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GUIDA TECNICA CASSERO

IN EPS

ISOBLOK
PARTE 1a

Relazione tecnico – strutturale pareti


bordo vasca con elementi ISOBLOK
PARTE 2a

Linee guida per il dimensionamento


strutturale
PARTE 3a

Linee guida per la corretta messa in


opera: blocchi, armatura e getto

Aggiornamento 2010 Rev.00 – 01-01-2010

Ufficio tecnico CPA srl


Redazione
Consulente Dott. Ing. Gabriele Aimar
Strada S.Rosalia 1 – 12038 Savigliano (CN)
gabriele.aimar@gmail.com – cell: 366/6024378
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SOMMARIO
1. RELAZIONE TECNICO – STRUTTURALE PARETI BORDO VASCA CON
ELEMENTI ISOBLOK 4

1.1 DESCRIZIONE DEL PRODOTTO 4


1.1.1 MATERIALE 4
1.1.2 DIMENSIONI E TAGLI 6
1.1.3 APPLICAZIONE COME CASSERO A PERDERE 7
1.1.4 VANTAGGI ENORMI E RISCONTRABILI 8
1.2 LE NUOVE NORME TECNICHE PER LE COSTRUZIONI 9
1.2.1 VITA NOMINALE E CLASSI D’USO 9
1.2.2 LA PROGETTAZIONE STRUTTURALE AGLI STATI LIMITE 10
1.2.3 L’ITALIA È ZONA SISMICA 11
1.3 PARETE SOTTILE DEBOLMENTE ARMATA [ NTC ’08 ] 14
1.3.1 PASSAGGIO DA PARETE MISTA A SETTO IN C.A. 14
1.3.2 L’ARMATURA…DOVE, COME E PERCHÉ! 17
1.3.3 IL CALCESTRUZZO…QUALITÀ E DURABILITÀ 18
1.4 COMPORTAMENTO STRUTTURALE 20
1.4.1 CARICHI STATICI 20
1.4.2 CARICHI DINAMICI 20

2. LINEE GUIDA PER IL DIMENSIONAMENTO STRUTTURALE 25

2.1 CLASSE DI ESPOSIZIONE AMBIENTALE SECONDO EN 206-1 25


2.2 L’ORGANISMO STRUTTURALE 26
2.2.1 FONDAZIONI 26
2.2.2 STRUTTURE IN ELEVAZIONE 27
2.3 MODELLO DI CALCOLO E CONDIZIONI DI VINCOLO 28
2.4 ANALISI DEI CARICHI 32
2.5 CONDIZIONI DI CARICO 32
2.5.1 VASCA INTERRATA VUOTA 32

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2.5.2 VASCA INTERRATA PIENA 33


2.5.3 VASCA ESTRADOSSATA PIENA 33
2.5.4 VASCA ESTRADOSSATA VUOTA 33
2.6 VERIFICHE ALLO STATO LIMITE ULTIMO 34
2.7 VERIFICHE ALLO STATO LIMITE DI ESERCIZIO 34

3. LINEE GUIDA PER LA CORRETTA MESSA IN OPERA: BLOCCHI, ARMATURA


E GETTO 37

3.1 ELEMENTI ISOBLOK 37


3.1.1 STOCCAGGIO IN CANTIERE 37
3.1.2 CORRETTA POSA IN OPERA 37
3.1.3 GIUNTI TRA ELEMENTI 39
3.2 ARMATURA 39
3.2.1 ARMATURA FONDAZIONE 39
3.2.2 FERRI DI RIPRESA 40
3.2.3 ARMATURA PARETE BORDO VASCA 41
3.2.4 PEZZI SPECIALI ED ARMATURA DI CORREDO 42
3.3 CALCESTRUZZO 44
3.3.1 PRESCRIZIONI E PRESTAZIONI 44
3.3.2 PROPOSTA MATERIALI STRUTTURALI 45

L’edizione 2010 della Relazione Tecnico Strutturale edita dall’ Ufficio Tecnico di CPA
– ACQUAFORM contiene in se diverse revisioni della precedente scrittura, resesi
indispensabili con l’entrata in vigore del D.M. 14 gennaio 2008. Aggiornata in ogni
sua parte, essa vuole essere un valido supporto tecnico alla fornitura e realizzazione
delle piscine. Non si tratta di uno strumento progettuale completo ne tanto meno lo
sostituisce in quanto obbligatorio per legge.

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1. RELAZIONE TECNICO – STRUTTURALE PARETI


BORDO VASCA CON ELEMENTI ISOBLOK

1.1 Descrizione del prodotto

1.1.1 Materiale
Gli elementi ISOBLOK sono realizzati in EPS, ovvero polistirene espanso sinterizzato,
mediante un procedimento industrializzato che garantisce all’elemento omogeneità di
materiale e di dimensioni, caratteristiche fondamentali per le applicazioni che tale
prodotto trova sul mercato.

Fig.1.1 Elemento isoblok rettilineo.

La forza del prodotto sta nel rapporto resistenza/peso.

Il polistirene espanso sinterizzato ha generalmente massa volumica compresa fra 10


e 40 Kg/m3, ed è quindi mediamente costituito dal 98% di aria e solo dal 2% di
materiale strutturale di puro idrocarburo. Oltre al vapore acqueo, per la produzione
del polistirene espanso viene usato solo il pentano, che al termine del processo di
espansione evapora.

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Non vengono usati, nè mai sono stati usati, i clorofluorocarburi -CFC- dannosi per la
fascia di ozono che circonda la nostra atmosfera. Ne discende quindi come il peso di
ogni singolo elemento è davvero irrisorio. Non è però così per la rigidezza ( ed
indirettamente la resistenza) . Infatti, le nervature ricavate all’interno offrono un’ottima
rigidezza e compattezza del prodotto. Ciò permette maneggevolezza e rapidità di
posa e basso rischio di danneggiamento e svergolamento degli elementi.

Fig.1.2 Nervature interne - Elemento isoblok rettilineo.

Fig.1.3 Nodo interno - Elemento isoblok rettilineo.

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1.1.2 Dimensioni e tagli


Attualmente l’azienda dispone dei seguenti elementi ISOBLOK:

- ELEMENTO RETTILINEO 1250 X 250 X 300 mm


- ELEMENTO RETTILINEO 1250 X 250 X 275 mm
- ELEMENTO CURVABILE ρ ≥ 1500 mm

Come è palese intuire, piscine con bordo vasca rettilineo sono facilmente
componibili, a maggior ragione se le dimensioni dei setti sono multipli di 1250 mm.
Ciò comporta oltre che un notevole risparmio di tempo, una maggiore omogeneità
della parete con blocchi tutti perfettamente incastrati tra loro.

L’assemblaggio degli elementi è eseguito attraverso giunti maschio/femmina


opportunamente ricavati sia sulle pareti orizzontali che su quelle verticali. Nel primo
caso ne discende una maggior stabilità dell’elemento alle azioni orizzontali, mentre le
prominenze verticali permettono al cassero di lavorare correttamente alle azioni di
taglio sia in fase di getto che di maturazione del conglomerato cementizio.

All’interno è stata ricavata una sezione ad H con passo 250 mm che consente al
calcestruzzo di scorrere all’interno del cassero e tra le barre di armatura creando un
reticolo in calcestruzzo armato composto da montanti con passo 250 mm e traversi
con passo 300 mm nel caso di ELEMENTO RETTILINEO 1250 X 250 X 300 mm e
passo 275 mm nel caso di ELEMENTO RETTILINEO 1250 X 250 X 275 mm. Col
cassero curvo il reticolo non subisce alcuna variazione dimensionale e viene
proiettato su una superficie curva che può essere concava oppure convessa. In
questi ultimi due casi la rigidezza della struttura subisce un notevole aumento per
effetto forma.

Le facce laterali parallele al lato lungo sono perfettamente lisce al fine di permettere
una perfetta aderenza del telo impermeabile, che viene successivamente posato.

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1.1.3 Applicazione come cassero a perdere


Le pareti bordo vasca vengono realizzate utilizzando gli elementi ISOBLOK come
cassero atto a contenere il calcestruzzo in fase di getto. Infatti, a maturazione
avvenuta, esse non svolgono più alcuna funzione statica essendo di gran lunga
meno rigide e comunque non collegato al conglomerato.

Detto ciò è bene ricordare che le pareti bordo vasca realizzate col metodo qui
proposto sfruttano gli elementi ISOBLOK come cassero a perdere e l’organismo
strutturale è a tutti gli effetti una struttura in calcestruzzo armato.

La scelta di utilizzare un cassero a perdere deriva principalmente dalle tempistiche


sempre più ridotte che oggigiorno si hanno; infatti non occorre più attendere i
classici 28 giorni per la maturazione del calcestruzzo prima di procedere con le
operazioni di disarmo.

Non meno importante è l’aspetto della pulizia del cantiere e delle attrezzature da
utilizzare. Con la scelta del cassero a perdere si può dire che gli attrezzi necessari si
riducono a poche unità, con costi di gestione altamente ridotti e rischi per gli
operatori nettamente inferiori.

Infine, l’utilizzo del cassero a perdere in EPS costituisce una coibentazione per il
calcestruzzo che all’interno del cassero, maturando, produce calore di idratazione.
Un buon isolamento permette di ridurre al minimo il gradiente termico tra il cuore
della parete e l’esterno e riducendo così la fessurazione di origine termica.

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1.1.4 Vantaggi enormi e riscontrabili


Presentato il prodotto sotto l’aspetto tecnico, è bene richiamare ora i principali punti
che ne contraddistinguono l’uso.

“LEGGEREZZA - MANEGGEVOLEZZA – MODULARITÀ”

Il cassero ISOBLOK consente la realizzazione di pareti in calcestruzzo armato in


totale sicurezza, senza correre rischi che compromettano la salute degli operatori. I
carichi trasmessi alla fondazione sono piuttosto contenuti e ciò comporta la
possibilità di contenere le dimensioni e l’armatura della stessa. Meno materiale non
significa minor resistenza, bensì un miglior utilizzo delle sue proprietà meccaniche.

Le piscine bordo vasca realizzate con elementi ISOBLOK sono facili e veloci da
realizzare, economiche perché riducono i tempi, la manodopera e l’attrezzatura.

La standardizzazione delle misure consente di fare riferimento a pochi elementi


costruttivi e nel contempo, se combinati correttamente, di realizzare un’infinità di
forme e disegni.

L’offerta di C.P.A. s.r.l. è all’avanguardia sotto questo aspetto perché sfrutta


l’economicità e le tempistiche nel rispetto delle disposizioni in materia di sicurezza nei
luoghi di lavoro.

“VELOCITA’ DI ESECUZIONE – ECONOMICITA’”

Con gli elementi ISOBLOK è possibile realizzare piscine sino ad una profondità di 2100 mm
in un tempo decisamente contenuto. Il cassero a perdere è facilmente componibile per via
della sua leggerezza, resiste efficacemente alle azioni indotte dalle operazioni di getto e
costituisce un’ottima superficie su cui posare il telo impermeabile.

Paragonando queste operazioni ad una vasca gettata in opera occorrerebbe tenere in conto
del tempo di maturazione del calcestruzzo prima del disarmo, delle operazioni di revisione e
rasatura della parete grezza in calcestruzzo nonché di tutta l’attrezzatura necessaria a
realizzare il cassero per il contenimento del getto. A conti fatti, le pareti bordo vasca con
elementi ISOBLOK, vantano una riduzione di più del 50% sulle tempistiche d’intervento e la
totale eliminazione di tavole, pannelli, distanziali e quant’altro di necessario a realizzare una
parete in calcestruzzo armato.

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1.2 Le nuove Norme Tecniche per le Costruzioni

1.2.1 Vita Nominale e classi d’uso


Secondo le NTC, “ La vita nominale di un’opera strutturale VN è intesa come il numero
di anni nel quale la struttura, purché soggetta alla manutenzione ordinaria, deve poter
essere usata per lo scopo al quale è destinata.”

TIPI DI COSTRUZIONE VN
Opere provvisorie - Opere provvisionali - Strutture in fase costruttiva ≤ 10 anni
Opere ordinarie, opere di importanza normale ≥ 50 anni
Grandi opere, opere di importanza strategica ≥ 100 anni
Tab 1.2.1 Vita nominale delle opere

Per quanto riguarda la classe d’uso le Norme tecniche per le Costruzioni prevedono
quattro diverse classi in funzione della destinazione d’uso dell’edificio. La
classificazione è in ordine crescente dall’edificio meno importante in classe d’uso I a
quello strategico che richiede la più alta attenzione, posto in classe d’uso IV.
Quanto sopra presentato, oltre ad essere un utile modo per classificare l’edificio che
ci si accinge a progettare, è di particolare utilità per calcolare il periodo di riferimento
VR nel momento in cui si debba valutare l’azione sismica sula costruzione. Infatti:
VR = VN · Cu (1.3)
A tal proposito si ritiene interessante riportare una tabella di calcolo del periodo di
riferimento VR, tenendo presente che se VR < 35 anni, si assume comunque VR = 35
anni .

CLASSE D’USO I II III IV

Cu 0,7 1 1,5 2

10 35 35 35 35

50 35 50 75 100
VR
vN

100 70 100 150 200

Tab 1.2 Periodo di riferimento VR

Per strutture con vita nominale di 10 anni, qualsiasi sia la classe d’uso, il periodo di
riferimento viene preso pari a 35 anni. Le NTC precisano però che, in zona sismica,

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se l’edificio in esame presenta una vita nominale inferiore ai due anni, allora è
possibile soprassedere alle verifiche strutturali.

1.2.2 La Progettazione strutturale agli Stati Limite


La progettazione strutturale odierna si basa sul metodo di calcolo semiprobabilistico
agli Stati Limite. Secondo il D.M. 14 Gennaio 2008 ( in seguito chiamato Norme
tecniche per le costruzioni NTC ) “si definisce Stato limite la condizione superata la
quale l’opera non soddisfa più le esigenze per le quali è stata progettata”.

Le Norme Tecniche per le Costruzioni, armonizzate con gli Eurocodici, propongono NT


due tipi di Stati Limite che, in via del tutto semplicistica, monitorizzano la struttura in
due momenti diversi della sua vita; uno stato limite comune per tutti i giorni è
chiamato Stato Limite di Esercizio ( abbreviato SLE ) mentre un secondo più raro e
decisamente più importante è chiamato Stato Limite Ultimo ( abbreviato SLU ).

L’ obbiettivo principale che il progettista strutturale deve perseguire è che le opere


devono poter possedere i seguenti requisiti:

- Sicurezza nei confronti di stati limite ultimi:


ovvero la capacità di evitare crolli e dissesti gravi che possono compromettere
l’incolumità delle persone. Il superamento di uno SLU ha carattere irreversibile.
- Sicurezza nei confronti di stati limite di esercizio:
ovvero la capacità di garantire le prestazioni previste per le condizioni di esercizio. Il
superamento di uno SLE può avere carattere reversibile o irreversibile.
- Robustezza nei confronti di azioni eccezionali:
ovvero la capacità di evitare danni sproporzionati rispetto all’importanza delle cause
innescanti, quali ad esempio gli incendi, le esplosioni, gli urti, ecc..

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1.2.3 L’Italia è zona sismica


Le NTC prevedono una nuova classificazione sismica del nostro Paese. La prima
grossa novità è che tutta l’Italia è divenuta zona sismica. Il territorio nazionale è stato
suddiviso in quattro zone a pericolosità sismica decrescente. Il progettista dispone
inoltre di un reticolo a maglia piuttosto fitta dove andare a prendere i valori
fondamentali per poter eseguire un’analisi modale. Si dispone inoltre di un foglio
elettronico, messo a punto dal Servizio Tecnico Centrale, che fornisce gli spettri di
risposta rappresentativi delle componenti (orizzontali e verticale) delle azioni sismiche
di progetto per il generico sito del territorio nazionale.

Fig.1.4 INTRO - Spettri ver. 1.0.3.

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Fig.1.5 FASE 1 - Spettri ver. 1.0.3.

Fig.1.6 FASE 2 - Spettri ver. 1.0.3.

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Fig.1.7 FASE 3 - Spettri ver. 1.0.3

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1.3 Parete sottile debolmente armata [ NTC ’08 ]

1.3.1 Passaggio da parete mista a setto in c.a.


Sezionando trasversalmente la parete bordo vasca nella zona del montante si
osserva un sandwich costituito da due pareti in EPS dello spessore di 42,5 mm ed un
cuore di calcestruzzo di spessore pari ai rimanenti 165 mm. Ad esempio nel caso di
piscina interrata, la situazione è la seguente:

ISOBLOK

Fig. 1.8 Sezione trasversale su nervatura.

NOTA: 1;2;3;4,5 sono i ferri d’armatura che il progettista deve individuare nel
dimensionamento strutturale.

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Nella zona tra un montante e l’altro, l’elemento ISOBLOK presenta un collegamento


tra le due pareti esterne riducendo così lo spessore di calcestruzzo e dando vita ad
una sezione a forma di H.

PARETE ISOBLOK GETTATA

ISOBLOK

Fig. 1.9 Sezione trasversale su ISOBLOK.

Detto questo è palese intuire come ci sia una variazione a livello locale dello spessore
di calcestruzzo che costituisce il setto portante. La dimensione è compresa tra il
minimo valore pari a 120 mm nella sezione ad H, ed il massimo valore pari a 165
mm nella sezione trasversale del montante. Ai fini dello studio del comportamento
strutturale della parete bordo vasca è bene passare al setto equivalente in
calcestruzzo armato sotto le seguenti due ipotesi:

- i traversi forniscono comportamento bidimensionale all’organismo strutturale;


- lo scasso presente alle estremità e l’armatura corrente forniscono continuità tra i
casseri ISOBLOK.

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In virtù di quanto detto è possibile calcolare lo spessore del setto equivalente da


utilizzare nel dimensionamento strutturale operando come segue:

5 montanti 165 x 165 mm = 1 setto 125 x S mm

PARETE ISOBLOK GETTATA

Fig. 1.10 Equivalenza tra elemento isoblok e nuovo setto in c.a.

essendo S lo spessore del setto equivalente si ottiene

s = ( 5 x 165 x 165 ) / 125 = 109 mm

Nelle verifiche strutturali sia a Stato Limite Ultimo che a Stato Limite di Esercizio si
utilizzerà il setto equivalente, considerandone il comportamento globale ottenuto da
una modellazione tridimensionale agli Elementi Finiti.

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1.3.2 L’armatura…dove, come e perché!


Come dice la notazione stessa riportata nelle Norme Tecniche per le Costruzioni al §
4.1.11, l’organismo strutturale è una parete sottile debolmente armata. Ciò implica
che la quantità di armatura presente all’interno deve essere calcolata con
procedimento di calcolo rigoroso che tenga conto di tutti gli aspetti che entrano in
gioco. Il risultato è un impiego corretto delle barre di armatura, commisurato alle
caratteristiche dell’acciaio, sia in termini di quantità che di qualità.

Con l’ingresso delle Nuove Norme Tecniche per le costruzioni gli acciai da armatura
per strutture in calcestruzzo armato sono il B450A ed il B450C. Il primo si ottiene con
un processo di laminazione a freddo ed è tipico dei tralicci e delle reti elettrosaldate.
L’acciaio B450C è invece la classica barra d’armatura comunemente nota a tutti ed
ottenuta con un processo di laminazione a caldo. La sigla contiene ancora due entità
ovvero la lettera B che sta per “Beton” ( Calcestruzzo, quindi acciaio per armatura )
ed una cifra indicante la tensione di snervamento caratteristica. In sede Europea è
stato stabilito che tale valore, in base ad opportune tolleranze che qui si omettono,
sia pari a 500 N/mm2, ma per Paesi a forte rischio sismico come l’Italia oppure la
Grecia, si è preferito ridurre il valore della resistenza in favore di un aumento della
duttilità del materiale.

Circa il posizionamento dell’armatura è noto a tutti che essa vada posta laddove si
generano tensioni di trazione nel calcestruzzo. Occorre quindi individuare lo stato
tensionale all’interno della struttura e posizionare il rinforzo. Il fatto che la parete sia
“sottile” e “debolmente” armata non deve essere sintomo di sfiducia. Infatti per
strutture come le pareti bordo vasca le tensioni in gioco sono quasi sempre
contenute e questo tipo di soluzione si dimostra efficace sicura ed economica.

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1.3.3 Il calcestruzzo…qualità e durabilità


Anche in questo caso le Nuove Norme Tecniche per le costruzioni forniscono
indicazioni dettagliate ed esaustive circa le proprietà meccaniche, la prescrizione ed il
controllo di accettazione del calcestruzzo.

Ai fini del calcolo strutturale, secondo le Norme Tecniche per le Costruzioni, il


calcestruzzo viene classificato secondo la classe di resistenza C X/Y dove:

C = calcestruzzo

X = resistenza cilindrica a compressione caratteristica [ N / mm2 ]

Y = resistenza cubica a compressione caratteristica [ N / mm2 ]

Esistono principalmente due tipi di calcestruzzo, ovvero a miscela progettata ed a


prestazione garantita. Quest’ultimo è il tipo maggiormente ricorrente e per il quale, al
momento dell’ordinazione vanno indicate le seguenti voci:

Classe di resistenza

Classe di consistenza

Classe di esposizione ambientale

Diametro massimo dell’aggregato

E’ quanto mai anacronistico e sbagliato richiedere un calcestruzzo a dosaggio di


cemento, in quanto non soltanto dalla quantità del legante dipende la resistenza del
conglomerato. Essa infatti è figlia del mix-design, il quale a suo volta deve rispettare
le esigenze di cantiere, come la lavorabilità, e la durabilità dell’opera attraverso la
classe di esposizione ambientale.

Per le pareti bordo vasca con elementi ISOBLOK sarà molto importante prescrivere
un calcestruzzo avente adeguata classe di consistenza per consentire che esso
riempia completamente ed omogeneamente le cavità del cassero senza segregare.
Si potrebbe addirittura ipotizzare l’utilizzo di un betoncino, ovvero un calcestruzzo
con mix design che utilizzi aggregati di pezzatura più fine in favore per l’appunto di
un’ottima lavorabilità. Quanto alla classe di resistenza, essa dovrà essere scelta
principalmente tenendo conto della resistenza necessaria ad affrontare le tensioni in

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esercizio. In questo caso la classe di esposizione ambientale è quanto mai ridotta per
via della completa protezione del calcestruzzo interno agli elementi ISOBLOK.

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1.4 Comportamento strutturale

Le pareti bordo vasca realizzate con elementi ISOBLOK gettati in opera sono
assimilabili a setti in calcestruzzo armati. Come descritto nelle pagine precedenti, dal
punto di vista strutturale, si ha a che fare con una parete sottile debolmente armata.
La parete è un elemento strutturale bidimensionale perché ha due dimensioni
nettamente superiori rispetto alla terza. Ne discende un comportamento
bidimensionale che permette una miglior distribuzione delle tensioni in esercizio. Non
solo, la parete è un elemento strutturale che ha due valori di rigidezza molto diversi
tra loro; quella perpendicolare al piano medio oscilla attorno a valori discreti funzione
della lunghezza della parete esterna e dell’influenza dell’incastro alle estremità. La
rigidezza misurata parallelamente al piano medio è invece caratterizzata da importanti
valori che permettono un’ottima gestione delle azioni orizzontali.

1.4.1 Carichi statici


Nel caso in esame i carichi statici derivano dal peso proprio della struttura, dal peso
del cuneo di spinta del terreno individuato dall’angolo di attrito interno e dal peso
dell’acqua contenuta all’interno, quando considerata in condizioni statiche.

Nel caso di piscina interrata, l’azione dominante sarà la spinta del terreno a maggior
ragione quando la vasca è vuota per operazioni di manutenzione.

Nel caso invece di piscina fuori terra, l’azione predominante è la spinta idrostatica. In
questo caso occorre eseguire un accurato studio della curva delle pressioni andando
a determinare le zone di trazione e quelle di compressione, oltre all’equilibrio e la
stabilità della parete.

1.4.2 Carichi dinamici


Le azioni dinamiche che possono interessare al caso sono principalmente il sisma e
l’acqua presente all’interno della vasca.

Per quanto concerne l’azione sismica, alla luce di quanto riportato in § 1.2.3,
attraverso la zona sismica all’interno della quale ricade il manufatto, le condizioni
topografiche, la tipologia di edificio e la sua destinazione d’uso si determina l’entità

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dell’azione. Lo studio deve essere condotto attraverso un’analisi dinamica modale,


prendendo in considerazione tutto l’organismo strutturale. Se la struttura presenta
regolarità in pianta ed in elevazione, caso abbastanza raro, è lecito condurre
un’analisi statica equivalente. Sempre secondo le Norme Tecniche per le Costruzioni,
a valle dell’analisi strutturale è doveroso condurre un’attenta valutazione dei
particolari costruttivi. La realizzazione del manufatto deve seguire scrupolosamente le
indicazioni riportate negli elaborati progettuali senza sovradimensionare i singoli
elementi. Ciò comporterebbe uno squilibrio nel principio di gerarchia delle resistenze,
con un conseguente mal funzionamento degli organi strutturali sotto sisma. Molto
importante è altresì lo studio dell’interazione fluido – struttura per la valutazione delle
sollecitazioni prodotte dall’acqua contenuta nella piscina.

Lo studio dell’interazione dinamica fluido-struttura è molto complesso e richiede


un’analisi approfondita. Infatti quando le pareti delle vasche, sottoposti ad
un’eccitazione di tipo sismico, subiscono degli spostamenti, una certa aliquota di
liquido partecipa a questo moto, e si muove insieme alle pareti, mentre il pelo libero
del liquido oscilla liberamente all’interno delle vasche. L’oscillazione della superficie
libera del liquido è un fenomeno strettamente legato ai rapporti geometrici significativi
del serbatoio, in particolare il rapporto tra altezza del liquido e lunghezza della vasca
(nella direzione del sisma). La prima aliquota di massa è detta massa impulsiva:
essa si muove rigidamente assieme alle pareti della vasca. La seconda aliquota è
detta massa convettiva: essa si muove indipendentemente dalle pareti del serbatoio
generando il fenomeno cosiddetto dello “sloshing”, ossia l’oscillazione del pelo libero
del liquido.

Uno studio rigoroso richiede un metodo razionale basato sulla soluzione delle
equazioni idrodinamiche con le opportune condizioni al contorno [EC8]. In
alternativa, è possibile adottare un modello semplificato basato su un analogia
meccanica, così come proposto da G.H.Housner [The dynamic behavior of water
tanks , contenuto in Bulletin of the Seismological Society of America, Vol. 53, N. 2, pp
381-387, Febbraio 1963].

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Si riportano i passi salienti dell’articolo in questione: se un serbatoio contenente un


liquido con un pelo libero è soggetto ad un’accelerazione orizzontale del terreno, le
forze esercitate dal liquido sulle strutture delle vasche sono di due tipi. Primo, quando
la parete della vasca accelera, una certa aliquota del liquido è costretta a partecipare
al moto, ed esercita sulla parete una forza di tipo inerziale (componente impulsiva).
Tale forza è la stessa che produrrebbe una massa M0 collegata rigidamente con le
pareti della vasca ad un’altezza h0, così come mostrato in figura. In secondo luogo,
l’accelerazione della parete della vasca provoca delle oscillazioni del pelo libero del
liquido, esercitando così una certa forza sulle pareti stesse (componente convettiva).
Tale forza, secondo il modello di Housner, è la stessa provocata da una massa M1
collegata alle pareti con una molla di rigidezza kc posta ad un’altezza di hc dal fondo
vasca.

Figura 1.11 : Analogia meccanica proposta da G.W.Housner per simulare l'azione idrodinamica che il
liquido compie sulle pareti della vasca.

Per il calcolo e la definizione delle quantità di cui sopra si è fatto riferimento alla
norma statunitense ACI 350-3 “Seismic design of liquid-containing concrete
structures” emessa dall’American Concrete Institute- Comitato 350.

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Per una vasca circolare di diametro D (caso delle piscine a bordo curvo) e un altezza
d’acqua pari ad HL, le quantità di cui sopra possono essere calcolate come segue:

 D 
tanh 0.866  
Mi   HL 
=
M D 
0.866  
 HL 

MC D    H L 
= 0.230   tanh 3.68  
M  HL    D 

  H 
cosh 3.68  L   − 1
hc   D 
=1−
HL H   H 
3.68  L  sinh 3.68  L 
D   D 

hi D  D
= 0.5 − 0.09375   per < 1.333
HL  HL  HL

hi D
= 0.375 per ≥ 1.333
HL HL

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Per una vasca rettangolare di lunghezza L (nella direzione del sisma considerata) e
altezza d’acqua HL

  L 
tanh 0.866 
Mi   HL 
=
M  L 
0.866 
 HL 

MC  L   H 
= 0.264  tanh 3.16 L 
M  HL    L 

  H 
cosh 3.16 L  − 1
hc   L 
= 1−
HL H   H 
3.16 L  sinh 3.16 L 
 L    L 

hi  L  L
= 0.5 − 0.09375  per < 1.333
HL  HL  HL

hi L
= 0.375 per ≥ 1.333
HL HL

L’analisi modale viene quindi effettuata utilizzando tale modello meccanico,


prendendo in considerazione un numero di modi di vibrare sufficiente a garantire
l’eccitazione di almeno l’85% della massa totale della struttura. Le quantità ottenute
(spostamenti nodali) per ciascun modo di vibrare sono composte con il metodo
SRSS (Square Root o the Sum of the Squares – radice quadrata della somma dei
quadrati)

SRSS = x12 + .... + x n2

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2. LINEE GUIDA PER IL DIMENSIONAMENTO


STRUTTURALE

2.1 Classe di esposizione ambientale secondo EN 206-1

Per garantire questa condizione occorre prendere in considerazione il concetto di durabilità


delle strutture. Secondo quanto riportato nella EN 206 – 1 e UNI 11104, le classi di
esposizione ambientale adottate sono le seguenti:

PLATEA DI FONDAZIONE
XC2 Bagnato, raramente asciutto. Superfici di calcestruzzo a contatto con l’acqua per
lungo tempo. Molte fondazioni

PARETE BORDO VASCA


XC1 Asciutto o permanentemente bagnato. Superfici di calcestruzzo con bassa umidità
relativa.

Copriferro

Osservando gli elaborati grafici in allegato è palese intuire come il copriferro dell’armatura
metallica sia d’interesse solo per quanto concerne la fondazione, in quanto il calcestruzzo
formante la parete bordo vasca è completamente protetto dagli elementi ISOBLOK e dal telo
impermeabile utilizzato in superficie della vasca.
Detto ciò, si precisa che per quanto riguarda la platea di fondazione, alla luce delle qualità
del calcestruzzo riportate in seguito, il copriferro delle strutture metalliche è il seguente:
Cnom = Cmin + ∆toll = 30 + 10 = 40 mm
Dove:
Cnom valore del copriferro nominale;
Cmin valore minimo del copriferro da realizzarsi;
∆toll tolleranza geometrica e di costruzione da conteggiare per compensare eventuali
imprecisioni in fase esecutiva.

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2.2 L’organismo strutturale

Secondo il D.P.R. 380 / 2001 – Art. 53-comma1, la piscina è a tutti gli effetti una
struttura in quanto soggetta a carichi che ne richiedono una funzione portante.
Pertanto, la sua costruzione deve avvenire secondo un progetto esecutivo redatto da
un tecnico abilitato. L’organismo strutturale che si viene a comporre è costituito dagli
elementi di seguito illustrati.

2.2.1 Fondazioni
Le fondazioni nascono con la vocazione di trasferire i carichi al terreno su cui si
realizza la costruzione. La scelta della tipologia ed il loro dimensionamento deve
essere condotto alla luce delle caratteristiche meccaniche del terreno stesso ed in
funzione dell’entità dei carichi in gioco.

Generalmente è richiesta la realizzazione di una platea di fondazione che viene fin da


subito rifinita mediante apposite attrezzature ( elicottero ) atte a realizzare un fondo
liscio e planare pronto alla stesura del telo impermeabile. Siccome questa tipologia di
fondazione distribuisce molto bene i carichi al terreno sottostante, la stragrande
maggioranza dei casi ne vede la sua applicazione.

Fig. 2.1 Fondazione a platea in calcestruzzo armato.

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Qualora la platea di fondazione non fosse sufficiente a garantire la sicurezza e la


stabilità della costruzione, è possibile passare a fondazioni speciali come i pali.
Palesemente, questa soluzione trova uno scarso impiego nel mondo delle piscine
soprattutto perché l’entità dei carichi da trasmettere al terreno è così contenuta che
anche discrete caratteristiche meccaniche del terreno si dimostrano essere
comunque sufficienti per garantire la stabilità.

2.2.2 Strutture in elevazione


Le strutture in elevazione sono elementi strutturali che per loro natura si sviluppano in
quota. Fanno al caso nostro i setti, ovvero elementi che presentano un rapporto tra i
lati maggiore di quattro volte. Le pareti bordo vasca realizzate con elementi ISOBLOK
gettati in opera sono pareti miste che, come illustrato al § 1.3, possono essere trattate
come pareti sottili debolmente armate.

Fig. 2.2 Pareti bordo vasca

Una volta che la struttura entra in esercizio, ad esempio col rinfianco delle pareti e/o
riempimento della vasca, tali pareti sono soggette a pressoflessione. Per la verità la

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compressione secondo il piano verticale è minima perché dovuta al solo peso


proprio; inoltre essa si dimostra essere stabilizzante nei confronti dell’equilibrio
globale quindi, in fase progettuale, si trascura a favore di sicurezza.

La flessione provoca la parzializzazione della sezione trasversale che andrà


sicuramente armata laddove esistono zone di trazione. La posizione e la quantità
delle armature è quindi funzione delle condizioni di carico e della tipologia di piscina
che si deve realizzare. Occorre distinguere le pareti rettilinee da quelle curve. In
quest’ultimo caso il comportamento bidimensionale è molto più sentito, con
l’attivazione di resistenze dovute all’effetto forma e l’aumento delle spinte nel caso in
cui si abbia una curvatura a favore di spinta. In questi casi è bene condurre uno
studio locale sul comportamento strutturale e sull’armatura necessaria in quanto la
trazione non si manifesta soltanto nella sezione trasversale in direzione verticale, ma
anche in senso trasversale.

2.3 Modello di calcolo e condizioni di vincolo

Di per se, l’analisi di qualsiasi organismo strutturale andrebbe condotta a livello


globale e solo in un secondo momento a livello locale per meglio comprendere
particolari meccanismi strutturali oppure ad esempio per gestire elevati carichi
concentrati.

Pertanto, per le vasche a bordo rettilineo ed a maggior ragione per quelle a bordo
curvo è bene realizzare un modello matematico che simuli il comportamento della
struttura sotto carico. Si precisa che non è il caso di realizzare complesse
discretizzazioni e modelli geometrici raffinati, bensì è già sufficiente un semplice e
corretto modello che riesca a cogliere con buona approssimazione la risposta della
vasca.

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Fig. 2.3 Esempio di modello F.E.M. per vasca a bordo rettilineo.

Tuttavia esistono in letteratura metodi semplificativi per il calcolo delle caratteristiche


principali di sollecitazione. Di seguito si riportano due procedimenti utili in questo
senso, validi solo nel caso di pareti rettilinee.

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- Se la singola parete rettilinea presenta una lunghezza inferiore a circa due volte
la sua altezza, si risente dell’effetto incastro dovuto agli angoli. Ne discende un
comportamento rigido della parete stessa con un andamento del momento
flettente che cambia di segno in prossimità della base. Studiando la sezione
trasversale della parete è possibile modellare la struttura come mensola
incastrata alla base con appoggio in sommità.

Fig. 2.4 Influenza del bordo – effetto incastro

Modello con incastro alla base e appoggio in sommità.

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- Se la singola parete rettilinea presenta lunghezza superiore al doppio


dell’altezza, l’influenza del bordo non è più significativa. Man mano che la parete
cresce di lunghezza aumenta la sua deformabilità che risulta essere massima in
mezzeria. Studiando la sezione trasversale della parete è possibile modellare la
struttura come mensola incastrata alla base. Come è palese intuire le
deformazioni saranno nettamente superiori anche perché tutte dello stesso
segno; anche il momento flettente all’incastro presenterà valori superiori al caso
precedente in quanto non è più presente alcun vincolo in sommità.

Fig. 2.5 Perdita dell’effetto incastro.

Modello con incastro alla base.

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2.4 Analisi dei carichi

Passo fondamentale nella progettazione strutturale è la definizione dei carichi e


dell’entità delle azioni agenti sulla struttura. Occorre inserire il manufatto nel contesto
in cui andrà ad espletare le funzioni per cui è stato progettato e da lì trarne i carichi
agenti. Per una piscina oltre all’acqua ed all’eventuale spinta del terreno se questa è
interrata occorre tener conto del sovraccarico accidentale a bordo piscina. Il valore di
quest’ ultimo va preso in funzione della destinazione d’uso del manufatto.

2.5 Condizioni di carico

2.5.1 Vasca interrata vuota


La prima condizione di carico che si prende in esame vede il caso di vasca interrata.
Valutando la situazione è immediato capire come la condizione principale sia il caso
di vasca vuota per il quale si prendono in esame la spinta del terreno a monte ed il
sovraccarico agente.

Tale spinta è considerata spinta a riposo (passiva) in quanto i possibili cedimenti non
giustificherebbero lo sviluppo della spinta attiva. Il coefficiente di spinta a riposo, dalla
letteratura vale:

 2  1 − sen ϕ '
K 0 = 1 + ⋅ sen ϕ '  ⋅
 3  1 + sen ϕ '

La pressione esercitata sulle pareti risulta quindi:

σ h' 0 = K 0 ⋅ σ v' 0

Alla spinta delle terre così calcolata si somma l’azione della falda acquifera, che crea
una spinta di tipo idrostatico (lineare crescente con la profondità) contro le pareti
della vasca.

Per quanto riguarda l’acqua di falda, essa produce una sottospinta idraulica sul fondo
delle vasche proporzionale alla profondità del fondo vasca.

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Si assume inoltre un sovraccarico accidentale applicato alla parete secondo il


coefficiente sopraesposto e di entità pari a quanto indicato dalla Normativa vigente.

2.5.2 Vasca interrata piena


L’opposto della precedente condizione di carico è il caso in cui la vasca interrata sia
piena d’acqua. È palese intuire come in tale situazione si aggiunga la spinta
idrostatica ( caso ovviamente di normale esercizio ) dall’interno verso l’esterno.

A favore di sicurezza però non si considera in questo caso la spinta dovuta al


sovraccarico e quella del terreno viene presa pari al 30% del valore reale per tener
conto del fatto che quel materiale viene smosso per permettere le lavorazioni e solo
in un secondo momento viene riposizionato a ridosso delle pareti. Infatti per fare fede
sulla resistenza del terreno, in questa situazione, occorrerebbe mobilitare la spinta
passiva che però entra in gioco soltanto per grandi spostamenti, quando per
l’appunto il terreno è compattato. Non si arriverebbe mai a quella condizione senza
prima rompere il materiale costituente il bordo vasca per via dei grandi spostamenti.

2.5.3 Vasca estradossata piena


Nel caso di piscina realizzata fuori terra, la condizione più sfavorevole si ha per il caso
di vasca piena. Sempre restando in condizioni statiche, la parete bordo vasca deve
fronteggiare la spinta idrostatica del liquido interno.

2.5.4 Vasca estradossata vuota


In questa situazione non esistono praticamente sforzi all’interno dell’organismo
strutturale. Ingegneristicamente parlando questa condizione prevede che la struttura
sia quasi del tutto scarica a meno del suo peso proprio.

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2.6 Verifiche allo Stato Limite Ultimo

Sono necessarie per verificare a resistenza degli elementi strutturali al fine di


garantire la sicurezza del manufatto. In funzione della geometria della parete ( si
ricorda il passaggio al setto equivalente debolmente armato ), delle caratteristiche
meccaniche dei materiali strutturali ( calcestruzzo ed acciaio d’armatura ) e delle
sollecitazioni agenti, si calcolano le azioni resistenti secondo le formule canoniche
della Scienza delle Costruzioni.

L’obbiettivo è garantire la seguente disequazione:

E R / EE ≥ 1

Dove:

ER azione resistente ( momento flettente MRd, taglio VRd, ecc… )

EE azione sollecitante ( momento flettente MEd, taglio VEd, ecc… )

d = design, ovvero valore di progetto dell’azione calcolato con i coefficienti parziali di


sicurezza applicati ai valori caratteristici.

2.7 Verifiche allo Stato Limite di Esercizio

Vista la semplicità del manufatto e l’esiguità delle azioni in gioco, le verifiche allo
Stato Limite di Esercizio sono per lo più una scrupolosa analisi volta a confermare le
scelte progettuali. Infatti, se è vero che il dimensionamento delle strutture viene
eseguito tramite una procedura di predimensionamento e verificato mediante
relazioni che prendono in considerazione le sollecitazioni allo SLU, è altrettanto vero
che il complesso strutturale deve rispettare le limitazioni imposte dallo SLE. Si parla
di limitazioni in virtù della possibilità, prevista dall’EC2 e dalle NTC ’08; di verificare il
comportamento delle strutture mediante procedure empiriche correlate ai particolari
costruttivi e di armatura.

LIMITAZIONE DELLE TENSIONI EC2 SEZIONE 7 – punto 7.2

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La tensione di compressione nel calcestruzzo deve essere limitata al fine di evitare


fessure longitudinali in direzione ortogonale a quella di trazione. Si devono altresì
evitare micro-fessurazione ed elevati valori di viscosità al fine di non compromettere
la funzionalità dell’opera ( nel nostro caso lo strappo del rivestimento impermeabile
con conseguente perdita di acqua ) e di non concedere vie preferenziali
all’aggressione degli elementi in calcestruzzo armato. Le tensioni in esercizio
generalmente raggiungono nella zona della parete maggiormente sollecitata valori
dell’ordine di 4÷5 N/mm2, decisamente inferiori al limite imposto da Normativa e pari
al 60% della resistenza caratteristica cilindrica di compressione fck = 25 N / mm2 nel
caso si adotti un calcestruzzo classe C 25/30.

COTROLLO DELLA FESSURAZIONE EC2 SEZIONE 7 – punto 7.3

Come soprascritto elevate tensioni nell’acciaio d’armatura provocano elevate tensioni


nel calcestruzzo trasferite per aderenza. Ciò implica uno stress del materiale che
fessura e si corrode più facilmente. Si omette in questa sede un calcolo non lineare
dell’apertura delle fessure in quanto più che sufficiente la correlazione proposta dall’
EC2 al Prospetto 7.2. Volendo infatti limitare l’apertura della fessura al limite più
restrittivo di WK = 0,2 mm, in base

alla tensione nelle barre d’acciaio ( ad esempio attacco platea – parete bordo vasca )
si deduce il diametro massimo utilizzabile.

CONTROLLO DELL’INFLESSIONE EC2 SEZIONE 7 – punto 7.4

Il controllo dell’inflessione, intesa relativa agli appoggi, è rivolto a evitare di


compromettere se non addirittura danneggiare la funzionalità e l’aspetto estetico.
Adeguati valori limite dell’inflessione, che tengono conto della natura della struttura,
degli elementi secondari e non strutturali, sono contenuti nella ISO 4356. Si trova
infatti scritto che per non pregiudicare la funzionalità dell’opera, occorre rispettare il
limite di 1/250 h, ovvero per un’altezza di 1500 mm, un valore limite di 6 mm.

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Generalmente le maggiori deformazioni si individuano in mezzeria della parete più


lunga laddove il comportamento bidimensionale è minimo, lì si risente poco
dell’effetto incastro agli angoli con le pareti e prevale un comportamento
tendenzialmente a mensola.

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3. LINEE GUIDA PER LA CORRETTA MESSA IN OPERA:


BLOCCHI, ARMATURA E GETTO

3.1 Elementi isoblok

3.1.1 Stoccaggio in cantiere


Il costruttore dovrà prendere le dovute precauzioni in materia di stoccaggio, in quanto
data la conformazione particellare degli elementi, e la loro vulnerabilità, potrebbero
subire danni permanenti, con conseguenze nel loro futuro utilizzo.

I pannelli dovranno essere depositati in luogo possibilmente asciutto, per evitare che
l’esposizione continuativa all’umidità possa provocare svergolature, influenti nella sua
successiva posa in opera, ed in particolare nel grado di tolleranza della planarità e
verticalità.

Dovranno essere previsti assi di legno, da depositare nel luogo previsto allo
stoccaggio, e successivamente accatastati sopra i pannelli isoblok, così da poter far
circolare l’aria attraverso ad essi con moto convettivo, in modo da mantenere un
certo livello di aereazione.

Si dovrà prevedere un telo, per la protezione dagli agenti atmosferici e delle assi di
legno, poste in prossimità degli spigoli accatastati, per la protezione contro gli urti.

3.1.2 Corretta posa in opera


Per facilitare la posa dell’isoblok, è importante avere il basamento di cemento pulito,
lisciato e a livello; esso dovrà essere privo di asperità e fori nonché essere “tirato” a
regola d’arte, si consiglia pertanto una finitura della superficie a mezzo meccanico.
Sul bordo del basamento del fondo, tracciare con l’aiuto di una corda impregnata di
colore blu, una polilinea corrispondente alle dimensioni interne della piscina.
Successivamente, bisogna verificare accuratamente la squadratura, e assicurarsi che
le diagonali interne corrispondano alle diagonali di progetto.
Passo successivo, è posare i ferri verticali e legarli con quelli di ripresa, ergo sul
tracciato ottenuto, disporre i moduli della prima fila cominciando da un angolo, in
questo modo:

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 Rispettare il senso di montaggio, dentini posti verso il basso;


 Posizionare le chiavette di testata alte e basse alle estremità dei moduli
concernetti in modo da assicurare la chiusura al momento del getto del cls;
 Procedere con l’aiuto di un cutter a un taglio localizzato nella parte dell’Isoblok,
in ognuno dei 4 angoli in modo da permettere la continuità e l’omogeneità del
cls gettato nella struttura;
 Posizionare la seconda fila cominciando da un angolo e sfalsando ad ogni
corso gli elementi di 0.25 m, di una quantità pari allo spessore della parete;
 Posizionare come precedentemente le chiavette di testata ed effettuare i tagli
negli angoli.

Successivamente occorre posare l’armatura orizzontale, una volta posati i moduli, far
passare all’interno di essi, l’armatura corrispondente.

Per delle altezze di muri inferiori o uguali a 1.50 m, si può effettuare il riempimento
della struttura in un unico getto: a seconda della consistenza del calcestruzzo è bene
controllare la spinta idrostatica, che agisce sul cassero, per evitare spanciamenti e
difetti di planarità a calcestruzzo indurito. Tale raccomandazione è tanto più
necessaria, quanto più è lunga la parete, ovvero a man mano che si vada a
disperdere l’effetto incastro. Si consiglia in tale caso, una puntellatura adeguata con
interasse non superiore a 4 metri.

E’ raccomandato di utilizzare una pompa con tubo di scarico verticale in uscita, per
assicurare una ripartizione regolare della gettata; procedere con il getto iniziando da
un angolo e spostando il tubo lungo il perimetro della vasca, operando per strati, al
fine di evitare la segregazione del calcestruzzo con formazione di nidi di ghiaia. E’
buona regola vibrare il calcestruzzo ripetutamente, per brevi lassi di tempo, in zona
diverse.

Successivamente al getto del cls e prima della stagionatura, procedere ad un ultimo


controllo circa la verticalità degli spigoli, della planarità dei muri e del piano della
parte sommitale. Questa operazione di controllo dovrà essere effettuata
scrupolosamente, soprattutto nel caso di piscine con parete a bordo vasca curvilinea.

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Infatti quando la curvatura, è a favore del carico, la parete potrebbe entrare in crisi
dato che il calcestruzzo è ancora fluido, e l’armatura non trova il necessario
ancoraggio.

3.1.3 Giunti tra elementi


La corretta sovrapposizione dei corsi gioca un ruolo fondamentale nella buona
esecuzione della parete. Infatti, durante il getto, il calcestruzzo esercita pressione
sulle pareti del cassero e, laddove questo non offra una corretta tenuta ( fenditure,
fori, accavallamenti…..derivanti da una posa scorretta), esiste il rischio di fuoriuscita
della boiacca. Se così fosse, il calcestruzzo perderebbe una grossa quantità di
legante, con conseguente pesante riduzione delle sue caratteristiche meccaniche.

3.2 Armatura

3.2.1 Armatura fondazione


La platea di fondazione svolge una doppia funzione:

- Trasmettere i carichi al suolo


- Fungere da fondo vasca, liscio planare pronto per l’applicazione del telo
impermeabile.

Lo spessore della platea è funzione dell’entità dei carichi ( quindi in larga parte della
profondità della piscina ), del tipo di terreno e delle sue proprietà meccaniche. Non
meno importante è l’estensione della platea, la quale va studiata con attenzione per
consentire le operazioni di getto sia in termini di tempistiche che di maturazione del
calcestruzzo. Per una corretta gestione della fessurazione da ritiro è buona regola
realizzare dei giunti di dilatazione, così come eseguire il getto a scaglioni, a partire
dal punto più distante del vincolo fisso ( parete ).

Lo spessore della platea generalmente è pari a 15÷20 cm e l’armatura è costituita


quasi sempre da una doppia rete elettrosaldata distanziata da cavalletti. I diametri
variano dal φ6 al φ12 e a la maglia è solitamente una delle tre dimensioni tra il 10x10,
15x15, 20x20.

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Fig.3.2: Posizionamento dell’armatura di fondazione.


fondazione

3.2.2 Ferri di ripresa


Dovendo rifinire la platea fin dai primi momenti successivi al getto non è possibile
annegare nel calcestruzzo i ferri di ripresa. Essi vengono quindi posizionati in un
secondo momento attraverso un ancoraggio chimico mediante la realizzazione di un
foro e l’insufflaggio di resina epossidica bicomponente al suo interno,
interno, a contatto con
l’armatura stessa.

La lunghezza di ancoraggio deve essere calcolata in modo raffinato in quanto


elemento di collegamento tra la platea di fondazione e la parete bordo vasca. E’
infatti attraverso la stessa che viene trasmesso il momento di incastro ed il taglio che
risulta essere massimo proprio nella sezione di attacco.

L’ancoraggio chimico dovrà essere formato da resina epossidica bicomponente,


esse vengono iniettate nel foro precedentemente realizzato, e ben ripulito, dopo di
che viene inserita la barra d'acciaio
acciaio,, o altro elemento, che fissa la parte da ancorare
alla struttura di fondazione.

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Per una corretta riuscita dell’ancoraggio , rivestono molta importanza la perfetta


esecuzione, oltre alle giuste considerazioni in fase pre-progettuale, sul materiale, e
sulle strutture in cui si realizzeranno i fori.

3.2.3 Armatura parete bordo vasca


La parete a bordo vasca deve essere armata in modo da contenere gli sforzi di
sollecitazione, e mantenere le tensioni nel campo dello stato limite considerato.
L’armatura delle pareti deve essere inserita correttamente all’interno del cassero.
Dato il limitato spazio presente in ogni nervatura, occorre rispettare le indicazioni
fornite negli elaborati grafici. Il copriferro è in questo caso un aspetto di poca
importanza in quanto, per la particolare forma del cassero, l’armatura risulta essere
completamente protetta dal PSE. Ciò che richiede una elevata attenzione è la
posizione dell’armatura rispetto al cassero; infatti la trasmissione degli sforzi
dall’acciaio al calcestruzzo è assicurata se e solo se quest’ultimo avvolge
completamente tutta la barra. La sovrapposizione minima delle barre verticali viene
proposta negli abachi per il predimensionamento. La sovrapposizione minima
dell’armatura orizzontale deve essere non minore di 50 ( diametro della barra ) ,
mentre la rete elettrosaldata deve presentare una sovrapposizione minima pari a 4
maglie.

In prossimità del bordo della platea, le reti risvoltano a 90° per 14 cm, questo a
permettere l’ancoraggio e la chiusura dell’armatura.

L’armatura delle pareti bordo vasca è composta da barre verticali e correnti di parete.

Caso 1: Parete semplicemente armata

Qualora le sollecitazioni in gioco siano di modesta entità e le azioni orizzontali poco


importanti, è possibile adottare un solo piano di armatura da disporre ovviamente
nella zona di trazione del calcestruzzo. Gli sforzi di compressione verranno
demandati totalmente al calcestruzzo.

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Caso 2: Parete doppiamente armata

Qualora l’analisi strutturale fornisca elevati valori delle sollecitazioni agenti è bene far
ricorso ad una doppia armatura. La sezione presenterà armatura sia a trazione che a
compressione mentre il calcestruzzo offrirà il suo contributo nella sola zona
compressa, fessurandosi in quella tesa.

3.2.4 Pezzi speciali ed armatura di corredo


Definita la classica armatura da utilizzare nei diversi elementi strutturali è bene
presentare ancora una carrellata di tutti quei pezzi speciali, talvolta purtroppo
trascurati, necessari alla trasmissione degli sforzi laddove la parete presenti una
variazione di direzione.

Angolo retto

Nel cambio di direzione è bene predisporre gli elementi Isoblok intervallati ogni corso
con un’armatura aggiunti a “L” di lato non minore di 50 cm. Essa va posta dalla parte
del lato maggiormente caricato in modo tale che la spinta a vuoto che va formandosi
non fessuri il calcestruzzo. Ogni corso di elementi isoblok deve presentare questo
tipo di armatura, la quantità ed il diametro devono seguire quelli della parete
maggiormente sollecitata.

Intersezione di pareti comunque orientate

Sulla base di quanto sopra scritto, il legame tra le pareti avviene a mezzo di ferri
sagomati ad L, con i lati opportunamente dimensionati. Tali armature, in arrivo dalla
parete secondaria si ancorano in quella principale lungo il lato opposto,
attraversandone l’armatura trasversale corrente per operare la chiusura. Per ogni
corso di elementi isoblok si deve predisporre questo tipo di armatura, la quantità ed il
diametro devono seguire quelli della parete maggiormente sollecitata.

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Sommità della parete

Qualora le azioni orizzontali siano di rilevante entità, al fine di irrigidire la parete


nonché contenere l’armatura ( doppia in questi casi ) è bene predisporre delle
forcelle di chiusura costituite da acciaio sagomato ad “U”. Il passo ed il diametro è
consigliato negli abachi per il predimensionamento.

Gerarchia dell’armatura

Al fine di garantire la compattezza dell’armatura è necessario che le barre orizzontali


vengano poste all’esterno di quelle verticali. A sua volta nel caso in cui sia necessario
predisporre le forcelle in sommità, esse dovranno chiudere le barre orizzontali.

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3.3 Calcestruzzo

3.3.1 Prescrizioni e prestazioni


Le Norme Tecniche per le Costruzioni basate sul DM del 14 Gennaio 2008 sono
armonizzate alla normativa europea UNI EN 206-1 attraverso l’applicazione nazionale
UNI 11104,le prestazioni del calcestruzzo in relazione alle seguenti specifiche:

 La classe di resistenza del calcestruzzo indurito, C fck/Rck,


dove fck rappresenta la resistenza caratteristica determinata sui provini cilindrici
con altezza/diametro =2, ed Rck rappresenta la resistenza caratteristica
determinata su provini cubici;
 La classe di esposizione ambientale che individua le condizioni di aggressività
nelle quali dovrà operare il calcestruzzo;
 La classe di consistenza, SN, dove N, compreso tra 1 e 5, individua la
lavorabilità del calcestruzzo fresco;
 il diametro massimo dell’aggregato utile alla determinazione dell’interferro
nonché alla composizione del mix-design.

Nel caso in esame il copriferro perde abbastanza di significato, in quanto il


calcestruzzo risulta essere protetto dal PSE e dal telo impermeabile. Unica zona
critica è l’intradosso della platea di fondazione, per la quale si determinerà il
copriferro a seconda della classe di esposizione ambientale e del tipo di
calcestruzzo.

Oltre alle quattro caratteristiche sopra menzionate, si può prescrivere una o più
prestazioni aggiuntive, tutte sul calcestruzzo indurito, quali ad esempio:

 valore del ritiro massimo;


 permeabilità all’acqua determinata mediante penetrazione d’acqua a
pressione;
 resistenza a flessione (Rf) o a trazione (Rt) solitamente a 28 giorni;
 resistenza a compressione alle brevi stagionature (Rci), dove i indica il tempo
in giorni solitamente compreso tra 1 e 7 giorni.

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3.3.2 Proposta materiali strutturali


Nel progetto strutturale le carpenterie riportano sempre una tabella indicante le
caratteristiche meccaniche dei materiali. Di seguito si riporta uno stralcio a titolo di
esempio.

Fig.3.3.2.1: Stralcio proposta materiali.

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