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MUSICOTERAPIA UMANISTICA INTEGRATA ED AWAKE SURGERY

Dott. Vincenzo Miranda

Awake Surgery

“Impressionante chiacchierare con il malato mentre gli si apre il cranio, ma questo salva la
capacità di linguaggio” (Vera Martinella, Fondazione Veronesi). Si chiama Awake Surgery,
neurochirurgia a paziente sveglio.
E’la tecnica più moderna per agire sui tumori cerebrali in aree preposte al linguaggio, in quanto
consente di asportare la lesione, salvaguardando aree specifiche del cervello che regolano il
linguaggio, il movimento e altre funzioni cognitive superiori.
La chirurgia a paziente sveglio, in uso in pochi centri in Italia, è una tecnica indicata soprattutto per
interventi chirurgici di asportazione di gliomi di bassa e media gravità e viene utilizzata per
rimuovere i tumori localizzati vicino alle aree del linguaggio. Tale tecnica richiede una stretta
collaborazione tra diversi professionisti di elevata competenza.
Nel corso dell’intervento il paziente è vigile e risponde a una serie di test prestabiliti che gli
vengono posti dal neuropsicologo per monitorare che durante l’asportazione del tumore restino
intatte le capacità di linguaggio e di movimento.
Lo scopo della Awake Surgery (AwS) è di rimuovere quanta più massa tumorale possibile nei
gliomi di basso e di alto grado, senza provocare danni neurologici aggiuntivi e permanenti,
utilizzando tecniche di stimolazione intraoperatoria corticale e sottocorticale.
La RMN funzionale (fMRI) è una metodica utile per identificare le aree del linguaggio, ma non
sempre del tutto affidabile. La Awake Surgery consente di localizzarle con maggiore precisione.

Tre metodiche di intervento

L’Awake Surgery è particolarmente indicata in caso di gliomi di basso grado, per rimuovere
lesioni localizzate in stretta vicinanza alla zona del linguaggio - spiega Francesco Di Meco,
direttore della prima divisione di neurochirurgia all’Istituto neurologico Besta di Milano dove, da
diversi anni, si applica questa tecnica.
Al paziente è richiesto un grande impegno e la modalità di intervento evidenzia un notevole grado
di stress, non è un’esperienza facile e per tal motivo, in sala operatoria, è necessaria un’equipe
altamente formata composta da neuropsicologi e personale infermieristico.

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Sembra surreale, ma si fa conversazione e si spiega cosa si sta facendo, in modo da tranquillizzare il
più possibile il paziente.
I vantaggi di essere operati da svegli consente di stabilire con minuziosa precisione la funzione
delle aree cerebrali in quanto nessun test diagnostico può riuscire in tale operazione di mappaggio.
Quando il paziente è vigile può contribuire a «guidare la mano del chirurgo» (in pratica vengono
eseguiti specifici test neuro psicologici per il linguaggio, chiedendo ad esempio i nomi di alcune
cose o di riconoscere oggetti mostrati su disegni) aiutandolo a eliminare il tumore senza toccare
quell’area del nostro cervello predisposta a governare il linguaggio.

Esistono tre metodiche differenti di Awake Surgery, sempre eseguite in anestesia locale:
 la asleep-awake-asleep (sonno-veglia-sonno) prevede di addormentare il malato nella
prima parte dell’operazione (quella in cui si apre il cranio) e di svegliarlo quando si è
arrivati al momento dell’intervento sul cervello in cui è necessario che risponda alle
domande, per poi sedarlo nuovamente;
 la awake-asleep, (sonno – veglia) che non comporta l’assopimento del paziente in fase
di chiusura del cranio;
 la awake anestesia, che invece prevede di tenere la persona sempre sveglia.

La capacità di resistenza del paziente ad eventuali eventi ansiosi, alla paura del dolore e il tipo di
glioma e sua localizzazione sono aspetti fondamentali per decidere sul tipo di metodica da adottare.

Musica e Neuroscienze

La musica solo recentemente ha ricevuto dalle neuroscienze l’attenzione che meritava.


Questo perché si è sempre guardato alla musica come strumento diretto al piacere e non come
presidio fondamentale di vita.
La musica agisce sul nostro cervello influenzandolo sul piano neurobiologico modificando
comportamento e affettività.
La regione orbito frontale è coinvolta come sede della formazione delle emozioni; la corteccia
motoria partecipa al feedback sensoriale e motorio che controlla i movimenti necessari alla
produzione della musica da parte del musicista.
La fisiopatologia dei fenomeni uditivi coinvolti nell’ascolto o nella produzione della musica sono
complessi. L’ascolto della musica comporta un’esperienza melodica (spaziale) e una ritmica spesso
associate; è stato dimostrato che il lobo occipitale mediale, quello temporale superiore, il cingolo, il

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putamen e il cervelletto processano le informazioni musicali melodiche mentre le informazioni
ritmiche sono elaborate dal lobo occipitale laterale, dalla corteccia temporale inferiore, dal giro
sopramarginale sinistro e dal giro frontale inferiore sinistro e ventrale, caudato e cervelletto;
pertanto il processing delle due informazioni (melodica e ritmica) è dissociato.
La musica, quindi, è in grado di provocare particolari emozioni riportando alla mente immagini e
ricordi, influisce positivamente sull’attività cardiaca (la musica è un pacemaker naturale e a seconda
della sua velocità, il cuore stesso si adatta ad essa aumentando o diminuendo le pulsazioni) e
respiratoria, stimola il rilascio di dopamina e serotonina (ormoni che forniscono la sensazione di
benessere).
La professoressa Marina Deljanin Ilic, dell’università di Nis in Serbia, in uno studio presentato ad
Amsterdam, al Congresso del 2013 della Società europea di cardiologia (ESC), ha evidenziato che
ascoltare la musica preferita migliora le funzioni cardiache, soprattutto se abbiamo qualche
problema cardiaco e che l’ascolto innesca nel cervello la produzione di endorfine che
migliorerebbero non solo l’umore e il benessere, ma rafforzerebbero anche l’endotelio, il tessuto
che riveste i vasi sanguigni, con un effetto “protettivo” del sistema cardiovascolare.

E sul piano Neurologico?


Uno dei più famosi neurologi contemporanei, Oliver Sacks (1933-2015) sosteneva che: “la musica
è uno strumento dotato di enorme potere in molti disturbi neurologici grazie alla capacità, unica, di
organizzare o riorganizzare le funzioni cerebrali quando esse siano danneggiate”.
L'ascolto della musica può migliorare l'umore e la collaborazione di pazienti colpiti da ictus, può
aiutare nel recupero di alcune funzioni linguistiche e sonore, e nella riabilitazione neuromotoria
funge da input per alcune aree cerebrali deputate all’attivazione/regolazione motoria ed affettiva del
paziente.

Alla luce di quanto sin qui esposto è dunque scientificamente appurato che la musica può
essere percepita a livello cerebrale, attivandone aree specifiche.
Vediamo, di seguito, come la Musicoterapia possa essere una valida metodologia di
intervento sia nella gestione dello stress in sala operatoria, sia nel post operatorio, in pazienti
ospedalizzati e sottoposti ad Awake Surgery. Prima però diamo una rapida occhiata al modello
teorico di riferimento.

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Perche la Musicoterapia in sala operatoria?

I campi applicativi in cui la Musicoterapia trova spazio sono, negli ultimi anni,
notevolmente aumentati. Gravidanza, terza età, scuola ed educazione sono solo alcuni dei “Luoghi
professionali” in cui questa disciplina trova la sua azione di pertinenza. A questo si stanno
aggiungendo nuove considerazioni pratiche che portano a pensare ad una Musicoterapia capace di
posizionarsi in molte altre aree di intervento. La presente proposta ha il compito di far riflettere tutti
gli attori delle Arti terapie, ed in particolare della Musicoterapia, sulla possibilità di inserire, con
obiettivi diversificati, un Musicoterapeuta preparato all’interno delle sale operatorie.
Questo, però, prevede una formazione altamente specializzata, in grado di rendere il professionista
capace di progettare, intervenire ed infine trattare e verificare i dati raccolti.
Confrontarsi con i colleghi dell’area neurochirurgica/chirurgica, con il personale infermieristico e
quello neuropsicologico saranno gli incipit teorico - pratici che concorreranno a potenziare le aree
di pertinenza formativa al fine di consentire ad ogni Musicoterapeuta di pianificare interventi
adeguati e orientati ai bisogni del paziente.

Come sappiamo in Musicoterapia ciò che conta consiste nel sapere individuare i bisogni dell’altro,
nell’ascoltarlo per scovare ciò che in lui non è “intonato”, nel tradurre ogni suo gesto in giochi
sonori - musicali che si coordinino su di lui (euritmia) in modo che egli si senta ascoltato perché
possa incominciare o rincominciare ad ascoltare, ad ascoltarsi e a ricercare la sua “intonazione”.
Tutto accade nella reciprocità, nella relazione, nel rispetto, nell’essere critici per non cadere nella
ripetitività: del resto la Musicoterapia non deve mai essere ripetizione ma fondarsi su quegli
elementi che, secondo Watzlawick, rendono efficace una terapia: il gioco, lo humour e la creatività.
Quindi la musica, al fine di produrre e stimolare il benessere personale, può entrare a far parte,
come elemento secondario, anche di altre forme di relazione d’aiuto, anche al servizio di pazienti
ospedalizzati.

Musicoterapia in Awake Surgery: proposta di un modello sperimentale di intervento per


nuove frontiere operative.

La metodologia di intervento prevede un’azione suddivisa in tre momenti operativi. Vediamone


insieme le caratteristiche operative.

1. Musicoterapia e paziente ospedalizzato: l’approccio pre intervento

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Ogni intervento chirurgico è preceduto da un senso di disorientamento nel paziente, dettato
dal dover affrontare un evento ignoto, che produce paura.
L’assenza di informazioni e la non conoscenza di cosa accadrà, crea un vissuto ansiogeno e/o
depressivo intenso. La proposta di intervento in questione prevede l’inizio del percorso
musicoterapico già prima dell’intervento, in modo da dare al paziente la possibilità di conoscere il
professionista, entrare in rapport con lui, condividere ansie, paure e generare un ancoraggio ed un
rapporto di fiducia tale da poter esser utilizzato come valido supporto in sala operatoria.
L’intervento pre - operatorio, prevede la calendarizzazione di n. 6 incontri individuali col paziente,
della durata di circa 45 minuti, distribuiti nelle tre settimane che precedono l’intervento (resta inteso
che tale calendarizzazione degli incontri pre - operatori fornisce indicazione di massima e che, per
ogni caso specifico, si appronterà un calendario di interventi ad esso coerente). Gli incontri
potranno svolgersi nella struttura ospedaliera stessa che, man mano, muterà agli occhi del paziente i
suoi connotati, da struttura ostile e luogo di sofferenza a setting di una attività piacevole e
distensiva.
In tali incontri, sarà possibile sperimentare l’espressione delle emozioni, l’accoglienza, la
condivisione degli stati d’animo, l’esternazione delle paure e dei timori, la rabbia per la propria
malattia, il recupero delle energie in vista dell’intervento e in concomitanza alla crescita e alla
costruzione di un rapporto umano di fiducia e di attaccamento.
Il Musicoterapeuta, in tali incontri, potrà utilizzare le tecniche base del Dialogo Sonoro e della
Improvvisazione Musicale: l’azione potrà prendere il posto del pensiero; il fare aiuterà a non
pensare e l’azione potrà assumere la forma di un agire produttivo e soddisfacente.
L’obiettivo sarà quello di un intervento attivo fino al giorno dell’intervento, aiutando il paziente a
vivere con ansia minore l’arrivo di quel giorno tanto atteso ma tanto temuto.

2. Musicoterapia e paziente ospedalizzato: valenza operativa durante l’intervento

Il supporto del Musicoterapeuta sarà fondamentale anche in sala operatoria, azione che si
pone come un continuum rispetto al programma pre - operatorio.
La sua presenza si rivela una risorsa che facilita il lavoro del personale medico, per ottenere una
maggiore compliance del paziente. Alcuni studi rivelano, infatti, una notevole riduzione dello stato
ansioso del paziente che appare più collaborativo, acquistando una maggiore capacità di affidarsi
all’equipe medica.
Un aspetto fondamentale è il senso di disorientamento che il giorno dell’intervento avvolge il
paziente. Un disorientamento, ovviamente, dettato dal trovarsi di fronte ad un evento ignoto che

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produce paura, creando un vissuto ansiogeno intenso e difficilmente gestibile. Il sentirsi al sicuro,
ritrovare nel Musicoterapeuta un punto di riferimento in un ambiente asettico, crea un clima
emotivo più rassicurante, favorendo il lavoro degli operatori medici.
Il desiderio di condividere dal punto di vista emozionale questa parentesi importante della vita,
ricercando il supporto e l’aiuto delle persone diventa per alcuni di fondamentale importanza per la
buona riuscita dell’intervento clinico. E l’aiuto necessario, spesso, non può essere solamente
professionale, ma deve ergersi accanto ad una partecipazione di uno spessore umano importante.
Le situazioni di stress e paura fanno emergere i modi di essere di ciascuno in modo rapido, modi di
essere che fanno parte della storia individuale, del patrimonio culturale e generazionale di ogni
“uomo”. Come tali, questi aspetti non devono essere erosi, bensì rispettati, contenuti, condivisi.
E’importane quindi non trascurare l’importanza delle dinamiche emotive, ovvero di quelle variabili
esistenziali che incidono sulla qualità della vita del paziente ospedaliero e sul percorso della sua
malattia.
Il paziente ospedalizzato spesso vive una sofferenza acuta e insopportabile che si traduce in una
richiesta di aiuto anche se non sempre è chiaramente esplicitata. E’ presente una continua
fluttuazione dei propri meccanismi di difesa che si traduce in un alternanza di stati emotivi, con
passaggi anche bruschi da momenti di negazione a momenti di disperazione e di panico e la
presenza di una significativa deflessione del tono dell’umore.
L’obiettivo primario, quindi, della presenza del Musicoterapeuta in sala operatoria è quello di essere
utile al paziente aiutandolo a vivere più serenamente ed autonomamente un difficile momento della
propria vita.
La Musicoterapia potrà essere agita attraverso l’ascolto di musiche che richiamano una stato di
serenità nel paziente e negli operatori medici; oppure attraverso l’uso di strumenti musicali dai
suoni dolci, come xilofoni, triangoli, pianole.
Il paziente stesso potrà essere invogliato all’uso materiale degli strumenti, in modo da monitorare
l’area della coordinazione motoria durante l’intervento cranico in awake surgery, oppure potrà esser
stimolato al canto, con la sonorizzazione di brevi ritornelli o filastrocche, in modo da monitorare le
aree cerebrali eloquenti e le aree della memoria.
L’intervento Musicoterapico in sala operatoria si presenta come un continuum delle attività iniziate
nella fase pre operatoria; tutti i passaggi messi in campo, dall’ascolto musicale all’uso degli
strumenti musicali, non sono improvvisati ne decisi imminente all’intervento: le musiche le melodie
saranno conosciute al paziente e, grazie ai processi della memoria, il loro ascolto farà emergere
emozioni e stati d’animo positivi che rassicurano, tranquillizzano, calmano e leniscono lo stato di
agitazione.

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Durante ognuna delle stimolazioni musicoterapiche, il personale medico potrà monitorare, con le
dovute apparecchiature, lo stato di vigile collaborazione del paziente, nonché mappare
costantemente le aree cerebrali per rilevarne eventuali compromissioni.

3. Musicoterapia e paziente ospedalizzato: il post operatorio

I primi documenti che associano la Musicoterapia al trattamento del dolore cronico risalgono
agli Stati Uniti durante la due guerre mondiali dove curavano i veterani che avevano riportato
traumi e ferite.
Gli individui ospedalizzati si cimentarono attivamente sia nell’ascolto della musica, sia
nell’utilizzo degli strumenti. Durante le attività musicali la percezione del dolore diminuì
sensibilmente. Molti operatori medici testimoniarono gli effetti positivi della musica al punto che
nel 1944 all’università del Michigan fu istituito il primo corso di laurea in Terapia della Musica.
Oggi è ben noto che dopo un intervento chirurgico, soprattutto se in aree di importanza vitale,
è importante che il programma di riabilitazione preveda anche il supporto psicologico.
L’obiettivo è quello di aiutare il paziente a elaborare l’esperienza della malattia e trasformarla in
una esperienza trasformativa positiva e quindi accettarla.
Questo gli permetterà di prendersi cura del proprio corpo e del proprio equilibrio psicofisico. Nel
periodo post - operatorio il paziente può manifestare reazioni ansiose o depressive che, se non
affrontate, possono rappresentare fonte di disagio per se stesso e per la sua famiglia.

I cosiddetti momenti di “calo psicologico” si manifestano attraverso diversi segni:


innanzitutto con la discontinuità del tono dell’umore, soprattutto nel primo periodo successivo
all’intervento chirurgico, seguito poi da momenti di ansia o di depressione, di scarsa collaborazione
alle terapie riabilitative, di eccessivo stress emotivo, di difficoltà di adattamento alle nuove
situazioni.
Una ricerca fatta in Germania e pubblicata nel dicembre del 2005 sul “Annals of the New York
Academy of Sciences, esplicita come la Musicoterapia, in appoggio ad una adeguata terapia
farmacologica, possa migliorare la percezione e la tollerabilità del dolore.
Sono stati coinvolti 40 pazienti affetti da dolore cronico e suddivisi in due gruppi. Il primo gruppo
di 21 persone, con un’età media di 53 anni, ha ricevuto, in aggiunta alla loro terapia farmacologica,
anche la Musicoterapia, mentre il secondo gruppo, di 19 pazienti, ed un’età media di 52 anni, gli è
stato somministrata solo la terapia farmacologica. Dopo una settimana sono stati sottoposti a delle
domande per quantificare la loro sensazione dolorosa. Nel primo gruppo il 71% dei pazienti ha

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ricevuto un miglioramento significativo da questa terapia mentre nel secondo raggruppamento solo
il 35% delle persona ha ottenuto una diminuzione del dolore, inoltre le persone del primo gruppo
hanno ottenuto una stabilizzazione migliore del dolore ed un ritorno più lento.
Sulla rivista “International Nursing eview” nel 200 è apparso un articolo, intitolato La musica

come intervento contro il dolore in cinque Paesi Asiatici, scritto da P. H. Lim ( . . Lim
professore nella facoltà d’Infermieristica all’ Università rincipe di Songkla ad at Yai, Songkla,

Tailandia) e da R. Locsin ( . Locsin professore nel Christine E. Lynn Nursing College,


Università della Florida, Boca Raton, Florida USA) che raccoglieva nove distinti studi, fatti in
Cina, Filippine, Corea del Sud, Tailandia e Taiwan, sugli effetti curativi della Musicoterapia sul
dolore.
L’origine delle nove ricerche sono, quattro dalla Tailandia, due dalle Filippine, ed una da Taiwan,
Corea del Sud e Cina. Sette dei nove studi hanno utilizzato un metodo di ricerca sperimentale, uno
studio, invece, ha usato un metodo quasi sperimentale mentre l’ultimo ha usato uno studio pilotato.
Il metodo di ricerca sperimentale si basa su tre tipi di ricerca differenti. Nella prima ricerca sono
stati presi 38 pazienti post-operati e divisi in due gruppi, uno di controllo, l’altro sottoposto a
Musicoterapia. I risultati sono stati molto positivi, si è notato una notevole interazione tra il tempo
di ascolto e la riduzione del dolore; i pazienti del gruppo sottoposto a Musicoterapia hanno
manifestato molto meno dolore rispetto ai colleghi del gruppo di controllo. La seconda ricerca ha
esaminato 169 soggetti, affetti da dolore cronico, e suddivisi in due gruppi, il primo (di 86 pazienti)
sottoposto a Musicoterapia, il secondo (di 83 pazienti) basato sulle cure farmacologiche. Il sollievo
dal dolore è stato migliore nei pazienti sottoposti a Musicoterapia piuttosto a quelli sottoposti a cure
farmacologiche, anzi nei soggetti del primo gruppo è stato riscontrato anche un abbassamento delle
pressione sanguigna e della frequenza cardiaca. La terza ricerca esamina gli effetti della musica sul
dolore da travaglio in un campione di 110 donne tailandesi. Sono state divise in due gruppi, il primo
di 55 donne è stata sottoposta a musica mentre il secondo gruppo è stato considerato come gruppo
di controllo. Il dolore è stato misurato prima dei trattamenti, ed ogni ora di studio per le tre ore
successive. Le donne del primo gruppo hanno riscontrato un dolore minore rispetto a quelle del
secondo gruppo ed un parto “più sereno e tranquillo”.
Lo studio quasi sperimentale si basava sugli effetti della musica durante la fase del travaglio. Le
pazienti, di nazionalità cinese, sono state assegnate casualmente o al gruppo di controllo o a quello
della musica.
Nello studio pilotato la musica è stata usata in alternativa alla terapia farmacologica nei pazienti
sottoposti ad intervento chirurgico.

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Alla fine sei dei nove studi presi in considerazione hanno stabilito che la Musicoterapia apporta un
sollievo nel trattamento del dolore (anche quello cronico) nonché un beneficio a livello fisiologico,
abbassando la pressione sanguigna e migliorando l’umore dei pazienti, mentre i restanti tre hanno
avuto un esito misto che non prova, ma nemmeno confuta, gli effetti di alleviamento della musica
sul dolore.

Modalità di intervento post operatorio


Nella mia proposta operativa, il percorso di accompagnamento del paziente, preso già in
carico nel periodo pre operatorio e seguito durante l’intervento, continua anche nel post operatorio.
A seguito dell’intervento, il paziente potrà pianificare gli ultimi tre incontri col musicoterapeuta,
incontri che serviranno ad elaborare i vissuti dell’intervento, a scaricare tensioni e paure
naturalmente provate.
Ogni intervento sarà programmato ed organizzato anche in collaborazione ed in accordo con quelle
che sono le opinioni dello staff medico che ha seguito il paziente, che darà le giuste indicazioni sui
parametri vitali del paziente stesso e la sua capacità/tollerabilità all’intervento musicoterapico.
Gli incontri, dunque, saranno fondamentalmente di Musicoterapia recettiva e di massaggio sonoro.
Il Massaggio Sonoro armonico induce profondi stati di rilassamento fisico, mentale ed emozionale.
Il setting potrà essere, ancora una volta quello ospedaliero, ma anche quello domiciliare, dunque a
casa del paziente stesso.
Il futuro ci sta riservando sorprese e sfide sempre più affascinanti ma anche più stimolanti sul piano
della ricerca. La Musicoterapia non può e non deve perdere questa nuova possibilità di
posizionamento professionale, favorendo nuove occasioni di crescita formativa e crescita personale.

Applicazione della Musicoterapia nell’ambito della riabilitazione neurologica


L’utilizzo della Musicoterapia per i pazienti con disfunzioni cognitive, sensoriali e motorie, dovute
a lesioni o malattie neurologiche del sistema nervoso si fonda su una ricerca estremamente
standardizzata e sperimentata che dura da qualche anno.
La Neurologic Music Therapy (NMT), cosi viene chiamata questa specifica applicazione della
Musicoterapia, è sostanzialmente una forma sperimentale ed altamente avanzata di Musicoterapia
basata su modelli neuroscientifici di percezione e produzione musicale nell’ambito della
riabilitazione neurologica. Il focus della ricerca in tale area si definisce nella minuziosa conoscenza
del comportamento neurobiologico del cervello quando ascolta musica con la finalità operativa di
sfruttare tali aspetti per ottenere cambiamenti, miglioramenti e potenziamenti nel cervello attraverso
l’uso della musica.

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I processi cerebrali che vengono attivati dalla musica possono essere generalizzati e trasferiti a
funzioni “non musicali”; questo avviene perché la musica coinvolge reti neuronali ampiamente
distribuite che sono condivise con funzioni cognitive, motorie e linguistiche generali “non
musicali”.
La musicoterapia neurologica agisce su pazienti con competenze ad alto e basso funzionamento,
concentrandosi su tre aree di intervento:
 area linguistica;
 area senso motoria;
 area cognitiva.
Area linguistica
La NMT interviene sul danno attraverso una serie di trattamenti specializzati, quali la Music Speech
Stimulation e la Melodic Intonation Therapy.

Area senso - motorio


La NMT può fornire un ausilio al movimento in una vasta gamma di contesti clinici, tra cui il Gait
Training (training del cammino).

Area cognitiva
La NMT utilizza strumenti musicali e strutture musicali per potenziare i apprendimento, problem
solving e adattamento all’ambiente.

Programma di massima delle attività laboratoriali

1. Modello teorico di riferimento;


2. Norma UNI 11592;
3. Attività pratica;
4. Prodromi teorici relativi alla tematica trattata;
5. Musicoterapia e Neuroscienze;
6. Attività pratica;
7. Studio delle fonti;
8. Attività pratica;
9. Riflessione sul Metodo autobiografico Creativo;
10. I danni neurologici e Musicoterapia;
11. Attività pratica;
12. Riflessioni e conclusioni finali
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