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Oltre la riva oscura dell’Acheronte, nel regno dell’Ade si apre un paesaggio spettrale, un
territorio grigio e brumoso dove non domina però, come noi crederemmo, il silenzio ma un
innaturale frastuono: nell’Aldilà, dice Omero, i morti stridono come uccelli, sono come
pipistrelli ciechi, prigionieri di un volo perenne e senza senso.
Sono molti i volti della morte, molti i demoni infernali di cui gli antichi narravano le storie.
Basti pensare alle tre Signore del Destino, le Moire (le latine Parche) che filavano la sorte
degli uomini. La filavano in senso letterale: Cloto, la tessitrice, stava al telaio da cui
uscivano i fili in cui si dipanava la vita di ogni essere umano; Lachesi, la distributrice
(ovvero colei che assegna a ciascuno il suo destino), ne stabiliva la lunghezza; Atropo,
colei a cui non si sfugge, recideva il filo quando il momento era giunto.
Jacopo Bazzi (il Sodoma), Marco Bigio, Le Parche, anni ’40 del XVI secolo, Roma, Galleria Nazionale d’Arte
antica, Palazzo Barberini
Nessuno aveva più potere di loro, che erano il destino in persona: persino Zeus doveva
sottostare al loro volere.
Insomma, lo avrete notato, i demoni della morte sono tutti femmine. Anche se in greco la
morte è maschile, non femminile come nella nostra lingua.
O nella fustigatrice dei VE dove si trovava quel prato? C’è un luogo che da sempre i greci
legavano al rapimento di Persefone: la Sicilia e, più precisamente, non lontano dalla città
di Enna, proprio sulle sponde del lago di Pergusa. Un rombo, simile ad un tuono, salì dalle
viscere della terra: era il carro del Dio dei morti che cercava la strada per raggiungere la
superficie. Al fragore seguì un terremoto (di quelli che la Sicilia ha ben conosciuto durante
la sua storia) che, stando alla leggenda, fu il motivo per cui la Sicilia si separò dalla
terraferma e per cui, dunque, si creò lo stretto di Messina.
Il pensiero del rapimento di Persefone era nato dalla grande solitudine di Ade, da sempre
trattato dagli altri dèi celesti dell’Olimpo come una divinità di terza classe, da quelli che, a
ben vedere, erano decisamente assai meno potenti di lui.
Fu proprio per questo solitudine che Zeus, per quanto lo detestasse, concesse ad Ade di
prendersi in moglie la bellissima figlia unica di Demetra, che urlava terrorizzata tra le sue
braccia, mentre il carro infernale tornava ad immergersi nella profondità della terra.
Nonostante i tentativi disperati della madre, Persefone rimarrà per l’eternità a regnare sui
morti accanto ad Ade, almeno per una parte dell’anno, a perenne ammonimento della
ciclicità della vita.
Pinax con Persefone e Ade, V sec. a.C, Reggio Calabria, Museo Archeologico Nazionale