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I formati audio (analogico/digitale)

 Come si genera il suono, in natura?


Il suono si genera in natura con vibrazioni di corpi elastici. Il suono è vibrazione.
 Come si trasmette il suono, in natura?
Il suono si trasmette attraverso l’aria.
 Quali furono le invenzioni che migliorarono la propagazione del suono?
Sin dai tempi più antichi, gli uomini hanno cercato di amplificare e favorire la propagazione
del suono, in modo da poter trasmettere suoni a lungo, e a grandi distanze.
Un modo per propagare il suono a grandi distanze fu l’invenzione del telefono.
Il telefono fu inventato dall’italiano Antonio Meucci, però il primo a brevettare l’invenzione
(il primo a rendere ufficiale la scoperta, con un documento legale) fu l’americano Alexander Bell.

Antonio Meucci Alexander Bell

Il telefono permetteva di trasformare le


vibrazioni acustiche in segnali elettrici. Questi
segnali venivano trasportati nello spazio
attraverso fili elettrici.
I suoni così convertiti, da vibrazione
acustica a impulso elettrico, potevano essere
trasportati nello spazio più velocemente e più
facilmente.

Successivamente i suoni vennero diffusi nello spazio attraverso le onde elettromagnetiche,


grazie all’invenzione della radio da parte di Guglielmo Marconi.

In entrambi i casi, nel ricevitore gli impulsi elettrici o elettromagnetici venivano riconvertiti
in vibrazione acustica dal piccolo altoparlante inserito nella cornetta.
La corrente elettrica veniva trasformata in suono.
La musica poteva essere trasmessa telefonicamente, ma la qualità veniva abbassata di molto,
per permettere trasmissioni più veloci. Trattandosi di voce, non c’era bisogno di avere una resa
perfetta, tanto le parole si capivano lo stesso.
Veniva abbassata la qualità dell’audio.

Col tempo, la qualità di trasmissione del suono è sempre più migliorata, e oggi il suono
viene diffuso anche tramite reti informatiche (computer, wifii, ecc…) in questo caso si parla di
audio digitale.

Segnale acustico: la vibrazione fisica dell’oggetto (ad es. la corda di una chitarra)
Segnale analogico: ?????????
Segnale digitale: il suono viene riprodotto con una rappresentazione tramite una catena di
zeri e uni. Tanti più ce ne saranno in un file tanto più il suono digitale sarà vicino a quello che
rappresenta.

Le moderne tecnologie informatiche, che mettono a disposizione computer capaci di elaborare


grandi quantità di numeri al secondo, forniscono un'ulteriore e diversa possibilità di codifica dei suoni,
associando ai parametri acustici delle onde sonore delle lunghe serie di numeri (detti anche digit, in
italiano cifra), che li rappresentano piuttosto fedelmente e che possono, con elevata precisione essere
riconvertite nei suoni originali. Questo processo di codifica delle grandezze fisiche continue
(analogiche) in serie numeriche di cifre digitali è detta digitalizzazione e le grandezze sono dette essere
rappresentate in maniera digitale. Queste lunghe serie numeriche possono poi essere memorizzate in
memorie al silicio (pen drive ad esempio) o in memorie magnetiche (hard disk di computer) o infine
in memorie ottiche (CD, DVD o Blu-Ray), per essere trasportate nello spazio e nel tempo.

o stato dell'arte attuale prevede che un segnale audio sia convertito (quindi codificato) in un analogo
segnale elettrico (analogo per informazione contenuta, a meno dell'inevitabile rumore, anche minimo,
introdotto da qualsiasi manipolazione) per mezzo di un microfono, il quale produce, quando viene
colpito da una onda meccanica sonora continua, un segnale elettrico ininterrotto, i cui valori di tensione,
normalmente compresi in un range (detto dinamica del segnale e compreso tra un minimo e un
massimo), contengono la forma dell'onda acustica originaria. Un segnale siffatto, continuo nel tempo e
che può assumere con continuità tutti i valori all'interno della sua dinamica, è detto analogico. Una
seconda conversione può essere fatta associando a questo segnale una serie numerica (quindi
digitale) che codifichi con sufficiente precisione la forma d'onda elettrica analogica originaria, ottenendo
così la conversione analogico-digitale, detta brevemente conversione A/D.
Per far questo è necessario andare ripetutamente a leggere i valori di tensione continui della forma
d'onda analogica con sufficiente frequenza temporale, cioè effettuare una lettura sufficientemente fitta
di questi valori di tensione, producendo un numero di letture (e quindi di valori numerici) in genere
molto alto per ogni secondo di conversione A/D. Le singole letture sono dette campioni e il teorema del
campionamento afferma che se la frequenza temporale di queste letture (detta frequenza di
campionamento) è sufficientemente grande, non si hanno perdite di informazione rispetto alla forma
d'onda originale. Cioè la serie di numeri prodotta contiene pressoché intatta tutta la informazione sulla
forma d'onda elettrica analogica iniziale. Nei moderni standard tecnologici, in genere le frequenze di
campionamento spaziano dagli 8.000 campioni al secondo (Samples per second, S/s) per la voce
telefonica, fino ai 44.100 e più campioni al secondo per la qualità musicale. Queste letture di valori di
tensione possono poi cadere in un qualsiasi punto della dinamica del segnale, cioè ogni singolo
campione può avere un valore compreso tra il minimo e il massimo possibile.
Quindi potenzialmente si possono avere infiniti valori di lettura di tensione per ogni singolo campione.
Per completare l'opera di conversione del segnale da analogico in digitale, va ora suddivisa tutto il
possibile range dinamico del segnale in un numero finito di intervalli e ogni singolo intervallo va
codificato con un valore digitale ben determinato. Queste due operazioni si
chiamano quantizzazione e codifica di sorgente. La quantizzazione in genere suddivide il range
dinamico del segnale in un numero di intervalli potenza del due (2^n intervalli), in maniera tale che ogni
singolo campione cadrà inevitabilmente in uno degli intervallini quantizzati e potrà così essere
codificato digitalmente con n bit. I valori più ricorrenti di digitalizzazione attualmente usati vanno da un
minimo di 8 bit per campione in campo telefonico (range dinamico del segnale suddiviso in 256
intervallini), fino a 20 e più bit per campione (range dinamico del segnale suddiviso in un milione e più
di intervallini).
Naturalmente all'aumentare del numero dei bit per campione aumenta la fedeltà del segnale
campionato alla forma d'onda originale e si riduce l'imprecisione introdotta dalla quantizzazione (rumore
di quantizzazione), ma va osservato che già 8 bit per campione quasi basterebbero per soddisfare i
vecchi criteri di alta fedeltà (HiFi). La serie numerica che così discende è detta segnale audio digitale e
contiene in sé tutte le informazioni necessarie per ricostruire la forma elettrica originale, che a sua volta
era l'immagine quasi perfetta della forma d'onda acustica che l'aveva originata. Volendo, si potrebbe
quindi ora procedere alla sua conversione da digitale ad analogica con convertitori D/A, per riottenere
la forma elettrica originale, che una volta inviata ad un altoparlante riproduce il suono originario.
Tutto questo processo costa in termini di introduzione di rumore vario, ma con le moderne tecniche
questo può facilmente essere tenuto sotto una soglia in genere accettabile. Un ultimo passo è in
genere fatto in questo settore. Il segnale audio digitale prodotto dai convertitori A/D è in genere
codificato con un certo numero di bit per ogni campione e così una registrazione audio di 60 secondi
campionata a 44.100 campioni al secondo, con ogni campione codificato con 16 bit, dà per risultato
una sequenza di 44.100 campioni al secondo per 60 secondi, pari a 2.646.000 campioni, che vanno ora
moltiplicati per 16 bit per campione, ottenendo una serie di 42.336.000 bit. Questo segnale audio
digitale così codificato è detto “raw”, cioè grezzo. Un secondo livello di codifica è ora possibile, che
consenta di comprimere le informazioni in sequenze numeriche più corte e che occupino meno bit per
ogni secondo di conversione. Con le moderne tecniche di codifica si arriva a comprimere il suono in
maniera molto efficace, come ad esempio negli standard MP3 o vorbis, tanto usati per diffondere
musica e suoni in generale.

 Per approfondimenti, puoi consultare questa pagina dedicata presene su Wikipedia.


I primi esperimenti di conversione del suono analogico in digitale avvennero nel 1937.
Se il segnale acustico viene convertito in digitale senza alcuna riduzione della sua
dimensione, il risultato è un file molto ingombrante, che occupa moltissimi MB.
Per favorire lo scambio di file audio digitali sono stati creati dei formati audio più o meno
compressi che, in base alle loro caratteristiche, si suddividono in due differenti tipologie:
i formati Lossless, ovvero quando l’informazione contenuta nel file finale è identica a quella
contenuta nel file di origine e dunque non vi è perdita di qualità.
Tra i formati lossless più diffusi ci sono i file wav.
Nei file wav la qualità audio rimane invariata rispetto all’audio d’origine.
ed i formati Lossy, per i quali l’informazione contenuta nel file finale è minore di quella
contenuta nel file di origine con una conseguente perdita della qualità a vantaggio però dello spazio
d’archiviazione richiesto.
I più diffusi sono gli MP3 e i file WMA
Soggetti sempre a compressione che vanno ad occupare pochissimo spazio andando però a
“sacrificare” un certo grado di qualità audio. I principali formati parte della categoria in oggetto
sono i seguenti: MP3, AAC, WMA e Ogg Vorbis.
 MP3 –È lo standard dell’audio compresso più conosciuto ed utilizzato al momento. Venne
pubblicato come standard internazionale nel 1998 ed è stato praticamente l’apripista della
categoria. Comprimendo un file WAV in MP3, se ne ottiene uno fino al 90% più leggero in termini di MB. La
qualità è variabile in base al bitrate, che va da 32 a 320 Kbit di informazione per ogni secondo di musica. Lo
standard è 128 Kb/s.
 È stato rilasciato nel 1993 e negli anni ha incrementato il suo successo grazie all’abbinata con i brani
musicali. Perché sono così usati? Semplice, si tratta di file con compressione con perdita di dati e i file generati sono
talmente piccoli da garantire alle persone di creare una libreria musicale senza la necessità di troppo spazio
d’archiviazione. E la qualità? È molto inferiore rispetto ad altri formati ma l’orecchio umano non sempre riesce a
percepire in maniera significativa la differenza. MP3 inoltre è un file universale. Si può trovare su smartphone, computer,
smart TV, tablet e moltissimi altri apparecchi elettronici.
 WMA – Per esteso Windows Media Audio. Come facilmente deducibile dal nome stesso, è
un formato proprietario di Microsoft ed è considerato da più parti come risposta dell’azienda di Redmond
all’MP3 di cui sopra. La sostanziale differenza sta però nel fatto che mentre l’MP3 è supportato dalla
maggior parte dei dispositivi, il WMA non lo è. In termini di compatibilità non è dunque un formato
generalmente consigliabile.

Valutare la qualità audio


Per sentire differenze concrete tra la qualità di un file audio ed un altro è poi necessario
utilizzare un set di cuffie o di altoparlanti di alto livello. Inoltre, la cosa dipende anche da quello che
si sente e dal tipo di musica che a seconda del formato può presentare notevoli differenze di ascolto
o quasi nessuna.

Di conseguenza, potrà sembrarti una banalità, ma per riuscire a trovare i migliori formati
audio, vale a dire quelli che offrono il miglior compromesso tra qualità e dimensioni secondo
esigenza, dovresti sperimentali tutti cercando di capire con quali riesci ad ottenere un’esperienza
audio migliore e con quali invece no.

Suasivamente potrai convertire i tuoi file con fre:ac semplicemente selezionando il formato
di output che preferisci dall’apposito menu a tendina nella finestra del programma, regolando le

impostazioni del codec, cliccando sulla freccia che si trova accanto al pulsante ▶︎nella barra degli
strumenti e scegliendo uno dei formati di output supportati.
In seguito, clicca sull’icona dell’ingranaggio sempre annessa alla barra degli strumenti di
free:ac e imposta tutti i parametri relativi alla qualità dei file audio da ottenere. Se hai scelto un
formato Lossy ti consiglio di non scendere mai al di sotto dei 192 kbps se vuoi evitare di ottenere
dei brani di scarsissima qualità.
Quali sono i formati audio più diffusi

Sono decine i file audio che possiamo utilizzare per


convertire un brano, ma quelli veramente utili si contano
sulle dita di una mano: ecco quali sono
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Quando pensiamo a un file audio alla maggior parte di noi viene subito in mente l’MP3. Sicuramente si tratta di
uno dei formati audio più famosi, ma non è il solo. Vediamo quali sono i formati audio più diffusi e le loro differenze
d’uso. E quali dovremo scegliere in base alle nostre esigenze.
Esistono diverse categorie di file audio. In primis abbiamo i formati definiti come non compressi. La parola
stessa definisce questa sezione di file. In questo caso, infatti, le onde sonore che sono state catturate
vengono convertite in formato digitale senza alcuna ulteriore elaborazione. In cosa si traduce tutto questo? In file molto
pesanti da salvare e che occupano parecchio spazio. Per creare dei file audio più facili da salvare e meno pesanti sono
stati poi creati i formati con compressione dati con perdita. Questi sacrificano un po’ di qualità a favore del poco spazio
d’archiviazione richiesto.
Per rimediare anche a questo difetto, ovvero la perdita di qualità a favore della grandezza dei file, sono stati
creati dei formati audio compressi senza perdita di dati. Ovviamente non saranno dei file piccoli come la compressione
con perdita però saranno comunque più piccoli dei non compressi. Va detto però che questo tipo di formati non sono
molto usati se non in casi specifici.

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