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INTERVENTI DI MITIGAZIONE DEL RISCHIO CROLLI LUNGO


LA SP 342 NEL COMUNE DI SACCO (SA)
STRALCIO 1

EDP1_TAV.P1 – RELAZIONE DI CALCOLO INTERVENTI DI MESSA IN


SICUREZZA DEI VERSANTI

PREMESSA ..................................................................................................................................... 2
NORMATIVA DI RIFERIMENTO .................................................................................................... 2
ELABORATI DI RIFERIMENTO...................................................................................................... 3
INQUADRAMENTO GEOLOGICO E GEOTECNICO ...................................................................... 3
CARATTERIZZAZIONE SISMICA ................................................................................................... 4
DESCRIZIONE DELLE OPERE IN PROGETTO .............................................................................. 5
ISPEZIONE E DISGAGGIO BLOCCHI INSTABILI .......................................................................... 5
RETI IN ADERENZA ....................................................................................................................... 6
PANNELLI IN FUNE ...................................................................................................................... 7
CHIODATURE ................................................................................................................................ 8
VERIFICHE CONDOTTE ................................................................................................................ 8
METODI NUMERICI AGLI ELEMENTI FINITI - MIDAS GTS NX ................................................... 8
RIVESTIMENTO CORTICALE – METODO DI CALCOLO............................................................. 13
PROGETTO PANNELLI IN FUNE ................................................................................................ 26
PROGETTO CHIODATURE – INTERVENTI PUNTUALI.............................................................. 28
Blocco ID 331 ............................................................................................................................. 31
Blocco ID 365-438 ..................................................................................................................... 36
CONCLUSIONI ............................................................................................................................. 40

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SICUREZZA DEI VERSANTI

PREMESSA
La presente relazione è parte integrante del progetto esecutivo relativo al primo stralcio degli
“Interventi di mitigazione del rischio crolli lungo la SP 342 nel Comune di Sacco (SA)” e contiene
il fascicolo dei calcoli relativi al dimensionamento delle opere di consolidamento previste per
costoni rocciosi incombenti sulla SP 324. In particolare, si procederà al dimensionamento e alle
verifiche strutturali degli interventi puntuali di chiodature e ancoraggi, finalizzati alla
stabilizzazione degli ammassi rocciosi isolati ritenuti potenzialmente instabili, e degli interventi
di sistemazione corticale mediante la posa in opera di reti in aderenza e pannelli di rete.

NORMATIVA DI RIFERIMENTO
Per la stesura del seguente documento si è fatto riferimento alle seguenti normative e
raccomandazioni di settore:
- NTC 2018 – Norme Tecniche per le Costruzioni – D.M. 17 Gennaio 2018;
- CIRCOLARE 21 Gennaio 2019, n.7 – Istruzione per l’applicazione delle “Nuove Norme
Tecniche” per le Costruzioni di cui al Decreto Ministeriale 17 Gennaio 2018;
- D.M. del 11/03/88 - Istruzioni per l’applicazione delle “Norme tecniche riguardanti le
indagini sui terreni e sulle rocce, la stabilità dei pendii naturali e delle scarpate, i criteri
generali e le prescrizioni per la progettazione, l’esecuzione e il collaudo delle opere di
sostegno delle terre e delle opere di fondazione”;
- Circolare ministeriale LL.PP. del 24/09/88 n. 30483 - “Norme tecniche riguardanti le
indagini sui terreni e sulle rocce, la stabilità dei pendii naturali e delle scarpate, i criteri
generali e le prescrizioni per la progettazione, l’esecuzione e il collaudo delle opere di
sostegno delle terre e delle opere di fondazione”;
- Eurocodice 7.1 (1997) - Progettazione geotecnica - Parte I: Regole Generali;
- AICAP Raccomandazioni Maggio 1993 -“Ancoraggi dei terreni e nelle rocce”.

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ELABORATI DI RIFERIMENTO
Per la redazione della presente relazione si è fatto riferimento ai seguenti elaborati:
Tabella n. 1 – Elaborati di riferimento
EDG1_TAV.G1 Relazione geologico - tecnica
EDG2_TAV.G2 Relazione sulla pericolosità sismica di base
EDG3_TAV.G3 Analisi di stabilità ante e post operam
EGG4_TAV.G4 Carta geologico - strutturale
EGG6_TAV.G6 Sezioni geologiche - geotecniche
EGG11_TAV.G11 Prospetto dei fronti

INQUADRAMENTO GEOLOGICO E GEOTECNICO


I litotipi caratterizzanti l'area oggetto del presente studio vengono rappresentati nella
cartografia geologica ufficiale Foglio Eboli n°198 della Carta Geologica d'Italia in scala
1:100.000, stralcio di seguito riportato in figura.

Figura n.1 – Stralcio Planimetrico Carta Geologica D’Italia – scala 1:100.000, con area di
studio.
Nell'area si rinvengono sia sedimenti di origine marina che continentale ed a i primi sono
ascrivibili quelli afferenti al complesso Calcareo, ovvero quelli degli Argilloscisti Varicolori.
I litotipi calcarei che quelli flyschoidi costituiscono l'ossatura dei rilievi montuosi presenti; in
particolare i primi danno luogo ad alture articolate caratterizzate anche da forti pendenze,
mentre i secondi danno origine generalmente a rilievi caratterizzati da pendenze meno acclivi.
Gli spessori di entrambi i complessi sono di migliaia di metri.

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L'area in esame si presenta litologicamente eterogenea, con rilievi carbonatici (calcarei e


dolomitici) di particolare interesse idrogeologico, bordati da deposi terrigeni poco permeabili.
Sulla base dei risultati della campagna di indagini geognostiche, effettuata dall’ex agenzia
regionale per la difesa del suolo Arcadis, ovvero sui risultati dei rilievi geomeccanici
precedentemente descritti, è stata predisposta la caratterizzazione geotecnica dei terreni attesi
in corrispondenza degli interventi in progetto, opportunamente accorpati in unità geotecniche
distinte dalle sigle UG1a e UG1b, per i cui rapporti latero-verticali si vedano le “Sezioni
geologico-tecniche”.
UG1a – Unità geotecnica costituita da calcari bianco-grigiastri, calcilutiti da ben stratificate a
massive, calcareniti e calciruditi stratificate. I litotipi presentano un'intensa alterazione nella
loro porzione superficiale, dovuta dall'azione combinata delle fasi neotettoniche e da processi
carsici. In quest'unità sono presenti diversi blocchi di dimensioni metriche in condizioni di
elevata instabilità.
UG1b – Unità geotecnica costituita da calcari bianco-grigiastri, calcilutiti da ben stratificate a
massive, calcareniti e calciruditi stratificate. I litotipi presentano un'alterazione minore nella
loro porzione superficiale, dovuta dall'azione combinata delle fasi neotettoniche e da processi
carsici. In quest'unità sono presenti diversi blocchi di dimensioni metriche in condizioni di
elevata instabilità.
La definizione dei parametri geotecnici è avvenuta alla luce dei risultati della campagna di
indagini geognostiche, i cui risultati sono esposti nella tabella seguente:
Unità litotecnica γ ϕ' c’
(kN/m3) (°) (kPa)
UG1a 26-28 35-48 310-330
UG1b 26-28 47-48 420-430
Tabella n.2 – Parametrizzazione geotecnica di riferimento.

CARATTERIZZAZIONE SISMICA
Ai fini della sismicità e con riferimento alle NTC 2018 sono stati adottati i seguenti input:
- Vita nominale: assimilando le opere in progetto ad “Costruzioni con livelli di prestazioni
ordinari”, si considera VN = 50 anni;
- Classe d’uso: le opere in progetto possono essere classificate all’interno della categoria
III “Costruzioni il cui uso preveda affollamenti significativi. Industrie con attività
pericolose per l'ambiente. Reti viarie extraurbane non ricadenti in Classe d'uso IV.
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Ponti e reti ferroviarie la cui interruzione provochi situazioni di emergenza” cui


corrisponde un coefficiente d’uso Cu =1.5;
Periodo di riferimento: VN ∗ Cu = 75 anni;
- Categoria di sottosuolo: considerando la litologia presente, altamente tettonizzata e
fratturata almeno per i tratti in cui le opere vengono impostate direttamente all'interno
del substrato affiorante, il terreno di fondazione può essere considerato ai fini cautelativi
come appartenente alla categoria B “Rocce tenere e depositi di terreni a grana grossa
molto addensati o terreni a grana fina molto consistenti, caratterizzati da un
miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di velocità
equivalente compresi tra 360 m/s e 800 m/s”.
 Coefficiente di amplificazione stratigrafica: l’areale di progetto è caratterizzato dalla
categoria topografica “T4”, con coefficiente di amplificazione topografica pari a St = 1.4.

DESCRIZIONE DELLE OPERE IN PROGETTO


L’area di progetto è stata suddivisa in due stralci (1 e 2) in ragione del finanziamento e della
tempistica attuativa. Nel primo stralcio è prevista la realizzazione delle opere di risanamento
corticale del versante mediante pannelli in fune ad al alto assorbimento, pannelli in rete in
geocomposito, da applicare previa pulizia e disgaggio delle parti instabili. Entrambi i sistemi di
risanamento che sono applicati in condizioni combinata in corrispondenza delle zone più
degradate. Nel primo stralcio è inoltre prevista la realizzazione di una barriera paramassi di
lunghezza pari a 30 m con altezza pari 7.00 e, la costruzione di una galleria paramassi in
elementi prefabbricati per una lunghezza di 55.00ml. La galleria è prevista in adiacenza a quella
prefabbricata esistente e per il relativo inserimento è stata prevista una riprofilatura lieve del
versante al fine di garantire una complaranità di profilo con quella esistente e non variare la
sezione stradale. Inoltre, si è previsto il placcaggio di alcuni blocchi instabili, per i quali non è
stato possibile eseguire il disgaggio e quindi è stato necessario eseguire delle chiodature con
barre cave autoperforanti dal diametro del 32 mm e dalla lunghezza di 8.00ml.

ISPEZIONE E DISGAGGIO BLOCCHI INSTABILI


Tutte le aree oggetto di intervento dovranno essere ispezionate accuratamente onde evidenziare
situazioni di instabilità e altre situazioni particolari che possono inficiare la corretta e sicura
esecuzione degli interventi in progetto.
Nel corso dell’ispezione è prevista la rimozione dei blocchi di piccola dimensione trasportati a
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mano ed accumulati in punti di raccolta con lo scopo di ripulire i tratti di versante dai frammenti
rocciosi in condizioni di equilibrio instabile che mobilizzandosi potrebbero propagarsi verso valle
con conseguente rischio per le zone di valle.
L’ispezione sarà completata attraverso il disgaggio controllato dei massi instabili eseguito da
squadre di rocciatori specializzati, operando a partire dalla sommità della parete fino alla sua
base. L’operazione dovrà essere condotta con la finalità di rimuovere dalla parete le porzioni
rocciose di volume inferiore a 0.1 mc in equilibrio marcatamente instabile, soltanto quando ciò
non implichi l’instabilizzazione di porzioni rocciose di più ampio volume. In quest’ultimo caso le
modalità operative dovranno essere sottoposte al Direttore dei lavori con il quale verranno
valutate tutte le possibili conseguenze prendendo ogni precauzione in merito anche in funzione
degli interventi di consolidamento previsti. Al riguardo l’appaltatore, dovrà predisporre un piano
dei disgaggi da abbinare al piano di lavori in fune secondo le indicazioni dell’art.116 del Dlgs
81/2008 ed s.m.i..
L’intervento di frantumazione ha lo scopo di ridurre i blocchi di grandi dimensioni staccati o
posti in precarie condizioni di equilibrio sul versante in posizione tale da non potere essere
chiodati o ancorati alla parete.
La demolizione di porzioni di roccia potrà avvenire anche tramite l'impiego di cementi espansivi,
eseguita su versanti o pareti rocciose a da personale specializzato rocciatore. In sintesi
l'intervento prevede le seguenti lavorazioni: iniezione a caduta di miscela, in cemento espansivo
ed acqua, eseguita ad un massimo di 5 minuti dalla confezione entro fori precedentemente
predisposti; a reazione chimica avvenuta (12/48 ore) le porzioni di roccia saranno disincagliate
ed abbattute tramite l'ausilio di leve in acciaio o martinetti idraulici, quindi sarà attuata
un’attenta pulizia della superficie interessata all'intervento.

RETI IN ADERENZA
La rete in aderenza ha il duplice scopo di impedire il distacco ed il crollo di volumi rocciosi e di
migliorare le condizioni di stabilità della parte corticale della parete a rischio.
Il rivestimento è costituito da geocomposito metallico in rete metallica a doppia torsione con
maglia esagonale tipo 8x10 in accordo con le UNI-EN 10223-3 con trafilato di ferro, conforme alle
UNI-EN 10223-3 e UNI-EN 10218, avente un diametro pari 3.0 mm, galvanizzato con lega
eutettica di Zinco - Alluminio (5%) conforme alla EN 10244 - Classe A con un quantitativo non
inferiore a 255 g/mq. La rete metallica in rotoli di larghezza pari a 3.0 m è tessuta con
l’inserimento, direttamente in produzione, di funi d’acciaio di diametro Ø = 8 mm ad anima

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metallica con resistenza nominale dei fili elementari di acciaio non inferiore a 1770 N/mm2, con
carico di rottura minimo di 40.3 kN (UNI EN 12385) e galvanizzate con lega eutettica di Zinco -
Alluminio (5%) (norme UNI ISO 10264-2 CLASSE B). La deformabilità della rete è misurata in
termini di spostamento al carico di 10 kN (1 ton) con prova di punzonamento su campione di
dimensioni 3.0 x 3.0 m, vincolato esclusivamente ai quattro vertici e carico applicato a 45° sul
piano della rete. Le funi sono inserite longitudinalmente come filo di bordatura ed al centro del
rotolo con una spaziatura pari a 1.50 m. La rete, in teli di larghezza 3.0 m, sarà fissata alla
sommità ed al piede della parete rocciosa alla predisposta struttura di contenimento (ancoraggi
e funi da pagarsi a parte). I teli di rete dovranno essere legati tra loro ogni 15-20 cm con anelli
di chiusura metallici zincati di diametro minimo 7.0 mm; stessa legatura verrà effettuata alle
funi correnti di sommità e struttura di contenimento inferiore, il tutto per fare aderire il più
possibile il rivestimento di rete alla roccia. Gli ancoraggi avverranno con barre in acciaio B450C
di diametro pari a 25 mm e lunghezza 3 m.

PANNELLI IN FUNE
Nelle porzioni rocciose classificate nella carta della suscettibilità come molto elevate, oltre alle
reti di aderenza, vengono previste dei pannelli di reti in grado di offrire una elevata resistenza.
Il rivestimento con pannelli in fune è caratterizzato da pannelli in fune rettangolari e fune di
bordo, costruiti con un'unica fune di tessitura d'acciaio ad anima metallica con resistenza del filo
elementare di 1770 N/mm², aventi fune di maglia con diametro mm 10 (6x19 IWR) (norme UNI
ISO 10264-2 CLASSE A; UNI ISO 2408), chiusa mediante nodi realizzati su entrambi gli spezzoni di
fune costituenti gli spigoli della maglia, in doppio filo di acciaio del diametro 3 mm. I fili sono
intrecciati meccanicamente in fase di produzione su entrambi i lati del pannello (doppia
legatura con doppio filo). Il nodo, dovrà essere in grado di garantire una resistenza alla rottura
(prova di trazione statica a strappo) non inferiore a 24 kN. La fune di bordo è di diametro 12 mm
AMZ con resistenza del filo elementare di 1770 passante per le maglie perimetrali del pannello
serrata con filo galvanizzato diam. 3,00 mm. Le dimensioni dei pannelli rete saranno di m² 18
(6x3). Zincatura pannelli secondo EN 10264/2 classe A. Collegamento fra i pannelli rete in fune e
gli ancoraggi predisposti, con funi d'acciaio AMZ diametro 12 mm, con resistenza del filo
elementare di 1770 N/mm², in modo da creare una robusta ed omogenea cucitura fra gli stessi.
Le giunzioni della fune di collegamento dovranno essere eseguite con idonea morsettatura. I
tiranti permanenti saranno in barra d’acciaio diametro mm.25 e filettatura continua con le
seguenti resistenze minime dell'acciaio a snervamento 500 N/mmq e rottura 550 N/mmq. ed

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allungamento a rottura 10%. delle piastre zincate di contrasto dimensione mm. 200x200x10
bombata e relativi dadi conici di bloccaggio, e la relativa tesatura.

CHIODATURE
È prevista la chiodatura per i blocchi rilevati dall’attività ispettiva effettuata con rocciatori con
volumetria in generale superiore ai 10 metri cubi.
Al fine di stabilizzare tali blocchi, sono previsti degli interventi puntuali di chiodatura ed
ancoraggio con barre autoperforanti di lunghezza di 8.00 m, diametro 32 mm, carico 380 kN
snervamento e 450 kN rottura (tensioni snervamento/rottura 950/1150 N/mmq).
La sequenza di realizzazione della chiodatura è la seguente:
1. Esecuzione del foro della lunghezza di progetto (L = 8.00 m);
2. Inserimento del chiodo con distanziatore per garantire il centramento all’interno del
foro;
3. Adeguata cianfrinatura della bocca del foro;
4. Iniezione della boiacca per l’intera lunghezza del foro eseguito mediante l’utilizzo di
1. un’apposita pompa/impianto.
Le piastre di ripartizione in acciaio avranno le seguenti dimensioni: 200x200x10 mm.

VERIFICHE CONDOTTE
Nella presente relazione sono presenti i calcoli relativi al dimensionamento di:
1) Interventi puntuali per la stabilizzazione di blocchi rilevati in precarie condizioni di
equilibrio (superiori ai 10 mc) mediante chiodature; una volta determinate le
sollecitazioni massime agenti sul chiodo, attraverso il software MIDAS GTS NX agli
elementi finiti, vengono condotte le verifiche allo sfilamento e allo snervamento secondo
quanto previsto dalle NTC 2018.
2) Rete in aderenza mediante il software MACRO 1 della Maccaferri.
3) Pannelli di rete mediante il software MACRO 1 della Maccaferri.

METODI NUMERICI AGLI ELEMENTI FINITI - MIDAS GTS NX


MIDAS GTS NX è un sofisticato software per l’analisi della meccanica dei terreni, dotato di
sofisticate analisi 3D per stress analysis, interazione terreno struttura, scavi, stabilità dei pendii,
analisi dinamiche e sismiche, moti di filtrazione transienti e stazionari, consolidamenti,
cedimenti. Il programma dispone di un ambiente grafico intuitivo e moderno con modellazione

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diretta di geometrie di notevole complessità. Definita la geometria, applicati i carichi e le


condizioni al contorno può essere generata la mesh di elementi finiti che risulta gestibile
separatamente in modo da non perdere completamente i dati inseriti per effetto di eventuali
modifiche della mesh. La maglia di discretizzazione può essere composta da elementi tetraedrici
oppure da elementi ibridi esaedrici centrati. La parte più importante nella generazione della
mesh è il collegamento dei nodi fra solidi o elementi adiacenti. È possibile specificare
direttamente le dimensioni della mesh e fissare la discretizzazione dei bordi che formano i solidi
del modello prima della sua generazione automatica.

Sequenza di lavoro
La sequenza di lavoro del software Midas GTS si articola in cinque fasi elencate di seguito:
• Modellazione geometrica.
Il primo passo per compiere una analisi agli elementi finiti è la generazione del modello
geometrico. Il modello geometrico può essere direttamente creato in MIDAS usando le sue
funzioni di modellizzazione o vi è anche la possibilità di importare file con altri programmi come
ad esempio AUTOCAD. Dal momento che MIDAS GTS fornisce avanzate caratteristiche per la
modellazione geometrica, modelli geotecnici complessi possono essere realizzati più
efficacemente rispetto ad altri software di analisi geotecnica. La stratigrafia e la posizione nello
spazio della falda possono essere definite note le coordinate dei punti.

Figura n. 2 – Esempio importazione geometria


• Generazione della mesh.
La mesh è generata sul modello geometrico creato precedentemente. Possono essere adoperati
elementi mono, bi o tridimensionale. Gli elementi piani disponibili sono triangoli a tre o sei nodi
e quadrilateri a 4 o 8 nodi. Tridimensionalmente possono essere utilizzati elementi tetraedrici o
esaedrici. Generalmente, l’uso degli elementi esaedrici o quadrangolari permette di
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raggiungere una maggiore accuratezza. Comunque, per un modello complesso, è ragionevole


usare elementi tetraedrici o triangolari prodotti dalla funzione di Auto-Mesh fornita dal
software. Nel caso di elementi bidimensionali o tridimensionali, la dimensione e la forma
influenza notevolmente i risultati. La densità della mesh può essere controllata manualmente
(fissando una divisione di elementi monodimensionali o aree con maggiore definizione) o tramite
strumenti automatici.

Figura n. 3 – Esempio generazione mesh


La mesh, ovviamente può essere generata una volta definiti, nel menù del dedicato del
programma, i materiali (terreni in questo caso) con il relativo legame costitutivo (Mohr-Coulomb
nel caso di terreni – Elastic nel caso di elementi strutturali) e le proprietà (Plane strain 2D per i
terreni; Beam 1D per gli elementi strutturali).

Figura n. 4 – Esempio definizione materiali

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Figura n. 5 – Esempio definizione proprietà

• Vincoli.
Per quanto riguarda le condizioni di vincolo applicate, esse sono definite come “Constraint auto”
all’interno del programma e sono composti essenzialmente da un doppio vincolo allo
spostamento al contorno inferiore e spostamento orizzontale impedito alle posizioni laterali.

Figura n. 6 – Esempio generazione vincoli

• Condizioni di analisi.
I carichi e le condizioni al contorno possono essere applicate oltre che ai nodi e agli elementi,
direttamente sulle forme geometriche, venendo incontro a problemi di forme notevolmente
complesse. Le condizioni di carico possono essere suddivise come segue:
- Carichi distribuiti uniformi o di forma con funzione definita, su elementi e nodi.
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- Pressioni distribuite uniformi o di forma con funzione definita, su forme geometriche.


- Forze concentrate.
- Deformazioni impresse.
- Gradienti termici.
- Peso proprio e azioni sismiche (metodo pseudo statico)
- Definizione di accelerogrammi sismici per analisi dinamiche.

Figura n.7 – Esempio generazione peso proprio


Le analisi principali che il programma offre sono:
-Analisi statiche lineari e non
-Analisi Dinamiche
-Analisi agli autovalori
-Analisi di consolidazione
-Analisi di filtrazione accoppiata e non
-Construction Stages GTS

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Figura n. 8 – Esempio Construction stage GTS

• Post-processing e valutazione dei risultati.


I risultati ottenuti vengono elaborati e forniti sia graficamente, tramite modelli idealizzati, sia
per mezzo di diagrammi e tabelle. L’estrapolazione dei dati può avvenire tramite definizione del
campo da analizzare e della grandezza d’interesse. Graficamente è possibile ottenere sezioni,
viste generali o filmati evidenziando superfici.

Figura n. 9 – Esempio restituzione grafica


RIVESTIMENTO CORTICALE – METODO DI CALCOLO
Le reti di rivestimento ancorate (chiamate anche reti di protezione, o rinforzi corticali, o
stabilizzazioni superficiali) sono composte da ancoraggi e reti di acciaio (reti paramassi).
L’obiettivo di questo sistema è migliorare la stabilità superficiale degli ammassi rocciosi corticali
e contenere i detriti e la rocce (Figura 14 ).

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Figura n.10 – Tipica configurazione della rete di rivestimento

Le reti di rivestimento ancorate potrebbero essere incluse nelle misure di protezione attiva,
poiché sono applicate direttamente sulla zona instabile per evitare la caduta di massi. In questi
termini differiscono totalmente dalle barriere paramassi che sono poste lontano dalla zona di
distacco e possono solo ridurre l'effetto della caduta di massi. Ma dal punto di vista
geomeccanico esse dovrebbero essere classificate come interventi passivi, poiché generano forze
quando la caduta dei massi ha luogo.
La progettazione delle reti di rivestimento ancorate è alquanto complessa a causa delle
numerose variabili, tra cui la topografia, proprietà degli ammassi rocciosi, geometria e proprietà
dei giunti, la tipologia di rete e relative condizioni al contorno. A causa di ciò, allo stato attuale,
è preferibile adottare modelli di calcolo all’equilibrio limite, come quello viene illustrato di
seguito.

Coesistenza di ancoraggi e rete


Il metodo di calcolo considera che sul pendio vi sia un ammasso roccioso superficiale eroso o
disturbato. La massa erosa è convenientemente approssimata ad un pseudo continuo; questo
corpo continuo genera frequenti instabilità a basse profondità e caduta di massi. Ha spessore "s"
e inclinazione "β" parallela al pendio. Diversi giunti di scorrimento attraversano il corpo
superficiale; il più sfavorevole ha inclinazione "α" (Figura 15).

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Figura n.11– Pendio con la superficie instabile erosa

Le forze di rete e ancoraggi vengono passivamente generate quando una di queste due
condizioni succede:
- L'intero corpo eroso scivola sul piano inclinato β. Questo è il problema della stabilità
globale delle superficie erose; esso è risolto dal raster di ancoraggi (Figura 16 sinistra).
- Uno o più blocchi cadono dal corpo eroso. La dinamica dell'instabilità potrebbe essere
una qualsiasi (planare o a cuneo scorrevole, rotolante, in caduta, ecc...). Il software
considera solo lo scorrimento planare sul piano α, che è il caso più sfavorevole. Poiché
questa instabilità può avvenire solo tra gli ancoraggi, essa può essere definita come
instabilità locale della superficie erosa; la rete fissata con gli ancoraggi risponde alla
instabilità locale (Figura 16).

Figura n.12 – Elementi della rete di rivestimento ancorata. Ancoraggi (sinistra)


stabilizzanti la porzione superficiale. Rete (destra) trattenente il materiale tra gli
ancoraggi.
Sia rete che ancoraggi possono solo sviluppare reazioni appena l’ammasso di roccia si muove
(sistema passivo). Il metodo di calcolo impiegato analizza separatamente i meccanismi di
ancoraggio e di rete paramassi.

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SICUREZZA DEI VERSANTI

Approccio progettuale
L'approccio progettuale adottato segue solo i concetti generali degli Eurocodici (UNI ENV 1997-1:
2005). In questi termini vengono incrementate le forze destabilizzanti e vengono ridotte le
resistenze per mezzo di opportuni coefficienti di sicurezza, che devono essere calibrati con la
metodologia probabilistica. Purtroppo gli Eurocodici non possono correttamente essere applicati
nel campo geomeccanico e le reti di rivestimento ancorate sono abbastanza lontane dai
problemi geotecnici più comuni. È per questo che i coefficienti di sicurezza si fondano su
parametri specifici come la morfologia del pendio o il comportamento della rete. Questo
approccio è più realistico nella progettazione di reti di rivestimento ancorate.
Secondo la comune prassi di progettazione, il calcolo della rete di rivestimento viene eseguito
agli stati limite ultimo e di esercizio. Lo stato limite ultimo permette capire se la rete può
essere rotta a causa del carico, mentre lo stato limite di esercizio permette di prevedere la
deformazione della rete di rivestimento perpendicolarmente al piano della rete. La conoscenza
della deformazione è molto utile perché:
- Quando la deformazione raggiunge il limite di progettazione, significa che è necessaria la
manutenzione (pulizia) della rete di rivestimento prima che ulteriori spostamenti
determinano la rottura della rete. Il programma di intervento a carico del proprietario è
rappresentato da un semplice controllo visivo.
- Una rete troppo deformata implica un facile distacco degli ancoraggi e minore durata
dell'intervento. Il progettista deve essere consapevole di questo e prevedere di
conseguenza il tipo giusto di rete.

Dimensionamento delle chiodature


Il metodo di calcolo considera che sul pendio vi sia un ammasso roccioso superficiale eroso o
disturbato. La massa erosa è convenientemente approssimata ad un pseudo continuo; questo
corpo continuo genera frequenti instabilità a basse profondità e caduta di massi. Ha spessore "s"
e inclinazione "β" parallela al pendio.
In via cautelativa, dunque, si ipotizza che i chiodi sostengano l’intera parte corticale
dell’ammasso che riveste il pendio. Questa coltre continua è in realtà costituita dalla somma di
tutti volumi rocciosi secondari che originano i frequenti episodi di caduta.
Il contributo resistente delle barre di ancoraggio inserite negli ammassi rocciosi può essere
calcolato con ben note procedure descritte in letteratura (AICAP 1993, Wyllie e Mah 2004),
includendo anche l’effetto dei chiodi in gruppo (Ferrero at Al. 1997).

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Tenendo sempre presente che si tratta di elementi passivi, per cui si lavora con i parametri
geotecnici in condizioni residue, il calcolo dei chiodi deve assumere che la porzione instabile
dell’ammasso giaccia in condizione di equilibrio limite, dove il fattore di sicurezza è pari a 1.0.
Pertanto, le forze stabilizzanti hanno lo stesso valore delle forze destabilizzanti ed è vera la
seguente equazione:

[1] forze stabilizzanti = W . sen = forze destabilizzanti


dove:
W = peso dell’ammasso roccioso instabile da consolidare
= inclinazione della superficie secondo cui può manifestarsi lo scivolamento

Utilizzando il criterio di rottura di Barton-Bandis per i giunti, l’equazione [1] può essere riscritta
per descrivere il miglioramento della stabilità (Hoek and Brown, 1981):
[2] W  sen  c  sen tan  R  W ( sen  c  cos )
con
R = contributo stabilizzate dei chiodi;
c = coefficienti sismici;
 = angolo di attrito residuo del giunto;
Assumendo tan ≈ 1 (angolo di attrito = 45°), e introducendo dei fattori di sicurezza per ridurre le
forze stabilizzanti (γRW) e incrementare le forze destabilizzanti (γDW), la condizione di stabilità
sarebbe:
[3] W· sen· (1- c) / RW + R ≥ W · DW · (sen + c · cos)
oppure:
FSslp > = FDslp

assumendo:
FDslp = (W· sen + c· cos) DW = somma delle forze destabilizzanti
FSslp = ((W· sen) (1- c)) / RW + R = somma delle forze stabilizzanti

L’equazione [3] consente di determinare la forza del chiodo che consolida una massa rocciosa
allo stato di equilibrio limite. È un'equazione conservativa ed è semplice da utilizzare in
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quanto l’unica variabile geotecnica è l'inclinazione del piano di scorrimento. I coefficienti di


sicurezza (γRW, γDW) dipendono da diversi fattori. Le caratteristiche della massa rocciosa
influenzano l’entità delle forze stabilizzanti, in modo che il loro coefficiente di sicurezza può
essere descritto come:
γRW = γTHI γWG γBH
dove
- γTHI descrive le incertezze nel determinare spessore superficiale instabile s. Il suo valore
è compreso tra 1.20, quando la stima è basata su un rilievo geomeccanico, e 1.30,
quando si basa su stima grossolana.
- γWG descrive le incertezze nella determinazione del peso unitario della massa rocciosa. Di
solito si assume uguale 1.00, ma se ci sono gravi incertezze (ad esempio quando la
densità non è omogenea, come nei flysch) può essere assunto pari 1.05.
- γBH descrive le incertezze relative al comportamento della massa rocciosa. Un’elevata
erodibilità della superficie della roccia può provocare un denudamento dei chiodi e
innescare un indebolimento dell'intero sistema. Solitamente il valore viene assunto pari
1.00, ma se ci sono condizioni ambientali gravose o la massa roccia è soggetta ad
alterazione, può essere assunto pari a 1.05.

Le condizioni esterne, in particolare la morfologia del versante, svolgono un ruolo importante


nell’entità delle forze destabilizzanti, il cui coefficiente di sicurezza è definito come:
γDW = γMO γOL
dove:
- γMO descrive le incertezze relative alla morfologia del versante. Se la scarpata è molto
accidentata, e quindi la rete di rivestimento non è in perfetta aderenza con la superficie
della parete, e i blocchi instabili possono liberamente muoversi, in questo caso dovrebbe
essere applicato un coefficiente di sicurezza di 1.30. Se la superficie del pendio è regolare,
la rete di rivestimento è in aderenza con la parete e i movimenti dei blocchi instabili sono
limitati, quindi in questo caso viene utilizzato un coefficiente di sicurezza pari a 1.10.
- γOL descrive le incertezze relative ai carichi accidentali/addizionali applicati sul sistema di
rivestimento. I carichi addizionali potrebbero essere correlati alla presenza di ghiaccio e
neve, o di vegetazione che cresce sul pendio. Di solito è assunto pari 1.00, ma se sono
previste condizioni gravose, può essere assunto pari a 1.20.

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I chiodi di rinforzo lavorano principalmente in prossimità del giunto di scorrimento, dove sono
sottoposti sia a sollecitazioni di taglio che di trazione. La forza resistente R, che viene
mobilitata in funzione della presenza della barra lungo il piano di scorrimento, è derivata
utilizzando la direttrice di lavoro massima:
 m 2  12
1  16   N e
R
[4] m2 
1  
 4 

dove:
m = cotg ( + )
= angolo tra l'asse della barra e la perpendicolare al giunti di scivolamento, uguale a
 = 90° –  – o , dove o è l’inclinazione della perforazione rispetto all’orizzontale
= dilatanza della superficie di scivolamento
Ne = resistenza della barra (in condizioni di limite elastico) = ESS adm = ESS ST / γST
ST = coefficiente di riduzione della resistenza dell’acciaio
ESS = area efficace della barra di acciaio =  / 4 ((fe - 2 fc)2- fi2)
fe = diametro esterno della barra di acciaio
fc = spessore di corrosione della corona esterna
fi = diametro minore della bara di acciaio

In accordo con il criterio di rottura di Barton – Bandis, il valore è approssimato come:

 JCS
JRC  log 
s plan 

3

i x i y  s   cos a
s plan 
i x i y
dove:
= inclinazione del piano di scorrimento più sfavorevole
plan = sforzo di trazione sul piano di scivolamento  
 L g   0 .02  JRC 0
JRC = coefficiente di rugosità del giunto = JRC 0   
 L0 
 Lg   0.03 JRC 0 
JCS 0   
 L0  19
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JCS = resistenza a compressione semplice del giunto =


JCS0 = resistenza a compressione semplice del giunto riferita alla scala del giunto campione
JRC0 = coefficiente di rugosità del giunto riferita alla scala del giunto campione
L0 = lunghezza del giunto (assunta pari a 0.1 m per mancanza di dati)
Lg = lunghezza del giunto (assunta pari alla spaziatura verticale dei chiodi di 1.0 m per
mancanza di dati).

Valutazione della lunghezza dei chiodi


Nella valutazione della lunghezza dei chiodi viene considerato quanto segue:
a) Il chiodo svolge il ruolo più importante nel consolidamento superficiale del versante. La
sua lunghezza deve essere maggiore dello spessore instabile e dovrebbe permettere l’
“immorsa mento” della barra nella porzione stabile.
b) La barra di acciaio e la malta sono esposti agli agenti atmosferici (ghiaccio, pioggia,
salinità, variazioni di temperatura, ecc.).

La lunghezza minima teorica è calcolata come segue:


Lt = Ls + Li + Lp
Assumendo:

Ls = lunghezza nella porzione stabile dall’ammasso roccioso = P / ( drill lim / gt)

Li = lunghezza nella porzione alterata = s cos  dw


LP = lunghezza del foro con fenomeni di plasticità nella parte stabile dell’ammasso roccioso,
assunta essere pari a 0.3 m.
con
drill diametro della perforazione
lim = tensione di aderenza tra malta e roccia
gt = coefficiente di sicurezza per l’aderenza tra malta e roccia
P = carico di sfilamento; più grande di:
PMesh = ((WSbar - WDbar) cos ( + o)) ix = carico di sfilamento dovuto alla rete
PRock = (FSslp – R – FDslp) cos (+ o) = carico di sfilamento dovuto all’instabilità del versante
La lunghezza del chiodo in questo modo viene definita in maniera preliminare. La lunghezza

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finale appropriata delle barre deve essere valutata durante le operazioni di perforazione e
validata da prove di sfilamento.
Dimensionamento della rete: stato limite ultimo
Alcuni blocchi secondari potrebbero scivolare tra i chiodi su un piano con inclinazione , dove 
è minore della pendenza del versante , e spingere sulla rete di rivestimento. La dimensione
massima del blocco che esercita un carico per metro lineare del rivestimento dipende dallo
spessore s e dalla spaziatura verticale iy tra due chiodi. Poiché il carico di spinta è asimmetrico
e la rete si deforma in maniera non uniforme, le forze che agiscono sul paramento sono
rappresentate con il seguente schema semplificato.
F - la forza sviluppata dai blocchi che scivolano tra i chiodi su un piano con inclinazione .
T – la forza agente sul piano del rivestimento, che si presenta quando i blocchi scivolando
spingono sul rivestimento. La forza può svilupparsi perché c’è un grande attrito tra la rete e i
blocchi, e si forma una tasca. Il rivestimento, che è considerato essere chiodato solo sulla
porzione superiore, reagisce a T mobilizzando la resistenza a trazione della rete.
M – la forza di punzonamento sviluppata dai blocchi perpendicolari al piano del rivestimento. La
forza si sviluppa in quanto ci sono diversi vincoli laterali, come la chiodatura (forte vincolo) e la
rete (vincolo più debole). L’entità di M dipende largamente dalla rigidità della rete: maggiore è
la rigidità della rete, maggiore sarà l’efficacia del rivestimento.
Nel caso della rete, lo stato limite ultimo è soddisfatto quando
Tadm - T > = 0
dove
Tadm = resistenza a trazione ammissibile della rete
La resistenza ammissibile della rete sarà:
Tadm = Tm / MH

dove
Tm = Resistenza a trazione della rete
MH = coefficiente di sicurezza per la riduzione della resistenza a trazione. Tenendo in
considerazione lo stato disomogeneo di stress agente sulla rete, il minimo coefficiente di
sicurezza sarà non inferiore a 2.0.

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Figura n.13 – Schematizzazione delle forze agenti sulla rete

Il carico T agente sulla rete dipende dalla spinta agente sulla rete che può essere calcolata
utilizzando gli stessi principi della formula [3]

M = F sen () ix = (Mbdrv – Mbstb) sen () ix


dove:
Mbdrv = (Mb sen  + c cos ) DW = forze agenti
Mbstb = (Mb sen  (1- c)) RW = forse resistenti
Mb = V  = peso della massa di roccia instabile
V = volume instabile massimo tra i chiodi che è calcolato come segue:
1 2
(Caso A): se  ≥ ( – arctan (s/iy)) e  <  V   iy  tan(  a )
2
1 s2
(Caso B): se  < ( – arctan (s/iy)) V  iy  s  
2 tan(  a )

(Caso C): se  - arctg(s/iy)) V = 0.5 s2 / tan()


Infine, se M/ix /sen () – p) < Mb sen 

allora T = M / ix / sen () – p quindi T = Mb sen 


con
p ≈ arctg (bulg / 1.5) = angolo della deformazione della rete
Zbulg = deformazione correlata al carico di punzonamento M. É direttamente misurata da dati
sperimentali di Maccaferri.

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Dimensionamento della rete: stato limite di servizio


Lo stato limite di servizio fornisce informazioni riguardanti quanto segue:
- attività di manutenzione sul rivestimento necessaria;
- rischi di denudamento degli ancoraggi;
- interferenza tra l’infrastruttura e il rivestimento del versante come conseguenza di
deformazioni eccesive.
Lo stato limite di sevizio è soddisfatto se
Bulg - Zbulg >= 0
dove
Bulg = Dmbulg /mbulg = deformazione ammissibile
Dmbulg = deformazione di progetto massima
mbulg = coefficiente di sicurezza; varia tra 1.2 (rivestimento correttamente installato su un
versante con una superficie regolare) e 2.00 (rivestimento installato non correttamente su un
versante con una morfologia irregolare).
bulg = deformazione del rivestimento derivato dai risultati dei test condotti da Maccaferri
sulla base del carico di punzonamento M.

Principali dati di input


Qui di seguito si riassumono i dati di input, utilizzati ai fini del dimensionamento della rete di
rivestimento e delle barre di ancoraggio.

I valori che verranno utilizzati per la progettazione sono i seguenti:

- Peso di volume: 27 kN/mc;


- Pendenza del pendio: 75°;
- Resistenza alla compressione semplice dei giunti (JCS): 200 MPa (valore conservativo,
considerato a favore di sicurezza);
- Rugosità (JCR): 7 (valore conservativo, considerato a favore di sicurezza);
- Inclinazione del giunto più pericoloso: sarà utilizzato il valore maggiormente gravoso,
ipotizzato a favore di sicurezza;
-
Spessore di materiale potenzialmente instabile: 1,5 m;

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- Coefficiente sismico orizzontale allo stato limite di salvaguardia della vita (kh): 0.06
Di seguito sono riportate le risultanze della verifica effettuata:

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Figura n.14 – Output di calcolo del rafforzamento corticale

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PROGETTO PANNELLI IN FUNE


Similmente a quanto eseguito per il caso del rafforzamento corticale, si riporta nel seguito il
calcolo eseguito per il progetto dell’intervento dei pannelli in fune.

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Figura n.15 – Output di calcolo dei pannelli in fune

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PROGETTO CHIODATURE – INTERVENTI PUNTUALI


Come individuato sui prospetti di progetto delle TAVV.P06 e P07, con la sovrapposizione della
carta di suscettibilità a frane da crollo, i massi instabili sono tutti oggetto di intervento, ovvero
interessati da rivestimento in geocomposito e/o pannelli in fune, oltre quelli interessati da
attività di disgaggio. La configurazione di tali blocchi, visto il tempo trascorso, dovrà essere
verificata dalla DL per l’attuazione delle opere, prevedendo eventualmente, la disposizione più
coerente alla configurazione rilevata, a seguito di pulizia e disgaggio, delle chiodature da
eseguire.
Per i blocchi instabili, ritenuti rilevanti in ragione delle dimensioni superiori a 10 mc e della
relativa ubicazione, per i quali non è stato possibile prevedere il disgaggio, il progetto delle
chiodature è stato redatto con ausilio di software dedicato.

Figura n.16 – Sovrapposizione della carta di suscettibilità a frane da crollo su prospetto di


progetto
Dunque, le chiodature sono state dimensionate in ragione delle dimensioni dei massi ed in
funzione del possibile cinematismo, che si può verificare in corrispondenza per effetto del
degrado. Di seguito si riportano tali blocchi con il relativo numero identificativo.

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Tabella n. 3 – Blocchi instabili


ID Altezza Lunghezza Larghezza Volume Quota Azione N E
3
(m) (m) (m) (m ) (m)
331 15 3 1 45 498.56 Da placcare 4470767.473 531027.26
315 2 4 1.5 12 544.77 Da placcare 4470779.223 531041.353
365 5 3 2 30 536.93 Da placcare 4470731.991 531097.612
413 6 2 1.5 18 540.29 Da placcare 4470711.981 531114.59
424 8 3 1 24 550.66 Da placcare 4470708.904 531115.826
438 7 1.5 1 10.5 531.24 Da placcare 4470730.536 531096.982
456 4 2 2 16 580.84 Da placcare 4470710.212 531165.272
389 8 2 1 16 527.92 Da placcare 4470748.48 531088.272
434 1 1 1 1 522.81 Da 4470714.388 531130.490
435 1 1 1 1 526.93 placcare/da 4470748.480 531088.272
436 1 1 1 1 522.76 disgaggiare 4470714.283 531131.403
495 0.70 2 1 1.4 536.35 4470698.032 531162.631

In particolare, gli interventi vengono progettati considerando quattro blocchi, uno/due per ogni
zona, ritenuti più significativi in termini di spessore e volume. Trattasi dei blocchi ID 331 (zona
1), ID 365 e 438 (zona 2) Il medesimo intervento, ovviamente, verrà esteso anche per i restanti.

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Figura n.17 – Report massi instabili ID: 331-365-438

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Una volta determinate le sollecitazioni agenti sul singolo chiodo, si deve tener conto della
possibilità che si verifichino i seguenti stati limite (C6.6.2):
- rottura per sfilamento della fondazione;
- rottura dell’armatura.
Lo stato limite ultimo che chiama in causa la resistenza del terreno è quello relativo allo
sfilamento della fondazione dell’ancoraggio per il raggiungimento della resistenza al contatto fra
bulbo e terreno. Inoltre, si deve verificare che la resistenza di progetto allo snervamento della
barra sia sempre maggiore del valore massimo sollecitante.

Blocco ID 331
Sulla scorta di quanto ottenuto dalla back analysis (vedi Analisi di stabilità ante e post operam)
in termini di parametri geotecnici per il blocco in esame, si procede con il determinare la
sollecitazione massima di trazione agente sul singolo chiodo con l’ausilio del software MIDAS GTS
NX. Tale sollecitazione si ottiene analizzando direttamente la condizione più gravosa, ossia la
condizione in cui sussiste l’azione sismica.
Le verifiche alla SLU per un sistema di ancoraggio si effettuano con riferimento alla
combinazione A1+M1+R3 (Cap. 6.6.2 – NTC 2018), ossia ponendo pari a 1 i coefficienti parziali
sulle azioni e sui parametri geotecnici e impiegando le resistenze di progetto con i coefficienti
parziali indicati nel Cap. 7 delle NTC 2018 oppure nel Cap. 6 laddove non espressamente
specificato (Par. 7.11.1). Nella fattispecie, la resistenza deve essere ridotta da un coefficiente
γR pari ad 1.2 (Tab. 6.6.I) in quanto si tratta di ancoraggi permanenti.
L’azione sismica è stata valutata mediante il metodo pseudo-statico in cui tale azione è
rappresentata da una forza statica equivalente, costante nello spazio e nel tempo, proporzionale
al peso W del volume di terreno potenzialmente instabile. Nelle verifiche allo SLU, le
componenti orizzontale e verticale di tale forza possono esprimersi come Fh = kh W ed FV = kv
W, con kh e kv rispettivamente pari ai coefficienti sismici orizzontale e verticale:
kh = βs amax/g = 0.15
kv = ± 0.5 kh = ± 0.075
con
βs = coefficiente di riduzione dell’accelerazione massima attesa al sito = 0.60 (Callisto e
Rampello)
amax = accelerazione massima attesa al sito = ag Ss St =1.45•1.20•1.40 = 2.438 m/s2
g = accelerazione di gravità
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Per quanto riguarda il coefficiente di riduzione dell’accelerazione massima attesa al sito (βs), le
NTC 18 danno informazione sul valore unicamente per le verifiche di stabilità dei pendii. Ad
esempio, in suoli di tipo A, indicano un coefficiente βs = 0.27, valore che dipende unicamente
dalla tipologia di suolo e dall’accelerazione di riferimento.
Studi recentemente svolti in Italia nell’ambito di un progetto di ricerca finanziato dal Consorzio
Reluis sui “Metodi innovativi per la progettazione di opere e la valutazione della stabilità dei
pendii”, hanno evidenziato - ai fini dell’adozione del metodo pseudostatico - la necessità di una
relazione tra gli spostamenti permanenti ritenuti ammissibili per il pendio in esame ed il
coefficiente sismico βs. In particolare il valore βs proposto dalle NTC18 corrisponde a valori degli
spostamenti permanenti della massa instabile dell’ordine di 15 - 20 cm (v. Rampello e Callisto
(2008): Stabilità dei pendii in condizioni sismiche, in MIR 2008, Patron, Bologna; v. Rampello e
Silvestri (2009): Force-based pseudo-static methods vs. displacement based methods for slope
stability analysis, in Eurocode 8 - Perspectives from the Italian Standpoint Workshop, Napoli, E.
Cosenza ed.). Per gli scavi armati in oggetto, tali valori di spostamento sono ritenuti
inaccettabili sia nei confronti delle opere e dei manufatti ubicati in prossimità delle scarpate,
sia nei confronti del comportamento degli stessi ancoraggi passivi che consolidano i versanti;
questi ultimi elementi strutturali, in particolare, possono verosimilmente manifestare un
comportamento di tipo fragile ed esibire una significativa riduzione della resistenza al crescere
degli spostamenti.
Pertanto, in mancanza di indicazioni specifiche dalla Normativa vigente e al fine di garantire
un’adeguata prestazione dell’intero sistema, si è valutato il coefficiente βs a partire dalla
relazione proposta da Rampello e Callisto (2008):

 dy 
ln  
B
s   2 
A
Dove:
dy = spostamento permanente massimo ammissibile, pari a 1 cm
A, B2 = coefficienti numerici fissati sulla base di un’equivalenza con i risultati ottenuti da
un’applicazione parametrica del metodo degli spostamenti.
Nel caso in esame dy è posto pari ad 1 cm, i coefficienti A e B2 con accelerazione ag compresa
tra 0.1 e 0.2g valgono rispettivamente -7.48 e 0.91, da cui si ricava:
 s  0.60

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LA SP 342 NEL COMUNE DI SACCO (SA)
STRALCIO 1

EDP1_TAV.P1 – RELAZIONE DI CALCOLO INTERVENTI DI MESSA IN


SICUREZZA DEI VERSANTI

La back analysis (vedi TAV.G3) ha restituito, per tale blocco, i seguenti parametri geotecnici:
- Angolo di resistenza al taglio: 30°
- Coesione drenata: 18 kPa
Nel restante tratto si assumono i parametri geotecniche indicati nella sezione geologico –
geotecnica (Unità UG1a).
Una volta creato il modello geometrico, ai vari strati di terreno presenti devono essere
assegnate le rispettive proprietà meccaniche. Nella fattispecie come modello costitutivo,
essendo l’analisi condotta in condizioni drenate, si è utilizzato il criterio elasto-plastico perfetto
alla Mohr-Coulomb. Di seguito si è provveduto a generare la mesh di calcolo, costituita da
elementi finiti e definita in modo tale da evitare che i risultati delle analisi risultano influenzati
dalle condizioni di vincolo al contorno. In particolare, il terreno viene modellato come elemento
bidimensionale (plane strain). Per quanto riguarda le condizioni di vincolo applicate, esse sono
definite come “Constraint auto” all’interno del programma e sono composti essenzialmente da
un doppio vincolo allo spostamento al contorno inferiore e spostamento orizzontale impedito
alle posizioni laterali. I chiodi sono stati modellati come elemento beam (1D) mentre il
materiale, ossia l’acciaio, viene modellato considerando un legame elastico lineare. Tale legame
rappresenta la legge di Hooke dell’elasticità isotropa lineare e richiede due parametri di
rigidezza elastici, ossia, il modulo di Young E, ed il coefficiente di Poisson ν, pari a E=210000
MPa e ν=0.3.
Il modello di calcolo è il seguente:

Figura n.18 – Modello di calcolo

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ATI

INTERVENTI DI MITIGAZIONE DEL RISCHIO CROLLI LUNGO


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STRALCIO 1

EDP1_TAV.P1 – RELAZIONE DI CALCOLO INTERVENTI DI MESSA IN


SICUREZZA DEI VERSANTI

Le caratteristiche geometriche del blocco sono desunte dal report dei massi instabili e dalle
sezioni geologico-geotecniche.
L’analisi è stata condotta per fasi (Costruction Stage). Tali fasi sono di seguito elencate:
• FASE 0: Determinazione dello stato tensionale inziale
• FASE 1: Posizionamento chiodi
• FASE 2: Inserimento componenti orizzontale e verticale verso il basso del sisma
• FASE 3: Inserimento componenti orizzontale e verticale verso l’alto del sisma
Si precisa che la FASE 3 è in prosecuzione della F ASE 1.
Di seguito si riportano gli output di calcolo ottenuti per la condizione più gravosa, ossia quando
la componente del sisma è verso il basso.

Figura n.19 –Sollecitazioni_Sisma -_INCR=1 (LOAD=1.000)_Beam Element Forces_AXIAL


FORCE_Current.png

Dai risultati si evince che la maggiore sollecitazione interna è pari a: 108 kN/m.
Essendo i chiodi posti ad interesse, orizzontale e verticale, di 3.00 m si ottiene:
T = 324 kN
Il valore caratteristico Rak si può determinare (Cap. 6.6.2 – NTC 2018):
a) dai risultati di prove di progetto su ancoraggi di prova;
b) con metodi analitici
Nel caso b) il valore della resistenza caratteristica deve essere ridotta da un coefficiente ξa4 pari
a 1.80 (massima riduzione).
La verifica a sfilamento prevede che:
Ed ≤ Rad
con
Ed = massima sollecitazione di progetto = 324 kN
∙ ∙ ∙ . ∙( . )∙ . ∙
Rad = resistenza di progetto = = = 460 kN
∙ . ∙ .

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SICUREZZA DEI VERSANTI

dove:
D = 1.2 dp = 1.2 (0.08 m) = 0.096 m
L = lunghezza della fondazione = 3.30 m
τ =tensione di aderenza di una roccia calcarea =1000 kPa (valore minimo/Littlejohn -1970)
Essendo la massima sollecitazione di progetto inferiore alla resistenza di progetto, la verifica a
sfilamento risulta soddisfatta.
Per quanto riguarda la verifica a rottura della barra, bisogna soddisfare la seguente
disuguaglianza:
Td ≤ Tad
con
Td = massima sollecitazione di progetto = 324 kN
∙ ( . )∙
Tad = resistenza di progetto = = = 350 kN
∙ . ∙ .
dove
As = area singola barra = 0.00055 m
fyk = tensione di snervamento = 950000 kN/m2
Essendo la resistenza di progetto maggiore della massima sollecitazione di progetto, la verifica a
snervamento dell’armatura risulta soddisfatta.

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SICUREZZA DEI VERSANTI

Blocco ID 365-438
Sulla scorta di quanto ottenuto dalla back analysis (vedi Analisi di stabilità ante e post operam)
in termini di parametri geotecnici per il blocco in esame, si procede con il determinare la
sollecitazione massima di trazione agente sul singolo chiodo con l’ausilio del software MIDAS GTS
NX. Tale sollecitazione si ottiene analizzando direttamente la condizione più gravosa, ossia la
condizione in cui sussiste l’azione sismica.
Le verifiche alla SLU per un sistema di ancoraggio si effettuano con riferimento alla
combinazione A1+M1+R3 (Cap. 6.6.2 – NTC 2018), ossia ponendo pari a 1 i coefficienti parziali
sulle azioni e sui parametri geotecnici e impiegando le resistenze di progetto con i coefficienti
parziali indicati nel Cap. 7 delle NTC 2018 oppure nel Cap. 6 laddove non espressamente
specificato (Par. 7.11.1). Nella fattispecie, la resistenza deve essere ridotta da un coefficiente
γR pari ad 1.2 (Tab. 6.6.I) in quanto si tratta di ancoraggi permanenti.
L’azione sismica è stata valutata mediante il metodo pseudo-statico in cui tale azione è
rappresentata da una forza statica equivalente, costante nello spazio e nel tempo, proporzionale
al peso W del volume di terreno potenzialmente instabile. Nelle verifiche allo SLU, le
componenti orizzontale e verticale di tale forza possono esprimersi come Fh = kh W ed FV = kv
W, con kh e kv rispettivamente pari ai coefficienti sismici orizzontale e verticale:
kh = βs amax/g = 0.15
kv = ± 0.5 kh = ± 0.075
con
βs = coefficiente di riduzione dell’accelerazione massima attesa al sito = 0.60 (Callisto e
Rampello)
amax = accelerazione massima attesa al sito = ag Ss St =1.45•1.20•1.40 = 2.438 m/s2
g = accelerazione di gravità
Per quanto riguarda il coefficiente di riduzione dell’accelerazione massima attesa al sito (βs), le
NTC 18 danno informazione sul valore unicamente per le verifiche di stabilità dei pendii. Ad
esempio, in suoli di tipo A, indicano un coefficiente βs = 0.27, valore che dipende unicamente
dalla tipologia di suolo e dall’accelerazione di riferimento.
Studi recentemente svolti in Italia nell’ambito di un progetto di ricerca finanziato dal Consorzio
Reluis sui “Metodi innovativi per la progettazione di opere e la valutazione della stabilità dei
pendii”, hanno evidenziato - ai fini dell’adozione del metodo pseudostatico - la necessità di una
relazione tra gli spostamenti permanenti ritenuti ammissibili per il pendio in esame ed il
coefficiente sismico βs. In particolare il valore βs proposto dalle NTC18 corrisponde a valori degli

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SICUREZZA DEI VERSANTI

spostamenti permanenti della massa instabile dell’ordine di 15 - 20 cm (v. Rampello e Callisto


(2008): Stabilità dei pendii in condizioni sismiche, in MIR 2008, Patron, Bologna; v. Rampello e
Silvestri (2009): Force-based pseudo-static methods vs. displacement based methods for slope
stability analysis, in Eurocode 8 - Perspectives from the Italian Standpoint Workshop, Napoli, E.
Cosenza ed.).
Per gli scavi armati in oggetto, tali valori di spostamento sono ritenuti inaccettabili sia nei
confronti delle opere e dei manufatti ubicati in prossimità delle scarpate, sia nei confronti del
comportamento degli stessi ancoraggi passivi che consolidano i versanti; questi ultimi elementi
strutturali, in particolare, possono verosimilmente manifestare un comportamento di tipo fragile
ed esibire una significativa riduzione della resistenza al crescere degli spostamenti. Pertanto, in
mancanza di indicazioni specifiche dalla Normativa vigente e al fine di garantire un’adeguata
prestazione dell’intero sistema, si è valutato il coefficiente βs a partire dalla relazione proposta
da Rampello e Callisto (2008):

 dy 
ln  
B
s   2 
A
Dove:
dy = spostamento permanente massimo ammissibile, pari a 1 cm
A, B2 = coefficienti numerici fissati sulla base di un’equivalenza con i risultati ottenuti da
un’applicazione parametrica del metodo degli spostamenti.
Nel caso in esame dy è posto pari ad 1 cm, i coefficienti A e B2 con accelerazione ag compresa
tra 0.1 e 0.2g valgono rispettivamente -7.48 e 0.91, da cui si ricava:
 s  0.60
La back analysis (vedi TAV.G3) ha restituito, per tale blocco, i seguenti parametri geotecnici:
- Angolo di resistenza al taglio: 25°
- Coesione drenata: 7 kPa
Nel restante tratto si assumono i parametri geotecniche indicati nella sezione geologico –
geotecnica (Unità UG1a).
Una volta creato il modello geometrico, ai vari strati di terreno presenti devono essere
assegnate le rispettive proprietà meccaniche. Nella fattispecie come modello costitutivo,
essendo l’analisi condotta in condizioni drenate, si è utilizzato il criterio elasto-plastico perfetto
alla Mohr-Coulomb.

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LA SP 342 NEL COMUNE DI SACCO (SA)
STRALCIO 1

EDP1_TAV.P1 – RELAZIONE DI CALCOLO INTERVENTI DI MESSA IN


SICUREZZA DEI VERSANTI

Di seguito si è provveduto a generare la mesh di calcolo, costituita da elementi finiti e definita


in modo tale da evitare che i risultati delle analisi risultano influenzati dalle condizioni di
vincolo al contorno. In particolare, il terreno viene modellato come elemento bidimensionale
(plane strain). Per quanto riguarda le condizioni di vincolo applicate, esse sono definite come
“Constraint auto” all’interno del programma e sono composti essenzialmente da un doppio
vincolo allo spostamento al contorno inferiore e spostamento orizzontale impedito alle posizioni
laterali. I chiodi sono stati modellati come elemento beam (1D) mentre il materiale, ossia
l’acciaio, viene modellato considerando un legame elastico lineare. Tale legame rappresenta la
legge di Hooke dell’elasticità isotropa lineare e richiede due parametri di rigidezza elastici,
ossia, il modulo di Young E, ed il coefficiente di Poisson ν, pari a E=210000 MPa e ν=0.3.
Il modello di calcolo è il seguente:

Figura n.20 – Modello di calcolo

Le caratteristiche geometriche del blocco sono desunte dal report dei massi instabili e dalle
sezioni geologico-geotecniche.
L’analisi è stata condotta per fasi (Costruction Stage). Tali fasi sono di seguito elencate:
• FASE 0: Determinazione dello stato tensionale inziale
• FASE 1: Posizionamento chiodi
• FASE 2: Inserimento componenti orizzontale e verticale verso il basso del sisma
• FASE 3: Inserimento componenti orizzontale e verticale verso l’alto del sisma
Si precisa che la FASE 3 è in prosecuzione della F ASE 1.
Di seguito si riportano gli output di calcolo ottenuti per la condizione più gravosa, ossia quando
la componente del sisma è verso il basso.

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INTERVENTI DI MITIGAZIONE DEL RISCHIO CROLLI LUNGO


LA SP 342 NEL COMUNE DI SACCO (SA)
STRALCIO 1

EDP1_TAV.P1 – RELAZIONE DI CALCOLO INTERVENTI DI MESSA IN


SICUREZZA DEI VERSANTI

Figura n.21 - Sollecitazioni_Sisma -_INCR=25 (LOAD=1.000)_Beam Element Forces_AXIAL


FORCE_Current.png

Dai risultati si evince che la maggiore sollecitazione interna è pari a: 71 kN/m. Essendo i chiodi
posti ad interesse, orizzontale e verticale, di 3.00 m si ottiene:
T = 213 kN
Il valore caratteristico Rak si può determinare (Cap. 6.6.2 – NTC 2018):
c) dai risultati di prove di progetto su ancoraggi di prova;
d) con metodi analitici
Nel caso b) il valore della resistenza caratteristica deve essere ridotta da un coefficiente ξa4 pari
a 1.80 (massima riduzione).
La verifica a sfilamento prevede che:
Ed ≤ Rad
con
Ed = massima sollecitazione di progetto = 213 kN
∙ ∙ ∙ . ∙( . )∙ . ∙
Rad = resistenza di progetto = = = 837 kN
∙ . ∙ .
dove
D = 1.2 dp = 1.2 (0.08 m) = 0.096 m
L = lunghezza della fondazione = 6.00 m
τ =tensione di aderenza di una roccia calcarea =1000 kPa (valore minimo/Littlejohn -1970)
Essendo la massima sollecitazione di progetto inferiore alla resistenza di progetto, la verifica a
sfilamento risulta soddisfatta.

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INTERVENTI DI MITIGAZIONE DEL RISCHIO CROLLI LUNGO


LA SP 342 NEL COMUNE DI SACCO (SA)
STRALCIO 1

EDP1_TAV.P1 – RELAZIONE DI CALCOLO INTERVENTI DI MESSA IN


SICUREZZA DEI VERSANTI

Per quanto riguarda la verifica a rottura della barra, bisogna soddisfare la seguente
disuguaglianza:
Td ≤ Tad
con
Td = massima sollecitazione di progetto = 213 kN
∙ ( . )∙
Tad = resistenza di progetto = = = 350 kN
∙ . ∙ .
dove
As = area singola barra = 0.00055 m
fyk = tensione di snervamento = 950000 kN/m2
Essendo la resistenza di progetto maggiore della massima sollecitazione di progetto, la verifica a
snervamento dell’armatura risulta soddisfatta.

CONCLUSIONI
In conclusione, si ritiene opportuno evidenziare che con gli interventi sopra descritti,
unitamente agli ulteriori interventi descritti nelle relazioni specifiche, si potrà ridurre
sensibilmente il rischio alle persone e/o cose nell’area di intervento. Tuttavia, non si può
ritenere “nulla” la condizione di rischio, sia per la potenzialità di situazioni di pericolo
“imprevedibili” (in quanto al momento “non visibili”), sia per la naturale evoluzione dei versanti
che può, nel tempo, rendere in equilibrio instabile singoli elementi lapidei e/o aree estese
attualmente in condizioni di equilibrio.

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