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Maai – la consapevolezza della giusta


distanza di combattimento
28 Dicembre 2017 postmaster

Maai (間 合 い), termine giapponese delle arti


marziali, indica un “intervallo”, riferito in
particolare allo spazio tra due avversari in
combattimento; formalmente, la “distanza di
ingaggio”.
Maai Come tutti i concetti giapponesi è un concetto
complesso, che include non solo la distanza tra gli
avversari, ma anche il tempo necessario per attraversare
la distanza, l’angolo e il ritmo dell’attacco. Indica più
precisamente la posizione esatta da cui un avversario
può colpire l’altro, dopo aver fattorizzato negli elementi
di cui sopra.
Ad esempio, un maai dell’avversario più veloce è più lontano di un avversario più lento. È ideale
per un avversario mantenere il maai e impedire all’altro di farlo, banalizzando (ma giusto per
cercare di capire) il senso, potrebbe indicare l’intervallo di tempo e spazio in cui può colpire prima
che l’avversario possa, piuttosto che colpire simultaneamente o essere colpito senza essere in grado
di contrattaccare.

“l’uso della mobilità consapevole e l’approccio


cosciente alla distanza di combattimento ci rende
avversari difficili da affrontare.”
Ma Ai è la distanza di reclutamento di tutti i fattori che consentono di prevalere in un intervallo
spazio tempo tra te e un avversario. Il modo in cui potresti decidere di muoverti può essere
determinato dall’entità di questa distanza. Ci sono tre distanze primarie che consideriamo quando
decidiamo come muoversi.

Chika Ma
Chikama (o Chika Ma) si riferisce a un piccolo spazio per l’ingaggio, significa che l’avversario è
già a corta distanza. È la distanza in cui due contendenti sono abbastanza vicini da colpirsi senza
doversi spostare. Talvolta misurata come circa tre “piedi” ma ovviamente potrebbe essere una
distanza maggiore o minore.

A causa di questa breve distanza ogni tecnica potrebbe raggiungere rapidamente l’avversario
lasciando poco tempo per reagire. Ad esempio in una situazione potenzialmente pericolosa (un
facinoroso in strada, sul ring o sul tatami), a meno che il livello di competenza nelle arti marziali
non sia alto e si voglia strategicamente quella distanza, meglio non essere entro Chika Ma. Qualche
passo indietro potrebbero darci una distanza di sicurezza ed una possibilità di reazione in caso di
attacco improvviso di un energumeno :-).

Itto Ma
Ittoma (Itto Ma) si riferisce a una distanza intermedia,
significa che i contendenti hanno bisogno di almeno un passo per essere nel raggio d’azione. Non
esiste una distanza strettamente definita tuttavia (sempre banalizzando) in questo intervallo spazio
tempo, una avversario non è abbastanza vicino da essere colpito senza fare un passo e quindi è
necessario avanzare per poter essere in un raggio d’azione. In questa distanza oltre ai predetti fattori
subentra anche il parametro tipo di scontro nel senso che varia tra uno scontro a mani nude e uno in
cui si usano armi (es. la spada o il bastone). La distanza è diversa anche in base alla variabile fisicità
della persona, alta o bassa per ovvie questioni di arti lunghi o corti.

La chiave è sempre la necessità di far coincidere i diversi fattori che permettono di arrivare ad una
certa distanza da consentire un efficace un attacco.

Potremmo idealmente pensare in un incontro a mani nude che per determinare l’Ittoma si possa
considerare la portata massima di tutte le armi (non da lancio o con polvere da sparo) che una
persona può usare per colpirti senza la necessità di intervenire. Questa potrebbe essere considerata
in uno scontro a mani nude, la distanza minima dall’avversario per essere definita distanza da
Ittoma.

Con la pratica e lo sparring, si ottiene un senso innato per questa distanza, ci si posiziona
naturalmente in Ittio Ma in modo che lo sparring partner debba impegnarsi e spostarsi per entrare
nel raggio d’azione. Questo movimento del corpo suggerisce come e dove l’avversario potrebbe
tentare l’attacco. Questo fornisce un tempo (abbastanza limitato) per considerare come desideri
rispondere (Sen no Sen – Sen Go Sen).

To Ma
Toma si riferisce a una distanza relativamente lunga. Potrebbe essere di venti piedi o un miglio.
Implica che l’avversario debba percorrere una distanza significativa prima di entrare nel raggio di
azione di un eventuale attacco. In altre parole, un avversario deve fare almeno due passi per
attaccare.
Di seguito un brano tratto dal libro le “ARTI MARZIALI PER LA MENTE: L’eccellenza nella vita
privata e professionale” di Maurizio Maltese in cui è descritto l’uso della distanza di
ingaggio (intesa come intervallo spazio temporale tra un protagonista e il suo antagonista) nei vari
stili (arti marziali) da combattimento messa in relazione con i vari stili di comunicazione verbale
(efficace).

LE METAFORE VERBALI DEL SENSO DELLA DISTANZA

1. è troppo lontano
2. è a tiro
3. si è portato fuori misura

L’uomo d’azione si trova a suo agio alla lunga, alla media e alla corta distanza

COMUNICAZIONE E SENSO DELLA DISTANZA

Le arti marziali possono essere classificate in


base alla distanza preferenziale, nella quale esprimono al meglio la loro efficacia. Sinteticamente
possiamo classificarle in tre settori ben distinti:

 Arti di combattimento che lavorano, prevalentemente, alla lunga distanza. Si pensi al


TeaeKwondo (conosciuto da molti come il karate coreano – disciplina che ha partecipato
alle Olimpiadi). Tra le arti marziali che prediligono la lunga distanza, possiamo inserire
anche il noto karate giapponese.
 Arti di combattimento che lavorano prevalentemente a media distanza: il pugilato è
l’esempio più rappresentativo.
 Arti di combattimento specializzate, prevalentemente, nella corta distanza. La lotta libera,
greco-romana, lotta giapponese (Judo), tutte e tre le discipline, discipline olimpiche,
rappresentano pienamente il settore della distanza ravvicinata.

L’abile stratega non è legato al rigore ed ai limiti dello stile, egli impara a sviluppare le sue azioni
su tutte le distanze del combattimento. Sapersi muovere con disinvoltura, in tutti e tre i settori
sopraelencati è utile, non solo, per essere colti impreparati dall’assalto dell’avversario, ma
permette di trascinare l’altro ad una distanza nella quale si trova a disagio, impreparato, perché
non abituato. Immaginate di trascinare un esperto di karate nell’area di competenza della lotta,
egli si troverà impotente alla corta distanza, che non ha coltivato a sufficienza nel suo
addestramente. Per contro, la strategia della difesa insegna a tenere a lunga distanza un lottatore
esperto, che cerca di afferrarvi. Si dovranno usare calci e pugni e continui aggiustamenti della
misura per impedire al lottatore di accorciare la distanza.

Considerate ora le tre distanze sopraesposte nella vita privata e


professionale, e nella vostra strategia di comunicazione. Notate come alcune persone preferiscono
un contatto ravvicinato con i loro interlocutori. A questa categoria appartengono i comunicatori
del gioco stretto, abili nel contatto ravvicinato, cercano il contatto fisico, prediligono inviti a cena,
tendono a risolvere le questioni importanti in privato. Dalla parte opposta ci sono i comunicatori
del gioco lungo, più grande è la distanza che intercorre tra i due elementi della comunicazione
meglio riescono a svolgere la loro missione. Sono comunicatori abilissimi al telefono e nella
comunicazione scritta; se sono costretti dagli eventi non amano incontrare le persone e si trovano
impacciati nel colloquio ‘tete a tete’.

Tra queste due distanze estreme si collocano coloro che comunicano meglio nel gioco medio.
Costoro non si sentono a loro agio nella comunicazione privata, riservata (indipendentemente dal
fatto che siano costretti) e neanche nella comunicazione a distanza (lettera, email o telefono)
riescono ad esprimere al meglio la loro potenzialità comunicativa; la sede adeguata è la riunione
dello staff dirigenziale e le comunicazioni nei piccoli gruppi. Sono particolarmente abili nel far
giungere i segnali adeguati a ciascun membro della riunione. Alla media distanza riescono ad
evitare il coinvolgimento del gioco stretto e il distacco della comunicazione scritta o telefonica.

Analizzando le tre categorie sopraesposte, si nota come sia utile coltivare abilità comunicative
nelle tre distanze. Essendo in grado di trovarsi a proprio agio nelle comunicazioni riservate a
stretto contatto (gioco stretto), nelle riunioni di gruppi piccoli e grandi (gioco della distanza
media), ed infine nella comunicazione al telefono o per mezzo di documenti scritti (gioco alla lunga
distanza). La capacità di agire nelle tre distanze vi offre maggiori possibilità di scelta.

MOBILITÀ

“capacità di spostamento nello spazio specialmente in rapporto ai movimenti funzionali …..”

“accentuata attitudine a presentare aspetti propri di una naturale prontezza e vivacità”

Devoto-Oli, Dizionario della lingua italiana.


Ci sono, indubbiamente, più possibilità di colpire un bersaglio fisso
che uno in movimento. La mobilità è una condizione fondamentale, sia nella fase d’attacco sia in
quella di difesa, il costante movimento obbliga l’avversario ad aggiustare continuamente il tiro. La
tattica usata dai guerrieri definita ‘mordi e fuggi’ è un importante esempio dell’efficacia della
mobilità. L’esercito regolare, grazie alla superiorità di numero e mezzi, distruggerebbe in poco
tempo il nucleo guerrigliero. I ribelli possono contare sull’effetto sorpresa e sulla grande mobilità.
Mobilità significa essere in grado di compiere spostamenti efficaci su qualsiasi terreno in breve
tempo.

L’uso della mobilità consapevole ci rende avversari difficili da affrontare.

“Non si può colpire un avversario con la spada lunga usando il colpo della spada corta”

Myamoto Musashi, Libro dei cinque anelli

Noi umili artisti marziali, continuamente alla ricerca di consapevolezza dei nostri punti di forza e
carenze, speriamo che la nozione e l’uso cosciente del Maai possa suscitare in qualche lettore lo
spunto di riflessione per correggere, aggiungere o togliere un’ulteriore anello alle catene che spesso
ci bloccano la mente durante un combattimento o nella vita quotidiana.

Buone Feste e buon allenamento estivo.

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