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Il Trading d’Azzardo

Edizioni Traderpedia

www.traderpedia.it

Copyright (c) 2011-2015 Stefano Fanton

Release 1.1

Tutti i diritti sono riservati dall’autore, compresi quelli di traduzione.


È vietata la duplicazione e l’adattamento, anche parziale, dei testi e delle immagini di questo prodotto.

L’investimento azionario non è esente da rischi, anzi nel rischio trova la sua naturale sede. L’Analisi Tecnica cerca di studiare l’andamento dei prezzi ma non dà alcuna
garanzia circa la tendenza futura dei mercati. L’autore respinge ogni responsabilità per eventuali sgradite conseguenze che potrebbero verificarsi in seguito all’utilizzo
dei contenuti nel presente testo che, pertanto, non potrà essere considerato, in nessun caso, né come mezzo di sollecitazione, diretto o indiretto, all’investimento
pubblico o privato del risparmio, né come fonte probatoria per proficui investimenti in denaro. Il testo ha come unico fine la diffusione e lo sviluppo di forme di
conoscenza sulle teorie e tecniche di analisi applicate ai mercati finanziari.
Sommario
GIOCO
Prima di iniziare
Una piccola avvertenza …
Introduzione al Trading d’Azzardo
Riflessioni per aspiranti Trader
Giocare con i numeri
Riflessioni per aspiranti Trader
Il Gioco d’Azzardo
Riflessioni per aspiranti Trader
Il Giocatore d’Azzardo
Riflessioni per aspiranti Trader
Quanto azzardo c’è?
Riflessioni per aspiranti Trader
Lo strozzino non azzarda mai
Riflessioni per aspiranti Trader
Il Trader d’Azzardo
Riflessioni per aspiranti Trader
Paradossi
Riflessioni per aspiranti Trader
Giocare in Borsa con i numeri
Riflessioni per aspiranti Trader
Bluff e divinazione
Riflessioni per aspiranti Trader
Verità e illusioni
Riflessioni per aspiranti Trader
Requisiti per azzardare
Riflessioni per aspiranti Trader
Autodistruzione
Riflessioni per aspiranti Trader
Ostacoli alla vincita
Riflessioni per aspiranti Trader
Il Protocollo Operativo Fantasma
Riflessioni per aspiranti Trader
Gli imprevisti
Riflessioni per aspiranti Trader
I veri vincitori
Riflessioni per aspiranti Trader
Un ultimo saluto
Nelle pagine che seguono è ripetuta,
e a volte nascosta ossessivamente,

una parola:
GIOCO
Non si tratta di una ridondanza.
Deve nausearvi.
Solo così, forse,
capirete che la vera strada da percorrere
non è visibile agli occhi.
Ma solo alla mente.
Prima di iniziare

Devo farvi un paio di domande. Molto semplici in verità, tuttavia rispondete con la massima sincerità, lo
dovete a voi stessi, non a me. Il gioco è semplice, premete un bottone e compaiono due possibilità a video,
col primo click siete fortunati ed escono le seguenti opzioni:

1. Il 100% di possibilità di vincere 1.000€


2. Il 50% di possibilità di vincere 2.000€
Quale opzione scegliete? Prendete i 1.000€ garantiti al 100% o rischiate di vincere i 2.000€ sapendo che
avete la possibilità del 50% di non vincere nulla? Io mi prenderei i 1.000€ sicuri, credo di essere in buona
compagnia vero?
Bene, ora ripremiamo il pulsante sperando di vincere ancora qualcos’altro ma questa volta siamo meno
fortunati. Le opzioni sono diverse e contemplano una perdita, preferite:

1. Il 100% di possibilità di perdere 1.000€


2. Il 50% di possibilità di perdere 2.000€
Quale opzione scegliete? La perdita certa di 1.000€ o la possibilità di non perdere nulla al 50%?

Io scelgo la perdita di 1.000€, la maggior parte dei trader novizi sceglie la seconda opzione. E’, in altri
termini, disposta ad aumentare il rischio pur di annullare il danno. Alcuni strutturano la propria strategia di
controllo del rischio in funzione dei risultati precedenti.

Se, ad esempio, hanno vinto 2.000€ nel primo gioco sono più propensi a perderne 1.000€ ma se, per caso,
non hanno vinto nulla nel primo gioco scegliendo la seconda opzione state certi che rischieranno di più pur
di non avere un saldo negativo.

Un trader professionista non modifica il proprio approccio al rischio in funzione del trade precedente, un
trader novizio non si pone minimamente il problema del controllo del rischio, spera di vincere o si illude di
non perdere. Illusioni e speranze entrano a pieno titolo nel protocollo operativo di un aspirante trader e,
velocemente, alla prudenza subentra l’azzardo sempre più rischioso. Alla fine il destino è sempre lo stesso:
la morte finanziaria. Chiedetevi quindi: “come volete perdere?” Siete sicuri di conoscere la risposta?

«Ho visto spesso persone per bene al tavolo da gioco, con pochi soldi e poche possibilità di vincere... con tutte
le carte giuste già scartate e una sola nel mazzo in grado di aiutarle, e mi sono sempre chiesto come avessero
potuto ficcarsi in una situazione così orrenda, e come pensassero di poterla volgere a loro favore!» Mike
McDermott

Azzardo
n m azzardo
rischio, pericolo, avventura pericolosa.

Una piccola avvertenza …

Se avete tra le mani questo prodotto c’è una grande possibilità che amiate il trading e una piccola che amiate il
gioco d’azzardo. Potete anche amarli entrambi ma quasi sicuramente la vostra ambizione è grande quanto il vostro
desiderio di migliorarvi come trader, come giocatori d’azzardo o come trader d’azzardo.
Sono certo che le pagine che seguono potranno aiutarvi in questo, vanno lette ma soprattutto devono essere fonte di
riflessione. Non abbiate quindi alcuna fretta di giungere all’ultima pagina, non è svelato il Santo Graal del trading
ma viene ripetutamente stimolata una fonte inesauribile di riflessioni e di idee: la vostra mente. Affrettatevi quindi,
ma fatelo come dicevano i romani:
FESTINA LENTE
AFFRETTATI LENTAMENTE
Infine siate certi che l'azzardo irretisce la mente di ogni trader. Tutti sentono i suoi suadenti richiami ma alcuni,
beatamente, li ignorano. Sono consapevoli del ruolo dell'azzardo nel processo decisionale ma lo posseggono anziché
esserne posseduti. Non è poco.
Introduzione al Trading d’Azzardo
«Giocare significa fare esperimenti col caso.» Novalis, Frammenti, 1795/1800
Nella mia lunga attività di trader e formatore mi sono reso conto che quasi nessuno vuole intraprendere la
sottile e mutevole Via del Prezzo, nossignore, la maggioranza dei trader novizi percorre, incurante dei
pericoli, la Via Breve, la strada che permette veloci profitti senza fatica e senza sacrificio. Vuole un sistema
“chiavi in mano” per guadagnare.

I tempi sono cambiati e la ricerca del segreto per trasformare il vile metallo in oro non compete più
all’alchimista, oggi è lo speculatore che tenta di creare denaro dal denaro e, sempre più spesso, molto
denaro da poco denaro grazie a leve finanziarie estreme. Gli strumenti che il moderno Trader d’Azzardo
possiede sono talmente elevati da superare, per numero e complessità, ogni gioco che un casinò metta a
disposizione dei giocatori.

Il trading è sempre più un sogno ad occhi aperti che per molti speculatori in erba diventa la panacea dei
propri malesseri emotivi e psicologici, una veloce e semplice risposta alla domanda, sempre crescente, di
emozioni forti.
Ma chi è il Trader d’Azzardo e cos’è il Trading d’Azzardo? E come si capisce se si sta calpestando il territorio
del rischio o quello della scommessa?

La differenza non è facile da percepire se non quando i frutti della scommessa sono maturati o marciti, il
Trader d’Azzardo, anche se a volte guadagna molto denaro, è un esempio negativo, un modello di
operatività con dei rischi incontrollati che spesso nemmeno vengono percepiti.

Il Trader d’Azzardo è un giocatore d’azzardo evoluto, uno speculatore che ignora la realtà andando a
scontrarsi con un avversario che, alla lunga, vince sempre: la probabilità avversa.
Il Trader d’Azzardo fa del Trading d’Azzardo, rischia a volte consapevolmente ma spesso
inconsapevolmente, conosce le regole e non le elude, le infrange! In altri termini si espone a un rischio
rovina in cambio di un profitto atteso, spesso sperato.

Il gioco in borsa non ha particolari regole ma si nutre di emozioni per spingere il Trader d’Azzardo a
comperare o a vendere.

Non importa quanto sia elevato il grado di conoscenza tecnico, il Trader d’Azzardo non conosce prudenza e
attesa. Nei casi estremi arriva a convincersi, specie se fa scalping, che nel trading la perdita non è
contemplata.
Un’aspettativa reale? È reale ciò che viene percepito come tale, Sigmund Freud sosteneva che il contrario del
1
gioco non è ciò che è serio, bensì ciò che è reale .

E quindi si, l’aspettativa è reale nel momento in cui viene percepita come tale, tuttavia, ben presto, il trader
d’azzardo si rende conto che la realtà è ben diversa. Ma commette un secondo e ancor più grave errore, dà
la colpa del proprio insuccesso alla mancanza di conoscenza e di trucchi.

A chi non brama una facile operatività nei mercati finanziari dedico questo libro pieno di spunti sui quali
riflettere, alcuni da fare propri e altri da utilizzare al contrario, come esempio di ciò che non si deve fare.
Cos’è quindi la realtà per un Trader che gioca in Borsa? E, soprattutto, ne esiste solamente una di realtà in
un preciso istante?
A queste e ad altre interessanti riflessioni cercheremo di trovare una risposta nelle prossime pagine. Il
gioco, dopotutto, non è un affare da poco.

Buon viaggio nel Trading d’Azzardo, buona riflessione.

Stefano Fanton

Riflessioni per aspiranti Trader
Leggete queste frasi, contengono almeno il 50% di verità, una percentuale degna di un’attenta riflessione.

«I tratti essenziali di ogni gioco: la simmetria, le leggi arbitrarie, il tedio.»
(Jorge Luis Borges), Esame dell'opera di Herbert Quain, 1941

«Un buon giocatore è sempre fortunato.»
(Capablanca José Raúl), campione del mondo di scacchi dal 1921 al 1927

«Il gioco è un corpo a corpo con il destino.»
(Anatole France), Il giardino di Epicuro, 1895

«Ricordati, o buon giocatore,
che non giochi soltanto con le tue
ma anche con le carte del compagno.»
(Marcello Chitarrella), Codice Chitarrella, 1750

«Il gioco d'azzardo è una concorrenza troppo scoperta, senza veli,
e come ogni sfacciata nudità offende il senso del pudore.»
(Max Stirner), L'unico e la sua proprietà, 1844
Giocare con i numeri
«Giocare (dico del gioco grosso, il gioco d'azzardo che può portare la fortuna favolosa o l'irrimediabile precipizio), giocare
non è divertente, nel senso leggiadro della parola. Anzi è una cosa, con quella tensione senza respiro, profondamente
faticosa.» (Massimo Bontempelli) - Il Bianco e il Nero, 1987

Dunque alla fine è tutto qui? Un solo numero, uno solo, ma capace di modificare il destino di un giocatore
almeno fino al prossimo giro di roulette. La pallina gira veloce ma, senza apparentemente dover rendere
nulla a qualcuno, rallenta la propria corsa fino a fermarsi su una casella.

Il silenzio mette in risalto il rumore della pallina sulle caselle… trick … trick.. trick.

Tutti i giocatori sentono il mutamento nel rumore della pallina e la osservano rapiti dalla sua danza finale.
Un ultimo saltello e le speranze di molti giocatori si infrangono contro il granitico muro della realtà. 1 rosso.

Ora i numeri hanno parlato, una sentenza inappellabile che prolungherà la lenta agonia di un giocatore a
spese degli altri. E nemmeno sempre! Ma c’è qualcuno che nel tavolo non ha sentito alcun rumore, qualcuno
che è realmente padrone del gioco al punto da riuscire ad ignorare il rumore della pallina sul tavolo.

Il croupier, colui che possiede il potere di farti perdere, il vero burattinaio che, sotto gli occhi vigili di tutti i
giocatori, incurante di ogni previsione o scommessa, gioca realmente con i numeri facendo perdere anche il
più esperto dei giocatori.

Contro il croupier, a lungo andare, non conta né l’esperienza né la bravura. Anche la fortuna cessa di essere
importante perché i numeri non hanno memoria, non conoscono fortuna né sfortuna. I numeri sono neutri
e capaci di schierarsi fedelmente a favore del croupier. Sempre.

Sì, è tutto qui, si tratta di numeri, di cifre, di percentuali calcolate sui numeri. Si tratta di giocare con i numeri,
consapevolmente o inconsapevolmente. Ma cosa sono i numeri?

I numeri sono enti matematici che consentono di rappresentare un’idea che esprime il senso di quantità. La
rappresentazione dei numeri, a 10 cifre, viene diffusa in occidente da un matematico pisano che pubblicò,
nel 1202 d.c. un trattato sui numeri: il “Liber Abaci”.

Fino ad allora le cifre arabe erano quasi sconosciute e si utilizzavano i numeri romani.
La notazione posizionale fu l’innovazione più grande, con il simbolo per lo zero era possibile distinguere 11
da 101 o da 1001 senza simboli aggiuntivi semplificando tutte le forme di calcolo numerico. Un’innovazione
destinata a diffondersi universalmente.

Il nome del matematico? Leonardo il Pisano detto il Fibonacci.

Albert Einstein, che di numeri se ne intendeva, ha detto:


«Il mondo è stato creato con delle frasi, composte da parole, formate da lettere. Dietro queste ultime sono
nascosti dei numeri, rappresentazione di una struttura, di una costruzione ove appaiono senza dubbio degli
altri mondi ed io voglio analizzarli e capirli perché l'importante non è questo o quel fenomeno, ma il nucleo, la
vera essenza dell'universo.»

I numeri hanno molteplici significati nascosti, spaventano e affascinano con la stessa facilità. Un numero può
essere serio o faceto, chiaro o oscuro, fonte di inquietudine o di serenità. Un numero può essere indagato
con attenzione o osservato distrattamente diventando fonte di studio o di gioco. La differenza non è poi così
chiara a volte. Giochiamo con i numeri? Iniziamo con qualcosa di curioso, delle sequenze di prodotti
singolari.
1 x 8 + 1 = 9
12 x 8 + 2 = 98
123 x 8 + 3 = 987
1234 x 8 + 4 = 9876
12345 x 8 + 5 = 987 65
123456 x 8 + 6 = 987654
1234567 x 8 + 7 = 9876543
12345678 x 8 + 8 = 98765432
123456789 x 8 + 9 = 987654321

E ancora…

1 x 9 + 2 = 11
12 x 9 + 3 = 111
123 x 9 + 4 = 1111
1234 x 9 + 5 = 11111
12345 x 9 + 6 = 111111
123456 x 9 + 7 = 1111111
1234567 x 9 + 8 = 11111111
12345678 x 9 + 9 = 111111111
123456789 x 9 +10= 1111111111

9 x 9 + 7 = 88
98 x 9 + 6 = 888
987 x 9 + 5 = 8888
9876 x 9 + 4 = 88888
98765 x 9 + 3 = 888888
987654 x 9 + 2 = 8888888
9876543 x 9 + 1 = 88888888
98765432 x 9 + 0 = 888888888

E come ultimo esempio rendo il numero 1 protagonista.

1 x 1 = 1
11 x 11 = 121
111 x 111 = 12321
1111 x 1111 = 1234321
11111 x 11111 = 123454321
111111 x 111111 = 12345654321
1111111 x 1111111 = 1234567654321
11111111 x 11111111 = 123456787654321
111111111 x 111111111 = 12345678987654321

Sembra quasi che i numeri abbiano degli ordini “nascosti”, delle proprietà non immediatamente percepibili,
delle armonie e delle disarmonie. Come nel caso dei numeri amicabili.

Questi numeri erano considerati dai Greci un simbolo d’amicizia per la loro particolarità di possedere la
somma dei divisori uguale a quella dell’altro numero amicabile.
220 e 284 sono i primi numeri amicabili, 220 risulta divisibile per 1,2,3,5,10,11,20,22,44,55 e 100 e la
somma dei divisori è 284 che, a sua volta, è divisibile per 1,2,4,71,142 la cui somma è proprio 220. Ma mica è
finita qui, ci sono altre coppie di numeri amicabili ma, nonostante la loro ricerca sia durata molti secoli, si è
dovuto aspettare il 1636 per identificare la coppia 17.296 e 18.416. Questa scoperta si deve a un ragazzino
di soli 16 anni, Niccolò Paganini (omonimo del grande musicista) che individuò i numeri semplicemente
procedendo per tentativi.
Altri numeri interessanti sono i numeri “perfetti” che possiedono l’interessante (e inutile) proprietà di
essere uguali alla somma dei loro divisori. Un esempio di numero perfetto?

Il numero 6 è divisibile (oltre che per sé stesso) per 1, 2, 3 che sommati tra loro danno appunto 6 come
risultato. Segue il 28 (divisibile per 1, 2, 4, 7, 14), il 496 (divisibile per 1, 2, 4, 8, 16, 31, 62, 124, 248) e il
numero 8128 (divisibile per 1, 2, 4, 8, 16, 31, 64, 127, 254, 508, 1016, 2032, 4064).
6, 28, 496 e 8128 erano i soli numeri perfetti conosciuti dai matematici greci antichi, numeri carichi di
fascino e di mistero.
Ma sia Pitagora che Euclide non conobbero mai il quinto numero perfetto, individuato solamente nel XV
secolo: 33.550.360. Il sesto e il settimo numero perfetto furono calcolati due secoli dopo: 8.589.869.056 e
137.438.691.328.

Successivamente Eulero, nel 1772, scoprì l’ottavo numero perfetto, un numero enorme composto da ben 19
cifre e scoperto, ovviamente, senza l’ausilio del computer:

2.305.843.008.139.952.128.
Oggi conosciamo 39 numeri perfetti, il più grande di esso ha ben 8 milioni di cifre. Tutti i numeri perfetti
sono pari, ma non si può escludere che il quarantesimo numero perfetto sia dispari.

Tutto è possibile perché, per usare le parole di Hegel, “Ciò che può essere pensato è reale.”

Numeri, numeri, numeri. L’uomo è ossessionato dai numeri fin dai tempi più remoti, misura e conta ogni
cosa, il Trader è ancora più ossessionato dai numeri rispetto all’uomo comune. Dai numeri trae la propria
forza e, sempre nei numeri, vede la propria disperazione. Tutto è misurabile. Tutto è riconducibile a un
numero.

A volte i numeri comunicano senza essere ascoltati dalla maggior parte delle persone. Prendete una
qualsiasi banconota in Euro, individuate il numero di serie e osservatelo.

A fianco di ogni numero seriale c’è una lettera che identifica la nazione di provenienza della banconota. S, ad
esempio, è la lettera che è associata all’Italia.

Lettera Stato
F Malta
G Cipro
H Slovenia
J Gran Bretagna
K Svezia
L Finlandia
M Portogallo
N Austria
P Paesi Bassi
R Lussemburgo
S Italia
T Irlanda
U Francia
V Spagna
W Danimarca
X Germania
Y Grecia
Z Belgio

Procuratevi una banconota con la lettera S, sicuramente le più facili da reperire in Italia, e annotatevi il
numero di serie. Fatto? Bene, la stessa cosa ho fatto io e il mio seriale è:

S 29732612362

Ora sommo tra loro tutti i numeri che compongono il seriale, 2 + 9 + 7 + 3 + 2 + 6 + 1 + 2 + 3 + 6 + 2. Il


totale è 43. E allora?

4 + 3 = 7

Fate lo stesso con il vostro seriale e scoprirete che la somma dei numeri che lo compongono è pari a 7.
Qualunque sia il vostro numero seriale, il risultato sarà sempre 7 per le banconote di serie S. Almeno per
quelle autentiche!

Questo codice di controllo, indubbiamente concepito da esperti matematici, permette un’ulteriore verifica
dell’autenticità della banconota, non si tratta certamente di una verifica immediata e facile, tuttavia anche in
questo caso i numeri forniscono un responso interessante e nascosto ad un primo esame. E per le lettere
diverse da S?
Ogni stato ha una propria lettera identificativa alla quale corrisponde un diverso codice.

Lettera Stato Codice


F Malta 2
G Cipro 1
H Slovenia 9
J Gran Bretagna 7
K Svezia 6
L Finlandia 5
M Portogallo 4
N Austria 3
P Paesi Bassi 1
R Lussemburgo 8
S Italia 7
T Irlanda 6
U Francia 5
V Spagna 4
W Danimarca 3
X Germania 2
Y Grecia 1
Z Belgio 9

Quindi se le banconote di serie S hanno un seriale che sommato restituisce un codice di controllo pari a 7,
Malta avrà, alla lettera F del proprio seriale, un codice di controllo che restituirà 2, uguale a quello della
Germania che però ha una lettera X nel seriale ma diverso, ad esempio dal codice della Francia che è pari a
5. I numeri quindi, spesso in modo non evidente, comunicano con chi li sa ascoltare.

«Gioco d’azzardo. È il contrario del gioco, ed è assurdo che abbia lo stesso nome. Mentre il gioco è fondato
sulla possibilità di maneggiare le proprie forze, il gioco d’azzardo è basato sul rifiuto di agire: in un caso c’è
l’azione, nell’altro la passione.» (Valerio Magrelli)
Riflessioni per aspiranti Trader
Leggete queste frasi, contengono almeno il 50% di verità, una percentuale degna di un’attenta riflessione.

«La matematica è l'alfabeto con il quale Dio ha scritto il mondo. ...e bastano nove cifre e lo 0 che è l'uno senza
secondo... infatti mettere lo zero o non mettere lo zero nell'insieme dei numeri naturali è ancora argomento di
discussione.» (Pitagora)

«L'uomo è veramente uomo soltanto quando gioca.»
(Friedrich Schiller, Sull'educazione estetica dell'uomo, 1795)

«Ho voluto capire i cuori degli uomini. Ho voluto sapere perché le stelle brillano. E ho cercato di comprendere il
potere pitagorico per il quale il numero esercita il proprio impero sul flusso.» (Bertrand Russel)

«Dio ha creato i numeri interi, tutto il resto è opera dell'uomo.»
(Leopold Kronecker)

Gioco d'azzardo
Passatempo il cui piacere consiste in parte nella coscienza dei propri vantaggi, ma soprattutto
nello spettacolo delle perdite altrui.

Ambrose Bierce, Dizionario del diavolo, 1911


Il Gioco d’Azzardo
«Il destino mescola le carte e noi giochiamo.» (Arthur Schopenhauer)

Quanto azzardo c’è in ogni gioco d’azzardo? Posta in questi termini questa domanda sembra quasi una
provocazione, non lo è affatto. Per prima cosa voglio definire il caso.

Caso
n m caso
1 fatalità, combinazione, circostanza imprevedibile.
Bene, la definizione di caso permette una precisa definizione del gioco d’azzardo che è un gioco in cui il
risultato è determinato proprio dal caso. Attenzione! Determinato dal caso, non dal rischio che un giocatore
d’azzardo non percepisce mai nella sua giusta dimensione.
L’origine del gioco d’azzardo si perde nella notte dei tempi, oggi esistono giochi d’azzardo per ogni
propensione al rischio ma sostanzialmente riconducibili a due categorie:

1) Giocati dentro al casinò;


2) Giocati fuori dal casinò.

Non è una differenza da trascurare. Nella prima categoria risiedono la Roulette, il Baccarà, lo Chemin de fer, il
Black-Jack e via discorrendo...

La ruota della fortuna (miniatura del XII secolo)



Alla seconda categoria appartengono il lotto, il superenalotto, il totocalcio, il totogol, il totip, le lotterie, le
scommesse sportive, i giochi di carte, di dadi, la tombola e, limitatamente a un insieme di speculatori ingenui
e impreparati, il gioco in borsa.

Procediamo con ordine analizzando un gioco d’azzardo famoso, diffuso e apparentemente innocuo: il Lotto.
La prima regolamentazione certa del gioco del lotto è del 1620 e si deve a Genova. Anche in altre città si
giocava il lotto mentre nello Stato Pontificio era un gioco vietato e considerato immorale a tal punto che nel
1728 Papa Benedetto XIII minacciò di scomunica i giocatori.
Tuttavia il Lotto muoveva una considerevole quantità di denaro e Pio VI pensò bene di destinarne i proventi
alle opere pie. Inizialmente le estrazioni sono limitate a due-tre l’anno fino al 1807 che vede l’intervallo tra
due estrazioni ridotto a 15 giorni.

Nel 1863 il gioco del lotto è oramai diffuso ovunque e le estrazioni avvengono nelle ruote di Firenze, Milano,
Napoli, Palermo, Torino e Venezia. Pochi anni dopo è il turno di Roma, poi di Bari e nel 1939 di Cagliari e
Genova.
Il denaro entra a fiumi nelle casse dello stato che, astutamente, soddisfa la crescente domanda di gioco
d’azzardo rendendo la frequenza delle estrazioni settimanale nel 1871 e bisettimanale nel 1997. Può
bastare?
Evidentemente no poiché ora le estrazioni sono tre in una settimana e i giocatori versano fiumi di denaro
nelle casse dello stato, pagando di fatto una tassa che il Conte di Cavour sosteneva essere la tassa
sull’imbecillità.

Il funzionamento è semplice, il martedì, il giovedì e il sabato vengono estratti 5 numeri, compresi tra l’1 e il
90, nelle ruote di Bari, Cagliari, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino e Venezia. Il
giocatore d’azzardo sceglie i suoi numeri, la sua ruota e di quanto essere tassato (secondo la visione del
Conte di Cavour), paga e aspetta il responso della Dea Bendata.
Le scommesse sono diverse, a disposizione del giocatore c’è:

l'ambata, o estratto semplice (un solo numero);


l'estratto determinato, (un solo numero e la ruota in cui viene estratto;
l'ambo (due numeri);
il terno (tre numeri);
la quaterna (quattro numeri);
la cinquina (cinque numeri).
Si possono giocare fino a 10 numeri in una singola schedina e la vincita aumenta in funzione dei numeri
indovinati.

Nel parlarvi del gioco del Lotto sto pesando attentamente ogni termine che utilizzo, a ragion veduta parlo di
numeri indovinati, non di numeri previsti. Una differenza di non poco conto che apprezzerete nel proseguo
della lettura.

Se i numeri vengono indovinati Lottomatica, che è la concessionaria ufficiale del gioco, paga la vincita
secondo dei multipli prestabiliti della giocata.
La tabella che segue rende immediata la comprensione della quantità di soldi che è possibile vincere.

Numeri giocati Numeri indovinati Vincita


1 1 11,23
2 2 250
3 3 4.500
4 4 120.000
5 5 6.000.000
Tasso di payoff del gioco del lotto.

In altri termini giocando 1 euro su un singolo numero, se si indovina la scommessa, si vincono 11,23 euro,
giocando 1 euro su 5 numeri, sempre e solo se si indovinano tutti, si vince la non trascurabile somma di
6.000.000 di euro. Una fortuna creata con 1 solo euro!
Queste sono le quantità di denaro che è possibile vincere, ma sulla qualità della vincita cosa si può dire?
Occorre fare qualche calcolo sulle probabilità di vincita prima di poter tirare le somme.

La probabilità che esca un singolo numero su una determinata ruota, la cosiddetta ambata, è di 1 su 18
(5/90) e quindi, se il gioco fosse equo la vincita dovrebbe essere pagata 18 volte la posta mentre in realtà
viene pagata solo 11,24 volte.
In altri termini, per l’ambata, il banco paga il 62% di quanto incassa se puntassimo tutti i numeri. Non male
per chi gestisce il gioco!

Per l’ambo la percentuale non si discosta mentre si riduce drasticamente al 38% per il terno, al 23% per la
quaterna e a poco più del 14% per la cinquina.

Aggiorno la tabella del pagamento delle vincite con la probabilità di indovinare i numeri.

Numeri giocati Numeri indovinati Vincita Probabilità


1 1 11,23 1 su 18
2 2 250 1 su 400,5
3 3 4.500 1 su 11.748
4 4 120.000 1 su 511.038
5 5 6.000.000 1 su 43.949.268

Questi sono numeri, ma sono anche i soli numeri a partire dai quali è possibile stabilire QUANTO sia
SCONVENIENTE cercare di indovinare dei numeri che vengono estratti casualmente. Una misura di
sconvenienza che dovrebbe essere ben chiara in ogni azzardo.

Perché quindi il gioco d’azzardo del lotto è solo apparentemente innocuo? Un gioco solitario come quello
del Lotto, a differenza dei giochi da casinò, lascia il giocatore d’azzardo solo con le proprie aspettative, le
proprie ansie e il proprio, staticamente parlando, inevitabile fallimento. Inoltre si tratta di un gioco dove solo
il caso tende i fili delle marionette, non ci sono scorciatoie!
Ma i numeri possono ingannare chi non li sa ascoltare. Possono illudere chi ascolta i suadenti canti delle
sirene e, infine, possono essere piegati fino a far coincidere il loro messaggio con il volere del giocatore
d’azzardo. Ma stanno solamente assecondando un’illusione.

Le estrazioni del lotto sono eventi indipendenti l’uno dall’altro, privi di correlazione tra loro. Ogni estrazione
è completamente indipendente dalla precedente e quindi non esiste alcun modo per prevedere i numeri che
verranno estratti. Ma il giocatore d’azzardo non ci crede, non vuole crederci, non può crederci! E,
infaustamente, finisce con il piegare i numeri al proprio volere.
Con il gioco d’azzardo compaiono i giocatori, con i giocatori fanno la loro comparsa le perdite e, infine,
compaiono le tecniche per evitare le perdite e per guadagnare soldi con il gioco d’azzardo del lotto…
Ancora una volta i numeri esercitano il loro fascino permettendo lo sviluppo di sistemi di previsione più o
meno complessi.

In borsa e nel trading in generale si dice che prima o poi ogni titolo è destinato a salire. Questa semplice
affermazione permette, ad ogni azionista incapace di vedere la realtà, di sopportare perdite sempre più
ingenti e prolungate nel tempo.
Solitamente questa affermazione è accompagnata dalla più nota: “nel lungo periodo i titoli salgono sempre”.
Allo stesso modo nel gioco d’azzardo del lotto si sostiene che prima o poi ogni numero viene estratto. E
quindi?

E quindi si ricercano i numeri che non vengono estratti da più tempo e si comincia a scommettere sulla loro
uscita. Per analogia è come se, in una tendenza al rialzo, si scegliesse di comperare quel titolo che,
inspiegabilmente, non è ancora salito.

E se invece di salire di prezzo, per qualche illogico motivo scende, si media la posizione acquistandone altri.
Queste tecniche sono semplici ma letali per le finanze, non si ha mai la piena percezione del rischio che si
corre e molti vengono travolti dalla loro stessa posizione.
Il rischio rovina non viene immediatamente percepito, diviene chiaro solo quando sta manifestando i suoi
effetti, la probabilità che esca un numero indovinato in una estrazione è pari a 1/18 ovvero il 6%.

Il ritardo medio massimo per un numero è di circa 90 estrazioni, raramente non viene estratto per 140
estrazioni mentre, in 135 anni di gioco del lotto, solo 10 volte ha superato le 180 estrazioni. È abbastanza
per sviluppare un “sistema di trading” dei numeri ritardatari.
La tecnica è semplice, si comincia a giocare una piccola cifra su un numero ritardatario e se non esce si
raddoppia la posta per recuperare anche la giocata precedente.
In fondo sono solo 10 i casi dove si sono superate le 180 estrazioni e il rischio, apparentemente, vale la
candela. Facciamo due conti ipotizzando una scommessa di 1 euro raddoppiata ogni volta che il numero non
esce.

Giocata Scommessa
1 1
2 2
3 4
4 8
5 16
6 32
7 64
8 128
9 256
10 512
11 1.024
12 2.048
13 4.096
14 8.192
15 16.384
16 32.768
17 65.536
18 131.072
19 262.144
20 524.288
21 1.048.576
22 2.097.152

Come è facile osservare già all’undicesima giocata la somma necessaria per difendere la scommessa è pari a
1024 volte la scommessa iniziale.

Dieci giocate dopo si supera il milione di euro in quella che appare come una strategia assolutamente folle.
Molte persone si sono rovinate inseguendo un numero ritardatario, quella che segue è la lista dei maggiori
ritardi.

La classifica dei dieci numeri più ritardatari
nella storia del Lotto dal 1871 ad oggi
Numero Ruota Estrazioni attese Data di uscita
11 Torino 181 4-4-1931
53 Venezia 182 9-2-2005
28 Bari 187 26-7-1902
47 Bari 189 13-11-1917
67 Venezia 191 18-10-1924
71 Cagliari 191 26-6-1971
82 Bari 193 27-11-1943
55 Bari 196 12-3-1960
8 Roma 201 23-8-1941
34 Cagliari 203 1-4-2006

Dal 1871 solo due numeri hanno avuto oltre 200 estrazioni di ritardo.
E questo cosa significa? Che se un numero presenta 200 ritardi vale la pena scommettere a piene mani?
Assolutamente no, nulla vieta di immaginare ritardi anche molto maggiori.
A puro titolo di curiosità va segnalato l’ambo 17-56 sulla ruota di Bari che, dalla creazione del lotto a dieci
ruote, a luglio 2014, non è mai stato estratto presentando un ritardo di 6130 estrazioni. Ugualmente nel
trading nulla vieta a un titolo di scendere abbastanza a lungo per rovinare una strategia di media prezzi e
chi la utilizza.

Gli errori sono sempre gli stessi in ogni azzardo:


non si percepisce il rischio rovina;
si pensa alla vincita e non alla perdita;
non si utilizza una strategia;
non si stabilisce un limite alla perdita.

Questi errori sono stati presentati in ordine inverso di importanza, l’ultimo è in assoluto il più importante
degli errori, quasi alla pari della mancanza di strategia.

Infatti, come ogni sviluppatore di trading system ben sa, è possibile creare dei sistemi funzionanti anche con
acquisti e vendite casuali ma con un’ottima gestione della perdita, mentre non è possibile creare sistemi
profittevoli che non tengano sotto controllo il rischio.
Uno speculatore e, in egual misura, un giocatore d’azzardo, può decidere QUANTO PERDERE ma anche
COME PERDERE.

Non si tratta di elementi trascurabili, una corretta gestione delle perdite rende possibile sviluppare una
strategia che ha come primario obbiettivo il controllo del rischio. Il giocatore d’azzardo deve quindi pensare
non alla vincita staticamente improbabile, ma alla perdita statisticamente probabile.

Proviamo quindi a pensare alle perdite. Per prima cosa occorre tenere sotto controllo il rischio, non è
accettabile un raddoppio della posizione ad ogni scommessa, proviamo a raddoppiare all’undicesima, alla
sedicesima e alla ventunesima estrazione e calcoliamo l’entità della scommessa progressiva, la vincita lorda
e quella netta. Il risultato è quello che segue.

Giocata Scommessa Scommessa Progressiva Vincita Lorda Vincita Netta
1 1 1 11,23 10,23
2 1 2 11,23 9,23
3 1 3 11,23 8,23
4 1 4 11,23 7,23
5 1 5 11,23 6,23
6 1 6 11,23 5,23
7 1 7 11,23 4,23
8 1 8 11,23 3,23
9 1 9 11,23 2,23
10 1 10 11,23 1,23
11 2 12 22,46 10,46
12 2 14 22,46 8,46
13 2 16 22,46 6,46
14 2 18 22,46 4,46
15 2 20 22,46 2,46
16 4 24 44,92 20,92
17 4 28 44,92 16,92
18 4 32 44,92 12,92
19 4 36 44,92 8,92
20 4 40 44,92 4,92
21 8 48 89,84 41,84
22 8 56 89,84 33,84

Che conclusioni è possibile trarre? Innanzi tutto che, ovviamente, nel gioco d’azzardo (e in modo inaspettato
anche nel trading) il caso governa il timone della nostra imbarcazione. Non è possibile decidere di voler
vincere al 100% ma è possibile quantificare e assegnare una qualità alle perdite. Non è una cosa da poco nel
lungo periodo.

Nella tabella precedente è facile vedere come, anche dopo 22 estrazioni, l’ammontare del denaro impiegato
nella scommessa è modesto e, di pari passo, anche la vincita collegata lo è. E questo è il punto!

Lo scommettitore non gioca per vincere, ad esempio, 33,84€ a fronte di una scommessa di 56€ complessivi
e che dura da 22 estrazioni. No, allo scommettitore si vende anche il sogno di una vincita grossa e quindi
l’ambata con una gestione di money management assume un appeal molto basso. Molto meglio, per lo
scommettitore destinato a rovinarsi, la strategia del raddoppio anche se il gioco del lotto prevede un
massimo di 200€ a schedina, vale a dire che dopo 8 raddoppi non è possibile incrementare la scommessa su
una singola schedina.

«Il gioco d’azzardo è il miglior modo per ottenere nulla da qualcosa.» (Wilson Mizner)
Bluff
Sostantivo Inglese (Plurale bluffs).

Nei giochi di carte, in particolare nel poker, è un modo di giocare che vuol far supporre agli avversari di avere delle
carte migliori di quelle effettive possedute forzandoli quindi ad abbandonare la mano. In senso figurativo è una finzione
organizzata per nascondere la realtà.

Il Bluff più pericoloso nel trading è quello che si attua con sé stessi.
Riflessioni per aspiranti Trader
Leggete queste frasi, contengono almeno il 50% di verità, una percentuale degna di un’attenta riflessione.

«Quando non possiamo esprimerla con i numeri,
la nostra conoscenza è povera e insoddisfacente.»
(William Thomson lord Kelvin)

«Il mondo è stato creato con delle frasi, composte da parole, formate da lettere. Dietro queste ultime sono nascosti
dei numeri, rappresentazione di una struttura, di una costruzione ove appaiono senza dubbio degli altri mondi ed io
voglio analizzarli e capirli perché l'importante non è questo o quel fenomeno, ma il nucleo, la vera essenza
dell'universo.» (Albert Einstein)

«La matematica...non avrebbe certo avuto origine se si fosse saputo fin dall'inizio che in natura non ci sono linee
esattamente diritte, né alcuna grandezza assoluta.» (Friedrich Nietzsche)
Il Giocatore d’Azzardo
«Il libro della natura è scritto coi caratteri della geometria.» (Galileo Galilei)

I molti giochi d’azzardo rispondono a una sola esigenza: la forte domanda da parte dei giocatori d’azzardo.
Non c’è altra ragione!
Il giocatore d’azzardo gioca a volte per piacere e divertimento ma, per una moltitudine di giocatori, alla fine
non si tratta di piacere o divertimento ma di semplice inseguimento delle perdite.

A volte il giocatore d’azzardo inizia a scommettere e vince del denaro, ne è ingolosito e ricerca altre vincite
che, inevitabilmente, non arrivano. È in trappola, prigioniero di una ragnatela tessuta con le sue stesse mani.
Aumenta la frequenza del gioco e l’entità delle puntate e quando le perdite aumentano invece della
consapevolezza arrivano le scuse. Sfortuna, è solo sfortuna.
Per recuperare aumenta ancora il proprio fattore di rischio scommettendo non per guadagnare ma per
recuperare perdite che non può permettersi di avere. Non lo aveva previsto, non lo aveva immaginato, era
una probabilità semplicemente non considerata. Solo sfortuna?

La cornucopia tra le braccia della figura simbolica dell’abbondanza.


(Incisione del XIX secolo)

I matematici De Finetti e Savage hanno proposto questa definizione di probabilità:
“la probabilità di un evento è il prezzo che un individuo ritiene equo pagare per ricevere 1 se l'evento si
verifica, 0 se l'evento non si verifica.”
Il giocatore d’azzardo, per citare Oscar Wilde, conosce il prezzo di tutto ma il valore di nulla. In altri termini
conosce il prezzo della scommessa ma non quanto la stessa sia equa ovvero quanto valga. Illusione,
speranza e ignoranza. Questi i mali dell’anima del giocatore d’azzardo che per vincere sistematicamente può
solamente imbrogliare.

Il gioco d’azzardo è strutturato per rendere sistematica la perdita, non il guadagno, è sempre stato così,
anche in tempi antichi come ci ricorda Publilio Siro.
«Il giocatore d'azzardo
quanto più è bravo nel suo mestiere,
tanto più è disonesto.»
Publilio Siro, Sentenze, I sec. a.e.c.
Facciamo nostra una doverosa premessa: ogni trader può trasformarsi in un giocatore d’azzardo. Può
realizzare anche ingenti e veloci profitti ma deve sempre essere consapevole di quanto rischio sta
comperando insieme alla sua posizione operativa.

Una consapevolezza che il giocatore d’azzardo non possiede poiché limita la propria analisi ai concetti di
sfortuna o di fortuna. La sfortuna non ha nessuna colpa, sono i numeri che governano il destino del
giocatore, numeri avversi. In ultima analisi il giocatore d’azzardo gioca per perdere soldi, solo che non ne è
consapevole.

«La maggior parte dei soldi che vincerete al poker, non viene dalla genialità del vostro gioco, ma
dall'incompetenza dei vostri avversari.» (Lou Krieger)
Poker
Gioco d’azzardo giocato con un mazzo di carte francesi in cui vince chi ha la combinazione di carte maggiore. Il
poker richiede una certa dose di abilità per la gestione del gioco che quindi può essere vinto anche da chi ha carte
pessime...
Riflessioni per aspiranti Trader
Leggete queste frasi, contengono almeno il 50% di verità, una percentuale degna di un’attenta riflessione.

«Fidatevi di tutti, ma tagliate le carte.»
(Finley Dunne)

«Si dovrebbe giocare sempre lealmente...
quando si hanno le carte vincenti.»
(Oscar Wilde, Un marito ideale, 1895)

«È un lavoro duro giocare a poker.
Non permettete a nessuno di dirvi il contrario.»
(Stu Ungar)

«Il poker è formidabile.
Ciò che conta non è di disporre di buone o di cattive carte,
ma di saper giocare con quelle cattive.»
(Bernard Werber, L'impero degli angeli, 2000)

«Imparare a giocare due coppie vale quanto il venire educati in un college,
ed è altrettanto costoso.»
(Herbert Yardley, L'educazione di un giocatore di poker, 1957)
Quanto azzardo c’è?
«Un uomo deve fare almeno una scommessa al giorno, altrimenti potrebbe andare in giro fortunato e non venire mai a
saperlo.» (Jim Jones)

Quanto azzardo c’è nel gioco del Poker? E ancora, il Poker è un gioco? Un azzardo? Un gioco d'azzardo?
Nell’immaginario collettivo il poker è senza dubbio considerato un gioco d’azzardo, dove giocatori
ossessionati dal vizio del gioco affidano le proprie sorti a una buona mano fortunata.

Vale la pena soffermare la nostra attenzione sul termine “gioco d’azzardo” cominciando con una citazione del
grande giocatore di poker Pug Person:

"L'unica cosa importante da sapere è che certa gente sopporta di perder più di quanto non riesca a vincere. E
cioè, se devono perdere, sono disposti a perdere tutto, ma se vincono, si accontentano di vincere abbastanza
per pagarsi una cena e un biglietto di cinema. Tutti i giocatori migliori lo sanno."

Che il poker sia un gioco è fuor di dubbio, molti giocatori di poker pensano che, poiché servono molte abilità
per riuscire a vincere sistematicamente, non si tratti di un gioco d’azzardo nel lungo periodo.
Molte frasi di campioni lo sottolineano.

"Che gli piaccia o no, il carattere di un uomo è messo a nudo ad un tavolo di poker; se gli altri giocatori lo
leggono meglio di quanto faccia lui, deve incolpare solo se stesso. Fino a che non sarà capace e pronto a
vedersi come lo vedono gli altri, con i suoi difetti e tutto il resto, sarà un perdente alle carte, e nella vita."

(Anthony Holden, Big Deal, 1990)

Sembra proprio che il carattere di un uomo abbia una notevole influenza nello stile di gioco, paura, ansia,
coraggio, avidità, bramosia entrano a pieno titolo nei protocolli operativi di ogni giocatore. In estrema
sintesi si può affermare che:

Tutto è Poker.
L’abilità, l’astuzia, il calcolo del rischio rovina e la valutazione degli avversari permettono di sopravvivere
nel lungo periodo.

«Se non ci fosse la fortuna vincerei tutti i tornei cui partecipo.»


(Phil Hellmuth)

«E insistono nel chiamarla fortuna….»


(Rounders)

Ma non dobbiamo farci ingannare dai nostri reconditi desideri, si tratta sempre di un gioco con una forte
componente di azzardo. In ultima analisi, nel poker, si scommette denaro o altri beni sul futuro esito di un
evento.

Un esito sempre incerto.


Non tutti i giochi d’azzardo sono come il poker però nelle slot machine, ad esempio, la vincita e la perdita è
solo una questione di fortuna, si inserisce la moneta, si tira la leva e si attende il verdetto, non vi è
competizione ne tanto meno studio dell’avversario.

Vi è solo fato, casualità, fortuna.


Nel poker il giocatore corre un rischio calcolato, è consapevole di poter perdere ma misura l’evento
sconfitta in termini di probabilità. Quando le probabilità sono a favore decide se giocare o meno, quando
stabilisce l’entità del vantaggio supposto decide quanto e se rilanciare.

«L'Hold’em è un gioco di aggressione calcolata: se le tue carte sono sufficientemente buone per chiamare una
puntata, allora sono buone abbastanza per rilanciarla.»
(Alfred Alvarez - 2001)
Una vera e propria competizione con un appeal ben diverso dal semplice gioco di fortuna.

Possedere un piccolo vantaggio statistico permette di vincere eliminando, nel lungo periodo, la componente
aleatoria della fortuna e della sfortuna.
«Un buon giocatore è sempre fortunato.» (Capablanca José Raúl Capablanca y Graupera - L'Avana, 19 novembre
1888 – New York, 8 marzo 1942 - è stato uno scacchista cubano campione del mondo dal 1921 al 1927)
Per comprendere la portata del vantaggio statistico immaginate di giocare con le regole seguenti:

Si lancerà una moneta 1.000 volte.


Ogni volta che esce testa pagherete 10€.
Ogni volta che esce croce riceverete 11€.

Vi sembra un azzardo giocare a queste condizioni?

«Non è calcolando le probabilità che si vince al poker. Ma ignorandole completamente per troppo tempo di
certo si diventa perdenti. I giocatori fortunati non durano.»
(A.D. Livingston)

E nel trading quanto azzardo c’è? E ancora, il trading è un gioco? Un azzardo? Un gioco d’azzardo?
Nell’immaginario collettivo il trading non è percepito bene. Riflettete, come si descrive, comunemente,
l’acquisto di un titolo in borsa? Quale espressione viene utilizzata da parte di chi non conosce il trading?

Giocare in Borsa.
Un’espressione che fa sorridere i trader ma che è percepita come vera da una moltitudine di individui. In
borsa si gioca. E poiché non si conosce il futuro si commette un azzardo permettendo di definire un gioco
d’azzardo il trading.
Nulla di più distante dalla verità per un trader professionista ma, per molti, una solida realtà. Leggete con
attenzione questo stralcio di una mail che mi è stata inviata.
[…] Mi sono reso conto di non capire nulla di borsa. Detta così le potrà sembrare una cosa normale, ma sono
20 anni che lavoro con i mercati da professionista.

Per i miei clienti ho sempre avuto una grande attenzione, non ci capiscono molto e quando presento rendiconti
positivi non fanno molte domande e di solito mi affidano altri soldi da gestire. Ho sempre avuto paura di
perdere i loro soldi perché è grazie a loro che posso vivere agiatamente.
Ma per i miei soldi la cosa è andata diversamente e ancora non riesco a capire come mi sono potuto ficcare in
una situazione del genere.
Qualche anno fa un gestore, sempre affidabile nelle dritte che mi passava, mi ha telefonato dicendomi di
sapere per certo che una banca quotata sarebbe stata comprata a 24€ per azione. Erano voci affidabili e
l’azione quotava 22€. Ne ho comperate subito 5.000 tenendomi riservata l’informazione.

Nel giro di qualche giorno il titolo è sceso a 20€, ho risentito la mia fonte che mi ha riconfermato l’assoluta
buona opportunità e mi sono rincuorato.
Mi sento male a scriverlo, ma ne ho comperate altre 5.000 allocando più di 200.000€ su un singolo titolo e su
una voce di opa. Non le posso descrivere il malessere, il dolore psicologico e fisico che ho provato mentre
scendeva. Sono arrivato a pregare davanti al monitor per uscirne almeno pari.
Ma i prezzi scendevano ed io ero immobile, paralizzato, incapace di vendere quello che avrei venduto a
qualsiasi mio cliente e che, anzi, non avrei mai comperato.

Ho smesso di guardare la quotazione per mesi e oggi il titolo vale meno del 10% di quanto l’ho pagato io. Si è
portato via quasi tutti i miei risparmi e mi ha lasciato una grande paura che riesco a dissimulare a fatica.

Ho paura anche di guardare la quotazione, la disperazione ha lasciato il posto alla rassegnazione e ora alla
consapevolezza.
Io di borsa non ci capisco nulla!

Mi ha molto colpito un suo intervento nel quale sosteneva di non avere la più pallida idea di cosa farà un titolo
e di non ricercare nessuna previsione ma di voler controllare solo l’abbattimento del rischio. Quelle parole e i
suoi esempi mi hanno aperto uno spiraglio. Di colpo ho capito la natura del mio errore. […]

Cos’aveva comperato l’autore della mail? Titoli azionari? Numeri? Aspettative? Sogni? Illusioni? Certamente
non aveva comperato un numero associato a una strategia, l’obiettivo era semplicemente quello di fare un
grande guadagno, facile, veloce e garantito da una soffiata. Non era certamente balenata in testa, allo
speculatore in oggetto, l’idea di una perdita. Era inconcepibile, impossibile, semplicemente non era
un’opzione che meritasse la più piccola considerazione.
L’acquisto aveva come oggetto una certezza. Nel momento stesso dell’acquisto la plusvalenza era data come
imminente e sicura, la perdita, semplicemente, non era contemplata.

Se invece dell’aspettativa fosse stato acquistato un numero la perdita sarebbe stata inglobata nella strategia.
Il trader avrebbe, in altri termini, deciso anticipatamente quanto desiderava perdere. Quanto voleva
perdere.

Avrebbe perso seguendo la Via del Trader Samurai, avrebbe visto, in ogni trade, la perdita possibile e non il
guadagno atteso. Avrebbe perso denaro per conservare denaro. Un apparente paradosso.
Il successo nel trading si misura nel lungo periodo, nel breve periodo la fortuna ha un suo considerevole
ruolo. Un trader professionista è distaccato dalle perdite e dai guadagni, sa di essere in competizione con se
stesso per tutta la sua vita operativa e quindi cerca di mantenersi emotivamente distaccato.

«Il casinò è un luogo dove aleggia la perdita statisticamente garantita, il giocatore vuole combattere non
contro il gioco ma contro le probabilità di vittoria. I giocatori, statisticamente, non vinceranno mai nel loro
insieme. Andateci quando potete, senza giocare ma semplicemente osservando il gioco altrui. Avrete così una
lezione a basso prezzo sull’importanza dell’osservazione e della pazienza.» (Stefano Fanton)
Strozzino
strozzino m (pl: strozzini)
1. chi presta denaro a forte interesse;

2. persona disonesta che briga per ricavare da ogni affare la maggior somma possibile.
Riflessioni per aspiranti Trader
Leggete queste frasi, contengono almeno il 50% di verità, una percentuale degna di un’attenta riflessione.

«Sai che i cavalli sono più intelligenti dell'uomo.
Non si sente mai parlare di un cavallo che fa bancarotta
per aver scommesso su persone.»
(Will Rogers)

«Nessun cane può correre così veloce
come i soldi che scommetti su di lui.»
(Bud Flanagan)

«Scommettere non è così distruttivo come la guerra
e non è così noioso come la pornografia.
Non è immorale come gli affari o suicida come guardare la televisione.
E le percentuali sono migliori di quelle della religione.»
(Mario Puzo)

«Un dollaro vinto è due volte più dolce di un dollaro guadagnato.»
(Paul Newman, Il Colore dei Soldi)

«L'unica cosa sicura della fortuna è che essa cambierà.»
(Wilson Mizner)

Lo strozzino non azzarda mai


«L'errore più comune nella storia è sottovalutare l'avversario, ma succede tutto il tempo al tavolo da poker.» (David
Shoup)

Il gioco d’azzardo ha una prima regolamentazione in Italia durante il Medioevo con le Baratterie, delle
bische riconosciute dai poteri locali. Riconosciute e, ovviamente, ben tassate ma viste sempre con un
2
distaccato disprezzo come ben chiarisce l’imperatore Federico II nelle Costituzioni di Melfi :
« ... stabiliamo che coloro che giocano a dadi, facendolo di continuo, al punto di non avere altra attività
della quale vivere, i frequentatori di taverne, che eleggono le taverne come proprio ambiente naturale,
coloro che possiedono giochi d’azzardo o dadi per metterli a disposizione dei suddetti giocatori, siano
dichiarati infami, e perciò non siano ammessi a testimoniare né a ricoprire un pubblico ufficio... »

La grande quantità di denaro che il gioco d’azzardo muoveva bastava a far tacere le voci di chi condannava
questa aleatoria attività.

Nei secoli i barattieri accrebbero le loro ricchezze e i loro poteri, al punto da creare delle regolari
corporazioni con tanto di gonfalone e potestà della baratteria incaricato di intrattenere i rapporti con le
autorità.

Il confine tra il divertimento e la disperazione è molto labile nel gioco d’azzardo…



Tuttavia i tentativi di far passare questa attività come lecita e meritevole di considerazione erano vani. Il
barattiere divenne rapidamente sinonimo di gaglioffo, ribaldo, persona di malaffare e il gioco d’azzardo non
aveva nessuna considerazione sociale.

Nel corso del XV secolo il comune di Siena ordinava, a dispetto dei lauti introiti derivanti dal gioco d’azzardo,
di vietarne la pratica.

«Anco, imperciò che de la barattaria non esce se non male et imperciò che inde biastemmie di Dio et de la
beata Maria Vergine et delli altri sancti, ogne dì ne nascono et rapine et furti molti si commettono, statuto
et ordinato è, che la barattaria in neuno modo sia tenuta né tenere si possa in alcuna parte de la città di
Siena et de' borghi; né alcuno tenga essa barattaria o vero biscazaria sotto pena di X libre di denari per
3
ciascuno contrafacente et ciascuna volta.»

Di pari passo con la diffusione del gioco d’azzardo compaiono i bari e i “giocatori di professione” che più che
giocare contro il fato giocano contro i polli inesperti che si presentano numerosi. La febbre di denaro del
giocatore d’azzardo viene curata dagli strozzini che prestano denaro a tassi elevatissimi finendo con il
rovinare finanziariamente il povero pollo che, oramai spennato, non può far altro che maledire la propria
cattiva sorte.
Ma non si è trattata di cattiva sorte, chi gioca d’azzardo sistematicamente non può invocare la sfortuna a
propria discolpa.
Nel gioco d’azzardo il banco vince sempre sul lungo periodo, è costruito apposta per vincere sempre! In altri
termini la vincita di un giocatore è sempre pagata con le perdite di decine, centinaia o migliaia di altri
giocatori d’azzardo.

In taberna quando sumus


In taberna quando sumus

[...] Quando siamo alla taberna, non ci curiamo più del mondo; ma al giuoco ci affrettiamo, al quale ogni ora ci
accaniamo.

Tra coloro che attendono al giuoco, c’è chi viene denudato, chi al contrario si riveste chi di sacchi si ricopre.

Qui nessuno teme la morte, ma per Bacco gettano la sorte. [...]



Anonimo, XIII secolo


Le bische si sono evolute in baratterie e successivamente in casinò. Il casinò di Venezia, con sede dal 1638 a
Cà Vendramin sul Canal Grande, ha fama di casa da gioco più antica del mondo.

Quante cose potrebbero raccontare quei muri se solo potessero parlare!

Anche se i tempi cambiano, il contesto nel quale si svolge il gioco d’azzardo è sempre il medesimo. Da un lato le
aspettative e la speranza del giocatore e dall’altro il caso. O un abile baro…

Nel trading invece non ci sono locali pubblici dove dividere l’emozione delle perdite e dei guadagni.

Si è soli con le proprie emozioni.


I numeri che appaiono sul computer emettono una sentenza inappellabile ogni volta che un trade viene
chiuso. Il denaro, trasformato in entità virtuale, muta forma e consistenza con una rapidità che a volte
sconcerta. I mutamenti a volte sono rapidi, altre volte molto lenti, altre volte ancora appaiono frutto del caso
più che della ragione.
Trovare denaro a credito, per un giocatore d’azzardo, è relativamente facile, se vince ovviamente non ne ha
alcun bisogno ma se le finanze percorrono una rapida parabola discendente si gioca o si trada non per
guadagnare ma, semplicemente, per tentare di recuperare il capitale iniziale.
La qualità e la quantità del rischio che si è disposti a correre per recuperare denaro, che non si era
preventivato di poter perdere, sono enormemente dilatati. Nei casinò compaiono gli strozzini, invisibili a chi
non li cerca ma improvvisamente presenti alla bisogna. Denaro già perso in partenza.

E nel trading esiste una figura simile allo strozzino? Esiste qualcuno disposto a prestarti del denaro per
operare in borsa?
Non vi viene in mente nessuno disposto ad anticipare il denaro per voi, magari moltiplicando quello che
depositate in un conto per 5, per 10 o per 100?
Nel trading si chiama EFFETTO LEVA e, anche se non si tratta di denaro prestato a strozzo, permette di
perdere denaro che non si possiede con una velocità incredibile.

Ma la perdita non è contemplata!




Nelle pubblicità degli intermediari viene posta una grande enfasi sulle possibilità di guadagno, enormi
guadagni possibili, secondo la pubblicità, anche con capitali molto modesti.
Segue a titolo di esempio qualche pubblicità …

Solo 50€ da investire? Non preoccuparti, nel FOREX hanno un potere di acquisto di ben 10.000€. Scopri le
illimitate possibilità che permette il trading on-line sulle valute…
E ancora…
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FOREX.

Invitante non trovate? Peccato che anche le perdite siano altrettanto rapide con un simile effetto leva. Ma
questo si tace, si deve tacere.
Il problema del trading in borsa è che dietro a dei semplici numeri si nascondono molte insidie. 300€ in un
conto di trading non particolarmente capitalizzato, sono il guadagno o la perdita di qualche ora, a volte di
qualche minuto ma nella vita reale rappresentano, per molte persone, il frutto di una dura settimana di
lavoro.
Questo attira molte persone che desiderano arricchirsi in fretta e senza troppa fatica ma, in realtà, dovrebbe
anche costituire un monito, un avvertimento della pericolosità del trading lasciato a sé stesso.

Borsa, trading e traders sono solo parole nelle quali ogni aspirante trader riversa aspettative, paure, ansie e
spesso anche cocenti e costose delusioni.
Le affinità del trading non professionale col gioco d’azzardo sono sempre più evidenti mano a mano che il
trader d’azzardo opera, deve recuperare i soldi persi e in fretta oppure con il denaro se ne andrà per
sempre anche la speranza e il sogno di arricchirsi speculando in borsa.
I campionati di trading, organizzati o sponsorizzati dalle società di intermediazione, sembrano creati per far
venire l’acquolina in bocca a chi vede la classifica settimana dopo settimana. A fianco di fantasiosi alias
(pochi partecipano con il loro nome e cognome) vengono presentati rendimenti a due o tre cifre che,
facilmente, fanno nascere il pericoloso pensiero: allora se ci riescono loro posso farlo pure io!

Pericolosa illusione. Il trading, più che un lavoro, è una professione.


E come tale richiede disciplina e metodo. Nulla viene lasciato al caso, nemmeno il caso stesso che è sempre
accompagnato da rigidi protocolli di gestione del rischio. Ma questo, ovviamente, il trader d’azzardo lo
ignora e più che alle perdite pone la propria attenzione ai potenziali guadagni.

C’è spesso qualcosa di patologico nel trading che fa perdere il controllo a molte persone, i trader novizi
sono in preda alle emozioni e questo non deve succedere, occorre sempre tenere a mente il possibile
cambio di variabile, di scenario e prepararsi al peggio. Sempre.

E questo vale nel trading e nel gioco d’azzardo.


Uno degli esempi più eclatanti di perdita del controllo si deve a Terrance Watanabe, un uomo d’affari che
possedeva un ingente patrimonio.

Possedeva…
Ora infatti il suo patrimonio lo possiedono i casinò di Las Vegas, un’enorme quantità di denaro che, poco alla
volta, è passata dalle mani di Watanabe a quella dei tavoli da gioco.

Terrance Watanabe

Di quanto denaro stiamo parlando? Stiamo parlando della più pesante sequenza di sconfitte al gioco che si
conosca, ben 204 milioni di dollari persi in un solo anno.
Ma come è stato possibile, per un solo uomo, perdere una così cospicua fortuna?

Semplicemente continuando a giocare ai dadi e a poker, tutto qui. Alla lunga il banco vince sempre e se si
possiedono grandi capitali da “investire” nel gioco saranno proporzionalmente grandi le perdite. Beh, direte
voi “se ha giocato così tanto significa che poteva permetterselo.”
Osservazione giusta, tuttavia il signor Watanabe oltre ad aver dilapidato tutto il patrimonio di famiglia ha
lasciato un debito di 14,7 milioni di dollari nel casinò Caesars Palace e Rio, di proprietà della Harrah’s
Entertainment Inc.
Il casinò l’ha denunciato per insolvenza e ora Watanabe è stato condannato a pagare tutto il suo debito e
passerà alla storia come uno dei peggiori perdenti, se non il peggiore, della storia del gioco a Las Vegas.

Come farà a pagare non è un nostro problema, quello che è interessante evidenziare è come una grande
perdita sia stata prima una piccola perdita e questo vale nel gioco d’azzardo e nel trading.
Vale nello stesso identico modo. Una piccola perdita va sempre considerata come una potenziale grande
perdita. Non va ignorata, va gestita impedendogli di crescere senza controllo.
Ricapitolando il Trader d’Azzardo, al pari del giocatore d’azzardo nei tavoli da gioco, pensa che:

Prima o poi vincerò.


Non può andare male per sempre.
Peggio di così non può andare.
Ma dove vuoi che vada?
Non può scendere più di così…
Sono proprio queste convinzioni, queste illusorie certezze che seminano una pianta capace di generare
rigogliose perdite. Occorre cercare la perdita, scoprirla come reale o potenziale e infine inserirla sempre in
ogni protocollo operativo.
Ignorare un problema non è mai stata una buona soluzione e, presto o tardi, si è chiamati a confrontarsi con
la realtà.
Speranza
[spe-ràn-za] s.f.

Attesa fiduciosa di un futuro positivo e, in particolare, che si realizzi qualcosa che si desidera.
Riflessioni per aspiranti Trader
Leggete queste frasi, contengono almeno il 50% di verità, una percentuale degna di un’attenta riflessione.

«Spesso l'intelligenza è molesta
come un lume da notte in camera da letto.»
(Ludwig Börne, Frammenti e aforismi, 1840)

«Intelligenza non è non commettere errori,
ma scoprire subito il modo di trarne profitto.»
(Bertolt Brecht, Linea di condotta, 1930)

«L'uomo intelligente è quello che mantiene la sua intelligenza
a una temperatura indipendente
dalla temperatura dell'ambiente in cui vive.»
(Nicolás Gómez Dávila)

«L'uomo non è padrone della propria intelligenza:
ne riceve semplicemente le visite.»
(Nicolás Gómez Dávila)

«E' più facile giudicare l'ingegno di un uomo dalle sue domande
che non dalle sue risposte.»
(François-Gaston de Lévis, Massime e riflessioni, 1808)

Il Trader d’Azzardo
«La cosa più incredibile di questo mondo è che gli imbecilli sono sicuri di sé, mentre le persone intelligenti sono piene di
dubbi.» (Bertrand Russell)

Un trader è un commerciante, un commerciante di numeri. Nella sua operatività il trader, sia che operi di
breve o di lungo periodo, è chiamato a padroneggiare i numeri e i loro significati palesi e reconditi. I
parallelismi con il giocatore d’azzardo sono nascosti da pseudo tecniche che conferiscono al trader
d’azzardo un’aurea quasi rispettabile.
Ma è una illusione su uno specchio a due facce, capace di convincere la maggior parte degli aspiranti trader
che basta leggere qualche libro e replicare qualche tecnica per diventare dei trader di successo. Irretire la
volontà di chi è predisposto all’inganno dalle sue stesse illusioni è una cosa estremamente facile, è
l’aspirante trader che per primo cerca le scorciatoie e le regole magiche.

I numeri non mentono ma possono, beffardamente, presentare delle realtà che esistono solo parzialmente,
dei pavimenti sospesi sul vuoto dove l’incauto aspirante trader percorre delle vie solo apparentemente
sicure, dei percorsi lastricati di speranze e di illusioni che, inaspettatamente, lo porteranno a compiere scelte
disastrose.
4
In un film di qualche anno fa ho sentito un interessante parallelismo con la condizione emotiva di un trader
d’azzardo. Ve la ripropongo.

Questa è la storia di un uomo che cade da un palazzo di 50 piani. Mano a mano che cadendo passa da un
piano all’altro il tizio, per farsi coraggio, si ripete: fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene, fino a qui
tutto bene. Il problema non è la caduta ma l’atterraggio.

Decisamente merita qualche riflessione. Ma forse vale la pena riscriverla per piegarla ad altri fini…

Questa è la storia di un uomo che sta perdendo molto denaro da una sua posizione. Mano a mano che i
corsi perdono valore il tizio, per farsi coraggio, si ripete: fino a che non vendo tutto bene, fino a che non
vendo tutto bene, fino a che non vendo tutto bene. Il problema non è la perdita di valore ma la chiusura
dell’operazione.

La storia è sempre diversa per qualche particolare ma, alla fine, la conclusione è sempre la stessa: un brusco
risveglio con grossi danni economici e psicologici.

Con il denaro il Trader d’Azzardo brucia anche le proprie illusorie aspettative, i propri sogni inconfessati di
ricchezza. Viene velocemente e inaspettatamente distrutta una vita che rincorreva, si rende conto che un
sogno non può essere afferrato a mani nude.

Qualsiasi cosa faccia.


Il Trader d’Azzardo quando opera ricerca cause e motivi tralasciando il caso e il rischio, i veri centri di
interesse che dovrebbe avere a cuore. Scambia l’incoscienza con la fiducia e si affida, con fiducia malriposta,
ai forti e mutevoli venti del caso senza esserne minimamente consapevole. E, a volte, guadagna senza aver
visto, nemmeno per un istante, quanto vicino era il profondo baratro.
Oh, certo che il Trader d’Azzardo gioca in borsa, solo che non mette in palio solamente del denaro che, con
maggiore o minore difficoltà, può sempre riguadagnare in altri modi. Con il denaro mette in gioco anche la
propria esistenza emotiva, i propri sogni, le proprie ambizioni e, in alcuni casi, anche la propria sanità
mentale ignorando l’evidenza.

L’andamento dei mercati


non si può prevedere!
Una sacrosanta verità che il Trader d’Azzardo vuole ignorare prevedendo egli stesso il futuro. In prima
persona il Trader d’Azzardo prende le proprie decisioni non prendendo nemmeno in considerazione un
evento avverso. Non si preoccupa delle perdite, di quando vuole perdere ma, al solito di quanto vuole
guadagnare mettendo un limite al profitto ma non alle perdite.
Ore sprecate a ipotizzare target di prezzo e obiettivi dei movimenti mentre quello che dovrebbe essere il
primo dei pensieri, il limite della perdita, viene lasciato in un buio angolo della mente, ignorato e in
compagnia del solo dubbio.
Non vi è spazio per i tentennamenti e le indecisioni nella visione del Trader d’Azzardo perché il metodo che
pensa di possedere uccide, per prima cosa, la visione critica lasciando ai soli fatti, rigorosamente ex-post, il
compito di ricordargli che la realtà immaginata non sempre coincide con la realtà effettiva.
Ma questo, al Trader d’Azzardo non basta perché ha potenti alleati pronti a giustificare le proprie azioni. Si è
trattata di sfortuna, di eventi imprevisti e improbabili, di coincidenze avverse. La colpa non è mai sua.

Beham, (Hans) Sebald (1500-1550): Fortuna.


Se la sfortuna si prende la colpa dei trade andati male la sua controparte, la fortuna, non entra mai in gioco,
un Trader d’Azzardo difficilmente ammetterà il ruolo del caso nella produzione dei propri profitti.

La differenza tra un Trader d’Azzardo e un Trader Professionista è molto sottile, quasi invisibile
nell’ordinaria operatività. Una differenza che si palesa solamente nella gestione di poche operazioni capaci
però di differenziare di molto la qualità dei rendimenti del portafoglio.
Al Trader d’Azzardo interessa il profitto, al Trader Professionista interessa, per prima cosa, la qualità del
profitto. Il rischio deve sempre essere considerato in ogni singola operazione che, più di prospettare un
grande guadagno, deve garantire a priori una piccola perdita.
Molti Trader d’Azzardo operano senza Stop Loss, una condizione che può essere paragonata al lancio con il
solo paracadute principale, senza quello d’emergenza.

Per una moltitudine di lanci la cosa può andare bene, forse anche per tutti i lanci di un lungo periodo di
tempo ma, sfortunatamente, basta un solo lancio con dei problemi di funzionamento del paracadute
principale per essere certi di non poterne più fare altri.
Il Trader d’Azzardo, non utilizzando lo Stop Loss sistematicamente e come primaria preoccupazione, decide
di uscire da un trade in autonomia, valutando caso per caso e istante per istante la situazione tecnica.
Ma non si può immaginare una situazione con un più grande conflitto d’interesse tra due parti: da un lato la
logica della prudenza che imporrebbe la chiusura del trade e dall’altro l’appiglio della speranza che
sussurra di tenere duro.

Più di così non può scendere, ma dove vuoi che vada? Il mercato è irrazionale, dovrà allinearsi con la realtà
prima o poi. Dopotutto è un’ottima società e le prospettive per il futuro sono ottime. Bisogna tenere duro.

Non serve aggiungere troppe giustificazioni all’arsenale del Trader d’Azzardo, pur mutando nella forma
hanno il solo scopo di scambiare un protocollo operativo di uscita impostato ex-ante con la semplice
speranza. Oppure, nei casi più gravi con la preghiera.

La speranza e l’ottimismo per il futuro, due atteggiamenti tra i più funzionali ad una vita serena non servono
al Trader Professionista, anzi sono nefasti gli effetti che sortiscono sui protocolli operativi, non si deve
sperare ma si deve gestire una posizione. Non si deve essere ottimisti ma prepararsi al temporale anche
quando non ci sono nuvole all’orizzonte.
La gestione del rischio e dell’imprevisto rendono 1000 volte di più dell’ignorare i loro possibili effetti
nefasti.
L’unica certezza che deve possedere un Trader Professionista è la profonda e radicata convinzione che
l’unica cosa che può prevedere con un ottimo margine di precisione (non totale però) è QUANTO desidera
perdere e COME desidera farlo.
La lettura della corrispondenza che segue, con le relative risposte, può essere illuminante per comprendere
come lo stato d’animo e l’incertezza condizionino l’operatività di un aspirante trader.

Oggi puntualmente mi sono trovato dalla parte opposta del mercato...risultato stop saltati sia su azioni che sul
mini ftse scadenza giugno per ben -1306€! Confidando nella tenuta del supporto a 19500 del miniftse
scad.06/2010 ho acquistato. Poco dopo a seguito parole della Merkel il derivato è crollato. Cosa si può fare in
questo caso? Che sia il mio eccesso di fiducia a farmi commettere questi errori o sono giustificato dal fatto che
ormai l'umore cambia praticamente quasi ogni ora, per cui, chi non può stare incollato al monitor come me
per forza prima o poi cade nella rete? Cosa ne pensi?

R: Confondi la notizia con i prezzi :) Certo che non era scoppiato il caso Grecia ma guardati il grafico settimanale ante crollo
dell'indice.
Cosa noti? Massimi inferiori, minimi inferiore e formazione che si espande.
E il tutto dopo un grosso movimento laterale che proveniva da un bull market! Il rischio è enorme per il multiday fino a
25.000 punti almeno.

Mi sembra comunque che stai facendo un grave errore, chiediti qual'é la tendenza di fondo dei mercati e non comperare la
speranza o l'ipervenduto ma compera la direzione. Il mercato è da short e i rimbalzi sono tali, rimbalzi appunto!

Per ora la posizione l'ho tenuta con uno stop ampio (10%). Purtroppo oggi mi è invece saltata quella sul
miniftse scadenza settembre che comprai a 20.485 (calcola che però in quei giorni non era ancora scoppiato il
caso Grecia, etc etc etc) per cui non possiamo dire che il mercato era ribassista. Puntualmente oggi dopo un
10% di draw down la posizione mi si è chiusa. Che dolori! Anche io me lo chiedo spesso... vorrei andare short
ma poi (non so spiegarmelo) quando clicco il bottone vado su buy...ti è mai capitata una cosa del genere? Che
sia eccesso di fiducia? Illusione nella ripresa dei corsi? Molte volte mi sembra di ripetere gli stessi errori di
quando ero alle prime armi sul mercato. Grazie del prezioso consiglio che mi vorrai dare.

R: Se acquisti in modalità contrarian devi necessariamente avere uno stop molto piccolo perché la maggior parte delle volte il
mercato seguirà il trend dominante e i tuoi stop salteranno.

Ciao Stefano,
scusa il disturbo ma proprio non ne va bene una ieri in logica contrarian sono entrato long a 19000 sul mini
ftse scad. Settembre oggi apertura in gap down risultato posizione già negativa. Tu cosa faresti in questo
caso? Non mi ha nemmeno preso lo stop che avevo posizionato a -200 punti causa apertura in gap...cosa sto
sbagliando?

R: Il mercato è ribassista, le operazioni contrarian vanno fatte sui supporti chiave come, ad esempio, 18.000 punti, circa il
minimo di oggi. Devi attendere le occasioni e non crearle con la tua visione del mercato. L'errore è piccolo, le conseguenze,
purtroppo no!

Ciao Stefano,
ti rubo un minuto per avere il tuo parere su quello che vorrei fare oggi. Vorrei posizionarmi long sul miniftse
scad. sett.10, (stop sotto 18500) sembrerebbe che l'indice ftse sia in procinto di attaccare area 19.000. Sbaglio?

R: Crea una strategia, non un’opinione.

Ciao Stefano eccomi qua per rubarti ancora un minuto. Dopo una settimana profittevole tradando il mini ftse,
venerdì ho commesso l'errore di andare long sui due contratti giu/sett, nonostante al momento di premere su
buy un qualcosa mi diceva invece di shortare perché guardando i grafici immaginavo che il mercato andasse a
chiudere i gap lasciati nelle sedute precedenti e così è stato! Ora il dettaglio è questo: long da 19050 con stop a
18100 per il miftse giugno 2010; long da 19370 con stop a 18100 per il miftse settembre 2010 Ti chiedo
sinceramene come ti comporteresti tu se avessi in essere queste posizioni...grazie!

R: Ma figurati, è un piacere risponderti :) Il mio consiglio è sempre lo stesso: NON CERCARE DI PREVEDERE IL
FUTURO, il trend è ribassista e non ci sono segnali di forza, ogni rialzo va contestualizzato e considerato un rimbalzo.
Attendi se non sai cosa fare. Attendere è operare.

Grazie per la risposta, è vero a volte dovrei frenare l'istinto di operare ad ogni costo.
Purtroppo, mentre ti scrivo, sono ancora un po’ amareggiato per lo stop che oggi mi han preso esattamente a
18105 sul miniftse sett 2010. Vai a vedere. È esattamente il minimo intraday, tutti i profitti fatti ripresi dal
mercato!
Ancor più fastidioso anche perché questo long non lo volevo fare venerdì come già detto, spero comunque di
imparare da questi episodi e dai miei comportamenti. Pian piano un po’ migliorerò, buona serata. Ps: ora
ricordo che a Milano tu dissi una volta che il trader deve sviluppare anche la capacità di immaginare, non è
simile ad una previsione?

R: No, l'immaginazione non ha niente a che fare con la previsione, anzi serve ad evitarla. Devi immaginare sia scenari rialzisti
che ribassisti e ascoltare il mercato che è e rimane ribassista. Che sfortuna però per lo stop.

Salve Stefano, sinceramente non mi capacito. Adesso che mi ero convinto che il mercato era ribassista il
mercato sale. Risultato: le mie posizioni short sul mini ftse chiuse in perdita. Ma una sfortuna simile sarà mai
possibile?
Non ho più parole, ciao!

R: Il tuo errore è sempre lo stesso, guardati il grafico settimanale e poi il giornaliero.
Ad un certo punto il mercato ha smesso di chiudere sui massimi e ha iniziato a perdere colpi. Sul grafico settimanale i segnali
del giornaliero contano poco. Resta sempre quota 18.000 lo spartiacque e quota 25000 la resistenza chiave. Sono livelli noti
da diversi mesi, tutto quello che fa in mezzo è, come hai giustamente sottolineato tu, roba da trapper. La tua visione deve
essere neutra, ovvero capace di non radicalizzarsi e di mutare opinione velocemente. Ricorda che il mercato, alla fine, ti
guarda con gli stessi occhi con i quali lo guardi tu.

Grazie...si è vero....ex post mi rendo conto che in questi giorni stavo combattendo contro un movimento che,
silenzioso, stava però mutando. Vedevo le chiusure quasi sempre ai massimi ma non volevo osservarle vedevo
solo i miei short aperti. certo adesso che penso allo stop loss che mi è scattato (ti ricordi...) giorni fa sul
miniftse scad.09/10 al minimo intraday 18105... Non fosse avvenuto adesso mi ritroverei ben più in alto con un
bel gain ed invece continuavo ad aprire short. E si che ne ho seguiti di tuoi interventi, letto i tuoi libri. mi
ricordo sempre nei tuoi interventi la frase con la quale hai iniziato questa email, guardare il grafico
settimanale e poi il giornaliero. E’ anche vero che però gli scenari cambiano velocemente, forse è questo il
problema (almeno per me).
Ciao e grazie 1000

R: Il nemico del trader è la sua opinione. Un trader non deve avere opinioni ma visioni NEUTRE ovvero opinioni scolpite sul
ghiaccio che mutano con il mutare del mercato. Gli scenari di mercato vanno contestualizzati, 18.000 era un livello CHIAVE
e il mercato era da settimane che LATERALIZZAVA con ELEVATA volatilità.
Una semplice osservazione sul grafico settimanale basta per capire che il trend è cambiato, il mercato chiude sempre ai
massimi con grossi rialzi, è più di un misero rimbalzo, è l'interruzione del trend ribassista. Potrebbe anche riprendere a
scendere il mercato ma oramai svilupperà un nuovo trend da contestualizzare nuovamente. Sono i piccoli indizi quelli da
cogliere con maggiore attenzione. La previsione, alla fine, avvelena l’obiettività dei fatti.

Ciao Stefano, è da un po' che non ti scrivo e spero tutto sia tutto ok! Ci tenevo a dirti che, sembra
paradossale, ma da inizio anno, tradando sia i future che l'azionario Italia in modo discrezionale, ho
praticamente incassato pesanti minusvalenze, pertanto ho "bruciato" tutto il denaro per tradare. Se hai da
darmi qualche consiglio, oppure un tuo punto di vista te ne sarei grato. Grazie in ogni caso, sono comunque
consapevole che la colpa è solo mia...

R: Credo sia questo il tuo errore, troppi trade che corrispondono a cambi di visione, di idee e di posizioni. Già diverse volte
ti invitavo a stare fermo e a operare con time frame più larghi, l'intraday stretto con questi mercati è una tortura ed espone a
molti errori specie se le posizioni vengono portate in overnight per speranza di recuperare.
Il mio punto di vista rimane lo stesso, un time frame più elevato (io uso il settimanale) espone a meno errori anche se,
ovviamente, non è divertente con il trading veloce...
Fermati col trading e riprendi a simulare, vedrai che nella simulazione risiede il gain e quindi potrai, con il tempo e l'esercizio,
trasferire sul trading reale l'operatività neutra.
Hai commesso sempre gli stessi errori, mancanza di strategia e fretta. La tua visione neutra ne ha risentito e hai speculato
delle opinioni, non dei prezzi!
Voglio infine ricordarti due cose, la prima è una frase di Albert Einstain che dice: Follia è fare sempre la stessa cosa e
aspettarsi risultati diversi. La seconda è una consolazione:

Quae nocent docent.



Le cose che nuocciono istruiscono (e dovrebbero rendere più furbi). Ricorda, il trader può sconfiggere
l’uomo.
All-Inn
Nel gioco del poker Texas Hold’Em andare All-In significa scommettere tutte le proprie chips in una mano. Il
che significa, in caso di sconfitta, l’uscita dalla partita.
Riflessioni per aspiranti Trader
Leggete queste frasi, contengono almeno il 50% di verità, una percentuale degna di un’attenta riflessione.

«La vita non ha che un vero fascino: è il fascino del gioco.»
(Jean-Claude Killy)

«Non sai che cosa significhi pressione finché non giochi cinque dollari
e ne hai solo due in tasca.»
(Lee Trevino)

«L'avarizia è sempre una brutta cosa, ma alle carte è deleteria.»
(Marcello Chitarrella, Codice Chitarrella, 1750)

«Le carte sono una guerra, sotto le mentite spoglie di uno sport.»
(Charles Lamb)

«Il poker consente di dimenticare tutto,
compreso il fatto che non possiamo permetterci di giocare.»
(Philippe Bouvard)
Paradossi
«Usa il non metodo come metodo avendo l’assenza di limiti come limite.»

I paradossi erano, per gli antichi Greci, paralogismi, problemi oltre la logica. Durante il medioevo venivano
chiamati “insolubilia”, problemi senza soluzione mentre noi li chiamiamo “antinomie” ovvero problemi
contro le regole. Nel tempo è mutata la definizione del paradosso ma non la sostanza. L’inganno, l’illusione,
l’ambiguità, la contraddizione e l’assurdità appaiono distillati in ogni paradosso, pur mutando di situazione
ma mantenendo invariata la sostanza.

Si crede che il primo paradosso nacque con una affermazione di Epimenide di Creta (VI secolo a.C.), che
affermò:

«i Cretesi sono bugiardi»


Difficile credere che tutti i cretesi siano bugiardi, tuttavia, anche se lo fossero stati al tempo di Epimenide di
Creta, non era certamente lui il più indicato ad affermarlo.

Lo si evince dal nome, l’affermazione fatta da Epimenide di Creta comprende anche lui in quanto cretese e,
dunque, sarebbe un bugiardo. A chi credere quindi?

A Epimenide e alla sua affermazione che vede tutti i cretesi essere bugiardi, o alla sua stessa affermazione
che lo include, come cretese, nella schiera dei bugiardi inficiando la validità della sua stessa affermazione?

Se Epimenide, come cretese, è bugiardo anche l’affermazione «i Cretesi sono bugiardi» è falsa e quindi i
cretesi non sono affatto bugiardi.

Ma se invece Epimenide dice il vero verrebbe sbugiardato dalla sua stessa affermazione, falsa poiché non
tutti i cretesi sono bugiardi. Difficile dare un significato univoco a questa affermazione, mancando il
quantificatore universale tutti o nessuno.
Questa affermazione è nota come “paradosso del mentitore”.

Nel corso dei secoli il paradosso del mentitore è stato più volte riformulato, Aristotele (confutazioni
sofistiche XXV) propose due quesiti paradossali:
1. E’ possibile giurare di rompere il giuramento che si sta prestando?

2. E’ possibile ordinare di disobbedire all'ordine che si sta impartendo?

La contraddizione è evidente e la soluzione non è certamente facile. Un bel paradosso, non c’è che dire!
Qualche secolo dopo Diogene Laerzio, uno storico greco vissuto nel secondo secolo d.C., propone una nuova
versione del paradosso del mentitore.
Un coccodrillo ghermisce un bambino che gioca sulle rive del Nilo; la madre del piccolo implora il coccodrillo
di restituirle il figlio, ma il coccodrillo fa la seguente proposta: "Se indovini quello che farò, ti restituirò il
bambino".

La madre allora dice al coccodrillo: "Credo che mangerai il piccolo".


Se la madre ha detto il vero, se ha cioè indovinato che il coccodrillo vuole mangiare il bambino, allora in
questo caso il coccodrillo ha promesso di restituire il bimbo. Ma se il coccodrillo restituisce il bimbo,
significherebbe che non lo ha mangiato, e quindi la donna non avrebbe indovinato e non potrebbe salvare la
vita del figlio.
In tutti i casi, se la madre dice "tu lo mangerai", non potrà mai riavere il figlio e il coccodrillo non potrà mai
mantenere la promessa di restituirlo.

Più di 1000 anni dopo Jean Buridan, un filosofo francese, immaginò un dialogo tra Socrate e Platone, un
dialogo di una sola frase.

Socrate dice: "Platone dice il falso".


Platone dice: "Socrate dice il vero".
Leggendo singolarmente le frasi non vi è alcuna contraddizione ma lette congiuntamente il paradosso è
evidente. Se l’affermazione di Socrate è vera Platone mente ma, come conseguenza, Socrate mente (se
Platone mente la sua affermazione è quindi falsa).
La frase di Socrate non può essere vera arrivando poi alla conclusione che sia falsa visto che Platone mente.
Un risultato paradossale!
Una interessante variante della storiella di Diogene Laerzio si deve a Miguel de Cervantes uno scrittore
famoso per aver scritto il romanzo Don Chisciotte della Mancia tra il 1606 e il 1615. In questo romanzo
Sancho Panza, governatore di Barataria, ha un interessante caso da esaminare.
Un militare di guardia su un ponte, ha l'ordine di impiccare tutti coloro che mentivano circa il motivo per cui
volevano oltrepassare il ponte. Un giorno arrivò una persona alla quale, come da ordini ricevuti, fu chiesto
perché voleva passare il ponte.
La risposta fu inattesa: "voglio attraversare il ponte solo per essere impiccato in base alla legge".
Un evidente paradosso poiché se avesse detto la verità, ovvero che voleva passare il ponte per farsi
impiccare, non doveva essere impiccato. Se venisse impiccato, la sua stessa impiccagione sarebbe la prova
che diceva il vero e quindi non doveva essere impiccato. Un vero e proprio rompicapo!
Nel 1913 Philip Jourdain riformulò il paradosso di Jean Buridan con queste due affermazioni:

"La frase seguente è falsa";


"La frase precedente è vera".
Più recente e noto agli appassionati di fantascienza, il paradosso del comma 22 dal Codice Militare Spaziale
del Pianeta Klingon.

Articolo 12, Comma 1.
L'unico motivo valido per chiedere il congedo dal fronte è la pazzia.
Articolo 12, Comma 22.
Chiunque chieda il congedo dal fronte non è pazzo.

I paradossi vanno contro la logica e spesso vengono nascosti in ragionamenti apparentemente chiari o in
figure retoriche come:
L’antifrasi
«Ho fatto proprio un bel trade!»
Il chiasmo
Si scorge un chiasmo nei celebri versi dell'ode manzoniana “Il cinque maggio”:

«La fuga e la vittoria,


la reggia e il tristo esiglio;
due volte nella polvere,
due volte sull'altar.»

Piegata ai nostri scopi potrebbe assumere questa forma:


«La perdita e il guadagno,
l’esaltazione e lo sconforto;
due volte nella polvere,
due volte sull'altar.»
L’ellissi
«A nemico che fugge, ponti d'oro.»
«A crescita dei prezzi, ponti d’oro.»
L’iperbole
« Il prezzo del petrolio è schizzato alle stelle.»
L’ironia
«Che bell'auto!» (Di fronte ad un catorcio.)
«Che bel trade!» (Di fronte a una grossa perdita.)
L’ossimoro
«Paradiso infernale, inferno celeste.
«Guadagno pericoloso, perdita utile.

Il trading è pieno di paradossi, alcuni creati ad arte con scopi reconditi (ma non troppo) dai venditori di
sogni finanziari, altri creati dalla stessa mente del trader che troppo spesso riduce la propria operatività a
un mero gioco d’azzardo inconsapevole.

Semplicemente ignora le trappole che sta costruendo attorno al proprio bilancio finanziario. Il trader
d’azzardo non concentra la propria attenzione sui paradossi del trading e li scambia per vere e proprie
verità. Verità che il tempo dimostrerà essere fallaci ma continuamente ignorate dal trader d’azzardo.
Il paradosso è in agguato dovunque e in ogni tempo, qualche anno fa Charlie Chaplin partecipò a un
concorso dove si doveva scegliere il sosia di Charlie Chaplin.
La selezione si svolse a Montecarlo e indovinate chi non vinse? Paradossalmente il vero Charlie Chaplin fu
considerato solamente il terzo miglior sosia di lui stesso.

Ovunque si trovano i paradossi, anche in concetti come la vita e la morte che dovrebbero avere un valore
univoco e chiaro.
Dall’ Hagakure, il libro segreto dei samurai:
“La Via del Samurai va cercata nella morte. Si mediti quotidianamente sulla sua ineluttabilità. Ogni giorno,
quando nulla turba la nostra mente e il nostro corpo, dobbiamo immaginare con tranquillità la nostra fine:
trafitti da frecce, proiettili e lance, toccati dalla spada, inghiottiti da onde impetuose, divorati dalle fiamme in
un incendio immenso, folgorati dal fulmine, travolti dal terremoto, precipitati in un abisso senza fine, vittime di
una malattia o di una morte improvvisa. Dobbiamo iniziare la giornata pensando alla morte. Come dice un
anziano: quando lasci la tua casa, entri nel regno dei morti; quando varchi il tuo cancello, vai incontro al
nemico. Questa massima non raccomanda la prudenza, ma la ferma risoluzione a morire.”

Desiderare, bramare, cercare la morte proprio per evitarla. Semplice ma non facile. Un evidente paradosso
dell’epoca dei Samurai. Nel trading è la stessa cosa, se esistesse un “libro segreto del trader” dovrebbe
essere senza dubbio citata la “Via del Trader Samurai”.
Una via indubbiamente paradossale e molto Zen.
Dal libro segreto del Trader Samurai:

“La Via del Trader Samurai va cercata nella perdita. Si mediti quotidianamente sulla sua ineluttabilità. Ogni
giorno, quando nulla turba la nostra mente e il nostro corpo, dobbiamo immaginare con tranquillità la perdita:
improvvisa, per un errore di immissione dell’ordine, per sospensione del titolo, impetuosa, inattesa mentre il
mercato crolla, per problemi tecnici, per improvvisi eventi naturali, precipitati in un abisso senza fine, per
distrazione o a causa di notizie improvvise e inattese. Dobbiamo iniziare la giornata pensando alla perdita.
Come dice un trader anziano: quando operi lasci la tranquillità della terraferma, entri nel regno del mare;
quando premi un tasto, vai incontro al nemico. Questa massima non raccomanda la prudenza, ma la ferma
risoluzione a perdere.”
Una ferma risoluzione consapevole a voler mettere, come elemento centrale del proprio trading, l’elemento
che non si vorrebbe mai prendere in considerazione: la perdita. La vita operativa non è facile per un trader
novizio che si deve destreggiare in un mare di inganni e concetti supposti veri ma in realtà falsi.

D’altronde con un ragionamento capzioso e fallace, dall’intento volutamente ingannevole, si può facilmente
giungere a un risultato apparentemente corretto ma in realtà completamente errato.
Questo ragionamento si chiama sofisma, un termine che deriva dal greco σόφισμα (leggi sóphisma, cioè:
artifizio, abilità).Un argomentare non valido formalmente, che sembra concludente ma non lo è. Un esempio
illuminerà la questione.

Poniamo X = 1

Allora ovviamente

X = X

Eleviamo al quadrato i due membri

X2 = X2

Sottraiamo X2 da entrambi i membri

X2 - X2 = X2 - X2

Scomponiamo in fattori

X ( X – X ) = ( X + X ) ( X - X )

Dividiamo per ( X – X )

X = ( X + X )

Ovvero

X = 2X

E siccome X = 1 ne deriva che 1 = 2

Com’è possibile? Semplicemente non lo è!

E’ un sofisma che conduce a un paradosso, poiché 1 non può essere uguale a 2. L’errore è ben dissimulato
nel passaggio dove c’è la divisione per (x - x) che è 0.

Quando si scompone in fattori si afferma correttamente che 1 per 0 è uguale a 2 per 0. Ma questo non
dimostra affatto che 1 sia uguale a 2. Qualsiasi numero moltiplicato per 0 è uguale a 0, e quindi a qualsiasi
altro numero moltiplicato per 0.

Questo esempio giungeva a delle conclusioni facilmente rigettabili ma formalmente inattaccabili, almeno in
prima approssimazione. Un paradosso evidente!

Anche in natura esistono evidenti paradossi, ad esempio la struttura alare di un calabrone che in,
proporzione al suo corpo, non è idonea al volo. Gli scienziati non si sanno spiegare come possa volare,
tuttavia il calabrone non sa di essere un paradosso vivente e quindi continua tranquillo a volare.

E gli esempi potrebbero continuare a lungo, sui farmaci, ad esempio, è un obbligo di legge mettere le
controindicazioni. Leggere le avvertenze di un bugiardino, così si chiama il foglietto illustrativo che ogni
medicinale possiede, come minimo mette un po’ di apprensione. Gli effetti collaterali sono molti e, in alcuni
casi, letali. Capita infatti che ogni tanto un farmaco, invece di curare, aggrava la patologia. L’effetto che
provoca è contrario a quello voluto ed è chiamato “effetto paradosso”.

E che dire del “farmacon” che possiede due distinti significati, medicina e veleno, simboleggiati sin dalla
tradizione Greca da due serpenti intrecciati sul caduceo.
Il caduceo è l’emblema dell’ordine dei farmacisti. Sui farmaci è un obbligo di legge mettere le
controindicazioni ma sul trading? Che controindicazioni ci sono?

Apparentemente nessuna, almeno a dar retta ai venditori di illusioni finanziarie.

I paradossi del trading sono spesso controintuitivi:

Per saper guadagnare bisogna saper perdere.


L’unica garanzia nel trading è che si perderà del denaro.
Un trader deve prestare maggior attenzione alle perdite che ai profitti.

E, per finire, il paradosso chiamato Trend/No Trend. Questo paradosso ci mostra come un indicatore, che
funziona benissimo nel trend di alcuni mercati, può dare risultati disastrosi in un mercato laterale o
viceversa.
E’ il caso dello stocastico, ma anche del concetto di ipercomprato e ipervenduto. Il paradosso del Trend/No
Trend ci ricorda che la pietra filosofale del trading non è mai stata scoperta. E non lo sarà mai. Chiudo il
capitolo con un paradosso in chiave Zen:

L’unica certezza che un Trader deve possedere è il dubbio.
Deve essere talmente certo di questo,
da dubitare anche dell’unica certezza.
Senza certezza e senza dubbio,
ogni cosa apparirà chiara.
(Stefano Fanton – Riflessioni Zen applicate al trading)

Bankroll
È il segreto per sopravvivere nel gioco del Poker. Ugualmente è il segreto per sopravvivere al trading in perdita che,
prima o poi, ogni trader deve gestire. Un segreto noto a tutti ma compreso da pochi, una semplice gestione del
proprio conto capitale.
Nel linguaggio del trading si chiama Money Managment …


Riflessioni per aspiranti Trader
Leggete queste frasi, contengono almeno il 50% di verità, una percentuale degna di un’attenta riflessione.

«C'era una volta un paradosso,
ma ora il tempo l'ha risolto.»
(William Shakepeare, Hamlet, III, I.)

«Lettori volgari, perdonate i miei paradossi.
Bisogna farne quando si riflette.
E io preferisco essere un uomo di paradossi,
che un uomo di pregiudizi.»
(Rousseau)

«Ciò che noi chiamiamo inizio è spesso la fine,
e la fine è solo un inizio.
La fine è ciò da cui noi iniziamo.»
(T.S. ELIOT "Little Gidding", da Four Quartets)

«La verità nasce come paradosso
e muore come ovvietà.»
(Arthur Schopenhauer)
Giocare in Borsa con i numeri
«Intelligente è chi trova difficile ciò che agli altri sembra facile.» (Nicolás Gómez Dávila, Tra poche parole, 1977/92)

I numeri hanno un fascino particolare, nel gioco d’azzardo sono la base di quasi tutti i giochi e nel trading
rappresentano guadagni, perdite, variazioni percentuali e possiedono un inaspettato ruolo nei protocolli
decisionali dei trader.
Fibonacci ha inconsapevolmente dato un considerevole contributo al “gioco in borsa con i numeri”
contribuendo a selezionare dei numeri con dei significati particolari per i trader.

Non era certamente nelle intenzioni di Leonardo di Pisa detto il Fibonacci, nato a Pisa intorno al 1170, e
considerato il più grande matematico del Medioevo, diventare l’ispiratore di tante variegate tattiche e
tecniche di trading.

Tuttavia i suoi numeri sono alla base di un considerevole numero di tools tecnici.

55 e 21 sono frequenze standard delle medie mobili, 144 è un numero che ricorre trasversalmente su
diverse teorie, dall’analisi ciclica a quella di Gann passando infine per Elliott. E proprio Elliott ha
“saccheggiato” ampiamente i numeri di Fibonacci costruendo un modello dei prezzi che si muove a ondate di
3, 5 e 8 onde per un numero complessivo di 144. Tutti numeri di Fibonacci. Ma non solo. L’analisi tecnica
ciclica ha un’infinità di numeri uguali a quelli della serie di Fibonacci.
Un ciclo che ha attirato su di sé parecchia attenzione è quello dei 54 anni, sviluppato dall’economista
sovietico Nikolai Kondratieff con lo studio di una vastità di serie storiche di commodities e variabili
economiche e sociali.

Egli giunse alla conclusione che i prezzi si muovono in cicli lunghi 54 anni, per l’appunto. Le importanti
deduzioni di quest’economista non furono però considerate dalle autorità statali del suo Paese che, dopo
molte insistenze decisero di ricompensarono con un biglietto di sola andata per i campi di lavoro forzato.
Brutta vita quella degli analisti di mercato!

William Delbert Gann ha detto:


«Ogni cosa si muove in cicli come risultato della legge naturale di azione e reazione. Studiando il passato,
ho scoperto quali cicli si ripetono nel futuro...
...Il TEMPO è il più importante fattore per determinare i movimenti del mercato e con lo studio delle
documentazioni passate delle medie o delle singole azioni potrai dimostrare a te stesso che la storia si
ripete e che conoscendo il passato potrai dire il futuro…
...C’è una precisa relazione tra il TEMPO e il PREZZO. Ora, con uno studio dei PERIODI DI TEMPO e dei
CICLI DI TEMPO imparerai perché i massimi e i minimi si formino in certi periodi e perché i Livelli di
Resistenza sono così forti in certi momenti e i minimi e i massimi si mantengono intorno a loro...».
(William D. Gann)
Uno dei cicli più importanti per l’analisi di Gann è quello di 144 periodi.

«Nessun uomo può studiare i cicli senza essere convinto che i cicli di tempo si ripetono ad intervalli
regolari con la possibilità di prevedere i futuri movimenti del mercato. Studiando i livelli di resistenza, gli
angoli geometrici, il volume degli scambi assieme ai cicli, puoi stabilire quando il trend sta per cambiare
alla fine delle fasi...».
(William D. Gann)

Nella sua lunga permanenza presso Algeri, dove il padre era impiegato di dogana, Fibonacci ebbe modo di
apprendere la numerazione araba e, in seguito, viaggiando per il Mediterraneo, di conoscere le opere di
Euclide e dei matematici arabi.
Le sue opere più importanti sono la “Practica geometrica” e il “Liber abbaci”, dove si introducono le
proprietà della successione di numeri che prende il nome di Fibonacci; le cronache sottolineano che egli
fece ritorno da un viaggio in Egitto con una misteriosa serie di numeri, sviluppata partendo da ricerche sul
tasso di riproduzione dei conigli.
La progressione è descritta nel capitolo XII del “Liber abbaci”; il libro è un abaco, ossia un “manuale per far
di conto”, scritto da Fibonacci nel 1228.

In questo libro si pone un problema sul tasso di riproduzione dei conigli dalla cui soluzione deriva la famosa
serie.
Il problema viene così impostato:
«Quante coppie di conigli si troveranno in un recinto dopo un periodo di 1 anno se nel primo mese si pone
nel recinto una coppia e se si ipotizza che la coppia generi una nuova coppia di conigli ogni fine mese e che
ogni nuova coppia generi un’altra coppia con lo stesso ritmo?».

Costruiamo una tabella per monitorare l’evoluzione del numero delle coppie.

Mese Numero di coppie Numero di nuove coppie Numero totale di coppie


all’inizio del mese alla fine del mese alla fine del mese
1 1 1 2
2 2 1 3
3 3 2 5
4 5 3 8
5 8 5 13
6 13 8 21
7 21 13 34
8 34 21 55
9 55 34 89
10 89 55 144
11 144 89 233
12 233 144 377
Tabella schematica del problema sulla riproduzione dei conigli

La risposta al problema è 377. Tuttavia non è questo il dato che c’interessa, quanto più la famosa
progressione di Fibonacci indicata nella colonna centrale della tabella.
Alcuni trader impiegano i numeri di Fibonacci per confermare l’analisi sviluppata per altre vie. Ad esempio
se state seguendo un uptrend in un mercato e osservate il formarsi di un testa e spalle che potrebbe
chiudersi fra una settimana o due, potreste ricorrere all’analisi di Fibonacci per verificare se questo evento
sia verosimile osservando, per esempio, che in concomitanza della rottura della neckline siano passati 55
giorni dal massimo della testa.

Numerose verifiche empiriche hanno, da anni, verificato l’affidabilità statistica dei livelli individuati con la
serie di Fibonacci che è alla base della più nota teoria delle onde di Elliott.
Resta però un dato di fatto: Elliott è morto povero. E, come ovvio corollario, Fibonacci non era un trader!
Occorre quindi stabilire una regola che guidi il Trader d’Azzardo attraverso un percorso che gli permetta di
superare il gioco d’azzardo.

Regola sui numeri del Trading d’Azzardo:


«I numeri non hanno una memoria di ferro.
Sono gli operatori a dare e ricordare i significati ai numeri.
Opera di conseguenza.»

Potrei dedicare fiumi di parole alla spiegazione di questa regola, ma un buon insegnamento deve essere
compreso e non letto.

La riflessione è necessaria, anzi indispensabile per poter uscire dal trading d’azzardo. Viceversa si farà un
bel bluff con sé stessi finendo col divinare i mercati anziché tradarli.

Chiaroveggenza
[chia-ro-veg-gèn-za] s.f.
1. Visione lucida del futuro.
2. Supposta capacità di predire il futuro o di vedere ciò che è lontano
Riflessioni per aspiranti Trader
Leggete queste frasi, contengono almeno il 50% di verità, una percentuale degna di un’attenta riflessione.

«Ci sono due obiettivi ai quali puntare nella vita: primo ottenere ciò che si vuole e, dopo di questo, goderselo. Solo
gli individui più saggi raggiungono il secondo.» (Logan Pesall Smith)

«La natura non ha lasciato nelle tue mani le funzioni essenziali del corpo e della vita: non si è fidata di te, perché se
la respirazione fosse nelle tue mani, inizieresti a pensare quanto respirare, oppure a discutere se è giusto respirare
mentre dormi.» (Osho)

«L'esperienza è il tipo di insegnante più difficile.
Prima ti fa l'esame, poi ti spiega la lezione.»
(Oscar Wilde)

«A Las Vegas ho discusso per ore con l’uomo della roulette
su quello che consideravo essere un numero dispari.»
(Steven Wright)
Bluff e divinazione
«Il poker dovrebbe essere insegnato a scuola. Infatti offre, in sintesi, la rappresentazione di tutti i rapporti umani che i bambini ritroveranno più tardi,
nella vita.» (Yves Montand)

Qualsiasi giocatore di poker di medio livello potrà dirvi, con un’assoluta convinzione, che nel gioco del poker non contano le carte
poiché è il giocatore a giocare, non le carte!

In altre parole, nel poker, più che una buona mano conta come si gioca la mano, qualunque essa sia! Ottime carte possono causare
rovinose perdite e pessime combinazioni possono portare alla vittoria. Questione di stomaco. E di gestione delle perdite realizzate e
realizzabili.
"Un elemento essenziale nel giocare un poker vincente è costringere i tuoi avversari a prendere decisioni difficili. E per questo che puntare
è sempre meglio che limitarsi a vedere."
Il bluff è una parte integrante del gioco del poker, permette di vincere quando le carte non lo consentirebbero, mette a dura prova la
volontà dell’avversario e, ovviamente, espone il giocatore che lo utilizza a un rischio elevato di perdere.

Un rischio che i giocatori professionisti misurano sempre. Nulla è lasciato al caso.


Nel gioco d’azzardo il bluff è funzionale quando l’avversario può lasciare il gioco, negli scacchi il bluff è privo di utilità, immediato da
scoprire e inutile per vincere una partita. Tuttavia anche negli scacchi è possibile ingannare l’avversario e tendergli delle trappole che
lo costringano a sacrificare pezzi importanti per sopravvivere.

Nel trading esiste il bluff ma non l’avversario. Il bluff viene attuato contro noi stessi, è un inganno subdolo, difficile da combattere e che
tutti i trader, prima o poi, trovano nel loro cammino.

Quando compriamo un qualsiasi strumento finanziario la nostra controparte cessa di essere il nostro avversario nel momento in cui
domanda ed offerta si incrociano.
Da questo momento oneri e onori passano di mano e la mia perdita non procurerà alcun guadagno a chi mi ha ceduto lo strumento
finanziario, la stessa cosa in caso di guadagno.
Chi è quindi la vera controparte della mia operazione? Il mercato forse?

Non proprio, al mercato che io guadagni o perda interessa ben poco, il mercato è la causa dei guadagni e delle perdite ma non è
consapevole della mia esistenza, figuriamoci della mia posizione.

La vera controparte di ogni operazione finanziaria, quella che ci guarda nell’animo, quella che cerca di condizionarci e di vedere fin
dove possiamo arrivare siamo noi stessi. Il nostro EGO. Siamo noi a costruire delle aspettative, a sviluppare delle strategie e a bluffare
con noi stessi modificando gli stop della posizione, incrementando o decrementando un trade, costruendo illusioni col solo scopo di
poter dire che, alla fine, avevamo ragione a tener duro. Ancora qualche punto percentuale…

Eppure gli aspiranti trader sono i migliori studenti che esistano. Passano ore, giornate, settimane intere a studiare le varianti di un
singolo indicatore, le nuove procedure di calcolo delle medie mobili.

Studiano.
Conoscono.
Applicano.
Il loro desk operativo è pieno di indicatori, medie e studi grafici, quando tracciano delle trendline, nel timore di trascurarne qualcuna,
ne tracciano talmente tante che alla fine perdono lo scopo originario della trendline (semplificare e rendere evidente il trend).
Conoscono Fibonacci, le speed line, le medie triangolari, la teoria di Elliott (che va ricordato sempre è morto povero), quella di Gann e,
nei casi più evoluti possiedono serie storiche con le quali sviluppano anche trading system.
Tuttavia la maggior parte degli aspiranti trader perdono tempo e denaro perché:
Molti trader conoscono le tecniche di trading ma sono malati, soffrono della “sindrome del colpo grosso”.

Non costruiscono strategie di trading ma equity line ben costruite dove, nella migliore delle ipotesi, non finiscono mai soldi veri.

Non sanno modificare il proprio comportamento in funzione degli eventi, in altri termini non sanno evolversi…

Tentano di dare una spiegazione causa-effetto ai movimenti dei mercati.

Ricercano la scienza nell’arte.

Generalmente l’aspirante trader mette in essere una grande resistenza al cambiamento della propria tecnica, quando ne ha trovata
una che funziona, l’idea di aver capito finalmente “il trucco” non vuole sostituirsi all’amara realtà. I mercati sono mutevoli. E le strategie
pure.

Riflettete. Se i famosi “pattern” funzionassero, come un aspirante trader si attende che facciano, non sarebbe tutto molto facile?
Troppo facile. E infatti non funzionano, perlomeno non come ci si immagina poiché, alla fine danno solo un vantaggio statistico.

A volte un piccolo vantaggio, proprio l’opposto del colpo grosso tanto ricercato.

Immaginate …

La formula del mercato a 50.000€


Interessante?
Poniamoci alcune domande, se esistesse quanto varrebbe? Può quindi esistere una tecnica in grado di prevedere i movimenti futuri? E’
quello che ogni aspirante trader ricerca.

L'insidia maggiore dell'analista tecnico è la sindrome dell'alchimista, un desiderio di voler prevedere gli andamenti futuri dei prezzi,
una meta irraggiungibile al pari della trasformazione del piombo in oro.

La sindrome dell'Alchimista trasforma un aspirante trader in un ricercatore di causa ed effetto. Vuole scoprire e capire il perché
dei movimenti fino ad arrivare a prevederne durata e intensità.

La DIVINAZIONE, l’arte di prevedere il futuro, non è certo un fenomeno recente.

Nei tempi antichi, quando la scienza doveva ancora affermarsi, ogni esercito, città o corte reale ricercava presagi nei modi più diversi,
esaminando le viscere degli animali sacrificati, il volo degli uccelli o delle api, o attribuiva un valore a particolari eventi che venivano
ritenuti favorevoli o sfavorevoli.

La pratica di ricavare indicazioni da fonti soprannaturali o dal destino è chiamata divinazione, una pratica che affonda le proprie radici
nella convinzione che tutto sia interconnesso e si muova contemporaneamente secondo una logica che all’uomo non è chiara. Quello
che segue è il testo inciso in una tavoletta di una antica scuola teologica babilonese.

«Le manifestazioni nel cielo così come quelle sulla terra ci danno segni cielo e terra, ambedue mandano segni univoci ognuno per proprio
conto, ma non indipendentemente, perché cielo e terra sono interconnessi un segno cattivo in cielo è anche cattivo in terra un segno cattivo
in terra è anche cattivo in cielo!».

Anche le critiche alla divinazione non sono certamente recenti, già Cicerone, nella sua opera “De divinatione”, criticava la divinazione
definendola un’arte impossibile e inutile poiché non è possibile prevedere in alcun modo il futuro. Prevedere il futuro non è possibile,
non con esattezza almeno.

Però ogni speculatore che inizia il proprio percorso sulla tortuosa via della conoscenza, ricerca dritte, titoli sicuri, investimenti redditizi
a rischio zero…
Si cerca di coprirsi con una coperta che è troppo piccola, un arto verrà sempre lasciato scoperto e, quando manca la consapevolezza, si
cade vittime dei truffatori, delle aspettative irrealistiche e dell’ansia più cupa. Truffatore e truffato sono complici nella misura in cui
l’aspettativa irrealistica si sostituisce alla ragione vagliata dalla conoscenza della storia.

Allo stesso modo occorre soffermarsi a riflettere su cosa è possibile chiedere all’analisi tecnica e al trading in generale. L’analisi tecnica
è una disciplina vastissima che può trarre in errore e ingannare l’investitore poco attento, non è in grado di prevedere l’andamento di
un titolo ma di tracciare scenari, possibilità, gradi di rischio.

Vi è una sottile differenza tra il prevedere e il gestire un trade, una differenza sottile quanto il filo di una spada e prima lo si impara
meglio è.
«Un trader impreparato perde sempre.
Perde denaro, dignità e tempo.
E se prima di perdere guadagna,
tesse intorno a sé una tela di ragno.»

Vediamo alcune insidiose tele sotto forma di analisi …

Divinazione andamento dell’argento. A inizio maggio ha toccato 49,75$ poi ha ritracciato fino a 35 dollari il 6 maggio.
Divinazione cross EUR/USD target a 1,22 a marzo 2011. Quota 1.46.

A volte anche la Divinazione è indecisa …

A volte molto indecisa ….


Altre volte ancora inGANNa anche chi l’analisi la realizza …

Ne siamo tutti certi, prima o poi il prezzo si fermerà in uno dei livelli presentati.
Anche in più di uno …

Altre volte la divinazione lascia il posto all’arte permettendo la creazione di opere d’arte “tecnica”. Potremmo definirla Analisi Tecnica
Artistica.

Quasi un quadro di Mark Rothko, pittore espressionista astratto.



Il desk operativo di un trader racconta molte cose. Deve essere essenziale, non deve distogliere l’attenzione dal prezzo.

Non si tratta di costruire opere d’arte moderne. E’ di trading che stiamo parlando!
Se paragoniamo il trading ad un'arte anche le tecniche di Elliott (morto in miseria) vengono "vendute" a svariati euro dopo la sua
morte. ​E pensare che il trader compra e vende solo un prezzo! Perché tanta "magia"?

Specificando ancora meglio il trader compra e vende solo un numero. Ma l’aspirante trader non vuole numeri, vuole previsioni, target,
obbiettivi, vuole il futuro. Vediamo una divinazione nel dettaglio…

Divinazione S&P 500

Da notare che ci troviamo in onda 4 di C rialzista la quale provocherà una failure di onda 5 in quanto dai conteggi da me effettuati il
massimo raggiunto da onda 3 sarà il massimo assoluto. La regola dice che quando succede questo si avrà un’onda 4 profonda e
casualmente il rintracciamento di onda 3 del 61,8 di Fibonacci và a chiusura del gap lasciato il 13 settembre 2010. A chiusura del
movimento partirà un’onda 5 rialzista che sarà onda 5 uguale a onda 1 li si creerà un pull back o doppio massimo a quota 1224/30.

Impressionante vero? Provocherà, si avrà, partirà, si creerà … Quante certezze vengono presentate, ma ha funzionato la divinazione?

A questa domanda l’autore ha risposto: “no, ma visto che probabilmente sarai più bravo dimmi tu dove và”. E questo è il punto!

Anche ai nostri tempi sopravvivono alcune forme di divinazione.

Una tra le più conosciute è senza dubbio l’astrologia, che ha la pretesa di interpretare l’influenza degli astri sul destino dell’uomo e che
non è assolutamente da confondere con l’astronomia che è una scienza vera e propria.

Nel fare un’analisi il trader non deve divinare il futuro ma semplicemente analizzare il presente, cercare di cogliere i cambiamenti, gli
entusiasmi degli investitori, la paura e ogni altro fattore che inevitabilmente esercita la sua influenza sui prezzi.

Le tentazioni di non voler considerare il prezzo come elemento primario sono però molte, un esempio è dato dalla ricerca dei giorni
dove vendere e dove comprare. Alcuni studi presentano l’affidabilità statistica, ad esempio, del comperare il lunedì e vendere il
venerdì, la tentazione di prendere in considerazione elementi estranei ai prezzi è forte e insidiosa ma scarsamente produttiva.

Gli studi in tal senso abbondano, basta collegarsi ad internet e digitare in un qualsiasi motore di ricerca la frase “Astrology forecast for
trading” per avere immediatamente visione di quanto è vasto il materiale proposto. D’altronde se osserviamo ex-post le correlazioni, e
non siamo adeguatamente preparati, il rischio di cadere vittima dei suadenti canti delle sirene è enorme.
1897-1939 prospetto di correlazione tra la posizione dei pianeti e l’andamento dei prezzi. Ex-post.
Il grande numero di strumenti che l’informatica può creare permette anche di visualizzare in forma grafica, ad esempio, l’andamento
dell’indice Dow Jones e i cicli astrali, chiaramente potrebbe venire la tentazione di testare un sistema automatico basato su queste
supposte correlazioni.

Posizione dei pianeti e andamento dei prezzi. Indice Dow Jones.


Quando un investitore chiede un’opinione a un trader su un titolo azionario si aspetta una previsione che il trader sa di non poter fare.

Il trader professionista traccia scenari, individua possibili livelli chiave dei prezzi dove attendere il cambio della volatilità e, quando
sente una previsione su uno strumento finanziario, chiude a riccio la propria mente recitando il mantra:

Non lo so
Non mi interessa
Non lo voglio sapere
Alla domanda: “dove andranno i prezzi” si deve sempre rispondere con il “mantra del trader”. Soprattutto a se stessi. In un crescendo
assordante il trader elimina la tentazione di ascoltare le ingannevoli voci delle sirene ammaliatrici predisponendo la propria
operatività alla neutralità assoluta.
Non lo so: il trader è consapevole di non saper divinare il futuro

Non mi interessa: significa che sa che nessuno lo può fare

Non lo voglio sapere: il metodo operativo prescinde dalle previsioni sul futuro
Semplice ma non facile. Il principale problema è che nel trading il sistema premiante è completamente diverso da quello della vita reale
dove cambiare idea continuamente è un comportamento associato all’instabilità mentale più che al genio.

Ancorare una speculazione a un’idea di essa, a una visione o peggio a una “previsione” è quanto di più pericoloso possa fare uno
speculatore, basta un solo evento imprevisto, una sola anomalia, un solo grosso movimento avverso per spazzare via dal mercato
qualunque speculatore sprovvisto di un sistema di uscita dalle posizioni.

Più del quanto durerà, ad uno speculatore, interessa il dove sta andando il prezzo.
Uno speculatore deve conoscere la direzione del mercato dello strumento finanziario che intende cavalcare, in fondo è la sola e unica
cosa che gli interessa.

Una volta individuata la direzione del mercato a nulla serve ipotizzare la durata del movimento, ad uno speculatore interessa
procedere accompagnando i prezzi e, nel contempo, attuare degli stratagemmi per impedire che la direzione del mercato si trasformi
in una meta ideale, in una fantasia e, infine, in un incubo.

Immaginate quindi.
Ogni scenario operativo,
se può essere pensato,
ha una possibilità di verificarsi.

Inaspettatamente l’immaginazione è una delle qualità vincenti nella speculazione professionale.



«Il segreto di un buon bluff è non bluffare.»
(L.J. Gibbs.)
Illusione
illusione s.f. [il-lu-sió-ne](pl: illusioni)

1. Percezione soggettiva che non corrisponde alla realtà oggettiva.


2. Speranza infondata.
Riflessioni per aspiranti Trader
Leggete queste frasi, contengono almeno il 50% di verità, una percentuale degna di un’attenta riflessione.

«Il poker può essere considerato una branca della psicologia, una forma d’arte o un modo di vivere − ma è anche
solo semplicemente un gioco, in cui i soldi sono un metodo per tenere il punteggio.» (Anthony Holden, Big Deal, 1990)

«Il poker dovrebbe essere insegnato a scuola. Infatti offre, in sintesi, la rappresentazione di tutti i rapporti umani che
i bambini ritroveranno più tardi, nella vita.» (Yves Montand)

«Il poker richiede molte capacità: senso delle carte, introspezione psicologica, buona memoria, controllo
dell'aggressività, sufficienti conoscenze matematiche per calcolare le probabilità e ciò che nel poker viene definito un
"sedere di cuoio", cioè la pazienza.» (Puggy Pearson)

«Il Poker può rivelarti molte cose se non hai pregiudizi –
può mostrarti la tua vera natura.»
(David Mamet)

Verità e illusioni
«Nulla è più facile che illudersi. Perché l'uomo crede vero ciò che desidera.» (Demostene)

Non dovrebbe essere troppo difficile parlare di verità. Ci sono cose talmente vere da essere ovvie e altre verità che
sono, a volte, celate, controverse, contro intuitive. In ogni campo dello scibile umano la verità viene cercata,
ipotizzata, riconosciuta e, qualche volta, disconosciuta.

Verità
[ve-ri-tà] s.f. inv.
Rispondenza al vero, alla realtà.

Accade che ciò che si ritiene vero si sciolga come neve al sole, diventi il prodotto di una illusione. L’illusione è un
errore di percezione della realtà, una distorsione della percezione sensoriale. Nell’allucinazione si percepisce
qualcosa che non esiste nel piano reale, mentre l’illusione è più infida, in particolare, quando riguarda le illusioni
del sapere che scaturiscono da pregiudizi culturali, conoscenze errate, informazioni incomplete o peggio faziose che
determinano processi mentali capaci di trasformarsi in verità assolute.
Nell’illusione viene percepita la realtà ma è, per i motivi più disparati, alterata.

Un processo cognitivo è, invece, la sequenza di singoli eventi necessari alla formazione di una conoscenza, diviene
chiaro che le illusioni portano alla formazione di conoscenze parzialmente errate o peggio, completamente
forvianti.

“Quid est veritas?”


“Che cosa è la verità?”

Volendo allargare il campo di esistenza dei paradossi all’area linguistica potremmo pensare subito a messaggi
apparentemente chiari ma di difficile comprensione o a frasi che si prestano a differenti interpretazioni.
Platone, nella Repubblica (V, 479) allude ad uno di questi giochi a doppio senso paradossali. Una ricostruzione
plausibile è questa:

Un uomo che non era un uomo,


vedente e non vedente,
ha colpito senza colpire,
con una pietra che non era una pietra,
un uccello che non era un uccello,
appollaiato ma non appollaiato,
su un albero che non era un albero.

Che si può leggere come:

Un eunuco monocolo,
ha sfiorato di striscio,
con una pietra pomice,
un pipistrello appeso ad un cespuglio.

Rispondete a queste 5 semplici domande. Senza imbrogliare, senza sorridere troppo…

1. Quanto durò la Guerra dei cent'anni?


[ a ] 99 anni;
[ b ] 116 anni;
[ c ] 150 anni;
[ d ] 100 anni;

2. In qual paese si trova il "Cappello di Panama"?
[ a ] Brasile;
[ b ] Cile;
[ c ] Ecuador;
[ d ] Panama;

3. In quale mese dell'anno i russi festeggiano la "Rivoluzione d'ottobre"?
[ a ] Gennaio;
[ b ] Settembre;
[ c ] Novembre;
[ d ] Ottobre;

4. Qual era il nome del re Giorgio V?
[ a ] Alberto;
[ b ] Manuele;
[ c ] Giona;
[ d ] Giorgio;

5. Da quale animale prendono il nome le Isole Canarie?
[ a ] Canguro;
[ b ] Cavallo;
[ c ] Foca;
[ d ] Canarino;

Non erano domande difficili vero? Inaspettatamente tuttavia, erano le risposte ad essere molto difficili.

Illusione
[il-lu-sió-ne] s.f.
1 Percezione soggettiva che non corrisponde alla realtà oggettiva.
2 Speranza infondata.

Ecco le risposte esatte:


1. La "Guerra dei cent'anni" durò 116 anni, dal 1337 al 1453.
2. Il "Cappello di Panama" si trova in Ecuador.
3. La ricorrenza della Rivoluzione d'ottobre cade il 7 novembre.
4. Il vero nome di re Giorgio IV era Alberto, il re cambiò nome nel 1936.
5. Le Isole Canarie prendono il nome dalla foca, in latino: "Isole della foca".

Verità o illusione?

“Il bisogno d'illusione è una funzione biologica dell'uomo, e quindi anche un elemento importante della costruzione del
nostro mondo; poiché questo mondo non è soltanto un prodotto di fatti materiali, ma in buona parte, certo, anche una
creazione delle nostre paure, e dei desideri, delle speranze, delle illusioni che ne nascono.” (René Fülöp-Miller)

Nel trading l’illusione cognitiva porta alla formazione di giudizi errati, l’illusione ottica, in particolare nell’analisi
grafica, porta a vedere figure dove non ci sono o peggio a non vederle dove ci sono. Ne siete immuni?

Voglio proporvi un piccolo test, si tratta semplicemente di contare il numero di F nel testo che segue. Contate, avete
circa 10 secondi per farlo altrimenti il test perde di validità.

+++++++++++++++++++++++++++
FINISHED FILES ARE THE RE-
SULT OF YEARS OF SCIENTIF-
IC STUDY COMBINED WITH THE
EXPERIENCE OF YEARS
+++++++++++++++++++++++++++

Bene, non leggete il seguito se non avete finito di contare. Quante F avete contato?

La maggior parte delle persone che fa questo test sbaglia il conteggio e legge tre F. Non è la risposta corretta,
ricontate con calma. In realtà le lettere F sono sei, il nostro cervello non registra le F di OF. Incredibile, pochissime
persone riescono a contare in modo corretto.

E che dire dei due segmenti che seguono?



Se non ci fosse la griglia a dimostrarlo il nostro cervello considererebbe i due segmenti diversi. Sono due segmenti
perfettamente identici ma l’occhio si rifiuta di vederli così, nonostante ci sia la griglia a sostegno della perfetta
uguaglianza.

Alcune illusioni sono cosi striscianti, celate e difficili da riconoscere che spesso ci si scontra con l’evidenza.
Osservate le tre carte seguenti e scegliete la vostra carta fortunata. Sotto una delle tre carte ci sono 10.000€ di
premio mentre nelle altre due non c’è nulla.

Avete scelto? Bene, ora immaginate che si elimini una delle 3 carte, rimane la vostra e un’altra carta, in altre parole
si elimina una delle due carte sicuramente non vincenti. Vi si chiede se desiderate cambiare la vostra scelta. Lo fate?
Quasi nessuno cambia scelta eppure è sempre, statisticamente, conveniente farlo.

La prima scelta è stata fatta in un insieme di 3 carte e quindi con una probabilità su tre di vincere. Eliminando una
delle due carte la vostra scelta conserva il 33.3333% di probabilità di vincita ma se cambiate carta lo fate su un
insieme di due sole carte e quindi col 50% di possibilità. Un ottimo esempio di illusione cognitiva. Non ci credete?

Modifichiamo l’esempio, questa volta la scelta va fatta su un mazzo di 40 carte. Come prima solo una carta contiene
il premio di 10.000€ e nelle altre 39 non vi è nulla.

Scegliete una carta su 40, la vostra probabilità di vincita è di un quarantesimo ovvero del 2.5%.
Il gioco prosegue, si eliminano 38 carte e rimane solo la vostra e un’ultima carta. Vi si chiede ancora se volete
cambiare scelta e questa volta è chiaro che conviene farlo, il 2.5% di possibilità contro il 50%. Se ancora non siete
convinti provate ad immaginare la scelta tra un milione di carte. Credo a questo punto sia evidente che le nostre
scelte, anche le più banali, non sempre sono razionali e statisticamente funzionali.

Siete convinti di essere immuni dalle illusioni cognitive del trading?

L’immagine che segue, una serie di trendline orizzontali stilizzate, è un chiaro esempio di illusione percettiva, se la
osserviamo abbastanza a lungo alla fine è lei ad osservare noi muovendosi e presentando le linee, che sono
assolutamente parallele, inclinate.


E si tratta di semplici linee senza che siano in gioco soldi, autostima e stress.

Un detto di borsa saggiamente ricorda che se guardiamo troppo da vicino il mercato lui ci guarderà con gli stessi
occhi con i quali lo stiamo guardando noi. In altre parole se siamo già a priori rialzisti vedremo solo i segnali che
concordano con la nostra analisi, se siamo ribassisti nessuno riuscirà a farci comperare nonostante la corsa al
rialzo dei prezzi o peggio un segnale del sistema di trading non concorde con la nostra visione tecnica.

Una terribile spirale! L’analisi operativa va fatta per prima cosa a noi stessi uccidendo sia il toro che l’orso, la frase
che meglio rispecchia i principi corretti di impostazione di un’analisi è:

“Quando Tori e Orsi sono assenti,


ogni cosa diviene chiara e senza travestimenti.
Operando in borsa, semplicemente opera.
Attendendo le occasioni, semplicemente astieniti.
Soprattutto, non tentennare.”
(Stefano Fanton)

Credete che le conoscenze comuni del trading siano sempre vere?

“La coscienza collettiva è l'insieme delle credenze e dei sentimenti comuni alla media dei membri di una società.
Questo insieme ha una vita propria che non esiste se non attraverso i sentimenti e le credenze presenti nelle coscienze
individuali.”
(Emile Durkheim)

Molti anni fa, credo fosse il 1998, mi capitò di leggere che tradare i futures intraday era semplicissimo, bastava
mettere un RSI a 14 periodi e seguire scrupolosamente i segnali di ipercomprato e ipervenduto per identificare i
punti di svolta. Il tasso di successo delle operazioni era presentato come elevato.

Oggi i concetti vengono sofisticati ma la sostanza non muta. Schiere di aspiranti trader vendono e comperano gli
“eccessi” del mercato. Suona logico.

Si compera quando il mercato è in ipervenduto e si vende quando è in ipercomprato. Un sistema che, come ben
sanno i trader professionisti, non ha alcuna redditività nel lungo periodo. Anzi, è vero il contrario, comperare
quando il mercato sale e strappa, vendere quando scende e crolla.

La mente inganna, è un dato di fatto. Possiamo sviluppare le conoscenze necessarie alla creazione di trading system
efficienti, svilupparli, testarli e poi non essere in grado di sopportarne le pressioni psicologiche che generano.

Un numeroso e preparato esercito può incontrare la disfatta più totale, lo insegna la storia, se non è indirizzato alla
battaglia nel modo giusto, inganni, illusioni, interpretazioni errate hanno, nei secoli, causato danni ingentissimi.

Nel trading la battaglia tra le forze rialziste e quelle ribassiste si svolge senza esclusioni di colpi, senza fine, senza
troppi punti fermi, siamo in balia dell’emotività finanziaria.

L’uomo ha creato moltissime lingue per comunicare, tuttavia è considerata universale la paura, l’empatia, l’ansia, lo
stress, l’arroganza e tutto quello che è possibile ricondurre alla sfera emotiva.

Osservate attentamente la figura che segue, è disegnata su un ripiano quadrettato ed è composta da quattro distinte
figure, ognuna con un colore diverso.

Qui l’illusione è potente e insidiosa, con le stesse figure che la compongono è possibile ricreare una figura analoga
ma con un buco vuoto.

Ma come è possibile?

Eppure se andiamo a contare i quadrati sono sempre 13 di base e 5 di altezza, come può avanzare uno spazio
vuoto? La soluzione è di tipo logico, l’occhio inganna la mente.

La domanda che vi pongo è un’altra: “siete convinti che le illusioni, le insidie, le trappole della mente non finiscano con
l’influenzare la vostra visione operativa?”

Credo che il dubbio debba venirvi, l’esperienza me l’ha insegnato in tanti anni di trading, il mercato richiede una
visione neutra, senza opinioni, senza analisi previsiva. Occorre spostare la nostra attenzione nel piano gestionale
eliminando ogni velleità interpretativa del perché accadono gli eventi.

La conoscenza si fa spesso confusa, contraddittoria, soggetta a revisioni anche totali e questo avviene, a maggior
ragione, anche nell’analisi di un qualsiasi strumento finanziario.

Le formazioni grafiche possono essere sia formazioni di continuazione che di inversione, capirlo mentre la figura si
sta formando è difficile e richiede dei trucchi di lettura che solo l’esperienza fornisce.

L’analisi diviene spesso la proiezione della nostra idea di fondo e, se siamo rialzisti, cercheremo solamente le
conferme alla nostra opinione.

Lo scopo che dobbiamo raggiungere è una visione neutra del mercato, le illusioni cognitive influenzano la
progettazione dei sistemi ma le illusioni della percezione bloccano il trader inesperto nell’eseguire i segnali. Occorre
conoscere le regole, i rischi, le situazioni che fanno mutare improvvisamente volatilità al mercato che ha sempre, in
ultima analisi, ragione.
Ho conosciuto troppi trader che sono stati costretti ad abbandonare la loro attività perché governata dell’emotività,
il trading system ha l’enorme vantaggio di non pensare, di non chiedersi il perché il mercato sale o scende,
purtroppo poi è il trader che deve seguire i segnali e qui risiede il problema.

Stress, affaticamento emotivo, assuefazione e ansia circondano l’operatività di ogni trader, la gestione dell’emotività
si governa col tempo, con l’esperienza, con la fiducia consapevole in una strategia ben progettata e collaudata.

Le insidie sono molte, basti pensare al funzionamento dell’R.S.I. o, dato inaspettato, al generale peggioramento delle
performance che si ha nell’utilizzare il trailing profit, un filtro che nelle intenzioni dovrebbe proteggere i profitti ma
nella realtà, se non attentamente inserito, fa decadere le performance anche in modo significativo.
Credetemi, l’aspetto più pericoloso nell’applicazione di una strategia di trading risiede nella mancanza di controllo
emotivo. Ho lavorato molto duramente per eliminare ogni velleità previsiva dal mio trading, dovete fare lo stesso
anche voi. La soluzione all’enigma della figura col buco? Osservatela attentamente senza preconcetti, fate lavorare
la mente in modo neutro e apparirà tutto chiaro.
Non si tratta di un triangolo, il presupposto è sbagliato, nella prima figura il lato lungo è concavo, nella seconda
figura è convesso. Si tratta di una piccolissima variazione della pendenza che però, grazie alla lunghezza del lato,
permette di liberare un quadrato. Una potente illusione che deve ricordarci come nello sviluppare una strategia di
trading si debba partire senza nessun tipo di presupposto non attentamente verificato.

Rifuggite dalle abitudini, rovesciate il grafico e se prima lo vedevate rialzista ora dovreste vederlo, a rigor di logica,
ribassista. La verità è un’illusione e l’illusione una verità.

Alimentate il dubbio, immaginate.


Ricordate consapevolmente che quando tracciate una trendline, un supporto, una resistenza, quando applicate uno
studio grafico o individuate una formazione tecnica è la vostra mente a vederli.
Ogni applicazione sul prezzo, qualunque essa sia, è sempre il frutto della mente e non degli occhi. Esiste per voi, è
reale come una pericolosa illusione, visibile ma inconsistente, un vero e proprio muro di nebbia.
Tattica
[tàt-ti-ca] s.f. (pl. tattiche)

Insieme dei modi di agire ritenuti più adatti al raggiungimento di un determinato scopo.
Riflessioni per aspiranti Trader
Leggete queste frasi, contengono almeno il 50% di verità, una percentuale degna di un’attenta riflessione.

«Il tavolo della roulette non paga nessuno, se non il banco.
Eppure, la passione per il gioco è comune,
mentre la passione per far girare la ruota non so.»
George Bernard Shaw

«Non puoi battere un tavolo da roulette,
a meno che non rubi soldi da questo. »
Albert Einstein

«A volte sei fortunato e non ti preoccupi e non ne hai bisogno,
ma tutto può succedere in qualsiasi momento. E’ la roulette.»
Ellen Laden

«Le corse dei cavalli sono una roulette animata.»
Roger Kahn
Nelle pagine di questo libro è ripetuta una parola
che l’aspirante trader non vorrebbe mai sentire:
PERDITA
Deve diventare un’ossessione,
una via da intraprendere consapevolmente.
Il trading di successo deve fare i conti con la perdita,
di tempo, di denaro e di entusiasmo.
Se non dedicherete il giusto tempo alla perdita,
statene certi,
perderete denaro e tempo a volontà.
Requisiti per azzardare
«Non sai che cosa significhi pressione finché non giochi cinque dollari e ne hai solo due in tasca.» (Lee Trevino - ex
golfista Usa 6 Ryder cup)

I requisiti per azzardare sono davvero pochi.
Saper perdere.
Poter perdere.
Voler perdere.

Tutto il resto, è il caso di dirlo, è una perdita di tempo. Per prima cosa occorre indagare e infine
padroneggiare la perdita e, solo in seguito, pianificare il guadagno.
Nella vita reale lo si fa continuamente, una persona che si lancia col paracadute per prima cosa controlla la
propria attrezzatura, ugualmente si controlla la propria automobile prima di partire per un lungo viaggio.
Prima di compiere un azzardo ci si cautela dalle sorprese, dagli eventi avversi, da quelli che Taleb chiama “i
cigni neri”. Il trader d’azzardo, prima di azzardare, non segue un proprio protocollo operativo ma affida al
caso, alla fortuna il proprio destino finanziario.

La fortuna non esiste nel trading professionale! Non c’è alcuno spazio per lei! Occorre imparare a perdere
da professionisti e per farlo bisogna allenare la mente e lo stomaco. Il cervello può decidere solo QUANTO
desiderate perdere ma sarà lo stomaco ad irretire la mente e a far nascere dubbi e ripensamenti.

«Ogni volta che parli della tua infelicità con qualcuno, senza saperlo stai trasmettendo un modello di miseria.
L’altra persona forse pensi che ti stia solo ascoltando, ma di fatto sta anche prendendo delle vibrazioni di
infelicità, delle ferite.» (Osho)

Il lato silente del trading è la perdita di denaro, molti trader parlano solo dei guadagni e mai delle perdite.
Un oblio inghiotte ogni loss, non se ne parla e quindi se ne nega l’esistenza.

Alcuni trader arrivano a sostenere che non perdono mai, per loro semplicemente la perdita non è
contemplata. Un messaggio forte che scuote i desideri più reconditi di ogni aspirante trader. Non ho idea di
come facciano a non perdere mai, io perdo, certo meno di quanto guadagno ma perdo. E non so mai quando
perderò, conosco solo una stima della mia perdita potenziale che risiede in ogni trade.

La perdita è la mia forza.


Chi non perde mai trasferisce un modello di successo al quale tendere che, per esperienza personale, so
essere falso. E con il modello si trasferiscono delle false vibrazioni positive che condannano alla perdita chi
le ascolta. Io perdo. E la mia perdita è il nucleo centrale del mio trading di successo.

«La perdita è un prezzo.


La si incontra nella Via del prezzo,
accompagna ogni trade anche se spesso non ne intralcia il cammino.
Essa stessa è il cammino da intraprendere per seguire la Via del prezzo.»
(Stefano Fanton)
Immaginate. Siete davanti al monitor, i prezzi scorrono veloci e il titolo che state osservando quota 10 euro
tondi tondi. Gli scambi sono vorticosi, veloci e il book è frenetico. Le luci si accendono ad intermittenza per
inserire nuove proposte di vendita e di acquisto. 10 euro è uno scoglio, quello che in analisi tecnica si
chiama una cifra “simpatica”.
Cosa abbia di simpatico poi me lo sono sempre chiesto. Le cifre rotonde sono difficili punti di acquisto o di
vendita, non si sa mai come reagiranno i prezzi, se esploderà la volatilità o se il livello sarà tagliato come il
burro. Cosa azzardate? Un acquisto? Una vendita? Nulla?

A cosa deve pensare un Trader professionista se non a quanto desidera perdere su questo trade?
Sa l’aspirante trader come perdere? La sua operazione dovrà essere consapevolmente orientata alla
perdita, prima ancora di schiacciare il tasto che comprerà o venderà il trader deve stabilire l’entità della
stessa. Poniamo un 3% a titolo di esempio.

Può perdere denaro l’aspirante trader? Può permetterselo? Può essere certo di rispettare il loss? Vuole
perdere denaro? Intendiamoci, non che desideri perdere denaro, ma deve volere la perdita nella propria
strategia. Lo vuole?
Stabilita una triplice risposta affermativa si passa dalla strategia di perdita alla tecnica di acquisto o vendita.
Con uno stop del 3% e una cifra simpatica in arrivo vale la pena azzardare un trade? La volatilità aumenta? I
livelli sono visibili e forti?
I requisiti per azzardare sono pochi, tuttavia vengono spesso disattesi, si pensa al guadagno, si analizza la
situazione, si prevede il futuro movimento, si prende posizione e poi, quasi casualmente si stabilisce uno
stop loss. E nemmeno sempre!

La perdita deve essere l’elemento centrale di ogni trade, ognuno di noi lo deve comprendere. Non servono
fiumi di parole, occorre riflessione. Non voglio perdere troppo tempo nella stesura di questo capitolo, una
volta individuato il requisito numero uno per azzardare un trade occorre intraprendere un viaggio solitario.
Ognuno deve riflettere sulla propria situazione, sulle proprie motivazioni e sulla propria determinazione. La
perdita va vissuta in solitudine, va corteggiata, inseguita e infine ignorata. Chiedetevi perché volete fare
trading?
Quali sono le vostre motivazioni? Solo dopo che vi sarete risposti con estrema sincerità iniziate a corteggiare
la perdita, con metodo, con costanza e, alla fine, sarà lei a corteggiare voi trovandovi sempre più raramente.

«La fortuna nel trading è la stessa fortuna che può farci vincere al casinò. Nel lungo periodo non conosce
padroni.» (Stefano Fanton)
Strategia
[stra-te-gì-a] s.f.

Descrizione di un piano per raggiungere obiettivi predisponendo, nel lungo termine e con lungimiranza, i mezzi atti a
tale scopo. (Da non confondere con tattica)
Riflessioni per aspiranti Trader
Leggete queste frasi, contengono almeno il 50% di verità, una percentuale degna di un’attenta riflessione.

«Tutte le prove dimostrano che Dio sia effettivamente un giocatore d’azzardo, e che l’universo sia un gran Casinò,
dove i dadi sono lanciati e le roulette girano ad ogni occasione.» (Stephen Hawking)

«Il peggior errore della storia è sottovalutare il proprio avversario: succede di continuo al tavolo da Poker.» (David
Shoup)

«Il gioco dell'investimento professionale è noioso e defatigante in modo intollerabile per chiunque sia del tutto
immune dall'istinto del gioco d'azzardo; e chi lo possiede deve pagare il giusto scotto per questa sua tendenza. »
(John Maynard Keynes)
Autodistruzione
«Il destino mischia le carte, ma è il giocatore che gioca la partita.»

La vita finanziaria di un trader è resa aleatoria dai movimenti degli strumenti finanziari che compera e
vende. Un trader, quando viene distrutto finanziariamente, può chiamare in causa la sfortuna, un evento
assolutamente inimmaginabile o più semplicemente il mercato. La verità è che la morte finanziaria di un
trader è un chiaro e lampante caso di autodistruzione.

Autodistruzione
[au-to-di-stru-zió-ne] s.f.
Fig. Tendenza, più o meno consapevole, a danneggiare se stessi
Un trader che percorre la via dell’autodistruzione non ne è, ovviamente, mai consapevole, tuttavia i passi
che compie sono sempre gli stessi.

Per prima cosa una grande “passione” che non è mai chiara, non si capisce bene se riguarda il trading o gli
immaginati frutti del trading. E poi una grande fretta.
La mail che segue, descrive alla perfezione il percorso tipico degli aspiranti trader.
Egregio sig. Fanton,

sono un giovane ragazzo della provincia di Treviso e ormai da un paio d'anni sono immerso nel fantastico e
misterioso mondo del trading on line.
All'inizio mi sono buttato con l'illusione di crearmi una rendita aggiuntiva semplicemente seguendo i segnali
operativi di un sito a pagamento che presentava un suo storico impeccabile. Solo dopo ho scoperto che il sito
non chiudeva mai (o raramente) le operazioni che proseguivano il suo trend in negativo, così venivano
presentate solo quelle in gain. Da lì ho capito una cosa: dovevo arrangiarmi a fare le analisi da solo.
Mi misi alla ricerca di libri e videocorsi per comprendere tutto quello che c'era da sapere sull'analisi tecnica:
indicatori, trendline, pattern candlestick, resistenze e supporti, Elliott, Fibonacci e Gann.

Un lungo studio teorico che poi, in pratica, non mi ha dato i risultati sperati.
Ho provato diverse tecniche di trading ma tutte si sono dimostrate fallimentari nel lungo periodo: piccoli
guadagni accumulati con fatica che se ne vanno in fumo in pochi giorni.
Da li ho cominciato a studiare come sviluppare dei trading system con il programma di analisi tecnica Visual
Trader.

All'inizio pensavo che finalmente sarei riuscito a crearmi un trading system che potesse realmente riportare il
mio conto in positivo e generare dei buoni segnali operativi e mi indicasse dove uscire nelle mie operazioni. A
causa del mio lavoro, che mi tiene impegnato per l'intera giornata, posso operare solamente in end of day
quindi applicando l'analisi sui grafici daily.
Grazie al suo libro "trading system su strumenti finanziari altamente speculativi" sono riuscito a programmare
dei buoni TS che presentavano equity line di tutto rispetto. Ero al settimo cielo. Pensavo di avercela fatta.
C'era un problema. Nel report del TS la maggior parte delle operazioni in gain venivano chiuse grazie al
trailing profit, ed io, non potendo essere presente davanti al monitor, non potevo chiuderle manualmente come
indicato dall'allarme di Visual trader. Quindi sono andato alla ricerca di qualcos'altro.

Ho letto "Lo Zen e la via del trader samurai". Bellissimo, mi ha aperto gli occhi su tante cose e mettendo in
discussione tutto quello che ho imparato finora. Quello che è scritto è chiaro, il problema è che non saprei
come metterlo in pratica essendo un trader daily che opera sull'azionario italiano e adesso mi ritrovo a
ricominciare tutto da zero.

Per questo la chiedo, che tipo di trading system dovrei utilizzare per ottenere dei risultati e quali accorgimenti
dovrei adottare per creare una strategia profittevole e affidabile? Dovrei puntare su altri mercati per operare
profittevolmente in daily?

Spero vivamente che riesca ad aiutarmi in questo mio problema che fino ad ora mi ha causato delle forti
perdite di denaro ed un grande senso di frustrazione.

Colgo l'occasione per augurarle una buona continuazione nella sua attività professionale che stimo moltissimo
e seguo con ammirazione.
Enrico (un suo grande ammiratore)

Non è davvero difficile convincersi che gli aspiranti trader sono i migliori studenti. Vale la pena focalizzare la
nostra attenzione su uno specifico passaggio della mail:

“Ho provato diverse tecniche di trading ma tutte si sono dimostrate fallimentari nel lungo periodo: piccoli
guadagni accumulati con fatica che se ne vanno in fumo in pochi giorni.”
Il problema, anche in questo caso, non sono le tecniche ma la strategia di fondo, la gestione delle perdite.

Piccoli guadagni e grandi perdite.


Quasi a voler ribadire, ancora una volta, che non si è capaci di perdere, si dilata il rischio e si comprime il guadagno.

Una insidia che colpisce molti trader intraday che, incapaci di accettare una perdita imprevista, si paralizzano davanti al
monitor senza riuscire a chiudere un trade in grossa perdita. Vediamo un’altra mail:
Caro Maestro,
dopo mesi di trading sul mercato azionario mi trovo costretto a prendere una decisione, a dover cambiar
strada. Nel senso che con gli andamenti di mercato attuali è difficile ottenere delle performance tradando
direttamente sulle azioni.

Finora ho cambiato tre Market Maker e devo dire che nessuno mi offre il tipo di operatività che effettivamente
desidero per tradare. Ora sono con una sim che come commissioni è molto vantaggiosa, ma l'operatività, come
altri Market Maker italiani del resto, lascia a desiderare.

Lo short selling overnight mi viene consentito con margini davvero assurdi, stop loss che fanno riferimento
solo al prezzo che viene battuto a mercato con il rischio che non venga chiuso in caso di gap, inesistenza di
stop profit....
Tutti elementi che a mio avviso sono essenziali per una strategia che affronti il mercato di oggi.

Anche se all'inizio ero un po' scettico, ora sto seriamente pensando di portare la mia operatività in un broker
estero, operando con i CFD.
Secondo te, che sicuramente conoscerai questo problema, sto imboccando la giusta strada o devo trovare
un'ulteriore alternativa (considerando il fatto che io opero in multiday e tengo posizioni anche per 15-20
giorni). L'offerta di broker che operano sui CFD è infinita, sapresti consigliarmi qualcuno che possieda
un'ottima piattaforma ma che non mi eroda il conto con le commissioni?
Buona serata. Marco

Anche in questo caso ci si focalizza su aspetti marginali del trading, non è l’intermediario a permettere un
trading di successo. Io speculavo nel 1989 con un conto telefonico e, qualche anno più tardi, con un
software che ora apparirebbe ridicolo.
Aspettare le occasioni è fare trading di qualità. Va ben compresa la differenza tra stare fermi, in attesa, e non
fare niente nei mercati.
L’inesperienza col tempo può essere colmata? Dipende da caso a caso, non va meglio nemmeno a molti
trader navigati e la seguente mail ne è un lampante esempio. La scrive un trader di lungo corso che conosco
personalmente, ne pubblico solo un breve estratto:

[…] Lunedì e martedì ho guadagnato 1.050 euro netti, mercoledì ho perso 1.650 euro. Il problema è
psicologico, non riesco a inserire gli stop, non riesco ad accettare le piccole perdite e preferisco perdere molto
sperando fino all’ultimo di recuperare.
Dal punto di vista razionale so cosa fare, ma non lo faccio. Da qualche anno ho un trading system che sta
facendo oltre il 500% di gain con due contratti future, ieri mi dava short a 20.000 con target a 19.950 e
19.800, erano 750 euro facili. E invece io ho comperato, mediato la posizione e perso un sacco di soldi. Ho
anche fatto la prova di sostituire le grosse perdite di 500 euro con 250 euro di loss, ora sarei ricco!
Anche stamane ho sbagliato, ero short da ieri di due contratti e invece di prendermi 1.200 euro di profitto in
apertura ho mantenuto la posizione e perso il gain.

Non ho inserito lo stop e ora sono davanti al monitor a guardare un numero rosso maggiore del guadagno di
stamane. Sono paralizzato e nonostante anni di esperienza taglio i gain e quando non lo faccio, come oggi,
perdo. Mi sono reso conto di riuscire a guadagnare quando il mercato perdona i miei errori.

Dunque il trading, per molte persone, non è certamente una strada lastricata d’oro, tutt’altro! Sembra quasi
un invitante strada che, impercettibilmente ma inesorabilmente, si restringe diventando un piccolo sentiero
scosceso che porta a un profondo dirupo.
Una caduta sembra essere il naturale sbocco, di denaro, di sogni e di autostima. Gli effetti sono spesso
devastanti, occorre indagare gli ostacoli alla vincita.

«Che differenza resta tra un convinto e un ingannato?
Nessuna, se è stato ben ingannato.»
(Friedrich Nietzsche)
Riflessioni per aspiranti Trader
Leggete queste frasi, contengono almeno il 50% di verità, una percentuale degna di un’attenta riflessione.

«Ogni regola del gioco è affascinante. Un gioco, non è che questo, e il delirio del gioco, il piacere intenso del gioco
proviene dalla chiusura nella regola.» (Jean Baudrilard)

«Un giocatore perde sempre.
Perde denaro, dignità e tempo.
E se vince, tesse intorno a sé una tela di ragno.»
(Mosè Maimonide, Sha' are ha-Musar)

«.....Quando esaminai con cura il problema, mi divenne sempre più chiaro che tutti gli altri problemi erano
semplicemente problemi matematici nei quali si andava a cercare un ordine e delle misure, e che non era rilevante se
si trattasse di numeri, figure, stelle, suoni o qualsiasi altro oggetto che presentasse un problema di misurare.»
(Francesco Bacone)

Ostacoli alla vincita


«Imparare a giocare due coppie vale quanto il venire educati in un college, ed è altrettanto costoso.» (Herbert Yardley,
L'educazione di un giocatore di poker, 1957)

Non è un caso se nel titolo leggete la parola “vincita” e non la parola “guadagno”. Nel trading professionale
si vince o si perde, non è solamente una questione di denaro.
I lamenti degli aspiranti trader sono sempre gli stessi, recitati quasi si trattasse di un mantra del lamento:

"Non ho abbastanza denaro.


Non ho abbastanza tempo.
Non ho abbastanza esperienza."
E allora cosa possiede in abbondanza l’aspirante trader? Possiede illusioni, paradossi con un ruolo di verità
assolute, speranze e paure che si manifesteranno nel trading reale.
Un trader che perde molto denaro arriva a maledire il giorno in cui ha iniziato a fare trading. Per quale
scopo un aspirante trader inizia a fare trading?

Se glielo si chiede la risposta è quasi univoca:

“Per guadagnare tanti soldi.”


Risposta sbagliata. Le motivazioni errate saranno un ostacolo nel trading reale. Come quelle della mail che
segue.

Spett.le Stefano,

ho avuto il piacere di conoscerla nel corso dell'incontro formativo tenutosi a Milano il mese scorso. Sono un
piccolo investitore e sarei interessato ad alcune dritte su qualche azione, commodity, bene impostata
graficamente.
Nell'attesa di un suo riscontro, colgo l'occasione per porgerle cordiali saluti.

Quali sono le motivazioni di questo piccolo investitore? E’ interessato a imparare a fare trading? Alle
gestione del rischio, alla perdita?

Assolutamente no.
E’ interessato al profitto, possibilmente a due cifre e veloce. E, ovviamente, senza perdita.

La perdita non è contemplata, non lo è mai per inciso. Un trader professionista non azzarda mai i propri
trade e fa trading per motivi ben diversi da quelli del piccolo investitore.

Un trader professionista fa trading per prendere le decisioni giuste, i soldi sono una conseguenza cercata
delle decisioni, non un obiettivo.
D’altronde chi fa trading da parecchio tempo conosce bene gli effetti della fortuna e delle dritte sul
rendimento complessivo.
Non è così facile il trading come viene sbandierato ai quattro venti, richiede acume e sottigliezza. Se bastasse
imparare un pattern e replicarne i segnali saremmo tutti facilmente ricchi. Occorre saper attendere le
occasioni e sfruttarle per il giusto tempo. Un tempo che è una sintesi tra il profitto potenziale atteso e il
rischio che aumenta.

Ma attendere non è facile per il trader novizio che soffre della sindrome da attesa frustrante, per lui ogni
titolo è un’occasione, ogni movimento è un potenziale punto di ingresso.
Deve operare.
Occorre imparare a disabituare la nostra mente alle abitudini. Le abitudini uccidono il pensiero creativo e
non permettono al trader di dubitare, ribaltare uno scenario possibile, immaginare.
Immaginate la vostra mente come la sede di un labirinto. Questo labirinto ha molte diramazioni e conduce a
diversi pensieri. I pensieri costruiscono la vostra realtà percepita e sono quindi la prima cosa sulla quale
occorre lavorare.
Si devono uccidere i pensieri non funzionali al raggiungimento del nostro obiettivo. Si devono rimuovere gli
ostacoli che la nostra stessa mente cerca continuamente di costruire.
Siate delle pessime persone.
Comportatevi male.
Siate paranoici, paurosi.
Cambiate sempre idea e dubitate di tutto.

Quello che funziona nella vita reale non funziona nel trading. Immaginate, dubitate, non abbiate paura della
perdita controllata.

In ognuno di noi ci sono due distinte nature che si combattono, una natura è riflessiva, prudente e saggia,
l’altra è irruente, imprudente e amante dell’azzardo. In ognuno di noi le due nature convivono, coesistono e
cercano sempre di prevalere l’una sull’altra.
Quale natura vince? Quella alla quale date più forza, quella che alimentate di più con i vostri pensieri.

I trader che hanno successo sono esperti nella valutazione e nella gestione del rischio. Alimentano la natura
riflessiva, prudente e saggia e, nel contempo, affamano la natura irruente, imprudente e amante
dell’azzardo. Gli fanno mancare gli alimenti che predilige: il desiderio, la speranza, la certezza, il rischio
incontrollato.
Quando un trader inesperto guadagna si sente invincibile. Se perde del denaro il trader inesperto aumenta il
rischio per recuperare quanto perso, alimenta la sua natura imprudente e rischia di più per recuperare
quanto perso.
E lo fa preoccupandosi di fissare i target ma non gli stop, quelli preferisce ignorarli, ci penserà in seguito. Il
caso che segue è eloquente.

Stefano nell'ultimo periodo ho perso un sacco di soldi! Nel tuo percorso di trader hai avuto momenti neri nei
quali avevi perso la totale fiducia? Io li sto vivendo.
Non è la prima volta che mi capita di perdere e di rimboccarmi le maniche e ricominciare di nuovo piano
piano. C'è stato un periodo che sono stato fermo e a febbraio ho iniziato comprando azioni Unicredit e
Telecom acquistando in leva.
In 3 mesi (fine maggio) ho guadagnato 35.000 euro! Non ci credevo neanche io a questa cosa ma a giugno ho
perso 50.000 euro e mi sento veramente distrutto! Sapevo di sbagliare a non utilizzare gli stop loss, un errore
gravissimo!

Non ci posso credere Stefano a quello che ho combinato, su Unicredit e Telecom avevo individuato un range di
valori MIN/MAX nei quali i titoli oscillavano sempre e compravo in leva o in short. Lì tenevo più o meno 3-4
giorni una settimana poi li vendevo per ricomprarli il giorno dopo.
Quando sono scesi dal minimo del range non ho chiuso le posizioni perdendo una fortuna! Non ho messo lo
stop e non so cosa fare, continuano a scendere anche adesso e sono tentato di incrementare la posizione per
recuperare. Ho paura di perdere ancora di più.
Cosa devo fare?

Innanzitutto questo trader dovrebbe evitare di trovarsi in simili situazioni. Se c’è una cosa che ho imparato
molto bene negli anni è proprio quella di essere pessimista e di visualizzare sempre la chiusura in stop del
trade.
Sarò poi felice di aver sbagliato, nell’attesa immagino il peggio poiché un trader senza denaro è come un
samurai senza spada.
Dietro questa semplice verità risiede un grosso ostacolo a una profittevole attività di trading. Il trader deve
possedere denaro da muovere e deve essere del denaro di qualità. Denaro visto come un semplice
strumento, al pari dei mattoni per un costruttore edile, denaro che ci può accompagnare nella Via della
Perdita, denaro che perde la sua funzione di moneta e diventa semplicemente un mezzo per raggiungere un
fine.

Quando un trader inesperto comincia a considerare il denaro come moneta da spendere inizia a fantasticare
sulle cose che potrebbe comperare con i soldi guadagnati, o alle cose che avrebbe potuto comperare con i
soldi persi. Esce dal trading e entra nel mondo delle illusioni. Considerando il denaro un mezzo, il trader
professionista, conosce una regola che nel gioco d’azzardo del poker è importantissimo tenere sempre a
mente:

“Quando il denaro è nel piatto non ti appartiene più”.


Questo concetto assume una rilevante importanza anche nel trading perché, se ben compreso, permette di
chiudere una posizione indipendentemente da quanto si sta perdendo o guadagnando, si chiude al mutare
delle condizioni che hanno portato ad aprire il trade.
Il denaro perso o guadagnato non deve entrare nel nostro processo decisionale, si vende non perché si sta
guadagnando e non si compera ancora perché si sta perdendo. Le disavventure sono sempre le stesse,
cambiano gli scenari ma l’esito finale non muta.

Ho chiesto a un mio conoscente di raccontarmi il suo incubo nero, la mail che segue lo descrive
perfettamente.

“Ho iniziato a comperare un titolo quotato al Nasdaq con le migliori aspettative, produceva delle memorie
ram innovative che credevo sarebbero diventate un nuovo standard per i personal computer.
Ho iniziato a comperare quel maledetto titolo a 120$ per azione, ne ho comperati ancora a 130$ e a 140$. Ero
alle stelle e mi figuravo un target almeno a 1.000$ per azione. Quando il mercato è crollato ho pensato di
essere molto fortunato perché potevo acquistare ancora a 120$ e così ho fatto pensando che sarebbero presto
risalite. Ero convinto di essere davanti all’affare della mia vita e quando il titolo ha cominciato a scendere
sotto i 100$ non mi sono minimamente preoccupato.
Davo la colpa del calo alla situazione generale dei mercati.

Non so come ma mi sono trovato in una spirale assurda, non mi interessava se il titolo scendeva di breve
perché ero veramente convinto che tanto sarebbe risalito tutto di colpo.
Disinvestii in altri settori e mercati per comperare ancora a 80$, poi a 60$ e infine investii una ulteriore grossa
cifra a 50$ sperando in un rimbalzo. Ero arrivato a sperare di chiudere in pari con il mio prezzo medio che era
di circa 75$. La cosa assurda è che sapevo benissimo di sbagliare ma non potevo essermi ficcato in una simile
trappola, che diamine le conosco queste cose!
E invece non conosco proprio nulla. La discesa è continuata per altri 12 mesi e le quotazioni sono andate a
20$ e poi a 10$. Ho comperato ancora portando il mio prezzo medio a circa 35$, credimi, non ho il coraggio di
dirti quanto ci ho investito.

Potevo permettermi una perdita a 35$ ma a 10$ era inaccettabile! Vuoi sapere come è finita? Ho ancora quei
maledetti titoli a distanza di 5 anni, non ne ho comperati altri ma quotano circa 5$ per azione.
Ho perso, con un solo trade, i guadagni di 10 anni di trading attento e prudente, come dici sempre tu ho
sentito solo quello che volevo sentire, i canti delle sirene.
Ma non voglio assolutamente vendere, piuttosto li lascio in eredità a mio figlio.”

Un trader deve eliminare un grosso ostacolo dal suo trading: la speranza. Al suo posto vanno osservati i
numeri. La domanda che ogni trader d’azzardo o no si deve fare quando è in dubbio è la seguente:
“Se ora chiudessi tutte le posizioni,
le riaprirei immediatamente?”
Se la risposta a questa semplice domanda è “si, senza dubbio alcuno” allora il trader deve rimanere
posizionato in buona compagnia della sua strategia d’uscita.
Se invece la risposta è "no, in questo momento non aprirei mai una posizione come quella che possiedo" allora
significa che il trader ha in portafoglio speranza e non numeri.

Le abitudini uccidono la mente del Trader, molti si abituano anche a perdere denaro. Inseguono profitti
facili e incontrano perdite difficili da sopportare, qualcosa nel loro protocollo operativo non funziona. La
gestione delle possibili perdite viene ignorata e alla fine presenta un salato conto.
Quando ti trovi davanti a due decisioni, lancia in aria una moneta. Non perché farà la scelta giusta al posto
tuo. Ma perché nell'esatto momento in cui la moneta è in aria, saprai improvvisamente in cosa stai sperαndo di
più.
Gli ostacoli principali alla vincita sono interni al trader, non esterni.

«Devi accettare le perdite senza coinvolgimenti emozionali
oppure cambia mestiere o hobby.»
(Victor Sperandeo)

Riflessioni per aspiranti Trader
Leggete queste frasi, contengono almeno il 50% di verità, una percentuale degna di un’attenta riflessione.

«È difficile sapere cosa sia la verità,


ma a volte è molto facile riconoscere una falsità.»
(Albert Einstein)

«Spesso la verità è il contrario delle voci che corrono
circa i fatti o le persone.»
(Jean de La Bruyère)

«Tutto è divenuto; non ci sono fatti eterni:
così come non ci sono verità assolute.»
(Friedrich Nietzsche)

«Che cos'è più preciso della precisione?
L'illusione.»
(Marianne Moore)

«Esistono degli uomini che non possono avere più nessun conforto,
tranne l'illusione.»
(Maksim Gorkij)
Il Protocollo Operativo Fantasma
«La gente pensa di giocare contro il mercato, ma il mercato se ne infischia. In realtà sta giocando contro se stessa.»
(Marty Schwartz)

Il protocollo operativo di un trader è l’insieme di Strategia, Tattica e Azione.
Ogni trader professionista possiede un proprio protocollo operativo, molti aspiranti trader possiedono dei
protocolli operativi fantasma. Esistono nella loro mente ma non si manifestano nelle decisioni operative,
sono immateriali al pari dei fantasmi, nessuno li vede ma si suppone possano esistere. E mutano nel tempo,
anche più volte durante la gestione di un singolo trade!

Partiamo dalla fine, un portafoglio con un titolo.


A.C.M.E. Corp.
Prz: 3.85€
Qta: 15.000
Non sappiamo se il portafoglio in questione, ovviamente di pura fantasia, appartenga a un trader
professionista, a un trader d’azzardo o a un investitore.

Non ci interessa nemmeno per il momento, il dato di fatto è la presenza di un titolo nel portafoglio.
Un’Azione (il cliccare su una piattaforma per comperare un titolo) ha consentito la sua presenza nel
portafoglio e questa azione è comune sia al trader che all’investitore o allo speculatore. A partire da questo
aspetto comune i protocolli operativi divergono, e non di poco, a seconda del diverso approccio al mercato.

Un trader professionista, ad esempio, all’azione di acquisto ne ha altre che si attivano contemporaneamente,


possiede una strategia di fondo che delimita la quantità massima di perdita, l’eventuale livello al quale
revisionare lo stop (solitamente in pari con un piccolo gain) e vieta alcuni comportamenti quali l’acquisto di
ulteriori lotti in perdita o il mantenimento della posizione per tot unità temporali senza scostamenti
significativi di prezzo.

Questa strategia è indipendente dalle motivazioni all’acquisto e viene utilizzata per ogni trade pur se con
modalità leggermente diverse di caso in caso.

La strategia viene posta in essere solamente da chi vuole perseguire un obiettivo trasversale che è quello di
proteggere il capitale.

La protezione del capitale permette infatti di essere più risoluti e di abbandonare le paure, si parte già
dall’inizio con l’idea che si potrebbe presentare un imprevisto. Una perdita.

La strategia di fondo o trasversale manca quasi sempre al trader d’azzardo e, quando è presente, non è
accompagnata dalla necessaria disciplina. Servirà sempre un’azione per trasformare i segnali della strategia
in segnali operativi, il trader professionista considera un imperativo seguire il protocollo della strategia.
Qualunque esso sia.
Dentro la strategia risiede la Tattica, intesa come insieme dei modi di agire ritenuti più adatti al
raggiungimento di un determinato scopo. Occorre aver ben compreso la differenza tra strategia e tattica. Lo
scopo della tattica è quello di creare i trade, di acquistare e vendere con i sistemi più disparati ma sempre
contenuti in una strategia. La strategia è il piano per raggiungere gli obiettivi predisponendo, nel lungo
termine e con lungimiranza, i mezzi atti a tale scopo. L’azione è quindi la conseguenza di strategia e tattica
nel loro insieme. Il protocollo operativo è l’insieme di:

Strategia
Tattica
Azione
Appare evidente come si possano benissimo comperare e vendere strumenti finanziari, anche con un
grande profitto, senza strategia e tattica.
All’aspirante trader manca qualcosa, manca la dimensione della reale importanza della strategia, manca la
conoscenza trasversale delle diverse tecniche. Manca di un protocollo operativo che stabilisca obiettivi e
mezzi impiegati per raggiungerli. E quando intuisce l’importanza di una strategia che contenga le tecniche,
costruisce dei “protocolli operativi fantasma” buoni sulla carta ma, a causa delle influenze dell’Ego,
impossibili da rispettare.
Tornando al nostro titolo A.C.M.E. possiamo essere certi che un trader professionista, con l’acquisto a 3,85€
ha già una strategia impostata simile a quella che segue:
Chiusura del 33.33% della posizione a 3,75€

Chiusura del 33.33% della posizione a 3,60€


Chiusura della rimanente posizione a 3,45€
Revisione dello stop a 3,85€ se il titolo raggiunge i 4€

Impostare lo stop loss a “tridente” ovvero diviso in tre diversi lotti, è una soluzione molto interessante.

Da un lato si riduce il rischio man mano che gli eventi avversi fanno calare i prezzi, dall’altro si mantiene
intatta l’azione di acquisto permettendo all’Ego di subire dei contraccolpi a rate, certamente più facili da
sopportare.
Se invece lo stop fosse stato messo a 3,60€, con tutta la posizione, la perdita sarebbe stata la stessa dello
stop a tridente ma immediata e definitiva. Ben più difficile da accettare. Il calcolo è immediato:

Vendita a 3.75 loss 0,10€ x 5.000 = 500€


Vendita a 3.60 loss 0,25€ x 5.000 = 1.250
Vendita a 3.45 loss 0,40€ x 5.000 = 2.000€

Totale loss = 3.750€



La vendita dell’intera posizione a 3.60 avrebbe causato un loss identico.
(0,25 x 15.000 = 3.750€)

In ambedue i casi lo stop è di circa il 6,5% sul capitale ma, nel caso dello stop a tridente, il loss è certamente
più modulato. E più facile da rispettare.
Ho deciso di chiamare questo stop “a tridente” per permetterne una veloce identificazione, il simbolo
astronomico e astrologico di Nettuno, ruotato di 90°, rende immediatamente chiaro il perché uno stop
diviso in tre parti si debba chiamare stop a tridente.

Il simbolo astronomico e astrologico di Nettuno, ruotato di 90°, è un tridente. Ad ogni punta uno stop di 1/3
della posizione.

Infine la revisione dello stop al prezzo di carico, se il titolo raggiunge i 4€, permette di ottenere il “trade
perfetto” ovvero un trade dove la posizione viene tendenzialmente chiusa in pari male che vada. Queste
protezioni, il trader senza protocollo operativo, non le possiede. Spesso nemmeno le immagina e, a volte,
compaiono e scompaiono come fantasmi dalle proprie intenzioni. Non sono certamente le uniche che è
possibile adottare, la fantasia è il solo limite a una strategia.

Qualche tempo fa è venuto nel mio ufficio a trovarmi una persona con un problema da risolvere, quella che
segue è la sintesi della sua storia. Assolutamente vera, assolutamente comune, più di quello che si voglia
credere.
Conosco l’importanza dello stop loss, l’ho letto in 100 libri e lo sento ripetere sempre ma non riesco a
rispettarlo quasi mai. E anche quando lo metto poi finisce che lo allargo e alla fine lo tolgo. Tante volte un mio
piccolo trade intraday me lo sono portato nel groppone per settimane o mesi. Alcune volte ho anche
guadagnato alla fine ma sempre con un mal di stomaco.
Conosco bene l’analisi tecnica, scrivo report che vengono letti su molti siti, quando faccio un’analisi sono
obiettivo e faccio delle ottime previsioni. Poi però per il mio trading personale faccio esattamente il contrario
di quello che scrivo nelle analisi.

In 10 anni di trading ho perso 200.000€ quasi tutti nel periodo 2008-2010 e con i soldi è scoppiato anche il
mio matrimonio. So di sbagliare ma non riesco a fare quello che consiglio agli altri di fare. E poi, quasi ci fosse
qualcuno che guarda quello che faccio, quando mi decido a rispettare uno stop poi il titolo risale e così oltre al
danno ho anche una bella beffa da sopportare.
Non riesco proprio a essere lucido mentre trado, mi sono reso conto che devo uscirne fuori perché mi sento
prigioniero di una spirale distruttiva.

Esaminando i trade e discutendo con questo trader non è stato difficile identificare i suoi errori e analizzarli.

Non si tratta certamente di consigliare banalmente di utilizzare gli stop loss, questo è chiaro, si tratta di
andare ad analizzare le radici di questo comportamento, tipico di chi non possiede un protocollo operativo
o, peggio, possiede un protocollo operativo fantasma.
Una situazione al limite del paradosso, esperto conoscitore di mercati, abile previsore e pessimo trader.
Cosa non va nel suo trading? Il problema è sottile, si nasconde subdolamente poiché possiede le tecniche e
le conseguenti azioni ma manca di una strategia.
Innanzitutto sbaglia a prevedere. Nelle sue analisi, precise e puntuali, si fa troppo uso di termini vietati al
trader professionista:

il mercato farà, andrà, salirà fino a e via così.


Servono più condizionali e meno imperativi, la previsione avvelena la mente di chi l’effettua e di chi la riceve,
e sfama solamente l’Ego e la bestia imprudente e giocatrice d’azzardo. Facendo buone previsioni riceve
gratificazioni, stima e considerazione da parte dei lettori. Ma alimenta la bestia sbagliata. E quindi, se le
previsioni sono buone, perché non le segue? Perché il suo Ego non vuole perdere e quindi fa il contrario di
quello che pubblicamente dichiara.
Se guadagna l’Ego si gratifica con il denaro, se perde l’Ego si gratifica con i complimenti per aver fatto una
previsione giusta. Tanto banale da essere un comportamento radicato che il trader non aveva mai
compreso.

Il trader che perde, non seguendo le indicazioni che lui stesso consiglia, è prigioniero di un circolo vizioso.

Non applica alcun piano operativo per poter alimentare l’Ego con le previsioni dei futuri andamenti di
mercato.
Alimenta l’importanza delle proprie previsioni per non dover applicare lo stop loss in modo rigido. Una
previsione accurata non può contenere al suo interno un elemento che la neghi.

Non applica lo stop loss per non dover applicare un piano operativo. La chiusura diventa discrezionale e
limitata dalla sola sopportazione della perdita. Una sopportazione che varia in funzione dei trade
precedenti, paradossalmente più perde in precedenza e più è disposto a perdere per recuperare.

I tre punti del circolo vizioso meritano una riflessione e una rilettura attenta. Il trader in questione ha ben
chiaro i suoi reali obiettivi? Non si tratta di denaro ma di compiere le scelte giuste, con azioni, tattiche e
strategie.
Il secondo errore, strutturale, è voler prevedere l’andamento dei mercati.

Un trader professionista non fa mai previsioni ma traccia scenari previsivi. Lo scenario previsivo è diverso
dalla previsione perché contempla anche l’evento avverso alla previsione. E questo, in cuor suo, lo sa. Ne ha
la conoscenza non accompagnata dalla consapevolezza e questo si traduce in una scarsa autostima, in una
sfiducia per le sue stesse previsioni che sa di non poter ritenere affidabili. Più che previsioni dobbiamo
chiamarle divinazioni. E la divinazione è un’arte impossibile e inutile come ricorda Cicerone nella sua opera
“De divinatione”. Ricordiamo anche le parole di Demostene:

“Nulla è più facile che illudersi.


Perché l'uomo crede vero ciò che desidera.”
E l’Ego desidera alimentarsi, le previsioni avverate sono un ottimo cibo, una illusoria divinazione. Un
protocollo operativo affama l’Ego perché lo pone dinnanzi alla realtà, non vi è spazio alcuno per le illusioni, i
numeri occupano ogni posizione disponibile.

«Come in ogni spettacolo pirotecnico che si rispetti,


gli ultimi fuochi sono i più brillanti, i più potenti,
quelli che attirano le masse a vederli.
Ma poi, esauriti quelli ...»
Riflessioni per aspiranti Trader
Leggete queste frasi, contengono almeno il 50% di verità, una percentuale degna di un’attenta riflessione.

«La speculazione è l'arte di prevedere la psicologia del mercato.»


(John Maynard Keynes)

«La gente pensa di giocare contro il mercato,
ma il mercato se ne infischia.
In realtà sta giocando contro se stessa.»
(Marty Schwartz)

«Ascoltate soltanto ciò che il mercato vi dice in questo momento.
Dimenticate ciò che pensavate vi stesse dicendo cinque minuti fa.»
(Marty Schwartz)

«Abbi sempre pazienza, la fretta non aiuta.»
(Victor Sperandeo)
Gli imprevisti
«Se la vostra autostima sale o scende a seconda dei risultati del Trading sia voi che il vostro Trading siete in
difficoltà...» (Ruth Barrons Roosevelt)
C’è una sottile linea tra convinzione e testardaggine. Un trader può essere convinto di fare un sacco di soldi
con il trading ma, nello stesso tempo, può essere anche disposto a guardare in faccia la realtà, se non
guadagna si ferma ad analizzare i problemi e le possibili soluzioni. Si predispone, in altri termini, al
mutamento.
Il testardo invece non ne vuol nemmeno sentir parlare di fallimento. Insiste fino a quando ha qualcosa da
perdere nei mercati e, finiti i soldi, trova altri modi per procurarsi nuove risorse da utilizzare nel trading. La
testardaggine non predispone ad alcun mutamento, ogni realtà che si discosta da quella bramata viene
ignorata. Ogni perdita viene sopportata. Si predispone, in altri termini, al fallimento.

Uccidere ogni convinzione deve diventare un imperativo per un trader professionista, arrivati a questo
punto sono certo di aver alimentato quantomeno il dubbio riflessivo.

Non è facile alimentare il dubbio riflessivo per chi inizia a fare trading, sembra veramente di aver scoperto
una via con delle larghe strade lastricate d’oro. Tutto sembra facile e le promesse che irretiscono l’aspirante
trader sono dolci parole per il trader che vuole essere ingannato. Se navigate in internet non potete non
imbattervi in banner del tipo:

Profitti del 70% in un’ora. Anche per voi.


Questo mese ho guadagnato 3.500€ col trading nel forex. Marco, Operaio.
Il trading con le opzioni è facile. Guadagna da subito in modo semplice e
veloce.
Ma è mai possibile che nessuno pensi all'altra faccia della medaglia? Alle perdite del 100% in pochi minuti.
Beata ignoranza.

Non stupitevi, c’è molta gente che si lascia travolgere dall’impeto comunicativo di questi messaggi, in un
libro che ho scritto nel 2008, Speculazione Finanziaria – Il libro degli Inganni, dei Mutamenti e degli
Stratagemmi ho sostenuto la tesi strisciante che truffatore e truffato sono complici. Ne sono sempre più
convinto dall'evidenza dei fatti.

Chi inizia a fare trading senza dubitare finirà col perdere molto denaro, non è consapevole dell’importanza
del dubbio.

Bonus di ingresso, formazione gratuita con miracolosi e-book, testimonianze quantomeno sospette di
guadagni colossali. I canti delle sirene sono subdoli e suadenti, resistere, per chi non conosce la realtà, è
molto difficile. Posso azzardare, senza tema di smentita, una forte affermazione:
«L'unico mestiere sicuro,
nel trading on line,
è fare il broker sul forex.»
Un concetto che manterrà la sua validità fino a quando gli aspiranti trader non smetteranno di ascoltare i
canti delle sirene. Non succederà mai, li ascolteranno sempre perché desiderano proprio quello che viene
sbandierato ai quatto venti: soldi, soldi e ancora soldi.

La perdita viene considerata come un imprevisto e, come tale, viene gestita dal trader d’azzardo. Ne evita lo
sguardo, sente il suo freddo abbraccio ma decide di ignorarla anziché gestirla. Ogni tanto me ne vado al
Casinò, mi serve respirare l’aria che aleggia nelle sale, un’aria di perdita statisticamente garantita. Non gioco,
osservo perché so bene che la natura di un trader non può convivere con la natura di un giocatore
d’azzardo. Non a lungo termine almeno.

Non bramo l’azzardo, ma non sono in buona compagnia. Mi basta guardarmi attorno per scorgere gente che
si segna i numeri che escono alla roulette o che ricopre mezzo tavolo con le puntate riducendo in egual
misura la possibilità di perdere e l’entità della vincita attesa. Una lenta morte. Un suicidio finanziario.
Ogni giocatore ha la propria tecnica, consapevole o inconsapevole, pone in essere le proprie azioni e spera.
Quasi nessuno ha un protocollo operativo, i pochi che lo possiedono decidono a priori l’entità della massima
perdita giornaliera.
Un signore anziano ha un’animata discussione con un croupier, si lamenta a voce alta. Gli è stato impedito di
continuare a giocare su quel tavolo di roulette perché ha un limite di 5.000€, butta sul tavolo una mazzetta
di denaro da 500€, saranno stati 70-100.000€ e con fare sprezzante dice:
“Io questi soldi me li voglio giocare tutti stasera, siete qui per questo o no? Fatemi giocare senza fare tante
storie.”

Nel giro di pochi attimi arriva l’autorizzazione a proseguire il gioco, il giocatore è contento e inizia a puntare
forsennatamente.
L’orologio che aveva al polso, il suo atteggiamento e la disinvoltura nel puntare lasciavano ben intendere
che poteva permettersi di perdere quanto giocava. Lo osservo a distanza, ogni tanto vince, sembra avere un
suo metodo ma, dopo un paio d’ore, si alza dal tavolo diretto al ristorante del casinò con gli spiccioli che gli
rimangono. Indifferente, come se non fosse successo nulla. E’ stato accontentato, voleva perdere e la perdita
è stata servita, in questo caso l’imprevisto sarebbe stato vederlo vincere, non perdere.
Nel trading, per molti trader, la situazione è un po’ la stessa. Posseggono dei soldi e bramano di giocarli,
conoscono qualche tecnica di trading e inseguono i profitti ignorando le perdite. Trasformano i segnali dei
loro sistemi in azioni, comperano e a volte guadagnano, altre volte perdono. Cominciano a dubitare della
bontà della loro tecnica che non funziona sempre allo stesso modo e, invece di porsi dei dubbi, cambiano
semplicemente tecnica o mercato.

Quando uno di questi trader ha finito di studiare a provare tutte le tecniche, il che richiede un lasso di tempo
considerevole, diventa critico, acido e liquida il tutto con l’abusata frase:

“l’Analisi Tecnica non funziona.”



Come a voler lasciar intendere che non è lui ad aver fallito, la colpa è dell’analisi tecnica, dei mercati che non
sono più quelli di un tempo o dei software automatici ad alta frequenza che falsano il mercato. Tutto è
manipolato, falsato, tutto è una trappola dei trader istituzionali. La colpa non è mai sua.
E dire che basterebbe osservare solamente i numeri uccidendo le opinioni e smettendo di alimentare l’Ego!
Certamente i mercati non sono così trasparenti come si vorrebbe ma è tutto inglobato nei numeri. Lo è
sempre per inciso!

Il problema nasce proprio quando si studiano le diverse tecniche di trading, con esempi ben calibrati e
spiegazioni chiare e immediate si viene portati a credere alla relazione tra segnale e guadagno, una
relazione che non deve tradire mai.
La questione è diversa, ogni tecnica che generi un segnale lo fa in una situazione unica, diversa, seppur di
poco, ogni volta. Si deve ragionare in termini probabilistici anche nella valutazione di un segnale operativo.
Nel gioco del poker vige una regola chiamata 40/70, una regola che i professionisti ben conoscono e
applicano. La sostanza è semplice, si deve agire quando siamo in possesso di informazioni tali da ritenere di
essere nel giusto in una percentuale compresa tra il 40 e il 70%.

Non è saggio prendere una posizione con un 10% di convinzione e aspettare di essere completamente
convinti è spesso troppo tardi per realizzare delle buone performance.
Infatti, se aspettate a muovervi fino al punto di avere l’assoluta certezza della bontà di un movimento ne
avrete già perso una fetta consistente e se poi chiuderete la posizione quando sarete sicuri al 100% che la
tendenza sia finita perderete sicuramente un sacco di soldi. Comprerete e venderete troppo tardi.
Bisogna trovare un compromesso tra la sicurezza e la velocità nel prendere posizione, in effetti lo
speculatore compra le voci e vende le notizie. Questo approccio porterà inevitabilmente delle perdite ma di
entità ridotta, ci si potrà facilmente permettere di cambiare idea di fronte a un movimento imprevisto.

Ricordate che ci sono sempre due letture del mercato presenti allo stesso tempo, quando si compie uno
scambio c’è un acquisto e una vendita. Due letture del mercato in perfetta antitesi. Chi ha ragione?
Non lo possiamo sapere nel momento in cui si compie lo scambio ma quello che è certo è che il mercato non
si può prevedere. La mancanza di questa consapevolezza è il seme del più grande degli imprevisti. Quello
nemmeno immaginato!
Soltanto un trader d’azzardo vive di assoluti. Un trader professionista non li contempla mai in nessun
protocollo operativo. Tutto quello che può essere immaginato può succedere e la legge del 40 e 70 lo
ricorda bene.

«Il trading
è il modo più duro
per fare una vita facile.»
(Stefano Fanton)
Riflessioni per aspiranti Trader
Leggete queste frasi, contengono almeno il 50% di verità, una percentuale degna di un’attenta riflessione.

«Il professionista cerca di fare la cosa giusta, piuttosto che focalizzarsi sul guadagno: egli ben sa che il profitto altro
non è che la conseguenza di una serie di azioni corrette.» (Jesse Livermore)

«La correlazione tra i mercati cresce, soprattutto quando essa è meno desiderata e cioè quando i mercati perdono. »
(Bill Goodall)

«In ogni boom vi sono aziende che sono quotate principalmente, se non esclusivamente, per avvantaggiarsi
dell'appetito del pubblico per le azioni. » (Jesse Livermore)

I veri vincitori
«Ogni guerra è vinta prima di essere combattuta.» (Sun Tzu)

Chi vince nel trading? Chi è il vero vincitore? Vince forse chi guadagna più soldi? Chi non ne perde molti
quando i mercati crollano? Chi fa le migliori previsioni? No. Nel trading vince chi sopravvivere al tempo che,
inesorabilmente, scorre. Questo e solo questo stabilirà chi saranno i veri vincitori.
Il denaro ha una sua propria “personalità”, se viene acquisito con qualche trade fortunato sarà la sfortuna a
portarlo via, se viene acquisito con un metodo sarà protetto dallo stesso metodo, diventerà riservato,
timido, ostile al cambiamento di tasca.

Il denaro acquisito con consapevolezza diviene un fedele compagno di viaggio che difficilmente vi
abbandonerà. E se lo dovesse fare lo farà con riluttanza, vittima delle circostanze e di un rischio non
preventivato, di un imprevisto.

Recuperare il denaro perso mette alla prova ogni trader, la fretta di recuperare conduce ad aumentare il
rischio.
Aumentando il rischio aumentano le perdite potenziali e il trader inesperto entra in un circolo vizioso dal
quale uscirà solamente quando avrà finito i soldi.

Non vi è saggezza in queste parole, semplicemente ho passato due decenni a studiare e tradare i mercati.
Dopo tanto tempo, con tempi diversi da persona a persona, alla fine si impara che non c'è nulla da imparare,
ma c’è molto da comprendere.

Quale che sia la cifra guadagnata in borsa, ogni trader sa che il denaro non gli appartiene veramente fino a
quando continuerà a investirlo nella sua attività di trading. Occorre stabilire dei punti fermi, delle linee
guida, per poter affrontare la Via del Prezzo.
E’ una cosa brutta da sostenere ma va detta con chiarezza: il trading professionale non è per tutti! Per tutti è
disponibile il trading d’azzardo, il trading dove si pongono in essere scommesse, previsioni, divinazioni. Il
trading dove si fa a gara con il proprio Ego, una gara dove il trader si gratifica a poter dire: io l’avevo detto.

Le previsioni sono subdole, avvelenano la mente di chi le compie e di chi le ascolta. Gratificano l’Ego e
distolgono lo sguardo dal prezzo. Dalla pura e semplice realtà dei fatti.
Tutte le previsioni, target compresi, devono essere allontanate da una strategia di trading che gestisca il
rischio. Durante ogni trend ribassista che si rispetti, per ampiezza e durata, non è difficile imbattersi in
commenti di questo tipo:

Mercati drogati e non poco, ormai realtà palese anche per i più refrattari. Insisto sui rendimenti a medio-lungo
termine, sempre dentro i mercati con la convinzione che "saper stare dentro" sia l'unica maniera per uscirne al
momento opportuno e con le ossa intere.

Vi presento solo un commento perché sono tutti uguali nella sostanza. A volte cambiano i termini, si dice che
bisogna tenere duro, aspettare tempi migliori, che il mercato è drogato, in balia della speculazione, emotivo
e chi più ne ha più ne metta. La convinzione è sempre la stessa: “bisogna saper stare dentro.”
Totale follia! Un trader deve acquisire la consapevolezza che bisogna saper uscire dai mercati, non specializzarsi
nell’ignorarne i segnali! Al pari dei casinò dove, alla lunga, il banco vince sempre, nei mercati i prezzi hanno sempre ragione.
Vincono sempre loro.
E se i prezzi scendono non deve interessare a nessuno il motivo, la spiegazione, la giustificazione di un calo o di una crescita
più o meno sostenuta. Cosa ci insegna tutto questo?

Ci insegna un concetto semplice ma fondamentale, il pilastro che ogni trader deve edificare per primo.

«Distinguete il Denaro dalla Strategia.»


Se non riuscirete a farlo continuerete a fare trading d’azzardo, alcuni consapevolmente e altri, la
maggioranza, inconsapevolmente.

Un giocatore dovrebbe avere un naturale terrore solo nell’avvicinarsi a un tavolo da gioco. Conosce i
numeri e sa che non sono a suo favore, tuttavia si avvicina al tavolo senza timore, ascoltando il proprio Ego
che lo incita a scommettere.
Anche un maestro samurai, senza la sua spada, non è più niente. Nel trading la spada è il denaro,
l'esperienza nel proteggerlo è un bagaglio che ogni trader professionista si porta in ogni trade. Spesso non è
in grado di dire quale strumento finanziario sia il migliore da acquistare, ma saprà sempre quando
abbandonarlo senza esitazione.
Una piccola parte di un racconto, chiamato la favola del samurai, ci ricorda come certi concetti siano poi, in
ultima analisi, trasversali.

"Nel congedarsi da un suo giovane allievo il vecchio samurai dice: “non essere mai sicuro dell’infallibilità
dei suggerimenti che ti ho dato. Solo così potrai usarli utilmente, senza abusarne, lasciando sempre libero il
tuo ascolto, a cogliere l’inatteso.”
Cogliete quindi l'inatteso, riducete il trading quando la visione è offuscata dal dubbio e imparate ad
attendere tempi migliori. Se non altro pagherete l’esperienza con il tempo invece che con il denaro.

Riflessioni per aspiranti Trader


Leggete queste frasi, contengono almeno il 50% di verità, una percentuale degna di un’attenta riflessione.
«Quando ci accingiamo ad operare in Borsa dobbiamo lasciare il nostro Ego fuori della porta. Il Trading è
incertezza. Se aggiungiamo l'incertezza della nostra immagine di noi stessi alla miscela dell'imprevedibile che è tipica
del Trading, prima o poi ci troveremo in difficoltà.»
(Ruth Barrons Roosevelt)

«Ho sentito di gente che si diverte effettuando operazioni immaginarie sul mercato azionario per provare con dollari
immaginari quanto sono bravi. Talvolta questi scommettitori fantasmi fanno milioni. [...] È come la vecchia storia
di quell'uomo che doveva scontrarsi in duello con un altro il giorno seguente. Il suo secondo gli chiese: "Spari
bene?"; "Modestamente, posso colpire il gambo di un calice di vino da quindici metri" rispose il duellante. "Molto
bene" disse il secondo, affatto impressionato. "Ma puoi colpire il gambo del calice di vino mentre il calice di vino sta
puntando una pistola carica dritto al tuo cuore?» (Jesse Livermore)

«La cosa fantastica di un trading system è che non sono quasi mai in accordo con le sue decisioni. Ma, alla fine,
anche quando perde, ha sempre ragione lui. Con questo trade, al quale non credevo, lo ha ancora una volta
dimostrato. Di quello che credo io, al mercato, non interessa nulla e ringrazio ogni giorno operativo di aver
imparato bene questa lezione tanti anni fa.» (Stefano Fanton)

«Non separarti dalle illusioni.
Quando se ne saranno andate, può darsi che tu ci sia ancora,
ma avrai cessato di vivere.»
(Mark Twain)

«Giocare a scacchi è imparare a dominare la paura della morte. In una partita bisogna prevedere tutto, anche la
propria fine. La solitudine dello scacchista all'avvicinarsi del "matto" è simile a quella del condannato.» (Francis
Szpinger)

«E perché il gioco sarebbe peggiore di un qualsiasi altro mezzo di far denaro, per esempio, magari del commercio?»
(Fёdor Dostoevskij, Il giocatore, 1866)

«In tutti i paesi l'attività principale di ogni società è sempre stata il gioco delle carte: esso è la misura del valore di
tale società, e la bancarotta dichiarata di tutti i pensieri. Dal momento che non hanno alcun pensiero da scambiarsi,
essi si scambiano delle carte e cercano di sottrarsi vicendevolmente dei fiorini.» (Arthur Schopenhauer, Parerga e
paralipomena, 1851)

«Pochi giocatori si ricordano delle vincite, anche se sembra strano, ma ognuno ricorda con esattezza le sconfitte
della propria carriera. Ed è vero. Perché ricordo a malapena come sono riuscito a metter via il mio gruzzolo, ma non
riesco a dimenticare in che modo l'ho perso.» (Mike McDermott)

«Un giocatore di carte dovrebbe sapere che una volta che il denaro sta nel piatto, cessa di essere suo.» (Jonathan
Swift)
Un ultimo saluto
«Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre
al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso.» (Micheal Proust)

Questo libro è l’ideale continuazione del mio “Lo Zen e la Via del Trader Samurai”, vi sono molti richiami “zen”
ma non è un libro di sole riflessioni. Ho scavato nel torbido, nell’azzardo che ogni aspirante trader fa suo
velocemente, vuoi per guadagnare più in fretta, vuoi per non perdere inutilmente tempo. Sono errori gravi
perché ciò che non si paga con il tempo ha il denaro come moneta.
Spero sia stato un piccolo percorso utile per chi è giunto fino a questo punto, non posso che auspicarlo
ringraziando ogni lettore per il tempo che ha dedicato alle mie parole. Al solito è uscito dalla mia tastiera un
percorso non lineare, non scontato, atipico e che, probabilmente, richiederà più di una lettura per cogliere i
molti insegnamenti dichiarati e celati.
Anche l’immagine di chi scrive i libri è spesso celata, nella foto che segue mi “presento” in forma fisica.

Gli amici dicono che ho solo due espressioni, con il sigaro o senza, questo libro ne è impregnato perché è
stato scritto in pieno relax, senza stress, senza ansia, proprio come dovrebbe essere il trading.
Se vi fa piacere scrivetemi, sarà mia cura rispondere alle vostre domande.
stefano.fanton@traderpedia.it
www.traderpedia.it
www.traderencyclopedia.com

A questo link trovate gli altri libri che ho pubblicato con Amazon:
http://www.amazon.it/s?_encoding=UTF8&field-author=Stefano%20Fanton&search-alias=digital-text
Alle migliori occasioni!
Stefano Fanton
Note
[←1]
Il poeta e la fantasia, 1907.
[←2]
III libro, legge XC "L’infamia delle alee e dei dadi" .
[←3]
Ranieri Gangalandi, Costituto del comune di Siena volgarizzato. Edizione a cura di Alessandro Lisini, vol. 2, Siena, Tip. Sordomuti di L. Lazzeri, 1903.
[←4]
La Haine, un film di Mathieu Kassovitz. Francia 1995.

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