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EUURO
RO 6,00 IN ITALIAA - MENSILE - ANNO 19 - N. 6/7 - GIUGNO
O/
/LLUGLIO 2021
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Testimoni
di PASSIONE
Un momento Al recente Concorso di eleganza della Marina di Varazze, c’era Leonardo Fioravanti in
di un concorso
di eleganza, qualità di presidente onorario della giuria. Prima di dare il via ai lavori della giuria ha fat-
evento di to un breve discorso. Quando parlano personalità di questa esperienza è sempre bene
Bellezza (con la ascoltare con attenzione.
B maiuscola) e Fioravanti ha esordito dicendo che la fusione che ha dato vita a Stellantis è un episodio
di passione per capitale della storia dell’automobile come l’abbiamo conosciuta fino a oggi. Perché nel
l’automobile:
sarà così anche
nuovo gruppo si sono uniti i marchi automobilistici di Francia, Germania e Italia, cioè le
in futuro? tre nazioni in cui l’automobile nacque, oltre un secolo fa.
A ciò si aggiunge un altro evento epocale, quello dell’automobile a trazione elettrica. Un
evento la cui portata è diluita negli anni e ancora non si può immaginare quando le auto
elettriche diventeranno maggioritarie, ma tuttavia si sta affermando sempre più.
A fronte di tutto questo, comunque, l’automobile resta il principale e insuperato veico-
lo di libertà individuale, l’unico che permette di spostarsi velocemente e senza alcun le-
game, di orario o di altro tipo.
Da queste premesse, Fioravanti ha tirato la conclusione che i concorsi, di eleganza o di
restauro o di altro tipo, nel loro nominare l’auto più bella, più interessante o meglio re-
staurata, hanno una fondamentale importanza storica, che è quella di lasciare ai posteri
che si muoveranno con le automobili di un’epoca nuova, la testimonianza di quello che
l’automobile è stata, in termini estetici ma anche tecnici e tecnologici. Perché è evidente
a tutti che, quando saranno elettriche ed a guida autonoma, le automobili saranno mol-
to diverse, e forse il gradimento estetico non avrà più alcun valore al momento dell’ac-
quisto, o avrà un valore minimo. Dunque è importante che le gare di eleganza ci siano,
e lascino testimonianza di quando l’automobile poteva essere perfino un’opera d’arte.
Aggiungiamo noi, di quando l’automobile era un motore di passione. Quando si guiderà
da sola e non farà rumore, essa difficilmente potrà far vibrare ancora le corde che metto-
no in moto il nostro motore, quello che ci fa emozionare e appassionare per essa.
Direttore responsabile
FEDERICO ALIVERTI
Redazione
Sommario
IN QUESTO NUMERO - Anno 19 – Numero 6/7 – Giugno/Luglio 2021
EUURO
RO 6,00 IN ITALIAA - MENSILE - ANNO 19 - N. 6/7 - GIUGNO
O/
/LLUGLIO 2021
Hanno collaborato
ANTONIO BIASIOLI – MASSIMO CAMPI
DANILO CASTELLARIN – TOMMASO FERRARI
DARIO MELLA – GIACOMO MONTANARI
RODOLFO SOLERA
Fotografie
ANTONIO BIASIOLI – MATTEO BOEM
Autobianchi
anchi
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Rivali in
hi A112 A
Abarth
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Innocenti
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M De Tomaso
T
MASSIMO CAMPI – TOMMASO FERRARI
LUCA DANILO ORSI – RM SOTHEBY’S AMORE
p.i.28/06/2021
La Pagoda secondo Pininfarina L’Alfa fenice
⁄Alfa Romeo Giulia GTA j ⁄Ferrari 512 BB Competizione ⁄Piloti - Jean Guichet
E le altre tornano a scuola… Bella ma non vincente
ATTUALITÀ
⁄Dodge Viper RT-10 ⁄Lotus Elan ⁄Concorso di Eleganza Marina di Varazze
Il gioco di Carroll Veloce ovunque ⁄Jaguar Classic Etype
Stampa: TIBER Spa - Brescia ⁄Fiat Ritmo 65
Targa Oro è distinzione
SPORTCOM S.R.L.
20
via Felice Orrigoni, 4 - 21100 Varese
tel. 02/99770101
Amministratore unico
Paolo Patruno
PER LA PUBBLICITÀ SU a
COMEDI S.r.l.
via Don Luigi Sturzo 7 - 20016 Pero (MI)
tel. 02-38085297 - fax 02-38010393
E-mail: info@comedi.it
Internet: www.comedi.it
ATTUALITÀ
CONCORSO DI ELEGANZA MARINA DI VARAZZE – Bellezze in Marina 10
GUIDA AL RESTAURO CON ASI – Capiamoci bene 16
JAGUAR CLASSIC E-TYPE – Road to Genève 20
IN COPERTINA
AUTOBIANCHI A112 ABARTH VS INNOCENTI MINI DE TOMASO – Rivali in amore 24
LE BELLISSIME
MERCEDES BENZ 230 SL PININFARINA – La Pagoda dello zio Tom 34
ALFA ROMEO GIULIA GTA JUNIOR – E voi, tornate al banco! 42
DODGE VIPER RT 10 – Il gioco di Carroll 50
FIAT RITMO 65 CL TARGA ORO – Gioielleria sociale 56
ALFA ROMEO ALFETTA 2.0 – L’Alfa fenice 64
NOVA (PUMA) PORSCHE 2.0 CARRERA GS – La mamma della Puma 72
FERRARI 512 BB COMPETIZIONE – Bella ma non vincente 78
LOTUS ELAN – Veloce ovunque 86
SPORT E GARE 42
MODENA 100 ORE – I piccoli Nürburgring 102
JEAN GUICHET – Il cavaliere delle grandi sfide 108
56 78
⁄EVVIVA IL DIESEL!
Carissima redazione, ho letto con estremo piacere l’articolo dedicato italiana si è poi dimostrata all’avanguardia assoluta, adottando negli
alla Giulia diesel, apparso sul fascicolo scorso. Vorrei se mi è conces- anni soluzioni avanzatissime e pioneristiche nel panorama automobili-
so avanzare alcuni elogi davvero meritevoli al vostro pezzo. Finalmen- stico mondiale, come nel 1988 con l’avvento della Croma a iniezione
te, dopo decenni di articoli faziosi e classisti di altre famose testate diretta, o nel 1991 con la prima applicazione mondiale di un turbo a
verso le auto a gasolio, ho avuto il privilegio di leggere un bel testo, geometria variabile su un’auto a gasolio (sempre Croma), o ancora nel
piacevole e soprattutto sincero perché, come scritto dal vostro Dario 1997 con il sistema common-rail, una vera e propria svolta epocale
Mella, contestualizzato. che costituisce ancora oggi la tecnologia di
Nel mio piccolo sono un assiduo ed attento base di tutti i moderni diesel. In ultimo, non
lettore del mondo auto in generale, oltre che certo per importanza, la passione per l’auto
un grande appassionato. La mia modestissi- dovrebbe essere come l’amore per la propria
ma collezione annovera alcuni pezzi a gasolio donna, ovvero indistinta, mai prevenuta, fa-
come una Fiat Croma del 1996, 2.5 Td eco ziosa, classista. Perciò articoli come il vostro
con “soli” 784mila km al quadro strumenti fanno più che bene al mondo, talvolta troppo
(fermatosi a quella cifra e ancora non ripri- artefatto o modaiolo, del collezionismo.
stinato causa irreperibilità del trasmettitore Non vi nascondo che, nei miei desideri, ci si-
elettronico fuori produzione da decenni), km ano ai primi posti la Fiat 1400 Diesel (in foto),
che realmente ho sottostimato prossimi ai la Giulia Diesel e la Lancia Prisma Diesel, pri-
950mila. Ebbene, sono sempre stato trattato mizie assolute a gasolio dei rispettivi marchi
dagli ambienti considerati “in” del settore alla (e, relativamente alla 1400, prima auto italiana
stregua di un collezionista di serie B, stravagante possessore di una a gasolio in assoluto). Tanti saluti dalle mie Fiat 127 Diesel, Croma
vettura su cui investire non solo neppure un euro ma nemmeno uno Turbodiesel e Alfa 156 2.4 Jtd, ben chilometrate e, forse anche per
sguardo. Ho considerato da sempre inammissibile questo genere di questo, meritevoli di ogni attenzione e cura.
distinzioni del tutto gratuite, faziose e classiste, le quali condannano Francesco Rondoni - Arrivata via email
a tavolino motorizzazioni importanti sia dal punto di vista tecnico che
economico e sociale, avendo talvolta contribuito a muovere un’intera Caro Rondoni, ovviamente la ringraziamo per le belle parole e condivi-
nazione, talaltra a risollevare le casse della Casa costruttrice di turno diamo le sue opinioni sui motori a gasolio applicati all’automobile, che
dall’ennesima crisi. I motori a gasolio, negli anni si sono via via evoluti hanno dimostrato, una volta ricevuto le attenzioni in passato rivolte
e arricchiti, diventando in alcuni casi veri e propri gioielli della tecni- soltanto a quelli a benzina, di avere molti e grandi pregi. A cui, anni fa,
ca, raffinati e complicatissimi quanto eternamente affidabili. L’industria pochi credevano. (In foto, la Fiat 1400 presentata a De Gasperi)
Danilo Castellarin
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PER AUTO D’EPOCA – PROFILI IN GOMMA E TERMOPLASTICI – ELETTROVALVOLE – GUARNIZIONI PARABREZZA LUNOTTO E GIREVOLI
FANALERIA – REGOLATORI DI PRESSIONE PER MOTORI DIESEL COMMON RAIL – CAVI CANDELA E BOBINE D’ACCENSIONE
TAPPI E SERBATOI RADIATORE – COMPONENTI ELETTRICI ED ELETTRONICI – ANELLI DI TENUTA - GUARNIZIONE TESTATA MOTOTRE
BELLEZZE IN MARINA
La terza edizione conferma la crescita dell’evento di Varazze. Oltre 30 auto di ottimo livello
hanno impegnato i giurati fino all’ultimo secondo. L’ha spuntata una Lancia Aurelia B24 Convertibile
DI FRANCESCO PELIZZARI
U
na splendida Lancia Aurelia B24 dell’Automotoclub Storico Italiano. La giu- atletica leggera.
Convertibile è stata premiata ria, presieduta con titolo onorario dall’in- La Marina di Varazze è una location idea-
come “best in show” al Concor- gegner Leonardo Fioravanti, ha avuto un le per un concorso di questo tipo, grazie
so di eleganza della Marina di lavoro non semplice nel delineare la gra- all’ambiente marinaro e del porto con ol-
Varazze, disputatosi nel fine settimana del duatoria delle auto, a riprova del livello me- tre 800 posti barca, oltre ai tanti ristoran-
5 e 6 giugno scorsi. La macchina premiata è dio piuttosto elevato. Gli altri premi sono ti e negozi che permettono ai partecipanti
testimone del livello qualitativo del concor- andati ad una splendida e restauratissima di trascorrere un fine settimana all’insegna
so, che in sole tre edizioni è cresciuto ed ha Graham Paige 615 turismo del 1929 (ante- di divertimento, relax e un pizzico di com-
già portato ad avere una fisionomia preci- guerra), alla Jaguar XK140 del 1956 (anni petizione che da quel gusto in più. Il per-
sa l’evento marinaro, che si distingue e pia- ’50), ad una bella Mercedes S250 coupé del sonale della Marina, che organizza l’even-
ce per il programma “leggero”, che consen- 1966 per gli anni Sessanta e infine per il de- to, è abituato a gestire numeri importanti
te ai partecipanti di dedicarsi anche al fine cennio ’70 a un’altra Jaguar, una E-type del di persone e visitatori e questo è una garan-
settimana di ambiente marinaro. 1970 (ricordiamo che la splendida sportiva zia in più di riuscita del Concorso. D’altra
Questo ligure non è un concorso di restau- di Coventry fu in produzione fino al 1975). parte esso è nato proprio dalla volontà di
ro e conservazione, bensì di eleganza, co- Di queste, almeno la Graham Paige e l’XK Giorgio Casareto, direttore della Marina, di
sa che quest’anno è stata sottolineata an- 140 avrebbero anch’esse meritato il premio conciliare la sua grande passione per le au-
che dai commissari ASI presenti, in quan- assoluto, che è stato assegnato con un arri- tomobili con la volontà di arricchire ulte-
to l’evento è a calendario della federazione vo sul filo di lana, per usare un termine da riormente la proposta di eventi della strut-
teguerra, ben sette più una Citroen Trac- bandiera bianca per colpa di un cilindro immatricolazione. Di primo acchito sem-
tion 11 BL del 1954 ma concettualmente un che non ne voleva sapere di… accender- brava ottima, con una bella patina che po-
progetto degli anni Trenta del secolo scor- si. Ancora, bellissima nel suo essere mac- teva farla apparire perfino conservata da
so. Molto bella quest’ultima, iscritta dall’at- chinina una Ford Eifel del 1938, conservata allora; la giuria si è però divisa sul suo sta-
tuale proprietario (il terzo in tutto) tedesco (da restauro di qualche decennio fa) e con to, se fosse o meno un (probabile) restau-
che ci ha detto di usarla con frequenza, tan- tutti i suoi dettagli a posto; sempre di Ford, ro e sulla sua qualità. Alla fine, in mancan-
to che prima di Varazze aveva percorso 600 non poteva mancare una bella “T” del 1927. za della possibilità di fare verifiche più ap-
km in una settimana; la particolarità della E bella anche la Citroen Rosalie del 1934. profondite, si è preferito non prenderla in
macchina era di avere ancora la prima ver- Detto della Lancia Aurelia B24 (1958), del- considerazione per il “best in show”. D’al-
nice, che infatti aveva la sua bella patina. la bellissima XK140 che ha vinto la catego- tronde, altre auto erano anche più elegan-
Sempre tra le anteguerra, curiosa la pre- ria e della Traction appartenente alla cate- ti, e questo era il tema del concorso ligure.
senza di una rara Hupmobile R del 1922, goria per anagrafe, gli anni ’50 non erano
Casa fondata a Detroit nel 1909 dai fratelli molto rappresentati. Tre auto in tutto: una La Jaguar non si arrende
Hupp e rimasta in attività fino al 1941. Una MGA rossa (1957) e una Mercedes 220 Pon- Al contrario, folta era la rappresentanza de-
De Dion Bouton B.O. 175 del 1909 aveva ton (1959), oltre all’immancabile Alfa Ro- gli anni Sessanta, con ben dieci auto tra cui
il record dell’auto più anziana iscritta, ma meo Giulietta Spider (1957), tra l’altro con spiccavano, oltre alla Mercedes 250 coupé
purtroppo il sabato sera ha dovuto alzare targa apparentemente originale di prima vincitrice della categoria (bella e non trop-
po frequente da vedere agli eventi) due no state due, oltre alla E-type di cui sopra, in Italia, restaurata per la maggior parte nel
Lancia: una Flaminia Touring Convertibi- molto diverse tra loro: una Lancia Fulvia proprio garage sfruttando anche la forzata
le 3C 2,5 e una Appia Coupé. Entrambe, Coupé 1,3 S e una Datsun 240Z. Entrambe inattività causa Covid; con il risvolto uma-
quindi eleganti per definizione (con tutto restaurate, anzi: la Lancia “over restored”, no del fatto di aver perso i suoi cari pro-
il rispetto per gli altri); l’Appia ci è piaciu- come dicono gli Americani. Nuovissima, prio durante l’epidemia, cosa che l’ha fat-
ta molto, conservata con la sua patina giu- aprendo lo sportello si era avvolti dall’odo- to comprensibilmente emozionare al mo-
sta che raccontava di una vita vissuta con la re di nuovo. Detto questo, il lavoro sembra- mento dell’illustrazione della macchina ai
passione dei proprietari, e ancora la targa va eseguito a regola d’arte, e con la giusta giurati. Un’auto molto curata, a livelli quasi
originale. In questa categoria era anche il attitudine. Bellissimo il colore bronzo chia- incredibili pensando al fai-da-te. E su que-
“premio Automobilismo d’epoca”, del tut- ro metallizzato. Il coupé giapponese era in- sto è caduta la sua candidatura per il pre-
to virtuale ma sentito: l’auto che ci è pia- vece frutto della passione del suo proprie- mio di categoria: i giurati non hanno rite-
ciuta di più è stata la Jaguar MK X del 1966, tario, che l’ha acquistata in USA, importata nuto congruo il vano motore, perché il sei
Non proprio aggraziata, con quell’aspetto cilindri era l’unica parte rimasta intonsa. A
mastodontico, sproporzionato rispetto al- voler cercare il pelo nell’uovo, anche l’as-
le ruote piccole, eppure bellissima e comu- setto non era a posto. Il proprietario ha ac-
nicativa. Dietro la sua vernice grigio metal- cettato le annotazioni ripromettendosi di
lizzato consumata dal tempo, la profusione farne tesoro. Si ripresenti il prossimo an-
di radica affaticata, la strumentazione ric- no, il suo lavoro lo merita senza dubbio.
chissima e la pelle dei sediloni raggrinzita, Concludendo, un bell’evento, bene orga-
ci ha fatto immaginare i fasti in decaden- nizzato, certo si può sempre migliorare ma
za di un’industria automobilistica e di una la passione traspariva dal calore delle per-
nobiltà al tramonto, che si avviavano verso sone che vi si sono dedicate, con traspor-
anni di cambiamenti epocali con la volontà to e finezza. Le possibilità e le competen-
di non arrendersi. IN BELLA COMPAGNIA ze per crescere ci sono. D’altra parte, già la
Il momento conviviale del sabato sera si è seconda edizione nel 2019 aveva avuto il ri-
svolto davanti il porto, con la compagnia
Datsun fatta in casa della voce, bella quanto la sua acconciatura, conoscimento di una Manovella d’Oro ASI.
Infine, gli anni ’70. Qui le protagoniste so- dell’artista sudafricana qui sopra. Ad maiora!
Ha un sogno da realizzare?
Mi piacerebbe gareggiare a Goodwood
con la Cooper T56 che sto restaurando.
E all’estero?
Sono andato più volte al Goodwood Re-
Sopra, la Ferrari Breadvan, nota anche come “250 GT Drogo”, dal nome del carrozziere. Il conte
vival che dal 1998 si tiene ogni settembre Volpi di Misurata voleva trasformare in GTO una 250 normale, ma Ferrari era contrario. Egli allora
nel Goodwood Circuit. Il festival com- fece da sé, acquistò una 250 e la trasformò con l’aiuto di Giotto Bizzarrini e di Drogo.
Giovanni Faoro:
Presidente onorario della Associazione Scuderia Serenissima
LE PUNTATE
1 L’approccio al restauro
2 Inizia il restauro
3 Il restauro del motore
4 Il restauro della trasmissione
5 Il restauro del telaio
6 Rivestimenti, ruote e accessori
7 Colori e vernici
8 Il restauro della vernice
CORRETTO SERRAGGIO
In apertura, si interviene sulla
trasmissione di una Porsche 356
(qui a fianco, il complessivo del
retrotreno). I corretti serraggi sono
sempre fondamentali.
CAPIAMOCI BENE
Il lavoro della trasmissione è gravoso quanto e più di quello del motore
Il buon funzionamento di tutti i suoi organi è fondamentale per il miglior rendimento dell’auto
E ricordiamoci sempre un “occhio” anche ai freni..!
I
l cambio viene solitamente rimosso sero, l’ingranaggio deve essere sostituito.
dal veicolo insieme al motore e suc- Anche l’albero primario può essere usura- Per rimuovere una frizione tradizionale è
cessivamente separato da esso e dalla to, il che richiederà la sostituzione o la ri- necessario un semplice attrezzo per man-
frizione. Lo stesso banco utilizzato per costruzione della parte specifica. Lo stes- tenere la compressione della molla duran-
smontare e rimontare il motore può essere so vale per il volano. te la rimozione dello spingidisco.
utilizzato per il cambio. Una volta rimossi I cuscinetti a sfera devono essere control- Il materiale di attrito è solitamente l’uni-
tutti gli ingranaggi all’interno della scatola lati per il gioco radiale e assiale; in caso di ca parte che deve essere sostituita, quan-
vanno puliti e ispezionati. dubbio possono essere sostituiti con altri do lo spessore risulti troppo limitato a cau-
Gli ingranaggi dentati sono molto sollecita- simili. sa dell’usura. Successivamente, è necessa-
ti, poiché oltre ad essere utilizzati per la tra- I rebbi delle forcelle del cambio sono la rio riequilibrare il disco frizione completo:
smissione del moto, subiscono anche l’u- parte finale soggetta ad usura: le loro estre- ciò può comportare l’uso di una mola per
sura dei cambi marcia. Se i danni sono lie- mità si usurano rapidamente una volta che rimuovere il materiale in eccesso. Prima di
vi, possono essere riparati; altrimenti l’in- il trattamento di indurimento viene consu- rimontare, si consiglia di pulire la superfi-
granaggio dovrà essere ricostruito o so- mato. La loro ricostruzione non è partico- cie del volano e il coperchio della frizione.
stituito. Un altro punto su cui concentrar- larmente difficile. Probabilmente sarà necessario sostituire il
si è la superficie dei denti e l’innesto della Al rimontaggio, tutte le guarnizioni devo- cuscinetto di rilascio.
trasmissione diretta: non deve presentare no essere sostituite, così come i paraolio Per quanto riguarda l’albero di trasmissio-
striature, solchi o avvallamenti. Se ci fos- degli alberi. ne, dopo lo smontaggio e la rimozione di
eventuali danni (ammaccature, distorsio- La balestra assemblata viene sottoposta al- Inoltre, deve essere controllato il gioco dei
ni) sarà necessario controllarne il bilancia- lo stesso controllo, per garantirne il corret- cuscinetti sulle ruote e scatola sterzo e, se
mento prima del rimontaggio. to allineamento. Infatti, non solo l’inclina- necessario, sostituirli.
zione laterale della carrozzeria, ma anche Le stesse azioni si applicano alle molle a
Gli assali l’angolo di incidenza, che è responsabile balestra dell’assale posteriore; inoltre, il
Assale anteriore e sterzo: Dopo aver rimos- del ritorno dello sterzo, dipendono dall’in- meccanismo del differenziale deve essere
so l’asse anteriore dal telaio, si consiglia di clinazione dell’assale rispetto al telaio. rimosso e completamente pulito. La sosti-
smontare le molle a balestra e i fusi a sno- Prima di rimontare l’assale, è necessario tuzione dei cuscinetti dipenderà dall’ispe-
do. Le balestre possono subire corrosione, verificare se i due perni dei fusi a snodo zione del loro gioco. È importante regolare
che necessita di essere pulita e le lamelle sono complanari nonché il valore o il loro adeguatamente la posizione assiale del pi-
lubrificate in quanto devono scorrere libe- angolo di incidenza rispetto alla mezzeria gnone del differenziale in modo che i den-
ramente l’una sull’altra. dell’auto. Se l’asse si è deformato a causa di ti possano combaciare; è necessario pro-
Le singole foglie possono essere rotte. In un impatto, può essere eventualmente rad- cedere con attenzione e verificare il risul-
questo caso devono essere sostituite assi- drizzato utilizzando una pressa. Al rimon- tato ruotando il differenziale sul banco do-
curandosi che siano costruite utilizzando taggio della barra di accoppiamento è ne- po aver verniciato i denti con prodotti colo-
lo stesso acciaio dell’originale. È importan- cessario verificare il valore di convergenza rati abradibili per controllare la correttez-
te che le foglie delle balestre destra e sini- delle ruote anteriori, in modo che sia con- za dei contatti.
stra abbiano la stessa curvatura. Ciò signi- forme alle specifiche del costruttore.
fica che, una volta che siano appoggiate su La scatola dello sterzo deve essere rimossa I freni
una piastra di livellamento, la parte supe- e pulita per verificare se la vite e la ruota so- Si consiglia di controllare molto attenta-
riore della curva si trovi alla stessa distanza no in buone condizioni; se il gioco è ecces- mente l’impianto frenante, perché è un si-
dalla piastra di livellamento stessa. sivo, devono essere sostituiti o ricostruiti. stema di sicurezza primario. Considerando
ROAD TO GENÈVE
La E-Type fu presentata al Salone elvetico del 1961. Per i 60 anni, Jaguar Classic ha realizzato
sei coupé e sei cabrio, restaurate e migliorate in alcuni dettagli, da vendere in “collection”
Nell’abitacolo ognuna porta un’incisione della corsa a tutto gas dei collaudatori da Coventry a Ginevra
DI VITTORIO MAGGI
S
essant’anni fa, al Salone di Gine- tordici anni a raffreddarsi (la macchina ter- sic ha allestito, restaurati come nuovi, per
vra, fu presentata la Jaguar E-type. minò la produzione nel 1975). Ma soltanto metterli in vendita in favore dei fortunati
Era il 15 marzo 1961 e lo stupo- per breve tempo, perché la Jaguar E-type è che si potranno permettere di… non dover
re e la meraviglia che si dipinsero una vera icona (termine abusato, ma non in scegliere tra coupé e roadster, celebrando
sul volto dei presenti furono pari soltanto questo caso) dell’automobilismo e, finito di così i 60 anni di questa vera e propria ever-
a quello che era accaduto sei anni prima, produrla, è immediatamente entrata nel gi- green della storia dell’automobile.
di fronte alla Citroën DS. Tale fu la reazio- ro delle classiche più desiderate. E le sen-
ne del pubblico alla vista di quella coupé, sazionali linee della sua carrozzeria sinuo- Molla tutto
che da Coventry si fece arrivare immedia- sa sono tornate a scaldare i cuori degli ap- Le “E-type 60 Collection” rendono omag-
tamente, nella notte, una seconda E-type, passionati. Tanto che oggi siamo qui a par- gio alle due auto di quel Salone di Ginevra:
questa volta cabriolet. Meglio battere il fer- lare della “E-type 60 Collection”, ovvero dei la coupé Opalescent Gunmetal Grey “9600
ro finché è caldo, si direbbe… ma in quel 12 esemplari, venduti a coppie di 6 (sennò HP”, guidata a tutto gas verso la Svizzera da
caso era rovente, e ci avrebbe messo quat- che “collection” sarebbe?) che Jaguar Clas- Bob Berry proprio per il lancio mondiale e
la roadster British Racing Green “77 RW” Le vetture presentano anche una serie di ti, ingranaggi a taglio elicoidale e la scato-
su cui si sedette la sera del 15 marzo 1961 esclusivi dettagli stilistici E-type 60, svilup- la in alluminio pressofuso rinforzato per
Norman Dewis, con una sola consegna: pati in collaborazione con Julian Thomson, una maggiore affidabilità e una maggiore
“Drop everything!” (molla tutto) per esse- Jaguar Design Director. durata, nonché rapporti ravvicinati.
re a Ginevra il 16 marzo. Come scegliere se Il motore 6 cilindri in linea ha le stesse ca-
siete tra i fortunati che se le potranno per- Accensione elettronica ratteristiche di base di allora: alesaggio e
mettere? Semplice: prenderle entrambe, Specifici interventi sono stati finalizzati al corsa 87x106 mm, cilindrata 3.781 cc, po-
anche perché saranno vendute in coppia, miglioramento della fruibilità e della gui- tenza 265 Cv a 5.000 giri, coppia 35,5 kgm a
quindi non c’è altra possibilità! Le “nuo- dabilità, come nel caso del cambio manua- 4.000 giri; la novità è che i tecnici di Jaguar
ve” Etype sono rifinite nelle tinte “Flat Out le a cinque rapporti e del migliorato siste- Classic l’hanno dotato di accensione elet-
Grey” e “Drop Everything Green”, varianti ma di raffreddamento. Il cambio è il prin- tronica. Inoltre la meccanica beneficia
cromatiche ispirate ai colori del 1961 e che cipale sviluppo rispetto alle auto origina- di un radiatore in alluminio esteticamen-
resteranno esclusiva di queste due Jaguar. rie: ha la sincronizzazione su tutti i rappor- te uguale a quello del 1961, con ventola di
raffreddamento elettrica, oltre ad un siste- Norman Dewis viaggerà con loro”, ha det-
ma di scarico in acciaio inossidabile luci- to Johnny Dowell, in arte King Nerd, arti-
dato, identico a quello standard dell’epo- sta e designer.
ca ma dotato di una sonorità più profonda. Sulle coupé, i cui interni sono rivestiti in
pelle Smooth Black, la mappa stilizzata
Incisione con le tappe principali del percorso ef-
L’elemento visivo più distintivo su cia- fettuato da Bob Berry è abbinata ad uno
scuna di queste E-type è un’incisione sul- schizzo della E-type ed alla frase “Pensa-
la console centrale, realizzata dall’artista vo che non saresti mai arrivato qui”, che
e designer “King Nerd”, che ripercorre le ricorda la reazione di Sir William Lyons,
tappe principali del viaggio intrapreso da fondatore del marchio Jaguar, all’arrivo
Coventry a Ginevra dalle auto originali. di Bob, pochi minuti prima della presen-
Ognuna di esse è fatta a mano con più di tazione. Sulle Roadster, rifinite in pelle
100 ore di lavoro e di consultazione con il Suede Green, l’incisione raffigura invece
proprietario. “Sarà un ricordo permanen- il percorso intrapreso da Dewis durante
te del loro anniversario e, ovunque saran- il suo viaggio dell’ultimo minuto verso la
no le E-type, la memoria di Bob Berry e Svizzera ed è riportato l’ordine di Lyons:
FACCIA DA BERTONE
Se nella vista laterale le nostre
due sportive si assomigliano,
di fronte emergono differenze
importanti, dovute al tipico
stile squadrato di Bertone che
disegnò la Mini. Quest’ultima
aveva di serie anche i
fendinebbia, che aumentavano
l’impronta sportiva.
lizzando svariate componenti fornite da ditte italiane. Dopo qual- tervenire in molte aree dell’auto; la De Tomaso invece è frutto di
che anno a produrre l’utilitaria d’oltremanica la Innocenti sente il mesi e mesi di ricerche veramente laboriose, nonché di un restau-
bisogno di creare un proprio modello, basandosi sulla collaudata ro completo e maniacale. Sulla carta non dareste un euro ad en-
meccanica inglese e adottando un design inedito frutto della mati- trambe: meno di 150 cavalli in due, la coppia di un avvitatore gio-
ta di Marcello Gandini per Bertone, squadrato, moderno e più fre- cattolo, ruotine grandi come i frollini della Mulino Bianco e qua-
sco che dà vita alla Innocenti ‘Nuova’ Mini. Nonostante le difficoltà rant’anni superati di slancio. Da un lato abbiamo la Abarth con un
economiche (il passaggio al gruppo Leyland non ha aiutato) e qual- 1.050 cc di cilindrata, albero a camme laterale, carburatore doppio
che problema iniziale il nuovo modello si piazza bene sul mercato corpo Weber, 70 cavalli e una velocità massima di 160 km/h, men-
con le motorizzazioni 90 (998 cc) e 120 (1.275 cc) restando in listi- tre il versante De Tomaso offre un 1.275 cc sempre aspirato con 77
no fino al 1993. La versione certamente più intrigante nasce ben- cavalli, carburatore SU e uno 0-100 in circa 11 secondi. Poi viene
sì nel 1976 sotto la gestione De Tomaso, con l’argentino che vuole la parte estetica: saranno anche concentrate in poco più di tre me-
una vetturetta briosa, veloce e incapace di passare inosservata. In tri ma Abarth e Innocenti sapevano come far voltare le teste. I fa-
breve, la rivale perfetta della A112 Abarth. scioni neri si sposano benissimo con il bianco di entrambe, le pre-
se d’aria sul cofano sono il classico dettaglio da peste di paese e i
…e quello di Alejandro
Con queste premesse non potevamo farci scappare l’occasione
di scoprire quale tra le due ‘bombette’ fosse la più emozionante e
significativa al volante così grazie a Sergio – il proprietario di en-
MINI TURBO
trambe – abbiamo organizzato questa nostalgica comparativa. Ne- TURBO GIAPPONESE
La Mini De Tomaso fu
gli anni ’70 qualunque ragazzo sognava di girare a bordo di questi
declinata anche nella versione
petardi tascabili, chissà se anche nel 2021 i loro caratteri ruvidi sa- turbo, con motore 3 cilindri
pranno entusiasmarci. La 70 HP arriva da una collezione di A112 Daihatsu di 993 cc. La sua
tenute scrupolosamente anche se Sergio ha dovuto comunque in- potenza era inferiore di 5 Cv
rispetto all’aspirato, ma il
comportamento differente.
LE ALTRE VERSIONI A112
doppi scarichi insieme agli stemmi sportivi chiariscono anche al- Guida creativa
la segretaria di passaggio che non sta fissando una triste e sobria La curiosità prende il sopravvento così partiamo subito dalla me-
utilitaria. La A112 con quei fari languidi e curvilinei e i coprimoz- no nota delle due infilandoci nell’abitacolo della De Tomaso, o per
zi Abarth tenta un approccio quasi elegante nel voler essere grin- meglio dire appollaiandoci sopra il suo morbido sedile e chieden-
tosa, la De Tomaso al contrario vi sbatte sotto il naso i suoi fendi- doci chi abbia rubato la pedaliera. Ci vuole un attimo per fare men-
nebbia gialli, ‘curve’ tagliate con la scure e un aspetto acquattato te locale scoprendo che i pedali ci sono ancora, solo che sono tal-
pronto a dar battaglia. La Abarth è la più aggraziata esteticamen- mente disassati verso destra che la gamba picchia contro la leva
te, la De Tomaso la più presuntuosa. Messe insieme ricordano un del cambio. Il volante poi è reclinato ad un’angolazione strana e il
po’ quei cagnolini gonfi di autostima che abbaiano contro il mon- sedile sembra quasi una poltroncina – però davvero contenitiva –
do credendo di spaventarlo, la differenza in questo caso è che le facendovi già intuire in maniera velata il carattere della De Toma-
pesti qui presenti possono ringhiare per motivi validi. Abbiamo già so: assurda, stravagante, ma una volta che vi siete abituati non ri-
visto che la potenza bruta o accelerazioni da sparo non sono il pa- uscirete a non apprezzarla. Avviamo il 1.275 cc di derivazione in-
ne di queste scatoline anni ’70 eppure con quel peso anoressico, glese e la lancetta del contagiri – particolare pure quello nella gra-
cerchi da 12 e 13’’ e una tenuta di strada ‘vivace’ (che non ha ovvia- fica, con una forma a ‘C’ rovesciata e non circolare – si desta impa-
mente traccia di controlli elettronici) la De Tomaso e la A112 si ri- ziente. La De Tomaso sarà pure vecchia, minuscola e spartana ma
velano molto più impegnative di quanto le dimensioni – o la sche- impressiona positivamente da subito. Il cambio a quattro rappor-
da tecnica – suggeriscano. ti è la prima sorpresa dato che l’azione della leva stretta e sottile è
quasi impeccabile nella sua precisione, la corsa è corta e le marce ra ‘creativa’ e altre ancora il retro si esibisce in un sovrasterzo in ri-
entrano in scioltezza con una bella sensazione meccanica. La rap- lascio o in staccata. E’ un comportamento imprevedibile, sempre
portatura è piuttosto corta così vi trovate a cambiare spesso e vo- diverso che vi costringe a essere costantemente accorti ma che fa
lentieri, nonostante non sia davvero necessario. Il quattro cilindri anche divertire un mondo. Inoltre le sospensioni sono parecchio
infatti è reattivo già dai bassi giri e per quanto la coppia sia minima rigide senza però essere legnose, anzi gli ammortizzatori lavorano
fa il suo dovere nello spostare i poco più di 700 chili della De Toma- innegabilmente bene calcolando anche le ruote minuscole. Dopo
so, per poi infervorarsi al salire del regime con un allungo discre- un po’ di tempo al volante della De Tomaso la pedaliera vi sembra
to; potete girovagare in quarta a 2.000 giri o involarvi verso i 6.000 (quasi) normale e le sue stranezze sono proprio quelle che ci fan-
con la stessa nonchalance. 77 cavalli non vi lasceranno una paresi no affezionare a lei; mezz’ora di guida seria richiede impegno, do-
facciale in accelerazione eppure vi trovate presto in ‘zona multa’, vete sempre prestare attenzione alle cambiate, all’ingresso in cur-
con la parte più interessante ancora da venire. Una volta abituati è va o al lavoro dello sterzo e delle sospensioni però si tratta di una
facile utilizzare la pedaliera per il punta tacco e lo sterzo – seppur spossatezza soddisfacente.
non troppo diretto – vi comunica un sacco di cose attraverso la co-
rona. La parte più teatrale della De Tomaso però è in curva visto Facilità borghese
che il telaio per quanto imperfetto non resta certo indietro alla vo- Tornati al punto di partenza raddrizziamo le gambe, smontiamo
ce coinvolgimento: affrontate una seconda o terza piene e a volte dal soffice sedile e ci caliamo nell’altra minuscola rivale. Sulla
il muso chiude repentino, altre oscilla sulle sospensioni in manie- A112 Abarth tutto sembra così… normale. Il contagiri ha l’aspet-
Fascino inaspettato
La A112 Abarth è un po’ come una ragazza amorevole, pacata, de-
O
ttobre 1964, Parigi, interno giorno: un giornalista
dell’auto copre il “Mondial de l’Automobile”, la fiera
dell’automobile più antica del mondo. Cammina verso
lo stand di Pininfarina e da lontano vede un’auto che ri-
corda la Mercedes-Benz 230 SL presentata l’anno prima a Ginevra.
È un modello già presente nei concessionari della Casa di Stoccar-
da sparsi in tutto il mondo.
Quando è al suo cospetto, si accorge che il suo stile e le sue pro-
porzioni sembrano essere un po’ diversi. E ha un vero padiglione,
a differenza dell’hard-top rimovibile in stile Pagoda montato sul-
la 230 SL di produzione.
Se oggi lo stile della W113 creato da Paul Bracq e Bela Barenyi con
la supervisione del capo dello stile Friedrich Geiger, è universal-
mente considerato un capolavoro, all’epoca non manca chi stor-
ceva il naso osservando il design concavo del suo tetto rimovibile,
responsabile del soprannome che da allora identifica questa Mer-
cedes e anche, impropriamente, alcune serie a seguire.
È successo che Pininfarina si è accordata con Mercedes-Benz, su-
bito dopo la presentazione della 230 SL, con l’obbiettivo di farne
una versione a tetto fisso. Il progetto è stato affidato a un giova-
ne americano, appena arrivato a Torino dalla Ghia, il ventinoven-
ne Tom Tjaarda. È giovane, ma ha già lasciato la sua impronta sti-
listica sulla Ferrari 330 GT 2+2 firmata anch’essa da Pininfarina.
Il suo compito non è dei più semplici - mettere le mani su un design
già molto ben riuscito, anche se in quel momento non ancora del
tutto “digerito” - ma Tjaarda riesce, con sottili modifiche, a reinter-
pretarlo nel modo corretto. Come? Alzando la calandra, appiatten-
do il profilo laterale e rimodellando i contorni del cofano. Infine,
aggiungendovi un padiglione con montanti sottili.
VERA COUPÉ
A fianco, la Mercedes-Benz 230 SL alla presentazione nel 1963. I giudizi
sulle novità portate da quest’auto, stilistiche soprattutto, non furono
unanimi. L’interpretazione che ne diede Pininfarina è da vera coupé
(come si nota bene nella foto dell’altra pagina), cosa che la “Pagoda” in
effetti non era. Ma a Stoccarda non vollero approfittare della possibilità
di produrla. Nella pagina a fianco, in basso, la targhetta che identifica
l’esemplare e il sei cilindri in linea da 150 Cv.
SCHEDA TECNICA
MERCEDES 230 SL W 113 (1963)
Motore 6 cilindri in linea, anteriore longitudinale Alesaggio (mm) 82 Corsa (mm)
72,8 Cilindrata (cc) 2306 Rapporto di compressione 9,3:1 Distribuzione un albero a
camme in testa (catena duplex), 2 valvole per cilindro Alimentazione pompa Bosch
a 6 iniettori Accensione a spinterogeno Raffreddamento ad acqua Impianto elettri-
co 12 V Potenza 150 CV a 5500 giri Coppia 20,4 kgm a 2000 giri Trasmissione
Trazione posteriore Frizione monodisco a secco Cambio a 4 marce + RM Rappor-
ti al cambio 1^ 4,42:1, 2^ 2,28:1, 3^ 1,53:1, 4^ 1.00:1 Pneumatici 185 HR 14 Cor-
po vettura Telaio a struttura centrale portante con zone d’assorbimento d’urto ant e
post Carrozzeria aperta a due porte, due posti (più uno), porte e cofani in alluminio
Sospensioni: ant ruote indipendenti con doppi triangoli sovrapposti e molle elicoi-
dali; post semiassi oscillanti con ammortizzatore centrale di compensazione Freni a
disco anteriori e tamburo posteriori Dimensioni (mm) e peso Passo 2.400 Car-
reggiate ant/post 1.486/1.487 Lunghezza 4.285 Larghezza 1.760 Altezza 1.305 Pe-
so in ordine di marcia 1295 kg (con hard top 1380) Prestazioni Velocità massima
200 km/h Accelerazione 0-100 km/h 10 sec
E voi, tornate
al banco!
Esperienza stupenda alla guida dell’Alfa Romeo Giulia GTA junior, che
dominò in gara e continua a dimostrare il valore della passione e della
competenza italiane. Anche le sportive moderne hanno da imparare...
TESTO E FOTO DI TOMMASO FERRARI
Lega leggera
C’è però da risolvere anche il problema del peso, che penalizza la
Giulia rispetto alla rivale più forte, la Ford Cortina Lotus. Chiti,
da bravo ingegnere aeronautico ed esperto di regolamenti, met-
te i finestrini in plexiglass e gli elementi di carrozzeria, compre-
so il tetto, in Peraluman 25, una particolare lega di alluminio zin-
co e magnesio, rivettati anziché saldati; infine toglie tutto l’an-
tirombo e realizza in lega leggera il triangolo di ancoraggio del
ponte posteriore. Risultato: 200 kg meno dell’auto di serie. L’au-
to così modificata si chiama Alfa Romeo Giulia Sprint GT Alleg-
gerita, ed è una meravigliosa coupé. Il motore 1.6 bialbero con
bielle e pistoni rivisti, valvole maggiorate, doppia accensione e
carburatori Weber da 45 mm è capace di 115 Cv. Il volante Hel-
lebore in legno è ripreso dalla TZ, la coppa dell’olio è maggiora-
ta e la scatola del differenziale ZF, la campana del cambio e i cer-
chi Campagnolo sono realizzati in Elektron, un’altra lega specia-
le a base di magnesio (circa il 90%), zinco e manganese. Le versio-
ni da corsa preparate dall’Autodelta superano i 170 Cv, e la mac-
vi e sembrare speciali anche in manovra, e la GTA è una di quelle. lindri è fin troppo lineare, al passare dei 5.000 guadagna carat-
Durante gli spostamenti per il servizio fotografico il nostro sub- tere e foga, dimostrando con fierezza le proprie origini; il tutto
conscio pensava “che pedaliera ben fatta”, “il cambio sembra accentuato dallo stupendo e tagliente gorgoglìo dei trombonci-
eccezionale”, “che sterzo delicato” e avanti così, mentre erava- ni di aspirazione che fanno aumentare il vostro sorriso al salire
mo ansiosi di trovare un nastro d’asfalto per conoscere a fondo del contagiri.
la piccola Alfa. Nonostante in questa
zona di Lombar- Che telaio!
dia tutto sia ret- La cosa che però stupisce sulla GTA è che il motore - per
tilineo, scovia- quanto eccellente - passi quasi in secondo piano rispetto
mo alcuni chilo- alle altre qualità. Il cambio non solo sembrava ecceziona-
metri conditi da le… lo è proprio: la leva alta e reclinata verso di voi è un
rotonde, curve monumento all’ergonomia e gli innesti sono di una dol-
veloci e una bel- cezza e morbidezza sbalorditive; persino la corsa lunga
la superficie dove non è un difetto visto che potete godere per più tempo
iniziamo a spinge- della precisione di questa trasmissione. Le cambiate so-
re - ed amare - il no tattili, leggere e impossibili da non apprezzare vista
1.300 bialbero. Me- l’accuratezza nell’inserimento e la spaziatura impecca-
no di 120 Cv posso-
no sembrare po-
chi, ma non quan-
do avete 760 kg da
muovere e un’ero-
gazione pronta e vi-
PARENTELA MITICA
vace, spostata pre- La pubblicità che celebra la vittoria nel Campionato
valentemente nel- Europeo Turismo 1971 compare su tutte le principali
la parte alta del con- riviste del settore automobilistico. L’intento è di
tagiri. Mentre ai bas- sottolineare la stretta parentela tra la GTA che vince e la
si infatti il quattro ci- GT Junior, vero mito per i giovani dei primi anni ’70.
LEGGERA PREPARAZIONE
Il motore della GTA Junior è molto diverso da quello della GT Junior: a doppia accensione, ha lo stesso alesaggio della GTA 1600 ma una corsa
molto più corta, per rendere possibili regimi di rotazione elevati. Il coperchio valvole è in elektron (appare colorato per il bagno galvanico cui è stato
sottoposto in fase di restauro) e i carburatori sono da 45 mm, in questo caso ad aspirazione libera per la leggera elaborazione effettuata. Nelle foto
piccole, dettagli di un carburatore, del tappo dell’olio sulla testa e del disco orario originale di questo esemplare.
SCHEDA TECNICA
ALFA ROMEO GIULIA GTA JUNIOR
Motore: quattro cilindri in linea in lega leggera, alesaggio e corsa 78x67,5 mm, cilindrata 1.290 cc, potenza 110
Cv-SAE a 6.000 giri, coppia 12,3 kgm-SAE a 3.000 giri Distribuzione: bialbero a camme in testa, due valvole per
cilindro a V di 80° Alimentazione: 2 carburatori doppio corpo Weber da 45 DCOE Trasmissione: motore ante-
riore longitudinale, trazione posteriore, frizione monodisco a secco, cambio manuale a cinque rapporti + retro-
marcia Cerchi in acciaio, pneumatici 165x14 o 175x400 (185/70 R14) Corpo vettura: scocca integrale portante
in acciaio con elementi di carrozzeria in Peraluman 25; sospensioni anteriori a ruote indipendenti, doppi quadri-
lateri con molle elicoidali e ammortizzatori idraulici telescopici e barra antirollio; sospensioni posteriori a ponte
rigido, molle elicoidali e ammortizzatori idraulici telescopici coassiali Freni anteriori e posteriori a disco con ser-
vofreno Sterzo a vite e rullo Dimensioni (in mm) e peso: passo 2.350, carreggiate ant/post 1.310/1.270, lun-
ghezza 4.080, larghezza 1.580, altezza 1.315, 795 kg a vuoto
A
vederla così, con quella linea morbida e sinuosa, mani- cola roadster di circa due litri giunta settima assoluta alla 24 Ore di
festamente arrogante ma anche singolarmente ingenua Le Mans del 1959 da lui vinta al volante di una Aston Martin.
fa senza dubbio una certa impressione. Capisci subito
che in quel cofano così lungo, largo e rigonfio è nasco- Fenomeno Cobra
sto qualcosa di possente, perfino di esagerato per noi europei, così In quel tempo, siamo nei primi anni ’60, l’esperimento poteva es-
abituati alla contenutezza e semmai inclini alla sofisticazione tec- sere fatto con una certa serenità. Tra il 1960 e il 1961 il texano bol-
nologica. Qui no, è tutto diverso. Non c’è spazio per la raffinatez- lente riesce a stringere un accordo con i proprietari della AC, i fra-
za del particolare, ma ce n’è moltissimo per l’esaltazione della mu- telli Hurlock, per la fornitura di un primo lotto di 100 telai comple-
scolosità. La mente torna inevitabilmente al ricordo di quel feno- tamente allestiti, ma privi ovviamente di motore e cambio. Alcu-
meno che stregò prima l’America e poi l’Europa a metà degli anni ni importanti interventi al telaio vengono però apportati, in modo
’60, la Cobra. E alla semplice ma efficace idea che permise a quel da aumentarne la rigidità e la robustezza necessarie per tollerare
geniaccio di Carroll Shelby di crearla: montare un bel motorone la poderosa iniezione di potenza che Shelby aveva in mente. Ven-
americano sull’agile e leggero telaio dell’inglese AC Ace, una pic- gono anche montati quattro freni a disco e un differenziale irrobu-
stito. Il primo motore usato nel 1962 è il nuovo V8 Ford progettato pre nuovi aggiornamenti. L’ultimo quarto del primo lotto di 100
da Dave Evans, più leggero e compatto rispetto ai precedenti e so- macchine monta il V8 Ford portato a 4,7 litri, la versione più nota in
prattutto già pensato in funzione di ulteriori successive fasi di svi- Europa (286), con potenza aumentata a 271 CV. A partire dal 1965
luppo. All’inizio la cilindrata è di “soli” 3,6 litri, ma dopo il primo poi il motore è gonfiato fino a 7 litri (427) per essere impiegato co-
prototipo di Cobra la cubatura sale a 4,2 litri, da 260 Cv, con cam- me alternativa nelle competizioni più impegnative.
bio Borg&Warner a quattro marce. Così sistemata, la Cobra si di-
mostra subito una sportiva di gran razza: lo 0-100 è coperto in 4,1 Lamborghini
secondi mentre la velocità massima raggiunta è di 245 km/h. L’a- Tali sono i pensieri che ci accompagnano mentre accarezziamo
spetto esterno conserva inalterate le linee originali, ma i leggeri ri- le forme voluttuose della Viper rossa che sta accucciata ai nostri
porti in lamiera ai parafanghi e gli pneumatici visibilmente mag- piedi. Sentiamo aleggiare lo spirito di Carroll Shelby nel ricordare
giorati donano subito alla Cobra quella grinta e quell’eleganza clas- la sua filosofia costruttiva: il motore è tutto, il resto meno ce n’è e
sica un po’ rètro che ne faranno un’icona intramontabile. Una per- meglio è. Sono passati quasi trent’anni dall’exploit Cobra quando
sonalità molto forte che Shelby non smette di alimentare con sem- nel 1989 Shelby, amico di Lee Iacocca allora Presidente di Chrysler
SCHEDA TECNICA
DODGE VIPER RT-10 (1992)
Motore: anteriore longitudinale-centrale in alluminio, 10 cilindri a V di 90°, alesaggio e corsa 101,6 x 98,5 mm, cilindrata 7.990 cc, rapporto di compressione 9,1:1, di-
stribuzione con albero nel basamento, aste e bilancieri, due valvole per cilindro, raffreddamento a liquido Accensione elettronica Alimentazione iniezione elettronica Lu-
brificazione a carter umido Potenza 415 Cv a 5200 giri Trasmissione: trazione posteriore, frizione monodisco a secco, cambio a 6 marce + RM; rapporti: I 2,66 II 1,78 III
1,30 IV 1,00 V 0,74 VI 0,50 Rapporto finale 3,07:1 Ruote in lega leggera ant 10 x 17”, post 13 x 17”; pneumatici: ant 275/40 ZR17, post 335/35 ZR17 Corpo vettura: te-
laio monoscocca in tubi di acciaio, carrozzeria in vetroresina RTM Sospensioni a ruote indipendenti: ant e post triangoli oscillanti in alluminio, molle elicoidali, ammortiz-
zatori idraulici a gas (post regolabili), barra antirollio Sterzo a pignone e cremagliera Freni a disco ventilati sulle 4 ruote (ant con pinze a 4 pistoni) Capacità serbatoio ben-
zina 84 litri Dimensioni (in mm) e peso: passo 2.444, carreggiate ant / post 1.514 / 1.538, lunghezza 4.448, larghezza 1.924, altezza 1.117, peso 1488 kg Prestazio-
ni: velocità massima 265 km/h, accelerazione 0-100 km/h 4,5 secondi, 0-400 metri in 12,9 secondi uscita a 183 km/h
POCA CONFIDENZA
Sopra: la preziosa imbottitura interna
del cofano, con il logo Viper a rilievo; il
poderoso V10, facilmente accessibile,
di cui spiccano oltre alle generose
dimensioni i coperchi della distribuzione
verniciati in rosso. In questa foto, la Viper
in velocità: mai darle troppa confidenza…
L
e serie speciali: ovvero croce e delizia degli uffici marke-
ting, specialmente quando si tratta di auto popolari. Cro-
ce perché di solito viene loro assegnato l’ingrato compi- ROMBI CHE CONTANO
to di rilanciare un modello in crisi attraverso con- A volte basta un piccolo dettaglio
tenuti accattivanti e facilmente riconoscibili. Oppure per capire di quale automobile si sta
parlando: per esempio, quattro piccoli
per rallentare il declino di un modello da tempo sul rombi concentrici. Nello specifico, è la
mercato ma ancora gradito a un certo numero di serie speciale Targa Oro della Fiat Ritmo.
estimatori, in attesa di quello che lo sostituirà.
Delizia perché, nel pieno successo del model-
lo base, la serie speciale apporta nuovi spun-
ti che ne innalzano l’immagine, attirando ul-
teriori clienti. Freddezza
In tutto questo la prima cosa da azzeccare è Il fenomeno nasce attorno alla metà
il nome. Deve essere scelto con molta cura, degli anni Settanta per rivitalizzare il
qualcosa che il pubblico associ per esempio a mercato dell’auto che in quel momen-
un momento particolare come un’evento sporti- to, per diverse ragioni, non sta vivendo
vo importante. Per citarne qualcuno “Italia ‘90” e uno dei momenti migliori. In Fiat è in cor-
“Roland Garros” sono nomi dati a serie speciali rispet- so il rinnovamento della gamma e, al Salone di
tivamente dell’Alfa Romeo 33 e della Peugeot 205. Ma va be- Torino del 1978, viene presentata la Ritmo che di-
ne anche il nome di località turistiche, come per la Ritmo cabrio verrà, per i contenuti tecnici innovativi, una pietra miliare nell’in-
“Palinuro”. Oppure di personaggi noti o campioni dello sport, co- dustria dell’automobile.
me la serie speciale “Carlos Sainz” della Toyota Celica. Ma si può Le novità sono tante; si va da quelle visibili, che sono i nuovi ma-
far uso anche della fantasia, come per la Fiat Panda “College” o teriali plastici impiegati per formare in un unico pezzo paraurti e
l’Autobianchi Y10 “Mia”. pannelli porta, a quelle non visibili che sono le soluzioni produt-
COLORI DEDICATI
La seconda versione della Targa Oro
acquista una nuova colorazione e ruote
diverse. Nel frontale si vedono bene
le particolarità che la distinguono e,
tinta dedicata del paraurti a parte, sono
le finiture color oro. Accessori come i
fendinebbia e il lava-tergilunotto, qui di
serie, erano invece dotazioni a pagamento
nelle normali auto del segmento C.
Full optional porte (la normale Ritmo li ha di colore grigio scuro) e beige per la
Per centrare l’obiettivo occorre però connotare questa serie spe- cinque. La personalizzazione prosegue con una doppia filettatu-
ciale Targa Oro, per esempio creando una livrea propria e finitu- ra color oro che percorre il perimetro della carrozzeria all’altez-
re dedicate che i visitatori possono ammirare alla presentazione, za della linea di cintura, mentre i cerchi in lega leggera, anch’essi
avvenuta al Salone di Francoforte del ‘79. dorati, hanno un proprio disegno. Altri particolari caratterizzan-
Due sole tinte carrozzeria, entrambe metallizzate: nero per la ti sono le cornici dei finestrini nere, i contorni delle maniglie por-
versione a tre porte e marrone per quella a cinque. Che compor- ta in color oro, la griglia della presa d’aria frontale con due listelli
ta avere un colore ben definito in relazione alla soluzione scel- verniciati in oro e le targhette identificative con scritte di uguale
ta. Altro particolare distintivo sono i paraurti, in plastica flessibi- colore, dove quella sui parafanghi anteriori è completata dal lo-
le antiurto come nel resto della gamma Ritmo, ma neri per la tre go tipico di questa serie speciale, formato da rombi concentrici.
MODELLO Motore/trazione Cilindrata (cc) Potenza (CV-DIN) Velocità (km/h) Prezzo di listino in £
Fiat Ritmo Targa Oro 4 in linea ant/ant 1301 65 150 7.009.200 (5p)
6.761.400 (3p)
Fiat Ritmo 65 CL 4 in linea ant/ant 1301 65 150 6.850.000 (5p)
6.614.000 (3p)
Alfasud Super 1.3 4 boxer ant/ant 1350 71 155 7.271.560
Citroën GS 1220 Pallas 4 boxer ant/ant 1222 59 151 6.500.320
Ford Escort 1300 Ghia 4 in linea ant/post 1297 70 150 6.764.860
Lancia Delta 1300 (5 marce) 4 in linea ant/ant 1301 75 155 8.472.100
Opel Kadett D berlina 1.3 5p 4 in linea ant/ant 1297 75 160 7.088.240
Renault 14 TS 4 in linea ant/ant 1360 70 152 6.364.000
Talbot-Simca Horizon GLS 4 in linea ant/ant 1294 68 (DGM) 155 6.515.000
Volkswagen Golf 1300 GL 5p 4 in linea ant/ant 1272 60 150 6.181.340
SCHEDA TECNICA
FIAT RITMO TARGA ORO
Motore Fiat 138 A1.000 4 cilindri in linea anteriore trasversale Ale-
saggio e corsa 86,4 x 55,5 mm Cilindrata 1301 cc Rapporto di com-
pressione: 9,1:1 Potenza 65 Cv a 5.800 giri Coppia 10 kgm a 3.500
giri Distribuzione un albero a camme in testa, due valvole per cilindro
Alimentazione un carburatore invertito Weber 32 ICEV 22/250, oppu-
re Solex C 32 DISA/2 Accensione a bobina e spinterogeno Lubrifica-
zione forzata con pompa ad ingranaggi, capacità circuito litri 4,4 Raf-
freddamento ad acqua forzata mediante pompa centrifuga, radiatore,
elettroventilatore comandato da termostato, serbatoio di espansione,
capacità circuito 7,9 litri Impianto elettrico 12 V Alternatore 45 A Bat-
teria: 12V-45A Trasmissione Trazione anteriore Frizione monodi-
sco a secco a comando meccanico Cambio a 5 velocità sincroniz-
zate + RM Cerchi a disco in acciaio 4,5x13” Pneumatici radiali 145
SR13 (a richiesta tubeless 165/70 SR13) Corpo vettura Telaio au-
toportante a struttura differenziata Carrozzeria berlina a 3 o 5 porte, 5
posti Sospensioni a ruote indipendenti schema McPherson, ant pun-
toni obliqui, molle elicoidali, ammortizzatori idraulici; post con brac-
ci oscillanti triangolari trasversali, balestra trasversale, ammortizzato-
ri idraulici Freni ant a disco, post a tamburo, freno a mano alle ruo-
te posteriori Sterzo a cremagliera Capacità serbatoio carburante 51 li-
tri Dimensioni (in mm) e peso Passo 2.448 Carreggiate ant/post
1.400/1.410 Lunghezza 3.937 Larghezza 1.650 Altezza 1.400 Peso
a vuoto 880 kg (3p) oppure 895 (5p) Prestazioni Velocità massi-
ma 150 km/h
«E
ra il 1981, avevo dieci anni. Un giorno un amico
di famiglia ci venne a trovare con un’Alfetta 2000
L. Vidi mio padre girare con attenzione intorno
all’auto: la stava esaminando nei minimi partico-
lari. Trascorsero alcuni mesi e si ripeté la stessa scena, soltanto
che questa volta mio padre era al volante! Quell’Alfetta era la no-
stra, la 2.0 ritratta in queste pagine. In quel momento decisi che
quella macchina sarebbe rimasta sempre con noi».
Gianluigi Passuello, di Marostica in provincia di Vicenza, ha man-
tenuto fede alla promessa fatta con se stesso quarant’anni fa, no-
nostante di recente il destino gli abbia messo di traverso, sulla stra-
da, un bell’ostacolo da superare: «Era settembre 2019. Mi trovavo
con amici a San Marino per seguire RallyLegend quando mi telefo-
na mio fratello Mirko: “Abbiamo fatto un incidente con l’Alfetta!
Mamma era alla guida ma sta bene, però la macchina è malmes-
sa”. Superato lo shock e verificata l’entità dei danni, ingenti, cercai
pareri sul da farsi. Alcuni mi suggerivano di demolirla… Non pote-
vo, c’erano troppi ricordi in ballo. Decisi di ripararla, pur sapendo
che non sarebbe stato facile. E non lo è stato, infatti. Per fortuna
ho trovato persone competenti, come Corrado Patella, che mi han-
no aiutato. Oltre a mia madre e mio fratello Mirko, ovviamente».
Par di capire che per la vostra famiglia quest’automobile rappre-
senta molto, come mai? «L’Alfetta è l’auto di famiglia, la macchi-
na che non ti abbandona mai - risponde prontamente Gianluigi -.
Più che un’automobile è un album dei ricordi: il rombo del moto-
re annunciava l’arrivo di mio padre all’ora di pranzo, il bagaglia-
io che si apriva prometteva un regalo dei nostri genitori. L’Alfetta
era molto amata da nostro padre ed era l’auto che ci portava in gi-
ta nei fine settimana».
66 NO-LUGLIO 2021
AUTOMOBILISMODEPOCA.IT | GIUGNO-LUGLIO
lo del pneumatico al variare delle condizioni di carico.
I giornalisti che la provano rimangono impressionati dalla grande
tenuta di strada, dall’ottima maneggevolezza e dalla prontezza di
inserimento in curva che non ha riscontro nelle concorrenti. Meri-
to anche dell’equilibrata ripartizione dei pesi, uguale sui due assi. Il
motore è il conosciuto bialbero a quattro cilindri in linea di 1779 cc
per 122 Cv-DIN, con alimentazione singola. Deriva da quello della
1750 - che l’Alfetta sostituisce - di cui si apprezza la notevole poten-
za ed elasticità che permettono una pronta ripresa anche nel rap-
porto superiore. Insomma, linea nuova, schema meccanico e do-
ti stradali, completano il quadro di un’auto che viene definita dal-
la stampa specializzata “avanti di dieci anni”.
Più coppia
Da una base meccanica così raffinata non può che derivare una
gamma, che, dopo il coupé Alfetta Gt e la berlina 1.6, è completa-
ta nel 1977 con la presentazione della 2.0 sulla quale focalizziamo
la nostra attenzione.
L’Alfetta 2000 presenta numerose modifiche, visibili nel frontale
a fari rettangolari, nei nuovi paraurti, nelle diverse maniglie porta
e nei nuovi gruppi ottici posteriori più grandi e prominenti. Spari-
scono i deflettori ai finestrini anteriori, la griglia di uscita dell’aria
viziata dell’abitacolo è di nuovo disegno e viene rinnovato anche
l’interno, dove la modifica più visibile è nella plancia, ridisegnata e
decorata con un inserto color alluminio con la scritta “2000”. Nuo-
vi sono anche il cruscotto e il volante e ci sono modifiche all’im-
pianto di climatizzazione. Altra novità è l’inversione del senso di SCUDETTO DORATO
apertura del cofano anteriore mentre le prese d’aria per l’abitaco- Dall’alto, la maniglia porta del tipo incassato, la
targhetta identificativa e il classico scudetto con lo
lo sono sottolineate da griglie in plastica. Nuovi anche i cerchi ruo-
stemma Alfa Romeo, più grande e bordato oro, entrato
ta dalle finestrelle trapezoidali. in produzione all’inizio degli anni ‘80. Sotto, la linea
Con 122 Cv-DIN l’Alfetta 2000 riprende la potenza della prima ver- dell’Alfetta, bella e originale, è immutata fin dalla
sione 1800, con il beneficio della maggiore coppia motrice. La ve- presentazione del modello nel 1972.
locità massima, dichiarata in “oltre 185 km/h”, è al vertice della versione 2000 L, ha acquistato una connotazione da berlina di rap-
categoria ma i clienti, anche se le prestazioni restano di primo li- presentanza, da auto aziendale, un modello che a fine anni Settan-
vello, si aspettano qualcosa di più. Che arriva nel 1978, quando il ta continua a essere tra i preferiti dal pubblico in tutte le sue cilin-
motore torna agli originali 130 Cv della vecchia berlina 2000. Non drate. La 2000 L diventa addirittura la due litri più venduta in Ita-
cambia la dichiarazione della velocità massima, però ora l’Alfetta lia e tra le più vendute in Europa, cosa che induce l’Alfa Romeo a
2000, con il suffisso “L” per sottolineare il motore, è tornata al ver- unificare la carrozzeria della 1.6 e 1.8 a quella della sorella mag-
tice del segmento per potenza. Pochi dettagli la distinguono dalla giore. Il restyling è del 1981 ed è il modello qui fotografato, dove le
versione precedente: il più immediato è l’inserto sulla plancia che versioni di minore cilindrata si distinguono per alcuni allestimen-
diventa tipo legno. ti semplificati. Con l’occasione, si rivedono i rapporti del cambio
e l’assetto. L’Alfetta ha ora marce più lunghe con quinta di ripo-
Rappresentanza so e un assetto più morbido. Lo scopo è diminuire ulteriormen-
Nata come berlina da famiglia intonata alla sportività, l’Alfetta, in te i consumi e rendere la vettura più confortevole. Immutate in-
vece le caratteristiche dei motori. A richiesta si può avere il tetto ra di serie, calandra, fasce laterali e paraurti di colore marrone e
apribile, il differenziale autobloccante, l’aria condizionata, men- check-system per il controllo delle funzioni principali della vet-
tre l’antenna radio è incorporata nel parabrezza. Sono passi che tura. Le prestazioni sono invariate anche se il motore, a carbura-
adeguano la vettura, ormai nel pieno della maturità, agli standard tori, perde 2 Cv.
presentati dalle nuove concorrenti. In quegli anni ad Arese lo studio dell’elettronica di controllo del
Il 1981 è anche l’anno di ingresso della Turbo Diesel 2000 da 82 CV motore fa passi da gigante. E si concretizza nella 2000 Quadrifo-
e della 2.0 LI America, versione italiana del modello 2000 espor- glio Oro del 1983, dove l’elettronica, per mezzo di un micropro-
tato negli USA. La 2.0 LI America, che ha l’iniezione Spica, ha lo cessore, controlla l’accensione, la fasatura delle valvole di aspi-
scopo di testare la reazione del mercato verso un’Alfa Romeo ali- razione e l’iniezione di benzina, con il vantaggio di avere un moto-
mentata a iniezione invece che con i consueti carburatori. Passa re più potente ed elastico ai regimi intermedi. E anche più econo-
un anno ed entra in listino una versione speciale della 2000 det- mico, visto che i consumi, a parità di potenza che torna a 130 Cv,
ta “Quadrifoglio”, con doppi fari circolari, cerchi in lega legge- si riducono del 7-8%. Questa versione completa l’aggiornamento
della gamma Alfetta che, dopo un ultimo, leggero restyling che ri- con il sistema CEM, frutto di un lavoro volto alla continua ricerca
vede alcuni dettagli, ora ha anche la chiusura centralizzata. Altri dell’ottimizzazione dei consumi. Il progetto consiste nel far fun-
aggiornamenti si vedono all’interno. Parallelamente entra in li- zionare il motore della 2000 a due o a quattro cilindri in relazione
stino la versione 2.4 turbodiesel da 95 CV il cui allestimento è si- al carico, seguendo la logica di mettere il motore nelle condizio-
mile alla Quadrifoglio Oro, salvo i fari anteriori rettangolari inve- ni di erogare la potenza richiesta con il massimo del rendimen-
ce della coppia di fari circolari e i coprimozzo color alluminio su to. Il passaggio da due a quattro cilindri è gestito da una centra-
cerchi in acciaio come nelle versioni 1.6, 1.8, 2.0 e 2.0 turbodiesel. lina elettronica e viene appena avvertito da chi guida. Il proget-
to, partito nel 1976 all’interno del C.N.R. con il nome di “Progetto
Sperimentazione Finalizzato Energetica” e svolto in collaborazione con l’Univer-
E non è finita perché l’Alfetta diventa laboratorio sperimentale sità di Genova, si concretizza in dieci Alfetta CEM allestite con la
SCHEDA TECNICA
ALFA ROMEO ALFETTA 2000 L (1981)
Motore 4 cilindri in linea, anteriore longitudinale Alesaggio e corsa 84 x 88,5 mm Cilindrata 1962 cc Rapporto di compressione: 9:1 Potenza 130 Cv-DIN a 5400 giri Cop-
pia 18,1 kgm-DIN a 4000 giri Distribuzione: due alberi a camme in testa, 2 valvole per cilindro Alimentazione: due carburatori orizzontali a doppio corpo Dell’Orto oppu-
re Solex Accensione: bobina e spinterogeno Lubrificazione: forzata Raffreddamento: ad acqua forzata Impianto elettrico: 12 V Trasmissione Trazione: posteriore, grup-
po frizione-cambio-differenziale al retrotreno ancorato direttamente alla scocca Frizione: monodisco a secco a comando idraulico Cambio: a 5 marce sincronizzate + RM
in blocco con il differenziale Differenziale e rapporto finale: 11/42 Cerchi: 5,5 J x 14” Pneumatici 185/70 SR 14 tubeless Corpo vettura Telaio: monoscocca in acciaio a
struttura differenziata Carrozzeria: berlina a tre volumi, quattro porte Sospensioni: ant quadrilateri deformabili, barre di torsione longitudinali, barra antirollio, ammortiz-
zatori idraulici; post ponte rigido De Dion guidato da parallelogramma di Watt, ammortizzatori idraulici, molle elicoidali, barra antirollio Freni: a disco, posteriori all’usci-
ta del differenziale, servofreno Sterzo: a cremagliera Capacità serbatoio carburante (litri): 49 Dimensioni (in mm) e peso Passo: 2.510 Carreggiate ant / post: 1360 /
1.358 Lunghezza: 4.385 Larghezza: 1.640 Altezza: 1.430 Peso 1140 kg in ordine di marcia Prestazioni Velocità massima: 185 km/h Accelerazione: 1 km da fermo in 30”5
carrozzeria della versione 2000 LI America, date in prova ad al- sia passata attraverso uno schianto che ne avrebbe potuto com-
trettanti taxisti di Milano. Altre, su base Alfetta unificata model- promettere la vita di magnifica “uni proprietario”. Merito di Gian-
lo 1981, vengono date agli ispettori della Casa e qualche centina- luigi, per il quale l’Alfetta è una di famiglia: «Sull’Alfetta ci stava-
io vendute, per una produzione di circa mille vetture. È un pro- mo tutti, e con tutti i bagagli!», dice, con trasporto. Ma se gli chie-
getto di assoluto rilievo, che non ha però seguito commerciale, di cosa gli piace di più, la risposta è quasi scontata, per un alfista:
anche per le avvisaglie della crisi che avrebbe portato, nel 1987, «Il motore generoso, che non dice mai di no. È sempre pronto.
la Casa del Portello nell’orbita Fiat. E poi la macchina è stabile, precisa; e fai una manovra sbagliata,
Nel 1984 il modello Alfetta, dopo dodici anni di onorata carriera, ti toglie dai guai, esattamente come diceva la pubblicità: “Un’Al-
entra nei libri di storia. Ma non quella della famiglia Passuello, fa Romeo perdona tutto”. Ma soprattutto, mi piace il rumore del
che è ancora in ottima forma, trentanove anni dopo, nonostante motore, una vera sinfonia!».
A
ncor oggi quando capita l’incontro, purtroppo sempre
più raro, con una “Dune Buggy”, si prova una sensazione
di felicità. Sarà per quell’aria di estate che si porta dietro,
condita dal fragore del boxer VW con gli scarichi aperti
che a noi appassionati di automobili non dispiace, o perché simbo-
leggia un periodo che un po’ tutti ricordiamo con nostalgia, quello
degli anni Settanta pur con tutte le loro problematiche. Sport e vi-
ta all’aria aperta sono un binomio sempre vincente, e quelle stra-
ne auto a metà tra la spiaggia e il kartodromo li ricordano entram-
bi. Le “Dune Buggy” rappresentano il sogno di ragazzini e per la Pu-
ma di Roma, la più famosa delle aziende dedite alla loro costruzio-
ne, riportano ad anni di grandi soddisfazioni anche commerciali.
Fortune dovute anche alla produzione di un’altra auto, la GTV,
coupé rossa fiammante, tanto scenografica quanto in realtà di pre-
stazioni modeste, dovute sempre al boxer 4 cilindri ex-Maggioli-
no, anche se negli anno Ottanta e Novanta fu sostituito da ben più
prestanti boxer, quelli dell’Alfa Romeo 33, in versione prima da 63
e poi addirittura 105 Cv. Ma nel frattempo la “moda” di quell’auto
venduta in scatola di montaggio, sogno di gagà “voglio ma non pos-
so”, la GT de noantri, era passata.
Richard Oakes
Quello della Puma GTV è un episodio piccolo ma significativo del-
la storia dell’automobile; peraltro quella delle auto “in scatola” è
una tradizione che, se in Italia si è sempre scontrata con la buro-
crazia asfissiante e, alla fine, demotivante (come ben sa il fonda- te, il motore era stato recuperato da una macchina incidentata.
tore della Puma, Adriano Gatto, che ci ha sempre dovuto lottare
contro), in Inghilterra è sempre stata, e continua ad essere, piutto- Adriano Gatto
sto ricca. E in effetti proprio dalla Gran Bretagna prende le mosse Questo prototipo fu venduto ad Adriano Gatto, titolare della ditta
la nostra storia. Siamo nel 1971 quando un ventenne appassiona- “Puma” di Roma che nel 1968 aveva avviato una produzione di Du-
to di design e di automobili, crea le linee di quella che sarà la Pu- ne Buggy del tipo “Manx” su licenza dell’americano Bruce Meyers.
ma GTV. Si chiama Richard Oakes Gatto aveva conosciuto Oakes a
e lavora per una ditta che si chia- Londra già nel 1971, in occasione
ma Automotive Design and Deve- delle premiazioni del concorso in-
lopment Limited. detto dalla rivista Motor Magazine,
Da quel disegno nascono due la quale aveva eletto la futura Pu-
esemplari di automobile, ma nel ma GTV quale “più bella auto del
1978 la ditta fallisce. I due esempla- mondo”, nientemeno. Dal 1978 al
ri a quel punto sono rimasti proto- 1984 la Puma produsse 100 esem-
tipi senza omologazione e, a segui- plari di GTV spinti dal motore VW,
to del fallimento, la licenza di pro- di cui 52 tuttora circolanti, e in se-
duzione della macchina è venduto guito un’altra cinquantina di esem-
alla Nova Cars di Londra. Quest’ul- plari del modello 033 dotati dei mo-
tima nella stessa operazione acqui- tori Alfa Romeo, tra cui si contano
sta anche uno dei due prototipi, un coupé realizzato sulla base del- una trentina di automobili superstiti.
la Volkswagen Maggiolino 1200. Si dà il caso che la Nova Cars sia Il prototipo in questione servì proprio per produrre gli stampi di
una ditta fondata… da Richard Oakes, il quale finalmente omologa quella che sarebbe diventata la Puma GTV, e di conseguenza per
la vettura da lui stesso disegnata anni prima. Il secondo esemplare l’omologazione alla Motorizzazione di Roma, il 2 luglio 1979. L’o-
era destinato già in origine alle competizioni, a cui evidentemen- mologazione non fu però concessa per la carrozzeria convertibile
te Oakes aveva pensato fin da subito: al posto del boxer del Mag- coupé/spider, bensì soltanto per la versione coupé chiusa. Il proto-
giolino, infatti, ne montava uno ben più prestante, vale a dire un tipo originario, con parabrezza minuscolo e attillato per la configu-
1500 Porsche prelevato da una 356. Non che Oakes avesse stipula- razione a “a barchetta”, rimase l’unico esemplare allestito in quella
to un accordo con Porsche in tal senso, beninteso: semplicemen- maniera e fu finalmente omologato nel 1983 con il numero di telaio
SCHEDA TECNICA
PUMA GTV (1979)
Autotelaio Volkswagen Maggiolino; motore Volkswagen 1.385
cc, 4 cilindri contrapposti, potenza massima 35 Cv, raffredda-
mento ad aria Lunghezza massima 4.200 mm, larghezza mas-
sima 1.800 mm, altezza massima 1.100 mm, carreggiate 1.490
mm Ruote con cerchi 10x14” e pneumatici 205/70-14 Peso a
vuoto 660 kg PUMA GTV-033/S (1984) Come Puma GTV tran-
ne: Motore Alfa Romeo Alfasud 1.186 cc, potenza 63 Cv PUMA
BOXER 90 (1991) Come Puma GTV-033 tranne: Motore Alfa
Romeo 33 1.490 cc, potenza 105 Cv, altezza massima 1.150 mm
VELOCISSIMA
Il motore boxer 4 cilindri purtroppo è nascosto
nell’angusto spazio sotto il piccolo cofano posteriore:
se ne intravvedono soltanto il carter della ventola di
raffreddamento ed i filtri dei carburatori. Le prestazioni
(130 Cv) unite alla leggerezza della vettura (meno di
800 kg) rendono questa Puma estremamente brillante:
secondo il proprietario supera abbondantemente i 220
km/h, addirittura può sfiorare i 240 km/h con l’alettone
posteriore nella posizione di minor incidenza.
FACCIA DA GARA
Una Ferrari 512 BB
Competizione impegnata
a Monza in un’edizione
passata di Monza Historic.
Il frontale sembra un volto
espressivo, alla ricerca
della vittoria, com’erano le
auto del mondiale Marche
di quegli anni.
D
opo il dominio nel Campionato del mondo Marche del la 24 Ore di Le Mans, dominando la categoria GT e terminan-
1972, in cui la 312 PB vince tutte le gare tranne la 24 Ore do con eccellenti 5° e 6° posto assoluti. Si tratta di auto iscrit-
di Le Mans, il 1973 è l’ultimo anno in cui Ferrari si divi- te da squadre private che iscrivono le Daytona modificate e tra-
de su due fronti, correndo sia tra le Sport Prototipo sia sformate in “competizione” con la supervisione tuttavia del-
in Formula 1. Se tra le ruote coperte arrivano ancora un paio di vit- la stessa Ferrari; anche perché quelle auto spesso sono della
torie (ma il titolo va alla Matra) in F1 l’annata è delle più nere, rac- North American Racing Team, la nota scuderia di Luigi Chinet-
cogliendo la miseria di 12 punti e con il reparto corse di Maranel- ti, o di Charles Pozzi, l’importatore del Cavallino per la Francia.
lo sprofondato in una crisi tecnica di portata mai vista. Enzo Fer- Quando la Daytona è rimpiazzata nel listino Ferrari dalla 365
rari ha problemi di salute, chiede aiuto alla Fiat che manda a Ma- GT4 BB a motore centrale, quest’ultima diventa la scelta ob-
ranello Sandro Colombo in sua sostituzione provvisoria. Mauro bligata per chi vuole gareggiare tra le GT, ma a questo pun-
Forghieri non vuole intromissioni e si mette “sull’Aventino” men- to a Maranello sono totalmente assorbiti dalla Formula 1 e non
tre lo stesso Colombo progetta la 312 B3, insieme a Franco Roc- ci sono risorse per aiutare i clienti privati a sviluppare la BB.
chi, commissionando agli Inglesi la produzione del telaio, nella A partire dal 1977 a Le Mans sono ammesse anche le auto prepa-
convinzione che soltanto in Gran Bretagna conoscano la giusta rate secondo il regolamento tecnico dell’IMSA americana, il che
tecnica costruttiva. I fatti diranno il contrario quando, nel 1974, dà la possibilità alla NART di iscrivere una 365 GT4 BB da lei pre-
la 312 B3 riprogettata da Forghieri quasi vincerà il titolo. D’altro parata e gestita, che termina la gara al 16° posto assoluto, 5° di
canto quello sarà il primo anno in cui la Ferrari si dedica soltanto classe (la vittoria di categoria va alla BMW 3.0 CSL, 8^ assoluta).
alla Formula 1, dirottandovi tutte le energie.
Dunque dal 1974 niente più mondiale Marche per il Cavallino, Silhouette
anche se la tradizione è troppo forte per morire di colpo. Infat- Nel frattempo la Ferrari ha presentato, al Salone di Parigi dell’ot-
ti, nello stesso 1974 due 365 GTB/4 Daytona fanno doppietta al- tobre 1976 la nuova 512 BB, molto simile nelle forme alla 365 GT4
QUATTRO SCUDERIE
All’ultima edizione di Monza Historic, disputata nel 2019, erano presenti ben quattro esemplari di Ferrari 512 BB Competizione, di altrettante livree:
nella foto sotto, da sinistra: quella di Simon Phillips a Le Mans ‘81; la belga Rennod Racing, Le Mans ‘81; Charles Pozzi, Le Mans 1979 (Ballot Lena/
Leclere/Gregg); Scuderia Bellancauto, Le Mans 1980. Sopra, la fiancata che termina con la presa d’aria per l’alimentazione del V12 piatto, un faro
anteriore e l’anello per il traino indicato dalla freccia, infine il frontale del primo esemplare allestito, per Charles Pozzi, andato all’asta nel 2010.
Pesante
Dunque, in vista della 24 ore di Le Mans del 1978, a Maranello deci-
dono di assecondare le richieste degli stessi Chinetti e Pozzi e as- CONTATTO CON LA CHIAVE
In alto, il posto guida di una 512 BB Competizione, piuttosto semplice:
semblare in prima persona tre esemplari di 512 BB (due per Poz-
si notano il volante di grande diametro (la macchina non era
zi, uno per la NART) e fornire assistenza alla Ecurie Grand Com- maneggevolissima, come testimonia Duilio Truffo nel box a fianco), il
petition per schierare una quarta auto, che è una 365 aggiornata. tubo che porta aria al pilota e la pedaliera con il grosso poggia piede.
Le tre 512 BB preparate a Maranello si ritireranno dopo tre quar- Qui sopra, il tubo del roll-bar corre di fianco al sedile profilato; sotto, la
ti di gara, due per rottura del cambio e una per rottura del 12 ci- console con i comandi elettrici: si noti l’accensione con chiave.
lindri; la 365 GT4 aggiornata a 512 LM della Ecurie Grand Compe-
tition si classificherà 16^ e penultima, a 107 giri di distacco dalla
Alpine-Renault vincitrice.
Dato che, affidabilità a parte, le prestazioni assolute sono parse di
buon livello, per il 1979 la Ferrari decide di intervenire sul proget-
to 512 BB con più decisione e di produrre una seconda serie di 9
auto più “spinte”, con il corpo vettura ampiamente modificata in
seguito agli studi nella galleria del vento della Pininfarina a Gru-
gliasco. Il risultato è una carrozzeria più lunga di 41 cm rispetto a
quella di serie, con linee più raccordate ed il tetto esteso fino al-
la coda, dove campeggia un grosso alettone. Inoltre la macchina
è notevolmente alleggerita; tuttavia, se il peso omologato è di cir-
MOLLE DOPPIE
Nell’altra pagina e qui sotto, alcune viste del retrotreno dominato dal grosso 12 cilindri a V di 180°. Come tradizione Ferrari, il motore era il pezzo
forte della macchina, potente (500 Cv al massimo dello sviluppo, grazie anche all’iniezione) e con ottima erogazione. Purtroppo l’affidabilità non fu
sempre all’altezza. Inoltre il motore era molto pesante (e la trasmissione ingombrante), come testimonia l’uso di due elementi elastici per ogni ruota
posteriore, rendendo nel complesso pesante anche l’auto rispetto alle rivali più forti, cioè le Porsche con il 6 cilindri sovralimentato.
SCHEDA TECNICA
FERRARI 512 BB/LM (1979-1982)
Motore Tipo F102 BB LM 12 cilindri a V di 180° Alesaggio 85 mm Corsa 78 mm Cilindrata 4.942 cc Rappor-
to di compressione 10,3:1 Potenza 470/500 Cv a 7.300/7.700 giri Coppia circa 45 kgm a 4.600 giri Distribu-
zione bialbero a camme in testa, 2 valvole per cilindro Alimentazione iniezione elettronica Lucas Lubrificazio-
ne a carter secco Raffreddamento ad acqua Trasmissione Motore longitudinale, centrale-posteriore Trazio-
ne posteriore Frizione bidisco a secco Cambio a cinque marce + RM Pneumatici anteriori 23/59-15, posterio-
ri 34/61-15 Corpo vettura Telaio in acciaio, tubolare con pannelli di rinforzo Carrozzeria coupé due porte in
composito di fibra di vetro e kevlar Sospensioni a ruote indipendenti, triangoli sovrapposti, molle elicoidali,
ammortizzatori idraulici, barra antirollio Freni Brembo a disco ventilato Sterzo a cremagliera Capacità serba-
toio carburante 120 litri Dimensioni (in mm) e peso Passo 2.520 Carreggiata ant 1.368 Carreggiata post
1.370 Lunghezza 4.420 Larghezza 1.650 Altezza 1.305 Peso a secco 1.210 kg Prestazioni Velocità massima
196 km/h Consumo medio di carburante 13,3 litri/100 km Accelerazione 0-100 km/h 10,8 sec Accelerazione
0-1.000 m 31,9 sec Ripresa 1.000 m da 30 km/h in IV 38,8 sec
PROTAGONISTA
La bella linea di piccola coupé all’inglese
è valorizzata dalla livrea di questo
esemplare, una originale Elan “26R”.
La vettura, qui ripresa all’autodromo
di Varano de’ Melegari, è un’assidua
protagonista del Campionato italiano
Velocità Autostoriche.
nuova Elan prestazioni eccellenti con costi significativamente posizione della ruota senza bisogno di bracci superiori. La fusio-
inferiori rispetto alle offerte della Coventry-Climax. Sulla Elan ne in lega per la sede dell’ammortizzatore della molla posteriore
sono presenti freni a disco sulle quattro ruote e sospensioni ante- è chiamata “puntone Chapman”.
riori e posteriori a ruote indipendenti. Chapman originariamen-
te vorrebbe avere dischi posteriori interni, per contenere le mas- Cinque serie
se non sospese, ma durante lo sviluppo vengono a galla due pro- La Elan sarà prodotta dal 1962 in cinque varianti, denominate Se-
blemi. Il primo riguarda possibili vibrazioni; il secondo è che se rie 1, 2, 3 e 4 e Sprint, restando in produzione fino al 1974. Della
il freno a mano è usato dopo una frenata brusca, o un uso inten- Serie I, lanciata nell’ottobre 1962, si costruiscono circa 850 esem-
so, i parastrappi in gomma Rotoflex sui semiassi tendono a sner- plari ed è sostituita dalla Serie 2 (circa 1.250 vetture) nel novem-
varsi. Dunque in seguito i dischi saranno spostati sulle ruote per bre 1964. La Serie 3 venne costruita tra settembre 1965 e febbra-
risolvere entrambi questi problemi. io 1968 (2.650 esemplari circa) mentre la Serie 4, poco meno di
La sospensione anteriore è basata sullo schema a doppio brac- tremila esemplari, è introdotta nel marzo 1968 e resta in produ-
cio oscillante già in uso sulla Triumph Herald; la sospensione po- zione fino al 1971. Poco più di 900 esemplari della versione Sprint
steriore si basa sul progetto della Elite, con braccio oscillante in- saranno realizzati fino a febbraio 1973, quando l’Elan uscirà di
feriore ben distanziato che permette di mantenere un’eccellente produzione.
inferiore. Ciascun supporto superiore nella fusione del differen- da 1,2 mm di spessore con rinforzi da 16 mm, pesa soltanto 38,5
ziale presenta un bullone verticale che si accoppia con un raccor- kg e garantisce una rigidità eccezionale. La sezione posteriore
do in gomma “Frustacone” con una boccola centrale in gomma e ha la forma a “V” come l’anteriore e supporta l’intero gruppo so-
acciaio. Le flange del differenziale sono collegate ai semiassi at- spensione-differenziale posteriore. Quando il telaio viene prova-
traverso i parastrappi Rotoflex. to per la prima volta, emerge un valore di carico torsionale im-
pressionante: ben 5800 Newton per metro quadro, decretando il
Capolavoro vero successo della Elan in termini di maneggevolezza rispetto a
Il telaio della Elan è quello che si dice masterpiece of design, cioè tutte le concorrenti. Pensate che allora il costo di realizzazione
un capolavoro di progettazione. È realizzato in lamiera d’acciaio era di soli 10 sterline nel 1962.
La 26R
Pesare poco. Questo è l’imperativo della Elan da corsa, più anco-
ra che di quella da strada. Il primo intervento per andare a corre-
PICCOLA COBRA
re è quindi sulla scocca, che risulta molto più leggera della ver-
In basso, ancora la bella linea della Elan. Questo modello fu uno dei
preferiti (e lo è tuttora nelle gare per auto storiche) dai piloti privati, che sione stradale grazie al minor numero di “pelli” usate per la lami-
spesso facevano categoria a sé, data la quantità di esemplari iscritti a nazione. Il cambiamento estetico più evidente rispetto alla mac-
ogni gara (come recita la pubblicità in alto). Qui sotto, la trasformazione china di serie è la sostituzione dei fanali anteriori a scomparsa
della Shapecraft, con coda in stile Cobra: era piuttosto diffusa all’epoca. con quelli fissi racchiusi nelle bolle trasparenti di perspex. Tut-
to è studiato per migliorare l’aerodinamica quando le luci sono
accese.
I motori più prestanti sono quelli elaborati da BRM e Cosworth
con l’aggiunta del kit per il carter secco. Le misure caratteristi-
che sono portate a 82,55 mm (alesaggio) per 72,75 mm (corsa)
per una cilindrata effettiva di 1.558; con i dovuti e concessi ria-
lesaggi, si arriva a 1.595 cc, appena sotto al limite di classe 1600.
SCHEDA TECNICA
LOTUS ELAN S1 (1962)
Motore Ciclo Otto, anteriore longitudinale, 4 cilindri in linea, blocco in ghisa, testa in alluminio Alesaggio 82,57 mm Corsa 72,75 mm Cilindrata 1558 cc Rapporto di
compressione 9,5:1 Distribuzione bialbero in testa, 2 valvole per cilindro Alimentazione due carburatori doppio corpo Weber 40DCOE Potenza 106 Cv a 5500 giri Coppia
14,9 kgm a 4000 giri Trasmissione Trazione posteriore Cambio meccanico a 5 marce + RM Semiassi posteriori con doppi giunti toroidali in gomma Corpo vettura Te-
laio in acciaio a trave centrale Carrozzeria in vetroresina Sospensioni: a ruote indipendenti con molle elicoidali e ammortizzatori teleidraulici, ant doppi triangoli sovrap-
posti e barra antirollio; post “Chapman struts” (variante di McPherson), trapezi inferiori Freni Girling a disco, servofreno Cerchi in lega leggera 4,5 x 13 Pneumatici 5.20-
13 Capacità serbatoio benzina 45 litri Dimensioni (in mm) e peso Interasse 2.134 Carreggiate ant/post 1.194 Lunghezza 3.689 Larghezza 1.422 Altezza 1.105 Peso a
vuoto 585 kg Prestazioni Velocità massima 185 km/h Accelerazione 0-100 km/h in 8,7 sec
SPECIALISTI
Il motore bialbero con
i suoi bei carburatori
Weber: oggi la potenza può
arrivare a 180 Cv; si noti la
dimensione del radiatore.
Oltre a Thompson, i
migliori specialisti per il
motore sono Craig Beck
Racing, Geoff Richardson
e QED Motorsport. Sotto, il
serbatoio di sicurezza nel
vano posteriore.
LE AUTO DELLA STORIA
GENERAZIONI ZETA
L’Autodromo di Monza fa da teatro di posa a un viaggio onirico nella storia, un
cortometraggio che parla di corse, motori, carrozzerie e piloti con Alfa Romeo a
fare da comune denominatore. Nel fascicolo di luglio/agosto 2020 un confronto-
parallelo tra Alfa Romeo Zagato: la junior Ze la ES30.
L’AUTO DA CORSA DEL SIGNOR ROSSI
Perché una “ordinary car” come la Ford
Cortina, grazie al nome Lotus stampato
sulla testa, diventa un'altra auto e tanto
desiderabile? Lo scopriamo nel fascicolo
aprile/maggio 2020, con l’aiuto di chi ci ha
corso per dieci anni.
Numero Mese-Anno
ALFA ROMEO 600 50 ago/set-09
2000 31 ott-07 850 BERLINA 85 mar-13
ALFASUD SPRINT 4 mag/giu-04 850 COUPE’ 77 mag-12
ALFETTA 75 mar-12 850 SPIDER-SPORT SPIDER 20 ago/set-06
GIULIA GT JUNIOR 36 apr-08 BALILLA 43 dic-08/gen-09
GIULIA SPRINT GTA 122 nov-16 NUOVA 500 82 nov-12
GIULIETTA / GIULIA SPIDER 110 ago/set 15 RITMO 105 TC, 125 TC, 130 TC 34 feb-08
GIULIETTA (GIULIA) SPRINT 83 dic-12 X1/9 46 apr-09
GIULIETTA 1.6, 1.8, 2.0 TIPO 116 9 mar/apr-05 INNOCENTI
GIULIETTA TURBODELTA 21 ott-06 MINI COOPER 35 mar-08
GTV/SPIDER 79 lug-12 JAGUAR
NUOVA SUPER 44 feb-09 E TYPE 124 feb-17
AUTOBIANCHI XJ (1a, 2a, 3a serie 1968-1992) 45 mar-09
A111 32 nov-07 XJ-S 68 giu-11
A112 ABARTH 40 ago/set-08 XJR 4.0 SUPERCHARGED 130 ago/sett-17
A112 V SERIE 119 lug-16 LAMBORGHINI
PRIMULA COUPÉ I E II SERIE 15 mar-06 DIABLO 97 mag-14
BENTLEY LANCIA
MULSANNE TURBO 76 apr-12 APPIA 70 ago/set-11
BMW APRILIA BERLINA 107 mag-15
320 iS 49 lug-09 BETA COUPÉ (TUTTE LE SERIE) 10 mag/giu-05
SERIE 6 E24 26 apr-07 BETA HPE 100 ago/set-14
Z3 88 giu-13 DELTA HF INTEGRALE “EVO” 137 mag-18
CITROËN FULVIA 53 dic-09/gen-10
AMI 6 24 feb-07 FULVIA COUPE’ 5M 1,3 S - 1,6 HF LUSSO 73 dic-11/gen-12
CX 8 feb-05 FULVIA II SERIE 105 mar-15
FERRARI LAND ROVER
208-308-328 52 nov-09 RANGE 56 apr-10
348 80 ago/set-12 LOTUS
TESTAROSSA - TR512 - F512M 63 dic-10/gen-11 ELAN M100 101 ott-14
FIAT ELISE 113 dic-15/gen-16
1100 /103 64 feb-11 MASERATI
1100 B/E 93 dic-13/gen-14 BITURBO 6 set/ott-04
1100 R E 124 7 nov/dic-04 BITURBO 2.24 SPYDER RACING 38 giu-08
124 COUPÉ 1400, 1600, 1800 14 gen/feb-06 QUATTROPORTE 112 nov-15
124 SPECIAL 33 dic-07/gen-08 MERCEDES-BENZ
126 25 mar-07 190E 2.3-16 (W201) 146 apr-19
127 I E II SERIE 13 nov/dic-05 C 114 141 ott-18
128 COUPÉ S-SL 1100-1300 16 apr-06 CLASSE S W126 18 giu-06
1300 E 1500 11 lug/ago-05 G KLASSE 96 apr-14
132 I, II E III SERIE 12 set/ott-04 SEC W 126 106 apr-15
MUSTANG (1968 - 1971) 12 set/ott-05 E-TYPE ROADSTER MKII 1 lug/ago-03 BETA COUPÉ 147 mag-19*
MUSTANG 289 (1966) 14 gen/feb-06 E-TYPE V12 ROADSTER 63 dic-10/gen-11 BETA MONTECARLO 27 mag-07
RS 200 Gr. B 81 ott-12 MK X 37 mag-08 BETA MONTECARLO 38 giu-08
SIERRA RS COSWORTH 129 lug-17 MKII 3.8 31 ott-07 BETA MONTECARLO 144 feb-19
SIERRA RS COSWORTH 158 lug/ago-20* PIRANA BERTONE 157 giu-20 BETA SPIDER 2000 120 ago/set-16
TAUNUS 17M P5 - 12M P6 - TC1 GXL 92 nov-13 SS 3,5 LITRE 90 ago/set-13 D50 FORMULA 1 140 ago/sett-18
TAUNUS TC2 110 ago/set-15 XJ 220 65 mar-11 DELTA 46 apr-09
THUNDERBIRD (1954-1958) 23 dic-06/gen-07 XJ6 MKI 1 lug/ago-03 DELTA 2.0 TURBO HF 96 apr-14
FRAZER-NASH XJ-C 4.2 20 ago/set-06 DELTA HF 4WD 121 ott-16
XJ-C 4.2 17 mag-06 DELTA HF TURBO 54 feb-10
BMW 319/55 (1937) 106 apr-15 XJ-C 4.2 99 lug-14 DELTA HF TURBO 124 feb-17*
FRONTLINE XJ6 (Io e la mia auto) 143 dic-18/gen-19 DELTA INTEGRALE 16V 132 nov-17
DEVELOPMENTS MG LE50 80 ago/set-12 XK 120 55 mar-10 DELTA INTEGRALE 16V 153 dic/gen-19/20
GIAUR XK 150 FHC 3,4 LITRE 109 lug-15 DELTA INTEGRALE EVO 95 mar-14
JEEP DELTA INTEGRALE “SAFARI” 126 apr-17
750 SPORT #BT-06 98 giu-14 DELTA S4 122 nov-16
CHAMPION 750 124 feb-17 WILLYS MB 72 nov-11 DELTA S4 GR.B 108 giu-15
GINETTA JENSEN DELTA TUTTE LE INTEGRALI 52 nov-09
G3 95 mar-14 541 65 mar-11 ECV (1986) 63 dic-10/gen-11
GLOCKLER - PORSCHE C V8 118 giu-16 FLAMINIA 80 ago/set-12
KARMANN GHIA FLAMINIA CONVERTIBILE 32 nov-07
COUPÉ (1954) 64 feb-11 FLAMINIA COUPÉ PININFARINA 2.5 18 giu-06
GORDINI CABRIOLET 77 mag-12 FLAMINIA COUPÉ “HF” 115 mar-16
CABRIOLET 117 mag-16 FLAMINIA GT TOURING 11 lug/ago-05
T15 121 ott-16
KELLISON FLAMINIA LORAYMO 149 lug/ago-19
GRD FLAMINIA SPORT ZAGATO 30 ago/set-07
J-4 85 mar-13
374-FORD 109 lug-15 FLAMINIA SPORT ZAGATO (prova) 164 apr-21
LAMBORGHINI FLAMINIA 60 ANNI BERLINA/SPORT 133 dic-17/gen-18
H.R.G.
COUNTACH 72 nov-11 FLAVIA 1,8 CONVERTIBILE 81 ott-12
1100 SPORTS 80 ago/set-12 DIABLO 30 ANNI 162 gen/feb-21
AERODYNAMIC 44 feb-09 FLAVIA 1.8 COUPE’ HF 33 dic-07/gen-08
ESPADA 24 feb-07 FLAVIA SPORT ZAGATO #1560 92 nov-13
HEALEY ESPADA + NOTIN VILLULA 60 ago/set-10 FULVIA “HF MONTE-CARLO 1972” 85 mar-13
SILVERSTONE 53 dic-09/gen-10 JARAMA 113 dic-15/gen-16 FULVIA 1.3 HF JOLLY CLUB 25 mar-07
HILLMAN JSLERO 5 lug/ago-04 FULVIA 1.3 S COUPÉ SPIDER 116 apr-16
MIURA E COUNTACH 2 dic-03/gen-04 FULVIA BERLINA 115 mar-16*
IMP 50 ANNI 94 feb-14 MIURA P400 116 apr-16 FULVIA COUPÉ 113 dic-15/gen-16*
HONDA MIURA P400, S, SV 21 ott-06 FULVIA COUPÉ 91 ott-13*
INTEGRA (prova) 159 ago/sett-20 MIURA P400 SV 85 mar-13 FULVIA COUPÉ RALLY 1.3 S 4 mag/giu-04
NSX 61 ott-10 MIURA P400 SV 165 mag-21 FULVIA COUPÉ I SERIE “LEVA LUNGA” 35 mar-08
NSX (prova) 157 giu-20 MIURA ROADSTER 43 dic-08/gen-09 FULVIA COUPÉ 1.2 “MONTE” STORICO 123 dic-16/gen-17
S 800 COUPÉ 1 lug/ago-03 MIURA SV JOTA 26 apr-07 FULVIA HF 1.6 1970 51 ott-09
Z 600 68 giu-11 MIURA SVR 163 mar-21 FULVIA SPORT ZAGATO 15 mar-06
URRACO 19 lug-06 FULVIA SPORT ZAGATO 41 ott-08
HOWMET URRACO 160 ott-20
TX 53 dic-09/gen-10 FULVIA SPORT ZAGATO 1,3 S 81 ott-12*
URRACO (Io e la mia auto) 25 mar-07 FULVIA SPORT ZAGATO COMP. 19 lug-06
INNOCENTI LANCIA FULVIA SPORT ZAGATO COMP. 143 dic-18/gen-19
AUSTIN A 40/A 40 S 103 dic-14/gen-15 LE STRATOS DI SANDRO MUNARI 53 dic-09/gen-10 FULVIA SPORT ZAGATO 1,3 S 123 dic-16/gen-17
IM3S 108 giu-15 037 RALLY 9 mar/apr-05 GAMMA COUPÉ 58 giu-10
MINI BERTONE 76 apr-12 2000 I.E. (1972) 16 apr-06 K BERLINA 142 nov-18
MINI DE TOMASO 23 dic-06/gen-07 2000 / I.E. 110 ago/set-15 K COUPÉ 131 ott-17*
MINI TURBO DE TOMASO 130 ago/set-17* APPIA COUPÉ 49 lug-09 LAMBDA (Tecnica, motore 3.0) 162 gen/feb-21
MINI 90 SL 96 apr-14 APPIA COUPÉ PININFARINA 91 ott-13 LC2 104 feb-15
INTERMECCANICA APPIA COUPÉ PININFARINA 128 giu-17 SILURI PAGANELLI 136 apr-18
ITALIA 100 ago/set-14 APPIA COUPÉ CONV. VIGNALE 91 ott-13 STRATOS 2 dic-03/gen-04
APPIA ZAGATO 6 set/ott-04 STRATOS 114 feb-16
ISO APPIA ZAGATO GTE 66 apr-11 THEMA 65 mar-11
GRIFO TARGA 45 mar-09 APPIA ZAGATO GTE/SPORT 147 mag-19 TREVI BIMOTORE 128 giu-17
RIVOLTA 300 97 mag-14 APRILIA 80 ANNI 135 mar-18 Y 116 apr-16
RIVOLTA A3/C “SANCTION 2” 101 ott-14 APRILIA “1350” e “1500” 72 nov-11 LAND ROVER
RIVOLTA GT 300-340 2 dic-03/gen-04 ARTENA MINISTERIALE (1940) 86 apr-13
RIVOLTA LELE 22 nov-06 LAND ROVER 94 feb-14
AURELIA B12 1955 16 apr-06 LAND ROVER 80 SERIE ONE 154 feb-20
ISOTTA FRASCHINI AURELIA B20 GT 68 giu-11 LAND ROVER 80/DEFENDER 115 mar-16
IM 1913 44 feb-09 AURELIA B20 #1300 129 lug-17 LAND ROVER 86 “OXFORD” 135 mar-18
TIPO 8 A 144 feb-19 AURELIA B24 CONVERTIBILE 74 feb-12
AURELIA B24 SPIDER 104 feb-15 LOTUS
JAGUAR AURELIA B24S CONVERTIBILE 40 ago/set-08 7 38 giu-08
C-TYPE Continuation 163 mar-21 AURELIA B50 CONVERTIBILE 118 giu-16 21 93 dic-13/gen-14
D-TYPE 159 ago/sett-20 BETA BERLINA 44 feb-09 24-BRM 160 ott-20
E-TYPE LIGHTWEIGHT 72 nov-11 BETA COUPÉ 138 giu-18 41X 136 apr-18
I PICCOLI NÜRBURGRING
Alla Modena Cento Ore si è gareggiato a Imola ed al Mugello, a Misano ed a Modena
E si è guidato e gareggiato sulle strade appenniniche. Il meglio dell’Italia, come al solito se lo gustano
soprattutto gli stranieri, specie l’elvetico Perfetti che ha vinto la gara di Velocità
DI ANTONIO BIASIOLI – FOTO BIASIOLI E CANOSSA EVENTS
L
a ventunesima edizione della Mo- suo genere in Italia, affondando le radici in pista, prove speciali in salita (nove) su stra-
dena 100 Ore Classic, organizzata eventi come il Giro Automobilistico d’Italia de chiuse al traffico, il tutto su uno splendi-
ormai da anni da Canossa Events, o il Tour de France. do percorso, da Rimini a Modena passando
si è disputata dal 9 al 12 giugno Un caso più unico che raro fatto di trasfe- per Forte dei Marmi. È il cuore dell’Italia,
scorsi. La competizione è un unicum nel rimenti su strade aperte al traffico, gare in su e giù per la dorsale appenninica tra Emi-
lia Romagna e Toscana, toccando gli auto- guida perché per mantenere i tempi impo- venticinque nella Regolarità a media, per
dromi di Modena, Mugello, Imola e Misano sti bisogna spingere. un totale di 81 equipaggi. Olandesi, Belgi,
Adriatico, con serate in luoghi particolar- Ancora una volta l’evento segue il protocol- Francesi, Tedeschi ed Inglesi i concorren-
mente interessanti che invitano alla parte- lo CarbonZero e compenserà le emissioni ti più numerosi, soltanto sette gli Italiani in
cipazione di molti piloti stranieri, sempre residue di Co2 mediante piantumazione di qualità di piloti con qualche navigatore, in
affezionati al correre nella “Bella Italia”. nuovi alberi nell’appennino Tosco-Emilia- aggiunta.
Nata all’alba del terzo millennio, sarà il ta- no, è così definibile ad “emissioni zero” e
glio turistico-culturale, sarà una buona così anche le Amministrazioni Comunali Pieno di GTA
promozione agli eventi stranieri, resta il sono felici di queste eco-soluzioni. Questo tipo di formula di gara fa pensare,
fatto che nell’elenco partenti - da sempre Dopo un’edizione 2020 forzatamente ridot- come detto, agli antichi Giri d’Italia degli
- la proporzione è di almeno il 90% di piloti ta, ma sempre ben riuscita, quest’anno so- anni Settanta (quelli con le Lancia Stratos
non italiani. Ottima anche la scelta di poter no tornati in molti a sfidarsi per la vittoria e Beta Montecarlo e le Porsche 911 RSR
prendere parte alla corsa sia nella sezione assoluta, per quella di gruppo e per la clas- a darsi battaglia) o alla Coppa d’Italia del
Velocità sia in quella di Regolarità a media, sifica con indice di prestazione: cinquan- buon Dubbini di fine anni Ottanta (con le
anch’essa impegnativa e divertente per la tasei i concorrenti nella sezione Velocità e Lotus Elan, le Jaguar E e qualche super Fer-
Fumata bianca non era in forma già il primo giorno, infatti Giulia GTA; quarto l’inglese Lillingston con
Dopo il primo giorno di competizione, so- Janssens non era tra i primi) e la classifica una Jaguar E e quinto lo svizzero Ormond
no tre le Porsche al comando: Stoschek è si assesta con Perfetti al comando e Mon- con la bellissima Bmw 3.0 CSL.
davanti, seguito da Paolo Marzatico (de- teiro/Stoschek secondi. Aumenta il nume- La gara si chiude con l’ultimo trasferimen-
gno erede del papà che vinceva nei Rally ro delle prove speciali e la classifica vede to che è in pratica una sfilata fino al centro
anni settanta con la Porsche con la 911), e ancora primo Perfetti seguito da Seb Perez di Modena, con l’ultimo controllo a timbro
incalzato dal giovane svizzero Daniele Per- ed al terzo posto il francese Kern con una davanti all’imponente edificio dell’Accade-
fetti; quarto l’inglese Perez, su Ford Escort, Jaguar E. mia Militare e infine il passaggio sul palco
e quinto Tetaz con un’altra Porsche 911 SC Ultimo giorno e per festeggiare i dieci anni in Piazza Grande dove, all’ombra della Tor-
Carrera. dell’autodromo di Modena, ultima occasio- re della Ghirlandina, è stata sventolata la
Già nella seconda giornata però ci sono ne utile per movimentare la classifica ma al bandiera a scacchi.
grandi cambiamenti al vertice: c’è una fu- comando nulla cambia, mentre secondo si
mata bianca dal motore della Porsche del classifica Marzatico e terzo il tedesco Mal- Un uomo, una donna?
favorito belga Janssens (il boxer tedesco te Fromm con una delle tante Alfa Romeo Nella classifica di Regolarità a media c’era
DUELLI IN FAMIGLIA
In alto, la Porsche 911 RSR dei vincitori Perfetti/Scorcioni, qui sopra premiati sul podio. A sinistra,
dall’alto, un’Alfa Romeo 1750 GTAm in battaglia con la Ford Escort di Siddal/Garcìa Perez; la
Ferrari 308 GTB “rally-replica” contro una Giulia GTA nella gara di Regolarità; lotta fratricida tra
due Porsche 911: Carrera 3.0 RSR contro Carrera 3.0 RS!
SEBRING SFORTUNATA
La Ferrari GTO n. 31 di Guichet-Abate
scatta alla 12 Ore di Sebring 1964. Un
guasto alla batteria la costrinse al ritiro.
Poche settimane dopo, in aprile, durante i
test preliminari di Le Mans, Abate ebbe un
grave incidente su Ferrari 275P e si ritirerà
dalla corse.
J
ean Guichet, francese di Marsiglia, dove i pericoli certo non mancavano, non vallino al gigante Ford, in terra americana.
classe 1927, è l’ultimo dei sei “Cava- ha compromesso la sua longevità. Gli altri Guichet ha guidato per la Ferrari dal 1957 al
lieri del rischio” della Scuderia Fer- compagni di quella vittoria magica a Dayto- 1967. Fino al 1963 come gentleman, poi co-
rari che nel 1967 tagliarono il tra- na, voluta in schieramento dal ds Franco me pilota ufficiale. Con il Cavallino ha con-
guardo in formazione compatta alla 24 Ore Lini, hanno già lasciato questa vita. L’ulti- quistato cinque vittorie assolute e una ven-
di Daytona. mo testimone è lui, Jean Guichet. Le tre vet- tina di podi in gare valide per il Campiona-
Uno schiaffo che bruciò a lungo sul volto ture erano guidate da Bandini-Amon (P4) to Mondiale Marche.
di Henry Ford II. Il 10 agosto prossimo Gui- vincitori, seguiti da Scarfiotti-Parkes (P4) Fra i suoi successi più prestigiosi, la 24 Ore
chet compirà 94 anni, segno che la vita in- e Guichet-Rodriguez (412P del North Ame- di Le Mans 1964 su Ferrari, in coppia con
tensa delle “corse ruvide” anni Sessanta, rican Racing Team). Fu la risposta del Ca- Nino Vaccarella. Risultato che il france-
se stava per ripetere l’anno dopo insieme Romeo Giulietta SZ, ha partecipato alla Le no a comunicare ai tre equipaggi di alline-
all’inglese Mike Parkes, se il collettore di Mans Classic. arsi insieme al traguardo.
scarico della sua Ferrari quattro litri non Guichet, lei fu uno degli artefici del- Chissà i giornali…
avesse ceduto a poche ore dalla fine pro- la clamorosa vittoria a Daytona 1967, Gli aggettivi si sprecarono. Un quotidiano
vocando la fusione della batteria e il con- quando le Ferrari tagliarono il tra- di Daytona uscì addirittura col titolo scritto
seguente ritiro. guardo affiancate, come tre caccia da in italiano: Ferrari primo, secondo, terzo.
E su GTO, insieme all’amico Pierre Noblet, combattimento… E le Ford? Tutte arrosto?
arrivò secondo assoluto nel 1962. Il pub- A Enzo Ferrari era bruciata moltissimo la Delle cinque Ford sette litri, ben quattro su-
blico italiano lo applaudì a lungo anche a sconfitta subita a Le Mans sette mesi pri- birono cedimenti al motore e alla trasmis-
Monza, quando tagliò per primo il traguar- ma per opera della Ford. Così, decise di da- sione. Fu un’autentica Waterloo. L’unica
do sulla Ferrari P2 condotta insieme a Mi- re una lezioncina agli americani. Credo sia Ford che riuscì a finire la corsa arrivò setti-
ke Parkes nella Mille Chilometri del 1965. stato uno dei rarissimi casi, forse l’unico, in ma. Mi pare la guidassero McLaren e Bian-
Con il messicano Pedro Rodriguez vinse cui la Ferrari affrontò una costosissima tra- chi (in realtà al 6° posto concluse la GT40
un’altra famosa prova di durata, la 12 Ore sferta a Daytona due mesi prima, in dicem- iscritta da John Wyer e condotta da Jacky
di Reims 1965, su una Ferrari 365P del Nart. bre, per fare una gara simulata. Ickx/Dick Thompson, ndr). E Phil Hill, che
Quattro volte campione di Francia nella ca- Del resto il mercato Usa era, e resta, il era rimasto in testa le prime tre ore con la
tegoria gran turismo, Guichet ha pilotato più importante per Maranello… bianca Chaparral, finì contro il muro. In-
Gordini, Peugeot, Abarth, Citroen, Matra. Per questo il direttore sportivo Franco Lini somma, una disfatta totale per le auto ma-
Si è ritirato nel 1973. Per il figlio ha scelto il organizzò la parata trionfale. Senza tutti gli de in Usa, tanto che dietro di noi arrivaro-
nome di Gilles. E con lui, su una rossa Alfa aggeggi elettronici di oggi, dai box iniziaro- no due Porsche.
Per lei un’altra giornata memorabile tutto il suo staff guidato da Eric Broadley e mente superiore per le Sport rispetto alle
fu la 24 Ore di Le Mans 1964, quando ri- costruì a Slough, vicino Londra, il suo quar- F1, considerate dalla gran parte degli spor-
portò il primo, grande successo inter- tier generale con una notevole concentra- tivi una pura espressione di ricerca mecca-
nazionale con Nino Vaccarella. zione di cervelli e decine di tecnici alta- nica, molto lontana dalla gente e dalle au-
Fu un cambiamento di programma deciso mente specializzati. tomobili di tutti i giorni.
dalla Scuderia a primavera inoltrata, dopo Che aria tirava a Maranello in quegli Non mi dica che una Ferrari 275P o una
i miei risultati al Nürburgring e dopo l’in- anni impegnativi? Cobra Daytona erano come una Ford
cidente capitato nelle prove di aprile a Le Aria di tempesta. E quello stato d’animo si Taunus 17M od una Innocenti IM3, in-
Mans a Carlo Mario Abate, che andò in trasferiva inevitabilmente sui piloti. Posso somma come le auto del signor Rossi…
aquaplaning, prima del ponte Dunlop. Eb- assicurare che, per certi aspetti, era meglio Non dico questo, no. Ma la fisionomia del-
be salva la vita per miracolo. E si ritirò. Ma vivere da gentleman. Quando diventai uffi- le sport poteva vagamente ricordare auto
fu proprio Le Mans a innescare quella che ciale le pressioni aumentarono parecchio. normali e la gente percepiva questa simi-
oggi chiamano la “Grande Sfida” fra Ford Lei ha vinto gare famose come la 24 litudine. Senza contare che in una gara di
e Ferrari. Ore di Le Mans, la Mille Chilometri di durata dietro alle auto “da assoluto”, nel
In che modo? Monza, la 12 Ore di Reims… plotone che faceva bagarre, c’erano an-
La Ford voleva acquistare la Ferrari. Ma Le gare valide per il Campionato Mondiale che dozzine di auto molto vicine alla pro-
l’accordo non fu raggiunto. Così a Detroit Marche erano più prestigiose dei GP di F1. duzione. Insomma l’automobilismo di ieri
coniarono lo slogan “Se non puoi comprar- Per questo ha sempre evitato i GP? era meno esasperato di quello di oggi, tan-
la, devi batterla”. Per riuscire nel suo inten- Le F1 mi interessavano meno perché, fino to più nel Mondiale Marche. E poi i piloti…
to la Casa americana fece più o meno quel- al 1966, erano piccole e poco potenti, appe- I piloti cosa?
lo che fanno oggi certe grandi industrie na 1500 cc. Avevano 180-200 Cv, quando an- Beh, oggi i piloti di F1 sono considerati
quando decidono di entrare in F1: assor- dava bene. Le Sport erano tigri da 400 Cv. stelle di prima grandezza. Nella gerarchia
bì una piccola squadra inglese, la Lola, con Tutta un’altra cosa. Il pubblico era decisa- dei valori sportivi loro stanno lassù e gli al-
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dagli anni ‘50 Gardaricambi - TN
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più di recente, le sportive SM e, in misura minore, le CX,
Dyane e GS. Le bicilindriche raffreddate ad aria sono sem-
ASSICURARE L’AUTO D’EPOCA plicissime di manutenzione e altrettanto facili da riparare
Immatricolata o costruita da più di venti anni, proprietario iscritto all’ASI, a un club federato o ad un registro di marca. sia per quanto riguarda la carrozzeria sia soprattutto per gli
I requisiti per accedere a una polizza agevolata per auto d’epoca non sono tanti, e in cambio di un evidente risparmio interni, mentre più complesse risultano le ID / DS e le SM
di costo richiedono solo pochi vincoli aggiuntivi. In particolare, l’iscrizione al club è ormai un vincolo universalmente per le quali un restauro anche costoso è comunque sempre
diffuso. Se fino a qualche anno fa alcune assicurazioni erano disponibili a concedere tariffe agevolate dietro giustificato dall’eccezionalità del mezzo.
presentazione del solo libretto di circolazione della vettura, oggi questo non è di fatto più possibile, e praticamente
tutte richiedono l’affiliazione ASI o ad un registro. Autocarrozzeria Grosso - CN
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tariffa di base fissa più una piccola quota aggiuntiva per ogni ulteriore veicolo, altre differenziano la tariffa tra vetture Officina, restauro e ricambi per 2CV e derivate
e motociclette. In generale, per le vetture più diffuse, si può pensare a una tariffa di base compresa tra 150 e 200
euro per una singola vettura e poco meno di 300 euro fino a cinque veicoli. Con una copertura standard sufficiente
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sopra, normalmente viene richiesta un’età minima ai conducenti (21 o 25 anni) e spesso il divieto di circolare www.davidauto.it - info@davidauto.it
contemporaneamente con più veicoli coperti dalla medesima assicurazione. Talvolta è consentito addirittura un solo Restauri meccanici e idraulici per Traction Avant,
conducente: è ovvio che più i vincoli sono limitanti, minore sarà il costo della tariffa, mentre chi desidera le più ampie ID, DS, SM e derivate
libertà dovrà rassegnarsi al pagamento di un premio più alto. Da poco è entrata nel settore
anche Axa, tramite la divisione Axa-Art, con un prodotto innovativo: assicura soltanto collezioni Traction Avant Club - VR
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Fax: 030 - 77 03 493 precedenza, sono aumentati in proporzione con l’enorme
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Lancia Aurelia B10 (1950) Lancia Flaminia GT Touring (1961) Lancia Flavia (Vignale) (1963)
Potenza: 56 CV - Km: 78000 - Prezzo: 39800 Euro Potenza: 119 CV - Km: N/D - Prezzo: 72000 Euro Potenza: 90 CV - Km: 98000 - Prezzo: 60000 Euro
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Lancia Appia (1964) Lancia Fulvia Coupe Rallye HF (1968) Lancia Fulvia Coupe Rallye HF (1968)
Potenza: 48 CV - Km: 8947 - Prezzo: 12000 Euro Potenza: 101 CV - Km: 56281 - Prezzo: 54000 Euro Potenza: 101 CV - Km: N/D - Prezzo: 75000 Euro
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Lancia Fulvia Sport 1.3 S (Zagato) (1968) Lancia 2000 (1972) Lancia Fulvia Coupe (1975)
Potenza: 90 CV - Km: 54000 - Prezzo: 30000 Euro Potenza: 115 CV - Km: 60000 - Prezzo: 9800 Euro Potenza: 90 CV - Km: 80000 - Prezzo: 10900 Euro
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Lancia Beta Coupe 2000 i.e. (1981) Lancia Thema 8.32 (1987) Lancia Delta 1.6 HF (1991)
Potenza: 122 CV - Km: 31181 - Prezzo: 10000 Euro Potenza: 215 CV - Km: 80000 - Prezzo: 27000 Euro Potenza: 140 CV - Km: 1551120 - Prezzo: 14000
Venditore: Commerciante Venditore: Commerciante Euro Venditore: Privato
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Lancia Y10 LX I.E. (1992) Lancia Kappa SW 2.4 td (1998) Land Rover 109 (1981)
Potenza: 50 CV - Km: 51000 - Prezzo: 6000 Euro Potenza: 136 CV - Km: 76000 - Prezzo: 4500 Euro Potenza: 62 CV - Km: 70000 - Prezzo: 27500 Euro
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Land Rover Range Rover Classic (1981) Land Rover Defender 90 (1997) Maserati Merak (1972)
Potenza: 132 CV - Km: 154498 - Prezzo: 44322 Euro Potenza: 113 CV - Km: 201168 - Prezzo: 24000 Euro Potenza: 190 CV - Km: N/D - Prezzo: 68000 Euro
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Opel GT 1900 (1972) O.S.C.A. 1600 GT2 (1963) Peugeot 205 Roland Garros (1992)
Potenza: 90 CV - Km: 31579 - Prezzo: 22500 Euro Potenza: 105 CV - Km: 39000 - Prezzo: 45000 Euro Potenza: 75 CV - Km: 82000 - Prezzo: 5900 Euro
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Porsche 914/4 2.0 (1972) Porsche 914/4 1.8 (1974) Porsche 911 SC 3.0 (1979)
Potenza: 100 CV - Km: 17500 - Prezzo: 24500 Euro Potenza: 85 CV - Km: 500 - Prezzo: 29500 Euro Potenza: 188 CV - Km: 71500 - Prezzo: 62800 Euro
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Porsche 928 S (1980) Porsche 911 Carrera 3.2 (1986) Porsche 911 Carrera 4 (1988)
Potenza: 300 CV - Km: 127000 - Prezzo: 68000 Euro Potenza: 1 CV - Km: 1 - Prezzo: 69000 Euro Potenza: 250 CV - Km: 96700 - Prezzo: 80000 Euro
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Rolls-Royce Silver Shadow II (1980) Saab 96 V4 (1977) SIMCA 1100 GLX (1976)
Potenza: 200 CV - Km: 19474 - Prezzo: 54642 Euro Potenza: 68 CV - Km: 9978 - Prezzo: 9500 Euro Potenza: 58 CV - Km: N/D - Prezzo: Su richiesta
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SIMCA 1000 Rallye 2 (1976) Sunbeam Alpine Mk V (1967) Toyota Land Cruiser HJ 60 (1982)
Potenza: 82 CV - Km: N/D - Prezzo: Su richiesta Potenza: 93 CV - Km: 23944 - Prezzo: 19000 Euro Potenza: 101 CV - Km: 170000 - Prezzo: 28000 Euro
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Toyota Land Cruiser BJ 42 (1984) Triumph TR 4 (1964) Volkswagen Käfer 1200 Standard “Ovali” (1953)
Potenza: 90 CV - Km: N/D - Prezzo: Su richiesta Potenza: 100 CV - Km: 68000 - Prezzo: 23500 Euro Potenza: 24 CV - Km: 51000 - Prezzo: 36000 Euro
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Volkswagen Käfer 1500 (1967) Volkswagen Käfer 1600 (1973) Volkswagen Käfer 1303 (1978)
Potenza: 44 CV - Km: 50000 - Prezzo: 32000 Euro Potenza: 46 CV - Km: 126000 - Prezzo: 34800 Euro Potenza: 36 CV - Km: 54617 - Prezzo: 14900 Euro
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Volkswagen Käfer 1200 L (1978) Volkswagen T3 Bus L 1.6 (1979) Volvo 242 (1980)
Potenza: 34 CV - Km: 11452 - Prezzo: 9900 Euro Potenza: 50 CV - Km: 59900 - Prezzo: 11500 Euro Potenza: 97 CV - Km: 100000 - Prezzo: 16000 Euro
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p.i.15/04/2017 ISSN 1123-4571 p.i.13/03/2021 ISSN 1123-4571
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Un secolo diQuando
vita la Gilera sognava l’Africa
LE QUOTAZIONI LEGENDA
PER OGNI MODELLO SONO INDICATI:
✓ Periodo di produzione
IL MERCATO DELLE CLASSICHE B ✓ Cilindrata e potenza
✓ Valore di mercato
In queste pagine Automobilismo d’Epoca presenta il listino delle automobili più signi- ✓ Interesse tecnico: indica il valore del mo-
ficative vendute in Europa dal dopoguerra fino agli anni ’80.Le quotazioni sono state dello e la sua importanza relativamente all’in-
messe a punto da un gruppo di esperti e consulenti che hanno fatto riferimento, mo- troduzione o al miglioramento di specifiche ca-
dello per modello, agli effettivi valori di acquisto e di vendita registrati nel corso degli ratteristiche tecniche, all’avanguardia nel perio-
do di produzione
ultimi 12 mesi. Per corrispondere al valore indicato, la vettura deve essere marcian-
✓ Interesse storico: indica l’importanza che
te, in possesso di targa e documenti originali e in condizioni di conformità sia mec-
canica, sia di carrozzeria e interni, rispetto al modello d’origine.In caso di difformità
尷 lo specifico modello ha rivestito nel costume
dell’epoca e la sua maggiore o minore appe-
da quanto sopra indicato o di necessità di interventi impegnativi e costosi la quota- tibilità oggi sul mercato dei veicoli da collezione
zione può scendere fino a valori prossimi a zero, mentre per esemplari in condizioni di ✓ Tendenza: ovvero stima dell’andamento del-
particolare conservazione il valore può aumentare anche del 50%.
€ le quotazioni per i prossimi 6 - 12 mesi
Modello Periodo
di prod
Cilindrata
[cc/CV]
Valore
[Euro] B尷 € Modello Periodo
di prod
Cilindrata
[cc/CV]
Valore
[Euro] B尷 €
ABARTH (Italia) 1900 Super Sprint 2a / 3a serie 1954/56 1975 / 115 86.000 „„„ „„„ =
MONOMILLE 1900 M AR/51 - AR/52 Matta 1951/59 1884 / 65 20.000 „„ „„ =
Monomille Scorpione 1961/62 982 / 60 45.000 „„„ „„ = GIULIETTA E DERIVATE
Monomille GT 1962/65 982 / 60 48.000 „„„ „„ = Giulietta 1955/59 1290 / 50 16.000 „„ „„ =
DERIVATE FIAT 500 Giulietta TI 1957/59 1290 / 65 18.000 „„„ „„ =
500 derivazione Abarth 1957/63 479 / 22 20.000 „„„ „„„ + Giulietta 2a serie 1959/61 1290 / 53 14.000 „„ „„ =
595 D / F / L 1963/71 594 / 27 23.000 „„„ „„ + Giulietta TI 2a serie 1959/61 1290 / 65 15.500 „„„ „„ =
595 D / F / L SS 1964/71 594 / 32 26.000 „„„ „„„ + Giulietta 3a serie 1961/65 1290 / 62 13.000 „„ „„ =
695 D / F 1964/66 689 / 30 30.000 „„„ „„ + Giulietta TI 3a serie 1961/65 1290 / 74 14.500 „„„ „„ =
695 D / F / L SS 1964/71 689 / 38 37.000 „„„ „„„ + Giulietta Sprint 1954/59 1290 / 65 60.000 „„„ „„„ =
695 F SS Assetto Corsa 1965/71 689 / 38 40.000 „„„ „„„ + Giulietta Sprint Veloce 1956/59 1290 / 80 47.000 „„„ „„„ =
500 coupé Zagato 1957/59 479 / 23 59.000 „„„ „„ + Giulietta Sprint 2a serie 1959/62 1290 / 79 39.000 „„„ „„„ =
DERIVATE FIAT 600 Giulietta Sprint Veloce 2a serie 1959/62 1290 / 96 53.000 „„„ „„„ =
850 TC 1960/66 847 / 52 30.000 „„„ „„„ + 1300 Sprint 1964/65 1290 / 79 36.500 „„„ „„ =
850 TC Nürburgring Corsa 1962/66 847 / 57 35.000 „„„ „„„ + Giulia Sprint 1962/65 1570 / 91 41.000 „„„ „„ =
1000 TC 1962/66 982 / 60 39.000 „„„ „„„ + Giulietta Spider 1956/59 1290 / 65 54.000 „„„ „„„ =
1000 TC Corsa 1962/66 982 / 88 55.000 „„„ „„„ + Giulietta Spider Veloce 1956/59 1290 / 80 60.000 „„„ „„„ =
750 coupé Zagato 1956/62 747 / 44 70.000 „„„ „„ + Giulietta Spider 2a serie 1959/61 1290 / 79 52.000 „„„ „„„ =
750 spider Zagato 1956/62 747 / 44 88.000 „„„ „„ + Giulietta Spider Veloce 2a serie 1959/61 1290 / 96 54.000 „„„ „„„ =
DERIVATE FIAT 850 Giulietta Spider 3a serie 1961/62 1290 / 79 49.000 „„„ „„„ =
OT 850 1964/68 847 / 52 22.000 „„„ „„ + Giulietta Spider Veloce 3a serie 1961/62 1290 / 96 60.000 „„„ „„„ =
OT 1000 1964/68 982 / 60 23.000 „„„ „„ + Giulia Spider 1962/64 1570 / 90 44.000 „„„ „„„ =
OT 1000 coupé 1965/71 982 / 60 31.000 „„„ „„ + Giulia Spider Veloce 1964/65 1570 / 112 59.000 „„„ „„„ =
OTR 1000 coupé 1965/71 982 / 74 50.000 „„„ „„„ + Giulietta SS 1958/62 1290 / 100 77.000 „„„ „„„ =
OTS 1000 coupé 1966/71 982 / 80 43.000 „„„ „„„ + Giulietta SZ 1960/61 1290 / 100 220.000 „„„ „„„ =
1000 radiale 1966/71 982 / 90 70.000 „„„ „„„ + Giulietta SZ coda tronca 1961/63 1290 / 100 280.000 „„„ „„„ =
OT 1300 1966/71 1280 / 75 32.000 „„„ „„„ + Giulia SS 1962/65 1570 / 112 78.000 „„„ „„„ =
DERIVATE SIMCA 2000 / 2600 E DERIVATE
Simca 1300 1961/66 1288 / 125 180.000 „„„ „„„ + 2000 berlina 1957/62 1975 / 105 14.000 „„ „ =
Simca 2000 1964/66 1946 / 185 200.000 „„„ „„„ + 2000 Sprint 1959/62 1975 / 115 30.000 „„ „„ =
AC (Regno Unito) 2000 Spider 1957/62 1975 / 115 56.000 „„ „„ =
2600 berlina 1962/68 2584 / 130 22.000 „„ „ =
2-LITRE 2600 Sprint 1962/66 2584 / 145 45.000 „„ „„ =
2-Litre 2p / 4p 1947/58 1991 / 75 45.000 „ „ = 2600 Spider 1962/66 2584 / 145 77.000 „„ „„ =
2-Litre coupé 1947/58 1991 / 75 54.000 „ „ = 2600 SZ 1963/66 2584 / 145 260.000 „„„ „„„ =
ACE E DERIVATE GIULIA BERLINA E DERIVATE
Ace / Aceca 1953/56 1991 / 90 70.000 „ „„ = Giulia TI 1962/66 1570 / 90 18.000 „„ „„ +
Ace / Aceca 2.0 Bristol 1956/61 1971 / 120 100.000 „ „„ = Giulia 1600 TI 1966/68 1570 / 90 17.000 „„„ „„ +
Ace / Aceca 2.6 Ford 1961/64 2553 / 170 85.000 „ „„ = Giulia Super 1965/72 1570 / 98 12.000 „„„ „„ +
Greyhound 2.0 Bristol 1956/61 1971 / 120 55.000 „ „„ = Giulia 1600 S 1968/70 1570 / 96 10.000 „„„ „„ +
Greyhound 2.6 Ford 1961/64 2553 / 170 55.000 „ „„ = Giulia TI Super 1963/64 1570 / 112 90.000 „„„ „„„ +
COBRA E DERIVATE Giulia 1300 1964/72 1290 / 80 9.000 „„ „„ +
Cobra 260 1962/63 4261 / 265 480.000 „„„ „„„ = Giulia 1300 TI 1966/72 1290 / 85 10.000 „„„ „„ +
Cobra 289 1963/68 4727 / 270 890.000 „„„ „„„ = Giulia 1300 Super 1970/72 1290 / 88 10.500 „„„ „„ +
Cobra 427 1964/65 6984 / 425 750.000 „„„ „„„ = Giulia Super 1.3 1972/74 1290 / 88 9.000 „„ „„ =
Cobra 427 s/c 1964/65 6984 / 480 750.000 „„„ „„„ = Giulia Super 1.6 1972/74 1570 / 104 10.000 „„ „„ =
Cobra 428 1965/66 6997 / 390 550.000 „„„ „„„ = Nuova Super 1.3 1974/77 1290 / 88 7.000 „„ „ =
427 coupé / convertibile 1965/67 6997 / 350 300.000 „„„ „„„ = Nuova Super 1.6 1974/77 1570 / 104 8.000 „„ „ =
428 coupé / convertibile 1967/73 7016 / 345 250.000 „„„ „„„ = Giulia Diesel 1976/78 1760 / 50 5.000 „„„ „„ =
ALFA ROMEO (Italia) Giulia TI giardinetta Colli 1963/68 1570 / 90 21.000 „„ „„„ =
1900 E DERIVATE 1750 1968/74 1779 / 114 10.000 „„ „„ =
1900 1951/54 1884 / 80 26.000 „„ „„ = 2000 1971/74 1962 / 131 10.000 „„ „„ =
1900 TI 1952/54 1884 / 90 30.000 „„„ „„ = 2000 2a serie 1974/76 1962 / 128 9.500 „„ „„ =
1900 Super 1954/59 1975 / 90 32.000 „„ „„ = GIULIA GT E DERIVATE
1900 TI Super 1954/59 1975 / 115 110.000 „„„ „„ = Giulia Sprint GT 1963/66 1570 / 106 28.000 „„ „„ =
1900 Sprint 1a / 2a serie 1952/54 1884 / 90 120.000 „„„ „„„ = Giulia Sprint GT Veloce 1965/68 1570 / 110 32.000 „„ „„ =
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