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GLI STADI

DELLA
MEDITAZIONE
Un approccio universale
all'evoluzione personale

DI AGOSTINO FAMLONGA

essereintegrale.com GLI STADI DELLA MEDITAZIONE | AGOSTINO FAMLONGA 1


essereintegrale.com

Prima edizione - Agosto 2018


Proprietà letteraria riservata.
Copyright © 2018 Agostino Famlonga

Foto di copertina di Nicola Ricca - Licenza Unsplash

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CONTENUTI

Introduzione4

PARTE I - LA MEDITAZIONE
Che cos’è la meditazione? 7
I mezzi della meditazione 9
Il fine della meditazione 10

PARTE II - I TIPI DI MEDITAZIONE


Quanti tipi di meditazione? 13
Attenzione focalizzata 14
Meditazione analitica 15
La meditazione di compassione 17

PARTE III - GLI STADI DELLA MEDITAZIONE


Gli stadi della meditazione 20
Da stato a stadio di coscienza 22
Quanti stadi? 23
Il percorso tra le strutture di coscienza 24
Il comportamento 26
Il pensiero 28
La percezione 30
Il sé 33
La matrice spazio-temporale 35
La coscienza 38

Conclusione41
Agostino Famlonga 43
Bibliografia44

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INTRODUZIONE
Se non sai dove stai andando, non ci arriverai mai

Caro lettore, cara lettrice,


il libro che hai in mano (o che stai leggendo su uno
schermo) parla di un viaggio.
Un viaggio possibile e accessibile a chi ha l’intenzione di
salire a bordo di un veicolo speciale: quello della medi-
tazione.
La meditazione non è fine a sé stessa: la meditazione
ha lo scopo di portarti passo dopo passo lungo questo
percorso evolutivo.
Un percorso che ha una destinazione ben precisa.
Te ne parlo in più punti del libro, sapendo che le parole
possono solamente portare la tua attenzione in questa
direzione e che per conoscere la destinazione serve in-
traprendere il viaggio.
Puoi leggere su un libro della bellezza del cielo stellato
in un deserto, puoi anche immaginartela con la fantasia,
ma puoi dire di conoscerla veramente solo quando passi
una notte con il naso all’insù su una duna.
Il libro è servito ad accendere la tua curiosità e farti veni-
re voglia di andare nel deserto.
Così vorrei che tu leggessi questo libro, come una de-
scrizione di un viaggio che ha lo scopo di invogliarti a
percorrere questa strada.
Tutto quello che trovi in questo libro è descritto in modo
neutro e con un linguaggio occidentale. È una scelta
non solo stilistica, ma di principio.
Esistono un’infinità di stili di meditazione, ma alla loro
radice tutte condividono degli elementi comuni, essen-
ziali. Il percorso evolutivo attraverso gli stadi della me-
ditazione segue un tragitto universale e impersonale, e
proprio su questo voglio portare la tua attenzione.
Con questo libro non è mia intenzione indirizzarti ver-
so un tipo particolare di meditazione, ma darti la consa-
pevolezza di dove sei, nel tuo percorso tra gli stadi della
meditazione, e di dove puoi arrivare.
A te la scelta di quale strumento usare, sapendo che non
tutti gli strumenti sono uguali. Nell’infinità di pratiche
meditative, alcune sono più efficaci di altre. Alcune sono

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più adatte ad una persona rispetto ad un’altra.
Esistono delle differenze tra gli stili di meditazione ed
esistono un’infinità di differenze individuali. Questo va
riconosciuto e accettato.
Con questa consapevolezza ti invito a scegliere un per-
corso che contempli l’intera progressione tra gli stadi.
Ti invito anche a scegliere con cura una persona di rife-
rimento che possa darti indicazioni e consigli concreti
sull’aspetto pratico della meditazione. Per mia esperien-
za questo è indispensabile. I tranelli e i possibili intoppi
sul tragitto sono infiniti, e dato che siamo soggetti all’au-
to-inganno, avere una persona di fiducia che mette in
luce le nostre zone d’ombra è di notevole aiuto.
Con queste premesse doverose, ti auguro una buona
lettura.

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LA MED I T A Z I ON E
CHE COS’È LA MEDITAZIONE?
Una definizione neutra

La parola meditazione viene usata frequentemente e in vari contesti. Negli ultimi anni
si è vista un’escalation dell’utilizzo di questo termine, dovuto ad un crescente interes-
se da parte di un pubblico sempre più vasto. Spesso con la stessa parola si vogliono
intendere cose radicalmente differenti.

Partiamo dunque col definirla: cos’è la meditazione?

La meditazione è un processo di ristrutturazione dell’attività cognitiva.

Le tecniche utilizzate per mettere in atto questo processo si chiamano pratiche me-
ditative.

Spesso pratiche che non attuano questo processo vengono definite meditazione,
quando in realtà non lo sono.

La definizione che ho posto come cardine operativo funge dunque da spartiacque: se


attuando una determinata pratica stai utilizzando l’attenzione per ristrutturare il pro-
cesso cognitivo, questa può essere definita meditazione, qualunque essa sia.

Appare evidente, con queste premesse, che la meditazione tecnicamente ha carat-


teristiche neutre: è indipendente da qualsiasi contesto di tipo culturale o di credo
religioso.

Si tratta di una pratica che appartiene all’essere umano in quanto individuo dotato
di consapevolezza; gli appartiene indipendentemente da ogni altra sua caratteristica
individuale o dalla sua cultura di appartenenza.

L’approccio di essereintegrale alla meditazione è puramente tecnico e neutro per scel-

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ta: questo offre al lettore due vantaggi.

#1 Non è necessario cambiare il proprio riferimento culturale, schema mentale o cre-


do religioso per comprendere come meditare.

#2 L’approccio qui proposto può essere facilmente integrato in ogni contesto di cre-
scita in quanto universalmente valido.

COSA VUOL DIRE


RISTRUTTURARE L’ATTIVITÀ COGNITIVA?

Detto in maniera semplice: l’attività cognitiva è l’insieme dei processi con cui il sistema
nervoso acquisisce ed elabora le informazioni sensoriali e costruisce la percezione della
realtà.

Ristrutturare l’attività cognitiva significa modificare il modo in cui operano questi pro-
cessi.

Significa che quella che generalmente è considerata una funzione automatica e stabile
nel tempo - la costruzione della realtà percepita soggettivamente - può essere modifi-
cata.

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I MEZZI DELLA MEDITAZIONE
I 2 strumenti universali

Nel meditare vengono impiegate due


facoltà inerenti la consapevolezza.

#1 La prima è l’attenzione, il suo organo


di senso.

La consapevolezza opera tramite l’at-


tenzione: dove l’individuo dirige la sua
attenzione, diviene consapevole dell’og-
getto sul quale l’attenzione è posata.

#2 La seconda facoltà è il meccanismo


cognitivo che monitora dove l’atten-
zione viene direzionata.

È una facoltà che osserva se l’attenzione

è mantenuta sull’oggetto scelto o se l’oggetto è stato perso. Si tratta di una funzione


cognitiva che non è focalizzata sull’oggetto di per sé, ma sulla relazione intenzionale
stessa con l’oggetto.

Tecnicamente si definisce questa funzione meta-consapevolezza.

Come vedremo, queste due facoltà vengono impiegate entrambe nella meditazione,
ma con modalità differenti a seconda del fine prefissato.

Essendo facoltà cognitive, hanno la proprietà di poter essere rinforzate tramite il


loro utilizzo. Proprio come allenare i muscoli in palestra li fa crescere e li rinforza, così
anche allenare queste due facoltà le potenzia: di sessione in sessione esse crescono in
stabilità ed efficacia.

DEFINIZIONE
META-CONSAPEVOLEZZA

Il termine meta- sta ad indicare una posizione che sta “un gradino sopra”, un’at-
tività che riflette su se stessa.

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IL FINE DELLA MEDITAZIONE
Perché è necessario ristrutturare l’attenzione?

Cos’ha che non va il modo ordinario con cui l’attenzione si organizza?

La risposta a questa domanda è nel grado di libertà della consapevolezza.

La coscienza, come è intesa ordinariamente, non è pura consapevolezza, ma consape-


volezza incarnata in una struttura psicologica.

Consapevolezza e struttura sono un sistema interagente, quello che in termini tecnici


viene definita una gestalt.

Il fine della meditazione è liberare la consapevolezza dalla struttura di coscienza


nella quale è inserita.

Questo obiettivo può essere raggiunto

• in modo transitorio, come peak experience.


• in modo permanente, stabile nel tempo.

Nel primo caso si tratta di un’esperienza diretta non-duale, transitoria.

La stabilità nel tempo di questa esperienza si ottiene invece quando il training


dell’attenzione ha superato tutte le fasi degli stadi-degli-stati, ovvero la sequenza
completa degli stadi meditativi che vedremo nella terza parte di questo libro.

Quello che viene sperimentato come stato transitorio può divenire un tratto perma-
nente.

Finché la consapevolezza è interconnessa alla struttura psicologica, l’individuo è in

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qualche modo condizionato, è sotto il
dominio della struttura.

La capacità che abbiamo di scegliere


consapevolmente, liberi da condizio-
namenti passati e presenti, è diretta-
mente proporzionale al grado di eman-
cipazione dell’individualità consapevole,
cioè al grado in cui la consapevolezza
è libera dalla struttura di coscienza in
cui è inserita.

Scegliere liberamente significa manife-


starsi nella vita, momento per momen-
to, in base a chi si è.

Si vede in questo percorso un disegno


progressivo di emancipazione e di espressione individuale, in gradi crescenti di liber-
tà individuale e di creatività innovativa.
Questo è il fine della meditazione.

Nel compiere questo straordinario percorso si rende necessario un minimo back-


ground teorico.
Il fine di questo libro è proprio quello di fornirti le informazioni minime necessarie.

Quello che fa la differenza è la pratica, l’esperienza personale. La mera teoria, l’aver


compreso i concetti, non è evolutivo.

Ciò che è evolutivo è la pratica personale.

La pratica senza una direzione è futile, è tempo sprecato.

La comprensione teorica senza l’applicazione esperienziale è falsa conoscenza.

Quando teoria, finalità e esperienza personale si incontrano, l’evoluzione indivi-


duale si accende.

PER APPROFONDIRE
Leggi su essereintegrale.com

STRUTTURE DI COSCIENZA
https://essereintegrale.com/sistema-operativo-non-duale/stadi-di-coscienza/

Le strutture di coscienza sono la complessità con cui la coscienza elabora le informazio-


ni. Da quella più semplice a quella più complessa, qui trovi l’intera progressione.

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I TIPI DI
MEDIT A Z I ON E
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QUANTI TIPI DI MEDITAZIONE?
Un’infinità di pratiche con 2 elementi comuni

Le pratiche meditative possono essere infinite, adattate al contesto storico, all’indivi-


duo o alla società nella quale sono nate.

Andando alla radice, e applicando la definizione che abbiamo dato prima, sostanzial-
mente esistono due modalità in cui l’attenzione può essere utilizzata per ristrutturare
il processo cognitivo.

#1 La concentrazione dell’attenzione su un determinato oggetto

oppure

#2 la concentrazione dell’attenzione sull’accuratezza dell’osservazione,

cioè sull’osservazione introspettiva della propria natura momentanea e transitoria


(un’attenzione indiscriminata ad una serie di oggetti mutevoli).

Possiamo chiamare queste due modali-


tà:

#1 attenzione focalizzata

#2 analitica (una presenza aperta di di-


scernimento).

La modalità analitica (discernimento)


viene evocata anche nella meditazione
di compassione.

Nelle pagine che seguono trovi degli ap-


profondimenti sulle tre tipologie di me-
ditazione e sugli stadi che si incontrano
nella progressione.

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ATTENZIONE FOCALIZZATA
La concentrazione dell’attenzione

Lo scopo della meditazione con attenzione focalizzata su un oggetto è sviluppare la


concentrazione dell’attenzione.

La concentrazione è la capacità di mantenere l’attenzione per il tempo voluto su un


oggetto scelto intenzionalmente, senza avere distrazioni o perdita del focus.

Uno oggetto può essere fisico, concreto, materiale.


Oppure può essere interiore: un’immagine, un pensiero, un’idea astratta.

Questa capacità ha chiaramente dei benefici secondari che si rendono evidenti nella
vita della persona che ne è dotata, ma in questo contesto il fine di avere la stabilità
dell’attenzione è quello di impiegarla nella meditazione analitica, in cui l’oggetto
su cui si rivolge l’attenzione è la consapevolezza stessa.

Senza questo saldo supporto come fondamento, la meditazione analitica perde di


intensità e quindi di efficacia.

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MEDITAZIONE ANALITICA
La meditazione di discernimento

Nella meditazione analitica l’attenzione non viene posta su uno specifico oggetto, ma
sulla consapevolezza stessa: la consapevolezza diviene l’oggetto su cui l’attenzione
viene direzionata.

Si tratta di una meditazione di discernimento, il cui fine è quello di ottenere una com-
prensione esperienziale della natura impermanente dell’esperienza.

È analitica, non nel senso che si analizza verbalmente la consapevolezza, ma nel senso
che si analizza in modo esperienziale la natura stessa dell’esperienza.

Per comprendere questo elemento, serve un background teorico minimo.

Qualsiasi oggetto è conosciuto tramite un’esperienza, e in ogni esperienza è conte-


nuto un soggetto che esperisce l’oggetto dell’esperienza.

Non ha senso parlare di un oggetto separato dal soggetto che lo esperisce.

Questa caratteristica è il fulcro teorico sul quale si cerca di fare luce.

Essendo una caratteristica fondamentale dell’esperienza, essa è di natura essenziale:


è l’essenza di come le cose sono.

Quindi conoscere in modo esperienziale la natura del soggetto e dell’oggetto significa


conoscere la natura essenziale della realtà.

In ogni cognizione, sia il soggetto che l’oggetto dell’esperienza sono mutevoli, cam-
biano continuamente nella loro forma e nelle loro caratteristiche: sono accidentali.

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Ciò che non è accidentale è la loro natura fondamentale, essenziale, cioè che essi
emergono in un campo indifferenziato di consapevolezza, detto appunto non-dua-
le perché privo di separazione.

Questa caratteristica non è mutevole, è permanente, è l’essenza di come le cose


sono.

Nell’esperienza ordinaria l’individuo si identifica con gli oggetti che esperisce, con la
loro natura accidentale.

Il focus è generalmente sulla natura degli oggetti, anche se episodicamente può


emergere la consapevolezza di sé come soggetto.
In ogni caso, queste esperienze sono transitorie, e l’individuo non è consapevole di
ciò che è invariante nell’esperienza, la consapevolezza.

La pratica di meditazione analitica è la tecnica meditativa che rimuove le caratteristi-


che del processo cognitivo che oscurano la natura essenziale dell’esperienza.

Rende l’aspetto implicito dell’esperienza – la consapevolezza – accessibile feno-


menologicamente all’individuo.

La capacità di focalizzare l’attenzione è un mezzo per allenare l’attenzione ad essere


stabile. Questa stabilità viene poi impiegata nella meditazione analitica per ottenere,
oltre alla stabilità, la chiarezza della consapevolezza.

PER APPROFONDIRE
Leggi su essereintegrale.com

MEDITAZIONE: CONCENTRARSI O LASCIARE ANDARE?


https://essereintegrale.com/meditazione-concentrarsi-lasciare-andare/

Concentrarsi richiede sforzo. Lasciare andare richiede il lasciare andare ogni sforzo. En-
trambi queste abilità sono indispensabili, al momento giusto, nella meditazione.

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LA MEDITAZIONE DI COMPASSIONE
L’amore che porta oltre sé stessi

La pratica della compassione mira a pro-


durre uno specifico stato emozionale,
l’amore e la compassione per l’altro.

Lo stato è centrato sull’altro, ma è detto


non-referenziale proprio per sottolinea-
re che non ha uno specifico oggetto di
focus.

Sono presenti dunque due aspetti:

#1 il coltivare attivamente la compas-


sione

#2 la consapevolezza priva di oggetto.

In questo senso si può pensare a questa


pratica come ad una variante della me-
ditazione analitica, anche se ne differisce
in quanto la compassione qui fornisce il
contesto per l’evocazione della consape-
volezza priva di oggetto della presenza
aperta. L’obiettivo è quello di unire que-
ste due componenti.

Per ottenere questo risultato è possibile strutturare una sequenza all’interno della
sessione:

1. è possibile coltivare inizialmente la presenza aperta


2. per poi evocare la compassione mantenendo la presenza aperta nel modo migliore
possibile,
3. per poi concludere integrando queste due componenti in una sintesi: la compas-
sione non-referenziale.

L’esperienza del praticante porta nel tempo a rendere questa sequenza superflua.

La condizione di compassione non-referenziale implica sia l’amore per l’altro che la

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compassione.

Queste due componenti coinvolgono inizialmente un certo grado di sentimentali-


smo, che però non è fine a sé stesso: esso sfocia nel tempo in un atteggiamento di
stabilità dello stato e di intenzionalità verso l’aiuto dell’altro.

LO SAPEVI CHE...
LA COMPASSIONE AIUTA A SCIOGLIERE L’ATTACCAMENTO

Essendo la compassione centrata sull’altro, sviluppa nel praticante dei tratti che
sono essenziali per la presenza aperta, ovvero la capacità di lasciare andare sem-
pre di più l’attaccamento verso la soggettività stessa, cioè l’attaccamento all’in-
dividualità.
La fissazione su di sé è il limite che blocca il progresso nella realizzazione della
presenza aperta: introdurre nella pratica la compassione non-referenziale aiuta a
sciogliere questa fissazione.

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GLI STA D I D E L L A
MEDIT A Z I ON E
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GLI STADI DELLA MEDITAZIONE
Una progressione universale

Esistono tre fondamentali stati di co-


scienza:

1. veglia
2. sogno
3. sonno senza sogni

più lo stato non-duale che può essere


considerato il fondamento di tutti e tre.

Gli stati di coscienza sono per definizio-


ne transitori:

• emergono come configurazione


nell’esperienza cosciente,
• perdurano per un certo lasso di tem-

po,
• poi scompaiono e la coscienza entra in un’altra modalità di elaborazione, cioè in un
altro stato di coscienza.

Come abbiamo visto nell’introduzione, la meditazione è la ristrutturazione dell’elabo-


razione cognitiva: tramite le due modalità meditative, attenzione focalizzata e presen-
za aperta, è possibile cambiare il modo con cui l’esperienza cosciente viene esperita
dall’individuo.

PER APPROFONDIRE
Leggi su essereintegrale.com

CHE DIFFERENZA C’È TRA UNO STATO E UNO STADIO DI CO-


SCIENZA?
https://essereintegrale.com/domande-lettori-01/
Uno stadio è una struttura di coscienza e uno stato è il modo in cui la struttura elabora
le informazioni. Scopri queste e altre differenze nell’articolo.

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Questo processo è sequenziale, segue cioè una progressione ben definita, in stadi o
livelli di profondità. Chiamiamo questa progressione Stadi della meditazione, oppure
in gergo più tecnico Stadi degli stati di coscienza.

La sequenza inizia dallo stato di veglia, che è quello normalmente accessibile all’e-
sperienza cosciente.

Tramite la pratica meditativa, tramutiamo uno stato di coscienza (transitorio) in un


tratto permanente, uno stadio di coscienza.

PER APPROFONDIRE
Leggi su essereintegrale.com

STATI DI COSCIENZA
https://essereintegrale.com/sistema-operativo-non-duale/stati-di-coscienza/
Tutti conoscono i 3 stati di coscienza naturali: veglia, sogno e sonno senza sogni. Oltre a
questi quali sono disponibili all’essere umano?

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DA STATO A STADIO DI COSCIENZA
Come lo stato di veglia diviene lo stadio di veglia?

Quando la testimonianza consapevole viene mantenuta ininterrottamente per tutta


la durata dello stato di veglia, questo diviene uno stadio nella progressione degli Stadi
della meditazione.

La testimonianza può proseguire nello stato seguente, cioè quello di sogno.

Lo stato di sogno è generalmente esperito in modo inconsapevole, oppure con sprazzi


di consapevolezza intermittente e spesso confusa.

Quando si è in grado di mantenere una consapevolezza testimoniante ininterrotta-


mente anche durante lo stato di sogno, esso diviene uno stadio nella progressione.

Significa che oltre a mantenere una consapevolezza continua durante lo stato di ve-
glia, ora il praticante è in grado di sperimentare a volontà i sogni lucidi, e riesce a man-
tenere la testimonianza vigile anche durante lo stato di sogno.

Superato anche questo stadio la pro-


gressione prosegue poi nello stato di
sonno senza sogni.

Il principio è il medesimo, solo che in


questo caso la consapevolezza non testi-
monia il domino fisico o sottile, ma di-
viene testimone del dominio causale,
privo di forma, che non è nient’altro che
la vasta spaziosità che “contiene” tutti gli
altri contenuti fenomenici.

Quando tutti e tre gli stati di coscienza


sono stati attraversati in questo modo,
con una vigilanza consapevole ininter-
rotta, la progressione culmina con lo
stadio non-duale, cioè con l’abbrac-
cio privo di separazione di tutto ciò che
emerge in tutti gli stati di coscienza.

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QUANTI STADI?
Una progressione ben definita

Nella sequenza degli stadi della meditazione vengono attraversati quattro stati di
coscienza, tramutandoli in stadi.

Significa che uno stato transitorio diventa stadio permanente, cioè la consapevo-
lezza ha accesso in modo stabile a quella peculiare configurazione di elaborazione
dell’informazione.

Questa progressione viene cavalcata liberando la consapevolezza dalle strutture di


coscienza nella quale è generalmente fusa.

Come accade questo processo?

Smantellando la struttura stessa, cioè de-costruendo la modalità di elaborazione


dell’informazione.

Quando tutte le strutture sono state de-costruite, la consapevolezza è finalmente libe-


rata dal dominio della struttura, e l’individuo abbraccia in modo unitario tutto ciò che
emerge.

Le strutture fondamentali che vengono decostruite in questa progressione sono ini-


zialmente grossolane, fisiche, e proseguono poi in livelli di profondità e di finezza.

Le strutture di coscienza decostruite sono sei, per questo è possibile definire con
precisione 6 stadi della meditazione (6 stadi degli stati di coscienza).

Gli stati di coscienza in sé sono quattro (i tre naturali più quello non-duale), ma alcuni
stati contengono più strutture da smantellare, come vedremo nel prossimo capito-
lo.

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IL PERCORSO TRA
LE STRUTTURE DI COSCIENZA
Dalla più grossolana a quella più sottile

Le strutture de-costruite durante la progressione tra gli stadi della meditazione sono:

1. Comportamento
2. Pensiero
3. Percezione
4. Sé
5. Matrice spazio-temporale
6. Coscienza

In ogni stadio della progressione è possibile osservare questo schema: la struttura


viene smantellata in tre passi.

1. Il funzionamento automatico viene INTERROTTO. ( I )


2. La struttura viene OSSERVATA. ( O )
3. La funzione viene DE-COSTRUITA. ( D )

Lo schema della pagina seguente riassume quanto esposto finora e permette di co-
glierne la bellezza intrinseca. Ad ogni stadio sono stati associati i tre passi di decostru-
zione (I-O-D).

I DOMINI E LE STRUTTURE
DEFINIRE DEI CONFINI PER POTERLI SUPERARE

Sebbene in questo frangente definire dei confini sia piuttosto aleatorio, ho volu-
to evidenziare la corrispondenza tra gli stadi e i domini, così come le transizioni
di fase.
Come semplice regola generale per definire i confini è possibile utilizzare questi
parametri:

• ciò che è tangibile appartiene al dominio fisico, allo stato di veglia;


• ciò che è privo di forma appartiene al dominio causale;
• tutto quello che sta in mezzo cade nel dominio sottile.

Tutti i tre i domini sono sempre presenti, contemporaneamente. Ciò appare


evidente quando si completa il percorso evolutivo negli stadi degli stati: lo stadio
non-duale abbraccia tutti gli altri contemporaneamente.

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IL COMPORTAMENTO
I° stadio

Il primo stadio della meditazione concerne il cambiamento di atteggiamento, la ge-


nerazione dell’aspettativa riguardante i risultati della pratica, e sfocia in un cambia-
mento del comportamento messo in atto quotidianamente. Si tratta in sostanza di
un cambiamento psico-comportamentale di preparazione alla meditazione vera
e propria.

INTERROMPERE

Il cambiamento del proprio comportamento inizia con un cambiamento di atteggia-


mento nei confronti della vita. Questo permette di interrompere (I) il funzionamento
automatico e ha come finalità quella di generare nel praticante un’aspettativa positi-
va riguardo i risultati della pratica e riguardo l’efficacia di sé, cioè il convincimento
che il percorso intrapreso di consapevolezza sia adatto a sé, e che sia effettivamente
fattibile.
In questa fase preliminare si innesca la motivazione, si evocano i risultati e i cambia-
menti positivi possibili, facendo leva sui punti di forza individuali.

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OSSERVARE

Nel passo di osservazione (O) di questo


primo stadio viene chiesto al praticante
di osservare il proprio comportamento
alla luce della propria direzione esisten-
ziale.
Si inizia a rivolgere l’attenzione inte-
riormente e ad analizzare il proprio stile
di vita, la propria condotta etica, il pro-
prio modo di interagire con i vari conte-
sti di vita.
In questa modalità autoriflessiva divie-
ne accessibile alla consapevolezza l’ef-
fetto negativo di determinati comporta-
menti.

DE-COSTRUIRE

In questo passaggio avviene il vero e proprio cambiamento del comportamento (D).


In base all’auto-osservazione fatta è possibile ora intraprendere un comportamento
che va nella direzione opposta a quella che produce effetti negativi.
Il comportamento dannoso viene modificato e si coltivano attivamente azioni vir-
tuose.
Il praticante impara a dirigere la consapevolezza nei propri organi di senso e di azio-
ne, controllando attivamente queste funzioni.
La pratica si estende oltre le sedute formali: la consapevolezza auto-riflessiva viene
coltivata attivamente per tutta la fase di veglia.
L’obiettivo è quello di eliminare le interruzioni nella durata della testimonianza
consapevole e di estenderla il più possibile durante lo stato di veglia, affinché inizi la
transizione del “centro di gravità” della consapevolezza testimoniante verso lo stato di
sogno.

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IL PENSIERO
II° stadio

Il secondo stadio sta sul confine tra quello che è la corporeità fisica e il sentire corpo-
reo interiore.
L’interconnessione corpo-mente viene messa in relazione con le conseguenze che
produce nell’interiorità.

INTERROMPERE

Nel primo passo (I) si impara a direzionare le azioni corporee al fine di ottenere la
stabilità del pensiero. Si cerca di bilanciare le azioni fisiche portando consapevolezza
nei gesti e nella postura, al fine di acquisire una postura stabile e ferma esterior-
mente e -di riflesso- interiormente.
L’addestramento alla postura fisica contribuisce a creare uno stato mentale di equili-
brio e fermezza.

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OSSERVARE

Nel passo seguente (O) si sfocia nel do-


minio sottile, cioè energetico.
L’attenzione viene posta sul respiro, su
come questa componente sia fisiologi-
ca che energetica influenzi l’andamento
degli eventi fenomenici nel flusso di co-
scienza. La pratica si prefigge di inserire
un’azione volontaria che controlli e bi-
lanci la respirazione nelle sue varie fasi
al fine di esercitare un controllo sull’an-
damento del pensiero o del dialogo in-
teriore.
Il conseguente acquietamento ed or-
dine del flusso dei pensieri sfocia nella
contemplazione.

DE-COSTRUIRE

La contemplazione acquisita tramite i passi fin qui percorsi viene impiegata per intro-
vertire completamente la consapevolezza.
La consapevolezza in questo modo si sgancia dalla realtà esteriore e dall’influenza
degli oggetti sensoriali e viene rivolta interamente al flusso della coscienza stesso.
Questo processo porta ad un riordinamento del flusso della coscienza, cioè alla
de-costruzione (D) della funzione cognitiva del pensiero.
Significa che il flusso della coscienza si riassetta in una configurazione che differenzia
la struttura del flusso dal suo contenuto.
Appare in modo evidente la continuità sottostante al di là del continuo cambiamento
dei contenuti mentali: ciò che prima era uno sfondo ora viene posto in primo piano.

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LA PERCEZIONE
III° stadio

La percezione ordinaria segue un percorso di elaborazione delle informazioni ricevute


come input. La concentrazione dell’attenzione su un oggetto permette di scardinare
questo normale processo di elaborazione, decostruendone anche in questo caso la
funzione.

INTERROMPERE

Ciò viene ottenuto tramite la concentrazione dell’attenzione dapprima su un oggetto


esteriore, concreto, tangibile, ben definito, poi interiore, qualsiasi esso sia. In questo
primo passo il praticante è tenuto a rivolgere in modo continuativo la propria atten-
zione ad un oggetto, interrompendo (I) ogni distrazione automatica.
Nel momento in cui insorge una distrazione, ovvero quando il praticante si accorge
che la mente sta vagando, riporta la sua attenzione all’oggetto.
Raggiunta una durata sufficiente di attenzione concentrata accade che cessa la fun-

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zione di categorizzazione, cioè l’oggetto
viene esperito nei suoi puri e semplici
attributi.
Se ad esempio la concentrazione è rivol-
ta ad un fiore, cessa la catena associativa
e discriminante automatica che tende
spontaneamente a giudicare e catego-
rizzare il fiore. Questo sarà esperito nelle
sue qualità essenziali.
Il modello mentale del mondo percepi-
to, che va oltre alle informazioni acquisi-
te tramite la percezione, viene a cadere.
Come già sottolineato, questo processo
di concentrazione avviene prima este-
riormente (perché è più semplice).
Acquisita la maestria in questo ambito,
poi avviene l’interiorizzazione: la concen-
trazione passa ad un oggetto interiore,
sfruttando l’abilità acquisita.
A questo stadio è possibile mantenere
un’attenzione ininterrotta sull’oggetto
scelto. L’attenzione fissa crea una tra-
sformazione nel flusso della coscienza:
l’oggetto diventa sempre più instabile.
C’è un riassetto del flusso di coscienza; in
termini cognitivi viene a cadere la costanza dell’oggetto: quella che sembrava una
rappresentazione fissa viene ora esperita come un oggetto in continuo cambiamento.

OSSERVARE

Nel passo seguente avviene una radicale modifica dell’oggetto di consapevolezza.


Il campo di concentrazione si riduce a quello che viene definito “seme“.
Ha la sembianze di un punto luminoso fluttuante ed emanante luce propria. Contie-
ne al suo interno le informazioni combinate provenienti da tutti i sistemi sensoriali.
Avviene all’interno di questo punto luminoso la sintesi delle informazioni percettive.
Esso è in continua trasformazione, perché gli input continuano e sono variabili. Si trat-
ta di una trasformazione incessante di un unico continuum.
Il praticante a questo punto adotta uno stile di concentrazione più aperto e rilassa-
to: tenta ora di riconoscere lo schema percettivo.
La percezione viene normalmente elaborata in uno schema.
A livello cognitivo la costruzione di questo schema segue due passi:
• si ha inizialmente una sintesi percettiva globale e poi

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• la specificazione degli schemi rico-
noscibili.
In questo stadio della pratica il meditan-
te osserva (O) questi due passi al contra-
rio: la sintesi percettiva viene scompo-
sta nei suoi schemi specifici.
Con l’aumento dell’abilità di riconosce-
re lo schema il seme entra in una nuova
configurazione, acquisendo la qualità di
“seme condensato“: gli schemi percet-
tivi diventano una massa di luce, priva
di colori o forme particolari. La consa-
pevolezza è pervasa da una mutevole
massa luminosa.

DE-COSTRUIRE

Nello step successivo avviene la vera e


propria de-costruzione della percezio-
ne.
Il praticante impara a discriminare la sottile e costante attività dell’attenzione che ten-
de a volgere sulla soglia degli input sensoriali per registrarli ed avviare la sintesi per-
cettiva.
In questo stadio della meditazione l’attenzione ha raggiunto un’intensità e una du-
rata tali da rimanere in modo continuativo e ininterrotto sull’oggetto.
Questa profonda concentrazione dell’attenzione permette di mantenere la consape-
volezza sulla soglia dei diversi canali sensoriali ed arrestare all’origine l’attività di
costruzione della percezione.
La sintesi percettiva che sta all’origine della percezione sensoriale viene de-costruita
(D) e la consapevolezza si apre al sostrato della percezione ordinaria, e viene inon-
data da un incessante flusso di luce.

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IL SÉ
IV° stadio

Nel quarto stadio della sequenza l’oggetto che funge da supporto per la concentra-
zione dell’attenzione è divenuto altamente sottile e privo di attributi: si tratta di un
continuo e incessante flusso di luce.

INTERROMPERE

Il praticante a questo stadio tiene saldamente l’attenzione al flusso di luce interrom-


pendo (I) ogni possibile interferenza di materiale percettivo grossolano. Questo tenere
richiede uno sforzo non indifferente.
Come risultato ne deriva una maggior chiarezza e intensità di questo flusso di luce,
che diviene sempre più veloce e splendente.
A questo punto la consapevolezza risiede in modo stabile nel punto che precede la
costruzione di ogni contenuto percettivo.

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Normalmente l’individuo opera trami-
te un principio organizzatore centrale
che riceve ed interpreta i dati sensoriali,
quello che normalmente viene chiama-
to “io.”
La rappresentazione ordinaria dell’io
come centro di sintesi percettiva vie-
ne a cadere.

OSSERVARE

Il meditante ha imparato a riconoscere il


flusso di luce in maniera stabile e chiara.
Ora il suo compito è quello di discernere
(O) il modo in cui si manifesta il flusso
di luce.
Nel passo precedente era crollata la rap-
presentazione di Sé, ma come residuo è
rimasto il senso di agire, cioè di dirigere
l’attenzione.
In questo step il praticante impara a lasciare andare lo sforzo, ad abbandonare ogni
tipo di intenzionalità.
Il risultato è la perdita del senso dell’agire del Sé e il riconoscimento che gli eventi
accadono in modo del tutto indipendente rispetto all’attività del meditante.
Il flusso di luce ora diventa una corrente sempre più chiara e si manifesta come una
stretta successione di mutevoli puntini luminosi.

DE-COSTRUIRE

Nello step seguente, venuta meno la rappresentazione di sé e il senso dell’agire del sé,
avviene il crollo del punto di osservazione ordinario.
Avendo perso la prospettiva di osservazione ordinaria, ora divengono possibili svaria-
ti punti di osservazione alternativi.
Il praticante impara a riconoscere il flusso di luce come continuo, come un incessan-
te vibrazione del campo energetico, mantenendo al contempo una consapevolezza
riflessiva, che trascende il punto di osservazione. La prospettiva subisce una ristrut-
turazione (D).
La consapevolezza viene liberata dalle strutture del Sé.

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LA MATRICE SPAZIO-TEMPORALE
V° stadio

Negli stadi finora affrontati, il meditante ha fatto ampio ricorso alla tecnica meditativa
di focalizzazione dell’attenzione.
La concentrazione dell’attenzione ha permesso la decostruzione delle strutture fonda-
mentali, partendo da quella più grossolana, affrontando poi il pensiero, la percezione e
la rappresentazione del Sé. Raggiunto questo stadio, il praticante ha ormai raggiunto
la maestria della propria capacità di attenzione. Prevale, da qui in avanti, la modalità
di meditazione di discernimento (presenza aperta).

INTERROMPERE

In questo stadio si compie un’analisi ad alta velocità del flusso che si manifesta nel
tempo come una successione di movimenti continui. In una sequenza così intensa e
serrata il meditante tenta di analizzare ciascun movimento.
Esegue in ogni istante una ricerca seriale per discernere la propria identità trascen-
dente all’interno del flusso.

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Viene impiegata la consapevolezza ri-
flessiva: all’interno di questo continuo
cambiamento la consapevolezza (I) si
rivolge al sé trascendente e immuta-
bile.
Avviene un riassetto del sostrato della
percezione temporale, l’esperienza di-
retta dell’immutabilità all’interno del
cambiamento continuo, e al contem-
po della vacuità -insostanzialità- della
persona.

OSSERVARE
Nello step seguente, divenuto familiare
con la vacuità, il meditante è in grado di
mantenere la modalità di meditazione
analitica non solo osservando il flusso di
luce, ma anche permettendo a conte-
nuti grossolani di riemergere all’interno
della consapevolezza.
Senza sforzo ora può rivolgere la consapevolezza a tutti i fenomeni che emergono
in rapida successione (O).
A livello cognitivo, nello step precedente era richiesta una ricerca ultrarapida control-
lata, ora invece avviene una ricerca ultrarapida automatica.
Semplicemente il praticante mantiene una consapevolezza riflessiva durante i vari
eventi fenomenici.
Le esperienze dirette avute vengono integrate nella modalità con cui viene esperita
ogni cosa.
C’è un cambiamento profondo nella percezione della durata degli eventi, in quanto il
praticante ora è in grado di suddividere la consapevolezza tra il contenuto fenome-
nico e il processo con il quale è costruito.
Si acquisisce a questo livello la cosiddetta multidimensionalità, cioè la capacità di
suddividere contemporaneamente e liberamente l’attenzione fra più stimoli.

DE-COSTRUIRE
Nello stadio che segue la consapevolezza si apre e si rivolge alla struttura spa-
zio-temporale del flusso di luce.

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Il meditante ha ora esperienza dell’unità
in cui tutti gli eventi potenziali si pre-
sentano simultaneamente, in una pro-
fonda interconnessione.
La matrice spazio-temporale ordinaria
è decostruita (D) e la consapevolezza si
apre ad una configurazione diversa in
cui tutti i potenziali eventi dell’univer-
so compaiono assieme alla trama delle
loro potenziali interconnessioni.
Tutto è eternamente immutabile e inter-
connesso.

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LA COSCIENZA
VI° stadio

Nello stadio precedente la coscienza ha subito una radicale trasformazione: la pro-


fonda interconnessione di tutto ciò che esiste appare come un’emanazione dal vuoto.
Tutto ha l’apparenza del sogno, di sostanza eterea.

INTERROMPERE

In questo primo step dell’ultimo stadio del percorso meditativo il meditante ora tiene
l’attenzione alle fasi di transizione tra quest’esperienza di “unica sostanza” -che ri-
flette l’immutabile consapevolezza trascendente- e il ritorno della normale attività
mentale durante lo stato di veglia.
Si tenta ora di eliminare, o meglio interrompere (I), la transizione tra queste due
condizioni.
Il praticante diviene così consapevole che esistono entrambe queste condizioni, e

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tiene nella sua consapevolezza questo
paradosso: la totalità indivisa in cui ogni
cosa esiste in relazione a tutto il resto e
il contenuto grossolano dell’esperienza
ordinaria.
Ha l’esperienza paradossale di essere
contemporaneamente nel tempo e
fuori dal tempo.
In questa condizione cessa la reattività
mentale e ogni esperienza appare in un
campo di equanimità, dove è evidente
sia l’impermanenza che l’assenza del
Sé.

OSSERVARE

Nello step seguente la consapevolez-


za può ora dirigersi interamente su sé
stessa (O) e in sé stessa.
Tutti gli eventi si affievoliscono e avvie-
ne la cessazione sia del contenuto che dell’attività degli eventi.
La consapevolezza cambia sede.
Prima essa era inestricabilmente legata all’attività mentale e agli eventi: il punto di
osservazione e l’oggetto osservato si presentavano come inseparabili; ora invece l’as-
sociazione tra evento e consapevolezza è sciolta.
La consapevolezza è libera da ogni struttura.
Al ritorno degli eventi fenomenici, questi sono ora osservati da un diverso punto di
consapevolezza. Il meditante è pervaso da una profonda pace e tranquillità.

DECOSTRUIRE

Al ritorno dell’esperienza ordinaria il meditante ora ha una prospettiva nuova, e ne è


consapevole.
L’esperienza spazio-temporale e il contenuto grossolano emergono nuovamente, ma
vengono ora vissuti diversamente, perché l’esperienza ordinaria è stata decostruita (D)
in tutte le sue componenti e la consapevolezza è stata liberata dal dominio delle
strutture.
Il meditante è ora consapevole della modalità in cui la realtà ordinaria è costruita

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dalle strutture e non reagisce ad essa.
Avendo spento la reattività, è ora in gra-
do di scegliere in piena libertà.
Una libertà che non è vincolata ad alcun
supporto, è incondizionata.
Una scelta che agisce in modo diretto,
non mediato da alcun senso di azione
personale.
Una consapevolezza che vive ogni espe-
rienza e ogni fenomeno con un senso di
unità (e identità) con tutto ciò che esiste.
Avendo la consapevolezza incluso e tra-
sceso ogni cosa, può ora permettersi
di essere ogni cosa mantenendosi al
contempo aderente alla sua vacuità.

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CONCLUSIONE
Alcune note finali

Il percorso attraverso gli stadi della meditazione può apparire complesso, e in un certo
senso lo è veramente, ma in realtà nella sua complessità è molto lineare.
Ogni viaggio è unico, così come è unico il viaggiatore, ma il percorso è universale, im-
personale. Ha degli elementi comuni a tutti, quelli che ho evidenziato in questo libro.
Conoscere il percorso permette di velocizzare i passaggi da uno stadio all’altro.
Ho scritto questo libro affinché tu possa avere un riferimento teorico che ti possa es-
sere di aiuto nel definire dove sei, dove puoi/vuoi arrivare, e qual è il prossimo passo.
Chiaramente è un riferimento teorico. La teoria senza la pratica è inutile, e viceversa la
pratica senza teoria rischia di essere inconcludente.
Per questo il mio invito finale è di agire, di mettere in pratica, di iniziare fin d’ora il tuo
percorso di consapevolezza. Oppure se già hai intrapreso un percorso di auto-cono-
scenza, di includere in esso queste conoscenze.
In queste note conclusive desidero anche informarti di un limite.
In questo libro non ho incluso una parte importante del percorso: l’integrazione
dell’ombra. Non l’ho fatto perché questo aspetto è talmente ampio che merita un li-
bro a parte.
La progressione tra gli stadi della meditazione fa emergere strati di contenuti incon-
sci sempre più profondi. L’integrazione di questi contenuti si fa sempre più sottile e
delicata man mano che si prosegue. La meditazione da sola spesso non è sufficiente
a compiere questa integrazione. A volte addirittura rischia di accentuare alcuni mec-
canismi difensivi, soprattutto quando è portata avanti in modo autonomo.
Il mio invito, da questo punto di vista, è duplice.
In primis ti invito ad approfondire le conoscenze in questo ambito. Un articolo intro-
duttivo lo trovi su essereintegrale.com: I 6 tipi di inconscio.
In secondo luogo, come sempre, ti invito ad unire la teoria con la pratica. Per l’inte-
grazione dell’ombra sono molti gli strumenti che puoi usare. Mi sento di consigliarti 3

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approcci.
Il primo è quello di unire la meditazione
a un percorso individuale di psicotera-
pia (con una persona che abbia la cono-
scenza in prima persona degli stadi della
meditazione e dei meccanismi difensivi
tipici di ogni stadio). Questo è il modo
più lineare e veloce che ti consiglio.
Un altro modo altrettanto efficace per
includere questo aspetto nella pratica
è quello di utilizzare una tecnica di me-
ditazione che già includa l’integrazione
dell’ombra al suo interno, come quella
utilizzata nel seminario Intensivo sull’Es-
sere Consapevole.
Il terzo modo che sento di consigliarti
per affrontare l’integrazione dell’ombra
è quello di affrontare il percorso del labi-
rinto della mente reattiva nel corso Abi-
lità della persona: La mente del Centro
Studi Podresca.
Le 3 opzioni non sono esclusive, puoi
pensare anche di utilizzarle assieme.
In ogni caso, qualsiasi sia la tua scelta,
l’importante è che tu sia consapevole
che la meditazione da sola non copre completamente quest’area e che tu includa nel-
la tua pratica questo aspetto fondamentale.
Desidero concludere queste note finali ringraziandoti infinitamente per l’attenzione
e per l’interesse che hai messo in questo argomento che mi sta tanto a cuore e a cui
dedico gran parte della mia ricerca.
Se hai piacere di condividere la tua esperienza con altre persone che sono accomu-
nate dalla tua medesima intenzione, puoi restare in contatto con la community su
essereintegrale.com.
Se hai delle domande o se desideri condividere con me le tue impressioni puoi scriver-
mi a questo indirizzo: a.famlonga@essereintegrale.com
Infine, ti auguro di cuore un buon viaggio.
Le nostre menti si sono incontrate qui, tu leggendo e io scrivendo questo frammento
di conoscenza.
Forse un giorno ci incontreremo anche fisicamente, chissà.
In ogni caso, oltre la mente e oltre il corpo, c’è un campo che è sempre presente. Stan-
do lì, appare chiaro che stiamo già viaggiando assieme.

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AGOSTINO FAMLONGA
Ideatore e fondatore di essereintegrale.com

Da sempre sono stato animato da una


profonda curiosità e dalla passione per
la conoscenza.
Nel tempo ho rivolto sempre di più que-
ste due mie predisposizioni naturali ver-
so la conoscenza interiore.
Nel 2008 ho partecipato al mio primo
Intensivo sull’Essere Consapevole. Quel-
lo è stato l’inizio di un lungo percorso di
ricerca interiore.
Alla costante pratica di consapevolezza
ho unito una serie di approfondimenti e
formazioni professionali.
Negli anni mi sono laureato in Scienze e
Tecniche Piscologiche e ho seguito dei
master di formazione presso il Centro
Studi Podresca.
Conduco seminari esperienziali e percorsi di crescita personale come l’Intensivo sull’Es-
sere Consapevole, il percorso Abilità nella Vita e il corso di Respiro Circolare.
Nel 2015 ho fondato il portale essereintegrale.com - La consapevolezza in rete.
Il mio intento con questo progetto è duplice. L’intenzione è sia diffondere il più possi-
bile le conoscenze sul tema della crescita in consapevolezza che dare alle persone un
luogo in cui connettersi tra loro, con la speranza che gli incontri virtuali tra persone
con intenzioni condivise poi diventino relazioni sul piano umano e un infine un cam-
biamento a livello collettivo.
Se condividi la spinta alla crescita, ti invito a rimanere in contatto: ci vediamo su esse-
reintegrale.com.

PER APPROFONDIRE
Leggi su essereintegrale.com

AGOSTINO FAMLONGA
https://essereintegrale.com/agostino-famlonga/

Per saperne di più su chi sono e su quali attività svolgo, consulta la mia pagina su esse-
reintegrale.com

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BIBLIOGRAFIA
Letture di approfondimento consigliate

• La rivoluzione dell’attenzione. Liberare il potere della mente concentrata - B. Alan


Wallace
• Le trasformazioni della coscienza. Psicologia transpersonale e sviluppo umano -
Ken Wilber, Jack Engler , Daniel P. Brown
• Lo spettro della coscienza - Ken Wilber
• Psicologia integrale: Coscienza, spirito, psicologia e terapia - Ken Wilber
• La teoria dell’essere vol I e II - Silvano Brunelli
• Il paradigma della comprensione - Silvano Brunelli
• La mente reattiva - Silvano Brunelli
• Un universo di coscienza. Come la materia diventa immaginazione - Gerald M.
Edelman, Giulio Tononi
• Toward an understanding of non-dual mindfulness - Dunne JD.
• Investigating the phenomenological matrix of mindfulness-related practices from
a neurocognitive perspective - Lutz, Jha, Dunne, Saron
• Meditate to create: The impact of focused-attention and open-monitoring training
on convergent and divergent thinking - Colzato LS, Ozturk A, Hommel B.
• Mind wandering and attention during focused meditation: A fine-grained tem-
poral analysis of fluctuating cognitive states. - Hasenkamp W, Wilson-Mendenhall
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• Neurophenomenology: Integrating subjective experience and brain dynamics in
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• Mindfulness training modifies subsystems of attention. - Jha AP, Krompinger J,
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