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Emma Green

CENTO SFACCETTATURE DI MR. DIAMONDS


Vol. 1: Luminoso

1. Un treno chiamato desiderio

Ammiro il paesaggio che sfila oltre il finestrino. Il treno ha appena lasciato


la stazione di Montparnasse, e la periferia che scorre davanti ai miei occhi
sembra grigia e lugubre, come il mio umore. Non ho proprio voglia di
passare i prossimi due giorni in mezzo ai vigneti. Stasera, avevo previsto di
starmene tranquilla a casa mia e di andare al cinema con Marion la sera
dopo, come tutti i venerdì. Ma Éric ha deciso diversamente. Adoro il mio
capo, mi ha presa un po' sotto la sua ala e cerca di farmi crescere dandomi
un sacco di responsabilità, ma adesso mi sta chiedendo un po' troppo. Da sei
mesi sono stagista presso il suo sito internet che si occupa di enologia. Lui
ha 37 anni, celibe e senza figli, lavora più o meno ventiquattr'ore su
ventiquattro e talvolta fa fatica a capire che gli altri, io e Émilie, possono
anche non condividere la sua passione. Siamo solo in tre: Éric scrive gli
articoli, Émilie si occupa di questioni amministrative ed io sono in stage per
convalidare il mio ultimo anno di studi di giornalismo. «Mia piccola
Amandine, mi dice spesso Éric, se lavorassi un po' di più, ne faresti di
strada!» Quel che non ho mai osato dirgli, è che non brucio d'ambizione
come gli altri miei compagni di studi e che lo stage nella sua piccola
azienda è l'unico che ho trovato e che, come al solito all'ultimo momento,
mi ha assunto. Non che non ami il mestiere di giornalista, al contrario, mi
piace scrivere, ma non sono una persona molto determinata. A volte troppo
timida, troppo impulsiva, troppo… me stessa: tutto e il contrario di tutto. A
22 anni sarebbe certo ora di smetterla di chiedermi

«Chi sono? Dove vado? Cosa mi metto? Che si fa? Cosa voglio?» è la mia
lotta quotidiana. E «Non lo so» è la mia risposta preferita.

Nel mio scompartimento sul TGV, tutti i passeggeri si sono addormentati o


sognano con gli occhi persi nel vuoto. Tiro fuori il mio iPad per cercare di
lavorare un po'. Paris-Angoulême, è un tragitto di solo due ore e mezzo,
quindi bisogna che mi dia da fare prima di arrivare. Éric mi ha fornito tutte
le informazioni prima di partire e mi ha anche fatto un po' di pressione: «Io
non posso andarci, ma questi due giorni, mia piccola Amandine, sono
veramente molto importanti. Faccio affidamento su di te, bisogna
assolutamente che tu riesca a scambiare due parole con Gabriel Diamonds».
Gabriel Diamonds… quest'uomo è quasi un mito nel settore del vino.
Multimiliardario, magnate della stampa, detiene il possesso di quasi tutte le
pubblicazioni sul vino a livello di stampa internazionale. Ma soprattutto è
uno dei più noti intenditori di vino al mondo, e ha acquistato a poco a poco
tutti i migliori vigneti di Francia. Ogni anno organizza al Castello di
Bagnolet un evento in pompa magna per far conoscere i suoi vigneti e
promuoverne lo sviluppo. Non so proprio perché, ma pare ci sia qualcuno
che sarebbe disposto a uccidere per andarci. Il clou di questi due giorni di
festeggiamenti nel lusso più sfrenato è un concerto di musica classica
offerto da Diamonds agli invitati più ragguardevoli. Di solito alla festa
viene invitata la stampa specializzata, ma pochi sono i giornalisti che
possono assistere al concerto e avvicinare Diamonds a tu per tu. Guardo
pensierosa il bell'invito su carta spessa, color crema, che si trova nella mia
borsa e seguo con il dito il rilievo formato dalle grandi lettere dorate che
recitano «Gabriel Diamonds ha il piacere d'invitarla». In effetti il piacere
non è del tutto condiviso perché innanzitutto mi mette sotto stress, ma sono
curiosa, intrigata. Ho talmente sentito parlare di questo misterioso Mr.
Diamonds, da Éric innanzitutto, e poi durante le cene, e persino sui giornali.
Faccio fatica a credere che mi mandino laggiù…

Mi accorgo di non sapere la sua età e di non conoscere nemmeno il suo


viso, lo cerco su Google con una certa smania. Cerco di rassicurarmi, non
sarà poi così terribile. La pagina di Wikipedia che gli è stata consacrata mi
dà qualche informazione: Gabriel Diamonds ha 35 anni, è nato negli Stati
Uniti da madre francese e padre americano ed è cresciuto in una famiglia
più che benestante, poi è venuto a studiare in Francia e oggi vive tra i due
paesi. Allargo la schermata per vedere meglio la foto associata alla pagina
internet e scopro un uomo dal viso scultoreo. La mascella, molto marcata,
gli dona un'aria virile. Capelli biondi, dal taglio impeccabile, evidenziano
una fronte molto ampia. Sopra il naso, raffinato e diritto, gli occhi, di un
azzurro molto intenso, hanno qualcosa di enigmatico. C'è qualcosa di
misterioso in quell'azzurro. Lo sguardo tenebroso contrasta con la dolcezza
della sua bocca, divinamente contornata da labbra molto piene e che si apre
su denti perfetti. La cosa tuttavia non mi rassicura per niente, ma adesso
capisco meglio: un viso così non può lascia indifferenti. Anch'io mi accorgo
di essere molto turbata dalla foto, mi metto a pensare a questo breve viaggio
di due giorni con una certa eccitazione. Nonostante tutto mi rendo conto che
riuscire ad avvicinarmi a Mr. Diamond sarà per me una vera e propria sfida.
Éric mi ha chiesto di preparare alcune domande allo scopo d'inserire una
piccola intervista nel mio articolo, comincio a stendere qualche idea sul mio
taccuino, ma il mio sguardo viene continuamente attratto dalla foto, in
modo quasi magnetico. Il mio spirito vagabonda, faccio fatica a
concentrarmi su quel che faccio,. Ripenso a Éric, che era così dispiaciuto di
non poter andare a questa festa nei vigneti di Mr. Diamonds, e a me che non
avevo proprio voglia di sostituirlo. Non è che sto per cambiare idea…?

Cerco altre foto di Gabriel Diamonds su internet. Ce ne sono poche, come


se avesse cercato di proteggere la sua immagine. Su una di queste però lo
distinguo perfettamente, mentre sta in piedi durante una cerimonia
vitivinicola. Più alto della maggior parte degli uomini che conosco, sembra
slanciato e ben fatto. A giudicare dalla schiena, da queste spalle solide e
dalle natiche muscolose, potrebbe essere un assiduo sportivo ma anche il
frutto di una natura particolarmente generosa. E' a dir poco provocante. E
per non farsi mancare nulla sembra avere un senso innato per lo stile. E'
vestito in modo molto elegante, senza risultare troppo sofisticato. Un abito
nero, sobrio e chic, lascia intravedere una camicia bianca con i primi tre
bottoni aperti a rivelare il petto abbronzato quanto il suo viso. Mi sorprendo
a passare piacevolmente in rivista quest'uomo di cui conoscevo appena
l'esistenza qualche minuto fa. Beh, francamente è proprio attraente,
d'accordo. Il fisico fuori dal comune, il portamento, la postura e la statura
mi fanno proprio effetto, sono costretta ad ammetterlo.

Sospiro a lungo e chiudo gli occhi dopo aver guardato ancora una volta le
due foto di Gabriel Diamonds. Senza accorgermene, sprofondo in un sonno
incredibilmente dolce, il sorriso sulle labbra e la mente persa nei sogni.

***

In groppa a un purosangue di razza, Gabriel mi sovrasta dall'alto, e la sua


prestanza fisica mi fa sentire ancora più minuscola. I miei capelli castani
troppi diritti e piatti, i jeans infilati nei miei semplicissimi stivaletti e il mio
giaccone nero, un po' troppo ampio, non mi aiutano certo a guadagnare
sicurezza. Lui è elegantemente vestito da cavaliere e mi guarda con
severità.
– Lei è in ritardo, mi rimprovera con la sua voce virile, piantando il suo
magnifico sguardo azzurro nel mio.

– Sì, chiedo scusa…

– Mi risparmi le sue scuse. Lei è?

– Ehm… Sono venuta per l'intervista.

Ma cosa mi prende, sto farfugliando come una scema incapace di mettere


insieme due parole senza esitazione?

– Mi sembra di averle chiesto chi è. Non cosa fa.

– Ah. Sì, spiacente, sono la stagista di Éric Chopard. Il sito del vino.

– So chi è. Ma ancora non so nulla di lei. Ad eccezione della mania di


scusarsi continuamente. Ha un nome signorina «stagista di Éric Chopard»?

– Cerco solo di essere educata. Ma posso smettere se preferisce.

Questa sua arroganza inizia a infastidirmi e la sua ultima osservazione ha


punto sul vivo. Ma l'insolenza della mia risposta non sembra avergli fatto
piacere, a giudicare dal suo sguardo, le labbra semiaperte e il silenzio che
ne consegue. Non deve essere abituato a trovare qualcuno che gli tenga
testa. Mi riprendo e cerco di mettere insieme alcune parole rapidamente.

– Amandine. Amandine B…

Non ho il tempo di pronunciare il mio cognome che già m'interrompe.

Viva l'educazione!

– Amandine. E' carino, sa di frutta. Anche se un po' sdolcinato. Amande vi


starebbe meglio. In francese significa mandorla, un frutto solido, pelle
vellutata, interno latteo, sapore dolce-amaro. Sì Amande vi sta come un
guanto. D'ora in poi vi chiamerò così.

Emetto un lungo sospiro.


No, ma chi è questo tipo arrogante che adora sentirsi parlare? E che si
crede così potente da permettersi di cambiare i nomi delle persone? Ma
sono soggiogata dalla sua bellezza per non parlare poi del suo ego
spropositato. Mi sorprendo persino ad ammirarlo.

– Sta cercando di rispondermi qualcosa o continuerà a fissarmi senza


parlare? A meno che sia intenzionata a tenermi il broncio Amande amara?

– Preferisco tacere, Ha delle altre domande?

– Ecco una saggia decisione, dolce Amande. Passiamo allora alla domanda
successiva. Qual è il suo tipo d'uomo?

– Piccolo, moro, il tipo latino. Vestito con semplicità. Un tipo alla mano,
discreto, naturale.

Soprattutto dolcissimo. E capace di ridere di se stesso.

E toh!

Mentre assaporo il malizioso piacere di descrivere il suo esatto opposto,


sulla sua bocca appare un leggero sorriso poi si mette a ridere di gusto. E' la
prima volta che scorgo in lui un'emozione sincera e spontanea. La corazza
della sua gelida bellezza si screpola e lascia trasparire un tipo seducente.
No, decisamente irresistibile. Deve rendersi conto di questo effetto perché
scende dal suo cavallo per piantarsi a meno di un metro da me.

– Lei ha esperienza con gli uomini, cara Amande?

– Credo che la cosa non la riguardi per niente.

– Credo che questa non sia una risposta alla mia domanda.

– E io credo che la sua domanda fosse orribile.

– E io credo che lei stia cercando soprattutto di sfuggire a questa risposta.

Colpita e affondata.
Ho 22 anni, tre ex in conto, di cui uno solo serio, cioè con cui la relazione è
durata più di sei mesi.

La maggior parte dei ragazzi non m'interessa e quando io interesso loro, non
me ne accorgo nemmeno.

Non vedo i segnali, è sempre un'amica ad accorgersene per me, e


comunque, non sono mai io a fare il primo passo. Dal punto di vista
sentimentale, non è mai stata grande passione, e da quello sessuale calma
piatta, tutto molto classico e mai nulla di trascendentale. Molto
semplicemente non ho mai incontrato l'amante con cui lasciarmi andare. E
non ho assolutamente voglia di provarne una ventina prima di trovare
quello giusto, tutto qui. La mia esperienza, dunque, si limita più o meno a
questo dunque, no, non ho nulla da raccontare e no, non ho voglia di
rispondere a questa domanda. Solo che il Signor Diamonds, il sublime
miliardario a cui nessuno si azzarda a rifiutare niente, mi fulmina con il suo
sguardo azzurro, esige una risposta dalla punta del suo mento levata verso
di me e non sembra per nulla disposto a cedere.

In un impeto di coraggio o di follia, faccio un passo che riduce la distanza


tra Gabriel e me, i miei occhi inchiodati alla bocca più sensuale che io abbia
mai viso, appoggio dolcemente la mia mano sulla sua guancia e avvicino le
mie labbra alle sue, mentre sento il suo respiro che si mescola al mio. Poi
scorgo qualcosa muoversi vicino a me, una presenza che mi disturba e che
mi fa sobbalzare.

***

Mi risveglio all'improvviso, la bocca semiaperta che mi affretto a chiudere,


verificando con l'angolo dell'occhio che nessuno mi guardi e prendendo
coscienza che ero sprofondata in un sogno.

Quasi me ne vergogno. Il treno entra nella stazione di Angoulême, i miei


compagni di scompartimento si alzano per recuperare i loro bagagli,
apparentemente ben lontani dal sospettare il tormento interiore che mi agita.
Li imito maledicendo il mio melenso romanticismo. No ma, francamente,
un cavallo e poi che altro? Cerco di cancellare dalla mente l'immagine di
Diamonds in veste di principe dei tempi moderni e non ho che un desiderio
ora, quello di arrivare alla tenuta di Bagnolet per confrontarmi con la realtà.
E rimirare la sua bocca.

2. Il concerto degli sguardi

Non ho mai smesso di pensare a Gabriel Diamonds durante tutto il tragitto


in macchina che va dalla stazione di Angoulême alla tenuta di Bagnolet,
ponendomi un sacco di domande: dal vivo sarà bello come in foto? Perché
su internet praticamente non si trovano informazioni su di lui? E' sposato?

Perché ho fatto questo sogno da ragazzina con lui come attore principale?

E' a bocca aperta e con gli occhi sgranati che sono arrivata alla tenuta di
Bagnolet, nel tardo pomeriggio. Il castello è sublime molto più di quanto
avessi potuto immaginare. La costruzione principale quadrata in pietra
bianca, è circondata da due ali che la prolungano a est e a ovest. Un'antica
pergola, trasformata in roseto, dona al luogo un'atmosfera poetica e un po'
desueta. Il parco all'inglese che si estende su oltre sette ettari digrada
dolcemente fino a La Charente che scorre tranquilla più in basso. Alcuni
giornalisti arrivati prima di me passeggiano lentamente, a piccoli gruppi, tra
gli alberi centenari, dando vita a un vero e proprio quadro vivente e molto
bucolico. Due bossi potati incorniciano la porta davanti alla quale la vettura
si arresta, facendo scricchiolare la ghiaia con gli pneumatici. Subito, un
uomo in livrea viene ad aprirmi la portiera, s'impossessa dei miei bagagli
che si trovano nel baule. Tutto questo lusso mi mette terribilmente a disagio
ma sorrido il più naturalmente possibile al giovane servitore che mi
conduce fino alla mia camera. Più si procede e meno mi sento a mio agio,
tolgo il portatile dalla borsa per darmi un contegno. L'uomo mi fa entrare in
una stanza immensa e incredibilmente accogliente, colloca la mia valigia ai
piedi del letto king size, mi augura gentilmente un eccellente soggiorno e
lascia il locale. Appena è uscito sfodero il mio telefono per inviare una
scarica di sms a Marion.

– Sono appena arrivata! Vedessi la mia camera…

– Del tipo?

– Qui è tutto in ordine e bellissimo. Lusso, calma e voluttà.


– Ah ma davvero! E adesso un po' di Baudelaire? Sbruffona…

– Dai, non fare la gelosa. Se sei gentile, ti porterò una bottiglia di quelle
buone...

– Strega! Sono tutta amore e bontà...

La conosco molto bene, in realtà è felice per me, sa che questo break mi
farà bene, ma non riesce a impedirsi di fare la rompiscatole. Lei è fatta così!
Rimetto l'iPhone in borsa rimpiangendo che non sia qui con me per vivere
insieme questa esperienza incredibile.

La camera è bella da togliere il fiato. Insomma, la camera… piuttosto la


suite dovrei dire, considerando che è grande come il mio appartamento
parigino. Si trova in una piccola torre del castello, è rotonda. Lungo tutte le
pareti, modanature di una finezza incomparabile sottolineano l'altezza del
soffitto che riesce a farmi girare la testa. Una spessa moquette color crema
immacolata attutisce il rumore dei miei passi e conferisce al locale un
aspetto cremoso che mi affascina. Mi getto sul letto, presa da una frenesia
che mi fa ridere: il locale è così grande che riesco a sentire l'eco delle mie
risate.

Non ci saranno mica delle telecamere?...

Il letto, due volte più grande di quello che ho a Parigi, è ricoperto da una
parure di lenzuola in tinta con le tende color crema e grigio talpa che
circondano le immense finestre del locale. La testata del letto è imbottita,
color grigio-rosa, aggiunge un tocco d'autore e allo stesso tempo romantico
all'insieme. Le lenzuola sono incredibilmente morbide e i cuscini, ce ne
sono ben sei, sono disposti talmente bene che quasi non oso toccarli. Scopro
un ultimo dettaglio che conferma che mi trovo in un luogo straordinario: il
giroletto, in legno pregiato, riporta lo stemma sottolineato in oro dei
Diamonds.

Mi alzo con uno scatto, impaziente di scoprire il resto dei miei


«appartamenti». Una porta discreta mi fa entrare in una stanza da bagno
degna dei più bei palazzi, attrezzata con una vasca dotata d'idromassaggio
trasparente, che assomiglia a un enorme acquario e che mi fa subito venire
voglia di farci un tuffo. Mentre l'acqua calda scorre, vado alla finestra per
ammirare dall'alto la vista sul parco.

La luce di fine pomeriggio, radente, dà un che di magico ai salici piangenti


che riesco a distinguere in lontananza, vicino a La Charente.

Mentre faccio un caldo e schiumoso bagno, penso a una sola cosa: come mi
devo vestire per il concerto di stasera? Mi congratulo con me stessa per aver
pensato di portare i miei due unici abiti, anche se ancora non m'immaginavo
che mi sarei ritrovata alla corte del re Diamonds I. Mi serve un
abbigliamento di alta classe ma non troppo stravagante, e quindi scarto
mentalmente l'abito rosso cangiante che non sono mai riuscita a indossare.

Mi chiedo di nuovo perché l'ho acquistato...

Intravedo per un attimo il viso di Gabriel Diamonds e un brivido di


eccitazione mi pervade … Ci sarà questa sera? C'incroceremo? Avrò il
coraggio di avvicinarlo? So benissimo che a questa domanda la risposta è
un patetico e piccolo «no» ma mi piace pensare che, magari, riuscirò a
scambiare qualche parola con il ricco sconosciuto. Uscita dalla vasca,
indosso il mio vestitino nero sobrio e impeccabile, che starà benissimo con
il paio di Louboutin nere che Émilie ha voluto prestarmi a tutti i costi.

Bisogna vedere se riuscirò a camminare… Faccio scivolare al polso il mio


braccialetto d'argento preferito e ai lobi, appendo due piccole perle nere e
scintillanti. Esito a lungo tra lasciare i miei capelli sciolti o farmi
un'acconciatura. Alla fine, improvviso uno chignon un po' rialzato per dare
un po' di forma al mio look troppo modesto. Un po' di rosso ciliegia sulle
labbra, ed eccomi pronta a scendere nella sala da ballo per assistere al
concerto di musica classica. Il programma, messo gentilmente a mia
disposizione sulla scrivania Luigi XVI restaurata da poco, annuncia Il
Quintetto a due violoncelli di Schubert. Non sono una specialista, né una
fervente estimatrice della musica classica ma, nonostante tutto, ho proprio
voglia di dare inizio a questa serata.

Mentre scendo lo scalone, sento gli strumenti che accordano e il brusio


delle voci degli invitati presenti. Ho un po' di tremarella, quindi accetto
subito e con piacere la coppa di champagne che mi offre un cameriere. Mi
rendo conto che lo sto bevendo tutto in un sol colpo. Mmmh, darò
l'impressione di essere un po' stressata. Cerco un posto da cui si veda bene
l'orchestra quando sento uno sguardo posato sulla mia nuca. Mi giro
all'improvviso e ritrovo il bel viso di Gabriel Diamonds che mi sta fissando,
un flûte di champagne in mano, mentre due donne e un uomo gli parlano.
Molto turbata, mi volto immediatamente, ma non riesco a dimenticare
l'occhiata scambiata con il multimiliardario… C'era una sfumatura strana
nei suoi occhi ma non sono riuscita a decifrarla. Le luci si attenuano e,
prima che l'orchestra inizi a suonare, sento ancora uno sguardo posato su di
me.

E' dappertutto!

All'altro lato della sala, alla mia sinistra, Gabriel Diamonds è appoggiato
alla parete e mi guarda senza tanti perché. Mi sento contemporaneamente
imbarazzata, anzi terribilmente imbarazzata, ma anche lusingata e, devo
proprio ammetterlo, un po' eccitata. Il mio sogno in treno non è senz'altro
estraneo all'euforia che mi prende, ma sono comunque sorpresa di vedere in
quale stato riesce a ridurmi. Ancora più bello dal vivo che in foto, mi
sembra più alto di quanto immaginassi, anche più muscoloso, con questo
sguardo impenetrabile e la mascella ben squadrata. Il quintetto, sublime,
non riesce a distogliermi dai miei pensieri, e mi trattengo dal guardare
troppo spesso alla mia sinistra.

Resisti Amandine, resisti...

Nonostante tutti i miei sforzi i nostri sguardi s'incrociano a più riprese e


ogni volta mi sciolgo all'istante. Terribilmente a disagio decido di andare a
rinfrescarmi il trucco alla toilette per mascherare il mio turbamento,
temendo che tutti possano accorgersene quando le luci si riaccenderanno.
Mi defilo tra gli invitati ed esco dalla sala da ballo alla chetichella. Nella
hall non c'è nessuno. Avvisto una porta che potrebbe essere quella delle
toilette, ma spingendola mi ritrovo, sorpresa, nelle quinte del palcoscenico
dove i musicisti stanno suonando. La pesante tenda nera mi sfiora mentre
cerco a tentoni, nell'oscurità, la maniglia della porta che ho appena spinto. Il
pezzo di Schubert mi trascina via, e rimango qualche minuto, immobile nel
buio approfittando di questa musica ammaliatrice. All'improvviso, sento
una presenza molto vicino a me e, mentre cerco di eclissarmi, qualcuno mi
trattiene per il polso. Mi scappa un piccolo grido, ma riprendo velocemente
il controllo e cerco di capire cosa sta succedendo. Sento un respiro lungo e
intenso vicino a me, il mio polso è tuttora trattenuto da una mano di ferro, e
tuttavia, stranamente, non ho paura. I miei occhi, abituandosi all'oscurità,
finiscono per distinguere il volto di Gabriel Diamonds di fronte a me.

Balbetto delle parole incoerenti velocemente, la sua mano libera aderisce


alla mia bocca per farmi tacere. «Finalmente metto mano su di voi» mi
mormora una calda voce all'orecchio.

Prima di soccombere totalmente ai suoi occhi limpidi che mi divorano e alla


sua soave voce, mi sciolgo dalla presa. La reazione la dice lunga sul
personaggio, rimane impassibile, il suo sguardo piantato nel mio. Ha una
tale sicurezza, una tale disinvoltura, di fronte a lui mi sento piccolissima!

Siamo ormai a un metro l'uno dall'altra, e la cosa mi permette di scorgere


ogni dettaglio. Credo bene di non avere mai visto un uomo così bello. Le
sue labbra sono ancora più incredibili che nel sogno!

Quando mi rendo conto che le sto fissando da diversi secondi, non posso
fare a meno di arrossire come una ragazzina. Il mio imbarazzo sembra
divertirlo, mi rivolge un sorrisetto malizioso che mi fa imbestialire. Tento di
farlo stare al suo posto, ma per non disturbare i musicisti, sono obbligata a
bisbigliare, cosa che mi fa perdere ogni credibilità…

– Si diverte a terrorizzare le ragazze indifese?

No ma dopotutto, chi si crede di essere?

– Solo quando si trovano nel posto sbagliato nel momento sbagliato.

Parla a bassa voce, ma l'irreprensibile articolazione fa risuonare le sue


parole nella mia testa.

– Non ho visto cartelli che m'impedissero di accedere alle quinte. Non


infrango nessuna legge, mi sembra.
La mia voce non è così calma e controllata come vorrei, ma faccio fatica a
reprimere le mie emozioni. Per coronare il tutto, il mio sguardo e fuggente e
non posso fare a meno di agitarmi.

Sto proprio facendo la figura dell'oca.

– No, è vero e devo dire che sono onorato di avere l'occasione di avervi solo
per me.

Sogno o mi sta facendo delle avance? E questo sorrisetto storto che mi fa


diventare matta!

– Lei non «mi possiede» signore. Io non appartengo a nessuno.

Ma che cosa sto dicendo? Dovrei scappare prima di rendermi


definitivamente ridicola!

Mi accingo a girare sui tacchi e a fare un'uscita dignitosa quando si mette di


traverso per impedirmi il passaggio.

– Non ho finito con lei, questa discussione m'interessa moltissimo. Ci tengo


a informarla che generalmente tutti i miei desideri diventano realtà. Finisco
sempre per ottenere quel che voglio.

Le sue labbra sorridono ma il suo sguardo è inflessibile.

Oh, ma non sta scherzando!

Mi mancano le parole. Che cosa rispondo a quest'uomo sublime e


conturbante che, chiaramente, sta giocando con me e fa tutto il possibile per
provocarmi?

– Non andrà molto lontano con le sue minacce, signore. Considerata la mia
giovane età, forse non dispongo di tutta la sua saggezza, ma non cedo così
facilmente. Posso andarmene ora?

Non lasciarti smontare, Amandine! Non avrà l'ultima parola. Dio com'è
bello. E questo profumo che m'inebria…
Percepisco una piccola scintilla nel suo sguardo nel momento in cui il suo
sorriso si allarga. L'ho sorpreso!

Amandine, uno. Mister perfetto zero.

– Mi ha appena trattato come un vecchio avvizzito, signorina. Non è stata


molto educata.

Normalmente mi sentirei confusa, vergognosa. Le mie parole potrebbero


essere interpretate come insulti. Ma le vibrazioni che mi trasmette mi
donano il coraggio per andare anche oltre. Senza stare a pensare troppo, gli
rivolgo la prima frase che mi viene in mente.

– Sorprendere una ragazza nell'oscurità e metterle addosso le mani è una


prova di educazione secondo lei?

Stavolta, sono io a sorridere. La situazione è comica, sto facendo la


moralista con quest'uomo, nettamente più carismatico e protocollare di me.

All'improvviso, la porta alla nostra destra si apre. Una donna splendida e


distinta si rivolge al mio interlocutore.

– Gabriel, ti ho cercato dappertutto! Non hai salutato il signor sindaco.

Lei non bisbiglia. Disturbare i musicisti sembra l'ultima delle sue


preoccupazioni. Getta un rapido sguardo nella mia direzione, non sembra
per nulla colpita da quel che vede e fa dietrofront.

– Signorina, il dovere mi chiama. Non ho finito con lei, né con la sua


mancanza di educazione e con la sua lingua, certamente squisita, ma troppo
sciolta per i miei gusti…

Sempre con la sicurezza che lo contraddistingue, il miliardario lascia il


luogo e mentre attraversa la porta, mi sorprendo ad ammirarne la schiena
muscolosa, mordendomi il labbro.

3. Caffè bollente e uova strapazzate

Porca miseria, quanto mi fanno male i piedi!


Un po' sottosopra per via di questo colloquio a due a volte esaltante, ma
soprattutto sconcertante, mi dirigo verso la mia camera imboccando
corridoi stretti e sinuosi ornati di armature e tappezzerie d'altri tempi.
Questo castello è un'opera d'arte, un edificio sontuoso, ma stasera non ho
più forze per meravigliarmi. La mia priorità, mentre affronto gli ultimi
scalini che conducono alla mia lussuosa suite, è quella di levarmi queste
diaboliche scarpe che mi stanno letteralmente fracassando i piedi.

Dovrò proprio pensare a ringraziare Émilie per questo regalo avvelenato…

Cambiando il mio vestitino nero con un baby-doll di cotone grigio antracite,


ripenso al suo sguardo penetrante e alle sue labbra sensuali e beffarde.
Gabriel Diamonds è un bellissimo uomo, ma sono stati la sua intensità, il
suo carisma e le risposte pronte a sconvolgermi… e a provocarmi. Dall'alto
dei miei ventidue anni, di certo non ho molta esperienza, ma nessun uomo
mi aveva mai fatto un simile effetto, né mi aveva mai stimolata tanto. Né
esasperata tanto. Avrei potuto tenergli testa per tutta la notte, giocare al
gatto e al topo con lui per delle ore solo per rimetterlo al suo posto e fargli
capire che non tutto gli è dovuto.

Sei proprio andata Amandine!

Ebbene sì, non so che darei per vedere i suoi occhi azzurri tuffarsi nei miei,
divertirmi alle sue reazioni imprevedibili e sentire il suo calore irradiarsi
fino a me. Una suoneria viene a interrompere le mie fantasticherie. Il mio
cuore si mette a battere più velocemente: afferro il telefono, sperando senza
ammetterlo che il multimiliardario sia riuscito a procurarsi il mio numero e
che desideri giocare i tempi supplementari. Non riesco a impedirmi di fare
una smorfia quando vedo la foto di mia sorella apparire sullo schermo
digitale.

– Tutto bene? Non è da te chiamarmi a mezzanotte passata!

– Oscar ha deciso che a sei mesi, è abbastanza grande per fare baldoria tutta
la notte. E ho appena finito di accapigliarmi con Alex, se n'è andato
sbattendo la porta. Ho bisogno che tu mi schiarisca le idee.
Ho come l'impressione di vivere un déjà-vu… o un già sentito dire.
Amandine, buona e compassionevole al vostro servizio!

– Camille, sono desolata di quel che ti succede, ma sono stanca morta e


vorrei andare a letto.

Possiamo riparlarne domani?

– Potresti almeno concedermi cinque minuti del tuo tempo! Non ti fa bene
frequentare gli snob, hanno una cattiva influenza su di te!

– Non frequento gli snob, frequento avvincenti multimiliardari, e questo mi


cambia. Buonanotte, abbraccia il mio nipotino per me.

Questa, te la sei proprio voluta cocca!

Ultimamente, le nostre relazioni sono piuttosto tese. Mia sorella fa fatica ad


accettare che le nostre vite siano diventate così diverse. Per vent'anni è stata
il mio modello. Adesso, i ruoli si sono un po'

invertiti, lei vorrebbe vivere la mia vita, la mia libertà, la mia


spensieratezza. Tutto d'un tratto, cerca di farmela pagare assillandomi con
telefonate spiacevoli in cui passa il tempo a compiangersi e a criticare le
mie scelte e il mio modo di vivere. Questa sera non ha avuto l'ultima parola,
non voglio che guasti questa serata così… speciale.

Cerco d'ignorare il suo sms assassino e m'infilo in questo letto così morbido
e confortevole. Spengo la luce e subito nella mia testa si ripresentano alcuni
flash back del mio colloquio a quattrocchi con Gabriel. Lo chiamo già con
il suo dolcissimo nome. Ad ogni modo solo nella mia testa, perché nella vita
vera non avrei mai il coraggio di farlo. Lui non sa nemmeno come mi
chiamo e a priori credo che sia l'ultima delle sue preoccupazioni. Non
faccio nemmeno in tempo a rivedere tutta la scena nei miei pensieri, mi
addormento prima delle sue parole sulla mia lingua «certamente squisita,
ma troppo sciolta per i miei gusti»…

Verso le sette e mezzo, mi svegli al canto del gallo. Realizzo dove mi trovo
e un ampio sorriso m'illumina il viso. Ho dormito come un neonato, sono in
forma perfetta, pronta ad affrontare gli eventi della giornata, pronta a
rivederlo, a divorarlo con lo sguardo. Mi stiro languidamente e mi strappo
da questo letto regale saltellando come una ragazzina. Io che non sono
mattiniera, sono felice, impaziente. Mi faccio una rapida doccia, mi lavo i
denti, mi districo i capelli, mi trucco con sobrietà.

Di ritorno in camera, indosso i miei jeans migliori, un maglioncino scollato,


rosa pallido, e i miei stivaletti, quelli bassi. Inutile mettersi gioielli, vista
l'ora, non penso di trovare molte persone andando a fare colazione.

Prima di recarmi in veranda per bere il mio solito mezzo litro di caffè nero,
decido d'inviare una mail Émilie, con la scusa di confermarle che ho
ricevuto il biglietto del treno per il ritorno. Spero prima di allora, di aver
avuto il tempo d'intervistare Gabriel Diamonds. Non so esattamente quando
avrà luogo la famosa intervista, ma sono seriamente intenzionata a
raccogliere le sue parole e a torchiarlo sui suoi vini preferiti. Dopotutto
sono qui per questo e Éric mi ucciderebbe se tornassi a mani vuote.

Da: Amandine Baumann

A: Émilie Maréchal

Oggetto: Richieste itv

Ciao collega,

La vita è bella in mezzo alle vigne!

Avrò mille cose da raccontarti …

Grazie per le attillatissime Louboutin.

Il biglietto del treno è ok.

Buona domenica, a domani!

AB
Ecco fatto. La mancanza di caffeina comincia a farsi sentire, è tempo di
scendere. Lungo il cammino verso l'immensa veranda composta da porte a
vetri che offrono un'imperdibile vista sul paco, spero, d'incontrarlo. Nota…
forse è troppo presto. Un miliardario ha altro da fare che alzarsi alle otto
della domenica mattina, soprattutto dopo una serata di abbondanti libagioni.
Inoltre, starà senz'altro facendo tranquillamente colazione nei suoi
appartamenti. Magari davanti a lui ci sarà una bellissima ragazza, con una
vestaglia di seta o in costume adamitico, appena uscita da un rilassante
bagno per riprendersi dalla rovente nottata…

Immaginazione troppo fervida, troppo esuberante…

Ancora una volta, rimango sbalordita dalla bellezza del luogo. La veranda a
vetri che sovrasta il parco dai colori cangianti si estende per metri e metri.
Decine di tavoli tutti ugualmente apparecchiati e addobbati, gli incantevoli
servizi di porcellana bianca e blu invitano le persone a sedersi ai tavoli e ad
assaporare piatti deliziosi e variegati. Un cameriere sorridente e educato mi
fa accomodare senza attese e mi annuncia che sarà al mio servizio in
qualsiasi momento. In meno di un minuto Nicolas torna con un caffè del
Nicaragua dal divino aroma. Degustandolo, mi scotto leggermente le
labbra, ma la tentazione è troppo forte e il liquido nero mi riscalda in un
momento. Capita a proposito, perché sembra che io sia vestita un po' troppo
leggera.

Chiedo una seconda tazza assieme a uova strapazzate con pomodori ed


emmental. Non so come si svilupperà la mia mattinata, ma qualcosa mi dice
che devo rimettermi in forze! Mentre attendo il mio piatto, osservo le
persone che mi circondano. Alcuni mi salutano incrociando il mio sguardo,
e io ricambio la cortesia. A un tratto lo scorgo, dall'altro lato della veranda.
Lui non mi ha visto ed è troppo occupato per notarmi. Al suo tavolo tre
donne che sembrano tutte uscite da una rivista di moda si danno battaglia
per ottenere la sua attenzione.

Il signore ha scelto la formula «harem» a colazione?!

Senza rendermene del tutto conto, lo fisso avidamente. Non riesco a


distogliere gli occhi dal suo viso sublime, dal suo portamento altero e da
conquistatore. Indossa un pullover blu scuro con scollo a V e toppe color
cammello ai gomiti. Molto attillati, gli abiti metto irresistibilmente in risalto
il suo corpo. Nel giro di qualche minuto mi sorprende in flagranza di reato
di spionaggio. Leggo la sorpresa nei suoi occhi, poi il divertimento.
Arrossisco all'istante, senza sapere veramente perché.

Respira Amandine, respira.

Nicolas corre in mio aiuto portandomi le uova strapazzate, ma io non ho


proprio più fame. Mi sforzo di mangiare qualche boccone, cercando di non
guardare più nella direzione del miliardario. La sfida è difficile, i miei
neuroni girano a tutta velocità, ma bene o male riesco a resistere.

Al contrario di queste mantenute di lusso, non ci tengo proprio a passare


per un'ammiratrice!

All'improvviso, sento la sua presenza dietro di me. Girando la testa nella


sua direzione mi ritrovo a naso a naso con lui. Chino in avanti, mi bisbiglia
qualche parola all'orecchio che mi fa venire i brividi.

– Non prenda freddo signorina impertinente. L'arabica riscalda, ma non è


sufficiente…

Il suo profumo e il suo calore m'inebriano. Il suo alito sa di caffè, il mio


aroma preferito. Vorrei rispondere qualcosa, ma prima di averne l'occasione
se n'è già andato. Mi ha osservato, di sicuro, altrimenti come farebbe a
sapere che cosa ho bevuto? Resto là, sconcertata. Come riesce quest'uomo a
farmi dare i numeri? Mi destabilizza, mi affascina, mi fa sentire emozioni
nuove, inspiegabili.

Deliziose. Insopportabili.

Con te sta solo giocando, niente di più! Perché mi entusiasmo allora?

Qualche minuto più tardi, scorgo Nicolas che si dirige verso il mio tavolo
con una specie di pacchetto sul suo vassoio d'argento.

– Per lei signorina Baumann, da parte del signor Diamonds.


Sconcertata, prendo il regalo che mi tende e do un'occhiata all'interno del
pacchetto per capire cosa contiene. Gabriel Diamonds mi ha appena fatto
avere il suo pullover blu scuro. Quello che portava qualche minuto prima.

Mio dio, mio dio, mio dio… Che cosa significa?

Due possibilità: ignoro il suo gioco e ignoro il gesto certo cavalleresco, ma


un po' fuori luogo, oppure opto per la soluzione pratica, vale a dire infilare
il pullover per avere meno freddo. Scelgo l'ipotesi numero due, dopotutto
un abito è fatto per essere indossato! Una volta indossato il pullover blu
scuro, vengo assalita dal profumo di quest'uomo enigmatico. Un odore
muschiato, di legno prezioso, incredibilmente virile.

Prima di perdere completamente la testa, frastornata dai vapori dolciastri


che emanano dal cachemire allo stesso tempo divini e malefici, tento di
ritrovare un'oncia di dignità. Lasciando la veranda rivolgo un piccolo cenno
con la mano a Nicolas, per ringraziarlo di tutte le sue premure nei miei
confronti. Risalgo gli immensi gradini in marmo che conducono al castello,
attraverso la grande hall e affronto il corridoio che serpeggia fino alla mia
camera. Ho le braccia incrociate, le mani accarezzano il raffinato tessuto
blu scuro, non potendo accarezzare la pelle abbronzata del proprietario.

Immaginazione esuberante, atto II.

Quando intravedo la sua silhouette in una piccola rientranza a due passi


dalla porta della mia camera, per poco non inciampo. Addossato alla parete,
mi fissa senza distogliere lo sguardo. La sua espressione inizialmente
severa, tende ad addolcirsi man mano che avanzo macchinalmente nella sua
direzione. Le mie braccia sono sempre incrociate, tento di non cambiare
nulla, di rimanere impassibile, ma faccio un'enorme fatica a guardarlo negli
occhi.

– Non è mai troppo presto, ce ne ha messo di tempo!

La sua voce è sarcastica, adotto il medesimo tono.

– Ignoravo di essere attesa. Magari mi confonde con qualcun'altra, diciamo


uno dei membri del fan club che ha avuto la gioia di imboccarla?
Merda, adesso capirà che l'ho osservato durante la colazione!

– L'avrei scambiata volentieri con una di loro, signorina…?

– Amande… Ehm, Amandine, Amandine Baumann.

Non sai più neanche come ti chiami adesso? Che vergogna!

Per qualche secondo, mi fissa, i suoi occhi fieri e intensi fissi dentro i miei,
un sorrisetto beffardo sulle labbra. Non è cieco, sa in quale stato mi fa
piombare e la cosa mi dà decisamente sui nervi.

– Immagino che mi attendesse per recuperare il suo pullover! La ringrazio


per l'amichevole gesto, glielo rendo subito.

– Mi creda Amande, il mio gesto non aveva nulla di amichevole.

Un bagliore strano, quasi minaccioso, traspare dai suoi occhi. Nel gioco di
quello che sosterrà più a lungo lo sguardo dell'altro, sono perdente.
Quest'uomo mi fa sentire piccolissima, ma cerco di lottare contro la sua
voglia di dominarmi, di fare di me la sua marionetta. Non sta tirando i miei
fili, ma i miei nervi.

– Accetto regali solo dai miei amici. Sappia che sono in grado di vestirmi da
sola, signore, e che assaporo questa libertà ogni giorno.

– La libertà è un concetto molto vasto, Amande. Per la maggior parte dei


mortali non è altro che un'illusione. Essere liberi equivale a dominare, e
guarda caso è proprio la mia specialità.

– Nel suo caso la libertà si accompagna all'arroganza a quel che vedo. La


mia è più semplice e non si costruisce a discapito degli altri.

Amandine, due. Signore egocentrico zero.

– Le sue parole confuse non mi toccano Amande. Sono troppo occupato ad


ammirare le labbra che si rivolgono a me.
Il mio cuore si mette a battere più velocemente. Il signor so tutto dallo
sguardo penetrante mi esaspera, ma mi turba nel profondo. Quando evoca le
mie labbra, è tutto il mio corpo a entrare in tensione.

Reagisci, Amandine, non farti infinocchiare!

– E' tempo che io la lasci, signore, ho altre cose da fare che filosofeggiare
con lei. Ecco il suo maglione, grazie per le sue attenzioni un filino
paternaliste e condiscendenti…

Non faccio in tempo a finire la mia frase e a districarmi completamente da


questo maglione demoniaco che è già contro di me. In un decimo di
secondo mi ha afferrato entrambe le braccia, le ha fatte risalire sopra la mia
testa e mi sovrasta, con tutta la sua superbia e con tutta la sua sensualità
animale. Sono completamente alla sua mercé. Sento il suo alito caldo contro
il mio viso, le sue pupille dilatate dall'intensità affondano nelle mie e mi
paralizzano. Potrei lottare, divincolarmi, ma il mio corpo ha deciso di
arrendersi. Con la punta del naso, fine e aristocratico, mi accarezza le
guance, sento il suo respiro pesante e irregolare percorrere la mia pelle. Il
contatto mi elettrizza, sono in un'altra dimensione, non ho mai provato una
cosa simile prima d'ora. In uno slancio di tenerezza e di languore, si
avvicina alle mie labbra, le dischiude, le inumidisce e finalmente, quando
ormai sono a un soffio dal supplicare, affonda. Non ha bisogno di forzare il
passaggio, accolgo quest'assalto carnale senza opporre alcuna resistenza. Si
lascia sfuggire un grugnito, io gemo. Per diversi secondi, le nostre lingue
s'intrecciano, si cercano, si evitano, danzano un valzer divino e
terribilmente erotico. Ho caldo, ne voglio ancora di più, m'inarco ancora di
più perché tra di noi non s'intrometta più alcuno spazio. Sento che tutto il
suo corpo si tende, diventa più avido, più intraprendente. Le sue labbra
brucianti e affamate si appoggiano ancora più forte contro le mie, la sua
lingua esplora la mia bocca ancora più in profondità, mio malgrado, gemo
di nuovo. E poi tutto finisce. Le nostre bocche non si toccano più, è
arretrato, senza lasciare i miei polsi che sono ancora prigionieri delle sue
grandi mani. Appena mi guarda leggo nel suo sguardo un'espressione
insolita: è turbato frastornato. Ma il maniaco del controllo prende presto il
sopravvento… Quando si rivolge a me, la sua voce è straordinariamente
posata, profonda, come se questo bacio epico non si fosse mai verificato.
– Adagio, Amande, non sia troppo golosa. Mi raggiunga nei miei
appartamenti a mezzogiorno, sarò in grado di dedicarle un po' di tempo.

Sono sotto choc, K.O., sciolta e lui trova anche il modo di parlare di
lavoro?! La sua freddezza mi raggela, ho voglia di piangere.

– E mi farà anche la cortesia di riportarmi il maglione. Salvo alcune


eccezioni, in genere non amo prestare o condividere quel che mi appartiene.
Sono molto possessivo Amande, soprattutto se qualcosa mi piace
veramente.

4. Prendere o lasciare

Mi sono appena infilata alla chetichella nella mia camera e sono rimasta per
un lungo istante appoggiata alla porta che ho appena sbattuto su questa
scena surreale. Le braccia palpitanti, gli occhi chiusi, la testa che gira, le
labbra semiaperte, ancora umide per questo incredibile bacio. Non oso
chiudere la bocca per paura di cancellare questa sensazione divina che
riesco ancora a percepire.

Pensare a respirare. Ecco. Aprire gli occhi. Guardare in altro posto che non
sia il vuoto.

– Andiamo cocca, riprenditi. Non è mica la prima volta che qualcuno ti


bacia.

– Ma così! In questo modo! Ma che cos'ho? Cosa mi ha fatto?

– Va tutto bene!

– Ma a chi sto parlando?

– A te. A te insomma, 15 anni e mezzo, primo bacio, primi turbamenti, tutto


qui.

– Ah parlo con me stessa. Bene, molto bene, di bene in meglio.

– A-man-di-ne! Amandine Baumann, stai delirando!


Nel momento in cui mi sorprendo a collaudare mentalmente la
combinazione «Amandine Diamonds», mi getto sul letto, la testa tra i
cuscini, per cercare di porre termine a questa spirale isterica e grottesca.
Sono in bilico tra il ridere e il piangere e dico a me stessa che devo parlarne
urgentemente con qualcuno. Così eviterò di perdere completamente la testa
e parlare con me stessa, per esempio. Sdraiata a pancia in giù chiamo il mio
ultimo interlocutore senza nemmeno verificare la sua identità e attendo
nervosamente in linea..

– Pronto?

– Pronto? Chi parla?

– Beh sei tu che mi hai chiamato!

– Ah sì, Camille. Non ti avevo riconosciuta. Come va?

– Stai perdendo la testa, sorellina. Ti stanno drogando per caso?

– Niente! Oscar ti ha lasciata dormire poi?

– Pff…no. Ma la cosa non t'interessava per niente ieri sera. Cosa succede?

– Cosa? Ma niente! Sto solo chiedendo tue notizie. Alex è rientrato?

– Sì, ma puoi smettere di far finta di essere preoccupata. Invece, promettimi


di non sposarti e di non fare bambini. Almeno prima dei 40 anni. O magari
mai. I neonati sono dei rompiballe, sono casinisti, sono dei veri e propri
tesori, non si riesce più nemmeno a fare conversazione. E l'amore non
esiste, in fondo non è poi come lo si immagina. Capito?

–…

– Non dici più niente? Dai racconta, ti conosco bene. Avevi bisogno di
parlare con la tua sorellona?

– No, io… devo andare, ora. Buona fortuna con i tuoi due ragazzi. Ti
abbraccio.
Riattacco freneticamente per por fine al calvario. Splendida idea questa
telefonata! Un successo!

Infilo di nuovo la testa tra i cuscini, disperata. E tutto questo per un bacio!
D'accordo, le sue labbra erano di una dolcezza infinita e si sono mescolate
alle mie in perfetta armonia, d'accordo la sua lingua si è fatta strada nella
mia bocca con una delicatezza di cui non avrei mai creduto capace un uomo
e ok sapeva leggermente di pesca, un gusto divino, ma alla fine non si
trattava che di un bacio! Cerco di riprendere il controllo e di cacciare questa
tizia, metà ragazzina sentimentale metà regina del melodramma, che si è
impossessata di me. E grazie a tutte queste stupidaggini, ho solo un'ora per
preparami all'appuntamento fissato. Bisogna che riprenda la mia dignità per
condurre al meglio quest'intervista. Posso farcela. Basterà solo che non
guardi la sua bocca, in nessun caso. Me lo proibisco.

Dopo una lunga e rigenerante doccia mi ritrovo in mutandine e reggiseno


bianchi davanti alla mia valigia aperta e sottosopra. Niente di sexy, è fuori
discussione, bisogna che il mio modo di vestire dia il tono alla
conversazione. Ma niente di troppo banale, si tratta comunque di un
incontro professionale, bisogna che Diamonds mi prenda sul serio. Ma
nemmeno troppo classico, non voglio concedergli l'occasione di chiedersi
nemmeno un secondo come ha potuto avere voglia di baciarmi.

Infilo un paio di jeans grezzi ma tagliati bene e che hanno sicuramente un


pregio, con questi jeans non mi può succedere nulla. Una camicetta bianca
che m'invecchia un po' e aggiungo un gilet bordeaux che mi modella dove
occorre. Aggiusto il collo della camicia che tende a ribellarsi da una parte e
per un attimo mi domando se mettermi alle spalle il bel pullover blu scuro
di Gabriel, ma scarto rapidamente quest'idea. Glielo riporterò, dignitosa e
distaccata, come se si trattasse di un oggetto di poco conto. Lascio i capelli
sciolti, mi trucco leggermente, infilo gli stivaletti neri e mi piazzo davanti
allo specchio in camera. Mmmhh. Ho l'aria di un adolescente con troppo
seno. O di una donna mascherata da ragazzina triste. Raccolgo i capelli in
una coda di cavallo alta sperando che l'acconciatura mi doni un po' di stile.
C'è di meglio. Davanti allo specchio provo alcune pose ridicole, tento uno o
due sorrisi più o meno forzati e finisco per rinunciare. Mi siedo sul grande
letto, inoperosa, attendendo l'ora fissata. Ripeto cento volte nella mia testa
le domande che prevedo di rivolgergli, tento più volte di riformularle e alla
fine concludo che sono una più inutile dell'altra..

Alle 11 e 45, mi precipito fuori dalla camera, taccuino e penna in una mano,
l'altra in tasca e percorro a lunghi passi i lunghi corridoi che conducono agli
appartamenti privati di Gabriel Diamonds. Sono un po' in anticipo nel caso
mi perdessi nei meandri del castello, ne sarei proprio capace. E ho fatto
bene perché mi accorgo a metà strada di aver dimenticato di portare con me
il famoso maglione. A volte non è facile star dietro a me stessa. Dopo un
andata-ritorno a passo di corsa, sono le 12 e 5 quando busso, un po' senza
fiato, alla porta indicata dal maggiordomo dietro la quale si nasconde il
«Signore»

– Avanti.

Ok. Non avrebbe potuto essere più freddo, autoritario, indifferente.


Cominciamo bene.

– Lei è in ritardo.

Com'è carino a mettermi a mio agio …

– Sì, ma ho il suo maglione.

– Era così pesante da portare che le ha fatto fare tardi?

Che paroline dolci. Basta così!

– Lo vuole indietro? Posso anche riportarlo in camera mia e tornarci con


lui?

– Non sia così amara, Amande. Si sieda.

Mi indica una poltrona club in pelle marrone dall'altra parte dell'immensa


scrivania di legno massiccio dietro la quale troneggia. Non mi abbandona
con gli occhi mentre prendo posto evitandone accuratamente lo sguardo. Il
suo lato tirannico mi irrita ma il suo carisma mi soffoca. E la sua bellezza
che mi sconvolge ancora. Non so dove posare lo sguardo.
Non le labbra, non le labbra, non le labbra. Guardagli la fronte!

Apro il mio taccuino, tento di dire qualcosa ma dalla bocca non esce alcun
suono, mi schiarisco maldestramente la voce e riprendo:

– Ho preparato alcune domande.

– Anch'io .

– Ah, mi vuole intervistare? Per quale giornale?

Non cominciare Amandine, niente provocazioni, finisce sempre per


vincere!

– Sì, ma resteranno tra noi.

– Bene. Chi comincia?

– A lei l'onore mia dolce Amande.

– Le capita a volte di piegarsi ad alcune regole?

Ben fatto. Prima domanda. Prima improvvisazione. Bel lavoro da


giornalista. Ne farai di strada mia cara!

– Raramente, ma può sempre provarci. Quali?

– Ad esempio, chiamare le persone con il loro vero nome. Rispondere alle


interviste che ha programmato. Mostrarsi amabile con le persone che ha
invitato?

– I nomi vengono imposti, i soprannomi sono sempre una scelta migliore.


Rispondo alle sue domande in questo stesso momento. E l'amabilità non fa
che gettare un velo di socialità sulle pulsioni animalesche.

Nientemeno.

Non trovo nulla da rispondere, sono allo stesso tempo indignata dalla sua
aria di sufficienza, ammirata dalle risposte pronte e sferzanti e sconvolta
dalle ultime due parole che ha pronunciato. Il suo bel viso aristocratico non
riesce a mascherare il desiderio selvaggio da cui sembra animato. Credo che
nessuno mi abbia mai desiderata così. E non so come metterla con il
desiderio che inizia a farsi strada in me. Riprende il suo monologo, credo
sia per provocarmi che per riuscire a controllarsi.

– Il suo silenzio la dice lunga… Anche lei sta per dimenticare le


convenzioni per abbandonarsi poco a poco alle più basse pulsioni.

– E' veramente convinto di avere sempre ragione?

– Non sempre, no. Spesso. Sono semplicemente convinto che in questo


momento lei stia morendo dalla voglia di baciarmi. E io sogno di farle cose
anche peggiori. Ma parliamo per fuggire a queste pulsioni. Piuttosto che
cedere alla tentazione .

Mentre recita la parte dell'incantatore intellettuale, si alza dalla sua ampia


poltrona, gira attorno alla scrivania e si siede sul bordo, di fronte a me.
Sempre seduta non riesco a distogliere lo sguardo dalla protuberanza che gli
deforma i pantaloni e che offre volontariamente alla mia vista. I miei occhi
nel panico cercano un altro punto di aggancio e atterrano sulle sue labbra.

Errore fatale…

Mi alzo con un balzo per mettere termine al rapporto dominante che


m'impone grazie alla sua posizione. E senz'altro per avvicinarmi alla bocca
diabolica che mi magnetizza. La sua mano si abbatte sulla mia spalla, e con
un gesto sensuale ma anche implacabile, mi rimette istantaneamente a
sedere sulla poltrona.

– Credetemi, lo vorrei. Ma non posso darle questo bacio. Non prima di


averla gustata a fondo.

Conosco già lo splendido sapore delle sue labbra, ma ora devo proprio
degustare il suo nettare per avere conferma dell'alchimia che presagisco.
Non amo sbagliarmi, lo sa. Queste sono le mie condizioni. Prendere o
lasciare.
Ditemi che sto sognando. Vengo per un'intervista, metto insieme una
conversazione senza capo né coda, abbasso la guardia e non ottengo
nemmeno un bacio. Invece, mi sta veramente proponendo quel che credo mi
stia proponendo? O piuttosto, imponendo?

Sono troppo sconvolta per accettare, troppo eccitata per rifiutare. Resto
muta, incapace di muovermi. Credo di non aver nemmeno detto sì quando
si china davanti a me, appoggia un ginocchio a terra, poi l'altro e la sua
immensa mano comincia un lento percorso lungo la mia coscia. Posso
sentire il calore del palmo della sua mano attraverso il tessuto dei jeans. Le
guance infiammate, ho la gola secca, mi sento come se avessi la febbre. E
non solo in viso! Di riflesso quando le sue dita si avvicinano al bottone dei
miei pantaloni mi ritraggo. Dischiudo la bocca per palare ma non ne esce
alcun suono.

– Non respingermi, Amande. Non lo sopporterei.

Senza dubbio è la prima e ultima volta che lo sento supplicarmi. I suoi


sussurri ansimanti, lo sguardo colmo di desiderio pressante fanno cadere le
mie ultime barriere. Sollevato, Gabriel riparte alla conquista dei miei jeans
facendo cedere il bottone, facendo scendere lentamente la cerniera mentre
contemporaneamente sale il mio desiderio. Furioso. Con un'abilità
sconcertante, mi solleva i glutei e fa scivolare i pantaloni e le mutandine
allo stesso tempo lungo le gambe. Mi ha tolto stivaletti e calze senza che me
ne rendessi conto. Le sue dita tamburellano sulla pelle sottile delle cosce e
mi fanno venire subito la pelle d'oca. L'atmosfera nel frattempo diventa
sempre più rovente quando china la testa verso il mio pube. Penso di non
pensare al surrealismo della situazione: io, mezza nuda, seduta su una
poltrona di pelle dentro un lussuoso studio di fronte a un miliardario in
ginocchio, pronto a divorarmi. Mi annusa per alcuni lunghissimi secondi,
posso sentire il suo alito caldo sul mio sesso e comincio a perdere la testa.
Alla fine si tuffa tra le mie cosce. La prima lenta e dolce carezza della sua
lingua mi rende folle. Non posso evitare di gemere. I colpi di lingua
successivi sono ancora più divini e Gabriel mi afferra i glutei per attirarmi
più vicino a lui e incollare la bocca avida sul mio sesso.

Lecca, stuzzica, segue i contorni, aspira il mio clitoride gonfio di desiderio.


Non so per quanto tempo potrò ancora resistere. All'improvviso mi trascina
verso il bordo della poltrona, le sue mani mi sollevano le gambe e le scosta
verso l'alto. Approfitta per un attimo dello spettacolo che gli offro quindi
infila la sua lingua voluttuosa nella mia intimità. Sto per svenire. Ignoro
quel che sta succedendo dentro di me, né dove o come ha imparato a farlo,
ma ormai non tocco più terra. Vicina all'orgasmo pianto le unghie nella
pelle dei braccioli della poltrona e sento il suo viso bagnato dal mio piacere.
La sua testa ondeggia focosamente sul mio sesso e accelera i suoi
movimenti diabolici al ritmo del mio ansimare. Presa da un tremito
incontrollabile, devo affondare le dita nei suoi capelli per ordinargli di non
muoversi più, di far cessare questo sublime supplizio. Le sue labbra
insaziabili mi divorano ancora e poi ancora e il mio piacere gli esplode in
bocca. Un orgasmo incredibile, come non è ho mai provati in tutta la mia
vita. Un'ultima volta la sua lingua viene a raccogliere il frutto del mio
piacere. Gli occhi chiusi, si lecca le labbra sorridendo.

– Una vera delizia. Non mi ero sbagliato, mormora più a se stesso che a me.

Si alza, riconquista la scrivania, visibilmente turbato. Io sono in un'altra


dimensione e non riesco a decifrare la sua espressione. Affondato nella sua
poltrona, guarda in lontananza attraverso la finestra, gli occhi strizzati, la
fronte aggrottata. Non l'ho mai visto così. Certo dovrei ribellarmi a questa
reazione ombrosa, francamente inappropriata, ma stranamente
m'intenerisce. Forse dovrei dire qualcosa. Ma cosa?

– Dovrebbe rivestirsi. Potremmo trovarci alle 16. Se desidera ancora


intervistarmi. Mi raggiunga tra i vigneti, un luogo pubblico e una boccata
d'aria fresca andranno molto meglio per noi due.

Grazie, arrivederci.

5. Ambra e il demone

Le guance ancora rosse e la respirazione irregolare, ritorno nella mia


camera dopo questo torrido incontro ravvicinato. Il grande orologio dorato
che troneggia sul camino indica che sono quasi le quindici. Realizzo che tra
quattro ore, sarò sul treno e che questo strano sogno a occhi aperti avrà fine.
Deliziosi brividi mi attraversano ancora la colonna vertebrale, non ho
ancora ritrovato completamente la calma. Quest'uomo mi fa impazzire,
letteralmente. Il suo corpo e il mio sembrano fatti l'uno per l'altra, ma le
nostre rispettive personalità si sfidano, si cercano, si provocano, senza che
nessuno di noi ne esca pienamente vincitore. Certo, mi impressiona, il suo
sguardo penetrante, la sua voce roca e soave, le sue abili mani, la sua bocca
affamata mi elettrizzano, mi domano inesorabilmente, ma per il momento
non mi dichiaro ancora vinta. Se sta cercando una ragazzina saggia e docile,
passo la mano.

Facile da dire ora, ma in sua presenza sei molto meno convincente cocca…

Ancora questa vocina interiore che viene a interrompere i miei pensieri e


scredita i miei tentativi di ribellione. Si direbbe quasi che faccio finta di non
vedere. Devo aprire gli occhi e ammetterlo una volta per tutte: Gabriel
Diamonds mi batte su tutta la linea al gioco di «nell'amore vince chi
fugge»!

Paragonata a lui, sono solo una principiante. Questa conclusione mi lascia


costernata. Tutto d'un tratto, non ho più voglia di pensare a tutto ciò, di
analizzare, di interrogarmi senza tregua.

Vivi il presente Amandine, smettila di rimuginare su tutto!

A parte Marion, non vedo proprio chi potrebbe farmi ridiscendere sulla
terra. Estraggo il mio iPhone dalla tasca posteriore e questo movimento
furtivo mi ricorda che le mani del miliardario ci sono passate sopra. Mi
invade di nuovo lo sgomento, ma non mi lascio destabilizzare dalla mia
debolezza e chiamo senza indugiare oltre colei che saprà rimettermi la testa
a posto.

– Allora, me l'hai messa da parte la bottiglia buona?

Buongiorno, mi chiamo Marion e sono una ragazza interessata!

– Non ancora, tutto dipenderà da questa telefonata.


– Lo sai che sono un angelo! Tutto bene? Il tempo non scorre troppo
lentamente in quel tuo angolo sperduto?

– No…

– Tu mi stai nascondendo qualcosa! Dai, passa al sodo!

– Ho incontrato qualcuno. Cioè, incontrare, è una parola grossa. Diciamo


che non sono più la vincitrice del nostro concorso di astinenza.

– COSA? Sei andata a letto con uno sconosciuto?!

– Non credo che ci arriverà, ma quasi… E ha 35 anni, è bello come un dio


ed è multimiliardario.

– Ha ha, smettila di prendermi per i fondelli, Tristan passa a prendermi. Mi


chiami stasera per dirmi che sei arrivata!

Grrr, evidentemente, non mi ha creduta!

– E Amandine, sei bella, intelligente, divertente, lo troverai senz'altro il


principe azzurro, non c'è bisogno che te lo inventi!

Alla fine, sono io a riattaccarle in faccia il telefono. Pensavo che mi avrebbe


aiutato a fare un po' di chiarezza, ma non ho fatto progressi e quel che è
peggio, adesso sono di cattivo umore. Tra quest'uomo irresistibile e
insopportabile che crede che tutto gli sia concesso e la mia migliore amica
che mi tratta da mitomane, sono messa proprio bene. Mia sorella Camille
non è certo meglio. Émilie, è una cosa a parte. Smisuratamente pragmatica,
ha il dono di saper trovare una soluzione a tutto.

A proposito, ha risposto alla mia mail?

Con la punta del pollice, aggiorno la mia casella e-mail sullo schermo
digitale. Tombola: un messaggio ricevuto!

Da: Emilie Maréchal

A: Amandine Baumann
Oggetto: Louboutin attillate?

Ciao collega,

Un consiglio: vacci piano con il vino, perché ti fa venire delle strane idee.

E chi bella vuole apparire un poco deve soffrire ;)

Non perdere il treno, Eric ti aspetta fresca e riposata domani mattina, per il
resoconto del week-end.

Baci,

Em

Merda, bisogna proprio che mi metta seriamente al lavoro!

Comincio a chiedermi se otterrò mai questa fottuta intervista. In due giorni,


ho passato più di tre ore sola con Gabriel Diamonds, e non abbiamo parlato
di enologia nemmeno una volta. Livello professionale, abbiamo visto di
meglio. Comunque ho una scusante molto valida: quest'uomo passa il suo
tempo a destabilizzarmi e a mettere i miei nervi allo scoperto. Stranamente,
penso che questa spiegazione non piacerebbe molto al mio capo…

Ok Amandine, questa è la volta buona!

La mia missione: non prestargli attenzione e condurre in porto la mia


intervista perché Éric sia fiero di me. Ho appuntamento con il miliardario
per le sedici, è tempo che mi prepari. Di nuovo a confronto con la mia
valigia, tergiverso ancora sul mio abbigliamento. Prima di tutto non voglio
apparire provocante, e allora opto per un altro paio di jeans semplici ma ben
fatti., una t-shirt bianca di lino, un mini gilet grigio. Spazzolo
pensierosamente i miei capelli ma li lascio sciolti. Mi rimetto un po' di
mascara, senza esagerare, ed evito la tentazione di mettermi il rossetto. Non
mi profumo e non metto gioielli. Un'occhiata nello specchio: sono
Amandine in servizio, una ragazza sempre a suo agio nonostante i bagordi
della vigilia. Sbatto la porta, direzione le vigne, che continuano a riservarmi
nuove sorprese...
– Di nuovo buongiorno, signorina.

Molto bene, ha dato il la: sarà strettamente professionale.

– Di nuovo buongiorno signor Diamonds.

I suoi occhi azzurri si tuffano nei miei, ma il suo sguardo è lontano. Sembra
altrove. Quando si avvicina a me tendendo la mano, casco dal pero. Sono
passate appena due ore, ero mezza nuda nei suoi appartamenti, offerta alle
sue carezze intime. Dono sono finite la complicità ambigua, la tensione
sessuale? Il contatto, genera un scarica elettrica che attraversa tutto il mio
corpo, ma lui resta di marmo. Noto che ha un po' di terra sotto le unghie e,
invece di disgustarmi, quest'immagine lo rende ancora più maschio ai miei
occhi, ma ben presto rompe l'incanto con un'osservazione inopportuna. Da
un'occhiata sprezzante al mio taccuino.

– Ha veramente bisogno di questo quadernetto da scolara?

– Con o senza taccuino, conto proprio di ottenere delle risposte, stavolta!

– Ah sì, è vero, la famosa intervista…

Mi sta prendendo in giro?!

Si mette in cammino senza nemmeno aspettarmi e mi ritrovo a trotterellare


in modo ridicolo dietro di lui. Di fronte ai vigneti si arresta e comincia a
raccontarmi la storia della tenuta. Cerco di concentrami sui suoi occhi ma il
mio sguardo scivola impercettibilmente sulle sue labbra, carnose, polpose,
calde.

Quando si abbassa leggermente per mostrarmi il ceppo di una vite, le nostre


mani si sfiorano e sento un dolce calore invadermi il basso ventre. Cerco di
non far trasparire nulla, ma un bagliore quasi divertito appare
istantaneamente nello sguardo di Diamonds. Mi propone di passare alla fase
degustazione, spiegandomi che comunque il tempo ben presto si
annuvolerà. Facciamo il nostro ingresso nella cantina a volta, ne rimango
veramente impressionata. Un considerevole numero di bottiglie fa bella
mostra di sé lungo le pareti di pietra. Sul fondo, una parte è allestita
appositamente per la degustazione, con qualche tavolo alto, degli sgabelli in
pelle, un bar. Su un tavolo sono disposti un cesto di frutta e due bicchieri da
brandy. Diamond aveva previsto il mio arrivo? Oppure si tratta di una
messinscena che attende ogni giornalista venuto ad intervistarlo? Mi isso su
uno sgabello mentre sceglie una bottiglia. Ingenua, gli chiedo di che vino si
tratti.

– Vino? No, piuttosto ho voglia di cognac! E questo qui ha trent'anni.

Mi serve generosamente, si accomoda sullo sgabello di fronte al mio , e


prende con le mani un grappolo d'uva da cui stacca ogni acino con le labbra
mentre con gli occhi mi guarda. Mi sento vacillare ma resisto.

Lei mi cerca, Gabriel, ma non mi troverà…

– Bene allora, le mie domande…

Ancora una volta, non mi lascia finire la frase.

– Non beve?

Il signor maniaco del controllo è di ritorno.

Porto il bicchiere alle labbra e assaporo un sorso del liquido ambrato.

– Bene, così va meglio, è importante assaggiare cose buone.

Il gusto del cognac mi sorprende ma una volta bevuto il primo sorso, sento
nuovamente il bisogno di berne ancora un po'. E' come se non riuscissi a
impedirmelo, come se ne fossi dipendente. Che mi piaccia o no, è un po'
quel che sento per Diamonds. Semplicemente non posso smettere di
guardarlo, di pensare a quel che è successo fra noi nel suo studio. Le
immagini tornano alla memoria e sento che arrossisco fino alle orecchie.
Cercando di mascherare il mio turbamento, mi aggrappo disperatamente al
mio taccuino e comincio a leggere la prima domanda con voce un po'
esitante.

– Chopard mi ha già rivolto questa domanda almeno dieci volte.


Sono appena stata moralmente schiaffeggiata. Il suo tono è secco, freddo,
sembra irritato. Muoio dalla voglia di rispondergli a tono con una frase
pungente, ma tento di rimanere professionale.

– D'accordo, passiamo alla domanda seguente.

– Voi altri giornalisti, non sapete rinnovarvi, mancate spaventosamente di


creatività. Mi aspettavo di più da parte sua, faccia uno sforzo Amandine!

Non mi ha chiamata Amande. Ahi.

Prendo un'altra sorsata di cognac per non smontarmi ma sento le lacrime


che salgono, senza che io riesca a controllarle. Maledico il fatto di essere
così emotiva ma mi sento ferita, umiliata. Alzo gli occhi appena in tempo
per vedere il volto di chinarsi su di me. Sento la sua lingua che lecca
l'angolo della mia bocca, lì dove colava una gocciolina del prezioso liquido
ambrato.

– Quanto siete appetitosa quando siete offesa, mi mormora all'orecchio con


voce roca. Subito, con il dorso della mano, rovescia il tavolino alto. La
bottiglia di cognac esplode sul pavimento con un rumore cristallino.

Colta di sorpresa, guardo il liquido colare fino ai piedi del mio sgabello da
cui non mi sono mossa.

Tutto d'un tratto, il corpo possente e muscoloso del miliardario è contro il


mio.

– Dove eravamo rimasti? Mi chiede mentre i suoi denti mordicchiano senza


riguardo la mi nuca prigioniera delle sue mani. Con un abile movimento del
bacino, si mette in modo da farmi aprire le cosce, e io mi felicito con me
stessa per non aver messo la gonna,. Incolla il suo bacino al mio, le nostre
forme si completano in modo perfetto, mentre appoggia le mani sulla parete
incurvata che si trova proprio dietro di me. Sono indifesa, completamente
alla mercé del bel miliardario e la famosa stretta di piacere assale di nuovo
il mio bassoventre. Mentre le sue labbra calde percorrono il mio collo, dalla
spalla fino all'attaccatura dei capelli, sento la sua erezione contro il mio
pube. Mi metto a gemere sotto l'effetto dei suoi baci, e senza decidere in
modo del tutto cosciente, le mie mani sollevano la t-shirt nera di Diamonds
per accarezzare i muscoli del petto, che guizzano ben presto sotto le mie
dita. Sbottona con abilità i miei jeans, li fa scorrere lungo le mie gambe poi,
afferrandomi i glutei, mi solleva con una sconcertante facilità, aggira lo
sgabello e mi piazza contro il muro. I vapori del cognac rovesciano mi
salgono alla tesa e cerco eccitata la bocca di Diamonds. Le nostre labbra si
trovano alla fine e ci scambiamo un lungo e furioso bacio. Come se fosse
l'ultimo…

Il calore nel mio ventre, il mio sesso umido, le mie mani aggrappate ai
capelli di Diamonds, sono solo desiderio. In un bisbiglio mormora «ti
voglio tutta», poi, non potendo più resistere, getta i suoi abiti sul pavimento,
e mi ci fa stendere sopra. Mi domina dall'alto, e quando denuda il pene
eretto per infilarci un preservativo, non posso trattenere un piccolo grido di
sorpresa: è gigantesco! Si allunga su di me e mi penetra con squisita
lentezza. Il respiro corto, gemo e il ritmo accelera. Il mio corpo accoglie la
virilità di Diamonds con un piacere incredibile. I suoi lunghi andirivieni mi
fanno diventare pazza e gemo praticamente senza interruzioni.
Appoggiandosi su una mano, si serve dell'altra per giocare con il mio
clitoride, e mentre lo strofina dolcemente, il suo sesso interamente immerso
in me, sento l'orgasmo che mi sommerge e mordo la sua spalla per non
urlare di piacere.

Adesso è il suo turno di godere, nel più profondo di me stessa e questa


intensa implosione scuote tutto il suo corpo. Alla fine si abbatte su di me, e
il profumo dei suoi capelli, mescolato a quello del sudore e del cognac,
m'inebriano completamente.

E' stato… talmente… bello…

Anche la mia vocina interiore è senza fiato. Non riesco a rientrare in me


stessa, non riesco a realizzare, il mio animo ingarbugliato fluttua al di sopra
del mio corpo saziato. Mi ha presa proprio sul pavimento e questa
spontaneità ha infiammato tutti i miei sensi. Non sapevo di essere capace di
lasciarmi andare, di abbandonarmi fino a questo punto! Rialzandomi tento
una battuta, per rendere questo incontro ravvicinato meno imbarazzante.

– Le devo una bottiglia di cognac.


– Me la rimborserà più tardi. In natura.

Mi strizza l'occhio con malizia, poi alza le spalle con noncuranza e si gira,
di nuovo neutrale e inaccessibile.

6. Immagini sospese

Bisogna che lo dimentichi…

Il castello di Bagnolet mi sembra lontano anche se riesco regolarmente a


raggiungerlo nei miei sogni più folli e più… caldi. Ma la routine parigina ha
ripreso presto il sopravvento e il viso del bel Gabriel Diamonds sparisce
poco alla volta dai miei ricordi. Dopo quella divina e memorabile sessione
di sesso nella cantina a volta, avevo preso il mio treno per Parigi senza aver
rivisto il mio amante bello e misterioso. Avevo inventato false risposte per
la mia intervista e la vita normale aveva ripreso il suo corso, tra le serate
con le amiche e il lavoro con Éric e Émilie. Una cosa era cambiata nel
frattempo: avevo molta più fiducia in me stessa di prima. Dopo una tale
esperienza con un così bell'uomo, mi sentivo più carica, più desiderabile,
meno trasparente! Questo incredibile week-end aveva risvegliato la donna
che dormiva in me. E ora che la mia avventura con Gabriel faceva parte del
passato, non riuscivo a impedirmi di pensare a lui giorno e notte. Più che
semplice attrazione fisica, tra noi è emerso qualcosa d'innegabile.
Un'alchimia intensa, irreprimibile, contro la quale sono incapace di lottare.
Un incontro del genere non ti lascia indenne. La prova: quando mi capita
d'incrociare per caso un uomo la cui silhouette ricordi anche vagamente
Gabriel o il suo profumo, non riesco a evitare un piccolo gesto di stizza
quando scopro che non è lui .

Probabilmente dovrei consultare uno psicanalista.

La suoneria di Bruno Mars risuona al momento giusto mentre esco dalla


stazione della metro. Mi appare la foto di Marion, rispondo alla chiamata
preparandomi psicologicamente a ricevere l'ennesima lezione di morale. La
mia migliore amica parte dal principio che sono «troppo saggia» per essere
ossessionata da un multimiliardario dall'aspetto di un top model. C'è stato
un momento in cui ho evitato di parlarle di Gabriel, ma ha una fastidiosa
propensione a rimettere in tavola l'argomento.
– Amandine, che ne dici di chiedere un giorno di ferie venerdì?

– Perché no. Cosa mi proponi?

– Shopping a Bercy 2, pranzo al Bercy Village ed esposizione alla Casa


Europea della Fotografia.

Avrei preferito una giornata di dolce far niente al lago Daumesnil o al Bois
de Boulogne, ma in pieno mese di dicembre, sarebbe difficile…

– Ok, sono disponibile!

La Casa della Fotografia, è uno dei miei luoghi preferiti quando ho bisogno
di ricaricarmi. Adoro questo luogo nel cuore del Marais. Il cortile
pavimentato, l'antico palazzo signorile che ospita le grandi e luminose sale,
la caffetteria nella cantina a volte, adoro andarmene a spasso sia per via
dell'affascinante ambientazione che per le esposizioni che vengono
proposte. Mi sento a mio agio, tranquilla. Il venerdì non ci va quasi
nessuno, si ha l'impressione che sia a nostra completa disposizione, ed è una
cosa rara a Parigi! Dopo una colazione leggera (un'insalata vegetariana e un
tè disintossicante, la nuova mania di Marion), scendiamo alla stazione di
Saint Paul per recarci all'esposizione. Quella del mese scorso mi aveva
completamente conquistata. La serie di piccole fotografie a colori di Susan
Paulsen era meravigliosa, i suoi ritratti di vita quotidiana poetici e toccanti.
Secondo gli specialisti, le sue opere hanno la bellezza luminosa delle tele di
Vermeer, ma io ero letteralmente rimasta affascinata da questi sguardi che
mi trapassavano dalla carta lucida, da questi sorrisi comunicativi, da questi
fiori artistici. Non so cosa vedrò oggi, Marion adora farmi delle sorprese.
Spero di riuscire ancora a sentire questo turbine di emozioni semplici e
autentiche, solo per farmi trasportare lontano da tutto, dalla realtà, dalla sua
mancanza che mi tormenta.

Marion mi precede nella hall del museo e mentre consegniamo i nostri


cappotti al guardaroba, va di nuovo in estasi per il mio vestito, acquistato la
mattina stessa. Nero e attillato quanto basta. La parte superiore, con le
maniche lunghe, è in satin a piccolissimi pois bianchi, cattura la luce a
meraviglia e si addice molto al mio colorito. La gonna si allarga sulle
anche. La gonna, in cotone spesso di buona fattura, si arresta al di sopra del
ginocchio. Lo indosso con un paio di collant leggere con una riga nera che
segue i contorni del mio polpaccio e delle mie ballerine in pelle. Con questo
abbigliamento per me poco abituale, mi sento bella, fiduciosa, per una volta
mi sono decisa a dare risalto alle mie forme. I complimenti di Marion mi
lusingano e mi diverto a fare una giravolta su me stessa per permetterle di
ammirarlo in ogni sua parte.

-Capita raramente di vederti così sexy, Amandine! Centra per caso il tuo
miliardario?

Rieccoci…

– No signorina detective, avevo giusto voglia di fare un piacere a me stessa.


E gradirei inoltre che tu la smettessi di parlarmi di lui ogni due secondi.

Si allontana brontolando, ma la riafferro subito e le salto addosso lanciando


un gridolino stridente.

Sono di buon umore, non è il momento di bisticciare! Come risposta al mio


salto da capriolo, mi chiede se nel mio tè per caso ci fosse qualcosa di
strano e ridiamo all'unisono, come due oche.

La signora lunatica ha un bisogno impellente, direzione toilette. Ne


approfitto per farmi rapidamente uno chignon e per truccarmi leggermente.
Quindi, a braccetto, ci dirigiamo verso la prima sala dell'esposizione
temporanea. Scopro il lavoro del fotografo Mimmo Jodice, dedicato alle
città. Le prime foto, in bianco e nero, mi lasciano senza parole. Devono
essere angoli di Parigi che mi sfuggono completamente, io che molto ben
volentieri mi limito spesso al percorso metro-ufficio. Una foto di
Angoulême attira la mia attenzione: riconosco i dintorni della stazione di
questa città dove peraltro sono stata una sola volta. Angoulême… questo
nome per me risuona come la più dolce delle melodie. Rapita, non mi
accorgo dei piccoli e discreti segnali che Marion lancia accanto a me. Alla
fine ci riesce con una gomitata che mi fa sobbalzare.

La finezza secondo Marion, signore e signori…


– Non ti voltare, ma c'è un tizio stupendo che da qualche momento ti sta
mangiando con gli occhi.

– Forse sta guardando te, Bruce Lee!

Mi fa male il braccio, razza d'imbecille!

– No, no, te lo giuro e veramente sta proprio dietro a te…

Indispettita dal paragone con il karateka, si allontana in direzione della sala


successiva .

E ad un tratto, sento questo sguardo su di mie, più precisamente sulla mia


nuca: magnetico, elettrizzante, potentissimo. Potrebbe essere… Non oso
nemmeno voltarmi per far fronte a colui che mi sta guardando, allora torno
sui miei passi e mi rifugio nella prima sala dell'esposizione. Sento dei passi
alle mie spalle, non è che lo sconosciuto ha deciso di giocare al gatto e al
topo? Per provarlo, accelero, facendo subito risuonare le mie ballerine sulle
lastre di pietra della hall dell'ingresso. Anche i passi dietro di me
accelerano. Per evitare un gruppo delle visite guidate che mi viene incontro,
svolto improvvisamente a sinistra, in direzione dell'ascensore. Nel momento
in cui pigio sul pulsante, odo la voce calda e profonda di Gabriel Diamonds.
La riconoscerei tra miliardi di voci!

– Allora è proprio lei, non ho sognato…

Questo dolce bisbiglio mi paralizza e il suo respiro sulla mia nuca mi fa


rabbrividire dalla testa ai piedi.

Oh mio dio, è davvero qui! Cosa faccio, cosa faccio, cosa faccio?!

Per mascherare il mio tormento, non mi volto.

– La signorina è interessata alla fotografia?

Il tono è canzonatorio, ma percepisco un'ombra di tenerezza nella sua voce.

Questa è nuova…
Le porte dell'ascensore si aprono davanti a me ed entriamo insieme nella
cabina.

– Sale?

Come al solito, Diamonds non attende la mia risposta e ci spedisce verso


l'alto premendo il pulsante del secondo piano. Qualche secondo più tardi
preme il pulsante rosso che blocca istantaneamente l'ascensore in
movimento. Mi accingo a protestare, alzo gli occhi verso di lui ma il mio
tentativo di ribellione si dissolve in una nuvola di fumo. Ancora una volta,
sono colpita dalla bellezza del suo viso, dalla perfezione dei tratti, dalla
virilità che emana da tutto il suo essere. Ho appena il tempo di scorgere uno
strano bagliore nel suo sguardo che mi ritrovo incollata allo specchio
ghiacciato, il suo corpo pesante e bruciante contro il mio. Le nostre bocche
che quasi calamitate, si ritrovano e ci scambiamo un lungo bacio.

Nel mio ventre si accende istantaneamente un braciere. La sua lingua avida


e voluttuosa ispeziona gli angoli più nascosti della mia bocca. Quando mi
mordicchia il labbro inferiore non riesco più a trattenermi e mi lascio
sfuggire un gemito di piacere. Un piacevole calore si espande in tutto il mio
corpo e prima che sia troppo tardi, prima di raggiungere il punto di non-
ritorno, tento di riprendere il controllo di me stessa.

– Che cosa ci fa qui?

Mi lancia uno sguardo tetro, ma non può fare a meno di sorridere, stupito
dal mio coraggio.

Pare proprio che il signore non apprezzi che gli si opponga resistenza! A
ogni modo…

Di nuovo mi si avvicina ancora di più, l'aria quasi minacciosa e fa scivolare


una mano che si ancora saldamente dietro la mia nuca, ma ecco che gli
resisto ancora.

– Accidenti, Amande, poco importa cosa ci faccia quaggiù! Vi ho ritrovata e


penso proprio di approfittarne!
Approfittarne? Approfittare di me, soprattutto!

Piazzato di fronte a me, sembra l'illustrazione di un giornale di moda nel


suo abito a tre pezzi blu scuro.

Blu scuro, come il suo maglione…

I nostri visi sono a pochi centimetri l'uno dall'altro. Mi fissa dritto negli
occhi, senza demordere.

Ha voglia di me, è evidente, ma attende una reazione da parte mia. La


tensione sessuale è palpabile, irresistibile. Il suo profumo è inebriante e in
uno slancio di desiderio mi incollo a lui per baciarlo.

Questa volta è lui a ritrarsi

Si sta prendendo gioco di me?!

Indispettita ma anche umiliata dal suo rifiuto, abbasso gli occhi, non oso più
nemmeno guardarlo in viso. Poi, come un predatore che si avvicina alla
preda, mi domina dall'alto della sua statura e colma la breve distanza che ci
separa. Quando i nostri corpi, premuti l'uno contro l'altro, non sono che uno,
passa la mano tra i miei capelli e, con una leggera pressione, mi obbliga a
rialzare la testa e a prolungare il mio sguardo nel suo.

Mi vuole, lo voglio, cosa stiamo aspettando?!

Quasi in risposta all'eccitazione che anima il mio basso ventre, sento la sua
erezione contro la mia coscia. La sua bocca affamata si getta sul mio collo,
mi bacia, mi mordicchia, mi divora.

– Mmh, sapete sempre così di buono, dolce Amande.

Le labbra calde e protese del mio bell'amante in questo momento stanno


baciando la pelle lasciata scoperta dal mio décolleté, provocando brividi
dappertutto. La mia vocina interiore si domanda se tutto questo abbia un
senso, l'istante è talmente intenso che la ignoro e mi lascio andare alle
carezze di Diamonds. Posiziona una delle sue cosce tra le mie gambe e,
mentre mi tormenta il lobo dell'orecchio con la lingua esperta, fa scivolare
una mano sul mio ginocchio e lentamente la fa risalire lungo tutta la coscia.
Lo sento gemere mentre trova con la punta delle dita il pizzo delle mie
collant. La sua mano continua a risalire sotto il mio vestito e sono io a
iniziare a gemere di piacere quando sfiora il bordo delle mie mutandine già
umide.

– Ho un'incredibile voglia di lei. Quest'abito le sta a meraviglia…

Poi, con un tono meno carezzevole, mi ordina:

– Si giri!

Resisterà, non resisterà?

Già! Come se tu avessi la forza di resistergli…

La richiesta senz'appello e la sua autorità morbosa mi eccitano tantissimo,


ed è con un piacere sconosciuto che mi giro per offrirgli il mio
fondoschena. Con una mano mi solleva il vestito per poi accarezzarmi i
glutei mentre l'altra ispeziona i seni. Poi mi fa scendere le mutandine lungo
le gambe e a me non rimane che sollevare le mie ballerine, prima una e poi
l'altra, per liberarmi le gambe mentre il mio bacino inizia ad oscillare
sfregando la patta dei suoi pantaloni. Lancio un piccolo grido quando infila
dentro di me il dito medio della mano destra seguito da un gemito più
prolungato quando si mette a far roteare il mio clitoride e a strizzarlo tra il
pollice e l'indice. Il suo sesso, attraverso i pantaloni, si appoggia proprio tra
i miei glutei, e inizia degli andirivieni che mi fanno diventare pazza.

Nel momento in cui, non riuscendo più a resistere, mi accingo a supplicarlo


di penetrarmi , lo sento aprire la confezione di un preservativo. Tendo il mio
corpo tutto intero verso il mio amante con un desiderio che supera ogni
limite e mi sorprende. Entra in me in un colpo solo, fino in fondo, e mi
strappa gemiti sempre più forti a ritmo con le sue spinte. Il mio petto
incollato allo specchio di fronte a me, guardo l'immagine dei nostri due
corpi riflessa all'infinito dentro il piccolo ascensore. Il freddo dello specchio
contro il fuoco dei miei seni mi fa diventare pazza.
All'improvviso, il miliardario afferra le mie anche con entrambe le mani e
gli andirivieni diventano più rapidi, profondi e forti. Il suo viso nei miei
capelli, di lui percepisco solo gli ansiti di apprezzamento. L'accelerazione
che imprime alla penetrazione mi fa perdere la testa e, in un ultimo sussulto,
godo intensamente. Continua ancora a muoversi nel mio sesso lubrificato e,
rialzando la testa e cogliendo il mio sguardo nello specchio, gode a sua
volta, pronunciando il mio nome. Per intero!

Mi osserva, un sorriso fiero sulle labbra, mentre mi rimetto le mutandine e


mi sistemo il vestito con il palmo della mano. Poi preme il pulsante rosso e
l'ascensore si rimette in moto. Prima di strapparci a questa cabina deliziosa,
mi afferra un'ultima volta con le braccia e mi appioppa un piccolo bacio
sulle labbra.

Sarebbe una nuova prova di tenerezza, signor Diamonds?

– A molto presto, signorina Baumann.

– Addio, Gabriel.

Stupito dal sentirmi pronunciare il suo nome, strizza gli occhi mordendosi il
labbro. Mi aspetto una risposta tagliente, ma invece, mi gira le spalle e si
allontana, senza una parola. Le nostre strade si separano sul pianerottolo del
secondo piano. Presto, ritrovo Marion che mi assale, sull'orlo di una crisi di
nervi.

– Sono venti minuti che ti sto cercando dappertutto. Dov'eri?

Venti minuti… Mi sembra che sia trascorsa un'eternità. Farfuglio che sono
dovuta passare dalla toilette mentre sbircio tra i visitatori alla ricerca della
silhouette del mio bell'amante. L'animo rattristato, il corpo ancora
palpitante, seguo la mia miglior amica imbronciata tra le fotografie, senza
vedere nulla. Penso solo all'immagine rinviata dallo specchio
dell'ascensore: un bellissimo uomo dal corpo perfetto e dagli occhi azzurri
penetranti mentre fa l'amore con intensità insieme a una ragazza dal bel
viso. Realizzo che sono io la ragazza e la fierezza che provo mi fa sorridere.

Gabriel… Tu non hai idea dell'effetto che mi fai!


7. Amore amaro

– Sei nel mondo dei sogni tu… Sei innamorata o cosa?

– Sono solo stanca Marion e tutte queste luci mi fanno venire il mal di testa.

Non le racconto la scena dell'ascensore, mi farebbe ancora la predica…

E' stato così intenso, così imprevedibile, così bello, così…

– Amandine! Vuoi smetterla di ignorarmi? Ti ricordo che mi hai lasciata da


sola per venti minuti per fare non si sa bene cosa…

I suoi rimproveri cominciano a scocciarmi ma resto calma, impassibile.


Sono ancora sulla mia nuvoletta, il profumo di Gabriel Diamonds ancora
sulla pelle mi ricorda questa scena irreale, questo viaggio dei sensi. Sono
ancora persa, i miei piedi percorrono il pavimento del museo, ma il mio
spirito divaga.

– Se vuoi proprio saperlo, ero con lui.

– Con il tuo miliardario? Era quello che ti mangiava con gli occhi poco fa?

– Sì, e ho appena fatto l'amore con lui. Nell'ascensore.

La guardo dritta negli occhi e attendo una reazione. Avrò senz'altro diritto a
sorbirmi uno dei suoi interminabili monologhi che si concludono sempre
con un penoso "te l'avevo detto io!".

Niente? Sogno o sono riuscita a dire l'ultima parola?!

Per una volta, Marion non rende onore al suo soprannome di "madame ho-
sempre-ragione". Sembra sbalordita dalla mia rivelazione, comincia ad
aprire la bocca per rispondere qualcosa e alla fine, ci rinuncia. Per
assicurarmi che non abbia perso la parola, non le dò tregua.

– Non mi chiedi nulla, non t'interessa?

– Ho già detto tutto: sei innamorata.


Sono sorpresa che il mio cuore faccia un balzo a questa affermazione.
Innamorata… Mai e poi mai!

Qualche istante dopo, ci lasciamo a Saint-Paul, per prendere la metro in due


direzioni opposte.

Gironzolo un po’ per le vie del mio quartiere, sperando che l'aria fresca mi
faccia uscire in modo indolore dallo stato di debolezza nel quale mi trovo.
Fatica sprecata, i miei pensieri fluttuano verso Diamonds.

Cosa ci faceva là?

Mi sta pedinando o cosa?

Ha installato un rilevatore di posizione sul mio cellulare?

Amandine, tu vaneggi!

Ma eccomi arrivata di fronte alla porta del mio appartamento. Non vedo
l'ora di sprofondarmi sul divano e di mangiare quel che rimane delle penne
all'arrabbiata di ieri. Esploro le tasche alla ricerca del mazzo di chiavi, che
non riesco mai a trovare. Nella tasca destra del mio cappotto, un oggetto
estraneo attira la mia attenzione. Un biglietto da visita color crema, dalla
carta spessa. Il mio cuore dà in escandescenze quanto vedo inciso a lettere
dorate il nome di Gabriel Diamonds.

Le mie mani tremano, quest'uomo mi fa impazzire e mi porta


all'esasperazione. Giro il biglietto da visita. Sul retro, alcune parole scritte
con inchiostro nero .

Amande mezza-dolce, mezza-amara,

Appuntamento in Toscana il prossimo week-end per il seguito


dell'esposizione.

Preferibile arrivo sabato 22 dicembre alle 12.

In fondo al messaggio, un numero di cellulare. Il cuore che batte, non penso


nemmeno a rientrare a casa mia, resto interdetta sul pianerottolo per un
quarto d'ora buono. Leggo e rileggo le tre righe senza riuscire a credere a
quel che mi capita.

Gabriel Diamonds m'invita per il week-end? Io?

Ma cosa ci troverà in me?

Faccio fatica a credere che non sia un sogno. Animata da un'eccitazione


incontrollabile, chiamo Camille e mi auto invito a cena a casa sua. Salto di
nuovo sulla metro, macchinando all'ennesima potenza. Arrivata a casa di
mia sorella, vuoto il sacco davanti ai suoi occhioni spalancati. Sconvolta da
quel che sente, mi chiede più volte di riprendere a raccontare tutto dal
principio. Per una volta siamo sulla stessa lunghezza d'onda e realizzo che
forse dovrei confidarmi più spesso con lei…

– Come ti vestirai?

Sì, ecco, non abbiamo le stesse priorità ma almeno, mi ha dato ascolto…

Rientrando a casa mia, mi sento sollevata all'idea di averne potuto parlare


con qualcuno di diverso da Marion. Adoro la mia migliore amica, ci
conosciamo molto bene e siamo sempre pronte ad aiutarci, ma a volte è un
po' troppo pessimista. Camille, invece, non vede il male dappertutto e mi ha
detto di andare fino in fondo, di non perdere questa possibilità. Senza
tergiversare per ore, invio un messaggio al numero scritto sul biglietto da
visita .

D'accordo per il 22 dicembre. Stasera prendo i biglietti del treno. A molto


presto. Amandine e basta.

Faccio molta fatica ad addormentarmi la sera e ancor più a concentrarmi sul


lavoro nei giorni seguenti.

Il 22 arriva velocemente e passo la mia vita appesa al telefono con Camille


e Marion. Ho finito per confidarmi con la mia migliore amica ma, come mi
aspettavo, non ha fatto salti di gioia… Il 20 la mia valigia è già pronta e il
21 chiedo un giorno di ferie perché Éric non si accorga della mia
impazienza, né del mio disinteresse totale per le pratiche in corso.
Sul treno che mi conduce in Italia, penso alla follia che sto facendo:
dopotutto non conosco per niente quest'uomo. Ci siamo visti troppo poche
volte, ma ha già preso completo possesso del mio corpo. Ma in fondo, chi
è? Spero di scoprirlo durante questo week-end, ma allo stesso tempo muoio
di paura. Quando scendo dalla macchina che è venuta a prendermi alla
stazione, mi manca il fiato per la bellezza della tenuta che immagino
appartenga a Diamonds.

Nientemeno… Nota, che cosa potevo mai aspettarmi?

Una grande villa in pietra bianca domina una piscina naturale circondata da
cipressi. A perdita di vista, vigneti e campi riposano mentre il sole è al
tramonto. Non ho il tempo di attardarmi sui dettagli del paesaggio. Vicino a
una costruzione che assomiglia a una scuderia, scorgo Gabriel e la sua
bellezza mi paralizza. Vestito semplicemente con pantaloni di lino bianco, è
a torso nudo. Lo scorgo per la prima volta e lo splendore del suo corpo
muscoloso e dorato mi cattura. Sottili gocce di sudore imperlano il suoi
pettorali e capisco che sta tagliando della legna con l'accetta. Mi scorge e
viene verso di me, ondeggiando.

Urgente: bisogno di una doccia fredda!

– Il tempo è bello e persino caldo per essere il mese di dicembre, ma le notti


sono fresche. Vuole bere qualcosa, deliziosa Amande?

Buongiorno anche a lei…

Senza attendere la mia risposta, mi conduce verso casa e mi fa sedere a una


tavola già preparata per due. I mobili sono lussuosi, le stoviglie raffinate, il
panorama sontuoso. Potrei abituarmici… Tirando indietro la mia sedia da
perfetto gentiluomo qual'è, mi bacia rapidamente la guancia.

– Faremo una semplice cena, se ti va.

– Adesso ci diamo del tu?

– Non è un obbligo. Ma in quanto padrone di questi luoghi, sembra che


spetti a me stabilire le regole…
– E tocca al mio libero arbitrio decidere se sottomettermi o meno alle sue
direttive, signor padrone di questi luoghi.

– Lei e la sua ossessione per la libertà… E cosa dice il suo libero arbitrio?

– Che desidererei andare a cambiarmi.

Alzandomi, gli rivolgo un sorriso dispettoso, lui mi risponde con una


smorfia per metà divertita e per metà indispettita.

E' di buon umore signor Diamonds? Ottimo, anch'io…

Appena il tempo per andare a infilare un vestito abbastanza elegante e un


carpaccio di manzo accompagnato da pomodori e basilico fresco appare
come per magia sulla tavola dove le candele sono state accese e i bicchieri
riempiti di un vino certamente grandioso. Ho voglia di darmi un pizzicotto
per verificare che tutto ciò sia vero. Gabriel è incredibilmente bello e mi
divora con lo sguardo. Il suo profumo leggero fluttua nell'aria. Si è messo
una camicia di cotone nero che gli dà un'aria rilassata.

Parliamo di questo e di quello, poi mi indica con il mento, in un angolo del


locale, una fotografia originale di Mimmo Jodice.

– L'ho acquistata in ricordo di quell'esposizione così… particolare.

Mi sento vacillare all'evocazione di questo ricordo. Mentre beviamo


champagne, con il dessert, tira fuori dalla tasca una busta che allunga verso
di me.

– Per i biglietti del treno.

Apro la busta e scopro, orripilata, un gran numero di banconote. Mi sento


insultata, umiliata.

Per chi mi prende, per una puttana?!

Mi fissa, il suo sguardo è teso, concentrato. Ha dovuto accorgersi che sono


in collera. Vorrei che dicesse qualcosa, che si spiegasse, ma resta muto.
– Non voglio il suo denaro, non sono una sua dipendente.

Sono in piedi e lo sovrasto con tutta la mia collera. Il mio tono è duro, ma la
mia voce è tremula. Se potessi, credo che lo schiaffeggerei. Senza dire una
parola, si alza e si avvicina a me.

Un consiglio, signor multimiliardario, stai lontano da me…

Quando cerca di attirarmi a lui, mi divincolo dalla sua presa.

– Cosa ha intenzione di fare? Pagarmi il doppio per rimediare?

– Non voglio pagarla, Amandine, volevo solo rimborsarle i biglietti del


treno. L'ho invitata io, mi sembrava normale.

– Ne paga molte di ragazze come me? Forse dovrei aumentare la mia


tariffa, apparentemente non ne ha ancora abbastanza di me…

Il suo viso è irriconoscibile, mi rendo conto di averlo offeso.

– Smettila, tu sei diversa dalle altre, è per questo che non posso più fare a
meno di te!

"Non posso più fare a meno di te"

Non so cosa rispondere. Mi ha lasciato di sasso. E' lui adesso a essere in


collera, mi rivolge uno sguardo truce e corrucciato. Quando viene ad
appoggiarsi a me, non ho più la forza di resistere, ho voglia di rifugiarmi tra
le sue braccia e di abbandonarmi completamente. La mia mancata
resistenza lo stupisce, sento tutto il suo corpo che si distende lungo il mio.
Mi prende il mento e avvicina il suo viso al mio. La sua lingua accarezza la
mia, passeggia seguendo i miei denti, gioca con le mie labbra.

Chiudo gli occhi, turbata, e gli rendo quei baci che mi fanno vibrare così
tanto

– Sei così bella, smettila di fuggirmi, mi fai impazzire.


La sua voce è roca, il suo respiro è bruciante. Mi accarezza dapprincipio le
spalle poi la parte superiore dei seni. Questi semplici sfioramenti mi
eccitano terribilmente e sento il desiderio montare in me. Gabriel mi solleva
con una facilità sconcertante e io avvinghio le mie gambe ai suoi fianchi.

Continuando a baciarmi i seni mi conduce in una camera sublime. Il fuoco


scoppietta nel camino. Il letto, immenso, è rivestito di lenzuola di seta
bianche. Mi rovescia sul letto e si tuffa subito tra le mie gambe per ricoprire
l'interno delle mie cosce di baci che infiammano il mio bassoventre. Poco a
poco, il suo respiro risale verso il mio clitoride e l'entrata del mio sesso. La
sua lingua affilata trova senza problemi l'apertura da cui gocciolano già le
perle del mio desiderio e inizia dei movimenti che mi fanno rabbrividire.

La voglia di sentirlo in me è così forte che urla possenti rimpiazzano


rapidamente i gemiti che escono dalla mia bocca. Ma Gabriel non pone
comunque termine alla dolce tortura che scuote tutto il mio corpo
riempiendolo di spasmi di piacere. A un tratto, è troppo, grido «Gabriel»
con voce supplicante. In risposta alla mia preghiera, introduce due dita nel
mio sesso umido, sulle quali mi avvento con furia. A più riprese, nel
momento in cui sente il mio orgasmo imminente, ritira le sue dita e la sua
bocca dal mio corpo, dominando completamente il mio piacere. Intravedo il
suo viso tra le mie cosce, un bagliore malizioso danza nei suoi occhi
quando si raddrizza sugli avambracci. Mi allarga dolcemente le ginocchia e
mi indica la sua impressionante erezione.

– Passiamo alle cose serie, dolce Amande.

Mi penetra con lentezza e accarezzo con avidità la pelle perfettamente liscia


della sua schiena, il cuore che batte, i fianchi che ondeggiano al ritmo dei
suoi lunghi andirivieni. Prostrata dal desiderio, cerco le sue labbra con le
mie e le nostre bocche si trovano in un lungo e languido bacio. Colta da
un'improvvisa sicurezza mi appoggio spudoratamente alla sua spalla per
rovesciarlo sul letto. Mi ritrovo a cavalcare questo magnifico corpo dalla
pelle ambrata, il suo sesso profondamente affondato dentro di me.
Inizialmente intimidita, faccio roteare velocemente il bacino attorno al suo
membro eretto.
Un ceppo scoppietta nel camino. Il tempo sembra quasi sospeso in questa
grande stanza dover risuonano solo i nostri sospiri di piacere e qualche
gemito da parte mia quando Gabriel mi pizzica un capezzolo o mi
mordicchia le labbra. E poi, quando non ne può più, mi afferra i glutei per
accelerare i miei movimenti attorno alla sua virilità. Alla fine mi rovescia di
nuovo sul morbido materasso, con una tale avidità, lanciando un grido,
sento l'orgasmo sommergermi come un vero e proprio tsunami. Il corpo
palpitante, sazio di piacere, mi abbandono ai suoi colpi che continuano fino
a che a sua volta gode, lo sguardo azzurro piantato nel mio. Il suo corpo
maestoso crolla su di me e nello spazio di un istante ho l'impressione di
toccare il cielo con un dito. Restiamo a lungo abbracciati, il respiro di
Gabriel tra i miei capelli. Poi si ritira dal mio corpo e mentre vado a darmi
una rinfrescata nella lussuosa stanza da bagno, lui attizza il fuoco nel
camino. Ci addormentiamo quasi all'istante, mentre le fiamme formano
splendide volute dorate sui muri bianchi della camera.

– Fai dei bei sogni, amore.

Amore? E' così che ha detto? Sono.. così stanca…

L'indomani mattina, mi sveglio ancora indolenzita dai giochi appassionati


della vigilia. Gli occhi chiusi, lo cerco a tentoni in questo grande e morbido
letto che sa dei nostri due profumi mescolati.

Scopro con delusione che il mio amante e filato sotto la doccia.

Rallegrati che non ci sia per ammirare la tua criniera arruffata e il trucco
di ieri che probabilmente è colato…

Sul tavolino basso in legno chiaro che troneggia dalla mia parte del letto,
noto una piccola busta.

Impaziente di scoprire cosa contiene, la apro rapidamente, strappandone un


po' i bordi.

Dai Amandine, non è in gioco la tua vita!

Sig.na Baumann,
Grazie per questo appassionante interludio.

Non se la prenda per la mia assenza ma sono un uomo molto occupato.

Un autista l'attende per condurla alla stazione.

Sig. Diamonds.

Appassionante interludio? Sono un uomo molto occupato? Sig. Diamonds?

Trattengo le lacrime, un gusto amaro in bocca. Amande amara.

Continua! Non perdetevi il prossimo episodio!


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Cento Sfaccettature di Mr. Diamonds vol. 2


Il bel multimiliardario Gabriel Diamonds ha trascinato la giovane e
graziosa Amandine nel suo mondo voluttuoso, fatto di lusso e di piacere.
Ma anche di dubbi, d'impazienza e di paura di perdere l'altro. Perché non
bisogna mai dare nulla per scontato con l'enigmatico Mr. Diamonds! Fino
a dove sarà pronta a spingersi Amandine? Il rischio è quello di perdere
Gabriel o di perdere se stessa?
Document Outline
Cover
1. Un treno chiamato desiderio
2. Il concerto degli sguardi
3. Caff� bollente e uova strapazzate
4. Prendere o lasciare
5. Ambra e il demone
6. Immagini sospese
7. Amore amaro

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