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Vol. 2: Smagliante
1. L'ufficio lamentele
Per la prima volta in ventidue anni, non sento il Natale. Non mi sento al mio
posto. Eppure,
d'infanzia, come ogni anno, attorniata dai miei cari… eppure mi sento quasi
un'estranea. I miei adorati
maggiorenne che crede di sapere tutto della vita solo perché colleziona
conquiste effimere una dopo
l'altra. E mia nonna, vedova e triste, che vive nel passato. Per la prima volta
nella mia breve vita mi
domando cosa ci faccio qui. Il mio corpo è presente, ma il mio spirito pensa
solo a lui. Gabriel. Non
sono presente a questa festa, sono ancora in Toscana. Mi basta chiudere gli
occhi per rivivere quei
muscoli tesi sotto le mie mani, il suo corpo profondamente immerso nel mio.
E' tutto ancora così
vedendo la mia aria assente, mi lancia un'occhiata per metà divertita e per
metà di compatimento.
Faccio scivolare il cellulare nella tasca posteriore dei jeans e, con un sospiro,
raggiungo la mia
ad ora non l'ha mai fatto, mi sento una stupida ad aspettare un segnale da
parte sua… prendo in
considerazione l'idea di farmi viva io. Dopo l'apertura dei regali, in pratica
quasi gli stessi dell'anno
ogni anno e corro a chiudermi in bagno. Tiro fuori il mio cellulare e digito
senza riflettere: «Quando ti
giornata e per poco non mi strozzo. Questa voce. La sua voce. Gabriel è qui.
Non l'ho ancora visto ma
lo sento parlare, e lo sente anche tutto il mio corpo. I suoi passi mescolati a
quelli di Éric si
girano verso di me. L'uomo che ha fatto a lungo l'amore con me nemmeno
otto giorni fa, non mi degna
di zucchero (so che non lo vuole) e porto la tazza con tutta la professionalità
e il distacco che riesco a
ospite?
– Come osi…?
attendendo che smetta di resistere. Passa dolcemente la sua lingua tra le mie
labbra e quando
e sento che mormora: «Non ti piace la mia sorpresa? Ci restano solo nove
minuti…» Con rabbia e
di chiave alla serratura. Mi mette a sedere sulla scrivania di Éric, con una
mano mi allarga le gambe e
con l'altra si slaccia la cintura. Tuffo le mani nei suoi pantaloni per far uscire
la camicia, ma Gabriel
aprire i bottoni che chiudono i miei pantaloni, i suoi occhi luminosi piantati
nei miei. Con un certo
impeto libera una delle mie gambe dai jeans e dalle mutandine, mi solleva i
glutei per farmi
parlare, Gabriel passa la mano su ciascuna delle mie cosce e mi penetra con
un violento colpo di reni.
decide di farmi sentire la sua assenza, si ritira quasi completamente per poi
rituffarsi ancora in me con
ancora più forza. Questo nuovo assalto mi fa perdere la testa. M'inarco per
chiederne ancora, Gabriel
se sia per avvisarmi che ancora non ho visto niente o per chiedermi di
mostrarmi all'altezza. Qualsiasi
cosa voglia io ho perso ormai il controllo. In questo istante, può fare di me
quello che vuole, sono un
oggetto tra le sue mani. E il mio amante tiene fede a tutte le promesse. I suoi
andirivieni potenti mi
parete opposta. Nella vertigine, non riesco più a distinguere le pareti dal
soffitto. Ma i fogli che
Nello spazio di un secondo, realizzo che sto facendo l'amore nell'ufficio del
mio capo, o meglio,
sulla sua scrivania, che sono per metà nuda e ai limiti dell'orgasmo con il suo
più grosso cliente tra le
ero una volta, dove sono finiti il mio pudore e la mia timidezza, cosa ho fatto
della mia coscienza
professionale? E lui, cosa ha fatto di me? Tutto quello in cui credevo sembra
improvvisamente
evaporato. Come se prima di lui non fossi esistita. E' stato sufficiente un
bacio per lasciare che un
essere stata capace di dirgli di no, e alle onde di piacere che mi assalgono e
che m'impediscono di dire
basta.
– Guardami!
tormento, stringe il mio viso tra le sue forti dita e mi obbliga a guardarlo.
Obbedisco ma vedo che il
si attarda sul mio seno, raggiunge la vita e afferra il mio fianco nudo. Le sue
dita affondano nella
carne delle cosce. Con la mano libera, afferra il suo sesso ancora turgido e lo
fa scivolare in me il più
soddisfazione. Riparte all'assalto del mio corpo con ardore e i suoi slanci
ripetuti mi fanno
mie gambe attorno alle sue reni e sento l'orgasmo travolgermi. I suoi rantoli
di piacere e le sue dita
Si è appena ritirato e già sta facendo scivolare le mutandine attorno alla mia
caviglia e risalire i
jeans lungo la mia gamba nuda. Depone un bacio sul mio sesso in fiamme e
si riveste. Sento la sua
cintura che scorre e nello stesso tempo i passi di qualcuno che si avvicina
lungo il corridoio. Gabriel si
capelli quando Éric apre la porta dell'ufficio. Il viso di Gabriel non lascia
trasparire nulla mentre io ho
voltato la schiena.
al mio appartamento per far durare ancora un po' questa giornata. Le luci di
Natale nelle strade di
finché l'acqua diventa bollente. Scorgo la mia nudità riflessa nello specchio e
un enorme livido sul
impresse sulla mia pelle. Ci passo sopra la mano e sorrido ancora di più.
Riesco quasi a sentire la sua
Mi lascio scivolare sotto la doccia e rimango sotto l'acqua calda per venti
minuti buoni. Anche il
mio corpo sembra diverso. Insaponandomi passo la mano sul mio sesso
ancora indolenzito. Il mio
grondanti d'acqua, i suoi muscoli scolpiti sotto la pelle dorata, le sue labbra
bagnate. Incollo il mio
del getto posizionando strategicamente le mie dita sul doccino ma, nella mia
immaginazione, sono le
è convinto.
Una volta asciutta e ripresami dalle mie emozioni, crollo sul divano. Fisso lo
schermo nero del
dicembre che non finisce mai, tutta questa pioggia, questo freddo. Natale che
è già finito e nessun
– Coraggio vecchia mia, avevamo detto che il 2013 sarebbe stato il nostro
anno! Gabriel è passato
– Peggio…
– Ma sei matta? Vuoi farti cacciare via? Credevo che adorassi questo stage.
A dire il vero, l'ascolto per metà, sento solo il suo tono da guastafeste e una
piccola punta d'invidia
nella sua voce. Alla fine per chiudere la telefonata le prometto di essere
prudente e di non fare non so
cosa.
Indosso il cappotto e mi risolvo ad andare a cercare un po' di sushi dal
giapponese all'angolo.
proprio dimenticata di aprirla quando sono rientrata dal lavoro. Con la punta
delle dita percepisco una
busta ruvida che non assomiglia per nulla alle solite fatture. Mi risolvo a
usare la chiave per aprire la
nuovo anno con i vini del suo castello. L'indirizzo dice Miami Beach,
Florida. Ho bisogno di
rileggerlo cinque volte. Non sono mai stata negli Stati Uniti e soprattutto per
un pranzo d'affari o per
una festa mondana. Sul retro del cartoncino qualche parola scarabocchiata da
Gabriel: «Raggiungimi
per il bagno di mezzanotte. Per te la festa inizia il 30 dicembre alle 20. G.»
Sono tre giorni che scalpito, che non mangio più, che non dormo quasi più,
che passo le mie notti
su internet alla scoperta della Florida. La mia piccola valigia è pronta. Un po'
a malincuore, Marion
mi ha aiutato a scovare il vestitino chic che mi mancava per il ricevimento.
Tutti i miei risparmi se ne
sono andati per il biglietto aereo. Fuori questione che domandi a Gabriel di
pagarlo. Domenica
una vista panoramica sull'oceano. Non credo ai miei occhi. Scorgo Gabriel
di schiena sull'immensa
le scarpe da barca in tinta e una polo bianca immacolata che sottolinea i suoi
virili bicipiti. Ho voglia
di andare a incollarmi alla sua schiena senza dire nulla. Ma ha sentito che mi
avvicinavo e si volta
qualcosa a proposito del fatto che sono felice di essere là e Gabriel mi passa
una mano attorno alle
mio appartamento, tira fuori due bicchieri da vino. Tenendoli con una mano
sola, li inclina per
versarvi un nettare dorato. Tutti i suoi gesti mi affascinano. Non è solo bello,
è anche molto
aspetterà.» Lo seguo, silenziosa, già inebriata dal suo odore e dalla sua voce.
Mi conduce nuovamente
sua lenta discesa e sento il desiderio crescere nel mio ventre. Molto
delicatamente fa scivolare la mia
passo indietro per togliersi la polo, poi slaccia la fibbia della cintura e infine
si toglie i pantaloncini.
Sotto non porta niente. Mi prende per i glutei, mi solleva e mi tiene stretta a
se, le mie gambe attorno
alla sua vita. Sento i miei capezzoli che s'inturgidiscono contro il suo petto,
il mio sesso fradicio
contro il suo ventre e la sua erezione proprio sotto i miei glutei. Mi devo
trattenere per non venire
attesa non ha fatto altro che decuplicare l'inaudito piacere di questo primo
affondo. I corpi immersi a
tenendomi per i glutei. Ogni volta che affonda in me, sento che mi apro un
po' di più. Le ondulazioni
che imprime al mio bacino, sempre più veloci, sempre più a fondo, creano
un'onda dentro la Jacuzzi.
vacillare. Mi rialzo e passo le mani dietro la sua nuca e i miei seni vanno a
sfiorare il suo bel viso.
con la sua lingua calda e i suoi andirivieni nel mio ventre mi fanno
impazzire. Mi afferra i glutei con
maggior forza e scivola ancora più a fondo. S'immobilizza nella mia intimità
ed emette un rantolo di
3. L'imbroglio
della notte. Parquet color sabbia che si estende per un centinaio di metri
quadri, il cielo azzurro
sue braccia, nuda come un verme e insonnolita, che sale alcuni scalini e mi
posa delicatamente su
dei miei seni, ho teso la mano per cercare di trattenerlo e lui ha baciato
languidamente il palmo della
Questa mattina, il sole già brilla alto nel cielo, non ho abiti a portata di mano
e ignoro dove si trovi
la mia valigia. Mi avvolgo nel lungo lenzuolo bianco e vado ad aprire la
porta della camera sperando
Avvicino il carrello alla vasca e faccio scendere l'acqua per il bagno. Tanto
vale approfittarne e,
panino con l'uva ancora tiepido, bevo d'un fiato una spremuta d'arancia, non
ne ho mai bevuta una così
sistemate nel guardaroba attiguo, che il signor Diamonds sarà assente nel
pomeriggio, che si chiama
Hannah e che è a mia disposizione se desidero approfittare della strutture a
disposizione in attesa del
ritorno del signore. Poi attacca con un elenco che ha imparato a memoria:
sauna, massaggio, spa,
rispetto e avverto una punta di orgoglio del tipo: «Guardate cosa è capace di
fare il mio uomo.» Con la
Esita, arretra, mi esamina dalla testa ai piedi: il suo sguardo mi mette a mio
agio, la sua freddezza
– Piano. No, non ti ho invitato qui per farti fare la cameriera. No, tu sei
diversa dalle altre ragazze
particolare. Avrò tutta la serata per desiderarti, per ammirarti nella tua
uniforme e per sognare di
strappartela. Io ti darò del lei, tu mi darai del lei, ed io, senza farmi
accorgere, potrò sfiorarti. Nessun
altro saprà che io sono tuo, che tu sei mia. Tu non immagini nemmeno quello
che già provo. E quando
meno te lo aspetterai…
Gabriel dalle parole passa ai fatti: fa scivolare il suo ginocchio tra le mie
gambe e posiziona la
coscia sotto il mio vestito, proprio contro il mio sesso. Mi eccita moltissimo.
In questo momento
Meno di un'ora più tardi, sono in fila indiana con le altre cameriere al centro
del salone dei
ricevimenti. Mi sono messa la gonna corta nera, una camicia bianca molto
attillata di cui riesco a
altre cameriere che offrono loro una coppa di champagne con il loro più bel
sorriso. Le donne e gli
uomini, in abito a tre pezzi, sono più o meno in egual numero. Gabriel è
sublime in uno smoking nero
dai risvolti satinati. Non mi è mai sembrato cos' alto, così elegante, così
impressionante. Mi avvicino
per prendere la sua coppa di champagne e, con l'altra mano, mi sfiora le reni
senza nemmeno
la mia nudità. Una delle sue dita inizia a titillare il mio clitoride e prolunga la
corsa fino all'ingresso
umido della mia intimità. Poi si porta la mano alla bocca e si lecca con
discrezione la punta dell'indice
Rimango interdetta quando noto che gli altri invitati sghignazzano. Gabriel
ride con loro prima di
fuoco, ma le sue umiliazioni mi gelano. Gli porto la sua pera affogata al vino
rosso che rovescia con
baciarmi con avidità. Mi delizia questo mix tra le sue labbra e la salsa
zuccherina al vino. Afferra i
miei seni a piene mani e strappa la mia camicetta macchiata facendo saltare i
bottoni. Gli levo la
giacca dello smoking e la camicia mentre lui infila le mani sotto la mia
gonna per farmela risalire
lo chignon e impugna i miei capelli sciolti per farmi sdraiare sul tavolo.
Sono ore che attendo questo
fa chinare con una mano verso il piano di lavoro accarezzandomi con l'altra i
glutei. Inarco la schiena
per offrirgli il mio fondoschiena e Gabriel mi prende con violenza. Era ora.
Le sue mani aggrappate ai
miei fianchi, mi penetra, sempre più forte e sempre più a fondo, come se
indovinasse le mie suppliche.
suo ventre che sbatte contro i miei glutei e i suoi rantoli di piacere sempre
più profondi. Sono senza
fiato. I miei gemiti diventano urla ripetute e godo come non mai, incapace di
aspettarlo. Dopo qualche
ultimo intenso andirivieni, anche lui gode a sua volta e si abbatte a peso
morto sul mio corpo. La sua
4. Il nastro rosso
Il 2012 è finito con i fuochi d'artificio. Anche se ho festeggiato il passaggio
al nuovo anno sola
potuto sognare niente di meglio che la sua foga, i nostri corpi, la mia
esplosione di piacere su quel
settimane intere mentre Éric ne riceve. Questa gelosia mi sta stretta. Non
posso mica iniziare ad
l'ultima volta che l'ho visto. Magari è stato il suo modo tutto particolare di
dirmi addio. Devo, anche
se non ci riesco, cercare di farlo uscire dai miei pensieri. E dalla mia vita.
Una mattina di gennaio, Éric mi convoca nel suo ufficio. Ha scoperto tutto,
mette fine al mio stage
e mi dice fino a che punto l'ho deluso. Credeva in me, aveva fiducia in me.
Lo disgusto. Ecco quel che
passa nella mia testa mentre marcio febbrilmente fino all'ufficio del capo. Un
ufficio dove Gabriel mi
tavolo senza vederlo cozzare contro il muro sotto il peso dei nostri corpi.
Faccio un respiro profondo,
– Ad ogni modo, credo che tu gli piaccia proprio. L'altra volta ho sottoscritto
il contratto con lui per
– Non ne so molto, ad ogni modo, mi ha detto che lui non sarà presente. Ma
il cliente ha sempre
ragione! Vai a farti vedere, dai qualche consiglio, renditi utile, prendi
appunti, vedi cosa riesci a
piccola stagista con cui fa l'amore. E di essere ancora una volta sempre più a
disagio in un mondo che
che si tratta del prestigioso studio Harold, uno dei più famosi in Francia.
Pensavano che si
Dopo aver bussato alla porta dello studio per diversi minuti, entro senza che
nessuno mi abbia
invitato a entrare. Nessuno sembra far caso alla mia presenza. Grandi sfondi
bianchi, spot di luci,
quello giusto. O almeno è quel che credo finché un giovane assistente dal
cranio rasato, fatta
eccezione per la presenza di un ciuffo sulla sommità del capo, porta una
cassa di bottiglie di vino e
una borsa frigo piena di grappoli d'uva. Mi rifugio in un angolo del locale
sedendomi per terra, il bloc-
morbida, jeans grigi slavati, stivaletti alla caviglia in pelle, una kefiah
attorno al collo, non è il
Gabriel che conosco… Ma questa voce, questo odore, non può che essere
lui. Cosa ci fa qui? Mi
rannicchio nel mio angolino, vorrei sparire. Oppure gettarmi al suo collo in
un ritrovarsi esplosivo.
rovesciata, bocca aperta o chiusa, bicchiere più vicino alle labbra… poi
l'assistente con la cresta
interviene per versarle un filo di vino rosso all'angolo delle labbra e lì dove
nascono i seni. Il risultato
corto e con la pelle lattea, ancora più bella della precedente e anch'essa poco
vestita. Lo stesso nastro
– E io scommetto che tu non sapevi di essere anche tu una modella. Posa per
me, Amandine.
– Adesso te lo mostro.
Fa scivolare il nastro dietro la mia nuca e mi attira a lui per un bacio di una
sensualità inaudita. Mi
desiderio ardente si fa strada nel mio ventre, mi sciolgo sotto le sue dita e
dimentico tutto: lo studio,
sdraiare a terra e bacia ogni centimetro della mia pelle. Estrae dalla tasca il
nastro bordeaux con cui
laccio di satin. Quando risale verso di me, si arresta all'altezza del mio sesso
ed emette un sospiro che
Inserisce la lingua calda all'interno nella mia intimità e il mio corpo s'inarca
sollecitato dai suoi
ondeggia al ritmo di questi movimenti divini. Godo con un urlo che risuona
tra le pareti vuote.
Quando i miei sussulti cessano Gabriel si rialza: «Credo che tu sia pronta.
Non c'è niente di più bello
– Ho freddo.
Gabriel torna verso di me, mi libera dai pesi, recupera il nastro di satin dalla
mia schiena e me lo
annoda attorno alla testa per bendarmi gli occhi. Sono stesa sulla pancia,
piedi e polsi legati,
sprofondata nel buio e incapace di muovermi, tutti gli altri sensi sono
all'erta. Sento il fruscio degli
abiti che si sta togliendo, le scarpe pesanti che cadono a terra, il rumore della
confezione di un
privato delle due cose che amo di più al mondo. E tuttavia, l'attesa e il fatto
di non sapere quel che sta
caldo appoggiato alla mia schiena, i suoi fianchi aderiscono ai miei glutei,
sento che i nostri corpi si
sospiri sembra che questa posizione piaccia molto anche a lui. Mi afferra per
i capelli e mi raddrizza
la testa affondando con un gran colpo di reni nella mia intimità. Urlo di
piacere e m'inarco per
Afferra il nastro rosso che ho sugli occhi perché io lo veda a mia volta
godere.
5. Il passeggero
Quel venerdì sera, sono rientrata a casa mia e sono crollata sul letto. Ho
dormito per dodici ore
filate, un sonno di piombo, come non mia accadeva più da diverso tempo.
Mi risveglio il sabato
mattina, gli occhi persi nel vuoto, la testa vuota, il corpo che fluttua, ancora
impregnato dell'odore di
del giorno prima. Non avevo mai fatto l'amore in questo modo, legata, gli
occhi bendati. Non avevo
storia strana che non ti porterà da nessuna parte, continua a pensare di poter
fare a meno di tutti, di
a poco tempo avresti preso in giro qualsiasi altra ragazza che si fosse
comportata così. Non ti
– Hai finito?
Mi sbatte il telefono in faccia e sono già pentita della mia risposta un po' da
strega. Ma veramente
perdere la ragione e il controllo sulla mia vita. Qualsiasi cosa io faccia o non
faccia, mi ossessiona.
soggioghi, mi sconvolga, che metta alla prova i miei limiti. So già in anticipo
che non opporrò la
Essere completamente sua e chissà, un giorno, che lui sia tutto mio…
A inizio sera, mi alzo infine dal divano per andare a farmi una rapida doccia.
Infilo una lunga t-
insistenza e finisco per strapparmi dal mio caldo letto brontolando. Il freddo
di gennaio s'infila
dappertutto nel mio appartamento, ho i brividi. Gridando «Arrivo!» in
direzione della porta, infilo una
calzini rosa, i più caldi che ho. Apro la porta, ancora insonnolita, e scosto i
capelli che mi ricadono
sugli occhi per capire chi sta sulla soglia di casa mia. Scarpe in daino a
punta, un paio di jeans grezzi,
una barba vecchia di due giorni, un paio di labbra carnose che rivelano bei
denti bianchi e un leggero
sorriso e due pupille azzurre divertite dal mio look mattiniero. Gabriel. Dio
come è bello. Il parquet
improvvisata. Tiro un po' la mia t-shirt troppo corta che non riesce neanche a
coprirmi i glutei. Perché,
ma perché non l'ho accolto con un baby-doll di seta? Forse, perché non ne
ho.
sua presenza, sembra ancora più piccolo. Do una rapida occhiata al locale:
libri sparsi sul pavimento,
dietro il bancone della cucina per preparare del caffè fresco. Torno da lui per
sbrogliare il divano e
fargli posto mentre si toglie il cappotto che getta sulla spalliera di una sedia.
– Il caffè sarà pronto tra poco. Siediti, vado a darmi una sistemata.
mia mano, si siede sul divano e mi attira verso di lui, accarezzando la mia
coscia nuda.
– In mattinata devo rientrare ad Angoulême. Il mio aereo parte tra due ore
ma avevo voglia di fare
labbra. Mi toglie una briciola da un angolo della bocca e mi bacia proprio lì.
Sto sognando? Non
riesco a credere alla scena che si svolge sotto i miei occhi. Gabriel nel
mondo in cui vivo.
Mi scollo da lui con difficoltà per andare a versare il caldo liquido nero,
senz'altro non abbastanza
tasca interna del suo cappotto. Fissa il mio tavolino, mi guarda e mi chiede
«Posso?» e con
pavimento. Allinea con cura sul tavolo dei provini in bianco e nero. Sulle
foto spiccano solo nastri di
siedo accanto a lui sul bracciolo del divano, gli occhi sgranati .
Gabriel allungato sul mio. La sua testa affondata tra le mie cosce e le mie
mani legate che gli
scompigliano i capelli. Poi le sue mani che si aggrappano alla mia
capigliatura mentre sto a pancia in
giù, il corpo inarcato, una fascia color porpora sugli occhi. Le nostre gambe
tese che si
verso di lui, i miei occhi stravolti tuffati nei suoi, mentre mi strappa il nastro
perché assista al suo
orgasmo delirante.
fino a raggiungere i miei seni. Due dita hanno appena pizzicato i miei
capezzoli turgidi in un mix di
dolore e piacere. Non mi lascia con lo sguardo mentre la sua mano risale
lungo la schiena e mi afferra
alla nuca per far avvicinare il mio viso al suo. I suoi denti che mordono
delicatamente il mio labbro
inferiore poi la sua lingua che affonda nella mia bocca. Gli restituisco il
bacio e mi avvento su di lui,
contro il mio ventre. Estrae un preservativo dalla tasca posteriore dei suoi
jeans e me lo tende, strappo
l'involucro con i denti e lo faccio scivolare sul suo membro eretto. Mi bagno
solo all'idea che presto
gambe avvolte attorno alle sue reni. Tra le sue braccia, mi sento leggera
come una piuma. Mi sorregge
con una mano e con l'altra afferra il suo sesso teso per guidalo nella mia
avida fessura. Dapprima si
mette a giocare con il mio clitoride pronto a esplodere poi mi penetra in
profondità. La violenza dei
suolo. Urlo di piacere, dimentica dei vicini, e gli graffio la schiena a sangue
mentre mi prende, con
Dalla finestra del terzo piano, guardo Gabriel che si allontana, il suo lungo
cappotto nero che
ed ecco che è già ripartito verso la sua vita. Mi lascia da sola nella mia, nuda
e ancora tutta tremante,
la sua tazza di caffè e le nostre foto sparpagliate come unici ricordi del suo
passaggio.
Cover
1. L'ufficio lamentele
2. Discesa in acque tumultuose
3. L'imbroglio
4. Il nastro rosso
5. Il passeggero
Table of Contents
Cover
1. L'ufficio lamentele
2. Discesa in acque tumultuose
3. L'imbroglio
4. Il nastro rosso
5. Il passeggero