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Di Lorenzo R., la Borsa; le ricette di Corinnah Kroft, semplici per tutti


renato.dilorenzo1@gmail.com

Renato Di Lorenzo

la Borsa

una lunga intervista a Corinnah Kroft,


che svela le ricette semplici per tutti
Per Annie

Avvertenza
L’autore sarà lieto di inviare via e-mail, a tutti coloro che glieli richiederanno, i fogli di lavoro usati
in questo libro.
Indirizzare la richiesta a renato.dilorenzo1@gmail.com unitamente a una qualunque prova di
acquisto.
Introduzione

C’è chi in Borsa ci va per guadagnare il milione di euro.


C’è viceversa pure chi è semplicemente stufo di lavorare senza soddisfazione e vorrebbe essere
libero.
Costui ambirebbe anche solo a guadagnare costantemente ogni mese uno stipendio - se possibile
qualcosa di più - lavorando a casa propria dal proprio PC.
Questa lunga intervista a Corinnah Kroft è per tutti costoro.

Ma chi è Corinnah Kroft?


Difficile dirlo.
Una leggenda metropolitana, ormai; certamente.
Venticinque anni, giornalista precaria newyorkese, specializzata in interviste ai guru della finanza, è
la protagonista dei miei saggi/romanzi (edutainments per i più raffinati)[1].
Nelle storie che ho narrato, Corinnah è coinvolta, suo malgrado, in avventure e misteri.

Ne viene a capo grazie alle sue intuizioni e a curiose ricette sul successo, per scoprire le quali è
spesso necessario rileggere più volte i testi, onde dischiuderne tutti i diversi livelli di lettura.
Ma Corinnah non è solo questo.
Corinnah è la coscienza inquieta dei mercati finanziari, che tutto scruta e pensa, alla ricerca del
metodo dei metodi, quello infallibile e intelligente.
Fatevi dunque guidare da Corinnah.
Siate partecipi con lei dell’avventura.
Si dice che il richiamo spesso non risuona più volte nel corso di un’esistenza. Che è un modo di dire
che di grandi mercati toro, nella vita, uno ne vede mica tanti… e che quindi bisogna essere sempre
pronti a montare sul treno quando si degna di passarci davanti.
In bocca al lupo dunque!
Renato Di Lorenzo
renato.dilorenzo1@gmail.com
Ci esce uno stipendio?

Corinnah, investire è correre i cento metri o fare una maratona?

Fare una maratona.

Anche per chi fa day-trading, ossia apre e chiude le posizioni in giornata, a sessione ancora
aperta?

Per loro lo è ancor di più, a causa dell’aggiunta di stress che comporta quel tipo di attività.

Spieghi bene.

Prendiamo il future mini-Nasdaq. Vale 20 dollari a punto. Se, supponiamo, quota 1.696,75 ha un
controvalore di 20´1696,75=33.935 dollari. Se il cambio è 1,271, il controvalore in euro è
33.935/1,271=26.699, diciamo 27.000 euro per non complicarci la vita. Le commissioni diciamo che
sono 7.5 euro ad operazione.

Allora?

La domanda è: qual è la volatilità intraday del future che ci apprestiamo a lavorare? Questo dato ci
serve per poter fare delle ipotesi su quanto è ragionevole attendersi di guadagnare. E anche qui non
vogliamo complicarci troppo la vita con calcoli sulla volatilità che non finiscono mai. Diciamo che,
per esperienza, nel percorso che porta uno stocastico slow[2] ben costruito da ipercomprato a
ipervenduto (o viceversa) il future in media varierà di uno 0.5%.

Ferma tutto. Che cos’è “uno stocastico ben costruito”?

L’oscillatore stocastico slow è riportato in tutti i siti che forniscono grafici.

Ci ricorda come è fatto?

Eccolo:
Piattaforma ProRealTime

Lo stocastico è riportato nella finestra inferiore, e come si vede quando si avvicina a quota 75-80
siamo in zona di ipercomprato e il prezzo può iniziare a scendere, mentre quando si avvicina alla
zona 20 siamo in ipervenduto e il prezzo può iniziare a salire.
Inoltre lo stocastico è costituito da due linee che si muovono in sincronia ma con un leggero ritardo
l’una rispetto all’altra: quando si incrociano è quasi certamente il momento di comperare o vendere.
Si vede molto bene dal grafico.

Poi?

Per disegnare lo stocastico occorrono tre numeri, io adopero i numeri di Sam[3].

In pratica?

In pratica quando sul sito (ad esempio www.boursorama.com) chiedono i tre parametri che
identificano l’andamento dello stocastico slow, io inserisco nell’ordine: 9,5,3. A volte uso anche
19,9,5, ma la prima terna è quella che mi piace di più.

Perché questa scelta tra tutte le terne possibili?

Solo questione di esperienza, nel trading molto spesso è davvero folle spaccare il capello in quattro
con troppe disquisizioni teoriche.

Andiamo avanti.
Allora, se quella che abbiamo chiamato volatilità intraday media è lo 0,5%, ad ogni operazione
azzeccata il day trader guadagnerà circa 27.000´0,5%=135 euro, a cui però dobbiamo sottrarre 15
euro di commissioni (7,5 all’acquisto e 7,5 alla vendita).

Fa 120 euro netti ad operazione.

Già, ma questo non è il profitto medio atteso[4], perché dobbiamo tener presente che non tutte le
operazioni finiscono con un profitto. Esiste anche una probabilità di sbagliare.

Quant’è questa probabilità?

Dipende dal trader. Diciamo che un buon trader che non si spaventa facilmente e che ha imparato a
interpretare bene lo stocastico slow ne azzecca 2 su 3.

Quindi ha una probabilità di 1/3 di sbagliare.

… e una probabilità di 2/3 di far bene. Il che ci consente di calcolare il profitto per trade[5] medio
con al solita formulina dell’edge:

PpT medio=PpT´Probabilità di guadagno-PpT´Probabilità di perdita

Ricordando anche che:

Probabilità di perdita=1-Probabilità di guadagno

Nel nostro caso:

PpT medio=120´2/3-120´(1-2/3)=41,67

Quindi per ogni trade in media c’è da aspettarsi un profitto netto di 40 euro.

Non è granché.

No, però c’è da tener presente che un day trader, nel corso di una giornata, di queste operazioni ne fa
un certo numero.

Tipo?

Da un ipercomprato sul mini nasdaq all’ipervenduto successivo e viceversa in media passano – a


occhio e croce, e con i miei numeri inseriti nello stocastico slow – circa 3 ore, forse un po’meno. Il
mini Nasdaq è quotato sul Globex, quindi è negoziabile 24 ore su 24[6]. Diciamo che uno comincia
verso le 9 e finisce alle 20: fa 11 ore e quindi può fare circa 4 operazioni fra rialzo e ribasso.

Undici ore davanti al monitor mica sono poche.

Gliel’ho detto che è un lavoro stressante. Però c’è da dire che uno non sta sempre davanti al monitor;
questa è mitologia: può anche portar fuori il cane. Le oscillazioni come visto non sono poi così
veloci.

Dunque?

Dunque in media al giorno uno può aspettarsi, lavorando un solo contratto, di guadagnare 4´40=160
euro circa.

Che moltiplicato per 20 giorni lavorativi al mese…

… dà 3.200 euro al mese. Dedotte le imposte al 20% fa 3.200´80%=2.560 euro circa, quasi il
doppio dello stipendio medio che si guadagna in attività “normali”.

E non si deve dire “sissignore” a nessuno.


Sembra attraente.

Lo è.

Un’ultima domanda: lei parla di Nasdaq, ma a me piace molto il Forex, il mercato delle valute;
immagino che non sia la stessa cosa.

Tutt’altro: quello che dico si applica identicamente a ogni tipo di strumento; quelli che fanno
distinzioni non sanno di cosa parlano. Anzi: c’è una buona probabilità che sul Forex tutto fili anche
più liscio, perché si tratta del più grosso mercato al mondo, nel quale l’analisi tecnica si applica al
meglio.
Le Difficoltà

Corinnah, ci ha spiegato come si fa a guadagnare uno stipendio, anche buono, con lo stocastico
slow, i numeri di Sam, e il future sul mini Nasdaq. Non ci ha ancora detto perché non è come
correre i cento piani ma è una maratona… ma per il momento soprassediamo. Sembra tutto pulito
e facile, però ci sono di sicuro delle trappole. Quali sono?

Non le chiamerei trappole. Ci sono le solite difficoltà di interpretazione dei segnali, come sempre
accade nei mercati finanziari, ed è qui che entra in gioco il cervello e soprattutto il cuore del trader.

Quali sono queste difficoltà?

La più evidente è costituita dal fatto che quando lo stocastico va – ad esempio – in ipervenduto e le
due linee da cui è costituito lo stocastico si incrociano, uno prende posizione: compra[7]. Se non lo
facesse sarebbe inutile guardare lo stocastico.

E allora?

E allora tutti sanno che il future può ancora continuare a scendere e lo stocastico rimanere
ipervenduto più o meno allo stesso livello. Quella sembra quindi già al suo esordio una operazione
in perdita, e viene voglia di chiuderla immediatamente.

E non è così che si deve fare?

Normalmente no. Semmai questo è uno di quei casi in cui è normalmente conveniente aumentare la
posizione, comperando un altro contratto, cioè facendo la famigerata media la ribasso.

Perché la si sconsiglia sempre e in questo caso invece è raccomandabile?

Perché lo stocastico da ipervenduto diventerà ipercomprato, e questo è sicuro che più sicuro non
potrebbe essere. E allora si tratterà solo di capire se riusciremo a guadagnare anche questa volta, a
conclusione del ciclo ipervenduto-ipercomprato, oppure se questa volta chiuderemo con una perdita.
Ma, in questo caso, se abbiamo un prezzo di carico basso la perdita sarà probabilmente molto
accettabile.

Però bisogna avere i soldi…

E’ per questo che sto parlando del mini Nasdaq, perché gli importi dei margini di garanzia[8] su quel
contratto non sono alti - oltre al fatto che la sua volatilità non è da cardiopalma. Per il primo future
che abbiamo comperato ci sono stati bloccati in conto 3.000 euro[9], quindi per comperare un
secondo contratto, quando lo stocastico indugia in ipervenduto, dobbiamo disporre di altri 3.000
euro.

E fa 6.000.

Be’, è però difficile pensare che qualcuno vada sui mercati finanziari senza dedicare alla faccenda
almeno un 10.000 euro. Direi che, al di là dell’opportunità, non ne varrebbe nemmeno la pena.

Nel senso?

Nel senso che i guadagni in euro che ci potremmo ragionevolmente aspettare dall’impiego di una
cifra molto bassa non giustificherebbero l’impegno di tempo e lo stress che operare sui mercati
finanziari sempre porta con sé. Non ne varrebbe la pena.

Ci si può difendere in altro modo da un ipercomprato (o ipervenduto) che indugiano oltre le


nostre attese?

No.

Insisto: e se si uscisse subito, tagliando le perdite[10]?

In questo caso si taglierebbero le perdite ma si taglierebbe anche una opportunità di profitto. In


genere quando lo stocastico torna in ipercomprato (se siamo entrati lunghi in ipervenduto) si riesce a
portare a casa qualche euro di profitto. Non bisognerebbe mai rinunciare a una opportunità.

E’ per questo che ha fatto appello al cuore del trader?

Sì, perché quando si comincia a perdere ci vuole del sangue freddo per considerare tutti gli elementi
di decisione che abbiamo disposizione e non farsi prendere dal panico. Il contatore che gira e che ci
mostra in tempo reale l’ammontare delle nostre perdite è solo uno degli elementi.

Gli altri quali sono?

Il fatto che lo stocastico è ancora ipervenduto e che per costruzione dovrà diventare
immancabilmente ipercomprato e noi non sappiamo a quale livello sarà il future in quel momento, per
quanto avversa ci appaia la situazione del mercato contro di noi.

Altri warning?

Il buon senso. Se verso la fine della seduta di Wall Street il Nasdaq 100 - che è il sottostante de l
mini Nasdaq – sta guadagnando che so: lo 0,5% e i mercati in genere sono abbastanza addormentati,
appare davvero poco probabile che da lì a poco si chiuda la seduta parecchio più in alto.

Perché?

Perché se lo facesse sarebbe strano. Capita, ma capita raramente. In genere quel che deve succedere
succede o in apertura o verso metà seduta. Per cui se il Nasdaq 100 è fermo, tanto vale considerare
con distacco la nostra posizione ed eventualmente chiuderla, specie se abbiamo un profitto. Inutile
rischiare un ribasso. Meglio accontentarsi. Meglio anche chiudere in pari piuttosto che in perdita.
Non perdere aumenta la fiducia in noi stessi e non ci fa prendere dal panico quando vediamo sul
display delle perdite che salgono.

Che altro?

Non mi stancherò mai di ripetere che bisogna essere il più convinti possibile di ciò che si sta
facendo.

Cioè?

Essere certi che le diverse indicazioni fornite da ciò che sappiamo di analisi tecnica siano concordi.

Può fare un esempio?


Questo è capitato stamattina:

Cosa c’è di strano?

Il grafico dopo una bella discesa ha fatto un doppio minimo[11] e viene voglia di entrare, ma come
vede lo stocastico è ancora ipercomprato e il massimo con incrocio delle due linee non è neppure
riuscito a farlo al di sopra della sell zone[12], indicando parecchia debolezza. Sono comunque due
segnali discordanti. Meglio attendere che la situazione si chiarisca.

E si è chiarita?

Immancabilmente. Ecco il grafico una quarto d’ora circa più tardi:

E’ sceso.
Certo.

Fantastico.

Mi creda: chi dice che l’analisi tecnica[13] non funziona, è perché non la sa usare.
Poco e sempre

Adesso capisco perché non sono i cento metri piani ma una maratona: ci sta dicendo di
guadagnare con costanza, magari poco, ma cercare di farlo sempre.

Esatto.

Ma supponga che l’escursione da ipercomprato a ipervenduto o viceversa porti un guadagno, che


so: di soli 35 euro. Si chiude lo stesso la posizione?

In genere sì, certo. Non sempre le escursioni sono soddisfacenti. Se si guadagnano 35 euro, e se ne
tolgono 10 o 15 di commissioni, fa sempre un 20-25 euro guadagnati in poche ore. La cosa più
importante è non perdere e… contentarsi.

Senta, ma, visto che, a quel che sostiene, se ci si contenta più o meno ci si azzecca, perché
limitarsi a un contratto da 27.000 euro? Tanto varrebbe usare il future Nasdaq 100 che vale,
immagino, il doppio.

No, vale molto di più: 100 dollari per ogni punto indice. Quindi se, come nel caso precedente, il
future Nasdaq 100 quota 1.696,75, il controvalore è 100´1696,75=169.675 dollari. Se il cambio è
1,271, il controvalore in euro è 169.675/1,271=133.497,25, diciamo 134.000 euro per semplicità. Le
commissioni sono 15 euro ad operazione e il margine di garanzia è 15.000 euro.

Sì, siamo su livelli decisamente non da piccolo risparmiatore.

Non è nemmeno tanto quello il problema col Nasdaq 100.

Qual è allora il problema?

Il fatto che, al momento di scrivere, è lavorabile in via telematica solo quando l’America è chiusa;
quando l’America è aperta occorre passare gli ordini alle grida, cioè per telefono, che è ormai un
modo davvero barbaro di operare. Inoltre questo si deve fare proprio quando il future balla di più: si
rischia di perdere qualche treno o di prenderci qualche travata. Teniamo presente anche…
Che cosa?

Che una variazione sfavorevole dello 0,5% su un controvalore di 134.000 euro fa una perdita di 670
euro, realizzata in un batter d’occhio, che è difficilmente compatibile col nostro obiettivo di
guadagnare 200 euro o giù di lì al giorno.

Va be’, però ci sono anche altri future.

Ne parleremo infatti, però al momento le segnalo che il mini Nasdaq ha alcuni altri vantaggi, oltre a
quelli che abbiamo già individuato

Tipo?

Dato che incomincia a scambiare in maniera consistente solo verso le due e mezza del pomeriggio
(ora del nostro meridiano, quello dell’Europa centrale), noi abbiamo tutta la mattina non solo per
fare trading, ma anche per farci un’idea del clima delle borse mondiali.

E’ così importante?

Le borse spesso si muovono abbastanza tipo marea. Non è sempre così, specie per quanto riguarda
l’America, ma di solito questa è una buona ipotesi di lavoro. Se al mattino presto (parlo sempre del
nostro mattino) accendendo Canale 5 vediamo che Tokyo non ha chiuso male o ha chiuso addirittura
bene, se poi fino a metà mattinata le borse europee sono state tutte positive, magari anche con aumenti
piccoli – ma pur sempre positivi – e se, infine, lo stocastico sul mini Nasdaq in quel momento è
ipervenduto, perché non andare lunghi[14]?

Come fa a essere ipervenduto il mini Nasdaq se tutte le borse sono positive? Sarà positivo anche il
future sul mini Nasdaq, se la sua teoria delle maree è vera.

Stia attento a non confondere i time frame: che le borse siano positive significa che mostrano
incrementi degli indici rispetto alle chiusure precedenti, quindi stiamo parlando di un’ottica daily.
Stiamo cioè dicendo che il mercato ha un fondo rialzista. Ma su questo fondo rialzista si procede con
oscillazioni ben visibili quando si campiona, ad esempio, a 5 minuti…
Cosa significa “campionare a 5 minuti”?

Che nelle apposite caselle del grafico che stiamo osservando scriviamo che vogliamo che ogni
candela – ad esempio – rappresenti cos’è successo nel mercato in intervalli lunghi 5 minuti.

Quindi?

Quindi se il fondo è rialzista e campionando a 5 minuti (o 10, o 15…) lo stocastico del mini Nasdaq
è ipervenduto, andando lunghi non stiamo operando contro il mercato, ma siamo essenzialmente in
una situazione di trend following, e quindi le probabilità di farcela a chiudere bene la giornata sono
buone.

Che cosa vuol dire “trend following”?

E’ l’atteggiamento di chi segue il trend, cioè di chi crede, appunto, che si debbano sempre prendere
posizioni che non sono in contrasto con l’andamento generale del mercato, rialzista o ribassista che
sia, mentre il contrarian è colui che pensa sia sempre meglio agire contro il trend prevalente.

Sembrerebbe una pazzia.

Dipende. Bisogna intendersi sul significato delle parole. Capire bene cosa si intende. In analisi
fondamentale il contrarian compra un titolo quando nessuno lo vuole, quando i dati di bilancio non
potrebbero essere più brutti e via di seguito.

Confermo che sembra una follia.

Detta così, lo è. Ma il contrarian ha fatto le sue analisi e crede che il mercato abbia torto, che i dati
di bilancio presto ridiventeranno belli e via di seguito. In altre parole il contrarian di solito cerca il
turnaround, tipo Fiat a metà del 2005.

Non esiste il contrarian in analisi tecnica?

Sì, certo. Ad esempio se un titolo va in forte ipercomprato e ci rimane un tempo che ci sembra
davvero esagerato, con incrementi del prezzo di parecchi punti percentuali, normalmente mettersi al
ribasso su quel titolo è difficile che non abbia un qualche successo. Magari sarà un successo solo
momentaneo e poco consistente, perché probabilmente ci sono ragioni forti per quell’aumento così
robusto del prezzo, però standoci attenti, ed uscendo rapidamente quando si vedesse che il mercato ci
sta dando torto, quella può essere una buona mossa.

Come pure è possibile che le ragioni sottostanti al rialzo fossero inconsistenti o che siano venute
meno.

Nel qual caso il titolo crollerà, certo.

Tornando a bomba: perché non essere contrarian anche su un campionamento a, diciamo, 5


minuti?

E’ quello che si fa di fatto quando, ad esempio, pur essendo rialzista il fondo, si vende il future
perché è andato in ipercomprato.

E allora?

Però normalmente le possibilità di guadagno sono più alte quando si agisce in accordo col trend di
fondo. Lo si intuisce facilmente, perché un rialzo di breve termine, che durerà, che so: 2 ore, si
somma a una tendenza rialzista che mostra i suoi effetti solo se guardiamo il grafico daily dell’asset a
che stiamo lavorando, mentre se vendiamo a breve termine su un tendenza di fondo rialzista i due
effetti si sottraggono ed è più facile fare un pari e patta se non proprio una perdita.
Più contratti?

Corinnah, ci ha spiegato che lavorare future con controvalore più alto del mini Nasdaq può
portare problemi. Però anche operare con contratti di controvalore basso limita le nostre
ambizioni. Che cosa ne direbbe di lavorare non un contratto alla volta, ma, diciamo, due o tre
contemporaneamente?

Mi precluderei un’opportunità, che è quella di rimediare a un ingresso troppo precoce. Come ho


detto, se lo stocastico va, mettiamo, in ipervenduto e le due linee dello stocastico si incrociano,
entrare lunghi è quasi automatico. Però lo stocastico può rimanere ipervenduto ancora un po’ mentre
il prezzo scende, e allora io comincio ad avere una perdita. In tal caso, se sono entrato con un solo
contratto, ho una seconda o anche una terza chance, che è quella di comperare uno o anche due altri
contratti a prezzi decrescenti e poi riuscire a chiudere almeno in pareggio sul successivo
ipercomprato.

Be’, potrei entrare con due contratti, e poi se il prezzo continua a scendere potrei comperarne
altri due e poi magari ancora due…

Ma sta investendo parecchio. Sei contratti significano un investimento di circa 160.000 euro, anche
se non li deve tirare fuori dal portafoglio. Non sono bazzecole per l’investitore “normale”. Le
ricordo che una variazione dello 0,5% su 160.000 euro fa – in un battere di ciglia – la bellezza di
800 euro. La maggior parte delle persone “normali” vedendo una perdita di 800 euro (oltre a una
trentina di euro o più di commissioni) realizzarsi in pochi secondi, chiuderà la posizione in perdita o
rimarrà inchiodato al monitor senza sapere cosa decidere. In entrambi i casi sarà un’esperienza che
rafforzerà la sua convinzione che quella non è un’attività per lui.

Può darsi che sia vero.

Difficile che sia vero. Comperare e vendere è una delle attività di base dell’uomo. Ciò che va fatto è
comportarsi in modo che non ne derivino traumi e choc irrimediabili. Non ce n’è motivo.

Ma un po’ di tensione è inevitabile.


Ma non troppa. Bisogna sempre evitare le situazioni che generano troppa tensione.

Valle a prevedere…

In parte ha ragione. Sui mercati finanziari esiste il cosiddetto effetto Noè: uno scoppio improvviso di
attività al rialzo o al ribasso. Viene chiamato anche fast market.

Cosa si deve fare in un fast market?

Se si può, sarebbe meglio uscire a aspettare. L’ansia fa sempre prendere decisioni sbagliate.

Ma esiste, una situazione priva di ansia sui mercati?

Non è un caso che stia consigliando il mini Nasdaq. Quando l’America è chiusa, cioè nel corso della
mattinata e nel primissimo pomeriggio, sono presenti sul Globex[15] solo gli europei, ed è difficile
che in quelle ore sul mini Nasdaq si formi un fast market creato solo dagli operatori europei, che per
quanto riguarda quel future vivono solo di attese sull’apertura di Wall Street.

Quindi?

Lo stocastico oscilla con una certa tranquillità e consente di fare piccoli guadagni privi di ansia. Le
linee dello stocastico sono in genere ben decodificabili in quelle ore, e non ci sono quasi mai scoppi
improvvisi di attività.

Senza scoppi di attività? Davvero?

Salvo in prossimità dell’apertura di Wall Street, diciamo verso le 15.15. A quell’ora è meglio non
essere dentro e aspettare fin dopo le 15.45, per prendere eventualmente posizione. Il momento
dell’apertura è quello in cui domanda e offerta si confrontano con maggiore decisione e nel quale per
lo più si stabilisce che tono avrà la giornata.

Mi sembra che lei ponga molto l’accento sul valore “sopportabile” delle perdite momentanee…

Bisogna assolutamente evitare di prendere posizioni tali che non riusciamo a gestire perché sono
troppo grosse per noi. Finiremmo per avere paura e sbaglieremmo. Suggerirei di farsi
periodicamente un esame di coscienza e porsi questa domanda[16]: “supponiamo che di colpo il
mercato abbia un movimento - contrario alla mia posizione - pari allo 0,1%. Qual’è la
corrispondente cifra in € che non mi spaventa se la perdo?”

Diciamo 50 euro: io ho una scarsa tolleranza al rischio.

I conti sono presto fatti. Se sta lavorando il mini Nasdaq, non può avere in posizione un controvalore
troppo superiore a 5/0,1%=50.000 euro. Se il controvalore del mini Nasdaq in quel momento è
27.000 euro come negli esempi precedenti, dovrà avere in posizione 50.000/27.000=1,87 contratti,
ossia, arrotondando per eccesso, al massimo 2.

Mica male, come ragionamento.

Credo che lo strumento più raccomandabile sia sempre quello più semplice e quello di maggior buon
senso. Le cose troppo complicate hanno un difetto: che non si riesce a vederne i difetti se non quando
è troppo tardi.

Però mi rimane un dubbio.

Spari.

Ma vale davvero la pena operare sui mercati con obiettivi così modesti? Se lo stocastico da,
diciamo, ipercomprato va in ipervenduto mostrando un guadagno di, che so: 60 euro con un solo
contratto, lei davvero consiglia di chiudere la posizione accontentarsi?

Se c’è un peccato capitale sui mercati è quello di scegliere un metodo e poi tradirlo nei fatti. Se il
metodo dice che con lo stocastico ipercomprato o ipervenduto bisogna aprire o chiudere la
posizione: bisogna farlo, punto e basta.

Ma per 60 euro…

Sua moglie quando va al supermercato quanto spende in media al giorno?

Credo di capire dove vuole arrivare.


Non credo che in media una famiglia spenda una cifra molto diversa in media ogni giorno al
supermercato: poco più (forse) di 50 euro. Se ogni giorno guadagna 60 euro e ci toglie 10 euro di
commissioni, con quell’attività ci paga le spese di sopravvivenza.

Solo sopravvivenza…

Ma noi abbiamo detto che ci poniamo realisticamente un obiettivo tre volte tanto.
Contratti più Grossi?

Corinnah, visto che non consiglia di operare immediatamente con più contratti mini Nasdaq, cosa
ne direbbe di lavorare il future sullo S&P 500. In fondo si tratta pur sempre della Borsa
americana.

Sì, è un contratto grosso.

Quanto grosso?

Al momento di scrivere quota 1.369,80 punti, ed ogni punto vale 250 dollari; in tutto fa un
controvalore[17] di circa 270.000 euro (al solito cambio di 1.2710). Ecco i conti:

(1.369,80´250)/1,2710=269.433,52

Questo cosa comporta?

Che la solita variazione dello 0,5% corrisponde, dedotte le commissioni di 15 €…

Sono più alte che nel caso del mini Nasdaq.

Certo; il controvalore è più alto.

Dunque?

Dedotti 30 euro di commissioni per l’acquisto e la vendita, il profitto-per-trade è circa 1.320 euro.

Be’, non ne vale la pena?

Sì, però quando uno sbaglia si vede una perdita di almeno 1.320 euro sbattuta lì, in faccia. Bisogna
essere capaci di sopportarla: non tutti lo sono, e non è un problema di quanti soldi uno ha. Ci sono
persone ricchissime che non sopporterebbero la perdita di 100 euro anche se 100 euro le danno di
mancia al Billionaire.
Perché ha sottolineato almeno?

Perché i guadagno e le perdite non sono in genere simmetrici quando si opera in future sull’intraday.
Quando c’è una perdita si tende normalmente ad attendere per vedere se il mercato ci dà ragione. Se
psicologicamente non si riesce ad attendere il tempo sufficiente e si chiude la posizione, normalmente
si perde una cifra più alta di quella che si sarebbe guadagnata se si avesse avuto la forza di aspettare.

Però se non si fosse chiusa la posizione, magari sarebbe andata anche peggio. Non sempre le
nostre previsioni funzionano.

Ovvio. Però usando uno stocastico ben costruito, come le ho detto, il numero di volte in cui abbiamo
ragione è superiore al numero di volte in cui abbiamo torto.

Però se uno ce la fa, psicologicamente…

C’è però anche un altro problema, al momento di scrivere, con lo S&P 500.

Tipo?

Che avvengono poche transazioni.

Ma non stiamo parlando qui di Paperoni; stiamo parlando di gente “normale”.

Ma se avvengono poche transazioni è un po’ come se l’indice S&P 500 salisse e il future rimanesse
fermo per un tempo abbastanza sensibile. Se ci fosse stata una transazione immediata, se gli operatori
fossero intervenuti immediatamente per modificare i prezzi denaro-lettera nel book, magari chi era in
posizione avrebbe fatto un profitto che purtroppo non riesce a fare perché le controparti sono
materialmente assenti. La cosa è tanto più spiacevole quando si tratta di tagliare eventualmente delle
perdite: se non c’è controparte al prezzo “giusto” è un dramma… magari non solo psicologico.

Viaggiano così veloci questi indici?

Be’ sì, soprattutto se l’obiettivo è quello di portare a casa piccole somme ma sempre. Un piccolo
profitto diventa una piccola perdita in un batter d’occhio.

Ma è piccola…

Non ha ancora capito: l’obiettivo è non avere paura, e per non avere paura non bisogna perdere mai
(o quasi) perché la perdita porta con sé un pensiero del tipo: oggi ho perso poco ma ho perso; può
essere che nel mio metodo ci sia qualcosa di storto e domani potrei perdere molto . Se uno fa
questo pensiero, il prossimo trade lo farà attanagliato dalla paura e sbaglierà, perdendo davvero, e
forse molto.

Altri problemi con lo S&P 500?

Che il margine è una bella batosta: 15.750 euro, che al solito cambio euro/dollaro fa quasi 12.400
euro; lavorare due contratti significa dover disporre di quasi 25.000 euro.
Reazioni

Perché ha appena detto che perdere 1.320 euro è psicologicamente importante anche per uno che
i soldi ce li ha?

Le reazioni alle perdite non sono lineari.

Cosa vuol dire?

Che se pensiamo di misurare convenzionalmente il dispiacere che proviamo quando si perdono 100
euro, e gli assegniamo il valore 10, quando perdiamo 10 volte 100 euro, ossia 1.000 euro, il
dispiacere non è 10 volte 10, ossia 100, ma di più.

Sì, be’, ora che lo dice mi pare vero.

Il dispiacere per una perdita segue una legge logaritmica[18], cioè una curva di questo tipo:

Ce la spiega?

Come vede, all’inizio, cioè per importi bassi, il dispiacere sale rapidamente e in modo più che
proporzionale alla perdita. Quando poi gli importi diventano relativamente molto alti, allora il
dispiacere cresce in modo meno che proporzionale alla perdita. Perdere 10.000 euro o perdere
10.200 euro dà di fatto lo stesso dispiacere.

Implicazioni quantitative?

Nessuna. E’ solo un fenomeno da tenere presente quando si tratta di elaborare il lutto per una perdita
più alta di quel che ci saremmo potuti aspettare: probabilmente stiamo drammatizzando più che
proporzionalmente.
Ritardi

Corinnah, come la mettiamo col fatto che i grafici forniti dai brokers sono spesso in ritardo sul
future?

Bisognerebbe scegliere un broker che non abbia ritardi.

Però a volte non ci si riesce, nel senso che i servizi che danno i differenti broker sono diversi e a
noi possono interessare quelli di uno che, purtroppo, ha grafici in ritardo. In tal caso?

Può non essere un handicap gravissimo. Se il ritardo non è eccessivo, il grafico comunque ci dà una
informazione importante sulla tendenza di fondo.

Tipo?

Ad esempio se dall’inizio delle contrattazioni il grafico a 5 minuti ha già fatto due minimi crescenti e
il secondo minimo è appena stato fatto, e lo stocastico è appena uscito dall’ipervenduto, è probabile
che la quotazione vera stia salendo bene verso l’ipercomprato, ma ci vorrà probabilmente un’oretta
prima che ci arrivi. In fondo in una situazione così semplice la prima resistenza[19] è al livello del
massimo intermedio tra i due minimi, e quindi possiamo farci bene i nostri conti.

Quindi?

Quindi normalmente, se la prima resistenza non è troppo vicina, possiamo entrare lunghi, anche se
con un po’ di ritardo. Ovviamente la quotazione in tempo reale potremo vederla da una qualche
watch list del broker, che dovrebbe essere a posto, almeno quella…

Lei gli esempi li fa quasi sempre su un grafico che suggerisce di andare lunghi. Ci sono differenze
con la situazione in cui il suggerimento è di andare corti.

Per nulla. Salvo che la tendenza di fondo (rilevata, diciamo, su un grafico daily) non sia fortemente
rialzista, perché in quel caso andando corti si scommetterebbe di brutto contro al mercato e tutto
diventerebbe più difficile.
Torniamo a bomba. Qualche suggerimento ulteriore per diminuire i ritardi?

Normalmente gli ordini vengono dati in tre tempi. Dapprima si clicka su un qualche bottone
indicando che si vuole fare una operazione. Si apre allora una qualche maschera nella quale si chiede
che operazione fare, a che prezzo etc. etc. Clickando ulteriormente su un apposito bottone di questa
maschera compare la maschera definitiva, quella che esegue effettivamente quello che noi abbiamo
indicato di fare.

Dopodiché non c’è più niente da fare.

Esatto. Io consiglierei di tenere sempre aperta l’ultima di queste mascherine, quella che esegue
effettivamente l’operazione, perché spesso, specie in un fast market (se ci siamo dentro), mentre si
esegue tutta l’operazione di apertura delle maschere il prezzo può cambiare anche in modo non
indifferente.

Ma se fissa il prezzo…

Se fisse il prezzo è ovvio che deve tenere aperta solo la seconda delle tre mascherine e solo
successivamente può aprire la terza.

Però?

Però quando si muove così velocemente da voler portare a casa solo poche centinai ai euro, non le
conviene fissare il prezzo. Le conviene operare al meglio.

Col rischio di subire l’effetto dello spread tra denaro e lettera.

Sarà meglio prima spiegarla, questa sua affermazione.

Lo faccia lei che è brava.

Nel cosiddetto book, ci sono sempre due quotazioni: quanto sono disposti a pagare coloro che
vogliono comperare (denaro o bid) e quanto vogliono incassare coloro che vogliono vendere (lettera
o ask). Il denaro è sempre ovviamente più basso della lettera e quando denaro e lettera coincidono si
ha una transazione che non compare neppure sullo schermo se non sotto la dicitura last.

Continui.

Allora, lei dice: se indico di eseguire l’operazione al meglio, e se si tratta, poniamo, di una vendita
perché ero lungo, questa viene eseguita al prezzo di chi è disposto a comperare, ossia al prezzo
denaro, che è il prezzo più basso dei due, e potrebbe anche darsi che in quel momento il prezzo
denaro sia anche inferiore al last, cioè al prezzo dell’ultima transazione. Poiché i vostri conteggi di
sicuro li avete fatti in tempo reale sul prezzo fatto, cioè sul last, può essere che vendendo al meglio
vendiate male.

Obiezioni?

Tutto vero, ma di solito i prezzi denaro-lettera ballano molto. Se uno ha aperto l’ultima delle finestre
di cui parlavamo sopra, tiene il mouse puntato sul bottone che dà luogo alla transazione e sta con
l’occhio attento alla quotazione denaro (nell’esempio fatto sopra, o alla quotazione lettera in caso di
acquisto) può cogliere quasi sempre con prontezza il prezzo che più assomiglia al last.

Dunque questi ritardi, che se non erro vanno genericamente sotto il nome di slippage, possono in
qualche modo essere gestiti.

Come quasi tutto, del resto.


Un Falso Problema

Corinnah, mi sono accorto che se si tiene aperta la posizione overnight, cioè nel corso della notte,
il prezzo di chiusura riportato nei rendiconti del broker non è l’ultima quotazione.

Sì, è il prezzo medio ponderato di un certo numero - non ricordo quante - delle ultime transazioni.

Il che significa che mi trovo con un utile o una perdita diversa da quella che pensavo.

Magari è una perdita, però potrebbe anche essere un utile.

Fa niente: io non voglio avere un risultato diverso da quello che immaginavo.

E’ un falso problema.

Se lo dice lo sarà, ma allora lo spieghi.

Supponga[20] di avere comprato il mini Nasdaq a 1.696,75, e che l’ultima quotazione che lei ha
visto sia stata 1.705,25. Tenendo conto che ogni punto di quotazione vale 20 dollari, l’utile sarà:

(1.705,25-1.696,75)´20=170

dollari. Se invece il contratto viene contabilizzato, poniamo a 1.702,00…

…c’è un utile minore

… precisamente:

(1.702,00-1.696,75)´20=105

dollari.

Visto?
Sì, però il giorno dopo, all’apertura, il suo contratto ha un prezzo di carico pari a 1.702,00, non
1705,25. Supponga che il future apra a 1.708,00. Immediatamente il suo profitto sarà:

(1.708,00-1.702,00)´20=120

dollari, mentre se la chiusura fosse stata uguale all’ultima quotazione l’utile in apertura il giorno
dopo sarebbe stato:

(1.708,00-1.705,25)´20=55

dollari. In totale, con la chiusura che è stata quello che è stata in due giorni si sarebbero guadagnati:

105+120=225

dollari, mentre se la chiusura fosse stata uguale all’ultimo prezzo in due giorni si sarebbe guadagnato:

170+55=225

dollari.

E’ un falso problema.

Brava.

Però non è lo stesso dal punto di vista della valuta.

Nessuno è perfetto, nemmeno i future.

Se c’è di mezzo il cambio, anche il cambio applicato ai flussi di cassa può essere diverso.

In questo ha ragione lei, ma mi sembra davvero difficile che le differenze siano sensibili.

Forse.
Cambio

A proposito di cambio, Corinnah: lavorando il mini Nasdaq si subiscono anche le oscillazioni del
cambio. Come le fronteggia?

Intanto possono essere sfavorevoli, ma anche favorevoli.

Sì, ma se uno non vuole subire l’effetto cambio?

Bisogna distinguere diversi casi.

Facciamolo.

Supponga di aprire la posizione sul future al prezzo P1 al cambio (€/$ ad esempio) C1, e di chiuderla
al prezzo P2 al cambio C2. Nel caso di una posizione short il profitto in € è:

P1/C1-P2/C2

Mentre se il cambio fosse rimasto fermo guadagnerei in €:

P1/C1-P2/C1

quindi il vantaggio che mi deriva dal fatto che il cambio si è mosso è:

P1/C1-P2/C2 –(P1/C1-P2/C1) =
= P1/C1-P2/C2-P1/C1+P2/C1 =
= -P2/C2+P2/C1

e infine:

P2(1/C1-1/C2)
Che è maggiore di zero se

(1/C1-1/C2)>0

ossia se

(1/C1)>(1/C2)

e quindi se

C2>C1

In definitiva in una posizione short sul future quotato in dollari io ho un vantaggio dal movimento del
cambio €/$ se tale cambio sale, ossia se sale l’€ e scende il $, che è come dire che in una posizione
short sul future quotato in dollari io ho automaticamente anche una posizione short su $ e long su
€.
Facciamo la controprova, e facciamo i conti riguardo ad una posizione long su un future quotato in
dollari.
Se apro la posizione sul future al prezzo P1 al cambio €/$: C1, e la chiudo al prezzo P2 al cambio €/$:
C2, nel caso di una posizione long il profitto in € è:

-P1/C1+P2/C2

Mentre se il cambio fosse rimasto fermo guadagnerei in €:

-P1/C1+P2/C1

quindi il vantaggio che mi deriva dal fatto che il cambio si è mosso è:

-P1/C1+P2/C2 –(-P1/C1+P2/C1) =
= -P1/C1+P2/C2+P1/C1-P2/C1 =
= P2/C2-P2/C1

e infine:

P2(1/C2-1/C1)

Che è maggiore di zero se

(1/C2-1/C1)>0

ossia se

(1/C2)>(1/C1)

e quindi se

C1>C2

In definitiva in una posizione long sul future quotato in dollari io ho un vantaggio dal movimento del
cambio €/$ se tale cambio scende, ossia se scende l’€ e sale il $, che è come dire che in una
posizione long sul future quotato in dollari io ho automaticamente anche una posizione long su $ e
short su €.
Quindi se sono short sul future in dollari e voglio cautelarmi contro movimenti avversi delle valute,
visto che sono automaticamente short anche sul dollaro io dovrei neutralizzare una discesa del
cambio €/$, ossia dovrei essere short sul future €/$. In tal modo, se €/$ scende, ne ho un danno sulla
posizione in future, ma ne ho un beneficio sulla posizione short sul cambio €/$.
Viceversa, se ho una posizione long sul future in dollari, ne ho un danno qualora il cambio €/$ salga.
Per neutralizzare questo danno, devo aprire una posizione che, nel caso €/$ salga, mi fa guadagnare,
ossia devo essere long sul future €/$.
Il foglio di lavoro Copertura del Cambio consente di fare agevolmente questi conteggi:
Posizione long sul future
1. L'euro sale e il dollaro scende
Posizione vera Posizione a cambio costante Differenza
$ €/$ € €/$ €
1,300.00 1.25 1,040.00 1.25 1,040.00
1,350.00 1.28 1,054.69 1.25 1,080.00

50.00 14.69 40.00 (25.31)

1. L'euro scende e sale il dollaro


Posizione vera Posizione a cambio costante Differenza
$ €/$ € €/$ €
1,300.00 1.25 1,040.00 1.25 1,040.00
1,350.00 1.23 1,097.56 1.25 1,080.00

50.00 57.56 40.00 17.56

Posizione short sul future


1. L'euro sale e il dollaro scende
Posizione vera Posizione a cambio costante Differenza
$ €/$ € €/$ €
1,300.00 1.25 1,040.00 1.25 1,040.00
1,250.00 1.28 976.56 1.25 1,000.00

50.00 63.44 40.00 23.44

1. L'euro scende e sale il dollaro


Posizione vera Posizione a cambio costante Differenza
$ €/$ € €/$ €
1,300.00 1.25 1,040.00 1.25 1,040.00
1,250.00 1.23 1,016.26 1.25 1,000.00

50.00 23.74 40.00 (16.26)

Bene, abbiamo capito, ma ora ci dica come si fa ad andare long o short sul cambio €/$.

Col Forex, che è la via più semplice, oppure con il future €/$: se voglio andare short sul cambio,
vendo il future e se invece voglio andare long sul cambio, compero il future.

Ci racconti un po’ le caratteristiche di questo future, allora.

Anche questo future è trattato sul Globex, quindi è negoziabile quasi 24 ore su 24. Vale circa 125.000
euro.

Grossino.
C’è anche il mini €/$, che vale 62.500 euro. Con entrambi bisogna stare molto attenti a non farli
scadere perché a quel punto bisogna consegnare fisicamente il controvalore.

Ribadisco che mi sembrano grossini.

Se si lavora il mini €/$, in pratica si copre il cambio di un paio di mini Nasdaq, che è una situazione
abbastanza frequente in pratica. In realtà però questa è solo una discussione accademica, perché le
posizioni in future così come le abbiamo pensate noi rimangono aperte un paio d’ore, e nel corso di
un paio d’ore di solito il cambio, se si muove, si muove di qualche centesimo di punto percentuale, a
volte sfavorevolmente ma a colte anche favorevolmente. Secondo me non vale proprio la pena porsi
il problema.
Ftse Mib

Cosa ci dice, Corinnah, di un future più vicino a noi, quello sullo Ftse Mib, cioè sulla borsa
italiana?

Intanto che si elimina il problema/opportunità del cambio.

E’ un contratto grosso?

Ce ne sono due. Uno, lo Ftse Mib appunto, che vale 5 euro a punto dell’indice, e il mini Ftse Mib che
vale solo 1 euro a punto.

In soldini?

Ad esempio se l’indice vale 38.036 punti, il mini Ftse Mib vale 38.036 euro, mentre lo Ftse Mib vale
5 volte tanto: 38.036´5=190.000 euro circa.

Quindi non siamo lontani dalla coppia mini Nasdaq e Nasdaq.

Direi di no. Ecco i soliti conteggi[21] riassunti in questa tabella:

Future Mini Ftse Mib Ftse Mib


Controvalore € 38,000.00 190,000.00
Volatilità intraday 0.50% 0.50%
Commissioni 5.00 10.00
Profit-per-trade 190 950
Commissioni 10 20
Profit-per-trade netto 180 930
Tasso di insuccesso 33% 33%
Profit-per trade medio netto 60.00 310.00
Operazioni/giorno 4 4
PpT medio netto al giorno 240.00 1,240.00
PpT medio netto il mese 4,800.00 24,800.00
Imposte 20% 20%
Reddito netto mensile 3,840.00 19,840.00

N° contratti 4 4
Reddito netto mensile 15,360.00 79,360.00
Margine iniziale 3,000.00 14,800.00
Investimento 12,000.00 59,200.00
Mi sembra che non ne sia entusiasta.

Lavorando l’indice italiano si perde quell’opportunità, già citata, che in fondo solo il mini Nasdaq
fornisce: la possibilità di essere letto molto bene quando solo l’Europa è aperta e l’America è ancora
chiusa. Non è una opportunità da sottovalutare. Tanto più da non sottovalutare quando si lavora su
importi piccoli e non si vuole perdere per non far venire meno la fiducia in noi stessi: la leggibilità
dei segnali diventa allora un fattore critico di successo. E poi…

Poi?

Tra il controvalore di 38.000 euro del mini Ftse Mib e quello di 27.000 euro del mini Nasdaq ci
ballano 11.000 euro. Non è una bazzecola: su 27.000 euro fa un 40% in più. Se il nostro obiettivo è
guadagnare poco e sempre, abbiamo necessità di piccoli contratti che consentano di fare media al
ribasso (per le posizioni long, al rialzo per le posizioni short) quando ci capita di entrare troppo
presto. Con il mini Ftse Mib, se entriamo su due contratti stiamo già lavorando 76.000 euro, sono 150
milioni delle vecchie lire. Non è poco.

Crede?

Se dopo essere entrati su due contratti il mercato ha ancora un movimento, contrario alla nostra
posizione, di solo lo 0,5% - il che capita con una facilità estrema – vediamo una perdita aggiuntiva,
per questa sola variazione, di euro:

38.000´0,5%=380 euro

e, visti gli obiettivi che abbiamo, ci va il cuore in gola e magari usciamo prima che il mercato ci
abbia dato ragione, contabilizzando una perdita inutile e soprattutto non compatibile
quantitativamente con gli obiettivi di reddito che ci siamo dati.

C’è dell’altro?

Anche l’obiettivo di realizzare quattro operazioni al giorno appare problematico, visto il ridotto
orario di apertura rispetto al Globex.
E dal punto di vista del margine e delle commissioni?

Dal punto di vista del margine i due contratti sono circa equivalenti. Lo sono di fatto anche dal punto
di vista delle commissioni anche se la tariffa ufficiale per il mini Nasdaq è più alta: in pratica le
banche applicano le stesse commissioni.
Gli Stop Loss.

Corinnah,, cosa sono gli stop loss?

Degli ordini che si immettono nel mercato per uscire automaticamente quando giudichiamo che sia
giunto il momento (dovrei dire il livello) di prenderci le nostre perdite perché, a quel livello
appunto, è evidente che il mercato ci ha dato torto.

E’ davvero meglio lasciare gli ordini nel mercato, in modo che vengano eseguito senza il nostro
intervento?

In genere sì, per proteggerci da noi stessi.

Prima di parlarcene, mi tolga una curiosità: qui vedo sullo schermo del PC che il mini Nasdaq,
dopo una settimana di rialzi, perde uno 0,35% mentre le borse europee, nella fattis pecie il DJ
Eurostox 50, perde lo 0,80%.

Lo stocastico cosa fa?

E’ partito stanotte ipervenduto, poi stava rialzando la testa ma il grafico ha trovato una
resistenza[22] che tre candele di fila - a 10 minuti - non sono riuscite a superare. Che ne pensa?

Difficile andare lunghi in una situazione del genere. Io proverei piuttosto ad andare short. Dopo una
settimana di rialzi consecutivi, vuole che non ci sia una correzione per quanto piccola? Le borse
europee mi sembra che lo stiano dichiarando. Meglio andare short.

Fatto. Il PC è uno strumento incredibile! Andiamo avanti con gli stop loss ora.

Dicevo che è meglio lasciarli nel mercato per proteggerci da noi stessi.

Spieghi.

Se la decisione è affidata a noi, dato che allo scattare di uno stop loss siamo in perdita, tireremo
sempre fuori la solita famigerata frase: aspettiamo un attimino, nella speranza che aspettando un
attimino le cose si mettano bene.

E invece?

Invece di solito si mettono peggio. Quindi, se si decide di usare gli stop loss, si decide all’inizio qual
è il livello al quale dovrebbe essere evidente che il mercato ci ha dato torto, si mette nel mercato – a
quel prezzo - un ordine di acquisto (se si è short) o di vendita (se si è long) e non se ne parla più.

Ha detto: se si decide di usare gli stop loss.

Non è obbligatorio.

Ovvio. Ma è conveniente o no?

In finanza non c’è una verità assoluta. Dipende dallo strumento che si usa e da come lo si usa. Se ci si
fida dello stocastico che oscilla abbastanza lentamente da ipercomprato a ipervenduto e viceversa, e
si seguono i consigli che sto dando, gli stop loss diventano di fatto superflui. Anzi: può essere che ci
facciano prendere delle perdite inutili dovute a oscillazioni momentanee del mercato.

Quando è conveniente usare gli stop loss?

Quando la posizione è molto grossa e le perdite possono essere sostanziali. In quel caso è
impossibile rischiare, perché si potrebbe essere whiped out, prosciugati completamente. Anche in
quel caso la mia esperienza sta lì a dire che, se abbiamo seguito le regole, probabilmente poi il
mercato, spesso se non quasi sempre, ci darà ragione, ma nel frattempo le perdite possono essere
talmente importanti per noi da mandarci fuori di testa. In questi casi bisogna proteggersi con degli
stop loss. Vedo che guarda il suo PC, come sta andando?

Sto guadagnando 140 euro sulla posizione short. Tengo duro ancora per un po’. Dicevamo?

Che se la posizione non è molto grossa e se si usano i consigli che sto dando, non occorre usare stop
loss, e che usare stop loss può anche essere controproducente.

Io chiudo la posizione short, perché le altre borse europee perdono sempre uno 0,80%
malcontato, ma ormai anche il mini Nasdaq si sta avvicinando a quei livelli. Può essere che
scenda ancora, ma le probabilità ormai potrebbero essere contro di me.

Visto che sta imparando?

Corinnah,, supponga che, come in questo momento, il Dow stia perdendo solo lo 0,40% e la
perdita verso le 17.00 appaia stabile; supponga che invece il Nasdaq perda l’1,50%. Che
suggerimenti?

Detta così appare probabile che il Nasdaq stia formando un bottom[23] su un grafico, diciamo, a 10
minuti. Quindi se lo stocastico fosse ipervenduto – come vedo che è - mi azzarderei ad andare lungo.

Fatto.
Oro

Corinnah, cosa ci racconta del mini future sull’oro? Una materia prima piena di fascino.

Sì, ma un future è un future… ci interessano solo le sue caratteristiche dinamiche.

Parliamone.

Prima però c’è da ricordare che si tratta di contratti che presuppongono la consegna fisica del bene
alla scadenza; quindi 33.2 once troy di oro, se si lascia scadere il contratto senza chiuderlo, vanno
consegnate se si è short o ritirate se si è long. Ricordarsi di chiudere!

E’ un contratto grosso?

Al momento di scrivere vale circa 16.000 euro.

Credevo fosse un contratto più grosso.

Non lo è. Ecco i soliti conteggi[24]:

Future Mini Gold


Controvalore € 16,000.00
Volatilità intraday 1.20%
Commissioni 12.50
Profit-per-trade 192
Commissioni 25
Profit-per-trade netto 167
Tasso di insuccesso 33%
Profit-per trade medio netto 55.67
Operazioni/giorno 4
PpT medio netto al giorno 222.67
PpT medio netto il mese 4,453.33
Imposte 20%
Reddito netto mensile 3,562.67

Vedo delle commissioni più alte (circa il doppio) di quelle sul mini Nasdaq e un margine iniziale
più basso: solo 2.300 euro.

Esatto. Nota qualcos’altro?


La volatilità.

Esatto. La volatilità media è quasi tripla rispetto a quella del mini Nasdaq.

E’ un bene o un male?

Ci sono sia buone sia cattive notizie. Le riporto qui per memoria anche gli stessi dati per il mini
Nasdaq:

Future Mini Nasdaq


Controvalore € 27,000.00
Volatilità intraday 0.50%
Commissioni 7.50
Profit-per-trade 135
Commissioni 15
Profit-per-trade netto 120
Tasso di insuccesso 33%
Profit-per trade medio netto 40.00
Operazioni/giorno 4
PpT medio netto al giorno 160.00
PpT medio netto il mese 3,200.00
Imposte 20%
Reddito netto mensile 2,560.00

Come vede il reddito medio mensile, grazie alla maggiore volatilità, può salire da 2500 euro circa a
3500 euro o giù di lì, e questo è bene. Però il profitto per trade come vede sale da circa 135 euro
quasi 200 euro…

… e anche questo è bene.

Nella misura in cui, quando perde, si ricordi che sta lavorando con una volatilità tendenzialmente più
alta. Perdere 200 euro in un trade, visti gli obiettivi quantitativi che ci siamo posti, può essere
psicologicamente destabilizzante. Si ricordi che, per importi di questo ordine di grandezza, lo
sconforto da perdita non sale linearmente, ma esponenzialmente.

Detto questo?

Detto questo il future mini Gold è un bel future, ma che dà molte emozioni.
Non ci ha detto come si fa a fare il calcolo del controvalore del contratto.

E’ una faccenda noiosissima, che uno ha già dimenticato un secondo dopo che ha concluso i conteggi.
Sa come mi regolo io?

Ce lo dica.

Lo compero.

Non è una mossa granché furba. Magari doveva andare short.

Ma mi fermo sull’ultima mascherina, quella che mi chiede se confermo l’acquisto. Lì c’è scritto
quanti euro stanno per addebitarmi. E io allora clicko su annulla. Poi, saputo quant’è il valore, ci
penso e decido.
Siete in prima linea

Che consiglio ci dà oggi, Corinnah?

Quando lavorate un future dovete ricordarvi sempre che siete in prima linea.

In che senso?

Ieri c’è stata una grande volatilità sul mercato, perché era l’ultimo giorno di contrattazione: da
domani si cambia scadenza del contratto, quindi era giorno di sistemazione delle posizioni, con una
quantità di operatori che tentavano di fare i furbi e un sacco di altri operatori che alla fine si sono
sentiti gabbati.

Cosa hanno fatto gli indici?

Gli indici di borsa per tutto il giorno hanno ballato, ma non in maniera più marcata di quanto fanno in
una normale giornata di contrattazioni:-0,2%... -0,4%... di nuovo -0,2% e così via.

Il future invece?

Il future si è spinto anche a perdite dello 0,9% mentre l’indice stava addirittura riducendo le perdite,
e lo ha fatto con una velocità che quasi non ti permette di operare.

Questo significa solo che il future è più volatile degli indici sottostanti.

Non è solo questo, perché ieri si vedeva il future degradare velocemente e l’indice star quasi fermo,
per cui uno pensava che ci fosse solo qualche movimento speculativo s u i future, dovuto a
sistemazione delle posizioni, che sarebbe rientrato, e invece…

Invece?

Dopo poco, inaspettato, ha cominciato a scendere veloce anche l’indice. Non nella stessa misura
percentuale, ma un movimento brusco e improvviso l’ha avuto anche lui, e dopo un tempo sensibile,
non immediatamente.

Tipo?

Parecchi minuti di sicuro. Forse anche una decina.

Che significa?

Che le notizie che hanno impressionato il mercato, magari anche solo momentaneamente e senza
fondamento, sono arrivate prima a chi lavorava future di chi lavora azioni. Non dimentichiamo che
l’indice non è altro che una qualche media dei prezzi delle azioni: non ha vita propria, al contrario
del future.

E’ questo che intende con: siete in prima linea?

Esatto. Chi lavora i future non ha early warnings, ossia segnali tempestivi che arrivano da qualche
altra parte e che possono indurlo a cambiare strategia. Chi lavora i future è davvero solo contro al
mercato, con la sua analisi tecnica e il suo intuito: niente altro.

Che cosa succede di solito in casi di alta volatilità come quello che ha descritto?

Che uno vuole operare di corsa: se sta perdendo vuole chiudere la posizione, anche in perdita, per
paura di perdite maggiori, e se sta guadagnando vuole uscire per mettere in cassaforte i profitti.

Invece?

Invece guardando gli indici si sarebbe stati portati a tranquillizzarsi, perché in fondo erano pur
sempre perdite di una normale – se non tranquilla – giornata di moderata paura per il mercato.

Quindi?

Quindi la fretta e la paura sono sempre delle cattive consigliere. Bisogna credere a ciò che si vede.
Infatti il Nasdaq, dopo tutto quel travaglio, ha chiuso a +0,06%, quasi niente si dirà, ma una chiusura
che non si sarebbe immaginata quando il mini Nasdaq stava perdendo (e quasi di colpo) lo 0,9%, che
è un a perdita sensibile.
Quando una perdita è sensibile?

Quando supera lo 0,5% bisogna drizzare le orecchie e andare a studiare di nuovo i grafici.
Quanto di frequente?

Corinnah, è meglio osservare candele a 1 minuto, a 5 minuti, a 10…?

Adesso le racconto la faccenda della memoria.

Sentiamo.

L'analisi tecnica è concettualmente applicabile sia ai grafici daily che ai grafici intraday.
La caratteristica dei grafici di mostrare sostanzialmente le stesse peculiarità, sia che li si guardi da
vicino (scala intraday) sia da lontano (scala daily, weekly ecc.), è il motivo per cui il matematico
Benoit Mandelbrot ha ipotizzato che i mercati finanziari abbiano una caratteristica frattale.

Sarebbe?

Se uno si chiede quanto sia lunga, per esempio, la costa dell'Inghilterra, la risposta è che dipende
dalla scala con cui la si guarda. Se si osserva un atlante che mostra tutta l'isola, e si misura con
pazienza ogni trattino della costa con un righello, si otterrà una certa cifra espressa in chilometri, ma
se la stessa misura viene eseguita su, diciamo, dieci carte, ognuna della stessa dimensione fisica
della prima, ognuna riproducente solo un decimo della superficie dell'Inghilterra, si arriverà ad una
cifra molto maggiore, perché su ognuna delle dieci carte compare un numero molto più alto di zigzag
che nella prima grande carta mancavano perché troppo piccoli per essere rappresentati.

E allora?

Parliamo allora della dimensione frattale di una linea spezzata.

Il mistero si infittisce.

Si tratta di un conteggio - di cui le risparmio i particolari – mediante il quale si misura quanto è a


zig-zag una spezzata. La dimensione frattale della costa dell'Inghilterra e quella della riviera
romagnola hanno dimensioni frattali sensibilmente diverse, perché la seconda è molto meno
frastagliata della prima.
Che c’entra con il campionare a 1 minuto o 5 minuti o 10…?

Ci arriviamo. La dimensione frattale della costa d'Inghilterra o di un grafico finanziario è sempre


compresa tra 1 e 2, perché una linea retta ha, ovviamente, dimensione 1, mentre il piano ne ha 2.
Dunque, poiché una linea piana a zigzag, come quella di un grafico, sta a metà tra la retta e il piano,
avrà una dimensione compresa tra 1 e 2. E' intuibile, poi, che quanto più una linea è arzigogolata e
tende a riempire il piano, tanto più la sua dimensione frattale è vicina a 2.

Va be’, ma che importanza ha la dimensione frattale di un grafico?

Essa è strettamente legata al problema della memoria dello strumento finanziario che stiamo
lavorando. La presenza di memoria in un mercato finanziario si ha quando è plausibile che gli
incrementi e i decrementi di prezzo dello strumento finanziario in questione mostrino una tendenza
alla persistenza.

Cioè?

E’ più facile che un incremento sia seguito da un altro incremento piuttosto che da un decremento, e
viceversa.

Be’, non è una informazione da niente. Cosa c’entra con la dimensione frattale?

La presenza di memoria è misurata dall'esponente di Hurst (H) - di cui continuo a risparmiarle il


calcolo; la dimensione frattale f è pari a:

f=2-H

Che valori può assumere H?

Se H = 0,5, non c'è memoria, se H è maggiore di 0,5 il fenomeno è persistente. A noi interessa
normalmente trovare un valore di H intorno almeno a 0,6-0,7, perché in tal caso avremmo un valore
elevato di persistenza.
In definitiva?

Più è alta la persistenza del grafico, cioè più è alto H, e più è bassa la dimensione frattale. Quindi a
grafici molto lisci, corrisponde un’alta persistenza quindi una più facile tradabilità.

Arriviamo al punto.

Purtroppo, la serie dei prezzi tick-by-tick (cioè quella di tutti i prezzi fatti) di uno strumento
finanziario non ha quasi mai memoria, ed è quindi più difficilmente lavorabile.
Viceversa, campionando a periodi via via più lunghi, cioè diminuendo la frequenza con la quale si
osserva il grafico nel corso della giornata, aumentiamo l'esponente di Hurst, e questo è ovviamente
un risultato positivo. Che la memoria in questo modo aumenti, si capisce anche riflettendo sul
concetto di "dimensione frattale": aumentando il periodo di campionamento tagliamo via le
oscillazioni che avvengono tra due osservazioni successive, e quindi il grafico tocca meno punti del
piano; la sua dimensione frattale si avvicina dunque più a 1 (quella di una retta) e meno a 2 (quella
del piano). Tuttavia, se la dimensione frattale diminuisce, aumenta l'esponente di Hurst, cioè la
memoria delle variazioni di prezzo e il grafico diventa più persistente, cioè meglio lavorabile e
interpretabile.

Concluda allora.

Poiché lavorando sull'intraday si perde qualunque riferimento ai fondamentali, salvo che per il trend
daily sottostante, lavorare un titolo piuttosto che un altro è circa indifferente. E' bene quindi scegliere
dei titoli che siano lavorabili abbastanza facilmente, cioè che abbiano un esponente di Hurst
accettabile e suscettibile di aumento campionando la serie dei prezzi, ossia guardando il grafico di
tanto in tanto e non in continuazione.

In pratica, per il mini Nasdaq?

Direi che 5 minuti, potrebbe essere un giusto compromesso tra desiderio di far comparire la memoria
e necessità di essere tempestivi.
Il nemico principale

Corinnah, chi è il principale nemico del trader?

Se stesso. Non ho dubbi.

E poi?

La paura di sbagliare. Che è poi la stessa cosa.

Faccia un esempio.

Succede che uno guardi l’andamento dell’indice daily e decida, ad esempio, che è in atto un trend al
rialzo. Supponiamo che questo succeda al mattino. L’indice daily si è appena adagiato sul nastro[25]
di Piero della Francesca che non sta accennando a contrarsi, segnalando quindi la possibile
persistenza del trend rialzista. Uno è convinto, così compera due contratti mini Nasdaq anziché uno
solo come è sempre consigliabile nell’ottica che abbiamo adottato.

E questo è il primo errore?

Potrebbe esserlo.

Vada avanti.

Supponiamo che, mentre questo succede, il mini Nasdaq stia perdendo, che so: lo 0,2%. Il nostro
trader pensa – giustamente – che le variazioni sotto allo 0,5% sono scarCorinnahente significative e
che, anzi: è meglio che stia perdendo qualcosa, così nel pomeriggio, a borse americane aperte, il suo
profitto sarà maggiore.

Poi cosa succede?

Succede che – come capita sempre; pare una maledizione – il future si muove in senso contrario a
quello desiderato. Niente di drammatico: si porta a -0,6% o giù di lì. Sono oscillazioni nella norma,
per di più realizzate a mercati americani chiusi. Il nostro trader ha fatto un’analisi sul daily e quindi
non si impressiona… troppo.

Troppo?

In realtà comincia ad avere paura. E’ lungo di due contratti e la perdita per un movimento così
modesto è già di un paio di centinaia di euro o giù di lì, che è molto visti gli obiettivi di reddito che
si è posto.

Cosa fa?

Niente. Ma si propone di osservare attentamente cosa succede in apertura a Wall Street.

Ragionevole.

Non necessariamente. Se si è fatta un’analisi daily, decidere cosa fare in base a pochi prezzi fatti in
un paio di minuti in apertura… mi concederà che è quanto meno incongruo.

Temo si sapere cosa succede.

Succede che l’apertura è in ribasso di uno 0,4%, il nostro trader chiude la posizione e dopo neppure
un’ora il[26] Nasdaq 100 sta già guadagnando l’ 1,38%.

Se dà un numero così preciso, deve essere un caso reale.

Garantito.

Non mi dica che è successo a lei.

Crede che io sia d’acciaio? Fesserie ne faccio anch’io. Garantito.

Qual è la lezione?

Che se uno ha fatto una buona analisi, deve crederci. Deve fidarsi di se stesso. Non può cambiare
idea appena soffia un po’ di vento. L’ho detto: il peggior nemico del trader e…
… se stesso…

… non credere alla bontà delle proprie analisi.


Corinnah spiega i numeri di Sam

Ci spiega una buona volta cosa sono i numeri di Sam[27]?

Nella sequenza di Fibonacci[28] ricorderà che ogni numero è la somma dei due numeri precedenti,
così quando ero a Napoli ho pensato che potevo costruire una sequenza in cui ogni numero fosse la
somma dei tre numeri precedenti.
Con un foglio di lavoro[29] la cosa si realizza immediatamente:

Fibonacci F(n-1)/F(n) F(n-2)/F(n) Sam F(n-1)/F(n) F(n-2)/F(n)

1 1
1 1 1 1
2 0.5 0.5 1 1 1
3 0.666666667 0.333333333 3 0.333333333 0.333333333
5 0.6 0.4 5 0.6 0.2
8 0.625 0.375 9 0.555555556 0.333333333
13 0.615384615 0.384615385 17 0.529411765 0.294117647
21 0.619047619 0.380952381 31 0.548387097 0.290322581
34 0.617647059 0.382352941 57 0.543859649 0.298245614
55 0.618181818 0.381818182 105 0.542857143 0.295238095
89 0.617977528 0.382022472 193 0.544041451 0.295336788
144 0.618055556 0.381944444 355 0.543661972 0.295774648
233 0.618025751 0.381974249 653 0.543644717 0.295558959
377 0.618037135 0.381962865 1201 0.543713572 0.295587011
610 0.618032787 0.381967213 2209 0.543684925 0.295608873
987 0.618034448 0.381965552 4063 0.543686931 0.295594388
1597 0.618033813 0.381966187 7473 0.54369062 0.295597484
2584 0.618034056 0.381965944 13745 0.543688614 0.295598399
4181 0.618033963 0.381966037 25281 0.543688936 0.295597484
6765 0.618033999 0.381966001 46499 0.543689112 0.295597755
10946 0.618033985 0.381966015 85525 0.54368898 0.295597778
17711 0.61803399 0.38196601 157305 0.543689012 0.295597724
28657 0.618033988 0.381966012 289329 0.543689018 0.295597745
46368 0.618033989 0.381966011 532159 0.54368901 0.295597744
75025 0.618033989 0.381966011 978793 0.543689013 0.295597741
121393 0.618033989 0.381966011 1800281 0.543689013 0.295597743

E cosa ce ne facciamo?

E dei numeri di Fibonacci cosa se ne fa?

Ci calcolo i target per i rintracciamenti.


E i numeri di Sam li si usa allo stesso modo, solo che io li trovo più accurati.

Vada avanti.

Come vede dalla tabella, col procedere della sequenza saltano fuori due rapporti significativi:
0,5437 e 0,2956. Ma non è tutto, perché anche l’inverso dei numeri di Fibonacci s ono target
significativi, e quindi, per analogia, a 0,5437 e 0,2956 bisogna aggiungere altri due rapporti magici:
1/0,5437=1,8392 e 1/0,2956=3,3829.

In sintesi?

Ecco la tabellina:

0,2956
0,5437
1,8392
3,3829

Adesso ci faccia un esempio.

Guardi il grafico intraday che segue, sul mini Nasdaq. Come vede ci sono state oscillazioni, però la
prima di rilievo è iniziata poco prima delle 7.00 ad una quota di 1.727,00 e si è esaurita poco prima
delle 10.00 a quota 1.724,25. Fa una discesa di 2,75 punti. Nella salita successiva, che già verso le
10.30 era individuabile, ci si poteva legittimamente domandare fino a che target poteva arrivare il
mercato.
Che target?

Una risposta possibile[30], per quanto esoterica possa sembrare, si ottiene proprio usando uno dei
rapporti caratteristici di Sam. In questo caso, utilizzando 1,8392 si è orientati a supporre un rialzo di

2,75´1,8392=5,0580

punti a partire dal minimo di 1724,25 punti.

Cioè?

Cioè:

1724,25+5,0580=1729,308

E invece?

Non c’è andato tanto lontano, perché il rialzo si è fermato poco dopo le 12.00 a 1729, con un errore
solo dello 0,02%; un’inezia.

Mica male.

Ci può scommettere.

Però, come fa a sapere a priori quale rapporto applicare? Ce ne sono quattro.

Ovvio che li calcola tutti e quattro e poi in prossimità di ciascuno di essi ci va come sulle uova: sta
attento a interpretare il grafico per vedere se quel target ha probabilità di essere superato o no. Le è
ovviamente di grande aiuto, nell’interpretazione del mercato, l’andamento dello stocastico. Se in
prossimità dei target intermedi lo stocastico non è ancora nella sell zone, probabilmente c’è poco da
preoccuparsi.

In effetti, verso la zona 1729, lo stocastico era ipercomprato.


La regola di Dow, quella che dice che gli indici devono essere concordanti perché si possa prendere
una decisione, è tutto meno che inutile.

Quali indici?

Quelli che segue e in cui ha fiducia.

E per calcolare un target al ribasso?

Stessa procedura, ma invertita: si calcola di quanto è salito il mercato, si moltiplica il risultato per
un rapporto di Sam, quindi quest’ultimo risultato lo si sottrae dal massimo appena raggiunto.
Overnight?

Corinnah, supponga di essere arrivato a fine sessione con la sua posizione aperta, di essere circa
in pari, e di essere fortemente convinto della direzione del mercato. Che fa?

Possiamo abbandonare per un attimo la via maestra, cioè l’uso dello stocastico e dei numeri di
Corinnah, e parlare di overnight trading.

Sarebbe?

Tenere le posizioni aperte di notte. O addirittura acquistare verso la fine della giornata borsistica,
lasciare la posizione aperta nel corso della notte, e chiuderla dopo l’apertura del giorno dopo.

Non sarà che se il mercato scende io mi becco tutta la perdita e non posso farci niente?

Questa è una difficoltà più psicologica che reale, perché anche a mercati aperti se le quotazioni
scendono rapidamente sappiamo tutti benissimo che le decisioni tempestive sono una rarità;
normalmente si aspetta il test di un supporto, e se il supporto viene perforato si aspetta la
perforazione del prossimo supporto e così via; questo perché se ci si è messi al rialzo si è convinti
che le quotazioni debbano salire, ed è difficilissimo ammettere che ci si è sbagliati solo dopo pochi
minuti di contrattazione.

E poi col Globex…

Anche questa è più un’idea che altro: è vero che il Globex è di fatto sempre aperto, ma uno non sta al
monitor 24 ore su 24. In overnight trading, di notte la posizione è aperta e uno sta dormendo.

Dunque?

Secondo me il problema va posto dal punto di vista statistico.

Cioè?
Occorre domandarsi se sia più probabile che si verifichi una forte variazione positiva dalla sera alla
mattina (overnight trading) o dalla mattina alla sera (intraday trading)?

Risposta?

Tempo fa ho fatto i conti. Ho considerato un certo numero di titoli quotati sulla borsa italiana, e ne
ho analizzato i valori di apertura e chiusura su un lungo periodo: dal 01/01/1998 al 11/9/2001.

Che analisi ha fatto?

Ho eCorinnahinato la serie delle variazioni percentuali tra i prezzi di apertura e di chiusura, e quindi
la serie delle variazioni percentuali dei prezzi di apertura rispetto a quelli di chiusura del giorno
precedente.

Può fare un esempio?

Nel caso della Fiat, la prima parte della tabella che ho costruito ha il seguente aspetto:

Data Apertura M assimo M inimo Chiusura Intraday Overnight


02/01/98 26,85576 26,99003 26,77519 27,34639
05/01/98 27,47551 27,9145 27,47551 27,88867 1,50% 0,47%
07/01/98 27,5788 28,66336 27,47551 27,60462 0,09% -1,11%
08/01/98 27,68209 28,09525 27,11399 27,26892 -1,49% 0,28%
09/01/98 26,9074 27,11399 26,49424 26,85576 -0,19% -1,33%

Quindi la variazione dell’1,50% che leggiamo nella colonna sull’intraday, ad esempio, è la


variazione tra la chiusura del giorno (27,88867) e l’apertura del giorno stesso (27,47551), mentre la
variazione dello 0,47% che leggiamo nella colonna sull’overnight è la differenza percentuale che c’è
tra l’apertura del giorno (27,47551) e la chiusura del giorno precedente (27,34639). Non badi ai
decimali, sono dovuti ad aggiustamenti di procedura.

La Fiat allora saliva o scendeva?

Nel periodo considerato l’andamento della Fiat ha avuto forti salite e forti discese, ma con modesti
movimenti al rialzo e al ribasso, quindi con un andamento non dominato da forti trend.
Dunque?

A noi interessa sapere se tra la serie delle variazioni di prezzo che per brevità chiameremo C/O (che
sta per close/open, e che quindi si riferisce alle variazioni intraday) e quella O/(C-1) (che sta per
open/(close del giorno prima), e che quindi si riferisce alle variazioni overnight) esista o non esista
una qualche differenza statistica.

Ci risparmi i dettagli.

Sì, a noi interessa in fondo soltanto sapere se il valore medio della colonna C/O è davvero[31]
statisticamente diverso da quello della colonna O/(C-1).

Lo è?

Per quanto riguarda il caso della Fiat il risultato è riportato graficamente nella figura che segue, dove
il minimo ed il massimo degli intervalli (detti fiduciari) entro cui è probabile che cadano i valori
veri si leggono sull’asse orizzontale in corrispondenza dei simbolini grafici che sono riportati tutti e
quattro ad altezza unitaria sull’asse verticale.
Ce lo spieghi.

L’intervallo fiduciario delle variazioni intraday va da un minimo del -0,30% ad un massimo del -
0,06%, mentre l’intervallo fiduciario delle variazioni overnight va da un minimo del +0,09% ad un
massimo del +0,28%. Dato che i due intervalli non si sovrappongono, la statistica ci dice che le
variazioni medie intraday sono effettivamente diverse dalle variazioni medie overnight.

Sono anche di segno diverso.

Esatto. Le prime sono in media negative mentre le seconde sono in media positive, e questo in un
periodo in cui la Fiat non ha avuto particolari trend rialzisti o ribassisti.

Concludendo?

Il risultato che abbiamo ottenuto significa che se un trader veloce (uno scalper) vuol far soldi
mettendosi al rialzo sulle Fiat è molto probabile che non ce la faccia a farli chiudendo tutte le
posizioni in giornata, ma che al contrario debba tenere aperte le posizioni di notte; l’opposto è vero
se vuole (e se può, nel senso che il suo broker glielo consente) mettersi al ribasso.

Ma è così per tutti i titoli?

No; ogni titolo ha le sue caratteristiche.

Per il mini Nasdaq?


I calcoli a tutt’oggi non mi danno differenze significative, ma non è detto che sia così anche in futuro.

E ne vale la pensa di fare tutti questi conteggi?

Intanto abbiamo ottenuto un bel risultato: un’altra roccaforte del common wisdom - della saggezza
comune -, che cioè sia sempre meglio chiudere tutte le posizioni in giornata, direi proprio che vacilla
fortemente.

Ripeto: ne vale la pena?

E’ difficile dirlo. Ogni trader si innamora di un modo di operare e lo adotta ed è disposto a


difenderne i meriti contro chiunque. Io mi trovo molto bene con lo stocastico ben costruito, i numeri
d i Corinnah, il nastro[32] di Piero della Francesca e l’analisi tecnica elementare: dove sono i
supporti, dove sono le resistenze e così via. Però non escludo che usare l’overnight trading possa
appassionare.
I Margini

Corinnah, ci racconta un po’ quel meccanismo perverso dei margini?

Non è poi tanto perverso.

Intendo che io non ci ho mai capito niente.

Dunque supponga[33] di aver comperato un contratto a 1734,00. Sul suo conto corrente le è stato
immediatamente bloccato il margine iniziale, pari a 3.000 euro. In realtà l’ordine era stato eseguito a
1733,75, ma il meccanismo di ricalcolo a fine giornata di cui abbiamo parlato l’ha fatto prendere in
carico a 1734,00.

E abbiamo visto che questo non sposta il guadagno o la perdita futura, realizzato al momento
della vendita.

Esatto. Per lo meno il suo valore in dollari.

Vada avanti.

Il giorno dopo il future chiude a quota 1725,25. Fa una differenza di:

1725,25-1734,00=-7,75

punti, e dato che ogni punto vale 20 dollari, il cosiddetto margine di variazione accreditato (in questo
caso addebitato) a fine giornata è:

-7,75´20=-155,00

dollari. Se il cambio applicato è 1,2541, l’addebito in euro è:

-155,00/1,2541=-123,59
Tutto qui?

Tutto qui. Il terzo giorni si ripete: se la chiusura è 1740,50 e il cambio applicato è 1,2580, abbiamo:

Terzo giorno

Prezzo iniziale 1,734.00


Prezzo di chiusura 1,740.50
Guadagno in valuta 130.00
Cambio 1.2580
Margine di variazione € 103.34
Margine di variazione di ieri (123.59)
Differenza 226.93

Quindi l’importo che viene accreditato il terzo giorno è € 226,93.

Perché?

E’ un modo contorto per calcolare il guadagno giornaliero. Infatti il terzo giorno lei ha guadagnato:

(1740,50-1726,25)´20=226,93

che corrisponde alla differenza tra i due margini di variazione.

E cosa ne è stato del margine iniziale?

E’ sempre bloccato in conto e vale 3000 euro.


Lo stocastico filtrato

Corinnah, le ricette contenute in questo libro si affidano pesantemente, tra tutti gli oscillatori,
allo stocastico.

Esatto. E’ semplice facilmente comprensibile.

C’è un modo per renderlo più efficiente? Ne ha studiato qualche modifica intelligente?

Sì, l’ho fatto, e ne è venuto fuori quello che ho chiamato stocastico filtrato[34].

Ce lo racconti.

Lo stocastico[35], come detto più volte, è un eccellente indicatore, perché è normalizzato, ossia
oscilla tra un minimo e un massimo noti (0 e 100), e perché passa con facilità e rapidità da una zona
alta (detta di ipercomprato) a una zona bassa (detta di ipervenduto) e viceversa. Tuttavia può essere
migliorato, perché anche quando è nella zona alta (la sell zone, sopra a 80, dove appare conveniente
vendere) o nella zona bassa (la buy zone, sotto a 20, dove appare conveniente comperare), oscilla
ancora troppo, e può lasciare molti dubbi quanto alla sua interpretazione.
Ecco un esempio:

Effettivamente nelle zone alte e basse ci sono molte oscillazioni. Che si può fare?
Si tratta, usando un linguaggio mutuato dall’elettronica, di filtrare questo segnale (lo stocastico
intendo), per comprimere in qualche modo le oscillazioni che avvengono sia nella sell zone sia nella
buy zone, in modo da eliminare il più possibile i falsi segnali.

Credo che ci siano molti filtri possibili.

Noi useremo un filtro molto semplice: una parabola, o meglio: due pezzi di parabola, così:

Ci spieghi questa cosa.

Usando questo grafico, mentre lo stocastico oscilla idealmente tra 0 e 100 sull’asse orizzontale, noi
noteremo cosa avviene in corrispondenza sull’asse verticale, e il risultato lo chiameremo stocastico
filtrato.

Spieghi meglio.

Se al posto delle due parabole ci fosse una semplice retta, lo stocastico filtrato sarebbe identico allo
stocastico non filtrato. Sono le due parabole che lo rendono diverso, che ne comprimono le
oscillazioni là dove ci interessa che vangano compresse.
L’equazione della prima parabola, quella che modifica l’andamento dello stocastico nella buy zone,
è la seguente:

Stocastico Filtrato = (Stocastico)2/100


Mentre la formula della seconda parabola, quella che agisce nella sell zone, è la seguente:

Stocastico Filtrato = Stocastico×(-Stocastico/100+2)

Faccia un esempio pratico.

Ecco il risultato del filtraggio:

Come vede, la leggibilità dell’oscillatore è migliorata enormemente con questo semplice


accorgimento.

Come sono i risultati di un ipotetico trading system basato sul suo stocastico filtrato?

Sono piuttosto buoni. Eccole un esempio:


Come vede ci sono ancora falsi segnali – e ce ne saranno sempre, qualunque trading system si usi –
ma ogni errore viene corretto immediatamente e in tutti i maggiori movimenti la posizione assunta
appare corretta.

Ci parli del foglio di lavoro - che come al solito verrà inviato gratis a chi lo richiede[36].

Si tratta di un vero e proprio trading system. Si dovranno inserire i dati di chiusura delle barre nella
colonna A, da A5 in giù.
Si potranno ricavare i dati da siti come http://finance.yahoo.com, copiandoli e incollandoli sul foglio
di lavoro, ricordando che si sarà dovuto settare la lingua su inglese/USA nel pannello di controllo di
Windows.
Si potrà anche variare la sell zone e la buy zone, volendolo.
Si deve ricordare infine che le colonne da B ad L devono avere sempre la stessa lunghezza della
colonna A, e che al variare della lunghezza di tali colonne si dovranno editare i grafici per adeguare
le zone dati.

Tutto qui?

Tutto qui.

Buon trading, allora!

E in bocca al lupo.

Crepi.

CV di Renato Di Lorenzo

Renato Di Lorenzo, ingegnere, si laurea nel 1968. Dal 1970 al 1974 è in Fiat e in Aeritalia, prima ricercatore poi Capo Progetto. Dal 1974
al 1978 è in Mira Lanza, Direttore della Pianificazione Strategica quindi Direttore Generale di una consociata. Per circa un anno fa parte
della Commissione Economica Nazionale del Partito Repubblicano Italiano. Dal 1978 al 1980 è Direttore Centrale del Controllo Gestione
della Sidalm (Motta-Alemagna) e insegna alla Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Bologna. Dal 1980 si dedica alla
Consulenza di Direzione e Organizzazione Aziendale, via via specializzandosi nell’Area Finanza delle Banche e svolgendo una intensa
attività di formatore. Pubblica articoli negli Stati Uniti e una fortunata serie di manuali per il Gruppo 24 ORE. Pubblica anche romanzi a
sfondo finanziario per Mondadori ed altri editori; fonda e dirige una scuola di scrittura creativa. E’ tradotto all’estero.

Bibliografia di Renato Di Lorenzo


· Di Lorenzo R. (1972), “The Application of System Engineering Methods to Economics”, Fiat, Centro Elettronico Avio, Torino,
documento a uso interno
· Di Lorenzo R. (1973a), “Lineamenti di una teoria sistemistica della gestione dell’impresa”, Convegno Elettronica 2, Torino
· Di Lorenzo R. (1973b), “Multiloop Control of the Production Enterprise”, in Proceedings of the Fifth Annual Symposium on
System Theory, North Carolina State University and Duke University, Raley (NC)
· Di Lorenzo R. (1973c), “A Case Study in Organization Dynamics”, IEEE Transactions on Engineering Management, luglio
· Di Lorenzo R. (1979), “Taking into Account Opportunity Cost in the IRR Calculations, and the Theory of the Firm”, RDL&A,
documento a uso interno
· Di Lorenzo R. (1991), Guadagnare investendo all’estero, Il Sole 24 Ore, Milano
· Di Lorenzo R. (1996a), “A Chaotic Model of the Financial Markets (CSSP)”, accettato al 15th IMACS World Congress, Berlin,
24-29 agosto 1997
· Di Lorenzo R. (1996b), “Forecastability and Tradability”, International Conference on Chaos, Fractals & Models ’96, Università
di Pavia, 25-27 ottobre
· Di Lorenzo R. (1996c), “Infinite nth Moment Detection: An Un-Decidable Question? An Euristic Discussion”, accettato
all’Enumath 1997, Università di Heidelberg, 29 settembre-3 ottobre
· Di Lorenzo R. (1997a), “HYPIN: Hyper Interpolation Analysis”, accettato alla Second Italian Matlab Conference, autunno
· Di Lorenzo R. (1997b), “Naive Trading Rules in a High-Frequency Environment”, Olsen Conference on High-Frequency Data,
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· Di Lorenzo R. (1999a), “Realistically Speaking”, Futures, 28(3)
· Di Lorenzo R. (1999b), “Sample This”, Futures, 28(11)
· Di Lorenzo R. (2003), L’Assalto, Mondadori, Milano
· Di Lorenzo R. (2004), Evidenze, Foschi Editore, Forlì
· Di Lorenzo R. (2005a), Tara, Foschi Editore, Forlì
· Di Lorenzo R. (2005b), Guadagnare in Borsa con l’analisi tecnica, vol. I, seconda edizione, Il Sole 24 Ore, Milano
· Di Lorenzo R. (2006a), Guadagnare in Borsa con l’analisi tecnica, vol. II, seconda edizione, Il Sole 24 Ore, Milano
· Di Lorenzo R. (2006b), Guadagnare in Borsa con l’analisi tecnica, vol. III, seconda edizione, Il Sole 24 Ore, Milano
· Di Lorenzo R. (2006c), I trafficanti, Hobby & Work, Milano
· Di Lorenzo R. (2006d), Katarina e il pericolo della neve, Foschi Editore, Forlì
· Di Lorenzo R. (2006e), Smettetela di piangervi addosso: scrivete un bestseller, Gribaudo Editore, Milano
· Di Lorenzo R. (2006f), Guadagnare in Borsa con Renato Di Lorenzo, Il Sole 24 Ore, Milano
· Di Lorenzo R. (2007a), Penombre, Hobby & Work, Milano
· Di Lorenzo R. (2007b), Supermarket, Foschi Editore, Forlì
· Di Lorenzo R. (2007c), Come guadagnare in Borsa con il Trading Intraday, Il Sole 24 Ore, Milano
· Di Lorenzo R. (2008a), Ombre gemelle, Falzea, Reggio Calabria
· Di Lorenzo R. (2008b), 10 Morti, Foschi Editore, Forlì
· Di Lorenzo R. (2008c), Quanto investire per guadagnare in Borsa, Il Sole 24 Ore, Milano
· Di Lorenzo R. (2008d), 100 Croci, Foschi Editore, Forlì
· Di Lorenzo R. (2008e), Come prevedere per guadagnare in Borsa. Le tecniche per gestire l’incertezza e il rischio, Il Sole 24
Ore, Milano
· Di Lorenzo R. (2009a), Come non perdere in Borsa, Il Sole 24 Ore, Milano
· Di Lorenzo R. (2009b), Rosengade 39, Mursia, Milano
· Di Lorenzo R. (2010a), Come guadagnare in Borsa, settima edizione, Il Sole 24 Ore, Milano
· Di Lorenzo R. (2010b), Come guadagnare in Borsa con Internet, quarta edizione, Il Sole 24 Ore, Milano
· Di Lorenzo R. (2010c), Come guadagnare in Borsa con un capitale minimo, quarta edizione, Il Sole 24 Ore, Milano
· Di Lorenzo R. (2010d), Guadagnare in Borsa con il trading veloce, Il Sole 24 Ore, Milano
· Di Lorenzo R. (2010e), Una spina, Foschi Editore, Forlì
· Di Lorenzo R. (2011a), Corinnah Kroft e le figure diaboliche Il Sole 24 Ore, Milano
· Di Lorenzo R. (2011b), Le opzioni di Corinnah Kroft, Il Sole 24 Ore, Milano
· Di Lorenzo R. (2011c), Come scrivere un bestseller “giallo”, Metamorfosi, Milano
· Di Lorenzo R. (2011d), Cassandra non era un’idiota, Springer-Verlag, Milano
· Di Lorenzo R., Cuomo E. (2011), Le parole de trader di Borsa, Il Sole 24 Ore, Milano
· Di Lorenzo R., Grasselli R. (2006), Individuare i Trend per guadagnare in Borsa, Il Sole 24 Ore, Milano
· Di Lorenzo R., Sciarretta V. (1996), “Evidenze statistiche riguardanti un nuovo metodo di Trading sui mercati finanziari”, AF -
Analisi Finanziaria, n. 24, pp. 46-58, disponibile anche nella versione inglese: http:// moving-
averages.technicalanalysis.org.uk/Lore96.pdf

[1] Della serie La Borsa Spiegata a Tutti, edizioni de Il Sole 24 ORE.


[2] Di Lorenzo R. Guadagnare in Borsa con l’Analisi Tecnica, Vol. II, Il Sole 24 ORE, 2006
[3] Di Lorenzo R., L’Assalto, Mondadori Omnibus, 2003
[4] Questi conteggi sono contenti nel foglio di lavoro How Much.
[5] Che possiamo indicare per brevità con PpT.
[6] Quasi: dalle 0 alle 23.
[7] Si dice anche che va lungo; se prendesse posizione al ribasso, vendendo, si direbbe invece che va corto.
[8] Di Lorenzo R., Come Guadagnare in Borsa con un Capitale Minimo, Il Sole 24 ORE, Milano, 2006
[9] Se la vostra banca chiede un margine iniziale maggiore… cambiate banca.
[10] Si dice che si usa uno stop loss.
[11] A ben vedere i due minimi sono addirittura crescenti (N.d.r.). Vedi: Di Lorenzo R., Come Guadagnare in Borsa, Il Sole 24 ORE,
Milano, 2006
[12] La sell zone è la parte dello stocastico che sta al di sopra di quota 80; la buy zone è invece la parte di grafico che sta al di sotto
di quota 20. Alcuni usano rispettivamente 75 e 15. Vedi Di Lorenzo R., Come Guadagnare in Borsa , Il Sole 24 Ore, Milano, 2006
[13] Per una trattazione completa vedi: Di Lorenzo R., Guadagnare in Borsa con l’Analisi Tecnica, 3 vol., Il Sole 24 ORE, Milano,
2006
[14] Cioè comperare.
[15] Come detto, il mercato future di Chicago (Chicago Metal Exchange, CME) aperto (quasi) ininterrottamente 24 ore su 24.
[16] Per i conteggi, usare il foglio di lavoro Rischio.
[17] Vedi il foglio di lavoro S&P 500.
[18] Vedi foglio di lavoro Dispiacere. Va detto che questo non è l’unico modello proposto nel corso degli anni (N.d.r.).
[19] Tutti i termini dell’analisi tecnica sono spiegati in: Di Lorenzo R., Guadagnare in Borsa con l’Analisi Tecnica, 3 vol., Il Sole 24
ORE 2006
[20] Vedi foglio di lavoro Chiusure.
[21] Vedi foglio di lavoro S&P-Mib.
[22] Di Lorenzo R., Guadagnare in Borsa con l’Analisi Tecnica, Il Sole 24 ORE, Milano, 2006
[23] Una qualunque figura di inversione di tendenza che indica la possibilità di un rialzo.
[24] Vedi il foglio di lavoro: Gold.
[25] E’ spiegato in: Di Lorenzo R., Tara, Foschi editore, 2004
[26] L’indice Nasdaq 100 è il sottostante del future mini Nasdaq. Per comprendere la relazione tra future e sottostante vedere: Di
Lorenzo R, Come Guadagnare in Borsa con Internet, il Sole 24 ORE, Milano, 2006
[27] Di Lorenzo R., L’Assalto, Mondadori, Milano, 2003
[28] Di Lorenzo R., Guadagnare in Borsa con l’Analisi Tecnica, 3 vol., Il Sole 24 ORE, 2006
[29] Vedi il foglio di lavoro Numeri.
[30] Vedi il foglio di lavoro Numeri.
[31] Di Lorenzo R., Come Guadagnare in Borsa con Internet, Il Sole 25 Ore, Milano, 2006
[32] Di Lorenzo R., Tara, Foschi, 2004
[33] Vedi foglio di lavoro Margini.
[34] Questi conteggi sono contenti nel foglio di lavoro Stocastico Filtrato..
[35] Di Lorenzo R., Come Guadagnare in Borsa, ediz. 2006, Il Sole 24 ORE, Milano
[36] A: Corinnahuel.monk@libero.it oppure rdlea@libero.it

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