocit di filtrazione glomerulare e riduce il riassorbimento di sodio, aumentandone l'escrezione. Bilancio del potassio: il bilancio del potassio critico per il normale funzionamento delle cellule eccitabili. Il potassio viene sia riassorbito che secreto nei tubuli renali. Nonostante l'effetto netto del movimento di potassio attraverso i tubuli renali sia il riassorbimento, la secrezione di potassio (67% nel tubulo contorto prossimale) ad essere regolata (Figura: LIC, liquido inracellulare; LEC liquido extracellulare).Controllo ormonale del potassio: la secrezione di potassio viene aumentata dall'aldosterone. Concentrazioni elevate di potassio plasmatico stimolano la secrezione di aldosterone. Bilancio del calcio: il calcio critico per il funzionamento cellulare. Esso pu giungere al plasma dalle ossa o in seguito ad assorbimento da parte del tratto digerente. Il calcio viene rimosso dal plasma in seguito all'azione di sequestro svolta dalle ossa e all'escrezione renale, Nei reni, il 67% di riassorbimento si verifica nel tubulo contorto prossimale.Controllo ormonale del calcio: L'ormone paratiroideo stimola il riassorbimento di calcio dalle ossa, l'assorbimento di calcio nel tratto digerente e il riassorbimento di calcio e l'attivazione del calcitriolo nel rene. Il calcitriolo stimola l'assorbimento di calcio nel tratto digerente e nel rene. La calcitonina diminuisce i livelli di calcio plasmatico aumentando la calcificazione delle ossa e diminuendo il riassorbimento di calcio nel rene. Bilancio del fosfato: il fosfato critico poiche e un costituente dellosso e un tampone per gli ioni H+ presenti nelle urine. I reni regolano la concentrazione ematica di fosfato. Controllo ormonale del fosfato: L'ormone paratiroideo (PTH) regola il riassorbimento del fosfato (70% nel tubulo contorto prossimale) poiche inibisce il cotrasporto Na+fosfato. Il risultato una inibizione del riassorbimento e quindi un aumento della sua escrezione (fosfaturia). Bilancio del magnesio: viene riassorbito dal tubulo per il 95% (60% nella branca scendente spessa dellansa di Henle) con una alta percentuale (5%) di escrezione. I diuretici inibiscono fortemente il riassorbimento del magnesio e produrre un eccesso di escrezione (ipomagnesiemia). Equilibrio acido-base: il pH arterioso attentamente regolato affinch rimanga entro il normale intervallo tra 7,35 e 7,45. Lacidosi una diminuzione del pH sotto il valore di 7,35, mentre lalcalosi un aumento sopra il valore di 7,45.Cause di squilibrio dellequilibrio acido-base del sangue: l'acidosi respiratoria causata da un aumento della pressione di anidride carbonica (Pco2 ), mentre l'alcalosi respiratoria causata da una diminuzione della Pco2. L'acidosi e l'alcalosi metabolica sono alterazioni del pH del sangue causate da motivi diversi dalle variazioni della Pco2.Tre "linee di difesa dellequlibrio acido-base: proteggono contro le modificazioni del pH del sangue: L'azione dei sistemi tampone sugli ioni idrogeno, la compensazione respiratoria e la compensazione renale.La compensazione dei sistemi tampone: agisce immediatamente, in quanto i tamponi chimici sono sempre presenti nel sangue. Il sangue, per, ha una capacit tampone limitata e quando un eccesso di ioni idrogeno viene aggiunto al plasma, quelli tamponati devono essere eliminati dal corpo per non saturare la capacit tampone.La compensazione respiratoria: Il sistema respiratorio contribuisce allequilibrio acido-base regolando i livelli di anidride carbonica nel sangue. Lanidride carbonica puo essere convertita in acido carbonico mediante enziam anidrasi carbonica. il sistema respiratorio agisce entro alcuni minuti eliminando ioni idrogeno sotto forma di anidride carbonicaLa compensazione renale: il sistema renale richiede invece ore o giorni per sintetizzare nuovo bicarbonato e per eliminare gli ioni idrogeno in eccesso.

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