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PREMESSA ..................................................................................................................................... 2
NORMATIVA DI RIFERIMENTO .................................................................................................... 2
ELABORATI DI RIFERIMENTO...................................................................................................... 3
INQUADRAMENTO GEOLOGICO E GEOTECNICO ...................................................................... 3
CARATTERIZZAZIONE SISMICA ................................................................................................... 4
DESCRIZIONE DELLE OPERE IN PROGETTO .............................................................................. 5
ISPEZIONE E DISGAGGIO BLOCCHI INSTABILI .......................................................................... 5
RETI IN ADERENZA ....................................................................................................................... 6
PANNELLI IN FUNE ...................................................................................................................... 7
CHIODATURE ................................................................................................................................ 8
VERIFICHE CONDOTTE ................................................................................................................ 8
METODI NUMERICI AGLI ELEMENTI FINITI - MIDAS GTS NX ................................................... 8
RIVESTIMENTO CORTICALE – METODO DI CALCOLO............................................................. 13
PROGETTO PANNELLI IN FUNE ................................................................................................ 26
PROGETTO CHIODATURE – INTERVENTI PUNTUALI.............................................................. 28
Blocco ID 331 ............................................................................................................................. 31
Blocco ID 365-438 ..................................................................................................................... 36
CONCLUSIONI ............................................................................................................................. 40
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PREMESSA
La presente relazione è parte integrante del progetto esecutivo relativo al primo stralcio degli
“Interventi di mitigazione del rischio crolli lungo la SP 342 nel Comune di Sacco (SA)” e contiene
il fascicolo dei calcoli relativi al dimensionamento delle opere di consolidamento previste per
costoni rocciosi incombenti sulla SP 324. In particolare, si procederà al dimensionamento e alle
verifiche strutturali degli interventi puntuali di chiodature e ancoraggi, finalizzati alla
stabilizzazione degli ammassi rocciosi isolati ritenuti potenzialmente instabili, e degli interventi
di sistemazione corticale mediante la posa in opera di reti in aderenza e pannelli di rete.
NORMATIVA DI RIFERIMENTO
Per la stesura del seguente documento si è fatto riferimento alle seguenti normative e
raccomandazioni di settore:
- NTC 2018 – Norme Tecniche per le Costruzioni – D.M. 17 Gennaio 2018;
- CIRCOLARE 21 Gennaio 2019, n.7 – Istruzione per l’applicazione delle “Nuove Norme
Tecniche” per le Costruzioni di cui al Decreto Ministeriale 17 Gennaio 2018;
- D.M. del 11/03/88 - Istruzioni per l’applicazione delle “Norme tecniche riguardanti le
indagini sui terreni e sulle rocce, la stabilità dei pendii naturali e delle scarpate, i criteri
generali e le prescrizioni per la progettazione, l’esecuzione e il collaudo delle opere di
sostegno delle terre e delle opere di fondazione”;
- Circolare ministeriale LL.PP. del 24/09/88 n. 30483 - “Norme tecniche riguardanti le
indagini sui terreni e sulle rocce, la stabilità dei pendii naturali e delle scarpate, i criteri
generali e le prescrizioni per la progettazione, l’esecuzione e il collaudo delle opere di
sostegno delle terre e delle opere di fondazione”;
- Eurocodice 7.1 (1997) - Progettazione geotecnica - Parte I: Regole Generali;
- AICAP Raccomandazioni Maggio 1993 -“Ancoraggi dei terreni e nelle rocce”.
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ELABORATI DI RIFERIMENTO
Per la redazione della presente relazione si è fatto riferimento ai seguenti elaborati:
Tabella n. 1 – Elaborati di riferimento
EDG1_TAV.G1 Relazione geologico - tecnica
EDG2_TAV.G2 Relazione sulla pericolosità sismica di base
EDG3_TAV.G3 Analisi di stabilità ante e post operam
EGG4_TAV.G4 Carta geologico - strutturale
EGG6_TAV.G6 Sezioni geologiche - geotecniche
EGG11_TAV.G11 Prospetto dei fronti
Figura n.1 – Stralcio Planimetrico Carta Geologica D’Italia – scala 1:100.000, con area di
studio.
Nell'area si rinvengono sia sedimenti di origine marina che continentale ed a i primi sono
ascrivibili quelli afferenti al complesso Calcareo, ovvero quelli degli Argilloscisti Varicolori.
I litotipi calcarei che quelli flyschoidi costituiscono l'ossatura dei rilievi montuosi presenti; in
particolare i primi danno luogo ad alture articolate caratterizzate anche da forti pendenze,
mentre i secondi danno origine generalmente a rilievi caratterizzati da pendenze meno acclivi.
Gli spessori di entrambi i complessi sono di migliaia di metri.
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CARATTERIZZAZIONE SISMICA
Ai fini della sismicità e con riferimento alle NTC 2018 sono stati adottati i seguenti input:
- Vita nominale: assimilando le opere in progetto ad “Costruzioni con livelli di prestazioni
ordinari”, si considera VN = 50 anni;
- Classe d’uso: le opere in progetto possono essere classificate all’interno della categoria
III “Costruzioni il cui uso preveda affollamenti significativi. Industrie con attività
pericolose per l'ambiente. Reti viarie extraurbane non ricadenti in Classe d'uso IV.
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mano ed accumulati in punti di raccolta con lo scopo di ripulire i tratti di versante dai frammenti
rocciosi in condizioni di equilibrio instabile che mobilizzandosi potrebbero propagarsi verso valle
con conseguente rischio per le zone di valle.
L’ispezione sarà completata attraverso il disgaggio controllato dei massi instabili eseguito da
squadre di rocciatori specializzati, operando a partire dalla sommità della parete fino alla sua
base. L’operazione dovrà essere condotta con la finalità di rimuovere dalla parete le porzioni
rocciose di volume inferiore a 0.1 mc in equilibrio marcatamente instabile, soltanto quando ciò
non implichi l’instabilizzazione di porzioni rocciose di più ampio volume. In quest’ultimo caso le
modalità operative dovranno essere sottoposte al Direttore dei lavori con il quale verranno
valutate tutte le possibili conseguenze prendendo ogni precauzione in merito anche in funzione
degli interventi di consolidamento previsti. Al riguardo l’appaltatore, dovrà predisporre un piano
dei disgaggi da abbinare al piano di lavori in fune secondo le indicazioni dell’art.116 del Dlgs
81/2008 ed s.m.i..
L’intervento di frantumazione ha lo scopo di ridurre i blocchi di grandi dimensioni staccati o
posti in precarie condizioni di equilibrio sul versante in posizione tale da non potere essere
chiodati o ancorati alla parete.
La demolizione di porzioni di roccia potrà avvenire anche tramite l'impiego di cementi espansivi,
eseguita su versanti o pareti rocciose a da personale specializzato rocciatore. In sintesi
l'intervento prevede le seguenti lavorazioni: iniezione a caduta di miscela, in cemento espansivo
ed acqua, eseguita ad un massimo di 5 minuti dalla confezione entro fori precedentemente
predisposti; a reazione chimica avvenuta (12/48 ore) le porzioni di roccia saranno disincagliate
ed abbattute tramite l'ausilio di leve in acciaio o martinetti idraulici, quindi sarà attuata
un’attenta pulizia della superficie interessata all'intervento.
RETI IN ADERENZA
La rete in aderenza ha il duplice scopo di impedire il distacco ed il crollo di volumi rocciosi e di
migliorare le condizioni di stabilità della parte corticale della parete a rischio.
Il rivestimento è costituito da geocomposito metallico in rete metallica a doppia torsione con
maglia esagonale tipo 8x10 in accordo con le UNI-EN 10223-3 con trafilato di ferro, conforme alle
UNI-EN 10223-3 e UNI-EN 10218, avente un diametro pari 3.0 mm, galvanizzato con lega
eutettica di Zinco - Alluminio (5%) conforme alla EN 10244 - Classe A con un quantitativo non
inferiore a 255 g/mq. La rete metallica in rotoli di larghezza pari a 3.0 m è tessuta con
l’inserimento, direttamente in produzione, di funi d’acciaio di diametro Ø = 8 mm ad anima
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metallica con resistenza nominale dei fili elementari di acciaio non inferiore a 1770 N/mm2, con
carico di rottura minimo di 40.3 kN (UNI EN 12385) e galvanizzate con lega eutettica di Zinco -
Alluminio (5%) (norme UNI ISO 10264-2 CLASSE B). La deformabilità della rete è misurata in
termini di spostamento al carico di 10 kN (1 ton) con prova di punzonamento su campione di
dimensioni 3.0 x 3.0 m, vincolato esclusivamente ai quattro vertici e carico applicato a 45° sul
piano della rete. Le funi sono inserite longitudinalmente come filo di bordatura ed al centro del
rotolo con una spaziatura pari a 1.50 m. La rete, in teli di larghezza 3.0 m, sarà fissata alla
sommità ed al piede della parete rocciosa alla predisposta struttura di contenimento (ancoraggi
e funi da pagarsi a parte). I teli di rete dovranno essere legati tra loro ogni 15-20 cm con anelli
di chiusura metallici zincati di diametro minimo 7.0 mm; stessa legatura verrà effettuata alle
funi correnti di sommità e struttura di contenimento inferiore, il tutto per fare aderire il più
possibile il rivestimento di rete alla roccia. Gli ancoraggi avverranno con barre in acciaio B450C
di diametro pari a 25 mm e lunghezza 3 m.
PANNELLI IN FUNE
Nelle porzioni rocciose classificate nella carta della suscettibilità come molto elevate, oltre alle
reti di aderenza, vengono previste dei pannelli di reti in grado di offrire una elevata resistenza.
Il rivestimento con pannelli in fune è caratterizzato da pannelli in fune rettangolari e fune di
bordo, costruiti con un'unica fune di tessitura d'acciaio ad anima metallica con resistenza del filo
elementare di 1770 N/mm², aventi fune di maglia con diametro mm 10 (6x19 IWR) (norme UNI
ISO 10264-2 CLASSE A; UNI ISO 2408), chiusa mediante nodi realizzati su entrambi gli spezzoni di
fune costituenti gli spigoli della maglia, in doppio filo di acciaio del diametro 3 mm. I fili sono
intrecciati meccanicamente in fase di produzione su entrambi i lati del pannello (doppia
legatura con doppio filo). Il nodo, dovrà essere in grado di garantire una resistenza alla rottura
(prova di trazione statica a strappo) non inferiore a 24 kN. La fune di bordo è di diametro 12 mm
AMZ con resistenza del filo elementare di 1770 passante per le maglie perimetrali del pannello
serrata con filo galvanizzato diam. 3,00 mm. Le dimensioni dei pannelli rete saranno di m² 18
(6x3). Zincatura pannelli secondo EN 10264/2 classe A. Collegamento fra i pannelli rete in fune e
gli ancoraggi predisposti, con funi d'acciaio AMZ diametro 12 mm, con resistenza del filo
elementare di 1770 N/mm², in modo da creare una robusta ed omogenea cucitura fra gli stessi.
Le giunzioni della fune di collegamento dovranno essere eseguite con idonea morsettatura. I
tiranti permanenti saranno in barra d’acciaio diametro mm.25 e filettatura continua con le
seguenti resistenze minime dell'acciaio a snervamento 500 N/mmq e rottura 550 N/mmq. ed
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allungamento a rottura 10%. delle piastre zincate di contrasto dimensione mm. 200x200x10
bombata e relativi dadi conici di bloccaggio, e la relativa tesatura.
CHIODATURE
È prevista la chiodatura per i blocchi rilevati dall’attività ispettiva effettuata con rocciatori con
volumetria in generale superiore ai 10 metri cubi.
Al fine di stabilizzare tali blocchi, sono previsti degli interventi puntuali di chiodatura ed
ancoraggio con barre autoperforanti di lunghezza di 8.00 m, diametro 32 mm, carico 380 kN
snervamento e 450 kN rottura (tensioni snervamento/rottura 950/1150 N/mmq).
La sequenza di realizzazione della chiodatura è la seguente:
1. Esecuzione del foro della lunghezza di progetto (L = 8.00 m);
2. Inserimento del chiodo con distanziatore per garantire il centramento all’interno del
foro;
3. Adeguata cianfrinatura della bocca del foro;
4. Iniezione della boiacca per l’intera lunghezza del foro eseguito mediante l’utilizzo di
1. un’apposita pompa/impianto.
Le piastre di ripartizione in acciaio avranno le seguenti dimensioni: 200x200x10 mm.
VERIFICHE CONDOTTE
Nella presente relazione sono presenti i calcoli relativi al dimensionamento di:
1) Interventi puntuali per la stabilizzazione di blocchi rilevati in precarie condizioni di
equilibrio (superiori ai 10 mc) mediante chiodature; una volta determinate le
sollecitazioni massime agenti sul chiodo, attraverso il software MIDAS GTS NX agli
elementi finiti, vengono condotte le verifiche allo sfilamento e allo snervamento secondo
quanto previsto dalle NTC 2018.
2) Rete in aderenza mediante il software MACRO 1 della Maccaferri.
3) Pannelli di rete mediante il software MACRO 1 della Maccaferri.
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Sequenza di lavoro
La sequenza di lavoro del software Midas GTS si articola in cinque fasi elencate di seguito:
• Modellazione geometrica.
Il primo passo per compiere una analisi agli elementi finiti è la generazione del modello
geometrico. Il modello geometrico può essere direttamente creato in MIDAS usando le sue
funzioni di modellizzazione o vi è anche la possibilità di importare file con altri programmi come
ad esempio AUTOCAD. Dal momento che MIDAS GTS fornisce avanzate caratteristiche per la
modellazione geometrica, modelli geotecnici complessi possono essere realizzati più
efficacemente rispetto ad altri software di analisi geotecnica. La stratigrafia e la posizione nello
spazio della falda possono essere definite note le coordinate dei punti.
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• Vincoli.
Per quanto riguarda le condizioni di vincolo applicate, esse sono definite come “Constraint auto”
all’interno del programma e sono composti essenzialmente da un doppio vincolo allo
spostamento al contorno inferiore e spostamento orizzontale impedito alle posizioni laterali.
• Condizioni di analisi.
I carichi e le condizioni al contorno possono essere applicate oltre che ai nodi e agli elementi,
direttamente sulle forme geometriche, venendo incontro a problemi di forme notevolmente
complesse. Le condizioni di carico possono essere suddivise come segue:
- Carichi distribuiti uniformi o di forma con funzione definita, su elementi e nodi.
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Le reti di rivestimento ancorate potrebbero essere incluse nelle misure di protezione attiva,
poiché sono applicate direttamente sulla zona instabile per evitare la caduta di massi. In questi
termini differiscono totalmente dalle barriere paramassi che sono poste lontano dalla zona di
distacco e possono solo ridurre l'effetto della caduta di massi. Ma dal punto di vista
geomeccanico esse dovrebbero essere classificate come interventi passivi, poiché generano forze
quando la caduta dei massi ha luogo.
La progettazione delle reti di rivestimento ancorate è alquanto complessa a causa delle
numerose variabili, tra cui la topografia, proprietà degli ammassi rocciosi, geometria e proprietà
dei giunti, la tipologia di rete e relative condizioni al contorno. A causa di ciò, allo stato attuale,
è preferibile adottare modelli di calcolo all’equilibrio limite, come quello viene illustrato di
seguito.
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Le forze di rete e ancoraggi vengono passivamente generate quando una di queste due
condizioni succede:
- L'intero corpo eroso scivola sul piano inclinato β. Questo è il problema della stabilità
globale delle superficie erose; esso è risolto dal raster di ancoraggi (Figura 16 sinistra).
- Uno o più blocchi cadono dal corpo eroso. La dinamica dell'instabilità potrebbe essere
una qualsiasi (planare o a cuneo scorrevole, rotolante, in caduta, ecc...). Il software
considera solo lo scorrimento planare sul piano α, che è il caso più sfavorevole. Poiché
questa instabilità può avvenire solo tra gli ancoraggi, essa può essere definita come
instabilità locale della superficie erosa; la rete fissata con gli ancoraggi risponde alla
instabilità locale (Figura 16).
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Approccio progettuale
L'approccio progettuale adottato segue solo i concetti generali degli Eurocodici (UNI ENV 1997-1:
2005). In questi termini vengono incrementate le forze destabilizzanti e vengono ridotte le
resistenze per mezzo di opportuni coefficienti di sicurezza, che devono essere calibrati con la
metodologia probabilistica. Purtroppo gli Eurocodici non possono correttamente essere applicati
nel campo geomeccanico e le reti di rivestimento ancorate sono abbastanza lontane dai
problemi geotecnici più comuni. È per questo che i coefficienti di sicurezza si fondano su
parametri specifici come la morfologia del pendio o il comportamento della rete. Questo
approccio è più realistico nella progettazione di reti di rivestimento ancorate.
Secondo la comune prassi di progettazione, il calcolo della rete di rivestimento viene eseguito
agli stati limite ultimo e di esercizio. Lo stato limite ultimo permette capire se la rete può
essere rotta a causa del carico, mentre lo stato limite di esercizio permette di prevedere la
deformazione della rete di rivestimento perpendicolarmente al piano della rete. La conoscenza
della deformazione è molto utile perché:
- Quando la deformazione raggiunge il limite di progettazione, significa che è necessaria la
manutenzione (pulizia) della rete di rivestimento prima che ulteriori spostamenti
determinano la rottura della rete. Il programma di intervento a carico del proprietario è
rappresentato da un semplice controllo visivo.
- Una rete troppo deformata implica un facile distacco degli ancoraggi e minore durata
dell'intervento. Il progettista deve essere consapevole di questo e prevedere di
conseguenza il tipo giusto di rete.
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Tenendo sempre presente che si tratta di elementi passivi, per cui si lavora con i parametri
geotecnici in condizioni residue, il calcolo dei chiodi deve assumere che la porzione instabile
dell’ammasso giaccia in condizione di equilibrio limite, dove il fattore di sicurezza è pari a 1.0.
Pertanto, le forze stabilizzanti hanno lo stesso valore delle forze destabilizzanti ed è vera la
seguente equazione:
Utilizzando il criterio di rottura di Barton-Bandis per i giunti, l’equazione [1] può essere riscritta
per descrivere il miglioramento della stabilità (Hoek and Brown, 1981):
[2] W sen c sen tan R W ( sen c cos )
con
R = contributo stabilizzate dei chiodi;
c = coefficienti sismici;
= angolo di attrito residuo del giunto;
Assumendo tan ≈ 1 (angolo di attrito = 45°), e introducendo dei fattori di sicurezza per ridurre le
forze stabilizzanti (γRW) e incrementare le forze destabilizzanti (γDW), la condizione di stabilità
sarebbe:
[3] W· sen· (1- c) / RW + R ≥ W · DW · (sen + c · cos)
oppure:
FSslp > = FDslp
assumendo:
FDslp = (W· sen + c· cos) DW = somma delle forze destabilizzanti
FSslp = ((W· sen) (1- c)) / RW + R = somma delle forze stabilizzanti
L’equazione [3] consente di determinare la forza del chiodo che consolida una massa rocciosa
allo stato di equilibrio limite. È un'equazione conservativa ed è semplice da utilizzare in
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I chiodi di rinforzo lavorano principalmente in prossimità del giunto di scorrimento, dove sono
sottoposti sia a sollecitazioni di taglio che di trazione. La forza resistente R, che viene
mobilitata in funzione della presenza della barra lungo il piano di scorrimento, è derivata
utilizzando la direttrice di lavoro massima:
m 2 12
1 16 N e
R
[4] m2
1
4
dove:
m = cotg ( + )
= angolo tra l'asse della barra e la perpendicolare al giunti di scivolamento, uguale a
= 90° – – o , dove o è l’inclinazione della perforazione rispetto all’orizzontale
= dilatanza della superficie di scivolamento
Ne = resistenza della barra (in condizioni di limite elastico) = ESS adm = ESS ST / γST
ST = coefficiente di riduzione della resistenza dell’acciaio
ESS = area efficace della barra di acciaio = / 4 ((fe - 2 fc)2- fi2)
fe = diametro esterno della barra di acciaio
fc = spessore di corrosione della corona esterna
fi = diametro minore della bara di acciaio
JCS
JRC log
s plan
d»
3
i x i y s cos a
s plan
i x i y
dove:
= inclinazione del piano di scorrimento più sfavorevole
plan = sforzo di trazione sul piano di scivolamento
L g 0 .02 JRC 0
JRC = coefficiente di rugosità del giunto = JRC 0
L0
Lg 0.03 JRC 0
JCS 0
L0 19
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finale appropriata delle barre deve essere valutata durante le operazioni di perforazione e
validata da prove di sfilamento.
Dimensionamento della rete: stato limite ultimo
Alcuni blocchi secondari potrebbero scivolare tra i chiodi su un piano con inclinazione , dove
è minore della pendenza del versante , e spingere sulla rete di rivestimento. La dimensione
massima del blocco che esercita un carico per metro lineare del rivestimento dipende dallo
spessore s e dalla spaziatura verticale iy tra due chiodi. Poiché il carico di spinta è asimmetrico
e la rete si deforma in maniera non uniforme, le forze che agiscono sul paramento sono
rappresentate con il seguente schema semplificato.
F - la forza sviluppata dai blocchi che scivolano tra i chiodi su un piano con inclinazione .
T – la forza agente sul piano del rivestimento, che si presenta quando i blocchi scivolando
spingono sul rivestimento. La forza può svilupparsi perché c’è un grande attrito tra la rete e i
blocchi, e si forma una tasca. Il rivestimento, che è considerato essere chiodato solo sulla
porzione superiore, reagisce a T mobilizzando la resistenza a trazione della rete.
M – la forza di punzonamento sviluppata dai blocchi perpendicolari al piano del rivestimento. La
forza si sviluppa in quanto ci sono diversi vincoli laterali, come la chiodatura (forte vincolo) e la
rete (vincolo più debole). L’entità di M dipende largamente dalla rigidità della rete: maggiore è
la rigidità della rete, maggiore sarà l’efficacia del rivestimento.
Nel caso della rete, lo stato limite ultimo è soddisfatto quando
Tadm - T > = 0
dove
Tadm = resistenza a trazione ammissibile della rete
La resistenza ammissibile della rete sarà:
Tadm = Tm / MH
dove
Tm = Resistenza a trazione della rete
MH = coefficiente di sicurezza per la riduzione della resistenza a trazione. Tenendo in
considerazione lo stato disomogeneo di stress agente sulla rete, il minimo coefficiente di
sicurezza sarà non inferiore a 2.0.
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Il carico T agente sulla rete dipende dalla spinta agente sulla rete che può essere calcolata
utilizzando gli stessi principi della formula [3]
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- Coefficiente sismico orizzontale allo stato limite di salvaguardia della vita (kh): 0.06
Di seguito sono riportate le risultanze della verifica effettuata:
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In particolare, gli interventi vengono progettati considerando quattro blocchi, uno/due per ogni
zona, ritenuti più significativi in termini di spessore e volume. Trattasi dei blocchi ID 331 (zona
1), ID 365 e 438 (zona 2) Il medesimo intervento, ovviamente, verrà esteso anche per i restanti.
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Una volta determinate le sollecitazioni agenti sul singolo chiodo, si deve tener conto della
possibilità che si verifichino i seguenti stati limite (C6.6.2):
- rottura per sfilamento della fondazione;
- rottura dell’armatura.
Lo stato limite ultimo che chiama in causa la resistenza del terreno è quello relativo allo
sfilamento della fondazione dell’ancoraggio per il raggiungimento della resistenza al contatto fra
bulbo e terreno. Inoltre, si deve verificare che la resistenza di progetto allo snervamento della
barra sia sempre maggiore del valore massimo sollecitante.
Blocco ID 331
Sulla scorta di quanto ottenuto dalla back analysis (vedi Analisi di stabilità ante e post operam)
in termini di parametri geotecnici per il blocco in esame, si procede con il determinare la
sollecitazione massima di trazione agente sul singolo chiodo con l’ausilio del software MIDAS GTS
NX. Tale sollecitazione si ottiene analizzando direttamente la condizione più gravosa, ossia la
condizione in cui sussiste l’azione sismica.
Le verifiche alla SLU per un sistema di ancoraggio si effettuano con riferimento alla
combinazione A1+M1+R3 (Cap. 6.6.2 – NTC 2018), ossia ponendo pari a 1 i coefficienti parziali
sulle azioni e sui parametri geotecnici e impiegando le resistenze di progetto con i coefficienti
parziali indicati nel Cap. 7 delle NTC 2018 oppure nel Cap. 6 laddove non espressamente
specificato (Par. 7.11.1). Nella fattispecie, la resistenza deve essere ridotta da un coefficiente
γR pari ad 1.2 (Tab. 6.6.I) in quanto si tratta di ancoraggi permanenti.
L’azione sismica è stata valutata mediante il metodo pseudo-statico in cui tale azione è
rappresentata da una forza statica equivalente, costante nello spazio e nel tempo, proporzionale
al peso W del volume di terreno potenzialmente instabile. Nelle verifiche allo SLU, le
componenti orizzontale e verticale di tale forza possono esprimersi come Fh = kh W ed FV = kv
W, con kh e kv rispettivamente pari ai coefficienti sismici orizzontale e verticale:
kh = βs amax/g = 0.15
kv = ± 0.5 kh = ± 0.075
con
βs = coefficiente di riduzione dell’accelerazione massima attesa al sito = 0.60 (Callisto e
Rampello)
amax = accelerazione massima attesa al sito = ag Ss St =1.45•1.20•1.40 = 2.438 m/s2
g = accelerazione di gravità
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Per quanto riguarda il coefficiente di riduzione dell’accelerazione massima attesa al sito (βs), le
NTC 18 danno informazione sul valore unicamente per le verifiche di stabilità dei pendii. Ad
esempio, in suoli di tipo A, indicano un coefficiente βs = 0.27, valore che dipende unicamente
dalla tipologia di suolo e dall’accelerazione di riferimento.
Studi recentemente svolti in Italia nell’ambito di un progetto di ricerca finanziato dal Consorzio
Reluis sui “Metodi innovativi per la progettazione di opere e la valutazione della stabilità dei
pendii”, hanno evidenziato - ai fini dell’adozione del metodo pseudostatico - la necessità di una
relazione tra gli spostamenti permanenti ritenuti ammissibili per il pendio in esame ed il
coefficiente sismico βs. In particolare il valore βs proposto dalle NTC18 corrisponde a valori degli
spostamenti permanenti della massa instabile dell’ordine di 15 - 20 cm (v. Rampello e Callisto
(2008): Stabilità dei pendii in condizioni sismiche, in MIR 2008, Patron, Bologna; v. Rampello e
Silvestri (2009): Force-based pseudo-static methods vs. displacement based methods for slope
stability analysis, in Eurocode 8 - Perspectives from the Italian Standpoint Workshop, Napoli, E.
Cosenza ed.). Per gli scavi armati in oggetto, tali valori di spostamento sono ritenuti
inaccettabili sia nei confronti delle opere e dei manufatti ubicati in prossimità delle scarpate,
sia nei confronti del comportamento degli stessi ancoraggi passivi che consolidano i versanti;
questi ultimi elementi strutturali, in particolare, possono verosimilmente manifestare un
comportamento di tipo fragile ed esibire una significativa riduzione della resistenza al crescere
degli spostamenti.
Pertanto, in mancanza di indicazioni specifiche dalla Normativa vigente e al fine di garantire
un’adeguata prestazione dell’intero sistema, si è valutato il coefficiente βs a partire dalla
relazione proposta da Rampello e Callisto (2008):
dy
ln
B
s 2
A
Dove:
dy = spostamento permanente massimo ammissibile, pari a 1 cm
A, B2 = coefficienti numerici fissati sulla base di un’equivalenza con i risultati ottenuti da
un’applicazione parametrica del metodo degli spostamenti.
Nel caso in esame dy è posto pari ad 1 cm, i coefficienti A e B2 con accelerazione ag compresa
tra 0.1 e 0.2g valgono rispettivamente -7.48 e 0.91, da cui si ricava:
s 0.60
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La back analysis (vedi TAV.G3) ha restituito, per tale blocco, i seguenti parametri geotecnici:
- Angolo di resistenza al taglio: 30°
- Coesione drenata: 18 kPa
Nel restante tratto si assumono i parametri geotecniche indicati nella sezione geologico –
geotecnica (Unità UG1a).
Una volta creato il modello geometrico, ai vari strati di terreno presenti devono essere
assegnate le rispettive proprietà meccaniche. Nella fattispecie come modello costitutivo,
essendo l’analisi condotta in condizioni drenate, si è utilizzato il criterio elasto-plastico perfetto
alla Mohr-Coulomb. Di seguito si è provveduto a generare la mesh di calcolo, costituita da
elementi finiti e definita in modo tale da evitare che i risultati delle analisi risultano influenzati
dalle condizioni di vincolo al contorno. In particolare, il terreno viene modellato come elemento
bidimensionale (plane strain). Per quanto riguarda le condizioni di vincolo applicate, esse sono
definite come “Constraint auto” all’interno del programma e sono composti essenzialmente da
un doppio vincolo allo spostamento al contorno inferiore e spostamento orizzontale impedito
alle posizioni laterali. I chiodi sono stati modellati come elemento beam (1D) mentre il
materiale, ossia l’acciaio, viene modellato considerando un legame elastico lineare. Tale legame
rappresenta la legge di Hooke dell’elasticità isotropa lineare e richiede due parametri di
rigidezza elastici, ossia, il modulo di Young E, ed il coefficiente di Poisson ν, pari a E=210000
MPa e ν=0.3.
Il modello di calcolo è il seguente:
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ATI
Le caratteristiche geometriche del blocco sono desunte dal report dei massi instabili e dalle
sezioni geologico-geotecniche.
L’analisi è stata condotta per fasi (Costruction Stage). Tali fasi sono di seguito elencate:
• FASE 0: Determinazione dello stato tensionale inziale
• FASE 1: Posizionamento chiodi
• FASE 2: Inserimento componenti orizzontale e verticale verso il basso del sisma
• FASE 3: Inserimento componenti orizzontale e verticale verso l’alto del sisma
Si precisa che la FASE 3 è in prosecuzione della F ASE 1.
Di seguito si riportano gli output di calcolo ottenuti per la condizione più gravosa, ossia quando
la componente del sisma è verso il basso.
Dai risultati si evince che la maggiore sollecitazione interna è pari a: 108 kN/m.
Essendo i chiodi posti ad interesse, orizzontale e verticale, di 3.00 m si ottiene:
T = 324 kN
Il valore caratteristico Rak si può determinare (Cap. 6.6.2 – NTC 2018):
a) dai risultati di prove di progetto su ancoraggi di prova;
b) con metodi analitici
Nel caso b) il valore della resistenza caratteristica deve essere ridotta da un coefficiente ξa4 pari
a 1.80 (massima riduzione).
La verifica a sfilamento prevede che:
Ed ≤ Rad
con
Ed = massima sollecitazione di progetto = 324 kN
∙ ∙ ∙ . ∙( . )∙ . ∙
Rad = resistenza di progetto = = = 460 kN
∙ . ∙ .
34
ATI
dove:
D = 1.2 dp = 1.2 (0.08 m) = 0.096 m
L = lunghezza della fondazione = 3.30 m
τ =tensione di aderenza di una roccia calcarea =1000 kPa (valore minimo/Littlejohn -1970)
Essendo la massima sollecitazione di progetto inferiore alla resistenza di progetto, la verifica a
sfilamento risulta soddisfatta.
Per quanto riguarda la verifica a rottura della barra, bisogna soddisfare la seguente
disuguaglianza:
Td ≤ Tad
con
Td = massima sollecitazione di progetto = 324 kN
∙ ( . )∙
Tad = resistenza di progetto = = = 350 kN
∙ . ∙ .
dove
As = area singola barra = 0.00055 m
fyk = tensione di snervamento = 950000 kN/m2
Essendo la resistenza di progetto maggiore della massima sollecitazione di progetto, la verifica a
snervamento dell’armatura risulta soddisfatta.
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ATI
Blocco ID 365-438
Sulla scorta di quanto ottenuto dalla back analysis (vedi Analisi di stabilità ante e post operam)
in termini di parametri geotecnici per il blocco in esame, si procede con il determinare la
sollecitazione massima di trazione agente sul singolo chiodo con l’ausilio del software MIDAS GTS
NX. Tale sollecitazione si ottiene analizzando direttamente la condizione più gravosa, ossia la
condizione in cui sussiste l’azione sismica.
Le verifiche alla SLU per un sistema di ancoraggio si effettuano con riferimento alla
combinazione A1+M1+R3 (Cap. 6.6.2 – NTC 2018), ossia ponendo pari a 1 i coefficienti parziali
sulle azioni e sui parametri geotecnici e impiegando le resistenze di progetto con i coefficienti
parziali indicati nel Cap. 7 delle NTC 2018 oppure nel Cap. 6 laddove non espressamente
specificato (Par. 7.11.1). Nella fattispecie, la resistenza deve essere ridotta da un coefficiente
γR pari ad 1.2 (Tab. 6.6.I) in quanto si tratta di ancoraggi permanenti.
L’azione sismica è stata valutata mediante il metodo pseudo-statico in cui tale azione è
rappresentata da una forza statica equivalente, costante nello spazio e nel tempo, proporzionale
al peso W del volume di terreno potenzialmente instabile. Nelle verifiche allo SLU, le
componenti orizzontale e verticale di tale forza possono esprimersi come Fh = kh W ed FV = kv
W, con kh e kv rispettivamente pari ai coefficienti sismici orizzontale e verticale:
kh = βs amax/g = 0.15
kv = ± 0.5 kh = ± 0.075
con
βs = coefficiente di riduzione dell’accelerazione massima attesa al sito = 0.60 (Callisto e
Rampello)
amax = accelerazione massima attesa al sito = ag Ss St =1.45•1.20•1.40 = 2.438 m/s2
g = accelerazione di gravità
Per quanto riguarda il coefficiente di riduzione dell’accelerazione massima attesa al sito (βs), le
NTC 18 danno informazione sul valore unicamente per le verifiche di stabilità dei pendii. Ad
esempio, in suoli di tipo A, indicano un coefficiente βs = 0.27, valore che dipende unicamente
dalla tipologia di suolo e dall’accelerazione di riferimento.
Studi recentemente svolti in Italia nell’ambito di un progetto di ricerca finanziato dal Consorzio
Reluis sui “Metodi innovativi per la progettazione di opere e la valutazione della stabilità dei
pendii”, hanno evidenziato - ai fini dell’adozione del metodo pseudostatico - la necessità di una
relazione tra gli spostamenti permanenti ritenuti ammissibili per il pendio in esame ed il
coefficiente sismico βs. In particolare il valore βs proposto dalle NTC18 corrisponde a valori degli
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ATI
dy
ln
B
s 2
A
Dove:
dy = spostamento permanente massimo ammissibile, pari a 1 cm
A, B2 = coefficienti numerici fissati sulla base di un’equivalenza con i risultati ottenuti da
un’applicazione parametrica del metodo degli spostamenti.
Nel caso in esame dy è posto pari ad 1 cm, i coefficienti A e B2 con accelerazione ag compresa
tra 0.1 e 0.2g valgono rispettivamente -7.48 e 0.91, da cui si ricava:
s 0.60
La back analysis (vedi TAV.G3) ha restituito, per tale blocco, i seguenti parametri geotecnici:
- Angolo di resistenza al taglio: 25°
- Coesione drenata: 7 kPa
Nel restante tratto si assumono i parametri geotecniche indicati nella sezione geologico –
geotecnica (Unità UG1a).
Una volta creato il modello geometrico, ai vari strati di terreno presenti devono essere
assegnate le rispettive proprietà meccaniche. Nella fattispecie come modello costitutivo,
essendo l’analisi condotta in condizioni drenate, si è utilizzato il criterio elasto-plastico perfetto
alla Mohr-Coulomb.
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ATI
Le caratteristiche geometriche del blocco sono desunte dal report dei massi instabili e dalle
sezioni geologico-geotecniche.
L’analisi è stata condotta per fasi (Costruction Stage). Tali fasi sono di seguito elencate:
• FASE 0: Determinazione dello stato tensionale inziale
• FASE 1: Posizionamento chiodi
• FASE 2: Inserimento componenti orizzontale e verticale verso il basso del sisma
• FASE 3: Inserimento componenti orizzontale e verticale verso l’alto del sisma
Si precisa che la FASE 3 è in prosecuzione della F ASE 1.
Di seguito si riportano gli output di calcolo ottenuti per la condizione più gravosa, ossia quando
la componente del sisma è verso il basso.
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ATI
Dai risultati si evince che la maggiore sollecitazione interna è pari a: 71 kN/m. Essendo i chiodi
posti ad interesse, orizzontale e verticale, di 3.00 m si ottiene:
T = 213 kN
Il valore caratteristico Rak si può determinare (Cap. 6.6.2 – NTC 2018):
c) dai risultati di prove di progetto su ancoraggi di prova;
d) con metodi analitici
Nel caso b) il valore della resistenza caratteristica deve essere ridotta da un coefficiente ξa4 pari
a 1.80 (massima riduzione).
La verifica a sfilamento prevede che:
Ed ≤ Rad
con
Ed = massima sollecitazione di progetto = 213 kN
∙ ∙ ∙ . ∙( . )∙ . ∙
Rad = resistenza di progetto = = = 837 kN
∙ . ∙ .
dove
D = 1.2 dp = 1.2 (0.08 m) = 0.096 m
L = lunghezza della fondazione = 6.00 m
τ =tensione di aderenza di una roccia calcarea =1000 kPa (valore minimo/Littlejohn -1970)
Essendo la massima sollecitazione di progetto inferiore alla resistenza di progetto, la verifica a
sfilamento risulta soddisfatta.
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ATI
Per quanto riguarda la verifica a rottura della barra, bisogna soddisfare la seguente
disuguaglianza:
Td ≤ Tad
con
Td = massima sollecitazione di progetto = 213 kN
∙ ( . )∙
Tad = resistenza di progetto = = = 350 kN
∙ . ∙ .
dove
As = area singola barra = 0.00055 m
fyk = tensione di snervamento = 950000 kN/m2
Essendo la resistenza di progetto maggiore della massima sollecitazione di progetto, la verifica a
snervamento dell’armatura risulta soddisfatta.
CONCLUSIONI
In conclusione, si ritiene opportuno evidenziare che con gli interventi sopra descritti,
unitamente agli ulteriori interventi descritti nelle relazioni specifiche, si potrà ridurre
sensibilmente il rischio alle persone e/o cose nell’area di intervento. Tuttavia, non si può
ritenere “nulla” la condizione di rischio, sia per la potenzialità di situazioni di pericolo
“imprevedibili” (in quanto al momento “non visibili”), sia per la naturale evoluzione dei versanti
che può, nel tempo, rendere in equilibrio instabile singoli elementi lapidei e/o aree estese
attualmente in condizioni di equilibrio.
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