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l’attività storiografica diventa una professione dalle caratteri Scrivere storia nel Medioevo

stiche definite e condivise?

soprattutto dalla fine del XII secolo, e poi in maniera più netta
dalla metà del XIII, la produzione storiografica e cronachi

vožd’, storiografico, è in questo periodo che si fissano le pratiche e


si definiscono le regole che poi sarebbero state sancite -

A cura di M. Ridolfi. 2020, 244 pp.

Geografie del voto e istituzioni.

Regolamentazione delle forme e delle pratiche


A cura di M. Ridolfi e nei secoli XII-XV
A cura di M. Ridolfi a cura di
Fulvio Delle Donne, Paolo Garbini e Marino Zabbia

viella
I libri di Viella
377
Scrivere storia nel medioevo
Regolamentazione delle forme
e delle pratiche nei secoli XII-XV

a cura di
Fulvio Delle Donne, Paolo Garbini, Marino Zabbia

viella
Copyright © 2021 Viella s.r.l.
Tutti i diritti riservati
Prima edizione: febbraio 2021
ISBN 978-88-3313-719-3

Volume pubblicato con il contributo del Dipartimento di Scienze Umane dell’U-


niversità degli Studi della Basilicata e con fondi del PRIN 2015 Alim - Archivio
della Latinità Italiana del Medioevo (in una misura inferiore al 50%, ai sensi della
Legge 7/10/2013, nr. 112, art. 4).

viella
libreria editrice
via delle Alpi, 32
I-00198 ROMA
tel. 06 84 17 758
fax 06 85 35 39 60
www.viella.it
Indice

Premessa 7

Forme di consapevolezza autoriale


Fulvio Delle Donne
Cronache in cerca d’autore: l’autoconsapevolezza
come misura della professionalizzazione dello storiografo 13
Enrico Faini
Un canonico alla prova del Comune:
Tolosano da Faenza nel contesto della storiografia cittadina 29
Federica Favero
Ripensamenti e modifiche nelle cronache di Galvano Fiamma 45
Rino Modonutti
Cultura preumanistica e storiografia:
Albertino Mussato e Ferreto Ferreti 63
Alberto Cotza
Pisa, secoli XI-XII: autori, modelli, testi, testimoni 79
Cecilia Iannella
Pisa, secoli XIII-XIV: autori, modelli, testi, testimoni 97
Davide Cappi
Strategie autoriali nelle cronache volgari del Trecento 113

Forme di uso delle fonti


Marino Zabbia
Il cronista e le sue fonti alla fine del medioevo 135
Jakub Kujawiński
Alle soglie della storiografia. Il codice miscellaneo
come forma di scrittura storica nell’Italia meridionale medievale 153
6 Scrivere storia nel medioevo

Sara Crea
La costruzione di una cronaca: Francesco Pipino e le sue fonti 171
Marek Thue Kretschmer
La Historia Romana e i marginalia del codice Vat. Lat. 1984 185
Francisco Bautista
Passato medievale e prassi storiografica moderna:
Jerónimo Zurita, fonti documentarie e tradizione umanistica 201

Forme della parola


Paolo Garbini
La forma del tempo 221
Benoît Grévin
Scrivere la storia all’epoca dell’ars dictaminis:
riflessioni sulle scelte stilistiche nell’Italia del Duecento 237
Marco Petoletti
Scrivere la storia in poesia nella prima metà del Trecento:
il caso Venezia 255
Carole Mabboux
Trascrivere il discorso nelle cronache:
rielaborazioni narrative dell’oralità (secoli XIII-XIV) 271
Chiara De Caprio
Forme e dimensioni autoriali nella cronachistica del medioevo
volgare italoromanzo: Firenze, la Toscana e il Regno 287
Piero Colletta
La storiografia del XIV e XV secolo in Sicilia 305
Martina Pavoni
Professionalizzazione e formalizzazione della scrittura storica
nelle Rerum Ungaricarum Decades di Antonio Bonfini 321

Indice dei manoscritti 337


Indice dei nomi di persona e di luogo 339

Gli autori 351


Premessa

Questo volume nasce da un Progetto di Rilevante Interesse Nazionale


(PRIN), ma ancor prima da un progetto di condivisione di interessi e rifles-
sioni. Il PRIN è quello legato ad A.L.I.M. (Archivio digitale della Latinità
Italiana del medioevo), che, rispondendo al bando del 2015, ha avuto per
oggetto generale la «prassi e teoria dell’archiviazione informatica e del
trattamento filologico-ecdotico dei testi medievali». Ma, più in particolare,
l’unità dell’Università della Basilicata, cui hanno fatto riferimento i tre cu-
ratori del presente volume, si è concentrata prevalentemente sul genere sto-
riografico e cronachistico, orientandosi più specificamente in tre direzioni:
• acquisizione di nuovi testi, al fine di implementare il data-base in-
formatico già esistente e attivo, e di renderlo maggiormente fruibile e
utile alla comunità scientifica;
• preparazione di edizioni di testi, anche di tipo digitale, con eventuale
ideazione, progettazione e implementazione di strumenti informatici;
• analisi lessicologica e testuale (anche con l’ausilio di altre banche te-
stuali esistenti), al fine di verificare ed esaminare la progressiva pro-
fessionalizzazione dei cronisti (secc. XIII-XV), in connessione con la
crescente esigenza di conservare la memoria del passato.
Com’è evidente sin dal titolo, questo volume è connesso con il terzo
obiettivo che ci si era prefissati come Unità di ricerca. Ma si è detto che prima
del PRIN c’era un progetto di condivisione di interessi, maturato nel corso di
lunghe e frequenti discussioni amichevoli: è stato proprio quello il collante
e lo stimolo per procedere a sempre più approfondite, mirate e – si spera –
proficue riflessioni comuni, che frattanto hanno già prodotto alcuni risultati
ormai pubblici: Tra storiografia e retorica: prospettive nel basso medioevo
italiano, a cura di Marino Zabbia, dossier di «Reti medievali. Rivista», 19/1
8 Scrivere storia nel medioevo

(2018), pp. 547-625, con interventi di Fulvio Delle Donne, Paolo Garbini
e Marino Zabbia (http://www.rmojs.unina.it/index.php/rm/issue/view/423);
e In presenza dell’autore. L’autorappresentazione come evoluzione della
storiografia professionale tra basso medioevo e Umanesimo, a cura di Ful-
vio Delle Donne, Napoli 2018 (Testi. Antichità, Medioevo e Umanesimo,
1), con interventi di Angela Brescia, Sara Crea, Fulvio Delle Donne, Paolo
Garbini, Mariarosa Libonati, Martina Pavoni e Marino Zabbia (http://www.
fedoabooks.unina.it/index.php/fedoapress/catalog/book/93).
La nostra riflessione è partita dalla constatazione che mancano, per
il mondo latino, trattati retorici antichi che insegnino come comporre un
testo storiografico. Se poche e scarne sono le definizioni date da Cicerone
(in particolare De legibus, I 5; De oratore, II 36; Fam., V 12) o Quintiliano
(in particolare Inst., X 1, 31), ancora più elusive sono le caratterizzazioni
dei magistri medievali, che solo molto cursoriamente – come fa ad esem-
pio Giovanni del Virgilio nella sua Ars dictaminis – associano la retorica
storiografica a quella del dictamen prosastico. Dunque, unica possibilità
per comprendere i termini della questione consiste nell’analisi attenta e
analitica del contenuto dei testi storiografici, in cui (soprattutto nelle parti
proemiali) gli autori spiegano l’intento che li ha guidati.
Incerta fu la definizione del “genere” fino all’età umanistica, quando
venne elaborata una specifica ars de historia conscribenda, che, facendo ri-
corso ai riscoperti modelli (sia retorico-precettivi che letterario-applicativi),
nonché alle regole oratorie della narratio (che, però, nei trattati di Cicerone
e nella Rhetorica ad Herennium era di ambito giudiziario) adattò la tecnica
espositiva al rinnovato senso etico della humanitas. Tuttavia, quella rivolu-
zione umanistica fu preannunciata da un lungo percorso in cui alcuni scrittori
rivelarono la propria auto-consapevolezza autoriale, ovvero la loro coscien-
za di aver scritto un’opera dotata di caratteri specifici: in questo contesto
spicca soprattutto la figura di Boncompagno da Signa (autore sia di rinomati
trattati retorici, sia di un’opera storiografica), quella del suo allievo Rolan-
dino da Padova, o, ancora, quella di Albertino Mussato, incoronato poeta et
historicus, a dimostrazione che, all’epoca, i due ambiti letterari non erano
così distanti come ci appaiono ora. L’individuazione e la definizione di que-
sta linea evolutiva è lo scopo del progetto proposto.
In effetti, soprattutto dalla fine del XII secolo, e poi in maniera più netta
dalla seconda metà del XIII secolo, si assiste a una sempre più intensa produ-
zione storiografica e cronachistica, risultato, allo stesso tempo, di molteplici
spinte: una progressiva acquisizione di auto-consapevolezza; una sempre più
Premessa 9

diffusa e approfondita formazione professionale universitaria (anche se, fino


all’età moderna, mancheranno gli insegnamenti di storia); una coscienza del-
la mutazione dei tempi, che molto spesso trova un evidente segno di frattura
nella narrazione della fine del dominio imperiale svevo.
È, dunque, in questo periodo che si può collocare la creazione di
intricate reti (o di costellazioni) di scrittori che svolgono la medesima
professione (soprattutto notarile o comunque di tipo giuridico: retorica e
diritto erano ambiti di studio intrinsecamente interconnessi) o che appar-
tengono al medesimo ordine religioso (in particolare domenicani, ma an-
che francescani o altri). Tali reti o costellazioni meritano ancora di essere
indagate approfonditamente, perché sono quelle che determinano il pas-
saggio (e la ricerca) di informazioni da un testo all’altro, o da una fonte
all’altra, ingenerando, al contempo, una nuova sensibilità, anzi una nuova
metodologia di ricerca storica, che diventa sempre più raffinata nel corso
dei secoli XIII-XV.
I contributi qui raccolti costituiscono le rielaborazioni delle relazioni
tenute in occasione del convegno internazionale La storia e la sua scrit-
tura: dalla prassi alla regola, dalla formalizzazione alla professionaliz-
zazione (secc. XII-XVI in.), che si è svolto a Roma, tra École française de
Rome e Istituto storico italiano per il medio evo, tra il 16 e il 18 settem-
bre 2019. Così come il volume, era articolato in maniera tale da mirare a
quattro principali finalità:
• ricostruzione di un sistema di regole che nella prassi (mancando, di
fatto, nella teoria) permetta la definizione dei limiti del “genere” sto-
riografico.
• ricostruzione della graduale professionalizzazione del cronista, che, a
partire soprattutto dalla fine del XII secolo, per culminare nel XV se-
colo, acquista una sempre maggiore auto-consapevolezza “autoriale”;
• ricostruzione delle dinamiche che portano a una sempre più intensa
esigenza, a partire ancora dalla fine del XII secolo, per culminare anco-
ra nel XV secolo, di preservare e organizzare la memoria del trascorre-
re dei tempi, con uso consapevole e ricerca mirata delle fonti;
• ricostruzione delle linee di consapevolezza storiografica che uniscono
tra loro reti di scrittori che svolgono la medesima professione (soprat-
tutto notarile) o che appartengono al medesimo ordine religioso (do-
menicani, francescani, etc.).
Su queste fondamenta sono state strutturate le parti che compongono il
presente volume. La nostra prospettiva di indagine è che siano proprio que-
10 Scrivere storia nel medioevo

ste le linee evolutive che, tra fine XII e XV secolo, hanno consentito alla
figura dello storiografo l’acquisizione graduale di una caratterizzazione
“professionale”, facendolo diventare un “professionista della memoria”,
talvolta (soprattutto a partire dal XV secolo) anche stipendiato apposita-
mente. Certamente, ci furono gradazioni e sfumature che faranno senz’al-
tro dire a qualcuno che stiamo peccando di eccessive generalizzazioni. Lo
sappiamo bene e procediamo nella consapevolezza profonda che quelle li-
nee di tendenza non sono univoche, che sono ravvisabili già in precedenza,
e che la “professionalizzazione” in senso sociologico o weberiano è (alme-
no apparentemente) altra cosa. Ma con la convinzione altrettanto profonda
che nel flusso interrotto degli eventi è opportuno, se non utile, riconosce-
re dei punti di svolta sia pure ideali e proporre ipotesi interpretative, che
rompano, allo stesso tempo, la piattezza dell’osservazione indistinta e la
schematicità del mainstream dominante.
Lo sforzo qui compiuto è stato quello di provare a fare non ragionamenti
astratti, ispirati a modelli ermeneutici predefiniti (magari mal concepiti e
ancora peggio digeriti), ma di poggiare ogni riflessione sulla conoscenza
approfondita di testi e autori, e di far precedere ogni ipotesi di lettura da
un’accurata disamina storica, filologica e letteraria delle fonti: unica bus-
sola capace di orientare correttamente studi e interpretazioni. Sperando di
esserci riusciti, ringraziamo tutti gli autori di questo volume, che hanno
risposto con prontezza alle nostre sollecitazioni e hanno collaborato attiva-
mente alla realizzazione di un impegnativo progetto di ricerca e di studio.

Fulvio Delle Donne, Paolo Garbini, Marino Zabbia

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