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Parte seconda: implicazioni comportamentali

Capitolo Sesto:
Introduzione

E le tue monete d'oro?


- Le ho sempre in tasca, meno una che la spesi all'osteria del
Gambero rosso.
- E pensare che, invece di quattro monete, potrebbero
diventare domani mille e duemila! Perché non dài retta al mio
consiglio? Perché non vai a seminarle nel Campo dei
miracoli?
- Oggi è impossibile: vi anderò un altro giorno.
- Un altro giorno sarà tardi!... - disse la Volpe.
- Perché?
- Perché quel campo è stato comprato da un gran signore, e da
domani in là non sarà più permesso a nessuno di seminarvi i
denari.
- Quant'è distante di qui il Campo dei miracoli?
- Due chilometri appena. Vuoi venire con noi? Fra mezz'ora
sei là: semini subito le quattro monete: dopo pochi minuti ne
raccogli duemila, e stasera ritorni qui colle tasche piene. Vuoi
venire con noi?
- Pinocchio esitò un poco a rispondere, perché gli tornò in
mente la buona Fata, il vecchio Geppetto e gli avvertimenti del
Grillo-parlante; ma poi finì col fare come fanno tutti i ragazzi
senza un fil di giudizio e senza cuore; finì, cioè, col dare una
scrollatina di capo, e disse alla Volpe e al Gatto:
- Andiamo pure: io vengo con voi. E partirono. Dopo aver
camminato una mezza giornata arrivarono a una città che
aveva nome «Acchiappa-citrulli».
Appena entrato in città, Pinocchio vide tutte le strade popolate
di cani spelacchiati, che sbadigliavano dall'appetito, di pecore
tosate, che tremavano dal freddo, di galline rimaste senza
cresta e senza bargigli, che chiedevano l'elemosina d'un chicco
di granturco, di grosse farfalle, che non potevano più volare,
perché avevano venduto le loro bellissime ali colorite, di
pavoni tutti scodati, che si vergognavano a farsi vedere, e di
fagiani che zampettavano cheti cheti, rimpiangendo le loro
scintillanti penne d'oro e d'argento, oramai perdute per
sempre. In mezzo a questa folla di accattoni e di poveri
vergognosi, passavano di tanto in tanto alcune carrozze
signorili con dentro o qualche Volpe, o qualche Gazza ladra, o
qualche uccellaccio di rapina.
- E il Campo dei miracoli dov'è? - domandò Pinocchio.
- È qui a due passi.
Detto fatto traversarono la città e, usciti fuori dalle mura, si
fermarono in un campo solitario che, su per giù, somigliava a
tutti gli altri campi.
- Eccoci giunti - disse la Volpe al burattino.
- Ora chinati giù a terra, scava con le mani una piccola buca
nel campo, e mettici dentro le monete d'oro.
Pinocchio obbedì. Scavò la buca, ci pose le quattro monete
d'oro che gli erano rimaste: e dopo ricoprì la buca con un po'
di terra.
- Ora poi - disse la Volpe - va' alla gora qui vicina, prendi una
secchia d'acqua e annaffia il terreno dove hai seminato.
Pinocchio andò alla gora, e perché non aveva lì per lì una
secchia, si levò di piedi una ciabatta e, riempitala d'acqua,
annaffiò la terra che copriva la buca. Poi domandò:
- C'è altro da fare?
- Nient'altro - rispose la Volpe. - Ora possiamo andar via. Tu
poi ritorna qui fra una ventina di minuti, e troverai l'arboscello
già spuntato dal suolo e coi rami tutti carichi di monete.
Il povero burattino, fuori di sé dalla gran contentezza,
ringraziò mille volte la Volpe e il Gatto, e promise loro un
bellissimo regalo.
- Noi non vogliamo regali - risposero que' due malanni. - A noi
ci basta di averti insegnato il modo di arricchire senza durar
fatica, e siamo contenti come pasque.
Ciò detto salutarono Pinocchio, e augurandogli una buona
raccolta, se ne andarono per i fatti loro….1

1
Le avventure di Pinocchio - Carlo Collodi. In virtù di questo estratto, lo
considero un testo essenziale per chiunque si occupi di finanza.
Probabilmente ne avete una copia a casa, andarlo a rileggere non farà
sicuramente male,…
Il Mercato

"La gente pensa che il Mercato sia quel posto dove i titoli
azionari passano di mano.
In realtà, vengono scambiate solamente le valutazioni che la
gente ha di tali titoli...".

Il Mercato è una gran brutta bestia che si nutre delle paure di


chi vi partecipa.
Da subito il pensiero va alla paura di perdere: in effetti questa
paura c’è anche se, in special modo per chi inizia ad operare,
spesso e volentieri quando si palesa è ormai troppo tardi: i buoi
sono ormai scappati e chiudere la stalla serve a poco.
C’è però una paura molto più forte, che si palesa anche prima
di iniziare ad operare: la paura di perdere il treno, la paura che
tutti guadagnino mentre tu te ne stai fuori dai giochi…
Quando ci si trova in una fase speculativa questa paura cresce a
dismisura anche in soggetti che normalmente non hanno alcuna
propensione ad investire sui mercati finanziari.
Il Mercato è una gran brutta bestia che si nutre delle emozioni
di chi vi partecipa.
Non va mai sottovalutata l’importanza dello stimolo emotivo, è
uno dei più forti al mondo. Difficile, quasi impossibile resistere
al richiamo delle emozioni.
Peccato che l’emotività sui mercati finanziari non porti mai a
risultati positivi.
Il motivo è abbastanza semplice: spessissimo l’emotività è
indotta ad arte e le nostre scelte operative non sono frutto del
nostro libero arbitrio ma di condizionamenti esterni.
Se non ci credi, vai su internet e prova a cercare “Shelf
Marketing”..
In base a quello che vogliono vendere, scelgono i colori, le
forme e il modo di disporre i prodotti sugli scaffali di un
supermercato.
Funziona. Funziona divinamente bene.
Compriamo quello che ci vogliono vendere, non quello che
vogliamo comprare.
E siamo pure convinti di prendere le decisioni in completa
autonomia…
Se funziona per comprare un detersivo o un liquore,
figuriamoci come può funzionare in campo finanziario…
Se andiamo a curiosare nei portafogli degli investitori è facile
trovare titoli in forte perdita inseriti in tendenze marcatamente
ribassiste; molto più difficile trovare titoli sui massimi…
Da una parte si perdono soldi, dall’altra se ne guadagnano…
Siamo proprio sicuri di aver scelto liberamente i titoli su cui
abbiamo investito i nostri soldi?
Più informazioni abbiamo a disposizione, meno siamo in grado
di decidere in maniera autonoma.
Da anni ormai ho lasciato perdere le notizie finanziarie e non
ne sento assolutamente la mancanza.
Il Mercato è una brutta bestia e non è mai lo stesso, cambia in
continuazione, mangia emozioni e paure… ci vive e ci sguazza
da sempre e, probabilmente, per sempre.
Il Mercato è una brutta bestia, da sempre l’uomo ha cercato di
capirlo. Da sempre l’uomo ha la necessità, il bisogno
spasmodico di capire. Se lo capisci lo puoi soggiogare alla tua
volontà, lo puoi dominare…
Volenti o nolenti, capire e dominare fa parte della natura
umana.
Un vecchio adagio dice semplicemente che “tu sei quello che
mangi…” e il Mercato mangia le nostre paure e le nostre
emozioni… Il Mercato è paura, il Mercato è emozione.
Le paure e le emozioni fanno parte della natura umana, di tutti
noi… e se vogliamo sul serio capire il mercato è dentro di noi
che dobbiamo guardare.
Solo se riusciamo a fronteggiare le nostre paure le possiamo
vincere, solo se riusciamo a frenare le nostre emozioni non ne
rimaniamo soggiogati. Purtroppo sono cose che non insegnano
a scuola e spesso non te le insegna nemmeno l’esperienza che è
un insegnante decisamente più severo e cinico.
Paura e emotività sono aspetti assolutamente irrazionali,
semplicemente non li puoi ricondurre ad una scienza, ad una
formula matematica… non sono problemi che puoi risolvere a
tavolino.
Se riesci a razionalizzare le tue paure in campo finanziario e se
riesci a controllare per bene gli aspetti emotivi ad esso
correlati… beh, in questo caso il Mercato diventa un animaletto
docile e tenero, facile da gestire anche se mai e poi mai va
sottovalutato.
Basta non avere la presunzione di volerlo capire o ricondurre in
toto ad una formula matematica di un trading system o un
indicatore di analisi tecnica..
Il Protagonista
Un semplice esempio chiarirà meglio il concetto.2

Estate 1997, il signor Carlo, dopo innumerevoli tentennamenti,


ripensamenti ed interminabili discussioni con la moglie decide
a mente serena che il momento è quello giusto, è arrivato e non
è più procrastinabile. E’ una decisione grave delle cui reali
conseguenze fortunatamente non sarà mai in grado di rendersi
conto. D'altronde come potrebbe una mente umana riuscire a
sopportare la responsabilità di un tale atto? Il signor Carlo però
è convinto che quella che sta per mettere in atto altro non è che
una semplice operazione finanziaria, non lo sfiora nemmeno
l’idea di essere il Mercato. Si reca in banca e, dopo un paio di
minuti di discussione con il responsabile dei suoi investimenti,
ottenute le necessarie rassicurazioni, con un paio di firme
sottoscrive 2.000 dollari di un fondo azionario specializzato nei
Paesi asiatici.
La più grave crisi economica di tutti i tempi è appena iniziata.
A distanza di un anno il signor Carlo sta pensando come sia
stato possibile che tutto quel casino sia potuto accadere, cerca
una spiegazione logica. Per fortuna la realtà delle cose non lo
sfiorerà mai. Prima o poi, a mente serena e pienamente
consapevole delle sue scelte deciderà di averne avuto
abbastanza, che il momento è quello giusto e non è più
procrastinabile. Andrà in banca a parlare un altro paio di minuti
con il responsabile dei suoi investimenti e poi, con un paio di
firme porrà in essere un’altra operazione finanziaria per
rientrare in possesso di quel poco che resta dei suoi 2.000

2
Ho volutamente lasciato l'esempio che avevo fatto per la prima edizione del
corso nel lontano 1998, senza cambiare una virgola..
Se aggiungiamo 10 anni alle date e sostituiamo "Asia" con "mutui subprime" il
tutto diventa molto più attuale...
dollari. La grande crisi asiatica avrà ormai le ore contate, la sua
fine sarà stata appena sottoscritta dal signor Carlo,
inconsapevolmente, per conto del Mercato. Mai come in questi
frangenti il Mercato è vivo e fa sentire la sua voce.
Estate 98. Il problema che più mi assilla è che per il momento
il signor Carlo non sembra averne avuto ancora abbastanza, un
paio di settimane fa è venuto in banca e speravo ardentemente
che si decidesse a vendere, gli leggevo il dubbio negli occhi.
Poi però mi ha parlato un po’, mi ha detto che ci ha ragionato
tanto e che secondo lui è il momento giusto per sottoscrivere
dei fondi azionari specializzati Italia…… il cuore del Mercato,
ancora una volta, ha ripreso a battere forte…… il mio, qualche
colpo lo ha perso.
Se state pensando che quella che vi ho appena raccontato sia
solo una storiella, siete appena capitati sulla casella "Ritorna
alla Prefazione".
Mai sottovalutare le capacità del signor Carlo, mai pensare che
le cose grandi debbano per forza nascere da qualcosa di grande.
Tutte le cose nascono da un qualcosa di piccolo e poi crescono
fino a perdere completamente le tracce di ciò che erano in
origine.

Si racconta che ci sono un paio di valigette,


una in America e l’altra in Russia, che
contengono solamente un grosso bottone
rosso ed un paio di fogli con su scritte varie
serie di numeri; dicono che con i numeri
giusti e pigiando quel bottone rosso
buona parte di questo vecchio mondo semplicemente
cesserebbe di esistere. Nessuno di noi, vedendo quelle
valigette, potrebbe immaginare il meccanismo che un piccolo
bottone può avviare; nessuno di noi, vedendo il signor Carlo,
potrebbe pensare che tutto il casino in Asia è partito da lui.
Non andate a cercarlo lontano, il signor Carlo, lo vedete tutte le
mattine, quando vi fate la barba.
E il cuore del Mercato batte forte…….
Gli Attori
Chi sa operare, opera.
Chi non sa operare, insegna.
Chi non sa insegnare, fa consulenza.
Chi non sa fare consulenze, gestisce patrimoni.

La prima cosa da fare è acquisire consapevolezza di quello che


è il nostro ruolo nel Mercato. Per fare questo bisogna
innanzitutto conoscere e capire gli attori presenti sulla scena e
la parte interpretata nel grande film del Mercato.
All’atto pratico possiamo distinguere:

Le Star del Mercato: ovvero gli Investitori Istituzionali.


Sono operatori grossi, così grossi che difficilmente riusciamo
ad immaginarceli, così grossi che quasi non si vedono, però,
quando si muovono, gli effetti si sentono.
Fanno parte di questa schiera i gestori di SICAV, Fondi Hedge
e Fondi Comuni di Investimento, le Banche Centrali.

Gli attori di primo piano: sono molti di più ma stiamo sempre


parlando di operatori belli grossi: anche in questa schiera
troviamo Sicav e Fondi Comuni di Investimento, possiamo
tranquillamente aggiungerci delle SIM, delle Società di
Gestione del Risparmio, Banche e Assicurazioni.

Gli Attori di secondo piano: sono moltissimi ma calano di


pari passo le disponibilità che rimangono in ogni caso a livelli
molto alti: gruppi industriali, società finanziarie, le
immancabili Banche...

Le comparse: siamo tutti noi, dallo studente neo diplomato


che va ad investire i 1.000 Euro ricevuti come premio per il
diploma al facoltoso imprenditore che di Euro ne può investire
magari qualche milione.
Cambia un po' la parte ma il ruolo è sempre quello di
comparsa.
Oggi parliamo di montagne…

…che apparentemente c’entrano decisamente poco con il


trading.
La montagna più alta al mondo è l’Everest che arriva a 8848
metri ma, in questa particolare classifica, l’Everest non è fra le
prime posizioni.
A detta di Reinhold Messner che li ha saliti tutti, il K2, anche
se è sul gradino più basso del podio, è quello che presenta le
maggiori difficoltà tecniche. Ogni quattro persone che hanno
provato ad arrivare in vetta, una ci è rimasta per sempre; in
termini probabilistici, il tasso di mortalità è del 25%...
Il Nanga Parbat, al secondo posto, ha un tasso di mortalità del
28%. Günther Messner, fratello di Reinhold, è morto sul
Nanga Parbat nel 1970; Karl Unterkircher nel 2008…
Sul gradino più alto del podio c’è l’Annapurna. Fra tutti
coloro che ci hanno provato, il 40% non ce l’ha fatta e ha
pagato con la vita un pesante tributo alla montagna.
Sono numeri che fanno riflettere.
Di sicuro, all’uomo della strada non passa nemmeno per
l’anticamera del cervello di avventurarsi a scalare il K2. Coloro
che lo fanno sono indubbiamente dei professionisti sopra la
media, allenati, preparati, organizzati ed attrezzati sotto tutti i
punti di vista. Assolutamente consapevoli di quello che
vogliono fare e dei rischi cui vanno incontro… Nessuno di loro
ha istinti suicidi e l’obiettivo primario che hanno in testa è
quello di riportare a casa la pelle, il fatto di raggiungere la cima
viene sicuramente dopo. Conoscono bene i rischi, ne sono
consapevoli e imparano a conviverci. Non credo sia una cosa
facile da fare, quando ne va della tua vita.
Una probabilità di insuccesso del 40% è alta, molto alta e di
sicuro nessuno la prende con leggerezza. Allo stesso modo è
molto alta una percentuale di insuccesso del 25%...
Nel mercato azionario, la percentuale di chi perde soldi è ben
al di sopra dell’80%.
Roba da far impallidire le montagne.
Prima di iniziare ad operare in borsa, poniti una domanda…
Cos’è che ti fa supporre di poter far parte di quel 20% scarso
che in borsa guadagna?
Prenditi pure tutto il tempo che serve per trovare la risposta, e
scava a fondo… Difficilmente la gente si pone questa domanda
e, se lo fa, normalmente le risposte sono assolutamente
superficiali…
Jackie Willow

“Quando aveva nove anni, Jackie


Willow, tenente colonnello di
fanteria, al comando di un
distaccamento misto di soldati del
Mississippi, della Georgia e della
Virginia appartenenti al 1° corpo
d'armata di Longstreet, aggirò su
un fianco le forze di Hancock
presso Barlow's Outpost e travolse
le linee dell'Unione salvando, per
un anno ancora di perigliosa
esistenza, il generale Lee e
l'esercito della Virginia
settentrionale. Prima di allora, e
dopo di allora, Jackie fu con Patton in quella ragnatela di siepi
che erano le campagne francesi, col 9° fanteria degli Stati
Uniti e Tung P'en, con Alessandro ad Arbela e con Bonaparte
al ponte d'Arcole. Certo, qua e là ci fu qualche casuale
rovescio - e c'era da aspettarselo, nel corso di una carriera
militare così lunga - ma mai un'ingloriosa disfatta non
riscattata dall'eroismo, da una vera forza di carattere, da un
significato più vasto nel quadro strategico generale. Solo
quando aveva venticinque anni, ed era sottotenente nella 196^
brigata di fanteria leggera della 23^ divisione "Americal",
operante a nord ovest di Chu Lai, nella Repubblica del
Vietnam, Jack Willow conobbe un'ignominiosa sconfitta sul
campo di battaglia. Venuta com'era nella scia di brillanti
vittorie e di eroiche resistenze all'ultimo sangue, non c'era da
stupirsi se lui la prese tanto a male.”
Nicholas Proffitt - Giardini di pietra
E' un bel libro, anche un bel film che, al solito, apparentemente
c’entra poco con la borsa…
In campo militare si conosce molto bene il significato di
“battesimo del fuoco”, ovvero quello che effettivamente sarà il
tuo comportamento quando, una volta terminato
l’addestramento, ti ritrovi sul campo con qualcuno che ti spara
addosso… Ti sei addestrato e hai fatto tutto per bene ma
magari ti ritrovi incapace di muoverti…
Nessuno ti può dire come reagirai sotto il fuoco nemico,
nessuno lo sa, nessuno lo può sapere, nemmeno tu.
In teoria hai tutte le carte in regola per eccellere e diventare
bravo… in pratica, è tutto da dimostrare….
Tutto il tempo che passi ad osservare e studiare i mercati può
servire, ma non basta. Tutti gli strumenti e i soldi di cui puoi
disporre possono servire, ma non bastano…
In borsa, il battesimo del fuoco te lo può dare solo l’operatività
con i conseguenti guadagni e perdite.
Prima di iniziare ad operare vale la pena di prepararsi per bene
e conoscere in maniera approfondita i meccanismi di
funzionamento del mercato… E’ pur vero che molte cose si
imparano direttamente sul campo ma troppo spesso chi inizia
ad operare in borsa è carne da cannone, che va incontro al suo
destino assolutamente inconsapevole di quello che sta facendo.
Preparati. Preparati per bene.
Poi, tieni presente che solo con l’operatività effettiva riuscirai a
renderti conto se e come riesci a gestire i profitti.
Solo con l’operatività effettiva riuscirai a renderti conto se e
come riesci a gestire le perdite.
Solo con l’operatività effettiva riuscirai a renderti conto se e
come riesci effettivamente a gestire l’emotività che ti danno i
prezzi che si muovono…
P.S. Jack Willow era il migliore del suo corso, ha combattuto
eroicamente e… se volete sapere com’è finita, guardatevi il
film o leggetevi il libro.

“Prima o poi capirai, come ho fatto


anch'io, che una cosa è conoscere il
sentiero giusto, un'altra è imboccarlo”
Morpheus – Matrix
L’obiettivo

Per fare un sacco di soldi in borsa, basta limitarsi a fare solo


un sacco di soldi….

La prima cosa da fare è capire perché la gente opera in borsa.


All’apparenza, la risposta è semplice ma, nella realtà, per
trovare la vera motivazione che ci spinge in borsa, bisogna
scavare un po’ più approfonditamente e non sempre è facile
tirarla fuori.
La risposta più ovvia e scontata è che si opera in borsa per
guadagnare soldi… e se veramente così fosse, quasi tutti i
problemi svanirebbero come neve al sole. Purtroppo non è così
e le vere motivazioni vanno cercate altrove.
A questo mondo poche cose sono così gratificanti come la
borsa. Ti trovi da solo contro il mercato e, quando inizi a
guadagnare, è molto facile associare il guadagno conseguito
alla sagacia e competenza finanziaria (reale o presunta che sia).
Nella realtà delle cose, il mero guadagno monetario ha
un’importanza molto relativa: la differenza, quella vera, è data
dalla necessità di capire e dominare il mercato, dalla voglia di
dimostrare (a se stessi e al mondo) le proprie capacità
finanziarie.
La differenza la fa la sfida.
Capire, controllare, dominare, sfidare il mercato.
Forse è un compito un po’ fuori dalla nostra portata, forse è il
caso di lasciar perdere questi aspetti e limitarsi a guadagnare
soldi.
E questo è alla nostra portata!
Le Aspettative

Il panettiere, il chirurgo plastico, l’agente di commercio,


l’albergatore, il politico, l’operaio, il docente universitario, e il
maestro elementare, il dentista, il fisico nucleare, il notaio,
l’operaio, il fruttivendolo, il muratore, il ricercatore..
Il direttore di banca, il parroco, il sagrestano e la perpetua,
l’ambulante, il commercialista, il geometra, il vigile,
l’ingegnere, il carpentiere, l’impiegato, l’assicuratore,
l’imprenditore, il cuoco, il cameriere, il barista, il cantante, il
pasticciere, l’attore, lo scrittore…
Il laureato e chi ha solo la terza elementare, l’economista e il
musicista, il finanziere e il pittore, lo studente e il professore, il
carabiniere, il nonno e il nipote.
Giovani o vecchi, con tanti o pochi soldi, con tanto o poco
tempo, con tanta o nessuna esperienza….
Tutti ma proprio tutti convinti di poter di punto in bianco
iniziare ad operare in borsa con ottimi risultati….
A nessuno salta in mente di andare a fare il dentista o una
qualsiasi altra professione…
La borsa invece è tutt’altra storia…
La borsa non è l’eccezione che conferma la regola… è
l’eccezione e basta.
Se faccio un lavoro, se esercito una professione, è altamente
probabile che lo sappia fare bene ed è altrettanto probabile che
non mi passi per l’anticamera del cervello di andare a fare
qualcosa che esula completamente dalle mie capacità e
conoscenze… eccezion fatta per la borsa dove, quasi per
imposizione divina, ho la convinzione (errata) di poter far
bene….
Per arrivare a far bene in borsa, il percorso è pressappoco
quello che serve per arrivare ad essere un buon ………………3

Alcune cose servono, altre sono decisamente meno importanti.


Non servono tanti soldi (se sono pochi è decisamente meglio…
purtroppo però in troppi ne hanno troppi).
Non servono strumenti e piattaforme operative (e purtroppo
piattaforme e strumenti ce ne sono tanti, spesso e volentieri
assolutamente gratuiti).
Serve tempo, tanto tempo (e non lo puoi comprare).
Serve sviluppare le capacità (non le puoi comprare e per farle
crescere serve tanto tempo).

3
Potete inserire una qualsiasi delle professioni indicate in precedenza. Per
comodità e per capire meglio il concetto, potete inserire la vostra
professione….
Domande…. e risposte
Prima di iniziare ad operare in borsa, cercate di rispondere ad
una serie di domande:

1. Perché voglio operare in borsa? Che obiettivo mi


pongo?
2. Che conoscenza ho dei mercati sui quali voglio
operare?
3. Che conoscenza ho degli strumenti con i quali voglio
operare?
4. Quanto tempo posso dedicare al trading?
5. Quanto mi propongo di guadagnare dall’attività di
trading?
6. Quanto posso permettermi di perdere dall’attività di
trading?
7. Cosa posso fare in borsa in base a tutto quanto sopra?

Ci sono molte altre domande da porsi prima di intraprendere


l’attività di trading ma queste, da sole, bastano ed avanzano per
farci riflettere approfonditamente su quello che ci accingiamo a
fare.
• Per quanto concerne gli obiettivi (o meglio l’obiettivo),
ne abbiamo parlato diffusamente nelle primissime
pagine e non ci perdiamo altro tempo;
• Le domande 2 e 3 spessissimo hanno generalmente tre
possibili risposte alternative: “elementare”, “scarsa”,
“inesistente”. Dal punto di vista pratico equivalgono
pressappoco alla seguente domanda: “Che conoscenza
hai della cinesica e degli studi di Albert Mehrabian?”
Se anche in questo caso possono andar bene le risposte
di prima, avete ottenuto un risultato importante: potete
pensare di arricchirvi con il trading o con la cinesica
(che, detto tra noi, forse è più facile)…
• Il solo fatto di essersi posti la domanda e di aver dato
una risposta alle domande 2 e 3 (anche “conoscenza
inesistente” va bene) è un ottimo punto di partenza (sia
per il trading che per la cinesica). Possiamo imparare
tutto o quasi, basta volerlo fare. Possiamo imparare
tutto o quasi, l’unica cosa impossibile da imparare è
quella che già riteniamo di sapere….
• La domanda 4 dipende, in buona sostanza, dal vostro
lavoro e dal vostro tempo libero. E da questa risposta
dipende, in buona sostanza, l’operatività che potrete
fare in borsa… Se già lavorate 8 ore al giorno forse è il
caso di non prendere in considerazione lo scalping o
l’intraday…
• La domanda 5 è la meno importante di tutte:
guadagnare poco o tanto non è una grossa
preoccupazione…
• La domanda 6 è la più importante di tutte perché c’è
una bella differenza fra perdere poco o perdere tanto.
Per molti è già tanto rendersi conto che si può
perdere…
• In molti casi la risposta alla domanda 7 è semplice e
scontata: “forse è il caso di capire un po’ di più di
quello che mi accingo a fare”… ma questa non è farina
del mio sacco, credo l’abbia detto Warren Buffett.
Le Regole

Per tutti valgono quelle che personalmente chiamo “le regole


sulla correlazione degli utili e delle perdite in borsa”,
regole da non dimenticare mai:

Prima regola: "Gli utili derivanti da un'operazione in borsa


non sono in alcun modo correlati al capitale investito".

Seconda regola: "Le perdite derivanti da un'operazione in


borsa sono direttamente correlate al capitale investito".
Uno dei classici errori commessi dal principiante è quello di
scordare tali regole e ritenere che in borsa i soldi siano
sinonimo di capacità:
“se posso disporre di qualche milione sono sicuramente più
bravo di chi può a fatica investire qualche migliaio di euro.”
Qualcuno – ma è l’eccezione, certamente non la regola -
impara, pagando fior di quattrini, che i soldi non sono poi così
importanti e che la cosa veramente importante è un’altra, che,
come molte cose veramente importanti, non si può acquistare:
la capacità di usare il denaro.
E’ un concetto reso molto bene da una citazione di Moni
Ovadia:
“Eh sì! Davvero un grande, grandissimo enigma quello del
denaro!
Ma perché è un così grande enigma?
Perché noi tutti abbiamo la cattiva abitudine di soffermarci
solo sulle sue qualità accessorie, cioè la quantità, il possesso,
quando invece il vero e profondo segreto del denaro consiste
nella sua capacità cinetica, nell'arte del suo movimento.”4

4
Moni Ovadia – Ballata di fine millenio
Prima di cominciare
Non è difficile guadagnare soldi in borsa.
Basta non fare tutto il possibile per perderli….

In borsa i problemi iniziano nel preciso momento in cui dalla


teoria si passa alla pratica.5
Fino a quando si tratta di leggere qualche libro che parla di
come fare per guadagnare tanto e in fretta in campo finanziario,
le cose possono apparire molto chiare e semplici.
Ma è tutto semplice come appare? E’ come se volessimo
imparare a nuotare leggendo un manuale senza aver mai
toccato l’acqua. Certo, il manuale lo conosciamo a memoria, le
braccia si muovono così, le gambe colà, possibilmente si
respira con la bocca fuori dall’acqua e….. di sicuro a nessuno
di noi salta in mente di buttarsi in acqua la prima volta nella
parte alta della piscina.
Applicando l’esempio al campo finanziario è come se dopo
aver letto il manuale del provetto nuotatore ci buttassimo
direttamente a mare, belli zavorrati.
Quando si tratta di metterci davvero dei soldi, quando
smettiamo di fare le simulazioni e operiamo sul serio, tutto
appare molto più nebuloso e indistinto, anche le cose semplici
diventano subito complesse…

Sono stati scritti centinaia di libri su come arricchirsi in borsa e


migliaia di investitori continuano imperterriti a comperarli,
leggerli e cercare, generalmente con scarsi risultati, di mettere

5
Visto che si parla di borsa, la frase vi fa volutamente riferimento. Se però
togliamo le due parole “in borsa” mantiene intatte tutte le sue
connotazioni… Non mi stancherò mai di dire che la borsa vive seguendo le
regole che governano tutto il nostro vivere.
in pratica quanto faticosamente appreso. Se realmente bastasse
qualche libro, saremmo tutti milionari.
In realtà, la percentuale di chi perde soldi operando in borsa è
decisamente alta, dannatamente alta…6
E’ un dato di fatto: c’è una schiera di aspiranti traders che
immancabilmente le prova tutte, ma proprio tutte, per
rimetterci più soldi possibile nel tempo più breve possibile.
Così, forse vale la pena di scrivere qualcosa anche per la
maggioranza degli investitori,7 quelli che generalmente
perdono. L’accento è volutamente messo sulle cose da non fare
se si vuole guadagnare in borsa. Facile dire cosa bisogna fare,
ne sono pieni i libri. Più difficile capire cosa non bisogna fare
perché, in questo campo, c’è molta meno materia su cui
riflettere.

6
Indicativamente all’incirca l’80% di chi opera sull’azionario; sale verso il
95% per coloro che vogliono cimentarsi sui derivati…
7
La minoranza – quelli che guadagnano – ha poco interesse a leggere i libri
su come fare a guadagnare – già lo sanno fare..
Le prime operazioni – parte prima
Se è vero che possiamo imparare solamente dai nostri errori,
chiudere le prime operazioni in utile è una cosa assolutamente
inutile.

Tanti anni fa, quando ho iniziato ad operare in borsa, in un paio


di mesi ho dimezzato il capitale con cui ero partito. Ero
giovane e inesperto e, fortunatamente, avevo pochi soldi.
Ho impiegato alcuni anni per capire cos’era successo e
decidere che se volevo tornare in sella lo dovevo fare solo
seguendo una via che mi desse il controllo quanto più completo
possibile del rischio connesso ai miei investimenti azionari.
Dopo tanti anni ricordo ancora con piacere quegli inizi e ogni
volta che la mente ritorna a quei tempi, immancabilmente, mi
ritrovo a considerare a come sia stata grande la mia fortuna.
Pochi soldi, un paio di mesi per dimezzarli e poi l’inizio di quel
cammino che mi ha portato ai giorni nostri… Un costo tutto
sommato più che accettabile. Purtroppo, per la maggior parte
degli investitori, gli inizi non sono altrettanto felici…

Oramai è un dato di fatto acquisito da tanti anni di empirica e


rassegnata osservazione: la maggioranza degli aspiranti traders
che iniziano ad operare in borsa chiudono le prime operazioni
in utile, generalmente modesto.
Può sembrare strano, tuttavia analizzandolo in dettaglio, il
comportamento tipico dell'aspirante trader appare chiaro in
tutta la sua tragicomica semplicità…
In primo luogo, bisogna considerare che la borsa esercita il suo
fascino e il suo potere in modo direttamente proporzionale ai
rialzi che mette a segno il mercato: pochi saranno invogliati a
mettere i loro soldi in un mercato orso:8 gli investitori non ne
vogliono parlare e quando ne danno notizia i media è solo per
rimarcare le perdite subite dagli investitori a fronte dei rovesci
di mercato.
In un mercato toro9 l’interesse dei media e, conseguentemente,
quello di tutti gli investitori, è massimo.
Logico quindi attendersi che in tale fase di mercato si trovino
schiere di provetti Soros10 pronti a buttare i loro capitali sul
mercato.

8
L’orso attacca sfruttando la sua mole per schiacciare la sua vittima sul
terreno; in borsa indica quindi il ribasso.
9
Il toro in borsa è sinonimo di rialzo – l’attacco del toro mira infatti a
incornare dal basso e scaraventare in aria.
10
George Soros – finanziere e speculatore ungherese molto famoso.
Da Trader a Cassettista
Il Cassettista è un Trader a cui l'operazione è andata male…

Risulta facile comprendere anche per i profani come sia più


facile conseguire dei guadagni in un mercato che sale piuttosto
che in un mercato impostato al ribasso.
Il solo fatto di entrare in un mercato al rialzo depone a favore
della possibilità di fare delle buone operazioni.
Il secondo aspetto che fa sì che le prime operazioni in borsa si
traducano in lucrosi investimenti ha origine in una regola
elementare che ogni investitore più o meno accorto applica: la
diversificazione!
Difficilmente i nostri primi acquisti in borsa sono stati
effettuati su un solo titolo, molto meglio ripartire il capitale su
3, 4, 10 titoli buoni….
Dopo alcuni giorni o alcune settimane, immancabilmente ci si
ritrova con qualche titolo in utile e qualcun’altro in perdita.
L'ovvia conseguenza è la chiusura delle posizioni in utile per
portare a casa i guadagni; le operazioni in perdita avranno
tutto il tempo per recuperare.
Il passo successivo è quello di reinvestire il capitale in altri
titoli, aspettare un po' e vedere come vanno, chiudere in utile
quelli che sono andati bene e tenersi stretti quelli in perdita,
reinvestire il capitale ecc.. ecc..
Generalmente, dopo alcuni di questi passaggi, il nostro
provetto speculatore si ritrova ad aver fatto un bel filotto di
operazioni tutte chiuse in utile e una serie di titoli in
portafoglio, tutti rigorosamente in perdita. Per molti questo
segna la fine della carriera di trader e l’inizio di quella di
cassettista.
Alcuni non riusciranno mai a capacitarsi di come le cose siano
potute volgere al brutto così in fretta e si ritroveranno, dopo
molti anni, ad aver completamente dimenticato le esperienze
borsistiche.
Altri vorranno continuare, metteranno altri soldi e diverranno
dei veri esperti a chiudere operazioni in utile e tenersi stretti i
titoli in perdita.
Ci sarà anche chi con i gli ultimi soldi rimasti deciderà di
mediare11 i prezzi dei titoli che già ha in portafoglio.
Ci sarà poi infine chi vorrà capire e inizierà quel percorso che,
alla fine, gli potrà dare piena soddisfazione.

Può sembrare strano o semplicistico ma quasi per tutti noi


l'esordio nel mercato azionario è avvenuto con questo schema
di base.

Operativamente, la prima considerazione che ne deriva è la


seguente: ”gli utili che faremo in borsa sono direttamente
proporzionati alle perdite fatte inizialmente”.
Dalla prima regola, deriva la seconda: “non si inizia a
imparare alcunché fino a quando non si è quanto meno
dimezzato il capitale di partenza.”
Più tempo ci vuole per arrivarci, più cospicue saranno le
perdite. Il buon senso dovrebbe da solo portarci a trarre la
conclusione che, visto che l’insegnamento è esattamente lo
stesso, è meglio dimezzare 1.000 euro che 100.000 euro.

11
Fra le cose da non fare, più avanti dedicheremo ampio spazio alla famosa
‘media prezzi’
La fine di un sogno, l’inizio di un incubo…
Ronaldo, esta lenda me ajudou muitas
vezes: conta-se que um príncipe hindu,
certa vez, chamou um ourives e
encomendou-lhe uma jóia que o
moderasse em seus momentos de
glória e de grande alegria, e que, ao
ver-se em sofrimento ou em desgraça,
esse objeto lhe pudesse trazer algum
consolo.
O ourives confeccionou-lhe um
belíssimo anel com uma singela
inscrição: "isso passará".
Estou torcendo por você.
Um grande abraço
Paulo Roberto Falcão

Ronaldo, questa leggenda mi ha aiutato molte volte: si dice che


un principe indù un giorno chiamò un orefice e gli
commissionò un gioiello che fosse in grado di moderarlo nei
momenti di gloria e di grande allegria e che, allo stesso tempo,
nella sofferenza e nella disgrazia questo oggetto potesse dargli
consolazione.
L'orefice creò uno splendido anello con una sola scritta incisa
"tutto ciò passerà".
Sto facendo il tifo per te.

Paulo Roberto Falcao


12 aprile 2000 - Messaggio a Ronaldo in occasione
dell'infortunio al ginocchio.
(La Gazzetta dello Sport)
Il sogno ricorrente di tutti coloro che investono in borsa è
sempre quello: comprare sui minimi e vendere sui massimo!
Sembra facile ma basta aprire gli occhi per rendersi conto che
questa idilliaca situazione è destinata a rimanere sempre e solo
un sogno.
Non è difficile capire il perché.
Tutti i minimi di borsa, nessuno esclusi, vengono raggiunti
nella depressione più nera, quando a nessuno salta in mente di
iniziare a investire sul mercato, quando chi ha qualcosa di
investito sui mercati non ne può proprio più e, con ogni
probabilità, vende per portare a casa quel poco (veramente
poco) che è rimasto dei suoi buoni investimenti.
Specularmente, tutti i massimi di borsa, nessuno escluso,
vengono raggiunti nell’euforia più sfrenata, quando se non hai
investimenti in borsa sei considerato (e ti consideri) lo scemo
del villaggio, quando, anche se non lo hai mai fatto, non riesci
proprio a fare a meno di comprare qualcosa in borsa….
Se il sogno resta un sogno, il risveglio si porta dietro un incubo
assolutamente reale…
Coraggio e paura

"Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare”12


“Quando il gioco si fa duro, scappano tutti”13

Uno dei paradossi della borsa è che la gente ha un enorme


coraggio quando si tratta di mantenere in piedi delle operazioni
in perdita mentre viene presa dalla paura e dalla smania di
chiudere le operazioni dove si vede qualche utile.
Dobbiamo imparare ad avere paura delle perdite, tanta paura
delle perdite. Così tanta paura da non poter sopportare in alcun
modo che le perdite diventino grandi…
Dobbiamo imparare ad avere il coraggio di lasciar crescere
un’operazione che sta andando per il verso giusto, dobbiamo
trovare il coraggio e la voglia di guadagnare, tanto…
E’ assolutamente normale che non ci faccia piacere perdere
soldi: potendo scegliere, è sicuramente meglio guadagnarli.
Nell’operatività in borsa la perdita è un compagno di viaggio
fedele e sempre presente: è un compagno del quale faremo
volentieri a meno ma, volenti o nolenti, non possiamo
liberarcene.
E’ un compagno di viaggio infido, menzognero, adulatore e
molto, molto pericoloso. Se non impariamo in fretta a
conoscerlo e tenerlo a freno ci procurerà danni veramente
grandi…
Gestire un’operazione in utile non è la stessa cosa che gestire
un’operazione in perdita. Il nostro comportamento nelle due
distinte situazioni è molto diverso e, inutile dirlo, anche in
questo caso cerchiamo di fare in modo da massimizzare le
perdite.
12
John Belushi nel film "Animal House"
13
“La Legge di Murphy” – Arthur Block
Nel gestire un’operazione in perdita entrano in gioco alcuni
aspetti che fanno di tutto per farci procrastinare nel tempo la
chiusura dell’operazione:
• la quasi impossibilità di ammettere di aver sbagliato
l’operazione (ho comprato un titolo buono, basta dargli
un po’ di tempo e sicuramente salirà…);
• l’obbligo di essere coerenti con le scelte fatte (ho
comprato un titolo buono, basta dargli un po’ di tempo
e sicuramente salirà…);
• l’avversione alle perdite (a nessuno piace perdere, a
maggior ragione se teniamo in considerazione i due
punti che precedono);
• una contabilità mentale ‘creativa’ che non considera
le perdite reali finché non vengono effettivamente
contabilizzate..
Nel gestire un’operazione in utile tutte queste considerazioni
non entrano in gioco: molto più semplicemente le mie
aspettative si sono rivelate corrette e tutto è andato per il verso
giusto, non vedo l’ora di realizzare l’utile e portare a casa il
guadagno.
14

“Errare è umano. Dare la colpa a un altro ancora di più.”15


Tutte le operazioni che in borsa ci fanno perdere denaro hanno
delle radici profonde che vanno ricercate molto in là nel tempo.
Il vero problema è che la chiusura di tale operazione porta
all’ammissione dell’errore.
Fin da bambini, da quando abbiamo iniziato ad andare a scuola,
ci hanno insegnato a fare bene i compiti, a correggere i nostri
errori e presentare alla maestra i quaderni belli in ordine.
C’è poco spazio per l’inventiva: dobbiamo imparare a scrivere
bene, a far di conto senza fare errori. Dobbiamo imparare le
poesie a memoria e cercare di sbagliare il meno possibile. Se
sbagliamo il tema in classe e portiamo a casa un brutto voto,
salta la paghetta settimanale, ci mettono in castigo e ci fanno
fare il doppio dei compiti per diventare più bravi, per fare
meno errori, per evitare, la volta prossima, di fare una altro
brutto compito in classe… Studiamo per migliorare le nostre
conoscenze e commettere il meno errori possibile: studiamo
perché vogliamo avere solo voti eccellenti ed essere bravi…
14
Lucio Anneo Seneca il Vecchio
15
“La Legge di Murphy” – Arthur Block
La nostra cultura rifugge l’errore, bisogna cancellarlo, se
sbagli, quello che ti spetta è la giusta punizione.
Così, quando diventiamo grandi e iniziamo ad operare in borsa,
abbiamo ormai assimilato questo modo di fare e semplicemente
ci ‘rifiutiamo di sbagliare.’ Vendendo in perdita ammettiamo
(magari in modo assolutamente inconscio) un nostro errore e
questo è dannatamente difficile da mandare giù. Ne va della
nostra autostima, ne va del nostro orgoglio. Abbiamo passato
anni a scuola per diventare bravi e non sbagliare più. Non
possiamo permetterci di sbagliare in borsa… Così
immancabilmente ci teniamo i titoli che scendono e vendiamo
quelli dove stiamo guadagnando (maestra, sono stata bravo, su
questa operazione ho guadagnato, ho fatto bene i compiti,
dammi un bel voto!) e aspettiamo pazientemente di
soccombere sotto il peso dei nostri errori…
Nulla è così pericoloso come il nostro orgoglio.
C’è una storiella Yiddish che chiarisce per bene questo
concetto:

Isaia entra trafelato nella sinagoga e chiede al rabbino di


potergli conferire.
"Rabbino, il vecchio barbone che da anni faceva l'elemosina
all'angolo della diciannovesima strada è morto di fame e di
stenti!"
"Cosa dici ragazzo, mai nessun ebreo è morto di fame e di
stenti perché la sinagoga ha sempre offerto cibo ai meno
abbienti!" Risponde stupito il rabbino.
"Il barbone era molto orgoglioso, non sarebbe mai venuto alla
sinagoga per chiedere cibo..." Aggiunge allora Isaia.
"Beh, un ebreo non muore mai di fame, ma di orgoglio...."
Conclude il rabbino.16

16
Moni Ovaia – L’ebreo che ride
L’incapacità di ammettere l’errore ha radici profonde, difficili,
quasi impossibili da strappare. Risulta decisamente più facile
imparare a non sbagliare più.
L’obiettivo, il vero primo obiettivo di tutti coloro che vogliono
entrare nel mondo della borsa, deve essere quello di riuscire a
concludere correttamente il 100% delle operazioni.
Coerenza!
Nella nostra vita, l’influenza (positiva o negativa) della
coerenza ha risvolti importanti e vale la pena rifletterci su un
pochino…
A questo mondo, essere coerenti con i nostri principi, le nostre
idee e le nostre scelte è indubbiamente lodevole.
Il politicante pronto a cambiar bandiera per salire sul carro dei
vincitori non è sicuramente un esempio positivo in termini di
coerenza…
Essere coerenti ha influssi positivi sul nostro modo di essere:
cresce la nostra autostima e, contemporaneamente, cresce la
stima nei nostri confronti da parte delle persone con cui ci
relazioniamo.
Specularmente, l’incoerenza va a diminuire la nostra autostima
e anche agli occhi di chi circonda non facciamo una bella
figura…
Persone con dei sani e solidi principi da una parte, dei
voltagabbana dall’altra…
Nella vita, la coerenza spesso ci aiuta.
Nell’operatività in borsa l’essere coerenti con le nostre scelte
spesso e volentieri ci fa perdere un sacco di soldi…
Il Mercato non si muove in base alle nostre idee, e nemmeno in
base alle nostre convinzioni.
Non si muove nemmeno in base alle nostre scelte operative.
Quando acquistiamo un titolo rischiamo di cadere nella
trappola data dall’essere coerenti con la scelta fatta.
Questo obbligo alla coerenza ci fa rimanere saldi nelle nostre
posizioni anche se queste non vanno proprio secondo le nostre
aspettative…
Purtroppo, l’obbligo alla coerenza agisce in maniera
assolutamente inconscia e, se non conosciamo il meccanismo,
difficilmente riusciamo a fare qualcosa di concreto per
contrastarlo.
Non serve tanto, solamente riuscire ad imparare in fretta a
ribaltare le nostre idee e abbandonare le nostre convinzioni:
non ci portano da nessuna parte e rischiano solo di farci un
danno notevole.
Per non sbagliare più…
“Posso permettermi di perdere soldi, non posso permettermi di
sbagliare.”
In questa semplice frase possiamo trovare quanto ci serve per
risolvere il problema vero che, come abbiamo visto, non è la
perdita monetaria che deriva dal vendere a 9 quello che si è
comprato a 10.
Prima di acquistare un titolo, devo aver stabilito due cose sole:
• un obiettivo dove chiudere l’operazione in guadagno;
• uno stoploss dove chiudere l’operazione in perdita.
Per eliminare l’errore non serve altro. L’operazione è
pianificata e la chiusura della stessa produrrà solamente un
utile o una perdita monetaria.
Nessun errore, è tutto pianificato. Con buona pace del nostro
orgoglio e della nostra incapacità di ammettere l’errore.

La parte difficile è riuscire a smettere di cercare delle


spiegazioni o delle giustificazioni per le operazioni in perdita.
Non dobbiamo mai perdere di vista il fatto che stiamo
perdendo soldi (effetto) e dobbiamo evitare di focalizzare il
nostro interesse sul perché è successo (causa):
….ma c’era il report che diceva che…
….ma gli utili sul titolo…
….ma questo...
….ma quello…

Se l’operazione è in ogni caso giusta, possiamo pensare di


concentrarci esclusivamente su come migliorare il rapporto fra
le operazioni in guadagno e quelle in perdita: alla fine, è questo
che fa la differenza.
Abbi fede e credi fermamente in primo luogo a te stesso e alle
tue capacità.
Impara a controllare le tue emozioni, impara a ‘sbagliare’,
impara ad imparare.
Gli Stop

“Ci sono solo quattro tipi di operazioni che si possono fare in


borsa...
Le prime generano dei piccoli utili;
le seconde dei grandi utili...
Le terze portano a delle piccole perdite;
le quarte, a delle grosse perdite...”

Come abbiamo appena visto, uno dei grandi paradossi della


borsa è il fatto che ci preoccupiamo degli utili mentre le perdite
non ci fanno un baffo.
Se vogliamo operare bene, dobbiamo imparare ad avere paura
delle perdite e ad accettare di buon grado gli utili.
Regola importantissima e troppo spesso dimenticata è che si
possono scordare ed ignorare tutte le altre regole ma non si
possono scordare gli stop.
Esistono due tipi di stop: il primo va a porre un limite ai
guadagni che possiamo fare e viene universalmente applicato.
Il funzionamento è semplice, compro un titolo e quando
guadagno un 10% vendo e mi accontento.
Il secondo pone un limite alle perdite che possiamo fare e viene
applicato molto meno frequentemente.
Anche in questo caso il funzionamento è semplice: compro un
titolo e, nel caso scenda più del 10% chiudo l'operazione in
perdita perché non voglio incorrere in perdite più cospicue…
Non è proprio il modo ottimale di gestire un’operazione….
È necessario imparare a utilizzare lo stop-loss in maniera
efficace perché le perdite in borsa fanno parte dell'ecosistema
della borsa, ci sono sempre state e sempre ci saranno.
Le perdite sono, per molti versi, utili. Servono a frenare la
nostra ingordigia e, con gli insegnamenti che portano in dote,
fanno crescere le nostre capacità.
Non possiamo farne a meno, non
possiamo fare gli struzzi e mettere
la testa nella sabbia per non
vederle, tanto ci sono lo stesso.
Le perdite nell'ordine di pochi punti
percentuali non rovinano nessuno,
sono le perdite grosse quelle che
fanno male, quelle che difficilmente
saranno recuperate.
Con l'utilizzo dello stop-loss
andiamo a tagliare una posizione in
perdita quando questa è ancora
piccola, quando ancora non fa tanto
male, quando tagliare costa poco.
Il corretto utilizzo dello stop-loss ha due valenze estremamente
positive: in primo luogo si sa da subito quella che potrà essere
la perdita massima generata dall'operazione; in secondo luogo,
molto più importante, ci permette di non sbagliare mai più
un'operazione.
Riusciamo in modo razionale a sopire il nostro orgoglio: la
chiusura di un'operazione in perdita non è dovuta ad un nostro
errore ma ad una precisa e voluta strategia operativa,
all’applicazione di uno stop-loss.
Le regole grafiche17

La domanda che solitamente arriva a questo punto è la


seguente:
"Dove va messo lo stop-loss?"
La risposta ha svariate sfaccettature e vale la pena di
analizzarle anche perché, all'atto pratico, bisogna sempre tenere
conto della soggettività dell'investitore.
Non esiste e non potrà mai esistere uno stop-loss
universalmente valido per tutti gli investitori. Così come le
operatività sul mercato sono diverse, devono per forza di cose
essere diversi anche i modi con i quali l’investitore gestisce gli
stop-loss.

A livello generale bisogna oggettivamente tenere in


considerazione:
• l’operatività: più è di breve e più ridotti devono essere
gli stop… uno stop di 10 punti percentuali può andar
bene per chi ha un’operatività settimanale o mensile,
certamente non può andar bene per chi fa intraday…
• gli obiettivi: vanno a braccetto con l’orizzonte
temporale. Se ci poniamo degli obiettivi importanti
possiamo anche permetterci di sopportare stop più
ampi..
• la volatilità: più è bassa e più possono essere stretti gli
stop… se metto degli stop troppo stretti in presenza di

17
Molti esempi sono fatti con la logica che lo stop loss vada a chiudere a un
prezzo più basso (in perdita) un’operazione dove in precedenza si erano
comprato dei titoli. Ovviamente basta ribaltare i ragionamenti per
evidenziare l’uso degli stop-loss per chi fa un’operatività ribassista: in tal
caso si dovrà andare ad acquistare più caro (in perdita) quello che in
precedenza si era venduto allo scoperto…
elevata volatilità rischio solamente che scattino troppo
frequentemente…
• la revisione: tutti i livelli di stop dovrebbero essere
adeguati nel caso l’operazione vada nel verso giusto. Se
l’operazione è al rialzo (ho comprato un titolo), man a
mano che le quotazioni salgono si va ad alzare il livello
di stop-loss; se l’operazione è al ribasso (ho venduto
allo scoperto un titolo), man a mano che le quotazioni
scendono vado ad abbassare lo stop-loss. In tal modo si
vanno a proteggere i profitti conseguiti e pian piano lo
stop-loss si va a trasformare in uno stop-profit….
• da evitare in maniera tassativa l’adeguamento del
livello di stop-loss se l’operazione va nel verso
sbagliato. Se l’operazione è al rialzo (ho comprato un
titolo) e le quotazioni scendono, lo stop-loss non va
abbassato; non va altresì alzato se ho venduto allo
scoperto un titolo e le quotazioni salgono….

Ci sono vari modi ‘classici’ per trovare i livelli dove far


scattare gli stop-loss:
• possiamo utilizzare uno stop-loss percentuale: fissare
una percentuale massima di perdita che possiamo
sopportare. E’ il modo più semplice e, visto che non
tiene in alcun modo conto di cosa è successo sul titolo,
il più stupido…
• possiamo fissare uno stop associato a dei livelli di
supporto grafico:18 in questo caso, grande importanza
va data all'entrata sul mercato che deve necessariamente
essere il più ravvicinata possibile al nostro livello di
stop. Se, a livello grafico un titolo a un bel supporto in
area 10, più vicini riusciremo a comperare a tale livello

18
Operatività fasi congestione, vedi il Ciclo dei prezzi…
minore sarà l'incidenza della perdita nel caso tale livello
venga violato. Detto per inciso, più un livello di
supporto è evidente, maggiori saranno le probabilità che
venga in qualche modo violato facendo saltare tutti
quegli stop tenuti troppo ravvicinati a tale livello.... Se
il supporto è a 10 meglio mettere lo stop-loss verso
quota 9,93; meglio ancora entrare in acquisto solo dopo
che il prezzo ha testato il livello, lo ha sentito e ha
iniziato a reagire…
• possiamo utilizzare uno stop-loss associato a dei livelli
di resistenza:19 quando un titolo rompe una resistenza o
una figura grafica e fornisce un segnale di acquisto
sulla forza, lo stop va posizionato appena sotto il livello
di entrata del segnale grafico e serve a proteggerci da
eventuali falsi segnali.

19
Operatività fasi impulso, vedi il Ciclo dei prezzi…
Le regole soggettive…
Fino a questo punto abbiamo parlato di stop-loss legati in
qualche modo direttamente alle quotazioni del titolo o al suo
grafico.
Esistono altri due segnali estremamente importanti che
dovrebbero sempre far scattare gli stop-loss. Si tratta di segnali
soggettivi, efficacissimi e a disposizione di tutti, anche di chi di
grafici non ci capisce nulla...
L'operazione va chiusa (lo stop-loss scatta) nel preciso
momento in cui per la prima volta ci passa per la mente uno di
questi due pensieri:

• “Se solo torna al prezzo in cui l'ho comprato, vendo...”


• “A questi prezzi ne compro ancora e medio…”

Da quel grosso bidone pieno d’immondizia dove tutti noi


seppelliamo le cose che non ci piacciono esce un grido di
dolore: è la nostra coscienza che cerca in tutti i modi di dirci
che abbiamo sbagliato... basta ascoltarla.
La regola pratica
(ovvero quello che fa la differenza)….
Una parte corposa delle perdite in borsa è causata da un uso
poco efficiente degli stop-loss. Una parte molto corposa…
Incassare uno stop-loss significa perdere soldi e deve essere
chiaro che bisogna evitare di diventare “collezionisti di stop-
loss”… Meno se ne incassano e meglio è. Questo non significa
che non bisogna usarli, significa che vanno usati bene.
Abbiamo parlato di stop-loss in termini percentuali, di stop-
loss associati a livelli grafici, basati sulla volatilità… e
abbiamo tralasciato l’aspetto più importante: i soldi.
Nell’operatività in borsa, gli utili e le perdite vengono misurati
in soldi, sempre.
Le percentuali le teniamo buone per le analisi.
I supporti e le resistenze vanno bene per le analisi.
Tutti gli indicatori tecnici vanno bene per le analisi.
Quando tiriamo le somme però sono solo i soldi che contano.
Il punto fermo è il guadagno o la perdita monetaria: i mille
euro di guadagno, i trecento euro di perdita…
Il resto, tutto il resto, è una semplice conseguenza.
Se cambiamo i ruoli e teniamo ferme, ad esempio, le
percentuali di stop-loss, quello che diventa una semplice
conseguenza è il risultato monetario, l’utile o la perdita che ne
deriva…
Purtroppo, in tal caso, il tutto sfugge beatamente al nostro
controllo.
Ancora una volta voglio ribaltare il modo di vedere le cose e
mettere in ordine il tutto. Per farlo vale la pena di approfondire
il concetto di “soglia di sopportazione del dolore”…
La sopportazione del dolore
Dal punto di vista pratico, fintanto che in borsa si lavora in
simulazione o con capitali ridotti, livelli di stop-loss in termini
percentuali possono andare bene: profitti o perdite nell’ordine
di qualche decina di euro possono essere sopportati senza
grossi danni e generalmente non hanno conseguenze dal punto
di vista emotivo.
Quando diventiamo grandi e si inizia a far sul serio con
operatività reale e capitali più importanti (dal punto di vista
soggettivo, non assoluto), bisogna per forza di cose tener
presente che l’utile o la perdita misurato in soldi è sicuramente
più significativo: non si tratta più di qualche decina di euro,
magari è qualche centinaio, qualche migliaio o qualche decina
di migliaia di euro…
Sempre poca cosa in confronto all’impatto emotivo che queste
cifre possono dare.
Magari dal punto di vista monetario la perdita di qualche
migliaio di euro può essere tranquillamente assorbita, dal punto
di vista emotivo, la stessa perdita può avere conseguenze
devastanti.
Dal punto di vista emotivo, tutti noi abbiamo la possibilità di
gestire delle perdite monetarie ben definite e circoscritte.
Se permettiamo alle perdite di superare tale livello,
semplicemente diventano ingestibili.
Un esempio per chiarire il tutto:
per la mia operatività dispongo di un capitale di circa 25.000
euro e, in base alla mia esperienza, so che il mio livello di
sopportazione delle perdite, sulla singola operazione, si aggira
sui 200 euro.
Con un livello di stop-loss di soli 2 punti percentuali non posso
permettermi di fare un’operazione da 25.000 euro… per
raggiungere la mia soglia di sopportazione delle perdite (200
euro) basta una discesa di soli 0,8 punti percentuali…
Con un livello di stop-loss di 2 punti percentuali, per far
quadrare il tutto, devo per forza di cose ridurre il capitale a
10.000 euro… livello di stop-loss e livello emotivo di
sopportazione delle perdite coincidono.
Se lo stop-loss è distante 10 punti percentuali il capitale va
ridotto a soli 2.000 euro….
Se iniziamo a operare seguendo questa logica la nostra
operatività ne trarrà un immediato beneficio: emozione e
denaro inizieranno ad andare d’amore e d’accordo…
Riassumendo:
Una costante assoluta: la soglia di sopportazione del dolore,
gli euro che si possono perdere restano fissi per tutte le
operazioni;
Una variabile costante: il livello di stop-loss può cambiare da
un’operazione all’altra ma diventa in ogni caso un punto fisso;
Una variabile assoluta: il capitale da investire sulla singola
operazione per far quadrare i conti…
Per finire, c’è un ultimo elemento di cui tenere conto: la nostra
operatività: più riusciamo a standardizzarla e meglio è.
Difficile essere scalper e investitori di lungo allo stesso tempo,
difficile fare operazioni di importi modesti e altre molto più
corpose…
Due parole sulla diversificazione del portafoglio..
Il concetto di non mettere tutte le uova nello stesso paniere ci è
stato tramandato dalla notte dei tempi.
Vale nella vita e, a maggior ragione, vale anche per
l’investimento finanziario.
Una corretta diversificazione del portafoglio dovrebbe essere
sempre e comunque una buona regola generale di
comportamento per chiunque operi in campo finanziario.
I vantaggi di tale pratica sono innegabili e permettono di
ridurre e contenere i rischi connessi all’investimento
finanziario.20
La diversificazione non deve tradursi in un metodo pratico di
difesa dalla nostra incapacità di scegliere; se il tutto si riduce
ad acquistare un po’ di questo e un po’ di quello… beh,
probabilmente il risultato più probabile sarà di perdere su più
titoli invece che su uno solo per ritrovarci in una situazione
poco difforme dagli esempi visti qualche pagina addietro. In
questo caso, non è che la diversificazione conti poi molto. Lo
scopo primario della diversificazione è quello di evitare di
incappare in una operazione che da sola porti il trader alla
rovina.
Dall’oggi al domani su un titolo si possono concretizzare delle
perdite molto forti senza alcuna possibilità di intervento.
Basti pensare ai casi in cui si assiste a delle sospensioni per
eccesso di ribasso dei titoli: la riapertura può tranquillamente
essere decine di punti percentuali più bassa dei prezzi pre-
sospensione… a volte il titolo non riapre proprio più e tutto il
capitale investito può essere considerato perso.
Succede.
Di rado ma succede.21
20
Vedi nella sezione “Algoritmica” la parte relativa all’ottimizzazione
della percentuale di capitale da investire sul mercato azionario.
Gli eventi rari succedono, più spesso di quanto sembri. In borsa
non creano problemi se sono a nostro favore – la fortuna è
cieca, ogni tanto possiamo anche incappare in una sospensione
per eccesso di rialzo o, se è per eccesso di ribasso, magari è
quella volta che siamo short22 sul titolo…
Se però l’evento raro è a nostro danno – e purtroppo la sfortuna
ci vede molto bene - dobbiamo avere la possibilità di cadere in
piedi e non farci troppo male. L’investimento diversificato su
più titoli ci fornisce un’adeguata polizza assicurativa sul rischio
di perdere in una botta sola una fetta troppo grossa del nostro
capitale incappando in un titolo particolarmente sfortunato…
Non dobbiamo poi cadere nell’eccesso opposto inserendo in
portafoglio un numero eccessivo di titoli… Pur risolvendo un
problema ne andremo a creare altri.. troppi titoli sono
difficilmente gestibili in maniera ottimale e si rischia solamente
di dimenticarseli..

21
E’ il concetto del cigno nero – evento estremamente raro ma che non è
possibile escludere a priori - spiegato molto bene da Nassim Taleb nel suo
libro Giocati dal caso.
22
In un’operazione short, più il titolo scende e più si guadagna…
Il Buon Senso
Il sonno della ragione genera mostri23

Chi ha avuto la sfortuna di iniziare ad operare nell’autunno del


1999 si è fatto dei filotti di operazioni positive a dir poco
impressionanti… a novembre guadagnava il 50%, a metà
dicembre aveva più che raddoppiato il capitale. A febbraio
2000 i 50.000 euro iniziali erano ormai diventati 200.000 o più.
A marzo, tutti pronti per il grande balzo con il capitale ancora
più elevato anche in virtù dei nuovi apporti di denaro fresco…
Poi, in qualche mese, il mercato ha messo un po’ le cose a
posto e qualcuno (purtroppo tanti) è rimasto col cerino in
mano…
Nell’ormai famosa primavera del 2000 ho conosciuto
personalmente sette persone che, con un capitale iniziale di
qualche decina di milioni (di vecchie lire), in pochi mesi sono
arrivati a passare abbondantemente il miliardo (sempre di
vecchie lire). Di queste sette persone, sei hanno dilapidato tutto
in un tempo ancora più breve, rimettendoci alla fine anche il
capitale iniziale.
Solo uno dei sette è riuscito a uscire indenne e a portare a casa
il malloppo così facilmente trovato. Verso la fine di febbraio
2000, quando il suo conto ha infranto la soglia dei nove zeri, ha
guardato la cifra e ha fatto la seguente considerazione:

“Qualche mese fa avevo 30 milioni, ora più di un miliardo.


Posso essere stato molto bravo, ma posso anche essere stato
molto fortunato… Se sono stato bravo, lo posso rifare

23
Francisco Goya – 1746 - 1828
ripartendo da 30 milioni. Se sono stato solo fortunato è
decisamente meglio che riparta da 30 milioni…”24

Il miliardo è così stato investito in titoli obbligazionari che


ancora oggi fruttano una discreta rendita.
La ripartenza da 30 milioni…. Beh, questa è un’altra storia,
dategli pure il vostro finale, la sostanza cambia poco…25
Pressappoco, succede la stessa cosa a coloro che hanno la
fortuna di vincere ingenti somme al totocalcio o al lotto… La
maggior parte di questi nuovi ricchi riesce a dilapidare tutto o
quasi in brevissimo tempo.
Negli Stati Uniti, alcune lotterie prevedono il pagamento del
primo premio in rate annuali… non 50 milioni in una botta sola
ma un milione all’anno per 50 anni: per una qualche strana
legger finanziaria, generalmente, i 50 milioni in una botta sola
durano meno di un anno….26
Se manca il buon senso, tutto il resto serve a poco.
“I soldi arrivati in fretta, in fretta se ne vanno.” E’ la saggezza
dei nostri nonni che dovrebbe sempre accompagnare i nostri
investimenti finanziari. Purtroppo non sempre è così e, quando
grossi capitali vengono accumulati in breve tempo scattano una
serie di meccanismi che cercano in tutti i modi di tacitare il
nostro buon senso. L’ego prende il sopravvento e il solo fatto
di aver guadagnato così tanto in così poco tempo ci fa ritenere
di essere dotati di intelligenza superiore alla media. La
primavera del 2000 è stata forse l’esempio più macroscopico

24
Non si tratta assolutamente di un ragionamento tanto complesso, solo una
piccola dose di buon senso…
25
Non bisogna mai scordare che le migliori e più sofisticate analisi non
possono e non potranno mai competere con una vecchia e sana botta di ….
fortuna… Il problema diventa grave se si confonde la fortuna con
l’abilità… Se non è sufficientemente chiaro basta rileggere il già citato
“Giocati dal caso”..
26
Oggi succede anche da noi, basta pensare al “Win for Life”…
ma, ogni sano rialzo di borsa fa nascere moltitudini di
investitori insoddisfatti dei loro investimenti.
“Le obbligazioni non rendono nulla, i fondi comuni di
investimento rendono poco e non parliamo poi delle gestioni
che mi ha proposto la mia banca… con quei pochi soldi che ho
investito per mio conto ho guadagnato infinitamente di più…
Decisamente meglio se mi arrangio…”
E così, il signor Rossi di turno va in banca, vende BOT, CCT e
fondi comuni per comperare azioni e covered warrant,27
convinto poter investire in maniera più profittevole. E magari
per un po’ funziona anche.
Il tempo però è galantuomo e certe vanterie non le permette.
Alla fine il conto arriva sempre e più portate si sono prese, più
sarà caro.
Il problema della borsa è che è troppo facile: per comperare un
titolo, basta avere i soldi.28 Non serve una laurea, non serve un
esame particolare. Tutti lo possono fare. E chi ha più soldi
pensa di essere più bravo di chi ne ha meno…
Beata ignoranza.

27
Gli emittenti dei covered warrant lo scrivono a chiare lettere nella
pubblicità…. su questo strumento finanziario “il rischio di perdita è limitato
al capitale investito…”
28
Ci sono anche casi in cui chi non ha i soldi se li fa prestare o chi, con
poche decine di migliaia di euro, opera sui derivati con operazioni di
svariate centinaia di migliaia di euro di controvalore…
Nessuno nasce imparato
Come quando da bambini abbiamo imparato a camminare o a
scrivere, dobbiamo imparare a muovere i primi passi in borsa.
Così come da bambini non abbiamo iniziato a correre, così in
borsa dobbiamo partire gattonando per poi fare qualche primo
passo incerto per finire a camminare correttamente.
Magari qualcuno poi riuscirà a diventare primatista italiano sui
100 metri, qualcun altro un maratoneta.
La maggior parte di noi sarà però nella normalità.
Credo sia chiaro a tutti che non si diventa maratoneta senza
fatica.
Tutti coloro che approcciano la borsa, anche chi può disporre
di ingenti capitali, dovrebbe aver il buon senso di partire
dall’inizio e non avere la presunzione di essere nato
‘imparato’.
Alcuni iniziano con delle simulazioni… il trading simulato
difficilmente riesce a dare il necessario coinvolgimento e,
come abbiamo già detto, c’è una differenza sostanziale fra la
teoria e la pratica, fra la simulazione e l’operatività reale.
Un’operatività reale fatta con importi limitati permette una
presenza più diretta sul mercato e ci obbliga a prendere
coscienza del funzionamento dei mercati, del tempo che ci
possiamo dedicare, delle soddisfazioni e dei rischi che si
possono correre…
Imparare con pochi soldi costa poco, con tanti soldi costa
tanto…
Con pochi soldi in gioco risulta facile tenere sotto controllo
l’impatto emotivo delle variazioni dei prezzi;29 risulta anche
più facile riuscire a fare una cosa molto semplice che però i

29
Se raddoppio un investimento di 100 euro non divento sicuramente più
ricco. E’ altrettanto vero che non divento più povero se lo dimezzo…
trader hanno dimenticato: guadagni nell’ordine di due cifre
percentuali… e non è da poco.
L’avvento del trading on line, con la riduzione dei costi e dei
tempi di esecuzione degli ordini unita ad un’informativa in
tempo reale sui mercati ha portato ad un aumento esponenziale
dell’operatività che però è andato di pari passo con la riduzione
degli utili sulle operazioni.
Ora ci si accontenta di guadagnare qualche punto percentuale,
gli scalper30 portano a casa qualche tick31 su decine o centinaia
di operazioni giornaliere…
Tanti, troppi, hanno dimenticato come si fa a guadagnare 10,
20, 50 punti percentuali su una singola operazione…
Sembra una cosa impossibile mentre in realtà è estremamente
facile… ci vuole solamente tempo e riuscire a controllare
l’emotività che ti da il guadagno.
Con pochi soldi investiti è facile riuscire a lasciare correre le
operazioni e ritrovarsi con degli utili consistenti (almeno in
termini percentuali)…

Il primo passo per imparare a guadagnare tanto…

30
l’operatore “umano” più veloce sul mercato…
31
il tick è la variazione minima che può fare il prezzo di un titolo.
In questa fase, non è tanto importante il guadagno in senso
assoluto - stiamo in ogni caso parlando di qualche decina di
euro. La cosa decisamente più importante è che si riesce a
prendere coscienza che guadagni nell’ordine di qualche decina
di punti percentuali si possono fare… Per capirlo, niente di
meglio che provarlo sulla propria pelle.
Gradatamente sarà poi possibile incrementare le cifre da
investire in borsa in modo tale da riuscire a creare una sorta di
anticorpi naturali all’emotività… e la parte difficile è fatta.
Compiti a casa
Primo esercizio:
prendi le ultime 10 operazioni che hai chiuso in borsa e
calcola quanto ti hanno fatto guadagnare (o perdere). Poi
simula di aver fatto esattamente l’inverso (se hai comperato,
fai finta di aver venduto; se hai venduto, simula di aver
comprato) e vai a vedere quanto avresti guadagnato o
perduto….

Secondo esercizio:
ogni volta che chiudi un’operazione, mantieni in portafoglio
per qualche mese una singola azione del titolo… (se hai 1000
azioni Fiat e le vuoi vendere, vendine solo 999…).

Terzo esercizio:
la prossima volta che acquisti un titolo azionario, deve essere
un titolo che non hai mai acquistato prima.

Quarto esercizio:
cerca il titolo che è sui massimi storici degli ultimi 3 anni e
comprane per un controvalore di 100 euro. Dopo 3 settimane,
se le quotazioni sono sotto il prezzo d’acquisto, vendilo.
Se i prezzi sono saliti, comprane altri 100 euro. Dopo altre 3
settimane, se le quotazioni sono scese sotto il prezzo del
secondo acquisto, vendi tutto; se invece i prezzi sono saliti,
compra altri 100 euro… Continua così fino a quando non ti
toccherà vendere…

Per finire:
carta e penna sono gli strumenti più importanti per imparare a
conoscerti e, di conseguenza, a migliorare la tua attività sui
mercati finanziari.
Per ogni esercizio svolto, rifletti a fondo e scrivi le tue
riflessioni in modo tale da poterle riprendere in futuro.
Fallo a caldo, non appena hai fatto l’esercizio proposto.
Fallo a freddo, qualche settimana o qualche mese dopo.
Ti accorgerai che a distanza di tempo le cose si vedono in
modo diverso, a volte molto diverso…
Per finire, rifletti sulle tue riflessioni…

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