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Vito Ferrara
PRONTUARIO
PER IL PRIMO INTERVENTO
DELLE FORZE DELL’ORDINE
LE PROCEDURE DA SEGUIRE
E LE NORME DA APPLICARE
IN OLTRE 300 VOCI
3a edizione
PER LE FORZE
DELL’ ORDINE
Sono riservati per tutti i Paesi la traduzione, l’adattamento totale o parziale, la riproduzione con qualsiasi
mezzo (inclusi i microfilm, i film, le fotocopie), nonché la memorizzazione elettronica.
Finito di stampare nel mese di Novembre 2020 – “Rotomail Italia” S.p.A., Vignate (MI)
o abbandonare con noncuranza piccoli rifiuti dove capita nelle aree pubbliche
invece di utilizzare gli appositi cestini pubblici.
Vengono trattati, altresì, argomenti quali l’uso di cannabis light, l’introdu-
zione clandestina in luoghi militari, il reato di “procurati lavori altrui” per
chi suggerisce al candidato le risposte d’esame, e di plagio per chi copia una
tesi di laurea; la concussione dell’appartenente alle forze dell’ordine che
ottiene una prestazione sessuale in cambio di informazioni riservate; l’utilizzo
della scacciacani quale pistola giocattolo; l’esibizione di un falso tesserino di
polizia; l’appartenente alle forze dell’ordine che fuori servizio utilizzi, per
trarne vantaggio personale, il dispositivo di segnalazione manuale (c.d. “palet-
ta”); il creare ed utilizzare un falso profilo Facebook, utilizzando abusiva-
mente l’immagine di una persona del tutto inconsapevole; lo straniero che
si introduce nel C.A.R.A. (Centro Accoglienza Richiedenti Asilo) senza averne
titolo e altri casi specifici risolti dalla Suprema Corte di Cassazione, come quello
del tatuaggio a minorenne senza consenso dei genitori.
È stata anche aggiornata la tematica relativa all’ingresso e alla permanen-
za degli stranieri nel nostro territorio, grazie alla preziosa collaborazione e
all’esperienza del dott. Antonio PROCACCI, dirigente dell’Ufficio Immigrazione
della Questura di Bari, nonché la parte relativa all’abbandono di rifiuti, grazie
alla professionalità e competenza del Maggiore Biagio CHIARELLO, Comandan-
te della Polizia Locale di Frattamaggiore (NA), sempre in prima linea nella lotta
agli “sporcaccioni” e nella tutela del decoro urbano.
È stata infine aggiunta, su esplicita richiesta degli operatori del settore,
una breve modulistica dei verbali più frequentemente utilizzati nel primo
intervento delle Forze dell’Ordine.
Vito Ferrara
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Modulistica..................................................................................... » 213
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ABBANDONO DEL DOMICILIO DOMESTICO (art. 570 c.p.). – Si procede a querela della
p.o., salvo nell’ipotesi, procedibile d’ufficio, in cui l’autore del reato, allontanandosi, fa
mancare i mezzi di sussistenza ai discendenti di età minore, ovvero inabili al lavoro,
o al coniuge che non sia legalmente separato per sua colpa.
f Arresto e fermo non sono consentiti.
f Autorità giudiziaria competente: Tribunale monocratico (33 ter c.p.p.).
f È reato solo nell’ipotesi in cui l’abbandono è associato alla violazione degli obblighi
di assistenza inerenti alla responsabilità genitoriale o alla qualità di coniuge. Il reato
di abbandono del tetto coniugale è, infatti, stato abrogato diversi anni fa.
f Affinché possa configurarsi il reato, non è sufficiente l’allontanamento in sé per sé dal
domicilio domestico, ma è necessario che esso sia ingiustificato, ossia non derivi da
impossibilità, intollerabilità o estrema penosità della convivenza (Cass. Pen., sez. VI,
27 maggio 2013, n. 22912).
f L’obbligo di permanere nella casa coniugale viene a cessare sin dalla domanda di sepa-
razione che costituisce giusta causa di allontanamento dalla residenza familiare ai sensi
dell’art. 146 c.c. (Cass. pen., sez. VI, 12 giugno 1986, n. 5478).
f Il marito che abbandona il tetto coniugale deve continuare a mantenere la famiglia e
a prendersi cura dei figli versando somme preferibilmente a mezzo bonifico o vaglia
postale, indicando la causale, al fine di non commettere reato. Del pari la moglie che
decida di abbandonare il tetto coniugale con i figli, deve garantire al padre di avere
contatti con loro e di vederli, sempre che non siano accaduti fatti gravi. Ciò per evitare
che la donna possa essere passibile penalmente del reato di sottrazione dei minori ex
art. 574 c.p.
Esempi:
☛ Chi, sebbene separato, si disinteressi completamente dei figli e del coniuge, rendendosi
inadempiente nei loro confronti circa gli obblighi di assistenza morale connessi alla sua
qualità di padre e coniuge, non esaurendo la somministrazione dei mezzi di sussistenza
o sopravvivenza gli obblighi scaturenti da tale qualità (Cass. pen., sez. VI, 24 luglio
2007, n. 30151).
☛ Il coniuge che si allontana dal domicilio domestico solo al fine di coltivare, senza impac-
ci, una diversa relazione sentimentale (Cass. pen., sez. VI, 5 settembre 2000, n. 9440).
ABBANDONO DEL DOMICILIO DOMESTICO DA PARTE DEI FIGLI MINORENNI (art. 318).
– L’art. 318 c.c. stabilisce che il figlio minorenne non può abbandonare la casa dei
genitori (o, nel caso di genitori separati, di colui che esercita su di lui la responsabilità
genitoriale) fino al compimento dei 18 anni (ossia della maggiore età) o fino alla sua
emancipazione. L’emancipazione corrisponde al caso del figlio con almeno 16 anni,
ABBANDONO DI MINORI (L. 184/83). – L’art. 1 della legge 184/1983 definisce lo stato
di abbandono di minore come "la mancanza di assistenza materiale e morale, grave
e irreparabile", situazione che impedirebbe al minore di vivere e crescere in maniera
adeguata presso la famiglia di origine e che giustificherebbe il ricorso a forme di assi-
stenza sociale previste dalla stessa legge. Sotto questo profilo deve ritenersi legittimo
l’inserimento dei minori in una casa famiglia quando si dimostra che il permanere
nella famiglia di origine possa risultare pregiudizievole per la loro crescita. Dal punto di
vista probatorio, il giudice del merito deve basare la propria decisione di dichiarare tale
stato di abbandono con motivazione logica e razionale, fondata non soltanto su singoli
episodi o, ad esempio, sulle sole dichiarazioni del minore, maprendendo in esame rela-
zioni e dichiarazioni fornite dai soggetti coinvolti nella vicenda (servizi sociali, polizia,
dirigente scolastico del centro presso cui il minore viene educato). Se la legge sopra
citata detta i criteri generali utili a fondare la pronuncia di stato di abbandono, sarà
poi il giudice, nella specie, a dover argomentare la propria decisione basandosi sugli
elementi probatori raccolti in corso di causa (Cass. civ., sez. I, 8 agosto 2014, n. 17725).
f L’art. 403 c.c. consente alla Pubblica Autorità di collocare il minore in un luogo sicuro,
qualora si trovi in uno stato di abbandono morale o materiale o è allevato in locali
insalubri o pericolosi, oppure da persone che, per negligenza, immoralità, ignoranza
o per altri motivi, siano incapaci di provvedere alla sua educazione. Pertanto in caso
venga trovato un minore (qualunque età egli abbia), senza nessuno che possa legittima-
mente provvedere alla sua custodia, occorre procedere alla sua corretta identificazione e
lo e nel suolo sono vietati…2. è altresì vietata l’immissione di rifiuti di qualsiasi genere,
allo stato solido o liquido, nelle acque superficiali e sotterranee”
f Se l’abbandono è effettuato da un’impresa, la violazione diviene sanzionabile penal-
mente, e non in via amministrativa. Si tratta, infatti, di reato.
f Contestare al titolare di impresa e/o rappresentante di un ente, l’art. 256 del d.lgs.
152/2006, ossia l’abbandono o deposito incontrollato di rifiuti - sia pericolosi sia non
pericolosi - ovvero immissione degli stessi in acque superficiali o sotterranee. Anche
il privato, in questo caso, andrà sanzionato penalmente e quindi denunciato. L’e-
spressione “titolari di imprese o responsabili di enti” che qualifica il soggetto attivo del
reato, va letta, infatti, in senso estensivo per cui si configura comunque l’ipotesi di reato
nei confronti di un soggetto che abbandoni rifiuti nell’ambito di una attività economica
esercitata anche di fatto, a prescindere dalla qualificazione formale sua o dell’attività da
egli esercitata (Cass. Pen., Sez. III, 10 giugno 2016, n. 24330: «con riferimento al reato di
abbandono, di cui al comma 2 dell’art. 256 d.lgs. 152 del 2006, la soggettività ristretta
richiesta per l’integrazione della fattispecie (“titolari di imprese e responsabili di enti”)
non richiede una veste formale, ma una concreta attività diretta all’abbandono di rifiuti;
in tal senso, è stato affermato che il reato di cui all’art. 256, comma secondo, D. Lgs.
3 aprile 2006, n. 152, è configurabile nei confronti di qualsiasi soggetto che abbandoni
rifiuti nell’esercizio, anche di fatto, di una attività economica, indipendentemente dalla
qualifica formale sua o dell’attività medesima (Sez. 3, n. 38364 del 27/06/2013)». E
dunque, ad esempio, se un soggetto, formalmente privato, abbandona rifiuti non propri,
ma derivanti da un’attività di impresa o da enti, nei suoi confronti dovrà essere commi-
nata la sanzione penale. In tal caso l’operatore di PG dovrà avere cura di documentare
ogni elemento utile per la costruzione logico-induttiva tesa a dimostrare l’origine effetti-
va di tali rifiuti e/o la natura reale dell’attività svolta dal presunto “privato”.
f Affinché si possa ritenere un soggetto responsabile del reato di abbandono o deposito
incontrollato di rifiuti ai sensi dell’art. 256 del D. Lgs. 152/2006 (gestione di rifiuti non
autorizzata) occorre che questi sia “titolare di impresa o responsabile di ente “, nel
senso che solo il titolare dell’impresa può essere chiamato a rispondere di gestione non
autorizzata: “deve ricorrere l’elemento specializzante della commissione del fatto da
parte di titolari di imprese o di responsabili di enti “. Diversamente si tratterà dell’illeci-
to amministrativo di abbandono o deposito di rifiuti commesso da chiunque (art. 255,
comma 1, D. Lgs. 152/2006). (Cass. Pen., sez. III, 14 novembre 2018 n. 51450).
f Il reato di abbandono incontrollato di rifiuti è ascrivibile ai titolari di enti ed imprese ed
ai responsabili di enti ai sensi dell’art. 256, comma 2, D.lgs. n. 152/2006 anche sotto
il profilo della omessa vigilanza sull’operato dei dipendenti che hanno material-
mente posto in essere la condotta di abbandono (Cass. Pen., Sez. III, 1° ottobre 2014
n. 40530). Quindi rispondono del reato in questione il proprietario e l’amministratore
unico dell’impresa che non ottemperino al dovere di vigilanza sui dipendenti che ab-
bandonano rifiuti in violazione del disposto dell’art. 192 comma 1 del D. Lgs. citato.
degli stessi rifiuti, solidi o liquidi, in acque superficiali o sotterranee da parte di privati
(Cass. pen., sez. III, 6 ottobre 2014, n. 41352).
A
f Trasmettere copia del verbale al Sindaco per la predisposizione di ordinanza di rimozio-
ne dei rifiuti e ripristino dello stato dei luoghi, e per conoscenza alla Provincia. L’inos-
servanza dell’ordinanza sindacale di rimozione e smaltimento dei rifiuti abbandonati e
di ripristino dello stato dei luoghi rappresenta reato (art. 255 comma 3 D.Lgs. 152/06).
ABIGEATO (art. 625 n. 8 c.p. - Circostanza aggravante del furto). – Si procede d’ufficio.
f Arresto facoltativo in flagranza (381 c.p.p.)
f È una forma aggravata di furto (di capi di bestiame), che si realizza se il fatto è com-
messo su tre o più capi di bestiame (non pollame, ecc.) raccolti in gregge (pecore, capre,
agnelli, ecc.) o in mandria (suini, bovini, equini, ecc.), ovvero su animali bovini o equi-
ni, anche non raccolti in mandria (nel senso che se si tratta di bovini o equini, il furto è
aggravato, anche se riguarda un solo capo fuori dalla mandria). Sarà il giudice a stabi-
lire caso per caso se sussiste gregge o mandria, non essendo specificato dalla norma il
numero minimo di animali necessario a formare le categorie anzidette. E lo farà tenendo
conto del fatto che la raccolta in gruppo di animali costituisce gregge o mandria, anche
ABUSO DEI MEZZI DI CORREZIONE E DI DISCIPLINA (art. 571 c.p.). – Si procede d’ufficio.
f Arresto facoltativo, nell’ipotesi di lesione gravissima o morte. Fermo consentito solo
qualora derivi la morte.
f Si tratta di un reato comune, di pericolo, che è consumato qualora, abusando dei mezzi
di correzione o di disciplina, si arrechi un pregiudizio ad una persona sottoposta alla
propria autorità, o a lui affidata per ragioni di educazione, istruzione, cura, vigilanza
o custodia, o per l’esercizio di una professione o di un’arte. Il pregiudizio consiste nel
pericolo di una malattia fisica o psichicanei confronti del sottoposto. Non è necessario,
per il configurarsi del reato in questione, che la malattia si sia realmente verificata, in
quanto in caso di lesione personale si realizzerà la più grave ipotesi contemplata nel se-
condo comma dell’art. 571 c.p. (Cass. Pen., sez. VI, 21 maggio 1998, n. 6001). Si tratta,
infatti, di un’ipotesi d delitto aggravato dall’evento lesione o morte, evento che non deve
però essere voluto; se così fosse, infatti, il reo risponderebbe di lesioni o di omicidio.
f Dall’analisi testuale della norma, risulta chiaro che il reato di cui all’articolo 571 del
codice penale è subordinato al verificarsi di una condizione obiettiva di punibilità.
La condotta dell’abuso dei mezzi di correzione o di disciplina è infatti penalmente ri-
levante solo se da essa derivi, quantomeno, una malattia nel corpo o nella mente della
vittima.
f Il reato in esame non ha natura necessariamente abituale. Infatti, l’abuso penalmente
rilevante può aversi non solo nel caso in cui i comportamenti lesivi dell’integrità psico-
fisica della vittima siano ripetuti e mantenuti per un periodo di tempo apprezzabile, ma
anche quando il soggetto attivo ponga in essere un unico atto, ovviamente di notevole
rilevanza (Cass. Pen., Sez. VI, 13 maggio 2010, n.18289).
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f Non si configura il reato de quo, qualora soggetto passivo sia il figlio già divenuto mag-
giorenne ancorché convivente, trattandosi di persona non più sottoposta all’autorità del
A
genitore (Cass. Pen., sez. VI, 7 febbraio 2011, n. 4444).
f Le minacce di bocciatura e voti bassi da parte di un insegnante, rimangono nell’alveo
dell’abuso dei mezzi di correzione, reato che si sostanzia nel "comportamento dell’in-
segnante che umili, svaluti, denigri o violenti psicologicamente un alunno causandogli
pericoli per la salute, atteso che, in ambito scolastico, il potere educativo o disciplina-
re deve essere sempre esercitato con mezzi consentiti e proporzionati alla gravità del
comportamento deviante del minore, senza superare i limiti previsti dall’ordinamento
o consistere in trattamenti afflittivi dell’altrui personalità". (Cass. Pen., sez. V, 16 luglio
2015, n. 2590).
f L’insegnante che da uno schiaffo all’alunno pone in essere il più grave reato di mal-
trattamenti (572 c.p.) e non quello di abuso dei mezzi di correzione. L’uso sistematico
della violenza "quale ordinario trattamento del minore, anche lì dove fosse sostenuto
da animus corrigendi, non può rientrare nell’ambito della fattispecie di abuso dei mezzi
di correzione, ma concretizza, sotto il profilo oggettivo e soggettivo, gli estremi del più
grave delitto di maltrattamenti" (Cass. Pen., sez. VI, 18 novembre 2015 n.1564).
f Urla, punizioni e violenza fisica non possono considerarsi mezzo di correzione a fini
educativi. Pronunciandosi su un ricorso proposto avverso l’ordinanza con cui il tribuna-
le del riesame aveva respinto la richiesta di revoca/sostituzione della misura coercitiva
applicata a due maestre cui era stato contestato il reato di maltrattamenti ai danni di
alcuni bambini dell’istituto scolastico presso cui le stesse insegnavano, la Corte di Cas-
sazione (sentenza 7 settembre 2017, n. 40959) - nel dichiarare inammissibile la tesi di-
fensiva secondo cui nell’ordinanza impugnata non si era verificato se le maestre fossero
o meno mosse da un personale animus corrigendi - ha ribadito il principio secondo cui
l’uso sistematico della violenza, quale ordinario trattamento del minore affidato, anche
lì dove fosse sostenuto da animus corrigendi, non può, infatti, rientrare nell’ambito del-
la fattispecie di abuso dei mezzi di correzione, ma concretizza, sotto il profilo oggettivo
e soggettivo, gli estremi del più grave delitto di maltrattamenti. (Cass. Pen., sez. VI,
sentenza 7 settembre 2017, n. 40959).
Esempi:
☛ La morte provocata da un incidentale colpo di scopa alla testa diretto dalla madre alla
propria figlia a fini correttivi, configura l’ipotesi di cui all’art. 571 c.p. e non quella
dell’omicidio preterintenzionale (Corte Assise di Roma, 3 luglio 1991, Fiorentino).
☛ Le frustate a sangue e le punizioni umilianti e degradanti, quali pulire il pavimento con
la lingua, mangiare in ginocchio per un mese, cospargere la vittima di pomate irritanti,
ecc., integrano gli estremi del reato di violenza privata e non quello di cui all’art. 571
c.p. (Cass. Pen., sez. V, 14 ottobre 1986, n. 10841).
☛ L’insegnante risponde del reato di abuso dei mezzi di correzione se fa grugnire l’alunno
di sette anni che lo aveva offeso e deriso durante la lezione, facendo il verso del maiale.
Il maestro per punizione l’ha costretto a mettersi a terra a quattro zampe e a grugnire
(Cass. Pen., sez. VI, 2 aprile 2014, n. 15149).
☛ Non commette reato la maestra che obbliga l’alunno a stare in un angolo o dietro la la-
vagna per pochi minuti, ma risponde di maltrattamenti se lo obbliga a rimanere chiuso
dentro una stanza (Cass. Pen. sez. VI, 1° febbraio 2019, n. 5205).
☛ In ambito scolastico, il potere educativo o disciplinare, quale che sia l’intenzione del
soggetto attivo, deve sempre essere esercitato con mezzi consentiti e proporzionati alla
gravità del comportamento deviante del minore, senza superare i limiti previsti dall’or-
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ACCATTONAGGIO MOLESTO (art. 669 bis c.p.). – La nuova disposizione penale sanziona
chiunque eserciti l’accattonaggio con:
- modalità vessatorie: insistenza, inseguimento, toccamento, anche se con il pretesto
di rendere servizi o cedere beni;
- ovvero simulando deformità o malattie (es.: chi si finge cieco, sordo o muto, o simula
di non poter camminare o di essere mutilato, nascondendo uno o più arti sotto i vestiti);
Trattandosi di simulazione, non sono punibili le ipotesi in cui deformità e malattie siano
esistenti, seppur esasperate o ostentate con esagerazione;
- o attraverso il ricorso a mezzi fraudolenti per destare l’altrui pietà (tali da simulare
circostanze inesistenti o da dissimulare circostanze esistenti ovvero attraverso parole o
argomentazioni atte a far scambiare il falso per il vero, in modo da determinare l’errore
del soggetto passivo. In questo ultimo caso, il mezzo fraudolento deve essere usato per
destare l’altrui pietà, ossia al fine di indurre altri ad offrire l’elemosina per un sentimen-
to compassionevole suscitato dall’inganno del mendicante).
f Si procede d’ufficio.
f Arresto e fermo non sono consentiti.
f Sequestrare le cose che sono servite o sono state destinate a commettere l’illecito o che
ne costituiscono il provento (es. il piattino o cappello usati per chiedere l’elemosina
ovvero le monete provento del reato).
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ACCENSIONI O SPARI PERICOLOSI (art. 703 c.p.). – Il reato si configura quando si spara, A
senza licenza, in luogo abitato o su pubblica via (luoghi di transito come le piazze e gli
slarghi) o in direzione di essa (quando si spara, seppure nella propria abitazione, ma in
modo da far giungere oggetti pericolosi sulla pubblica via) con armi da fuoco (è tale
quella che comporta una fiammata o un’esplosione causata da materiale infiammabile
come la polvere da sparo), fuochi d’artificio , ovvero quando si lanciano razzi o si fanno
in genere accensioni pericolose (è tale ad es. un fuoco, alimentato con cassette e cartoni).
f Senza apposita licenza è vietato lanciare in aria perfino le lanterne cinesi, o lanterne
volanti (piccole lanterne di carta composte da una struttura rigida rivestita di carta, che
presentano al loro interno una fonte di calore che, scaldando l’aria interna, le fa solle-
vare). Sono infatti considerate accensioni pericolose. Il Ministero dell’Interno, in data
06 dicembre 2012, rispondendo a un quesito sollevato dalla Questura di Pisa relativo al
lancio delle lanterne volanti, si esprime nei seguenti termini: "Al riguardo, si rappresen-
ta che lo scrivente Ufficio condivide le preoccupazioni espresse (...), evidenziando che
l’attività del lancio delle lanterne volanti sia stata oggetto, proprio a fronte della intrin-
seca pericolosità per l’ambiente ed il traffico aereo, di particolari restrizioni o divieti da
parte di altri Stati". Il Ministro precisa inoltre che dette lanterne, debbano considerarsi
"accensioni pericolose" così come previsto dall’art. 57 TU Pubblica Sicurezza, sia quan-
do il lancio si verifichi nel corso di manifestazioni pubbliche che durante feste private.
f Si procede d’ufficio.
f Accertare se chi spara possiede la capacità tecnica per l’accensione (art. 48 T.U.L.P.S.) e
la licenza per accensione di fuochi di artificio in luoghi pubblici (art. 57 T.U.L.P.S.). In
caso contrario procedere come di seguito indicato.
f Identificare ex art. 349 c.p.p. l’autore del reato.
f Denunciarlo per la violazione degli artt. 48 e 57 TULPS e 703 c.p.
f Procedere al sequestro ex art. 354 c.p.p. dei fuochi di artificio.
f Non integra la fattispecie in argomento lo sparo di armi ad aria compressa, che possono
essere considerate armi da sparo e non da fuoco. Pertanto lo sparo in luogo pubblico di
un fucile ad aria compressa può integrare solo il reato di getto pericoloso di cose (674
c.p.) (Cass. Pen., sez. V, 12 maggio 2010, n. 18062).
f La violazione, da parte del cacciatore, del divieto di sparare a distanza inferiore ai cen-
tocinquanta metri in direzione di fabbricati destinati ad abitazione (art. 21, lett. f), L.
11 febbraio 1992, n. 157) non costituisce illecito amministrativo, ma integra il reato di
accensione ed esplosioni pericolose di cui all’art. 703 c.p. (Cass. n. 14526/2012, vedi
anche Cass. n. 38001/2007).
f Non è configurabile il reato di cui all’art. 703 c.p. nel fatto di esplodere dei colpi con
un’arma giocattolo (Cass. Pen., sez. I, 9 novembre 1994, n. 11188).
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delle prescrizioni imposte da leggi o regolamenti dello Stato, delle regioni, degli enti
locali. Questa facoltà è prevista nell’art. 20 del D.P.R. n. 616/77.
f Impedire l’accesso ad ufficiali e agenti di P.S. è reato contravvenzionale procedibile
d’ufficio, per cui, ex art. 17 comma 1 TULPS, si procederà a identificazione del contrav-
ventore, elezione/dichiarazione di domicilio, annotazione di p.g. per la violazione di cui
all’art. 16 TULPS, e trasmissione informativa al P.M.
ACCESSO ABUSIVO A SISTEMA INFORMATICO (art. 615 ter c.p.). – Integra la fattispecie
criminosa di accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico protetto, prevista
dall’art. 615 -ter c.p., la condotta di accesso o di mantenimento nel sistema, posta in
essere da soggetto che, pure essendo abilitato, violi le condizioni ed i limiti risultanti dal
complesso delle prescrizioni impartite dal titolare del sistema per delimitarne oggetti-
vamente l’accesso. Non hanno rilievo, invece, per la configurazione del reato, gli scopi
e le finalità che soggettivamente hanno motivato l’ingresso al sistema (Cass. Pen., Sez.
Unite, 7 febbraio 2012, n. 4694).
f Ciò che effettivamente rileva ai fini della configurabilità del delitto di accesso abusivo
ad un sistema informatico commesso da un pubblico ufficiale o da un incaricato di un
pubblico servizio è che questi, pur essendo abilitato e pur non commettendo alcuna vio-
lazione delle prescrizioni impartitegli per delimitarne l’accesso, acceda o si mantenga
nel sistema per ragioni ontologicamente estranee a quelle per cui la facoltà di accesso
gli è stata attribuita (Cass. Pen. Sez. Unite, 8 settembre 2017, n. 41210)
f Si procede a querela di parte, salvo che il fatto sia commesso da Pubblico Ufficiale
o da incaricato di pubblico servizio, con abuso dei propri poteri, da soggetto armato,
o se dal fatto deriva la distruzione o il danneggiamento dei dati contenuti nel sistema
informatico. In questi ultimi casi si procede d’ufficio.
f Le condotte punite da tale norma, a dolo generico, consistono pertanto:
a) nell’introdursi abusivamente in un sistema informatico o telematico protetto da mi-
sure di sicurezza: da intendersi come accesso alla conoscenza dei dati o informazioni
contenuti nel sistema, effettuato sia da lontano (attività tipica dell’hacker) sia da vicino
(da persona, cioè, che si trova a diretto contatto dell’elaboratore); b) nel mantenersi
nel sistema contro la volontà, espressa o tacita, di chi ha il diritto di esclusione: da
intendersi come il persistere nella già avvenuta introduzione, inizialmente autorizzata o
casuale, continuando ad accedere alla conoscenza dei dati nonostante il divieto, anche
tacito, del titolare del sistema. Ipotesi tipica è quella in cui l’accesso di un soggetto sia
autorizzato per il compimento di operazioni determinate e per il relativo tempo necessa-
rio (ad esempio, l’esecuzione di uno specifico lavoro ovvero l’installazione di un nuovo
programma) ed il soggetto medesimo, compiuta l’operazione espressamente consentita,
s’intrattenga nel sistema per la presa di conoscenza, non autorizzata, dei dati.
Esempi:
☛ L’agente di Polizia che effettua un’interrogazione alla banca dati del Ministero dell’In-
terno, relativo ad una vettura, usando la sua “password” e l’artifizio della richiesta di
un organo di polizia in realtà inesistente, necessaria per accedere a tale informazione
(Cass. Pen., sez. V, 10 novembre 2010, n. 39620).
☛ Chi, senza averne il permesso, consulti la casella di posta elettronica di un collega di
studio (Cass. Pen., sez. V, 15 dicembre 2014, n. 52075).
☛ Accedere all’email altrui è sempre reato, anche se si conosce la password (Cass. Pen.,
sez. V, 17 novembre 2017, n. 52572).
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di capelli o saliva (art. 349 c.2 e 2 bis c.p.p.). Il prelievo biologico nei confronti dell’in-
dagato è effettuato nel rispetto della dignità della persona. Tale prelievo può essere
eseguito senza preventiva autorizzazione del P.M. quando l’indagato presta il consenso.
La P.G. procede al prelievo coattivo quando manca il consenso dell’indagato, ma solo
previa autorizzazione del P.M., scritta oppure orale poi confermata per iscritto (art. 349
c.2 bis c.p.p.). L’autorizzazione del P.M. è necessaria in quanto si tratta di un’azione
invasiva sulla persona. Si ricordi che il prelievo coattivo di materiale biologico (saliva,
capelli) è consentito alla P.G. quando non viene disposto per finalità investigative ma
per finalità di identificazione dell’indagato o di persona sospetta. È opportuno che il
prelievo di materiale biologico venga effettuato da personale della polizia scientifica.. Ai
sensi dell’art. 10 c.4 quater L. 155/2005 (misure urgenti per il contrasto del terrorismo
internazionale), la possibilità di effettuare prelievi coattivi di capelli o saliva, consentiti
dall’art. 349 c.p.p., è stata estesa anche alle procedure di identificazione di pubblica
sicurezza di cui all’art. 11 L. 191/78.
f Se si tratta di persona informata sui fatti, invece, non può essere fotosegnalata, tranne
nell’ipotesi in cui si sia rifiutata di declinare le proprie generalità, nel qual caso diventa
indagata del reato di cui all’art. 651 c.p., per cui può essere sottoposta a fotosegnalamen-
to. L’art. 349 c.4 c.p.p. disciplina, infatti, anche l’identificazione di persone informate sui
fatti. Se sorgono dubbi sulla veridicità delle generalità o sull’autenticità dei documenti
esibiti, la P.G. potrà accompagnare la persona presso i propri uffici, anche coattivamen-
te, per i soli accertamenti anagrafici (riscontri telefonici, accertamenti presso l’ufficio
anagrafe del comune o presso l’ufficio di polizia di provenienza, ecc.). Nei confronti di
queste persone non si possono eseguire rilievi antropometrici, dattiloscopici, fotografici,
salvo che si tratti di cittadini non italiani, della cui identità si ha motivo di dubitare (art.
6 c.4 D. Lgs. 286\1998). Non si può effettuare neanche il prelievo di materiale biologico.
Delle operazioni effettuate dovrà redigersi verbale ai sensi dell’art. 357 c.2 lett. e c.p.p.
f Se l’indagato non è cittadino italiano, la P.G. dovrà indicare se questi comprenda o meno
la lingua italiana. In quest’ultima ipotesi la P.G. provvederà a far effettuare la dichiara-
zione\elezione di domicilio con l’assistenza di un interprete. La violazione dell’obbligo
di nomina di un interprete da parte dell’autorità procedente, previsto dall’art. 143 c.2
c.p.p., comporta una nullità di ordine generale, in quanto si riferisce all’assistenza del-
l’imputato/indagato, a regime intermedio (artt. 178 c.1 lett. c e 180 c.p.p.).
f Trattenere l’accompagnato per il tempo strettamente necessario per l’identificazione
e, comunque, non oltre 12 ore (art. 349/4 c.p.p.); tuttavia, se l’identificazione risulta
particolarmente complessa o occorre la partecipazione dell’autorità consolare o di un
interprete, la persona può essere trattenuta non oltre 24 ore (come previsto dal decreto
legge 144/05 antiterrorismo, il cd. decreto Pisanu), ma in tal caso bisogna previamente
avvisare il Pm e la persona, in tale ipotesi, ha la facoltà di avvisare un familiare o un
convivente (349/4 c.p.p.). Nel verbale, inoltre, bisogna espressamente indicare i motivi
di complessità dell’accertamento (ad es.: perché si tratta di straniero privo di permesso
di soggiorno, che non conosce la lingua italiana, per cui ci si è avvalsi dell’assistenza
dell’interprete; ovvero perché è stata richiesta l’assistenza dell’Autorità consolare di….).
L’ufficiale o l’agente di P.G. che trattiene la persona accompagnata oltre il tempo neces-
sario all’identificazione commette il delitto di abuso d’ufficio (art. 323 c.p.).
f Dare avviso del rilascio al P.M. competente con l’indicazione dell’ora in cui esso è av-
venuto (art. 349/6 c.p.p.).
f Redigere verbale di accompagnamento per identificazione in duplice copia, indicando
le modalità con cui si è pervenuto all’identificazione (art. 357/2 lett. c e 3 c.p.p.); la
16
documentazione dovrà essere messa a disposizione del Pm, a norma degli artt. 357/4
e 347/1 c.p.p.
A
f Qualora, dopo l’identificazione, ricorrano gli estremi di reato (es. rifiuto di declinare le
generalità, false attestazioni o uso di atto falso) redigere relativa informativa di reato.
f Nel caso in cui il rifiuto di fornire le generalità sia opposto da un soggetto sottoposto a
misura di prevenzione, egli va denunciato non per il reato di cui all’art. 651 c.p. ma per
quello di cui all’art. 221 T.U.L.P.S. in relazione agli artt. 4 e 294 del relativo regolamento.
Detti soggetti hanno, infatti, l’obbligo di munirsi della carta d’identità e di esibirla a
richiesta degli agenti.
VERBALE DI ACCOMPAGNAMENTO PER IDENTIFICAZIONE
(Art. 349, comma 2 c.p.p., oppure art. 349 comma 4)
INTESTAZIONE UFFICIO/COMANDO
L’anno ... il giorno ... , del mese di ... presso gli uffici in intestazione, viene redatto il pre-
sente verbale per far risultare che i sottoscritti Ufficiali e/o agenti di P.G. ... , alle ore ...
di oggi, hanno proceduto ad accompagnamento negli uffici del suddetto Comando di una
persona per i seguenti motivi: alle ore ... in via ... , sottoposto a controllo, nel corso di un
servizio di vigilanza sul territorio del Comune di ... invitata a dichiarare le proprie genera-
lità, la stessa rifiutava perentoriamente. La persona accompagnata è stata successivamente
identificata per ... nato il ... a ... e residente a ... in via ..., n. ... . La persona sottoposta ad
indagini viene resa edotta che: a) nel processo penale è obbligatorio il ricorso alla difesa
tecnica; b) al difensore competono le facoltà e i diritti che la legge riconosce all’indagato, a
meno che essi siano riservati personalmente a quest’ultimo; c) l’indagato ha comunque fa-
coltà di: presentare memorie e richieste scritte al Pubblico Ministero; produrre documenti;
avvalersi delle indagini difensive; depositare documentazione relativa alle investigazioni
del difensore; chiedere al Pubblico Ministero il compimento di atti di indagine; presentarsi
per rilasciare dichiarazioni; chiedere di essere sottoposto ad interrogatorio; d) ha, inoltre,
l’obbligo di retribuire il difensore d’ufficio ove non sussistano le condizioni per accedere
al patrocinio gratuito a spese dello Stato, con l’avvertimento che, in caso di insolvenza,
si procederà ad esecuzione forzata. Ai sensi ed agli effetti di cui alla Legge 30.07.1990 nr.
217 e successive modificazioni ed integrazioni, la P.G. informa che è assicurato il patro-
cinio a spese dello Stato nel procedimento penale per la difesa del cittadino non abbiente
imputato, persona offesa da reato, danneggiato che intenda costituirsi parte civile, respon-
sabile civile ovvero civilmente obbligato per la pena pecuniaria. Può essere ammesso al
patrocinio predetto chi è titolare di un reddito imponibile ai fini dell’imposta personale
sul reddito, risultante dall’ultima dichiarazione, non superiore a ... Euro (L’importo è
aggiornato periodicamente a norma dell’art. 77 D.P.R. 30 maggio 2002, n. 115.). Se l’inte-
ressato convive con il coniuge o con altri familiari, il reddito è costituito dalla somma dei
redditi conseguiti nel medesimo periodo da ogni componente della famiglia ivi compreso
l’istante. In caso, i limiti sono elevati a 1.033,00 euro per ognuno dei familiari conviventi
con l’interessato. Ai fini della determinazione dei limiti di reddito si tiene conto anche dei
redditi che per legge sono esenti dall’IRPEF o che sono soggetti a ritenuta alla fonte a titolo
di imposta, ovvero ad imposta sostitutiva. Si tiene conto del solo reddito personale nei pro-
cedimenti in cui gli interessi del richiedente sono in conflitto con quelli degli altri compo-
nenti il nucleo familiare con lui conviventi. L’istanza per ottenere il patrocinio indirizzata
al P.M. o al Giudice per le Indagini Preliminari competente, redatta su carta semplice, deve
essere corredata da prescritta documentazione. L’ammissione al beneficio se non revocata
comporta la gratuità del giudizio nei termini indicati dalla legge medesima.
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... l ... Sig. ... , invitat..., ai sensi dell’art. 161 c.p.p., a dichiarare o ad eleggere domicilio
nel territorio dello Stato per le notificazioni e avvertita che, nella sua qualità di persona
sottoposta alle indagini, ha l’obbligo di comunicare ogni mutamento del domicilio dichia-
rato o eletto e che in mancanza di tale comunicazione o nel caso di rifiuto di dichiarare o
eleggere domicilio, le notificazioni verranno eseguite mediante consegna al difensore, ha
dichiarato: ".....". La parte è stata rilasciata alle ore ... del ... , non sussistendo a suo carico
elementi per trattenerla oltre. Sono stati restituiti alla parte tutti gli oggetti tolti per ragioni
di sicurezza o per accertamenti. In merito a quanto sopra la parte ha inteso spontanea-
mente dichiarare: " .....". Dell’accompagnamento e dell’ora del rilascio è stata data notizia
a mezzo ... , alla Procura della Repubblica nella persona del P.M. Dr. ... .
Letto, confermato e sottoscritto.
L’interessato
...
I dichiaranti
...
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Esempio:
☛ Sussiste il reato qualora si tengano bottiglie di plastica al sole. Conservare l’acqua, de-
stinata alla vendita, in bottiglie di plastica esposte al sole è un reato, a prescindere da
un tempo di esposizione prolungato. Per cui è reato anche lasciare bottiglie nel piazzale
davanti al negozio prima di portarle all’interno. La vendita di alimenti in cattivo stato
di conservazione è un reato di pericolo presunto: la punizione viene anticipata vista
l’importanza della salute come bene protetto. E il cattivo stato di conservazione può
essere accertato anche senza ricorrere a specifiche analisi di laboratorio, ma sulla base
di dati obiettivi, come ad esempio un verbale ispettivo, foto o testimonianze (Cass. Pen,
sez. III, 28 agosto 2018 n. 39037).
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AFIS. – Si tratta dei precedenti dattiloscopici,a differenza dei precedenti negli archivi di
Polizia (per cui si parla di SDI). È un archivio contenente i cartellini segnaletici, com-
prensivi di dati fotografici, anagrafici e biometrici (impronte digitali), di soggetti sotto-
posti a fotosegnalamento.
f È l’acronimo di Automated Fingerprint Identification System, (Sistema Automatizzato
di Identificazione delle Impronte), sistema costituito da database a disposizione delle
singole unità di polizia scientifica, o dei RIS dei Carabinieri, che hanno la possibilità
di connettersi, via rete telematica, alla Banca dati del Casellario Centrale d’Identità - II
Divisione del Servizio Polizia Scientifica, che contiene le informazioni biometriche dei
singoli soggetti per essere identificati ai fini preventivi o giudiziari.
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rivenderla a prezzo maggiorato quando la falsa notizia da lui fornita avesse prodotto
l’effetto sperato) (Cass. Pen., sez. VI, 28 settembre 1979, Pazzola).
Esempio:
☛ Il titolare di una nota industria di generi alimentari dichiara in una intervista ad un gior-
nale a tiratura nazionale l’imminente aumento dei propri prodotti dovuto ad un rincaro
delle materie prime, in realtà inesistente.
ALT POLIZIA: NON FERMARSI (art. 192 c.d.s.). – Redigere verbale ex art. 192 c.d.s.
f Elaborare anche annotazione per il reato di resistenza a p.u. (art. 337 c.p.), ma solo se si
tratta non di una semplice fuga, ma anche di un comportamento di pericolo e minaccia
sia per l’agente operante che per i terzi.
Esempio:
☛ La condotta del soggetto che, guidando un veicolo in modo oggettivamente pericoloso,
non si limita a tentare la fuga dinanzi ad un posto di blocco autostradale, ma pone vo-
lontariamente in pericolo l’incolumità personale degli agenti inseguitori o degli altri
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utenti della strada integra l’elemento materiale della violenza al fine del configurarsi del
reato di resistenza a pubblico ufficiale (Cass. Pen., Sez. VI, 24 giugno 2015, n. 26528).
A
ANIMALI: ABBANDONO (art. 727 c.p.). – Si procede d’ufficio, ex art. 50 comma 2 c.p.p.
f Affidare l’animale ad un canile, contattando il Comune o il Servizio Veterinario dell’A-
zienda USL di competenza territoriale.
f La contravvenzione sussiste quando si abbandonano animali (727 comma 1) o si de-
tengono in condizioni incompatibili con la loro natura (727 comma 2) producendogli
gravi sofferenze. Trattandosi di contravvenzione, e non di delitto, si è puniti sia a titolo
di dolo sia di colpa, rendendo punibili tutti quegli atti colposi d’incuria e negligenza che
danneggiano l’animale.
Esempi:
☛ Procedere anche nel caso in cui si rinvenga a bordo di veicolo animale con i finestrini
chiusi e lasciato al sole e non si riesca a contattare il proprietario (Cass. Pen., sez. III,
16 novembre 2012, n. 44902). In tal caso, far intervenire i Vigili del Fuoco che potranno
rompere il vetro del veicolo. Se non sopraggiunge il proprietario, trasportare il mezzo
in depositeria dove va custodito e denunciare il proprietario per il reato di cui all’art.
727 c.p.
☛ Il proprietario di un cane che trasporta il proprio animale da un luogo all’altro, per un
apprezzabile lasso di tempo, rinchiudendolo nel bagagliaio della propria auto di piccole
dimensioni, in quanto la restrizione del cane in un ambiente inidoneo incide sulla sen-
sibilità dell’animale provocandogli un’inutile sofferenza (Cass. Pen., sez. III, 28 maggio
2004, n. 24330).
☛ Tener legato il cane ad una catena corta e senza alcun riparo (Cass. Pen., sez. III, 29
gennaio 1999, n. 1215).
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☛ Abbandonare durante il periodo estivo un animale, atteso che la norma tutela gli ani-
mali in quanto autonomi esseri viventi, dotati di propria sensibilità psico-fisica, e come
tali capaci di avvertire il dolore causato dalla mancanza di attenzione e amore legato
all’abbandono. (Cass. Pen., sez. III, 10 luglio 2000, n. 11056: nel caso in esame due
gattini abbandonati in un giardino erano morti d’inedia).
☛ L’abbandono si configura non solo con il distacco volontario dall’animale (quindi dolo-
samente), ma anche con qualsiasi forma di trascuratezza, disinteresse o mancanza di
attenzione verso quest’ultimo, quindi anche nel caso di comportamenti colposi impron-
tati ad indifferenza o inerzia nell’immediata ricerca dell’animale in caso di smarrimento
(Cass. Pen., sez. III, 13 maggio 2011, n. 18892).
☛ La Corte di Cassazione ha anche precisato che basta l’incessante abbaio del cane a
documentarne il malessere, per concretizzare il reato (Cass. pen., sez. III, 9 aprile 2015,
n. 14250).
☛ Detenere animali con catene limitandone anche i più elementari movimenti è reato
perché si tratta di una situazione incompatibile con la loro natura e produttiva di gravi
sofferenze (Cass. Pen., sez. III, 6 marzo 2018, n. 10164).
ANIMALI: MALTRATTAMENTO (art. 544 ter c.p.). – Il reato si configura quando per cru-
deltà o senza necessità si cagiona una lesione ad un animale o lo si sottopone a sevizie
o a comportamenti o fatiche insopportabili per le sue caratteristiche etologiche o a
trattamenti che gli procurano danno alla salute.
f Per lesione si intende un’apprezzabile diminuzione dell’originaria integrità dell’anima-
le che, pur non risolvendosi in un vero e proprio processo patologico e non determinan-
24
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ANIMALI: OMISSIONE DI SOCCORSO (art. 189 comma 9 bis C.D.S.). – Se si trova per
strada un cane ferito che potrebbe essere stato abbandonato, chiamare il servizio vete-
rinario dell’Asl, per gli adempimenti consequenziali.
f Se il cane è ferito perché investito da un’auto che poi non si è fermata, contattare le
forze di polizia a cui testimoniare l’accaduto al fine di favorire il rintraccio del respon-
sabile.
f L’omissione di soccorso ad un animale non è reato, ma illecito amministrativo, sanzio-
nato dall’art. 189 comma 9 c.d.s.. Il codice della strada, infatti, stabilisce che chi ha
provocato un incidente, dal quale sia derivato un danno ad un animale di affezione,
da reddito o protetto, è tenuto a fermarsi e a garantire il tempestivo soccorso. Questo
vincolo è valido anche per chi è rimasto coinvolto nell’incidente, anche se non lo ha
provocato.
ANIMALI: UCCISIONE (art. 544 bis c.p.). – Si procede d’ufficio, per il delitto di anima-
licidio, anche se il reato deriva da una condotta omissiva, ad esempio di incuria ed
abbandono (Cass. Pen., sez. III, 30 novembre 2007, n. 44822), come nel caso in cui si
lasci morire di inedia un animale nella propria abitazione. La condotta assume rilevanza
penale solo se commessa con crudeltà o senza necessità , per cui sussiste anche se
l’uccisione dell’animale, pur se avvenuta per necessità (capi destinati all’alimentazione)
è effettuata in maniera crudele.
f Arresto e fermo non sono consentiti.
f Se trattasi di uccisione o maltrattamenti di animali altrui si applica l’art. 638 c.p., per
il quale reato la procedibilità è a querela della persona offesa.
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APPARECCHI DA GIOCO CON VINCITA IN DANARO (art. 110 comma 6 lett. a) T.U.L.P.S.).
– Utilizzo da parte di minori.
f Se in un esercizio pubblico è accertato che un minore degli anni 18 è intento a giocare
a un apparecchio, con vincita di denaro, compilare i seguenti atti:
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f In caso di mancata osservanza delle prescrizioni imposte dal d.m. si rischiano le san-
zioni amministrative contemplate nell’art. 16.
ARMI BIANCHE. – La definizione di “arma” è fornita sia dall’articolo 30 del Tulps (r.d.
18 giugno 1931, n. 773), sia in modo praticamente identico dall’articolo 585 del codice
penale: sono armi “quelle da sparo e tutte le altre la cui destinazione naturale è l’offesa
alla persona”.
f Sono armi bianche le spade, le sciabole, i pugnali, le baionette, le lance, le alabarde,
dotate di punta acuminata e/o di filo tagliente, nate per l’impiego militare o, comunque,
per un utilizzo operativo reale.
f Non sono armi bianche tutti gli altri oggetti concepiti per altro scopo: i coltelli da
cucina, le roncole, i machete, le accette e così via. Tutti questi oggetti sono considerati
“strumenti atti a offendere”.
f Lo strumento atto a offendere, quindi il coltello da cucina, la balestra eccetera, è di
libera vendita e non richiede alcuna denuncia per la detenzione. Può essere portato
fuori di casa, ma per poterlo fare occorre il “giustificato motivo”. Per le armi bianche,
invece, l’acquisto è subordinato al possesso di un porto d’armi o di un nulla osta e
occorre andarle a denunciare all’autorità di Ps (commissariato o stazione carabinieri)
entro 72 ore dall’acquisto. Per poter effettuare la denuncia, è necessario quindi che il
cedente (armeria o privato) rilasci una apposita dichiarazione di vendita, con data.
f Se un’arma bianca viene trovata in cantina si seguirà la procedura prevista per il
rinvenimento di armi, quindi senza spostare l’arma dal luogo di ritrovamento, si dovrà
andare entro le 72 ore successive all’autorità di Ps per denunciare il rinvenimento. L’au-
torità di Ps, se non sussistono motivi ostativi (condanne penali eccetera), nella maggior
parte dei casi consente di denunciare l’arma bianca rinvenuta e di detenerla senza tutte
le formalità richieste per le armi da fuoco (certificati medici eccetera). Stesso discorso
per la vendita: se un cittadino ha un’arma bianca in denuncia e la vuole vendere, può
farlo solo nei confronti di un cittadino che sia in possesso di un porto d’armi in corso
di validità o di un nulla osta.
f Non è consentito in modo assoluto il porto di arma bianca. La normativa prevede un
solo tipo di licenza di porto d’armi che consenta il porto di un’arma bianca, ed è il porto
di bastone animato per difesa personale, istituto ormai anacronistico e non più rilasciato
da decenni. A parte questo “caso di scuola”, per le armi bianche non è consentito il porto
(quindi addosso alla persona, in condizioni di prontezza d’impiego) in modo assoluto.
f Per quanto riguarda la detenzione delle armi bianche, le norme in materia di armi
prevedono un limite numerico per determinate tipologie di armi da fuoco (3 comuni, 12
sportive, 8 antiche), nulla è invece previsto per quanto riguarda la detenzione delle armi
bianche. Quindi, fatto salvo l’obbligo della denuncia, è possibile detenere un numero
indeterminato di armi bianche.
f Ci sono anche oggetti che “sembrano” un’arma bianca ma in realtà non lo sono: è il
classico caso delle sciabole da ufficiale, che risultano sprovviste di filo e di punta e
che, quindi, lo stesso ministero della Difesa (di concerto con il ministero dell’Interno)
ha riconosciuto essere del tutto escluse dalla normativa in materia di armi bianche (in
allegato il testo della circolare emessa il 2 marzo 2016 dallo Stato maggiore dell’eser-
cito, sentito il ministero dell’Interno). Questo perché nel caso specifico la destinazione
naturale dell’oggetto non è più l’offesa alla persona, bensì un semplice fine cerimoniale,
quindi non è (più) un’arma, bensì uno strumento atto a offendere. Lo stesso discorso
vale anche per i vari spadini d’accademia e così via, ma anche per la balestra e per
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ARMI CLANDESTINE (art. 23/4 L. 110/75). – In base a quanto previsto dall’articolo 23 del-
la L.110/75 le armi clandestine sono solo quelle classificabili come comuni, nel caso
in cui siano, tuttavia, prive di alcuni dei requisiti di tracciabilità che la legge prevede
per tale tipologia di armi.
f Quindi, si possono definire clandestine le sole armi comuni che siano prive delle mar-
cature previste come obbligatorie dall’art. 11 della legge 110/75 (ovvero, il numero di
matricola, i punzoni del Banco Nazionale di Prova italiano o di altro riconosciuto nel-
l’ambito della convenzione internazionale C.I.P., alla quale l’Italia ha aderito dal 1960,
il nome o il marchio del fabbricante, l’indicazione del Paese di produzione e, introdotto
dalla legge 146/2006, il punzone indicante la sigla del Paese in cui l’arma è stata in-
trodotta sul mercato, se diverso da quello di produzione, e l’anno di tale operazione).
Questa norma prevedeva anche una seconda ipotesi, ovvero che l’arma non fosse mai
stata iscritta nel Catalogo Nazionale, ma ormai tale previsione è stata tacitamente esclu-
sa dall’intervenuta abrogazione del Catalogo. In definitiva, quindi, la qualifica di arma
clandestina è prevista solo per le armi diverse da quelle da guerra o tipo guerra, che ri-
mangono tali anche se prive dei contrassegni sopra indicati. È qui opportuno specificare
che la legge impone alle sole armi comuni da sparo l’obbligo delle marcature necessarie
alla loro tracciabilità, mentre nulla impone alle armi da guerra.
f Portare in luogo pubblico o aperto al pubblico armi o canne clandestine
f Arresto obbligatorio, Fermo consentito;
f Sequestrare l’arma.
f Detenere armi o canne clandestine (art. 23 L.110/75)
f Arresto obbligatorio
f La condotta di detenzione di arma clandestina può avere ad oggetto soltanto armi co-
muni da sparo, che sono le sole immatricolate ed alle quali vengono imposti dal Banco
di prova i numeri ed i segni indicati dall’art. 11 l. n. 110 del 1975. (Fattispecie in cui la
Corte ha escluso la configurabilità del reato con riguardo ad un fucile mitragliatore Uzi
mini 9 mm. parabellum e ad una pistola mitragliatrice AP9 cal. 9 luger parabellum)
(Cass. Pen., sez. I, 27 novembre 2018, n.6295)
ARMI COMUNI DA SPARO: PORTARLE SENZA LICENZA (art. 4 L.110/75). – Porto senza
licenza e fuori della propria abitazione o delle appartenenze di essa, di armi comuni da
sparo, ma in luogo non pubblico o non aperto al pubblico.
f Si procede d’ufficio.
f Arresto e fermo: non consentito.
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ARMI EREDITATE. – Per quanto riguarda le armi possedute da un parente che viene a A
mancare, in teoria varrebbe la regola di regolarizzarne la posizione, denunciandole in
capo a uno degli eredi, entro le 72 ore (ma se si parla di rinvenimento di armi delle
quali non si conosceva l’esistenza, l’articolo 20 della legge 110/75 parla addirittura di
"effettuarne immediatamente il deposito presso l’ufficio locale di pubblica sicurezza").
f La soluzione corretta è quella di far presente, senza spostare le armi, l’esistenza delle
armi stesse (con le relative denunce intestate allo scomparso, se presenti) all’autorità
di pubblica sicurezza, che provvederà a ritirarle e a conservarle presso i propri uffici
nell’attesa che l’erede designato faccia i necessari documenti per potersele intestare
oppure indichi un soggetto in possesso di un porto d’armi al quale farle intestare.
f Nel caso, però, in cui gli eredi siano a conoscenza dell’esistenza delle armi e non provveda-
no a regolarizzarle a proprio nome, può configurarsi il reato di detenzione abusiva di armi.
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ARMI: PORTO ABUSIVO (art. 699 c.p.). – Portare un’arma, senza la licenza dell’autorità
(quando richiesta), o un’arma per cui non è ammessa licenza, fuori della propria abita-
zione o delle appartenenze di essa.
f Si procede d’ufficio.
f Sequestrare l’arma.
f Arresto e fermo non consentiti.
Esempi:
☛ Il porto di un coltello a scatto (c.d. "molletta") integra la fattispecie autonoma di reato
di cui all’art. 699, comma secondo, cod. pen., trattandosi di arma "bianca" propria di
cui è vietato il porto in modo assoluto, non essendo ammessa licenza da parte delle
leggi di pubblica sicurezza (Cass. Pen., Sez. I, 16 novembre 2015,n. 45548).
☛ Il porto ingiustificato fuori dalla propria abitazione o dalle appartenenze di essa di un
coltello marca "Opinel" non integra la contravvenzione di cui all’art. 699 c.p. ma quella
prevista dall’art. 4, comma secondo, L. n. 110 del 1975, trattandosi di un coltello di
notissima tipologia merceologica, non rientrante nella categoria delle "armi bianche"
(Cass. Pen., Sez. I, 7 marzo 2013 n. 10696)
☛ Integra la contravvenzione di porto abusivo di armi, di cui all’art. 699 cod. pen., il porto
in luogo pubblico di una bomboletta contenente "spray" urticante a base di "oleoresin
capsicum" che non rispetti le caratteristiche stabilite dal decreto ministeriale 12 maggio
2011 n. 103 (Cass. Pen., Sez. I, 27 dicembre 2017n. 57624).
ARMI: PORTO SENZA LICENZA (art. 4/1 L.110/75). – Portare, fuori della propria abita-
zione o delle appartenenze di essa, armi, mazze ferrate o bastoni ferrati, sfollagente,
noccoliere.
f Procedibilità d’ufficio.
f Arresto e fermo non consentito.
34
armi” (art. 34 TULPS), che andrà dal Questore restituito al cittadino, con l’apposizione
del proprio visto, che costituirà il permesso che consente di trasportare tali armi alla
A
nuova destinazione.
ARRESTI DOMICILIARI (art. 284 c.p.p.). – Misura cautelare personale prevista dall’artico-
lo 284 c.p.p. e disposta dal giudice nei confronti dell’imputato rispetto al quale sussisto-
no gravi indizi di colpevolezza e altre esigenze cautelari. Consiste nel provvedimento
con cui il giudice prescrive all’imputato di non allontanarsi dalla propria abitazione o
da altro luogo di privata dimora ovvero da un luogo pubblico di cura o di assistenza
ovvero, ove istituita, da una casa famiglia protetta.
f La misura può essere disposta anche dal P.M., quando gli viene messo a disposizione
l’arrestato dalla P.G. Se il P.M. dispone che l’arrestato sia posto agli arresti domiciliari,
se ne darà atto nello stesso verbale di arresto.Subito dopo l’arresto in flagranza la P.G.
presenta in udienza davanti al giudice la persona arrestata, per la convalida dell’arresto
e per il contestuale giudizio direttissimo (artt. 558 c.1, 4 c.p.p. e 163 disp. att. c.p.p.).Se
l’udienza non si tiene nell’immediatezza dell’arresto, l’art. 558 c.4 bis c.p.p. impone al
P.M., in attesa della udienza di convalida dell’arresto, di porre, di norma, l’arrestato agli
arresti domiciliari. Solo in via residuale ed eccezionale il P.M. può disporre la deten-
zione presso idonee strutture, a disposizione della P.G. o in carcere.Ciò gli è consentito
solo quando mancano, sono indisponibili o inidonei luoghi ove è prevista dalla legge la
custodia domiciliare ovvero quando gli stessi sono ubicati fuori dal circondario in cui
è stato eseguito l’arresto oppure se l’arrestato è un soggetto pericoloso. Il P.M. dispone
verbalmente gli arresti domiciliari o la custodia presso altra struttura idonea della P.G.
(cioè le camere di sicurezza), invece provvede con decreto motivato se dispone la custo-
dia dell’arrestato in carcere. Nelle prime due ipotesi la P.G. nel verbale di arresto deve
espressamente dare atto della disposizione ricevuta verbalmente dal P.M. L’art. 558 c.4
ter, inoltre, precisa che in caso di furto in abitazione, furto con strappo, rapina ed
estorsione, non è consentito al P.M. disporre gli arresti domiciliari. In tal caso il P.M.
deve ordinare che l’arrestato sia trattenuto presso idonee strutture a disposizione della
P.G. (celle di sicurezza). Solo in caso di inadeguatezza delle stesse gli è consentito au-
torizzare l’accompagnamento presso la casa circondariale.Il P.M. se dispone la custodia
domiciliare, con apposito provvedimento può imporre prescrizioni all’arrestato, come
il divieto di comunicare con persone diverse dai familiari o di coloro che vi coabitano
o che lo assistono, o può concedere benefici, come quello di assentarsi nel corso della
giornata per le indispensabili esigenze di vita, ecc. (in analogia al potere del giudice in
materia di arresti domiciliari ex art. 284 c.2 e 3 c.p.p.).
f Il pubblico ministero o la polizia giudiziaria, anche di propria iniziativa, possono con-
trollare in ogni momento l’osservanza delle prescrizioni imposte all’imputato (284/4
c.p.p., art. 97 bis disp. att. c.p.p.).
f Il soggetto sottoposto agli arresti domiciliari deve permanere nel perimetro delle mura
domestiche o degli altri siti di esecuzione della misura, è fatto divieto di colloquio an-
che telefonico con soggetti diversi dai conviventi. Il divieto di comunicare con persone
diverse dai familiari conviventi si estende anche alla comunicazione tramite internet
(social network “Twitter- facebook”) (Cass. Pen., sez. IV, 31 gennaio 2012, n. 4064) e
non può ricevere persone, al di fuori di coloro che abitano con lui o che lo assistono.
f Non potrà allontanarsi dalla propria abitazione senza autorizzazione dell’Autorità Giu-
diziaria procedente. Per abitazione è da intendersi il luogo in cui il soggetto conduce la
propria vita domestica e privata con esclusione di ogni altra appartenenza (aree con-
35
ARRESTI DOMICILIARI
dominiali, dipendenze, giardini, cortili e spazi simili) che non sia di stretta pertinenza
dell’abitazione e non ne costituisca parte integrante.
f In presenza di determinate e comprovate motivazioni e a fronte di un’istanza presentata
all’autorità giudiziaria competente, l’imputato agli arresti domiciliari può fruire di per-
messi al fine di allontanarsi dal luogo di detenzione per il tempo strettamente necessario
al compimento delle incombenze. Molto ampia è la casistica di situazioni che possono
dare luogo alla concessione di permessi: si pensi al soggetto che deve fare la spesa o
recarsi in farmacia o provvedere ad altre indispensabili esigenze di vita oppure alla
persona che deve sottoporsi a visite mediche, a sedute ambulatoriali dall’odontoiatra o
a un programma di recupero per tossicodipendenti. I permessi durante gli arresti domi-
ciliari possono essere concessi anche per consentire all’imputato di svolgere un’attività
lavorativa o per accompagnare i figli a scuola (sempre che non vi sia nessun altro dispo-
nibile a farlo e non vi siano i mezzi economici per assumere qualcuno che vi provveda).
f Il soggetto sottoposto agli arresti domiciliari è privato della libertà personale allo
stesso modo di un detenuto. Per salvaguardare l’inalienabile diritto di difesa, l’impu-
tato può sempre comunicare con il suo avvocato, ma il giudice, ordinando gli arresti
domiciliari, può limitare, anche in modo incisivo, i contatti con il mondo esterno del
soggetto sottoposto alla misura coercitiva. In concreto, il giudice può vietare all’im-
putato di ricevere persone (le visite possono essere escluse tout court o il divieto può
riguardare solo determinati soggetti) e di comunicare con altri soggetti, salvo che con
coloro che coabitano o gli prestano assistenza. In queste ipotesi, ad essere precluso non
è solo il contatto vis-à-vis, ma anche l’interloquire con altri soggetti di persona, tramite
telefono o con mezzi informatici. Anche i social network non possono essere utilizzati
come mezzi di comunicazione, ma solo a scopi conoscitivi.
f La misura non può essere concessa a chi nei cinque anni precedenti al fatto per cui si
procede è stato condannato per evasione con sentenza irrevocabile, salvo che il giudice,
sulla base di elementi specifici, ritenga che il fatto sia di lieve entità e che le esigenze
cautelari possano essere soddisfatte con tale misura (art. 284 c.5 bis c.p.p.).
f Quando l’indagato/imputato trasgredisce la misura degli arresti domiciliari, il giudice
dispone la revoca di questa misura e la sostituzione con la custodia cautelare in carcere,
salvo che il fatto sia di lieve entità (art. 276 c.1 ter c.p.p.). In caso di trasgressione della
misura degli arresti domiciliari è consentito alla P.G. procedere all’arresto dell’indagato/
imputato anche fuori flagranza (art. 3 D.L. 152/1991, convertito in L. 203/1991 per il
reato di evasione - art. 385 c.p.).
f Qualora l’arrestato domiciliare debba presentare una denuncia, su richiesta l’ufficiale
di P.G. dovrà recarsi al suo domicilio, per la ricezione della relativa denuncia/querela.
f Il giudice, quando dispone gli arresti domiciliari, di norma dopo aver verificato la dispo-
nibilità presso la Polizia giudiziaria, prescrive procedure di controllo attraverso mezzi
elettronici o altri strumenti tecnici, come ad esempio il braccialetto elettronico a condi-
zione che li ritenga necessari in relazione alle esigenze cautelari da soddisfare nel caso
concreto (art. 275 bis c.p.p.). Il braccialetto elettronico, in parole semplici, consiste in
uno strumento che viene applicato alla caviglia del soggetto destinatario della misura,
collegato in rete da una centralina posta nel domicilio del detenuto. Lo scopo, dunque,
è quello di garantire un livello di sorveglianza costante nei confronti del soggetto inte-
ressato il quale, così, non potrà mai abbandonare il luogo di espiazione dei domiciliari
senza che le forze dell’ordine non vengano prontamente allertate. L’imputato può dare
o negare il consenso all’applicazione di tali procedure di controllo con dichiarazione
espressa resa all’ufficiale giudiziario o all’agente incaricato di eseguire l’ordine l’ordi-
36
nanza che ha disposto la misura (art. 275 bis co. 2 c.p.p.). Se accetta deve agevolare
le procedure di installazione e osservare le prescrizioni impostegli (art. 275 bis co. 3
A
c.p.p.). Se nega il consenso si deve applicare nei suoi confronti la misura della custodia
cautelare in carcere: ciò sta a significare che l’imputato debba essere reso previamente
edotto del fatto che la non accettazione implichi in automatico l’adozione della misura
carceraria (art. 275 bis c.1 c.p.p.). La dichiarazione con cui accetta o nega il consenso
deve essere trasmessa al giudice che ha emesso l’ordinanza ed al pubblico ministero
unitamente al verbale di esecuzione delle operazioni (art. 275 co. 2 c.p.p.). Pertanto,
si disporrà l’uso del braccialetto elettronico unicamente previo consenso dell’imputato
e solo se vi è l’effettiva disponibilità del dispositivo presso la p.g., motivo per il quale
il giudice può anche disporre gli arresti domiciliari senza apposite misure tecnologiche
di controllo.
ARRESTO DA PARTE DEL PRIVATO (art. 383 c.p.p.). – L’art. 383 c.p.p. consente anche
al privato (qualsiasi persona fisica, quindi cittadino italiano, comunitario, extracomu-
nitario o apolide) di procedere all’arresto quando l’autore del reato è colto in flagranza
di un delitto punito a norma dell’art. 380 c.1 e 2 c.p.p. La norma, tuttavia, limita tale
facoltà ai soli delitti perseguibili d’ufficio. Ai privati, dunque, non è riconosciuto alcun
potere con riguardo ai reati che richiedono una condizione di procedibilità, neppure
quando il reato posto in essere è particolarmente grave (si pensi ad es. ai reati a sfondo
sessuale, per la cui punibilità è necessaria la proposizione della querela da parte della
persona offesa).
f Una volta proceduto all’arresto, il privato ha l’obbligo di consegnare immediatamente
l’arrestato e il corpo del reato alla P.G. (art. 383 comma 2 c.p.p.). La consegna deve
avvenire senza ritardo, nel più breve tempo possibile, per evitare che una misura ecce-
zionale possa trasformarsi in un sequestro di persona.
f Per il privato l’arresto è sempre facoltativo, per cui su di esso non incombe alcun do-
vere.
f La P.G. ha l’obbligo di redigere il verbale di presa in consegna della persona arrestata
dal privato. Copia del verbale di presa in consegna dell’arrestato deve essere consegnata
al privato che ha proceduto all’arresto.
f La stessa P.G. deve, inoltre, provvedere alle incombenze prescritte dall’art. 386 c.p.p. in
ordine ai doveri conseguenti all’arresto.
ARRESTO DEL MINORENNE (art. 16 D.P.R. 448/88). – Non è mai consentito l’arresto del
minore infraquattordicenne in quanto, ex art. 98 c.p., non è imputabile.
f Nei confronti del minorenne che abbia superato il quattordicesimo anno di età, invece,
l’arresto in flagranza non è mai obbligatorio ma facoltativo. La P.G., infatti, dovrà
37
38
f Il PM può disporre, se ritiene che sia necessario applicare una misura cautelare, che sia
condotto presso un centro di prima accoglienza oppure, se lo ritiene opportuno, presso
A
l’abitazione familiare dove deve rimanere a sua disposizione. Se invece il PM non ritiene
di dover richiedere al Gip l’applicazione di misure cautelari, dispone con decreto moti-
vato che sia posto immediatamente in libertà.
f Il minore non può essere trattenuto presso camere di sicurezza o ambienti carcerari
inidonei alla sua età. I centri di prima accoglienza sono, infatti, locali diversi dal carcere
istituiti allo scopo di evitare che l’impatto col carcere avvenga prima dell’intervento del
Gip e della convalida della misura precautelare.
f Nel caso in cui il minore non sia colto in flagranza di reato, potrà essere sottoposto co-
munque al fermo di indiziato di delitto, nel caso sia ritenuto autore di delitti per i quali
si può procedere all’arresto in flagranza, sempre che, quando la legge stabilisce la pena
della reclusione, questa non sia inferiore nel minimo a due anni (art.17 D.P.R. 448/88)
e qualora sussista un fondato pericolo di fuga, che non consente l’intervento del P.M.
Ad es., il minore autore di uno “scippo” può essere accompagnato in flagranza, ma non
fermato, in quanto la pena prevista per lo scippo è compresa tra 1 e 6 anni di reclusione
e non raggiunge il minimo di due anni. Può essere invece anche fermato il minore au-
tore di una rapina, essendo il minimo di pena per essa prevista di 3 anni di reclusione.
39
norma dell’art. 381, co. 4, c.p.p., che ricorra almeno uno di detti parametri (Cass. Pen.,
sez. III, 08 giugno 2007, n. 32186).
f La polizia giudiziaria è tenuta ad indicare le ragioni che l’hanno indotta ad esercitare il
proprio potere di privare della libertà in relazione alla gravità del fatto o alla pericolosità
dell’arrestato, ma tale indicazione non deve necessariamente concretarsi nella redazio-
ne di un’apposita motivazione del provvedimento, essendo sufficiente che tali ragioni
emergano dal contesto descrittivo del verbale d’arresto o dagli atti complementari in
modo da consentire al giudice della convalida di prenderne conoscenza e di sindacarle.
(Cass. Pen., sez. VI, 06 maggio 2009, n. 31281).
f Se si tratta di delitto perseguibile a querela, l’arresto può essere eseguito se la querela
viene proposta anche oralmente alla polizia giudiziaria presente nel luogo. Ma se il que-
relante dichiara di rimettere la querela, l’arrestato è posto immediatamente in libertà.
40
c) Nel caso di arresto facoltativo, sussistenza della gravità del fatto e/o della pericolosità
del soggetto.
A
ARRESTO O FERMO: DOVERI DELLA POLIZIA GIUDIZIARIA. – Ex art. 386 c.p.p. nel caso
di arresto o fermo di indiziato di delitto, la p.g. dovrà:
Identificare il soggetto arrestato.
f Se all’arresto procede un agente di P.G., questi deve darne immediata notizia all’uffi-
ciale di P.G. competente (ex art. 120 disp. att. c.p.p.). L’ufficiale di P.G., infatti, deve
accertare se l’arresto è stato eseguito legittimamente ed eventualmente disporre l’im-
mediata liberazione dell’arrestato (ex art. 389/2 c.p.p.), comunicandola subito al p.m.
competente.
f Non procedere all’arresto (ex art. 385 c.p.p.) quando, tenuto conto delle circostanze
del fatto (costringimento fisico o psichico, sussistenza di scriminanti quale la legittima
difesa e l’adempimento del dovere o di cause di esclusione della punibilità, quali il caso
fortuito, la forza maggiore o lo stato di necessità), appare che questo è stato compiuto
in presenza di una causa di non punibilità, ossia di una causa di esclusione del reato dal
punto di vista psicologico: caso fortuito, forza maggiore, costringimento fisico, errore di
fatto (art. 47 e ss. c.p.), incoscienza indipendente dalla volontà.
f Eseguire la perquisizione personale, ex art.352 c.p.p.(anche gli agenti di p.g.).
f Il soggetto ex vinculis può essere sentito dagli agenti o ufficiali di P.G. solo ai sensi del-
l’art. 350 comma 7 c.p.p. (spontanee dichiarazioni) o escusso (solo) dagli ufficiali di
PG a sommarie informazioni ex art. 350 comma 5, cioè sul posto e nell’immediatezza
del fatto e anche in assenza del difensore. Tali dichiarazioni, che non vanno docu-
mentate, sono tuttavia utilizzabili solo per la prosecuzione delle indagini e non vanno
verbalizzate in apposito verbale di sommarie informazioni.
41
42
imposto con decreto motivato del Pm o del Gip (104 c.p.p.), per non più di 5 giorni.
L’indagato o l’imputato ha diritto di nominare non più di due difensori di fiducia ex
A
art. 96 c.p.p.. L’art. 24 disp. att. c.p.p. stabilisce che la nomina di ulteriori difensori è
inefficace, finché non sono revocate le nomine precedenti.
f Eventualmente escutere a spontanee dichiarazioni ex art. 350/7 l’arrestato.
f Porre l’arrestato a disposizione del P.M., entro le 24 ore dalla misura, a pena di ineffi-
cacia della misura stessa (ex art. 386/7 c.p.p.), attraverso l’accompagnamento in carce-
re. Al P.M., peraltro, è attribuito il potere di disporre che il soggetto sia custodito presso
la propria abitazione o in luogo di cura ovvero, quando possa derivarne pregiudizio
per le indagini, presso altra casa circondariale. Per la traduzione in carcere dell’inda-
gato, è previsto l’uso obbligatorio delle manette ai polsi, quando ciò è richiesto dalla
pericolosità del soggetto ovvero dal pericolo di fuga ovvero da circostanze ambientali,
che rendono difficile la traduzione. Al di fuori delle predette circostanze (pericolosità
dell’arrestato, pericolo di fuga e circostanze ambientali) l’uso delle manette è vietato.
Nel caso di eventuale uso ingiustificato delle manette, ricorrono gli estremi del reato di
abuso di autorità contro arrestati previsto e punito dall’art. 608 c.p.; inoltre, nel caso di
uso improprio delle manette (es. per fare male ai polsi), unitamente al reato di abuso
di autorità contro arrestati, può concorrere anche l’ipotesi di reato di lesioni personali
di cui agli artt. 582 e 590 c.p., a seconda che la condotta posta in essere dall’agente sia
connotata da dolo ovvero da colpa.
f Per i reati di competenza del Tribunale Monocratico, condurre l’arrestato diretta-
mente davanti al giudice del dibattimento per la convalida dell’arresto e il contestuale
giudizio, sulla base dell’imputazione formulata dal p.m. (art. 558, comma 1, c.p.p.);
ovvero se il p.m. ordina che l’arrestato sia posto a sua disposizione, può presentarlo
direttamente all’udienza, entro 48 ore dall’arresto, per la convalida dell’arresto e il con-
testuale giudizio. La differenza sta nel fatto che nel primo caso, la relazione introduttiva
al giudice nel corso del giudizio direttissimo, verrà fatta dall’ufficiale di p.g. che presen-
ta l’arrestato, così come la richiesta di fissazione dell’udienza al tribunale, nel secondo
caso, sarà il p.m., togato od onorario, a relazionare al giudice.
f Trasmissione del verbale di arresto entro le 24 ore dall’arresto (o, su autorizzazione
del Pm, nel più ampio termine che comunque non può superare le 48 ore, ex art. 390/1
c.p.p.) a pena di inefficacia della misura (386/7 c.p.p.). Qualora, infatti, il verbale di
arresto o fermo venga trasmesso oltre le 24 ore dalla sua esecuzione al P.M. competente,
l’arresto o fermo diviene inefficace con conseguente obbligo, anche per la stessa P.G., di
procedere all’immediata liberazione dell’indagato. La trasmissione del verbale di arresto
al p.m. entro il termine indicato dall’art. 386 c.p.p. può avvenire con qualsiasi mezzo
idoneo e quindi anche mediante "fax" (Cass. Pen., sez. VI, 3 dicembre 2008, n. 10274)
o per via telematica (386 c.3 c.p.p.). La trasmissione del verbale di arresto "deve essere
effettuata per l’intero contenuto dell’atto e non mediante semplice comunicazione per
riassunto, poiché attraverso esso l’arrestato (come il fermato) viene posto a disposizio-
ne del p.m., che in tal modo è in grado di controllare immediatamente la ritualità delle
circostanze nelle quali la restrizione della libertà si è verificata" e che "non si verifica
l’effetto sanzionatorio dell’inefficacia dell’arresto qualora l’organo di polizia abbia prov-
veduto alla tempestiva trasmissione del verbale de quo ma esso, per disorganizzazione
interna degli uffici destinatari, non sia stato ricevuto o trattenuto" (Cass. Pen., sez. VI,
17 gennaio 1990, n.101).
f Il Pm, entro 48 ore dall’arresto, deve richiedere la convalida al GIP (390 c.p.p.), il quale
GIP entro le successive 48 ore fissa l’udienza di convalida.
43
44
ARRESTO: STATO DI FLAGRANZA (art. 382 c.p.p.). – L’art. 382, comma 1 c.p.p., stabilisce A
che è in stato di flagranza chi:
Viene colto nell’atto di commettere il reato (flagranza propria o tipica) ovvero chi:
subito dopo il reato, è inseguito dalla polizia giudiziaria, dalla persona offesa o da
altre persone (quasi flagranza), come nel caso in cui la Polizia giunge sul luogo del
reato segnalato e vede la persona derubata che urla e a distanza vede un soggetto con
in mano la borsa rubata che scappa (in tal caso non assiste in diretta al reato) o come
nel caso del ladro che viene inseguito dalla persona offesa o da altra persona e bloccato,
con conseguente consegna alla p.g., ovvero chi:
è sorpreso con cose o tracce dalle quali appaia che egli abbia commesso il reato im-
mediatamente prima (quasi-flagranza o flagranza differita). Come nel caso della pat-
tuglia che dopo aver ricevuto comunicazione di un furto in un cantiere edile perlustra la
zona ed individua nell’immediatezza un giovane che sta scaricando dalla sua macchina
le mattonelle appena sottratte. Per decidere se convalidare l’arresto in questo caso,
secondo la Cassazione, il giudice dovrà applicare il criterio del ragionevole giudizio,
nel senso che dovrà valutare se vi è stata contestualità (elemento spaziale) e contiguità
(elemento temporale) tra la commissione del reato e il ritrovamento del suo autore.
f In occasione di competizioni sportive, nelle quali non è possibile procedere immedia-
tamente all’arresto per ragioni di sicurezza o incolumità pubblica, sulla base della docu-
mentazione video fotografica dalla quale emerge inequivocabilmente il fatto, ne risulta
autore, sempre che l’arresto sia compiuto non oltre il tempo strettamente necessario alla
sua identificazione e, comunque, entro 48 ore dal fatto (L. 401/1989 art. 8 comma 1 ter).
f L’art. 382, comma 2 c.p.p. stabilisce che nel reato permanente (come ad esempio nel se-
questro di persona) lo stato di flagranza dura fino a quando non è cessata la permanenza.
ASSEGNI. – Il soggetto che falsifica la firma del correntista per incassare l’assegno
risponde di falsità materiale e sostituzione di persona (482 e 494 c.p.), ma solo se trat-
tasi di assegno trasferibile. La falsità commessa su un assegno bancario munito della
clausola di non trasferibilità configura la fattispecie di cui all’art. 485 c.p., abrogato
dall’art. 1, comma 1, lett. a), del d.lgs. 15 gennaio 2016, n. 7 e trasformato in illecito
civile (Cass. Pen., SS.UU., 10 settembre 2018 n. 40256). A seguito dell’abrogazione del-
l’art. 485 c.p. e della nuova formulazione dell’art. 491 c.p., la condotta di falsificazione
di un assegno bancario munito della clausola di non trasferibilità non è più sottoposta
a sanzione penale, applicandosi l’art. 491 c.p. soltanto alle falsità commesse su titoli di
credito trasmissibili per girata, tra i quali non possono includersi gli assegni bancari non
trasferibili (Cass. Pen., Sez. V, 4 aprile 2017, n. 32972; Cass. Pen., Sez. V, 17 gennaio
2017, n. 11999). La ratio di maggiore tutela concessa dall’art. 491 c.p., non risiede nel
maggiore o minore importo dell’assegno, ma va rinvenuta in quegli aspetti del regime di
circolazione propri dei titoli al portatore o trasmissibili per girata che, per certe caratte-
ristiche comuni di libera trasferibilità a più soggetti, determinano, rispetto al regime di
circolazione dei titoli nominativi, un più frequente pericolo di falsificazione.
f Il soggetto che si presenta in banca per cambiare un assegno rubato o smarrito rispon-
de di ricettazione (Cass. Pen., sez. II, 20 marzo 2018, n. 12845), ma solo se il soggetto
è in mala fede; si procede d’ufficio per ricettazione e si sequestra l’assegno ex art. 354
c.p.p. Nel caso, invece, in cui la persona sia in buona fede e, creditrice di un’altra, ac-
cetta da questa un assegno, senonché il debitore, pentitosi del pagamento effettuato, per
poterlo bloccare, si reca alla polizia e ne denuncia lo smarrimento o il furto, la persona
che si presenta in banca per incassare l’assegno potrà sempre dimostrare il proprio di-
45
ATTI CONTRARI ALLA PUBBLICA DECENZA - TURPILOQUIO (art. 726 c.p.). – Depenaliz-
zato dal D.lgs. n.8/2016 e trasformato in illecito amministrativo.
f Si procede redigendo:
Contestazione amministrativanei confronti di chi, in un luogo pubblico o aperto o espo-
sto al pubblico, compie atti contrari alla pubblica decenza.
f Sanzione amministrativa pecuniaria da euro 5.000 a euro 10.000.
f Invio del verbale di contestazione amministrativa alla Prefettura. L’autorità compe-
tente a ricevere il rapporto e ad irrogare le sanzioni amministrative è il prefetto (art.
7, comma 2, d.lgs. n. 8/2016).
f Per luogo pubblico si intende qualsiasi posto accessibile a chiunque, quale la piazzola
di sosta di un’autostrada. Tra i luoghi privati aperti al pubblico sono compresi ad esem-
pio il parcheggio di un supermercato, la pompa di benzina, ecc.
f A differenza degli atti osceni, gli atti contrari alla pubblica decenza non toccano la sfera
degli interessi sessuali, ma ledono solo le regole etico-sociali attinenti al normale riserbo
e all’elementare costumatezza, sì da produrre disagio, fastidio e riprovazione.
f La ratio dell’ex reato ravvisa atti contrari alla pubblica decenza in tutte le condotte che
si pongono "in spregio ai criteri di convivenza e di decoro che debbono essere osservati
nei rapporti tra i consociati, provocando in questi ultimi disgusto o disapprovazione".
Ciò a prescindere, dalla circostanza che i gesti contrari alla pubblica decenza siano
stati effettivamente percepiti da qualcuno, essendo sufficiente la stessa possibilità che
possano essere percepiti.
f La fattispecie relativa al turpiloquio è stata abrogata dall’art. 18 L. 205/1999.Chi dice
parolacce o volgarità in pubblico non commette più reato ma, a seguito della depenaliz-
zazione operata dal d.lgs. n. 8/2016, potrà essere contravvenzionato con una sanzione
amministrativa che va da 5.000 a 10.000 euro. Contro la multa si può fare opposizione
al giudice di pace entro 30 giorni dalla contestazione dimostrando, ad esempio, che non
c’era nessuno ad ascoltare le brutte espressioni o che queste, secondo l’evoluzione dei
costumi o del comune sentire, non devono più considerarsi tali.
46
Esempi:
☛ La pubblica decenza va commisurata secondo un criterio storico-sociologico al senti-
A
mento comune dell’uomo medio e non alla particolare sensibilità di un singolo, per cui
girare completamente nudo (al di fuori delle ipotesi dei campi nudisti) in luogo pubblico
o aperto al pubblico configura il reato in questione, anche se il denunciante dichiara di
non aver provato disgusto (Cass. Pen., sez. III, 21 settembre 2006, n. 31407).
☛ Urinare sul portone di casa o in luogo pubblico, esibire il deretano, andare girando
con abiti succinti che lasciano intravedere il seno o il deretano (Cass. Pen., sez. III, 10
dicembre 2012, n. 47868).
☛ Il soggetto che, sulla spiaggia non appartata ed in presenza di altre persone, si denuda
completamente, con esposizione quindi degli organi genitali, atteso che una tale espo-
sizione non può essere assimilata a quella del seno nudo femminile, entrata ormai da
vari lustri nel novero dei comportamenti comunemente accettati (Cass. Pen., sez. III, 20
marzo 2000, n. 3557).
☛ Prostitute in strada con perizoma in vista: non si configura il reato di atti contrari alla
pubblica decenza. Se è consentito poter indossare un abbigliamento succinto, ciò non
legittima anche a far vedere parti intime che restano comunque censurate. (Cass. Pen.,
sez. III, 26 settembre 2014, n. 39860).
☛ Urinare in luogo pubblico, anche se per esigenza fisiologica urgente, comporta una san-
zione amministrativa da un minimo di 5 mila euro a un massimo di 10 mila euro, salvo
che, ricorrendo contro la contestazione in questione, si riesca a dimostrare, con apposita
certificazione medica, che si soffre di problemi alla vescica o alla prostata e sussista
l’impossibilità oggettiva di prevedere il bisogno e l’incapacità di trattenerlo. Insomma,
sono giustificati solo i casi più gravi e, comunque, solo laddove non dovessero esserci
luoghi ove liberarsi (bar, ristoranti, ecc.). (Cass. Pen., sez. III , 16 aprile 2019, n. 16477 ).
ATTI OSCENI (art. 527 c.p.). – Depenalizzato dal D.lgs. n. 8/2016 e trasformato in illecito
amministrativo.
f L’art. 527 comma 1 è divenuto illecito amministrativo, per cui si procede con im-
mediata contestazione amministrativa, stilando un verbale sul posto, nei confronti
di colui che in luogo pubblico o aperto o esposto al pubblico compie atti osceni, cioè
comportamenti anche meramente esibizionistici, attinenti alla sfera della sessualità,
idonei a determinare, secondo l’apprezzamento comune, offesa al pudore, disgusto o
repulsione in chi possa assistervi (Cass. Pen., sez. III, 25 settembre 1985, n. 8159). Infat-
ti, la condizione obiettiva di punibilità per l’illecito in questione è il pubblico scandalo.
In tal caso verrà contestata la violazione amministrativa dolosa (comma 1, punita con
la sanzione da euro 5000 a euro 30000) o colposa (comma 3, punita con la sanzione da
euro 51 a euro 309).
f Copia del verbale dovrà essere trasmessa all’autorità amministrativa competente (il
Prefetto). Contro i verbali redatti dai vari organi accertatori, può essere presentato dal
trasgressore scritto difensivo entro 30 giorni dalla contestazione della violazione ovvero
dalla notifica del verbale, direttamente al Prefetto.
f Il Prefetto dopo aver esaminato il verbale, gli atti e la documentazione depositata, sia
dall’interessato che dai verbalizzanti, nonché le controdeduzioni prodotte dall’organo
che ha accertato la violazione, sentiti gli interessati che ne abbiano fatto richiesta: - In
caso di conferma del verbale, emette ordinanza motivata con la quale ingiunge il pa-
gamento di una sanzione amministrativa pecuniaria (dal minimo al massimo stabilito
47
ATTI OSCENI
dalla normativa); - In caso di accoglimento delle istanze del trasgressore, emette ordi-
nanza di archiviazione degli atti.
f Contro l’ordinanza-ingiunzione di pagamento, l’interessato può proporre opposizione,
entro 30 giorni dalla notifica del provvedimento (che sono elevati a 60 se l’interessato
risiede all’estero), al Giudice di Pace del luogo dove è stata commessa la violazione.
f Lo scritto difensivo in carta semplice, deve essere presentato (entro 30 giorni dalla
contestazione o dalla notificazione dell’infrazione) direttamente al Prefetto, corredato
dall’eventuale documentazione ritenuta idonea.
f Ai sensi dell’art. 14 L. 689/81, la violazione quando è possibile deve essere contestata
immediatamente sia al trasgressore che all’obbligato in solido al pagamento dovuto
per la violazione stessa; se non è avvenuta la contestazione immediata la violazione
deve essere notificata entro 90 giorni dalla commessa violazione. L’obbligazione di pa-
gare la somma dovuta per la violazione si estingue per la persona nei cui confronti è
stata omessa la notificazione nei termini prescritti. È ammesso il pagamento in misura
ridotta pari alla terza parte del massimo della sanzione prevista o se sia più favorevo-
le e qualora sia stabilito il minimo della sanzione edittale, pari al doppio del relativo
importo, oltre alle spese del procedimento, entro 60 giorni dalla contestazione o dalla
notificazione del verbale. Qualora non sia intervenuto il pagamento in misura ridotta, il
verbale viene trasmesso all’autorità competente.
f L’art. 527 comma 2 (se il fatto è commesso all’interno o nelle immediate vicinanze
di luoghi abitualmente frequentati da minori e se da ciò deriva il pericolo che essi
assistano) resta reato per cui si procede d’ufficio ed è consentito l’arresto facoltativo
in flagranza. È necessario in tal caso che si tratti di luoghi abitualmente frequentati
da minori che sono quelli riconoscibili come tali per vocazione strutturale (come le
scuole, i luoghi di formazione fisica e culturale, i recinti creativi all’interno dei parchi,
gli impianti sportivi, le ludoteche e simili), ovvero per elezione specifica, di volta in
volta scelti dai minori come punto di abituale di incontro o di socializzazione, ove si
trattengono per un termine non breve, come un muretto sulla pubblica via, i piazzali
adibiti a luogo ludico, il cortile condominiale (Cass. Pen., sez. III, 17 febbraio 2017, n.
29239). (In applicazione del suddetto principio, la S.C. ha annullato la sentenza che
aveva ritenuto configurabile il reato di atti osceni in luogo pubblico alla presenza di un
minore nella condotta di un automobilista che si masturbava all’interno dell’auto sulla
pubblica via, per la presenza occasionale di minori al momento del fatto).
Esempi:
☛ L’esibizione dell’organo genitale maschile con palpeggiamento simulatorio di una ma-
sturbazione (Cass. Pen., sez. III, 17 dicembre 2008, n. 46356).
☛ Pratiche sessuali (quali un coito orale omosessuale) poste in essere da spettatori in un
cinema a luci rosse, in quanto il pubblico prevede di assistere alla proiezione di scene
erotiche, ma non di essere messo a contatto di pratiche oscene (Cass. Pen., sez. III, 28
ottobre 1986, n. 11864).
☛ Gli atti osceni compiuti all’interno dell’auto parcheggiata su pubblica via. Si configura
l’illecito, anche se l’auto è parcheggiata su via deserta o poco frequentata (perché non
elimina la possibilità di essere scorti), salvo che si usino appositi accorgimenti tali da
evitare di essere visti (appannamento o schermatura dei vetri) (Cass. Pen., sez. III, 29
maggio 1998, n. 6302).
☛ Integra il reato di "atti osceni in luogo pubblico" chi nel bagno di un autogrill compie
atti sessuali (cioè non solo la consumazione di un rapporto ma anche atti di autoero-
48
tismo). Il bagno è, infatti, un luogo aperto al pubblico e chiunque può accedervi per
effettuare i controlli o le pulizie (Cass. Pen., 19 febbraio 2014, n. 7769).
A
☛ Il guidatore di un’auto che, mostrando i propri organi genitali, si affianchi anche per
un breve tratto di strada ad una donna che procede in bicicletta stringendola sul ciglio
della strada, considerando che ai fini della configurabilità del reato di atti osceni è luogo
esposto al pubblico anche un’auto in movimento (Cass. Pen., sez. III, 24 aprile 1997,
n. 3855).
☛ Fare sesso nel proprio appartamento dinanzi ad una finestra lasciata aperta apposita-
mente (luogo esposto al pubblico).
☛ Baci e abbracci in luogo pubblico tra soggetti consenzienti, che non turbano la sensi-
bilità dell’uomo di media moralità, non si considerano osceni (Cass. Pen., sez. III, 17
giugno 1998, n. 7234).
☛ L’esibizionismo, l’autoerotismo praticato in presenza di altri costretti ad assistervi, il
voyeurismo comportano offesa alla libertà morale della vittima o al sentimento pubblico
del pudore (Cass. Pen., sez. III, 3 novembre 1999, n. 2941).
☛ Il rischio di essere multati scatta solamente quando si circola senza vestiti in luoghi
pubblici o aperti al pubblico, mentre è sempre consentito sulle spiagge riservate ai na-
turalisti. Qui sono vietate solamente le pratiche esplicitamente erotiche.Il reato di atti
osceni in luogo pubblico, nel caso di specie in spiaggia, si realizza solamente quando
questo comportamento offende la morale degli altri bagnanti. Per esempio, il semplice
topless ormai non è più considerato né offensivo né tanto meno scandaloso, per questo
chi lo pratica non rischia di incorrere in multe.
☛ La sanzione viene comminata in base alla gravità degli atti osceni (ovvero quelli che
alludono alla sfera sessuale) e al luogo in cui vengono compiuti. Tanto per fare un esem-
pio, trovarsi nudi in un grande ufficio pubblico o in area monumentali è certamente più
grave rispetto a camminare svestiti lungo una strada poco trafficata.
ATTI PERSECUTORI (STALKING) (art. 612 bis c.p.). – Lo stalking (derivante dal verbo
inglese “to stalk”, che possiamo tradurre in italiano come inseguire, pedinare, fare la
posta) configura l’insieme di «comportamenti ripetuti ed intrusivi di sorveglianza e
controllo, di ricerca di contatto e comunicazione nei confronti di una vittima che
risulta infastidita e/o preoccupata da tali attenzioni e comportamenti non graditi» c.d.
atti persecutori.
f Il quid pluris che caratterizza il reato rispetto alle minacce ed alle molestie è costituito
da due elementi: a) la reiterazione; b) l’idoneità della condotta a: cagionare un grave e
perdurante stato di ansia o di paura o a ingenerare un fondato timore per l’incolumità
propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da una relazione
affettiva o a costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita.
f Arresto obbligatorio in flagranza (art. 380 1 ter c.p.p.), purché lo stalker sia già stato
formalmente ammonito dal Questore. Se il molestatore non ottempera all’ordine e
continua a infastidire la vittima, l’arresto in flagranza è obbligatorio.Ai fini dell’arresto
in flagranza, è sufficiente che la polizia assista ad un singolo segmento della condotta.
Lo stalking, infatti, essendo un reato abituale, è caratterizzato dalla reiterazione nel
tempo degli atti persecutori. Ai fini della flagranza sarà quindi sufficiente essere colti
nell’atto di commettere anche uno solo di tali atti. L’operatore intervenuto per l’enne-
sima volta, dovrà richiamare nel verbale di arresto i precedenti interventi, eseguiti a
carico del reo per i ripetuti comportamenti vessatori ed intimidatori.
f Fermo non consentito.
49
f Il termine per la proposizione della querela è di sei mesi che decorre, trattandosi di reato
abituale, dall’ultimo fatto della serie di atti integranti la condotta attiva. Adifferenza dei
reati di violenza sessuale, la querela nel caso in esame è revocabile, salvo che il fatto
sia stato commesso mediante minacce reiterate e aggravate (ad es. dall’uso di strumenti
atti ad offendere, quali un bastone, un’arma, anche se apparente o giocattolo), nei quali
casi la querela è irrevocabile. La remissione della querela può essere, però, soltanto
processuale (art. 1 comma 3 lett. b) del D.L. n. 93/2013, convertito in L. 119/2013),
nel senso che non può essere presentata alla p.g., ma deve avvenire necessariamente
in udienza, dinanzi al giudice, che potrà verificare, in tal modo, la spontaneità della
remissione stessa e l’assenza di eventuali condizionamenti o coartazioni sulla vittima.
Tuttavia, pur se le intenzioni del legislatore erano queste, la Cassazione ha stabilito che
estingue il reato di atti persecutori anche la remissione di querela effettuata, anziché in
udienza innanzi al Giudice, davanti ad un ufficiale di polizia giudiziaria, affermando
che la remissione della querela effettuata davanti ad un ufficiale di polizia giudiziaria
deve considerarsi “remissione processuale” per il combinato disposto degli artt. 152 c.p.
e 340 c.p.p. (Cass. pen. , sez. V, 16 gennaio 2015 n. 2301).
f Se viene presentata una querela per stalking, la p.g. potrà, compiute le indagini, richie-
dere al giudice l’emissione di una misura cautelare in carcere dello stalker ovvero il
divieto di avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla persona offesa.Le forze dell’ordine che
ricevono la notizia del reato hanno l’obbligo di fornire alla vittima tutte le informazioni
relative ai centri antiviolenza presenti sul territorio e laddove ne facciano espressa ri-
chiesta mettono a contatto le vittime con i predetti centri (artt. 11 D.L. 11/2009 e 3 c.5
D.L. 93/2013);
f La persona offesa, prima di proporre querela, può chiedere al Questore che lo stalker
venga ammonito. Il Questore sente quest’ultimo ed eventuali testimoni, ed invita l’au-
tore del reato a tenere una condotta conforme alla legge e ne redige processo verbale,
di cui una copia viene rilasciata all’ammonito ed una a chi ha chiesto l’ammonimento.
Il Questore valuta, inoltre, eventuali provvedimenti in materia di armi e munizioni, a
carico dello stalker (art. 8 L. 38/2009). Il D. Lgs. n. 121/13, entrato in vigore il 5 no-
vembre 2013, all’art. 1 comma 2 lett. c) modificando l’art. 39 del T.U.L.P.S., introduce la
possibilità, per gli Ufficiali ed Agenti di P.S., di provvedere, in caso di urgenza, all’imme-
diato ritiro cautelare di armi, munizioni e materie esplodenti regolarmente denunciate
ai sensi dell’art. 38 T.U.L.P.S., dandone immediata comunicazione al Prefetto (art. 39
comma 2 T.U.L.P.S).
f Il delitto di atti persecutori si prescrive ai sensi dell’art. 157 c.p.p. in 6 anni (che posso-
no divenire sette e mezzo nel caso di interruzione dovuta ad atti processuali).
f Con l’entrata in vigore della legge 17 ottobre 2017, n. 161, di riforma del Codice anti-
mafia, agli indiziati di stalking potranno essere applicate nuove misure di prevenzione.
In particolare, sarà applicabile la sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, cui
può essere aggiunto, se le circostanze del caso lo richiedano, il divieto di soggiorno in
uno o più comuni, diversi da quelli di residenza o di dimora abituale o in una o più
province. Quando le altre misure di prevenzione non siano ritenute idonee può essere
imposto all’indiziato di atti persecutori l’obbligo di soggiorno nel comune di residenza
o di dimora abituale.
f Infine, con il consenso dell’interessato, anche allo stalker potrà essere applicato il c.d.
braccialetto elettronico, una volta che ne sia stata accertata la disponibilità.
f La riforma del Codice consente inoltre l’applicazione agli indiziati di stalking anche
delle misure di prevenzione patrimoniali.
50
f L’art. 1 della legge n. 172 del 2017, di conversione del decreto-legge n. 148 del 2017, ha
escluso che il delitto di atti persecutori (c.d. stalking) possa essere estinto a seguito
A
di condotte riparatorie, come in precedenza previsto dall’art. 162-ter del codice penale.
L’art. 162-ter, introdotto dalla legge n. 103 del 2017, di riforma del processo penale, pre-
vede infatti che le condotte riparatorie del danno operino come causa estintiva del reato
nei reati procedibili a querela soggetta a remissione; in tali casi, quando l’imputato ab-
bia riparato interamente il danno cagionato dal reato mediante le restituzioni o il risar-
cimento e abbia eliminato – ove possibile - le sue conseguenze dannose o pericolose, il
giudice deve dichiarare l’estinzione del reato, sentite le parti e la persona offesa. Il risar-
cimento del danno può essere riconosciuto anche in seguito a offerta reale ai sensi degli
artt. 1208 e ss. del codice civile, formulata dall’imputato e non accettata dalla persona
offesa, ove il giudice riconosca la congruità della somma offerta a tale titolo. All’esito
positivo delle condotte riparatorie il giudice deve dichiarare l’estinzione del reato.
f Il decreto-legge n. 93 del 2013 (che contiene disposizioni volte a prevenire e reprimere
la violenza domestica e di genere) ha previsto, in particolare:
- la possibilità di procedere ad intercettazioni anche quando si indaga per stalking;
- la possibilità di operare anche un controllo a distanza (c.d. braccialetto elettronico)
del presunto autore di atti di violenza domestica;
specifici obblighi di comunicazione da parte dell’autorità giudiziaria e della polizia
giudiziaria alla persona offesa dai reati di stalking e maltrattamenti in - ambito familia-
re nonché modalità protette di assunzione della prova e della testimonianza di minori e
di adulti particolarmente vulnerabili;
- una modifica delle disposizioni di attuazione del codice di procedura, inserendo i reati
di maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale e stalking tra quelli che priorità assolu-
ta nella formazione dei ruoli d’udienza.
Esempi:
☛ Bombardare l’ex amante di messaggi e telefonate può integrare il reato di stalking. Ed è
irrilevante, a tal fine, il fatto che la donna talvolta abbia risposto ai continui tentativi di
comunicazione perché se è vero che dal tenore di alcuni sms la donna ha usato un "tono
accomodante e persino nostalgico" resta il fatto che la stessa è stata esplicita nella vo-
lontà di non cedere alle reiterate richieste di ripristinare il rapporto. La serie continua di
"telefonate, messaggi, frasi allusivamente minacciose divulgate attraverso vari mezzi di
comunicazione, appostamenti (seguiti anche da ingiurie e, in un’occasione, da un ceffo-
ne), risulta idonea a determinare nella vittima un perdurante e grave stato di ansia e di
paura, oltre che un fondato timore per la sua incolumità personale, costituendo un dato
di comune esperienza che le minacce e le molestie, a lungo andare, possono trasmodare
in atti di più grave impatto sulla persona". (Cass. Pen., sez. V, 1 marzo 2016, n. 22549).
ATTI SESSUALI CON MINORENNE CONSENZIENTE (art. 609 quater c.p.). – Arresto ob-
bligatorio in flagranza se il reo compie atti sessuali con persona che, al momento
del fatto: 1) non ha compiuto gli anni quattordici; 2) non ha compiuto gli anni sedici,
quando il colpevole sia l’ascendente, il genitore, anche adottivo (609 nonies), o il di
lui convivente, il tutore (346 ss. c.c.), ovvero altra persona cui, per ragioni di cura, di
educazione, di istruzione, di vigilanza o di custodia, il minore è affidato o che abbia,
con quest’ultimo, una relazione di convivenza.
f Se l’atto sessuale (congiunzione carnale o atto di libidine, quale farsi masturbare o ma-
sturbare un minore di anni 14) è compiuto con il consenso del minore degli anni 14 (o
51
degli anni 16 se il reo sia legato al minore da un rapporto di “supremazia”), senza vio-
lenza, minaccia, inganno o abuso, non è configurabile il reato di violenza sessuale, ma
quello di atti sessuali con minorenne. Se l’atto sessuale è compiuto consensualmente
con minore che ha compiuto i 14 anni (o i 16 anni se sottoposto alla sua vigilanza e/o
tutela) non sussiste alcun reato.
f In questo caso si applica la pena prevista dall’art. 609 bis c.p. (reclusione da 6 a 12
anni) e si procede sempre d’ufficio (Legge n. 69 del 19 luglio 2019) se il minore non ha
compiuto gli anni 14 ovvero i 16 anni quando il colpevole sia l’ascendente, il genitore,
anche adottivo, o il di lui convivente, il tutore, ovvero altra persona cui, per ragioni di
cura, di educazione, di istruzione, di vigilanza o di custodia, il minore è affidato o che
abbia, con quest’ultimo, una relazione di convivenza. Il termine di presentazione della
querela è di sei mesi e una volta proposta non potrà più essere revocata.
f Si applica, invece, la pena di cui all’articolo 609 ter, secondo comma, c.p. se il minore
con cui si compiono gli atti sessuali non ha compiuto gli anni dieci. In tal caso, inoltre,
si procede d’ufficio.
f In tal caso, l’agente di p.g. intervenuto sul posto mentre si commette il reato, ha l’ob-
bligo di arrestare il colpevole (art. 380 co.2, lett.d-ter), ma deve ricordare che il reato si
realizza solo concorrendo due condizioni: a) il minore “consenziente” non deve ancora
aver compiuto i 14 anni (ovvero i 16 anni se il reo è legato al minore da un rapporto di
“supremazia”: come nel caso del genitore, tutore, insegnante…); b) gli atti sessuali non
devono essere avvenuti tra due minorenni “consenzienti” che hanno entrambi compiuto i
13 anni e tra i quali la differenza di età non è superiore a 4 anni (Legge n. 69 del 19 luglio
2019) (ad es. è punibile il minorenne che compie atti sessuali con minore di anni 12).
f Il comma 1 ter dell’art. 351 c.p.p. prescrive l’obbligo per la P.G. di avvalersi di un esperto
in psicologia o psichiatria infantile, quando deve assumere sommarie informazioni da
un minore (persona informata, vittima, denunciante o querelante) su fatti riguardanti
il delitto in questione. L’individuazione e la nomina dell’esperto spetta al P.M., al quale
la P.G. dovrà rivolgersi preventivamente. Il Pm, con atto di “nomina dell’ausiliario del
PM, ex art. 362, comma 1 bis e 351 c. 1 ter c.p.p.”, nomina l’esperto affinché fornisca il
proprio ausilio alla p.g., invitandolo a depositare entro cinque giorni dal compimento
dell’atto una relazione relativa all’ascolto del minore. In tali casi l’esperto non può
sostituirsi all’ufficiale o all’agente di P.G. operante, né assumere la direzione e la condu-
zione dell’atto, ma deve semplicemente collaborare con la P.G., aiutandola ad individuare
i limiti entro cui insistere con le domande e le modalità di formulazione delle stesse, per
non arrecare danni psicologici al minore. L’assunzione di sommarie informazioni potrà
essere eseguita presso l’abitazione del minore o in altro ambiente a lui familiare o protetto
(artt. 498 comma 4 bis e 398 comma 5 bis c.p.p.). In tal senso, per mettere il minore il più
possibile a proprio agio, in diversi uffici di polizia sono state realizzate apposite stanze
particolarmente confortevoli. Pur nel silenzio della legge, quando si provvede all’assun-
zione delle dichiarazioni di un minore, è buona regola di condotta e di correttezza ac-
quisire le dichiarazioni avvalendosi della videoregistrazione, al fine di rappresentare con
la massima fedeltà lo svolgersi dell’atto, le reazioni e l’atteggiamento avuto dal minore
nell’occasione (“La Polizia Giudiziaria, Ministero dell’Interno, Dipartimento della P.S.,
Direzione Centrale per gli Istituti d’Istruzione, febbraio 2018, pag.160”).
Esempi:
☛ Sussiste il reato, pur senza contatto fisico, anche in caso di comunicazione telematica
attraverso la quale il reo induce le vittime minorenni a compiere su se stesse atti sessuali
di autoerotismo (Cass. Pen., sez. III, 12 giugno 2013, n. 25822).
52
AUSILIARI DI POLIZIA GIUDIZIARIA (art. 348/4 c.p.p.). – Si tratta di soggetti che hanno
specifiche competenze tecniche (interpreti, medici, ecc.), che non possono rifiutare
la propria opera, una volta nominati. Infatti, una volta “investiti” della qualifica di
ausiliario di p.g., rivestono la qualità di pubblico ufficiale a tutti gli effetti e se rifiutano
di prestare la propria opera, senza giustificato motivo, vengono puniti a norma dell’art.
328 c.p..
f Avvisare gli ausiliari che sono obbligati al segreto d’ufficio (326 c.p.).
f I requisiti per svolgere tale pubblica funzione sono: speciali competenze tecniche, assenza
di condanne, maggiore età, nessuna interdizione, nessuna misura di sicurezza e preven-
zione, nessun interesse nel procedimento, non essere stato cancellato da Albo Professio-
nale (se inscritto). I requisiti in dettaglio, in analogia con la figura del Consulente Tecnico
del Giudice, si evincono dagli artt. 69 – 73 delle norme di attuazione del c.p.p.
f Per la nomina degli ausiliari non è prescritta alcuna formalità, né tanto meno la forma
scritta; per cui nessun tipo di invalidità o inutilizzabilità degli accertamenti compiuti
discende dalla mancanza di un’investitura scritta dei predetti, non versandosi in alcuna
ipotesi di violazione di legge (Cass. Pen., sez. III, 27 gennaio 1998, n. 3840; Cass. Pen.,
sez. III, 6 maggio 2010, n. 17177).
f Gli ausiliari opereranno sotto le direttive ed il controllo degli ufficiali di P.G. e l’accerta-
mento tecnico che ne consegue dovrà considerarsi atto dello stesso ufficiale di P.G. (la
cui carenza tecnica è stata integrata dall’apporto del terzo soggetto esterno).
Esempio:
☛ Si potrà richiedere la collaborazione di un falegname per forzare una porta o di un in-
terprete per capire un dialetto altrimenti incomprensibile o di un medico nell’ambito di
accertamenti sanitari volti a verificare lo stato di ubriachezza di un soggetto.
53
avvenuto, o di un reato commesso da altri, è punito con la reclusione da uno a tre anni
(370, 384).
f Si procede d’ufficio.
f Arresto e fermo: non consentiti.
AVVISO ORALE (art. 3 D.Lgs. 159/2011). – Atto amministrativo discrezionale che il Que-
store della provincia di dimora può adottare nei confronti di coloro che:
debbano ritenersi, sulla base di elementi di fatto, abitualmente dediti a traffici delittuosi;
per la condotta ed il tenore di vita debba ritenersi, sulla base di elementi di fatto, che
vivono abitualmente, anche in parte, con i proventi di attività delittuose;
per il loro comportamento debba ritenersi, sulla base di elementi di fatto, che sono
dediti alla commissione di reati che offendono o mettono in pericolo l’integrità fisica o
morale dei minorenni, la sanità , la sicurezza o la tranquillità pubblica.
f Con l’avviso orale il questore può imporre alle persone che risultino definitivamente con-
dannate per delitti non colposi il divieto di possedere o utilizzare, in tutto o in parte:
qualsiasi apparato di comunicazione radiotrasmittente, radar e visori notturni, indumenti
e accessori per la protezione balistica individuale; mezzi di trasporto blindati o modificati
al fine di aumentarne la potenza o la capacità offensiva, ovvero comunque predisposti al
fine di sottrarsi ai controlli di polizia; armi a modesta capacità offensiva, riproduzioni di
armi di qualsiasi tipo, compresi i giocattoli riproducenti armi; altre armi o strumenti, in
libera vendita, in grado di nebulizzare liquidi o miscele irritanti non idonei ad arrecare
offesa alle persone; prodotti pirotecnici di qualsiasi tipo, nonché sostanze infiammabili e
altri mezzi comunque idonei a provocare lo sprigionarsi delle fiamme; programmi infor-
matici ed altri strumenti di cifratura o criptazione di conversazioni e messaggi.
f In caso di inottemperanza:
Se durante un controllo di Polizia viene identificato un soggetto a cui carico risulta
l’avviso orale del Questore e questo soggetto si accompagna con pregiudicati o viola le
disposizioni impartite (non ottemperando quindi a quanto previsto nell’avviso) proce-
dere come segue.
Redigere solo relazione di servizio indirizzata all’Ufficio Misure di Prevenzione (per
gli adempimenti del caso) e per conoscenza al proprio dirigente e non anche annota-
zione, in quanto l’avviso è un provvedimento del Questore di carattere amministrativo
e non penale. Per l’inosservanza dell’avviso orale nella forma semplice, infatti, non
sono previste sanzioni. Può costituire un eventuale ulteriore elemento di supporto ad
una successiva proposta di misura di prevenzione giurisdizionale.
f Chi invece viola il divieto di possedere determinati oggetti, apparati, strumenti, ecc.
commette un delitto punito con la reclusione da uno a tre anni e con la multa. Gli
strumenti, gli apparati, i mezzi e i programmi posseduti o utilizzati sono confiscati ed
assegnati alle Forze di polizia, se ne fanno richiesta, per essere impiegati nei compiti di
istituto (art. 76 comma 3 del D. Lgs. 159/2011).
54
BANCONOTE FALSE (C.D. FALSO NUMMARIO) (artt. 453-457 c.p.). – Procedibilità: d’uf-
ficio (50 c.p.p.).
f Arresto: facoltativo in flagranza (381 c.p.p.).
f Fermo di indiziato di delitto: consentito (384 c.p.p.).
f L’art. 453 c.p. colpisce severamente (reclusione da 3 a 12 anni e multa da 516 a 3098
euro) i comportamenti di contraffazione, alterazione o di collaborazione, diretta o indi-
retta, con il falsario nella diffusione del denaro. Dunque, il n. 3 di tale articolo punisce
la spendita in concerto con l’autore della contraffazione ed il n. 4 sanziona l’acquisto
da costui o da un suo intermediario. In questo caso è previsto l’arresto facoltativo in
flagranza. Tuttavia, è necessario provare che l’acquisto sia avvenuto direttamente dal
falsario o da un suo intermediario.
f L’art. 455 c.p. delinea la meno grave fattispecie residuale di chi acquisti denaro contraf-
fatto al fine di metterlo in circolazione ovvero lo spenda o la metta altrimenti in circola-
zione con la consapevolezza della falsità (pena da un terzo alla metà della precedente).
In questo caso è previsto l’arresto facoltativo in flagranza. Dunque, il solo fatto di “ri-
girare” ad altri il biglietto che si sa essere falso è reato. Ai fini dell’integrazione della
componente soggettiva del reato di cui all’art. 455 c.p. è necessaria la consapevolezza
della falsità delle banconote al momento della ricezione, avvenuta proprio con l’inten-
dimento della successiva messa in circolazione delle stesse. Es.: il soggetto che, durante
un viaggio all’estero, acquista degli euro contraffatti, li porta in Italia e li spende.
f L’art. 457 c.p. chiude il sistema di protezione penale dal falso nummario prevedendo
una sanzione più blanda (reclusione fino a 6 mesi e multa fino a 1032 euro), anche per
chi si limiti a spendere il denaro falso ricevuto in buona fede. In tal caso l’arresto non è
consentito, ma si procede d’ufficio con annotazione di p.g. La legge, infatti, punisce con
la reclusione o con la multa chiunque spende, o mette altrimenti in circolazione monete
contraffatte o alterate, pur se da lui ricevute in buona fede. Es.: il soggetto, durante una
passeggiata, vede delle monete in terra e le raccoglie nella convinzione che siano genuine.
Accortosi della contraffazione delle monete, però, anziché non utilizzarle, le spende pron-
tamente. Qualora dalla spendita derivi al reo un ingiusto profitto con danno patrimoniale
altrui, si configura il delitto di truffa in concorso formale col falso nummario.
f Se chi ha ricevuto il denaro contraffatto lo “spaccia” ignorando che lo sia, non c’è
reato perché manca l’elemento psicologico (art. 43 c.p.). In ogni caso, se si viene “bec-
cati”, farsi “identificare” dalle autorità competenti o presentarsi spontaneamente per
denunciare l’accaduto, anziché defilarsi impunemente, depone senz’altro a favore della
propria buona fede e non fa scattare nessuna ipotesi di reato (Trib. Terni, sent. n. 36
del 12.01.2012).
f Non è un reato conservare a casa delle monete false (per esempio per collezione), senza
metterle in circolazione. Infatti, il reato di detenzione di denaro falso è configurabile
55
BESTEMMIA (724 c.p.). – Il reato è stato depenalizzato (art. 57 del d. l. n. 55 del 1999),
quindi si tratta di una sanzione amministrativa che si configura quando si esprimono
invettive o parole oltraggiose contro le divinità in luogo pubblico (ex art. 266 comma 4
n. 2 c.p. il reato si considera avvenuto pubblicamente quando è commesso in luogo
pubblico o aperto al pubblico e in presenza di almeno due persone, che possono anche
essere pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio).
f La condotta sanzionabile si estende dall’offesa al Dio della religione cattolica a quella
che riguarda la divinità di qualsiasi altro credo religioso, a quella contro i defunti. Non
è sanzionabile chi bestemmia la madonna, i santi o i profeti in quanto non sono consi-
derati una divinità.
f Si procede d’ufficio, elevando verbale di sanzione amministrativa pari al doppio del
minimo previsto (€ 102).
Esempio:
☛ Bestemmiare la Divinità in luogo pubblico e in presenza di due militari verbalizzanti
(Cass. Pen., Sez. Un., 15 luglio 1992, n. 7979).
56
B
BLOCCO STRADALE (art. 1 d.lgs. n. 66/48 e ss.mm.ii.). – Impedire od ostacolare la libera
circolazione, collocare o abbandonare congegni o altri oggetti di qualsiasi specie in
una strada ordinaria o ferrata o comunque ostruire o ingombrare una strada ordinaria
o ferrata (ad esempio lasciare sulla strada veicoli in sosta irregolare per impedire la
circolazione di altri veicoli).
f Il reato, reintrodotto come tale dall’art. 23 del decreto legge 113/2018, potrà essere
commesso solo se le condotte criminose da esso previste siano poste in essere su aree
ad uso pubblico. Ne restano escluse, invece, le condotte che limitano la circolazione dei
proprietari di fondi chiusi al traffico che non sono considerate strade.
f Si procede d’ufficio.
f Arresto facoltativo in flagranza (trattandosi di reato non colposo, i cui limiti edittali
rientrano tra quelli previsti dall’art. 381 c.p.p.), in caso di particolare gravità della con-
dotta posta in essere, anche in ragione dei luoghi e dei tempi in cui si sia consumata
l’azione criminosa ovvero dall’impiego concomitante della violenza sulle persone o
sulle cose.
f Sequestro amministrativo del mezzo utilizzato per il blocco ex art. 213, comma 4,
c.d.s., con affidamento del veicolo in custodia alla persona che lo conduceva ovvero al
proprietario o ad altro obbligato in solido prontamente reperibili che lo devono imme-
diatamente spostare o trasportare nel luogo indicato di custodia.
f Fanno eccezione i casi previsti dall’art. 1 bis del d.lgs. 66/1948, nel qual caso si appli-
cherà la più "lieve" sanzione amministrativa del pagamento di una somma da 1.000
a 4.000 euro, nei confronti di coloro che impediscono la libera circolazione su strada
ordinaria, ostruendo la stessa con il proprio corpo. Quando il comportamento illecito
sopraindicato si inserisce all’interno di una manifestazione organizzata o promossa
da persone fisiche o giuridiche, la medesima sanzione prevista per l’autore materiale
sopraindicato si applica anche ai promotori e agli organizzatori. Il verbale di illecito
amministrativo va inviato al prefetto del luogo della commessa violazione che emetterà
l’ingiunzione di pagamento con le relative modalità.
57
58
stato richiesto il provvedimento, invitandolo a tenere una condotta conforme alla legge
e redigendo processo verbale."
f I genitori o il tutore della vittima possono esperire azione civile nei confronti degli eser-
centi la responsabilità genitoriale del responsabile (ex art. 2048 c.c.). B
f Il cyberbullismo potrà essere commesso anche da un maggiorenne, nel qual caso sarà
direttamente responsabile e potrà essere esperita la stessa procedura contemplata per
i minorenni.
f Con sentenza 4 aprile 2018 n. 6919 il Tribunale di Roma ha stabilito che per l’alunno
picchiato a scuola sono responsabili in solido MIUR, bullo e genitori. Il tribunale in-
fatti ha accolto la domanda di un giovane, aggredito a scuola da un bullo quando era
ancora minorenne e rimasto vittima di lesioni personali, di diffamazione e di minacce.
La scuola, anzitutto, è stata giudicata responsabile (per “culpa in vigilando” ai sensi
dell’art. 2048 del Codice Civile) dei danni non patrimoniali subiti dallo studente per non
avere gli insegnanti ed il Dirigente preso adeguati provvedimenti contro l’aggressore,
nonostante le ripetute segnalazioni ricevute. Il giudice capitolino, inoltre, ha ritenuto
responsabile in via solidale lo stesso bullo, ormai divenuto maggiorenne, ed i suoi geni-
tori, accusati di “culpa in educando” (sempre ai sensi dell’ art. 2048 del Codice Civile),
ossia ritenuti colpevoli di non avere impartito all’autore degli illeciti una educazione
adeguata. A nulla è valsa la difesa paterna, secondo la quale l’uomo, divorziato dalla
moglie e non convivente da tempo con il figlio, si sarebbe trovato in una situazione di
legittimo impedimento nell’esplicazione dei propri doveri di vigilanza e di educazione:
il divorzio e la lontananza dal figlio non sono stati, infatti, ritenuti fatti capaci di esimere
da responsabilità il padre del bullo, tenuto comunque a mantenere, istruire ed educare
il ragazzo, nonché ad assisterlo moralmente ai sensi dell’ art. 147 del Codice Civile,
soprattutto in un periodo difficile quale quello dell’adolescenza.
59
61
CARTE DI CREDITO E BANCOMAT (art. 493 ter c.p.). – Indebito utilizzo e falsificazione
di carte di credito e di pagamento: si consuma nel momento in cui viene posta in es-
sere una condotta di utilizzo indebito, falsificazione o alterazione, possesso, cessione o
acquisto di carte di credito o di pagamento, come nel caso di una persona che fa uso di
carta di credito rinvenuta in un portafoglio smarrito, o di titolare di carta di pagamento
che la utilizzi dopo la scadenza o la revoca da parte della banca.
f Si procede d’ufficio.
f Arresto facoltativo in flagranza.
f Fermo non consentito.
f Sequestrare la carta ex art. 354 c.p.p.
f Il tentativo è configurabile.
f L’indebito utilizzo della carta di credito costituisce reato consumato e non solo tentato
anche nel caso in cui la transazione non sia andata a buon fine (Cass. pen., sez. II, 14
luglio 2010, n. 27167).
CIARLATANO (artt. 121 T.U.L.P.S. e 231 Reg. Es.). – La definizione di “Ciarlatano” è forni-
ta dall’art. 231 del Reg. Tulps, che la individua in qualsivoglia attività diretta a speculare
sull’altrui credulità, o a sfruttare o alimentare l’altrui pregiudizio. Rientrano in questa
ipotesi le varie figure quali indovini, interpreti di sogno, soggetti esercitanti giochi di
sortilegio, incantesimi, esorcismi, o millantano in pubblico grande capacità nella pro-
pria arte o professione o magnificano ricette o preparati cui attribuiscono virtù straor-
dinarie o miracolose. Finché la prestazione cartomantica viene offerta nella sua reale
essenza ed il corrispettivo pattuito conserva un ragionevole equilibrio con la stessa, non
è dato discutere di speculatività dell’attività del soggetto erogatore; laddove, invece, alla
stessa vengano attribuite proprietà prodigiose o taumaturgiche e, facendo leva su di
esse, sia richiesto un corrispettivo sproporzionato rispetto alla sua valenza meramente
consolatoria, potrà dirsi integrata l’ipotesi (vietata) della ciarlataneria."
f L’attività di cartomanzia è lecita se non sfrutta la paura e non alimenta i pregiudizi delle
persone solo per speculare. Ex adverso, sono considerate illecite solo quelle attività che
speculano sull’altrui credulità o sfruttano o alimentano il pregiudizio.
f L’art. 121 del T.U.L.P.S. vieta il mestiere di ciarlatano. La violazione all’art. 121 è sanzio-
nata ai sensi dell’art. 17 bis c.1 TULPS.
62
CIRCOLI PRIVATI. – I circoli privati si differenziano dai pubblici esercizi in quanto sono
costituiti non in forma di impresa, come questi ultimi, bensì in forma di associazioni
non riconosciute senza scopo di lucro. Per questo, se ai pubblici esercizi può accedere
chiunque indistintamente, ai circoli può accedere solo chi sia in possesso di un tesserino
di associazione.
f Il circolo privato non necessita di alcuna autorizzazione per la sua apertura, in quanto
l’art. 18 della Costituzione stabilisce che “i cittadini hanno diritto di associarsi libera-
mente, senza autorizzazione, per fini che non siano vietati ai singoli dalla legge penale”.
f Anche per i circoli privati vi è l’obbligo di munirsi della licenza comunale di pubblica
sicurezza per la vendita di vino, birra e altre sostanze alcooliche, anche se praticata ai
soli soci (art. 86 T.U.L.P.S.).
f Nei circoli privati, essendo essi equiparati a qualsiasi abitazione privata, la polizia non
può procedere a controlli amministrativi, salvo nell’ipotesi in cui in essi si somministri-
no alimenti e bevande nel qual caso può procedervi ex art. 20 D.P.R. n. 616/77.
f Nei circoli privati la P.S. può accedere solo in caso di perquisizione o reati o di controlli
amministrativi nell’ipotesi sopra menzionata.
f Il Questore, se ricorrono i presupposti, può sospendere la licenza ex art.100 T.U.L.P.S.
anche ai circoli privati.
63
Esempio:
☛ Amministratrice di sostegno di anziana signora, invalida civile perché affetta da un
grave deficit neuro cognitivo, che creava dapprima uno stato di soggezione dell’anziana
donna verso di lei e successivamente attingeva al patrimonio della stessa per sostenere
spese che nulla avevano a che fare con esigenze, domestiche o di altro tipo, della povera
malcapitata.
CLONAZIONE DI TARGHE (art. 482 c.p.). – La targa è un documento, ovvero una certifica-
zione amministrativa; pertanto è oggetto di tutela in riferimento all’articolo 482 c.p. per
quanto attiene al falso materiale commesso da privato (fonte ASAPS).
f Si procede d’ufficio.
f Sequestrare la targa contraffatta ex art. 354 c.p.p.
COLTELLO - PORTO ABUSIVO (art. 699 c.p.). – Ai fini della qualificazione del coltello qua-
le arma propria o arma impropria, deve farsi riferimento, rispettivamente, alle carat-
teristiche, cioè alla presenza o alla assenza della punta acuta e della lama a due tagli,
tipica delle armi bianche corte, mentre sono irrilevanti le particolarità di costruzione
dello strumento (Cass. Pen., Sez. 1, 3 dicembre 2014 n. 10979). Con Cass. Pen., Sez.
I, 9 aprile 2014 n. 19927 nonché Sez. 1, 27 febbraio 2019 n. 12750 si è conformemente
fissato il discrimine di qualificazione come arma propria o impropria di un coltello
nell’avere questi o meno la punta acuta e la lama a due tagli, precisando che il porto,
nell’un caso, è punito ai sensi dell’art. 699 c.p. e, nell’altro, è incriminato dall’art. 4 L.
n. 110 del 1975.
f Per i suesposti motivi, quindi, se il coltello rappresenta un’arma propria il porto è
vietato in ogni caso (Cass. Pen., Sez. VII, ordinanza n. 25525 del 9 settembre 2020).
64
65
66
C
CONGIUNTI E NON PUNIBILITÀ NEI DELITTI CONTRO IL PATRIMONIO (art. 649 c.p.).
– Non è punibile chi ha commesso alcuno dei delitti contro il patrimonio di cui agli
artt. 624 e ss. (furto, truffa, circonvenzione di incapaci, usura, ricettazione, riciclaggio,
appropriazione indebita, ecc.) se il reo lo ha compiuto nei confronti del:
- coniuge non legalmente separato (tale causa di non punibilità non si estende al convi-
vente “more uxorio”- Cass. Pen., sez. II, 18 novembre 2009, n. 44047);
- la parte dell’unione civile tra persone dello stesso sesso;
- ascendente o discendente o affine in linea retta (bisnonno, nonno e padre del coniuge)
adottante o adottato;
- fratello o sorella che con lui convivono.
f Se invece il reato è stato compiuto nei confronti del coniuge legalmente separato, del
fratello o sorella che non convivano con lui, dello zio, del nipote o dell’affine in se-
condo grado con lui convivente (fratello o nonno del coniuge), tali reati sono punibili
a querela della persona offesa. Il rapporto di affinità tra autore e vittima del reato che
fonda la causa di non punibilità ovvero la procedibilità a querela non opera allorché sia
morto il coniuge da cui l’affinità stessa deriva e non vi sia prole (Cass. Pen., sez. II, 25
maggio 2010, n. 19668).
f Tale causa di non punibilità non si applica nei casi consumati di rapina, estorsione
e sequestro di persona a scopo di estorsione (ex art. 649 comma 3 c.p.), pur se posti
in essere senza violenza alle persone (Cass. Pen., sez. II, 8 ottobre 2009, n. 39008);
all’estorsione commessa con violenza, nemmeno se il delitto è stato solo tentato (Cass.
Pen., sez. II, 21 luglio 2010, n. 28686). Tale causa di non punibilità non si applica
nemmeno nel caso in cui il delitto contro il patrimonio sia commesso con violenza alle
persone (art. 649 comma 3 c.p.), che può consistere anche nel lanciare contro l’offeso
vari oggetti dopo averlo ripetutamente minacciato di morte (Cass. Pen., sez. II, 21 mag-
gio 2007, n. 19651).
Esempi:
☛ Il reato di tentata estorsione con minaccia verso la madre, non è punibile, ex art.
649, comma 3, c.p. in quanto le ipotesi criminose che rimangono escluse dall’opera-
tività della disposizione concernono solamente, da un lato, i delitti consumati previsti
dagli artt. 628, 629 e 620 c.p. e, dall’altro, tutti gli altri delitti contro il patrimonio, anche
se tentati, che siano commessi con violenza [...] fisica, attuata cioè con comportamenti
aggressivi rivolti in modo diretto alla persona della vittima, mentre vanno ricondotte al
novero delle minacce le attività di violenza psichica (Corte d’Appello di Cagliari, sezione
II, 9 febbraio 2017, n. 45).
☛ Non è punibile il figlio che prende un oggetto da casa e lo rivende per tenersi il prezzo
così ricavato. Tuttavia, è invece punibile il figlio che prende la carta di credito o la
tessera del bancomat del genitore per prelevare denaro dal suo conto corrente; in tal
caso infatti il reato trascende la dimensione “familiare” della lesione e coinvolge valori
riconducibili all’ambito dell’ordine pubblico, economico e della fede pubblica. (Cass.
Pen., sez. II, 21 aprile 2011, n. 15834).
67
CONTATORE ENEL ALTERATO - FURTO AGGRAVATO (artt. 624 – 625 c.p.). – Il delitto è
punibile a querela della persona offesa, salvo che ricorra una o più delle circostanze
di cui agli articoli 61, n. 7 (danno patrimoniale di rilevante gravità) e 625 c.p.
f Trattandosi di furto aggravato dall’utilizzo di mezzi fraudolenti, il delitto è procedibile
d’ufficio. Eccezionalmente, la Corte di Cassazione ha ritenuto non aggravato il furto di
energia elettrica operato tramite un allacciamento diretto ed evidente alla rete esterna,
senza l’uso di alcun accorgimento volto a mascherare il furto (Cass. Pen, sez.V, 11 gen-
naio 2002 n. 7800).
f La sottrazione di energia elettrica attuata mediante la manomissione del contatore che
alteri il sistema di misurazione dei consumi integra il reato di furto e non quello di truffa
(Cass. Pen., Sez. Unite, 6 dicembre 1996, n. 10495).
f La qualità di titolare del contratto di utenza può costituire prova presuntiva della re-
sponsabilità (Cass. Pen., sez. II, 6 dicembre 1986, n. 13822).
f In tema di furto di energia elettrica sussiste l’aggravante di cui all’art. 625 n. 2 c.p.
qualora la sottrazione avvenga mediante l’allacciamento diretto alla rete di distribuzio-
ne, atteso che in tal caso il flusso abusivo può essere generato solo attraverso il seppur
marginale danneggiamento per distacco dei fili conduttori (Cass. Pen., sez. IV, 4 luglio
2008, n. 27445).
CONTRAFFAZIONE DI MERCE (art. 474 c.p.: commercio di prodotti con segni falsi). – Si
procede d’ufficio nei confronti di chi introduce nel territorio dello Stato, al fine di
trarne profitto, prodotti industriali con marchi o altri segni distintivi, nazionali o esteri,
contraffatti o alterati.
68
f Nei confronti di chi, invece, acquista per uso personale oggetti con marchi contraffat-
ti, redigere verbale di violazione amministrativa ai sensi dell’art.1 comma 7 della
L.14/05/2005, n. 80, nella versione modificata dalla L. 23 luglio 2009, n. 99: - autorità
amministrativa competente per i ricorsi ed il procedimento sanzionatorio conseguente è
la Prefettura; - i proventi sono devoluti allo Stato; - sequestro amministrativo della mer-
ce acquistata, ai fini della confisca; - dicitura da riportare nel verbale “Quale acquirente
finale acquistava o accettava a qualsiasi titolo senza averne prima accertata la legittima
C
provenienza cose che per la loro qualità e/o per la condizione di chi le offre e/o per
l’entità del prezzo inducano a ritenere che siano state violate le norme in materia di
origine e provenienza dei prodotti e/o in materia di proprietà intellettuale”.
f Per escludere la possibilità di una denuncia per ricettazione nei confronti dell’acqui-
rente, però, bisogna dare dimostrazione che l’acquisto è avvenuto per uso personale e
non per il commercio e, quindi, per lucrare. Questo perché la legge sanziona solo chi è
inserito nel circolo produttivo o di distribuzione del prodotto contraffatto, non invece
chi se ne serve per scopi puramente personali (per esempio, l’acquisto delle scarpe o
della polo per indossarli). Di conseguenza risponde del delitto di ricettazione chi ac-
quistando un bene contraffatto, contribuisca all’ulteriore distribuzione e diffusione di
esso, in quanto non lo destina a sé, ma ad altri. Secondo la Cassazione, la ricettazione
scatta anche se il prodotto venga acquistato per essere regalato. Il reato scatta, infatti,
indipendentemente dal fatto che “l’ulteriore distribuzione avvenga a titolo oneroso o
gratuito”. Quindi, per esempio, l’uomo che venga trovato con una borsa da donna o un
paio di scarpe troppo piccole per la sua taglia rischia l’incriminazione. (Cass. pen., sez.
II, 9 marzo 2016, n. 12870).
f Cercare, se esistenti, eventuali fatture di acquisto.
f Far intervenire Polizia Scientifica, per eseguire rilievi video-fotografici con riferimento
sia allo stabile sia alla merce rinvenuta e sequestrata.
f Verbale di accertamenti urgenti sullo stato dei luoghi e delle cose.
f Verbale di sequestro penale ex art. 354 c.p.p. della merce contraffatta.
Esempi:
☛ Mettere in vendita prodotti (orologi, scarpe, borse, bracciali, ecc.) con marchi o segni
distintivi contraffatti o alterati (Armani, Dior, Lacoste, Richmond) (Cass. Pen., sez. V, 3
febbraio 2014, n. 5215).
☛ Commercializzare prodotti recanti il marchio “vera pelle” o “vero cuoio” contraffatto
(Cass. Pen., sez. V, 2 marzo 2009, n. 9261).
69
CORRUZIONE PER L’ESERCIZIO DELLA FUNZIONE (art. 318 c.p.) (CD. CORRUZIONE IM-
PROPRIA o ATTIVA). – "Il pubblico ufficiale che, per l’esercizio delle sue funzioni o
dei suoi poteri, indebitamente riceve, per sé o per un terzo, denaro o altra utilità o ne
accetta la promessa è punito con la reclusione da 3 a 8 anni”.
f Si procede d’ufficio.
f Arresto facoltativo in flagranza; fermo consentito
f Consentita la sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio o servizio (ex art. 289
c.p.p.).
f In caso di condanna, ai sensi della L. 97/2001, è prevista la pena accessoria della de-
stituzione di diritto del pubblico dipendente (interdizione perpetua dai pubblici uffici).
Nondimeno, se per circostanze attenuanti viene inflitta la reclusione per un tempo infe-
riore a tre anni, la condanna importa l’interdizione temporanea (317 bis c.p.).
Esempi:
☛ Funzionario della Motorizzazione che percepiva dai privati somme di danaro per acce-
lerare le pratiche di collaudo di automezzi, incrementando il numero di collaudi rispetto
a quello previsto per ogni singola seduta da un ordine di servizio (Cass. Pen., sez. VI,
20 novembre 2003, n. 44787).
☛ Sottufficiale della Guardia di Finanza che, in cambio di utilità, effettua, o comunque
provoca un’ispezione diretta all’accertamento di illeciti fiscali (Cass. Pen., sez. VI, 24
agosto 1990, n. 11737).
☛ L’abituale accettazione di compensi da parte di impiegati di una Conservatoria Immobi-
liare per il rilascio in tempi più celeri di certificati catastali attestanti il vero (Cass. Pen.,
sez. VI, 17 gennaio 2002, n. 1905).
CORRUZIONE PER UN ATTO CONTRARIO AI DOVERI D’UFFICIO (art. 319 c.p.). – “Il pub-
blico ufficiale che, per omettere o ritardare o per aver omesso o ritardato un atto del suo
ufficio, ovvero per compiere o per aver compiuto un atto contrario ai doveri di ufficio,
riceve, per sé o per un terzo, denaro od altra utilità, o ne accetta la promessa, è punito
con la reclusione da 6 a 10 anni”.
f Atto contrario ai doveri d’ufficio è qualsiasi atto in contrasto con norme giuridiche
o con istruzioni di servizio o che, comunque, violi i doveri di fedeltà, imparzialità ed
onestà che deve osservare chiunque eserciti una pubblica funzione.
f Si procede d’ufficio.
f Arresto facoltativo in flagranza.
70
f Il militare condannato, anche con sentenza non definitiva, per il reato di corruzione
è obbligatoriamente soggetto alla sospensione dal servizio, indipendentemente dalla
sottoposizione o meno alla misura della custodia cautelare in carcere (Cass. Pen., sez.
I, 28 gennaio 2011, n. 3142).
f In caso di condanna, ai sensi della L. 97/2001, è prevista la pena accessoria della desti-
tuzione di diritto del pubblico dipendente (interdizione perpetua dai pubblici uffici).
Nondimeno, se per circostanze attenuanti viene inflitta la reclusione per un tempo infe- C
riore a tre anni, la condanna importa l’interdizione temporanea (317 bis c.p.).
Esempi:
☛ Il professore universitario che, in cambio di prestazioni sessuali da parte della propria
studentessa, le fa superare l’esame, informandola preventivamente sulle domande che
le porrà. In questo caso il voto d’esame “comprato”, da un punto di vista amministrati-
vo, è nullo, anche se non avviene quasi mai che il Rettore, quale Autorità competente,
revochi in autotutela l’atto viziato o che il Giudice penale disapplichi l’atto amministra-
tivo viziato impedendo che lo stesso produca i suoi effetti.
☛ Consigliere comunale che, in cambio del voto favorevole ad una delibera, aveva ricevuto
una promessa di aiuto, finalizzata ad ottenere una progressione di carriera nell’ente in
cui prestava attività lavorativa (Cass. Pen., sez. VI, 11 luglio 2013, n. 29789).
☛ Il pubblico ufficiale, dirigente dell’ufficio compartimentale delle imposte dirette, dava
disposizione, a seguito dell’accordo corruttivo, di definire in fretta la verifica ad una
società in modo da impedire il completo controllo fiscale e contabile (Cass. Pen., sez.
VI, 26 luglio 2006, n. 26248).
☛ Il pubblico ufficiale che, per compiere un atto contrario ai suoi doveri d’ufficio, riceva
dal corruttore, suo inquilino, quale utilità, un esorbitante “canone di locazione” di una
sua villa (Cass. Pen. sez. VI, 22 dicembre 1997 n. 11984).
☛ L’agente di polizia giudiziaria che si presti, dietro corrispettivo, a recapitare clandesti-
namente ad un detenuto corrispondenza, cibarie ed altro, perché tali fatti si qualificano
come contrari ai doveri d’ufficio (Cass. Pen., sez. I, 8 giugno 2011, n. 22838).
71
D
DANNEGGIAMENTO AGGRAVATO (art. 635/2 c.p.). – Si procede d’ufficio.
f Denunciare il reo per danneggiamento aggravato o procedere ad arresto facoltativo ex
art. 381/2.
f Sequestrare l’oggetto usato per compiere il reato, ex art. 354 c.p.p.
f Sentire eventuali testi a sommarie informazioni, ex art. 351 c.p.p.
f Il reato di danneggiamento semplice (635 c.p.), che è quello che si realizza quando
il bene non è sottoposto alla cosiddetta «pubblica fede» ossia non si trova in un’area
aperta al pubblico, è stato depenalizzato col D.Lgs. 7/2016, diventando così un mero
illecito civile.
f È invece rimasto reato il danneggiamento aggravato.
Esempi:
☛ Soggetti trovati a danneggiare auto su suolo pubblico, come nel caso in cui l’auto,
anziché trovarsi nel recinto di un parcheggio privato, chiusa cioè al traffico, si trovava,
al momento dell’atto vandalico, sulla strada urbana o, comunque, in un parcheggio
aperto al pubblico (si pensi a un parcheggio gestito dal Comune o da una società privata
oppure allo spazio auto antistante un centro commerciale, di proprietà di quest’ultimo,
ma di libero accesso a chiunque). Pertanto, chi trova l’auto rigata o danneggiata
dopo averla lasciata a bordo del marciapiedi, sulle strisce blu, sulla strada pubblica
o comunque in un’area (anche privata purché) aperta al transito, ha ugualmente
il diritto di sporgere denuncia alle autorità, in quanto il reato di danneggiamento di
un bene esposto a pubblica fede non è stato abrogato dal D.Lgs. 7 del 2016 e, pertanto,
continua ad essere previsto dalla legge come reato (Cass. pen., sezione II, 16 maggio
2017, n. 24131).
☛ Non sussiste ipotesi aggravata, nel caso in cui l’auto sia danneggiata in presenza del
proprietario. La presenza del proprietario al momento del danneggiamento, infatti, fa
venir meno l’aggravante dell’esposizione alla pubblica fede, pertanto il danneggiamento
sarà semplice, e quindi depenalizzato (Cass. Pen., sez. II, 11 ottobre 2017, n. 46585).
73
f Verbale di perquisizione, ex art. 352 c.p.p. e di eventuale sequestro del corpo del reato,
ex art. 354 c.p.p.
f Il delitto sussiste quando l’agente, al solo scopo di danneggiare la cosa altrui, appicca
il fuoco a una cosa propria o altrui, senza voler cagionare l’incendio, e dal fatto sorge
il pericolo di un incendio (comma 1). Il fuoco è “appiccato” a una cosa appena questa,
in tutto o in parte, comincia a bruciare, pur senza fiamma, cioè anche in modo lento
o latente.
f Se al fatto segue l’incendio, l’arresto è facoltativo in flagranza (comma 2).
f Se il fuoco è appiccato a boschi, selve e foreste o vivai forestali destinati al rimboschi-
mento, e al fatto segue l’incendio, l’arresto è obbligatorio in flagranza (comma 3). In
caso ciò avvenga per colpa, l’arresto è facoltativo.
DASPO URBANO . – Il Daspo urbano è una misura amministrativa introdotta nel nostro
ordinamento con il c.d. decreto Minniti (d.l. 14/2017, conv. in legge n. 48/2017) e poi
modificata con il c.d. decreto sicurezza o decreto Salvini (d.l. 113/2018, conv. in legge
132/2018), che ne ha ampliato l’ambito di applicazione. (www.StudioCataldi.it).
f La misura in oggetto mira a sanzionare la condotta di chi ostacola l’accesso e la li-
bera fruizione di determinati luoghi pubblici (stazioni di trasporto pubblico, autosta-
zioni, stazioni ferroviarie, infrastrutture marittime e aeroporti, in violazione dei divieti
di stazionamento o di occupazione degli spazi ivi previsti), e in generale si propone di
contrastare il degrado urbano comportato da condotte quali bivacchi non autorizzati,
accattonaggio, comportamenti molesti da parte di soggetti in stato di ubriachezza, etc.
f Il Daspo urbano comporta l’allontanamento del trasgressore e l’irrogazione ai suoi
danni di una sanzione pecuniaria. È punita, altresì, l’eventuale reiterazione della con-
dotta.
f Il decreto Minniti ha demandato alla potestà regolamentare di polizia urbana la pos-
sibilità di ampliare il novero dei luoghi pubblici ove può essere applicata la misura in
oggetto, includendovi istituti scolastici e universitari, aree museali, siti archeologici,
complessi monumentali, aree adibite a verde pubblico e luoghi di interesse cultu-
rale o comunque interessati da considerevole afflusso turistico. Tale elenco è stato
integrato dal decreto Salvini, che vi ha incluso anche i presidi sanitari e le zone che
ospitano fiere, mercati e spettacoli.
f Il Daspo urbano comporta, innanzitutto, l’allontanamento del soggetto che mette in
atto la condotta molesta.
f Redigere verbale di allontanamento con il quale l’agente accertatore rivolge il relativo
ordine per iscritto al trasgressore, avendo cura di indicarvi le motivazioni e specificando
che lo stessa ha un’efficacia di 48 ore dalla commissione del fatto.
f Il destinatario del Daspo è tenuto a pagare a titolo di sanzione amministrativa pecu-
niaria una somma compresa tra 100 e 300 euro; l’autorità competente all’irrogazione
è il Sindaco.
f In caso di violazione dell’ordine di allontanamento, si applica una sanzione pari a
quella sopra esaminata, aumentata del doppio (art. 10 comma 1).
f Copia dell’ordine di allontanamento è trasmessa al Questore.
f Quest’ultimo, in caso di reiterazione della condotta da cui possa derivare pericolo per
la sicurezza pubblica, ha facoltà di disporre il divieto di accesso del trasgressore ad
una o più delle aree sopra indicate (da indicare in modo specifico nel provvedimento),
per un periodo massimo di 12 mesi (due anni, se il soggetto risulta precedentemente
condannato per reati contro la persona o il patrimonio).
74
f Chi non osserva il divieto imposto dal questore subisce l’arresto fino ad un anno (due
anni, se il soggetto risulta precedentemente condannato per reati contro la persona o
il patrimonio).
f Il decreto Minniti prevede, inoltre, all’art.13, il divieto di accesso o di stazionamento (da
uno a cinque anni) nelle vicinanze di scuole, università e locali aperti al pubblico per
le persone precedentemente condannate per spaccio di stupefacenti in relazione a fatti
commessi presso edifici analoghi.
f Analoga misura è stata poi introdotta (art. 13-bis) dal decreto Salvini, a danno delle
persone precedentemente condannate per reati commessi in occasione di gravi disordini
all’interno di locali aperti al pubblico (durata da sei mesi a due anni).
D
DEFUNTI (artt. 407- 413 c.p.): delitti contro la pietà dei defunti. – Si procede d’ufficio.
f Comprende le ipotesi di:
1) Violazione di sepolcro (disseppellimento illegittimo, scoperchiatura tombe o urne),
nel qual caso è previsto l’arresto facoltativo in flagranza.
2) Vilipendio delle tombe (disprezzo attuato di solito mediante deturpazione di lapidi,
imbrattamento delle stesse), nel qual caso si procede d’ufficio con annotazione. Non è
previsto l’arresto;
3) Turbamento di un funerale: redigere annotazione di p.g., per aver impedito o turba-
to un funerale o un servizio funebre;
4) Vilipendio di cadavere: nel qual caso è previsto l’arresto facoltativo in flagranza
solo qualora il reo deturpi o mutili il cadavere, o commette su questo atti di brutalità o
di oscenità;
5) Distruzione, soppressione o sottrazione di cadavere (o delle sue ceneri): arresto
facoltativo in flagranza;
6) Occultamento di cadavere: si procede con annotazione. Arresto non consentito;
7) Uso illegittimo di cadavere: per scopi didattici o scientifici in casi non consentiti
dalla legge. Redigere annotazione di p.g.
75
DENUNCIA DI DANNO TEMUTO (art. 1172 c.c.). – Se il proprietario di un fondo ritiene che
possa subire un danno da un fondo vicino (da un albero, da un muretto di recinzione o
da qualunque altra cosa) può chiedere al giudice che sia autorizzato a provvedere per
eliminare questi possibili pericoli (ad es. ripulire il terreno per evitare che si formino
spore dannose per il suo terreno). È necessario, tuttavia, che sussista un altro elemento
affinché la fattispecie si verifichi, ancorché la norma dell’art. 1172 non ne faccia alcuna
menzione: esso è rappresentato dal comportamento omissivo del proprietario, o, più in
generale, di chi ha la legittima disponibilità del bene da cui genera il pericolo di danno.
76
persone e tuttavia non può dirsi posta in essere "col mezzo della stampa", non essendo i
social network destinati ad un’attività di informazione professionale diretta al pubblico
(Cass. Pen., sez. V, 12 aprile 2019, n. 30737).
Esempi:
☛ Un commissario del Corpo della Polizia Municipale, durante una intervista rilasciata ad
un quotidiano, lamentando dei problemi di gestione all’interno dell’amministrazione
riportava testualmente queste parole: "Non siamo in presenza di errori casuali, sono
errori voluti dall’alto.” Il comandante del corpo di Polizia Municipale e il responsabile
del servizio di verbalizzazione del medesimo corpo di Polizia Municipale avevano spor- D
to querela perché ritenuti offesi nell’onore. La questione è giunta sino in Cassazione e
in questa sede il ricorso è stato rigettato per le ragioni di cui sopra (Cass. Pen., sez. V,
9 dicembre 2014, n. 51096).
☛ Colui che diffonde, tra i compaesani della vittima, sposata con un altro, la notizia di
aver avuto una relazione con lei e di essere in possesso di filmati che lo ritraevano in
momenti di intimità con la donna (Cass. Pen., sez. V, 19 febbraio 2018, n.7856).
☛ Accusare l’amministratore di condominio, in presenza di più persone, di illecita appro-
priazione del denaro a lui versato dai condomini al fine di far fronte a debiti personali
od impiegarli in viaggi, in assenza di qualsivoglia elemento attestante la veridicità di
quanto affermato. Infatti, la propaganda di notizie, senza averne prova alcuna, che
l’amministratore avrebbe distratto illecitamente il denaro condominiale per far fronte a
propri debiti od impiegandolo in spese personali, non rientra nel legittimo esercizio del
diritto di critica (Cass. Pen., sez. V, 10 aprile 2020, n. 11913).
☛ Commette il reato di diffamazione aggravata, ex articolo 595 comma 3 cod. pen., la
persona che, attraverso la pubblicazione di un post su Facebook, accusa l’ex partner,
in maniera non del tutto corrispondente alla realtà, di far mancare al proprio figlio i
mezzi di sussistenza, facendolo così apparire a un numero indeterminato di potenziali
utenti del social network come una persona incurante della vita del minore (Tribunale
di Campobasso, sentenza n. 574/2019).
77
zione, che devono essere state carpite fraudolentemente (ossia, con l’inganno e senza
il consenso della persona offesa), e punisce la divulgazione di tali specifici contenuti
che rappresentano la manifestazione di pensiero della persona offesa, con la finalità
che tale condotta deve essere connotata dalla intenzione di recare danno all’altrui
reputazione o immagine.
f Si procede a querela di parte.
f Arresto facoltativo in flagranza; fermo non consentito.
f La punibilità è esclusa se la diffusione delle riprese o delle registrazioni deriva in via
diretta ed immediata dalla loro utilizzazione in un procedimento amministrativo o giu-
diziario o per l’esercizio del diritto di difesa o del diritto di cronaca. L’esimente di cui
all’art. 617 septies c.p., comma 2, tuttavia, non può invocarsi se la diffusione delle
riprese o registrazioni fraudolente avvenga prima ed al di fuori della loro utilizzazione
in sede processuale o per l’esercizio delle richiamate finalità. In altri termini, l’autore
dell’illecito, il quale abbia diffuso le riprese o le registrazioni all’esterno prima di uti-
lizzarle nei casi prospettati dalla disposizione, non potrà invocare l’applicazione della
scriminante de qua.
Esempio:
☛ Nel caso in cui manchi l’animus diffamandi o la rappresentazione della possibilità che
la diffusione crei un pregiudizio alla vittima, l’invio a terzi di uno screenshot raffiguran-
te una chat privata o estratti di essa, da parte di uno dei partecipanti alla conversazione,
potrebbe violare il diritto alla riservatezza degli altri interlocutori, e conseguentemente
comportare per l’autore il risarcimento dell’eventuale danno cagionato, nel caso in cui
da esso si possano dedurre dati personali e sensibili, tutelati dal codice della Privacy:
l’art. 23 del citato codice prevede, infatti, per il trattamento di dati personali da parte di
privati o di enti pubblici economici, il consenso espresso dell’interessato, manifestato
in forma scritta in caso di dati sensibili.
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Esempio:
☛ Dopo la fine della relazione sentimentale, all’insaputa del partner, l’ex fidanzato pub-
blica su un social network una foto da lui stesso scattata che ritrae l’ex fidanzata senza
indumenti o un video dove la donna è in atteggiamenti intimi.
DISCOTECA O ALTRO LOCALE APERTO AL PUBBLICO (Ove non viene permesso l’accesso
a chi paga regolarmente il biglietto). – Per rifiutare l’accesso deve esserci un legittimo
motivo (es.: raggiunta capienza o soggetto pericoloso che vuole entrare), e non una
disposizione del gestore che si entra solo in coppia. In caso contrario si sanziona il ge- D
store ex art. 187 reg. T.U.L.P.S., secondo cui “Salvo quanto dispongono gli articoli 689 e
691 del codice penale, gli esercenti non possono, senza un legittimo motivo, rifiutare le
prestazioni del proprio esercizio a chiunque le domandi e ne corrisponda il prezzo”. Le
violazioni, ai sensi dell’art. 221/bis, comma 1 del T.U.L.P.S., sono soggette alla sanzione
amministrativa del pagamento di una somma da euro 516,00 a euro 3.096,00.
f Se ugualmente il gestore non vuole farlo entrare, emano un provvedimento di polizia,
ex art. 5 T.U.L.P.S., con cui gli intimo di fare entrare il cliente.
f Se il cliente regolarmente entrato crea disordini all’interno, il gestore non può cacciarlo
ma deve chiamare la Polizia.
f Potrebbe rifiutarsi l’ingresso a chi, anche per precedenti comportamenti, possa mettere
a rischio l’ordine e la sicurezza pubblica all’interno dell’esercizio, nonché a chi sia no-
toriamente dedito ad attività delittuose.
f Parimenti, al fine di tutelare il decoro dell’esercizio e in linea con la libertà d’iniziativa
economica sancita dall’art. 41 della Costituzione, è da ritenere “legittimo motivo” il
rifiuto della prestazione ad avventori che non siano convenientemente abbigliati in
relazione alla tipologia dell’esercizio, tanto più nei casi in cui determinate condizioni
di accesso (es. obbligo della giacca e della cravatta) vengano rese note all’ingresso del
locale con adeguati strumenti informativi.
DISTRIBUTORE DI BENZINA TRUCCATO (art. 515 c.p.). – Si procede d’ufficio, per frode
continuata in commercio.
f Arresto e fermo non sono consentiti.
f Sequestrare l’impianto (colonnine e cisterne contenenti il carburante annacquato, ov-
vero miscelato con altre sostanze o eroganti quantitativi di carburante non rispondenti
al vero).
f Il delitto di frode in commercio si realizza non solo quando viene consegnata una cosa
diversa da quella pattuita (aliud pro alio), ma anche quando, pur essendoci identità di
specie, si consegna una cosa qualitativamente diversa da quella pattuita (ad es. non
sussiste il reato nel caso in cui si vendano capi di abbigliamento provenienti dal c.d.
“mercato parallelo”, ossia provenienti dalla stessa ditta produttrice del mercato prima-
rio, quando la divergenza tra i prodotti è del tutto marginale e manca la prova che la
vendita sia avvenuta affermando la provenienza dal mercato primario).
79
DISTURBO DELLE OCCUPAZIONI O DEL RIPOSO DELLE PERSONE (art. 659 c.p.). – Si
procede d’ufficio.
f Arresto e fermo non sono consentiti.
f La polizia giudiziaria accerterà se:
Il soggetto abbia fatto schiamazzi (baccano di grida discordanti e disordinate) o rumori
(grida veementi e tumultuose, alterchi, diverbi, fischi e ululati) oppure, abbia abusato
(cioè adoperato in tempo o in luoghi o in modo contrario alle leggi e alle consuetudini)
di strumenti sonori (che siano normalmente destinati alla produzione di suoni - come
strumenti musicali, radio, campane -, o siano adibiti eccezionalmente a tale uso - come
casseruole, coperchi di pentole, ecc.) o di segnalazioni acustiche (clacson, trombe, si-
rene di navi) oppure, abbia suscitato o - avendone l’obbligo giuridico o la possibilità
pratica - non impedito strepiti di animali (rumore prodotto dagli animali con gli organi
vocali - nitriti, latrati, guaiti - o, con il loro movimento - calpestio, corse, campanelli
legati alla coda, ecc.).
f Per effetto dell’azione o dell’omissione suddetta (vedi articoli 40 e 41 c.p.) sia stato reso
impossibile o notevolmente ostacolato il normale svolgimento delle occupazioni o del
riposo di un numero considerevole e indeterminato di persone ovvero di uno spettacolo,
ritrovo o intrattenimento pubblico.
f Qualora, nonostante l’invito ad eliminare o ridurre la fonte del rumore, questo persista,
la p.g., per evitare che il reato sia portato a conseguenze ulteriori (art. 55 c.p.p.), ordi-
nerà la sospensione o la riduzione dello stesso (nel caso di inosservanza, procederà ex
art. 650 c.p.).
f L’attitudine dei rumori a disturbare il riposo o le occupazioni delle persone, può essere
rilevata dagli atti di polizia giudiziaria tipici, quali, ovviamente, le sommarie informa-
zioni testimoniali e gli accertamenti urgenti ex art. 354 c.p.p., che nel caso di specie
si concretizzeranno nella descrizione esatta di quanto percepito e della distanza dalla
fonte del rumore. Nell’espletamento degli accertamenti può essere utilizzato personale
tecnico, esperto in acustica (art. 348, ultimo comma, c.p.p.).
f È poi possibile intervenire con quella particolare misura cautelare reale che è il se-
questro preventivo del locale o della fonte di disturbo, ai sensi dell’art. 321 c.p.p.. Il
80
sequestro può avvenire anche con l’apposizione di sigilli allo strumento (quale condi-
zionatore d’aria difettoso).
f Identificare l’autore della violazione a norma dell’art. 349 c.p.p.
f Invitarlo a eleggere domicilio per le notificazioni (art. 161 c.p.p.).
f L’indagato, salvo eventuale convocazione in ufficio per sommarie informazioni (art. 350
c.p.p.), può essere sentito sul posto ai sensi e con i limiti di cui ai commi 5 e 6 dell’art.
350 c.p.p. oppure dallo stesso possono essere acquisite spontanee dichiarazioni ai sensi
dell’ultimo comma dell’anzidetto articolo.
Esempi: D
☛ Integra il reato previsto dall’art. 659, comma primo, c.p., l’esercizio di una discoteca
i cui rumori, in ora notturna, provocano disturbo al riposo delle sole persone abitanti
nell’edificio in cui è ubicato il locale, se il fastidio non è limitato agli appartamenti
attigui alla sorgente rumorosa, in quanto la propagazione delle emissioni sonore estesa
all’intero fabbricato è sintomatica di una diffusa attitudine offensiva e della idoneità a
turbare la pubblica quiete. (Cass. Pen., sez. III, 5 giugno 2014, n. 23529).
☛ La contravvenzione non sussiste allorquando i rumori arrechino disturbo ai soli occu-
panti di un appartamento, all’interno del quale sono percepiti, e non da altri, abitanti
del condominio in cui è inserita detta abitazione ovvero trovantisi nelle zone circostanti:
infatti, in tale ipotesi, non si produce il disturbo, effettivo e potenziale, della tranquillità
di un numero indeterminato di soggetti, ma soltanto quello di definite persone, sicché il
fatto, se del caso, può costituire illecito civile (ex art. 844 c.c., n.d.r.), ma non assurgere
a violazione penalmente sanzionabile (Cass. Pen., sez. I, 5 febbraio 1998, n. 1406).
☛ Se il cane del vicino disturba solo chi ha denunciato il fatto, non scatta il reato di "di-
sturbo delle occupazioni e riposo delle persone"; il reato, infatti, si configura solo se
il latrato del cane disturba un numero indeterminato di persone (Cass. pen., sez. III,
26 aprile 2018, n. 1501). Il vicino con il cane disturbatore commette solo un’infrazione
amministrativa (Cass. Pen., sez. I, 12 febbraio 2014, n. 6685).
☛ Se il cane abbaia anche di notte, non c’è bisogno della perizia per condannare il padro-
ne, se i testi confermano tale circostanza. Il disturbo alla quiete pubblica è reato di peri-
colo presunto, desumibile da elementi probatori diversi dalla consulenza tecnica. (Cass.
Pen., sez. III, 9 dicembre 2015, n. 48460). Si tratta di un reato procedibile d’ufficio,
per cui non è necessaria una querela ma basta una semplice segnalazione o la denuncia
da parte di uno solo degli abitanti della zona. I carabinieri o la polizia potranno inter-
venire e, se c’è anche l’autorizzazione del tribunale, potranno provvedere al sequestro
preventivo del cane quando vi è pericolo di reiterazione del reato (si pensi al caso di
un padrone costretto ad assentarsi tutte le sere per il lavoro e a lasciare il cane sul bal-
cone a lamentarsi). Gli animali sono considerati “cose”, assimilabili – secondo i principi
civilistici – alle res, anche ai fini della legge processuale, e, pertanto, ricorrendone i
presupposti, possono costituire oggetto di sequestro preventivo (Cass. Pen., sez. III, 22
dicembre 2016 n. 54531). Se invece il latrato del cane arriva solo a poche famiglie (ad
esempio il dirimpettaio o i condomini del piano di sopra e di sotto) siamo in presenza
di un semplice illecito civile. In questa ipotesi non si può procedere alla denuncia, né
i carabinieri e la polizia sono competenti (né tantomeno il Comune o l’Asl). Bisogna
allora, tramite un avvocato, ricorrere in tribunale affinché il giudice, d’urgenza, ordini
al padrone di adottare le misure necessarie – ivi compresa l’insonorizzazione dell’ap-
partamento – ad evitare le molestie acustiche.
☛ Risponde del reato di disturbo delle occupazioni e del riposo delle persone il gestore
di un pubblico esercizio che non impedisca i continui schiamazzi provocati dagli av-
81
ventori in sosta davanti al locale anche nelle ore notturne, poiché al gestore è imposto
l’obbligo giuridico di controllare, anche con ricorso allo “ius excludendi” o all’autorità,
che la frequenza del locale da parte degli utenti non sfoci in condotte contrastanti con
le norme poste a tutela dell’ordine e della tranquillità pubblica (Cass. Pen., Sez. III, 16
giugno 2017, n. 30189).
DOCUMENTO DI IDENTIFICAZIONE (USO DI ATTO FALSO) (art. 489 - 497 bis c.p.). – Si
procede d’ufficio.
f Arresto obbligatorio nei casi di cui all’articolo 497 bis c.p. (ex art. 380, comma 2,
punto m bis), c.p.p.).
f Qualora un soggetto abbia fatto uso di un atto falso, alla cui formazione non ha avuto
parte pur essendo a conoscenza della sua falsità, risponde del reato di cui all’art. 489
(uso di atto falso). Ad es.: l’uso di un documento di identità falso, mostrato al p.u. che
chiede le generalità, equivale ad una falsa dichiarazione di identità, sicché il soggetto
realizza i reati di cui all’art. 495 c.p. (falsa attestazione a un p.u. sulla identità propria)
e 489 c.p.
f Se invece il possessore del documento non valido per l’espatrio alterato o addirittura
contraffatto abbia concorso attivamente alla falsificazione risponderà della sanzione
prevista dagli artt. 477 e 482 c.p. (falsità materiale commessa dal privato).
f Se fosse dimostrato che per commettere il reato sia stato utilizzato un modulo o un
documento originale di provenienza illecita, ricorrerà anche il reato di ricettazione pre-
visto all’art. 648 c.p. ed eventualmente, qualora le generalità riportate sul documento
contraffatto fossero di colui che avesse subito il furto, si procederà anche per il reato di
sostituzione di persona (art. 494 c.p.).
f Qualora il soggetto sia trovato in possesso di un documento falso valido per l’espatrio
(passaporto o carta di identità), risponderà anziché del reato di cui all’art. 482 c.p.,
di quello di cui all’art. 497 bis che punisce il mero possesso di documenti validi per
l’espatrio che siano contraffatti o presentino segni di alterazione. Chi, invece, forma
il documento falso ovvero lo detenga per farlo utilizzare ad altri è sanzionato più
gravemente dal secondo comma dell’art. 479 bis, come nel caso di soggetto che detiene
un passaporto recante la foto del possessore ma con generalità diverse (Cass. Pen., sez.
V, 4 febbraio 2015, n. 5355).
f Il possesso di una carta d’identità contraffatta integra il delitto previsto dall’art. 497 bis
c.p. solo se il documento contenga la clausola di validità per l’espatrio (Cass. Pen., sez.
I, 9 febbraio 2012, n. 5061).
82
83
Esempi:
☛ In caso di caduta dal balcone di calcinacci che colpiscono un passante, ne risponde
il proprietario del balcone stesso e non l’amministratore di condominio, in quanto il
proprietario deve ritenersi titolare di una posizione di garanzia che deriva dalla previ-
sione di cui all’ art. 677 c.p., in virtù del rapporto di particolare prossimità con il bene
la cui tutela viene ad essergli affidata attraverso l’imposizione dell’obbligo di agire e
di predisporre i lavori necessari per la rimozione del pericolo (Cass. Pen., sez. IV, 20
febbraio 2019, n. 7665).
☛ Il terrazzo dell’appartamento sovrastante rischia di cadere, ma il proprietario non si
attiva per ripararlo.
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ESERCIZIO ABUSIVO DEL CREDITO (art. 132 D.lgs. n. 385/93). – Si procede d’ufficio.
f L’attività di prestito abusivo (ossia senza le prescritte autorizzazioni) di denaro si so-
stanzia solo quando è rivolta al “pubblico” e non a una sola persona, pertanto non
commette reato chi fa un mutuo ad un amico, ossia gli presta del denaro in cambio della
restituzione del capitale insieme ai relativi interessi stabiliti secondo gli accordi delle
parti purché si rispettino i limiti stabiliti dalla legge per non poter essere considerati
usurari (Cass. Pen., Sez. V, 19 gennaio 2010, n. 2404).
ESERCIZIO ARBITRARIO DELLE PROPRIE RAGIONI CON VIOLENZA ALLE PERSONE (art.
393 c.p.). – Tale reato sussiste quando l’agente agisce al fine di esercitare un suo preteso
diritto con la convinzione ragionevole della legittimità della propria pretesa, usando
violenza o minaccia alle persone anziché ricorrere al giudice.
f Si procede a querela della persona offesa.
f Arresto e fermo non sono consentiti.
ESERCIZIO ARBITRARIO DELLE PROPRIE RAGIONI CON VIOLENZA SULLE COSE (art.
392 c.p.). – Si procede a querela della persona offesa.
f Arresto e fermo non sono consentiti.
f "Chiunque, al fine di esercitare un preteso diritto, potendo ricorrere al giudice, si fa
arbitrariamente ragione da sé medesimo, mediante violenza sulle cose, è punito a
querela della persona, con la multa fino a euro 516. Agli effetti della legge penale, si ha
violenza sulle cose allorché la cosa viene danneggiata o trasformata, o ne è mutata la
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ESPLOSIONI PERICOLOSE (art. 703 c.p.). – Chiunque, senza la licenza dell’Autorità (57
T.U. di P.S.), in un luogo abitato o nelle sue adiacenze, o lungo una pubblica via o in
direzione di essa spara armi (704) da fuoco, accende fuochi d’artificio, o lancia razzi, o
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ESTORSIONE (art. 629 c.p.). – La condotta consiste nel costringere taluno a fare od
omettere qualche cosa con violenza o minaccia e procurando un ingiusto profitto e
un danno altrui. Si consuma nel momento in cui il profitto ingiusto è perseguito ed è
causato il danno altrui. Il tentativo è ammissibile.
f Si procede d’ufficio.
f Arresto obbligatorio in flagranza (art. 380, co. 2 lett. f) c.p.p.); se autore del delitto è
un minore l’arresto è facoltativo (art. 16 in relazione art. 23 D.P.R. 448/1988).
f Fermo consentito.
f Minori: arresto e fermo sono consentiti (art. 17 in relazione art. 23 D.P.R. 448/1988).
f Nel caso in cui il delitto sia commesso da persona sottoposta con provvedimento defini-
tivo ad una misura di prevenzione personale, durante il periodo previsto di applicazione
e sino a 3 anni dal momento in cui è cessata l’esecuzione, è consentito l’arresto anche
fuori flagranza (art. 71 comma 2 d.lgs. 159/2011 (Codice delle leggi antimafia e delle
misure di prevenzione).
EVASIONE DAGLI ARRESTI DOMICILIARI (art. 385 c.p.). – Sussiste il reato se l’imputato
si allontana dal luogo ove è custodito perché arrestato in flagranza (380-381 c.p.p.),
fermato (384 c.p.p.), in stato di custodia cautelare in carcere o in luogo di cura (285-286
c.p.p.) o agli arresti domiciliari (284 c.p.p.).
f Redigere annotazione per evasione e relazione di servizio.
f Gli agenti che effettuano il controllo dei detenuti agli arresti domiciliari non possono
limitarsi a suonare al citofono ma debbono anche bussare alla porta per essere certi che
in casa davvero non ci sia nessuno.
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f La P.G. che, senza giustificato motivo, omette, ritarda o esegue solo in parte (o negli-
gentemente) i controlli circa l’osservanza delle prescrizioni relative alle misure cautelari
incorre in sanzioni disciplinari (art. 16 att. c.p.p.) o in sanzioni penali qualora la con-
dotta sia dolosa (in particolare ex art. 323 c.p., abuso d’ufficio, e 328 c.p., rifiuto d’atti
d’ufficio-omissione).
Esempi:
☛ Configura evasione dagli arresti domiciliari anche l’uscire di casa per gettare i rifiuti
sull’assunto che qualsiasi "allontanamento, ancorché limitato nel tempo e nello spazio"
è da considerarsi evasione, essendo irrilevanti i motivi che hanno determinato la con-
dotta del detenuto. Il divieto di uscire dall’abitazione senza apposita autorizzazione, è
"assai semplice" e di "comune cognizione" e, dunque, categorico. Anche perché, tra
l’altro, al fine di provvedere a determinate esigenze di vita, chiunque si trovi ai domi- E
ciliari, ha la possibilità di chiedere al giudice specifica autorizzazione ad allontanarsi
dalla propria abitazione (Cass. Pen., sez. VI, 25 agosto 2014, n. 36123).
☛ Il reato di evasione dagli arresti domiciliari sussiste anche nell’ipotesi di un soggetto al-
lontanatosi da casa al fine di recuperare l’animale domestico in fuga seppure all’interno
del condominio. Infatti, nel concetto di domicilio vanno compresi i terrazzi ed i giardini
di pertinenza esclusiva dell’abitazione non invece gli ambienti condominiali come i
pianerottoli, le scale ed i cortili interni, in quanto di libero accesso ed in uso da parte di
altri (Cass. Pen., sez.VI, 28 novembre 2014, n. 49794).
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FALSE DICHIARAZIONI RESE ALLA POLIZIA GIUDIZIARIA (art. 378 c.p.). – Si procede
d’ufficio per il delitto di favoreggiamento personale.
f Il reo, infatti, con le proprie dichiarazioni reticenti arrecherà un pregiudizio alle indagini
condotte dagli investigatori.
Esempi:
☛ Rientra nella previsione delittuosa del favoreggiamento personale non solo la condotta
di chi renda false informazioni, ma anche quella di chi opponga un mero silenzio alle
sollecitazioni degli organi di polizia, quando ciò risponda al fine di favorire l’autore di
un reato. Infatti, “è dovere del cittadino riferire all’autorità investigatrice quanto egli
conosce su reati o fatti che interessino la polizia giudiziaria e che abbiano rilevanza in
ordine alla prova od all’identificazione del reo” (Cass. Pen., sez. VI, 17 ottobre 1985,
Pillitteri).
☛ Integra il delitto di cui all’art. 378 c.p. la condotta di una prostituta che, fornendo false
informazioni relative al suo sfruttatore, intralcia le indagini della polizia (Cass. Pen.,
sez. VI, 16 luglio 2009, n. 29429).
91
Esempi:
☛ Chi, presentandosi al pronto soccorso, rilascia dichiarazioni non veritiere inducendo
in errore il medico che confida nella verità di ciò che viene raccontato (Cass. Pen., 29
luglio 2014, n. 32759).
☛ Chi attesti falsamente, in una denuncia sporta ai Carabinieri, lo smarrimento del con-
trassegno di assicurazione del proprio autoveicolo (Cass. Pen., sez. V, 21.10.2008, n.
39429).
☛ Il pubblico dipendente che attesta falsamente la propria presenza in ufficio, mediante
fraudolenta timbratura del cartellino, in quanto commessa da soggetto che, pur investi-
to di qualifica pubblicistica, agisce come privato, con conseguente configurabilità anche
dell’aggravante di cui all’art. 61 n. 9 c.p. (Cass. Pen., sez. V, 7 dicembre 2005, n. 44689).
☛ Chi denunzia falsamente all’autorità di polizia lo smarrimento della patente di guida
(Cass. Pen., sez. V, 4 aprile 2007, n. 13850) o della carta di identità (Cass. Pen., sez. V,
8 agosto 2000, n. 8891).
☛ Chi attesti al pubblico ufficiale una residenza anagrafica non più attuale, nella dichiara-
zione sostitutiva di atto di notorietà, destinata ad essere poi trasfusa in un atto pubblico
(Cass. Pen., sez. I, 3 luglio 2006, n. 22888). È il caso, ad es., delle false attestazioni nelle
dichiarazioni sostitutive.
☛ Dichiarare all’anagrafe un indirizzo di residenza diverso da quello effettivo (Cass. Pen.,
sez. V, 27 giugno 2018 n. 29469).
92
FALSITÀ IDEOLOGICA NEI VERBALI REDATTI DA PUBBLICO UFFICIALE (art. 479 c.p.). –
Si procede d’ufficio nei confronti del pubblico ufficiale per il reato di falsità ideologica
in atto pubblico.
Esempi:
☛ Integra il reato di falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atto pubblico la
condotta di coloro che, in qualità di agenti di polizia, attestino false circostanze in sede
di verbale di arresto in flagranza; né, in tal caso, è applicabile il principio "nemo tenetur
se detegere" e il conseguente diritto di non esporre circostanze autoincriminanti, desti-
nato a cedere ove si tratti della falsità di un atto pubblico la cui rilevanza documentale
non può essere sacrificata all’interesse difensivo del singolo (Cass. Pen., sez. V, 30
novembre 2011, n. 8579).
☛ Non integra, invece, il delitto di falso ideologico commesso dal privato in atto pubblico
(art. 483 c.p.), la condotta di colui che, fermato dalla Polizia alla guida della propria
auto, dichiari falsamente di essere in possesso di patente di guida e di averla dimen-
ticata a casa, non sussistendo, in tal caso, l’obbligo del privato di dire la verità, posto
che il verbale della polizia, contenente le dichiarazioni del privato, non è destinato ad
attestare la verità dei fatti dichiarati ed il reato in questione è ravvisabile quando l’atto
pubblico, nel quale sia trasfusa la dichiarazione del privato, sia destinato a provare la
verità dei fatti attestati (Cass. Pen., sez. V, 3 novembre 2011, n. 3961).
FALSITÀ MATERIALE COMMESSA DA P.U. IN ATTO PUBBLICO (art. 476 c.p.). – Si pro-
cede d’ufficio.
f Arresto: facoltativo.
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Esempi:
☛ Il prontuario sul quale gli agenti della Polstrada annotano, inoccasione diunincidente
stradale, i dati e le dichiarazioni delle parti e dei testi, ha natura di atto pubblico, in
quanto l’agente che sottoscrive il prontuario esercita una pubblica funzione e attesta il
compimento di atti da lui compiuti (Cass. Pen., sez. V, 27 marzo 1992, n. 3665).
☛ Le relazioni di servizio sottoscritte da agenti e ufficiali di P.S. sono atti pubblici fidefa-
centi, pertanto chi attesta falsamente in una relazione di servizio circostanze non vere
commette il reato in questione (Cass. Pen., sez. V, 14 dicembre 1993, n. 11497).
☛ Tizio, appartenente alla polizia stradale, riceve un “velox” ed accede più volte al si-
stema informatico prima modificando la notifica, poi togliendola. La nozione di atto
pubblico comprende, non solo gli atti destinati ad assolvere una funzione attestativa o
probatoria esterna, con riflessi diretti ed immediati nei rapporti tra privati e P.A., ma an-
che gli atti c.d. interni, per cui l’archivio informatico di una Pubblica Amministrazione
va considerato alla stregua di un registro (costituito da materiale non cartaceo) tenuto
da un soggetto pubblico, con la conseguenza che la condotta del Pubblico Ufficiale che,
nell’esercizio delle sue funzioni e facendo uso dei supporti tecnici di pertinenza della
P.A., confezioni un falso atto informatico destinato a rimanere nella memoria dell’ela-
boratore, integri una falsità in atto pubblico, a seconda dei casi, materiale o ideologica
(artt. 476 e 479 c.p.), ininfluente peraltro restando la circostanza che non sia stato stam-
pato alcun documento cartaceo (Cass. Pen., sez. V, 18 marzo 2013 n. 12576).
FALSITÀ MATERIALE COMMESSA DA PRIVATO (art. 482 c.p.). – Sussiste quando il docu-
mento sia stato contraffatto (posto in essere da persona diversa da quella che appare es-
sere l’autore) o alterato (modificato dopo la sua redazione da soggetto non legittimato).
f Si procede d’ufficio.
Esempi:
☛ Falsificare la ricevuta di versamento della tassa automobilistica (Cass. Pen., sez. II, 1
marzo 1989, n. 3258).
☛ Falsificare una firma su un assegno.
☛ Sostituire la fotografia sul documento di identità.
☛ Cancellare dal certificato dei carichi pendenti un procedimento a carico.
☛ Sostituire il numero dei giorni di malattia dal certificato medico.
☛ Integra il reato di falsità materiale in certificazione amministrativa (art. 477 e 482 c.p.),
la condotta di colui che provveda a creare una targa automobilistica, ancorché riprodu-
cente l’originale; detta fattispecie si differenzia da quella prevista dall’art. 100, comma
XII c.d.s., che sanziona la circolazione con targhe contraffatte, potendo le due condotte
concorrere. (Cass. Pen., sez. V, 6 novembre 2007, n. 46326).
FALSO IN SCRITTURA PRIVATA (art. 485 c.p.). – Abrogato dal D.lgs. n. 7/2016 e trasfor-
mato in illecito civile.
f Trattandosi di illecito civile ci si potrà rivolgere ad un legale per intraprendere azio-
ne finalizzata al risarcimento dei danni.
f Vedi ingiuria.
Esempi:
☛ Integrale falsificazione della polizza e del contrassegno assicurativo.
94
FALSO INVALIDO (art. 316 ter c.p.). – Si procede d’ufficio per il reato di indebita perce-
zione di erogazioni a danno dello Stato.
f Se la somma percepita indebitamente è pari o inferiore a 3.999,96 euro trova applica-
zione solo la sanzione amministrativa che consiste in una multa (art. 316 ter comma F
2 c.p.). In tal caso, l’autorità cui presentare rapporto, ex art. 17 L. n. 689/1981, è indi-
viduata nella persona del Prefetto.
f L’art. 316 ter c.p., punisce la condotta di chiunque, mediante l’utilizzo o la presentazio-
ne di dichiarazioni o di documenti falsi o attestanti cose non vere, ovvero mediante l’o-
missione di informazioni dovute, consegue indebitamente, per sé o per altri, contributi,
finanziamenti, mutui agevolati o altre erogazioni dello stesso tipo, comunque denomi-
nate, concessi o erogati dallo Stato, da altri enti pubblici o dalle Comunità europee. L’i-
potesi di reato prevista interviene a sanzionare come nel caso previsto dall’art. 640 bis,
la captazione indebita di sovvenzioni pubbliche differenziandosi esclusivamente per
le modalità; nella truffa infatti tali modalità consistono nell’uso di artifizi e raggiri.
FAX (UTILIZZO FAX D’UFFICIO PER SCOPI PRIVATI). – Il pubblico dipendente che usa il
fax dell’ufficio per fini personali commette il reato di abuso d’ufficio, avendo abusato
degli strumenti dell’ufficio e dei macchinari a disposizione dell’azienda presso cui lavo-
ra per scopi meramente privati e per procurarsi un ingiusto vantaggio (Cass. Pen., sez.
VI, 30 maggio 2016, n. 22800).
f L’esclusione del peculato, a favore invece dell’abuso, è confermata tutte le volte in cui
la condotta colpevole non procuri un vero e proprio danno alla P.A., quantificabile in
termini economici, come appunto l’utilizzo della linea fax per pochi minuti.
FERMO CAUTELARE (CD. FERMO DEL FUGGITIVO) (art. 307 comma 4 c.p.p.). – La PG
può procedere, di iniziativa, al fermo dell’imputato a cui sia stata sostituita la custodia
cautelare in altra misura cautelare personale meno gravosa (quale l’obbligo di dimora),
qualora, trasgredendo alle prescrizioni imposte con la misura sostitutiva della detenzio-
ne, stia per darsi o si sia già dato alla fuga.
95
f Entro le 24 ore dal fermo, darne notizia al PM del luogo in cui la misura è stata eseguita,
al fine di consentirgli di richiedere al GIP l’adozione della custodia cautelare a carico
del fermato.
FERMO DI INDIZIATO DI DELITTO (art. 384 c.p.p.). – Il fermo è atto tipico del P.m. che lo
dispone con decreto motivato (art. 384 c.p.p.), a differenza dell’arresto in flagranza cui
invece non è legittimato, salvo per i reati commessi in udienza.
f Al fermo possono procedere anche gli Ufficiali e gli Agenti di p.g. di iniziativa prima
che il P.M. abbia assunto la direzione delle indagini qualora sussistano le seguenti
condizioni legittimatrici:
Fondato pericolo di fuga (es. il soggetto trovato nei pressi della stazione col biglietto in
tasca, colui che regola frettolosamente i suoi affari, preleva le sue consistenze patrimo-
niali dalle banche, interrompe le sue consuete occupazioni).
Persona gravemente indiziata di delitto.
Delitto doloso o colposo, tentato o consumato, punito con l’ergastolo o la reclusione
non inferiore nel minimo a 2 anni e superiore nel massimo a 6 anni oppure per un de-
litto concernente armi da guerra, esplosivi oppure commesso per finalità di terrorismo,
anche internazionale, o di eversione dell’ordine democratico. La previsione della pena
edittale minima di due anni si spiega con la presunzione dell’assenza di un pericolo di
fuga per quei reati che rendono improbabile l’irrogazione di una pena che non deve es-
sere eseguita (l’art. 274 comma 1 lett. b e l’art. 163 c.p. consentono la sospensione con-
dizionale della pena quando si tratta di condanna per tempo non superiore a 2 anni).
f La P.G. può procedere al fermo di iniziativa anche dopo che il P.M. abbia assunto la
direzione delle indagini qualora:
1) sia successivamente individuato l’indiziato;
2) sopravvengano specifici elementi che rendano fondato il pericolo di fuga che l’indi-
ziato sia per darsi alla fuga e non sia possibile, per la situazione di urgenza, attendere
il provvedimento del P.M.
f Nei confronti di imputato minorenne può procedersi al fermo solo quando si tratti
di delitto doloso consumato o tentato punito con l’ergastolo o con la reclusione non
inferiore nel massimo a 9 anni e nel minimo a 2 anni. La misura, inoltre, può essere di-
sposta quando sia consumato o tentato il delitto di: furto pluriaggravato ex artt. 625 c.2
e 61 c.p.; furto in abitazione o con strappo, aggravato ex art. 625 c.p. o 61 c.p.; rapina;
estorsione; fabbricazione, vendita, introduzione e porto di armi tipo guerra o esplosivi,
nonché di armi clandestine o di più armi comuni. La misura è, altresì, prevista quando
sia commesso un delitto concernente la violenza sessuale e le sostanze stupefacenti
o psicotrope a norma dell’art 73 c.1 D.P.R. 309/1990 (art. 380 c.2 c.p.p. lett. e, f, g, h
c.p.p.).
f È vietato, salvo che non ricorrano gravi esigenze di sicurezza, l’uso di catenelle o ma-
nette o analoghi mezzi di costrizione (art. 20 disp. att. min.: D. Lgs. 272/1989).
f A differenza dell’arresto, il fermo non è mai eseguibile da privati.
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f Si tratta di trattamento dei dati personali, che il codice della privacy non vieta.
f Per dato personale “comune”, secondo il codice della privacy (D.Lgs. 196/03 e Reg. UE
n. 679/2016), si intende qualunque informazione relativa a persona fisica, identificata
o identificabile, anche indirettamente, mediante riferimento a qualsiasi altra informa-
zione, compreso un numero di identificazione personale. Per dato sensibile, invece, si
intendono i dati personali idonei a rivelare l’origine razziale ed etnica, le convinzioni
religiose, filosofiche o di altro genere, le opinioni politiche, l’adesione a partiti, sinda-
cati, associazioni od organizzazioni a carattere religioso, filosofico, politico o sindacale,
nonché i dati personali idonei a rivelare lo stato di salute e la vita sessuale.
f Il 25 maggio 2018 è entrato in vigore il nuovo regolamento europeo in materia di prote-
zione dei dati personali. Si tratta della nuova normativa sulla privacy. Il Gdpr (acronimo
che sta per “General data protection regulation” indica, appunto, il nuovo regolamento
europeo sulla privacy) introduce una disciplina unica della tutela della riservatezza
degli individui su tutto il territorio europeo ed è destinato a cambiare le regole della
riservatezza e del trattamento dei dati personali, superando anche il testo legislativo F
italiano che, fino ad ora, ha rappresentato il codice della privacy italiano.
f Caricare su Internet o sui social dei dati personali configura un trattamento di dati e,
quindi, richiede una delle motivazioni di cui all’art. 6 GDPR, ai fini della liceità del
trattamento.
f Pertanto è vietato diffondere un video o una foto, a meno che non si adottino degli
accorgimenti per rendere irriconoscibili le persone riprese (per es. sfocando l’immagine
del viso) o non si sia ottenuto il consenso della persona fotografata o filmata o non vi
sia uno degli altri motivi, elencati nell’art. 6 GDPR, che rende lecito il trattamento dei
dati (altrimenti, vietato). E questo vale per tutti, semplici cittadini e pubblici ufficiali,
a meno che i dati non siano necessari all’attività giornalistica, ai fini di una corretta
informazione, e solo se le immagini sono di interesse generale. I giornalisti devono,
comunque, evitare di mostrare particolari che nulla aggiungono al senso della notizia.
f Un appartenente alle forze dell’ordine che si accorga di essere ripreso, partendo dal pre-
supposto che le riprese sono consentite potrebbe, con atteggiamento composto, chiede-
re di non essere ripreso (se possibile) oppure identificare la persona e dichiarare, pos-
sibilmente dinanzi a testimoni, che non intende prestare il suo consenso alla diffusione
delle immagini, dell’audio o dei video appena ripresi. Non si deve, tuttavia, pensare di
poter sequestrare gli strumenti o le foto ed i filmati, poiché un simile comportamento
integrerebbe un abuso da parte degli operatori di Polizia, a meno che non vi siano ra-
gioni giuridiche che lo consentano, come ad es. la prova del compimento di un reato.
f In caso di diffusione illecita dei filmati (ossia, fatta in assenza del consenso ed effet-
tuata allo scopo di trarre profitto per sé o per altri o di recare danno all’interessato), si
integrerà il reato di “trattamento illecito di dati”, di cui all’art. 167 del Codice della
privacy, perseguibile d’ufficio.
97
Questore può rimandarvele con provvedimento, inibendo loro di ritornare, senza pre-
ventiva autorizzazione ovvero per un periodo non superiore a tre anni, nel comune dal
quale sono allontanate.
f Anche nei riguardi della prostituta, se pure non è in alcun modo perseguibile il fatto
della prostituzione per se stesso, può essere adottata tale misura se la donna eserciti
la sua attività in maniera scandalosa e intollerabile, con manifestazioni pubbliche peri-
colose per la moralità o addirittura per l’ordine pubblico, per nulla necessarie al mero
esercizio della prostituzione in sé e per sé (come per es., in caso di adescamento per
la strada pubblica). È altresì legittimo il foglio di via obbligatorio nei confronti di una
cittadina rumena colta nell’esercizio dell’attività di meretricio per strada; ciò in ragione
del pericolo per la sicurezza della circolazione stradale e l’ordine pubblico, risultante
nel caso concreto. (T.A.R. Lazio, Roma, Sez. I ter, 8 giugno 2015, n. 8052).
f La misura è altresì adottabile ne confronti di soggetti con pregiudizi di polizia specifici
in materia di reati contro il patrimonio (risultanti da interrogazione SDI), sorpresi di
notte nei pressi di una banca, con arnesi atti allo scasso nell’auto: nei loro confronti
può essere emesso foglio di via obbligatorio, dando atto delle motivazioni nel provve-
dimento.
f Il provvedimento deve esplicitare gli elementi di fatto, in base ai quali il Questore espri-
me il giudizio di appartenenza del destinatario ad una delle categorie indicate nell’art.
1 della L. n. 1423 del 1956 ed indicare i motivi che inducono a ritenerlo socialmente
pericoloso, non essendovi coincidenza tra l’appartenenza a una delle categorie di cui al
citato art. 1 e la pericolosità sociale del soggetto, che va desunta da ulteriori circostanze
di fatto, delle quali si deve dare atto nel provvedimento (come ad es. la commissione di
reati da parte della prostituta per la sua abituale dedizione all’attività di prostituzione
sulle strade cittadine con adescamento in tali luoghi dei clienti, fra i quali anche sog-
getti minori, o il compimento di atti osceni in luogo pubblico) (Cass. Pen., sez. I, 18
dicembre 2013, n. 51062).
f Il rimpatrio con f.v.o. è impugnabile innanzi al T.A.R.
f In caso di inosservanza a f.v.o.:
La sanzione dell’inosservanza del foglio di via obbligatorio è prevista dall’art. 76,
comma 3, d.lgs. n. 159/11, riproducente l’art. 2, comma 2, l. n. 1423/56 per cui si
procede d’ufficio, mediante annotazione di p.g.. Chi non osserva il provvedimento
commette, infatti, reato contravvenzionale.
Arresto non consentito.
FOTO O FILMATI DI REATI. – Foto e filmati sono “atti irripetibili” che possono essere ac-
quisiti direttamente dal giudice nel dibattimento penale e utilizzati al fine del decidere:
la loro acquisizione da parte della p.g. rientra nell’attività di assicurazione delle fonti
di prova (art. 55 c.p.p.).
FOTO O RIPRESE NELLA PROPRIETÀ ALTRUI (art. 615 bis c.p.). – Si procede a querela
della persona offesa per il reato di interferenze illecite nella vita privata, salvo nell’i-
potesi in cui il fatto è commesso da un pubblico ufficiale o da un incaricato di pubblico
servizio, o da chi esercita anche abusivamente la professione di investigatore privato,
nel qual caso si procede d’ufficio.
f L’arresto è facoltativo in flagranza; il fermo non è consentito.
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f L’art. 615 bis c.p. vieta che si effettuino, senza il consenso, riprese o foto nell’abitazione
altrui, o in altro luogo di privata dimora, o nelle appartenenze di essa. Quindi anche
effettuare, senza il consenso dell’interessato, riprese, foto o spiare con il cannoc-
chiale o il binocolo è reato.
f La tutela del domicilio è limitata a ciò che si compie nei luoghi di privata dimora in con-
dizioni tali da renderlo tendenzialmente non visibile a terzi, conseguendone, dunque,
che se l’azione, pur svolgendosi in luoghi di privata dimora, può essere liberamente
osservata dagli estranei, senza ricorrere a particolari accorgimenti, non si configura
una lesione della riservatezza del titolare del domicilio, pertanto realizzare filmati e
fotografie di una vicina di casa mentre si trovava nella doccia della sua abitazione
non configura reato di interferenza illecita nella vita privata se la vicina si mostrava
nuda pur sapendo che la propria abitazione era priva di tende, non essendo stati ripresi
comportamenti della vita privata sottratti alla normale osservazione dall’esterno (Cass.
Pen., sez. III, 8 gennaio 2019, n. 372).
f L’autovettura che si trovi parcheggiata sulla pubblica via non rientra tra i luoghi qua- F
lificabili di privata dimora (Cass. Pen., sez. V, 4 febbraio 2009, n. 4926). Pertanto, non
sussiste il reato in argomento qualora sia installato, nell’auto di un terzo, un microfono
che riprenda il sonoro di quanto accade nell’auto stessa (Cass. Pen., sez. V, 9 luglio
2009, n. 28251).
Esempi:
☛ Integra il reato di cui all’art. 615 bis c.p., oltre a quello di cui all’art. 323 c.p., la con-
dotta di un ufficiale di p.g. che aveva introdotto i cronisti nell’abitazione di un soggetto
nei confronti del quale aveva eseguito una misura cautelare, contravvenendo ad ordini
superiori che autorizzavano le sole riprese esterne dell’abitazione (Cass. Pen., sez. V,
17 dicembre 2008, n. 46509).
☛ È integrato il reato nel caso di indebita registrazione, da parte di un coniuge, di conver-
sazione che, in ambito domestico, l’altro coniuge intrattenga con un terzo (Cass. Pen.,
sez. V, 30 novembre 2006, n. 39827).
☛ Non si configura il delitto in questione nell’ipotesi di telecamere installate all’interno
della propria abitazione, che riprendano l’area condominiale destinata a parcheggio e il
relativo ingresso, trattandosi di luoghi destinati all’uso di un numero indeterminato di
persone (Cass. Pen., sez. V, 1 dicembre 2008, n. 44701).
☛ Non integra il reato in questione, la videoripresa in casa propria di un rapporto sessuale
con la convivente, in quanto l’interferenza illecita punita dalla norma è quella compiuta
dal terzo estraneo alla vita privata (Cass. Pen. sez. V, 14 gennaio 2008, n. 1766).
☛ Scattare una foto con il cellulare (mms) all’insaputa o contro la volontà di chi ha lo Ius
excludendi sul luogo di lavoro (studio professionale, ristorante, bar, osteria, negozio in
genere) può integrare il reato di cui all’articolo 615 bis. La facoltà di accesso da parte
del pubblico non fa venire meno nel titolare il diritto di escludere singoli individui non
autorizzati ad entrare o a rimanere. (Cass. Pen., sez. V, 27 marzo 2006 n. 10444).
☛ Fotografare, invece, di nascosto una persona in un «luogo pubblico o aperto al pub-
blico», senza il suo consenso e senza che se ne accorga, è possibile e non costituisce
reato. Il fatto che scattare la fotografia in luogo pubblico non costituisca reato non
rende lecita anche la divulgazione dell’immagine; infatti, è lecito scattare la fotografia,
stamparla e conservarla, ma non è lecito pubblicarla su un social network (né divulgar-
la in altro modo) senza il consenso della persona ritratta. La legge sul diritto d’autore
prevede, infatti, che le immagini raffiguranti una persona non possano essere pubblicate
senza il suo consenso (art. 96 L. n. 633 del 22.4.1941). In caso di soggetti minori di età
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il consenso dovrà essere prestato dai genitori o dagli esercenti la responsabilità genito-
riale. Il consenso non può essere implicito, presunto o tacito, ma unicamente espresso.
Vi sono delle eccezioni a questo principio (art. 97 L. n. 633 del 22.4.1941), in caso di:
a) una persona nota;
b) una persona ricoprente un pubblico ufficio;
c) necessità di giustizia o di polizia;
d) scopi scientifici, didattici o culturali;
e) fatti, avvenimenti, cerimonie di interesse pubblico o svoltisi in pubblico.
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f I dirigenti preposti alle strutture della pubblica amministrazione sono tenuti ad indivi-
duare i soggetti cui spetta vigilare sull’osservanza del divieto, accertare e contestare le
infrazioni; ove non vi abbiano provveduto, spetta ad essi stessi esercitare tale attività
di controllo e di successiva sanzione. Negli uffici privati, invece, tale compito spetta al
datore di lavoro, il quale nomina un responsabile oppure, in assenza, è tenuto perso-
nalmente a vigilare sul rispetto del divieto e a raccogliere le denunce nel caso in cui il
suddetto divieto sia violato.
f Ogni cartello che segnala il divieto di fumare riporta, oltre alla legge di riferimento e
all’importo da pagare nel caso di trasgressione, anche il nominativo di colui che è tenuto
a garantire il rispetto del divieto stesso.
FUOCHI D’ARTIFICIO. – Gli artifici pirotecnici di libera vendita c.d. “declassificati” (ad
es. petardi, stelle filanti, ecc.) sono ritenuti inoffensivi per la persona e, quindi, non
assimilabili agli esplosivi. Per la loro detenzione e vendita non necessitano di alcuna F
autorizzazione di P.S. e, quindi, possono essere commercializzati, sia in sede fissa che
su area pubblica, nel rispetto delle disposizioni imposte dal d.lgs. n. 114/98.
f Gli artifici pirotecnici non di libera vendita, c.d. “non declassificati” (ad es. la bomba
di Maradona), sono assimilati a tutti gli effetti alle armi (esplosivi) e possono essere
commercializzati esclusivamente dalle attività (armerie) titolari della licenza prefettizia.
Caso contrario procedere d’ufficio per la violazione di cui all’art. 47 T.U.L.P.S. e 678 c.p.
e sequestrare il corpo di reato ai sensi dell’art. 354 c.p.p.
f Tutti i fuochi d’artificio devono riportare sull’etichetta gli estremi del provvedimento
del Ministero dell’Interno che ne autorizza il commercio; il nome del prodotto, la dit-
ta produttrice; il Paese di produzione, la categoria. Mancando tali elementi i prodotti
vanno considerati “fuochi proibiti”, non essendo garantita né la loro provenienza né le
caratteristiche costruttive e di funzionamento. In tal caso procedere a:
- identificare il reo.
- Si procede d’ufficio, con annotazione ex art. 678 c.p. e 53 T.U.L.P.S.
- Sequestrare ex art. 354 c.p.p. i prodotti pirotecnici.
FURTO (art. 624 c.p.). – Si procede a querela della persona offesa, salvo che il danno
patrimoniale cagionato alla persona offesa sia di rilevante gravità (61 n. 7 c.p.) o sia
aggravato ex art. 625 c.p., nel qual caso la procedibilità è d’ufficio.
f Si procede a querela della persona offesa nei casi di furto semplice previsto dall’art.
624 c.p., furto d’uso (art.626 c.p.), furto di tenue valore, spigolare nel fondo altrui
(art.626 c.p.), nel caso di furto commesso in danno del coniuge legalmente separato,
del fratello o sorella non conviventi con il reo, o dello zio o del nipote o dell’affine in se-
condo grado con lui conviventi (649 c.p.). Non configura furto aggravato, ma semplice,
l’ipotesi del ladro che occulta la merce sottratta sotto la felpa o nella borsa (Cass. Pen.,
sez. IV, 21 aprile 2015, n. 16685).
f Rubare dalle cassette delle offerte in chiesa configura furto aggravato, sussistendo
l’aggravante di cui all’art. 625 n.7 c.p. anche nel caso in cui il furto venga perpetrato su
cose che si trovino in luoghi privati, ma aperti al pubblico (Cass. Pen., Sez. V, sentenza
5348/2018).
f L’arresto è obbligatorio in flagranza se il furto è commesso:
Su armi, munizioni o esplosivi contenuti nelle armerie, ovvero in depositi o in altri
locali adibiti alla custodia di essi (art. 4 L. 533/77).
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Usando violenza sulle cose (art. 625, comma 1, n. 2 prima ipotesi), salvo che il danno
patrimoniale cagionato o il lucro conseguito sia di speciale tenuità (62, primo comma,
n. 4 c.p.).
Se il colpevole porta indosso armi o narcotici senza farne uso (625 n.3 c.p.). L’eventuale
uso configurerebbe il diverso reato di rapina.
Se il fatto è commesso da tre o più persone, o anche da una sola che sia travisata o
simuli la qualità di p.u. o d’incaricato di pubblico servizio (625 n. 5 c.p.).
Se il fatto è commesso su componenti metalliche o altro materiale sottratto ad infrastrut-
ture destinate all’erogazione di energia, di servizi di trasporto, di telecomunicazione o
di altri servizi pubblici e gestite da soggetti pubblici o da privati in regime di concessio-
ne pubblica (625 n. 7 bis.).
Nel caso di furto in abitazione e di furto con strappo (cd. scippo) (624 bis c.p.), nel qual
caso si procede d’ufficio.
Esempio:
☛ È furto impossessarsi di un telefono smarrito in quanto si tratta di un oggetto che con-
serva chiari segni dell’altrui legittimo possessore, in particolare grazie al cosiddetto co-
dice IMEI (acronimo di International Mobile Equipment Identity). Tale codice numerico,
infatti, consente di identificare univocamente il terminale mobile (Mobile Equipment)
(Cass. Pen., sez. II, 8 luglio 2019, n. 29627).
FURTO CON STRAPPO (art. 624 bis comma 2 c.p.). – Si configura quando ci si impossessa
della cosa mobile altrui, sottraendola a chi la detiene, strappandola di mano o di dosso
alla persona.
f Si procede d’ufficio.
f Arresto obbligatorio in flagranza, salvo nel caso di danno patrimoniale (o lucro) di
speciale tenuità.
102
103
FURTO TENTATO. – Sussiste qualora per cause indipendenti dalla volontà dell’agente non
venga portata a termine la condotta criminis, ad es. perché interviene la Polizia, coglien-
do in flagranza il reo.
f Arresto obbligatorio in flagranza, tranne se il danno arrecato alla persona offesa è di
speciale tenuità (380/2 lett. e c.p.p.).
Esempi:
☛ Il furto nel supermercato è tentato qualora si venga fermati dall’addetto alla vigi-
lanza subito dopo aver superato le casse (Cass. Pen., Sez. Un., 16 dicembre 2014 n.
52117). Secondo le SS.UU., infatti, la vigilanza (nella specie, operata dai dipendenti del
supermercato) ha impedito la consumazione del delitto di furto, che è rimasto quindi
allo stadio del tentativo, giacché i taccheggiatori non hanno conseguito, neanche mo-
mentaneamente, l’effettiva disponibilità della refurtiva, che non è mai uscita dalla sfera
di controllo del soggetto danneggiato.
☛ Commette tentato furto aggravato il soggetto che, dopo aver scardinato la porta di un
appartamento per eseguire un furto, disturbato dall’arrivo dell’ascensore, si allontana
desistendo dal portare a termine l’azione.
104
105
politica) o altre qualità della propria o dell’altrui persona (professione, grado accademi-
co, ufficio pubblico ricoperto, precedente condanna, ecc.).
f Si procede d’ufficio.
f Arresto facoltativo in flagranza (381 m ter c.p.p.).
Esempi:
☛ Chi, nelle proprie dichiarazioni anagrafiche, rende all’ufficiale d’anagrafe false dichiarazio-
ni relative all’effettivo luogo di residenza (Cass. Pen., sez. V, 16 novembre 1998, n. 11885).
☛ Chi, privo di documenti di identificazione, fornisce ai carabinieri, nel corso di un con-
trollo stradale, false dichiarazioni sulla propria identità (Cass. Pen., sez. V, 27 gennaio
2011, n. 3042).
☛ In caso di falsa dichiarazione delle proprie generalità al controllore, non ricorre la
fattispecie delittuosa meno grave dell’art 496, ma, piuttosto, il reato previsto dall’art.
495 in quanto, trattasi, di attestazione al pubblico ufficiale. Avendo, infatti, l’imputato
fatto una dichiarazione falsa delle proprie generalità al controllore (in veste di pubblico
ufficiale) durante il controllo dei biglietti, si configura la fattispecie - più grave - prevista
dall’art. 495 c.p. (Cass. Pen., sez. V, 20 novembre 2019, n. 47044).
GENERALITÀ: RIFIUTO DI FORNIRLE (art. 651 c.p.). – I pubblici ufficiali possono chiedere
le generalità delle persone che fermano per eseguire i controlli; ciò non significa, però,
che sono legittimati a domandare i documenti d’identità: secondo l’art. 651 c.p. è reato
non fornire indicazioni sulla propria identità personale, mentre non lo è rifiutare di
esibire un documento d’identità (salvo particolari eccezioni: esistono ipotesi in cui la
legge prescrive a pregiudicati e persone ritenute socialmente pericolose di portare con
sé la carta d’identità e di esibirla su richiesta).
f Si procede d’ufficio.
f L’elemento materiale o oggettivo del reato consiste nel rifiuto di fornire indicazioni
sulla propria identità e non nella mancata esibizione di un documento di ricono-
scimento al pubblico ufficiale, che, invece, integra (se si tratta di persone pericolose o
sospette) il reato di cui agli artt. 4 T.U.L.P.S. e 294 del relativo regolamento, e pertanto
l’indicazione orale delle proprie generalità è sufficiente ad escludere il reato (Cass. Pen.,
sez. I, 17 marzo 2005, n. 10676; Cass. Pen., sez. VI, 31 marzo 2009, n. 14211).
f Per generalità si intende: nome, cognome, data e luogo di nascita, generalità dei geni-
tori, codice fiscale (è sempre opportuno indicarlo nei verbali di p.g. al fine di risalire,
tramite l’anagrafe tributaria, all’ultimo datore di lavoro e quindi all’ultima residenza del
soggetto; inoltre non è obbligatorio chiederlo per il pubblico ufficiale, ma è obbligatorio
fornirlo se richiesto in quanto rientra nelle generalità).
f È reato istantaneo che si perfeziona con il semplice rifiuto di indicare la propria identità
personale ad un soggetto del quale l’agente ha la rappresentazione della qualifica di pub-
blico ufficiale. Non vale dunque ad escludere la punibilità il fatto che il reo sia altrimenti
identificabile, né tantomeno che lo stesso abbia fornito in un secondo momento ad altro
e diverso operatore le proprie generalità. (Cass. Pen., sez. VI, 3 luglio 2007, n. 34689).
f Fotosegnalamento ex art. 349 c.p.p., quale indagato. Se il soggetto che si rifiuta di
fornire le proprie generalità è sottoposto a misure di prevenzione (ex L. 1423/56), va
denunciato per il reato previsto dall’art. 221 T.U.L.P.S. in relazione agli artt. 4 e 294 del
Regolamento T.U.L.P.S., e non per il reato di cui all’art. 651 c.p. Infatti, tali soggetti han-
no l’obbligo di munirsi della carta di identità e di esibirla ad ogni richiesta degli agenti
(Cass. Pen., 3 maggio 1993).
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Esempi:
☛ Il rifiuto di indicazioni sulla propria identità personale va riferito non solo al nome e
cognome ma a tutte le altre informazioni richieste per una completa identificazione, fra
le quali, quindi, rientra anche il luogo di residenza (Cass. Pen., sez. I, 9 febbraio 2012,
n. 5091).
☛ Chi rifiuta indebitamente di fornire le proprie generalità al capotreno delle Ferrovie dello
Stato Spa addetto al controllo dei titoli di viaggio, trattandosi di pubblico ufficiale nell’e-
spletamento delle sue funzioni (Cass. Pen., sez. I, 1 ottobre 2009, n. 383891).
☛ Gli appartenenti al corpo di pubblica sicurezza “in servizio permanente” sono sempre
tenuti, come agenti od ufficiali di polizia giudiziaria, anche se liberi dal servizio, ad
accertare i reati o le infrazioni amministrative di talché il rifiuto opposto alla richiesta
di un assistente di polizia di fornire le generalità integra il reato previsto dall’art. 651
(Cass. Pen., sez. I, 24 marzo 2005, n. 11709). L’art. 68 della legge 121/81 prevede, tra
l’altro, espressamente che gli appartenenti ai ruoli dell’Amministrazione della pubblica
sicurezza sono comunque tenuti, anche fuori dal servizio, ad osservare i doveri ine-
renti alla loro funzione.
G
GETTO PERICOLOSO DI COSE O EMISSIONE DI FUMI - SVERSAMENTI (art. 674 c.p.). –
Si procede d’ufficio.
f Il reato è contravvenzionale e come tale può essere punito non solo a titolo di dolo ma
anche di colpa, ossia anche quando il fatto è conseguenza di un comportamento negli-
gente, imprudente o per imperizia.
f Se giunge in sala operativa segnalazione per fuoriuscita d’acqua da appartamento pri-
vato, e dall’interno non risponde nessuno, contattare tecnici della società erogatrice del
servizio acque potabili.
Esempi:
☛ Ripetuti sversamenti di acqua sporca, orine ed escrementi di animali dell’imputato
sulla via pubblica e sui terrazzi di condomini vicini (Tribunale di Sanremo, Sezione
distaccata di Ventimiglia, 29 ottobre 2001 n. 307).
☛ Lasciare volutamente cadere nel balcone sottostante l’appartamento cenere, mozzi-
coni di sigarette e detergenti corrosivi come la candeggina (Cass. Pen., sez. III, 11 aprile
2013, n. 16459). Lanciare per puro dispetto secchi d’acqua, carta straccia e mozziconi di
sigaretta sul balcone sottostante (Cass. Pen., Sez. III, 2 marzo 2018, n. 9474).
☛ Scuotere le tovaglie e far cadere così le briciole sui terrazzi sottostanti non ha ancora
rilevanza penale, essendo la norma tesa a tutelare la pubblica incolumità, la fattispecie
di reato si configura quando è messa in pericolo l’incolumità di più persone o singoli in-
dividui. Non si configura la contravvenzione di getto pericoloso di cose, invece, qualora
l’offesa, l’imbrattamento o la molestia abbiano ad oggetto esclusivamente cose e non
persone. Lo sbattimento dei tappeti o lo scuotimento delle tovaglie con la caduta di pol-
vere o briciole sono inidonei a causare imbrattamenti e molestie alle persone, secondo
la formulazione letterale della disposizione incriminatrice (Cass. Pen., sez. I, 11 luglio
2012, n. 27625). Tali condotte, però, possono comunque rilevare dal punto di vista civi-
listico con possibilità di ottenere un risarcimento per i danni materiali e morali subiti.
☛ Il reato si configura anche nel caso di omessa custodia di animali qualora ne sia derivato
il versamento di deiezioni animali atte ad offendere, imbrattare o molestare persone,
come nel caso delle deiezioni liquide di alcuni cani, lasciati incustoditi dal proprieta-
107
rio sul balcone, che si riversano nell’appartamento sottostante (Cass. Pen., sez. III, 31
luglio 2008, n. 32063).
☛ Imbrattare una persona lanciandole contro uova (Cass. Pen., sez. I, 10 maggio 1995,
n. 7443).
☛ Lanciare oggetti dal balcone. In tal caso non è richiesta la prova di un concreto pericolo
per l’incolumità delle persone, ma è sufficiente "l’attitudine delle cose, gettate in un luo-
go di pubblico transito, ad offendere, imbrattare o molestare le persone", indipendente-
mente dal verificarsi di un danno concreto (Cass. Pen., sez. I, 17 maggio 2004, n. 23182).
☛ Le esalazioni maleodoranti promananti da escrementi di animali costituiscono offesa al
benessere dei vicini e grave pregiudizio (Cass. Pen., sez. I, 4 febbraio 1994, n. 1293).
☛ Usare in spazi condominiali ad uso pubblico candeggina e ammoniaca in modo eccessi-
vo molestando condomini ed estranei con emissioni di gas e vapori tossici (Cass. Pen.,
sez. III, 7 ottobre 2014, n. 41726).
☛ Il condomino che, incurante delle lamentele del vicino, innaffia i fiori del suo giardino
gettando acqua nel terrazzo sottostante (Cass. Pen., sez. III, 10 aprile 2014, n. 15956).
Nell’innaffiarle non bisogna far cadere l’acqua di scolo sul balcone di sotto. Se tale
comportamento viene ripetuto, nonostante le lamentele del vicino, si rischia di essere
querelati per il reato di «getto di cose pericolose o atte a imbrattare», oltre che a dover
risarcire l’eventuale danno (si pensi ai divanetti macchiati).
☛ Gettare cibo in strada per dar da mangiare a gatti o cani randagi, senza prima averlo
raccolto in un contenitore. Colui che offre del cibo ai gatti randagi deve avere cura di
non sporcare il luogo ove gli animali mangiano; questo vale sia se gli alimenti vengono
posti in un luogo pubblico (una strada, una piazza, ecc.), sia nell’ipotesi in cui ciò
avvenga in un ambiente comune (si pensi nel cortile del condominio). Se viene dato
da mangiare ai gatti randagi all’interno di una proprietà privata, allora anche in questo
caso bisognerà prestare attenzione: la colonia felina che si viene a creare non deve
arrecare disturbo ai vicini, pena la possibilità di integrare il reato di disturbo delle
occupazioni o del riposo delle persone. Ciò perché colui che offre cibo e riparo a un
randagio risponde poi del suo comportamento come se ne fosse il proprietario (Cass.
Pen., sez. IV, 5 aprile 2017, n. 17145).
☛ Il reato è stato ravvisato nelle emissioni di onde elettromagnetiche generate da ripetitori
radiotelevisivi, purché siano superati i valori indicativi dell’intensità di campo fissati
dalla normativa specifica vigente in materia. Se non superano tali limiti, le emissioni
non sono punibili, ancorché vi sia concreta idoneità a nuocere alla salute umana (Cass.
Pen., sez. I, 14 marzo 2002, n. 23066).
GIOCO D’AZZARDO (art. 721 c.p.). – Sono giochi d’azzardo secondo il Codice penale
quelli nei quali ricorre il fine di lucro e la vincita o la perdita è interamente o quasi
interamente aleatoria. L’organizzazione e l’esercizio di giuochi di abilità e di concorsi
pronostici per i quali si corrisponda una ricompensa di qualsiasi natura e per la cui par-
tecipazione sia richiesto il pagamento di una posta in denaro sono riservati allo Stato.
f “Tiene un gioco d’azzardo”, ai sensi dell’art. 718 c.p., colui il quale installi in un pubbli-
co locale una macchina “mangiasoldi”, mettendola a disposizione dei clienti, indipen-
dentemente dall’entità della posta che, anche se modesta, non esclude il fine di lucro
(Cass. Pen., sez. III, 22.01.1986, n. 688).
f Si procede d’ufficio.
f Identificare i soggetti, se questi ad es. stanno all’interno di un bar o circolo a giocare a
poker o a tre sette a soldi.
108
GIOCO O SCOMMESSA. – Sono considerati contratti e come tali regolati dal codice civile
negli artt. 1933 -1935.
f Il gioco è il contratto col quale le parti si obbligano ad una prestazione a favore del vin-
citore. Il debito di gioco non è coercibile, ma se spontaneamente pagato non può essere
pretesa la sua restituzione.
f La scommessa è il contratto con il quale le parti si obbligano ad una prestazione a fa-
vore di colui la cui affermazione risulti vera. I debiti di scommessa danno vita ad una
mera obbligazione naturale, per cui se il debito non viene pagato, il vincitore non
ha azione per costringere il debitore a pagare (art. 1933 c.c.). L’azione è invece am-
messa se si tratta di giochi o scommesse relative a competizioni sportive (ad esempio:
totocalcio o lotterie) autorizzate.
GUARDIA MEDICA. – Non si configura il reato di "rifiuto di atti d’ufficio" a carico della
guardia medica se in seguito ad una richiesta di intervento domiciliare il medico decida
di prescrivere per telefono una terapia invece di recarsi di persona a visitare il paziente.
Dunque l’intervento domiciliare può essere effettuato solo se la guardia medica lo riten-
ga opportuno e confacente alla sintomatologia descritta dal paziente. Solo nelle ipotesi
109
in cui vi sia stata un’errata diagnosi, avvenuta appunto per telefono, la guardia medica
risponderà del reato di lesioni personali colpose (se il paziente subisce dei danni) o di
omicidio colposo se a causa di una diagnosi sbagliata segue la morte del paziente (Cass.
Pen., sez. VI, 20 gennaio 2015, n. 10130).
110
111
altri casi) può subordinare l’applicazione della sospensione condizionale della pena
all’obbligo di ripristino e ripulitura dei luoghi oggetto dell’illecito.Ove tali operazioni
non siano possibili, per la concessione del beneficio può essere disposto dal giudice:
l’obbligo di corresponsione delle spese di ripristino e ripulitura o di rimborso di quelle
già sostenute; ovvero - la prestazione di attività non retribuita a favore della collettività
(con il consenso dell’interessato).
Esempi:
☛ Costituisce imbrattamento lo sputare ripetutamente sulla vetrina di un esercizio com-
merciale (Cass. Pen., sez. II, 6 febbraio 2013, n. 5828).
☛ Imbrattare o deturpare i muri di un’abitazione con scritte a vernice configura il reato
de quo, e non quello di danneggiamento, purché possa comunque ripristinarsi, senza
particolari difficoltà, l’aspetto e il valore originario del bene medesimo (Cass. Pen., sez.
VI, 16 novembre 2000, n. 11756).
☛ Rovesciare un cassonetto della spazzatura per strada (Cass. Pen., sez. III, 27 aprile 2017,
n. 19968).
☛ Lasciare gli escrementi del cane non raccolti in un luogo pubblico (per strada, sul mar-
ciapiede, nell’androne di un palazzo, ecc.). Lo stesso succede con la pipì. Permettere
al proprio animale di farla sul muro di un edificio o sulla ruota di un’auto in sosta può
essere reato di imbrattamento, così come lasciare i suoi escrementi in giro. Per evitare
una condanna bisogna avere sempre con sè una bottiglia d’acqua e dare una lavata
alla ruota dell’auto o al muro dell’edificio, per dimostrare la volontà di creare il minor
disagio possibile. Per la Suprema Corte, infatti, dimostrare che si vuole riparare il più
possibile al danno creato dal cane è motivo di assoluzione in caso di denuncia (Cass.
Pen., sez. II, 18 febbraio 2015, n. 7082).
112
INCENDIARE COSE ALTRUI (art. 424 c.p.). – La condotta consiste nell’appiccare la cosa
propria o altrui, al “solo” scopo di danneggiare la cosa altrui, senza la previsione che
ne deriverà un incendio. In tal caso la sanzione prevista è la reclusione da sei mesi a
due anni. Se segue l’incendio è prevista la reclusione da tre a sette anni ridotta da un
terzo alla metà.
f Si procede d’ufficio.
f Se il fatto è commesso da persona sottoposta con provvedimento definitivo ad una
misura di prevenzione personale durante il periodo previsto di applicazione e sino a tre
anni dal momento in cui ne è cessata l’esecuzione, la polizia giudiziaria può procedere
all’arresto anche fuori dei casi di flagranza.
113
114
f Procedere a far rimuovere dal carro attrezzi i mezzi, qualora siano inamovibili.
f Se si tratta di prognosi riservata, far sequestrare i mezzi coinvolti.
f Nel caso di incidente stradale non può essere iniziata l’azione penale per lesioni colpose
in mancanza di querela (Cass. Pen., sez. IV, 26 ottobre 1990, n. 14199).
INCIDENTE STRADALE CON FERITI – OMISSIONE DI SOCCORSO. – L’art. 189 c.d.s. pre-
vede l’arresto del conducente, anche fuori flagranza.
115
INGIURIA (art. 594 c.p.). – Abrogato dal D.Lgs. n. 7/2016 e trasformato in illecito civile.
f Commette ingiuria chi offende l’onore (qualità morali) o il decoro (altre qualità, fisiche,
intellettuali e sociali) di una persona presente.
f L’ingiuria è stata abrogata per cui non è più reato, ma semplice illecito civile, per cui la
vittima non dovrà più denunciare il colpevole, ma conferire mandato a un avvocato af-
finché intraprenda un’ordinaria causa civile volta ad ottenere il risarcimento del danno.
f Il reo sarà ora sanzionato, oltre che con il risarcimento del danno (sanzione privatisti-
ca), con una sanzione pecuniaria civile irrogata dal giudice civile e devoluta alla Cassa
delle ammende.
f Al termine del giudizio civile, il giudice dovrà comminare al responsabile una multa:
questa, però, a differenza del risarcimento del danno, non andrà nelle tasche della vit-
tima, ma nelle casse dello Stato. Tale sanzione pecuniaria va da 200 euro a 12.000 euro
a seconda di tutta una serie di parametri tra cui gravità della violazione; reiterazione
dell’illecito (nelcaso in cui l’illecito sottoposto a sanzione pecuniaria civile sia compiuto
entro quattro anni dalla commissione, da parte dello stesso soggetto, di un’altra viola-
zione sottoposta a sanzione pecuniaria civile, che sia della stessa indole (le violazioni
della medesima disposizione e quelle di disposizioni diverse che, per la natura dei
fatti che le costituiscono o per le modalità della condotta, presentano una sostanziale
omogeneità o caratteri fondamentali comuni e che sia stata accertata con provvedi-
mento esecutivo); arricchimento del soggetto responsabile; opera svolta dall’agente per
l’eliminazione o attenuazione delle conseguenze dell’illecito; personalità dell’agente;
condizioni economiche dell’agente.
f Quindi chi commette l’illecito civile di ingiuria oltre al risarcimento del danno verso il
danneggiato (e il diritto al risarcimento si prescrive in cinque anni, ex art. 2947 c.c.),
sarà obbligato al pagamento della sanzione civile verso lo Stato (anche in questo caso il
diritto al pagamento della sanzione si prescrive in cinque anni).
f Nelle ipotesi in cui il danno lamentato dalla vittima sia inferiore a 5.000 euro, la causa
andrà instaurata innanzi al giudice di Pace. Per quelle di importo superiore la compe-
tenza è del Tribunale.
f La riforma stabilisce che il procedimento per ottenere il risarcimento del danno da in-
giuria debba essere avviato nelle forme ordinarie stabilite dal codice di procedura civile:
sicché deve ritenersi che valga la regola generale secondo cui il giudizio va introdotto
con citazione, al tribunale o al giudice di pace.
f La sanzione è comminata solo al termine del processo sempre che la domanda di ri-
sarcimento proposta dalla persona offesa venga accolta. Pertanto, in assenza di una
citazione per il risarcimento del danno, il colpevole non subirà neanche la multa.
f Il giudice può disporre, in relazione alle condizioni economiche del condannato, che il
pagamento della sanzione pecuniaria civile sia effettuato in rate mensili da due a otto.
Ciascuna rata non può essere inferiore a 50 euro. Decorso inutilmente, anche per una
sola rata, il termine fissato per il pagamento, l’ammontare residuo della sanzione è do-
116
INGRESSO ABUSIVO NEL FONDO ALTRUI (art. 637 c.p.) . – Entrare, senza necessità, nel
fondo altrui recintato da fosso, da siepe viva o da un altro stabile riparo. Per configu-
rarsi il reato è necessario che il fondo sia recintato, per cui non si configura il reato se il
viandante o il cacciatore attraversa l’altrui fondo incolto e non delimitato.
f Si procede a querela di parte.
f Arresto e fermo: non consentiti.
Esempi:
☛ Entrare senza biglietto e scavalcando la recinzione in un campo ove si svolge una ma-
nifestazione sportiva (Cass. Pen., sez. II, 20 maggio 1996, Fusaro).
☛ Non integra il reato di ingresso abusivo nel fondo altrui la condotta di chi fa ingresso,
pur senza autorizzazione, ma per una necessità individuabile in qualunque motivo
che, secondo il comune sentire, risponde ad una esigenza il cui soddisfacimento non
comporti uno sproporzionato sacrificio dell’altrui "ius excludendi" (La Corte non ha
ravvisato la sussistenza del reato nell’ipotesi di mero recupero, nel fondo altrui, di un
117
INTERFERENZE ILLECITE NELLA VITA PRIVATA (art. 615 bis c.p.). – Si procede a querela
della persona offesa.
f Si procede d’ufficio se il fatto è commesso da un pubblico ufficiale o da un incaricato di
un pubblico servizio, con abuso dei poteri o con violazione dei doveri inerenti alla funzio-
ne o servizio, o da chi esercita anche abusivamente la professione di investigatore privato.
Esempi:
☛ Installare un’apparecchiatura elettronica contenente un microchip all’interno dell’ap-
partamento e, mediante l’uso di tale strumento di captazione di voci e di suoni, pro-
curarsi indebitamente delle notizie relative al coniuge separato, attinenti alla sua vita
privata e di relazione.
118
☛ Scattare una foto con il cellulare all’insaputa o contro la volontà di chi ha lo “ius
escludendi”.
☛ La ripresa fotografica da parte di terzi lede la riservatezza della vita privata ed integra il
reato di cui all’art. 615 bis c.p., sempre che vengano ripresi comportamenti sottratti alla
normale osservazione dall’esterno, essendo la tutela del domicilio limitata a ciò che si
compie in luoghi di privata dimora in condizioni tali da renderlo tendenzialmente non
visibile ad estranei (Cass. Pen., sez. V, sentenza 24.06.2011 n. 25453).
☛ Il marito che spia la moglie dentro casa con l’uso del registratore è querelabile per
il reato di interferenze illecite nella vita privata (Cass. Pen., Sez. V, 30 maggio 2014, n.
35681). È illecita la prova dell’adulterio "acquisita" in questo modo, per violazione del
diritto alla riservatezza del coniuge o familiare convivente, in violazione dell’art. 617
bis c.p. (fraudolenta intercettazione delle comunicazioni o conversazioni telegrafiche o
telefoniche altrui) (Cass. Pen., sez. V, 18 marzo 2003, n. 12698).
☛ Impossessarsi, con violenza o minaccia, del telefono cellulare del proprio partner con
il fine di “perquisirlo” per leggere i messaggi integra il delitto di cui all’art. 628 c.p. (ra-
pina). Oltretutto potrebbe venir lesa anche la libertà di autodeterminazione della sfera
sessuale del partner, che “comporta la libertà di intraprendere relazioni sentimentali e
di porvi termine”, violando, pertanto, anche il diritto alla riservatezza (Cass. Pen., sez.
II, 19 marzo 2015, n. 11467).
I
INTERRUZIONE DI SERVIZIO PUBBLICO O DI PUBBLICA NECESSITÀ (art. 331 c.p.). – Si
procede d’ufficio.
f È il reato attribuibile agli esercenti di imprese che forniscono servizi pubblici o di
pubblica necessità (acqua, luce, gas, telefono, medicinali), nel caso in cui questi inter-
rompano il proprio servizio o sospendano il lavoro degli uffici o dell’azienda, in modo
da turbare la regolarità del servizio. Differisce dal reato di cui all’art. 340 c.p., in quanto
quest’ultimo è, invece, commesso da chiunque li ostacoli, ed impedisca loro di fornire
la propria prestazione.
Esempi:
☛ Il farmacista di turno che chiude per la pausa pranzo (Cass. Pen., sez. VI, 3 dicembre
2012, n. 46755).
☛ Il responsabile di una discarica che impedisce illegittimamente il deposito di rifiuti.
☛ Il lavoratore che si astiene dalla prestazione, interrompendo un servizio pubblico.
☛ Il medico di turno che si rende irreperibile durante l’intera giornata lavorativa, costrin-
gendo altro medico a sostituirlo (Cass. Pen., sez. VI, 5 agosto 2003, n. 33062).
119
del turbamento della regolarità del servizio. Nel reato di cui all’art. 340 c.p., invece,
il turbamento della regolarità del servizio, non necessariamente deve derivare dall’in-
terruzione o sospensione del lavoro, potendo la condotta che produce il turbamento,
assumere le forme più svariate.
f L’interruzione consiste nel provocare, con qualsiasi mezzo, la cessazione definitiva o
temporanea, per lungo o per breve periodo, dell’ufficio o del servizio. Per turbamento si
intende quella alterazione del regolare funzionamento del servizio che, pur senza com-
portare la cessazione dell’attività, pregiudica in maniera apprezzabile il conseguimento
dei fini che la pubblica amministrazione si propone.
f L’art. 340 c.p. ha carattere sussidiario, come si evince dall’inciso iniziale («… fuori dei
casi preveduti da particolari disposizioni di legge…»), nel senso che trova applicazione
solo nel caso in cui il fatto non sia espressamente previsto da specifiche disposizioni
legislative: così, ad esempio, nel caso di blocco ferroviario o stradale, troverà applica-
zione l’art. 1 del d. Lgs. 22 gennaio 1948, n. 66, che contempla norme atte ad assicurare
la libera circolazione sulle strade ferrate o ordinarie e la libera navigazione.
Esempi:
☛ Aggredire con un bastone il conducente di un autobus, che aveva rimproverato ad un
automobilista il parcheggio in doppia fila, così interrompendo il servizio di linea, con-
figura interruzione di pubblico servizio e lesioni aggravate dall’uso del bastone (Cass.
Pen., sez. V, sentenza 3 febbraio 2014, n. 5271).
☛ Occupare i binari ferroviari, per manifestare, provocando un rallentamento dei percor-
si dei convogli (Cass. Pen., sez. VI, 16 giugno 1999, n. 7822).
☛ Turbare la regolarità di un servizio giornalistico trasmesso in diretta dalla RAI,
ponendosi alle spalle del giornalista e spintonando gli intervistati, costringendo il ca-
meraman a restringere l’area visiva di ripresa al solo giornalista (Cass. Pen., sez. VI, 2
luglio 2008, n. 26569).
☛ Irrompere in un ufficio pubblico, costringendo il titolare a spostarsi in un’altra stanza,
gli agenti della Questura ad intervenire, determinando un rilevante turbamento dell’or-
dinaria attività dell’ufficio pubblico (Cass. Pen., sez. V, 27 aprile 2005, n.15636).
☛ Costituisce reato di interruzione di un ufficio o servizio il fatto di incatenarsi alla porta di
una cella, perché in tal modo si impedisce agli agenti di custodia di entrare ed uscire dalla
cella stessa, così come è loro compito (Cass. Pen., sezione VI, 1 ottobre 1981, n. 150).
INTRALCIO ALLA GIUSTIZIA (CD. SUBORNAZIONE) (art. 377 c.p.). – Si procede d’ufficio.
f Arresto e fermo non sono consentiti.
f La condotta consiste nell’offrire o promettere danaro o altra utilità ad un testimone,
perito o interprete. Affinché si realizzi il delitto è necessario che il subornato abbia già
acquisito formalmente la qualità di teste.
Esempi:
☛ Offrire o promettere denaro o altra utilità al consulente tecnico del pubblico ministero
al fine di influire sul contenuto della consulenza (Cass. Pen., sez. Unite, 12 dicembre
2014, n. 51824).
☛ Pagare un testimone per indurlo a mentire o a tacere in occasione della sua audizione
davanti al giudice, al pubblico ministero oppure al difensore che svolge le investigazioni
difensive. In effetti, questo delitto si integra solamente se il testimone rifiuti l’offerta
oppure la accetti ma non commetta falsità: qualora il testimone si vendesse realmente
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degli edifici residenziali pubblici in base a graduatorie che garantiscono le persone più
bisognose) (Cass. Pen., sez. II, 25 settembre 2014 n. 43078).
INVESTITORE CHE FUGGE (art. 189 c.d.s.). – Escutere a sommarie informazioni ex art.
351 c.p.p. i testimoni.
f Se è stata presa la targa del mezzo investitore identificare l’intestatario.
f È previsto l’arresto facoltativo, ai sensi dell’art. 381 c.p.p. da parte della polizia giudi-
ziaria in flagranza di reato; non è eseguibile se il conducente entro le 24 ore successive
al fatto si metta a disposizione degli organi di polizia giudiziaria. In tal caso procedere a
denunciare per fuga (189/1-6 c.d.s.) ed omissione di soccorso (189/7 c.d.s.).
f Il veicolo coinvolto nell’incidente può essere sottoposto a sequestro per gli accertamenti
del caso (art. 354 c.p.p. Accertamenti urgenti sui luoghi, sulle cose e sulle persone.
Sequestro).
f Si contesta solo l’art. 189 commi 1 e 6 c.d.s., quando il responsabile presta soccorso e
poi si allontana prima dell’arrivo degli organi di polizia senza fornire i suoi dati.
f Con la violazione di fuga si contesta, in concorso, la violazione dell’art. 189 commi 1
e 4 c.d.s., poiché con tale comportamento omissivo non si pongono in atto le misure
idonee per la non modificazione dello stato dei luoghi e la dispersione delle tracce utili
per l’accertamento delle responsabilità e non ha fornito le proprie generalità.
122
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c.p.). Ai sensi del terzo comma dell’articolo 52 c.p. al domicilio è equiparato ogni altro
luogo ove venga esercitata un’attività commerciale, professionale o imprenditoriale.
f Si esclude la punibilità, inoltre, sempre nelle ipotesi di legittima difesa domiciliare (com-
mi 2, 3 e 4 dell’art. 52 c.p.) per chi abbia ecceduto colposamente i limiti della legittima
difesa (in particolare il requisito della proporzionalità), se ha commesso il fatto in stato
di minorata difesa (è questo il caso previsto dall’art. 61, comma 1, n. 5, c.p.) o in stato
di grave turbamento derivante dal pericolo in atto (art. 55 c.p.).
Esempi:
☛ Tizio viene svegliato di notte da alcuni rumori sospetti; dalla finestra scorge Caio che
tenta di rubargli l’auto. Gli intima di fermarsi ma Caio continua a manomettere la ser-
ratura della portiera. Tizio allora, gli spara con un’arma legalmente detenuta. La Corte
di Cassazione ha condannato Tizio: pur non avendo desistito, dal ladro non ci si poteva
attendere alcuna aggressione, in quanto il suo intento era chiaramente quello di rubare
l’automobile, non di fare del male al proprietario o ai suoi familiari. (Cass. Pen., sez. I,
3 luglio 2014, n. 28802).
☛ "Non è invocabile la legittima difesa da parte di colui che accetti una sfida, ponendosi
volontariamente in una situazione di inevitabile pericolo per la propria incolumità, fron-
teggiabile solo con l’aggressione altrui" (Cass. Pen., sez. I, 27 novembre 2012, n. 4874) e
ciò in quanto il requisito della "necessità" inserito nel testo normativo tra i presupposti
per l’operatività della legittima difesa di cui all’art. 52 c. p. ha una portata perentoria ed
esclude qualsiasi situazione nella quale la determinazione della situazione di pericolo
sia provocata da un comportamento deliberato del soggetto agente, come si verifica in
caso di accettazione di una vera e propria "sfida".
LESIONI (art. 582 c.p.). – Si procede a querela di parte se la malattia è di durata non
superiore ai 20 giorni, altrimenti procedere d’ufficio. Tuttavia nel caso le lesioni siano
aggravate (ad es. dall’uso di un’arma, quale coltello, pistola, forbici, ecc.) si procederà
d’ufficio.
f Arresto facoltativo in flagranza (381 lett. f c.p.p.). Fermo non consentito.
f Portarsi presso il pronto soccorso e acquisire copia del referto della vittima.
f Se la prognosi è riservata, portarsi sul posto delle lesioni e procedere ai rilievi unita-
mente alla scientifica.
f Assumere a sommarie informazioni i testimoni e a spontanee dichiarazioni l’indagato,
se intende renderle.
f Le lesioni dolose si distinguono in:
f Lievi: malattia di durata tra 21 e 40 giorni.
f Gravi: 583/1 c.p. se:
- il fatto produce un indebolimento permanente di un senso o di un organo;
- dal fatto deriva una malattia che metta in pericolo la vita della persona offesa o che
determini un’incapacità di attendere alle ordinarie occupazioni per un tempo superiore
a 40 giorni.
f Gravissime: 583/2 c.p. se:
- dal fatto deriva una malattia certamente o probabilmente insanabile;
- il fatto provoca la perdita di un senso, di un arto o una mutilazione tale da rendere
l’arto inservibile, ovvero la perdita dell’uso di un organo, della capacità di procreare, o
una permanente e grave difficoltà nella favella;
- il fatto provoca la deformazione o uno sfregio permanente al viso.
124
LESIONI PERSONALI COLPOSE (art. 590 c.p.). – Le lesioni colpose sono di norma perse-
guibili a querela di parte, ma sono perseguibili d’ufficio se sono malattie professionali
o lesioni gravi o gravissime derivanti da infortunio sul lavoro.
f Arresto e fermo non sono consentiti.
f Nel caso di incidente stradale non può essere iniziata l’azione penale per lesioni colpose
in mancanza di querela (Cass. Pen., sez. IV, 26 ottobre 1990, n. 14199), salvo in caso
di lesioni gravi o gravissime cagionate con violazione delle norme sulla circolazione
stradale (art. 590 bis c.p.), nel qual caso è consentito l’arresto in flagranza (381, comma
2, lett. m-quinquies).
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personale dei coniugi, in quanto il secondo comma della norma de qua attiene ai rap-
porti personali e non a quelli economici del provvedimento emesso in sede di sepa-
razione. La condotta descritta configura invece la violazione dell’art. 570 c.p., ossia
degli obblighi di assistenza familiare, se l’inadempimento si risolve in una mancanza di
mezzi di sussistenza per il beneficiario (Cass. Pen., sez. VI, 5 settembre 2000, n. 9413).
MANIACO CHE SI PONE DAVANTI ALLE SCUOLE ESIBENDO I GENITALI (art. 609 quin-
quies c.p.). – Procedere d’ufficio per i reati di corruzione di minorenne, che prevede
che “Chiunque compie atti sessuali in presenza di persona minore di anni quattordici,
al fine di farla assistere, è punito con la reclusione da uno a cinque anni” e atti osceni
in luogo pubblico (Cass. Pen., sez. III, 23 gennaio 2009, n. 3196).
f Arresto facoltativo in flagranza. Fermo non consentito.
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☛ Maresciallo dei Carabinieri, il quale aveva ottenuto una somma di Euro mille (rispetto
a quella maggiore richiesta di Euro 2.600), millantando di dovere comprare il favore del
sostituto procuratore della Repubblica che aveva in carico il procedimento relativo ad
una denuncia, procedimento che, altrimenti, sarebbe rimasto fermo, con conseguente
ulteriore fermo delle vetture in sequestro per le quali il denunciante aveva interesse alla
restituzione, in tal caso esistendo una relazione di ufficio tra il maresciallo e il magi-
strato inquirente, che sul punto non era mera una mera vanteria (Cass. Pen., sez. VI, 23
novembre 2017, n. 53332).
MILLANTATO CREDITO DEL PATROCINATORE (art. 382 c.p.). – La condotta consiste nel
vantare di suscitare una particolare influenza nei confronti del giudice, pubblico mini-
stero, testimone, perito, interprete.
f Si procede d’ufficio.
f Arresto in flagranza è facoltativo.
f Il fermo è consentito.
f È un reato proprio, perché può essere compiuto soltanto dal patrocinatore
Esempi:
☛ Si pensi all’avvocato che si fa dare dei soldi dal proprio cliente dichiarando di poter
“comprare” il giudice o il perito.
☛ Ai fini della configurabilità del reato di cui all’art. 382 c.p. (millantato credito del pa-
trocinatore), è sufficiente, ad integrare la "millanteria", ossia la vanteria della propria
possibile influenza sul magistrato, che l’agente prospetti la corruttibilità o l’avvenuta
corruzione del medesimo, così inducendo nel c.d. "compratore di fumo" la convinzio-
ne che sia in tal modo possibile interferire sulle sue decisioni (Cass. Pen., sez. II, 02
dicembre 2002, n. 977).
MINACCIA (art. 612 c.p.) . – Sussiste minaccia quando un individuo viene intimidito con
la prospettazione di un danno ingiusto (tale da limitare la libertà morale della vittima),
rivolto alla persona o al suo patrimonio, di entità tale da limitare la sua libertà psichica.
f Si procede a querela.
f Si procede d’ufficio, se la minaccia è fatta in uno dei modi indicati nell’art. 339 c.p.
(con armi, o da persona travisata, o da più persone riunite, o con scritto anonimo, o in
modo simbolico, o valendosi della forza intimidatrice derivante da segrete associazioni,
esistenti o supposte, o mediante il lancio o l’utilizzo di corpi contundenti o altri oggetti
atti a offendere, compresi gli artifici pirotecnici) (612 comma 3).
f Arresto e fermo non sono consentiti.
Esempi:
☛ Non integra il delitto di minaccia la condotta di colui che mostri un’arma, non già al
fine di restringere la libertà psichica del minacciato, bensì al fine di prevenire un’azione
illecita, rappresentandogli tempestivamente la legittima reazione che il suo comporta-
mento determinerebbe (Cass. Pen., sez. V, 27 febbraio 2007, n. 8131).
☛ Per configurare il reato di minaccia non occorre che le espressioni intimidatorie siano
pronunciate in presenza della persona offesa, poiché è solo necessario che questa ne sia
venuta a conoscenza, anche indirettamente tramite altre persone.
☛ La frase "Lei non sa chi sono io……" può far scattare una condanna per minaccia,
trattandosi di un’espressione in grado di limitare la libertà psichica dell’interlocutore
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f Per poter procedere all’arresto del minorenne sono necessari i seguenti presupposti:
flagranza del reato, imputabilità (ai sensi dell’art. 98 c.p. è imputabile chi, nel momento
in cui ha commesso il fatto, ha compiuto gli anni 14 (art. 97 c.p.) se ha la capacità di
intendere e di volere; gravità del fatto, personalità del soggetto.
f I reati per i quali si può procedere all’arresto del minore sono quelli indicati nell’art. 23
del DPR n. 448/1988, tra cui furto pluriaggravato, violenza sessuale, rapina, estorsione.
f Gli adempimenti che la p.g. deve compiere in caso di arresto o fermo del minore sono
i seguenti:
- identificazione del minore;
- avviso al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni;
- avviso ai genitori, agli esercenti la potestà o eventuali affidatari;
- avviso al difensore di fiducia o d’ufficio;
- comunicazione all’ufficio dei Servizi Sociali del Centro per la Giustizia Minorile;
- redazione del verbale di arresto/fermo: dovrà essere trasmesso entro le 24 ore;
- risultanze SDI e AFIS;
- biglietto di accompagnamento del minore in struttura.
f L’art. 20 del D. Lgs. 28 luglio 1989 n. 272 (Norme di attuazione, di coordinamento e
transitorie del D.P.R. 448/88), dispone che, nell’esecuzione dell’arresto e del fermo e
nella traduzione, siano adottate opportune cautele per proteggere i minorenni dalla
curiosità del pubblico e da ogni specie di pubblicità anche per ridurre, nei limiti del
possibile, i disagi e le sofferenze materiali e psicologiche. È vietato l’uso di strumenti di
coercizione fisica, salvo che ricorrano gravi esigenze di sicurezza. Negli uffici di Polizia
Giudiziaria il minore deve essere trattenuto in locali separati da quelli dove si trovano
maggiorenni arrestati o fermati.
f La notizia di reato a carico di minore che non ha compiuto gli anni 14 deve comunque
essere sempre trasmessa alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Mino-
renni anche se porterà ad una sentenza di non luogo a procedere perché minore non
imputabile.
MINORENNE FERMATO (art. 17 D.P.R. 448/1988). – Per procedere al fermo del minoren-
ne sono necessari i seguenti presupposti: l’imputabilità, il pericolo di fuga, la sussi-
stenza degli stessi reati per i quali si può procedere all’arresto in flagranza, sempre che,
quando la legge stabilisce la pena della reclusione, questa non sia inferiore nel minimo
a due anni.
132
f Fornire notizie sulle condizioni di vita familiare e sociale, sulla personalità, sul grado
di istruzione e sulla condotta dell’indagato ex art. 9 DPR. n. 448/1988, qualora già in
possesso della P.G. operante all’atto della redazione della CNR.
MINORENNE – CORRUZIONE (art. 609 quinquies c.p.). – Commette tale delitto chiunque
compie atti sessuali in presenza di persone minori degli anni quattordici al fine di
farli assistere, ovvero chiunque fa assistere un minore di anni quattordici al compimen-
to di atti sessuali, ovvero gli mostra materiale pornografico, al fine di indurlo a compiere
o a subire atti sessuali.
f Si procede d’ufficio, eventualmente anche per atti osceni.
f Arresto facoltativo in flagranza. Fermo non consentito.
f La condotta deve concretizzarsi in un’attività fisica che coinvolga in qualche modo diret-
tamente gli organi sessuali, maschili o femminili, con il proposito di farvi assistere i mino-
ri per suscitare in loro l’eccitazione dei sensi (Cass. Pen., sez. III, 2 aprile 1999, n. 4264).
f Il tentativo è configurabile, come nel caso di chi propone al minore di mostrargli il
pene e descrive, fin nei dettagli, la manovra della masturbazione maschile, pur senza
commettere atti sessuali, arrestandosi ad una fase in cui non abbia avuto ancora inizio
l’attività sessuale (Cass. Pen., sez. III, 25 agosto 2000, n. 9223).
Esempi:
☛ Masturbarsi davanti a minori degli anni 14.
☛ Invitare la vittima ad assistere a proiezioni pornografiche accompagnate da atti di esi-
bizionismo e di autoerotismo, come nel caso di soggetto che oltre a mostrarsi nudo al
minore lo invita a toccarsi durante la proiezione dei film pornografici (Cass. Pen., sez.
III, 8 aprile 2009, n. 15053).
☛ Non si configura il reato qualora l’agente mostri a minori giornali o video a contenuto
M
pornografico, in quanto non sussiste l’atto sessuale quale attività fisica coinvolgente
direttamente organi genitali (Cass. Pen., sez. III, 2 aprile 1999, n. 4264).
MINORENNI INDAGATI (ETÀ). – Per definire l’età del soggetto indagato nel caso sussista
il dubbio che l’età dichiarata non sia quella reale, con particolare riferimento all’impu-
tabilità (14 anni) o alla maggiore età (18 anni), è possibile eseguire esame auxologico
(consistente in una radiografia del polso o del gomito o dei denti). Qualora anche dopo
la perizia, permangano dubbi sulla minore età, questa è presunta ad ogni effetto (art. 8
comma 2 D.P.R. 448/88).
f L’esame deve essere effettuato solo dopo avere accertato che il minore non vi sia mai
stato sottoposto in precedenza (circostanza verificabile dallo sviluppo dell’AFIS, in
quanto se il minore fotosegnalato è stato sottoposto in passate occasioni ad esame au-
xologico, ciò dovrebbe risultare dalle note informative dello SDI).
f L’esito dell’esame auxologico prevale sempre sulla fotocopia di un documento.
f La ragazza che dichiara di attendere un figlio, deve essere sottoposta a test di gra-
vidanza prima di procedere ad accertamenti auxologici. In casi dubbi, NON procedere
all’esame radiografico.
f L’esame può essere compiuto anche senza autorizzazione del p.m., in quanto l’art. 349
comma 2 c.p.p. consente alla Polizia Giudiziaria, nel corso dell’identificazione della
persona nei cui confronti vengano svolte le indagini, di procedere, di iniziativa e senza
l’autorizzazione del P.M., ai rilievi dattiloscopici, fotografici e antropometrici nonché
ad altri accertamenti.
133
f L’età del minore s’intende sempre compiuta alle ore 24 del giorno di nascita. Se, ad
esempio, una persona diventa maggiorenne il 10 dicembre, l’anno è compiuto allo scadere
del giorno 10 (ore 24), quindi per tutta la giornata del 10 è ancora da considerarsi minoren-
ne (Direttive della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Milano).
f La radiografia del polso, attraverso cui i sanitari verificano la completa saldatura dei
nuclei di accrescimento radiale ed ulnare del soggetto, non può far sorgere incertezze.
Si tratta, infatti, di uno dei metodi scientifici più affidabili “in grado di offrire un tran-
quillizzante grado di certezza in ordine ai suoi esiti circa il processo di accrescimento
dell’organismo nell’età evolutiva" (Cass. Pen., sez. III, 18 settembre 2014 n. 38280).
MORTE PER CAUSE NATURALI. – Identificare presenti e testimoni, specie chi ha sco-
perto l’evento.
f Verificare il luogo del rinvenimento del cadavere, oltre al cadavere stesso al fine di
escludere cause violente.
f Fare intervenire il medico legale (necroscopo), che dovrà stilare il certificato necrosco-
pico (di morte), ove indicherà la causa per cui è deceduto e il giorno presunto, ovvero
fare intervenire il medico di guardia.
134
MURALES (art. 639 c.p.). – Si procede d’ufficio, per il reato di deturpamento e imbratta-
mento di cose altrui, ex art. 639 c.p., quando s’imbrattano i muri con bombolette spray
e simili, essendo l’imbrattamento compiuto su beni immobili o su mezzi di trasporto
pubblici o privati. Arresto e fermo non sono consentiti.Sequestrare il corpo del reato,
ad esempio vernice.
135
137
OBBLIGO SCOLASTICO (art. 731 c.p.). – Si procede d’ufficio nei confronti dei genitori,
anche se questi non erano a conoscenza dell’omessa frequentazione scolastica dei pro-
pri figli, incombendo su di essi uno specifico dovere, morale e giuridico, di vigilanza
(Cass. Pen., sez. III, 27 aprile 2011, n. 16438).
f La contravvenzione di cui all’art. 731 c.p., secondo la normativa vigente a seguito
dell’abrogazione dell’art. 8 della legge 31 dicembre 1962, n. 1859, ad opera del d.l-
gs. 13 dicembre 2010, n. 212, è configurabile solo in caso inosservanza dell’obbligo
di istruzione elementare. In particolare, con l’entrata in vigore del summenzionato
decreto legislativo, è venuta meno la previsione che consentiva di estendere l’ambito
applicativo dell’art. 731 c.p. anche alla violazione dell’obbligo scolastico della scuola
media inferiore. Attualmente, dunque, l’art. 2, lett. c), L. 28 marzo 2003, n. 53 stabilisce
l’obbligo scolastico per almeno dodici anni a partire dalla iscrizione alla prima classe
della scuola primaria (già scuola elementare) o, comunque, sino al conseguimento di
una qualifica di durata almeno triennale entro il diciottesimo anno di età. Tuttavia,
secondo la Cassazione, nessuna norma penale punisce l’inosservanza dell’obbligo sco-
lastico della scuola media anche inferiore, sicché un’eventuale estensione dell’art. 731
c.p. anche a detta ipotesi si risolverebbe in un’inammissibile interpretazione analogica
in malam partem. (Cass. Pen., sez. V, 30 giugno 2017, n. 50624).
f Integrano “giusti motivi” di esclusione della punibilità tutte quelle circostanze che O
rendano oggettivamente inattuabile l’adempimento dell’obbligo d’istruzione, quali ad
esempio: a) la mancanza assoluta di scuole o insegnanti; b) lo stato di salute dell’alun-
no; c) la disagiata distanza tra scuola ed abitazione, se mancano i mezzi di trasporto e
le condizioni economiche dell’obbligato non consentono l’utilizzo di mezzi privati; d)
il rifiuto, volontario, categorico ed assoluto del minore (Cass. Pen., sez. III, 22 aprile
2010, n. 15368), nonostante i genitori abbiano usato ogni argomentazione persuasiva
ed ogni altro espediente educativo, e si sia fatto ricorso, ove possibile, agli organi di
assistenza sociale (Cass. Pen., sez. III, 29 settembre 2006, n. 32539).
OBBLIGO/DIVIETO DI DIMORA (INOSSERVANZA) (art. 283 c.p.p.). – Nel caso in cui sia
controllato un soggetto che risulti inottemperante alle prescrizioni imposte con la mi-
sura cautelare che dispone il divieto o l’obbligo di dimora (ad es. nel caso di violazione
dell’obbligo di firma), perquisirlo ex art. 4 L. 152/75.
f Procedere d’ufficio, trasmettendo l’informativa al p.m. (283/6 c.p.p.).
f L’inottemperanza alle prescrizioni imposte è sanzionato dall’art. 276 c.p.p. con la pos-
sibile applicazione di una misura cautelare più grave.
139
OCCUPAZIONE ABUSIVA CASE POPOLARI (art. 633 c.p. invasione di terreni o edifici).
– Si procede d’ufficio, ex art. 639 bis c.p.
f Non appena i titolari del diritto sull’alloggio danno notizia dell’avvenuta invasione agli
organi di p.g., questi ultimi, se dispongono delle forze necessarie, debbono procedere
allo sgombero, senza necessità di attendere il provvedimento dell’Autorità.
f Se sono state sostituite le serrature ed è necessario forzare le porte, la p.g. si può av-
valere di un artigiano specializzato o altre persone idonee che non possono rifiutare la
propria opera (art. 348/4^ c.p.p.).
f Naturalmente lo sgombero d’iniziativa può essere effettuato solo in flagranza, cioè
quando è in atto una condotta criminosa che deve essere interrotta.
f Se, invece, tra il proprietario dell’alloggio e l’occupante abusivo sono già intervenuti
accordi o sono stati concessi termini (anche brevi) per lasciare l’alloggio, questo fatto ha
interrotto la permanenza e da quel momento l’eventuale violazione dei patti costituisce
un illecito amministrativo (art. 26 della legge 513/77) o civile. Il reato è avvenuto, ma
non è più in atto, e la p.g. deve riferire all’autorità giudiziaria per le determinazioni.
f La successiva regolarizzazione non fa venir meno il reato. Infatti, il reato di occupazio-
ne abusiva si verifica nel momento stesso in cui avviene l’invasione dell’immobile, poiché
si tratta di un reato istantaneo che ha termine solo nel momento in cui viene abbandonata
l’abitazione. Il fatto che abbia in seguito regolarizzato la sua posizione di abusivo non
ha alcuna rilevanza e non annulla il reato. (Cass. Pen., sez. II, 14 luglio 2014, n. 30890).
f L’occupazione abusiva di un appartamento di proprietà dell’Istituto autonomo case
popolari non è punibile solo qualora vi sia un pericolo attuale di danno grave alla
persona, non invece quando lo stato di necessità sia correlato all’esigenza di reperire
un alloggio e risolvere i problemi abitativi (Cass. Pen., sez. II, 25 gennaio 2019, n. 3665).
OCCUPAZIONE DI EDIFICIO PUBBLICO (AD ESEMPIO UNA SCUOLA PER UNA RIUNIO-
NE O UN ASSEMBRAMENTO) (art. 633 c.p.). – Si procede d’ufficio, trattandosi di
edificio pubblico ex art. 639 bis c.p.
f Si denunciano a piede libero gli occupanti per il delitto di “invasione arbitraria di edi-
ficio pubblico”.
f È legittimo l’ordine di sgomberare, altrimenti si procede con la forza. L’inosservanza è
punita ex art. 650 c.p.
140
OLTRAGGIO A PUBBLICO UFFICIALE (art. 341 bis c.p.). – Si procede d’ufficio se sussisto-
no i seguenti elementi. L’offesa deve avvenire:
In luogo pubblico o aperto al pubblico: la configurazione del reato non può avvenire
in una privata dimora;
In presenza di più persone: il reato non sussiste in presenza di un solo soggetto, ma oc-
corre che avvenga dinanzi ad almeno due persone oltre il funzionario stesso; se, invece,
l’offesa viene pronunciata solo davanti al pubblico ufficiale si configura il reato meno
grave dell’ingiuria (Cass. Pen., sentenza n. 17688/2014), ora depenalizzato.
All’onore ed al prestigio di un pubblico ufficiale mentre compie un atto d’ufficio
ed a causa o nell’esercizio delle sue funzioni. Ne deriva che l’offesa rivolta al pubblico
ufficiale per ragioni private, attinenti ad esempio alla propria vita privata, non rileva
penalmente se non per eventuali altri profili quale potrebbe essere un’ingiuria.
f Arresto e fermo non sono consentiti.
f Se la verità del fatto è provata o se per esso l’ufficiale a cui il fatto è attribuito è con-
dannato dopo l’attribuzione del fatto medesimo, l’autore dell’offesa non è punibile.
Ove l’imputato, prima del giudizio, abbia riparato interamente il danno, mediante ri-
sarcimento di esso sia nei confronti della persona offesa sia nei confronti dell’ente di
appartenenza della medesima, il reato è estinto.
f Ulteriore causa di non punibilità è quella di cui all’art. 393 bis, qualora il pubblico
ufficiale abbia dolosamente ed arbitrariamente ecceduto nell’esercizio delle proprie
funzioni.
Esempi:
☛ Insultare un insegnante nei locali della scuola dinanzi a più persone configura il delitto
in argomento; infatti, "l’insegnante di scuola media è pubblico ufficiale" e "l’esercizio
O
delle sue funzioni non è circoscritto alla tenuta delle lezioni, ma si estende alle connesse
attività preparatorie, contestuali e successive, ivi compresi gli incontri dei genitori degli
allievi" (Cass. Pen., sez. V, 3 aprile 2014, n. 15367).
☛ La minaccia dell’imputato di sodomizzare gli agenti operanti non presenta attitudine ad
intimorire, ma costituisce una plateale offesa al loro prestigio e, dunque, integra il reato
di oltraggio (Cass. Pen., sez. VI, 24 agosto 1993, n. 8008).
☛ Ove l’imputato, prima del giudizio, abbia riparato interamente il danno, mediante
risarcimento di esso sia del danno non patrimoniale subito dal pubblico ufficiale
sia il danno all’immagine subito dall’ente di appartenenza dell’ufficiale medesimo,
il reato è estinto. Tale causa di estinzione prevista nel comma terzo dell’art. 341-bis
trova applicazione a condizione che il risarcimento del danno sia integrale, avvenga
nei confronti della persona offesa e dell’ente di appartenenza della medesima e sia
effettuato prima del giudizio, in quanto la sua previsione ha carattere deflattivo e la
concreta operatività non può essere rimessa a una scelta di opportunità dell’imputato,
maturata all’esito dello svolgimento del dibattimento (Cass. Pen., Sez. VI, 17 dicem-
bre 2019, n. 50996).
141
OMESSA DENUNCIA DI REATO DA PARTE DEL PUBBLICO UFFICIALE (art. 361 c.p.). – Si
procede d’ufficio.
f Per quanto attiene agli appartenenti alla Polizia di Stato è prevista, nella fattispecie in
esame, anche la sanzione disciplinare della sospensione dal servizio. In particolare,
l’addebito disciplinare attiene all’omissione di denuncia, e quindi alla dolosa violazione
dei doveri specifici assunti col giuramento, esattamente inquadrato nelle fattispecie
previste dall’art. 7 D.P.R. n. 737 del 1981.
f Risponde del delitto di cui all’art. 361 c.p. e non di favoreggiamento l’appartenente alla
polizia di stato che, al di fuori del servizio, omette denuncia pur a conoscenza del reato
(Cass. Pen., Sez. VI, 5 marzo 2013 n. 15923).
f Non compete al pubblico ufficiale il compito di decidere se veramente il fatto sia puni-
bile o se non lo sia, ad es. per la presenza di una scriminante o di una causa estintiva
del reato. Tali valutazioni competono solo all’autorità giudiziaria (Cass. Pen., Sez. VI,
04.12.1985). È sufficiente che il pubblico ufficiale ravvisi nel fatto il fumus di un reato
(Cass. Pen., Sez.VI, 24.05.1978). Con riferimento a tale reato non denunciato ma che
eventualmente dopo indagini e processo sia stato ritenuto non sussistente (c.d. abolitio
criminis), tale giudizio non influisce sulla punibilità del reato principale dell’omessa
denuncia (Cass. Pen., Sez. II, 04.07.2003; Cass. Pen., Sez. VI, 05.06.2002).
f Il pubblico ufficiale è vincolato alla denuncia appena è in grado di individuare gli ele-
menti di reato e di acquisire ogni altro elemento utile per la formazione del rapporto,
fermo restando che è necessario che si sia verificato un fatto che già di per sé costituisca
un illecito perseguibile di ufficio” (Cass. Pen., Sez. VI, 6 luglio 2009, n. 27508).
f Per valutare il tempestivo adempimento dell’obbligo della polizia giudiziaria di riferire
la notitia criminis, non essendovi sempre termini precisi e determinati, soccorrerà la
discrezionalità del Giudice di merito che dovrà comunque esaminare volta per volta il
caso concreto. Si consideri che se in casi determinati il termine è rigido (48 ore per gli
ufficiali ed agenti di polizia giudiziaria nei casi di cui all’art. 347, c. 2 bis, c.p.p.), nella
maggior parte dei casi esso è generico (“senza ritardo”), ed è quindi estremamente
difficile sapere a priori quando la condotta si è realizzata. Gli unici criteri sono evin-
cibili dalla giurisprudenza, secondo cui il ritardo si verifica quando la denuncia venga
presentata con una dilazione tale da incidere negativamente sulla pronta persecuzione
del reato valutando però lo stato di operabilità del Pubblico Ufficiale. Ad esempio, si
deve anche tenere conto, delle normali esigenze di un ufficio pubblico che è onerato di
un consistente carico di lavoro.
OMISSIONE DI ATTI DI UFFICIO (art. 328, comma 2, c.p.). – Si procede d’ufficio. Arresto
e fermo non sono consentiti.
f Ai fini della consumazione del reato de quo “è necessario il concorso di due condotte
omissive, la mancata adozione dell’atto entro trenta giorni dalla richiesta scritta della
parte interessata e la mancata risposta sulle ragioni del ritardo” (Cass. Pen., sez. VI, 13
marzo 2003, n. 11877).
f Perché la norma in esame risulti applicabile è necessario che venga posto in essere un
meccanismo di messa in mora, vale a dire una richiesta scritta da parte del privato, da
cui decorre il termine per l’adozione dell’atto ovvero per formulare una risposta negati-
va che espliciti le ragioni del ritardo.
142
Esempi:
☛ La guardia medica che non visita affatto il malato, ma lo dirotta subito al pronto soccor-
so, limitandosi a prescrivere un’impegnativa per controllo specialistico (Cass. Pen., sez.
VI, 10 febbraio 2014, n. 6140).
☛ Il medico che omette di prestare le cure del caso al paziente presentatosi all’ambulatorio
di guardia medica per richiedere la saturazione di una ferita lacerocontusa (Cass. Pen.,
sez. VI, 15 luglio 2011, n. 28005).
OSSA: RINVENIMENTO OSSA O PARTI DI CADAVERE. – Far intervenire sul posto la Po-
lizia Scientifica per i rilievi.
f Avvisare il PM di turno.
f Informare il Sindaco e personale dell’A.S.L. per il recupero delle parti rinvenute.
143
PARCHEGGIATORI ABUSIVI (art. 7 comma 15 bis CDS). – Sono coloro che esercitano
senza autorizzazione, anche avvalendosi di altre persone, ovvero determinano altri ad
esercitare senza autorizzazione, l’attività di parcheggiatore o guardiamacchine. Tale
attività abusiva ben può concretizzarsi anche in aree private aperte all’uso pubblico.
f Redigere verbale di violazione amministrativa.
f Verbale di sequestro amministrativo, ai fini della confisca, delle somme percepite
(sanzione accessoria); il sequestro può avvenire solo di somme contenute in borselli o
contenitori, ma non addosso alle persone perché non è in questa ipotesi ammissibile la
perquisizione personale.
f Se nell’attività sono impiegati minori, o se il soggetto è già stato sanzionato per la
medesima violazione con provvedimento definitivo, si applica la pena dell’arresto da
sei mesi a un anno e dell’ammenda ed è opportuno anche l’intervento dei servizi sociali
del Comune. L’applicazione delle sanzioni penali a seguito di recidiva, richiede che la
prima violazione, di natura amministrativa ovvero penale, sia definita. In termini prati-
ci, il procedimento potrà dirsi definito quando ricorrono le seguenti condizioni: nel caso
in cui la prima violazione fosse di natura penale, il relativo procedimento deve essere
definito con condanna passata in giudicato; nel caso in cui la prima violazione fosse di
natura amministrativa, il procedimento potrà considerarsi definito quando il trasgresso-
re ha provveduto al pagamento ovvero non vi abbia provveduto entro i termini prescrit-
ti, quando siano decorsi inutilmente i termini per presentare il ricorso ovvero in caso
di presentazione dello stesso, questo sia stato respinto con provvedimento definitivo.
f Dovranno essere valutate le modalità attraverso le quali il parcheggiatore riceve le som-
me, potendosi, ad esempio, configurare l’ipotesi di reato di estorsione quando i soldi P
vengono chiesti minacciando un danno ingiusto al veicolo dell’automobilista, ovvero il
reato di truffa se il parcheggiatore rilascia una finta ricevuta. In tali casi, ove il fatto in-
tegri gli estremi di un reato, non trova applicazione la sanzione amministrativa prevista.
PARCHEGGIO SOTTO CASA CREATO ARBITRARIAMENTE (art. 633 c.p.: invasione di ter-
reni). – Si procede a querela di parte, salvo che l’invasione riguardi acque, terreni, fon-
di o edifici pubblici o destinati ad uso pubblico, nel qual caso si procede d’ufficio (come
nel caso di invasione di un casello ferroviario, essendo destinato ad uso pubblico).
Esempio:
☛ La condotta tesa ad adibire il marciapiede, di proprietà del Comune, a parcheggio pri-
vato costituisce reato di tentata invasione di suolo pubblico ex art. 633 c.p. (Cass. Pen.,
sez. II, 22 novembre 2000 n. 13287).
☛ Trovare una sedia, o peggio ancora, uno stendipanni, al posto di un’auto per mantenere
bloccato il parcheggio è sanzionato invece dall’articolo 20 del codice della strada che
145
vieta ogni tipo di occupazione della sede stradale, ivi compresi fiere e mercati, con vei-
coli, baracche, tende e simili. Il contravventore è soggetto alla sanzione amministrativa
del pagamento di una somma da euro 168 a euro 674.
PAROLACCE O SPUTI. – Configurano il reato d’ingiuria (Cass. Pen., sez. V, 4 aprile 1990,
n. 4845), abrogato dal D.lgs. n. 7/2016 e trasformato in illecito civile.
146
147
Esempi:
☛ L’insegnante che perquisisce gli zaini o le tasche degli alunni commette il reato di
perquisizione arbitraria in quanto, ai sensi dell’art. 42 Cost., la proprietà privata è invio-
labile. Questo vuol dire che ogni alunno può rifiutarsi di far vedere il proprio zaino o di
svuotarlo o di aprire l’armadietto o qualsiasi altro posto da questi utilizzato per custodi-
re le proprie cose. In tal caso, qualora abbia la certezza che ci sia stato un furto da parte
degli alunni potrebbe allertare le forze dell’ordine per gli adempimenti di competenza.
☛ Integra il reato di ispezione arbitraria (609 c.p.) un’ispezione più penetrante come
quella volta ad obbligare gli alunni a svestirsi (rimanendo solo in slip e canottiera): il
denudamento, sebbene imposto solo allo scopo della perquisizione, si connota di mag-
giore gravità, essendo lesivo della dignità dei bambini (Cass. Pen., sez. V, 27 novembre
2013, n. 47183).
☛ Compie violazione della privacy il professore che imponga all’alunno di aprire il proprio
diario per vedere cosa vi ha scritto o di consegnargli il telefono cellulare per controllare,
ad esempio, la galleria di fotografie scattate, anche perché pur se avesse fotografato lo
stesso insegnante ciò non configura reato purché non ci sia diffusione senza consenso
dell’interessato dell’immagine stessa.
148
l’arresto è solo facoltativo), e al compimento degli atti conseguenti a norma degli artt.
386-387 c.p.p.
f Redigere eventuali verbali di sequestro e arresto.
f Rilasciare copia del verbale di perquisizione all’interessato.
f Trasmettere altra copia del verbale entro 48 ore al P.M. per la convalida nelle successive
48 ore.
149
f Redigere eventuali verbali di sequestro, arresto o fermo (art. 386, 3° co. c.p.p.).
f Trasmissione del verbale di perquisizione al P. M. (del luogo ove l’atto è stato esperito,
ex art. 352, 4° comma); inviarlo anche al P.M. presso il giudice competente se diverso,
ex art. 357, 4° co.), non oltre le 48 ore per la convalida (art. 352, 4° comma c.p.p.) da
parte di quest’ultimo con relativo decreto.
f Se la perquisizione riguarda lo straniero che non conosce la lingua italiana, la mancata
partecipazione alla stessa dell’interprete non comporta alcuna nullità (Cass. Pen., sez.
III, 24 giugno 2009, n. 27194).
150
PISTOLA GIOCATTOLO. – Il semplice uso o porto fuori della propria abitazione di un’ar-
ma giocattolo priva di tappo rosso (scacciacani compresa) non è reato, tranne quando
rappresenti elemento costitutivo o circostanza aggravante di un diverso reato, come nel
caso in cui sia portata su aeromobile (L. 694/74), nel caso di furto, rapina, minaccia,
violenza a pubblico ufficiale (339 c.p.) o nel caso di delitti di natura elettorale o contro
P
la sicurezza della navigazione aerea (Cass. Pen., sez. un. 23 marzo 1992, n. 3394).
f Nel caso, invece, di rapina con pistola giocattolo con il tappo rosso visibile, non c’è
l’aggravante dell’uso dell’arma.
Esempi:
☛ È sufficiente minacciare di utilizzare un’arma, ancorché finta, contro un’altra persona
per integrare il reato di minaccia aggravata, perseguibile d’ufficio e punibile fino ad un
anno di reclusione (Cass. Pen., sez. V, 7 aprile 2017, n. 17779).
☛ Deve ritenersi sussistente la circostanza aggravante dell’uso delle armi, prevista per
la rapina dall’art. 628 comma 3 n. 1, prima ipotesi, c.p., solo quando la minaccia sia
realizzata utilizzando un’arma giocattolo non riconoscibile come tale, pertanto se dalle
dichiarazioni dei testimoni si evince che l’arma era dotata di tappo rosso, ben visibile,
la rapina non sarà considerata aggravata (Cass. pen., sez. II, 1 febbraio 2018, n. 4712).
☛ L’uso o porto fuori della propria abitazione di un tale giocattolo assume rilevanza pe-
nale soltanto se mediante esso si realizzi un diverso reato del quale l’uso o porto di
151
PORNOGRAFIA MINORILE (art. 600 ter c.p.). – Per pornografia minorile si intende ogni
rappresentazione, con qualunque mezzo, di un minore degli anni diciotto coinvolto in
attività sessuali esplicite, reali o simulate, o qualunque rappresentazione degli organi
sessuali di un minore di anni diciotto per scopi sessuali.
f Si procede d’ufficio.
f Arresto obbligatorio nella flagranza del reato di utilizzazione di minori di anni 18 per
realizzare esibizioni o spettacoli pornografici ovvero produrre materiale pornografico,
ovvero reclutare o indurre minori degli anni 18 a partecipare a esibizioni o spettacoli
pornografici o traendo profitto dai suddetti spettacoli o comunque facendo commercio
di questo materiale.
f Arresto facoltativo, nel caso di divulgazione di questo materiale.
f Denuncia a piede libero, nei confronti di chi assiste a esibizioni o spettacoli pornogra-
fici in cui siano coinvolti minori degli anni 18.
Esempi:
☛ Integra il reato di offerta o cessione gratuita di materiale pedopornografico (600 ter,
comma quarto, c.p.) la condivisione di “files” pedopornografici, tramite conversazione
per via telematica (cd. in chat), rappresentando la condivisione una forma di scambio
di documenti informatici (Cass. Pen., sez. III, 3 ottobre 2011, n. 35696).
☛ La detenzione di materiale pedopornografico consistente in foto di glutei ed organi
genitali di bambini ritratti in spiaggia (Cass. Pen., sez. III, 6 febbraio 2013, n. 5874)
configura il delitto di cui all’art. 600 quater c.p. Chiunque, al di fuori delle ipotesi pre-
viste dall’articolo 600 ter, consapevolmente si procura o detiene materiale pornografico
realizzato utilizzando minori degli anni diciotto (come nel caso di colui che acquista
periodicamente delle videocassette contenenti film porno con protagonisti bambini)
va denunciato ai sensi dell’art. 600 quater. Nel caso in cui il materiale pedopornografico
detenuto sia di ingente quantità è possibile procedere ad arresto facoltativo in flagranza.
☛ Non integra il reato la condotta di un soggetto che, trovandosi sulla spiaggia, si era
limitato a fotografare insistentemente alcuni minori in costume da bagno, in assenza di
esibizioni lascive o di atteggiamenti sessualmente allusivi (Cass. Pen., sez. III, 22 marzo
2010, n.10981).
☛ Non integra il reato in questione il chiedere ad una bambina di mostrarsi nuda davanti
ad una webcam, in quanto non è ammesso il tentativo nella fattispecie de qua (Cass.
Pen., sez. III, 10 ottobre 2013, n. 41776).
☛ Integra il reato di detenzione di materiale pedopornografico (600 quater c.p.) la sempli-
ce visione di immagini pedopornografiche “scaricate” da un sito internet, poiché, per un
tempo anche limitato alla sola visione, le immagini sono nella disponibilità dell’agente
(Cass. Pen., sez. III, 13 gennaio 2011, n. 639).
POSSESSO INGIUSTIFICATO DI ARNESI ATTI ALLO SCASSO (art. 707 c.p.). – Si procede
d’ufficio, sussistendone le condizioni soggettive previste dalla norma, tra cui che il
soggetto sia già stato condannato per delitti determinati da motivi di lucro (ad es. furto,
rapina) o per contravvenzioni inerenti gli artt. 705-713 c.p..
152
f La disposizione di cui all’art. 707 c.p. pone a carico del detentore l’onere di dare la prova
che gli oggetti rinvenuti in suo possesso sono destinati ad un uso legittimo (Cass. Pen.,
sez. II, 14 giugno 1996, n. 6929; Cass. Pen., sez. II, 23 dicembre 2014, n. 53653).
f Sequestrare il corpo del reato ex art. 354 c.p.p., per la successiva confisca e distruzione.
f Anche un cacciavite rientra tra gli strumenti idonei ad aprire o forzare le serrature, per
cui il suo possesso ingiustificato può integrare il reato di cui all’art. 707 c.p. in quanto
“in tema di possesso ingiustificato di chiavi alterate o grimaldelli, l’espressione "stru-
menti atti ad aprire o forzare le serrature", contenuta nell’art. 707 cod. Pen. deve essere
intesa nella sua accezione più ampia ed incondizionata, sì da farvi rientrare tutti gli ar-
nesi idonei di per sé ad aprire le serrature ed altri analoghi congegni dotati di attitudine
potenziale ad operare sulle medesime" (Cass. Pen., sez. II, 23 dicembre 2014, n. 53653).
153
capacità per il retto esercizio professionale. Tale oggetto specifico di tutela rende altresì
evidente che la norma penale concorre con quella amministrativa che consente l’espul-
sione del candidato sorpreso a copiare tesi già svolte ovvero a consultare testi diversi da
quelli autorizzati (Cass. Pen. sez. VI, 22 febbraio 1995 n. 9489).
☛ Le ipotesi criminose previste dagli artt. 1 e 2 della legge 19 aprile 1925 n. 475, quando la
condotta si esaurisca nella presentazione (e nella predisposizione) dei lavori non propri
sono da ritenersi speciali rispetto alle ipotesi di falso ideologico per induzione attinenti
alla formazione dei successivi atti pubblici, posto che i delitti in questione prevedono,
come ipotesi aggravata, che l’aspirante consegua l’intento (del superamento dell’esame
o del concorso) (Cass. Pen. sez. V, 4 ottobre 2016, n. 2739).
☛ Integra il reato di cui all’art. 2 l. n. 475 del 1925 la condotta di chi procuri, attraverso un si-
stema di comunicazione telefonica a distanza, le risposte del questionario dell’esame teori-
co per il conseguimento della patente di guida (Cass. Pen. sez. V, 30 marzo 2017, n. 26438).
☛ Colui che suggerisce comunicando al candidato con il telefono cellulare le risposte ai
quesiti dell’esame per il conseguimento della patente di guida, risponde del reato di
procurati lavori altrui (Cass. Pen, Sez. V, 3 Settembre 2020 n. 25027).
154
di effrazione sul portone di ingresso, configura il reato di procurato allarme per la cui
sussistenza è sufficiente l’annuncio di disastri, infortuni o pericoli inesistenti idonei a
suscitare allarme nei riguardi di autorità, enti o esercenti di un pubblico servizio (Tribu-
nale di Genova, sezione I penale, 20 aprile 2011, n. 1442).
155
156
lazione del contratto ed in concreto agevolino il meretricio" (Cass. Pen., sez. III, 19
febbraio 2013, n. 33160). Tali prestazioni possono essere di vario genere, e passare da
attività decisamente partecipative all’esercizio dell’attività di prostituzione (ad esempio
l’esecuzione di inserzioni pubblicitarie, la fornitura di profilattici, la ricezione dei clienti
(Cass. Pen., sez. III, 17 febbraio 2014, n. 7338) a comportamenti decisamente meno
invasivi ma ciononostante valutabili come aiuto, favoreggiamento alla prostituzione,
come nel caso dell’imputato che non si era limitato ad affittare a prezzo di mercato
i propri immobili a delle prostitute, ben sapendo che queste avrebbero utilizzato gli
appartamenti per il loro "lavoro", ma si era prodigato per favorirlo al massimo, addirit-
tura predisponendo "un allestimento specifico degli appartamenti diretto a ottimizzare
il loro utilizzo per la prostituzione, collocando letti matrimoniali anche nelle cucine"
come tra l’altro emerso dalle intercettazioni telefoniche che hanno inchiodato il locatore
alle proprie responsabilità, derivanti non tanto dall’aver fittato a delle prostitute ma
dall’aver fatto anche in modo che queste potessero, all’interno dei suoi appartamenti,
svolgere al meglio il meretricio. Con ciò, quindi, favorendolo, proprio come vietato dal
reato contestatogli che testualmente punisce "chiunque in qualsiasi modo favorisca o
sfrutti la prostituzione altrui" (art. 3 comma 8 della L. 75/1958).
f Non importa l’intestazione dell’immobile: la pena spetterà a chi ne dispone, anche
se questa formalmente è intestata a terzi.In tal senso la norma è chiara: l’art. 3 n. 2,
infatti, punisce "chiunque, avendo la proprietà o l’amministrazione di una casa od
altro locale". Non importa quindi se a stringere gli accordi e percepire il fitto sia una
persona diversa dal proprietario: sarà comunque l’effettivo "amministratore" del locale
a rispondere dell’illecita finalità cui questo sarà (o è) destinata. E non potrebbe essere
diversamente, dal momento che uno dei principi cardine del nostro sistema penale è
quello della c.d. "responsabilità personale" penale: infatti, secondo quanto disposto dal-
l’art. 27 della Costituzione "La responsabilità penale è personale", per cui si può essere
puniti solo se si è l’autore di un reato e solo chi è l’autore del reato può essere punito.
Quindi se a gestire l’appartamento è soggetto diverso dal proprietario (ad es. il nipote
per conto della nonna), sarà il primo ad essere condannato.
f È impossibile impedire che un’unità immobiliare in condominio venga utilizzata dalla
proprietaria come casa di tolleranza, a meno che non lo preveda apposita norma del
regolamento contrattuale.
f Nei riguardi della prostituta, se pure non è in alcun modo perseguibile il fatto della pro- P
stituzione per se stesso, può essere adottata la misura del foglio di via obbligatorio se
la donna eserciti la sua attività in maniera scandalosa e intollerabile, con manifestazioni
pubbliche pericolose per la moralità o addirittura per l’ordine pubblico, per nulla neces-
sarie al mero esercizio della prostituzione in sé e per sé (come per es., in caso di adesca-
mento per la strada pubblica). È altresì legittimo il foglio di via obbligatorio nei confronti
di una cittadina rumena colta nell’esercizio dell’attività di meretricio per strada; ciò in
ragione del pericolo per la sicurezza della circolazione stradale e l’ordine pubblico, risul-
tante nel caso concreto. (T.A.R. Lazio, Roma, Sez. I ter, 8 giugno 2015, n. 8052).
157
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PUBBLICO UFFICIALE (art. 357 c.p.). – È tale chi esercita una funzione pubblica (è tale
quella disciplinata da norme di diritto pubblico, cioè dalla Costituzione e dal diritto am-
ministrativo, e non anche dal diritto privato, ossia da norme che disciplinano i rapporti
tra Stato e privati, quando il primo agisce in veste di pubblica autorità):
Legislativa (deputati, senatori, consiglieri regionali).
Giudiziaria (magistrati, che sono dotati di poteri autoritativi, si pensi al potere di or-
dinare l’arresto dell’imputato, e certificativi, si pensi al potere di assumere una prova
nel processo).
Amministrativa: coloro i quali sono dotati, congiuntamente o in alternativa, di poteri
di deliberazione (cioè di formazione della volontà della P.A., quali ministri, alti funzio-
nari dello Stato, consiglieri comunali), autoritativi (ossia di comando inteso come pote-
re di esercitare la forza e di contestare le violazioni, quali agenti di PS anche in licenza,
159
capitani di navi, controllori delle ferrovie e degli enti di trasporto, il privato che effettua
l’arresto in flagranza ai sensi del c.p.p., ecc.), certificativi (ossia di redigere documenti
che in base alla legge valgono come prove, quali notai, testimoni di un processo, periti,
cancellieri di tribunali, medici, insegnanti). Anche gli amministratori di sostegno e i
tutori di incapaci sono pubblici ufficiali; infatti,per rivestire la qualifica di pubblico uffi-
ciale non è indispensabile svolgere un’attività che abbia efficacia diretta nei confronti di
terzi ma è sufficiente compiere atti preparatori, propedeutici o accessori che esauriscano
nell’ambito del procedimento amministrativo effetti certificativi, valutativi o autoritati-
vi, anche se destinati a fini interni alla Pubblica amministrazione. Secondo consolidata
giurisprudenza, va ritenuto pubblico ufficiale il tutore dell’incapace con la conseguente
integrazione del delitto di peculato laddove il tutore dell’interdetto si appropri di somme
di denaro appartenenti a quest’ultimo e ricevute, in ragione dell’ufficio rivestito (Cass.
Pen., sez. VI, 3 dicembre 2014, n. 50754).
Esempi:
☛ Il medico convenzionato con l’A.S.L. riveste la qualifica di pubblico ufficiale, e non
quella di incaricato di pubblico servizio, in quanto svolge la sua attività per mezzo di
poteri pubblicistici di certificazione, che si estrinsecano nella diagnosi e nella correla-
tiva prescrizione di esami e prestazioni (Cass. Pen., sez. VI, 1 ottobre 2007, n. 35836).
☛ I cosiddetti “ausiliari del traffico” non rivestono la qualifica di pubblici ufficiali; l’art.
68, comma 1, della L. n. 488/99 delimita, infatti, le funzioni di tali soggetti a quelle di
accertamento e contestazione delle violazioni in materia di sosta all’interno delle aree
oggetto di concessione alle imprese di gestione dei parcheggi e di quelle immediatamen-
te limitrofe e necessarie a compiere le manovre atte a garantire la concreta funzionalità
del parcheggio in concessione (Cass. Pen., sez. V, 14 giugno 2013, n. 26222).
PUBBLICO UFFICIALE CHE CHIEDE IL “PIZZO” (art. 317 c.p.). – Si procede d’ufficio per
il reato di CONCUSSIONE.
f Arresto facoltativo in flagranza.
f Se il danaro richiesto serviva ad evitare che la vittima fosse denunciata per un reato che
il pubblico ufficiale aveva l’obbligo di comunicare all’A.G., il pubblico ufficiale viene
anche denunciato per omessa denuncia ex art. 361 c.p.
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RAPINA GIÀ CONSUMATA. – Identificare la parte lesa e chiedere modalità della rapina e
descrizione rapinatori.
f Ascoltare eventuali testimoni ex art. 351 c.p.p.
f Visionare eventuali immagini di telecamere di sorveglianza, acquisendole.
f Invitare la vittima a sporgere denuncia presso gli uffici di polizia, allegando inventario
delle cose rapinate.
RAPINA IN BANCA IN ATTO. – Non giungere proprio sotto l’obiettivo, ma bloccare sem-
plicemente le vie di fuga.
f Intimare, restando in auto, di arrendersi perché circondati.
f Se i criminali non escono, attendere l’arrivo dei N.O.C.S. (Nucleo Operativo Centrale di
Sicurezza), l’Unità Speciale Antiterrorismo della Polizia di Stato, evitando di entrare in
banca o all’interno dell’edificio in cui si trovano.
RESISTENZA A PUBBLICO UFFICIALE – ESIMENTE (art. 393 bis c.p.). – Se a dare origine
ai reati di violenza o minaccia a pubblico ufficiale (336 c.p.), resistenza a p.u. (337
c.p.), oltraggio a p.u. (341 bis c.p.p.) e agli altri reati indicati nell’art. 393 bis c.p. è
l’esercizio di atti arbitrari da parte della persona offesa, si configura l’esimente della
reazione ad atti arbitrari del p.u., per cui l’autore di tali reati non è punibile.
162
Esempi:
☛ Il privato che opponga resistenza al p.u. che pretenda di sottoporlo a perquisizione
personale per la ricerca di armi e munizioni, in assenza di elementi obiettivi idonei a
giustificare l’atto (Cass. Pen., sez. VI, 12 maggio 2011, n. 18841).
☛ La resistenza a pubblico ufficiale (337 c.p.), durante una perquisizione ai sensi del-
l’art. 41 del TULPS, causata dal comportamento arbitrario tenuto dell’ufficiale di polizia
giudiziaria, eccedente dai limiti delle attribuzioni istituzionali, perché caratterizzato
da un macroscopico sviamento rispetto allo scopo di pubblico interesse per il quale è
dall’ordinamento previsto l’esercizio di poteri autoritativi, non è punibile (Cass. Pen.,
sez. VI, 18 dicembre 2009, n.48552).
RICETTAZIONE (art. 648 c.p.). – La norma punisce “chi, al fine di procurare a sé o ad altri
un profitto, acquista, riceve od occulta denaro o cose provenienti da un qualsiasi
delitto, o comunque si intromette nel farle acquistare, ricevere od occultare…….”, per
cui il reato si consuma all’atto della ricezione della cosa proveniente da delitto.
f Si procede d’ufficio.
f Arresto facoltativo in flagranza.
f Arresto obbligatorio in flagranza se il fatto riguarda denaro o cose provenienti da
delitti di rapina aggravata (628, comma 3, c.p.), estorsione aggravata (629, comma
2, c.p.) o furto aggravato di materiale metallico o altro materiale sottratto ad infra-
strutture pubbliche (ex art. 625, comma 1, n. 7 bis).
f Il reato in esame presuppone che in precedenza sia stato commesso un altro delitto
(c.d. reato presupposto), che non si richiede sia stato accertato con sentenza passata in
giudicato, essendo sufficiente che il fatto delittuoso, doloso o colposo, risulti dagli atti
del processo. Dal tenore della norma come reato presupposto non può ritenersi una
contravvenzione.
Esempi:
☛ Sussiste il reato nel caso di una carabina cal. 22 con matricola punzonata, risultata
rubata, che era stata rinvenuta in una cassapanca sita in un locale, adibito a deposito,
nell’azienda dell’imputato (Cass. Pen., sez. II, 11 ottobre 1986, n. 10695).
☛ È configurabile il delitto di ricettazione in caso di acquisto o ricezione di un’arma
clandestina (il reato presupposto è stato individuato nell’abrasione della matricola)
(Cass. Pen., sez. II, 28 ottobre 2009, n. 41464).
☛ Chi viene trovato in possesso di un oggetto rubato e non sa fornire una plausibile giusti-
ficazione sul modo in cui l’ha ottenuto, può legittimamente essere ritenuto responsabile R
del delitto di cui all’art. 648 c.p. (Cass. Pen., sez. II, 17 maggio 1991, n. 5404).
☛ Sino a poco tempo fa, comprare un cellulare rubato integrava un reato, quello di ricetta-
zione. Ma da oggi non lo è più. O meglio, non ci sarà più alcuna punizione di carattere
penale. Questo perché la corte costituzionale con sentenza n. 156 del 21.07.2020 ha
sancito che al reato di ricettazione lieve si applica il beneficio della cosiddetta «par-
ticolare tenuità del fatto»: in buona sostanza, il comportamento viene ritenuto sostan-
zialmente non grave, non tanto almeno da giustificare un processo penale e la relativa
condanna. Così all’imputato viene scontato sia il dibattimento che la pena. Insomma,
se la cava senza alcuna conseguenza se non la macchia sulla fedina penale (quella
infatti non viene cancellata) e la possibilità di subire l’azione civile del proprietario
dell’oggetto rubato (che ne potrà chiedere la restituzione o il risarcimento del danno).
In realtà, quanto appena detto non è che l’applicazione di una norma – l’articolo 131
163
bis del Codice penale – approvata nel 2015, in virtù della quale tutti i reati puniti con la
pena detentiva fino a 5 anni e/o con la pena pecuniaria vengono “perdonati”. In buona
sostanza, niente processo penale, niente pena. Restano solo le conseguenze risarcitorie
e la fedina penale macchiata. La Corte Costituzionale ha detto che questo beneficio si
applica anche a quei reati per i quali la legge non prevede una pena minima ma solo
quella massima, anche se superiore a 5 anni. Di regola, ogni norma penale prevede una
punizione da un minimo di… a un massimo di…. Qualche volta, per alcuni reati è previ-
sta la reclusione «fino a un massimo di…» senza indicazione del minimo (minimo che,
comunque, non può mai essere inferiore a 15 giorni). Ci si è chiesto se, anche per questi
ultimi, valesse il beneficio della particolare tenuità del fatto. La Corte Costituzionale ha
dato risposta affermativa, ampliando così il novero dei reati per i quali c’è la possibilità
di “farla franca”. E tra questi c’è la ricettazione di lieve entità, come quella di chi ac-
quista – anche se in malafede – uno smartphone rubato. Ricordiamo che chi acquista
un cellulare consapevole del fatto che sia rubato commette ricettazione; chi invece è in
buona fede, ma comunque non si interroga sulle ragioni per cui il prezzo magari è molto
più basso di quello di mercato o del perché l’oggetto non sia venduto attraverso uno
“store” ufficiale commetta il reato meno grave di incauto acquisto (anche per questo
vige il regime di favore che abbiamo appena visto). Ed anche per questo è prevista la
non punizione penale.
RICICLAGGIO (art. 648 bis c.p.). – Sussiste il reato quando si sostituisce o trasferisce
denaro, beni o altre utilità provenienti da delitto non colposo, in modo da ostacolare
l’identificazione della loro provenienza delittuosa.
f Si procede d’ufficio.
f Arresto facoltativo in flagranza. Fermo consentito.
Esempi:
☛ Sostituzione della targa di un’autovettura proveniente da delitto (Cass. Pen., sez. II, 5
dicembre 2005, n. 44305).
☛ Alterare il numero di telaio di un veicolo di illecita provenienza (Cass. Pen., sez. II, 28
maggio 2013, n. 22992).
☛ Smontaggio e successiva vendita, o riutilizzo in altro modo, dei singoli pezzi di un
bene mobile registrato di provenienza delittuosa (Cass. Pen., sez. II, 29 marzo 2011, n.
12766).
164
RIFIUTO D’ATTI D’UFFICIO (art. 328, comma 1, c.p.). – Si procede d’ufficio, nei confron-
ti del pubblico ufficiale o dell’incaricato di pubblico servizio che abbia competenza
a compiere l’atto richiesto.
f Il delitto “si perfeziona con la semplice omissione del provvedimento di cui si sollecita
la tempestiva adozione, incidente su beni di valore primario (giustizia, sicurezza pub-
blica, ordine pubblico, igiene, sanità)” (Cass. Pen., sez.VI, 13 marzo 2003, n. 11877).
f Il carattere indebito del rifiuto non è ravvisabile quando, in presenza di un conflitto di
interessi, il compimento dell’atto venga a ledere diritti costituzionalmente garantiti del
soggetto agente (fattispecie in cui i funzionari di polizia avevano rifiutato di ricevere
una denuncia sporta a loro carico da un privato; la ricezione della denuncia avrebbe
esposto i pubblici ufficiali a conseguenze penali e nel bilanciamento tra l’interesse al
buon andamento della pubblica amministrazione e il diritto di difesa deve essere attri-
buita prevalenza a quest’ultimo) (Cass. Pen., sez. VI, 20 giugno 2000, n. 7281).
Esempi:
☛ Il carabiniere che ometta la dovuta segnalazione al Prefetto circa la detenzione di una
modica quantità di sostanze stupefacenti da parte di taluno (Cass. Pen., sez. VI, 23
settembre 2010, n. 34401).
☛ La condotta del vigile urbano che omette deliberatamente di contravvenzionare i con-
ducenti di veicoli in sosta vietata, anche se la contravvenzione sia successivamente
contestata da agenti di polizia stradale (la circostanza che, in conseguenza del rifiuto
del vigile urbano, l’atto sia compiuto da altro pubblico ufficiale, non ha valore scrimi-
nante) (Cass. Pen., sez. VI, 1 ottobre 2007, n. 35837). R
☛ Il comportamento di un’infermiera che richiesta da una paziente di procedere alla
sua pulizia per motivi di igiene e sanità, la ritardi in quanto impegnata nell’attività di
distribuzione del vitto, in quanto l’operazione di pulizia personale rivestiva carattere
d’urgenza e la prescrizione di tale compito non necessitava di un ordine specifico del
medico, sussistendo una direttiva emanata ai sensi dell’art. 6 del D.P.R. n. 225 del
1974, impartita in via generale e sulla base di turni di servizio (Cass. Pen., sez. VI, 29
novembre 2006, n. 39486).
165
166
f Punibili possono essere il proprietario o chi per lui è obbligato alla conservazione o alla
vigilanza dell’edificio; in quest’ultima categoria di persone la giurisprudenza ricom-
prende l’amministratore di condominio che è il legale rappresentante dei condomini
in relazione alle parti comuni dello stabile.
f Per la sussistenza del reato di cui alla prima parte dell’art. 677 c.p. è sufficiente il ve-
rificarsi della duplice evenienza che sia sorto il pericolo di rovina dell’edificio e che il
proprietario, o chi per lui è obbligato alla conservazione, non abbia provveduto pronta-
mente ai lavori necessari per rimuoverlo (ad es. la recinzione dell’edificio minacciante
rovina, opportune segnalazioni agli organi competenti), senza che occorra un pericolo
attuale per le persone (Cass. Pen., sez. VI, 19 febbraio 1971, n. 222).
f Il reato sussiste, anche se l’edificio è ubicato all’interno di un terreno privato (Cass.
Pen., sez. I, 26 gennaio 1993, n. 679).
Esempio:
☛ Il reato sussiste nel caso di inosservanza dell’ordinanza del sindaco che ingiunge di
provvedere all’urgente riparazione dell’immobile in stato di pericolo per la pubblica
incolumità, trattandosi di fattispecie speciale rispetto alla contravvenzione prevista dal-
l’art. 650 c.p. (Cass. Pen., sez. I, 3 febbraio 2004, n. 4032).
RUMORI MOLESTI CHE DISTURBANO LA QUIETE “PUBBLICA” (art. 659 c.p.). – Si pro-
cede d’ufficio, arresto e fermo non sono consentiti.
f Portarsi sul posto e accertare che effettivamente i rumori abbiano l’attitudine a distur-
bare un numero indeterminato di persone, anche se la segnalazione è pervenuta da una
sola persona.
f Identificare il proprietario del locale o della struttura da cui promanano i rumori ex art.
349 c.p.p. e invitarlo ad eleggere domicilio per le notificazioni (ex art. 161 c.p.p.).
f Se del caso, l’indagato può essere sentito sul posto ex art. 350/5 e 6 c.p.p. oppure ex
art. 350/7 c.p.p.
f Ordinare al proprietario, se perdura il rumore e per impedire che il reato sia portato a
R
conseguenze ulteriori (art. 55 c.p.p.), la sospensione o la riduzione dello stesso (art.
650 c.p.).
f Se necessario sequestrare il corpo del reato sia ai fini di prova (354/2 c.p.p.) sia per im-
pedire che il reato sia portato a conseguenze ulteriori (321/1 e 3 bis c.p.p.); il sequestro
può essere eseguito anche con apposizione di sigilli allo strumento (ad es. condiziona-
tore d’aria difettoso o strumento musicale).
f Se possibile effettuare rilievi fonometrici, che sono tipici accertamenti tecnici “a sor-
presa” da inquadrare fra le attività svolte dalla p.g. ai sensi degli artt. 348 e 354, comma
2, c.p.p. (Cass. Pen., sez. I, 7 dicembre 2006, n. 632).
167
SCARICARE FILE DA INTERNET (L. 633/41). – Si procede d’ufficio nei confronti di chi
“per trarne profitto, comunica al pubblico immettendola in un sistema di reti telemati-
che, mediante connessioni di qualsiasi genere, un’opera dell’ingegno protetta dal diritto
d’autore, o parte di essa”. S
f Se, invece, la diffusione illegale è compiuta senza perseguire alcuno scopo di lucro,
la sanzione consiste nell’applicazione di una semplice multa (art. 171 ter L. 633/41).
f Fruire abusivamente, tramite metodi fraudolenti, della visione dei contenuti della piat-
taforma televisiva pay per-view Mediaset Premium configura violazione del diritto d’au-
tore ex art. 171 octies legge n. 633/41).
f Sanzione amministrativa, invece, per chi “abusivamente utilizza, anche via etere o via
cavo, duplica, riproduce, in tutto o in parte, con qualsiasi procedimento, anche avvalen-
dosi di strumenti atti ad eludere le misure tecnologiche di protezione, opere o materiali
protetti” (art. 174 ter L. 633/41).
169
f Decodificare i programmi televisivi Sky (o Mediaset Premium o altri) senza pagare il ca-
none integra il reato punito dall’art. 171 octies della Legge 633/1941 sul diritto d’autore
(Cass. Pen., sez. III, 10 ottobre 2017, n. 46443).
SCHEDINE D’ALLOGGIO (art. 109 T.U.L.P.S.). – Qualora un albergo non invii alla Questu-
ra competente territorialmente, avvalendosi di mezzi informatici o telematici o median-
te fax, le generalità delle persone alloggiate entro le ventiquattrore successive all’arrivo,
si procede d’ufficio attraverso la redazione dei seguenti atti:
- verbale di identificazione e di dichiarazione o di elezione di domicilio per le notifica-
zioni, ex art. 161 c.p.p.
- annotazione di p.g. per la violazione dell’art. 109, comma 3, T.U.L.P.S.
- relazione di servizio.
f Si applica la sanzione prevista dall’art. 17 T.U.L.P.S., in quanto l’art. 109 non stabilisce
alcuna pena e si applica indistintamente non solo ai proprietari o gestori di alberghi, ma
anche a chi gestisce tutte le altre strutture ricettive, senza distinzioni di sorta, comprese
quelle non convenzionali, non autorizzando la norma precettiva alcuna differenziazio-
ne basata sulle dimensioni strutturali e sul numero di camere dell’alloggio che offre
ospitalità (Cass. Pen., sez. I, 11 maggio 2017, n. 23308).
f Sussiste l’obbligo di comunicazione immediata, per i soggiorni non eccedenti le venti-
quattro ore (Decreto Legge 53 del 14 giugno 2019).
SCIPPO CON CATTURA DEGLI AUTORI (art. 624 bis, comma 2, c.p.: furto con strappo).
– Si procede d’ufficio.
f Arresto obbligatorio in flagranza, salvo che ricorra la circostanza attenuante della spe-
ciale tenuità del danno arrecato alla p.o. (380/2 lett.e c.p.p.).
f Il fermo è consentito solo nelle ipotesi aggravate di violenza sulle cose, portando indos-
so armi o narcotici senza farne uso, ecc.
SCIPPO SENZA CATTURA DEGLI AUTORI (art. 624 bis, comma 2, c.p.). – Redigere verba-
le di sommarie informazioni rese da persona informata sui fatti, ex art. 351 c.p.p., se
ci sono eventuali testimoni.
170
f Eventuale verbale di rinvenimento e sequestro del mezzo con cui è stato effettuato lo
scippo.
f Eventuale verbale di affidamento in giudiziale custodia del mezzo stesso.
f Redigere annotazione di p.g. ex art. 357/1 c.p.p. e relazione di servizio.
SCRITTE EVERSIVE SUI MURI (art. 639 c.p.). – (ad esempio: “Fuori i compagni dalle gale-
re", "Fuoco alle galere", “Libertà ai compagni”, la classica sigla Br e i simboli, come la
stella a cinque punte o la "A" cerchiata degli anarchici).
f Si procede d’ufficio per il reato di imbrattamento (639 c.p.).
f Eseguire perquisizione domiciliare, considerate le frasi scritte, notiziando personale del-
S
la DIGOS.
171
SEGNI DISTINTIVI CONTRAFFATTI – POSSESSO (art. 497 ter c.p.). – Si procede d’ufficio.
f Arresto facoltativo in flagranza, fermo non consentito
f Sequestro degli oggetti contraffatti ex art. 354 c.p.p.
f È prevista la reclusione da due a cinque anni.
f Il reato sussiste quando taluno illecitamente detiene, fabbrica o comunque forma ovve-
ro illecitamente ne fa uso, segni distintivi, contrassegni o documenti di identificazione
in uso ai Corpi di polizia, ovvero oggetti o documenti che ne simulano la funzione.
Esempi:
☛ Non è lecitamente detenuto un dispositivo lampeggiante a luce blu, normalmente in
uso – anche se non esclusivo – alle forze in servizio di ordine pubblico, collocato sul
tettuccio della vettura di un appartenente alla Guardia di Finanza che si trovi in vacan-
za, fuori della sua sede di servizio e non impegnato in un servizio di polizia in quanto
trattasi di un "oggetto" che, allorché usato, esonera dall’osservanza degli obblighi, dei
divieti e delle limitazioni relativi alla circolazione stradale e porta a identificare il suo
detentore con un soggetto in servizio di ordine pubblico: un oggetto, quindi, che è ido-
neo a trarre in inganno i cittadini sulle qualità personali di chi lo detiene e sul potere
connesso all’uso dello stesso (Cass. Pen., sez. V, 24 luglio 2014, n. 32964).
☛ L’appartenente alle forze dell’ordine che fuori servizio utilizzi, per trarne vantaggio
personale, il dispositivo di segnalazione manuale (c.d.”paletta”), come nel caso in cui
parcheggi o entri all’interno di zona limitata esibendo o esponendo sul parabrezza, a tal
fine, la paletta della Polizia di Stato.
☛ Risponde del reato previsto dall’art. 497-ter primo comma codice penale il soggetto
che esibisce un tesserino delle forze di polizia. Se il tesserino è “artigianale” e non
corrispondente agli originali, quello che conta, affinché sussista il reato, non è l’averlo
riprodotto a regola d’arte, bensì che sia idonea a trarre in inganno il cittadino medio
(che solitamente è poco avvezzo a maneggiare tessere di polizia) (Cass. Pen., sez. V, 27
aprile 2016, n. 34894).
SEGRETO DI UFFICIO (art. 326 c.p.). – Si procede d’ufficio nei confronti del p.u. o della
persona incaricata di un pubblico servizio che rivela notizie di ufficio che debbono ri-
manere segrete o ne agevola la conoscenza. Ne può rispondere anche l’estraneo, a titolo
di concorso con l’autore principale, qualora abbia rivelato una notizia segreta riferitagli
come tale (Cass. Pen., sez. VI, 1 aprile 2004, n. 15489).
f Arresto e fermo non sono consentiti.
Esempi:
☛ Si configura, ad esempio, quando l’addetto all’ufficio denunce lascia sulla scrivania,
allontanandosi temporaneamente, una querela nei confronti di un soggetto relativamen-
te a cui l’Ufficiale di p.g. sta procedendo ad elezione di domicilio e nomina difensore,
consentendo al soggetto stesso querelato di leggere il contenuto della medesima (che
invece è coperto da segreto d’ufficio perché atto di indagine). in tal caso avremo l’ipo-
tesi di agevolazione colposa in rivelazione di segreto d’ufficio contemplata dall’art.
326 comma 2 c.p.
☛ Quando si procede a tale ultimo atto non si deve mai rivelare il contenuto della de-
nuncia, né tantomeno il nome del denunciante, perché altrimenti si commetterebbe il
delitto di rivelazione di segreto d’ufficio ex art. 326 c.p., ma semplicemente si comunica
al soggetto nei cui confronti si procede ad elezione di domicilio e nomina difensore che
172
nei suoi confronti sono in corso indagini per cui sarà facoltà del suo difensore chiedere
contezza in Procura, ex art. 335 c.p.p., del relativo contenuto.
☛ Ne risponde il p.u. che divulga informazioni sulle indagini in corso prima ancora che
il p.m. abbia esercitato l’azione penale o richiesta l’archiviazione depositando il fascico-
lo delle indagini. In generale, sono, infatti, coperti da segreto d’ufficio gli atti di indagine
compiuti dal p.m. o dalla p.g. (a iniziativa o su delega) fino a quando l’indagato non
può averne conoscenza e comunque non oltre la chiusura delle indagini preliminari.
Quindi ad es. non è coperto da segreto la diffusione della notizia dell’arresto di un in-
dagato poiché l’arresto è conosciuto dall’indagato stesso nel momento in cui è eseguito.
Al contrario, le sommarie informazioni testimoniali sono coperte da segreto sino a che
il p.m. non esercita l’azione penale o non richiede l’archiviazione.
☛ Dello stesso reato risponde anche la persona informata sui fatti che, prima della chiu-
sura delle indagini, racconta a un giornalista il contenuto delle dichiarazioni che ha reso
alla p.g. quando è stata sentita ex art. 351 c.p.p.
☛ Integra il delitto di rivelazione di segreti d’ufficio la condotta del collaboratore di can-
celleria che fornisca a terzi non autorizzati a riceverla, e senza rispettare la procedura
e la formula all’uopo previste dall’art. 110 bis att. c.p.p., la notizia sull’assenza di iscri-
zioni nel registro degli indagati a carico di una determinata persona (Cass. Pen., sez. V,
20 giugno 2011, n. 24583).
☛ Si configura anche nel caso di rivelazione, da parte di un funzionario di polizia, di no-
tizie concernenti un’indagine della quale non era partecipe, dopo aver ricevuto in pro-
posito confidenze dei colleghi operanti (Cass. Pen., sez. VI, 21 gennaio 2005, n. 1898).
☛ Integra la fattispecie in questione la comunicazione anticipata, da parte di un membro
della commissione esaminatrice di un pubblico concorso, a uno o più concorrenti, con
esclusione di tutti gli altri, del probabile tema d’esame, trattandosi di notizia “di ufficio”
destinata a rimanere segreta (Cass. Pen., sez. VI, 17 ottobre 2008 n. 39153).
☛ Il cancelliere in servizio presso un tribunale che fa visionare fascicoli custoditi nel suo
ufficio ad una persona del tutto estranea sia all’ufficio sia ai procedimenti visionati
(Cass. Pen., sez. VI, 6 dicembre 2013, n. 49133).
☛ Rispondono del reato di rivelazione di segreto d’ufficio e non di quello meno grave di
trattamento illecito di dati sensibili (art. 167 del d.lgs. n. 196/2003), i dipendenti di una
società di servizi telefonici i quali comunichino a chi non ne abbia diritto le generalità
dei soggetti che risultano titolari di utenze facenti capo alla detta società (Cass. Pen.,
sez. VI, 14 febbraio 2013, n. 7370).
☛ Integra il reato di rivelazione di segreto d’ufficio la divulgazione da parte di un agente
di polizia giudiziaria del contenuto di un’annotazione concernente le indagini eseguite
(Cass. Pen., sez. VI, 30 agosto 2004, n. 35647).
S
SENTENZA (COMUNICAZIONE AL QUESTORE). – Ex art. 160 T.U.L.P.S. i cancellieri delle
Procure, dei Tribunali e delle Corti di Appello hanno l’obbligo di trasmettere, ogni quin-
dici giorni, il dispositivo delle sentenze di condanna irrevocabili a pene detentive, al
Questore della provincia in cui il condannato ha la residenza o l’ultima dimora.
SEQUESTRO PENALE (art. 354 c.p.p.). – Avvisare l’indagato della facoltà di farsi assistere
da un difensore di fiducia, ex art. 114 disp. att. c.p.p. Caso contrario, l’atto è inficiato da
nullità generale a regime intermedio.
173
SEQUESTRO PREVENTIVO (art. 321 c.p.p.). – Prima di dare inizio alle operazioni, l’organo
di polizia giudiziaria procedente rende edotta la persona sottoposta alle indagini della
facoltà di farsi assistere da un difensore di fiducia; trattandosi di atti che vengono
svolti in condizioni contingibili, il difensore ha facoltà di assistere all’atto, senza tut-
tavia avere il diritto di un preventivo avviso. Nel caso in cui si procede all’esecuzio-
ne di un sequestro preventivo delegato dall’autorità giudiziaria, l’ufficiale di polizia
giudiziaria richiede alla persona sottoposta alle indagini se sia assistita da un difensore
di fiducia e, qualora ne sia priva, si procede alla designazione di un difensore d’ufficio,
secondo le normali modalità. La persona indagata può far intervenire il difensore di fi-
ducia (ovvero quello d’ufficio designato) senza che ciò comporti ritardo nell’esecuzione
delle operazioni.
f Qualora il sequestro riguardi cose mobili, occorre distinguere se queste siano traspor-
tabili (ed in questo caso verranno custodite presso idonei locali dell’ufficio di polizia
giudiziaria che procede), oppure cose difficilmente trasportabili per dimensioni e carat-
teristiche, che verranno lasciate sul posto ed affidate in custodia a persona in possesso
dei requisiti di legge per assolvere tale incombenza.
f Nel caso in cui il sequestro abbia ad oggetto immobili, (nel qual caso si esegue assicu-
rando la completa chiusura di esso e apponendo sulle vie di accesso i sigilli d’ufficio),
esso viene eseguito in loco assicurando le cose in maniera meramente formale, me-
diante l’apposizione di sigilli che indicano la presenza del vincolo gravante sul bene
(Il sigillo costituisce lo strumento simbolico attraverso cui si manifesta la volontà dello
Stato diretta ad assicurare beni mobili o immobili contro ogni atto di disposizione o
manomissione).
f Anche in quest’ultima ipotesi deve essere nominato un custode. Al momento della
consegna della res sequestrata, il custode deve essere avvertito dell’obbligo di conser-
varla e di presentarla ad ogni richiesta dell’autorità giudiziaria; viene altresì avvertito
delle pene previste dalla legge in caso di violazione ai doveri di custodia (artt. 334 e
335 c.p.). Si evidenzia che sono incapaci di essere nominati custodi i minori degli anni
quattordici, le persone palesemente affette da infermità mentale o in stato di manifesta
ubriachezza o intossicazione da sostanze stupefacenti o psicotrope, nonché le persone
sottoposte a misure di sicurezza detentiva o a misura di prevenzione. Per quanto riguar-
da invece la possibilità di nominare custode l’indagato o la persona offesa del reato, si
174
tenga presente che le disposizioni vigenti non contemplano alcun genere di incompa-
tibilità con l’assolvimento di tale incombenza; ma per palesi ragioni di convenienza,
non è assolutamente da privilegiare. Un problema che può sorgere nell’esecuzione di
un sequestro di beni immobili è la mancanza di un soggetto che assuma la qualità di
custode (es. cantiere edile abusivo): nella fattispecie risulterebbe utile che l’ufficiale di
polizia giudiziaria procedente provveda a notiziare il pubblico ministero della situazio-
ne il quale, a sua volta, impartirà le direttive che riterrà opportune (es. la nomina di un
istituto di vigilanza che assolva il compito di custode).
f Qualora il sequestro riguardi:
Immobili: si esegue assicurando la totale chiusura degli stessi, apponendo i sigilli sulle
chiusure (porte, infissi, ecc.) al fine di impedirne l’accesso.
Denaro: si esegue mediante versamento su libretto postale infruttifero intestato a chi
possedeva il denaro all’atto del sequestro (il libretto va custodito presso l’ufficio di po-
lizia giudiziaria che procede a disposizione del pubblico ministero).
Carte e documenti: le carte devono essere numerate e sottoscritte singolarmente
dall’ufficiale di p.g. che procede al sequestro; qualora per particolari ragioni ciò non
risulti possibile, i documenti dovranno essere chiusi in pacchi sigillati recanti il bollo
dell’ufficio.
Cose deperibili: l’organo di p.g. informa tempestivamente il pubblico ministero af-
finché impartisca le direttive che riterrà opportune; in ogni caso la p.g. procederà ad
effettuare rilievi urgenti sulle cose (in quanto ricorrono i presupposti di cui al secondo
comma dell’art. 354 c.p.p.). Le cose, qualora abbiano un valore economico e siano com-
merciabili, possono essere alienate, versando il ricavato su un libretto postale infruttife-
ro, intestato al soggetto che le possedeva. È altresì possibile procedere alla distruzione
delle cose stesse, disponendo, previo avviso al difensore, il prelievo di campioni.
SFRATTO. – Nelle esecuzioni per rilascio “ordinarie” spetta all’ufficiale giudiziario il po-
tere, riconosciuto dagli artt. 608 e 513 c.p.c. di chiamare in ausilio la forza pubblica, te-
nuta a prestare assistenza anche in virtù della formula esecutiva impressa sul titolo che,
tra l’altro, prescrive “a tutti gli ufficiali della forza pubblica di concorrervi, quando
ne siano legalmente richiesti” (art. 475 c.p.c.).
f Sono da considerare quali soggetti inclusi nella categoria “forza pubblica” gli agenti di
Pubblica Sicurezza (Polizia di Stato), i Carabinieri, le Guardie di Finanza, i Vigili
del Fuoco, gli Agenti di Custodia e le persone ad essi equiparate, nonché tutti quegli
organismi non militarizzati i cui dipendenti sono investiti di potestà di coercizione di-
retta sulle persone e sulle cose ai fini dell’ordine e della sicurezza pubblica (Cass. Pen. 5
dicembre 1986, n. 4259), ivi compresi gli Agenti della Polizia Municipale (Cass. Pen.,
13 ottobre 2005, n. 5393).
f L’eventuale rifiuto di prestare l’assistenza richiesta dal Giudice o dai suoi ausiliari po-
S
trebbe integrare le fattispecie delittuose previste dagli artt. 328 e 329 c.p.
f Il compito della forza pubblica non è limitato alla salvaguardia dell’incolumità del Cu-
stode, ma comprende anche quello di vincere eventuali resistenze ed utilizzare, ove
necessario, anche strumenti di coercizione fisica; pertanto, su richiesta del Custode
Giudiziario, gli Agenti provvederanno a vincere le resistenze degli occupanti e, avvalen-
dosi delle proprie prerogative e se necessario della forza, ad accompagnarli al di fuori
dell’immobile da liberare;
f Su richiesta del Custode Giudiziario, gli Agenti della forza pubblica dovranno altresì
prestare la loro assistenza alle ulteriori operazioni di liberazione (a titolo esemplifica-
175
tivo: sostituzione delle serrature, perlustrazione dei luoghi, inventario dei beni mobili
rinvenuti, verbalizzazione, ecc.) sino alla loro conclusione;
f Non spetta alla forza pubblica intervenuta alcuna valutazione sull’opportunità della
liberazione, sui suoi presupposti e/o sulle modalità con cui la stessa viene realizzata,
né compete alla stessa alcun sindacato sulle conseguenze dell’attuazione dell’ordine di
liberazione. Non è consentito agli Agenti di forza pubblica giudicare il provvedimento
giurisdizionale o la legittimità dell’esecuzione, né è permesso pretendere un preventivo
avviso ai Servizi Sociali o all’AUSL o la presenza di un medico-legale o altro ancora;
eventuali provvedimenti in tal senso competono all’Autorità Giudiziaria e/o agli ausi-
liari della stessa).
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essere il delitto di simulazione di reato, che si configura, nella sua forma diretta, quando
con denuncia o querela, presentata, come in questo caso, alla polizia giudiziaria che
ha l’obbligo di riferire all’autorità giudiziaria, si afferma falsamente essere avvenuto un
reato, determinando in tal modo l’inizio di un procedimento penale per accertare l’esi-
stenza del reato stesso (Cass. Pen., sez. VI, 24 luglio 2014, n. 33016).
SOGGETTO SENZA FISSA DIMORA. – Contattare i servizi sociali del Comune e accertare
se sussiste un centro accoglienza.
f Rinvenuto il centro accoglienza, inviare una comunicazione via fax o mail alla struttura
chiedendo di alloggiare il soggetto.
f Inoltrare tutta la documentazione al Comune, Ufficio Assistenti Sociali.
177
fini della contravvenzione che la bevanda offerta sia ingerita. Non esclude il reato l’aver
agito per colpa.
f È vero, secondo il TULPS, che «gli esercenti non possono, senza un legittimo motivo,
rifiutare le prestazioni del proprio esercizio a chiunque le domandi e ne corrisponda il
prezzo», ma è altrettanto vero che viene punito chi somministra alcolici ad un cliente in
evidente stato di ubriachezza, ex art. 691 c.p.
f Né risponde chi materialmente accoglie la richiesta del cliente, prende la bottiglia e gli
versa da bere (barman, cameriere, gestore, ecc.).
f Qualora il colpevole sia esercente un’osteria o un altro pubblico spaccio di cibi o bevan-
de, la condanna importa la sospensione dall’esercizio.
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f Denunciare, in stato di libertà, il soggetto per il reato di cui all’art. 75, comma 1, d.l-
gs.159/2011, redigendo annotazione, ad es. perché il soggetto si accompagna a pregiu-
dicati o perché rincasa più tardi delle 21.00.
f L’inosservanza della prescrizione di vivere onestamente e di rispettare le leggi impo-
sta dalla misura di prevenzione in questione può sussistere perché, ad es., il soggetto
si accompagna a pregiudicati o non rispetta l’orario di rientro in casa ovvero ancora
anche nel caso di commissione di un illecito amministrativo (nella specie, guida di un
ciclomotore senza patente di guida, revocata all’atto della sottoposizione alla misura di
prevenzione) (Cass. Pen., sez. I, 18 novembre 2010, n. 40819).
179
Esempio:
☛ Integra il reato di cui all’art. 574 c.p. la condotta di uno dei genitori qualora, contro la
volontà dell’altro, egli sottragga il figlio per un periodo di tempo rilevante, impedendo
l’altrui esercizio della potestà genitoriale e allontanando il minore dall’ambiente d’abi-
tuale dimora (Cass. Pen., sez. V, 1 ottobre 2008, n. 37321).
☛ Nella norma di cui all’art. 574 c.p. manca l’inciso riguardante il consenso o meno del
minore sottratto: ciò in quanto chi non ha compiuto il quattordicesimo anno di età si
trova, per presunzione legislativa, in condizione di immaturità cui consegue assoluta
inferiorità psichica e fisica, tale da rendere irrilevante il suo consenso; anzi, non è pos-
sibile distinguere tra il minore che non sia stato in grado di resistere all’azione, che vi
abbia consentito o che l’abbia, addirittura, intenzionalmente provocata.
SPARI IN LUOGO PUBBLICO. – Nel caso in cui un’arma legalmente detenuta venga usata
impropriamente (ad es. per sparare ai piccioni), si fa relazione dettagliata all’ufficio
porto d’armi per l’eventuale provvedimento di revoca della licenza da parte del Questo-
re o di chi ha rilasciato la stessa.
f Se si tratta di un’azione urgente (ad es. perché il titolare della licenza, con l’arma che
detiene, sta minacciando qualcuno), la P.S. può procedere al sequestro cautelativo
dell’arma per motivi di ordine e sicurezza pubblica ex art. 39 T.U.L.P.S., scrivendo nel
verbale che si è provveduto a scopo cautelativo al fine del provvedimento del Prefetto
ex art. 39 T.U.L.P.S..
f In caso di denuncia per minacce, viene meno l’affidabilità richiesta dall’art. 39 del
T.U.L.P.S. per la detenzione delle armi. È legittimo il provvedimento con il quale è stata
disposta la revoca d’una licenza di porto di fucile (nella specie per uso tiro a volo), mo-
tivato con riferimento al fatto che il suo titolare è stato denunciato dal coniuge separato
per minacce, ritenendo che, per tale motivo, sia venuta meno l’affidabilità richiesta dal-
l’art. 39 del T.U.L.P.S. per la detenzione delle armi. A nulla rileva, ai fini della legittimità
di detto provvedimento, che l’interessato fosse un uomo conosciuto come mite, che
aveva tenuto una condotta irreprensibile, nonché che la moglie abbia dichiarato d’es-
sersi con lui riconciliata, atteso che tali circostanze depongono al più sull’esaurimento
delle ragioni cautelari, non certo sull’assenza originaria dei presupposti della cautela
(Consiglio di Stato, sez. III, 28 marzo 2014, n. 1490). L’art. 39, 1° comma, del T.U.L.P.S.,
nel dare la facoltà al Prefetto «…di vietare la detenzione delle armi, munizioni e materie
esplodenti, denunciate ai termini dell’articolo precedente, alle persone ritenute capaci
di abusarne…», costituisce non già la sanzione per una condotta lato sensu colpevole,
bensì un tipico provvedimento di P.S. Si tratta, cioè, d’una misura preventiva intesa a
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rimuovere una situazione oggettiva di pericolo; per sua natura, quindi, tale misura cau-
telare, quand’anche non a certo tempo data, resta comunque rebus sic stantibus, ossia
delimitata, se non dal mero passare del tempo, dall’attuale sussistenza delle ragioni che
mossero il Prefetto ad imporla.
STAMPATI (art. 663 bis c.p. - divulgazione stampa clandestina). – Si tratta non di reato ma
di violazione amministrativa che consiste nel divulgare stampe o stampati (documenti
destinati alla pubblicazione) pubblicati senza l’osservanza delle prescrizioni di legge
sulla pubblicazione e diffusione della stampa periodica e non periodica.
f Secondo la giurisprudenza, tra l’illecito in parola ed il delitto di stampa clandestina ex
art. 16 della legge sulla stampa (L. n. 47/48) la differenza sta nel fatto che la legge sulla
stampa si riferirebbe all’attività dell’editore e dello stampatore, mentre l’art. 663 bis a
quella del semplice attacchino.
f Redigere verbale di sanzione amministrativa. Autorità competente: Prefetto.
f Sequestrare i volantini.
Esempi:
☛ Distribuire volantini ciclostilati in proprio (Cass. Pen., sez. I, 13 giugno 1973, n. 1143).
☛ È stata riconosciuta la natura di stampato ad un volantino ciclostilato (Cass. Pen., sez.
I, 13 giugno 1973, n. 1143).
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f La morte di una o più persone deve essere lo scopo perseguito dall’agente e non un
evento che il soggetto stesso si sia rappresentato come probabile e possibile conseguen-
za della propria azione (Cass. Pen., sez. I, 23 aprile 1990, n. 5914).
f Non è ammesso il tentativo, in quanto per la consumazione del delitto in argomento è
sufficiente che il colpevole compia atti che abbiano l’idoneità a cagionare una situazione
di concreto pericolo per il bene tutelato (Cass. Pen., sez. I, 13 novembre 1991, n. 11394).
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f Effettuare sequestro preventivo dell’immobile ai fini della confisca, che verrà disposta
dal giudice.
f Procedere, come da rito, nei confronti degli extracomunitari irregolari.
183
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STRUMENTI ATTI AD OFFENDERE (art. 4/2 L 110/75). – Portare senza giustificato motivo,
fuori della propria abitazione o delle appartenenze di essa, bastoni muniti di puntale
acuminato, strumenti da punta e da taglio atti ad offendere, tubi, catene, fionde, bul-
loni, sfere metalliche nonché qualsiasi altro strumento non considerato espressamente
come arma da punta o da taglio, chiaramente utilizzabile, per le circostanze di tempo e
di luogo, per l’offesa alla persona.
f Si procede d’ufficio.
f Arresto e fermo non consentito.
STUPEFACENTI (SPACCIO) (art. 73 DPR 309/90). – Arresto in flagranza, salvo che il fatto
S
sia di lieve entità (ad es. rinvenire lo spacciatore con appena 8 gr di hashish) nel qual
caso denunciare a piede libero il reo.
f Effettuare (agt. e uff. di p.g.) perquisizione personale sia dello spacciatore sia dell’ac-
quirente.
f Procedere alla perquisizione del locale dove eventualmente lo spacciatore si fosse rifu-
giato e nella sua abitazione. Possiamo anche procedervi nel luogo in cui lo spacciatore
ha dichiarato di detenere droga, se vi è il pericolo che il ritardo nella perquisizione
domiciliare (e quindi l’attesa del decreto del Gip) possa consentire a eventuali correi di
distruggere la sostanza.
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della patente di guida e/o il fermo amministrativo hanno durata di 30 giorni. Sia la pa-
tente di guida che il certificato d’idoneità tecnica sono trasmessi al Prefetto. Nell’ipotesi
di circolazione e/o guida durante il periodo di cui sopra, sono applicabili le violazioni
previste dagli articoli 214 e/o 216 c.d.s.
Il Prefetto è competente ad applicare la sanzione amministrativa della sospensione
della patente di guida, della licenza di porto d’armi, del passaporto e di ogni altro
documento equipollente o del divieto di conseguire tali documenti, nei confronti di
coloro che sono stati colti dagli organi di polizia in possesso di sostanze stupefacenti
per uso personale.
Esempio:
☛ La coltivazione casalinga di marijuana non è punibile purché si tratti di qualche pianti-
na e che la sostanza ricavata sia minima e di uso esclusivamente personale. La spiegazio-
ne di ciò sta nel fatto che la coltivazione minima esclude la possibile diffusione della so-
stanza o l’ampliamento della coltivazione (Cass. Pen., sez. VI, 29 luglio 2014, n. 33835).
☛ È penalmente “lecita” la coltivazione domestica di piante stupefacenti a fine di autocon-
sumo, ma sanzionabile amministrativamente. Qualora, infatti, la coltivazione domestica
a fini di autoconsumo produca effettivamente una sostanza stupefacente dotata di effi-
cacia drogante, le sanzioni amministrative dell’art. 75 del d.p.r. 309/90 potranno essere
applicate al soggetto agente considerato non come coltivatore, ma come detentore di
sostanza destinata a uso personale (Cass. Pen., Sez. Unite, 19 dicembre 2019 n. 12348).
☛ La droga è legale quando si tratta di CANNABIS LIGHT. Secondo la legge n. 242 del
02.12.2016, è possibile coltivare canapa (cannabis sativa L.) utilizzando sementi regi-
strate nell’ Unione Europea che abbiano un contenuto massimo di thc (cioè di tetrai-
drocannabinolo, la sostanza psicotropa classificata come stupefacente) non superiore
allo 0,2 per cento. La legge prevede un limite di tolleranza fino allo 0,6 per cento di thc,
entro il quale non vi sono conseguenze penali né per l’agricoltore né per il venditore.
Nel caso in cui la percentuale di thc dovesse superare la soglia dello 0,6 per cento,
l’autorità giudiziaria può disporre il sequestro o la distruzione della coltivazione, ma
anche in questo caso è esclusa la responsabilità dell’agricoltore. Secondo la Corte di
Cassazione (sent. n. 4920 del 31.01.2019), il limite di tollerabilità dello 0,6 per cento di
thc si applica non solo agli agricoltori, ma anche a coloro che vendono cannabis light e
a coloro che ne fanno uso. In sintesi, quindi, è lecito vendere nei growshop cannabis
light con percentuale di thc fino a 0,6, che è la soglia sotto la quale non ci sono effetti
droganti: deve, infatti, ritenersi che il limite indicato dalla legge previsto per la coltiva-
zione delle infiorescenze valga anche per il frutto della coltivazione che arriva senza
alcuna modifica alla commercializzazione. Il consumo risulta libero e non può essere
sanzionato sul piano amministrativo. Tuttavia, anche se la cannabis legale non ha effetti
psicotropi, subito dopo averla consumata non bisogna mettersi alla guida di un veicolo, S
poiché se si venisse sottoposti a controlli, si correrebbe il rischio di integrare l’illecito di
guida sotto effetto di sostanza stupefacente.
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stegno delle ragioni giustificatrici dell’arresto in flagranza di reato (Cass. Pen., sez. VI,
26 gennaio 1993 n. 4603). Tale attività si inserisce tra quelle previste dall’art. 348 c.p.p.
e non richiede il preventivo avviso al difensore.
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ulteriore periodo di cure deve fare, entro 5 giorni dal primo ricovero, proposta motivata
da inviare al Sindaco che ha emanato il provvedimento originario. Il prolungamento
della misura può essere di altri 7 o 15 giorni. Le ordinanze di T.S.O. devono essere
notificate all’interessato e, per la convalida, al Giudice tutelare circoscrizionalmente
competente entro 48 ore (art. 3 L.180/78 e L. 833/78). Il paziente o chiunque vi abbia
interesse contro l’ordinanza di convalida del T.S.O. o quella del Sindaco può richiedere
al Presidente del Tribunale la sospensione del provvedimento. Il paziente, una volta
dimesso, viene seguito dalle strutture extraospedaliere ai fini di un percorso terapeutico
che ne favorisce il reinserimento sociale.
TABACCAIO CHE VENDE SIGARETTE A MINORI DI ANNI 14 (art. 730/2 c.p.). – Si procede
d’ufficio nell’ipotesi di vendita o somministrazione di tabacco a minore degli anni 14.
f L’art. 730 comma 2 c.p. incrimina la vendita o somministrazione effettiva del tabacco
al minore degli anni quattordici, mentre il porre in vendita, con la semplice offerta al
pubblico della merce contenuta nel distributore automatico di sigarette, non integra
gli estremi né della vendita, né della somministrazione; e neppure ricorre l’ipotesi del
tentativo, giacché ci troviamo di fronte a figure di reato contravvenzionale (Corte Co-
stituzionale, sentenza n. 49 del 1985).
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di tutela della privacy. Dunque è ben possibile registrare quello che dice un poliziotto o
un carabiniere a prescindere dal luogo ove avviene tale registrazione (Cass. Pen., sez.
II, 10 giugno 2016, n. 24288).
192
Esempio:
☛ Ladro che viene trovato all’interno di un’auto a manometterne i fili elettrici per farla
partire. Si tratta di un “tentato furto aggravato” dal fatto che il reato è stato commesso
con violenza sulle cose ex art. 625/1 nr. 2 c.p., e come tale impone l’arresto obbligatorio
in flagranza ex art. 380/2 lett. e c.p.p.
TRUFFA (art. 640 c.p.). – Arresto facoltativo in flagranza. Fermo non consentito.
f Nei confronti dei minori, arresto e fermo non sono consentiti.
f Si procede a querela di parte nel caso di truffa semplice. Nelle ipotesi aggravate si proce-
de d’ufficio (es., se il fatto è commesso a danno dello Stato o di altro ente pubblico, se il
danno patrimoniale è di rilevante gravità ex art. 61 n. 7 c.p., ovvero se il fatto è commesso
ingenerando nella vittima il timore di un pericolo immaginario, o se l’autore è recidivo).
Esempi:
☛ Non integra il delitto di falso ideologico in atto pubblico la falsa attestazione del pub-
blico dipendente circa la sua presenza in ufficio riportata nei cartellini marcatempo o
nei fogli di presenza, in quanto documenti che non hanno natura di atto pubblico, ma
di mera attestazione del dipendente inerente al rapporto di lavoro, soggetto a disciplina
privatistica, documenti che, peraltro, non contengono manifestazioni dichiarative o di
volontà riferibili alla p.a. (Cass. Pen., Sez. Un., 11 aprile 2006 n. 15983).
☛ La falsa attestazione del pubblico dipendente, circa la presenza in ufficio riportata sui
cartellini marcatempo o nei fogli di presenza, è condotta fraudolenta, idonea oggetti-
vamente a indurre in errore l’amministrazione di appartenenza circa la presenza su
luogo di lavoro, ed è dunque suscettibile di integrare il reato di truffa aggravata, ove il
pubblico dipendente si allontani senza far risultare, mediante timbratura del cartellino
o della scheda magnetica, i periodi di assenza, sempre che siano da considerare econo-
micamente apprezzabili (Cass. Pen., sez. V, 21 maggio 2012, n. 19299).
☛ La falsa attestazione della presenza in ufficio, mediante timbratura del badge identifi-
cativo a opera di un terzo, implica la violazione di fondamentali doveri scaturenti dal
vincolo della subordinazione oltre a integrare fattispecie penalmente rilevante (reato di
tentata truffa). (Cass. Civ., sez. Lavoro, 28 maggio 2018, ordinanza n. 13269).
☛ L’utente che, introducendosi in autostrada approfittando del transito di veicoli muniti
di telepass, ed accodandosi ad essi, transiti nelle apposite corsie a tali veicoli riservate, T
pone in essere l’ipotesi delittuosa di truffa (Trib. Pen. Frosinone, 7 ottobre 2003, n. 704).
☛ Dichiarare falsamente all’INPS che il padre è in vita per continuare a percepire la pen-
sione è truffa. Qualora l’erogazione di un fondo pensionistico da parte dell’Ente conse-
gua ad una dichiarazione mendace circa l’esistenza in vita del pensionato, ricorre l’ipo-
tesi di truffa e non quella di cui al 316 ter c.p. se la dichiarazione mendace ha indotto in
errore l’Ente erogante circa i presupposti che legittimano l’erogazione (Cass. Pen., sez.
II, sentenza 5 settembre 2017, n. 40260).
193
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UBRIACHEZZA - DASPO URBANO (art. 688 c.p.) . – “Chiunque, in luogo pubblico o aper-
to al pubblico, è colto in stato di manifesta ubriachezza è punito con la sanzione ammi-
nistrativa pecuniaria da € 51 a € 309” (sanzione depenalizzata ex art. 54 d.lgs. 507/99).
f Si redige verbale di contestazione della violazione amministrativa.
f Ai fini della sussistenza di questa contravvenzione, è indifferente se l’ubriachezza è
volontaria o attribuibile a colpa.
f Se l’ubriaco commette un illecito accompagnarlo in un luogo, es. presso il proprio
Comando, dove non possa creare pericolo per sé e per gli altri, ma anche non creare
disturbo o molestie (compito riconosciuto ex art. 1 T.U.L.P.S.).
f Ove possibile, poi, avvisare i familiari in modo che possano prenderlo in consegna,
comunque non prima di avergli contestato l’illecito di cui all’ art. 688 c.p. ed eventuali
altri illeciti che fossero ravvisati (es. disturbo della quiete). Nell’eventualità non fosse
possibile avvisare i familiari, è necessario mantenerlo in “custodia” fino a quando non
rientrerà nelle sue normali facoltà.
f Se l’ubriaco versa in evidente stato di malessere, es. coma etilico, chiedere l’intervento
di un’ambulanza.
f Il decreto legge 20 febbraio 2017, n. 14 (cd. decreto sicurezza Minniti), rafforzato dal
d.l. 113/2018, ha previsto “misure a tutela del decoro di particolari luoghi”, attraverso la
possibilità di disporre l’ordine di allontanamento di 48 ore (cd. mini-daspo urbano)
anche per gli ubriachi che frequentano metropolitane, stazioni, aeroporti, e, in gene-
rale, tutte le infrastrutture di trasporto pubblico, compreso quello locale, nonché aree
destinate allo svolgimento di fiere, mercati, pubblici spettacoli, presidi sanitari e in tutte
quelle zone che i Comuni possono ampliare, oltre ad una sanzione pecuniaria.
f In caso di recidiva all’ordine di allontanamento, il questore può disporre il vero e pro-
prio Daspo urbano per un periodo non superiore a due anni e in caso di inottemperanza
è previsto l’arresto da sei mesi ad un anno.
Esempi:
☛ Non risponde dell’illecito amministrativo di cui all’art. 688 c.p. colui che è sorpreso in
stato di manifesta ubriachezza all’interno di un’autovettura, essendo l’abitacolo un
luogo esposto al pubblico e non pubblico o aperto al pubblico (Cass. Pen., sez. IV, 16
giugno 2005, n. 22594).
☛ Affinché si possa configurare l’illecito, lo stato di ubriachezza deve essere manifesto,
ossia l’alterazione provocata dall’assunzione di alcol deve essere chiaramente rilevabile U
da chiunque (Cass. Pen., sez. Unite, 5 febbraio 1996, n. 1299) (è esente da pena colui
che si trova in semplice stato di ebbrezza), come nel caso in cui l’agente presenti un ali-
to fortemente alcolico, abbia un’andatura barcollante e presenti una pronuncia incerta
e balbettante (Cass. Pen., sez. IV, 27 giugno 1986, n. 6336).
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☛ La contravvenzione di cui all’art. 688 c.p. non sussiste se il livello di ubriachezza non
sia tale da arrecare fastidio e da turbare la tranquillità di terzi (nella specie, l’imputato
era stato trovato in condizioni di ubriachezza ma era cosciente e si era comportato ri-
spettosamente nei confronti degli agenti di polizia giudiziaria intervenuti) (Tribunale di
Sanremo - sezione distaccata di Ventimiglia, 15 dicembre 2000 n. 281).
USURA (art. 644 c.p.). – Il reato consiste nell’approfittare dello stato di bisogno di taluno
per farsi dare o promettere interessi o altri vantaggi usurari, quale corrispettivo di una
prestazione di danaro o di altra utilità (c.d. usura reale, cioè quella che ha ad oggetto
prestazioni di servizi o un’altra attività professionale, come nel caso del medico chirur-
go che chiede al paziente una somma di denaro eccessiva per una piccola e semplice
operazione).
f Si procede d’ufficio.
f Arresto facoltativo in flagranza. Fermo consentito.
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VAGABONDO - DASPO URBANO. – Qualora sia rinvenuta una persona maggiorenne che
visibilmente non è in grado di provvedere a sé stessa, sarebbe opportuno:
Accompagnarla presso una struttura ospedaliera, dalla quale tuttavia potrebbe pur
sempre decidere di uscire, in quanto non può essere trattenuta contro la sua volontà.
f Il decreto legge 20 febbraio 2017, n. 14 (cd. Decreto sicurezza Minniti), rafforzato dal
d.l. 113/2018, ha previsto “misure a tutela del decoro di particolari luoghi”, attraverso la
possibilità di disporre l’ordine di allontanamento di 48 ore (cd. Mini-daspo urbano)
anche ai vagabondi che frequentano metropolitane, stazioni, aeroporti, e, in generale,
tutte le infrastrutture di trasporto pubblico, compreso quello locale, nonché aree de-
stinate allo svolgimento di fiere, mercati, pubblici spettacoli, presidi sanitari e in tutte
quelle zone che i Comuni possono ampliare, oltre ad una sanzione pecuniaria.
f In caso di recidiva all’ordine di allontanamento, il questore può disporre il vero e pro-
prio Daspo urbano per un periodo non superiore a due anni e in caso di inottemperanza
è previsto l’arresto da sei mesi ad un anno.
197
VILIPENDIO ALLA NAZIONE (art. 291 c.p.). – La norma punisce chiunque pubblicamente
vilipende la nazione italiana, intesa come comunità degli italiani, uniti dalla comunan-
za di storia, di lingua, di memoria, di costumi e di aspirazioni. Anche qui il fatto deve
essere commesso pubblicamente (art. 266, comma 2, c.p.).
f Per nazione deve intendersi tutto un popolo che ha comunanza di origine territoriale,
di storia, di lingua, di cultura, onde il reato sussiste se ed in quanto il vilipendio è
diretto contro tutto il popolo in tal senso.
f Si procede d’ufficio.
f Arresto e fermo non sono consentiti.
198
Esempio:
☛ Durante una intervista radiofonica o televisiva, l’intervistato comincia ad utilizzare ter-
mini altamente ingiuriosi e irrispettosi nei confronti dello Stato e, soprattutto, della
dignità dei cittadini.
199
deve indurre a ritenere che sia passibile di sanzione penale ogni comportamento che
possa comunque turbare la pace e la tranquillità della famiglia.
f La violazione dell’obbligo di fedeltà tra i coniugi, anche se espressamente previsto
dall’art. 143 c.c., non costituisce violazione degli obblighi di assistenza familiare, né
può ritenersi che una condotta contraria all’ordine o alla morale della famiglia sia di
per sé punibile penalmente quando non abbia prodotto una violazione degli obblighi
di assistenza.
f Si procede a querela di parte.
f Si procede d’ufficio, invece, se si malversano o si dilapidano i beni del figlio minore
o del coniuge, ovvero se si fanno mancare i mezzi di sussistenza ai discendenti di età
minore.
f Si procede d’ufficio anche nel caso di inadempimento dell’obbligo di mantenimento
nei confronti dei figli (minorenni e maggiorenni). Infatti, "in tema di reati contro la
famiglia, la violazione degli obblighi di natura economica posti a carico del genitore
separato, cui si applica la disposizione dell’art. 12 sexies della L. 898/1970, stante il
richiamo operato dalla previsione di cui all’art. 3 della L. 54/2006 (recante disposizioni
in materia di separazione dei genitori e affidamento condiviso dei figli), riguarda l’ina-
dempimento dell’obbligo di mantenimento in favore dei figli (minorenni e maggioren-
ni), dovendosi escludere invece l’inadempimento di analogo obbligo posto nei confronti
del coniuge separato, cui è applicabile la tutela già predisposta dall’art. 570 c.p." (Cass.
Pen., sez. VI, 1 agosto 2014, n. 34181). Su quest’assunto, la Corte ha, quindi, sancito
che è ius receptum nella stessa giurisprudenza di legittimità (Cass. Pen., SS.UU., 31
maggio 2013, n.23866), il principio secondo cui l’indicata fattispecie di cui all’art. 12
sexies "è procedibile d’ufficio e non a querela della persona offesa, e punisce il mero
inadempimento dell’obbligo di corresponsione dell’assegno di mantenimento stabilito
dal giudice in favore dei figli, senza limitazione di età, purché economicamente non
autonomi".
f Con il D. Lgs. 1 marzo 2018, n. 21, sono stati abrogati sia l’art. 12 sexies della L. 898/70
sia l’art. 3 della L. 54/2006, sostituiti dal nuovo art. 570 bis c.p. che si occupa della
"Violazione degli obblighi di assistenza familiare in caso di separazione o di scio-
glimento del matrimonio", stabilendo che le pene previste dall’articolo 570 si appliche-
ranno anche al coniuge che si sottrae all’obbligo di corresponsione di ogni tipologia di
assegno dovuto in caso di scioglimento, di cessazione degli effetti civili o di nullità del
matrimonio ovvero che violi gli obblighi di natura economica in materia di separazione
dei coniugi e di affidamento condiviso dei figli.
Esempi:
☛ Mancata corresponsione dell’assegno di mantenimento al coniuge (Cass. Pen., sez. VI,
3 marzo 2014, n. 10105).
☛ Versare l’assegno di mantenimento in maniera parziale e con ritardo (Cass. Pen., sez.
VI, 14 maggio 2015, n. 20133).
☛ Abbandono del domicilio coniugale in assenza di una giusta causa che renda intolle-
rabile la prosecuzione della convivenza. Non è, infatti, “giustificato il comportamento
del coniuge che immotivatamente aveva abbandonato la casa coniugale per coltivare
senza impacci di sorta una diversa relazione sentimentale” (Cass. Pen., sez. VI, 5 set-
tembre 2000, n. 9440). L’abbandono del domicilio coniugale può trovare giustificazione,
con conseguente esclusione della responsabilità per il reato di cui all’art. 570 c.p., non
solo quando segua alla proposizione della domanda di separazione, di annullamento,
di scioglimento o di cessazione degli effetti civili del matrimonio (come espressamente
200
previsto dall’art. 146 c.c.), ma anche quando, a prescindere da detta proposizione, esi-
stano oggettive ragioni di carattere interpersonale che non consentano la prosecuzio-
ne della vita in comune, rendendo quest’ultima intollerabile o comportando un grave
pregiudizio per l’educazione della prole (Cass. Pen., sez. VI, 12 marzo 1999, n. 11064).
☛ Mancato versamento del contributo dovuto al coniuge separato per il mantenimento dei
figli minori (Cass. Pen., sez. VI, 2 maggio 2000, n. 9414).
☛ In tema di violazione degli obblighi di assistenza familiare, nella nozione penalistica di
“mezzi di sussistenza” di cui all’art. 570, comma secondo, n. 2, c.p. – diversa dalla più
ampia nozione civilistica di “mantenimento” – debbono ritenersi compresi non più solo
i mezzi per la sopravvivenza vitale (quali il vitto e l’alloggio), ma anche gli strumenti
che consentano, in rapporto alle reali capacità economiche e al regime di vita personale
del soggetto obbligato, un sia pur contenuto soddisfacimento di altre complementari
esigenze della vita quotidiana (quali, ad esempio, abbigliamento, libri di istruzione
per i figli minori, mezzi di trasporto, mezzi di comunicazione) (Cass. Pen., sez. VI, 21
gennaio 2009 n. 2736).
VIOLAZIONE DELLA PRIVACY (art. 167 decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 – codice
in materia di protezione dei dati personali: trattamento illecito di dati). – Identificare e
denunciare il reo, per aver compromesso la riservatezza del dato che la norma intende
tutelare, come nel caso in cui si diffonde il numero di telefono altrui. È reato, infatti,
pubblicare in rete il numero di cellulare altrui (Cass. Pen., n. 21839/2011).
f Anche pubblicare su internet le foto di una persona senza il suo consenso è illeci-
to. Infatti, l’art. 96 dalla Legge sul Diritto d’autore (Legge n. 633/1941) prevede che
“il ritratto di una persona non può essere esposto, riprodotto o messo in commercio
senza il consenso di questa” salvo alcuni casi tassativamente indicati dal successivo
art. 97, che recita: “Non occorre il consenso della persona ritratta quando la riprodu-
zione dell’immagine è giustificata dalla notorietà o dall’ufficio pubblico coperto, da
necessità di giustizia o di polizia, da scopi scientifici, didattici o culturali, o quando la
riproduzione è collegata a fatti, avvenimenti, cerimonie di interesse pubblico o svoltisi
in pubblico”. Pertanto, è legittimo scattare fotografie che ritraggono una terza persona,
ma non è lecito divulgare (e quindi pubblicare su Internet) le relative immagini senza
il consenso della persona ritratta, salvo le eccezioni di cui sopra. La Cassazione ha
chiarito che il consenso alla divulgazione dell’immagine non deve essere necessaria-
mente scritto, potendo, infatti, essere prestato anche verbalmente, o tacitamente, per
implicito o per fatti concludenti. (Cass. civ., 6 maggio 2010, n. 10957). In tale ipotesi
ci si può rivolgere al Tribunale Civile con provvedimento d’urgenza ex art. 700 c.p.c.
chiedendo la rimozione immediata delle foto dal social network o dal sito ove sono
state pubblicate.
VIOLAZIONE DI DOMICILIO (art. 614 c.p.). – Si procede a querela della persona offesa.
f Si procede d’ufficio se il fatto è aggravato (commesso con violenza sulle cose o per-
sone, o se il colpevole è palesemente armato e il reo si introduce in appartamento clan-
destinamente, ad es. da una finestra lasciata aperta, o con inganno, ad es. fingendosi
portalettere). Si parla di clandestinità nel caso in cui qualcuno entri o si trattenga in
un luogo in modo tale da non essere visto dall’avente diritto; si ha, invece, un inganno
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qualora lo stesso soggetto agisca ricorrendo ad un mezzo fraudolento.
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f La legge interviene sul codice penale, sul codice di procedura, sul c.d. codice antimafia
e sull’ordinamento penitenziario.
f In particolare, la legge introduce nel codice penale quattro nuovi delitti:
- deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso (nuovo
art.583-quinquies c.p.), punito con la reclusione da 8 a 14 anni. Quando dalla commis-
sione di tale delitto consegua l’omicidio si prevede la pena dell’ergastolo. La riforma
inserisce, inoltre, questo nuovo delitto nel catalogo dei reati intenzionali violenti che
danno diritto all’indennizzo da parte dello Stato;
- diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti senza il consenso delle
persone rappresentate (c.d. Revenge porn, inserito all’art. 612-ter c.p. dopo il delitto
di stalking), punito con la reclusione da 1 a 6 anni e la multa da 5.000 a 15.000 euro;
la pena si applica anche a chi, avendo ricevuto o comunque acquisito le immagini o i
video, li diffonde a sua volta al fine di recare nocumento agli interessati. La fattispecie è
aggravata se i fatti sono commessi nell’ambito di una relazione affettiva, anche cessata,
o con l’impiego di strumenti informatici;
- costrizione o induzione al matrimonio (art. 558-bis c.p.), punito con la reclusione da
1 a 5 anni. La fattispecie è aggravata quando il reato è commesso in danno di minori e
si procede anche quando il fatto è commesso all’estero da, o in danno, di un cittadino
italiano o di uno straniero residente in Italia
- violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto
di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa (art. 387-bis), punito con la
reclusione da 6 mesi a 3 anni.
f Inoltre, con ulteriori interventi sul codice penale, la legge n. 69 del 2019 prevede modi-
fiche ai delitti di:
- maltrattamenti contro familiari e conviventi (art. 572 c.p.) volte a: inasprire la pena;
prevedere una fattispecie aggravata speciale (pena aumentata fino alla metà) quando il
delitto è commesso in presenza o in danno di minore, di donna in stato di gravidanza
o di persona con disabilità, ovvero se il fatto è commesso con armi; considerare sempre
il minore che assiste ai maltrattamenti come persona offesa dal reato. Inoltre, il delitto
di maltrattamenti contro familiari e conviventi è inserito nell’elenco dei delitti che con-
sentono nei confronti degli indiziati l’applicazione di misure di prevenzione, tra le quali
è inserita la misura del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona da
proteggere.
- atti persecutori (art. 612-bis c.p.), con un inasprimento della pena;
- violenza sessuale (artt. 609-bis e ss. c.p.), inasprendo le pene e ampliando il termine
concesso alla persona offesa per sporgere querela (da 6 mesi a 12 mesi). Il provvedi-
mento, inoltre, rimodula e inasprisce le aggravanti quando la violenza sessuale è com-
messa in danno di minore;
- atti sessuali con minorenne (art. 609-quater c.p.) con la previsione di un’aggravante
(pena aumentata fino a un terzo) quando gli atti siano commessi con minori di anni 14
in cambio di denaro o di qualsiasi altra utilità, anche solo promessi. Tale delitto diviene
inoltre procedibile d’ufficio;-
- omicidio, con l’estensione del campo di applicazione delle aggravanti dell’omicidio
aggravato dalle relazioni personali.
f Infine, con una modifica all’art. 165 c.p., il provvedimento prevede che la concessione
della sospensione condizionale della pena per i delitti di violenza domestica e di genere
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sia subordinata alla partecipazione a specifici percorsi di recupero.
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VIOLENZA PRIVATA (art. 610 c.p.). – Il reato sussiste quando con violenza (qualsiasi mez-
zo idoneo a privare coattivamente l’offeso della libertà di autodeterminarsi) o minaccia
si costringe taluno a fare, tollerare o omettere una determinata cosa.
f Si procede d’ufficio.
f L’arresto è facoltativo in flagranza. Il fermo non è consentito.
Esempi:
☛ Apporre una catena con lucchetto ad un cancello, impedendo all’avente diritto di entra-
re nella propria abitazione (Cass. Pen., sez. V, 7 maggio 1998, n. 1195).
☛ Parcheggiare intenzionalmente la propria vettura dietro quella della parte lesa così im-
pedendole di muoversi (Cass. Pen., sez. V, 11 novembre 2005, n. 40983).
208
☛ Costringere il conducente di un’auto a fermarsi contro la sua volontà (Cass. Pen., sez.
V, 03 giugno 2013, n. 23495).
☛ Cacciare il coniuge di casa (Cass. Pen., sez. V, 15 ottobre 2012, n. 40383).
☛ Cambiare la serratura di casa per impedire all’ex di entrare integra il reato di violenza
privata, in quanto l’elemento della violenza si identifica in qualsiasi mezzo idoneo a
privare coattivamente l’offeso della libertà di determinazione e di azione, potendo con-
sistere anche in una violenza ‘impropria’, che si attua attraverso l’uso di mezzi anomali
diretti ad esercitare pressioni sulla volontà altrui, impedendone la libera determinazione
(Cass. Pen., sez. V, 20 giugno 2016, n. 25626). Anche qualora la casa sia di proprietà, il
coniuge proprietario dell’immobile, non potrà cambiarne la serratura, in caso di intol-
lerabilità, fino a quando il giudice non abbia emesso un provvedimento di separazione
con cui autorizzi i coniugi a vivere separatamente e assegni a uno dei due la casa fami-
liare. Diversamente l’altro coniuge potrà rivolgersi al giudice per riottenere, attraverso
una specifica azione (la cosiddetta “azione di reintegrazione” ex art. 1168 cod. civ.), il
possesso del bene; il coniuge cui sia stato impedito l’accesso alla casa familiare potrà
chiedere anche il risarcimento per il conseguente danno riportato (si pensi alla necessità
di trovare una nuova e adeguata soluzione abitativa).
☛ Uomo tenta di bloccare col proprio corpo la marcia di un motociclo (Cass. Pen., sez. V,
2 gennaio 2020, n. 16)
VIOLENZA SESSUALE (art. 609 bis c.p.). – Si realizza quando si costringe taluno con
violenza (fisica o psichica), minaccia (male ingiusto prospettato alla vittima) o abuso
di autorità (quest’ultima ipotesi si configura ad es. nel caso del capotreno che chiede
prestazione sessuale a donna senza biglietto) a compiere o subire atti sessuali ovvero
quando si trae in inganno la persona offesa per essersi il colpevole sostituito ad altra
persona (fornendo false generalità ovvero false indicazioni di status e qualità personali,
come nel caso di chi si finge medico o avvocato o celibe per carpire i favori sessuali del-
la vittima), ovvero quando si approfitta della condizione di inferiorità psichica o fisica
della persona offesa (come nell’ipotesi di congiunzione carnale con persona che il reo sa
essere malata di mente o qualora la persona offesa si trovi in uno stato di infermità psi-
chica determinato dall’assunzione di bevande alcooliche o stupefacenti (Cass. Pen.,
Sez. III, 4 ottobre 2017, n. 45589).
f Arresto obbligatorio in flagranza, salvo nei casi di minore gravità dove l’arresto è
facoltativo.
f Si procede a querela di parte, irrevocabile, che può essere proposta entro dodici mesi
(Legge n. 69 del 19 luglio 2019); ovvero si procede d’ufficio se la violenza sessuale è
commessa nei confronti di minore degli anni 18, oppure se commessa da soggetto legato
da un “rapporto di supremazia” con il minore, se commessa da un pubblico ufficiale o
da un incaricato di pubblico servizio nell’esercizio delle proprie funzioni, oppure se la
violenza sessuale è connessa con un altro delitto per il quale si deve procedere d’uffi-
cio. Se la vittima dell’abuso è un minorenne che non ha compiuto i quattordici anni, o
interdetto a cagione d’infermità di mente, il diritto di querela è esercitato dal genitore
o dal tutore (120 c.p.). La querela può essere presentata personalmente dal minorenne
se ultraquattordicenne. Secondo le disposizioni contenute negli artt. 121 c.p. e 338 c.p.,
inoltre, in caso di conflitto d’interessi con l’esercente la potestà o quando non vi è chi
abbia la rappresentanza del minore di quattordici anni, la querela può essere proposta
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da un curatore speciale, nominato dal giudice delle indagini preliminari su istanza del
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pubblico ministero o degli stessi servizi che hanno per scopo la cura, l’educazione, la
custodia o l’assistenza dei minorenni.
f Solo previo consenso della vittima, inviarla in ospedale per l’ispectio corporis, ad es.
della vagina, al fine di individuare ecchimosi, sangue, liquido seminale, urina, segni
della violenza.
f Se la violenza sessuale (congiunzione carnale o altro atto di libidine) è commessa in
luogo privato (abitazione, studio, ufficio) e l’operatore di polizia giunge (perché chia-
mato da vicini o perché sollecitato dalle richieste di aiuto della vittima) sul luogo stesso,
l’agente di p.g. che coglie il reo in flagranza di reato ha la facoltà di arrestarlo se la
persona offesa sporge, anche oralmente, querela. In tal caso l’agente darà atto della
querela proposta nel verbale di arresto.
f In caso di proposizione della querela per violenza sessuale non in flagranza di reato,
la p.g. al fine di compiere tutte quelle attività previste dall’art. 55 c.p., si avvarrà dei
mezzi di ricerca della prova (ispezione, perquisizioni, sequestri probatori, intercetta-
zioni telefoniche e ambientali), andando a perquisire l’abitazione del presunto autore
per ricercare, attraverso l’ispezione, cose pertinenti al reato e, attraverso la perquisi-
zione, il corpo del reato o tracce di esso: materiale pornografico, sadomaso, agende,
corrispondenza mail, eventuali ritagli di giornale con annunci sessuali, il cellulare per
un’eventuale perizia informatica al fine di individuare le chiamate e gli sms partiti da
quel telefono eventualmente a numeri erotici o a prostitute). Potrà anche avvalersi dello
SDI, su cui sono inseriti i precedenti di polizia, tutto al fine di delineare la personalità
del soggetto, che potrebbe individuarsi come tendente a condotte a forte ispirazione
sessuale. A tal proposito, occorre ricordare che l’art. 16 della L.66/96 ha previsto che
colui che compie delitti contro la libertà personale (609-bis, ter, quater, octies c.p.) può
essere sottoposto dall’Autorità Giudiziaria ad accertamenti medici quando le modalità
del fatto a lui addebitato prospettano il rischio che alla vittima del reato siano sta-
te trasmesse malattie. La vittima invece può essere sottoposta ad ispezione corporale
(ispectio corporis), ad es. della vagina, per accertare la presenza di ecchimosi, sangue,
liquido seminale, urina solo previo consenso della stessa persona offesa.
f Se il violentato è il minore, si controlleranno i quaderni, i disegni, i diari al fine di
accertare se ha scritto in essi qualcosa di indiziario; si acquisiranno le scarpe per even-
tuali tracce di materiale che consenta di individuare il luogo in cui il delitto è avvenu-
to; si controllerà nei cestini dei rifiuti a casa del reo per cercare eventuali cerotti che
potrebbero contenere tracce della vittima; si ispezioneranno le unghie della vittima e
dell’autore al fine di trovarci liquidi, sebo, cellule epiteliali, peluria, ecc., si sentiranno
gli insegnanti i quali, essendo pubblici ufficiali, hanno l’obbligo giuridico di segnalare
ai servizi sociali eventuali anomalie che riguardano i minori, altrimenti incorrono nel
reato di concorso morale mediante omissione (concorso omissivo nel reato omissivo).
f In materia di delitti sessuali, la p.g. potrà pure procedere ad intercettazioni ambientali e
telefoniche trattandosi di delitti la cui pena base è di 5 anni (le intercettazioni possono
essere richieste dal PM e disposte dal GIP con decreto motivato in determinati casi previsti
dall’art. 266 e ss. c.p.p. tra cui quando si tratta di delitti non colposi (43 c.p.) per i quali
è prevista la pena dell’ergastolo o della reclusione superiore nel massimo a cinque anni.
f L’art. 351 comma 1 ter c.p.p. ha previsto che quando, per i delitti di violenza sessuale,
la p.g. assume informazioni da minori deve avvalersi dell’ausilio di un esperto in
psicologia o in psichiatria infantile, nominato dal pubblico ministero. Lo stesso sono
obbligati a fare P.M. e difensore quando assumono informazioni da minori (artt. 362
co.1 bis e 391 bis, co. 5-bis c.p.p.).
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Esempi:
☛ Si ravvisa violenza sessuale nell’inviare foto hard a minorenni su WhatsApp anche sen-
za "contatto fisico", in particolare “nell’induzione allo scambio di foto erotiche, nella
conversazione sulle pregresse esperienze sessuali, i gusti erotici, nella crescente minac-
cia a divulgare in pubblico le chat". (Cass. Pen., sez. III, 8 settembre 2020, n. 25266).
☛ L’azione subdola di chi approfitta della stretta vicinanza con un’altra persona per mo-
lestarla appoggiando la mano su una parte del suo corpo (in genere, una zona intima),
sperando di trarne piacere (la c.d. mano morta) costituisce il reato di violenza sessuale.
Affinché scatti il reato, dunque, non occorre una congiunzione carnale completa (cioè, un
rapporto sessuale in senso stretto), bensì sono sufficienti i meri atti sessuali, pertanto la
mano morta fatta per toccare, palpeggiare o sfregare le zone erogene di un passeggero che,
stretto nella ressa dell’autobus, non può muoversi è a tutti gli effetti una violenza sessua-
le, come tale punita con la reclusione (Cass. Pen, Sez. III, 13 novembre 2017, n. 51581).
☛ Anche un bacio non voluto configura il reato di violenza sessuale. Condannato per
violenza sessuale il preside di una scuola che, in più occasioni, ha convocato un’alunna
nel proprio ufficio per baciarla sulle guance ed abbracciarla stringendola a sé. (Cass.
Pen., 4 marzo 2014, n. 10248).
☛ Toccamenti delle parti intime o, più in generale, erogene, effettuati sopra i vestiti e gli
abbracci accompagnati da toccamenti di parti del corpo della vittima (Cass. Pen., sez.
III, 5 dicembre 2005, n. 44246).
☛ Una toccata fugace al seno di una donna in topless è violenza sessuale (Cass. Pen., sez.
III, 22 maggio 2007 n.19718).
☛ Infilare la mano nella maglietta ed iniziare ad “accarezzare la schiena spingendo la
mano sotto l’ascella verso il seno, in contrasto con la volontà del soggetto passivo”
(Cass. Pen., sez. III, 29 gennaio 2008, n. 4538).
☛ Chi, durante un rapporto sessuale, prosegua l’atto senza tener conto del ripensamento
della vittima oppure del suo rifiuto ad accettare forme o modalità di consumazione del
rapporto. Il consenso dell’altro partner deve essere presente per tutto il rapporto senza
mai trovare interruzione. (Cass. Pen., sez. III, 6 febbraio 2014, n. 5768).
☛ Risponde del reato di violenza sessuale il dentista che nel corso di una visita odontoia-
trica e con abuso della sua professione compie, nei confronti di una minore, molestie
sessuali consistenti in palpeggi delle mammelle e della zona genitale (Cass. Pen., sez.
III, 23 luglio 2014, n. 32957).
☛ Soggetto che costringe la vittima a masturbarlo nonché a subire degli strofinamenti con il
pene in erezione sul fondo della schiena (Cass. Pen., sez. III, 3 novembre 2000, n. 11278).
☛ Il bacio rubato è violenza sessuale. Strappare un bacio alla ex per tentare di riconqui-
starla può costare una condanna per violenza sessuale, in quanto la bocca deve essere
considerata “zona erogena”. Nella nozione di “atti sessuali” si devono includere “non
solo gli atti che involgono la sfera genitale, bensì tutti quelli che riguardano le zone
erogene su persona non consenziente”, ed “il riferimento al sesso non deve limitarsi
alle zone genitali, ma comprende anche quelle ritenute dalla scienza non solo medica,
ma anche psicologica e sociologica, erogene, tali da essere sintomatiche di un istinto
sessuale”; pertanto, “tra gli atti suscettibili di integrare il delitto in oggetto, va ricom-
presso anche il mero sfioramento con le labbra sul viso altrui per dare un bacio, allorché
l’atto, per la sua rapidità ed insidiosità, sia tale da sovrastare e superare la contraria
volontà del soggetto passivo” (Cass. Pen., sez. III, 26 marzo 2007, n. 12425) che ha
confermato la condanna ad un anno e due mesi e al risarcimento di cinquemila euro a
V
carico dell’imputato).
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f È reato di violenza sessuale, consumata e non solo tentata, mettere la mano nella
scollatura di una donna e toccare lo spazio tra i due seni contro la sua volontà (Corte
d’Appello di Palermo, sez. III penale, 6 luglio 2015 n. 2605).
f Va condannato per violenza sessuale il marito che costringe la moglie ad avere rapporti
sessuali non protetti con lui, nonostante l’uomo fosse da tempo affetto da HIV, circo-
stanza inizialmente non conosciuta dalla persona offesa, ma appresa successivamente
per caso, tanto da provocare il rifiuto di avere ulteriori rapporti non potetti (Cass. Pen.,
sez. III, 3 ottobre 2017, n. 52051).
212
Modulistica
ARRESTO
(Intestazione Ufficio)
L’anno … , il mese … , addì … , alle ore … , nell’ Ufficio … , noi sottoscritti Ufficiali ed
Agenti di P.G.: … in servizio presso il suddetto Ufficio, diamo atto che il … , alle ore … ,
in … abbiamo proceduto all’arresto di … , in oggetto meglio generalizzato, in quanto …
Dell’ avvenuto arresto é stato dato avviso al Procuratore della Repubblica presso … , di
… nella persona del Dottor … alle ore … , del … . Lo stesso disponeva: … (indicare se il
P.M. ha disposto che l’arrestato/a: sia posto/a agli arresti domiciliari e dove, in attesa del
rito direttissimo o per altra ragione; sia custodito/a presso le celle di sicurezza, in attesa
del rito direttissimo; sia tradotto/a presso la casa circondariale/mandamentale/di reclu-
sione) a disposizione dell’A.G.
Si dà atto che l’arrestato é stato reso edotto della facoltà di nominare un proprio difen-
sore di fiducia, a tal proposito ha dichiarato: di nominanare l’Avvocato … tel … del foro di
… // Di non essere in grado di indicare alcuno pertanto è stato designato dal P.M. Dott. …
quale difensore d’Ufficio l’Avvocato … tel … del foro di …
Il predetto difensore, Avv. … , alle ore … , del … é stato avvisato dell’ avvenuto arresto.
Al/Alla nominato/a in oggetto è stata data comunicazione per iscritto in lingua italiana
(oppure indicare la lingua utilizzata e le generalità dell’interprete che eventualmente ha
eseguito la traduzione) delle facoltà e dei diritti previsti dall’articolo 386 c.1 c.p.p. (Qualora
non fosse possibile la consegna immediata di comunicazione scritta di tali facoltà/diritti,
occorrerà utilizzare la seguente formula: Non essendo prontamente disponibile per iscritto
in lingua comprensibile al/lla nominato/a in oggetto, la comunicazione su facoltà e diritti
previsti dall’art. 386 c.1 c.p.p. è stata data oralmente tramite l’interprete Sig./Sig.ra (gene-
ralità) e si è fatto riserva di provvedervi per iscritto senza ritardo non appena possibile).
Si da atto infine che all’arrestato é stato chiesto parere i merito all’ avviso ai familiari di
quanto avvenuto. In merito ha dichiarato: …
Dopo le formalità di rito, alle ore … odierne/del … l’arrestato/a è stato accompagna-
to/a presso l’abitazione familiare sita in … /è custodito/a presso le celle di sicurezza di
quest’ufficio/è stato/a associato/a presso la locale casa circondariale (ecc., indicare in
modo preciso il luogo di custodia) a disposizione dell’A.G.
213
N.B.:
- Nel caso di reato perseguibile a querela nel verbale si deve dare atto della dichia-
razione orale di querela con la seguente formula: “... abbiamo proceduto all’arresto della
persona indicata in oggetto colta nella flagranza del reato di ... per il quale è stata presen-
tata querela orale dal/dalla Sig./Sig.ra ... (indicare generalità complete del querelante)”.
- In caso di arresto facoltativo, nell’esposizione dei fatti evidenziare gli elementi carat-
terizzanti la gravità del fatto o la pericolosità del soggetto.
- Nel caso in cui la persona tratta in arresto sia un cittadino non italiano ulteriore av-
viso della misura precautelare adottata deve essere dato all’autorità consolare del Paese di
cittadinanza (art. 2 c.7 D. Lgs. 286/1998).
- Se non è possibile trasmettere il verbale nel termine di 24 ore dall’avvenuto arresto
occorre dare atto della preventiva autorizzazione del P.M, utilizzando la seguente formula:
Si dà atto che il verbale non è trasmesso nel termine di 24 ore dall’avvenuto arresto in
quanto il differimento della trasmissione è stato autorizzato dal predetto Sostituto Procu-
ratore ex art. 386 c.3 c.p.p.
- Per i minori la comunicazione dell’arresto deve essere data all’esercente la potestà
genitoriale o all’affidatario, nonché ai servizi minorili dell’amministrazione di giustizia.
- Se è nominato un difensore d’ufficio, dare atto nel verbale degli avvisi relativi all’ob-
bligo di retribuirlo (art. 31 disp. att. c.p.p.) ed alla possibilità di richiedere il gratuito
patrocinio (art. 76 D.P.R. 115/2002).
- Quando l’arrestato non conosce la lingua italiana nel verbale si deve dare atto della
nomina e della presenza dell’interprete, per consentire all’interessato di comprendere l’ac-
cusa e di esercitare il diritto al colloquio con il difensore.
214
(Intestazione dell’ufficio)
Il giorno … del mese di … dell’anno 202 … alle ore … presso … (indicazione del luogo
in cui è redatto l’atto), noi sottoscritti Ufficiali ed Agenti di P.G. … (cognome e nome dei
verbalizzanti), appartenenti all’Ufficio in intestazione, con il presente verbale diamo atto
che avendo fondato motivo di ritenere che il/la nominato/a in oggetto occultasse cose
o tracce pertinenti al reato ed al fine di evitare che le stesse potessero essere disperse,
distrutte o alterate, alle ore … odierne/del … in … (indicare il luogo e l’indirizzo dove è
stata eseguita la perquisizione) abbiamo proceduto alla perquisizione personale del/della
predetto/a.
La perquisizione è stata eseguita in quanto … (indicare le ragioni della perquisizione
con seguenti formule: il/la nominato/a in oggetto è stato/a arrestato/a oppure fermato/a
colto/a in flagranza del reato di cui agli artt./all’art. … ; il/la nominato/a in oggetto è
evaso/a; si è proceduto all’esecuzione del provvedimento che dispone la custodia caute-
lare/l’ordine di carcerazione/il fermo d’indiziato di delitto e sussistono particolari motivi
d’urgenza che non hanno consentito la tempestiva emissione del decreto dell’A.G.).
L’atto è stato effettuato da operatore di P.G. dello stesso sesso dell’interessato/a, nel
rispetto della dignità della persona e di tutte le formalità di legge.
L’interessato/a prima di procedere all’atto è stato/a reso/a edotto/a della facoltà di farsi
assistere da un legale di fiducia. In ordine a tale avvertimento il/la predetto/a ha dichiara-
to di non volersi/volersi avvalere di tale facoltà (nell’eventualità che l’interessato/a dichia-
ri di volersi fare assistere, dare atto delle modalità di avvertimento al difensore e del fatto
che lo stesso è stato informato che stante l’urgenza non era possibile attenderne l’arrivo).
L’atto è stato effettuato da operatore di P.G. dello stesso sesso dell’interessato/a, nel
rispetto della dignità della persona e di tutte le formalità di legge.
La perquisizione è terminata alle ore … odierne/del … e ha dato esito negativo/positivo
(in quest’ultimo caso aggiungere la seguente formula: avendo portato al sequestro degli
oggetti/del materiale/dei documenti descritti/o nel relativo verbale di sequestro).
N.B.
- Se la perquisizione è eseguita avvalendosi di un ausiliario di P.G. o di personale
sanitario se ne deve dare atto nel verbale. Nei casi eccezionali in cui la perquisizione è
eseguita da operatore di P.G. di diverso sesso dell’interessato, nel verbale si devono
indicare le ragioni dell’urgenza e dell’indifferibilità dell’atto. - Quando il soggetto nei con-
fronti del quale si esegue la perquisizione non conosce la lingua italiana occorre dare
atto dell’avvenuta nomina e della partecipazione dell’interprete all’atto, per consentirgli di
comprenderne le ragioni e lo scopo.
215
(Intestazione dell’Ufficio)
Il giorno … del mese di … dell’anno 202… alle ore … presso … (indicazione del luogo
in cui è redatto l’atto), noi sottoscritti Ufficiali ed Agenti di P.G. … (cognome e nome dei
verbalizzanti), appartenenti all’Ufficio in intestazione, con il presente verbale diamo atto
che … (indicare il presupposto dell’atto, ad es.: a seguito di perquisizione personale/locale
eseguita nei confronti della persona in oggetto indicata; a seguito del corpo del reato sul
luogo del delitto, ecc.), non potendo attendere l’arrivo sul posto del P.M. competente e al
fine di evitare che le tracce o cose pertinenti al reato potessero essere disperse, distrutte
o alterate, alle ore … odierne/del … in … (indicare il luogo e l’indirizzo dove è stato ese-
guito il sequestro) abbiamo proceduto al sequestro di quanto di seguito elencato: … (elen-
co dei beni mobili/immobili/del materiale sequestrati, delle condizioni in cui si trovano
all’atto del sequestro e delle modalità di esecuzione dell’atto, es. mediante apposizione di
sigilli, numerazione dei documenti, ecc).
L’interessato/a prima di procedere all’atto è stato/a reso/a edotto/a della facoltà di farsi
assistere da un legale di fiducia. In ordine a tale avvertimento il/la predetto/a ha dichiara-
to di non volersi/volersi avvalere di tale facoltà (nell’eventualità che l’interessato/a dichia-
ri di volersi fare assistere, dare atto delle modalità di avvertimento al difensore e del fatto
che lo stesso è stato informato che stante l’urgenza non era possibile attenderne l’arrivo).
Si dà atto che il materiale sequestrato, debitamente repertato, verrà custodito presso
… in attesa di essere depositato presso l’Ufficio reperti del … (indicare l’Ufficio reperti
dell’A.G. competente) / è stato affidato in giudiziale custodia con separato verbale al …
(indicare le generalità del custode).
Le operazioni relative al sequestro sono terminate alle ore … odierne/del …
Del presente verbale viene consegnata copia all’interessato/a ex art. 355 c.1 c.p.p.
N.B.
- Se il sequestro è eseguito dai soli Agenti di P.G. nella parte iniziale del verbale
inserire la seguente formula: “Noi sottoscritti Agenti di P.G. …. abbiamo proceduto al
sequestro… in quanto ricorrevano particolari motivi di necessità ed urgenza, tali da non
poter attendere l’arrivo sul posto di un Ufficiale di P.G. o del P.M. competente ed al fine
di evitare che le tracce…”.
- Quando il soggetto nei confronti del quale si esegue il sequestro non conosce la lin-
gua italiana occorre dare atto dell’avvenuta nomina e della presenza dell’interprete, per
consentirgli di comprenderne le ragioni e lo scopo.
216
ELEZIONE DI DOMICILIO
(Intestazione dell’Ufficio)
Il giorno … del mese di … dell’anno 202… alle ore … presso … (indicazione del luogo
in cui è redatto l’atto), innanzi a noi sottoscritti Ufficiali ed Agenti di P.G. … (cognome
e nome dei verbalizzanti), appartenenti all’Ufficio in intestazione, è presente la persona
in oggetto indicata, la quale è resa edotta di essere indagata in ordine al/ai reato/i di cui
agli artt./all’art. c.p./legge n… , per i fatti accertati in … (indicare il luogo) in data …, in
quanto … (succinta esposizione dell’accaduto).
Il/La Sig./Sig.ra … è invitato/a ad eleggere o dichiarare domicilio ed è altresì invitato/a
a dichiarare le proprie generalità, previa ammonizione circa le conseguenze cui si espone
nel caso in cui si rifiuta di fornirle o le indica false.
Pertanto dichiara: “Sono e mi chiamo … (indicare eventuale pseudonimo), sono nato/a
a … il … e sono residente in … alla via … n. …; al fine della mia identificazione esibisco
… (indicare tipo ed estremi del documento di riconoscimento)”.
La stessa persona è invitata ad eleggere/dichiarare domicilio per le notificazioni a nor-
ma dell’art. 161 c.p.p., previo avviso che in qualità di persona sottoposta alle indagini
ha l’obbligo di comunicare ogni mutamento del domicilio, dichiarato o eletto, e che in
mancanza di tale comunicazione o in caso di rifiuto di dichiarare o eleggere domicilio, le
notificazioni verranno eseguite presso il difensore di fiducia se designato, altrimenti presso
il legale d’ufficio.
Si dà atto che il/la Sig./Sig.ra riferisce di eleggere/dichiarare domicilio presso … (indi-
care specificamente il luogo riferito, ad es. lo studio del difensore di fiducia o l’abitazione
familiare, ecc.).
E’ invitato/a, altresì, a nominare un difensore di fiducia, previo avviso che può es-
sere ammesso/a al patrocinio a spese dello Stato, sussistendone le condizioni previste
dalD.P.R. 115/2002 e successive modifiche ed integrazioni, producendo istanza all’A.G.
procedente e che, ove non ricorrono i presupposti per l’ammissione a tale beneficio, dovrà
retribuire il difensore d’ufficio.
Il/La Sig./Sig.ra … nomina proprio difensore l’Avv. … del Foro di … con studio in …
via … n. … /si riserva di nominare un difensore di fiducia successivamente /dichiara di
volersi avvalere del difensore che verrà nominato d’ufficio.
Si dà atto, infine, che l’indagato è stato informato della facoltà di richiedere la sospen-
sione del procedimento e di essere ammesso alla prova ai sensi dell’art. 168 bis c.p.p. per
i reati puniti con la sola pena pecuniaria o con la pena edittale detentiva non superiore
nel massimo a quattro anni, sola, congiunta o alternativa alla pena pecuniaria e per quelli
indicati dall’art. 550 c.2 c.p.p., con l’avvertenza che l’esito positivo della prova estingue
il reato.
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(Intestazione dell’Ufficio)
218
(Intestazione dell’Ufficio)
Luogo e data
…
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