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Lei racconta Peggy Guggenheim come una donna annoiata, affamata di sesso e
incompetente in fatto di arte.
«Ho detto semplicemente la verità. Ma Peggy poteva essere una donna anche molto
divertente».
Sarà, ma lei la descrive come un "clown triste".
«Era la prima a considerarsi un clown. In The Cicerone, il romanzo che Mary
McCarthy ha scritto su di lei è definita una "persona che scivola costantemente
sulle bucce di banana della vita". Nella realtà era molto diversa dalla grande
esperta d´arte che si vantava di essere. Peggy si è trovata al posto giusto nel
momento giusto, con una grande disponibilità di soldi e degli ottimi consiglieri.
Non le ho mai sentito dire nulla di particolarmente illuminante su un quadro se non
che era stata a letto con l´artista, e i suoi giudizi erano soprattutto sulle loro
prestazioni erotiche. C´era qualcosa di profondamente superficiale in tutta la sua
esistenza, e lei da un certo momento in poi ha cominciato a prendere sul serio la
sua stessa leggenda».
Non può negare quanto ha fatto per molti artisti, come ad esempio Max Ernst e
Jackson Pollock.
«Ernst era il marito e Pollock l´amante. E non creda che fosse una mecenate:
Pollock era stipendiato con centocinquanta dollari al mese».
E´ vero che era molto misogina?
«Era una persona che diceva "non mi piacciono le donne. Preferisco al limite gli
omosessuali"».
Il ritratto che lei fa della Garbo va ben oltre la misoginia, e conferma il mito
della sua omosessualità.
«Nella relazione che aveva con Cecil Beaton era lei ad interpretare il personaggio
maschile. Cecil le scriveva lettere intestate "Dear Sir or Madam"».
Era un vero amore?
«Certamente da parte di Cecil. Lei era innamorata esclusivamente di se stessa, ed
erano entrambi bisessuali. Per molti versi era un unione perfetta, che si
interruppe perché Cecil aveva la debolezza di pubblicizzarla in ogni occasione».
Gran parte degli artisti che lei racconta sembrano condannati all´infelicità.
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«Un vero artista sacrifica tutto sull´altare della propria arte».
Molti suoi ritratti ci consegnano nel privato degli uomini terribili.
«E´ una equazione che non si può applicare meccanicamente, ma che spesso è vera. Ma
bisogna fare attenzione: ad esempio su Picasso è stato detto che era avaro,
infantile, violento e bestemmiatore. E´ tutto vero, ma era anche generoso, saggio e
delicato. L´ho visto trattare le donne con volgarità e squisitezza, freddezza e
passione... Per quanto riguarda la religiosità, sua moglie diceva che era più
cattolico del Papa, e non dimentichiamo che ha dipinto la prima Crocifissione del
Novecento. Anche questa ambivalenza è una caratteristica tipica di alcuni grandi
artisti. Voglio aggiungere che era uno degli uomini più spiritosi che abbia mai
conosciuto, come del resto Lucian Freud».
Con l´eccezione di Lili Klee, gran parte delle mogli degli artisti sono raffigurate
in una luce ambigua. Penso in particolare a Gala Dalì.
«Era un mostro. Conoscerla significava odiarla».
Aveva davvero simpatie naziste?
«Era una donna priva di alcuna morale, capace di fingersi nazista per opportunismo.
Gli unici suoi interessi erano il denaro ed il sesso. Avida Dollars, il terribile
soprannome coniato da Breton anagrammando il nome di Dalì è dovuto soprattutto a
lei. Era anche una ninfomane, capace di pagare cifre elevatissime per assicurarsi
una notte con un giovane».
Come reagiva Dalì?
«Era un voyeur e spesso la incoraggiava. Si ribellava solo quando Gala andava a
letto con i suoi amanti».
Andy Warhol è sempre stato associato ad un mondo scandaloso, ma il ritratto che lei
ne dà è totalmente diverso.
«Era un cattolico devoto e di pochissime parole, che andava in Chiesa quasi ogni
giorno. Una lettura attenta della sua arte evidenzia questo aspetto, come ha notato
Jane Dillenberger nel suo saggio critico. La sua fede era attiva anche nelle opere:
sono stato testimone di molti gesti di carità, ed ho visto la commozione tra i
partecipanti al suo funerale alla cattedrale di Saint Patrick».
Uno dei capitoli del libro si apre con una citazione di Oscar Wilde: tutta la
brutta arte è il risultato di buone intenzioni.
«Pensavo in particolare alle opere che Picasso realizzò per il partito comunista.
Le realizzò in buona fede, ma i risultati furono i peggiori della sua carriera».